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ONITO M R Rivista mensile specializzata • N° 274 ottobre • 2008 • Anno XXXI • ISSN 0394-0896
PUBBLICAZIONE DELLA MEDIA AGE SRL • VIALE S.MICHELE DEL CARSO, 11 • 20144 MILANO • TEL. 0243910135 • FAX 0243999112 • E-MAIL: INFO@MONITOR-RADIOTV.COM • INTERNET: WWW.MONITOR-RADIOTV.COM
Sony a tutto campo intervista a Naomi Climer vice presidente europeo
IBC 2008 lo show dei record... anche nell’audio
La televisione sbarca al Museo della Scienza di Milano ast: oadc el br nza.tv d e i notiz rge time nve Le ul w.co ww
Anno XXXI n. 274 ottobre 2008 ISSN 0394-0896
4 IBC 2008 lo show dei record
MediaAge srl Via S. Michele del Carso, 11 - 20144 Milano, Italy Tel. (+39) 024391.0135 - Fax (+39) 024399.9112 E-mail: info@monitor-radiotv.com
12 Tv e cellulare, un matrimonio difficile ?
Siti internet http://www.convergenza.tv (in italiano) http://www.monitorradio.tv (in inglese) La Media Age srl è iscritta al Registro Nazionale della Stampa al n. 2636 vol. 27, foglio 281 dal 28.6.89 - MONITORRADIO TELEVISIONE è registrata al Tribunale di Milano n. 880 del 20.12.1988. Dir. resp. Enrico Callerio. Manoscritti e foto originali, anche se non pubblicati, non si restituiscono. Non è permessa la riproduzione di testi e foto senza l’autorizzazione scritta dell’Editore. Progetto grafico: Ago, Bollate (MI). Stampa: Cooperativa Grafica Bergamasca, Almenno S. Bartolomeo (BG). Abbonamenti: la rivista è diffusa e venduta solo in abbonamento annuale. Il costo annuale è di 40,00 EURO da versare sul c/c postale n. 11158201 intestato a Media Age srl, viale San Michele del Carso 11 - Milano, oppure inviare un assegno bancario non trasferibile allo stesso indirizzo. Arretrati 6,00 EURO l’uno da allegare alla richiesta anche i francobolli. Foreign subscription: annual 80,00 EURO (80,00 US$) or equivalent via International Money Order or cheque to Media Age srl, Via Stefano Jacini, 4 - I - 20121 Milano Italy. CREDIT CARDS subscription call (+39) 0243910135 or fax (+39) 0243999112. Cards accepted: VISA - MASTER-CARD - EUROCARD AMERICAN EXPRESS. Airmail rates on applications. Lo staff Direttore responsabile: Enrico Callerio Condirettore tecnico: Mauro Baldacci Direttore editoriale: Enrico Oliva Hanno collaborato: Dario Monferini, Alberto Pellizzari, Piero Ricca, Maria Ronchetti, Costanza Zappa, Diego Zipponi Nei siti della “convergenza” di Monitor troverete tra gli altri contenuti: le proposte di Monitor Lavoro (www.monitor-radiov.com/lavoro) le emittenti radio tv in diretta nella rete da tutto il mondo (www.webcastitaly.com
27 Sony a tutto campo: intervista a Naomi Climer 9 La tv entra al Museo della Scienza di Milano
30 Il futuro della tv è a oriente: rapporto dal Mipcom 11 Lo sviluppo delle telecomunicazioni in Italia, la relazione del sottosegretario Paolo Romani
32 NOTIZIE IN BREVE: Utah Scientific acquista Sandar, Softimage passa ad Autodesk
IBC 2008 di Amsterdam 4
lo show dei record
di Paride Sommo
Uno degli eventi piu’ importanti del settore, partenza in aereo arrivo con qualche ritardo, notte come un piombo sul cuscino e dalla mattina presto immerso nella caotica audioluminosa fiera delle tecnologie per la produzione e postproduzione multimediale. Tantissimi stands e padiglioni affollatissimi, poche novità ma buone direi. Un viaggio tra il nuovo, il vecchio, tra il mitico e il classico sempre cercando di trovare qualcosa di interessante e qualcosa di appetibile, nonostante la mancanza di cash si percepisca in questo mercato come negli altri. Si comincia a camminare nella miriade di stand allestiti. Chi tra un aperitivo e l’ altro chi trafelato dalla fretta, tutti si dirigono verso I chioschi piu’ interessanti e io comincio a dirigermi verso il reparto mixer.
Studer e Soundcraft al top Interessanti le proposte della Studer
Soundcraft in zona on air mixer. Studer On Air 2500/3000: studiati per le applicazioni broadcast tv e radio, compatti,
Lo Studer On Air mixer, disponibile in varie configurazioni
funzionali, soddisfano chi necessita strumentazione pratica con una qualità elevata, adeguata agli standart con cui si troverà a lavorare. Per quanto riguarda l’ attività dal vivo la risposta Soundcraft è il banco della GB Series Gb2, una consolle con 4 bus gruppi, configurati come due sottogruppi stereo ed è acquistabile nelle versioni con 16, 24 e 32 ingressi mono, ognuno dei quali con due ingressi stereo. Ogni canale può disporre di 6 ausiliarie Aux. Per lo studio la proposta è Ghost LE, un mixer analogico compatto interfacciabile con la gran parte delle applicazioni di registrazione e missaggio, con costi non proibitivi e qualità elevatissima. Studer e
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Il Soundcraft GB2, per tutte le esigenze di mixaggio in studio
Soundcraft sono due marchi storici nel campo dei mixer audio. Oggi sono entrambi parte dell’ Harman Pro Group, un gruppo che ha riunito molte aziende e marchi molto conosciuti dai professionisti del suono: AKG, BSS Audio, Crown, DBX, JBL Professional, Lexicon e appunto Soundcraft e Studer. Una gamma completa di prodotti che vanno dai microfoni alle casse acustiche professionali.
Soundfield SPS 422b, la tecnologia made in england per Surround recording scelta da La Scala In esposizione le diverse versioni dell’ innovativo sistema di ripresa per il sorround recording che Soundfield ha ideato, la ripresa avviene attraverso un singolo microfono ed un processore di segnali audio. A prima vista sembra un normale
Il sistema SPS422 della Soundfield
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microfono a condensatore, in realtà è un multicapsula con 4capsule condenser da studio alimentate a 48V, basso livello di rumore, molto leggere, disposte ai vertici di un triangolo equilatero, uscite in 4 XLR. Disponibile sia in versione analogica che digitale. Il sistema è venduto integrato ad un processore di segnale che serve a ricostruire al meglio l’ ambiente acustico tridimensionale. Regolazione dell’ ampiezza del panorama stereo, focalizzazione delle diverse sorgenti sonore e impostazione delle combinazioni per l’ utilizzo del microfono: Stereo, Mono o sistema mid-side. Stereo con le diverse modalità di figura polare: omnidirezionale ad angolazione variabile, cardioide, figura 8. Mono: Omnidirezionale, cardioide, ipercardioide. Il sistema mid-side è una modalità di assegnazione delle uscite, divise tra centrali e laterali, invecie che tra destra e sinistra.
Un particolare del Soundcraft GB2
Questo innovativo sistema viene proposto in diverse versioni basate sullo stesso tipo di tecnologia, ma a vari livelli di opzioni e prezzi. Prendo ad esempio il sistema base, il piu’ economico: SPS200, un kit formato dal multicapsula più surrond zone software per preocessare i segnali in uscita dal microfono, un set professio- 5 nale a tutti gli effetti. Ottima capacita’ di rotazione dell’ angolo di ripresa, mantenendo la giusta prospettiva 3d. Sei diverse modalità di sorround: tre preset per il 5.1, un 8 channel preset e un 7.1 sorround. Regolazione della profondita’ frontale e dell’ ampiezza laterale, filtro passa alto. Disponibile per Pro Tools HD e compatibile con tutte le platform come Cubase, Nuendo, Soundscape e altre, sia Pc che Mac. SPS 422 B: una variante piu’ costosa del sistema progettato dalla Soundfield, piu’ accurata nell’ elaborazione del segnale e negli accessori in dotazione. Il Kit e’ costituito sempre dal microfono a 4 capsule condenser da studio, ma con un preampli-processore rack ad un unità che fornisce una piu’ calibrata e raffinata elaborazione del segnale, preamplificato dalla stessa unita rack, in modo da ottenere un ambiente 3d fedele il più possibile all’ originale. Questa chiarezza è possibile grazie ad un sistema che controlla i controfase ed elimina le cancellazioni o i cosidetti errori delle capsule.
T I T O L O Nel panorama dei microfoni professionali per la ripresa di voci o strumenti, se si escludono i sistemi per la presa sonora surround, da tempo non si conoscono avanzamenti tecnologici sostanziali ma, in ogni caso le aziende hanno cercato di rendere i propri prodotti più vicini alle necessita’ pratiche del mondo dello spettacolo, dandoci più liberta’ di movimento, riducendo le dimensioni, adattando le vecchie tecnologie, ancora d’ avanguardia alle necessita’ tecnico pratiche che i tempi dello spettacolo richiedono. Perfetto esempio di questa tendenza sono le nuove linee di microfoni presentati alla fiera da Dpa, completata da accessori davvero funzionali o il nuovo microfono lavallier presentato nel catalogo di quest’ anno dai sempre presenti tedeschi della Sennheiser: Dimensioni e peso ridottissimi e molto resistente. Sempre presente poi di questi tempi, l’ ispirazione del passato che torna per la riedizione di nuovi capolavori, come nel caso dei tedeschi della Neumann che in occasione del loro ottantesimo 6 compleanno, lanciano il nuovo TLM67, riedizione moderna del mitico tube condenser U67.
Sennheiser: la qualità e la storia Mke1 è un microfono lavallier di dimensioni ridottissime, la capsula misura 3,3 mm di diametro, e’ omnidirezionale e garantisce un ottima quali-
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Sennheiser MD441
ta’ audio sino ad una pressione sonora massima di 142 db, il set è corredato da un kit di caps protettivi adatti a diverse esigenze sonore e di make up. Il cavo è flessibile ma robusto ed ha un basso livello di rumorosità. Adatto ad esigenze musicali o teatrali e a tutte quelle situazioni in cui bisogna coniugare comodità, discrezione e qualità.
Un microfono dal passato Per rimanere in tema di qualità straordinaria ed eccezionale, tanto da diventare mitica, mi sono ricordato del Sennheiser md441 forse il miglior microfono dinamico che abbia mai utilizzato per la voce da quando ho iniziato a cantare. Per la ripresa degli strumenti acustici come sax e tromba o per quelli amplificati e’ davvero insuperabile, intenso, caldo, sensibile...da avere. Capsula dinamica con bobina di compensazione, figura polare ipercardiode, un microfono che ha segnato il sound di gran parte degli anni 60 e 70. Era usatissimo e
rimane uno dei migliori microfoni ora sulla piazza. Un po’ costoso.
La comodita’ di avere tante caratteristiche in un solo microfono Quando si parla di microfonazione di strumenti musicali citare i danesi della Dpa è naturale, produttori di una serie di microfoni di qualità eccelsa, con grande attenzione per i modelli adatti alla presa di strumenti acustici. Davanti all’ esposizione sono rimasto colpito da un microfono corredato da un set di copri-capsula a forma sferica, onestamente molto curiosi, il cui utilizzo consiste nel cambiare la figura polare e le caratteristiche di risposta acustica del microfono una volta inseriti. Si Le differenti cap- possono applicare su sule (L 30b, L 40 b, un normale Dpa 4003 L50b) utilizzate per modificare la o4006 e ottenere fino figura polare dei a 7 diverse risposte in microfoni DPA. frequenza e figure polari. L30b, L40b, L50b, varianti utilizzabili con i microfoni DPA 4006 e DPA 4003. Disponibili analoghi kit per altre tipologie di microfoni DPA. Le newsletter di MonitoR per essere sempre aggiornati sugli eventi e le novità del settore www.monitor-radiotv.com/newsletter
Il microfono MKE1 di Sennheiser
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T I T O L O Ottanta anni si celebrano con il ritorno di un pezzo di storia... modificato Restando in tema di microfoni d’ epoca o meglio microfoni storici, classici, sembrerebbe ineguagliabili, posso dire di aver ammirato con intensità l’ angolo Neumann, dove era possibile provare tutti i piccoli capolavori della precisione tedesca, dai microfoni storici sino al nuovo presentato per l’ 80esimo anniversario.
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omnidirezionale e figura 8, pre attenuazione di 10 dB e filtro Hi-Pass. Guardano alla tradizione della Neumann nei microfoni ricordiamo l’ U67, mitico esemplare a valvole, condensatore a gradiente di pressione a diaframma largo. E’ usatissimo dagli anni sessanta ad oggi per la ripresa di voci e strumenti, sia acustici che amplificati senza nessuna distorsione del segnale anche per sorgenti con elevato livello di pressione sonora.
I grandi mixer Lawo alle Olimpiadi di Pechino Viaggiando nel mare di stand che affollano il padigione 8 dell’ Ibc di Amsterdam, nel settore fuoriserie di lusso, brilla lo stand della Lawo, un’ importante societa’ con sede in Germania, ottima rappresentante dell’ avanguardia tecnologica tedesca nel mercato dell’ audio digitale. Dedicano gran parte dello spazio espositivo al loro prodotto di punta della gamma mixer, la nuova serie mc2 90, il più grande della serie, seguito poi da 66 e 56.
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Il microfono Neumann Tlm 67
TLM67 è un microfono a condensatore che riprende il modello usatissimo nei sessanta U67, utilizza la stessa capsula ma per riprodurre quel suono senza valvole è stato necessario disegnare uno speciale circuito addizionale, che funge inoltre come trasformatore di ingresso essendo il TLM un Trasformer Less Microphone. Tre figure polari selezionabili - cardioide,
Il mitico Neumann U67 usato fin dagli anni ‘60
Lawo mc2 90 e’ una mixing consolle integrata di vst plug in, con la quale si possono gestire eventi faraonici caratterizzaati da centinaia o addirittura migliaia di situazioni live contempora-
Lawo Mc2 56 Fino a 376 input, 512 canali, da 16 più 16 fader fino a 64 piu' 16
nee. Disponendo di un numero di ingressi e di uscite che virtualmente possono arrivare fino a 8192 canali mono via matrice, il nuovo mixer garantisce un numero di canali dsp che puo’ raggiungere quota 384 con relative 32 aux send, 48 gruppi e 32 submaster gestibili facilmente tramite una struttura che supporta fino ad oltre 200 fader e permette un comodo utilizzo multi-user dell’ apparecchiatura. Lawo Mc2 90 e’ stato utilizzato per la realizzazione delle riprese alle olimpiadi di Pechino 2008 nel mezzo mobile della Prisma OB, dimostrando di essere adattissimo alla produzione di qualsiasi evento sportivo complesso, oltre che alle tipiche esigenze della ripresa teatrale e cinetelevisiva, dimostrando come il digitale dal punto di vista produttivo organizzativo abbia davvero impostato nuovi standard.
