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Rivista mensile specializzata • N° 260 • 2006 • Anno XXIX • ISSN 0394-0896 PUBBLICAZIONE DELLA MEDIA AGE SRL • VIALE S.MICHELE DEL CARSO, 11 • 20144 MILANO • TEL. 0243910135 • FAX 0243999112 • E-MAIL: INFO@MONITOR-RADIOTV.COM • INTERNET: WWW.MONITOR-RADIOTV.COM
Sony F23 : telecamera con la vocazione del cinema
Decoder unico: ci pensa Fastweb
DVB-H, la televisione si fa piccola piccola, per entrare nel cellulare st: adca a bro nza.tv d e i notiz rge time nve Le ul w.co ww
Anno XXIX n. 260 - novembre 2006 ISSN 0394-0896
4 Al decoder unico ci ha già pensato Fastweb
MediaAge srl Via S. Michele del Carso, 11 - 20144 Milano, Italy Tel. (+39) 0243910135 - Fax (+39) 0243999112 E-mail: info@monitor-radiotv.com Siti internet http://www.convergenza.tv (in italiano) http://www.monitorradio.tv (in inglese)
5 Le parole del broadcast 18 Avid Liqui 7 : flessibile e completo
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6 Standard televisivi vincenti
10 Architetture aperte o hardware dedicato ? La soluzione Quantel
24 Ancora novità dalla fiera di Amsterdam
28 RRD: piccoli ma globali. Il futuro della DVB-H, la mini-televisione per il cellulare
16 Open day: la terza volta di Panatronics In breve: - HDMI: futuro professionale ? 34 - Come mettere il turbo a Premiere - Sony F23, nata per il cinema - Satexpo 2006
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Decoder unico ? ci pensa Fastweb
I nuovi abbonati alla TV di Fastweb avranno a disposizione il decoder 3800 TW della ADB
Dal mese di ottobre i nuovi abbonati alla TV di Fastweb hanno a disposizione un decoder multipiattaforma, già pronto per la ricezione del video in alta definizione Prodotto dalla ADB in collaborazione con Fastweb Labs, il set top box 3800TW integra sia le funzionalità di ricezione della televisione via Internet, sia quelle del digitale terrestre, senza però l’interattività mhp, evidentemente ritenuta poco interessante da Fastweb rispetto all’accesso a Internet e alla posta elettronica già offerte ai propri clienti. Il decoder, che è già abilitato a ricevere trasmissioni in alta definizione, è offerto in comodato d’uso e gli unici costi sono quelli dell’abbonamento alla TV di Fastweb che parte da una base di 14 euro mensili. A questa cifra vanno aggiunti gli eventuali canoni di abbonamento ai pacchetti Sky Cinema e Sport o quelli ad alcuni canali tematici, distribuiti via cavo in modalità IPTV (Internet Protocol Television). Proprio la possibilità di vedere anche alcuni canali altrimenti ricevibili solo con una parabola giustifica la definizione di decoder unico, anche se in realtà non si ha la possibilità di ricevere le centinaia di
canali televisivi trasmessi da satellite o quei numerosi canali che ancora trasmettono in analogico. La direzione è comunque quella giusta e, come
dimostra anche l’accordo recentemente siglato con Sky Italia, la volontà di Fastweb è quella di ampliare sempre di più l’offerta di contenuti.
Fra i servizi offerti da Fastweb c’è anche la visione dei programmi trasmessi negli utlimi tre giorni dalle reti nazionali
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La cosa finora ha funzionato anche perché il numero di abbonati di Fastweb, pur ponendola al primo posto a livello europeo, è di almeno un ordine di grandezza inferiore a quello dei telespettatori che fruiscono di altre piattaforme. Fastweb può contare su poco più di duecentomila abbonati ai servizi televisivi, cifra che non impensierisce più di tanto i grossi broadcaster abituati a audience nettamente superiori e che quindi non la considerano, ancora, come un concorrente diretto. Le potenzialità di crescita sono però abbastanza interessanti: Fastweb ha investito oltre tre miliardi di euro per realizzare la propria rete in fibra ottica che oggi raggiunge l’80% delle abitazioni italiane e conta su oltre 850.000 clienti residenziali, valore in crescita del 46% rispetto all’anno precedente. Inoltre, una fetta importante dei ricavi dei servizi televisivi di Fastweb proviene dall’offerta di Video on demand: sono circa un milione e mezzo i video richiesti ogni mese, dei quali la metà cartoni animati. Per inciso, l’interesse dimostrato verso questo tipo di contenuti ha spinto Fastweb a dar vita al canale FastKids dedicato ai bambini in età prescolare, realizzato in collaborazione con Infobyte. Va ricordata poi l’alleanza con RAI che ha portato alla costituzione di RAI Click, società posseduta al 60% dal broadcaster pubblico e per il 40% da Fastweb. Il decoder unico è anche dotato di slot per le schede pay per view di Mediaset e La7 ed è già pronto per la riproduzione di video in alta definizio-
Il menu per la scelta dei canali forniti dalla TV di Fastweb
ne in standard Mpeg-4 AVC, che Fastweb ha intenzione di cominciare a distribuire a partire dal prossimo anno. Oltre alla probabile trasmissione dei canali di Sky HD, Fastweb baserà la propria offerta sul Video on Demand, solo in parte a pagamento, e per questo ha già stipulato un accordo con la
SCHEDE - IN BREVE
Le parole del broadcast ANALIZZATORE DI SPETTRO Strumento che consente di visualizzare e misurare grandezze elettriche variabili in frequenza usando una rappresentazione cartesiana. Le variabili sono la frequenza (asse x) e l'ampiezza (asse y). Gli analizzatori di spettro forniscono in tempo reale l'immagine dell'intero spettro audio diviso solitamente per terzi d'ottava. Uno degli utilizzi piùcomuni dell'analizzatore di spettro riguarda la correzione spettrale degli ambienti. Un generatore di rumore rosa fornisce in questo caso il segnale ad un impianto di amplificazione; un microfono rileva il suono che viene così analizzato in rapporto all'ambiente consentendo di intervenire nella correzione spettrale. CCU CAMERA CONTROL UNIT E' un processore e controller elettronico che gestisce i segnali proventi dalle telecamere ma invia a sua volta alle camere dei segnali di vitale importanza. Tra questi l’alimentazione, l’in-
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BBC per la diffusione dei documentari in HD già prodotti dal broadcaster inglese. Parallelamente all’arricchimento dell’offerta di contenuti, Fastweb svilupperà nuovi servizi come 5 la gestione delle scommesse sugli eventi sportivi o l’acquisto dei DVD virtuali.
terfono e il tally. La CCU contiene anche tutti i dispositivi video per la manipolazione del segnale uscente dalla telecamera, nei suoi vari formati (component, rgb, composito, digitale, etc.). Contiene inoltre i dispositivi di sincronizzazione (genlock) e il circuito per fornire al viewfinder della telecamera un video di ritorno (return). MPEG Acronimo di Motion Picture Expert Group. Si tratta di un comitato ISO che definisce gli standard per la compressione dei dati audio/video. La parte audio delle specifiche può essere usata separatamente dal resto dello schema. Esistono molti sotto-standard MPEG audio, fra i quali i più interessanti sono chiamati 'MPEG-1 Layer-2', 'MPEG-1 Layer-3', 'MPEG-2 Layer-2' e 'MPEG-2 Layer-3'. Quest'ultimo offre il più alto fattore di compressione e quindi il più basso bit rate. La tecnologia MPEG è abbastanza complessa e richiede molte risorse di sistema per essere applicata. Per contro, anche ad alti rapporti di compressione, la qualità audio rimane buona. Gli standard MPEG di nuova generazione hanno già un nome: 'MPEG-4' e 'MPEG-AAC'.
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Standard televisivi sempre vincenti
Presso lo stand del DVB Project alla mostra di Amsterdam era in funzione anche un sistema in standard DVB-IPI
6 Presente e futuro del DVB Project, il consorzio che da oltre dieci anni si occupa della definizione degli standard televisivi di trasmissione Fin dalla sua costituzione nel 1993, il DVB Project ha promosso la definizione di standard aperti per la televisione digitale, occupandosi inizialmente di cavo e satellite, passando poi al digitale terrestre e alla mobile-TV. Oggi il DVB Project è un consorzio che conta 270 aderenti, aziende che si occupano a vari livelli di televisione digitale, inizialmente solo europee, ma in seguito provenienti da tutto il mondo, segno anche questo della validità del lavoro svolto. Uno dei segreti del successo del DVB Project è stata la struttura adottata, costituita da moduli commerciali e tecnici ben distinti. I primi stabiliscono quali sono le caratteristiche necessarie e i livelli dei costi, senza occuparsi di come possono essere raggiunti gli obbiettivi individuati, compito che è affidato ai moduli tecnici che producono materialmente le specifiche. A questo punto, i moduli commerciali verificano che i tecnici abbiano soddisfatto le richieste e in caso contrario, rispediscono tutto al mittente. Per
snellire il più possibile le procedure, è stato scelto di adottare un unico linguaggio, l’inglese, e di utilizzare estensivamente Internet per i contatti fra i diversi gruppi di lavoro. Questa forma organizzativa si è rivelata finora vincente, riuscendo a finalizzare gli standard in tempi tutto sommato ragionevoli, comunque al passo con gli sviluppi tecnologici. Qualche intoppo qua e là c’è stato, come nel caso recente dei diritti legati allo standard mhp, promosso dal DVB Project
Peter MacAvock, direttore esecutivo del DVB Project
come metodo per la gestione dell’interattività per le trasmissioni in DVB-T. Il problema in questo caso è sorto dal fatto che, dopo che lo standard mhp era stato definito, un pool di aziende detentrici di alcuni brevetti, alcune delle quali fanno parte del DVB Project, si è fatto vivo reclamando compensi per lo sfruttamento dei propri brevetti, compensi da più parti ritenuti troppo onerosi. Anche di questo abbiamo parlato con Peter MacAvock, direttore esecutivo del DVB Project, incontrato in occasione dell’ultimo IBC. Alla mostra di Amsterdam erano due le dimostrazioni allestite dal DVB Project, una riguardante lo standard DVB-IPI per la trasmissione di contenuti televisivi con il protocollo Internet e l’altra le specifiche DVB-IPDC (Internet Protocol DataCasting) per la diffusione di dati abbinati a trasmissioni in DVB-H, in particolare una guida elettronica ai servizi (ESG: Electronic Service Guide). Per quest’ultima dimostrazione era stato installato un
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T I T O L O trasmettitore da 1 kW sul traliccio per telecomunicazioni vicino all’IBC, il cui segnale poteva essere ricevuto anche nel centro di Amsterdam. Lo scopo era quello di verificare la compatibilità dei ricevitori dei diversi produttori, presenti in gran numero nel padiglione loro riservato all’IBC. “Queste due dimostrazioni sono le novità più importanti. L’altra novità è l’annuncio dell’inizio dei lavori per la definizione dello standard DVB-T2 che contiamo di rendere disponibile nel 2009, fra tre anni. L’idea è che possa essere utilizzato dopo lo switch-off dell’analogico, un’opportunità per mettere a disposizione nuove tecnologie e nuovi software.” M - Quali saranno le principali differenze rispetto allo standard attuale? MacAvock - La risposta è che non lo sappiamo, abbiamo appena iniziato il processo che implica la raccolta delle richieste dei diversi Paesi, per arrivare poi a stabilire un set di richieste commerciali che dovranno guidare il processo di standardizzazione. Si tratta di 8 definire elementi come quanto veloce dovrà funzionare, qual è il data rate richiesto, il massimo data rate per un’antenna fissa, se deve essere in grado di distribuire IP o utilizzare semplicemente il Transport Stream. Inoltre, occorrerà decidere se lo spettro di frequenze deve essere lo stesso del DVB-T, se ci sono richieste per una compatibilità all’indietro con DVB-T. Solo quando avremo stabilito quali elementi devono essere inseriti nei requisiti, inizieremo con la fase vera e propria di produzione dello standard.
