In the net of politics

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ALMA MATER STUDIORUM UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BOLOGNA

FACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIA Corso di Laurea Specialistica in Scienze della Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica ____________________________________________________

NELLA RETE DELLA POLITICA: INTERNET E LE CAMPAGNE ELETTORALI FRANCESI 2007

Tesi di laurea in Comunicazione Pubblica

Relatore Prof. ROBERTO GRANDI

Correlatore Dott. CRISTIAN VACCARI Presentata da SARA V. MONTINARO ____________________________________________________ II Sessione Anno accademico 2006 – 2007


Sommario

Introduzione .................................................................................................. 4 1_Introduzione alla Comunicazione Politica ed Elettorale ....................... 8 1.1_Cenni storici.......................................................................................... 8 1.2_Contesto disciplinare e modelli di studio ............................................ 15 1.3_La comunicazione elettorale............................................................... 20 1.4_La comunicazione politica in rete ....................................................... 25 2_Comunicazione elettorale online: il caso francese ............................. 32 2.1_Breve introduzione alla V Repubblica................................................. 33 2.1.1_Il sistema politico francese........................................................... 33 2.1.2_Il sistema partitico francese ......................................................... 36 2.2_Indicazioni metodologiche .................................................................. 39 2.3_Alla conquista dellʼEliseo: siti internet ed elezioni presidenziali ......... 43 2.4_Obiettivo Assemblea Nazionale: analisi dei siti dei partiti .................. 55 3_La lunga primavera francese ................................................................. 62 3.1_Tendenze............................................................................................ 63 3.2_Informazione, partecipazione o professionalità? ................................ 77 3.3_Destra, sinistra o centro? Al crocevia della comunicazione elettorale online ......................................................................................................... 87 3.4_Big vs. soggetti minori, verso la normalizzazione del cyberspazio..... 93 3.5_Candidati vs. partiti ............................................................................. 99 3.6_Sfida al vertice .................................................................................. 101 2


3.6.1_Nicolas Sarkozy vs. UMP........................................................... 102 3.6.2_Ségolène Royal vs. PS .............................................................. 105 3.6.3_Candidati e partiti: analogie e differenze nella comunicazione elettorale online.................................................................................... 109 4_Second Life e la comunicazione politica............................................ 112 4.1_Introduzione allʼaltro ʻMondoʼ............................................................ 112 4.1.1_Che cosa è Second Life............................................................. 113 4.1.2_Breve storia culturale di Second Life ......................................... 114 4.1.3_Gioco o … .................................................................................. 118 4.2_I quartieri generali della politica online ............................................. 123 4.3_Strumenti dʼanalisi ............................................................................ 135 4.3.1_Al crocevia tra due mondi .......................................................... 137 4.3.2_Soggetto e azione ...................................................................... 140 4.4_Limiti e prospettive............................................................................ 143 5_Considerazioni conclusive................................................................... 148 Appendice.................................................................................................. 165 Appendice A: lista dei siti dei partiti e dei candidati analizzati................. 165 Partiti.................................................................................................... 165 Candidati.............................................................................................. 166 Appendice B: scheda di rilevazione......................................................... 167 Appendice C: allegato multimediale ........................................................ 170 C.1_Audio delle interviste telefoniche ai responsabili dei siti internet dei partiti e dei candidati ............................................................................ 170 C.2_Schede di Rilevazione.................................................................. 170 C.3_Second Life: immagini .................................................................. 171 Bibliografia ................................................................................................ 172 Sitografia ................................................................................................... 178

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Introduzione

La tesi di laurea qui presentata ha come obiettivo indagare e valutare la comunicazione elettorale online messa in atto dai candidati ed i partiti che si sono affrontati nelle recenti e seguitissime elezioni presidenziali e legislative francesi attraverso il monitoraggio continuo, durato allʼincirca quattro mesi, dei siti istituzionali pubblicati in rete dai soggetti politici in questione. La decisione di scrivere una tesi di laurea riguardo la comunicazione elettorale online osservata nel corso delle ultime campagne presidenziali e legislative si configura come il punto dʼarrivo di un interesse personale ed accademico che ha caratterizzato gli ultimi anni della mia formazione universitaria. È evidente il legame tra il tema della comunicazione politica, nella sua particolare declinazione elettorale, ed il corso di laurea specialistica in comunicazione pubblica, sociale e politica da me frequentato; in particolare lʼinteresse per questo settore e, nello specifico, per le opportunità offerte dalla rete, si è manifestato sin dallʼinizio del mio percorso di studi specialistici; già nel corso del primo anno infatti ho avuto modo di partecipare al laboratorio condotto dal dott. Vaccari per studiare lʼandamento della campagna elettorale in rete per le politiche italiane del 2006. La positività dellʼesperienza del 2006 ha poi fatto sì che la passione per questo settore di studio mi portasse a ripeterla lʼanno successivo; ho scelto quindi di frequentare nuovamente il laboratorio, questa volta però non più incentrato

