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RADIO • TELEVISIONE T I T O• VIDEO L O• MULTIMEDIA S E Z• POST-PRODUZIONE I O N E • AUDIO • ALTA FREQUENZA

Rivista mensile specializzata • 2012 • n.288 • Anno XXXVI • ISSN 0394-0896 PUBBLICAZIONE DELLA MEDIA AGE SRL • MILANO • TEL. 0243910135 • FAX 0243999112 • E-MAIL: INFO@MONITOR-RADIOTV.COM • INTERNET: WWW.MONITOR-RADIOTV.COM

La diffusione audio nello studio televisivo 1

Sky Sport la stagione 2012/2013

Introduzione alla tv digitale quinta parte MonitoR Magazine 288

cast: broadza.tv l e d n ie notiz rge time nve Le ul w.co ww


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anno 36° - n.288 - 2012 ISSN 0394-0896

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4 La diffusione audio nello studio televisivo

MediaAge srl viale S. Michele del Carso, 13 20144 Milano - Italy sede legale: via Jacini 4, 20121 Milano tel. (+39) 0243910135 - Fax (+39) 0243999112 UK +44 7700 034 701 - USA +1 917 383 0087 E-mail: info@monitor-radiotv.com

27 Grass Valley: telecamere a prova di futuro

Siti internet http://www.convergenza.tv (in italiano) http://www.monitorradio.tv (in inglese) La Media Age srl è iscritta al Registro Nazionale della Stampa al n. 2636 vol. 27, foglio 281 dal 28.6.89 - MONITORRADIO TELEVISIONE è registrata al Tribunale di Milano n. 880 del 20.12.1988. Dir. resp. Enrico Callerio. Manoscritti e foto originali, anche se non pubblicati, non si restituiscono. Non è permessa la riproduzione di testi e foto senza l’autorizzazione scritta dell’Editore. Progetto grafico: Ago, Bollate (MI). Stampa: Cooperativa Grafica Bergamasca, Almenno S. Bartolomeo (BG).

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28 Quantel si reinventa 12 Introduzione alla tv digitale: quarta parte

Abbonamenti: la rivista è diffusa e venduta solo in abbonamento annuale. Il costo annuale è di 40,00 EURO da versare con vaglia postale intestato a Media Age srl, viale San Michele del Carso 13 - Milano, oppure inviare un assegno bancario non trasferibile allo stesso indirizzo. Arretrati 6,00 EURO l’uno da allegare alla richiesta anche i francobolli. Foreign subscription: annual 80,00 EURO (80,00 US$) or equivalent via International Money Order or cheque to Media Age srl, via Stefano Jacini, 4 - I - 20121 Milano Italy. CREDIT CARDS subscription call (+39) 0243910135 or fax (+39) 0243999112. Cards accepted: VISA - MASTER-CARD - EUROCARD AMERICAN EXPRESS. Airmail rates on applications. Lo staff Direttore responsabile: Enrico Callerio Condirettore tecnico: Mauro Baldacci Direttore editoriale: Enrico Oliva Pubblicità: Giulio Reina Hanno collaborato: Rolando Bertini, Dario Monferini, Alberto Pellizzari, Maria Ronchetti, Mauro Scaioni

29 Phabrix tutto sotto controllo

23 dal blog Mixer: Effetto farfalla

29 Sky Sport, una ricca stagione 2012/2013

25 The biggest IBC ever

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La diffusione audio nello studio tv

di Mauro Scaioni

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Scegliere e posizionare le casse per una regia televisiva o audio non è facile. Vediamone i principi fondamentali. Con la definizione studio monitor o monitor da studio, si indica un sistema di diffusori audio, con caratteristiche meccaniche ed elettroniche, adatte per un ambiente di produzione/elaborazione musicale come uno studio di registrazione, di editing sia audio sia video. Dovendo funzionare in un ambiente di lavoro, oltre alle doti di fedeltà di riproduzione, il sistema deve avere ottima tenuta alla potenza, nonché una robustezza meccanica elevata, dato il particolare luogo in cui deve lavorare.

ze di medie dimensioni. Solitamente accoppiate alle near field per avere un paragone di ascolto, hanno una potenza più elevata rispetto alle near, woofer più grande e risposta in frequenza maggiore per permettere un ascolto più distinto. La distanza di ascolto va dai 150 ai 200/250cm. In questa categoria si trovano principalmente casse tri-amplificate o comunque a tre vie(3way).

* Main monitor: grossi monitor dal peso di molto elevato presenti nei principali studi di registrazione, sono monitor utilizzati principalmente per l’ascolto dei vari volumi degli strumenti musicali in fase di mixaggio e per controllare le frequenze più basse (attorno ai 20Hz, minima frequenza udibile dall’orecchio umano). Le main monitor sono spesso incassate dentro il muro (flush) per evitare ogni proble-

Tipologie Le casse acustiche da studio si dividono in varie categorie vediamo quali: * Near field: monitor per l’ascolto a distanza ravvicinata. Usati in ambienti piccoli che hanno dimensioni ridotte, la dimensione massima del woofer non supera gli 8”. La distanza di ascolto è generalmente al di sotto dei 150 cm e sono solitamente bi-amplificati (2-way). * Mid field: monitor concepiti per stan-

Struttura base di un altoparlante a cono

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T I T O L O ma di diffrazione e controfase dovuta al rimbalzo delle onde sonore sul muro posteriore, problema che affligge le near e i mid non perfettamente posizionati, e rivolte verso il fonico. Sono spesso dotati da più woofer di 18” e di svariati tweeter per un range di frequenza assolutamente completo e lineare su tutto lo spettro sonoro. Hanno potenze intorno ai 1.000W RMS e il loro prezzo supera le decina di migliaia di euro/dollari fino a toccare i 100.000 dollari.

Le caratteristiche principali Le caratteristiche principi che devono distinguere un monitor da studio sono le seguenti: * una risposta in frequenza il più lineare possibile: il monitor non deve colorare il suono in alcun modo, ovvero non deve né accentuare né attenuare alcuna frequenza contenuta nel segnale di ingresso. Maggiore è la linearità maggiore sarà il realismo del suono rispetto alla fonte; * una localizzazione stereofonica del suono il più precisa possibile; * un spettro di frequenza riproducibile il più ampio possibile; * una risposta ai transienti il più realistica possibile;

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Il monitor da studio Le due sospensioni (spider e surround - sia bass-reflex sia sospensione pneumatica -, nel caso del tweeter è presente solo il secondo) vincolano la libertà di movimento dell’equipaggio mobile su un solo asse, permettendo l’escursione anche in presenza di ampie sollecitazioni (in gamma bassa le vibrazioni della membrana possono produrre spostamenti nell’ordine di alcuni cm, in woofer di dimensioni elevate). Le frequenze più profonde, da circa 20 Hz verso l’estremo inferiore, produco-

Struttura interna di un mid-tweeter.

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Monitoraggio Il monitoraggio, per essere valido ed efficace, deve avvenire all’interno di una stanza acusticamente trattata, con l’operatore posizionato correttamente rispetto alle casse: la sua testa deve formare genericamente un triangolo equilatero parallelo al pavimento, le casse devono essere ruotate dunque di 30 verso il centro e all’altezza delle orecchie di chi le utilizza. È sconsigliato, laddove non diversamente indicato, poggiare i monitor direttamente sul pavimento, infatti solitamente questo, oltre a peggiorare la localizzazione stereofonica, compromette il corretto funzionamento dei e componenti delle casse, in particolare quelle amplificate, nelle quali, il calore prodotto dall’amplificatore deve essere smaltito in modo adeguato.

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Foto di un tweeter ad alte prestazioni con cupola in titanio

no grandi movimenti delle membrane (si può immaginare che per generare vibrazioni di ampia intensità è necessario eccitare una notevole massa di aria), mentre salendo di frequenza lo spostamento diventa quasi impercettibile (ecco il motivo per cui i midrange hanno sospensioni più piccole, e i tweeter soltanto il surround cioè un piccolissimo movimento sufficiente però a generare il suono necessario). I trasduttori a nastro utilizzano una tecnologia molto simile, con alcune sostanziali diversità: la bobina mobile non è più avvolta su un supporto cilindrico, ma distesa sulla membrana stessa. Il conduttore può essere stam-

pato sul diaframma mediante processi chimici o incollato seguendo geometrie particolari. In alcuni casi la membrana stessa può essere l’elemento conduttivo, come avviene in alcuni diaframmi in alluminio. Il gruppo magnetico non è più di forma rotonda, dunque, ma viene realizzato con barre di neodimio (la ferrite non è in grado di generare un campo abbastanza potente) poste in adiacenza della membrana.

La sua progettazione Il classico altoparlante elettrodinamico si presenta come un dispositivo


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Diffusori da studio a due vie

abbastanza semplice nella costruzione e nel funzionamento; è sufficiente però scendere un poco in profondità nell’analisi per scoprire che queste poche parti possono interagire secon6 do modalità complesse e difficilmente prevedibili, e che ogni componente deve essere dedicato a un particolare tipo di utilizzo, seguendo in sede di studio e realizzazione alcune regole stringenti, nonché aggiungendo esperienza e di sensibilità personale. In effetti i parametri oggi più comunemente utilizzati per descrivere le caratteristiche di un altoparlante sono stati formalizzati soltanto nei primi anni settanta, quando questi dispositivi venivano già utilizzati diffusamente in differenti tipologie di applicazioni. Molti parametri determinanti non venivano analizzati approfonditamente, e l’approccio alla progettazione era poco tecnico e soprattutto non standardizzato. Fu il paziente ed esaustivo lavoro di analisi di Richard Thiele e Neville Small a definire la classica tavola dei parametri oggi familiarmente detta di T/S (Thiele/Small), che descrive le caratteristiche per i segnali dell’altoparlante elettrodinamico e viene comunemente utilizzata dalle case produttrici nei datasheet degli altoparlanti. Per ora sarà sufficiente immaginare i

parametri di Thiele Small - ricavati mediante l’analisi della curva di impedenza dell’altoparlante - come una fotografia molto accurata delle relazioni che si sviluppano tra il gruppo magnetico, la bobina mobile, la membrana. Se ne ricavano indicazioni sulla predisposizione del componente ad un determinato tipo di carico acustico (bass reflex o cassa chiusa, linea di trasmissione o tromba, dipolo o doppio carico reflex), sul tipo di carico elettrico presentato all’amplificatore di potenza, sulla qualità dei materiali utilizzati. Questi parametri hanno rappresentato per circa trent’anni la cartina di tornasole dell’altoparlante elettrodinamico, ed ancora oggi mantengono un valore assoluto; nuove tecnologie però si sono poi sviluppate negli ultimi anni, e la diffusione di sistemi di