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Di sicuro il nuovo standard includerà anche la televisione in alta definizione. Già ora il layer grafico specificato per l’mhp è scalabile al formato dell’alta definizione, anche se normalmente viene distribuito in definizione standard, con tutti i limiti che questo comporta. Inoltre, ci sono già servizi televisivi in alta definizione, per esempio in Francia con il modello pay per view e la compressione Mpeg-4 AVC. Lo stesso accade in Australia, dove usano però l’Mpeg-2 anche per l’alta definizione. Sperimentazioni estensive sono state fatte anche nel Regno Unito e a Singapore. M - Negli ultimi mesi si è parlato dei problemi sorti per l’mhp a proposito dei diritti d’uso dei brevetti. Può spiegarci come stanno le cose? MacAvock - Lo standard mhp si basa su due elementi principali. La prima porzione è il linguaggio Java della Sun, più precisamente sul profilo Personal Basis, che include la Java Virtual Machine e un numero significativo di API (ndr: Application Programming Interface, insieme di procedure utilizzabili da chi sviluppa applicazioni). L’altra porzione è costituita dalle API specifiche per la televisione e la trasmissione in digitale, comprendente i meccanismi per il controllo dei dispositivi di visione (alcuni dei quali sono ora in Java) oltre a un range di elementi HAVi (Home Audio Video Interoperability) che includono l’accesso con un telecomando, così per esempio tutti i pulsanti dei telecomandi hanno lo stesso set di colori. Ci sono poi le API che
collegano la Java Virtual Machine agli elementi DVB, per la gestione di informazioni di servizio o del canale di ritorno. La prima porzione rientra negli accordi che definiscono le condizioni d’uso dei brevetti Sun, che coprono tutti i dettagli della porzione Java. La discussione che c’è ora riguarda la seconda porzione dell’mhp, contenente brevetti di altre aziende con le quali non abbiamo rapporti diretti. Con una procedura facilitata dallo stesso DVB Project, queste si sono riunite e hanno scelto come rappresentante Via Licensing (Ndr: una sussidiaria dei Dolby Laboratories che amministra, tra l’altro, i brevetti relativi all’utilizzo dell’Advanced Audio Codec e dello standard per il Wi-Fi). Lo scorso luglio, Via Licensing ha reso noti i costi richiesti per l’uso dei brevetti utilizzati per quella porzione dell’mhp, tariffe che dovrebbero pagare sia i costruttori dei decoder, sia i broadcaster che forniscono servizi mhp. Entrambe queste categorie si sono dichiarate insoddisfatte dell’ordine di grandezza dei termini proposti e della scarsa chiarezza riguardante i termini delle licenze (Ndr: 1,75 dollari per dispositivo, compresi quelli già venduti, 0,25 dollari per ogni abbonato a servizi a pagamento e tariffe a forfait per chi trasmette gratuitamente, variabili in funzione del numero di abitazioni con decoder raggiunte). M - Può spiegarci cosa intende per scarsa chiarezza? MacAvock - Facciamo un paragone: quando uno va al supermercato, mette la merce nel carrello, la paga e
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T I T O L O alla fine ha una ricevuta che elenca tutto quello che ha comprato. Via Licensing propone invece di acquistare una scatola con delle cose dentro e dice che la scatola con il suo contenuto costa X, ma non ti dice cosa c’è nella scatola fino a quando non ti sei accordato per pagare X, Questo non è accettabile e anche l’ordine di grandezza del costo dei diritti non è accettabile. Il DVB-Project non è nella posizione di discutere o negoziare il costo di uso dei brevetti, questo anche perché i detentori dei brevetti rappresentati da Via Licensing, che ufficialmente non sappiamo chi siano, sono probabilmente membri del DVB Project e anche chi utilizza la tecnologia mhp spesso fa parte del DVB Project. Quello che stiamo facendo è mettere a disposizione un forum per la discussione di questa problematica, per capire meglio i termini proposti da Via Licensing e i modelli di business che sono stati applicati. Ritengo che questo abbia contribuito a dar vita a un processo educativo fra Via licensing e gli utilizzatori dei diritti che sta procedendo abbastanza bene. M - Il DVB Project non può fare altro per sbloccare la situazione? MacAvock - Il DVB Project si tiene al di fuori di questa negoziazione, ma cerca di affrontare il problema con un altro
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approccio. Per prima cosa abbiamo fatto una richiesta pubblica ai detentori dei brevetti, simile a quella fatta inizialmente e che aveva portato alla costituzione del pool di aziende amministrato da Via Licensing. Allora però la raccolta delle informazioni era confidenziale ed affidata ad un avvocato indipendente che alla fine del processo ha semplicemente dichiarato di aver raccolto X brevetti da Y aziende, senza specificare quali e chi fossero. Con la nuova richiesta, chiediamo ai detentori dei brevetti di specificare esattamente quali sono le tecnologie coperte da brevetto, informazioni che useremo per verificare se queste sono effettivamente utilizzate in pratica. In questa fase abbiamo già esperienze di alcuni utenti che hanno utilizzato l’mhp, Italia compresa, e potremo quindi stabilire se i broadcaster utilizzano effettivamente tutte le caratteristiche contenute nelle specifiche o se c’è un certo numero di caratteristiche che non sono mai state utilizzate. Se non le hanno mai usate, produrremo nuove specifiche mhp che conterranno soltanto gli elementi che sono effettivamente in uso. Non è detto che questo processo vada in porto, perché è in corso una discussione fra gli utilizzatori e Via Licensing per concordare tariffe più ragionevoli e rendere pubblico l’elen-
Ulrich Reimers, chairman dei DVB Technical Module, all’IBC ha annunciato tra l’altro l’inizio dei lavori per il DVB-T2
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co dei brevetti rappresentati. Quindi staremo a vedere, ma il messaggio essenziale è che questo processo deve aver luogo e anche la nostra procedura deve andare avanti. Noi dobbiamo essere attivi nell’assicurare che i costi dei diritti siano il più possibile equilibrati, sia per garantire il rispetto dei detentori della proprietà intellettuale, che dopotutto contribuiscono anche loro al DVB Project, sia per garantire che le specifiche possano essere implementate a costi ragionevoli. M - Passando al DVB-H, come viene affrontato il problema dell’accesso condizionato ai servizi? MacAvock - Ci sono due soluzioni per il DVB-H. Una è il sistema di accesso condizionato, simile a quello utilizzato dai gestori di telefonia cellulare, che è prodotto e specificato dalla Open Mobile Alliance. L’altra è un’infrastruttura broadcast basata sui sistemi di accesso condizionato proprietario esistenti, Nagra, NDS, eccetera. Tutti questi possono essere utilizzati, per- 9 ché noi non possiamo accordarci su uno solo. Lasceremo quindi che sia il mercato a decidere qual è il più valido. M - Quindi un ricevitore DVB-H acquistato in Italia potrà non funzionare in altri Paesi? MacAvock - La risposta è sì, certo. Dobbiamo però tener presente che in Francia o Italia il servizio è tipicamente offerto con un terminale o con l’accesso da un particolare terminale, fornito dalla stessa azienda che fornisce il servizio. Questo elemento sarà sicuramente preso in considerazione, ma dobbiamo anche ricordare che ci sono differenze regionali che vanno rispettate. Inoltre, è improbabile che in futuro possa esserci un servizio di roaming per i servizi DVB-H come esiste adesso per i servizi di telefonia mobile. Dobbiamo aspettare e vedere come risponderà il mercato e in funzione di questo eventualmente decideremo come modificare lo standard.
Quantel Pablo su iQ4 - in grado di gestire vero 4K in real time senza proxy.
Architetture aperte e CPU non generiche o hardware dedicato ? Soluzione: architettura combinata White Paper di Mark Horton di Quantel Localizzato da Rolando Bertini. Nota Bene: il documento che segue contiene delle affermazioni d’assetto di tutto il settore e altre che spiegano come Quantel ha deciso di affrontare il problema. ta completamente su hardware costruito appositamente - VTR (videoregistratori), DVE (generatori di effetti digitali), Switcher (mixer video), Color Corrector (correttori colore), Telecinema e sistemi di montaggio lineare. Un modello che si è evoluto lungo differenti generazioni di formati a nastro analogici e digitali ma il concetto di base è rimasto pressoché lo
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Mark Horton Worldwide Marketing Manager Post and DI
L’idea di fondo è innescare un dibattito vigoroso in questo momento in cui le case di post produzione si devono ri-equipaggiare con apparati adeguati per produrre lavori in Multi Risoluzione e in special modo in Alta Definizione. La scelta è difficile, la tecnologia deve essere quella giusta, le architetture sono un fattore chiave per creare un business di successo. Le macchine di post degli anni 80 e 90 non sono più adeguate ai media del 21esimo secolo. Chi pensa di investire in nuove strutture produttive in Post (tv) e in Digital Intermediate (cinema) troverà in queste righe una guida pratica/utile e a tratti anche delle provocazioni.
La storia dell’Architettura Aperta Per anni la Post produzione si è basa-
raggiunto il passo e superato le performance dell’hardware dedicato, rendendolo obsoleto. Nel tempo, il fatto che l’hardware dedicato dovesse sparire dagli ambienti di Post & Broadcast influenzò non poco chi doveva compiere acquisti. Oggi sappiamo tutti che questo non si è avverato per nulla - iQ ed eQ sono due esempi che dimostrano questo punto - il fatto che che combinino le migliori capacità dei computer e dell’ hardware dedicato, consente un approccio del tipo ‘il meglio dei due mondi’. Di tanto in tano, tuttavia, si risente parlare dei vecchi concetti di ‘architettura aperta’. Così abbiamo deciso di considerare con attenzione tali argomenti e in dettaglio.
Le predizioni dell’architettura aperta Alcune delle previsioni originali degli anni 90 si sono avverate. Le linee di editing con prodotti dedicati ASIC1 come DVE e mixer Video stanno sparendo. Lo stesso sembra stia accadendo al vecchio modello di lavoro basato su Telecinema/ correttori colore
Fig 1. Il diagramma della Intel sulla ‘Moore’s Law’
stesso. Dall’inizio degli anni 90 si è sempre più diffusa l’idea che dei computer per uso generico , sempre più potenti, fossero l’unica soluzione a tutti i problemi della produzione video dalla Post al Broadcast e che l’hardware dedicato non avesse più alcun ruolo. ‘La legge di Moore’, la spesso citata teoria sulla velocità di sviluppo delle CPU, forniva altresì la ‘prova’ della prevista morte prematura dell’hardware. La legge di Moore è stata spesso usata per avvalorare l’ipotesi che i computer per uso generico avrebbero
con hardware dedicati, dove oggi si preferisce indirizzarsi verso gli scanner e sistemi basati su software. La capacità dei dischi è enorme se comparata con quella degli anni 90 e migliora
Fig 2a. La legge di Moore predice la fine dell’hardware dedicato.
