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Diagnosi elettronica dell`auto: cos`è e perché farla

DIAGNOSI ELETTRONICA DELL’AUTO: COS’È E PERCHÉ FARLA

Le auto sono sempre più computerizzate e la vecchia centralina introdotta negli anni 80 ha lasciato il posto a dei veri e propri computer di bordo che tengono traccia di moltissimi parametri del veicolo. Un sistema così complesso ha bisogno quindi di conoscenze e strumenti adeguati per interfacciarsi, non si tratta più di una o più spie che si accendono. Inoltre c’è da dire la maggior parte dei problemi sono proprio imputabili ad un malfunzionamento della parte elettronica e della sua centralina che non delle parti meccaniche. Un buon meccatronico oggi non può lavorare soltanto “alla vecchia maniera”, ovvero con l’ottica della meccanica, ma dovrà attrezzarsi per questo nuovo modo di lavorare investendo in formazione e strumentazione adeguata. Infatti, se un tempo bastava accendere il motore e sentirlo rombare, o fare il giro dell’isolato, oggi con molta probabilità basta collegare gli strumenti di diagnostica alla centralina e trovare il problema, insieme magari ad altri che non sono venuti fuori, oppure ad aggiornamenti provenienti da casa madre e che non sono stati fatti. La diagnosi è quindi un’operazione preliminare al lavoro vero e proprio di manutenzione… no! Fa parte del lavoro, è solo l’inizio del lavoro di manutenzione. L’analisi computerizzata consente di diagnosticare i problemi delle componenti elettriche ed elettroniche e consente di conoscere lo stato di salute dell’auto, in particolare serve a: • a individuare problemi inerenti alla trasmissione automatica; • a verificare i consumi di carburante e l’efficienza del motore; • a visualizzare con precisione valori e parametri effettivi; • ad analizzare la memoria del veicolo e ottenere informazioni utili alla riparazione; • a controllare l’eventuale malfunzionamento dei sensori; • a effettuare la programmazione e la mappatura della centralina, per ottimizzazione le prestazioni e i consumi. Tutto questo è possibile grazie all’utilizzo di apparecchiature in grado di leggere la memoria delle centraline che esaminano i guasti del veicolo. Ogni guasto è identificato da un codice univoco, per cui non serve dover procedere per tentativi. Il lavoro di diagnosi computerizzata è quindi fondamentale per un meccanico moderno. Per svolgere però questa fase del lavoro sarà necessaria una particolare attrezzatura e una particolare formazione perché purtroppo ogni casa madre ha le sue specificità. Solo alcuni guasti seguono uno standard imposto a livello europeo ed è relativo ai guasti che possono far aumentare le emissioni del veicolo, per il resto ogni marchio programma la sua centralina come preferisce. Il costo degli strumenti per la diagnosi arrivano a costare anche un bel po’ di soldini al titolare dell’autofficina soprattutto se vorrà lavorare con diversi marchi automobilistici. La diagnosi ha quindi un suo costo che si può spalmare all’interno della manodopera del resto del lavoro oppure farla pagare come voce a parte. Noi vi suggeriamo di adottare la seconda opzione perché il costo della diagnosi può diventare una leva commerciale. Facendo pagare la diagnosi come voce a parte, possiamo farla pagare anche nel caso non facciamo nessun intervento di manutenzione, per esempio nel caso di un falso allarme o di un preventivo per un lavoro che verrà rimandato ad un altro momento. Inoltre è un servizio che si può regalare/ scontare in alcune occasioni, ma per avere un valore il regalo deve avere anche un costo definito, altrimenti al cliente potrebbe sembrare un atto dovuto.