calcolo molto potenti e versatili a un costo sempre minore ha favorito lo sviluppo e la diffusione di nuovi strumenti di analisi e misura. La simulazione ad elementi finiti permette oggi di prevedere con ottima approssimazione il comportamento di un gruppo magnetico o di un particolare profilo di membrana, e diversi produttori di software dedicano energie allo sviluppo di programmi di calcolo espressamente dedicati alla progettazione elettroacustica. Un cenno deve essere infine dedicato allo strumento Klippel Audio Analyser, che ha permesso per la prima volta di analizzare il comportamento dinamico degli altoparlanti elettroacustici, aprendo lo spazio a nuove frontiere dell’analisi e dello sviluppo. Wolfgang Klippel, tecnico di grande valore, esperienza e intuito, ha sviluppato sul finire degli anni novanta un sistema di misura PC based che utilizza un laser, sensori di corrente e tensione e permette di osservare il comportamento di un altoparlante elettrodinamico durante l’applicazione di grandi segnali. Cosa succede al mio woofer durante escursioni di parecchi millimetri (o addirittura cm), con grandi potenze in ingresso, e come si modificano durante la riproduzione del ciclo di una onda acustica i parametri classici, solitamente misurati in posizione di riposo? L’analisi del comportamento dinamico permette di osservare l’altoparlante da nuovi punti vista, ed aggiungere ai classici parametri di T/S una notevole quantità di dati in più. Resta ad ogni modo una base solida di estrema soggettività, che affida un valore determinante all’aspetto umano della progettazione; la psicoacustica è una materia assai complessa

Andamento dell’impedenza in funzione della risposta in frequenza in un altoparlante

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La bobina mobile di un altoparlante immersa nelle sue espansioni polari del magnete di Controllo

e per molti versi ancora inesplorata. Nonostante oggi la tecnologia di progettazione ed analisi sia estremamente raffinata e potente, molte scelte vengono ancora compiute affidandosi a prove di ascolto e test comparativi. Alcuni progettisti utilizzano esclusivamente alcuni specifici materiali e geometrie, altri si dimostrano più propensi a sfruttare ogni tipo di tecnologia oggi a disposizione; non esiste ancora una regola chiara e precisa su cosa sia giusto impiegare per ottenere un componente di alto valore, o un test che indichi senza ombra di dubbio il materiale migliore per lo specifico impiego. Questo significa anche che non è possibile stabilire a priori che un determinato diffusore avrà particolari doti sonore determinate da un utilizzo di alcuni materiali o tecnologie di produzione; è però possibile indicare alcune caratteristiche associabili a determinati materiali e geometrie costruttive.

da vedere e stimolante per gli addetti del marketing e della promozione, spesso impegnati ad elaborare nuove e roboanti sigle ed acronimi bizzarri per descrivere i propri prodotti. Ovviamente questo materiale non esiste, ma resta una amplissima libertà di scelta, in grado di soddisfare quasi ogni esigenza.

La buona vecchia cellulosa impregnata viene ancora impiegata con successo da molti produttori, anche in linee di punta. Ha dalla sua caratteristiche di ottima linearità di emissione e naturalezza nel suono, che permettono di utilizzarla in diffusori di ogni tipologia e impostazione timbrica. Membrane in cellulosa possono essere leggere, abbastanza rigide e ben smorzate, possono venire modellate negli stampi secondo profili di ogni tipo e utilizzabili per grandi tagli come per piccoli componenti. Se ben trattate si dimostrano resistenti nel tempo e affidabili. I materiali plastici, nei vari polimeri compositi in cui si possono presentare, sono parimenti assai diffusi. Possono essere formati per stampo od iniezione, con l’addizione di varie sostanze smorzanti (Mica, Talco, fibre di ogni tipo...). Abbastanza leggeri, smorzatissimi, non eccellono in rigidità, e si dimostrano assai indicati per la realizzazione di altoparlanti che non debbano avere una banda passante estremamente estesa su frequenze alte (ottimi nei sistemi multivia, ad esempio), sem- 7 plificando il compito di filtrarne l’emissione per realizzare incroci con altri

I materiali Il primo e più evidente elemento di ogni altoparlante è la membrana; esistono molti materiali utilizzabili per realizzare membrane di woofer, midrange e cupole di tweeter, ognuno dotato di caratteristiche precipue. Ogni progettista di altoparlanti sogna di avere a disposizione un materiale leggerissimo, rigido, smorzato, economico e semplice da produrre, bello

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Curve di risposta ottenute con un complesso sistema di misura basato su Kippel Audio Analyser.


T I T O L O componenti del diffusore acustico. Il suono di questo materiale è in effetti generalmente morbido e controllato, tanto che spesso viene utilizzato in abbinamenti a trasduttori a cupola rigida o metallica, che vi conferiscono una più vibrante ricchezza armonica (e il pensiero corre subito a tutte le realizzazioni Genelec, vero e proprio standard del monitoraggio in studio). Sono economici e possono assumere ogni tipo di profilo e di spessore. La seta trattata, con le sue molte differenti possibilità di combinazioni (si possono difatti realizzare misti con qualsiasi altro tipo di tessuto, e con differenti trattamenti impregnanti), resta ancora oggi il materiale principe per la realizzazione di cupole dei tweeter. Leggera, smorzata, lineare, ha un suono naturale e scevro di risonanze indesiderate. Nei tweeter a cupola permette di ottenere praticamente ogni tipo di suono: giocando con la tipologia e quantità di trattamento smorzante del tessuto, con la possibilità di utilizzare del ferrofluido nel traferro (un denso fluido ferroma8 gnetico che favorisce la dissipazione termica della bobina mobile e smorza la risposta acustica e l’impedenza del componente) con la realizzazione di camere posteriori di smorzamento acustico, è possibile passare da un suono frizzante e aperto sull’estremo acuto (sempre con una buona dose di

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Uno studio di registrazione di grandi dimensioni che fa uso di diffusori Genelec

naturalezza) ad un timbrica raffinata e precisa, delicata nelle tessiture armoniche e ben il suono dei tweeter più smorzato. I materiali a base di fibra oggi sono meno utilizzati che in passato: le fibre di vetro, di kevlar, o di altro tipo, risultano abbastanza costose e delicate da produrre, ma hanno parecchie virtù: sono rigide, leggere, se ben trattate possono risultare molto smorzate, e produrre un suono dinamico e armonicamente ricco, senza incorrere in

I woofer della Boston Acoustic fanno spesso uso di speciali risuonatori per il controllo del suono.

risonanze problematiche. Occorre sottolineare che si tratta di materiali complessi da trattare, soprattutto se si desidera ottenere costanza di prestazioni in fase di produzione. Difficile dunque generalizzare, in questo caso, ma impossibile non pensare alle bellissime membrane in fibra di kevlar sviluppate dalla B&W e dalla KRK, entrambe caratterizzate dal bel colore giallo vivo, dal suono ricco e cromatico. Le membrane metalliche hanno alcuni pregi molto evidenti: estrema rigidità e leggerezza, innanzitutto, ma anche la possibilità di essere stampate secondo ogni profilo possibile. Risultano però abbastanza delicate ed hanno la tendenza a produrre risonanze: nell’applicazione per tweeter è possibile spostare la risonanza principale in banda ultrasonica, ma nei midwoofer risulta spesso abbastanza complesso filtrarne le componenti sgradite (che tendono poi a protrarsi fastidiosamente nel tempo). Bellissimi gli altoparlanti Monitor Audio, azienda inglese che di questo materiale ha fatto il proprio marchio di fabbrica, e assolutamente affascinanti i dispositivi AMD (Amplitude Modulation Devices) sviluppati dalla Boston Acoustics per assorbirne le risonanze: dei veri e propri risuonatori meccanici cilindrici che operano tagli selettivi assorbendo energia a determinate frequenze, pro-

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Membrane ceramiche a nido d’ape della Accuton

prio come una risuonano le canne degli organi. Ultimamente godono di ottima fama i materiali ceramici per la realizzazione di midwoofer e i sintetici, come il diamante (ovviamente generato in laboratorio mediante complessi procedimenti), per le membrane dei tweeter. Rigidissimi, leggeri, molto reattivi e cromaticamente ricchi, generano però parecchie risonanze spurie che possono risultare difficili da controllare in sede di filtraggio e messa a punto del diffusore. E rendono complessa la realizzazione di profili particolari, a volte 10 necessari per ottenere pattern di dispersione omogenei e regolari. Tra i costruttori più importanti che utilizzano questa tecnologia è senza dubbio Accuton, azienda specializzata nella produzione di membrane in ceramica per i midwoofer e diamante sintetizzato per i propri tweeter. Avalon utilizza questi altoparlanti nei propri diffusori di punta, come i rigorosi Mixing Monitor, dedicati agli studi di registrazione più raffinati ed esigenti. Infine un cenno ai materiali compositi, sandwich di differenti strati: leghe di alluminio e schiume poliuretaniche, fibre di kevlar e cellulosa, fibre di kevlar e alluminio strutturato a nido d’ape (e chi più ne ha più ne metta...); non si tratta quasi mai di novità assolute: già negli anni sessanta la Leak produceva dei magnifici diffusori che utilizzavano dei coni compositi in polistirolo e alluminio e sfoggiavano prestazioni di altissimo livello e un suono estremamente affascinante. Ovviamente anche in questo caso è estremamente difficile astrarre le qualità particolari di questo tipo di tecnologia, che può produrre materiali molto differenti per caratteristiche

timbriche. La Eton, rinomata azienda tedesca fondata nel 1983, è senza dubbio uno dei produttori più specializzati nell’utilizzo di sandwich a nido d’ape con fibre impregnate: i suoi woofer con membrane in Exacone sono utilizzati anche nei modelli di punta della Adam, in abbinamento ad originali tweeter planari. Il progettista di altoparlanti ha dunque piccole e curiose manie: spesso si ritrova a stropicciare tra le dita un foglio di carta, ascoltandone il suono, o dimostra un subitaneo ed intempestivo interesse per la ricchezza armonica della carta di alluminio da cucina, o per la leggera rigidità del polistirolo delle vaschette per alimenti. La membrana però è soltanto una parte dell’altoparlante: sarebbe un grosso errore sottovalutare il contributo di tutti gli

altri componenti nella determinazione delle caratteristiche soniche. Procediamo dunque con l’analisi. Il gruppo magnetico fornisce l’energia che viene tradotta in suono, e deve essere ben ottimizzato per creare un campo simmetrico e la giusta densità di induzione (né troppa, né troppo poca). Contribuisce inoltre a determinare il valore di induttanza della bobina mobile, e ne mantiene la corretta temperatura di esercizio. Questo componente può essere molto semplice ed economico, come anche estremamente complesso e costoso. Il materiale ferromagnetico più diffuso e utilizzato è oggi la ferrite, stabile ad alte temperature, abbastanza potente ed economica. Il neodimio, nella varie formule reperibili, è decisamente più potente e costoso, e permette di compattare le dimensioni ed il peso dei gruppi magnetici. Viene quindi utilizzato sempre più spesso per i tweeter (è un retaggio del settore car stereo: lo sviluppo di tweeter in neodimio per l’ambiente automotive ha aumentato progressivamente la produzione di questo tipo di materiale, abbassandone drasticamente i costi). All’interno delle due piastre polari possono essere utilizzati anelli e schermature in rame o alluminio, con funzione di

Tweeter con membrana ceramica della Avalon.

