Rapiti
Giugno 1954: la tv ha solo pochi mesi ma sta già stravolgendo i costumi degli italiani, che si riuniscono davanti al televisore per seguire eventi (come una partita), spettacoli di varietà e sceneggiati. Epocale fu la diretta dell’allunaggio nel 1969 (nel fotomontaggio qui sotto).
Una nazione allo SPECCHIO Storia
1954-2024 SETTANT’ANNI
DI STORIA D’ITALIA RACCONTATI ATTRAVERSO I 70 ANNI DELLA RAI
FRATELLI SPECIALI
Miti, storia e pregiudizi sui gemelli, da sempre guardati con stupore e curiosità
LA GRANDE BELLEZZA Nel beauty case delle donne (e degli uomini) dell’antica Roma
GIALLI & MISTERI PALLADIO
Il famoso architetto del ’500 ebbe una vita (e una morte) piena di ombre
210 20 MARZO 2024 APRILE 2024
SCOPRIRE IL PASSATO, CAPIRE IL PRESENTE
Storia
Tito Stagno, il giornalista che raccontò lo sbarco sulla Luna.
L’Italia del Dopoguerra era un posto dove pochi viaggiavano, nessuno sapeva cosa accadeva nel paesino accanto, si parlava quasi esclusivamente in dialetto, metà della popolazione era analfabeta. Poi, nel 1954, uno schermo luminoso entrò a gamba tesa nella vita del Belpaese seducendolo e cambiandolo per sempre. Si può dire che la televisione, quindi la Rai, portò a compimento quanto iniziato nel 1861 con l’Unità d’Italia: fare gli italiani. E ci riuscì a colpi di sceneggiati, format educativi, giochi, canzoni, quiz: nel 1955 Lascia o raddoppia? di Mike Bongiorno ebbe così tanto successo da far crollare gli affari di cinema e ristoranti nella serata di programmazione. Si era ben lontani dalla tv h24 e dall’on demand, ma l’idea del mondo che viene da noi, e non il contrario, partì proprio settant’anni fa con la prima televisione made in Italy.
Emanuela Cruciano caporedattrice
IL FENOMENO RAI
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La rivoluzione televisiva
1954-2024: dall’inizio delle trasmissioni a oggi, con Aldo Grasso ripercorriamo la storia della televisione in Italia.
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La Rai prima
della Rai
Come la Rai (già Uri e Eiar) dal 1924 al 1954 si trasformò da ente radiofonico in ente radiotelevisivo.
44
Gli anni del boom
La televisione fu protagonista del miracolo economico italiano, diventando il moderno focolare del Belpaese.
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E dopo tutti a nanna!
Come Carosello, il famoso programma tv della neonata Rai, diventò il manifesto di un’Italia agli albori del consumismo.
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La tv a puntate
La stagione dei grandi sceneggiati Rai parte dai romanzi in tv e approda ai gialli.
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Alfredino: la morte in diretta
A Vermicino, il 10 giugno 1981, un bambino cadde in un pozzo. La tv trasformò quel dramma privato in una tragedia collettiva.
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La scienza in prima serata
Fin dagli esordi la Rai ha dato spazio a trasmissioni divulgative, ma solo con Quark la scienza in tv ha vissuto la sua età dell’oro.
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Meno talk più show
L’amabile chiacchiera finisce in rissa: ecco come il dibattito in tv ha creato un nuovo tipo di politico e i professionisti della polemica.
In copertina: italiani davanti alla tv nel 1954.
14 GEOPOLITICA
Nasce la Nato
Il 4 aprile 1949 veniva firmato a Washington il Patto Atlantico, cardine della Guerra fredda.
19 IL LIBRO
Erano tutti razzisti
Un nuovo libro affronta origine e genesi del razzismo, in un excursus fra scienza e cultura.
24 BEAUTY CASE
La bella matrona L’estetica nell’antica Roma aveva un ruolo di primo piano. Ecco come si truccavano e agghindavano le nostre illustri antenate.
28 GIALLO STORICO
Segreti di famiglia
Tutti i misteri che aleggiano attorno alla vita, e alla morte, di Andrea Palladio.
74 OTTOCENTO
Gli svizzeri e il sogno napoletano
Nell’800 Napoli era una meta molto ambita dai cittadini elvetici.
82 PERSONAGGI
La Divina
Eleonora Duse, l’attrice più acclamata di sempre.
86 FOTOGRAFIA
Amore & guerra
La coppia Robert Capa e Gerda Taro.
92 SOCIETÀ
Fratelli speciali I gemelli, protagonisti di miti, leggende e superstizioni.
IN PIÙ...