Il mixer Lawo a bordo del mezzo mobile della Prisma OB alle Olimpiadi di Pechino
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S E Z I O N E ambiente. Per curiosita’ sono entrato nel prefabbricato fonoisolato e seppur constatando l’ ottima riuscita del lavoro, una volta informato sul prezzo, ho subito pensato ai metodi di fonoisolamento più classici che se sono progettati e realizzati in maniera ottimale danno risultati formidabili con costi sempre consistenti ma nettamente minori rispetto alle decine di migliaia di euro che può arrivare a costare una cabina insonorizzata. www.far-audio.com
Far Audio: cabine insonorizzate, ma a che costo? Nei meandri della sconfinata fiera ho notato una scarsa presenza di innovazioni e quindi soluzioni per l’ Isolamento acustico degli ambienti di ripresa. Dopo qualche mezz’ ora di ricerca finalmente scovo la Far, un azienda belga con sede a Huy, che propone moduli prefabbricati in acciaio e legno, con elevate proprietà fonoisolanti e l’ acustica necessaria per una stanza di ripresa professionale. Costruiscono ambienti di dimensioni variabili, cercando il miglior compromesso possibile per soddisfare entrambe le esigenze sonore, combinando le applicazioni di due principi fondamentali nell’ isolamento acustico: il principio che il peso della massa assorbe la potenza della pressione sonora e il pricipio che l’ attenuazione di onde sonore attraverso l’ alternare di molle e di massa sul suo percorso porta a buoni risultati isolanti ma impoverisce la risposta interna all’
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La tv al Museo Nazionale della Scienza Sono state inaugurate le nuove aree della Sezione Telecomunicazioni del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci”, che si arricchisce di tre nuovi spazi interattivi dedicati al telegrafo, al telefono e alla televisione. Oggetti storici, exhibit, aneddoti e testimonianze per conoscere e comprendere tre media che hanno cambiato la nostra vita di
tutti i giorni. Un luogo della comunicazione, fisico e metaforico, snodo tra tutte le tecnologie presentate e punto di convergenza dei nostri bisogni e desideri. L’inagurazione si è aperta con i saluti di Michele Perini, Presidente del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia, Massimo Buscemi, Assessore Reti, servizi di pubblica utilità, sviluppo sostenibile e ricerca scientifica della Regione Lombardia, Romano Guerinoni, Membro di giunta della Camera di Commercio di Milano. Fiorenzo Galli, Direttore Generale del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia, ha presentato le nuove aree della sezione Telecomunicazioni del Museo, un progetto museologico innovativo, in cui il Museo ha svolto un ruolo attivo e di coordinamento di un comitato scientifico di livello internazionale. La grandezza di questo progetto sta nella capacità di coniugare valore educativo, trasferimento del sapere e partecipazione diretta. Le sezioni espositive permettono di far comprendere al pubblico la storia di 9 media che hanno modificato il nostro quotidiano, attraverso concetti tecnico e scientifici, percorsi storici e sezioni interattive. L’eccellenza del progetto è stata ottenuta grazie al coinvolgimento sinergico di aziende private ed istituzioni pubbliche, attraverso un’attività di partnership e fundraising mirata. Mike Bongiorno, ospite d’eccezione, ha salutato tutti i presenti con l’immancabile “Allegria!”, che l’ha contraddistinto nel corso della sua lun-
Mike Bongiorno in compagnia di Fiorenzo Galli, direttore del Museo della Tecnica di Milano
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Al Museo della Scienza in mostra gli strumenti della comunicazione e la loro evoluzione nel corso del secolo scorso: dal telegrafo alla televesione...ed oltre
ghissima carriera televisa. Mike Bongiorno ha collaborato con il Museo nella realizzazione della sezione dedicata alla televisione, dove è stata riproposta la prima puntata del quiz Lascia o Raddoppia, visibile in una televisione nell’ambiente ricostruito di un tipico bar anni Cinquanta. Mike ha ricordato infatti “che all’epoca tutti si riunivano nei bar, dove si trovavano i primi e pochi televisori, per vedere Lascia o raddoppia. Venivano persino interrotte le riunioni in Parlamento per seguire il programma…”. 10 Il signore della televisione, che ha dato vita al nostro tempo raccontando l’Italia che cambia attraverso la storia dei suoi programmi, dalla radio alla televisione commerciale, con gioia e stupore ha detto: “Oggi per me è una giornata importante: non avrei mai pensato un giorno di diventare un pezzo da museo! I visitatori presenti e futuri potranno contemplarmi come un pezzo della storia d’Italia”. Massimo Temporelli, Curatore del Dipartimento Comunicazione del Museo, ha spiegato quali sono stati i criteri di scelta per l’allestimento di ogni sezione (telegrafo, telefono e televisione) e come sia stato difficile scegliere gli oggetti da esporre, trattandosi di un contesto, quello delle telecomunicazioni, dove gli oggetti ogni giorno vengono superati sul mercato da nuove tecnologie. “Per equilibrare lo sguardo si sono fissati dei punti saldi: uno sul passato e uno sul presente. Il visitatore potrà così percorrere cronologicamente l’evoluzione tecnologica dei tre mezzi di comunicazione passando attraverso percorsi convergenti in due punti. Nella sala delle reti e nella Piazza della
Comunicazione, quest’ultima realizzata con Telecom Italia. Nella piazza convergono tutte le aree circostanti del Dipartimento Comunicazione.” Roberto Saracco, Direttore del Future Centre Telecom Italia, ha sottolineato come “La Piazza della Comunicazione Telecom Italia si stacca per un momento dal percorso storico e tematico della sezione per riflettere sulle frontiere della comunicazione e sui confini delle tecnologie, che offrono strumenti sempre più ibridi e flessibili. La piazza è una metafora dell’incontro tra vecchi e nuovi media, è un veicolo per un viaggio nel futuro della comunicazione, per rispondere alle esigenze di socialità e di scambio di informazioni dell’uomo”. Al centro della piazza infatti si trova il visitatore, la persona. Nessun oggetto, che sarebbe stato già passato, ma solo l’uomo, sintesi di tutti i potenziali anche tecnologici. In rappresentanza dei partner, sono intervenuti: Gina Nieri, Consigliere di Amministrazione Mediaset che ha ricordato la stretta collaborazione con il Museo nella realizzazione della sezione televisione, dove è stato ricostruito anche il set dello storico programma Il pranzo è servito, con la celebre ruota e i pannelli delle portate. Il programma condotto da Corrado cambiò la storia dei quiz televisivi nel palinsesto di fascia prandiale. Nieri ha poi aggiunto: “In questo museo, che è museo vivente, dinamico e interattivo, ospite perfetto è Mike Bongiorno che è storia vivente della televisione italiana”. Umberto Fraccaro Genovese, Presidente di Fracarro Radioindustrie, ha ricordato come i fratelli Fraccaro di Castel Franco Veneto siano stati pio-
neri assoluti nella tecnologia televisiva proponendo un progetto curioso e geniale esposto nelle nuove aree del Museo: un prototipo di televisione meccanica degli anni Trenta e “La televisione per tutti”, un kit di montaggio con cui potersi costruire in casa un proprio televisore, di cui è esposta la guida per l’assemblaggio. Aldo Meneghelli, Amministratore Delegato di Sharp, partner del progetto e riferimento nella scelta delle tecnologie utilizzate nella sezione espositiva, ha sottolineato come il futuro tecnologico della produzione degli apparecchi televisivi volga sempre più l’attenzione verso l’ambiente e l’energia pulita, con l’utilizzo dei cristalli liquidi e le celle fotovoltaiche che permettono la riduzione dell’emissione di anidride carbonica. Eugenio Razelli, Amministratore Delegato di Magneti Marelli, ha ricordato la storia nel settore telecomunicazioni di Magneti Marelli, prima che si occupasse di tecnologia per autoveicoli. La Magneti Marelli è stata azienda leader nel settore radio-televisivo fra le due guerre fino all’inizio del boom economico e di fatto ha reso possibile l’esistenza delle prime reti. Nella sezione del Museo espone alcuni interessanti esemplari di camera da ripresa televisiva e un televisore da consolle di fine anni Trenta. Infine Loredana Grimaldi, Responsabile Branding e Corporate Identity di Telecom Italia, ha chiuso gli interventi della mattina, sottolineando come le nuove tecnologie rappresentano un elemento fondamentale nelle strutture sociali, varcando le soglie della comunicazione per convergere più funzioni e più servizi in nuove esperienze multisensoriali.
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Gli sviluppi delle telecomunicazioni in Italia Il sottosegretario alle Comunicazioni Paolo Romani ha presentato in Parlamento la relazione sulla situazione complessiva delle telecomunicazioni in Italia con le linee di azione del governo. Il documento è pubblicato a pagina 14 e reperibile anche sul sito di MonitoR. www.monitor-radiotv.com/download In particolare vengono ricordati le tappe dello switch-off dell'analogico terrestre. La prima tappa è prevista a fine ottobre in Sardegna: le 650.000 famiglie della regione potranno continuare a vedere la tv solo in digitale. Secondo un'indagine Makno all'inizio del 2008 l'89,1 % delle abitazioni dell'isola era in grado di ricevere la tv digitale. Qualche problema invece per lo switch-off in Valle d'Aosta, dove il numero di decoder/ricevitori è decisa-
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mente inferiore. A tale proposito è stato stabilito uno slittamento rispetto alla data prevista del 15 novembre 2008. Il 24 settembre, in una riunione tra il sottosegretario allo Sviluppo Economico con delega alle Comunicazioni, Paolo Romani, e il presidente della Regione autonoma Valle d'Aosta, Augusto Rollandin, si è deciso che entro 90 giorni sarà congiuntamente definita la data dello 'switch off', in linea con il piano che prevede il passaggio al digitale terrestre entro il primo semestre del 2009. Alla riunione - che riavvia tutte le procedure del piano nazionale di digitalizzazione - erano presenti tutti i broadcast. "Particolare attenzione - si legge in una nota dell'amministrazione regionale - è stata dedicata alla conformazione orografica della Regione e alla situazione delle valli laterali ed al loro progressivo coinvolgimento in modo da assicurare che nessuno verrà escluso nel passaggio
dall'analogico al digitale". A metà novembre invece dovrebbe essere la volta di 1,2 milioni di utenti delle province di Torino e Cuneo che vedranno la switch-off di RAI 2 e Rete4, per passare allo swich-off di tutti i canali a metà marzo 2009. La tappa successiva è prevista in Trentino con le stesse modalità: a marzo switch-off di RAI 2 e Rete4, a fine settembre le 200.000 famiglie residenti potranno ricevere solo la tv digitale. Il completamento dello switch-off in tutta Italia dovrebbe realizzarsi entro il giugno 2012, anche se il sottosegetario Romani si auspica di potere anticipare i tempi.
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Tv e cellulare, matrimonio difficile Un' inchiesta indipendente sulla fruizione della televisione per mezzo dei dispositivi mobili nel Regno Unito conferma l'esistenza di notevoli barriere al consumo di contenuti video attraverso il cellulare: sono principalmente la mancanza di consapevolezza dell'offerta (44%) e il prezzo dei servizi (33%) a mettere in dubbio le previsioni di espansione del mercato. Tutto fa pensare che la domanda di video mobile sia consistente: il 65% degli intervistati si è infatti dichiarato disponibile ad accettare contenuti pubblicitari, a fronte di programmi gratuiti o fortemente scontati; d'altra parte, se il servizio dovesse essere fornito a pagamento, il 22% ha dichiarato di preferire un modello pay-per-use e il 13% ha mostrato interesse per il pagamento di un abbonamento a cambio di contenuti senza pubblicità. Per Wayne Purboo, CEO di QuickPlay Media, l'inchiesta rivela chiaramente che la barriera alla diffusione del mobile TV nel Regno Unito si chiama costo percepito e la soluzione è da ricercare in forme di offerta basate
sulla pubblicità, aiutate dalla tendenza degli operatori europei a offrire accesso illimitato ai contenuti video e TV sui dispositivi mobili. I dati confermano comunque che due su cinque fra gli utenti di telefoni mobili hanno provato i contenuti video. Di questi, il 18% continuano a usufruirne almeno una volta alla settimana, e un terzo di costoro lo fa quasi quotidianamente. La ricerca riguarda anche le abitudini: il 46% degli utenti guarda video su mobile a casa, dove ha naturalmente a disposizione altre piattaforme come la TV e il computer, e il 30% dichiara che lo fa fra una faccenda e l'altra, mentre il 30% si definisce spettatore in viaggio - presumibilmente si parla di pendolari. Altri dati interessanti: - Il 33% degli intervistati ha seguito contenuti video o TV sul mobile per un'ora o più. - Il 41% considera la possibilità di fermare e riprendere in un altro momento la visione come un fattore determi-
nante nella decisione di usare i servizi di video mobile. - Il 72% non ricorda di avere visto pubblicità sul proprio terminale mobile. Gli altri, per il 53% dicono di avere ricevuto pubblicità sotto forma di messaggi di testo e per il 34% ricordano qualche pubblicità in video. Se paragonati con quelli di altri studi portati avanti negli Stati Uniti su cam-
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T I T O L O pioni demografici analoghi, i risultati appaiono praticamente uguali: le abitudini e le preferenze dei consumatori sulle due sponde dell'oceano non cambiano di molto. Fin qui, uno dei tanti comunicati che quotidianamente appesantiscono le nostre pur capienti caselle di posta elettronica: da quando negli uffici stampa hanno capito che per le e-mail non è necessario comprare francobolli, l'andazzo è questo. D'altra parte, a volte queste comunicazioni infarcite di dati perentori e interpretazioni in libertà non riescono a nascondere del tutto alcune interessanti informazioni. Non si sa, in questo caso, su quale campione sia stata effettuata la ricerca. E va bene, ci fidiamo: saranno tanti. Ma il pensiero astratto non mi si addice e qualsiasi operazione più complessa dell'addizione a due cifre mi provoca inestricabili aggrovigliamenti neuronali, pertanto ho provato a trasformare le percentuali in numeri e i numeri in fotografie (il 33% dei passeggeri di un autobus, il 28% dei vicini del mio condominio) e mi sono subito trovato meglio.
Matrimonio difficile o divorzio annunciato ? Dunque: sul bus 94 dell' ATM di Milano (circolare interna) che prendo al mattino, utilizzato da un buon campione di studenti, professionisti, impiegati e signore con bambini, viaggiano diciamo 60 persone. Di queste, visto che siamo nella ricca e dinamica Milano, poniamo che almeno 50 abbiano con sé terminali mobili avanzati e in grado di ricevere contenuti video - si tratta di una stima per eccesso e anche tanto, ma mi piace andare sul sicuro. Orbene: apprendo dall'autorevole inchiesta che fra queste 50 persone, in 20 hanno provato a guardare contenuti video. Dopo avere assaporato le meraviglie di questa tecnologia, i fan del mobile video sono rimasti in 3,6 - facciamo 4, buon peso - che continuano a guardare contenuti video almeno una volta alla settimana, mentre gli entusiasti che lo fanno quasi (quasi) quotidianamente sono 1,2 cioè uno e un gatto, ma non so se il gatto faccia audience.
