Focus 371 - settembre 2023

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TEST

Tutti i modi e i trucchi usati dalle specie per attrarsi e accoppiarsi Perché noi esseri umani abbiamo fatto di quell’istinto un chiodo fisso Paese che vai abitudini sessuali che trovi

Mensile: AUT 10,00 € BE 9,60 € / F 9,00 € / D 11,70 € / LUX 9,40 € / Côte d’Azur 9,10 € / PTE CONT. 8,70 € / E 8,70 € / CH 11,50 Chf / CH CT 11,30 Chf / USA $ 13,80. Poste Italiane / Spedizione in A.P. D.L. 353-03 art. 1, Comma 1 Verona CMP ABISSI HI-TECH SOMMERGIBILI E SOCCORSI: 20MILA SFIDE SOTTO I MARI GIAPPONE APERITIVO COL SERPENTE: LA MANIA DEI LOCALI-ZOO SOTTOZERO GUIDA AL BUON GELATO TRA INGREDIENTI E BUGIE
SESSO L’INVENZIONE DEL CHE TIPO SEI SOTTO LE LENZUOLA

12 L’odore delle mani

15 I pesci in numeri

16 Prisma sonoro

18 La scienza del ping-pong

20 La giornata tipo nel mondo

22 Facciamo spazio

25 Il parassita “buono” dossier

26

8

Giochi di coppia

SFUMATURE DI SESSO

Lo fanno (quasi) tutti. Nei modi più curiosi, con fatica e a volte rischiando la vita. Perché questo modo di riprodursi ha così successo?

32 VIVA IL PIACERE

L’evoluzione ha reso molto gratificante riprodursi. Ma noi umani abbiamo fatto di questa gratificazione un chiodo fisso.

44 ecologia PIOVE SULL’ASCIUTTO

In tempi di siccità e di cambiamenti climatici estremi si sperimentano soluzioni innovative (naturali e hi-tech) per accumulare le risorse idriche.

50 comportamento SAPRESTI GESTIRE UNA EMERGENZA?

Eventualità remote ma possibili: trovarsi sotto i fulmini o nel deserto, restare intrappolati in un edificio... Ecco i sistemi per farcela.

56 alimentazione

S I FA PRESTO A DIRE GELATO

Accontenta tutti ed è il dolce estivo per eccellenza. Ma quanto possiamo mangiarne per non rovinare la dieta? E può sostituire un pasto?

Scoprire e capire il mondo

19

Individuare Covid (e altri virus) nell’aria

38 PAESI E ABITUDINI

Le usanze legate al sesso sono tante, per differenze religiose e culturali. Che però si stanno attenuando.

42 IDENTIKIT TRA LE LENZUOLA

A letto sei esuberante o un po’ freddino? Quanto è importante per te vivere momenti “intimi” con il partner? Scoprilo con il nostro test.

MULTIMEDIA

Scopri video, audio, timelapse e tanti altri contenuti.

Pagine animate

Animazioni, video, audio... Potete fruire di tanti contenuti aggiuntivi grazie ai QR Code, nelle pagine dove troverete l’icona Focus+. Basta inquadrare il QR Code con la fotocamera attiva (se si usa un iPhone o un iPad), oppure usando Google Lens o una qualsiasi app per la scansione di QR Code (se si ha uno smartphone o un tablet Android). Se invece siete al computer, andate alla pagina del nostro sito, all’indirizzo web segnalato.

Focus | 3 In copertina: Foto portante: Getty Images; Sotto da sinistra: Marina Militare; Reuters/Contrasto; Getty Images.
PRISMA
I fulmini dell’eruzione dell’Hunga Tonga (2022) INQUADRA IL QR CODE
www.focus.it 371 SETTEMBRE 2023

62 iniziative ARRIVANO I FOCUS SCHOOL CAMP

Un nuovo modo di pensare e vivere i viaggi di istruzione della scuola.

69 società

L A TAZZA DI NOÈ

Non solo gatti: nei caffè giapponesi si può sorseggiare un drink con serpenti e rapaci.

74 scienza CORALLI E CURCUMA

Non è una ricetta stravagante: una ricerca scientifica tutta italiana dimostra che questa spezia può salvare la barriera corallina dallo sbiancamento.

80 scienza

L A MATEMATICA DEI NODI

I nodi sono una scienza complicata, che oggi trova molte applicazioni, dalla biologia all’aeronautica.

84 tecnologia ABISSI HI-TECH

Ecco come si costruisce un sottomarino in grado di scendere a migliaia di metri negli oceani.

90 tecnologia SOCCORSI SOTTOMARINI

Perché le missioni di salvataggio negli abissi sono così difficili? Lo spiegano gli esperti della Marina militare, leader nei soccorsi subacquei.

98 comportamento LO STRESS IN VALIGIA

La vacanza dovrebbe essere il momento del relax, ma spesso accade che fare i conti con tempi e modalità ribaltati faccia emergere i contrasti.