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Marino Zamengo

SPINTA AL DIGITALE NELLE AZIENDE: L’ASSOCIAZIONE SCEGLIE TIM COME PARTNER PER SVILUPPARE IL BUSINESS DEI PROPRI ASSOCIATI

Importante accordo di collaborazione siglato tra TIM e Associazione Artigiani Piccole Imprese e Professioni del Miranese, con lo scopo di favorire l’adozione di soluzioni digitali dedicate alle realtà produttive del territorio e aumentare la cultura digitale dei propri associati. Siglato da Guido Codato, Presidente dell’Associazione Artigiani Piccole Imprese e Professioni del Miranese, e da Roberto Gobbo, Responsabile Sales Small Business Nord Est di TIM, l'accordo ha l’obiettivo di supportare gli imprenditori nel percorso di trasformazione digitale: a loro disposizione, un paniere di servizi e piattaforme tecnologiche di nuova generazione in grado di rispondere alle rinnovate esigenze del settore. Grazie a questo accordo, i membri dell’Associazione Artigiani del Miranese possono infatti usufruire di condizioni particolari per l’utilizzo di alcune applicazioni offerte da TIM per la gestione dei dati in sicurezza, lo smart working, il digital marketing e l'e-commerce, oltre a soluzioni di connettività. "Siamo molto soddisfatti di aver stipulato questo accordo con una società di primaria importanza nel settore non solo della telefonia, ma anche del settore ICT, dove TIM è davvero all’avanguardia. Riteniamo che le associazioni debbano avere un ruolo centrale di supporto alle PMI in questa fase storica di transizione verso la digitalizzazione e per questo lavoreremo insieme a TIM per rendere la partnership uno strumento strategico per i nostri associati, sempre in linea con le loro esigenze. Il nostro ufficio categorie sarà sempre a disposizione per assistere le imprese e raccogliere suggerimenti utili per migliorare sempre più il servizio" dichiara Guido Codato, Presidente dell'Associazione Artigiani Piccole Imprese e Professioni del Miranese. " L’accordo con l’Associazione Artigiani Piccole Imprese e Professioni del Miranese conferma la capacità di TIM di mettere a disposizione delle imprese un bouquet di servizi innovativi che vanno oltre la mera connettività – dichiara Roberto Gobbo, Responsabile Sales Small Business Nord Est di TIM –. Il nostro obiettivo è quello di accompagnare le realtà imprenditoriali nel percorso di trasformazione digitale attraverso l’adozione di piattaforme e servizi evoluti. La volontà di TIM è portare l’innovazione sul territorio ed essere a fianco delle piccole imprese, che rappresentano la nostra eccellenza produttiva, nello sviluppo del loro business, contribuendo in questo modo alla ripartenza del Paese". “Il tema della digitalizzazione delle piccole e piccolissime imprese artigiane e non artigiane, spiega Andrea Dal Corso, funzionario dell’Associazione, è un tema molto delicato su cui si gioca il futuro del nostro tessuto produttivo locale ma anche la competitività del nostro sistema paese; i cambiamenti che stanno attraversando il mondo d’oggi interessano intere filiere produttive che devono adeguarsi al cambiamento in modo consapevole e non farsi travolgere dallo stesso. Siamo di fronte ad una vera e propria sfida, impegnativa e difficile per tanti mestieri come quelli artigiani in cui prevalgono elementi come l’apprendimento sul campo e la manualità, in cui il tempo limitato è sempre un fattore critico. Per questo l’associazione vuole supportare i propri iscritti e le imprese del territorio con servizi digitali all’altezza ma soprattutto grazie ad incontri e iniziative di diffusione della cultura digitale che verranno calendarizzati nei prossimi mesi, anche a beneficio della cittadinanza. Secondo il rapporto sulla trasformazione digitale dell’Italia che il Censis ha redatto in collaborazione con la stessa TIM, nel quale vengono analizzati i cambiamenti dell’Italia digitale a causa della pandemia l’Italia è indietro rispetto al resto d’Europa, con un poco incoraggiante 25° posto sui 28 paesi analizzati. La fotografia che fa il rapporto evidenzia un paese in cui l’infrastruttura di rete (misurata dall’estensione della copertura a banda ultra larga e più in generale dalla connettività fissa e mobile) è a livello della media europea, mentre le competenze digitali e l’utilizzo dei servizi sono tra i più bassi in Europa, con poche circoscritte eccezioni. In particolare, le competenze digitali delle persone sono quelle che fanno segnare il valore e la performance peggiori e che trainano verso il basso la posizione in classifica dell’Italia.“Urge invertire la tendenza, conclude Dal Corso, in tempi brevi e ogni attore del sistema economico deve fare la sua parte; ecco perché abbiamo deciso di accettare la proposta di TIM e metterci in prima linea per aiutare imprese e territorio ad accorciare questi gap”.