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sul contesto italiano, bensì orientato al monitoraggio dei contributi provenienti da paesi di tutto il mondo, ed in particolare di occuparmi del caso francese. La Francia mi è sembrata allʼepoca un ottimo contesto di studio proprio a causa del particolare momento che il Paese viveva durante la scorsa primavera, nel corso della quale erano in atto le agguerritissime campagne elettorali che avrebbero finito per decretare Nicolas Sarkozy presidente della Repubblica e per consegnare allʼUMP, il suo partito dʼappartenenza, la maggioranza

parlamentare.

Questo

interesse

probabilmente

trova

unʼulteriore ragione nel mia esperienza Erasmus, grazie alla quale circa tre anni fa ho avuto la possibilità di trascorrere un intero anno accademico nella città di Nancy e quindi di venire in contatto quotidianamente con il contesto politico e culturale francese. In principio il progetto alla base della ricerca che anima la mia tesi di laurea era disegnato intorno alla proposta di unʼanalisi comparativa tra le elezioni politiche italiane del 2006 e quelle legislative francesi del 2007, tuttavia in fase di organizzazione e sistematizzazione dei dati raccolti si è ritenuto opportuno focalizzare lʼattenzione sul caso francese, proprio in virtù della preponderanza della campagna presidenziale rispetto alla successiva legislativa. Infatti, se si fosse deciso di perseverare nellʼintento originario, si sarebbe dovuto porre al centro dellʼattenzione la seconda fase della campagna elettorale per poter avere dei dati omogenei ed effettivamente comparabili, tralasciando, o comunque trattando solo secondariamente, la sfida per la conquista dellʼEliseo. Tuttavia un approccio di questo tipo non avrebbe fornito una fotografia capace di descrivere in maniera adeguata lʼandamento della campagna elettorale in rete, in quanto le evidenze dellʼosservazione condotta hanno dimostrato come lʼacme della competizione sia stata raggiunta proprio in occasione della tornata presidenziale, la quale per ragioni endemiche al sistema politico francese, oltre che per la natura stessa del tipo di elezione, si è dimostrata essere la più interessante ed innovativa sia per quanto concerne lʼattenzione generale prestata da politici, elettori, media e commentatori che per le modalità di utilizzo del web a fini politico–elettorali rilevate. Inoltre la mole di dati ottenuti alla fine del periodo di 5


studio è risultata considerevole sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo, al punto che concentrarsi sulla loro analisi e commento è risultata una necessità più che una scelta. Precisa volontà del ricercatore è stata quella di indagare in primo luogo le caratteristiche dei siti analizzati, in modo da poter combinare i dati ottenuti in funzione di alcune direttrici fondamentali, per poter infine determinare quale sia stata la tipologia di sito più diffusa, tra quella informativa, professionale e partecipativa; quali siano state le soluzioni innovative adottate; quali le tendenze dimostrate dai siti nel corso delle campagne elettorali; quale la parte politica, tra destra, centro e sinistra, sia stata più abile nellʼutilizzo di internet ed in quale settore; quale la relazione esistente tra il peso politico del candidato e del partito di volta in volta considerato e la sua prestazione digitale ed infine quale rapporto sia intercorso tra la natura del soggetto emittente, singolo leader o istituzione, e lʼapproccio alla rete osservato. Attraverso lʼanalisi di tutti gli aspetti appena illustrati, è stato quindi possibile interrogarsi e rispondere ai quesiti che erano alla base della ricerca in questione, ovvero lʼappropriatezza della definizione di e–campagne, etichetta attribuita da media e commentatori alle campagne elettorali dʼoltralpe, e la possibilità di postulare lʼesistenza di una ʻvia franceseʼ alla comunicazione elettorale online. Tale scopo è stato perseguito utilizzando tre diverse metodologie di analisi: una quantitativa, in modo da poter ottenere dati omogenei e comparabili fra di loro, consistente nel monitoraggio effettuato con lʼausilio del prezioso strumento della scheda di valutazione ideata e realizzata dal dott. Vaccari, e due qualitative, vale a dire unʼanalisi partecipante condotta sulla piattaforma virtuale di Second Life, al fine di studiare come la politica francese sia approdata e si sia servita di uno strumento così innovativo per i propri obiettivi elettorali, ed alcune interviste telefoniche, personalmente condotte con i responsabili delle strategie digitali dei principali partiti e candidati coinvolti.

