Opal Capitolo 2 Fissai il pavimento dove giaceva l’uomo morto, vestito come se fosse pronto per unirsi all’Alleanza Ribelle1 nel Sistema Hoth2. I miei pensieri furono un pochino confusi all’inizio, cosa che spiegava perché mi ci sono voluti dei secondi per realizzare che, vestito così, si mimetizzava bene nella neve. Eccetto per il flusso rosso che gli usciva dalla testa… Il mio battito cardiaco già martellante arrivò alle stelle. «Daemon…?» Lui ruotò, tornando alla sua forma umana, mentre mi avvolgeva un braccio attorno alla vita, allontanandomi dalla carneficina. «È un a-agente.» Balbettai, colpendo le sue braccia per liberarmi. «Lui è con…» Dawson improvvisamente si materializzò alla porta, con gli occhi che brillavano come quelli di Daemon. Due brillanti luci bianche, come diamanti luccicanti. «Stava ficcanasando qui fuori dietro la linea degli alberi.» Daemon allentò la presa. «Tu…. Tu hai fatto questo?» Lo sguardo del fratello guizzò sul cadavere. Quella cosa, perché ormai non riuscivo a considerarlo un essere umano, giaceva a terra in un cumolo contorto e innaturale. «Stava sorvegliando la casa, facendo fotografie.» Dawson sollevò quella che sembrava una fotocamera sciolta. «E l’ho fermato.» Già, Dawson l’aveva fermato proprio attraverso la finestra della mia camera. Lasciandomi completamente, Daemon andò verso il corpo. Si inginocchiò e spostò il piumino bianco. C’era una macchia carbonizzata nel petto che fumava. L’odore di carne bruciata si diffuse nell’aria. Scesi dal letto, premendomi la mano sulla bocca nel caso cominciassi a urlare. Avevo già visto Daemon colpire un umano con la Fonte, il loro potere basato sulla luce. Non era rimasto niente tranne cenere, ma aveva un buco bruciato nel petto. «La tua mira è pessima, fratello.» Daemon lasciò la giacca, nella sua schiena i nervi dei suoi muscoli erano in tensione. «La finestra?» Gli occhi di Dawson scivolarono sulla finestra. «Sono fuori allenamento.» La mia bocca di spalancò. Fuori allenamento? Invece di incenerirlo, l’aveva spedito in aria contro la mia finestra. Senza menzionare che l’aveva ucciso… No, non ci avrei pensato. «La mamma mi ucciderà.» Dissi, sentendomi intontita. «Mi ucciderà sul serio.» 1 2
Alleanza Ribelle: Forza di resistenza politica in Guerre Stellari. Hoth: Sesto pianeta nel Sistema Hoth in Guerre Stellari.
Una finestra rotta, tra tutte le cose su cui concentrarsi, ma era qualcosa, qualcosa di diverso dalla cosa distesa sul mio pavimento. Daemon si alzò lentamente, gli occhi sereni e la mascella serrata. Non distolse lo sguardo da suo fratello, la sua espressione era una maschera vuota. Mi girai verso Dawson, i nostri sguardi si incontrarono, e per la prima volta, ebbi paura di lui.