104 cifrario economico

IL TERMOMETRO DELLE VACANZE

Tra temperature sempre in aumento, aree verdi per chi resta in città e chilometri di spiagge, ecco tutti i numeri dell’estate.

106 natura SE LE PIANTE NON FACESSERO OMBRA...

Non si può toccare, ma i suoi effetti sull’ambiente sono tangibili. Non solo d’estate, quando è più utile e apprezzata anche da noi.

114 scienza A CACCIA DELL’ENERGIA OSCURA

Una sonda appena lanciata contribuirà a studiare quello che è forse il più grande enigma dell’universo: il vuoto.

RUBRICHE

7 L’oblò

96 Tipi italiani

120 Focus Live

164 Cartellone

168 Giochi

4 | Focus
Ci trovi anche su:
90
di un sottomarino Speciale 124 ANIMALI 128 TECNOLOGIA 130 SCIENZA 132 AMORE E SESSO 134 STORIA 138 TE LO DICE... D&R 140 NATURA 142 ECONOMIA 144 SALUTE 146 SOCIETÀ 148 ARTE E CULTURA 152 CIBO 154 SPORT 158 UNIVERSO 160 PSICHE
Come salvare l’equipaggio

SAPRESTI GESTIRE

Shutterstock comportamento

Eventualità remote, ma possibili: trovarsi sotto i fulmini o nel deserto, restare intrappolati in un edificio... Ecco i sistemi migliori per farcela (o almeno tentare).

di Elisa Venco
UNA EMERGENZA? 50 | Focus

Si dice che “la fortuna è cieca, mentre la sfi...a ci vede benissimo”. Però se incappiamo in una situazione che definire “sfortunata” è dire poco, l’importante è sapere come comportarsi. Lo insegna Joshua Piven, scrittore statunitense, celebre per il suo libro Worst case scenario (in italiano Manuale di sopravvivenza per situazioni estreme), in cui ha raccolto eventualità remote, ma possibili. Situazioni che in fondo potrebbero capitare a tutti (o quasi). Come quelle illustrate in queste pagine.

QUIZ ANIMATO

Sai che cosa fare se incontri un orso?

Oppure vai su www.focus.it/ambiente/animali/quiz-orsi

COME EVITARE UN ORSO

Per evitare che un esemplare ti si avvicini se sei in tenda (per esempio in un parco americano che ospita una popolazione di orsi, come nel caso del grizzly nella foto) cerca di eliminare il più possibile odori di cibo da te stesso e dall’accampamento. Non dormire con i vestiti con cui cucini, non tenere cibo nella tua tenda, liberati dell’immondizia e stai alla larga dalle carcasse di animali. Se incroci un orso, ergiti in tutta la tua altezza e parla a

voce bassa in tono tranquillo. Gli orsi vedono l’uomo come una minaccia, ma sanno valutare le intenzioni altrui. Nel caso raro in cui l’orso ti attacchi, la reazione dipende dalla specie. Se è un orso bruno, come quelli eurasiatici o i grizzly americani, stenditi a faccia in giù con le mani dietro il collo. Se è un orso nero (diffuso in America), colpiscilo con ciò che trovi mirando al muso e agli occhi. Mai scappare: gli orsi corrono più veloci di noi.

Shutterstock Focus | 51 MULTIMEDIA INQUADRA IL QR CODE

COME ABBATTERE UNA PORTA COME SFUGGIRE ALLE CORRENTI DI RITORNO?

Se resti chiuso in una stanza, per abbattere la porta dovrebbero bastare 2 calci ben assestati vicino alla serratura per romperla. I calci sono più efficaci delle spallate perché vengono dati con più forza e sono più precisi nel colpire la zona intorno al meccanismo di blocco. Nelle costruzioni più recenti le porte hanno di solito un’anima di cartone ondulato con una copertura in vinile e striscioline di legno lungo i bordi: se ti trovi davanti una di queste porte, puoi capirlo facilmente perché se bussi suona “vuoto”. In questo caso un bel calcio al centro di uno dei pannelli dovrebbe bastare a formare un buco da cui passare la mano per aprire cercando la maniglia esterna o la chiave.

Sulle porte esterne di solito ci sono due tipi di chiavistello: una manopola di bloccaggio e una serratura automatica (nelle porte più vecchie potrebbero far parte di una stessa serratura). Inizia a dare una serie di calci in corrispondenza della serratura. Se non basta, con un pezzo di acciaio fai leva incastrando il metallo tra la serratura e la porta e muovendo avanti e indietro. Se invece hai un martello e un cacciavite o un punteruolo posiziona questi ultimi sotto la cerniera. Con il martello colpisci l’estremità del punteruolo fino a far uscire la cerniera. Rimuovi i perni e così potrai aprire la porta dal lato delle cerniere.