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Bene. Ho giocato con dati britannici, e in UK hanno autobus a due piani; ma non credo che la cosa cambi molto. Infatti, giuro, non ho mai visto gente fruire di contenuti video o TV sul bus 94 - e lo prendo due volte al giorno. Non ho neanche mai incontrato vicini concentrati a guardare contenuti TV in ascensore: solite banalità sul tempo, altro che TG fra il piano terra e il quarto. Quindi, così come la vedo io, l'unica interpretazione sensata dell'inchiesta in questione porta fra l'altro a queste conclusioni: - Il mercato del video su terminale mobile, ora come ora esiste solo nei farneticanti business-plan degli operatori e nelle pie speranze degli investitori (di solito operatori di venture capital che giocano con denari altrui). - Qualsiasi azienda che ipotizzi un ritorno dalla pubblicità trasmessa su servizi video mobile ha bisogno di un rapido rinnovamento del management.
Attenti al mobile video Del resto anni fa, prima dell'era delle reti digitali, alcuni produttori di punta commercializzavano televisori portatili miniaturizzati molto perfezionati. Erano apparecchi leggeri, non più ingombranti di un telefonino avanzato e dotati di display ampio e luminoso. Anch'io ne comprai uno, affascinato dalla miniaturizzazione e dalla portatilità, e dopo un paio di serate finite con gli occhi arrossati avevo già capito tutto: il televisorino finì in un cassetto da dove ogni tanto viene recuperato 13 per momento-nostalgia e una rapida occhiata su un flop dell'industria. Pensare che un simile aggeggio, carino e affascinante ma decisamente inutilizzabile, possa venire resuscitato da un semplice cambiamento nella frequenza di trasmissione dei contenuti mi sembra quanto meno azzardato. Sul mobile-video non investirei un centesimo; su certe aziende di market-research ancora meno.
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L’innovazione delle telecomunicazioni 1. LE TELECOMUNICAZIONI IN ITALIA
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Riproduciamo la relazione presentata in parlamento da Paolo Romani, sottosegretario del Ministero per lo Sviluppo Economico con delega alle comunicazioni. Ne esce un quadro complessivo della situazione del settore e le linee guida del governo nei prossimi mesi e anni per dare una direzione allo sviluppo complessivo del comparto. Ci è sembrato interessante fornire ai nostri lettori il documento originale per aprire l’eventuale discussione. Il dibattito è aperto...
Le sfide che ci attendono nel campo delle comunicazioni elettroniche per i prossimi anni sono decisive per permettere all’Italia di mantenere quella dignità geopolitica che la Storia le riconosce. O avremo Reti di comunicazioni veramente all’avanguardia e competitive oppure non saremo. O riusciremo a mantenere sviluppo, ricerca e investimenti all’avanguardia oppure passeremo da snodo tecnologico, economico e culturale fondamentale a semplice linea di passaggio. Quello delle Comunicazioni, infatti, è un propellente di sviluppo non solo per l’economia ma per l’intelligenza di un Paese, per la salvaguardia delle proprie capacità di essere flessibile, veloce e moderno. Della sua capacità di saper dare risposte. Quelle risposte allo sviluppo del sistema delle infrastrutture tecnologiche del nostro Paese, che noi vogliamo dare presto e bene. Anzi, che già stiamo dando. Le TLC hanno conosciuto un grande sviluppo nell’ultimo decennio, a seguito dell’evoluzione tecnologica e del processo di liberalizzazione e apertura alla concorrenza che - sotto la guida attenta dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni - ha stimolato un circolo virtuoso per imprese e consumatori raggiungendo risultati importanti che hanno ripercussioni di grande rilevanza sociale e costituiscono motore per lo sviluppo produttivo del Paese. Si stima, infatti, per il solo sviluppo della banda larga un moltiplicatore di crescita nel PIL pari a 1,5 - 2 punti percentuali che salirebbero ulteriormente con la realizzazione di infrastrutture di rete di nuovissima generazione. Mi soffermerò, in particolare, sulla rete di Telefonia fissa, insostituibile spina dorsale del Paese. Tralascerò il mobile: lì opera un mercato molto più competitivo, fatto di Reti proprietarie e concorrenti, dove il grimaldello di mercato è anche nella capacità dell’operatore di avere una Rete sempre più aggiornata: dunque, un mercato che si autoalimenta per ciò che concerne, sviluppo della Rete, competizione, avanguardia tecnologica. Lo dimostrano i dati: Oggi l’Italia è uno dei mercati più liberalizzati d’Europa, il quinto mercato al mondo nelle telecomunicazioni in termini di fatturato pro-capite e il secondo per quanto riguarda i servizi voce della telefonia mobile. Quest’ultima colloca l’Italia ai vertici
della classifica mondiale in termini di percentuale di penetrazione (140%). Siamo, inoltre, il primo Paese d’Europa come numero di utenze mobili di terza generazione (17 milioni di utenti UMTS) e il secondo al mondo dopo il Giappone. Nell’ultimo anno, inoltre, abbiamo visto la nascita di nuovi operatori mobili virtuali (Poste Mobile, Coop, Conad, alcuni operatori di rete fissa), che garantendo al consumatore una scelta più ampia in termini di offerta economica e di servizi, possono vantare oltre cinquecentomila clienti in pochi mesi. La Rete di telefonia fissa rimane fondamentale asse strategico, quella oggi maggiormente bisognosa di essere stimolata nel suo sviluppo. Come sappiamo, la concorrenza infrastrutturale si è sviluppata in un ambito piuttosto limitato. Il local loop unbundling ha dato discreti risultati di sviluppo di Reti altre, rispetto a quella dell’exmonopolista, ma non nella misura che ci si aspettava e non nell’accesso. Sappiamo che almeno per i prossimi dieci anni la rete in rame non sarà sostituita se non parzialmente dalle reti di nuova generazione (NGN), dalla fibra. Ma proprio per questo un Governo lungimirante è lì che deve saper guardare. Aspirare ed agire affinché questi tempi di sviluppo tecnologico della Rete si accorcino, diventino realistici. La forte competizione ha sollecitato gli operatori di telecomunicazioni del fisso alla ricerca di nuove strategie di crescita, per attenuare le perdite di ricavi nel loro core-business (i tradizionali servizi vocali). In particolare, il mercato registra una notevole spinta innovativa, una richiesta di ampliamento della capacità di banda delle reti esistenti. Quindi la Next generation network, le Reti di nuova generazione che significa la fibra ottica portata sino alle case dei cittadini. I limiti tecnici delle reti attuali hanno condotto gli operatori in quasi tutto il mondo che operi in un ambito di concorrenza evoluta, ad un rinnovato interesse per nuove infrastrutture a larghissima banda (ossia quelle capaci di trasportare servizi di accesso con capacità trasmissiva superiore a 20 Mbit/s) perché lo scopo è quello di supportare nuovi servizi integrati: voce, video, grande quantità di dati, always-on degli utenti. Solo che in Italia le prestazioni tipicamente offerte dalla banda larga sono carenti. Come sottolinea anche l’ultimo rapporto OCSE. Con 15,9 connessioni a banda larga ogni 100
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D O C U M E N T I abitanti - su una media europea a 27 del 18,2% - l’Italia si colloca al ventunesimo posto della classifica, che vede ai primi posti in termini di penetrazione la Danimarca (34,1 connessioni ogni 100 abitanti), i Paesi Bassi (33,1), la Svizzera (30,7), la Corea del Sud (29,9) la Norvegia (33,1), l’Islanda (29,8), la Finlandia (28,8) e la Svezia (28,3). L’Italia, appunto, paga lo scotto della mancanza di infrastrutture alternative al DSL, dice il rapporto: nel nostro Paese non esistono connessioni via cavo - che rappresentano invece il 12,7% del totale nei Paesi Bassi, il 9,7% in Danimarca, l’11,3% negli Stati Uniti - mentre la penetrazione della fibra ottica è ferma allo 0,4%, contro il 4,7% della Svezia, il 9,2% della Corea e il 7,6% del Giappone. Ancora, la penetrazione della banda larga nel 2007 è aumentata nel nostro Paese del 2,73%, su una media Ocse del 3,75%: Paesi come la Finlandia, la Germania a le Svezia dimostrano, infatti, una capacità di crescita almeno doppia. In sintesi: il nostro punto di partenza è svantaggiato rispetto agli altri paesi più industrializzati sui tre importanti indici: 1. tasso di penetrazione della banda larga, 2. tasso d’incremento di tale penetrazione 3. sviluppo della rete in fibra. Di fronte a questi dati il Governo vuole accettare la sfida. Dobbiamo tracciare la strada per avere una rete all’avanguardia che come servizi, possibilità di utilizzo e prezzi sia uno straordinario valore aggiunto per tutti i consumatori finali. Sarà fatto ogni sforzo per incentivare gli investimenti di questo tipo. Anche se il nostro compito primario rimane quello di colmare i gap di alfabetizzazione informatica, del digital divide e, soprattutto, facilitare l’azione del libero mercato al netto di tutte le asimmetrie. Favorire un’effettiva e stabile competizione. Il futuro è oggi: cioè se non riuscissimo a cogliere le opportunità di ogni tipo offerte da quella che chiamerei la Banda Larghissima, delle Nuove Reti, rischieremmo di essere tagliati fuori dal resto del mondo, dalla possibilità di essere integrati, di fare innovazione, di essere all’avanguardia,di difendere e potenziare le nostre capacità e le nostre virtù. Sappiamo, dunque, che qualunque sia il modello di business vincente esso avrà comunque bisogno di grandi capacità trasmissive. Le reti NGN garantiranno la convergenza di tutte le reti su protocollo Internet ponendo i protagonisti del mondo ICT di fronte a sfide nuove, a beneficio dei cittadini che si sentiranno parte della Società dell’Informazione. Tra le nuove opportunità offerte saranno presenti servizi per le aziende e
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le Pubbliche Amministrazioni, ad esempio: scaricare modulistica, inviare documenti, sfruttare la telemedicina (e-Health), ottimizzare il traffico automobilistico, controllare e limitare gli accesi nei centri storici, gestire i parcheggi, pagare in mobilità, ottimizzare i costi delle chiamate telefoniche fisse e mobili, usare la telepresenza favorendo il telelavoro o il lavoro collaborativo. Molte agenzie accreditate ed operatori del settore fanno previsioni sulla tipologia di traffico degli anni a venire: Cisco System ha di recente pubblicato uno studio (Visual Networking Index) sulla natura del traffico transitante su Internet, dichiarando che ad oggi il 30 % del traffico su Rete è di tipo Video contro il 5% del 2005, con una straordinaria tendenza di crescita dei personal content (tipo Youtube). Afferma, inoltre, CISCO che nel 2012 il traffico internet sarà costituito per il 50% da immagini in movimento.
2. LO STATO DELLA BANDA LARGA IN ITALIA E LE RETI DI NUOVA GENERAZIONE In Italia la copertura, intesa come percentuale di linee telefoniche abilitate alla larga banda, è
caratterizzata da una marcata disomogeneità della velocità di accesso alla rete, non solo tra le regioni ma anche al loro interno e persino dentro i singoli comuni. Per avere un quadro analitico abbiamo deciso di istituire una task-force per la banda larga che avrà, tra gli altri, il compito di effettuare una veloce e puntuale ricognizione della situazione. Il mercato, abbiamo detto, evolve naturalmente verso soluzioni sempre più avanzate che richie- 15 dono, d’altra parte, investimenti che ne circoscrivono la reale disponibilità alle aree più remunerative. Si creano in tal modo delle aree che rimangono ancorate alla generazione tecnologica precedente, definendo di volta in volta dei nuovi parametri di classificazione del divario digitale Occorre, innanzitutto concentrarsi su cosa significhi il concetto di divario digitale. Non è un concetto immobile nel tempo: ciò che oggi per molti utenti costituisce una velocità di accesso alla rete soddisfacente si rivelerà insufficiente con l’evoluzione dei servizi. Il divario digitale è, dunque, un concetto dinamico strettamente collegato alla
D O C U M E N T I diffusione del processo tecnologico. E’ per questo che, convenzionalmente, si parla di generazioni di tecnologie: l’adsl sino a 2 mega megabit è la prima generazione; la seconda è l’adsl sino a 7 Mb; la terza è la banda larga sino a 20 mb; la quarta è la fibra ottica nelle case, le Ngn networks, con capacità sino a 100mb. Il mondo evoluto è già proiettato verso la quarta generazione: sappiamo che dovremo arrivare lì. Oggi, invece, ci sono aree del territorio che non dispongono nemmeno dell’accesso basilare di prima generazione a 2 Mbps. Secondo i dati comunicati da Telecom Italia, che possiede la quasi totalità della Rete di accesso, gli interventi necessari a colmare il primo digital divide che permetta a quasi tutta la popolazione di essere raggiunta dall’ADSL di prima generazione (sino a 2 mb di capacità) e che sono stati già pianificati, hanno come traguardo il 2010, attrezzando con dispositivi a banda larga circa 9700 delle 10400 centrali esistenti (98,5% della popolazione, fonte Telecom). Ma nel 2010 le esigenze già saranno altre. Vediamo, invece, direttamente cosa sta accadendo sulle Reti di nuova generazione, la quarta, le nuove reti in fibra, che sono il nostro obiettivo strategico. La stessa Telecom Italia ha comunica16 to ufficialmente che, nei suoi piani d’investimenti prevede che per il 2016 prevede che il 65% del mercato dell’accesso - inteso come percentuale sul totale delle linee attive - sarà raggiunto dalla Reti di nuova generazione. Ossia che il 65% delle attuali linee nelle case degli italiani sarà raggiunto dalla fibra ottica. Dunque, nel 2016, avendo come riferimento solo la Rete d’accesso oggi e in futuro disponibile, la copertura sarà limitata solo alle zone più remunerative. Buona parte del Paese non avrà la fibra ottica che invece gran parte del resto del mondo starà gia utilizzando. Da questo dato si evince che numerose aree - non solo quelle a fallimento di mercato (market failure) - saranno senza banda larghissima. Anche questo è un dato importante sul quale riflettere: l’azione del Governo sarà nella direzione di fare ogni sforzo per favorire il raggiungimento da parte dell’intero sistema di mercato della più ampia e veloce di diffusione della NGN in Italia. La task-force per la banda larga - che prima citavamo - sarà lo strumento che dovrà permettere il veloce raggiungimento di tale obiettivo. Mettere tutti gli operatori intorno ad un tavolo, chiedere a ciascuno il contributo di idee e di capacità d’investimento, stimolare la creazione dei meccanismi più remunerativi d’investimento sulla Rete per far sì che il nostro divario digitale non si allarghi ma si riduca sia all’interno del
Paese sia rispetto al resto del mondo.