Aprile 2024 210
LA PAGINA DEI LETTORI 6 NOVITÀ & SCOPERTE 10 UNA GIORNATA DA... 12 NEL PIATTO 68 CURIOSO PER CASO 70 PITTORACCONTI 79 COMPITO IN CLASSE 98 AGENDA
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RUBRICHE
ELABORAZIONE COPERTINA: MARIANGELA CORRIAS CREDITI: FARABOLA / NASA
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MUSEO RAI TORINO
3 S
SPECIALE
“Alle ore 7:05 di questa mattina 3 febbraio 2024 sua altezza reale
Vittorio Emanuele, duca di Savoia e Principe di Napoli, circondato dalla sua famiglia, si è serenamente spento in Ginevra”: questo l’annuncio ufficiale dato dalla Real Casa di Savoia. In occasione della
morte di Vittorio Emanuele di Savoia, figlio dell’ultimo re d’Italia, Umberto II, abbiamo realizzato un podcast sul “re mancato”. Questa figura controversa che ha attraversato quasi un secolo di vicissitudini, passando per esilio e guai giudiziari, è stata ricostruita
su Storia in podcast dallo storico Aldo Alessandro Mola. Il professore ha analizzato storicamente e istituzionalmente la figura di Vittorio Emanuele. Buon ascolto! Per ascoltare i nostri podcast (le puntate online sono ormai più di 500 e vanno dalle
Un po’ di Fiandre in Italia
Leggo sempre con grande piacere la vostra rubrica intitolata “Pittoracconti”.
In particolare, volevo segnalare agli altri lettori quanto sia interessante quella intitolata “La processione”, pubblicata su Focus Storia n° 204, dedicata al quadro intitolato Festa dell’Ommegang o del papagayo, a Bruxelles: processione di Nostra Signora del Sablon (sopra), dipinto nel 1616 dal pittore fiammingo Denis Van Alsloot.
Inoltre volevo segnalare ai lettori di Focus Storia che prediligono l’arte fiamminga, che alla Galleria Sabauda di Torino si può ammirare un altro notevole pittore fiammingo: Antoon Sallaert. Enrico Vercellio
La vita “normale” di Höss
Ho apprezzato che abbiate pubblicato l’articolo “Lo sterminatore di Auschwitz” (a destra), su Focus Storia n° 209, a ridosso dell’uscita del film La zona d’interesse di Jonathan Glazer. L’inquietante vicenda personale del gerarca nazista Rudolf Höss, che viveva con la famiglia
in una bella villa con piscina a ridosso di Auschwitz mi ha lasciato senza parole per tanti motivi, ma la cosa più scioccante per me è che Höss, con moglie e figli, inizialmente sembrano una famiglia assolutamente normale, con dei desideri legittimi, in cui ci si potrebbe anche immedesimare, non quei mostri che siamo abituati a figurarci quando pensiamo ai nazisti. Diventano dei mostri, ai nostri occhi, in maniera graduale man mano che il film decolla.
Ho trovato molto utile, quindi, leggere sulle pagine di Focus Storia la figura di Höss affrontata come personaggioi storico, in modo da poter confrontare la sua vicenda reale con la fiction cinematografica.
Scoprire il suo ruolo nel campo di concentramento più famigerato al mondo e vedere con gli occhi della Storia il mancato pentimento durante il processo di Norimberga ha reso la narrazione più chiara ed efficace.
Giovanni P., Lodi
biografie di personaggi agli approfondimenti sui grandi eventi storici), basta collegarsi al sito della nostra audioteca storiainpodcast.focus.it. Gli episodi, che sono disponibili gratuitamente anche sulle principali piattaforme online di podcast, sono a cura del giornalista Francesco De Leo.
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5 S
ALBUM / ORONOZ / MONDADORI PORTFOLIO
E DOPO TUTTI
Sipario!
La sigla di Carosello. Il programma televisivo di 10 minuti andò in onda dal 1957 al 1977, per un totale di 7.261 puntate. A destra, Topo Gigio, pupazzo animato creato nel 1959 da Maria Perego.
50 S PRIMO PIANO
A NANNA!
di Federica Campanelli
Come CAROSELLO, il famoso programma tv della neonata Rai, diventò il manifesto di un’Italia agli albori del consumismo.