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T I T O L O linearizzazione (statica e dinamica) dell’impedenza della bobina mobile. Questi dispositivi non si vedono dall’esterno ma contribuiscono in modo determinante ad ampliare la banda passante dell’altoparlante e controllarne i tassi di distorsione. Ovviamente aumentano i costi di produzione, che rendono possibile utilizzare questi elementi solo in componenti costosi e assai raffinati. E’ importante sottolineare che il gruppo magnetico costituisce anche un elemento determinante per il raffreddamento della bobina mobile, e realizza spesso un vero e proprio circuito dove l’aria viene pompata dal movimento della membrana, sempre per mantenere costante la temperatura di esercizio della bobina (se la temperatura della bobina sale la resistenza dell’avvolgimento aumenta, diminuisce la potenza erogata dall’amplificatore e con lei l’SPL (il livello del suono) del sistema. E la bobina mobile? Deve avere avvolgimenti compatti e ben ottimizzati nella geometria, e determina in prima istanza il dato della banda passante dell’altoparlante (vale a dire quanto l’altoparlante estende la gamma utile di frequenze riproducibili).Può essere realizzata in rame smaltato (la soluzione più comune ed economica), in alluminio ricoperto di rame (più leggero e performante), a volte addirittura in argento. Può avere sezione circolare, quadrata, rettangolare, esagonale, per compattare al massimo la struttura degli avvolgimenti. Anche il cestello svolge una funzione molto importante: le vibrazioni indot-

Struttura di una sospensione in foam

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1Woofer con membrana a nido d’ape Exacon prodotto dalla Eton

te nella bobina mobile debbono trasformarsi esclusivamente in suono, ed è importante che non vengano assorbite dal cestello. La corretta centratura dell’equipaggio mobile nel gruppo magnetico deve essere mantenuta anche dopo trasporti e spostamenti dei diffusori non proprio delicati. E il profilo della parte posteriore del cestello non deve essere acusticamente ingombrante, per evitare di produrre riflessioni sul lato posteriore del cono, che ne perturberebbero l’emissione (non poco, non si tratta di una aspetto secondario: lo sviluppo di un cestello acusticamente ottimizzato assorbe notevoli energie in un reparto di R&D).Per non parlare poi delle sospensioni: il suono di un surround in gomma è totalmente differente da quello di un surround in foam o in tela trattata, così come lo smorzamento meccanico che ne deriva e il contributo complessivo alla massa dell’equipaggio mobile. Nei monitor da studio o mastering il materiale più utilizzato è senza dubbio la gomma, che assicura un eccellente smorzamento e una notevole affidabilità e costanza di prestazioni. Il foam, pur avendo caratteristi-

che soniche di assoluta eccellenza (è il materiale che meno contribuisce ad aggiungere carattere sonico ad un altoparlante) ha problemi di affidabilità nel tempo. Le nuove formulazioni dovrebbero assicurare una vita assai più lunga. La tela trattata viene utilizzata soprattutto in componenti Pro, per applica- 11 zioni di PA: è difatti molto leggera e permette di ottenere un suono dinamico e brillante, per piccole escursioni (carichi a tromba o grandi diametri di emissione). Nei subwoofer di ridotte dimensioni, con necessità di permettere alte escursioni all’equipaggio mobile non potrebbe essere utilizzata (in questi casi la gomma è il materiale principe).

Conclusioni Descrivere ed analizzare in modo chiaro ed esaustivo il funzionamento e le caratteristiche dell’altoparlante elettrodinamico per applicazioni in studio non è semplice, e ci rendiamo conto di quanti spunti siano soltanto accennati, di quanti approfondimenti potrebbero essere possibili. Si tratta di un dispositivo affascinante, dove l’elettronica incontra l’acustica, la fluidodinamica, il magnetismo. Un oggetto complesso e delicato che in ultima analisi deve poter soddisfare lo strumento di misura più raffinato e selettivo che esista: il nostro udito.


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Quinta Parte

Introduzione alla Tv Digitale Terrestre di Marco Fiore

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Il primo quesito da porsi quando si deve pianificare una nuova rete DVB-T è quello più naturale: “quanti programmi possono essere trasmessi nel bouquet”? A questa domanda non esiste una risposta univoca, ma è bene elencare delle linee guida generali che servono a dimensionare il bouquet con criterio.

Architettura di una rete DVB-T Il primo quesito da porsi quando si deve pianificare una nuova rete DVBT è quello più naturale: “quanti programmi possono essere trasmessi nel bouquet”? A questa domanda non esiste una risposta univoca, ma è bene elencare delle linee guida generali che servono a dimensionare il bouquet con criterio. Si è già visto nel capitolo precedente che il bit-rate massimo dipende fortemente dalla copertura desiderata, perciò se si tende ad ottenere una copertura estesa anche con un basso numero di trasmettitori si è costretti ad utilizzare una modalità DVB-T a bit-rate relativamente basso. Se invece si dispone di un numero elevato di

trasmettitori sul territorio di copertura si possono utilizzare le modalità DVBT a più alto bit-rate poiché si riesce ad avere un segnale sufficientemente alto su tutto il territorio di copertura. Supponiamo ad esempio di aver determinato il giusto compromesso e di aver trovato che la modalità DVB-T adatta al nostro caso (ipotizziamo di operare in UHF) sia: IFFT = 8k; costellazione = 64QAM; FEC = 2/3; intervallo di guardia = 1/32. Dalla tabella 5 si trova che il bit-rate massimo di questa modalità DVB-T è pari a 24.13Mbit/s. Per ricavare il numero di programmi massimo da inserire nel bouquet si deve conoscere il bit-rate di ciascun

programma. A questo punto si può operare in due modi: il primo, semplice e rapido ma poco ottimizzato, consiste nello stabilire un bit-rate uguale per tutti i programmi del bouquet. Il secondo, più efficiente e professionale, consiste nell’assegnare a ciascun programma il bit-rate più adeguato in base al contenuto medio del programma stesso. Il metodo più semplice è quello di assegnare a ciascun programma un bit-rate che consenta di ottenere una buona qualità indipendentemente dal contenuto. Ad esempio, se si assegna un bit-rate di 4.5Mbit/s a ciascun programma si ottiene sicuramente (in MPEG2) una qualità PAL (standard definition) soddisfacente sia per programmi “lenti” come news e documentari, sia per programmi “veloci” come eventi sportivi o musicali.

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In questo caso si otterrebbe un bouquet da 5 programmi con una qualità sicuramente buona su tutto il palinsesto giornaliero. Un metodo per ottimizzare le risorse è invece quello di considerare che contenuti come eventi sportivi hanno 14 bisogno, a parità di resa visiva, di un bit-rate più elevato rispetto a contenuti meno dettagliati e meno dinamici come notiziari o Dunque, se una partita di calcio ha bisogno di almeno 4.5Mbit/s per una resa visiva soddisfacente, un notiziario o un talk show possono essere trasmessi anche con 2Mbit/s senza arrecare disturbo alla visione. Se si vuole trasmettere, ad esempio, un bouquet con 2 canali sportivi, 3 canali dedicati alle news e 2 canali con contenuto vario, è possibile allocare nello stesso bouquet i 7 programmi se si assegnano 5Mbit/s a ciascun canale sportivo, 2Mbit/s a ciascun canale news e 4Mbit/s a ciascuno dei due programmi con contenuto vario. Un altro metodo, senza dubbio più efficiente ma molto più oneroso economicamente, consiste nell uso di encoder a bit-rate variabile e di un multiplexer statistico. Gli encoder e il multiplexer operano analizzando in tempo reale la complessità del contenuto video su ciascun programma e sono in grado di adattare dinamicamente il bit-rate assegnato a ciascun encoder. Il risultato è la assegnazione di banda proporzionale alla comples-

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sità di ciascun contributo, eliminando gli sprechi di bit-rate per contenuti statisticamente poco dettagliati o molto statici. A spese di un investimento iniziale più oneroso, si riesce ad ottenere un bouquet con più programmi grazie ad un uso ottimizzato delle risorse di banda. Un utilizzo più efficiente della banda è possibile utilizzando degli encoder MPEG4 invece di quelli MPEG2. Gli encoder MPEG4, come già analizzato in precedenza, consentono di risparmiare più del 50% del bit-rate su ciascun programma e quindi, a parità di bit-rate complessivo, si avrebbe a disposizione un numero di programmi almeno doppio sul bouquet. La codifica MPEG4, ad oggi più costo-

sa dell MPEG2, viene attualmente utilizzata da alcuni paesi europei ed extra-europei, specialmente per offrire contenuti ad alta definizione agli utenti. I risultati sono tecnicamente incoraggianti, ma il costo più elevato dei ricevitori compatibili allo standard MPEG4 sta posticipando la transizione dall MPEG2 all MPEG4 e quindi oggi quasi tutte le reti DVB-T europee sono basate sullo standard MPEG2. Un altra scelta che è possibile effettuare nella pianificazione di una rete DVB-T è quella di operare in modalità MFN (Multi Frequency Network) o SFN (Single Frequency Network). Una rete MFN è una rete multi-frequenza nella quale, analogamente a quanto accade nelle reti analogiche, le frequenze di due qualsiasi trasmettitori adiacenti (aventi cioè una zona di copertura comune) devono essere differenti. Le reti a singola frequenza (SFN) sono il modo migliore per implementare reti DVB-T con una efficienza spettrale molto elevata. Il ricorso tipico alle reti SFN avviene per la costruzione di reti DVB-T medio-piccole per aree metropolitane o regionali. Una rete di portata nazionale MFN DVB-T può essere implementata in modo efficace per mezzo di numerose reti SFN regionali, ognuna operante su una diversa frequenza. Il principio di base delle reti SFN è che tutti i trasmettitori della rete debbano irradiare simultaneamente gli stessi dati alla stessa esatta frequenza. Quindi gli apparati headend (cioè