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ancora - anche se in futuro inizierà a livellarsi. Altre due predizioni erano giuste in parte: Predizione 1: Le performance delle CPU continueranno a crescere in modo indefinito. Vero - per ora. Anche se rimane molto acceso il dibattito su quanto ciò durerà e gli argomenti più dibattuti solo il surriscaldamento e l’ampiezza delle tracce. Ma, almeno per i prossimi anni le performance delle CPU sembra continueranno a crescere. Predizione 2. La tecnologia dei computer prodotti in grandi volumi costa meno in progettazione dell’hardware dedicato, realizzato in piccole quantità, quindi i costruttori di apparati per la Post utilizzeranno solo i computer per ragioni di costi. Vero - fino a un certo punto. Economie di scala nei PC non necessariamente li rendono disponibili per creare hardware dedicato, infatti non è vero che un PC economico sia automaticamente adatto a tutti gli impieghi. Quindi, le suite di editing lineare hanno perso terreno, la capacità dei dischi e le performance delle CPU continuano ad aumentare e gli editor non lineari basati su computer sono ancora in ampio utilizzo oggi - ma il panorama certamente non è come era stato previsto e l’hardware dedicato, altrettanto certamente, non è sparito è solo cambiato.
L’architettura aperta, supposizioni‘ In effetti una semplice estrapolazione della Legge di Moore per predire la fine dell’hardware coinvolge alcune valutazioni errate sulla tecnologia e le richieste del mercato: Supposizioni errate 1. Le richieste del mercato rimarranno invariate. Operare con immagini in SD vuol dire lavorare con 270 Megabit al secondo o meno se compresse. Operare con l’HD, HD 4:4:4, 2K & 4K coinvolge dei data rate che sono 6, 9, 12, 48 volte maggiori e anche di più. Come sappiamo il mercato SD è rimasto fermo per molto tempo mentre le grandi aree di crescita sono state la Post in HD, HD 4:4:4, 2K e 4K con
Fig 2b. CPU funzioni di rendering per un master di un film medio che coinvolge crop, maschere o pan & scan, possono creare grandi volumi di dati extra non necessari.
‘voci’ di 6K in un futuro prevedibile. Gestire 270 Megabit al secondo è piuttosto più facile che arrivare a gestire fino a 30.000 Megabit al secondo (3) e persino in SD ci sono esigenze come nel caso dei lavori multicamera che aumentano i data rate in modo molto significativo. Supposizioni errate 2. è OK per il render di new media. I computer manipolano le immagini con un rendering pixel per pixel e scrivono il nuovo risultato sul disco. Ciò inevitabilmente richiede tempo e impiego di spazio disco. L’Hardware dedicato, invece può essere progettato per applicare trasformazioni a pieno fotogramma in modo veloce e può anche farlo in modalità di play - i.e. Non necessariamente dobbiamo compiere del render ancora su disco. Per esempio, se abbiamo un film che necessita un mastering su nastro
Fig 3. un diagramma più accurato - le performance delle CPU aumentano ma questo succede anche all’hardware dedicato. Alcuni produttori di chip e schede hardware naturalmente disegnerebbero un diagramma che dimostra un aumento nelle prestazioni hardware ancora maggiore.
(applicando un cambio di risoluzione e operazioni di pan & scan e crop sulle immagini), un sistema su computer per uso generico compie il render per il new media prima del play out, mentre i sistemi ad hardware dedicato possono essere progettati per farlo al volo mentre mandano il materiale in play per lo scarico su nastro. I tempi necessari per il rendering e la creazione di new media costituiscono un aspetto irritante nell’SD che diventa spesso intollerabile lavorando a risoluzione film, coinvolgendo lunghi tempi d’attesa e grandi quantità di spazio disco extra: Supposizione 3. Le prestazioni dell’Hardware dedicato rimarranno identiche. In questo non c’è logica. Proprio come le performance delle CPU sono aumentate, così lo sono anche quelle dell’hardware dedicato. Quindi, il modello dell’architettura aperta deve essere considerato con maggiore realismo: Supposizione 4. I vendor possono utilizzare o hardware dedicato oppure i computer ma non entrambi in contemporanea. Prodotti con Hardware Dedicato e Computer non sono affatto ‘poli che si escludono’ reciprocamente. È del tutto illogico assumere che i vendor debbano per forza scegliere tra processing via CPU o via hardware dedicato. Non c’è alcuna ragione perché entrambe le tecnologie non convivano - e magari altre ancora non si
T I T O L O affianchino (4). La cosa più logica è fare impiego di tutte le tecnologie che abbiano un senso combinandole al meglio possibile. Questo è precisamente il motivo per cui nel 2001 Quantel ha introdotto l’architettura ‘Monty’ - un cocktail di tecniche derivate da computer ‘general purpose’ associate ad hardware dedicato che riuscissero a spremere il meglio di entrambi i domini.
Fig 4. L’Architettura Monty
Il meglio dei due mondi per la Post Monty non è un singolo prodotto ma un’architettura scalabile fondata su 12 hardware e software che opera con un unico codice di base ricco di pregi. Tale codice è stato progettato per sfruttare al meglio qualsiasi fossero le risorse disponibili - qualsiasi cosa, dal solo software gestito su un PC desktop a basso costo, a salire fino a una grande workstation dedicata in 4K. Le ultime tecnologie su computer e l’attuale Windows XP sono state combinate per integrarsi alla perfezione con hardware (processori di segnale programmabili) allo stato dell’arte di Quantel. Windows non è ottimizzato per applicazioni in tempo reale perché può eseguire delle operazioni spontanee che interrompono il programma
Fig 5. Le soluzioni scalabili di Quantel per la Post basate su software e hardware.
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utente che sta girando. Quindi Quantel ha rimpiazzato il sistema di gestione delle priorità nel PC cosicché questo non succeda. Tutti i benefici del PC sono quindi disponibili, compresi un ambiente molto ricco di sviluppi software, molte sono le scelte possibili in fatto di reti, di sistemi operativi e di aggiornamenti che verranno disponibili con le nuove tecnologie che arrivano al mercato. Da questo è stata derivata una gamma di sistemi per la Post che ha un codice comune alla base, un linguaggio comune per i metadati e una interfaccia utente comune: Un uso estensivo di hardware nelle applicazioni critiche permette grandi vantaggi in termini di produttività. L’architettura Monty è utilizzata all’interno dei sistemi Quantel eQ e iQ per realizzare prestazioni ultra alte in SD, HD e a risoluzione Film. Ecco solo alcuni dei possibili esempi pratici: La maggior parte dei computer per impiego generico usati nella Post trattano la grande varietà di formati in ingresso convertendoli in uno standard interno predefinito, così applicano del processing e poi compiono delle riconversioni per i formati necessari finali. I punti da considerare secondo tale filosofia operativa sono la risoluzione, il frame rate, lo spazio colore, la profondità dei bit e la tipologia del video, interlacciato, progressivo, segmentato. Alcuni sistemi convertono in modo più elegante di altri ma comunque si arriva presto a un punto in cui le capacità di rendering e le risorse su disco vengono a scarseggiare. Un uso intelligente dell’hardware può ovviare a queste problematiche. Una giusta architettura hardware è indispensabile per mantenere le immagini in ingresso nello stato originale ed applicare ‘trasformazioni’ (conversioni) solo dove è davvero necessario, eliminando il rischio di perdere qualità nel lavoro e consumare tutto lo spazio disco. Ciò si applica al discorso dell’ingest (il processo di inserimento del materiale all’interno del sistema di post) e della creazione dei master definitivi. Quantel ha inventato questa tecnologia e l’ha chiamata Resolution CoexistenceTM - un impiego molto pra-
tico dell’hardware, che è di vitale importanza data la natura multi formato della post produzione di oggi. (5)
Il processing a pieno schermo La scansione del film o le informazioni video consistono in un ampio schieramento di pixel che viene aggiornato secondo la frequenza di quadro. Le informazioni che derivano dal Film possono essere quantitativamente molto elevate. Oggi si utilizza sempre di più il formato 4K - 4096x3112 con campionatura 4:4:4 e 10 bit o di più. L’Hardware dedicato permette di applicare il processing a tutto il fotogramma, o a una porzione dell’immagine in modo indipendente. Il lavoro può avvenire su differenti aree dell’immagine in parallelo per aumentare le prestazioni complessive. Questo differisce molto da quanto accade con soluzioni di calcolo di tipo generico che spesso operano in modo seriale con un processo alla volta.
Monitoring a qualità piena Alcuni commercianti di ‘sistemi aperti’ hanno scelto di utilizzare la bassa qualità e così dei proxy con un basso data rate permettono di lavorare e vedere in anteprima i risultati in HD, in 2K e in 4K a velocità ragionevoli. Questo è il caso frequente dei correttori colore di tipo solo software. Se da un lato i proxy vanno bene per definire velocemente un’inquadratura, dall’altro sono del tutto inadatti per il controllo qualità. Il vero svantaggio nell’impiego di poxy è che possono avere un impatto diretto sull’economia della casa di produzione: - Del tempo si spreca nel rendering coi proxy prima che il lavoro inizi. - Altro tempo si spreca alla fine del progetto quando il ‘vero’ rendering i.e. la creazione delle effettive nuove immagini deve avvenire. - Dato che i proxy non mostrano effettivamente la piena qualità dell’immagine, è molto facile incorrere in costosi errori nel controllo qualità, dato che le reali imperfezioni non vengono
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RAM. Ecco che, quindi, questo approccio non è pratico per certi tipi di mastering. Con l’hardware dedicato e le tecnologie a disco giuste, il RAM caching non è necessario. Fig.6
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mostrate dai proxy. Un corretto impiego di hardware dedicato e batterie di dischi a grandi performance permettono un approccio più corretto. Il lavoro deve essere effettuato sempre a piena qualità e monitorato impiegando qualsiasi dispositivo di visualizzazione sia più adatto - la proiezione digitale, il monitoring in HD e così via (6). Le immagini devono poter essere mandate in play back in tempo reale in uscita dai dischi e ridimensionate al volo per adattarsi al display scelto. Il lavoro deve poter proseguire subito e l’effettiva qualità in uscita è sotto gli occhi e il giudizio di tutti.
Interpolazione e filtri a piena qualità I problemi legati all’impiego di proxy e sistemi basati su CPU generiche vengono ridotti mediante filtri & interpolazione. Se riduciamo l’impiego di filtri e di interpolazione miglioriamo la velocità ma a spese della qualità. Le immagini divengono soft, o in qualche modo ‘cerchiate’, o i bordi negli effetti diventano scalati o mostrano altri artefatti. Un corretto impiego di hardware dedicato elimina tutte queste problematiche.