3. L’AZIONE DEL GOVERNO A FAVORE DELLA DIFFUSIONE DELLA BANDA LARGA E LARGHISSIMA E CONTRO IL DIGITAL DIVIDE Sappiamo che il digital divide è legato all’indisponibilità d’infrastrutture a banda larga e deriva da una molteplice serie di fattori. La conformazione geografica del territorio e la ridotta densità di popolazione che si riscontra nelle zone rurali e marginali del Paese richiedono investimenti infrastrutturali ingenti per avere reti a larga banda che raggiungano tutti. Tali condizioni influenzano la convenienza economica a investire in infrastrutture di telecomunicazioni a banda larga da parte degli operatori di settore, a causa della mancanza di una massa critica di mercato potenziale e mercato aggredibile, non solo nel breve ma anche nel mediolungo periodo, tali da garantire la sostenibilità degli investimenti. Sono le cosiddette zone a fallimento di mercato (market failure) sui quali siamo obbligati ad intervenire. In questo senso sono andati gli interventi attuativi già pianificati e realizzati da Infratel, che non possiamo oggi disperdere semmai valorizzare. Le infrastrutture di rete già realizzate da Infratel, sulla base del primo intervento attuativo, hanno reso disponibili circa 1200 km di nuova fibra nelle Regioni del Mezzogiorno del Paese,. Sono stati già pianificati altri interventi da realizzare nelle Regioni del Centro-Nord, sulla base di specifici accordi di programma, stipulati in collaborazione con le Regioni. In futuro l’intervento di Infratel potrà anche concentrarsi nelle aree a divario digitale di prima generazione - quelle sprovviste anche dell’accesso di base a 2 Mbps - e, nel contempo, nell’aumentare le possibilità di introduzione della NGN ricorrendo se del caso anche a tecnologie wireless, che nel caso di realtà periferiche a bassa densità abitativa costituiscono una efficiente alternativa alla posa della fibra. C’è da dire che questo tipo d’intervento appartiene ad un modello - quello dello Stato proprietario delle Reti - forse superato dagli eventi e, soprattutto, nella sua efficacia, da interventi finanziari e di sostegno allo sviluppo di altri tipo e meglio correlati alle esigenze di mercato. È interesse del Paese non rompere il circolo virtuoso competizione-investimento-innovazione che si è sviluppato all’inizio del decennio e che va incentivato mediante un intervento flessibile, che elegge la tecnologia a fibra ottica protagonista e si propone di realizzare gli interventi infrastrutturali nelle aree sottoutilizzate per la forni-
tura dei servizi avanzati di informazione e comunicazione in tutte le zone del Paese. Su questo siamo già intervenuti. Per contrastare il digital divide e diminuire le zone a fallimento di mercato andava consentita la possibilità di posare fibra in modo più semplice, veloce e meno costoso. Il Governo ha già dato questa fondamentale se non decisiva risposta al mercato ed alle sue esigenze reali con il le misure contenute nell’articolo 2 sulla Banda larga del decreto legge “sviluppo” (decretolegge 25 giugno 2008, n. 112 ) in questi giorni in fase di conversione. Con quel testo si risponde alle indicazioni che il mercato e l’Autorità avevano individuato come decisivi per lo sviluppo della banda larga e larghissima nel Paese: i tempi lunghi e incerti per il rilascio delle autorizzazioni e concessioni da parte di delle Amministrazioni locali, nonché i vari oneri amministrativi a carico degli operatori. Il Governo ha, infatti, definito un intervento organico che va dalla semplificazione della disciplina generale della concessione dei diritti di passaggio - abolendo qualunque diritto speciale o esclusivo - sino alla previsione delle opportune modifiche al codice civile che favoriscano la posa di cavi e di infrastrutture avanzate di comunicazione all’interno dei condomini anche attraverso specifiche agevolazioni tributarie. L’intervento individuato prevede anche l’istituzione di un regime agevolato per l’utilizzo del suolo pubblico che non ostacoli gli investimenti in reti a banda larga prevedendo, nelle aree sottoutilizzate, la gratuità per un congruo periodo di tempo dell’utilizzo del suolo pubblico per la posa di cavi infrastrutture a banda larga. Oggi dunque è molto più facile posare fibra nel paese: dall’intervento in strada sino alle case dei cittadini. Crediamo che ciò sarà un elemento decisivo nello sviluppo di questo settore. Il secondo, decisivo step è previsto nel disegno di legge delega Banda larga presentato dal Governo DISEGNO DI LEGGE AC 1441 “Disposizioni per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria” che abbiamo presentato il 2 luglio 2008 L’intervento, che si pone all’avanguardia in Europa, si avvarrà delle tecniche di finanza di progetto, nella logica auspicata dalla Commissione europea della Public private partnership, che, con una dotazione di 800 milioni di euro per il periodo 2007/13, applicherà un modello innovativo di stimolo e sostegno alla capacità del mercato di sviluppare interventi infrastrutturali sulla banda larga o larghissima, in particolare a favore delle zone in digital divide. Il modello è quello del project financing su gara e per reti aperte. Ogni euro che il Governo
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D O C U M E N T I investirà sarà sui progetti giudicati più virtuosi per lo sviluppo della Banda larga e permetterà di favorire tutti quegli Operatori intenzionati seriamente ad investire in progetti di questo tipo. Infrastrutture che, una volta costruite, saranno vantaggiosamente messe a disposizione del mercato. Tale intervento comporterà naturalmente che chiunque usufruisca di tali fondi lo potrà fare solo se il proprio assetto imprenditoriale garantisca per la gestione della propria Rete condizioni reali e puntuali di trasparenza, parità di trattamento e di tutte quelle garanzie regolamentari derivanti dai principi comunitari e nazionali per l’accesso della concorrenza ai propri asset, in particolare, se in condizioni di significativa concentrazione. In tal senso, guardiamo con molta attenzione al dialogo in corso tra l’Autorità e Telecom Italia sugli impegni relativi al temi della separazione della Rete. Appare utile riepilogare e precisare che le modalità di intervento pubblico previste nel DDL rispetteranno i principi regolamentari e normativi che la Commissione europea ha enunciato e di seguito richiamati: * Gara aperta * Accesso facilitato in modalità wholesale * Effetti sui fornitori e sugli operatori di infrastrutture esistenti 18 * Le distorsioni di concorrenza e gli effetti sugli scambi sono limitati in modo che il bilancio globale sia positivo * Limitazione della discrezionalità a livello tariffario * Neutralità tecnologica * Eventuale previsione di un meccanismo di recupero degli utili in eccesso (clawback) Compito del governo non è quello di sostituirsi agli operatori, bensì quello di creare le condizioni di politica industriale che massimizzino le opportunità per i cittadini e le imprese.
degli operatori che daranno vita a dieci nuovi canali nazionali. Questo è quello che è avvenuto solo nell’ultimo mese. Questi sono gli indicatori dello stato di salute del digitale terrestre in Italia. E così da materia di disputa politica, come è avvenuto negli ultimi anni, il mercato e le esigenze degli utenti e degli operatori, esattamente come è in ogni grande Paese europeo, hanno finalmente preso il sopravvento e determinato che la grande rivoluzione che sta attraversando in tutta Europa la tv generalista è più forte e più grande di ogni discussione accademica o, peggio, di contrapposizione politica. Il senso del presente contributo è proprio questo: illustrare a queste Commissioni le dinamiche di mercato e le evoluzioni che la televisione sta
affrontando, in assoluta consonanza con quanto avviene in Europa, affinchè il Parlamento possa innanzitutto conoscerle e, in secondo luogo, sostenerle anche realizzando quegli interventi che diano al nostro Paese ancora maggiore competitività e concorrenza ma soprattutto ancora migliori servizi e offerte agli utenti e alla collettività. E’ opportuno innanzitutto illustrare lo stato dell’arte della televisione digitale terrestre in Italia per poi fornire al Parlamento tutti quegli elementi necessari a condividere le linee guida necessarie a sostenere lo sviluppo di un processo ormai inevitabile e che cambierà, come mai negli ultimi decenni, un mezzo, come quello della televisione, così diffuso e pervasivo nelle nostre vite di tutti i giorni.
PROCESSO DI DIGITALIZZAZIONE TELEVISIVA Oltre 300,000 ricevitori digitali venduti. Oltre 6.000.000 di famiglie che utilizzano abitualmente la piattaforma digitale terrestre. Un nuovo canale generalista della RAI (RAI4) dedicato ai giovani lanciato tre giorni fa in esclusiva sul digitale. Superata per la prima volta la soglia del 5% di utilizzo medio quotidiano del digitale terrestre secondo i dati Auditel. Due milioni di telefonate giunte in una sola settimana al call center dell’offerta Mediaset Premium. 17 domande di editori internazionali, nazionali e locali presentati all’Autorità delle Comunicazioni per utilizzare il 40% della banda trasmissiva
Tabella 1. Offerta digitale attuale in Italia
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D O C U M E N T I 1. L’OFFERTA DELLA TELEVISIONE DIGITALE TERRESTRE IN ITALIA Tutti conoscete l’offerta tradizionale analogica, cioè la televisione a cui siamo abituati, quella che noi, tutti gli italiani guardano per quasi quattro ore al giorno. Nove canali nazionali (tre RAI, tre Mediaset, due Telecom e Rete A) oltre a qualche rete minore nonché numerose emittenti locali, alcune di buona qualità altre meno, che rappresentano il grosso dell’offerta generalista il quale raccoglie più o meno il 90% dell’audience giornaliero (anche il satellite che pure è cresciuto deve gran parte dei suoi ascolti al fatto che gli utenti guardano le reti tradizionali tramite Sky). Ebbene questo panorama nel giro di alcuni mesi è destinato a trasformarsi completamente. Già oggi i sei milioni di famiglie abitualmente utilizzatori del digitale terrestre possono accedere a ventotto canali nazionali (una moltiplicazione per tre): la già citata Rai4, i programmi per bambini RAI Gulp e Boing, la rete di cinema Iris, la nuova Rai Sport Più, Sport Italia ma anche Repubblica TV sono solo alcuni degli esempi più significativi dei canali gratuiti offerti in esclusiva sul digitale terrestre già oggi accessibili da parte di tutti gli utenti. A questa si affianca l’offerta pay costruita da Mediaset e da Telecom Italia 20 Media (ricordate le due milioni di telefonate che ho citato all’inizio) che rappresenta un’alternativa importante per l’utente rispetto all’offerta pay tradizionale costruita su un modello completamente alternativo a quello finora conosciuto: se fino a ieri pay tv significava un’offerta molto ricca e importante per coloro che potevano economicamente permettersela da oggi pay significa anche possibilità di visione di contenuti di pregio (calcio, cinema, Disney) attraverso modalità e condizioni accessibili a tutti. Per non parlare delle tv locali che hanno svolto un fondamentale ruolo nel nostro Paese in chiave pluralista e di diversificazione dell’offerta, che già oggi operano con decine di multiplex digitali, e che domani si troveranno di fronte alla sfida di fare dei contenuti locali uno dei punti forti dell’offerta digitale. E la prospettiva, con il progressivo switch off delle aree e con la cessione del 40%, è quella di un’offerta destinata ad aumentare raggiungendo decine di canali nazionali generalisti e non, di operatori tradizionali e non, che innoveranno profondamente il concetto della tv generalista, quell’offerta e dedicata a tutti, quella a cui siamo abituati tutti nella nostra fruizione quotidiana, che si sta evolvendo e si evolverà profondamente dando nuove opportunità di scelta, in Italia come in Europa, a tutti gli utenti televisivi. Vale la pena rilevare, nei confronti di tutti colo-
ro che hanno ritenuto o ritengono il digitale terrestre un mero pretesto per la prosecuzione dell’esistente, che solo attraverso tale innovazione è stato ed è possibile che ben tre nuovi operatori nazionali (quali H3G, il gruppo Tarak Ben Ammar o il gruppo l’Espresso) sono potuti diventare nuovi protagonisti a pieno titolo di tale offerta a dimostrazione di un sistema aperto per tutti coloro che sono disponibili ad investire effettivamente e ad entrare nel sistema televisivo. Un’ultima considerazione relativa alla cessione del 40% della capacità trasmissiva da parte dei grandi operatori televisivi (RAI, Mediaset, Telecom Italia Media) che l’Autorità sta gestendo e di cui forse si è complessivamente, da parte di tutti, sottovalutata la portata fortemente innovativa. Il Parlamento è testimone che la legge istitutiva del digitale terrestre approvata nel 2001 (la n.66), eravamo nel Governo Amato, tra i propri principi stabilì che, proprio per fare di tale innovazione un’occasione in cui venissero aperte nuove opportunità a nuovi editori, i tradizionali soggetti cedessero il 40% dei propri spazi trasmissivi a soggetti indipendenti. Ebbene, l’Autorità dopo un’applicazione iniziale di tale normativa ha stabilito le regole per una vera e propria gara su progetti editoriali. Neanche un mese fa le domande pervenute all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni sono state 25 da parte di 18 diverse imprese, spiace dirlo per certi versi, soprattutto di livello internazionale come Disney, Universal, la svedese Airplus, ESPN, Turner; l’inglese Top Up Tv, e l’americana Qvc. Vi sono inoltre anche alcuni editori di TV locale come Telelombardia e Antenna 3 Nord Est nonchè altri editori nazionali come Sitcom, Class Editori, Coming Soon, Sat 2000. Tra i nuovi soggetti nazionali inoltre vi sono Infront Italy, Archimede e il Consorzio Alphabet per un’offerta di tipo educativa e for-
mativa. Entro il mese di Agosto la Commissione dell’Autorità deciderà la graduatoria ed entro la fine dell’anno almeno dieci nuovi canali nazionali prenderanno il via. Un’innovazione che cambierà e integrerà profondamente l’offerta televisiva e che rappresenta una misura di apertura del sistema: la più avanzata, sul piano dei contenuti, di qualsiasi altra misura intrapresa in Europa. La televisione italiana che si è intrattenuta in una sorta di guerra dei trent’anni sul livello di pluralismo e del numero dei soggetti operanti ha intrapreso una nuova strada che metterà, sul piano della numerosità delle offerte e della loro capacità di vincere dal punto di vista dell’utilizzo e del gradimento da parte degli utenti, la propria cifra distintiva.