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quelli che generano il bouquet) situati presso lo studio di produzione e tutti i trasmettitori della rete necessitano di un segnale di riferimento tempo/frequenza comune per sincronizzare i dati (Transport Stream) e le frequenze di uscita (oscillatori locali). Questa sincronizzazione viene implementata per mezzo del segnale GPS, disponibile simultaneamente in tutto il mondo. Presso lo studio, un dispositivo chiamato SFN Adapter collegato a un ricevitore GPS deve essere situato subito a valle del multiplexer allo scopo di inserire un segnale di sincronizzazione (chiamato MIP, Megaframe Initialization Packet) nel TS ASI. Il TS viene quindi distribuito a ogni sito di trasmissione per mezzo di una rete di

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distribuzione molto accurata che si fa carico dell’assoluta integrità del TS originale. Si è già fatto notare in precedenza, a questo proposito, che i ponti digitali terrestri di Elettronika offrono la funzionalità “SFN Transport” dedicata a questa applicazione molto delicata. Ogni trasmettitore DVB-T deve essere fornito di un ricevitore GPS per essere sincronizzato con tutti gli altri trasmettitori della rete e per compensare automaticamente il ritardo di propagazione della rete di distribuzione, come illustrato nella figura 9. Il risultato di questa sincronizzazione globale è che nelle aree coperte da più di un trasmettitore l’interferenza risultante risulta perfettamente costruttiva. Il requisito aggiuntivo per

consentire tale condizione è che la distanza tra ogni trasmettitore della rete e quelli adiacenti sia inferiore alla distanza coperta dal segnale durante il valore dell’ Intervallo di Guardia 15 selezionato (vedi tabella 4). Dunque l uso della rete GPS è fondamentale per la sincronizzazione di una rete SFN fino al punto da far considerare la rete GPS il fondamento stesso di una SFN. Attualmente questa considerazione corrisponde a verità, ma recentemente sono in fermento una serie di studi interessanti su reti di sincronizzazione alternative al GPS, in modo da poter implementare una rete SFN GPSfree . La spinta a questi canali di ricerca deriva dall impossibilità di ricevere il segnale GPS in alcune postazioni in cui la banda utilizzata dal segnale GPS è interferita da altri segnali (più o meno leciti) e anche dalla osservazione che il GPS è un sistema militare statunitense e numerosi operatori televisivi preferirebbero essere indipendenti da questo sistema. Al termine della fase di progettazione e pianificazione di una rete DVB-T, il passo successivo è l installazione dei trasmettitori per una valutazione concreta della copertura del segnale irradiato. Al di là di rari casi di situa-


T I T O L O zioni geografiche eccezionalmente favorevoli, esiste sempre un certo numero di zone d ombra, cioè aree raggiunte da un segnale troppo debole per poter essere correttamente decodificato dai ricevitori DVB-T. La copertura delle zone d ombra viene implementata per mezzo di apparati di ripetizione di potenza medio-bassa chiamati ripetitori (o transposers, in inglese) quando la frequenza del segnale trasmesso è diversa da quella del segnale ricevuto o gap fillers quando il segnale irradiato viene trasmesso alla stessa frequenza di quello ricevuto. Ovviamente, in caso di rete MFN entrambi i tipi di apparati possono essere utilizzati (dopo aver valutato quale sia la soluzione ottimale per ogni località) per coprire le zone d ombra, mentre per le reti SFN i gap filler sono l unica soluzione consentita. Il gap filler viene di solito installato su montagne o colline in una posizione tale da ricevere un segnale di intensità soddisfacente, con l antenna di trasmissione progettata con unosche16 ma di irradiazione utile a coprire ottimamente la zona d ombra. In figura 10, a titolo esemplificativo, è riportato un esempio di una rete SFN operante in banda UHF che presenta una zona d ombra generata da una collina, sulla quale viene installato il gap filler. Il problema tipico di una installazione di gap filler, per intrinseche cause strutturali, è l inevitabile accoppiamento RF tra il segnale irradiato dall antenna di trasmissione e quello ricevuto dall antenna di ricezione. Se il livello di accoppiamento è troppo elevato, la situazione diviene pericolosa in quanto il ritorno dall antenna trasmittente a quella ricevente può portare a un feedback positivo che può facilmente danneggiare l hardware dell apparato. Se il gap filler è installato nell ambito di una rete SFN, come nel caso illustrato in figura 10, il problema peggiora in quanto, oltre al ritorno dall antenna di trasmissione, l antenna ricevente capta anche gli echi provenienti dagli altri trasmettitori della rete. La soluzione a questo problema strutturale è l uso di un Digital Echo Canceller nella sezione di elabora-

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zione digitale del gap filler. Riassumendo, la progettazione di una rete di trasmissione DVB-T è - in ogni caso - dominata da considerazioni riguardanti la massimizzazione della copertura del territorio di riferimento, con l obiettivo di ottenere, con la minima potenza trasmessa, il massimo della probabilità di ricevere e decodificare correttamente il segnale nella zona di interesse. Il problema della massimizzazione della copertura risulta ancora più complesso negli ultimi tempi, dopo l ufficiale adozione di uno standard per la Mobile TV, denominato DVB-H, che rappresenta un miglioramento dello standard DVB-T nel campo della ricezione mobile. Il modello di riferimento di una rete DVB-H è un Internet Service Provider (ISP) che invia contenuti video e audio all operatore broadcast di rete e all operatore radio

di una rete telefonica mobile. Attraverso queste operazioni, il contenuto viene trasmesso all utente finale in possesso di un terminale telefonico compatibile DVB-H. Si comprende facilmente che, se si vuole assicurare continuità di ricezione ad un terminale mobile, anche in condizioni di ricezione indoor, la copertura richiesta tende al 100% del territorio ed esige valori di campo più elevati rispetto al caso di ricezione unicamente fissa. Elettronika offre agli operatori TV un accurato ed estremamente professionale servizio di pianificazione di rete, con l ausilio di software di simulazione e di network planning, in modo da prevedere con elevata accuratezza la copertura sul territorio di una data rete DVB-T (o DVB-H), evitando spiacevoli sorprese dopo la installazione e la messa in opera dei trasmettitori.

Applicazioni ad alto valore aggiunto Uno dei vantaggi più evidenti della transizione alla TV Digitale per gli operatoritelevisivi è quello di poter espandere l’offerta oltre il limite classico dei programmiaudio-video offerti nel palinsesto analogico. La TV Digitale, grazie alle profonde

interazioni fra hardware e software, consente di offrire all’utente finale una interessante serie di applicazioni ad alto valore aggiunto, suscitando nel cliente un rinnovato interesse verso il mezzo televisivo e generando per l’operatore nuove opportunità di busi-

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ness, finora impossibili con la tecnica analogica. Una delle possibilità più remunerative per gli operatori televisivi è senza dubbio quella del Sistema di Accesso Condizionato (CAS), ovvero la tecnica di criptare uno o più programmi per proteggerli da una visione non autorizzata, un modello già utilizzato da tempo nella piattaforma satellitare e noto anche come Pay-TV. Agli utenti viene richiesto di pagare un canone mensile o annuale per ottenere l’accesso ad un particolare canale (pay-per-channel) o, in alternativa, un importo per un singolo programma (pay-per-view). Anche se un sistema di criptaggio totalmente sicuro non è pensabile, il DVB Project ha sviluppato un sistema di scrambling “comune”, supportato da tutti i produttori di sistemi di accesso condizionato. Le specifiche di questo sistema non sono pubblicate, in modo da rendere più difficile il lavoro dei “pirati” che cerchino di decifrare i sistemi di criptaggio. La procedura utilizzata per lo scrambling è illustrata in figura 11, a partire dagli apparati utilizzati nella rete di trasmissione. Lo “scrambler” è l’apparato che effettua il criptaggio dei dati, che può essere realizzato a livello di PES (Packetised Elementary Stream) o a livello di TS (Transport Stream), avendo cura di non includere i byte di sincronizzazione fra i dati criptati per non

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compromettere l’aggancio da parte dei sistemi di ricezione. Come si può notare dalla figura, lo scrambler (può essere anche interno al multiplexer) viene inserito a valle del multiplexer e questo accorgimento consente di intervenire su uno o più programmi contenuti nel bouquet semplicemente andando a modificare le informazioni contenute nelle tabelle di sistema del TS, ed in particolar modo nella CAT (Conditional Access Table). Lo scrambler è connesso, generalmente mediante una connessione Ethernet di tipo TCP/IP, con un Server CAS (Conditional Access System) e SMS (Subscriber Management System). La sezione CAS del server è quella che genera i codici di criptaggio dei programmi, aggiornandoli periodicamente per rendere il sistema il più possibile immune da hacking. La sezione SMS del server si occupa della gestione degli utenti finali, distribuendo agli utenti abilitati (in possesso di una smart card legittimata) i permessi di accesso ai servizi criptati. Ciò avviene gestendo un database dei clienti autorizzati, aggiornato in realtime in base ai pagamenti effettuati al fornitore dei servizi. Molto spesso, quando l’emittente TV si trova a dover gestire sistemi Pay-TV differenziati, con il controllo contemporaneo di clienti ad abbonamento mensile e clienti di tipo payper-view, il sistema di gestione dei

clienti diventa piuttosto complesso, e il server SMS viene coadiuvato da un ulteriore server dedicato ( billing server ) che si occupa di gestire automaticamente i vari tipi di clienti in un database di complessità superiore. E’ possibile però, per network televisivi di dimensioni inferiori, utilizzare 17 sistemi di criptaggio con una gestione dei clienti molto semplificata, facendo ricorso a scratch cards (i cosiddetti grattini ) vendute ad esempio nelle tabaccherie, che contengono un codice da inviare al provider mediante un messaggio SMS con il cellulare. In questo modo l investimento necessario per implementare un sistema di accesso condizionato viene ridotto al minimo e può essere in seguito aggiornato ad un sistema di complessità superiore aggiungendo degli elementi alla rete esistente. Tecnicamente, il sistema di descrambling (de-criptaggio) è fondato su due tipi di messaggi che vengono inviati ai decoder all interno della rete. Gli ECM (Entitlement Control Messages, generati dal server CAS) informano il ricevitore sulle operazioni da effettuare per poter decodificare il segnale criptato e gli EMM (Entitlement Management Messages, generati dal server SMS) sono utilizzati dal decoder per verificare in tempo reale se l’utente ha il permesso di accesso al programma selezionato. Esistono sul mercato diverse soluzioni per il criptaggio dei programmi televi-