Il playback diretto dei dischi Alcuni sistemi ‘per impieghi generici’ mandano in play le immagini da una RAM cache, piuttosto che dai dischi. Questa pratica (RAM caching) funziona bene - fino a che non termina la
Operatività su rete in background Il carico e lo scarico di materiali dalla rete può far risparmiare molto tempo e denaro per le case di post. Alcuni sistemi basati su computer non ce la fanno proprio, altri necessitano di altre risorse esterne. eQ e iQ comprendono di fabbrica capacità di operare in rete ad alta velocità in modalità background (cioè senza interferire col lavoro principale in atto).
Il processing integrato e contemporaneo Una tecnica utilizzata dai computer per impiego generico è fare impiego di render farm su larga scala. Le render farm son perfette per molte applicazioni ad alta capacità di calcolo ma certo non ideali per le sessioni in cui c’è la presenza del cliente. In una architettura di tipo render farm le inquadrature devono essere selezionale, esportate, renderizzate, reimportate e ri-controllate - una serie di processi che richiedono del tempo, impiegano risorse e complessità nel controllo qualità. Un approccio alternativo è quello di aggiungere del processing all’interno della workstation - e nessun traffico in rete, un punto unico di controllo qualitativo e la possibilità di utilizzare un rendering intelligente - cioè anticipare quello che l’operatore al sistema sta
Fig 7. L’impiego di filtri che sembrano OK in SD può divenire problematico a risoluzioni maggiori.
Fig 8. Time Magic, come opera.
cercando di fare. Questo è esattamente il modo di operare di eQ e iQ in cui la tecnologia Time MagicTM crea un flusso di lavoro unico - su hardware dedicato sviluppato da Quantel su ICP7. Nel flusso di lavoro gestito da Time Magic, nel mainframe di eQ e di iQ lavorano molteplici processori hardware, così dando una spinta indescrivibile alle performance e al workflow.(8)
Obiezioni all’approccio di tipo ‘il meglio dei due mondi’ Certamente alcuni non concorderanno con questa combinazione di computer e tecnologie con hardware dedicato. Un punto di discussione è che eQ & iQ rappresentano un ‘approccio chiuso e proprietario’ - evidentemente una affermazione non vera in quanto la prova di un gran numero di applicazioni di terze parti che girano su eQ e iQ è sotto gli occhi di tutti. Un’altra obiezione comune è che ‘i computer colmeranno il divario ed è solo una questione di tempo’. Anche questo è evidentemente falso. Il punto centrale di chi fa impiego delle migliori tecnologie dei due mondi è che potranno sempre avvantaggiarsi degli sviluppi sia dell’hardware dedicato sia dei miglioramenti che coinvolgono i computer generici. In effetti le migliorie dei computer possono agire come un ‘amplificatore’ nei confronti dell’hardware dedicatoe, secondo la Legge di Moore, in effetti aumentano le capacità dell’hardware dedicato:
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Fig 9. Le prestazioni delle CPU spingono l’hardware dedicato.
Il miglior modo per combinare i benefici di entrambi gli approcci è di verificare degli esempi reali sul campo. Nel 2004 Quantel pubblicava le cifre relative alla comparazione tra SGI Tezro, Avid Nitris e la versione 2.00 di eQ che mostrava massicci vantaggi prestazionali in favore di eQ. Da allora Nitris e Tezro si sono mossi in avanti ma anche eQ ha applicato nuove tecnologie nella parte computer e nell’hardware dedicato e le differenze relative sono oggi ancora maggiori. La valutazione comparativa di questi sistemi è semplice, aperta a tutti e appartiene al mondo reale. Il primo test misurava il tempo necessario per il processo di due differenti composite in HD. Il primo è un composite con 4 layer con DVE su ogni layer e un cambio di saturazione su ciascun layer. Il secondo è composto da otto layer con cinque effetti DVE, un blur, una chiave colore lineare, alcune modifiche dei testi e di saturazione. Ciascun layer è di cinque secondi. Il test misura il tempo necessario a raggiungere un playback visibile a piena qualità. Il secondo test misurava con che velocità fosse possibile inserire in cut 10 secondi di materiale a definizione standard a 25 fps in un progetto HD a 23.98 fps.
Fig 10a: Tempo di Render sul layering
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Il test misura il tempo necessario in secondi dall’esecuzione dell’edit fino al momento in cui si raggiunge un playback visibile in piena qualità. Alcuni sistemi basati su CPU possono richiedere modifiche di reference, il set up di nuovi progetti e persino dei restart per il carico dei differenti formati. Test Multi Formato Questo successivo test misurava il tempo necessario al processing del plug-in Sapphire Glow, settato in alta qualità a 16 bit, su una clip HD da 5 secondi. Sono stati applicati i parametri di default del plug-in:
Fig 10b: Test Multi Formato
Fig 10c. Le performance della CPU di eQ
Le performance della CPU di eQ Persino in un est diretto tra CPU contro CPU, i risultati non sono necessariamente quelli che ci si sarebbe aspettati - e sulla recente tecnologia Time MagicTM applicata a eQ e iQ, il rendering in background coi plug-in è possibile all’interno della macchina con un conseguente benefico e pratico vantaggio al workflow.
Conclusioni I sistemi eQ e iQ operano con un unico codice aperto di base e come tali hanno accesso a tutti gli strumenti creativi di qualsiasi applicazione Quantel (o partner di sviluppo Quantel), il che garantisce un set di ‘feature’ molto ricco. Questo è in aperto contrasto con i competitor che sviluppano applicazioni software chiuse con set di funzioni artificialmente e completamente isolate, per esempio solo un compositor, solo un editor o solo un correttore colore: una posizione che non può essere difesa a lungo termine. Riassumendo, mediante la progettazione di architetture che combinano l’apertura delle piattaforme standard con la potenza e le capacità speciali dell’hardware
dedicato, è possibile superare di molto qualsiasi altro sistema in termini di pura potenza - ma anche in termini di una maggiore intelligenza nel lavoro. Grazie a questa architettura combinata, iQ e eQ evitano l’impiego di proxy (che sono pericolosi nel controllo 15 della qualità) o patch. Non è necessario generare nuove immagini sui dischi quando mischiamo le risoluzioni, così evitiamo di sprecare tempo e spazio sui dichi, mantenendo la qualità al massimo. Quando creiamo un master, possiamo applicare pan, scan e crop al volo senza rendering e senza riempire dischi con diverse versioni - una pratica utile nei lavori a risoluzione SD, importante a risoluzione HD, assolutamente vitale a 2K o 4K. Possiamo anche caricare, scaricare e masterizzare in rete, addirittura in background, senza interrompere le operazioni. Gli utenti possono beneficiare di miglioramenti regolari nel software, nei sistemi operativi, nelle CPU e nell’hardware a tutto vantaggio della longevità dei prodotti e di un ROI superiore. Tutti questi vantaggi pratici permettono di rendere le attività di post produzione del 21esimo secolo ancora più profittevoli. L’impiego continuo delle tecnologie giuste per il lavoro è un approccio pragmatico per il futuro.
La terza volta di Panatronics Posto d’onore per l’ottica a bauletto Angenieux 70x montata su una Varicam
Angenieux, Datavideo, Focus sono solo alcuni dei marchi distribuiti ufficialmente da Panatronics le cui novità sono state presentate nel corso della terza edizione dell’HD Day Con la crisi che stanno vivendo le fiere 16 del settore del broadcast in Italia, sono sempre più rare le occasioni che hanno gli operatori di poter toccare con mano i prodotti più recenti. Non c’è dubbio che con Internet sia possibile ottenere rapidamente tutte le informazioni che interessano in merito a un certo prodotto, ma una cosa è leggere le specifiche ed un’altra è poter verificarne di persona le funzionalità, magari confrontandole con quelle di altri prodotti simili. Ben vengano quindi iniziative come la tre giorni organizzata da Panatronics nel novembre scorso che aveva lo scopo di presentare agli operatori dell’area del Nord Italia le ultime novità del suo portfolio, sempre più ricco e articolato. La validità di iniziative di questo genere è testimoniata dal fatto che per Panatronics è oramai diventato un appuntamento abituale, come sottolinea Riccardo Mangiarotti: “È il terzo HD Day che organizziamo, siamo molto soddisfatti di queste piccole manifestazioni, ci permettono di incontrare i nostri clienti più affezionati che possono visionare in un colpo solo tutta la nostra panoramica per la produzione video. Quest’anno siamo
in un teatro di posa della Nuova Chiappin/UPC che gentilmente sta collaborando con noi. In questo ambiente, tutte le nostre apparecchiature sono funzionanti, si possono provare e confrontare”. Un posto d’onore in centro alla sala era riservato alla Varicam della Panasonic con la nuova ottica Angenieux 70x a bauletto mentre sul limbo erano sistemate le telecamere AG-HVX200 della Panasonic e le Hdv di JVC e Sony. Tutto intorno erano disposti i prodotti degli altri marchi rappresentati, in particolare quelli di cui l’azienda milanese è il distributore ufficiale, come Datavideo, Focus Enhancements e TV One.