Per due interi decenni, dal 1957 al 1977, ha tenuto incollati al piccolo schermo, ogni sera, milioni di italiani di tutte le età e classi sociali, trasformandosi da contenitore pubblicitario a icona della cultura pop. Carosello, grazie ai suoi memorabili personaggi, agli sketch e alle mini-fiction realizzate dai migliori talenti dell’epoca, è stato più di un programma televisivo: con una durata di soli dieci minuti, ha saputo mixare con successo pubblicità e intrattenimento creando uno stile innovativo e senza precedenti. Nato nell’Italia del “miracolo economico”, il programma s’impose come simbolo delle aspirazioni di una società in rapido cambiamento, accompagnando la corsa ai consumi del Dopoguerra.
FORMAT UNICO. La prima puntata di Carosello andò in onda dalle 20:50 alle 21:00 di domenica 3 febbraio 1957, dopo il telegiornale, sull’unico canale esistente. Fu subito un trionfo. Sulle note di un’allegra marcia dal titolo Pagliaccio, ispirata a un brano del repertorio partenopeo riarrangiato dal musicista Raffaele Gervasio, si aprivano, uno dopo l’altro, diversi siparietti. In successione apparivano: una coppia di ballerini; quattro acrobati; due musicanti; una coppia d’innamorati e infine due paggi che tenevano uno striscione con scritto “Carosello”. Era la sigla. Subito dopo iniziavano quattro brevi sketch interpretati da noti personaggi dello spettacolo, da Mike Bongiorno all’attrice Isa Pola,
protagonista nel 1930 del primo film sonoro italiano La canzone dell’amore. In chiusura, nel codino, appariva una réclame, come si diceva allora, per la promozione del prodotto.
In un articolo del 1976, pubblicato sul settimanale L’Espresso, Umberto Eco scrisse: “Carosello ha avuto il successo che ha avuto anzitutto perché ha inventato un genere [...] e ha operato una rivoluzione del costume
PORTFOLIO/ARCHIVIO TV SORRISI E CANZONI MONDADORI PORTFOLIO/ARCHIVIO TV SORRISI E CANZONI 51 S
MONDADORI
Simboli di un’epoca
Alcuni personaggi di Carosello: da sinistra, l’omino con i baffi della Moka (1961); l’olandesina “sbiancabucato” (1980); il famoso scambio di fustino (1972) e Carmencita in una pubblicità del 1994.
la vita quotidiana”. Il programma era insomma un format unico, dove le aziende potevano lanciare prodotti in modo creativo e gli italiani, da poco alle prese con il nuovo mezzo televisivo, fantasticare su una realtà più comoda e agevole rispetto a quella che conoscevano.
REGOLE RIGIDE. Lo stile, ispirato all’avanspettacolo e alla commedia (anche se non mancarono contributi più austeri e didattici), fu uno dei pilastri del programma che a dispetto del suo carattere frivolo e spensierato, doveva seguire norme molto rigide. «La prima era quella della separazione tra la parte di spettacolo, detta “pezzo”, e la parte propriamente pubblicitaria, il “codino”», racconta il critico e giornalista Piero Dorfles nel volume Carosello (Il Mulino). «Nella parte di spettacolo, che durava circa un minuto e 45 secondi, non si poteva in nessun modo fare accenno al prodotto reclamizzato; il codino durava 30 secondi ed era lì che si doveva concentrare il comunicato pubblicitario. Inoltre, il nome del prodotto o della ditta inserzionista non potevano essere pronunciati o scritti più di sei volte». Altrettanto rigide le linee guida di natura etica: la rappresentazione di opere che celebrassero la disonestà, il vizio o il crimine era vietata; le scene sensuali bandite, per non parlare dei contenuti erotici, e anche i baci dovevano essere mostrati con moderazione. «Di alcuni prodotti, come la biancheria per signora, era semplicemente proibita la pubblicità; non erano ammesse parolacce di sorta; non potevano apparire ragazze in costume da bagno e addirittura non si potevano pronunciare termini come “sudore”, “forfora”, “depilazione” e “deodorante”!».
Un’altra regola fondamentale di Carosello era che nessun messaggio pubblicitario poteva essere trasmesso a ripetizione. Ciò significa che, eccezion fatta per il codino, non avremmo mai visto la stessa réclame andare in onda
Fu un format innovativo che mischiava
più di una volta: una vera stranezza ai nostri occhi di spettatori moderni, abituati a vedere lo stesso spot varie volte in una sola serata e magari anche durante lo stesso programma. Una norma che costringeva tra l’altro gli autori a fare continuamente appello alla propria creatività inventando spettacoli sempre nuovi e, per rendere la produzione agevole e veloce, si faceva spesso ricorso agli stessi personaggi, così da inserirli all’interno di un “ciclo narrativo”.
