La Sostenibilità nelle parole degli italiani

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Nuova ricerca Astarea

La Sostenibilità nelle parole degli italiani


La visione della Sostenibilità È stata presentata Giovedì 23 Giugno l’ultima ricerca di Astarea in tema di Sostenibilità: una ricerca innovativa nel merito e quindi anche nei risultati, commentati da Giovanni Battista Costa, Responsabile Strategie e Sviluppo di Costa Edutainment e Presidente di NeXt - Nuova Economia per tutti, Marco Frey, Professore ordinario di Economia e gestione delle imprese presso la Scuola Superiore S.Anna di Pisa e Presidente di Global Compact Network Italia, Paolo Mamo, CEO di Altavia e Presidente di Plef – Planet Life Economy Foundation. Che cosa gli italiani intendono per Sostenibilità: di che cosa si parla, che cosa si dovrebbe fare, dove si vorrebbe arrivare? Quali informazioni chiedono affinché le imprese siano credibili? Su quali canali di comunicazione desiderano riceverle? Il racconto di 1000 persone, che hanno risposto attraverso le loro espressioni spontanee. Quindi una ricerca inedita: di tipo qualitativo, ma svolta attraverso una web survey presso un campione rappresentativo della popolazione italiana, per età. sesso, area geografica .Una ricerca innovativa nel metodo, perché basata su un campione statisticamente solido di rispondenti (980 casi, rappresentativo della popolazione italiana dai 18 anni in su), ma al tempo stesso capace di far emergere il significato sotteso a ciascuna risposta. Un approccio quali-quantitativo capace di individuare il micro-racconto implicito di ogni affermazione, distinguendo fra il tema in questione (ad esempio, le risorse), le azioni ad esso associate (ad esempio, limitare l’uso) e i fini perseguiti (ad esempio, preservare accesso nel futuro): un approccio che fa emergere non elenchi di parole, o disposizioni emozionali per definizione passeggere ed esposte alla contingenza, ma format cognitivi / sintattici, modelli di ragionamento spontaneamente espressi e sedimentati, destinati per questo a inquadrare il vissuto della Sostenibilità anche a venire. I risultati, pur non sorprendenti a pensarci bene, non hanno deluso le attese, a partire dal 30% di risposte incomprensibili, non pertinenti o chiaramente rubate da internet, che misurano la adesione molto moderata degli italiani dal tema della Sostenibilità, non registrato dai sondaggi tradizionali che rilevano una adesione alle volte di maniera e che solo in parte si traduce in atteggiamenti conseguenti.


La Sostenibilità, dunque, è prevalentemente associata all’Ambiente (26%), come peraltro confermato da altre ricerche, concordi nel mostrare la minore attenzione degli italiani per la dimensione sociale e quella economica del tema. Al tempo stesso, l’interpretazione green della Sostenibilità viene correlata nella larga maggioranza dei casi all’azione del controllo, e minoritariamente ad un racconto di rispetto e cura La focalizzazione sul tema ambientale ha quindi la conseguenza di generare un approccio alla Sostenibilità di tipo resistenziale, perché dominato dal senso di degrado e dalla paura che ne deriva: mantenere il possibile e salvare il salvabile. Il risultato è confermato dal fatto che solo una minoranza considera la Sostenibilità un veicolo di benessere (15%) e di promozione della qualità della vita (6%), mentre prevale la richiesta opposta di protezione (34%). Una disposizione non solo orientata alla salvaguardia dello status quo emerge però a proposito delle “risorse”. Scisso fra la necessità di ridurne l’impiego per non pregiudicare la disponibilità futura e l’opportunità di ripensare complessivamente le strategie di approvvigionamento, il tema delle risorse appare in bilico fra una visione prevalentemente tattica di medio cabotaggio e una strategica di lunga gittata. Emerge un’ambivalenza oggi ancora più evidente mentre si prefigura, da un lato, lo spettro del razionamento e, dall’altro, l’orientamento a ristrutturare il pacchetto di approvvigionamento energetico nel suo complesso. Il tema delle risorse appare quindi una porta d’ingresso preferenziale per riconfigurare il discorso sulla sostenibilità, shiftando da un’ottica orientata al mantenimento verso la progettualità. Appare invece in controtendenza il racconto della Sostenibilità qualora essa sia considerata come fatto sistemico e non solo ambientale, comprensivo quindi anche degli aspetti sociali ed economici, visti nella loro interazione. Sebbene le risposte che mostrano un approccio olistico alla Sostenibilità siano nel complesso minoritarie (10%) prevale in questi casi una volontà proattiva, volta a implementare processi di miglioramento più espliciti sia quanto a metodi, sia quanto ad out-put. In particolar modo, rientrano in quest’area le voci di quanti auspicano lo sviluppo di un modello socioeconomico capace di offrire condizioni di lavoro anche economicamente più vantaggiose. Parallelamente, assume maggiore peso l’orientamento al benessere e al futuro, finalità prevalenti solo quando si parla di Sostenibilità come “sistema”. Emerge quindi nel complesso un’adesione soprattutto emotiva al tema della Sostenibilità, considerata nelle sue verbalizzazioni prevalenti in termini