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Approfondimento tecnico: www.mhp.org

sivi e i set-top box DVB-T generalmente non supportano tutti i sistemi esistenti sul mercato, ma solo una parte di essi, dichiarata fra le specifiche tecniche. Se da un lato esiste questa differenza fra i vari modelli di settop box disponibili, dall altro essi sono dotati di una interfaccia standard 18 denominata Common Interface. La Common Interface è una interfaccia hardware e software standardizzata per la decodifica dei segnali digitali televisivi e radiofonici a pagamento. Tutti i decoder etichettati come “Common Interface” dispongono tipicamente di uno o due slot (fessure) nei quali vanno inseriti i moduli CAM (Common Access Module) compatibili con i sistemi di codifica più diffusi tra le Pay-TV. Ogni modulo CAM è dotato al suo interno anche di uno o due lettori di smart card per alloggiare le tessere di abbonamento ai servizi PayTV. Una delle caratteristiche della maggior parte dei decoder DVB-T presenti sul mercato è quella di essere dotati di un modem telefonico. Molti sono anche etichettati con la sigla “MHP” e si distinguono dai decoder più semplici ed economici denominati “zapper”. La presenza del modem e del marchio MHP (Multimedia Home Platform) sono indici di un’altra fondamentale applicazione ad alto valore aggiunto della TV Digitale, l’interattività. Si è visto fino a questo momento che, nella TV digitale, i segnali audio e

video sono acquisiti, trasmessi e presentati come una sequenza di valori numerici e si è descritta sommariamente la tecnica di elaborazione di questi segnali in ciascuna sezione della rete che va dallo studio di produzione all’utente finale. Tuttavia, fino a questo punto, si è considerata soltanto la distribuzione dei segnali digitali in un’unica direzione e cioè quella che va dal provider televisivo verso l’utente finale. Come accade nel mondo del web, anche nell’ambito della TV Digitale si desidera sempre più che l’utente interagisca con il fornitore di contenuti o addirittura che contribuisca egli stesso alla creazione dell’informazione trasmessa. Per consentire questo livello di interattività, è necessario che l’utente disponga di un canale di ritorno che gli

consenta di inviare dei dati dal luogo in cui guarda il programma verso il fornitore dei servizi. Il decoder utilizzato per fruire di servizi interattivi ha una architettura simile ad un piccolo computer, con un processore a bordo dotato di un sistema operativo (tipicamente una Java Virtual Machine) e di sufficiente memoria di sistema. Il principio di base dei servizi interattivi è che questo tipo di decoder può anche eseguire delle applicazioni scaricando dei file dal canale a radiofrequenza ed eseguendoli su comando dell’utente finale. Il fornitore di servizi, dunque, può inserire all’interno del bouquet DVB-T dei file (corredati da una serie di tabelle descrittive) che compongono una o più applicazioni interattive che verranno eseguite sui ricevitori compatibili con la piattaforma di interattività utilizzata. In ambito europeo la piattaforma standard per l interattività è la MHP (Multimedia Home Platform), una piattaforma software aperta basata su applicazioni Java, completamente documentata per gli sviluppatori di applicazioni. Con il termine servizi interattivi , in realtà, viene indicata una intera gamma di offerta di servizi che richiede diversi livelli di interattività fra l utente e il fornitore di servizi. Il livello minimo di interattività, detto interatti-

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vità locale, si sviluppa tutto all’interno del decoder dell utente. Per questo tipo di interattività i dati vengono trasmessi e memorizzati nel decoder e le applicazioni reagiscono agli input dell’utente senza la necessità di comunicare con il provider attraverso il canale di ritorno.

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La vera tv interattiva La vera TV interattiva (detta anche iTV) prevede però un livello elevato di interattività con il fornitore di servizi, come votare per uno dei partecipanti ad un gioco televisivo o acquistare della merce su un canale di shopping televisivo. Per questo tipo di interattività l’utente ha bisogno del canale di ritorno per inviare i suoi dati e, nel caso dell’acquisto di merce, sarà anche necessario ricevere una notifica di pagamento dal provider una volta inviata la somma richiesta. Si comprende facilmente che la TV interattiva assomiglia molto ad un computer collegato ad internet e pertanto la varietà di applicazioni che possono essere offerte all’utente finale spazia dai servizi di pubblica utilità, ai giochi, alla comunicazione personale con altri utenti e tutto ciò che la fantasia degli sviluppatori sarà in grado di concepire su un sistema totalmente aperto. Gli esempi riportati in figura 12 rappresentano solo alcune idee, le potenzialità della piattaforma MHP sono davvero infinite e senza dubbio dopo lo switch-off del sistema analo-

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gico assisteremo allo sviluppo di applicazioni sempre più utili ed interessanti. Le applicazioni interattive sono tipicamente realizzate e gestite da aziende specializzate (software houses) che forniscono il flusso digitale al provider televisivo, il quale si occupa di allocare una frazione della banda (bit-rate) del bouquet DVB-T alle applicazioni interattive e di rendere disponibile un ingresso ASI del multiplexer per iniettare le applicazioni nel TS. La frazione di banda richiesta dalle applicazioni interattive è genericamente trascurabile rispetto a quella necessaria per i programmi audio/video, solitamente un contributo di 1-2Mbit/s è sufficiente per aggiungere al bouquet tre-quattro applicazioni interattive di media complessità. In figura 13 è illustrato uno schema a blocchi in cui si evidenziano gli elementi di rete che devono essere considerati quando si vogliono aggiungere delle applicazioni interattive MHP ad un bouquet DVB-T. Gli elementi denominati MHP Editor and Publisher e MHP Server sono tipicamente localizzati presso la sede della azienda ideatrice delle applicazioni interattive. Per la creazione delle applicazioni non è necessario conoscere a fondo il linguaggio Java, esistono piattaforme software (chiamate Authoring Tools ) simili a quelle che consentono di creare siti web per la rete internet, le differenze fondamentali consistono nei formati grafici e

nelle impostazioni di visualizzazione. Una volta generato il flusso dati, l MHP Server provvede ad instradarlo (mediante un collegamento IP) verso la sede della emittente TV, dove viene ricevuto da un apparato chiamato MHP Carousel Generator, posizionato subito a monte del multiplexer.

Il sofware del set-top-box Il Carousel Generator ha la funzione di trasformare il flusso IP in un flusso ASI gestibile dal multiplexer e serve a generare al proprio interno dei flussi di dati strutturati secondo il protocollo DSM-CC (Digital Storage Media Command and Control) per poter interagire con il sistema operativo dei set-top box nella gestione dei servizi interattivi. Il Carousel Generator viene spesso utilizzato anche per inviare agli utenti finali i software per l’aggiornamento periodico dei set-top box. Fra le applicazioni interattive più interessanti, su cui gli esperimenti attuali sono maggiormente concentrati, ci sono senza dubbio quelle legate a servizi di pubblica utilità. Ad esempio diversi enti locali della Pubblica Amministrazione stanno attualmente sperimentando servizi al cittadino quali consultazione di archivi anagrafici, prenotazione di esami clinici, pagamento di imposte, il tutto utilizzando il solo telecomando del decoder digitale. I servizi interattivi sono potenzialmen-

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T I T O L O te il vero punto di forza della TV Digitale Terrestre rispetto alla tradizionale TV analogica, alle emittenti televisive è lasciato il compito di sviluppare questo enorme potenziale per offrire servizi sempre più attraenti e fidelizzare in tal modo l’audience verso il proprio network, con un notevole ritorno in termini di opportunità di business. Negli ultimi due-tre anni la TV Digitale ha anche aperto le sue porte verso la cosiddetta Mobile TV , cioè la TV ricevuta su un telefono cellulare in qualsiasi punto e a qualsiasi ora (anywhere and anytime), anche mentre ci si sta spostando a piedi o con vari mezzi di trasporto.

Ricezione in mobilità La ricezione mobile è senza dubbio un obiettivo tecnologicamente complesso, viste le notevoli difficoltà esistenti nel ricevere un segnale in movimento, in ambienti chiusi, in ambiti cittadini molto popolati, con un dispositivo alimentato a batteria e in presenza di varie sorgenti di interferenza. Il DVB Project ha ideato una estensione dello standard DVB-T, denominata DVB-H (Digital Video Broadcasting Handheld), che risolve le difficoltà tecniche legate alla ricezione mobile per offrire all utente finale una soddisfacente esperienza visiva in automobile o in treno, ma anche in casa o al ristorante. Lo standard DVB-H è stato ideato in

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modo da essere compatibile con lo standard DVB-T. Ciò significa in pratica che una rete DVB-T già esistente può essere sempre aggiornata (mediante apparati aggiuntivi) per poter trasmettere dei programmi verso i telefoni cellulari compatibili DVB-H utilizzando gli stessi trasmettitori e le stesse frequenze. Un operatore che desideri costruire una rete dedicata unicamente al DVBH può comunque farlo anche senza inviare programmi DVB-T sulla stessa frequenza. In questo modo si ottengono senza dubbio prestazioni migliori in termini di copertura e di qualità dell immagine sui programmi della TV Mobile, dato che è possibile dedicare totalmente una data banda ai servizi DVB-H, senza condividerla con programmi DVB-T pre-esistenti. La tecnica del DVB-H è basata sulla generazione di un flusso IP che trasmette contenuti video (a risoluzione ridotta perché destinati a schermi piccoli) codificati con lo standard H.264 in modalità multicast e sul successivo incapsulamento di questo flusso IP all interno di un Transport Stream in formato standard MPEG-2. Inoltre, la tecnica di trasmissione DVBH prevede l emissione del segnale utile non continuamente nel tempo, ma ad intervalli regolari denominati time slices (letteralmente fette di tempo ). I telefoni compatibili DVB-H demodulano il segnale soltanto durante i time slices attivi (consentendo così una

durata estesa della batteria) ed estraggono il flusso IP incapsulato nel TS. Un software di playout del tutto simile a quelli per guardare la TV su internet viene utilizzato sul telefono cellulare per visualizzare il programma DVB-H prescelto ed un sistema operativo a bordo del telefono gestisce gli eventuali servizi interattivi presenti sul programma stesso.

