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charleston girly rock power!
Quello che è cambiato in modo rilevante dopo 6 anni di Charleston, rispetto agli inizi, è soprattutto dentro la nostra testa. Non abbiamo cambiato i nostri luoghi, le nostre abitudini. E’ dentro di noi che qualcosa di diverso è maturato: la consapevolezza di quello che siamo, la fiducia totale nelle altre compagne. In una band i momenti di entusiasmo ed eccitazione sono amplificati, tutto si vive insieme; ma allo stesso tempo in una band –soprattutto se questa si confronta con il mondo discografico- più che per il solista, arrivano fasi che mettono in crisi i rapporti personali e artistici. Ecco, molte di queste fasi noi ci sentiamo di averle superate. E’ importante vincere le proprie battaglie per poter continuare a scrivere, a fare musica, a dedicarsi al pubblico. Non c’è niente di finto, quello che sei è quello che scrivi e che la gente saprà di te. Se hai solo secondi fini rispetto a quelli di esprimerti artisticamente, se non ti diverti, non durerà a lungo.
Oltre al contenuto delle singole canzoni, il nostro messaggio e filo conduttore è l’entusiasmo per quello che facciamo. Per ciascuna di noi essere “una Charleston” è davvero un modo di vivere e chi viene in contatto con noi, quando riesce ad andare al di là della “vetrina” di Facebook, lo capisce. Questo per noi è molto importante. Come molte band abbiamo iniziato suonando alcune cover; le cover aiutano la band a darsi una direzione, non sono solo pezzi rifatti come gli originali, sono l’inizio di qualcosa anche a livello stilistico. Ben presto abbiano iniziato a scrivere la nostra musica. Quello che c’è da dire è che non ci siamo mai poste il problema del genere. Eravamo due chitarre elettriche, un basso, una batteria e una voce, ma soprattutto 5 ragazze che compravano album rock e che dalla radio avevano assorbito tantissimo la musica degli anni ’90, anche italiana, probabilmente non avremmo potuto suonare altro che il rock. I nostri primi brani ci appaiono oggi acerbi, senza cura dell’arrangiamento, spesso cantati in inglese; ma di questi brani andiamo fiere perché essi non assomigliano a quello che andava per radio in quel momento, né ai gruppi che ascoltavamo: erano il risultato originale di cinque teste, cinque personalità. Quella linfa grezza che avevamo in quei primi anni è proprio quello che per noi significa essere noi stesse, agire in libertà rispetto agli schemi. Ora siamo cresciute e ci siamo dedicate allo studio dello strumento, abbiamo lavorato con produttori artistici e compositori e dunque c’è stata una certa maturazione nella composizione dei brani, nella ricerca dei suoni. E’ un
momento delicato per una band quello della composizione supportata da persone esterne; ci vuole molta umiltà ed anche una certa fiducia nelle capacità e nelle conoscenze dei produttori. Gli scontri, le crisi sono la regola del giorno, in alcuni casi. Ma nel momento in cui si decide di uscire dalla sala prove, di voler arrivare a tanti e non solo ai propri venti amici, nel momento in cui si cercano di interessare le radio e le discografiche ci si pone di fronte al mondo musicale e alle sue regole. Arte a parte, si tratta pur sempre di collocare un prodotto, il proprio, in un mercato. E se queste regole inizialmente ci spaventavano ora pensiamo che conoscerle e poterle applicare sia una risorsa. L’importante è non perdere l’anima e il senso del tuo agire da artista/musicista e non fare mai una cosa se questa ti rende infelice. Riguardo alla composizione dei pezzi, Susanna scrive i testi e le melodie della voce mentre la musica si compone tutte insieme dentro e fuori la sala prove, spesso con il prezioso aiuto del compositore Davide Caprelli, che ci ha insegnato e ci insegna tante cose importanti riguardo agli arrangiamenti.