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La presentazione della ricerca illustrata è stata organizzata in cinque macrosezioni, corrispondenti ad altrettanti capitoli. Nella prima ci si è preoccupati di introdurre il lettore al tema della comunicazione politica–elettorale, con particolare riferimento alla dimensione digitale, illustrando i modelli di analisi e gli orientamenti di ricerca più diffusi della disciplina; nel secondo capitolo si è provveduto a tracciare le coordinate del sistema politico e partitico francese, in modo da fornire gli strumenti per comprendere il contesto in cui si sono sviluppate le campagne oggetto di studio, per poi passare ad una presentazione dettagliata delle metodologie di analisi, degli strumenti impiegati e dei dati raccolti. Questi ultimi poi sono proposti in forma aggregata nel corso del capitolo seguente, nel quale, grazie allʼausilio di grafici lineari ed istogrammi, è stato possibile ricostruire le evidenze ottenute in funzione delle direttrici di ricerca esposte in precedenza. Il quarto capitolo è tutto incentrato sullʼincontro tra Second Life e le campagne elettorali; in questa sezione, dopo unʼattenta ricostruzione della storia e delle caratteristiche proprie della piattaforma virtuale, si è proceduto ad indagare lʼutilizzo che ne è stato fatto in chiave politica, in modo da poter poi interrogarsi sui limiti e le prospettive di questo particolare esperimento. Infine il quinto ed ultimo capitolo espone le considerazioni conclusive ed argomentate della ricerca svolta, grazie ad una ricomposizione dei vari momenti e metodologie di analisi tendente a rispondere agli interrogativi che sin dal principio hanno animato questo studio.

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1_Introduzione

alla

Comunicazione

Politica

ed

Elettorale

1.1_Cenni storici

La causa fondamentale della nascita della comunicazione politica “risiede nella necessità di poter contare sulla legittimazione del potere politico, la quale provenga da parte di un consenso umano, di qualsiasi tipo e in qualsiasi forma sia previsto che questo sia espresso” (Gaudiano, Pira: 17); solo il re non necessita di fonti di legittimazione esterne allʼesercizio della sua funzione, in quanto la sua stessa investitura come sovrano discende direttamente dalla volontà divina. Per il mondo occidentale, la comunicazione politica nasce intorno al V – IV secolo a.C. nella polis ateniese, grazie ad un contesto di effervescenza

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democratica caratterizzata da figure quali Socrate e Platone e dalla retorica della scuola dei Sofisti. Successivamente, si possono rintracciare ulteriori esempi di pratiche riconducibili al dominio qui di interesse nella Roma Repubblicana. Sebbene tale

periodo

sia

passato

alla

storia

per

le

guerre

civili

che

lo

contraddistinsero, queste non furono le uniche forme di lotta ad aver avuto luogo. Per vincere la battaglia per il potere, infatti, era necessario munirsi di ogni genere di arma, dalla spada alla retorica, così che una straordinaria intensificazione dellʼattività politica portò le tecniche di seduzione e di manipolazione dellʼelettorato a svilupparsi in maniera considerevole. In particolare, le ricostruzioni storiche mostrano come le varie elezioni svoltesi in quel periodo diedero vita ad una pratica dal sapore tipicamente moderno; la neonata campagna elettorale si potrebbe facilmente configurare come una miscela di tradizione greca e romana: se alla prima spetta la paternità delle tecniche retorico–dialettiche, alla seconda quella delle arti persuasive di tipo mercantile–clientelare, impiegate proficuamente già durante le prime competizioni elettorali. I segni di questa esperienza sono tuttora osservabili: il linguaggio politico-elettorale stesso deve un tributo alla terminologia dellʼepoca: ad esempio, “candidato” e “comizio” sono due parole che nascono per indicare rispettivamente il pretendente alle cariche pubbliche, togato di bianco come segno di riconoscimento, e quella situazione nella quale un oratore riunisce attorno a sé una folla per convincerla della bontà delle sue posizioni. Inoltre, come ulteriore prova a supporto di quanto appena affermato, si ricorda lʼesistenza di un “Piccolo Manuale della campagna elettorale”, summa di consigli che poco avrebbe da invidiare allʼattuale disciplina del marketing politico, scritto in forma epistolare a Cicerone dal fratello in occasione della candidatura del primo (cfr. Gaudiano e Pira, Mazzoleni). Tuttavia quanto affermato finora potrebbe facilmente trarre in inganno il lettore proponendo una fallace relazione di causa–effetto tra lʼesistenza di una tipo di governo democratico–elettivo e la presenza di forme di comunicazione politica. Basta volgere indietro lo sguardo ad un passato 9