«L’effetto più straordinario fu che le pubblicità più fortunate divennero una specie di minuscoli serial, di telefilm a puntate o di piccoli talk show, in cui si sono confrontati alcuni dei più bei nomi dello spettacolo e della cultura italiana: da Age e Scarpelli a Luigi Magni, da Lina Wertmüller ai fratelli Taviani», spiega Dorfles. Anche gli attori erano nomi noti del cinema e del teatro: tra gli altri vi parteciparono Alberto Sordi, Nino Manfredi, Virna Lisi, Vittorio Gassman e Dario Fo.
PRIMI CARTOON. Ma le star di questi proto-spot non erano soltanto in carne e ossa. Calimero, Topo Gigio o Susanna Tuttapanna sono solo
In tour per l’Italia Figurine con Calimero nelle città italiane, davanti ad alcuni monumenti. Si trovavano in omaggio nelle confezioni del detersivo Mira Lanza (Anni ’60-’70).
alcuni dei personaggi animati che, nati con Carosello, sono ancora oggi famosi e citati. Non tutti però erano nostrani. Alcuni come il gatto Silvestro e l’uccellino Titti, furono presi in prestito dagli Stati Uniti. Grazie a loro, i pubblicitari riuscirono a catturare l’interesse di intere generazioni di bambini, che sebbene non fossero i potenziali acquirenti, divennero i più entusiasti fruitori dello spettacolo. Si considera infatti Carosello come il primo programma televisivo per bambini, pur non essendo stato concepito per quello. E lo sanno bene i genitori di allora, che usavano la trasmissione per decretare la fine della giornata. I bambini degli Anni ’60 e ’70 ricorderanno la famigerata frase: “Dopo Carosello, a nanna!”.
OLTRE CAROSELLO. I cartoon di Carosello divennero talmente famosi che non rimasero confinati all’Italia ma riuscirono a conquistare un pubblico internazionale. Come non ricordare La
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spettacolo e pubblicità in modo creativo
Linea, l’omino dal naso prominente che borbottava frasi incomprensibili e che si muoveva in un mondo rigorosamente bidimensionale e infinito. Il personaggio nacque nel 1968 dal genio creativo di Osvaldo Cavandoli per reclamizzare una marca di pentole. La Linea fu poi usata in diversi Paesi stranieri per la pubblicità e dopo Carosello divenne perfino un cartone animato e una striscia a fumetti.
Altro personaggio animato italiano molto apprezzato all’estero fu Calimero, celebre pulcino nero testimonial di un detersivo, creato dai fratelli Toni e Nino Pagot nel 1963. L’animaletto riuscì a conquistare persino il Giappone, che ne ricavò due anime nel 1975 e nel 1993. Ma a un certo punto si ritrovò al centro di una controversia sul suo presunto contenuto razzista.
Rifiutato da tutti, madre compresa, perché nero e quindi diverso dagli altri fratelli, Calimero si riconciliava con società e famiglia soltanto dopo
un lavaggio sbiancante preparatogli da una bionda e candida olandesina. Un messaggio che ai tempi forse faceva sorridere, ma che negli anni a venire avrebbe comprensibilmente suscitato una certa perplessità. E come dimenticare Carmencita e il Caballero Misterioso, inventati dal pubblicitario Armando Testa per promuovere una nota marca di caffè?
CAMBIO DI STILE. L’ultima puntata di Carosello andò in onda il 1º gennaio 1977 e con esso si chiuse uno dei capitoli più memorabili della storia televisiva italiana. Le ragioni della sua soppressione furono molteplici. «Non bisogna dimenticare innanzitutto che Carosello, per i suoi alti costi e le sue caratteristiche peculiari, era accessibile a poche ditte», scrive Dorfles. «La sua fine ha dunque permesso l’accesso alla pubblicità televisiva di migliaia di imprese minori, che non potevano aspirare a diventare
Specchio dei consumi
Quando Carosello vide la luce, l’Italia si apprestava a vivere un epocale cambiamento economico e sociale. In pochi anni si registrò infatti un ragguardevole incremento della spesa per i consumi, pari a circa il 4% annuo. E se una gran parte di questa spesa, il 46%, era ancora dedicata all’alimentazione, e meno del 2% ad altri tipi di articoli come gli elettrodomestici, gli acquisti di apparecchi televisivi non tardarono a crescere vertiginosamente. Basti pensare che a pochi mesi dalla nascita di Carosello gli abbonamenti radiotelevisivi passarono da 370mila a circa 673mila. Beni di necessità. Le cose cambiarono ancora più rapidamente nel decennio successivo. Alla fine del 1965, oltre la metà delle famiglie aveva un frigorifero, il 23% una lavatrice, il 49% un televisore. Successivamente, negli anni Settanta, l’incremento del reddito permise una diffusione pressoché totale degli elettrodomestici, considerati dai sociologi “beni di cittadinanza”, ossia una categoria di prodotti percepiti come indispensabili per sentirsi parte integrante della collettività. Aveva ormai preso forma anche in Italia la società dei consumi.