Un’offerta articolata Una rapida panoramica dei prodotti più interessanti presentati in occasione dell’evento ce la fa lo stesso Mangiarotti. “Oltre alle ottiche della linea HD della Angenieux di cui noi siamo distributori, proponiamo la regia completa della Datavideo, presentata qui dal direttore tecnico europeo della società, Mark Ederveen. Tutto il necessario - mixer video, display, intercomm e quant’altro - è contenuto in una fligth case in modo che si possa facilmente trasportare (Ndr: vedi il riquadro relativo). Tra i prodotti della TV One c’è da segnalare il videoprocessore della serie C2-5000 della TVOne che può convertire il mondo
Al terzo HD Day organizzato da Panatronics hanno partecipato anche rappresentanti della Sennheiser
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T I T O L O del video standard definition in HD o viceversa. Questo dispositivo può pilotare un display o un proiettore in alta definizione e mette a disposizione funzionalità Picture in Picture, frame synchronizer, time base corrector e generatore di logo. Per il digital signage proponiamo il player Mantis della Focus Enhancements che proietta su un videoproiettore della JVC contenuti video in alta definizione miscelati con grafica a 32 bit, può ricevere i contenuti da una rete ed è controllabile da remoto. L’altra novità della Focus è il registratore a disco FS-4 Pro HD che può essere collegato a camcorder DV o HDV. Abbiamo poi la nuova GYHD251 della JVC in configurazione da studio sulla quale abbiamo montato un’ottica Angenieux da 2/3 di pollice: costa più l’ottica della camera. L’ottica è una 15x8,3 con duplicatore di qualità broadcast montata su un adattatore venduto da JVC, questo per far notare che su queste telecamere si possono montare ottiche di profilo più alto, una proposta quindi interessante per i videomaker o i filmmaker”. Il fatto di aver scelto di montare un’ottica per telecamere a definizione standard su una telecamera ad alta definizione è così giustificato da Mangiarotti: “Questa non è un’ottica HD, l’ottica HD costerebbe il triplo della camera. Ci è sembrato inutile far vedere qualcosa che ben difficilmente qualcuno comprerebbe. Comunque, dimostriamo come un’ottica standard, che magari i nostri clienti hanno già in dotazione, si possa montare su una telecamera JVC di questa generazione. Vogliamo far vedere che le ottiche Angenieux per 2/3 di pollice, di cui sappiamo la provenienza cinematografica, possono essere montate su queste telecamerine ottenendo risultati più che soddisfacenti, telecamerine senza offesa”. All’evento hanno partecipato anche alcuni rappresentanti della Sennheiser che proponevano, tra le altre cose, le ultime novità in fatto di radiomicrofoni. “Con Sennheiser abbiamo iniziato una collaborazione di rivendita dei loro apparati perché c’è stata una richiesta da parte dei nostri clienti finali anche per quanto riguarda dei prodotti audio e quindi li abbiamo invitati a partecipare all’evento” spie-
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La regia viaggiante Un robusto contenitore antiurto quasi cubico, da circa 60 cm di lato, con tutto il necessario per una piccola regia televisiva: questo è il Mobile Video Studio MS-800 della Datavideo. Il cuore del sistema è il mixer video digitale SE-800 a quattro canali che accetta segnali video analogici compositi, component o SVideo così come segnali DV25 e può miscelare segnali analogici e digitali nonché quattro canali audio. Al mixer si possono collegare, per esempio, due camere DV, un registratore a nastro analogico per la riproduzione di clip video già registrate e l’ultimo canale per il registratore digitale integrato, un DN-100 della stessa Datavideo contenente un disco da 120 GB, capacità sufficiente per registrare nove ore e mezzo di video in qualità DV. Il time base corrector a due canali con frame synchronizer incorporato nel mixer permette di utilizzare qualsiasi telecamera senza che sia necessario un segnale di genlock. Il mixer accetta anche un segnale digitale Sdi per inserimenti in chiave e si può quindi utilizzare un computer esterno per creare grafica o testo; l’uscita Sdi a 10 bit permette poi il collegamento ad altre apparecchiature, garantendo il
massimo della qualità. Per la visualizzazione dei segnali video si hanno a disposizione quattro monitor Lcd da 4 pollici che mostrano il segnale presente in ciascun ingresso e due monitor più grandi, da 7 pollici, che possono mostrare la sorgente selezionata e il segnale in uscita. Nello stesso involucro è stato inserito un sistema di intercomm a otto canali e con l’MS-800 vengono forniti quattro kit per la comunicazione con gli operatori; se si ha bisogno dell’intercomm per altri operatori, si possono comprare i kit addizionali e quindi è possibile avere un totale di otto operatori collegati. Datavideo fornisce con il sistema anche quattro tally led da applicare alle telecamere, questo perché il collegamento DV non permette di inviare il controllo tally sullo stesso cavo. I tally led hanno dimensioni simili a quelle di una scatola di fiammiferi e si collegano al sistema mediante cavetti dotati di minijack. Tutti i connettori per le sorgenti audio e video sono riportati sul pannello posteriore, in posizione facilmente accessibile in modo da permettere di effettuare in pochi minuti i collegamenti necessari per le riprese. Il costo del sistema completo è di poco superiore ai diecimila euro, una cifra più che ragionevole per una regia video portatile compatta e completa.
Riccardo Mangiarotti, al centro, illustra a un visitatore del terzo HD Day le caratteristiche del Mobile Video Studio della Datavideo, rappresentata nell’occasione da Mark Ederveen
ga Mangiarotti e continua “abbiamo appena iniziato questa collaborazione, se sfocerà in grandi numeri, benissimo, ma comunque è un supporto audio che stiamo dando ai nostri clienti in maniera completa”. L’invito della Panatronics è stato accolto anche da un buon numero di operatori, come ha dichiarato soddisfatto
Mangiarotti: “È andata benissimo, abbiamo avuto un’affluenza molto alta. Non do numeri, perché sono sempre opinabili, ma siamo estremamente soddisfatti. Lo sforzo è stato notevole, perché pianificare un evento di questo genere non è proprio uno scherzetto vista l’organizzazione che c’è dietro, il marketing, gli apparati...”.
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S E Z I O N E Il box fornito con la versione Pro di Avid Liquid 7 permette anche la cattura del video in formato component
Avid Liquid 7 : flessibile e completo In prova l’ultima versione di Liquid, il software per il montaggio video ereditato da Avid con l’acquisizione di Pinnacle, 18 colonna portante dell’offerta rivolta al settore dei nuovi media “strutturati”, che spesso devono opeti: Liquid, Liquid Pro e Liquid Chrome. Dopo l’acquisizione di Pinnacle da rare in gruppo o che ricorrono ai sisteL’elemento comune è il software di parte di Avid, molti dubbi erano sorti mi di fascia più alta per la finalizzaziosul futuro della linea Liquid di sistemi montaggio video Avid Liquid, che ne del montaggio. Per sottolineare per il montaggio video non lineare, in nella versione Pro è venduto assieme queste differenze, Avid ha creato la precedenza proposti in alternativa a a un box per la digitalizzazione di divisione New Media che si occupa prodotti come Xpress o Media segnali video e audio analogici e in appunto dei prodotti più orientati al Composer. Infatti, la linea si componequella Chrome con un box di espansettore professionale che a quello va sia di sistemi basati sul solo softwasione più professionale, capace di broadcast. Come si vedrà meglio nel re Liquid, sia di sistemi composti gestire anche segnali Sdi a definizione seguito, dal punto di vista potenziale, anche da hardware specifici per l’acstandard e alta definizione. La versioAvid Liquid non ha comunque nulla quisizione di segnali video analogici o ne Pro è forse quella più interessante da invidiare a Xpress e, sotto certi digitali in standard Sdi anche in alta per il tipo di utente a cui si rivolge aspetti, è anzi superiore, per esempio definizione. Partendo dalla consideraAvid: per meno di un migliaio di euro per quanto riguarda la possibilità di zione che Liquid poteva contare su si ha a disposizione un sistema capace elaborazione del video compresso in una solida base di installato, specialdi digitalizzare anche sorgenti in comMpeg-2 IBP piuttosto che in DivX o, mente in Europa dove era nato con il ponent, oltrechè in composito e Sancora, la creazione di filmati nei formarchio Fast, Avid ha deciso di contiVideo. Il box esterno, collegabile a mati più disparati, compresi quelli nuarne lo sviluppo in modo da offrire una porta USB 2.0 del Pc, dispone di adatti alla visione su telefoni cellulari o un prodotto che fosse in grado di sodben 24 connettori, compresi quelli riproduttori portatili, come l’iPod della disfare più le esigenze dei professionicoassiali e ottici per l’ingresso e l’usciApple o la PSP della Sony. Senza consti del video, come fotografi od opeta dell’audio digitale e i sei connettori tare poi che il software integra al suo ratori specializzati in riprese industriali, per l’audio surround 5.1. Non manca il interno le funzionalità per la creazione che quelli di chi opera nel settore del connettore Ieee 1394 per il collegadi colonne sonore e di semplici Dvd. broadcast. mento di apparecchiature DV o Hdv e In sostanza, l’intenzione di Avid è l’unico appunto che si può fare riguarTre prodotti per quella di proporre Liquid ai cosiddetti da la scelta di utilizzare connettori Rca le esigenze più diverse one-man-band, a quanti cioè si occual posto dei Bnc anche per il video pano sia delle riprese che del succesLa linea Liquid è disponibile soltanto component in ingresso e uscita. Oltre sivo montaggio, lasciando i sistemi per la piattaforma Windows ed è al supporto per il formato Hdv nativo Xpress e Media Composer a utenti più attualmente composta da tre prodot-
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S E Z I O N E le anche nel caso dell’acquisizione di video analogico, funzionalità che si è dimostrata all’altezza delle aspettative.
Ottimizzazione delle risorse
In fase di cattura del materiale, Avid Liquid 7 può separare automaticamente le singole scene
in tutte le sue varianti, compreso il 720p/25 della JVC GY- HD100, il software è in grado di elaborare materiale DVCPro 25 e 50, IMX e XDCam HD. Non manca poi il supporto del formato MXF delle schede di memoria P2 della Panasonic, che possono anche essere utilizzate per la registrazione del montaggio, nonché la possibilità di trasferire direttamente file con gli eVtr della Sony. Tutti questi formati possono essere elaborati in forma nativa e liberamente miscelati, senza che sia necessaria una preliminare conversione del materiale, come invece accade con altri
sistemi di montaggio. Se richiesto, è però possibile, già in fase di acquisizione, codificare il materiale in un formato diverso da quello originale, per esempio convertendo il video DV nel formato MPEG-2 adatto alla produzione di Dvd-Video. Il modulo di acquisizione del video permette il controllo diretto di apparecchiature DV o videoregistratori dotati di interfaccia RS422. Nella fase di cattura, il programma è in grado di riconoscere i cambi di scena, sia in base ai dati registrati su nastro DV o Hdv, sia in base al contenuto delle immagini, rendendo quindi possibile la generazione di clip singo-
Quasi tutti gli effetti possono essere visualizzati in tempo reale sfruttando la potenza di calcolo del Pc o della scheda grafica
Come altri sistemi analoghi, Liquid è in grado di gestire un certo numero di tracce ed effetti visualizzando immediatamente il risultato sullo schermo del Pc o anche su un monitor televisivo collegato al box fornito con la versione Pro. Per la visualizzazione in anteprima, il software sfrutta sia le capacità di calcolo del processore del Pc, sia quelle del processore della scheda grafica (Gpu). Non è indispensabile ricorrere a schede grafiche particolarmente costose, come quelle della serie FireGL della ATI: prestazioni simili si ottengono con le schede nate per il mercato dei videogiochi, che hanno prezzi molto più abbordabili. Tanto per dare un’idea delle prestazioni raggiungibili, con una configurazione composta da un Pc con doppio processore a 3,4 GHz e scheda grafica ATI Radeon X1900 si riesco- 19 no a trattare in tempo reale fino a dieci tracce di video in formato DV oppure tre Hdv. In pratica, qualsiasi Pc abbastanza recente se la cava discretamente con materiale video in definizione standard mentre, se è necessario trattare materiale in alta definizione, è consigliabile orientarsi sui modelli più potenti oggi in commercio. Una particolarità molto interessante di Liquid è poi la gestione del rendering in background, il che significa che qualsiasi effetto che richiede il calcolo dei frame viene creato mentre si procede con il montaggio. In questo modo, terminato il lavoro si è praticamente pronti al riversamento del filmato su nastro anche se si sono superate le capacità di trattamento in tempo reale offerte dal sistema che si ha a disposizione. L’interfaccia grafica non ha subito particolari mutamenti rispetto a quella delle precedenti versioni ed è caratterizzata da tutta una serie di icone, alcune delle quali non sono proprio di immediata comprensione. La filosofia è quella di tenere tutto a vista, evitan-
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L’interfaccia grafica può essere personalizzata aggiungendo le icone dei comandi di uso più frequente
do il più possibile il ricorso ai menù a discesa, peraltro presenti, anche se il loro contenuto è davvero minimale. Inutile cercare il comando o il pulsante per il salvataggio del progetto su cui si sta lavorando: questa operazione è gestita autonomamente dal software. Ciò significa che nel caso di blocco del Pc non c’è alcun rischio di perdere il lavoro fatto fino a quel momento. Per contro, se si vogliono sperimentare cambiamenti di una certa rilevanza, è opportuno salvare una copia del progetto con un nome diverso, in modo da poter tornare rapidamente alle condizioni originali. L’interfaccia può essere personalizzata, aggiungendo i comandi di uso più frequente. Manuali e programmi sono disponibili anche in lingua italiana: non tutti i termini sono stati tradotti dall’inglese, il che è un bene se si vanno a vedere le pessime traduzioni fatte da chi ha localizzato programmi simili. Tutto questo non impedisce comunque di familiarizzare abbastanza rapidamente con il programma.