piuttosto recente per ricordare lʼimpiego massiccio e pervasivo che è stato fatto di tutte le tecniche afferenti questo dominio dai regimi totalitari che hanno caratterizzato il secolo scorso nella propaganda, ovvero quella particolare

forma

comunicativa

degenerata

che

traccia

un

flusso

monodirezionale da una fonte (partito, leader carismatico, oligarchia, ecc.) ad un pubblico, legittimando ed autorizzando la diffusione di quellʼunico messaggio, bandendo e sanzionando lʼeventuale produzione e veicolazione di punti di vista alternativi. Ugualmente inesatto sarebbe poi postulare la democrazia e la propaganda come mutualmente esclusive; se da un lato si è appena delineato un legame stretto tra i regimi totalitari e lʼutilizzo di questa forma espressiva, dallʼaltra non si può certo dimenticare come la propaganda, seppure marginalmente, continui ad esistere nei regimi democratici che abitiamo oggi sotto la forma di strategie comunicative unidirezionali, non dialogiche, esplicitamente scritte per ottenere consenso e conservarlo. In definitiva, si potrebbe affermare che la condicio sine qua non dellʼesistenza della comunicazione politica si trova nella necessità, per chi governa, di meritare lʼapprovazione popolare e non lʼelezione per volontà divina. Gli elementi caratterizzanti della democrazia quali la libertà di espressione, di pensiero e di associazione pongono le basi per la nascita di un altro elemento, importantissimo in quanto definisce il teatro dʼazione: la sfera pubblica, vale a dire uno spazio in cui un gran numero di soggetti (partiti, liste civiche, politici, intellettuali, ecc.) combattono nellʼarena mediatica per diffondere le proprie idee e per persuadere con il ragionamento e il confronto i cittadini, a loro volta liberi di esprimersi e di votare. Le condizioni necessarie per la nascita di una sfera pubblica intellettuale e poi di una sfera pubblica politica si rintracciano, seguendo lʼimpostazione habermasiana (1962), in Francia, in particolare a Parigi, verso la fine del ʻ700. Si tratta di un contesto caratterizzato dalla famiglia borghese e dalla conseguente istituzionalizzazione di una sfera privata riferita al pubblico, grazie alla capacità dellʼintimo di trascendere lʼimmanenza del privato, verso 10


lʼuniversale, lʼastratto e il pubblico. Connesso a questo aspetto è il rapporto tra spazio letterario e politico; in questo caso al principio guida della pura autorità si sostituisce quello della razionalità, grazie allo sviluppo nella sfera pubblica borghese di “una coscienza politica che, in opposizione al potere assoluto, rivendica e articola il concetto di leggi generali e astratte e infine impara ad affermare se stessa, in quanto opinione pubblica, come unica fonte legittima di queste leggi” (Habermas, 1962). Emblematico da questo punto di vista è il caso Dreyfus, scoppiato nel 1894 in seguito al presunto tradimento di un ufficiale di artiglieria dell'esercito francese, ebreo alsaziano. Accusato di spionaggio a favore della Prussia, Dreyfus fu arrestato e mandato ai lavori forzati. Il caso fu riaperto due anni dopo dal colonnello Georges Piquart, nuovo capo dell'ufficio informazioni dello Stato Maggiore, il quale presentò ai suoi superiori una relazione nella quale dimostrava l'innocenza del capitano e accusava del fatto il maggiore Esterhàzy. Il colonnello fu rimosso dall'incarico e spedito in zona di guerra. Picquart riuscì però ad avvertire il vicePresidente del senato dell'accaduto ed in contemporanea lo scrittore ebreo Bernard Lazar fece partire un'intensa campagna stampa a favore del prigioniero. Molti intellettuali radicali aderirono alla campagna innocentista; l'episodio più famoso è quello dello scrittore Emile Zola che pubblicò nel gennaio del 1898, sulla rivista letteraria Aurore, una famosa lettera al Presidente della Repubblica intitolata Jʼaccuse. Lo Stato Maggiore rispose facendo arrestare Piquart, processando Zola per vilipendio delle forze armate e scatenando sui giornali nazionalistici una violenta campagna contro ebrei, democratici e liberali. Lʼazione di queste due correnti opposte, fortemente amplificata dal ruolo svolto dalle principali testate parigine, le quali si gettarono a capofitto nella vicenda alimentando il dibattito e contribuendo a radicalizzare le posizioni in campo grazie ad un largo uso di pamphlet, articoli, vignette satiriche e volantini, ebbe lʼeffetto di dividere il mondo intellettuale ed il pubblico di lettori francesi del periodo in innocentisti e colpevolisti, antisemiti e non, praticamente obbligando tutti a prendere una posizione, a schierarsi, incentivando così la creazione di una