2. LA DIFFUSIONE, L’UTILIZZO E L’ASCOLTO DELLA TELEVISIONE DIGITALE TERRESTRE IN ITALIA Si è appena rilevato come si modificheranno l’offerta e la fruizione della televisione gratuita e generalista e come già oggi la configurazione dei programmi sia già profondamente diversa rispetto all’attuale analogica. Ma è opportuno anche capire a che punto è, a poco più di cinquanta mesi dal passaggio definitivo al digitale, lo stato attuale della diffusione di tale tecnologia in Italia, tra le famiglie italiane. Complessivamente, come rileva GFK, il primo istituto europeo di rilevazione sui consumi familiari, i ricevitori digitali terrestri acquistati in Italia hanno raggiunto a maggio 2008 la quota di 8,624 milioni, di cui 6,256 milioni rappresentati da decoder esterni e 2,367 milioni la quota raggiunta dai televisori con sintonizzatore digitale terrestre integrato. Una banale proiezione degli attuali andamenti di mercato porta così a 4
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D O C U M E N T I milioni la stima di ricevitori venduti quest’anno, superando così già a fine 2008 la soglia dei 10 milioni di ricevitori digitali terrestri venduti nel mercato italiano e incominciando a recuperare la posizione di ritardo accumulata negli ultimi anni. Va riconosciuta in questa chiave la positività della norma introdotta nella precedente legislatura, fortemente voluta dagli operatori e dai produttori di apparati, che ha mutuato una iniziativa francese meritoriamente accolta dal Governo, che ha reso progressivamente obbligatorio l’inserimento del ricevitore digitale negli apparati televisivi (dal prossimo Aprile ma che ha già innescato dinamiche di mercato irreversibili). Una dinamica che risolve una domanda angosciosa fino a qualche mese fa e cioè di come fare a dotare entro il 2012 tutte le famiglie italiane di ricevitori digitali. Se si considera, oltre alle vendite dei ricevitori, la penetrazione e l’utilizzo effettivo del digitale nelle famiglie italiane il trend positivo non muta. La ricerca Makno “Monitor sulla tv digitale”, evidenzia infatti che alla fine di maggio il numero delle famiglie TDT (in possesso cioè di almeno un ricevitore per il digitale terrestre nella residenza principale) è salito fino a 5.912.000, con una crescita netta di circa 130 mila unità rispetto ad aprile (+2,2%). Tra aprile e maggio il numero dei ricevitori TDT presenti nelle famiglie è salito da 6.288.000 a 6.427.196, per una crescita mensile pari a circa 140 mila unità. Vale la pena rilevare per chiarezza che la differenza di circa il 20% tra apparati venduti e diffusione effettiva tra le famiglie è un trend comune a tutti i Paesi Europei dovuti a fenomeni strutturali quali obsolescenza degli apparati, secondi televisori, esercizi commerciali, ecc. In ogni caso oggi si può essere certi che oltre una famiglia italiana su quattro ha attivato ed utilizza abitualmente un ricevitore digitale terrestre. utto ciò porta ad un elemento fondamentale di riflessione a cui si accennava precedentemente e cioè alla risposta che molti di noi con difficoltà riuscivano a fornire fino a pochi mesi fa rispetto alla domanda di come entro il 2012 tutti gli italiani sarebbero riusciti effettivamente a fornirsi di un ricevitore in grado di accedere alle nuove modalità di trasmissione per effettuare lo switch off definitivo. Ebbene una semplicissima proiezione ci dice che, con l’attuale ritmo di diffusione (300.000 ricevitori al mese), un ritmo fisiologico e non determinato da alcuna operazione straordinaria, con circa 4 milioni di ricevitori l’anno, entro il 2012 avremmo ampiamente raggiunto praticamente l’universalitàdelle famiglie italiane non considerando neanche la naturale accelerazione che vi sarà con il progressivo passaggio di aree regionali al digitale integrale.
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Per concludere questa serie di considerazioni, dopo la vendita degli apparati e la diffusione nelle famiglie, alcuni dati riguardo all’effettivo utilizzo del digitale terrestre. Nel giugno 2008 l’utilizzo della piattaforma digitale terrestre supera per la prima volta il cinque per cento. Il 5,1% del complessivo consumo di televisione del mese di giugno è infatti passato attraverso i decoder terrestri digitali. Una crescita, rispetto al precedente mese di giugno, di oltre il 100% in cui il consumo della piattaforma DTT era più o meno fermo al 2%.
poco sviluppata anche se è importante notare il trend di crescita che ha portato nell’ultimo anno il consumo di tale piattaforma praticamente a raddoppiarsi. Occorre però allo stesso tempo considerare anche l’utilizzo della medesima piattaforma da parte delle famiglie residenti nelle aree più avanzate e cioè le cosiddette aree all digital quelle in cui si è favorita la sperimentazione (Sardegna e Valle d’Aosta). In tali Regioni, come noto, si è anticipato il passaggio in esclusiva al digitale terrestre di due reti (RaiDue e Rete
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C’è da rilevare che, al momento, rispetto ad altri Paesi Europei (in cui l’ascolto del digitale terrestre si pone tra il 10 e il 15%) l’effettivo utilizzo di questa piattaforma è effettivamente ancora
Quattro) proprio per rendere progressiva la transizione integrale al digitale che avverrà tra pochi mesi. Ebbene in queste Regioni il consumo del digitale
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è assolutamente maggioritario. Se si considera infatti complessivamente l’utilizzo del digitale (satellite e terrestre) in entrambi le regioni infatti supera il 60% e il tradizionale analogico si situa già sotto il 40%. Non solo. Se si considera la Sardegna che, a differenza della Valle d’Aosta non presenta problemi di ricezione particolari dovuti alla conforma22 zione orografica, si può rilevare che il digitale terrestre è già, ancora prima della conversione dell’analogico, divenuta di gran lunga la modalità di accesso più diffusa alla tv da parte delle famiglie.
3. LE SCELTE INDUSTRIALI E TECNOLOGICHE DEL DIGITALE TERRESTRE ITALIANO: IL PROFILO PIU’ AVANZATO A LIVELLO EUROPEO Il nostro Paese è spesso afflitto dalla caratteristica della propria sottovalutazione. Così quando guardiamo a settori ad alto contenuto di sviluppo tecnologico spesso gli altri Paesi sono più avanti e non rimane che rincorrere. E’ questo invece uno dei casi in cui dovremmo essere orgogliosi delle scelte operate e dovremmo tutti collaborare per sostenerle. Dietro ogni grande innovazione tecnologica vi sono precise scelte strategiche ed industriali che hanno poi ricadute concrete sulla fruizione quotidiana da parte degli utenti. Ebbene anche se pochi ne sono consapevoli, il modello adottato per l’Italia a livello di digitale terrestre è, anche per riconoscimento degli altri Paesi, il più avanzato a livello europeo. Perché? Intanto perché ha introdotto, per primo in
Europa, l’offerta di televisione in mobilità (il cosiddetto DVBH) ricevibile sui telefonini quando ancora i principali Paesi europei ne stanno discutendo le modalità di diffusione. In secondo luogo perché ha sperimentato per primo le trasmissioni in Alta Definizione sul digitale terrestre (mentre gli altri ancora ne discutono) e si appresta a farne una caratteristica gratuita per tutti nelle aree di switch off dimostrando in maniera eloquente i vantaggi per gli utenti in termini di qualità del passaggio al digitale. Poi perché ha promosso una modalità di accesso assolutamente innovativa a contenuti premium attraverso una nuova formula di pay per view e di pay tv che ha consentito finora di potere assistere a film, calcio, serie e altri contenuti a milioni di persone che finora vedevano preclusa tali possibilità. L’introduzione di smart card leggibili attraverso i decoder, e già da oggi da molti dei televisori integrati, è una innovazione a cui molti Paesi, sulla strada italiana, si stanno avviando. Ma anche e soprattutto perché ha sostenuto e difeso un profilo dei ricevitori “intelligente” e cioè che consenta, oltre alla ricezione delle normali trasmissioni, anche una navigazione tra dati, servizi e offerte anche interattive. L’Italia è l’unico paese nel quale la maggioranza dei ricevitori - ben l’82% - è dotato di modem e supporta applicazioni Mhp (Multimedia Home
Platform). E’ questa una caratteristica fondamentale del profilo italiano che è stata spesso addirittura derisa da alcuni detrattori ma che ci viene invidiata da tutti i Paesi e dagli operatori dei principali Paesi Europei proprio perché consente uno sviluppo delle applicazioni ed una crescita della piattaforma. Per fare un esempio comprensibile a tutti basti pensare all’affermazione dei telefonini GSM che, succedendo agli analogici TACS, hanno trovato negli SMS una delle applicazioni più diffuse nonostante non fosse nei punti di forza iniziali. L’adozione di ricevitori intelligenti consente e consentirà cioè lo sviluppo di applicazioni aperte, scalabili ed evolubili (pensiamo al televideo digitale con immagini, alla guida ai programmi indispensabile tra decine di offerte, a contenuti integrativi e aggiuntivi ai programmi tradizionali, a giochi, sondaggi, corsi, ecc.) che renderanno a tutti gli utenti nuovi servizi e nuove opportunità che, al contrario, con terminali chiusi (come gli zapper per lo più diffusi a livello europeo) sarebbe impossibile offrire. La via italiana al digitale terrestre non è dunque caratterizzata unicamente dalla moltiplicazione delle offerte e dei canali (per quattro o cinque come abbiamo visto) ma anche da nuovi contenuti (l’accesso a contenuti di pregio), da una nuova qualità di visione (l’alta definizione gratuita per tutti), da nuove modalità di fruizione (la televisione in mobilità), da nuovi servizi e opportunità (la navigazione in televisione) che renderà davvero la tv un media diverso da quello che siamo abituati a conoscere in linea con l’evoluzione dei consumi culturali in atto soprattutto delle fasce più giovani. Un profilo da sostenere e difendere con apposite iniziative anche per rendere maggiormente competitivo il modello italiano nel panorama Europeo. Un’ultima parola su un’iniziativa di cui anche la stampa si è occupata in questi ultimi giorni. Si tratta della costituzione, così come già avvenuto nel Regno Unito, di una società per la promozione comune del digitale terrestre. I principali operatori nazionali stanno infatti per dare il via alla società TIVU che si occuperà di dare una veste e una promozione comune all’offerta presente sul digitale terrestre nonché di replicare la medesi-
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D O C U M E N T I ma offerta gratuita sul satellite al fine di consentire anche a coloro, che a partire dalla Sardegna, non hanno possibilità per motivi orografici di accedere ai programmi della tv terrestre di vedere i medesimi programmi anche sul satellite. Si tratta di una iniziativa centrale sul piano della universalità dell’offerta che va sostenuta e incoraggiata.
4. IL PASSAGGIO AL DIGITALE: IL MODELLO “SARDEGNA” In tutta Europa si dibatte intorno alle modalità attraverso cui si può realizzare il passaggio dall’analogico televisivo al digitale raggiungendo le migliori opportunità per gli utenti, per gli operatori, per il complesso industriale del Paese e per la collettività intera. Mentre Regno Unito, Francia e Spagna stanno ancora sperimentando in piccole comunità tale processo (dalle 15 alle 30.000 unità) in Italia ci si è invece posti un obiettivo assai più ambizioso: portare integralmente in digitale nei prossimi quattro mesi 1.600.000 individui e cioè la Regione Sardegna. Tale processo, in stato assai avanzato e di prossima conclusione, è stato fondato innanzitutto su
un’innovativa modalità di pianificazione delle frequenze. Grazie al lavoro dell’Autorità delle Comunicazioni e degli operatori si è introdotta una profonda innovazione del metodo fin qui adottato. Innanzitutto per la prima volta tale lavoro di pianificazione è stato in piena sintonia con gli accordi internazionali (Ginevra 2006) realizzando un coordinamento con i Paesi limitrofi che mette l’Italia pienamente in regola con gli standard internazionali. In secondo luogo è stata adottata una modalità (tecnicamente denominata SFN - Single Frequency Network) che, assegnando a ciascun operatore l’utilizzo della stessa frequenza di trasmissione in tutti gli impianti dell’area, consentirà una ottimizzazione dell’utilizzo delle frequenze come mai finora era successo. Infine attraverso procedure di pianificazione e di assegnazione che rendono ancora maggiore l’apertura del settore a nuovi operatori, delle oltre 35 frequenze utilizzate (per realizzare altrettante reti digitali con coperture provinciali e regionali) solo un terzo è stato assegnato agli operatori principali (RAI e Mediaset),
circa un terzo agli altri operatori nazionali (tra cui due reti destinate ad essere assegnate tramite gara a nuovi operatori) e oltre un terzo alle emittenti locali che si sono candidate a diventare operatori di rete e che dovranno connotare anche dal punto di vista dei contenuti questa loro presenza. Ma il modello Sardegna non è significativo solo dal punto di vista della pianificazione delle frequenze ma anche dal lato della diffusione del digitale nelle famiglie. Tali dati, chiaramente eloquenti, fanno della Sardegna l’area europea in cui la diffusione del digitale è maggiormente pronunciata. Ciò è stato possibile non solo grazie ad una sperimentale politica dei sussidi alle famiglie in regola con il pagamento del canone RAI per l’acquisizione del ricevitore, ma anche e soprattutto grazie ad una strategia assolutamente innovativa rispetto al panorama europeo che ha anticipato il passaggio al digitale di due reti nazionali (RaiDue e ReteQuattro), che ha reso così più progressivo per gli utenti tale processo abituandoli ad un uti-
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lizzo della nuova piattaforma infatti ormai praticato sistematicamente dalla maggioranza degli utenti. L’insieme di tale processo vedrà adesso nel prossimo mese di ottobre, supportato da un’importante campagna di comunicazione, il passaggio di tutte le emittenti, nazionali e locali, dalla trasmissione analogica a quella digitale sperimentando definitivamente tale modello e rendendo così la Sardegna la prima area europea digitale con una tale estensione territoriale e di utenza. Analoghi processi sono già stati attivati con appositi protocolli di intesa in Valle d’Aosta, Piemonte e Trentino che vedranno tutti nei prossimi mesi oltre 6 milioni di persone interessate a tale fondamentale passaggio. Naturalmente sulla base delle esperienze maturate in queste aree sarà replicato il processo in tutte le aree del Paese.
5. ALCUNI ELEMENTI COMUNI SULLA PROGRAMMAZIONE DELLO SWITCH OFF IN EUROPA E IN ITALIA L’Unione Europea ha indicato a tutti i membri, come noto, un obiettivo comune e cioè quello di favorire le azioni necessarie affinchè entro la fine del 2012 sia conclusa la transizione dall’analogico al digitale. Alcuni Paesi hanno già compiuto tale tragitto (come l’Olanda ad esempio) ed altri sono in stato avanzato, anche sulla base di una diffusione limitata della ricezione terrestre (nei Paesi del Centro Europa sono assai più diffusi il cavo ed il satellite) e dunque un più limitato impatto sociale ed industriale di tale transizione.