…
Dopo essermi velocemente cambiata e aver fatto una visita al bagno, me ne stavo nel soggiorno circondata da alieni per la prima volta da giorni. Un altro beneficio dell’essere fatti di luce… l’abilità di andare praticamente ovunque in un batter d’occhio. Dalla morte di Adam, tutti mi sono stati alla larga, quindi non ero sicura di cosa stesse per succedere. Probabilmente un linciaggio. Io ne avrei voluto uno per il responsabile della morte di qualcuno che amo. Le mani ficcate nelle tasche, la fronte premuta contro la finestra dove una volta c’era l’albero di natale, e la schiena rivolta alla stanza. Dawson non aveva ancora detto nulla da quando il batsegnale era stato mandato e gli alieni avevano cominciato a discutere. Dee sedeva appollaiata sul divano con gli occhi fissi sulla schiena del fratello. Aveva lo sguardo sostenuto e le guance arrosaste dalla rabbia. Credo che le desse fastidio essere in casa mia. Oppure essere semplicemente vicina a me. Non abbiamo esattamente avuto l’occasione di parlare dopo… tutto. Il mio sguardo scivolò sugli altri presenti. I cattivi Gemelli Meraviglia3, Ash e Andrew, erano seduti accanto a Dee, e il loro sguardo era incatenato al punto dove il loro fratello Adam per l’ultima volta era stato e… morto. Una parte di me odiava stare in salotto, visto che mi ricordava cos’era successo quando Blake aveva finalmente confessato le sue vere intenzioni. Quando dovevo entrare qui dentro, cosa che non accadeva spesso perché avevo spostato tutti i miei libri dal salotto, guardavo dritto verso il punto a sinistra dove una volta c’era il tappeto sotto il tavolino da caffè. Il pavimento in pino era spoglio e brillante adesso, ma potevo ancora vedere la pozza di liquido azzurrognolo che avevo ripulito con Matthew la vigilia di Capodanno. Avvolsi le braccia attorno alla vita per cercare di fermare i brividi. Dalle scale sentii dei rumori di passi, e quando mi girai, vidi Daemon e il suo guardiano, Matthew. Prima, si era liberati… della cosa, incenerendola fuori, parecchio all’interno del bosco, dopo aver perlustrato velocemente l’area. Camminando nella mia direzione, Daemon tirò il bordo del mio cappuccio. «Ce ne siamo occupati.» 3
Gemelli Meraviglia: Supereroi extraterrestri presenti nei fumetti DC Comincs (Wonder Twins).
Matthew e Daemon erano saliti non più di dieci minuti fa con un telone impermeabile, un martello e un bel po’ di chiodi. «Grazie.» Lui annuì mentre il suo sguardo si spostava sul fratello. «Qualcuno ha trovato un veicolo?» «C’era un’Expedition all’inizio della strada.» Disse Andrew sbattendo le palpebre. «Le ho dato fuoco.» Matthew si sedette sul bordo della poltrona reclinabile, con l’aspetto di uno a cui farebbe comodo dell’alcol. «Bene, ma non così tanto.» «Oh, ma davvero?» Scattò Ash. Con uno sguardo attento, si poteva vedere che non era l’immagine della perfetta principessa dei ghiacci oggi. I capelli le scendevano fiaccamente sul viso ed era sudata. Non credevo fosse possibile vederla sudata. «Un altro agente del Dipartimento morto. Quanti sono adesso in tutto, due?» Beh, veramente, sarebbero quattro, ma non c’era bisogno che lo sapesse. Spinse i capelli all’indietro, le unghie scheggiate che premevano sulle guance. «Si chiederanno dove sono, sapete? Le persone non spariscono.» «La gente sparisce sempre.» Disse Dawson tranquillamente senza girarsi. Le sue parole risucchiarono l’ossigeno dell’aria. I brillanti occhi zaffiro di Ash si spostarono su di lui. Beh, praticamente tutti guardavano Dawson, visto che quella era la prima volta che parlava da quando ci eravamo riuniti. Lei scosse la testa, ma, saggiamente, rimase in silenzio. «Che ne è stato della fotocamera?» Chiese Matthew. Raccolsi quello che ne rimaneva, girandola. Emanava ancora calore. «Se c’erano delle foto, ormai sono andate.» Finalmente Dawson si voltò. «Stava controllando questa casa.» «Lo sappiamo.» Disse Daemon, avvicinandosi a me. Suo fratello inclinò la testa di lato e quando parlò la sua voce era vuota. «Importa cosa c’era nella macchinetta? Stavano controllando te… lei. Tutti noi.» Un altro brivido mi percorse. Fu il suo tono, più di tutto, che mi colpì. «Ma la prossima volta, dobbiamo… oh, non lo so, parlare pima e gettare gente attraverso le finestre dopo.» Daemon incrociò le braccia. «Possiamo provarci?» «E possiamo anche semplicemente lasciar andare gli assassini?» Disse Dee, la sua voce che tremava e i suoi occhi che si scurivano, lampeggiando di rabbia. «Perché evidentemente è quello che dovrebbe succedere. Voglio dire, anche se un agente avesse ucciso uno di noi, tu lo avresti lasciato andare.» Oh, no. Avvertii un vuoto allo stomaco.
