PROFILO DEL MISSIONARIO «Questi furono uomini di fede, e le loro opere giuste non sono dimenticate» (Siracide 44,10)
DI DON GIANDOMENICO PIEPOLI, CPPS
DON MICHELE GENTILI (1811-1844)
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primavera missionaria
i questo missionario non esistono nei nostri Archivi notizie biografiche redatte da contemporanei, come per la maggior parte degli altri membri dell’Istituto, né da posteri: e ciò reca meraviglia, perché tutti quelli che accennano alla sua persona ne fanno somme lodi. Alla sua morte, avvenuta nel 1844, non fu stesa alcuna Lettera Circolare, perché negli anni 1838-1847, cioè sotto il governo di don Biagio Valentini, primo successore di San Gaspare, ancora non era in vigore tale usanza, almeno per tutti: la introdusse opportunamente don Giovanni Merlini. Fu solo diramato l’annunzio della morte perché fossero celebrati i suffragi di Regola. Così osservava don Luigi Contegiacomo il quale ci ha lasciato un bel profilo biografico, frutto di ricerche su varie fonti, lettere e testimonianze. Don Michele Gentili, nato a Roma nel 1811, entrò nell’Istituto durante il 1828. Compì gli studi filosofici e teologici nel Convitto di Albano, che in quello stesso anno si era finalmente potuto aprire “senza opposizione veruna”, dopo il tentativo del 1824, fallito per le proteste del clero e del seminario locale. Si era ormai convinti, come diceva San Gaspare, che “senza piantinaro non può consolidarsi l’Istituto”. Nel periodo di formazione don Gentili si distinse fra i compagni per “eccel-
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lente talento e angelici costumi”, come attestò il Procuratore Generale dell’Istituto, don Beniamino Romani. Spiccarono in lui anche l’amore e la dedizione all’Istituto in maniera non comune, tanto che, per questo motivo, il Fondatore lo dispensò dalla dozzina negli ultimi anni di Convitto. È inoltre significativo che, volendo dare felice inizio al Convitto di Benevento, San Gaspare pensò di mandare da Albano o il Bragaglia o il Gentili per esserne la prima pietra. La cosa poi non ebbe seguito; ma il nome dei due Convittori rimase “prescelto” ed annotato nella cronaca della Casa. Terminato con piena soddisfazione il corso degli studi, sotto la guida di dotti missionari ed eminenti educatori, come don Biagio Valentini e don Giovanni Merlini, fu ordinato sacerdote verosimilmente durante la Quaresima del 1834. L’elenco dei Membri della Congregazione annota che entrò in Probandato nel 1835. Ma don Gentili è già nominato nel resoconto di un Congresso della Casa di Frosinone, in data 29 aprile 1834, come predicatore del mese di maggio; la sua firma si legge alla fine del detto resoconto, col titolo di “Missionario”. Il 15 maggio successivo, nel Congresso di Visita presieduto dal Fondatore, questi gli affidò le cariche di Direttore degli Esercizi e Prefetto di Chiesa. Da Frosinone passò in Albano, dove si trattenne tutta la prima metà del
1835; dal giugno al novembre dello stesso anno fu a Sermoneta, come Direttore degli Esercizi e Prefetto di Chiesa. Qui, fra le altre occupazioni, attese con zelo e competenza allo spurgo e sistemazione delle sepolture appartenenti alla chiesa dei Missionari: lavoro certamente meritorio, ma faticoso e ingrato, che da parecchi anni attendeva chi potesse o volesse addossarselo. Fu trasferito, poi, alla Casa di Sonnino dove rimase dal dicembre 1835 all’agosto 1837, esercitando le stesse cariche, più quella di Economo della Comunità. Dopo una breve permanenza nella Casa di Vallecorsa, passò a Frosinone, e appartenne a tale Comunità dalla fine di ottobre 1837 al marzo 1841, come Vice Superiore e Prefetto di Chiesa. Quindi don Biagio Valentini, succeduto a San Gaspare nella direzione dell’Istituto, lo chiamò a Roma, nella Casa di San Salvatore in Campo, che era stata aperta in quell’anno stesso, e gli assegnò l’ufficio di Prefetto di Chiesa. In questa nuova residenza tenne dietro con grande impegno agli importanti lavori di restauro eseguiti nell’abitazione dei Missionari e nella chiesa, a cui volle ridonare dignità e splendore. Si mise anche a disposizione del Direttore Generale come umile esecutore d’incombenze, minutante e scrivano impeccabile. Il suo aiuto in questo campo fu davvero prezioso, poiché il Segretario della Congregazione, don Giovanni Merlini, negli
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