Sono comunque processi di dimensione pluriannuale (circa dieci anni) che stanno arrivando a compimento e che, contrariamente a quanto affermato da alcuni, ci vedono comunque abbastanza allineati. Pur con i propri tratti distintivi che ogni Paese ha assunto per l’attuazione di questo processo di transizione, vi sono elementi comuni che vanno notati soprattutto se si prendono in considerazione le esperienze inglesi, francesi e spagnole quali nazioni che hanno caratteristiche di dimensioni e di diffusione della televisione terrestre più simili alle nostre. Innanzitutto ovunque si è promosso un coinvolgimento sistematico dei tre attori principali di tale processo (istituzioni, Broadcaster ed industry) dando vita e vere e proprie cabine di regia in cui le politiche di attuazione fossero condivise da tutti i protagonisti. In secondo luogo si è messa in atto una politica di pianificazione per lo spegnimento delle aree geografiche e per l’assegnazione dei programmi o delle frequenze che ha dato certezza agli operatori, agli utenti e alle amministrazioni locali (Il Regno Unito ha individuato circa 15 aree, così hanno fatto i francesi, gli spagnoli hanno invece optato per 73 aree tecniche). Inoltre praticamente ovunque sono state attivate politiche che hanno favorito un profilo industriale e tecnologico in linea con le scelte strategiche adottate: nel Regno Unito con decoder a basso costo e in Francia con il sostegno all’alta definizione e all’obbligatorietà dei ricevitori integrati negli apparecchi tv. Infine sono state adottate politiche di sostegno finanziario differenziate sia sussidiando le fami-
Fonti: Epra / Agcom, Informa media, Digital TV Group, DVB-T Task Force, ImpulsaTDT, Csa; analisi Booz Allen Hamilton
glie deboli o le aree oggetto di switch-off anticipato, sia sostenendo i servizi pubblici quali driver di tale processo, sia infine promuovendo apposite campagne di comunicazione. Il Governo italiano ha condiviso l’insieme di queste iniziative scegliendo quelle che più si adattano alla storia e alle caratteristiche del nostro sistema: dall’istituzione del Comitato Nazionale Italia Digitale alla pianificazione della Sardegna e delle altre Regioni; dall’attività di calendarizzazione attualmente in pieno svolgimento sino ai finanziamenti al servizio pubblico e alle aree all digital. Sulla base di queste iniziative la Spagna concluderà il processo di transizione entro il 2010, la Francia entro il 2011 e il Regno Unito entro il 2012. L’impegno di tutti i protagonisti sarà quello non solo di rispettare il 2012 ma se possibile di anticiparlo. Quello che è già comunque possibile anticipare è che è nostra intenzione portare la maggioranza dei cittadini di questo Paese ad un ambiente integralmente digitale già entro la fine dei prossimi due anni.
6. LE PRIORITÀ DEL GOVERNO ITALIANO PER UN’ACCELERAZIONE DEL PASSAGGIO AL DIGITALE Di seguito le principali quattro linee strategiche che saranno e sono già adottate dal Ministero dello Sviluppo Economico per favorire tale processo, sostenerlo e, se possibile, ulteriormente accelerarlo. a) Sostegno delle politiche di Switch off nelle aree già individuate (Sardegna, Valle d’Aosta, Piemonte e Trentino a cui si è aggiunta anche la disponibilità dell’Alto Adige): rispetto dei tempi e delle modalità definite nei protocolli d’intesa, pianificazione tecnica realizzata dall’Autorità e rilascio delle autorizzazioni da parte del Ministero, sostegno economico alle fasce deboli, erogazione di nuovi servizi di pubblica utilità e realizzazione delle campagne di comunicazione mirate. Si tratta quindi di portare a compimento il medesimo modello virtuoso in via di conclusione in Sardegna (tutti gli impianti di tutte le emittenti nazionali e locali saranno convertiti in questa Regione dall’analogico al digitale nei quindici giorni previsti tra il 15 e il 31 ottobre) replicandolo in queste aree pilota e mantenendo le scadenze già fissate. b) Realizzazione del calendario nazionale di transizione: come previsto dalla legge 101/2008 entro il prossimo 9 settembre sarà approvato il calendario nazionale che prevederà per ciascuna area del Paese tappe e scadenze per il passaggio al digitale. Attraverso una consultazione con gli operatori e tutti i soggetti
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D O C U M E N T I coinvolti, a partire dai Governatori delle Regioni, le prossime settimane saranno utilizzate proprio per individuare tali tappe e scadenze. Attraverso uno stretto coinvolgimento dell’Autorità nonché una riattivazione del Comitato Nazionale Italia Digitale secondo modalità di funzionamento più snelle ed efficaci. c) Gestione del Fondo nazionale per il digitale: utilizzazione del fondo per politiche mirate che preveda nei prossimi tre anni una politica finanziaria congiunta Stato/Regioni per il sostegno alle fasce deboli nell’acquisizione dei ricevitori nonché il sostegno di iniziative finalizzate all’erogazione di servizi di pubblica utilità e campagne di comunicazione mirate d) Iniziative anche sul piano internazionale per sostenere il modello industriale del digitale terrestre italiano a garanzia degli utenti Sulla base di queste quattro linee strategiche il Governo italiano intende recuperare quel primato che sino a due-tre anni fa il nostro Paese aveva insieme al Regno Unito nel processo europeo di transizione al digitale. Un obiettivo nei confronti del quale già si intravedono in questi ultimi mesi importanti segnali di ripresa. Un obiettivo strategico per tutto il nostro Paese nel più ampio processo di digitalizzazione ormai irreversibilmente intrapreso. Un obiettivo che sarà possibile raggiungere a due condizioni: che la politica non ne faccia nuovamente ostaggio di dibattiti e scontri pretestuosi ma invece ne favorisca le potenzialità positive per la collettività e per l’industria italiana e che l’Europa, oltre a porre limiti, vincoli e condizioni, aiuti e sostenga positivamente questo processo in atto negli stati nazionali.
LA LIBERALIZZAZIONE DEL SETTORE POSTALE 1. L’ATTIVITA’ DELL’AUTORITA’ DI SETTORE: IL DIPARTIMENTO DELLE COMUNICAZIONI L’efficienza e la qualità dei servizi resi dalla rete pubblica postale - quale strumento di integrazione dei tessuti economici e sociali delle aree territorialmente disagiate del Paese. - ha un impatto immediato sulle prospettive di sviluppo dell’economia nazionale e sulla coesione sociale. Poste Italiane - con i suoi 14mila uffici - ha dimostrato una grande capacità strategica nell’affrontare le continue sfide del mercato orientato alla completa liberalizzazione del settore. La gestione e la regolamentazione di tale processo - iniziato già undici anni fa - è stata affidata all’Autorità di settore: il Dipartimento delle
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Comunicazioni del Ministero dello Sviluppo Economico. Sono le direttive europee 97/67/CE, 2002/39/CE e la recente 6/2008/CE che, però, guidano la liberalizzazione - fissata al 31 dicembre 2010 - ponendo obiettivi di: 1. progressiva diminuzione delle quote di mercato riservate al fornitore del servizio universale (fino alla sua completa eliminazione della residuale area di monopolio), 2. di garanzia di contestuali azioni ministeriali pro-concorrenziali, 3. di fornitura del servizio postale universale a prezzi accessibili all’utenza, 4. di miglioramento della qualità del servizio. Si tratta dunque di un cambiamento sostanziale del mercato postale italiano, che seppur continuando a garantire la quota di monopolio (sulle lettere fino a 50 grammi) vede l’ingresso sul mercato di nuovi operatori che si stanno facendo sempre più strada in questo settore. L’apertura del settore postale sta già dando buoni frutti: ne è esempio bulk mail, regolamentata in Italia con la denominazione di “posta massiva”, che costituisce circa l’80% del traffico postale nazionale. In questo nuovo scenario il Ministero riveste un ruolo di fondamentale importanza regolando e vigilando sulla: 1. determinazione di tariffe e prezzi del servizio universale, 2. definizione dei relativi obiettivi di qualità, 3. attività di rilascio dei titoli abilitativi alla fornitura dei servizi postali in concorrenza con il fornitore del servizio universale (circa 1550 operatori autorizzati a oggi), 4. sul rispetto degli obblighi relativi all’erogazione dei servizi postali. Al Ministero è affidato anche il compito, nel rispetto del principio di sussidiarietà, di individuare le modalità di finanziamento per il rimborso degli oneri sostenuti per l’espletamento del servizio universale e le connesse metodologie di calcolo del relativo costo netto . È urgente l’azione di Governo mirata al recepimento della direttiva europea nell’ordinamento giuridico nazionale, che dovrà essere preceduta dallo svolgimento di consultazioni pubbliche delle Associazioni rappresentative degli operatori del mercato e dei consumatori. Nel periodo transitorio e fino alla completa liberalizzazione, il Ministero dovrà curare un’intensa attività regolatoria, accompagnata da analisi e costante monitoraggio del mercato, da iniziative volte ad assicurare all’utenza le prestazioni essenziali del servizio universale, nonché l’ampia gamma dei nuovi servizi offerti dagli operatori in concorrenza con la concessionaria.
2. CONTRATTO DI PROGRAMMA E OBIETTIVI DI QUALITA’ 2009-2011 Le priorità del Governo sono l’aggiornamento del contratto di programma con la Concessionaria, la definizione delle tariffe dei servizi rientranti nell’ambito dell’area di monopolio, ma soprattutto il raggiungimento degli obiettivi di qualità. Quest’ultimo punto è oggetto principale del contratto di programma 2009- 2011 tra l’Amministrazione e Poste Italiane S.p.A, che come indicato dalla direttiva CIPE del ‘961 costituisce lo strumento di riferimento in materia di servizi di pubblica utilità da parte di soggetti diversi dallo Stato. Su impulso dell’Amministrazione i risultati conseguiti negli ultimi anni dalla Concessionaria hanno evidenziato un significativo miglioramento delle prestazioni nella fornitura del servizio, in adempimento degli obblighi di conseguimento degli obiettivi di qualità fissati dal Ministero su base nazionale - ai sensi dell’art. 12 d.lgs 261/1999 - che definisce gli standard qualitativi dei tempi di recapito del servizio universale, allineandoli a quelli utilizzati dagli altri Stati membri dell’Unione europea. Si tratta di un passo in avanti sostanziale che risponde però solo in parte alle criticità eviden25 ziate dalla rilevazione su base annuale dei tempi di recapito: la prestazione del servizio postale universale, infatti, non è ancora omogenea a livello regionale, poiché presenta situazioni particolarmente critiche in alcune Regioni (quali Campania e Basilicata) rispetto all’obiettivo di qualità stabilito a livello nazionale. Appare inoltre urgente regolamentare l’’accesso ai servizi assicurati dalla rete postale pubblica durante tutto l’anno sull’intero territorio nazionale. Materia che finora è soggetta a meri “criteri di ragionevolezza” (art. 3 del d.lgs n.261/1999), che mal si adatta all’esigenza di soddisfazione delle frequenti segnalazioni e reclami dell’utenza, nonché degli Organi e Istituzioni rappresentative di interessi delle cittadinanze sul territorio (Enti 1 Delibera CIPE n. 65 del 24 aprile 1996, “Regolazione dei servizi di pubblica utilità” pubblici territoriali, membri delle Camere nazionali, Prefetture, Associazioni rappresentative). Già con il decreto ministeriale 28 giugno 2007 il Ministero ha fissato standard minimi di servizio da osservare nel periodo estivo, con riferimento alla operatività e all’apertura giornaliera e oraria degli uffici postali, ma è necessario fornire garanzie maggiori ai cittadini. L’attenzione della policy pubblica deve quindi spostarsi dalle necessità organizzative e di bilancio gestionale della Concessionaria, ad una maggiore attenzione nei
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confronti delle esigenze più volte manifestate dall’utenza e dalle Associazioni rappresentative di interessi. La nostra proposta è di adottare nuovi criteri di distribuzione della rete postale pubblica adopted in particolare misure tese ad assicurare il servizio nei comuni disagiati e/o a minore densità demografica, ove si garantisce l’operatività di almeno un ufficio postale. È infatti convinzione dell’Esecutivo che le azioni di contenimento dei costi e l’andamento decrescente dell’onere derivante dagli obblighi di servizio universale che la Società è tenuta a garantire non debbano in alcun modo intaccare la capillarità della rete postale, soprattutto nelle zone territorialmente più disagiate e economicamente meno remunerative. In tal senso le strategie di riorganizzazione della rete e del servizio volte al conseguimento di una efficiente gestione finanziaria affidate alla Concessionaria saranno oggetto di confronto permanente con l’Autorità di regolamentazione del settore. Alcune misure anticipatorie dell’apertura del mercato sono già state approvate dall’Esecutivo
mediante inserimento nel DDL “Liberalizzazioni”, attualmente all’esame delle Camere nazionali, e prevedono l’adozione di provvedimenti finalizzati a garantire l’accesso da parte dell’utenza alla banca dati del Fornitore del servizio universale relativa al sistema dei codici di avviamento postale. La ratio dell’iniziativa governativa è duplice, poiché da un lato pone in essere azioni pro-concorrenziali e di uniforme funzionamento del mercato, dall’altro risponde a precise esigenze dell’utenza in ordine alla fornitura del servizio postale anche da parte di operatori diversi dal Fornitore universale.
Vigilanza e controllo sono imprescindibili per la creazione di un mercato aperto e devono essere attuati in coordinamento con la Struttura centrale e gli Organi periferici ministeriali operanti sul territorio, a cui sono assegnate le attività di accertamento e sanzionatorie. L’Amministrazione è chiamata, dunque, a svilup-
pare una pianificazione sistematica delle attività di vigilanza a livello periferico al fine di pervenire a procedure omogenee sul territorio nazionale, in considerazione della complessità dell’attività e della pluralità di soggetti che vi partecipano (Ispettorati territoriali e Polizia postale e delle comunicazioni). Verranno poi attivati adeguati strumenti di controllo per rafforzare l’attività di vigilanza sul territorio da parte degli Ispettorati Territoriali dell’Amministrazione, al fine di garantire il rispetto degli obblighi di servizio universale, prevedendo penalità, anche in funzione di deterrenza, per l’eventuale violazione degli obblighi di servizio. Appare infatti evidente che l’esigenza di miglioramento complessivo della qualità dei servizi postali può essere raggiunta solo attraverso efficaci politiche regolatorie e di vigilanza tese ad assicurare il presidio del servizio nelle aree disagiate e/o remote del Paese, garantendo al contempo lo sviluppo ordinato e pro-concorrenziale del mercato sino alla sua completa apertura.