«Dee.» Disse Daemon, facendo un passo avanti. «So che…» «Non provarci a dirmi, “Lo so, Dee che…”.» Il suo labbro inferiore tremò. «Hai lasciato andare Blake.» Il suo sguardo si spostò su di me, e fu come se mi avesse dato un calcio nello stomaco. «Entrambi avete lasciato andare Blake.» Daemon scosse la testa e sciolse le braccia. «Dee, ci sono state abbastanza uccisioni quella notte. Abbastanza morti.» Dee reagì come se Daemon l’avesse colpita fisicamente con le sue parole, avvolgendo le sue braccia alla vita per proteggersi. «Adam non l’avrebbe voluto.» Disse Ash tranquillamente, appoggiandosi allo schienale del divano. «Altre morti. Era un tale pacifista.» «Peccato che non possiamo chiedergli cosa davvero avrebbe voluto, no?» La schiena di Dee si irrigidì, come se si stesse sforzando di trattenere le parole. «È morto.» Delle scuse fecero per emergere dalla gola, ma prima che potessi liberarle, Adrew parlò. «Non solo lo avete lasciato andare, ci avete anche mentito. Da lei?» Mi indicò. «Non mi aspetto lealtà. Ma da te? Daemon, tu ci hai nascosto tutto. E Adam è morto.» Mi girai velocemente. «La morte di Adam non è colpa di Daemon. Non addossargli quello.» «Kat…» «Quindi di chi è la colpa?» Lo sguardo di Dee incontrò il mio. «Tua?» Inspirai velocemente. «Sì, lo è.» Il corpo di Daemon si irrigidì accanto a me, e poi, sempre da giudice, Matthew intervenne. «Ok, ragazzi, adesso basta. Litigare e addossare la colpa non aiuterà nessuno.» «Ci fa stare meglio.» Mormorò Ash, chiudendo gli occhi. Ricacciai indietro le lacrime e mi sedetti sul bordo del tavolo, frustata di essere ancora più vicina a piangere perché non ne avevo alcun diritto. Non che loro ce l’avessero. Stringendomi le ginocchia finché le dita non affondarono in qualcosa di morbido e lasciai uscire un sospiro. «In questo momento, dobbiamo andare d’accordo.» Continuò Matthew. «Tutti noi, perché abbiamo perso già troppo.» Ci fu una pausa e poi… «Andrò a cercare Beth.» Tutti nella stanza si girarono di nuovo verso Dawson. Non una sola cosa era cambiata nella sua espressione. Nessuna emozione. Niente. E poi tutti cominciarono a parlare contemporaneamente. La voce di Daemon tuonò sul caos. «Assolutamente no, Dawson. Non esiste.» «È troppo pericoloso.» Dee si alzò, stringendosi le mani. «Finirai con l’essere catturato, e non potrei sopportarlo. Non di nuovo.»
