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Cibo, sfide nel piatto

Nutrire tutti gli abitanti della Terra, ma riducendo gli impatti di campi e pascoli. Anche grazie alla tecnologia.

Con 821 milioni di persone gravemente denutrite (150 milioni in più rispetto a prima della pandemia) e 2,3 miliardi afflitte da insicurezza alimentare, l’obiettivo di porre fine alla fame nel mondo dell’Agenda 2030 dell’Onu sembra ancora fuori portata. Negli ultimi anni è diventato evidente come guerre, crisi climatica e shock economici possano impattare su produzione e distribuzione di cibo. La produzione di cibo è responsabile di circa un terzo delle emissioni globali di gas serra dovute ad attività umane: il 35%, per uno studio della University of Illinois (v. riquadro nella pag. accanto), che considera tutta la filiera di agricoltura e allevamento. E la crisi climatica si ritorce sui campi stessi, portando siccità ed eventi climatici estremi. Ecco che cosa deve cambiare, per costruire un sistema alimentare che sia allo stesso tempo più sostenibile e in grado di nutrire una popolazione in crescita.

Agricoltura

Degrado del suolo, ridotte disponibilità idriche e cambiamenti climatici stanno causando perdite di produttività agricola non risolvibili alla vecchia maniera. Ovvero con nuovo consumo di terreno, preso alle foreste, e un ricorso massiccio a fertilizzanti. Secondo la Fao, la sicurezza alimentare deve passare comunque dal drastico taglio dei gas serra, con tecniche agricole sostenibili. Le strategie? Sistemi di agricoltura e allevamento integrati, come la risipiscicoltura (allevare pesci nelle acque delle risaie), che permettono di utilizzare al meglio il suolo; riutilizzo di spazi nelle aree urbane; agroforestazione, ossia la piantumazione di alberi associata a colture agricole e pascoli, che protegge il suolo dall’erosione. Serve poi una riduzione o eliminazione di pesticidi (con agricoltura biologica) e fertilizzanti: un recente studio della University of Cambridge (v. riquadro a destra in alto) ha calcolato che le emissioni legate ai fertilizzanti si potrebbero ridurre fino all’80% senza incidere sulla resa, con cambi nelle sostanze e uso più efficiente. L’agricoltura di precisione, per esempio, sfrutta la tecnologia per ottimizzare la coltivazione risparmiando energia, acqua e fertilizzanti.

CIRCA 5%: LA PERCENTUALE DELLE EMISSIONI DI GAS SERRA DOVUTE AI FERTILIZZANTI.

Lo calcola uno studio dell’Università di Cambridge (Uk) sui fertilizzanti naturali (letame) e sintetici, che forniscono alle piante sostanze come l’azoto. Un terzo delle emissioni legate ai fertilizzanti si deve alla produzione, soprattutto per la sintesi dell’ammoniaca (composto con azoto), che impiega energia e produce CO2. Ma ben due terzi sono invece legati all’uso sul terreno, dove l’azione dei microbi produce protossido di azoto, potente gas serra.

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