Un ambiente personalizzabile
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Un montaggio di massima può essere realizzato semplicemente ordinando nello spazio di lavoro le icone corrispondenti alle clip
Il montaggio multicamera è una delle funzionalità offerte già dalla precedente versione di Liquid
L’ambiente di lavoro è quello tipico dei programmi di montaggio video, con una timeline in cui si ordinano le tracce audio e video e le diverse sequenze che vanno a far parte del montaggio. Nella fase iniziale si può anche sfruttare la modalità storyboard, selezionando gli spezzoni delle sequenze che possono essere visualizzati, anche mostrando il primo e l’ultimo frame. Gli spezzoni possono anche essere messi in successione, per realizzare un montaggio preliminare che può essere poi inviato direttamente alla timeline per la successiva rifinitura. Liquid prevede anche il montaggio a tre o quattro punti, in questo caso con adattamento automatico della durata delle sequenze da inserire, grazie alla funzione timewarp. La stessa funzione permette di variare la velocità di riproduzione delle singole clip per mezzo di una curva definibile con un qualsiasi numero di keyframe, in modo da ottenere facilmente effetti di accelerazione o rallentamento del movimento variabili con continuità. Già dalla ver-
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Per la correzione colore ci si può aiutare anche con gli istogrammi, strumenti molto potenti, tipici dei programmi di fotoritocco
semplicemente con il mouse. La sincronizzazione può essere fatta sia in base al timecode eventualmente presente, sia in base a marcatori definiti dall’operatore. Un altro punto di forza di Liquid è la correzione del colore, operazione per la quale sono disponibili tutta una serie di filtri, anche questi controllabili con la definizione di keyframe. Il più raffinato è il Color Corrector Editor che mette a disposizione anche i classici strumenti video per il controllo dei segnali e permette di ottenere rapidamente una buona corrispondenza dei colori fra scene differenti, selezionando un solo punto delle due immagini, che può anche essere una tonalità dell’incarnato.
L’imbarazzo della scelta
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Anche l’anteprima di complessi effetti tridimensionali può essere immediatamente visualizzata a schermo
La dotazione di effetti di transizione e filtri non ha nulla a che invidiare con quella tipica di un programma di compositing. La collezione Hollywood FX permette di creare transizioni completamente personalizzabili, anche con effetti tridimensionali, e i risultati sono immediatamente riproducibili a schermo. Particolarmente ricco anche il corredo Alpha Magic e nella nuova versione sono stati inseriti anche alcuni effetti originariamente presenti in Commotion, software di compositing che faceva parte della dote portata ad Avid da Pinnacle. La creazione di titoli è gestita dal software Deko, simile a quello utilizzato dai sistemi di titolazione broadcast, anche questo integrato perfettamente nel programma. Una delle mancanze che si fanno più sentire è però l’assenza di un vero e proprio filtro per la stabilizzazione delle riprese, che sarebbe molto utile in numerose occasioni. Quello presente è praticamente lo stesso del software consumer Pinnacle Studio e non prevede alcuna possibilità di intervento sui parametri, con il risultato che non sempre si riesce ad ottenere l’effetto desiderato. Gli strumenti per la stabilizzazione delle riprese presenti in altri prodotti Avid offrono ben altre prestazioni.
Il modulo per la creazione guidata di semplici Dvd è perfettamente integrato nel software Liquid
sione precedente , Liquid mette poi a disposizione il montaggio multicamera, con la possibilità di sincronizzare
fino a 16 clip differenti che possono essere riprodotte contemporaneamente sullo schermo e selezionate
Produrre per tutte le piattaforme Terminato il montaggio, il filmato può
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Liquid mette a disposizione tutta una serie di preset per la creazione di filmati nei formati più disparati
essere registrato su nastro oppure salvato sull’hard disk, in uno dei numerosi formati a disposizione, che vanno da quelli tipici del mondo video a quelli
più adatti alla distribuzione su Internet o su dispositivi portatili. Il programma permette di scegliere fra una serie di preset, anche in questo caso facilmen-
te modificabili per adattarli alle specifiche esigenze di produzione. Per la creazione di semplici Dvd si può contare sul modulo integrato che, con una serie di operazioni guidate, permette di realizzare rapidamente Dvd Video anche con audio Dolby surround 5.1. La creazione avviene direttamente dalla timeline nella quale è possibile definire i marker corrispondenti ai diversi capitoli del Dvd. Inoltre, l’ambiente di lavoro è simile a quello del modulo di titolazione, semplificando quindi l’approccio da parte di chi ha scarsa esperienza in questo tipo di lavorazioni. Una funzionalità abbastanza utile offerta da Liquid è la modifica di un Dvd esistente, grazie alla possibilità di elaborare materiale già compresso nel formato Mpeg-2. Quindi, se fosse necessario semplicemente eliminare alcune scene, non è indispensabile rifare tutto da capo, come spesso accade quando vengono richieste modifiche a distanza di mesi dalla consegna del prodotto finito.
E’ uscito il World Radio Tv Handbook 2007 688 pagine (incluse 80 pagine a colori) Il WRTH continua ad essere da anni la GUIDA per i professionisti del settore radiotv che vogliono o devono entrare in contatto con gli operatori radiofonici di tutto il mondo. Disponibile a Euro 37,00 da versare sul c/c postale n.11158201 intestato a Media Age srl Milano, oppure acquistabile direttamente con carta di credito visitando la pagina web
http://www.monitor-radiotv.com/wrth.htm
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Ancora novità dalla fiera di Amsterdam
da 470 a 670 MHz e da 630 a 870 MHz, il sistema ha le dimensioni di 1 RU da 19 pollici ed è dotato di un doppio ricevitore true diversity. Più unità possono essere collegate tra loro via Usb, interfaccia che può essere utilizzata anche per il controllo del sistema da remoto. La porta Ethernet è offerta come opzione così come le uscite audio digitali in standard Aes/Ebu Wisycom ha in preparazione anche un nuovo radiomicrofono, l’MTH300, che sarà caratterizzato da una finestra per la selezione della frequenza di trasmissione di 100 MHz contro i 25 o 32 MHz del modello MTH200. Rispetto a questo, il circuito elettronico è stato completamente rivisto, aggiungendo un piccolo Lcd che facilita le regolazioni; inoltre, sarà anche disponibile una scelta più ampia di capsule microfoniche. (info: www.wisycom.com)
Teste intelligenti Ancora dall’IBC 2006: i più interessanti prodotti in anteprima alla rassegna olandese scovati tra le centinaia di stand delle aziende di tutto il mondo
Duplice personalità Con il sistema di ricezione MRK 950 della Wisycom, lo stesso radiomicrofono può essere utilizzato anche per parlare fuori onda con la regia. Per sfruttare questa funzionalità è necessario un apposito accessorio che si interpone tra il trasmettitore MTH 200 e la capsula microfonica ed è dotato di un piccolo pulsante rosso Push-to-
Un piccolo pulsante rosso può attivare la funzione intercom dei radiomicrofoni Wisycom
Talk: se premuto, provoca la commutazione fra l’uscita principale e quella intercomm presenti nel ricevitore MRK 950. Disponibile in due versioni, per frequenze che vanno rispettivamente
Ora che la creazione della grafica per un set virtuale può essere fatta anche con un personal computer, i costi si sono ridotti drammaticamente rispetto a quelli dei primi sistemi che richiedevano l’impiego di processori grafici dedicati. Nel costo complessivo hanno comunque ancora un peso rilevante i componenti che permettono al sistema di stabilire esattamente la posizione del punto di ripresa, modificando di conseguenza l’angolo di
Il kit di sensori Microcoder della Tecnopoint può essere adattato praticamente a qualsiasi testa fluida
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T I T O L O visione del set virtuale. Una delle soluzioni adottate è quella di inserire gli encoder in speciali teste remotate, soluzione che limita quindi la scelta a specifici modelli. Al contrario, il kit Microcoder messo a punto dalla Tecnopoint, azienda nata da una costola della Movie Engineering, può essere installato praticamente su qualsiasi testa fluida. La versione presentata all’IBC era installata su una testa 519 della Manfrotto e una soluzione del genere ha un costo che si aggira intorno ai 9.000 euro, sensibilmente inferiore a quello di sistemi capaci di garantire una precisione simile. Il kit può essere installato anche dall’utente finale su teste manuali o motorizzate e offre una risoluzione di 800.000 punti per una rotazione completa dei movimenti di panoramica e rotazione; sensori separati, con una risoluzione di 80.000 punti, possono poi essere adattato alla maggior parte delle ottiche per rilevare i movimenti delle ghiere dello zoom o della messa a fuoco. Sensori simili sono utilizzati anche per il braccio Primo che ha un’estensione di due metri e può anche essere dotato di encoder per il movimento lungo una rotaia. (info: www.tecnopointsrl.com)
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Grafica per sport L’Aki Virtual Easy è un sistema per la creazione di grafica in sovrimpressione a trasmissioni in diretta di eventi sportivi che non richiede sensori o speciali teste per le telecamere. Il sistema è totalmente basato su tecniche di trattamento delle immagini e permette, per esempio, di visualizzare un marchio sul terreno di gioco con la corretta deformazione prospettica, piuttosto che di misurare la distanza fra il giocatore e la porta. La valutazione del fuorigioco, mediante evidenziazione della linea di fuorigioco, è invece la specialità di Aki Offside, un sistema che integra un registratore a disco a due canali per video non compresso. Caratteristica comune ai due sistemi è la facilità d’uso che si ritrova anche in Aki Paint, sistema appositamente sviluppato per l’analisi delle azioni, che permette di disegnare elementi grafici utilizzando uno schermo
