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IL MIO VIAGGIO VIRTUALE

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PREMESSA

PREMESSA

Io amo viaggiare, in macchina, in moto, in barca e a piedi, viaggi abbastanza non convenzionali perché per me il piacere sta nel viaggio stesso e non arrivare alla meta che ritengo essere solo un’altra tappa. Viaggiare è, in un certo senso, un modo di progettare: occorre liberare la fantasia immaginando di arrivare in luoghi mai visti, e poi definire la meta, elaborare il percorso per arrivarci raffigurando la più adeguata tra le varie strade possibili, prevedere gli eventuali inconvenienti o errori ed essere preparati a porvi rimedio.

Il mio primo vero viaggio è stato nel 1958, avevo sedici anni e sono andato fino a Bruxelles per visitare l’Esposizione Universale attratto dall’immagine dell’Atomium, con una Vespa 125 prestatami da mio zio in compagnia di due amici che avevano una Isomoto. È stato un viaggio bellissimo, attraverso Austria, Germania, Belgio e Francia, fatto nella massima economia, utilizzando ostelli e tenda, mangiando spesso pane, würstel e crema di marroni (dopo attenta analisi era stato valutato essere il cibo con il miglior rapporto calorie/prezzo e con i nu- trienti indispensabili), conoscendo persone, visitando città e musei ma, soprattutto, viaggiando. Ricordo nitidamente l’impegno nelle curve del passo della Futa, la via che collega Firenze a Bologna, il rumore ritmico fatto sui lastroni di cemento delle autostrade tedesche con il pericolosissimo (per la Vespa) bordino rialzato che delimitava la carreggiata, Aquisgrana con ancora evidenti i segni della guerra, la cattedrale di Reims e i lunghi rettilinei prima di Digione…

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Ho traversato Amazzonia e Mato Grosso e il Canada da Vancouver fino a Tuktoyaktuk sulla costa del mar Glaciale Artico con una Panda 4x4; sempre in automobile, ho conosciuto Argentina e Australia, Malesia, Thailandia, Cina e naturalmente Europa. In moto, una Harley, ho percorso da nord a sud e da est a ovest gli Stati Uniti, in barca a vela ho traversato l’Atlantico, passato Capo Horn, navigato tra le isole Fiji, nei Caraibi e naturalmente nel Mediterraneo. Ho poi scoperto, dopo i settant’anni, il piacere di camminare, percorrendo tre diversi cammini che portano a Santiago di Compostela, per un totale di circa duemila chilometri, senza nessuna motivazione religiosa. È noto che la fatica stimola le endorfine che generano una sensazione di benessere fisico, ma a questo si aggiunge un inconsueto senso di libertà e di benessere psicologico legato alla particolare condizione di chi, pur avendo una meta, ogni mattino ha di fronte a sé l’incognita della strada da percorrere assieme al sottile piacere di avanzare, solo con se stesso, costruendosi il futuro passo dopo passo, con il vago interesse di scoprire se e dove potrà mangiare, riposarsi, dormire.

Sono sensazioni indimenticabili di intensa spiritualità quelle che ho provato entrando, sia pure con un atteggiamento agnostico e dopo la fatica della lunga tappa in salita, nella penombra silenziosa della chiesetta preromanica del passo di O Cebreiro e l’inconsueta estraniante percezione di avere raggiunto la meta, ma di voler continuare il cammino che mi ha preso nella piccola cappella, illuminata dalle candele, a sinistra dell’altare nella Cattedrale di Santiago.

È stato quindi come intraprendere un viaggio quando, non essendo mai stato un grande amante dell’ordine, sono stato preso dal desiderio di sistemare le molte carte del mio ufficio sparse abbastanza disordinatamente. Sapevo da dove partivo, ma il cammino e la meta li avrei scoperti pagina dopo pagina. Ho quindi iniziato a fare quello che mi ero proposto di fare da tempo, come raccogliere e sistemare gli scritti preparati per le conferenze fatte nelle Università per conto dell’Ata, di cui sono stato un volenteroso sostenitore fino a quando è stata attiva; ho anche ricercato e organizzato le lezioni fatte per i corsi di formazione e di specializzazione per i progettisti trovando vecchie foto, disegni, riviste conservati per le mie interviste e tutte le agende della mia vita lavorativa. Come capita spesso riguardando vecchie cose, sono stato portato a ricordare con piacere molti episodi del mio passato. Come in un cammino ho rivissuto l’impegno totale delle salite dure e faticose, le riflessioni e i sogni dei lunghi percorsi monotoni, il rincrescimento per gli errori di percorso commessi o per non aver esaminato meglio altre alternative, ma anche i tanti attimi di felicità di cui

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