La rete DVB-H In figura 14 è illustrata schematicamente, a titolo di esempio, una rete che trasmette soltanto tre programmi DVB-H. Il percorso di segnale indicato dalle frecce realizza una rete DVB-H SFN, che è la più utilizzata per la TV Mobile perché consente all’utente di non perdere il segnale quando transita da una cella ad una immediatamente adiacente (cell handover). In figura 14 sono presenti numerosi elementi di rete, di seguito è riportata una breve descrizione della funzione di ciascuno di essi. - MPEG-4 Encoder: codifica il video 21 in MPEG-4 (H.264) e l audio in AAC e produce il segnale su IP in uscita. È necessario un encoder per ogni servizio DVB-H da trasmettere;

Approfondimento tecnico: it.wikipedia.org/wiki/DVB-H


T I T O L O - ESG Server: aggiunge la Electronic Service Guide (ESG) al flusso trasmesso. L’ESG permette ai cellulari DVB-H di agganciarsi ai servizi disponibili e di decodificarli; - CAS Server: aggiunge l’informazione di Accesso Condizionato (chiave di criptaggio) al flusso trasmesso. Il CAS consente la ricezione solo da parte di utenti autorizzati (gestione di smart card); - Ethernet Switch: combina i flussi IP generati dagli encoder, dal server ESG e dal server CAS; - IP Encapsulator: trasforma il flusso IP proveniente dallo Switch Ethernet in un Transport Stream MPEG-ASI e gestisce il time slicing e le caratteristiche MPE-FEC DVB-H. Aggiunge inoltre le tabelle SI come da standard ETSI;

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- SFN Adapter + GPS Receiver: per la sincronizzazione della SFN (se è previstala modalità SFN); - Trasmettitore DVB-T/H: per la modulazione COFDM e la trasmissione RF; - Ricevitore DVB-H: telefono cellulare con chipset per ricezione DVB-H integrato e capacità di de-criptaggio. L operazione di de-criptaggio necessita di una SIM con una applicazione

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software pre-caricata che consente la ricezione dei soli servizi DVB-H trasmessi dall operatore che distribuisce la SIM.

Un rapido sguardo al futuro Mentre il mondo della TV è attualmente rivoluzionato dalla transizione al DVB-T, gli esperti del DVB Project stanno già pensando a come sarà il futuro della TV Digitale in Europa dopo il definitivo spegnimento della TV analogica. Come è accaduto per lo standard per la TV satellitare, per il quale è stato definito lo standard DVB-S2 di seconda generazione, anche per la TV digitale terrestre il DVB Project ha stabilito la necessità di uno standard di seconda generazione.

Approfondimento tecnico: DVB BlueBook A112 en.wikipedia.org/wiki/DVB-T2 www.dvb.org/technology/dvbt2/index.xml

Il DVB-T2 è infatti un nuovo standard per il broadcasting digitale terrestre. Dopo una accurata analisi tecnica e commerciale, il DVB Project ha infatti concluso che un nuovo standard è necessario per fornire al canale terrestre una superiore capacità di trasporto e una migliore robustezza, principalmente (anche se non esclusivamente) per le trasmissioni in alta definizione verso ricevitori fissi e portatili. I risultati positivi ottenuti con lo standard DVB-S2 nell’apportare una capacità trasmissiva superiore al canale satellitare (circa 30% di payload in più rispetto allo standard DVB-S parità di larghezza di banda a radiofrequenza) sono stati la fonte di ispirazione per l’avvio dei lavori sul DVB-T2. I punti chiave che hanno guidato nella definizione del nuovo standard sono riassumibil nelle seguenti considerazioni: - il DVB-T2 deve poter riutilizzare i sistemi di antenna già utilizzati con il DVB-T; - il DVB-T2 deve fornire servizi a ricevitori mobili e portatili; - il DVB-T2 deve essere in grado di fornire un incremento di payload almeno del 30% rispetto al DVB-T a parità di condizioni; - il DVB-T2 deve offrire delle prestazioni superiori in reti SFN rispetto al DVB-T; - il DVB-T2 deve fornire un meccanismo per differenziare la protezione offerta a diversi servizi all’interno dello

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T I T O L O stesso bouquet, ad esempio proteggendo maggiormente un canale dedicato alla ricezione mobile rispetto ad altri canali pensati per la ricezione fissa; - il DVB-T2 deve essere flessibile in frequenza e in larghezza di banda; - il DVB-T2 deve possibilmente offrire un sistema per ridurre il fattore di picco del segnale in modo da richiedere amplificatori meno lineari e ridurre in tal modo i costi di trasmissione. A Giugno 2008 il DVB Project ha emesso il suo documento ufficiale che descrive il nuovo standard ed è attualmente in attesa di ratifica da parte dell ETSI. Da un punto di vista strettamente tecnico, le nuove caratteristiche dello standard DVB-T2 sono riassumibili nelle seguenti: - schemi di FEC (Forward Error Correction) a prestazioni più elevate; - costellazione 256QAM; - costellazioni ruotate ; - modalità IFFT 1k, 16k e 32k; - intervallo di guardia pari a 1/128; - larghezze di banda pari a 1.7MHz e 10MHz; - configurazioni multiple di antenne; - multiplexing flessibile con supporto multi-encapsulation per la gestione di servizi multipli all interno dello stesso bouquet; - codifica MPEG-4 per audio e video con supporto HD. Ovviamente per la ricezione del futuro standard servirà un nuovo decoder e dunque l utente finale sarà costretto ad una nuova spesa per aggiornarsi alla novità. Siamo però ancora agli albori del nuovo standard e le condizioni tecniche e commerciali della transizione allo standard DVB-T di seconda generazione saranno definite nel corso degli anni a venire. l passaggio alla TV Digitale è senza dubbio la seconda rivoluzione che ha investito il mondo della televisione, dopo l introduzione del colore. Il DVB-T2 probabilmente non rappresenterà la terza rivoluzione ma avrà un impatto tecnico-commerciale notevole, come promettono gli esperti del DVB Project. (le precedenti puntate sono state pubblicate sui numeri 284, 285, 286 e 287 di MonitoR)

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dal blog MixeR www.broadcastingitalia.com Enrico Oliva

Effetto farfalla “Può il batter d’ali di una farfalla in Brasile provocare un tornado in Texas?” era il titolo di una conferenza tenuta da Edward Lorenz nel 1972. La risposta ovvia è che sì, certamente qualsiasi evento apparentemente privo d’importanza ha le sue conseguenze dalle valenze imprevedibili; e quando a battere le ali è una farfalla che svolazza tra i fiorellini di Cupertino e si chiama Apple, c’è da scommettere che qualche tornado prima o poi arriverà in Texas e anche più lontano. Alcuni dotti analisti americani hanno recentemente notato che i ragazzi di Apple, zittizitti quattiquatti ma neanche tanto, hanno brevettato una tecnologia 23 atta a rimuovere elementi indesiderati dagli stream audio. Non che tutte le osservazioni degli analisti americani siano da prendere per oro colato – anzi, il più delle volte scrivono in evidente stato di ubriachezza e di solito succede l’esatto contrario di quanto prevedono. Ma la cosa, in questo caso, può avere la potenzialità di generare sul serio grossi cambiamenti. Anche perché la mossa di Apple è da correlare con altri dati. Per esempio: nel 2015 è previsto negli Stati Uniti, per una questione di obsolescenza dei veicoli, un boom nelle vendite di automobili: in pratica, si rinnoverà buona parte del parco auto. E sulle auto nuove vengono montati, di serie, dispositivi dotati di software come iHeartRadio, TuneIn o Pandora per la ricezione di programmi radiofonici in stream. Pare che fra tre anni, in pratica, tutte le auto circolanti in USA saranno internet-enabled e la modalità stream passerà al primo posto per quanto riguarda la ricezione broadcast. Ne siamo così sicuri? Ci crediamo? E se fosse vero, quando succederà in Europa? Non siamo sicuri di nulla, naturalmente, ma vale la pena di prendere in considerazione lo scenario. L’ ipotetico scenario, dunque, è quello della Rete come veicolo primario per la diffusione dei contenuti broadcast. E di un’opzione che permette all’utente di eliminare elementi indesiderati: una piccola app che magicamente tappa la bocca a quei dementi che mi parlano come se fossi uno scemo che deve bere tanta acqua minerale per fare la pipì o che mi urlano belinate sperando che io mi fermi al distributore dove mi regalano un pupazzetto. Io questi deficienti non li sopporto e spenderei volentieri un paio di euro, o anche qualcosa in più, per eliminarli dalla mia vita e dai miei spostamenti in auto. Ipotizzo che oltre a me esistano qualche altra decina di milioni di persone disposti a comprare la libertà dalla pubblicità cretina e, en passant, dalla pubblicità in genere. Dal punto di vista dei broadcaster, si tratta di uno scenario assolutamente apocalittico. Quasi inconcepibile. Disastroso. La fine di un modello di business che ha funzionato e sta funzionando da sempre. La fine dei fatturati milionari. La fine della pacchia. La fine dei fatturati. Il fallimento. La fine della radio?