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forma di opinione pubblica realmente capace di far sentire la propria voce anche negli affari più delicati. Il passo successivo, come Habermas mette bene in evidenza, è costituito dal fenomeno dellʼistituzionalizzazione della sfera pubblica nello stato di diritto borghese, con la conseguente rilevanza dellʼopinione pubblica, non come fonte o limitazione di potere, bensì come centro del mutamento di paradigma del potere esecutivo, che decreta il definitivo passaggio dallʼautorità alla verità come fonte di diritto. Il modello di sfera pubblica habermasiano è stato oggetto nel corso del tempo di numerose critiche e lʼautore autonomamente inscrive la fine di questo fenomeno allʼinterno dellʼavvento della società sub-urbana americana e della conseguente nuova sovrapposizione tra privato e pubblico, causa dello svuotamento del primo in unʼanticipazione del secondo, a sua volta trasformatosi in unʼabnorme pubblicizzazione della sfera intima, con una conseguente

caduta

della

condizione

generatrice

della

dimensione

dellʼopinione pubblica. Tuttavia la trattazione di tale modello è fondamentale in quanto, oltre a disegnare lo spazio dellʼinterazione comunicativa politica, esso ne individua gli attori, ovvero coloro i quali esercitano attivamente lʼautorità (partiti, leader, oligarchie, ecc.), ed i privati riuniti in pubblico (i cittadini). È possibile affermare che, in un certo senso, la tradizione romana pone le basi per la nascita di una delle due dimensioni fondamentali della comunicazione politica, quella del marketing elettorale, mentre il modello di sfera pubblica qui descritto è piuttosto riconducibile al concetto di democrazia partecipativa, costitutivo della seconda dimensione del fenomeno indagato. Tuttavia occorre attendere il XX secolo, con lo sviluppo su scala industriale dei mezzi di comunicazione esistenti e la nascita dei cosiddetti mass media, cinema, radio e televisione, per poter osservare lʼevoluzione e la maturazione di tecniche e strumenti deputati alla comunicazione della sfera pubblica e per poter quindi parlare di comunicazione politica propriamente detta. In ogni caso è necessario notare come lʼevoluzione di

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questo settore abbia seguito rotte e tempistiche differenti negli Stati Uniti, dove ha progredito più rapidamente rispetto al Vecchio Continente, grazie alla stabilità democratica e ad un libero sistema dellʼinformazione, quel connubio tra marketing, pubblicità, sondaggi dʼopinione, informazione che ha ridefinito la dialettica potere politico–media–cittadini, trovando lʼacme nello scandalo del Watergate. LʼEuropa invece è attraversata per la prima metà del Novecento dalle tragiche esperienze delle guerre mondiali e dalla presenza di regimi totalitari, ambienti del tutto refrattari alla libertà di stampa e intrisi di propaganda piuttosto che di dialettica politica (cfr. Mazzoleni, 2004). Blumler e Kavanagh (1999) propongono una periodizzazione suddivisa in tre fasi della comunicazione politica post bellica1; la scansione temporale elaborata dai due autori permette di affrontare lo studio di tale disciplina fino ai nostri giorni e, pur basandosi per lo più sullʼesperienza americana, essa risulta facilmente adattabile al contesto europeo:

I FASE: dopoguerra e anni ʼ50. È la cosiddetta golden age dei partiti; sono queste istituzioni a calcare le scene del dibattito politico e sociale, la fiducia dei cittadini nei loro confronti è ampia ed il sistema ideologico di riferimento saldo e stabile. La comunicazione politica di questo periodo è quindi partito-centrica e presenta tre caratteristiche distintive: molti messaggi politici sono robusti e sostantivi, i leader godono di un facile accesso ai media, la maggior parte degli elettori risponde positivamente, o con la selettività o il rafforzamento delle proprie opinioni.

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Si segnala lʼesistenza di unʼulteriore periodizzazione elaborata da Pippa Norris. Lʼautrice sostanzialmente suddivide la storia della comunicazione politica in tre fasi: pre–moderna, una campagna di interazione faccia a faccia basata sul territorio; moderna, che coincide con la fase televisiva e vede una centralizzazione e deterritorializzazione dellʼinterazione politica e unʼiniziale professionalizzazione del settore; post-moderna, che è segnata dalla moltiplicazione dei canali, ripropone strumenti diretti di dialogo con il candidato e registra un continuo aumento del livello professionale.