Sono un pericolo reale ed esistono in tutto il mondo (nel 2021 in soli sei mesi hanno causato l’annegamento di 58 persone, secondo l’agenzia americana National Oceanic and Atmospheric Administration). Si tratta di forti correnti che si formano vicino alla costa, attorno ai moli o in prossimità delle strutture artificiali, costruite per fermare l’erosione delle spiagge, che incanalano la corrente. La loro velocità

è impressionante: circa 8 km l’ora, e per questo possono trascinare via anche il nuotatore più forte. Se rimani intrappolato in una simile corrente, la cosa migliore che puoi fare è mantenere la calma ricordando che la corrente non ti trascinerà sott’acqua; ti allontanerà solo dalla riva. Chiama aiuto mentre galleggi e non nuotare verso riva (cioè controcorrente) perché ti stancheresti inutilmente. Evitare di esaurire le

energie ti darà più tempo per essere salvato. E se aspetti può perfino darsi che le correnti possano fluire in uno schema circolare e riportarti vicino a un banco di sabbia. Se così non fosse o non puoi contare sull’aiuto di nessuno, invece di dirigerti verso la riva, nuota parallelamente a essa, e probabilmente raggiungerai un punto di uscita dalla corrente. Da lì segui la direzione delle onde che si infrangono a riva.

Getty Images Mondadori Portfolio

Pilota privo di sensi? Con un po’ di sangue freddo, riportare a terra il velivolo è possibile

COME CAVARSELA IN CASO DI TERREMOTO

Se ti trovi al chiuso, riparati sotto un tavolo robusto. Se non ne hai uno a disposizione, mettiti in un corridoio contro una parete interna. Se non puoi raggiungere un luogo più sicuro, accovacciati e copriti collo e testa con le braccia. Stai lontano da finestre, caminetti e mobili o elettrodomestici pesanti. Non correre giù per le scale mentre l’edificio trema. Se sei fuori

casa, spostati al centro della strada e allontanati da edifici e linee elettriche. Se stai guidando fermati (ma non sotto un ponte, su un cavalcavia o sotto alberi o lampioni).

Resta dentro l’auto fin quando si verificano scosse. Se sei intrappolato in un edificio colpisci ripetutamente una tubatura o un oggetto di metallo per segnalare la tua presenza.

COME FAR ATTERRARE

COME SCAPPARE

Apri il finestrino appena entri in acqua perché, facendo entrare l’acqua, bilanci la pressione dentro e fuori dall’abitacolo e puoi riuscire ad aprire la portiera. I finestrini automatici funzionano solo fino a quando l’impianto elettrico dell’automobile resta asciutto. Se non li hai aperti, rompi il vetro con un calcio o un oggetto appuntito cercando di colpire i bordi, non il centro. Cerca di uscire dall’auto mentre ancora galleggia. A seconda del veicolo, il galleggiamento può variare da qualche secondo a qualche minuto. Le auto con motore davanti vanno giù molto inclinate e, se l’acqua è più profonda di 5 m, il veicolo potrebbe posarsi sul fondale capovolto. Se rimani intrappolato, non cedere al panico aspetta che l’auto si riempia d’acqua fino alla tua testa. A quel punto fai un respiro profondo e trattieni il fiato: la pressione tra interno ed esterno dovrebbe essere identica e quindi con un colpo dovresti riuscire ad aprire la portiera e a risalire in superficie.

Infila le cuffie del pilota, cercando un microfono simile a un radiotrasmettitore sul quadro strumenti in cui occorre premere il pulsante per parlare e rilasciarlo per ascoltare. Dì: “Mayday! Mayday!”, che è il codice per l’emergenza (un giornalista di Focus ci ha provato su un simulatore di volo, riuscendo a farsi guidare a voce nella procedura di atterraggio, vedi www.focus.it/pilotapercaso). Se non ottieni risposta, imposta la radio sulla frequenza 121.50. Se nessuno risponde, prova ad attivare il pilota automatico con un pulsante blu conosciuto come Level-off. Se non va, sappi che, se tiri verso di te la cloche, il muso dell’aereo si alza; se la allontani, si abbassa. In volo il muso dell’aereo dovrebbe puntare circa 4-5 dita sopra il cruscotto; la direzione la vedi sul quadrante in cui compare il disegno di un piccolo aereo. Se trovi un luogo per atterrare (va bene anche un campo o un prato), rallenta tirando indietro la manetta della potenza dei motori, che è una leva nera tra i sedili, finché il muso punta 5 o 6 dita sotto l’orizzonte. Poi prepara il carrello di atterraggio con un’altra leva, che si trova vicino a quella dei motori e che ha una manopola a forma di pneumatico. Posizionati in modo che quando l’altimetro (un indicatore con 3 lancette) segna 300 metri (o 1.000 piedi) tu veda la tua “pista” sopra la punta dell’ala destra. Quando ti avvicini rallenta ancora e non lasciare che il muso si abbassi più 15 cm sotto l’orizzonte. Quando sei a 300 metri da terra, l’aereo dovrebbe andare a circa 80 km l’ora e le ruote posteriori toccare per prime. A questo punto, in bocca al lupo!