T I T O L O Certo, al momento sono discorsi quasi da bar. Ma le cose si muovono in fretta di questi tempi e chi avrebbe detto, non molto tempo fa, che il business dei telegrammi e dei telex sarebbe andato a ramengo? E’ pronta, l’industria del broadcast, a convivere con una app che polverizza gli spot pubblicitari? Esistono armi per combattere una minaccia potenzialmente mortale di questo genere? Gli analisti americani sono abituati al “think positive” e a quell’altro irritante e poco sincero aforisma “ogni crisi è un’opportunità”, ma direi che anche loro sono leggermente spiazzati al momento di suggerire soluzioni. E secondo me ne hanno tutte le ragioni: i protezionismi del tipo vietare la magica app per legge – in Italia ci si penserebbe immediatamente – sono a tutti gli effetti non-implementabili e pertanto inefficaci e ridicoli. Qualcuno parla di inserimento della

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pubblicità all’interno dei programmi, il che naturalmente è fattibile ma implicherebbe comunque una rivoluzione copernicana nella filosofia della produzione di contenuti: tempi grami per le emittenti automatizzate “musica-spot-spot-musica” che in Italia imperversano peggio delle mosche d’estate. E questa è una bella cosa. Altri, più sognatori, più utopistici ma forse più realistici, affermano che la soluzione è un’altra: l’unica, dicono, è rendere la pubblicità interessante e gradevole in modo che da insopportabile rottura di coglioni si trasformi in valore aggiunto tale da invogliare l’utente a disattivare il silenziatore per le emittenti in grado di proporre spot che non producano fastidio bensì soddisfazione. Una bella sfida, senza dubbio. Robe da togliere il sonno a parecchi “creativi” che hanno costruito la loro professione e i loro conti correnti sulla perversa filosofia che ha come postulato ”Il consumatore è un cretino dell’età mentale di tre anni”. Questa

aberrazione ha funzionato e in ultima analisi è la causa della crisi economica, delle malattie provocate dalle porcherie spacciate per alimenti, dell’alcolismo, dell’analfabestismo di ritorno, della cellulite, della depressione cronica e del fatto che a parecchia gente sembri normale votare per un buffone truffatore. Non si può andare avanti così. La app ammazzaspot, secondo me, è del tutto auspicabile. Non ho ben capito su quali principi tecnologici sia basata, ma mi fido: se è stata sviluppata e brevettata dagli eredi spirituali di Jobs, probabilmente funziona e funziona bene. Se contribuirà a migliorare i contenuti del broadcast e di conseguenza a migliorare la qualità della vita su questo pianeta, ancora meglio. Se porterà alla chiusura definitiva di aziende mangiasoldi che trasmettono musica e spot da scemi senza creare lavoro né cultura, champagne.

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The biggest IBC ever

di Mauro Baldacci

È bastato qualche centinaio di presenze in più rispetto ai 50mila dell’anno passato per far dire agli organizzatori dell’evento di Amsterdam che l’edizione che si è appena con25 clusa è stata la più grande di sempre. Come ha dichiarato anche Michael Crimp, ceo dell’IBC, il fatto che si sia riusciti ad attirare un numero record di visitatori nonostante la precaria situazione economica mondiale è una chiara dimostrazione che, dopo tutto, l’IBC è considerato dagli operatori un appuntamento di rilievo. Se l’incremento del numero di visita-

tori è stato minimo, più consistente è stato l’aumento degli espositori che quest’anno hanno superato quota 1.400 rendendo necessario l’allestimento di un nuovo padiglione interamente dedicato al Connected World, vale a dire la distribuzione del video su Internet o dispositivi mobile. Il numero

di espositori è paragonabile a quello del NAB di Las Vegas e questo fa sì che il rapporto fra visitatori ed espositori sia quasi di 2 a 1 garantendo quindi una maggiore possibilità di scambio di informazioni.

Segno dei tempi La crisi economica si è però riflessa nell’offerta delle aziende che, salvo rare eccezioni, si sono limitate a proporre prodotti che di realmente innovativo avevano ben poco, preferendo porre maggior risalto sul tema sempre più sentito della riduzione dei costi di produzione. Sentire i rappresentanti di aziende come Quantel o Snell sostenere che i loro prodotti non sono poi così dispendiosi può far sorridere, ma rispetto a qualche anno fa è pur vero che anche loro hanno dovuto adattarsi alla mutata situazione del mercato, riducendo sensibilmente i prezzi.

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Come era già successo al NAB, la bolla del 3D si è un po’ sgonfiata: erano ben poche le novità per la produzione e la post-produzione di video in stereo 3D e anche in questo caso si trattava per lo più di raffinamenti di prodotti esistenti. Il problema è sempre lo stesso: fin quando non saranno 26 disponibili televisori capaci di visualizzare immagini tridimensionali di buona qualità che non richiedano l’impiego di occhiali è ben difficile che il 3D possa avere una larga diffusione e non sembra proprio che i tempi possano essere brevi. Più promettente potrebbe essere il futuro del video in formato 1080 progressivo a 50 o 60 frame per secondo. Come ha fatto osservare Robert Rowe, chief technological officer di

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Snell nel corso della conferenza stampa, con le tecnologie in uso oggi occorre convertire diverse volte il segnale video da progressivo a interlacciato e viceversa, partendo dal segnale progressivo generato internamente dalla telecamera per finire con un segnale progressivo necessario per pilotare il display dei moderni televisori.

Il rapporto EBU/SMPTE Inoltre, secondo un recente studio dell’EBU/SMPTE citato da Rowe, passare dal video 1080i a 25 fps al video 1080p a 50 fps non comporta un raddoppio delle risorse necessarie per l’archiviazione e la distribuzione ma

può anche risultare in una loro riduzione, questo perché i metodi di compressione correntemente utilizzati garantiscono una maggiore efficienza quando si tratta di comprimere materiale in formato progressivo. Come conseguenza, per trasmettere il video in formato 1080p a 50 fps sarebbe quindi sufficiente la stessa banda richiesta oggi per la diffusione del video in HD. Il passaggio dal video interlacciato al progressivo raddoppiando il frame rate significa migliorare sensibilmente la qualità delle immagini in movimento, miglioramento che però solo una piccola parte dei telespettatori può essere in grado di apprezzare, senza contare che i film continuano a essere prodotti a 24 fps. In sostanza, il video progressivo è un’ottima cosa, ma ben difficilmente può avere lo stesso appeal sul grande pubblico che ha il video in 3D.

La tv a “ultradefinizione” Sicuramente più di impatto sull’audience può essere un aumento della risoluzione delle immagini, la cosiddetta UHDTV con risoluzione di 4K e 8K. Proprio questo è ciò che sostiene Katsunory Yamanouchi, il nuovo vice presidente della divisione europea Professional Solutions della Sony, secondo il quale i telespettatori non possono ritenersi soddisfatti della qualità offerta dal video in HD. In questo caso, il problema maggiore è però quello della banda necessaria per la trasmissione: utilizzando i codec correnti, per garantire una qualità adeguata in 4K occorre utilizzare circa 50 Mbps, valore scelto da Sony per la dimostrazione delle trasmissioni di video live da satellite visibili presso il proprio stand e quello della SES, azienda che ha messo a disposizione un trasponder di uno dei propri satelliti Astra. Utilizzando il nuovo codec HEVC (High Efficiency Video Codec), attualmente in avanzata fase di standardizzazione, si prevede di poter ridurre il bitrate a circa 20 Mbps rendendo così possibile anche la trasmissione in digitale terrestre, almeno in quei Paesi dove l’etere non è così affollato come da noi.

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Proprio qui sta il problema: se un broadcaster volesse raggiungerli tutti, si troverebbe a dover riconfezionare i propri contenuti in una miriade di formati diversi. La soluzione potrebbe essere il formato di compressione MPEG DASH (Dynamic Adaptive Streaming over HTTP) al cui sviluppo hanno contribuito nomi del calibro di Apple, Adobe e Microsoft e vede coinvolte praticamente tutte le più importanti aziende che operano nel

Katsunory Yamanouchi, nuovo vice presidente della divisione europea Professional Solutions della Sony

A giudicare da quanto si poteva vedere allo stand della EBU, ci si può spingere anche oltre: alcune sequenze riprese in formato 4K erano addirittura compresse a un misero valore di 2,5 Mbps e la qualità delle immagini non era poi troppo differente da quella che oggi possiamo vedere sui nostri televisori HD. Resta il dubbio di quanti possano essere i telespettatori in grado di permettersi un televisore come il Bravia da 84 pollici utilizzato da Sony per le presentazioni, praticamente il minimo sindacale necessario per poter apprezzare appieno la risoluzione delle immagini in 4K: oltre al costo, c’è da considerare l’ingombro non indifferente. Nonostante ciò, anche tra i broadcaster c’è chi è convinto che il 4K non sia poi così lontano da venire: la brasiliana Rede Globo ha già utilizzato le telecamere F65 della Sony per le riprese in 4K dell’ultimo Carnevale e si sta preparando per riprendere in questo formato le partite dei campionati mondiali di calcio del 2014. Un altro argomento caldo di questa edizione dell’IBC è stato quello del cosiddetto secondo schermo al quale era peraltro dedicato il nuovo padiglione del Connected World. In realtà, bisognerebbe parlare di secondi schermi vista la proliferazione di dispositivi diversi che sono oggi in grado di visualizzare immagini televisive utilizzando standard più o meno proprietari.

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settore dello streaming video. Il formato è stato standardizzato alla fine dello scorso anno e le Olimpiadi di Londra sono state l’occasione scelta per il primo test su larga scala realizzato dalla rete televisiva belga VRT in collaborazione con l’EBU. Quel che non è ancora chiaro è se si dovranno pagare royalty per l’utilizzo di questo nuovo standard, condizione che potrebbe rappresentare un serio ostacolo alla sua diffusione.