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II FASE: dagli anni ʼ60 agli anni ʼ80. Negli USA è il momento, che in Europa arriverà successivamente, della televisione e dellʼinizio del processo di allentamento delle fedeltà partitiche. Tre i fondamentali cambiamenti introdotti: la riduzione della selettività dellʼesposizione ai messaggi politici; un aumento, quantitativo

e

qualitativo,

della

audience

potenzialmente

raggiungibile ed effettivamente raggiunta con questo nuovo mezzo di comunicazione; infine lʼavvento dellʼinformazione televisiva, che reinventa le grammatiche ed i modelli della comunicazione

politica,

orientando

conseguentemente

i

linguaggi, i tempi e i modi di presentazione di leader e partiti. Si iniziano ad ipotizzare influenze di breve periodo di questo mezzo sulle opinioni dei cittadini. •

III FASE: dagli anni ʼ90 ad oggi. È la contemporaneità, caratterizzata dallʼabbondanza mediatica, dalla proliferazione dei principali mezzi di comunicazione, dalla loro pervasività, celerità e convergenza. Secondo gli autori, la comunicazione politica subisce in questa fase un cambiamento quasi genetico; purtroppo non si tratta dellʼapparire di una nuova via o di un nuovo modello, ma del confluire di cinque tendenze a volte contrastanti: professionalizzazione del rapporto con il pubblico, competizione

tra

contenuti

mediatici

ed

informazione–

comunicazione politica, populismo, diversificazione centrifuga e cultura dellʼusa e getta.

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1.2_Contesto disciplinare e modelli di studio

Consapevoli del fatto che la comunicazione politica è caratterizzata da una natura processuale, possiamo ora passare a considerare come gli attori coinvolti interagiscono fra di loro. Tre i protagonisti:

Il sistema politico, ovvero “[…]lʼinsieme delle istituzioni politiche che costituiscono lʼossatura della vita politica di un paese” (Mazzoleni, 2004: 23). Con questa espressione Mazzoleni vuole riferirsi sia ai tre poteri individuati da Montesquieu, sia allʼarea non istituzionale, comprendente soggetti politici, gruppi di pressione e movimenti impegnati a lottare per fini specifici. La comunicazione attivata dai vari attori ha natura politico-partitica, e può avere forme istituzionali o meno a seconda del soggetto che la emana.

Il sistema mediatico, ovvero “lʼinsieme delle istituzioni mediali che svolgono attività di produzione e di distribuzione del sapere […]” (McQuail 2000). Con questa espressione ci si vuole riferire sia ai mass media che ai nuovi media, ognuno dei quali si rapporta al sistema politico in funzione della propria natura intrinseca e del contesto culturale e sociale in cui agisce. Inoltre, questo secondo attore tende ad arrogarsi lʼesercizio della funzione di portavoce dellʼopinione pubblica.

Il cittadino–elettore. Il terzo protagonista del sistema non è quindi una formazione organizzata, come nei punti precedenti, bensì il singolo. Infatti, anche se esistono numerosi termini per descriverne lʼaggregazione in stati, come opinione pubblica, elettorato, ecc., essi purtroppo rimandano ad idee spesso sfumate e imprecise. Sarà quindi conveniente declinare le

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caratteristiche di questo terzo protagonista a seconda del contesto in cui agirà.

Dopo aver delineato i profili dei protagonisti dello scambio comunicativo politico, è necessario interrogarsi sulle dinamiche di interazione di questi tre universi tra loro. Due i modelli più utili per analizzare tali scambi: quello “pubblicistico–dialogico” e quello “mediatico” (cfr. Mazzoleni, 2004: 20 – 23). Il modello “pubblicistico–dialogico” parte dal presupposto che i tre attori, sistema politico, cittadini e sistema mediatico, siano tutti allo stesso livello; la scelta stessa di definirlo “dialogico” deriva dal collocamento della comunicazione allʼinterno di un

ampio

scambio

processo fra

componenti

tutte

dello

di le

spazio

pubblico politico. In questa proposta, il sistema politico P

Figura 1_Il modello pubblicistico - dialogico

interagisce con la cittadinanza C, e viceversa, dando così vita ad uno spazio condiviso (segnalato in grigio chiaro sulla figura); gli stessi politici intrattengono però scambi comunicativi anche con i media e viceversa e, dalla loro intersezione, nasce uno spazio comunicativo. Infine il sistema mediatico instaura un tipo di comunicazione, in questo caso per lo più monodirezionale, con i cittadini, dando origine ad un ulteriore spazio di tipo informativo. I tre spazi così creati altro non sono che scambi di natura politica, per cui essi stessi sono forme di comunicazione politica; inoltre la sovrapposizione dei tre spazi derivati crea una quarta area, visualizzata in grigio

scuro

sullʼimmagine,

denominata

“Comunicazione

Politica

Mediatizzata”, ossia il luogo di uno scambio comunicativo che coinvolge contemporaneamente tutti i nostri attori.