DA UN’AUTO CHE AFFONDA
UN AEREO
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SI FA PRESTO

Fresco e vario, accontenta tutti ed è il dolce estivo per eccellenza. Ma quanto possiamo mangiarne per non rovinarci la dieta? Ed è davvero possibile sostituire un pasto con un cono formato maxi?

di Margherita Fronte
AdobeStock 56 | Focus alimentazione

GELATO A DIRE

TANTI GUSTI

La base del gelato è la stessa per tutti i tipi. Il gusto si ottiene con paste dal sapore concentrato, frutta o altri ingredienti. A volte, il colore è dovuto ai coloranti.

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INDUSTRIALE O ARTIGIANALE?

Sopra, la produzione di coppette confezionate. A destra, un cono artigianale. L’aspetto è diverso, ma gli ingredienti sono simili.

Fresco e colorato, il gelato è l’alimento estivo per eccellenza. Con i suoi gusti molteplici e declinati nei modi più vari – dal classico cono, alle coppette, ai sorbetti – mette d’accordo tutti. È lo snack che rinfresca, la coccola dopo il pasto, oltre che un ottimo modo per fare amicizia: chi può rifiutare l’offerta di un gelato? Così, fra una passeggiata e un tuffo in mare, a casa oppure in gelateria, ogni anno gli italiani ne consumano circa 10 chilogrammi a testa, fra prodotti confezionati e artigianali. Ma dal punto di vista nutrizionale il gelato è un alimento sano? Che cosa introduciamo esattamente nel corpo quando addentiamo un croccante o gustiamo un cono?

DENTRO LE PALLINE

Tecnicamente, il gelato è ottenuto congelando rapidamente una miscela che comprende latte, acqua, zucchero, uova, grassi animali e vegetali. A questa base si aggiungono gli stabilizzanti e gli emulsionanti, che rendono uniforme il preparato, e gli ingredienti che danno i diversi gusti. Non occorrono invece sostanze conservanti, perché il freddo è sufficiente a mantenere le caratteristiche del prodotto e a evitare la proliferazione di batteri.

La base bianca è simile per tutti i gelati anche se, spiega Antonio Pratesi, medico dietologo azienda Ulss2 di Treviso, «nella lavorazione artigianale si utilizzano soprattutto i lipidi di origine animale (derivati cioè da panna, crema e grasso del

latte e dalle uova) mentre i prodotti industriali normalmente contengono grassi di origine vegetale, come l’olio di cocco, di palma o di soia». Inoltre, i gusti alla frutta hanno generalmente meno panna e latte e sono pertanto un po’ più “leggeri” e meno calorici. «Gli aromi e gli estratti che conferiscono il gusto invece variano a seconda del risultato che si vuole ottenere, ma anche del produttore», dice Laura Rossi, dirigente di ricerca del Crea - Alimenti e Nutrizione e specialista in scienza dell’alimentazione. «Per i gelati alla frutta si aggiungono la polpa o il succo del frutto corrispondente; la nocciola, il pistacchio o

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CHE COSA C’È DENTRO UN GELATO

Dal punto di vista nutrizionale, i gelati non sono alimenti completi. Anche quelli alla frutta contengono solo piccole quantità di vitamine e antiossidanti. Si collocano, insomma, al vertice della piramide alimentare, assieme ai dolci. I gelati artigianali contengono più grassi animali; quelli industriali contengono più grassi vegetali. La diversa consistenza delle due tipologie è legata alla presenza di aria: i gelati industriali sono infatti meno soffici e più “compatti”.

Composizione media ogni 100 grammi (g)

Composizione media ogni 100 grammi (g)

COME SI RICONOSCE UNA BUONA GELATERIA?

la noce si ottengono con paste di pasticceria dal sapore concentrato, per il cioccolato si usa il cacao e così via». Infine si possono utilizzare coloranti per migliorare l’aspetto, mentre biscotti, granelle, cialde e così via caratterizzano il prodotto, soprattutto nell’ambito della produzione industriale.

UN DOLCE PIACERE

«Dal punto di vista nutrizionale, i principali costituenti del gelato sono gli zuccheri e i grassi», prosegue l’esperta. Si tratta, quindi, di un dolce a tutti gli effetti: un alimento cioè che si trova in cima alla piramide alimentare, il cui consumo va perciò limitato. «Il gelato si mangia per piacere, non certo perché è salutare ed equilibrato. Quindi, se non si assumono altri dolci, bisognerebbe consumarlo non più di tre volte alla settimana», spiega Pratesi.

Aggiunge Laura Rossi: «Devono fare particolare attenzione i diabetici, le persone in sovrappeso e chi ha il colesterolo alto». Chi è intollerante al lattosio, invece, può contare su prodotti – sia artigianali sia industriali – pensati per andare incontro a questa specifica esigenza.