Grass Valley Telecamere a prova di futuro 27

La possibilità di upgrade ai modelli superiori è solo una delle caratteristiche peculiari della nuova serie di telecamere LDX di Grass Valley. La serie si compone di tre modelli – Premiere, Elite e WorldCam – che condividono la stessa componentistica incentrata su tre sensori CMOS Xensium-FT di terza generazione da 2/3 di pollice. Sarà sufficiente un aggiornamento software per passare dal modello base, la Premiere che è dotata di uscite HD-SDI 1080i/720p alla Premiere, che aggiunge il formato 1080/24psf, o alla WorldCam per catturare il video anche in formato 1080/50p e conservando la stessa sensibilità di F12 a

2.000 lux, caratteristica unica per una telecamera in questo formato. Alle funzionalità tipiche della serie LDK ne sono state aggiunte di nuove, come l’ArtTouch per espandere le possibilità di trattamento creativo delle immagini e la correzione dell’aberrazione cromatica orizzontale e verticale. Particolare cura è stata dedicata agli aspetti ergonomici: il Comfort Pad permette di adattarsi alle diverse conformazioni delle spalle e la disposizione dei comandi offre un accesso immediato a tutte le principali funzioni. Con la semplice pressione del pulsante PickMe l’operatore può attrarre l’attenzione del regista mentre grazie


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alla funzione Endless Returns è possibile selezionare direttamente il canale di ritorno da una matrice Grass Valley; l’integrazione con i mixer della stessa casa permette poi di richiamare le impostazioni per le scene e l’interfaccia Ethernet può essere utilizzata per il tally o il collegamento agli stessi pannelli di controllo C2IP utilizzati per le telecamere della serie LDK. “Questa nuova generazione di telecamere è stata sviluppata con l’obiettivo di ridurre i costi operativi, una delle 28 richieste più pressanti di molti clienti”, ha dichiarato Marcel Koutstaal, senior vice president di Grass Valley. “Il nostro portfolio di prodotti permette una facile collaborazione fra i vari ruoli coinvolti nei processi produttivi, facendo risparmiare tempo e denaro durante ogni fase della produzione. La nostra volontà è offrire soluzioni che espandano la creatività dei nostri clienti a un livello che neanche noi siamo in grado di immaginare.” Le telecamere della serie LDX sono già disponibili a prezzi compresi fra i 60mila e i 100mila dollari per un sistema completo.

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Quantel si reinventa Pablo Rio (acronimo di Reinvented, Interactive, Open) è la novità di Quantel per la correzione colore e il finishing. Proposto come soluzione software-only, Pablo Rio può essere acquistato anche come sistema completo di PC con Windows 7, pannello di controllo Neo o Neo Nano e unità di storage. Gli strumenti offerti per il

trattamento del video con risoluzione fino a 4K o in stereo 3D sono gli stessi dei sistemi integrati Pablo e l’immediatezza di interazione è resa possibile dall’impiego delle più recenti schede grafiche NVIDIA Quadro e Tesla basate sulla tecnologia Maximus. La particolarità di Pablo Rio è costituita dal fatto che il sistema può essere letteralmente “confezionato” su misura, dotandolo dell’hardware necessario per l’ingresso e l’uscita del video o limitandosi alla connettività in rete locale. Per quanto riguarda l’archiviazione del materiale, Pablo Rio può gestire unità NAS o SAN collegate alla rete locale e, grazie alla tecnologia soft-mount, è possibile iniziare a lavorare immediatamente senza dover attendere che il materiale sia importato nello spazio di lavoro. Tutti i più recenti formati video di acquisizione – RED HDRx, Arriraw, Canon EOS Cinema, Phantom e Sony F65 – possono essere gestiti direttamente. Anche Pablo Rio potrà poi contare sul mocha Planar Tracker che Quantel offrirà gratuitamente per tutti i propri

www.grassvalley.com/products/ldx_series

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S E Z I O N E RX ci sono l’opzione per il controllo del loudness secondo gli standard EBU e ITU, il modulo con doppio generatore di segnali test e il modulo per le misure eye pattern e jitter . “Abbiamo riscontrato un interesse considerevole per i nostri sistemi modulari di test e analisi da parte dei broadcaster”, ha dichiarato Phillip Adams, amministratore delegato di Phabrix, sottolineando come sia possibile inserire i moduli che servono in qualsiasi momento, aggiungendo così facilmente nuove funzionalità. I prodotti Phaprix sono distribuiti in Italia da Videosignal www.videosignal.it

Ray Cross, presidente di Quantel, illustra le strategie dell’azienda inglese

sistemi di correzione colore e finishing con la versione 5 del software dal prossimo ottobre. Con mocha Planar Tracker è sufficiente isolare l’elemento da tracciare con una qualsiasi forma curva per generare automaticamente una maschera alla quale è poi possibile applicare una correzione colore.

Phabrix Tutto sotto controllo

Phillip Adams con una delle unità portatili in versione speciale per le Olimpiadi di Londra

La generazione di segnali test in formato Dolby E e la loro analisi completano le già estese funzionalità degli strumenti di test e misura Phabrix. Presente sul mercato da poco più di tre anni, l’azienda inglese Phabrix è riuscita a ritagliarsi una consistente fetta di un mercato grazie all’innovativo Phabrix SxA, il primo strumento

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compatto e portatile per segnali SD e HD-SDI e, in seguito, anche 3G-SDI. Oltre 3.000 unità portatili sono correntemente in uso e a queste si è aggiunta recentemente la versione SxE (per le misure eye pattern e jitter) e la serie RX di rasterizer modulari per montaggio a rack, collegabili a monitor con ingressi HDMI o SDI. I moduli disponibili per la serie RX includono generatori, analizzatori con supporto per audio AES e, altre novità dell’IBC, anche segnali ASI e ottici. La versione half rack da 1 RU, RX500, può ospitare fino a due moduli per il controllo e l’analisi di un massimo di 4 canali SDI/HD-SDI mentre la versione full rack RX1000 può ospitare fino a 4 moduli ed è dotata di un display grafico utilizzabile per la selezione dei preset. Infine, il rasterizer RX2000 da 2 RU integra due display a colori orientabili per facilitare la visione anche da posizioni angolate e può anch’esso ospitare un massimo di 4 moduli. Tra le altre novità presentate all’IBC per la serie

Sky Sport, una ricca stagione 2012/2103 Mentre lo scorso settembre Sky Italia 3D, l'unico canale italiano stereoscopico festeggiava il suo primo compleanno, Sky Italia lanciava un palinsesto di programmi tv molto ricco per la stagione 2012/2013 sui suoi molti canali sportivi. L'offerta sportiva è sicuramente enorme, con diversi canali HD (Sky Sport 1HD, 2HD, 3HD, Sport24, Sport Extra HD, Super Calcio HD) ed è considerata una "stagione senza fine" in grado di sfruttare tutte le tecnologie più recenti ed emozionanti sia in fase di produzione sia in trasmissione. Tutte calendario per la prossima stagione sportiva è stata presentato lo scorso agosto a Londra -Durante gli eventi dei Giochi olimpici trasmessi in HD su 12 canali da Jaques Raynaud, Massimo Cordone, Marco Pistoni, Fabio Guadagnini e Giovanni Bruno (Sky amministratori), e da Gianluca Vialli, Massimo Mauro, Luca Marchegiani, Alessandro Co-stacurta , Fabio Caressa e Giuseppe Bergomi

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(ex-calciatori, commentatori oggi di Sky Sport). Tanto per dare un'idea della copertura olimpica di Sky, la finale dei 200 metri a stile libero è stata seguita da 1 milione e 200 mila spettatori medi, pari 5,74% di share e quasi 2 milioni (conteggiati una sola volta) di telespettatori (con una visualizzazione del 99% sul timing completo dell'evento). Inoltre, la cerimonia di apertura e di 30 chiusura e altri eventi sono stati trasmessi in 3D stereoscopico, per un totale di 265 ore, 140 dal vivo, lungo i 16 giorni dell'evento. Sul social network, Facebook ha visto oltre 530 mila tifosi pubblicare commenti sulle trasmissioni, mentre oltre 500 mila seguaci di Twitterer hanno fatto lo stesso, commentando i XXX Giochi Olimpici. A partire dal mese di agosto, il piatto principale è ovviamente il calcio e la Serie A nazionale, con le partite principali almeno una per ogni fine setti-

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mana e oltre 900 ore di trasmissione in diretta tra le partite, le analisi approfondite e altri programmi come "Diretta gol" (6 in 7 giorni). Come per la precedente stagione, è da notare che 10 partite di Serie A su SKY hanno registrato più di 2 milioni di telespettatori, proprio come il Derby Inter- Milan (il più seguito con una media di 3 mln di spettatori e oltre 4 mln conteggiati una sola volta) e Juventus-Milan con una quota record di share del 10,3%. Altri ?piatti forti? come "Sky Calcio Show" sono tornati anche in questa stagione, ogni Domenica, alle ore 1720 su Sky Sport 1 HD, con Ilaria D'Amico, Massimo Mauro e Luca Marchegiani per approfondire, commentare da studio e guardare le interviste in diretta dopo partita, e dare un occhio anche al calcio internazionale. E ancora la domenica con "Sky in campo", alle 15, un contenitore ironi-

co di notizie e informazioni gustose con Alessandro Bonan in onda fino alla fine delle partite pomeridiane. E poi anche "Terzo Tempo" alle ore 20.30, con i commenti e le analisi con Mario Sconcerti e Roberta Noè, con l'intervento in diretta di spettatori e "Serie A Remix" in onda a mezzanotte su Sky Sport 1 HD. In questa nuova stagione tv SKY Sport seguirà il campionato di calcio internazionale con 255 partite in diretta della Premier League e 34 incontri della Coppa Libertadores, oltre alle sfide della UEFA Europa League a fianco di quelle della UEFA Champions League, fino alle sfide finali nel 2013, alla Amsterdam Arena (per Europa League) e al Wembley Stadium di Londra (per la Champions League). Nel frattempo, su Sky Sport 1 HD Fabio Caressa, Paolo Rossi e Gianluca Vialli commentano ogni Martedì e Mercoledì dalle 19,30 alle 24 tutte le partite Champions, e il giovedì Anna Billo, Stefano De Grandis e Alessandro Costacurta svolgono lo stesso compito ma per le partite della Europa League. Ogni Sabato e Domenica a mezzanotte il calcio europeo viene analizzato anche su Sky SuperCalcio HD. Grazie ad un accordo di tre anni con la Lega Calcio, la Serie B italiana (bwin), sarà trasmessa da Sky Italia in tutte le 470 partite di Campionato, compresi i Play Off e i Play Out. Le partite della bwin saranno disponibili in PPW pay per view (e in HD) su vari canali "Calcio" della piattaforma SKY all'interno del servizio on demand denominato "Primafila", mentre ogni Sabato una maratona tv di 4 ore (dalle 14 alle 18) consente a tutti gli abbonati dei bouquet di Sport Calcio di seguire la partita di serie B più significativa della giornata. Tutti i programmi della bwin sono ovviamente in onda in HD.

I filmati sul broadcast prima passano da YouTube youtube.com/monitormilano

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Via per Cantalupo, 5 - 21040 - Origgio (VA) - Italia - tel: +39 0522 509426 - www.ctedb.it


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