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Alcuni esempi della grafica che può essere creata con i sistemi Aki Sport
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touch screen. I prodotti della Aki Sport, società facente parte dello svedese Hego Group, sono distribuiti in Italia da Video Signal. (info: www.videosignal.it)
Il suono viaggia sulla rete Presentato da Digigram il sistema operativo per l’audio in rete Visiblu, un’infrastruttura software che combina il trattamento dell’audio con le tecnologie di rete. Basato sul protocollo Ethersound, sviluppato per il trasferimento di audio digitale su normali cavi e apparecchiature per rete Ethernet, Visiblu integra un sistema di trattamento dell’audio a bassa latenza e permette la gestione centralizzata di tutte le risorse collegate utilizzando un’interfaccia grafica molto intuitiva. Il protocollo Ethersound permette la trasmissione bidirezionale di 64 canali di audio digitale a 48 kHz (32 a 96 kHz) con campionamento a 24 bit utilizzando l’hardware standard di una rete Ethernet 100 Base-T con una latenza nei collegamenti da punto a punto di 125 microsecondi (che può crescere 26 fino a un massimo di 2 ms considerando i tempi necessari per la conversione analogico digitale e viceversa). È sufficiente un’unica scheda LX6464ES per poter gestire 64 canali con un personal computer, permettendo per esempio di registrare sull’hard disk fino a 64 canali provenienti da un mixer che supporti il protocollo
I server Isilon, la soluzione scelta da Harris per lo storage near on line
Ethersound. Digigram ha anche in fase di avanzato sviluppo la versione di Ethersound per reti Gigabit Ethernet che sarà in grado di trasportare fino a 512 canali di audio a 48 kHz e 24 bit e 100 Mbps di dati per il controllo delle apparecchiature, il tutto sempre con un unico cavo di rete. (info: www.digigram.com)
Conteiner per il video La piattaforma Nexio della Harris si completa con due nuovi prodotti per l’archiviazione del video: il sistema NX2050NAS e una soluzione per lo storage near on line sviluppata con Isilon. Il Nexio NX2050NAS (network
Attached Storage) è un sistema di dischi in configurazione Raid 5 che si collega via Gigabit Ethernet ad altri videoserver Nexio e mette a disposizione una capacità di complessiva di 4,5 TB in uno chassis che occupa soltanto 2 RU. I dischi utilizzati sono dotati di interfaccia Sata e sono sostituibili a caldo. Il contenuto del Nexio NX2050NAS può essere trasferito ad altri videoserver della stessa serie, o ad altri dispositivi, ad una velocità tipica di 400 Mbps. Fino a 10 GBps è invece la banda complessiva messa a disposizione dal sistema di storage Harris/Isilon IQ che può raggiungere una capacità di oltre 1.000 TB con un singolo file system. Il sistema sfrutta un’architettura cluster con un massimo di 96 nodi e assicura un elevato grado di protezione da possibili guasti, senza comportare le risorse di memorizzazione che sarebbero altrimenti necessarie per la duplicazione del materiale registrato. L’impiego tipico del sistema Harris/Ipsilon IQ è l’archiviazione di materiale video che non deve essere immediatamente disponibile, ma essere reperibile nel tempo minore possibile, appunto il cosiddetto near on line storage. (info: www.broadcast.harris.com)
La scheda Digigram LX6464ES gestisce fino a 64 canali audio su rete Ethersound
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Dalla control room è possibile sorvegliare anche l’intera rete trasmissiva
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Piccoli ma globali L’inarrestabile ascesa della RRD: dopo essere stata la prima a lanciare un servizio commerciale in standard Dvb-H si appresta ora ad affrontare il mercato mondiale, cominciando dagli Stati Uniti Con la costante evoluzione delle tecnologie è importante per un’azienda riuscire a stare al passo con i tempi o meglio anticiparli, come è riuscita a fare la RRD, Reti Radiotelevisive Digitali, società fondata nel luglio 2004 da Teletex Italia, leader nei servizi di telesoftware, e partecipata per il 30% dalla Profit, a cui fanno capo le emittenti televisive Odeon e Telecampione. RRD è riuscita rapidamente ad imporsi all’attenzione mondiale fornendo l’intera struttura trasmissiva utilizzata da H3G Italia per il lancio del primo servizio commerciale di televisione su telefonini in standard Dvb-H. Il ruolo della RRD è stato quello di Media Service Company, come la definisce il direttore generale Franco Ferri, arrivato alla guida dell’azienda dopo un’esperienza decennale nel settore della telefonia mobile, che spiega “abilitiamo la tecnologia per quanti si affacciano a questi mercati. Il nostro punto di forza è non essere
legati ad alcun marchio, il che significa poter prendere il meglio da ciascuno”. Un punto questo sottolineato anche da Antonio Mazzara, amministratore delegato della RRD: “La nostra società, grazie al fatto di essere piccola e globale, è in grado di anticipare i grandi player mondiali, nomi come Nokia, Thomson, Siemens, che sono costretti ad inseguirci perché hanno tempi più lunghi”. Parole a cui corrispondono fatti ben concreti: in poco più di due mesi RRD è riuscita a consegnare un sistema completo che va dagli studi che gestiscono l’aggregazione dei contenuti e la loro trasformazione in standard Dvb-H, all’installazione di oltre 600 trasmettitori controllati centralmente che raggiungono circa il 75% della popolazione italiana. Il servizio attivo 24 ore su 24 è gestito dalla sede della RRD, situata nella periferia di Milano, in cui lavorano attualmente una trentina di dipendenti, destinati a raddoppiare già entro la
fine dell’anno. Le frequenze utilizzate sono quelle che H3G ha acquistato dalla stessa Profit per una cifra di oltre 200 milioni di euro e il servizio, lanciato in occasione dei campionati mondiali di calcio, ha attratto finora circa 250.000 abbonati, cifra che cresce al ritmo costante di qualche migliaio di unità al giorno. Ai tredici canali iniziali se ne sono aggiunti recentemente altri quattro, grazie all’utilizzo ottimale della banda, “cosa che non sono riusciti a fare ancora TIM e Mediaset”, sottolinea con una punta d’orgoglio Mazzara.
Crescita esponenziale Quasi tutti gli analisti sono concordi nel prevedere una crescita esponenziale del settore della TV mobile, giudicata inevitabile anche da Mazzara: “Qualche anno fa i cellulari con fotocamera incorporata erano una rarità, ora ce l’hanno praticamente tutti e lo stesso accadrà per la possibilità di
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Antonio Mazzara, amministratore delegato della RRD
ricevere trasmissioni televisive perché i produttori di telefonini devono comunque inventarsi qualcosa di nuovo per riuscire a vendere”. Inoltre, osserva Mazzara, gli attuali utenti di cellulari con TV sono quelli più disposti a spendere e per gli operatori telefonici diventa quindi necessario offrire servizi televisivi, proprio per evitare la migrazione dei propri clienti verso altre piattaforme. “La tecnologia mobile in Europa è un po’ in crisi, anche a causa di quanto pagato dagli operatori telefonici per le reti UMTS, ma per crescere devono vendere servizi a valore aggiunto e la televisione è uno di questi”, sostiene Mazzara e prosegue: “H3G ha voluto la propria
rete, Tim ha scelto di affittare la rete da Mediaset a una cifra che avrebbe potuto comprarsela in dieci anni e anche Vodafone ha seguito questa strada. Negli altri Paesi le cose vanno meglio, l’utilizzo dello spettro è più limitato e quindi c’è ampio spazio per il Dvb-H”. Pur essendo stato forgiato in base alla specifiche richieste di H3G, il sistema messo a punto da RRD è capace di supportare diversi modelli di business (servizi gratuiti, pay per view o in abbonamento) ed è quindi facilmente ‘esportabile’, cosa che si appresta a fare RRD iniziando proprio da quello che è uno dei mercati più promettenti per la televisione su cellulari, gli Stati Uniti. In base all’accordo concluso con Hiwire, dal mese di dicembre inizierà una sperimentazione della nuova tecnologia a Las Vegas, coinvolgendo partner come Ses Astra e T-Mobile. Il lancio del servizio commerciale è previsto immediatamente dopo la conclusione della sperimentazione e sarà
La sala di codifica della RRD, dove confluiscono i canali distribuiti in Dvb-H
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S E Z I O N E esteso a gran parte del territorio statunitense entro il febbraio del 2009, data in cui è previsto lo spegnimento definitivo della televisione analogica. Hiwire può, infatti, contare su due canali trasmissivi in banda UHF che raggiungono l’80% della popolazione. La formula adottata da RRD sarà la stessa collaudata con successo nel caso di H3G e l’operazione sarà gestita dalla RRD Usa, società costituita lo scorso mese di settembre e che ha sede a New York al trentaseiesimo piano dell’Empire State Building. “Una delle poche volte che una società italiana riesce a entrare nei mercati internazionali”, per dirla con le parole dello stesso Mazzara, il quale non ha dubbi sul successo dell’iniziativa, sia perché la propensione al consumo è più alta che in Europa, sia perché la regolamentazione in vigore negli Stati Uniti non prevede il pagamento dei fornitori di contenuti in chiaro da parte degli operatori di rete, esattamente il contrario di quanto avviene in Italia. Il lancio del servizio Dvb-H negli Usa sarà comunque soltanto l’inizio: RRD ha già stabilito contatti commerciali 29 con le realtà più interessanti, dai maggiori Paesi europei a quelli sudamericani.