«Va comunque precisato che, rispetto ad altri dolci, il gelato è molto meno calorico: una porzione contiene circa la metà delle calorie di un tiramisù», puntualizza la nutrizionista. «Se poi si sceglie un sorbetto, in cui la panna e il latte sono ridotti al minimo, il conto delle calorie scende ulteriormente». Il rovescio della medaglia è che «il gelato non è un alimen-

«È difficile trovare un laboratorio artigianale che prepari tutto dalla A alla Z», spiega Antonio Pratesi, medico dietologo; «quasi sempre le gelaterie artigianali si avvalgono di semilavorati che possono contenere solo due o più componenti mancanti al gelato, oppure di prodotti completi, che forniscono già tutti gli ingredienti essenziali». Riconoscere una gelateria che fa tutto da sé è difficile. Ma, indipendentemente dal grado di artigianalità del prodotto, nei punti vendita Pratesi consiglia di:

CONTROLLARE L’IGIENE DEL LOCALE (pavimenti, pareti, banco frigo) e se il personale indossa camici e vestiti puliti, di colore chiaro e con copricapo;

DIFFIDARE DEI COLORI INTENSI: le tonalità dei vari gusti devono essere tenui e pastellate;

VERIFICARE LA PRESENZA DEL CARTELLO CON L’ELENCO DEGLI INGREDIENTI (è obbligatorio, ma molte gelaterie non lo espongono). La presenza di indicazioni che sottolineano l’impiego di prodotti biologici, Dop o locali è una ulteriore garanzia.

CONTROLLARE CHE OGNI VASCHETTA ABBIA LA SUA SPATOLA DI ACCIAIO (i dosatori e le palette immerse nell’acqua sono poco igienici).

VERIFICARE CHE IL TERMOMETRO DEL BANCO FRIGO segni una temperatura di -14/-15 °C.

Se c’è una sola persona che serve e maneggia denaro, VERIFICARE CHE USI UN TOVAGLIOLO DI CARTA PER IMPUGNARE LA CIALDA.

Ogni anno gli italiani consumano in media
PROTEINE CALORIE 4-5 g 210-230 CALORIE 208 214 96 291 326 311 LIPIDI 9,0 g 9,6 g 0,2 g 14 g 21 g 11 g 10-14 g 16-22 g 0,6 g 60-68 2-3 g 190-220 0-6 g 23-25 g 0,6 g 65-70 GELATO ALLE CREME
10 chilogrammi di gelato a testa, soprattutto in estate
GELATO ARTIGIANALE GELATO INDUSTRIALE GELATO IN VASCHETTA COPPETTA GHIACCIOLO CONO STECCO SANDWICH GELATO ALLA FRUTTA LIPIDI 29 g 28 g 23 g 37 g 30 g 46 g CARBOIDRATI ZUCCHERI 25 g 25 g 19 g 26 g 25 g 25 g ZUCCHERI MINERALI 2,9 g 3,1 g 0,2 g 3,6 g 4,0 g 5,1 g PROTEINE ACQUA % 0,15 g 0,15 g 0,0 g 0,21 g 0,16 g 0,3 g SALE
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DOLCE PRODUZIONE

La lavorazione prevede vari passaggi fra cui la miscelazione, la pastorizzazione a circa 80 °C, per eliminare i batteri, e il raffreddamento.

GELATI FUNZIONALI

to completo. A seconda del gusto, può contenere vitamine, sali minerali e antiossidanti, ma in quantità ridotte. Quelli alla frutta, poi, non sono affatto assimilabili al frutto vero e proprio», dice Rossi. Insomma: non si può mangiare una coppa fragola e pesca, pensando di essere a posto con la razione quotidiana di frutta.

AL POSTO DEL PRANZO?

E neppure è consigliabile sostituire un pasto intero con un cono, per quanto voluminoso. «La composizione di un gelato è diversa da quella di un pasto, che in genere ha carboidrati complessi e fibre», riprende Pratesi. «Inoltre, il volume del cibo introdotto, le calorie e le proteine sono inferiori a quelli di un pasto standard. Se si mangia una porzione generosa come una coppa di gelato, le calorie aumentano, ma derivano da una quantità ancora maggiore di zuccheri semplici e grassi. Quindi il pasto risulta ancora più sbilanciato».

In vacanza può però capitare di pranzare con un cono, anche perché si digerisce in fretta e al mare può far comodo. È un’abitudine da abolire? «Ogni tanto uno strappo alla regola è concesso», tranquillizza Laura Rossi. «Ma bisogna poi fare attenzione a bilanciare i nutrienti carenti nel pasto successivo». Ma nell’arco della giornata, qual è allora il momento più indicato per gustare il gelato? «Coni, coppette, ricoperti e così via sono un ottimo snack», risponde l’esperta. «Vanno benissimo come merenda, mentre se si assumono come dolce dopo il pasto bisogna controllare le dosi: in questo caso, due palline (per un totale di circa 80 grammi) sono una quantità adeguata».

