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UNA TORCIA LUMINOSA
Il 26 aprile 1975, alla fine del suo ultimo viaggio pastorale nell’America del Sud, l’arcivescovo di Bogotà prese commiato da lui con queste parole: «Rimani sempre così giovane!»
Il cardinale Mindszenty rispose con le parole latine di una vecchia canzone studentesca: «Gaudeamus igitur juvenes dum sumus!
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Allora rallegriamoci finché siamo giovani!» Però, quando ritornò a Vienna, era già malato. L’operazione realizzata nell’ospedale della Misericordia riuscì, ma il suo cuore stremato non ce la fece.
Spirò il 6 maggio 1975 alle ore 14.15. Le sue ultime parole furono: «Sum paratus» – «Sono pronto». Il papa Paolo VI lo commemorò con le seguenti parole: «Siamo in lutto perché la morte ha spento una torcia che ha illuminato la vita della Chiesa per vari decenni.» 34
Il cardinale-arcivescovo Franz König celebrò la messa esequiale nella cattedrale di Vienna. Nella sua omelia dichiarò che il cardinale Mindszenty fu un martire «che aveva sopportato tutte le sofferenze fisiche e spirituali con una resistenza ammirabile ed era rimasto fedele alla sua Chiesa e al suo popolo fino alla morte.» 35 Il feretro fu decorato con una sola corona funebre con l’iscrizione: «Dal tuo popolo ungherese con gratitudine!»
Durante i funerali a Mariazell il padre premonstratense
Werenfried van Straaten pronunciò l’omelia in lingua tedesca e diede voce alla speranza comune che i segni e i miracoli che Dio avrebbe concesso per l’intercessione del cardinale defunto per salvare la sua Chiesa avrebbero promosso la sua canonizzazione. La scomparsa del cardinale gettò una luce nuova su tutte le sue parole degli ultimi anni della sua vita: «La crisi profonda attuale della Chiesa non deve spaventarci. Tutte le persone, tutte le generazioni di tutti i popoli devono lottare di nuovo per la loro fede come lottò Giacobbe con l’angelo di Dio. Dio è giovane. Il futuro è suo. È Lui che evoca ciò che è nuovo, giovane e il domani negli individui e nei popoli. Perciò non possiamo abbandonarci alla disperazione.» 36 Dopo il funerale moltitudini di pellegrini visitarono la tomba del cardinale, considerato santo quand’era ancora in vita. La tomba era coperta di fiori e corone ed erano talmente tanti i nastri con i colori della bandiera ungherese che non si vedeva il cancello di ferro battuto della cappella di san Ladislao nella chiesa di Mariazell, dove trovò sepoltura provvisoria. I preliminari per il processo di canonizzazione del principe primate cominciarono già nel 1976. Il processo fu avviato dal parroco ungherese di New Brunswick, il francescano Julián Füzér. Nel 1986 la Fondazione Mindszenty (Kardinal Mindszenty Stiftung) ha chiesto ufficialmente l’apertura del processo al vescovo competente in base al luogo del decesso, cioè al cardinale-arcivescovo di Vienna, Hans Hermann Groer. Nel 1988 è stato nominato il postulatore del processo, il salesiano P. János Szőke. Nel 1988 i documenti, gli scritti di lode e le comunicazioni del numero sempre crescente di grazie ottenute per intercessione del cardinale furono trasportati all’Ufficio per le cause dei santi di Vienna. La prima commemorazione pubblica del cardinale Mindszenty in Ungheria ebbe luogo nel febbraio del 1990 a Esztergom. Il 18 maggio venne dichiarata l’infondatezza delle accuse a lui rivolte e l’ingiustizia della sua condanna. Nella serie delle traslazioni delle salme di personaggi importanti dopo il cambio del regime politico una ebbe particolare importanza: la traslazione in Ungheria del feretro di József Mindszenty e la sua sepoltura nella cripta degli arcivescovi della basilica primaziale di Esztergom il 4 maggio 1991. Ecco le impressioni di un corrispondente straniero degli eventi festivi: «Ho letto parecchie volte che anche il silenzio può parlare.