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Collegamenti: Hdmi, un futuro professionale ? Dal salotto allo studio il passo può essere breve, grazie all’interfaccia Hdmi nata per le applicazioni consumer, ma che può trovare valido impiego anche in ambito professionale Gli schermi piatti in alta definizione e in particolare quasi tutti quelli che si fregiano del marchio HD ready, sono 30 dotati anche di un minuscolo connettore denominato High Definition Multimedia Interface. Questa interfaccia è stata sviluppata proprio per permettere il collegamento di apparecchiature video consumer in alta definizione con la massima semplicità, garantendo al tempo stesso la più alta qualità possibile: un cavo Hdmi, che ha una sezione simile a quella di un cavo coassiale, può trasportare il video digitale in alta definizione con ben otto tracce di audio, il tutto in
Un cavo Hdmi può trasportare audio e video HD digitali non compressi
forma non compressa. gamento, tipicamente limitata a una Nella prima versione delle specifiche decina di metri. Se si tratta però di Hdmi, il bitrate massimo per i dati collegare una telecamera o un videodigitali era stato fissato in 4,95 Gbps, registratore a uno schermo in alta valore che è stato portato a 10,2 Gbps definizione o a un sistema di montagcon le specifiche 1.3 definite la scorsa gio video, l’interfaccia Hdmi è perfetestate. Simili bitrate sono più che suftamente in grado di assolvere il comficienti sia per gli attuali standard per il pito del trasferimento dei dati in video HD non compresso (1,5 Gbps) forma non compressa, cosa che la può che per il 1080p (3,0 Gbps). Essendo rendere interessante anche per impieuno standard sviluppato per le applighi professionali. cazioni consumer, il costo della componentistica necessaria per integrare Arrivano i primi prodotti una porta Hdmi nelle apparecchiature Sony è stata la prima a proporre è inferiore a quello di simili interfacce videocamere in alta definizione dotanate per il settore professionale, come te di interfaccia Hdmi, inizialmente l’HD-Sdi correntemente utilizzata per il collegamento di dispositivi in alta definizione. Ciò non significa però che si potranno tranquillamente sostituire i collegamenti HD-Sdi: una limitazione dell’interfaccia Hdmi è la lunghezza del L’interfaccia Hdmi è presente anche nella videocamera Sony HVR-V1E cavo di colle-
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Grant Petty della Blackmagic Design mostra la minuscola scheda Infinity dotata di ingresso e uscita Hdni
con il modello HDR-HC3E, un economico camcorder a cassette Hdv dotato di sensore Cmos, proposto a poco più di un migliaio di euro. L’interfaccia è stata poi integrata anche nelle due Handycam HDR-SR1 e HDR-UX1, simili per caratteristiche della sezione telecamera, ma che registrano rispettivamente su hard disk e su Dvd nel for32 mato AVC HD proposto dalla stessa
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Sony e da Panasonic (Ndr: Il formato AVC HD è basato sul metodo di compressione Mpeg-4 AVC e registra il video in alta definizione nei formati 1080i e 720p con un bitrate massimo di circa 24 Mbps). Più recentemente, l’interfaccia Hdmi è stata integrata anche nel modello Hdv della fascia professionale, l’HVR-V1E, e nel suo equivalente HDR-FX7 che si rivolge al settore consumer. Pronta la reazione di Blackmagic Design, fabbricante di schede di cattura video, che ha presentato all’ultimo IBC due schede dotate di interfaccia Hdmi. La più economica è la Intensity, una scheda PCI Express proposta a 249 dollari e dotata di ingressi e uscite Hdmi. Per registrare il video HD in formato non compresso è indispensabile utilizzare un sistema Raid, ma è possibile anche scegliere fra diversi metodi di compressione, comunque superiori all’Mpeg-2 su cui si basa il formato Hdv. Un po’ più costosa, ma con un prezzo inferiore a mille dollari, è la Decklink HD Studio, che mette a disposizione anche ingressi e uscite in component analo-
Come mettere il turbo a Premiere Pro Editing anche in formato HDV nativo con Adobe Premiere Pro e la scheda RT.X2, la nuova proposta Matrox per i professionisti del video che non hanno tempo da perdere. Anche se il nome scelto da Matrox potrebbe far pensare ad un’evoluzione della RT.X100, la nuova scheda Matrox è più simile alla serie Axio destinata alle applicazioni di fascia più alta. La specialità della RT.X2 è il montaggio in formato HDV nativo, ma non disdegna il classico DV e, per quanti usano ancora l’analogico, mette anche a disposizione ingressi e uscite in component oltre che in composito e Y/C; in questo caso, il video viene compresso con un codec hardware in formato MPEG-2, con campionamento 4:2:2 e modalità I-frame, con un bitra-
te che può arrivare fino a 100 Mbps nel caso di video in alta definizione. A differenza della RT.X100, la scheda non dispone di hardware specifico per l’accelerazione degli effetti Matrox Flex, preferendo affidarsi per la loro esecuzione ai più potenti processori grafici che equipaggiano le schede video recenti, come le ATI Radeon XT1800 o le nVidia Quadro FX 4500. Questa scelta non è da considerarsi come una soluzione di ripiego: il settore delle schede video è in continua evoluzione, spinto dalle esigenze di videogiochi sempre più esigenti in
gico in alta definizione, oltre che in SVideo in Pal. Questa scheda è dotata di ingressi e uscite per due canali audio analogici o digitali Aes/Ebu, può essere sincronizzata con una sorgente esterna e può controllare il funzionamento di videoregistratori con interfaccia RS-422. Entrambe le schede BlackMagic possono essere utilizzate con piattaforme Mac OS X o Windows e sono compatibili con i software basati rispettivamente su QuickTime e DirectShow, compresi quindi i programmi di montaggio video non lineare Apple Final Cut Pro e Adobe Premiere. Blackmagic ha sviluppato anche un’applicazione che può trovare impiego in settori specifici, fornita gratuitamente con le schede Infinity. Con due di queste schede e il software OnAir si ha a disposizione un semplice mixer a due ingressi a cui è possibile collegare videocamere con uscita Hdmi, i cui segnali sono sincronizzati e possono quindi essere commutati in tempo reale, con la possibilità di registrare contemporaneamente il video risultante sul disco del computer.
termini di risorse, e i numeri in gioco, ben superiori a quelli di qualsiasi settore professionale, assicurano una relativa economicità dell’hardware. Inoltre, nel momento in cui saranno disponibili schede video con prestazioni superiori, anche le prestazioni di un sistema basato sulla RT.X2 aumenteranno di conseguenza, senza che sia necessario alcun particolare aggiornamento. Lo stesso accade per effetti come la correzione del colore o la creazione delle chiavi, compiti che sono invece demandati al processore del computer. Alla Matrox RT.X2 rimane il compito della gestione dei segnali video in ingresso e uscita e quello di pilotare un monitor ad alta risoluzione collegato all’interfaccia DVI di cui è dotata. Grazie a ciò, è possibile utilizzare monitor LCD da 23 o 24 pollici, come i modelli Apple Cinema HD Display o Samsung 244T che hanno una risoluzione nativa di 1.920 x 1.200 pixel, per visualizzare segnali HD a piena risoluzione, senza per questo dover ricorre-
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re a monitor ben più costosi (Ndr: i modelli indicati hanno un prezzo intorno ai 1.200 euro). Sorgenti video e videoregistratori possono essere collegati ai connettori RCA presenti sul box, a sua volta collegato alla scheda da un cavo multipolare; non è previsto il supporto per i segnali audio, affidato alla scheda audio del computer. Il fatto del non utilizzare connettori BNC è spiegabile con l’esigenza di posizionare la RT.X2 a un gradino più basso
rispetto alle più costose schede della serie Axio che si rivolgono in particolare a quanti hanno l’esigenza di poter trattare segnali in formato SDI o HDSDI. Altre prerogative delle schede Axio sono il supporto per i formati MXF e DVCPro HD, nonché delle modalità 720p a 60 fps o 1080p a 24 e 25 fps, al momento precluse ai alla RT.X2. In comune con le altre schede Matrox c’è il software per il montaggio non
lineare Adobe Premiere Pro 2.0 e sono previsti bundle anche con i pacchetti Production Studio Standard e Premium. Anche in questo caso, l’integrazione è praticamente perfetta: oltre agli effetti Matrox specifici, buona parte di quelli standard di Premiere traggono giovamento dalla presenza della RT.X2. Per quanto detto in precedenza, le prestazioni in real-time dipendono sia dalla potenza del computer, sia da quelle della scheda video. Per esempio, con una configurazione che si può considerare di fascia media per questo tipo di applicazioni si possono gestire in tempo reale almeno due livelli di video in formato HDV nativo con correzione colore, un titolo statico e un titolo in movimento, valori che triplicano nel caso di video in formato DV. I prezzi della Matrox RT.X2 partono da poco più di 2.000 euro per la versione con il solo Premiere Pro 2.0 e sono previsti sconti per chi possiede la RT.X100, che continua comunque ad esser commercializzata, ma non più in 33 bundle con i software Adobe.
Nata per il cinema
tre Ccd progressivi da 2/3 di pollice e 2,2 megapixel, gli stessi impiegati da Sony per la F950. Il trattamento del segnale è stato completamente rivisto, adottando un convertitore analogico/digitale a 14 bit e permettendo di registrare il segnale anche in formato RGB 4:4:4 alla piena risoluzione di 1.920 x 1.080 pixel. In questo caso il frame rate massimo è limitato a 30 fps, che diventano 60 fps con segnali
in formato 4:2:2. La telecamera può registrare anche a frame rate variabile in modo continuo e direttamente su nastro, sfruttando un apposito accessorio che memorizza i frame prima di trasferirli sulla cassetta, permettendo quindi l’immediata riproduzione del materiale registrato con gli effetti di rallentamento o accelerazione. Il registratore può essere montato direttamente sulla telecamera, sia sulla parte
Matrox RT.X2 la nuova proposta della casa canadese per i professionisti del video
Debutto nella mecca del cinema per la F23 la prima telecamera Sony studiata in modo specifico per le applicazioni di cinematografia elettronica. Apparsa in veste di prototipo alle ultime fiere internazionali, la Sony HDCF23 ha fatto la sua prima apparizione a Hollywood grazie a BandPro Film&Digital, l’azienda californiana che più di ogni altra è impegnata nel facilitare l’adozione dei mezzi elettronici nel mondo del cinema. La lettera F identifica la possibilità di effettuare riprese a 24 fps mentre il 23 è riferito alle dimensioni dei sensori,
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T I T O L O posteriore che su quella superiore, in modo da garantire la massima flessibilità operativa nelle diverse situazioni di ripresa. Per quel che riguarda la meccanica, il corpo assomiglia molto più a quello di una cinepresa tradizionale e l’attacco B4 per le ottiche è stato irrobustito, riducendo così i problemi di regolazione del backfocus che affliggevano le precedenti telecamere Sony. I controlli presenti sulla telecamera sono stati ridotti al minimo indispensabile e tutte le regolazioni possono essere effettuate con un telecomando. La F23 sarà disponibile nell’estate del 2007 ad un prezzo simile o di poco superiore a quello della Thomson Viper, prezzo ritenuto equo da BandPro che ha già siglato un accordo preliminare per l’acquisto di ben 50 unità.
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Dopo la deludente ultima edizione del Satexpo e con la scomparsa definitiva dell'IBTS, c'è solo da sperare nelle nuove iniziative, ancora non ben delineate.
tradizionali del Satexpo, che fino allo scorso anno avevano contribuito al successo della manifestazione vicentina, si sono defilati, a cominciare da Sky per passare ad alcuni fra i più importanti produttori di decoder. In pratica, una mezza giornata era più che sufficiente per visitare tutta l'esposizione e solo la partecipazione ai numerosi convegni e seminari poteva giustificare una permanenza più prolungata. Qualcuno però deve aver visto un altro film. Emblematica la dichiarazione di Paolo Dalla Chiara, presidente della manifestazione, riportata nel comunicato ufficiale rilasciato al termine della manifestazione: "SAT Expo ha confermato ancora una volta di essere luogo di convergenza e di sin-
Non è un buon segno ridurre gli spazi espositivi pur aumentando le iniziative, prima fra tutte l'HD Broadcasting Expo Forum che avrebbe dovuto coinvolgere le aziende impegnate nell'alta definizione. Intendiamoci, qualcosa si è visto, ma non certo quella sorta di laboratorio aperto che si erano immaginati gli organizzatori e che avrebbe dovuto occupare un intero padiglione della Fiera di Vicenza, che a poche settimane dall'apertura della manifestazione è stato deciso di lasciare completamente vuoto. Come risultato, quanti avevano aderito all'iniziativa dedicata all'HD si sono ritrovati confinati in uno stand di una trentina di metri quadrati, contornato da alcuni banchetti riservati ai sistemi di editing. Per di più, parecchi degli espositori
Il set per le riprese allestito per l'HD Broadcasting Expo Forum all'ultimo SAT Expo
Un film già visto
tesi delle migliori energie che, in questo momento, in Italia, stanno lavorando attorno alle Tlc avanzate. La manifestazione - conclude Dalla Chiara continua ad essere una fiera-laboratorio, l'unica in Italia capace di far convergere le diverse anime delle Tlc avanzate verso progetti, che favoriscono lo sviluppo del mercato e nuove possibilità commerciali". Nessun cenno alla scarsa affluenza di espositori e visitatori. Non è andata certo meglio con l'IBTS, di cui si è persa qualsiasi traccia dopo l'edizione dello scorso anno inglobata nello Smau. Lo stesso Smau, trasformato dagli organizzatori in salone professionale, si è rivelato un mezzo flop, niente a che vedere con altre manifestazioni europee del settore.
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