Sostituire gli zuccheri e grassi saturi del gelato con sostanze più salutari, e magari aggiungerne altre che facciano bene alla salute, come le fibre e gli antiossidanti. È il sogno dei ricercatori del Dipartimento di agraria dell’Università Federico II di Napoli, che assieme ad altri gruppi di ricerca nel mondo vogliono creare il “gelato funzionale”. Ma se l’obiettivo è chiaro, la strada per arrivarci è complessa. «Zuccheri e grassi vanno rimpiazzati con ingredienti che non alterino le proprietà organolettiche del prodotto e in ogni caso la sostituzione non potrà mai essere completa», spiega Alessandro Genovese, docente di scienze e tecnologie alimentari alla Federico II. «Per gli zuccheri, si opta per dolcificanti come la stevia (in foto), mentre i grassi saturi possono essere sostituiti con proteine del siero del latte o con grassi

insaturi». Recentemente, i ricercatori di Napoli hanno pubblicato su Journal of Functional Foods i risultati di una serie di esperimenti in cui parte dei grassi saturi del gelato è stata sostituita con olio extra vergine di oliva. «Gli assaggiatori che hanno analizzato il prodotto non hanno riscontrato differenze fra il gelato alla vaniglia standard e quello fatto con olio di oliva, mentre qualche differenza è stata notata per il gusto cioccolato», conclude

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Il momento migliore per coni e coppette è la merenda. Dopo il pasto bisogna ridurre le dosi
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RELAZIONI QUANTO SPESSO GLI AMORI COMINCIANO DALL’AMICIZIA?

SALUTE PERCHÉ QUANDO CI CONCENTRIAMO TIRIAMO FUORI LA LINGUA?

NATURA PER QUALE MOTIVO I FULMINI SI MUOVONO A ZIG-ZAG?

ARTE E CULTURA CHI È STONATO PUÒ IMPARARE A CANTARE?

SCIENZA CHE C’ENTRANO I GRATTACIELI CON IL VENTO DI NEW YORK?

INDICE PAGINE ANIMALI 124 • TECNOLOGIA 128 • SCIENZA 130 • AMORE E SESSO 132 • STORIA 134 • TE LO DICE MASSIMO 138 • NATURA 140 • ECONOMIA 142 • SALUTE 144 • SOCIETÀ 146 • ARTE E CULTURA 148 • CIBO 152 • SPORT 154 • UNIVERSO 158 • PSICHE 160 ANIMALI COME FANNO I CANI A SAPERE QUANDO
A CASA?
RIENTRIAMO
È VERO
NEI
PROBLEMI? Domande Risposte INSERTO SPECIALE! LA RUBRICA DI MASSIMO CANNOLETTA, IL CAMPIONE DEI QUIZ TV TE LO DICE MASSIMO LA SCIENZA IN PILLOLE CIBO SI PUÒ CUOCERE Shutterstock Shutterstock ShutterstockShutterstock Mondadori Portfolio Shutterstock AdobeStock
CHE
SOGNI RISOLVIAMO I

COME FANNO

I CANI A SAPERE QUANDO RIENTRIAMO?

ARRIVI O NO?

La sguardo preoccupato di un cagnolino in attesa del suo padrone.

Agli elefanti piacciono i visitatori degli zoo?

Sembra di sì: la loro attività sociale infatti aumenta durante i pasti consumati davanti agli umani, e anche i comportamenti ripetitivi, ritenuti un segno di noia, diminuiscono, specialmente in presenza di folle numerose vicino ai recinti. Dopo questi eventi “mondani” i pachidermi si mostrano in generale anche più attivi. Compagnie. Se ne sono accorti alcuni etologi delle Università di Nottingham Trent e Harper Adams (nel Regno Unito) dopo aver analizzato oltre 100 articoli scientifici riguardo all’impatto che l’accesso dell’uomo agli zoo ha sul comportamento di oltre 250 specie animali. Anche i cacatua, pappagalli di origine australiana, sembrano stimolati dalla presenza umana, che incoraggia i loro comportamenti sociali; mentre la corella beccolungo (Cacatua tenuirostris), un altro uccello della famiglia dei Cacatuidi, trascorre la maggior parte del tempo dei giorni “clou” delle visite ancora più vicino agli umani, come se ne amasse la compagnia. Un impatto positivo dell’uomo agli zoo si osserva anche su pinguini, giaguari e grizzly, mentre non amano le nostre intrusioni struzzi, ricci, molti ungulati e marsupiali, e il tuatara (Sphenodon punctatus). E.I.

ANIMALI
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Non hanno un “orologio interno” né il senso del tempo come lo intendiamo noi, ma hanno capacità che li rendono abilissimi ad accorgersi di elementi che noi trascuriamo e che consentono loro di sapere quando qualcuno sta rientrando a casa: per esempio, grazie al loro udito sopraffino possono riconoscere la nostra auto che si avvicina molto prima di quando siamo sotto il portone. PICCOLI RUMORI. Oppure, possono percepire suoni minimi che provengono da un vicino o da un oggetto come una sveglia e che si ripetono sempre allo stesso orario, oppure ancora possono accorgersi della diversa inclinazione della luce nell’arco della giornata e associarla all’ora del nostro rientro. Questi indizi, a cui noi non facciamo caso, servono ai cani per sapere che è l’ora della pappa, del rientro del padrone, della passeggiata e così via. E se quando siete stati via pochi minuti venite accolti da feste come se foste stati via ore, non è strano: pare che per i cani il tempo scorra più lento, a Fido un quarto d’ora è sembrato un’eternità.