Adesso mi sono sincerato di persona della fondatezza di tale affermazione. Lungo tutto il percorso vecchi e giovani ci aspettavano e salutavano. Meglio dire, aspettavano colui che stavamo accompagnando: il loro arcivescovo, il loro cardinale. Quando la nostra macchina rallentava, si poteva vedere la profondità del loro sguardo. Non c’era nessun cartellone né volantino lungo la strada. Non c’era nessun segno né slogan sulla fronte della gente, ma vi si leggeva: ricordiamo.» 37
Il 16 agosto 1991 la prima stazione della visita in Ungheria di papa Giovanni Paolo II fu Esztergom dove, prima di tutti gli altri eventi, visitò la tomba del principe primate. Sin da allora ogni anno, all’inizio di maggio, molte persone partecipano al pellegrinaggio già tradizionale in memoria del cardinale Mindszenty a Esztergom. Il processo di beatificazione del Servo di Dio József Mindszenty è stato inaugurato il 19 marzo 1994, festa di san Giuseppe. Dopo la raccolta di migliaia di pagine di fonti storiche, documenti, testimonianze, perizie storiche e teologiche, il vescovo competente ha chiuso il processo nel 1996 ed inviato tutta la documentazione all’ufficio della Congregazione delle Cause dei Santi. Percorrendo idealmente i più di trentun anni di episcopato di József Mindszenty troviamo dei numeri interessanti che riflettono bene la sua vita di espiazione a favore della Chiesa e del suo Paese. Se prendiamo il tempo del suo episcopato come i cento giorni simbolici, lui ne ha spesi 74,5 in cattività, di essi 26,5 nelle prigioni delle Croci frecciate e dei comunisti e 48 giorni nella semiprigionia dell’ambasciata americana. Gli sono rimasti soltanto 13,5 giorni per la cura pastorale dei fedeli in Ungheria e 12 per gli ungheresi in esilio. Undici mesi prima della sua scomparsa, nella chiesa di Santo Stefano d’Ungheria a Los Angeles, aveva pronunciato le seguenti parole sulla sua vita lunga e combattiva: «Se dovessi ricominciare la mia vita, la comincerei come l’ho cominciata. E se ne vedessi chiaramente le conseguenze, farei lo stesso quello che ho fatto.»38 Se qualcuno pronuncia il nome di Mindszenty non pensa che al cardinale. Il suo nome divenne come quello dei maggiori perché un cognome senza nome significa una sola persona. E siccome il cardinale gestì bene i valori della sua vita, il suo nome «suona bene» Perciò la sua persona e il suo esempio rimangono sempre attuali. «Sia paterno!», gli chiese papa Pio XII. E lui lo era. Sapeva bene ciò che poteva esigere da se stesso e ciò che poteva chiedere a Dio. Sapeva chi contava su di lui, chi aspettava il suo aiuto, a chi poteva dare un po’ del bene che aveva ricevuto in regalo a sua volta. Tutta la sua vita fu dedita alla ricerca appassionata del bene. Non ha mai voluto offendere nessuno. Si è sempre sentito cattolico e ungherese, fedele a Dio e alla sua identità. «Grazie a Dio ho potuto essere uno strumento umile nelle Sue mani.» 39 Perciò l’esempio della sua vita continua ad essere entusiasmante e credibile, e costituisce una ricca eredità spirituale per tutti coloro che lo venerano e per più di un milione di ungheresi in preghiera, organizzati su sua richiesta. L’epitaffio sulla sua tomba a Esztergom, sempre accompagnata da preghiere e da lumi perpetui, recita:
«József Mindszenty: fidelissimus in tribulatione pastor.»40 (Pastore fedelissimo nelle tribolazioni)
38 Omelia pronunciata il 14 giugno 1974, in József KÖZI HORVÁTH, op.cit., p. 120. 39 Dalla lettera di József Mindszenty del 14 ottobre 1971, in Leveleskönyv, p. 58. 40 Fidelissimus in tribulatione pastor – il motto e il testo latino completo dell’epitaffio sono stati stesi da Gáspár Ladocsi, vescovo ausiliare emerito di Esztergom-Budapest
Editore responsabile:
Michael von Habsburg-Lothringen
Presidente della Fondazione Mindszenty e Eduard von Habsburg-Lothringen
Ambasciatore d’Ungheria presso la Santa Sede h-1085 Budapest, Horánszky u. 22. www.mindszentyalapitvany.hu www.mindszenty.katolikus.hu ungmind@gmail.com
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Seconda edizione, 2016
© Gergely Kovács, 2016
© Kardinal Mindszenty Stiftung, 2016
© Ambasciata d’Ungheria presso la Santa Sede
Questa breve biografia è stata compilata in base al libro dell’autore pubblicato nel 2005 con il titolo Isten Embere – Szemtől szembe Mindszenty bíborossal (Uomo di Dio –Faccia a faccia con il cardinale Mindszenty). Tutte le foto sono proprietà esclusiva della Fondazione Mindszenty. Tutti i diritti sono riservati.
Traduttore: Ágnes Csimma
Revisione: dr. Mariarosaria Sciglitano
Impaginazione e prestampa: László Lapos
Stampa: Séd Nyomda, Szekszárd Dirigente responsabile: Szilvia Katona
La pubblicazione del libro è stata sostenuta dal Comitato commemorativo istituito per il 60mo anniversario della Rivoluzione e Guerra d’indipendenza del 1956.
ISBN 978-615-80011-2-0