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Il modello appena presentato considera lʼazione dei mass media equivalente a quella degli altri protagonisti, quasi accidentale, ricordandoci in un certo senso che essi sono diventati determinanti, ma solo oggi e non necessariamente lo saranno anche in futuro. Il modello antagonista a quello

appena

quello differenzia

descritto,

“mediatico”, perché

si non

propone tre attori che con armi pari si contendono la sfera pubblica, tuttʼaltro: infatti la

caratteristica

principale

della costruzione teorica che si vuole introdurre è prendere Figura 2_Il modello mediatico

atto della realtà concreta e

pesare conseguentemente il valore da attribuire alle forze in campo. Il risultato è lʼattribuzione di un ruolo imprescindibile ai mass media nellʼarena politica. Su questo approccio si basa la visione della mediatizzazione della politica, che relega e fa dipendere questʼultima dal sistema dei mezzi di comunicazione; secondo questo modello i media fungono da canale per le relazioni tra P e C e, allo stesso tempo, si pongono nei loro confronti come interlocutori, obbligando entrambi ad adattarsi alle proprie logiche; da questo punto di vista “la comunicazione politica è il prodotto dellʼinterazione e della competizione tra i diversi attori nello spazio pubblico mediatizzato” (Mazzoleni, 2004: 23). Una volta presentati gli attori ed i modelli secondo i quali questi interagiscono, è possibile, seguendo lʼimpostazione proposta da Mazzoleni (2004), ricostruire i flussi relazionali tra le varie componenti e quindi determinare le diverse forme che la comunicazione politica assume proprio in funzione della direzione di questi scambi. Il primo caso è quello di uno scambio che dal sistema politico è diretto verso quello dei media. Se si considera infatti la comunicazione come uno 17


strumento potente, capace di influenzare la selezione dei simboli e degli atti, è facile allora immaginare le forme comunicative provenienti dal sistema politico ed indirizzate ai media come il meccanismo tramite il quale il primo esercita il suo controllo sui secondi e cerca di dirigerne a proprio favore lʼazione. La lotta per lʼegemonia sui sistemi di comunicazione di massa può quindi essere letta come la volontà di influire sulla realtà sociale, orientandone la costruzione simbolica ed i significati condivisi. Tre le forme che questo processo può assumere: regolamentazione (ovvero la politica agisce coercitivamente sui media attraverso lʼemanazione di leggi, norme, regolamenti e atti istituzionali che ne disciplinano il settore), media e news management (ovvero il tentativo dei politici di esercitare una funzione di agenda setting2 dei principali media attraverso conferenze stampa, pubbliche relazioni, ecc.) e fonte di informazione (alcune componenti del mondo della politica stabiliscono relazioni collaborative durature con il sistema mediatico). La seconda ipotesi concernente lʼanalisi dei flussi comunicativi originati dal sistema politico riguarda il rapporto con gli elettori. Tre le forme principali: comunicazione pubblica/istituzionale (vale a dire quei messaggi, spesso con funzione informativa, emanati da istituzioni politiche ma non partitiche nei confronti della cittadinanza), contatto personale (incontri, ad esempio comizi, in cui i politici parlano vis-à-vis con un certo numero di elettori) e propaganda/pubblicità (spesso in occasione di unʼelezione, i politici si rivolgono ai propri elettori per persuaderli della bontà del loro programma, servendosi di tecniche proprie del campo pubblicitario e del marketing). Due anche le dinamiche relazionali che partono dai mass media per toccare gli altri due attori qui considerati. Infatti se esiste un flusso che dal sistema politico giunge fino a quello mediatico, esiste anche il suo opposto, decisamente consistente, che si articola esattamente nella direzione contraria; esso assume le forme seguenti: informazione (cioè la normale 2

Con agenda setting si vuole fare riferimento ad una teoria, sostenuta da diversi autori (Cohen, Lang e Lang, McCombs e Shaw) e riconducibile a quelle postulanti effetti limitati dei media sul pubblico, secondo la quale i mezzi di comunicazione non impongono allʼopinione pubblica che cosa pensare, bensì a che cosa pensare, operando una selezione dei temi da trattare (cfr. McCombs e Shaw, 1972).