LA DINAMICA DEL CREDITO ALLE IMPRESE IN VENETO

Si parla di ripresa e di crescita economica, e si spera che si stia davvero vedendo la luce in fondo al tunnel come faro per l’uscita dalla crisi pandemica. E' lecito quindi chiedersi se le imprese la pensino allo stesso modo dei media e degli organi governativi, ed è altrettanto lecito cercare qualche segnale concreto che corrobori questa speranza. Da sempre uno dei termometri più importanti è la situazione del credito, indicatore abbastanza puntuale e preciso, credito che però in questo periodo di crisi pandemica è stato oggetto di vari provvedimenti straordinari che hanno in parte mutato lo scenario tradizionale pre-pandemia. Una prima indicazione ce la dà la task force costituita presso l’ABI per promuovere l’attuazione delle misure a sostegno della liquidità adottate dal Governo a fronte dell’emergenza Covid-19, di cui fanno parte Ministero dell’Economia e delle Finanze, Ministero dello Sviluppo Economico, Banca d’Italia, Mediocredito Centrale e Sace e Associazione Bancaria Italiana stessa. Secondo La Banca d’Italia che continua a rilevare presso le banche, con cadenza settimanale, dati riguardanti l’attuazione delle misure governative relative ai decreti legge ‘Cura Italia’ e ‘Liquidità’, le iniziative di categoria e quelle offerte bilateralmente dalle singole banche alla propria clientela, sulla base di dati preliminari, riferiti al 22 ottobre, sono ancora attive moratorie su prestiti del valore complessivo di circa 62 miliardi, pari a circa il 23% di tutte le moratorie accordate da marzo 2020 (circa 270 miliardi), segno che la situazione emergenziale, pur se lentamente, sta rientrando. Si stima che tale importo sia riconducibile a poco più di 560 mila richiedenti, in larga parte imprese. Questi sono dati riferiti al territorio nazionale, e come se la passano le imprese venete? Secondo i dati più recenti forniti da Bankitalia elaborati dall’ABI i prestiti alle imprese sono cresciuti ad Agosto 2021 del 1,2% rispetto allo stesso mese dell’anno prima, segno che le aspettative della fine 2020 e della prima metà del 2021 di un trend crescente erano corrette. Quanto alla qualità del credito...... Le rilevazioni Bankitalia vedono il tasso di deterioramento dei prestiti pari all’1,0 per cento, valore storicamente contenuto e lievemente inferiore rispetto alla media nazionale. L’indicatore è sceso sia per le famiglie consumatrici sia per il settore produttivo, ma l’impatto della crisi sulla qualità del credito è ancora mitigato dagli effetti delle misure adottate dal Governo e dalle Autorità di Vigilanza. Gli interventi di sostegno hanno evitato il deterioramento del merito di credito di famiglie e imprese in temporanea carenza di liquidità, ma in futuro potrebbe verificarsi un peggioramento della qualità del credito; su questo influiranno la durata dei provvedimenti governativi, il maggior livello di indebitamento delle imprese e la velocità del recupero della redditività delle aziende e dei redditi delle famiglie, con particolare riferimento ai settori di attività economica più colpiti dalla crisi.

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