Gli scimpanzé possono imparare la lingua dei segni?

anche se il loro linguaggio non è articolato come quello umano. Negli anni ’60 e ’70, diversi ricercatori si sono occupati di instaurare una comunicazione con i primati. Il primo con cui si è riusciti a “dialogare” è stato lo scimpanzé Washoe, con l’aiuto di Beatrix e Allen Gardner dell’Università del Nevada. Quando aveva circa tre anni, era in grado di riprodurre più di cento parole, identificando oggetti (aeroplano, banana...). Riusciva anche a creare nuove parole per descrivere concetti per lui nuovi: definì “uccello acquatico” un cigno. Al momento della sua morte, nel 2007, Washoe usava 250 segni ed era in grado di avanzare richieste, anche se la grammatica non era sempre corretta. Maestro. Washoe “adottò” poi uno scimpanzé di 10 mesi, chiamato Loulis, che imparò da lui la lingua dei segni: lo aiutava a formare i termini toccandolo con la zampa oppure glieli mostrava più volte fino a che non li imparava. Soltanto il 5% dei segni che Washoe utilizzava riguardava il cibo, mentre l’88% avevano a che fare con interazioni sociali. La femmina di gorilla Koko (19712018) divenne invece la prima della sua specie a utilizzare il linguaggio dei segni grazie alla psicologa animale Francine Patterson. Secondo la studiosa Usa, Koko aveva addirittura ideato una sua propria “lingua dei segni dei gorilla”. I.P.

Come si riconosce l’età di un pesce?

In due modi: dagli “anelli” di crescita sulle sue squame o dalle strutture ad anello che si trovano negli otoliti (piccole ossa dell’orecchio interno). Il secondo metodo, per quanto si possa svolgere solo dopo la morte dell’animale, è più affidabile: le strutture calcificate o dure di un pesce ne mostrano la crescita attraverso anelli, costituiti da strati sottili, che si accumulano nel corso della vita e che contati indicano con approssimazione l’età del pesce, un po’ come accade per gli alberi. L’età può però essere valutata anche con il pesce ancora in vita, osservando le squame con un microscopio: si possono distinguere cerchi concentrici, che indicano l’età del pesce. Le squame, tuttavia, possono staccarsi e ricrescere, il che potrebbe causare stime imprecise. Inoltre, gli anelli sono difficili da distinguere in alcune specie e nei pesci più anziani. Longevità. Il metodo più preciso implica quindi l’osservazione degli otoliti: i cerchi concentrici qui presenti, chiari e scuri, rivelano le fasi di crescita. Quelli più chiari indicano uno svilluppo più veloce, che in genere si verifica nei mesi caldi; quelli scuri una crescita più lenta, tipica dei mesi invernali. Le informazioni sulla longevità delle creature acquatiche sono comunque ancora scarse, ma gli scienziati hanno appreso che, nelle acque temperate, la maggior parte delle specie vive da 10 a 20 anni circa. I.P.

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NON HANNO IL NOSTRO SENSO DEL TEMPO, MA HANNO CAPACITÀ, COME L’UDITO SVILUPPATISSIMO, CHE PERMETTONO LORO DI CAPIRE MOLTE COSE.

Esiste un orinatoio che impedisce gli schizzi?

Sì. Ha un’apertura stretta e una superficie interna curva che annulla la fuoriuscita di goccioline. Per progettarlo, alcuni scienziati dell’Università di Waterloo (Canada) hanno studiato come i cani alzano la zampa per fare pipì, supponendo che sappiano istintivamente come non sporcarsi. In più, hanno sperimentato una serie di orinatoi, sparando getti di fluidi colorati a diverse velocità, altezze e angolazioni. Per determinare cosa producesse la maggior quantità di spruzzi, hanno raccolto e pesato il liquido sul pavimento. Zero gocce. Così hanno calcolato l’angolo tra il getto di pipì e la superficie d’impatto che provoca meno schizzi: deve essere uguale o inferiore ai 30 gradi. Infine, hanno pensato una superficie rispetto alla quale qualsiasi flusso di urina non superi mai questo angolo critico. Un vantaggio se si considera quanto sia facile “sbagliare”: per i ricercatori, circa la metà della popolazione mondiale maschile si sporca e inzacchera i bagni con schizzi accidentali da orinatoio. M.Z.

GLI OLOGRAMMI SI POTRANNO TOCCARE?