Riguardo al tanto citato “girl power” non ci piace molto soffermarci su questo aspetto. Ci siamo trovate ad essere tutte ragazze un po’ per caso, per una serie di vicende fortunate e solo quando ormai eravamo 4 girls abbiamo deciso, a quel punto, di cercare una batterista e non un batterista. Il fatto che siamo tutte femmine è talmente chiaro che non ci piace sottolinearlo, il nostro atteggiamento e il nostro modo di vestire è quello che noi siamo nella vita normale, certamente spettacolarizzato, perché fare musica su un palco o incidere un disco è fare spettacolo, ma non ci piace vestire i panni di qualcosa di diverso da noi. Anzi, pensiamo che per una ragazza che suona, indossare una minigonna su un palco sia più un’arma sfavorevole che favorevole: che sei femmina è chiaro, quindi, oltre a questo, cosa sai fare? Infine i nostri testi non hanno nessuna attinenza con argomenti post-femministi o di protesta contro il mondo maschile. Noi scriviamo cose che possono riguardare tutti, non ha senso per noi porre barriere di genere. Dunque sì, siamo felici di essere 5 ragazze, di curare la nostra immagine, di scegliere i vestiti per i set fotografici piuttosto che per un video… ma la verità è che se vuoi chiudere gli occhi e solamente ascoltare la nostra musica, noi, di certo, non ci offendiamo.
NOTE: a inizio Luglio uscirà su iTunes il nostro primo Ep e un videoclip del primo singolo estratto. Per tutta l’estate saremo in tour in tutta Italia nelle date e nei luoghi che trovate indicati sulla nostra pagina Facebook (charlestonofficial) e sul nostro sito web charlestonrock.it
stling Simone Monè , directr Valerio Marano , ph Michele, Ambroni, clotes Simon Cracker...
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NATACHA TALAY SS 2011
La collezione spring/summer 2011 trae ispirazione dalla figura del Pierrot e rimane fedele al concept del marchio che è minimale, autentico, ma al tempo stesso ricercato. Il Pierrot pallido e languido si immagina che versi le sue lacrime per le ferite inferte al pianeta e alla natura dalla nostra società e si proietti verso un futuro diverso, fatto di pulizia e incontaminazione. Questo stesso spirito pervade la collezione che si esprime, richiamandosi anche ad elementi stilistici giapponesi, attraverso forme che ci riportano alla natura stessa. Linee morbide, pulite e tagli geometrici rendono gli abiti fluidi e sofisticati. L’idea ispiratrice della collezione è, dunque, quella di coniugare la tenera e romantica leggiadria della figurina di Pierrot con il forte senso di vitalità che solo l’adesione allo spirito della natura può dare. • Naturali sono i colori: il bianco della luce, il nero del buio, il grigio della pietra, il blu del cielo sono i colori base della natura e della collezione, e in quella come in questa sono declinati con sapienza espressiva in tutte le loro sfumature. • Naturali sono i tessuti, ma le trame presentate sono state rese possibili dall’uso delle tecnologie più raffinate e quindi sono il risultato di un sapere complesso e completo. Applicazioni “ton sur ton”, grafiche di ispirazione hop-art, maxi pied-de-poule, stampe all over di una natura stilizzata decorano tessuti naturali quali jersey biologico, cotone organico, seta e lino, esprimendo una grande ricerca di qualità. • Naturali sono i tagli geometrici rigorosi, perché è la natura stessa che, come diceva il genio di Galileo, ci parla attraverso simboli matematici e geometrici. In una parola, l’esaltazione della natura non è piatto conformismo ecologista, ma consapevolezza che solo la natura anche ferita esprime la perfezione e rappresenta il punto di partenza e di arrivo del percorso di qualsiasi manifestazione artistica e culturale che voglia esprimere la sensibilità contemporanea. L’aspirazione alla qualità, alla semplicità delle forme e nella loro purezza, alla bellezza, attraverso gli strumenti della cultura occidentale e con richiami anche a stilemi esotici, costituisce il senso profondo di questa collezione.
God save the Queen of
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