L’espressione di Dawson rimase vuota, come se niente di quello che i suoi amici e la sua famiglia avevano detto facesse qualche differenza per lui. «Devo tornare indietro. Scusate.» Fu come se un bastone ammutolente avesse colpito Ash in faccia. E io probabilmente avevo la stessa espressione. «È una pazzia.» Sussurrò lei. «Una maledetta pazzia.» Dawson scrollò le spalle. Matthew si allungò in avanti. «Dawson, so, noi tutti sappiamo, che Beth significa molto per te, ma non c’è nessuna possibilità che tu possa arrivare a lei. Non finché non capiamo con che cosa abbiamo a che fare.» Un’emozione apparve negli occhi di Dawson, facendoli diventare verde scuro. Rabbia, realizzai. La prima emozione che avevo visto in Dawson era rabbia. «So con che cosa ho a che fare. E so cosa faranno a lei.» Come un animale a caccia in cerca della sua preda, Daemon si fermò davanti al fratello, le gambe aperte, le braccia di nuovo incrociate, pronto per battersi. Fermi in quel modo, era quasi surreale vederli. Erano identici, con l’eccezione della figura più magra e i capelli arruffati di Dawson. «Non posso permetterti di fare una cosa del genere.» Disse Daemon, la voce così bassa che quasi non potevo sentirlo. «So che non vuoi sentirlo, ma non esiste.» Dawson non si mosse. «Non hai il potere per dire una cosa del genere. Non l’hai mai avuto.» Almeno stavano parlando. Era una buona cosa, giusto? Il fatto che fossero a pochi centimetri di distanza era stranamente confortante quanto angosciante. Qualcosa che Daemon e Dee pensavano di non dover affrontare più. Con la coda dell’occhio vidi Dee muoversi verso di loro, ma Andrew si allungò, afferrandole la mano e fermandola. «Non sto cercando di controllarti, Dawson. Non è mai stato quello, ma sei appena tornato dell’inferno. Noi abbiamo appena riportato te dall’inferno.» «Sono ancora all’inferno.» Replicò Dawson. «E se tu ti metti in mezzo, ti trascinerò giù con me.» La faccia di Daemon fu attraversata da dolore. «Dawson…» Scattai in piedi, rispondendo alla reazione di Daemon senza pensarci. Un impulso sconosciuto mi spinse a farlo. Credo che quell’impulso fosse l’amore, perché non sopportavo il dolore che leggevo sul suo viso. Adesso capivo perché mia madre si comportava da mamma orsa qualche volta, quando pensavo che fossi spaventata o sconvolta. Un vento soffiò attraverso il salotto, muovendo le tende e sfogliando le riviste della mamma. Sentii gli occhi delle ragazze su di me e la loro sorpresa, ma io ero concentrata. «Ok, il livello di testosterone alieno presente al momento è un pochino troppo alto, e davvero non voglio una rissa aliena in casa mia ad aggiungersi alla finestra rotta e al corpo che ci è passato attraverso.» Presi fiato. «Ma se voi due non vi date una calmata, prenderò entrambi a calci.»
Adesso tutti stavano fissando me. «Cosa?» Chiesi, arrossendo. Un lento, beffardo sorrido sorse sulle labbra di Daemon. «Tranquillizzati, Kitty, prima che debba darti un gomitolo di lana con cui giocare.» Un senso di irritazione avvampò in me. «Non cominciare, idiota.» Sogghignò mentre si girò verso il fratello. Eccetto lui, Dawson sembrava come… divertito. O sofferente. Una delle due, perché non era né sorridente né accigliato. Ma poi, senza dire una parola, uscì dalla stanza fieramente, e la porta di casa si chiuse dietro di lui. Daemon mi guardò, e io annuii. Sospirando profondamente, seguì suo fratello, perché davvero non c’era modo di sapere cosa Dawson avrebbe fatto o sarebbe andato. La riunione aliena finì dopo questo. Li seguii alla porta, la mia attenzione focalizzata su Dee. Avevamo così tanto bisogno di parlare. Prima di tutto, dovevo scusarmi per molte cose, e poi dovevo cercare di spiegarmi. Il perdono non era aspettato, ma dovevo almeno provare a parlare. Strinsi la maniglia della porta finché le mie nocche non sbiancarono. «Dee…?» Lei si fermò sul portico, la schiena dritta. Non si girò a guardarmi. «Non sono pronta.» E con quello, la porta si liberò dalla mia mano e sbatté chiudendosi.