Èl’obiettivo dei ricercatori dell’Università di Glasgow, in Scozia, che hanno realizzato un dispositivo in grado di far toccare le riproduzioni olografiche. Il sistema, chiamato Aerohaptics, si basa sull’emissione di getti d’aria, le cui intensità e direzione possono essere regolate con precisione per simulare il contatto fisico sulla pelle degli utenti. Gli oggetti virtuali rispondono quindi ai movimenti della mano, con i piccoli getti d’aria opportunamente controllati per ricreare la sensazione tattile su dita, mani e polsi delle persone che interagiscono con l’ologramma. Con Unity Game Engine, un software di computer grafica

generalmente impiegato per creare oggetti e ambientazioni 3D nei videogiochi, i ricercatori possono proiettare un’immagine bidimensionale all’interno di una piramide di vetri e specchi. IMMAGINI. L’utente inserisce quindi le mani all’interno dell’unico lato aperto della piramide, e interagisce con l’immagine che sembra sospesa nel vuoto. Sotto la piramide c’è invece un sensore che segue gli spostamenti di mani e dita, e un ugello regolato da un algoritmo che emette l’aria con le adeguate combinazioni di intensità e direzione.

Roberto Mammì

PER FINTA Toccare un ologramma è impossibile: è solo una proiezione.

OVVIAMENTE NO, MA PER DARE QUESTA ILLUSIONE, ALCUNI SCIENZIATI HANNO CREATO UN SISTEMA BASATO SU GETTI D’ARIA.
Shutterstock / sdecoret TECNOLOGIA
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Come smascherare una AI in una conversazione?

Aleggere gli articoli sull e AI (Artificial Intelligence) sembra quasi che stiano per arrivare esseri di intelligenza superumana, pronti a soppiantarci. In realtà si tratta solo di complessi sistemi statistici, che sembrano fare cose di senso compiuto pescando ciò che serve alla loro “simulazione di intelligenza” nelle enormi banche dati create dalla nostra attività in rete. Maiuscole. Ma possono anche essere facilmente confuse: per esempio le AI di riconoscimento immagini sono ingannate anche solo dal cambiare nelle foto qualche pixel. Ora Hong Wang, dell’Università della California, ha descritto su ArXiv u n facile metodo per distinguere le risposte delle AI conversazionali da quelle umane: basta aggiungere nelle conversazioni un po’ di parole in maiuscolo scelte a caso, accanto a quelle della frase. Per esempio, s e scrivo “domaniCROSTATA vadoPALLONE aFORZA casaBLU” una persona capisce ugualmente la frase in m inuscolo, mentre le AI attuali si perdono, rivelando la loro natura di semplici s trumenti tecnici. A.S.

Esistevano i frigoriferi nel 400 a.C.?

Qual è la più grande isola artificiale creata dall’uomo?

Flevopolder, nei Paesi Bassi, la cui superficie misura 970 km², più di quattro volte l’isola d’Elba (nella foto). Progettata a scopi agricoli e residenziali, tale isola (ultimata nel 1968 e oggi abitata da oltre 300.000 residenti) è circondata da laghi, anch’essi artificiali, e il suo nome deriva da quello del lago Flevo, scomparso nel XIII secolo. Per crearla sono occorsi diversi anni, durante i quali è stato “asciugato” un tratto di mare attraverso un sistema di dighe e con operazioni di drenaggio (le aree così ricavate, comuni nei Paesi Bassi, sono dette in olandese polder). Meraviglie ingegneristiche. Le isole artificiali non sono un’esclusiva dei Paesi Bassi, ma esistono in tutto il mondo e hanno diversi fini. Si va infatti dall’isola-aeroporto di Kansai (sede del Kansai International Airport), inaugurata nel 1994 in Giappone e costruita in mare aperto con eccezionali soluzioni ingegneristiche, fino alle “lussuose” Palm Island, isole a forma di palma realizzate dal 2001 lungo la costa degli Emirati Arabi Uniti, senza considerare i vari nuovi progetti in fase di studio. M.L.

In effetti sì. Il primo esemplare della storia è probabilmente lo yakhchal (letteralmente “pozzo di ghiaccio”), antico metodo di r efrigerazione usato in Persia (l’attuale Iran) oltre due millenni or sono per conservare gli alimenti al fresco durante le torride estati mediorientali. L’acqua veniva congelata in grandi vasche durante l’inverno e il ghiaccio raccolto e portato in camere costruite con materiali isolanti (paglia, fango e argilla) e dotate di sistemi di ventilazione che favorivano il ricircolo dell’aria fresca e l’espulsione di quella calda verso l’esterno. S istema millenario. Gli yakhchal ( nella foto) sono stati utilizzati per millenni, conservando ogni tipo di alimento, dalla frutta alla verdura, dalla carne al latte, cadendo in disuso solo con l’avvento della tecnologia moderna. Oggi alcuni di essi sono stati restaurati e trasformati in siti archeologici, fornendo una testimonianza di ingegneria idraulica e di architettura sostenibile ante litteram. S.V.

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Shutterstock / Konevi
/ Ole.CNX Copernicus Sentinel-2, ESA

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