produttrici dei costosi “caroselli”. Un evento che inserzionisti e pubblicitari attendevano da almeno quindici anni». A ciò si aggiunse che i tempi stavano cambiando e le aziende, soprattutto quelle internazionali, necessitavano di uno spazio più breve e standardizzato per pubblicizzare i loro prodotti. Carosello, sorpassato dai tempi, chiuse così i battenti. Ma la sua formula innovativa lo ha reso immortale: le memorabili scenette e personaggi diventati iconici, infatti, appartengono ancora oggi alla memoria collettiva degli italiani. Anche quella di chi non lo ha mai visto, ma ne ha solo sentito parlare dai genitori o dai nonni. •
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Robert Capa
Gerda Taro
Si conobbero a Parigi e strinsero un sodalizio sentimentale e professionale che li portò alla fama quando andarono in Spagna per documentare la guerra civile.
AMORE& GUERRA
Combattenti
Soldati repubblicani, di Robert Capa (sul fronte di Aragona, 1936). Sopra, Capa ritratto da Gerda Taro a Segovia nel 1937 e la fotografa con la sua inseparabile Leica.
di Irene Merli
FOTOGRAFIA 86 S
Addio
Miliziano repubblicano saluta prima della partenza delle truppe in treno verso il fronte di Barcellona, Robert Capa (1936): le prime separazioni.
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Vinceremo!
Miliziani repubblicani a Barcellona nel 1936, di Gerda Taro. La guerra di Spagna era iniziata il 17 luglio con il golpe del generale Francisco Franco dopo la vittoria elettorale del Fronte popolare.
Cose da grandi
Due ragazzi sopra una barricata, di Gerda Taro (Barcellona, 1936). Durante la difesa della città catalana furono erette molte barricate nelle strade. L’obiettivo della prima reporter di guerra coglie un momento di gioco.
Piovono bombe
La folla corre al riparo quando suona l’allarme antiaereo, di Robert Capa (Bilbao, 1937).
I Paesi Baschi vennero pesantemente bombardati dalle forze dell’Asse, corse in aiuto di Francisco Franco.
Fu lei a inventare per lui nome e personaggio, quello di un ricco e famoso reporter americano
LA MOSTRA
L’avventura professionale e sentimentale di Gerta Pohorylle e Endre Friedmann (questi i veri nomi dei due fotoreporter di guerra, ebrea polacca lei e ungherese lui) rivive nella mostra Robert Capa e Gerda Taro: la fotografia, l’amore, la guerra (Camera,
Torino, fino al 2/6) attraverso 120 scatti eccezionali. I due fotografi si conobbero e si innamorarono a Parigi, dove decisero di seguire insieme la guerra civile spagnola, scoppiata nell’estate del 1936. Ritrassero con partecipazione intensa milizie repubblicane
e civili sotto il tiro dei nazionalisti. Gerda fotografò anche famosi scrittori antifascisti a Valencia. Morì nel 1937, a 26 anni, schiacciata da un carro armato. Scatti mai visti. L’esposizione torinese presenta molte fotografie di questa stagione leg-
gendaria e la riproduzione di alcuni provini della misteriosa “valigia messicana”, contenente 4.500 negativi scattati in Spagna dai due protagonisti e dal loro amico e collega David Seymour, ritrovata solo nel 2007 a Mexico City. Informazioni: www.camera.to
Nuova società Miliziani repubblicani e auto del Fronte popolare, Gerda Taro (1936). Uomini e donne per la prima volta in armi insieme.
Per la democrazia! Miliziano lealista corre con il fucile nei pressi di Espejo, Robert Capa (1936). Lealista era sinonimo di repubblicano.
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Bombardati
Un soldato in un bunker, di Robert Capa (Madrid, 1936). Hitler aveva inviato in Spagna un fiore all’occhiello delle sue forze armate: la divisione aerea Condor.
Spesso firmavano i servizi per Life o per Vu con un’unica sigla, senza specificare chi fosse l’autore o
l’autrice
Lavoro e sentimenti Gerda Taro e Robert Capa al Café du Dôme di Parigi, fotografati da Fred Stein nel 1936. La coppia stava per partire per la Spagna.
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Plotoni femminili Miliziane repubblicane si addestrano in spiaggia, di Gerda Taro (presso Barcellona, 1936) Le donne solitamente stavano nelle retrovie.