L’Italia è il quarto più grande mercato TV in Europa secondo Astra
cipalmente questo tipo di piattaforma televisiva. Ciò corrisponde a un incremento di 8,2 milioni di case (pari al 17%) rispetto all’anno scorso. Ma anche la TV digitale terrestre ha registrato un considerevole aumento negli ultimi 12 mesi. Se all’inizio dell’anno scorso le case che disponevano della ricezione per la TV digitale terrestre erano poco meno di 18 milioni, nel 2008 sono salite a oltre 23 milioni. Al terzo posto per preferenza si classifica la trasmissione via cavo con 14,4 milioni di abitazioni, infine, fino ad oggi solo 3,8 milioni di cittadini Europei dall’inizio del 2008 guardano la TV sfruttando una piattaforma basata su IP. Per quanto riguarda il nostro paese, l’Italia è il quarto più grande mercato in Europa con circa 23 milioni di case, di cui 10 milioni risultano già digitali e 13 milioni ancora da digitalizzare. Qui di seguito alcuni dati salienti sull’Italia presenti nel report (dati di fine 2007): * Il livello di digitalizzazione in Italia è di poco superiore alla media europea, tuttavia il 57% delle case in Italia deve ancora passare al digitale nei prossimi ann * La penetrazione dell’online in Italia è del 50,4%, di poco superiore alla media europea che risulta essere del 47,8%. * Il livello di diffusione della banda larga in Italia è di due punti percentuali superiore alla media europea: in Italia si raggiunge il 35,8%, mentre la media in Europa è del 33,8%, ma il dato italiano rimane ancora basso se paragonato agli altri paesi dell’Europa occidentale. A sostegno della diffusione della banda larga, specialmente
nelle zone rurali, SES ASTRA ha lanciato il servizio ASTRA2Connect, una soluzione completamente basata su satellite e bidirezionale che permette l’accesso alla banda larga. “In futuro il passaggio alla trasmissione digitale è destinato a far discutere l’opinione pubblica e gli ambienti politici, in quanto attualmente la maggior parte dei 240 milioni di case guarda ancora la TV analogica. Il potenziale maggiore, su cui concentreremo parte dei nostri sforzi, è rappresentato ora da paesi Europei come l’Italia, dove molti digital broadcaster stanno cercando una valida alternativa tra i provider satellitari. Ogni anno SES ASTRA commissiona il report ad importanti Istituti di Ricerca nei paesi di competenza allo scopo di misurare lo sviluppo del mercato della banda larga e del mercato broadcast in 35 paesi all’interno dell’area di copertura di Astra. Per raccogliere i dati l’azienda ha condotto oltre 70.000 interviste telefoniche alla fine del 2007. Realizzate da istituti indipendenti leader di mercato che hanno utilizzato metodologie riconosciute, tali ricerche sono state controllate e premiate per il livello di qualità da autorità di ricerca in Francia, Germania, Italia, Polonia, Spagna e Regno Unito. Fornendo informazioni di qualità circa lo sviluppo dei mercati della ricezione Direct-to-Home all’interno dell’area di copertura del Gruppo Astra, il report Satellite Monitors è diventato un punto di riferimento per il mercato satellitare globale. www.astra.lu
Secondo il report annuale Satellite Monitors di SES ASTRA, il mercato della televisione digitale in Europa e Nord Africa sta iniziando a svilupparsi. All’inizio del 2008 più del 40% delle case (pari a 98 milioni di residenze) disponeva di una ricezione di tipo digitale (satellite, via cavo, terrestre o IP): un aumento di ben 17 milioni rispetto al 2007. “La televisione satellitare DTH/SMATV* ha trainato la digitalizzazione negli ultimi dieci anni e oggi l’83% della ricezione satellitare è digitale. L’offerta satellitare di SES ASTRA vanta un’offerta quasi illimitata con oltre 800 canali TV in Europa. Tuttavia, nonostante il 99% dei canali TV trasmessi via satellite in Europa e in Nord Africa sia digitale, e nonostante il processo di digitalizzazione sia una priorità, la penetrazione rimane ancora limitata ad alcune regioni Europee, a causa di più bassi tassi di digitalizzazione nella ricezione terrestre e via cavo” afferma Christoph Limmer, Senior Manager, Market Development di SES ASTRA. Tra le case che utilizzano la trasmissione digitale, si nota che in Europa e in Nord Africa, agli inizi del 2008, la maggior parte di queste ha scelto la trasmissione satellitare. Il 58% - ossia poco meno di 57 milioni di proprietari di televisori - sfrutta prin-
3. LE FUNZIONI DI VIGILANZA DEL MERCATO POSTALE
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S E Z I O N E Sempre molto affollato lo stand della Sony all’ultimo IBC
Sony a tutto campo Negli ultimi anni, la strategia di Sony è mutata radicalmente: da semplice fornitore di apparecchiature, si propone sempre più come consulente e system integrator e il mercato sembra apprezzare questo cambiamento. Ne abbiamo parlato con Naomi Climer, vide presidente di Sony Europe. 27 Nel settore del broadcast, il passaggio dall’analogico al digitale non comporta la semplice sostituzione delle apparecchiature ma anche, e forse soprattutto, una trasformazione radicale del modo di lavorare che non sempre trova preparato l’utilizzatore finale. Da qui nasce l’esigenza da parte dei fabbricanti di fornire soluzioni piuttosto che semplici prodotti, una strategia che Sony ha adottato già da una decina d’anni, con risultati inizialmente davvero poco incoraggianti: non è facile convincere un broadcaster a pagare un fabbricante per un
Naomi Climer, vice president Sony Europe
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servizio di consulenza oltre che per i propri prodotti. La situazione è però cambiata negli ultimi tempi e parte del merito va a Naomi Climer, vice presidente Sony Europe che da due anni è responsabile delle attività Sony per il settore professionale. Naomi Climer ha iniziato a lavorare in televisione nel 1987 come broadcast engineer per la BBC e prima di entrare in Sony nel 2002, come direttore dei servizi professionali, è stata technical operations director di ITVdigital. Proprio la sua esperienza dall’altro lato della barricata ha consentito a Sony Europe di ottenere importanti risultati, come il recente contratto concluso con BSkyB per la progettazione del nuovo centro di produzione. Abbiamo incontrato Naomi Climer in occasione dell’ultimo IBC e abbiamo cominciato con il chiederle quanto è importante per Sony
l’attività di consulenza e di system integrator. NC - Ci siamo resi conto che i nostri clienti sono più interessati a come un nuovo prodotto possa integrarsi nel loro flusso di lavoro, piuttosto che alle caratteristiche del prodotto in sé. La nostra attività di consulenza è cresciuta sensibilmente negli ultimi anni: dipende da come la si misura, ma grosso modo è passata dal 10% a quasi il 15% del fatturato e le mie previsioni sono di superare il 20% a breve, in proporzione sta quindi crescendo molto più rapidamente che il resto delle nostre attività. Sia chiaro, Sony resterà principalmente un fabbricante di apparecchiature, ma l’attività di consulenza è davvero importante per questo settore. M - Passando ai prodotti, ritiene che un formato come l’XDCam possa in futuro riuscire a prendere il posto che ha avuto, e che in molte realtà ancora ha, il Betacam? NC - Noi proponiamo diversi formati
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S E Z I O N E
L’allestimento di un mezzo mobile presso la divisione Professional Service di Sony Europe
per l’impiego professionale, dall’HDV all’HDCam, alla fine è il cliente che sceglie. Il fatto che un formato come l’XDCam possa sostituire il Betacam dipende solo dai nostri clienti, dal fatto che lo ritengano adatto. Penso che tutti questi formati si evolveranno di pari passo con i miglioramenti della 28 tecnologia, ma mi aspetto che il formato XDCam sarà disponibile ancora per molti anni, proprio come è accaduto con il Betacam. Un discorso analogo vale per l’HDCam che è presente sul mercato da più anni e che è diventato oramai uno standard per un certo tipo di produzioni. Il successo di un formato dipende soltanto dalle scelte dei clienti.
M - Lo scorso anno avete lanciato anche un camcorder della linea XDCam che utilizza le schede di memoria SxS al posto del Professional Disc: come giustifica questa scelta? NC - Ritengo che occorra fare una netta distinzione fra supporti di registrazione e formato dei file. Ci sono fattori come il costo e la velocità d’accesso che sono rilevanti nella scelta del supporto di registrazione mentre il formato dei file è importante sia per la qualità del materiale sia per i costi dell’infrastruttura. Siamo convinti che un supporto di registrazione a stato solido possa avere un ruolo nel mercato, così come il Professional Disc e, al
limite, il nastro. La scelta di un supporto di registrazione è in gran parte determinata dal suo costo e la nostra filosofia è quella di offrire ai clienti la possibilità di scegliere. Non riteniamo che qualcosa che può andar bene per la produzione di notiziari possa essere adatto anche per la ripresa di documentari o fiction televisive ed è per questa ragione che occorre fare una distinzione fra supporti di registrazione e formati dei file. Personalmente, sono convinta che dovremo accettare il fatto che in futuro avremo a che fare con una varietà di supporti di registrazione e formati diversi. La sfida è di riuscire ad aiutare i nostri clienti a integrare materiale proveniente da fornitori diversi, formati diversi e supporti di registrazione diversi. La sfida è quella di migliorare l’interoperabilità, rendere più facile al cliente il lavorare in ambienti misti che, personalmente, reputo assolutamente inevitabili. M - Pensa che il Blu-ray potrà avere un ruolo nel settore del broadcast come supporto di archiviazione? NC - I dischi Blu-ray sono destinati ad avere una diffusione massiccia e la scelta del supporto d’archiviazione è un argomento di cui parliamo sempre più spesso con i nostri clienti. Un supporto d’archiviazione deve essere conveniente sul piano economico e un formato consumer come il Blu-ray ha un costo dei supporti molto più basso dei supporti professionali, senza contare la possibilità di riproduzione con apparecchiature consumer, cosa che lo rende molto più semplice da usare. Per queste ragioni, penso che possa avere un ruolo per l’archivio in futuro. M - Avete in programma lo sviluppo di soluzioni specifiche per l’archiviazione del materiale?
Il camcorder PMW-EX3 registra in formato XDCam EX su schede di memoria SxS
NC - Non è facile stabilire fra nastri video, nastri data, stato solido, dischi ottici o hard disk quale sia il supporto più adatto perché il problema è nell’affidabilità a lungo termine, una finestra temporale di almeno vent’anni. Un altro elemento da considerare è il consumo d’energia, c’è una notevole
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T I T O L O differenza fra hard disk e nastri, per esempio. Come Sony, la mia ipotesi è che anche in questo campo offriremo al cliente la possibilità di scegliere. Un elemento fondamentale per l’archiviazione è poi il sistema per la gestione degli asset. Ci siamo resi conto che quando vendiamo un sistema di produzione in rete come l’HDExchange, si finisce sempre con il parlare dell’archivio e di come recuperare il materiale. Al momento, oltre alle nostre soluzioni, proponiamo quanto di meglio offre il mercato per creare una soluzione che si adatti meglio alle diverse esigenze. M - Rimanendo in tema di prodotti, avete cessato la produzione dei monitor CRT, ma per alcuni settori c’è chi ancora giudica gli LCD poco adatti. Come pensate di riuscire a convincerli? NC - Siamo molto impegnati nel convincere gli utilizzatori sulla qualità dei nostri monitor LCD, che è davvero molto buona, ma c’è ancora chi ne dubita. Molti non sono convinti del fatto che gli LCD possano essere considerati ‘reference grade’. Per le loro caratteristiche complessive, gli LCD sono comunque più adatti all’impiego nei mezzi mobili e in molti li hanno già adottati. I nostri laboratori di ricerca si stanno continuamente dando da fare proprio nelle aree più critiche, anche se personalmente sono convinta che i nostri LCD siano già davvero di ottima qualità. Due o tre anni fa, quando si cominciò a parlare della cessazione della produzione di CRT eravamo seriamente preoccupati perché numerosi clienti non condividevano la nostra scelta, ma ora la maggioranza la approva. Quello che cerchiamo di fare è ascoltare le richieste dei nostri clienti, le teniamo in seria considerazione e facciamo il possibile per soddisfarle. M - In manifestazioni come questa, la stragrande maggioranza dei prodotti presentati sono in alta definizione, ma l’impressione generale è che qui in Europa l’HD stenti a decollare, la condivide? NC - Siamo a un punto di svolta, i prezzi delle apparecchiature HD e SD
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non sono troppo diversi e questo perché i volumi di produzioni HD in Giappone, Usa e anche Cina sono molto più grandi. Quello che osserviamo però è che molti dei nostri clienti non sono ancora pronti a migrare e preferiscono lavorare in SD. Abbiamo ancora una domanda significativa di monitor BVM-L230, il primo LCD Sony che può sostituire un CRT nelle appliapparecchiature SD Ilcazioni più critiche e lo facciamo prepercentuale si aggira intorno al 5%. sente nei colloqui che abbiamo perioNel nostro caso, siamo appena al di dicamente con il Giappone. Poiché sopra del 40% quindi una percentuale siamo sempre attenti alle richieste di ancora davvero significativa. La magmercato, continueremo a produrre SD gior parte dei prodotti che abbiamo fino a quando ci sarà una richiesta ora a catalogo sono commutabili da significativa, ma penso che sia solo SD a HD, per cui sono numerosi i una questione di tempo. clienti che li comprano per produrre in Attualmente, la percentuale del SD, ma sono pronti per passare a HD nostro fatturato che deriva dalla venin un futuro più o meno prossimo. Per dita di prodotti SD è ancora piuttosto 29 essere onesti, la crescita è comunque alta, specialmente se la si confronta più lenta di quanto ci aspetteremmo. con i dati del Giappone, dove questa
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Il futuro della TV è a Oriente ? Record di partecipazione al MIPCOM di Cannes dei Paesi METRIC. party organizzato dalle principali staSono i Paesi METRIC a fare la differenzioni TV del Paese (Inter, 1+1, STB, za nel record di partecipazione che New Channel, ICTV, M1, TET e 1st quest’anno ha registrato il Mipcom di 30 Cannes. Per METRIC si intendono le Automotive) e dalle più importanti Regioni ed i Paesi le cui iniziali comsocietà di produzione audiovisiva pongono l’acronimo in questione: ucraine ( FILM.UA, Star Media, Yalta Middle East (Medio Oriente), Turchia, Film Studio, Aurora e Pilot Studio). Russia, India e Cina. L’intento dichiarato dell’iniziativa è Ovvero, alcune tra le realtà economiquello di connotare l’Ucraina come che che registrano attualmente i più “un mercato di larga scala civilizzato, alti tassi di sviluppo al mondo. Infatti – promettente ed integrato nell’arena da sempre – lo sviluppo del mercato mediatica mondiale”. televisivo di un Paese va di pari passo Come ogni anno, il Mipcom ha celecon il suo sviluppo economico. brato un’industria audiovisiva nazionaAlla chiusura del mercato, il Mipcom le: quest’anno è toccato alla Spagna. 2008 ha registrato 13.588 partecipanti Il “Focus on Spain” è stato costituito appartenenti a 4.519 Società proveda una serie di eventi e conferenze cui nienti da 103 Paesi registrati; di quehanno partecipato attori (Monica Cruz ste, 1.779 hanno esibito i loro prodote Miguel Angel Munoz) e manager di ti. Anche i buyers internazionali hanno livello, primo fra tutti Luis Fernandez, registrato una significativa crescita; da Presidente della RTVE, la televisione 4.242 nel 2007 a 4.573 quest’anno. di Stato spagnola. Come si diceva in apertura, particolarGrande attenzione – come in tutti gli mente rilevanti i dati di crescita relativi anni recenti – è stata dedicata alle sesai Paesi METRIC: + 40% circa di partesioni di conferenze: 32 quest’anno, cipazione russa, + 30% per l’Ucraina, + con più di 100 relatori, 7 dei quali ope35% e 20% rispettivamente per Medio ratori di alto livello, cui è stata affidata Oriente e Cina. la trattazione degli argomenti base: Un discorso a parte merita l’Ucraina, Chad Hurley, fondatore e CEO di che ha celebrato la straordinaria creYouTube; Gary Wang, fondatore e scita del suo mercato televisivo nazioCEO di Tudou.com; Michael Eisner, ex nale (+ 40% di crescita media annua CEO di Walt Disney e fondatore di tra il 2001 ed il 2008!) con un grande The Tornante Company; Philippe
Dauman, presidente e CEO di Viacom Inc.; Ze Frank, pioniere Internet, attore e presentatore; Gary Carter, presidente di Creative Networks e responsabile creativo di FremantleMedia; David Zaslav, CEO di Discovery Communications. Più di 100 nuovi prodotti sono stati mostrati ai Mobile & Internet TV Screenings, a dimostrazione della crescente importanza dei formati brevi multipiattaforma negli attuali trend di sviluppo della produzione audiovisiva. Come tutti gli anni, il Mipcom è stato preceduto dalla due giorni del Mipcom Junior, giunto ormai alla 16^ edizione e dedicato ai contenuti audiovisivi per i più piccoli; 613 le Società partecipanti da 55 Paesi diversi, giunti a Cannes per mostrare un totale di 1.143 prodotti per ragazzi, il 75% circa inediti. Nella sezione conferenze, spicca l’intervento di Cyma Zarghami, presidente di Nickelodeon. L’edizione 2008 del Licensing Challenge è stata vinta dall’italiana Rainbow con “Huntik: secrets and seekers” per la sezione dedicata ai prodotti di concezione più moderna, mentre la sezione dedicata ai prodotti più promettenti è stata vinta dall’americana Renegade Animation, con “Funny Face”.