difensivi, e associata a uno scenario evolutivo di benessere condiviso e anche personale (non solo “Good for the World”) solo dalla minoranza che condivide una visione sistemica. Questo deficit complessivo di motivazioni positive, quindi, appare insufficiente ad indurre nella popolazione un’adesione comportamentale che favorisca il tanto auspicato cambiamento di paradigma. Non a caso la parola “rigenerare”, tema chiave nel dibattito più avanzato sulla Sostenibilità compare solo 8 volte su 980 risposte analizzate, mentre l’indicazione esplicita di un fine associato ai temi e alle relative azioni compare solo in 237 casi, vale a dire in meno del 24% dei casi – a dimostrare la scarsa percezione delle sue potenzialità nei diversi piani di vita. Si agisce, quando lo si fa, perché si deve, ma troppo spesso senza avere presente il perché di là dal rischio di catastrofe nascosta dietro l’angolo, mentre un approccio costruttivo subentra quando gli italiani si sentono direttamente toccati, anche sotto il profilo socioeconomico. In sintesi: la sostenibilità è più la difesa da diseconomie che non la possibilità di vita migliore e di benessere, anche qui ed ora. Il ruolo delle imprese Mentre l’approccio ambientalista, à la Greta, rivela al tempo stesso la propria urgenza e i propri limiti, emerge chiaro il ruolo comunicativo delle Imprese. Intervistato anche sul tipo di informazioni richieste a proposito di Sostenibilità e sui canali di comunicazione privilegiati, il campione dei rispondenti ha nella maggioranza assoluta dei casi (58%) citato piattaforme riconducibili all’Impresa (etichette, siti, mail, advertising, brochure), indicando al contempo anche la necessità di un cambio di approccio: mentre la produzione viene considerata oggi prevalentemente nell’ottica di riduzione dell’impatto, in prospettiva si chiede alle Imprese di andare oltre la logica del mero contenimento del danno, proponendosi piuttosto come modelli di innovazione dei processi lungo l’intera catena del valore. In particolar modo all’area del consumo, entro la quale si auspica la riduzione degli sprechi ma si esclude una deriva di “decrescita felice”, viene delegato il compito di proporre un rinnovamento qualitativo dell’offerta capace di coniugare il “Good for the Planet” e il “Good for You”, costruendo benessere e influenzando, in the long run, anche il life style. Significativamente, la maggioranza relativa dei rispondenti (31%) si attende di trovare informazioni


sulla natura sostenibile dei prodotti direttamente sulle etichette e sulle confezioni, eventualmente anche attraverso il codice QR. Si apre così il tema di come comunicare la Sostenibilità, coniugandola con il mondo del consumo. Una sfida complessa, resa ancora più difficile dalla percezione diffusa che qualsivoglia contenuto veicolato sconti un deficit di credibilità e capacità informativa. Significativamente, quasi un terzo degli intervistati (27%) ancor prima di informazioni specifiche chiede alle imprese dei ragionamenti complessivi, racconti o argomentazioni, che permettano loro innanzitutto di capire e di credere. Non solo dati, ma anche attestati; non solo buone intenzioni nel non nuocere, ma anche attività per costruire; non solo prassi, ma anche racconti che traccino una direzione e un orizzonte della Sostenibilità. Anche a livello di comunicazione si prefigura la necessità di pensare a un nuovo format: un cambio di paradigma linguistico. Avere ben presente cosa gli Italiani realmente pensano appare essenziale per costruirlo con gli strumenti più appropriati.

Per informazioni: Laura Cantoni – l.cantoni@astarea.it - 39 -333-6227223


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