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Da 30 anni al servizio degli operatori della radio e televisione in Italia Monitor n째 274 - Ottobre - 2008
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Notizie in breve Front Porch Digital acquista SAMMA Front Porch Digital, uno dei leader mondiali nel Content Management Storage, ovvero nella creazione e gestione di file audio/video per il broadcast ha annunciato oggi l'acquisizione di SAMMA Systems, azienda newyorkese specializzata nella migrazione dei videotape analogici in ambiente digitale. "Front Porch Digital assicura all'industria del broadcast sistemi affidabili di archiviazione e gestione dei file video da parecchi anni. Però la maggior parte degli archivi mondiali è ancora archiviata su nastri magnetici" dichiara Mike Knaisch, presidente e CEO di 32 Front Porch Digital. "La nostra acquisizione di SAMMA offre ai broadcasters e a tutti gli altri operatori che possiedono archivi multimediali un nuovo sistema in grado di fornire accesso a tutto il materiale archiviato, rendendolo disponibile a costi accessibili.” Con più di 280 installazioni in più di 55 paesi, Front Porch Digital è l'azienda che fornisce i sistemi ai più grossi archivi video del mondo.
Come noto l'archiviazione di file video in ambito broadcast deve rispondere a caratteristiche diverse dalla normale archiviazione di dati informatica. E' infatti un'esigenza essenziale per tutti gli operatori broadcast la velocità di accesso ai file e l'archiviazione secondo criteri precisi, oltre ad una puntuale indicizzazione in grado di rendere la ricerca delle immagini rapido e sicuro.
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Attraverso metadata e altri software specifici di archiviazione i server devono essere in grado di mettere a disposizione dell'utente 'tutto' nel minor tempo possibile. "Ci sono nel mondo più di 6 miliardi di videocassette, almeno un miliardo o forse più contengono materiale di grande valore stori- Carmelo Catalano e Tom Harmon (Utah Scientific) co" precisa Rino , costruttore e distributore di routing Petricola, Senior Vice President e switchers da oltre 30 anni, ben posiGeneral Manager di Front Porch zionato sui mercati europei e asiatici. International "Trasferite su supporto L'integrazione con i prodotti e i merinformatico queste immagini rapprecati di riferimento dell'azienda amerisentano almeno 7.000 petabyte di cana (tradizionalmente forte negli dati. Però ora sono disponibili soltanStates) sembra quasi perfetta. to su nastro. L'azienda norvegese ha già cambiato Con l'acquisizione di SAMMA comnome in Utah Sandar. pletiamo la filiera dell'archivizione di Dietro il blitz c'è l'intuizione di questo materiale, che occorre preserCarmelo Catalano, proprietario di vare fino a che si è ancora in tempo. Utah Scientific, che attraverso la sua Almeno il 5 per cento delle videocassocietà italiana CVE già collaborava sette archiviate si deteriora ogni anno con Sandar. fino a diventare inutilizzabili, ma Anni fa quando Catalano acquistò le finoad oggi i costi della digitalizzazioattività nel settore delle 'matrici ne si sono rivelati assolutamente proiaudio/video analogiche' della Utah bitivi. Scientific, rilevandone anche il marSAMMA, specializzata nel recupero di chio, la scommessa era tutta giocata tutte le immagini che costituiscono un sulla richiesta di mercato nel settore patrimonio culturale dell' intera uma'analogico', che era tutt'altro che nità, aggiunge la propria esperienza 'esaurito' in molti paesi. Il colosso alle soluzioni offerte da Front Porch, e americano che aveva appena acquisicontribuisce in questo modo all'acceto tutti gli asset della traballante Utah lerazione del processo di migrazione Scientific puntava tutto sullo sviluppo al digitale. Potranno avvantaggiarsene del 'digitale' e l'offerta fu accettata al i broadcasters ma non solo: penso agli volo. archivi audiovisivi di musei e fondazioCome Catalano aveva previsto il marni o istituzioni pubbliche che nei 'frachio US Utah Scientific, forte di una gili' videotape hanno gelosamente tradizione più che ventennale, era da riposto tutta la loro 'memoria'." solo una gallina dalle uova d'oro. www.fpdigital.com E' bastato aspettare gli anni necessari, previsti nel contratto di acquisto del marchio, e dalle matrici analogiche si poteva proseguire verso il mondo digitale. Adesso arriva l'acquisione di un'azienda nata nella capitale europea per la progettazione di matrici video: Sandefjord, cittadina norvegese non distante da Oslo e a poco chiLa Utah Scientific di Salt Lake City ha lometri dall'aeroporto che Ryan Air fatto 'acquisti' in Norvegia. Con un'outilizza per collegare la Norvegia al perazione lampo ha rilevato la Sandar
La Utah Scientific di Carmelo Catalano acquisisce la norvegese Sandar
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T I T O L O resto d'Europa, dove ha sede anche la Network Electronics e dove operava fino a giugno anche la Fjord Media (ora in stato di fallimento). "Storicamente sia Sandar che Utah Scientific sono ben conosciute ed apprezzate per la loro specializzazione nei routing switcher" - afferma Carmelo Catalano - “Due marchi con una tradizione e una reputazione indiscussa e con una gamma di prodotti e mercati complementari.” Mentre Sandar produce soprattutto router di piccole dimensione, da 3x3 a 32x32, la gamma di prodotti Utah è concentrata su quelli di grandi dimensioni, fino a 1152x1152. Sandar ha recentemente sviluppato una nuova famiglia di router compatti e a basso costo che sono compatibili con i prodotti di Utah e utilizzano lo stesso control system. “Quello che più mi piace di questa integrazione di prodotti sono i vantaggi che potranno derivare per i nostri clienti" dice Tom Harmon, president e CEO di Utah Scientific. “Sia Utah Scientific che Utah Sandar sono molto orgogliose del livello di assistenza offerto e ora potremo raggiungere i clienti ancora meglio, grazie alla copertura geografica delle nostre sedi.” Come detto, la Utah Sandar ha sede a Sandefjord, Norvegia, da dove verranno assicurati i servizi di vendita e assistenza su tutti i prodotti della famiglia di routing switchers realizzati da Sandar. A questi si aggiunge ora la competenza per i prodotti Utah, con un centro europeo di grande esperienza. Il direttore operativo di Utah Sandar è Roar Ostby, che ha dichiarato: “Avremo ora la possibilità di presentare meglio al mercato statunitense i nostri prodotti e ripartire con rinnovato entusiasmo.” Utah Scientific, Inc. è un produttore leader nel mercato dei routing switcher/matrici analogiche, digitali e per HDTV, master control switcher, oltre a produrre i software per il controllo delle apparecchiature. La società è attiva da 30 anni con prodotti leader nel proprio settore e con un servizio di assistenza che fornisce una garanzia fino a 10 anni. Sandar è stata fondata allo scopo di sviluppare, vendere e fornire assisten-
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Uno scorcio dello stand Utah Scientific al NAB 2008
za ad una famiglia di prodotti per il routing e la distribuzione audio/video. Presente sul mercato da circa 30 anni i suoi router sono apprezzati da parecchi anni per la loro grande qualità e per la modernità della progettazione e sono installati in tutte le maggiori emittenti europee. Recentemente Sandar ha ottenuto grandi successi commerciali in buona parte dei paesi asiatici. www.utahscientific.com
Softimage passa da Avid ad Autodesk Autodesk e Avid Technology hanno annunciato di avere siglato un accordo definitivo secondo il quale Autodesk acquisterà praticamente tutti gli asset di Softimage, business unit di Avid Technology, per circa 35 milioni di dollari. Softimage è stata fondata nel 1986 da Daniel Langlois e ha il suo quartier generale a Montreal, Canada. Softimage sviluppa programmi in tecnologia 3D per il cinema, la televisione e i videogame. Il suo prodotto di punta è SOFTIMAGE|XSI, un software di animazione 3D utilizzato dalle maggiori società nel settore media ed enntertainment, tra le quali Digital Domain, Ubisoft, SEGA Corporation, CAPCOM, Animal Logic e The Mill. Autodesk Media & Entertainment fornisce soluzioni per l'animazione, gli effetti visivi, l'editing/finishing e il color grading in campo 3D, sia per
l'entertainment che per il design. “Softimage rappresenta da oltre 20 anni lo stato dell'arte della tecnologia 3D, i suoi prodotti sono riconosciuti dei veri 'cavalli di razza' nell'industria dello spettacolo" afferma Marc Petit, senior vice president di Autodesk Media & Entertainment. “Alla chiusura di questa acquisizione aggiungeremo la tecnologia Softimage alla gamma dei nostri prodotti. Diamo il benvenuto ad un team 'talentuoso' nella nsotra divisione Media & Entertaiment. Ci aiuteranno ad accellerare il lavoro del nostro Games Technology Group, che abbiamo costituito per realizzare la nuova generazione di authoring tools per il real-time e l'interattività 3D, al servizio dei settori giochi, cinematografico e televisivo.” Gary Greenfield, CEO e chairman di Avid Technology, aggiunge: “Siamo convinti che questa transazione sarà molto importante per i clienti di Softimage. La linea di prodotti 3D di Softimage ha ottenuto grandi risultati nel mercato dei videogames, un settore nel quale Autodesk ha già messo a segno notevoli successi..” 33 Non appena l'acquisizione sarà terminata, Autodesk è intenzionata a continuare lo sviluppo e la vendita dei principali prodotti di Softimage e di integrare le tecnologie nelle future versioni dei prodotti e delle soluzioni Autodesk. Autodesk prevede di acquisire e continuare a sviluppare i segnuenti prodotti di Softimage: SOFTIMAGE|XSI: inclusi XSI Essentials, XSI Advanced, XSI Academic, XSI Mod Tool e l' XSI software development kit. XSI è un software di riferimento per la produzione di animazioni 3D nei videogames, nel cinema ed in televisione. Offre una soluzione completa per il modeling, l'animazione, il rendering e l'ambiente di sviluppo per gli effetti visuali, oltre ad alcuni tools personalizzati. SOFTIMAGE|Face Robot: Un software completo per i movimenti e l'animazione di volti in 3D. Face Robot permette agli studi di produzione di creare animazioni facciali realistiche ad una velocità strepitosa. SOFTIMAGE|Cat: Questo sistema di animazione per i caratteri è un plug-in per il software Autodesk 3ds Max.
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Uno screenshot da SOFTIMAGE|Face Robot, software per i movimenti e l'animazione di volti in 3D.
Sarà dunque integrato nel 3ds Max. SOFTIMAGE|Crosswalk: Soluzione per l'interoperabilità che verrà integrata nelle tecnologie Autodesk. Petit commenta: “Come abbiamo 34 dimostrato con l'acquisizione di Alias nel 2006, il nostro obiettivo è di allargare la scelta di tools 3D per i nostri clienti. Pensiamo di tenere in vita e sviluppare ulteriormente la gamma di prodotti Softimage, e attraverso Autodesk FBX offrire una migliore interoperabilità tra i prodotti Softimage, 3ds Max e Autodesk Maya. FBX fornisce anche l'interoperabilità tra i prodotti Softimage e le nostre applicazioni specializzate come Autodesk Mudbox, Autodesk MotionBuilder, Autodesk Image Modeler e Autodesk Stitcher, oltre ad altre applicazioni di terze parti.” Petit conclude: “In Autodesk i nostri sforzi sono concentrati sulla tecnologia 3D; conosciamo le esigenze degli utilizzatori e quanto tempo e danaro investono nella produzione dei loro prodotti 3D. A tutti i creativi e gli artisti 3D voglio dire che noi cerchiamo sempre di venire incontro alle loro esigenze, capendo la passione creativa che anima il loro lavoro. Per questo miglioriamo in continuazione i nostri tools per soddisfare ogni nuova esigenza.” www.softimage.com
Sky Meteo 24 in onda con Mosart Medialab Arriva dalla Norvegia il sistema di automazione che gestirà il canale meteo di Sky. Con il sistema di Mosart Medialab AS di Bergen infatti, Sky Meteo 24 opererà in uno studio dal vivo con solo 1-2 persone in regia. Mosart controllerà la grafica, i video servers, vision mixers, camera robotics, routers e le luci da una unica console nella sala di controllo. “La nostra missione è quella di rendere più
moderno il Meteo24, da un canale in differita ad un canale completamente dal vivo per l’edizione del mattino, di pranzo ed in prima serata” afferma Pat Guinness, direttore di progetti speciali ai notiziari meteo e telegiornali 24 ore su 24 Sky Italia. “Con Mosart possiamo realizzare tutto questo senza aumentare il numero degli operatori”. Olav Osttveit, capo dell’ufficio vendite della Mosart Medialab, afferma: “ Siamo orgogliosi di debuttare nel mercato italiano. Questo contratto è un chiaro segnale della nostra abilità di espansione sul mercato globale”. John Kjellevold, direttore generale della Mosart Medialab afferma, “Questo accordo conferma il nostro profondo convincimento che la Mosart Newscast Automation aggiunga un valore reale alle operazioni di notiziario. Mosart permette alle emittenti di produrre notiziari dal vivo, 24 ore su 24, di prima classe con solo 1-2 persone in regia – mettendo a disposizione altre risorse per la creazione di contenuto”. Mosart offre una nuova visione per la trasmissione di notizie per rendere il notiziario uno show individuale. La nostra soluzione, Mosart Newscast Automation, è costituita da redattori e produttori – rendendola una scelta intuitiva per il playout. La trasmissione di notizie è gestita con creatività, sicurezza, e con una ottima comunicazione con i cronisti. www.mosartmedialab.no
Schema del sistema grafico Mosart
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