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funzione di copertura giornalistica di eventi politici), vigilanza/critica (il riferimento alla concezione americana del giornalismo inteso come cane da guardia è evidente), partigianeria (è il caso opposto al precedente, in cui, a causa di logiche affaristiche, dinamiche di potere e fenomeni più o meno leciti di lottizzazione, lʼinformazione diventa portavoce di partiti e lobby) e mediatizzazione (riguarda lʼimposizione da parte dei media di linguaggi e grammatiche spettacolari agli attori politici). Inoltre esistono anche dei flussi comunicativi che dal sistema mediatico sono indirizzati direttamente ai cittadini, intesi nella loro accezione più ampia di pubblico. Tale comunicazione si concretizza in: informazione (essa può essere pura, come nei giornali radio e nei telegiornali, o mista, nel caso delle varie declinazioni del genere dellʼinfotainment), informazione partigiana (prodotta in maniera faziosa con lʼobiettivo di orientare la pubblica opinione in un senso ben preciso) e pubblicità (i media divengono dei canali che concedono spazio a messaggi prodotti dallʼattore politico e rivolti ai cittadini). Infine gli ultimi due flussi comunicativi, vale a dire quelli che dai cittadini vanno verso il sistema politico e quello mediatico. Nel primo caso si assiste al procedimento inverso rispetto a quello descritto allʼinizio di questa sezione, cioè ad un processo di tipo bottom up (dal basso verso lʼalto) identificabile come una sorta di feedback in risposta alle forme di comunicazione prodotte dalla classe politica. Si tratta di un elemento importantissimo per la buona salute dellʼordinamento democratico, in quanto assicura alla cittadinanza la possibilità di esprimere liberamente il proprio diritto di critica. Anche questa volta, tre le modalità fondamentali: voto, dibattito pubblico (ovvero la partecipazione alla discussione su temi di interesse generale, una delle caratteristiche necessarie allʼesistenza della sfera pubblica habermasiana, che può avere luogo in forme diverse, mediate o meno, in funzione dello specifico contesto socio-culturale e tecnologico) e interazione diretta (tutte quelle situazioni in cui i due attori riescono a stabilire un contatto fisico non mediato, conventions, incontri, talk-shows, ecc.). Infine lʼultima ipotesi, quella che figura un flusso comunicativo che dal cittadino si dirige verso i media. Esso non può essere inteso come unʼattività 19


comunicativa autonoma, ma piuttosto come una forma di feedback che il ʻpubblicoʼ invia in risposta ad un sistema mass-mediatico che, a causa delle sue caratteristiche tecniche e della sua natura asimmetrica, poco permette al cittadino. La possibilità di azione concessa ai cittadini è limitata alla scelta di quale giornale acquistare, su quale frequenza sintonizzare la radio, se accendere o meno il televisore, o a qualche forma di interazione quasi attiva come assistere ad uno spettacolo, telefonare ad una trasmissione per esprimere la propria opinione su un dato argomento o televotare da casa.

1.3_La comunicazione elettorale

Sebbene la comunicazione politica si caratterizzi per essere un processo che non presenta soluzioni di continuità, è comunque possibile distinguere nel suo svolgimento alcune fasi dotate di un significato relativamente autonomo ed analizzabili singolarmente. Logica vuole che tale processo possa essere così tripartito: momento elettorale, momento post– elettorale e momento istituzionale. Ovviamente gli obiettivi principali della comunicazione politica, ossia creare, consolidare ed estendere il consenso degli elettori al proprio partito/candidato, si possono rintracciare in tutti e tre i periodi, ma è nel momento elettorale propriamente detto che si può parlare di un grado di effervescenza e di dinamismo tale da rendere lo studio di questo fenomeno particolarmente interessante e motivante. Lʼanalisi pone sin dallʼinizio una questione rilevante sulla collocazione temporale della fase elettorale, in particolare del suo inizio. Certamente pensare che tale periodo 20


si limiti a quello compreso tra lo scioglimento delle camere e il momento del voto sarebbe un atteggiamento limitante e miope; in molti, infatti, ritengono che oggi, grazie ai fenomeni di spettacolarizzazione della politica e di affollamento mediatico, sia possibile sostenere lʼidea di una ʻcampagna elettorale permanenteʼ. Si tratta di una posizione non errata se ci si limita ad indagare la produzione comunicativa messa in atto da candidati e partiti, tuttavia, essa potrebbe risultare non corretta, se con campagna elettorale si desiderasse fare riferimento non solo alla comunicazione proveniente dal sistema politico, ma anche a quella dei media e della cittadinanza. In questo caso determinare con certezza lʼinizio del periodo elettorale risulta quasi impossibile, oltre che non troppo utile: una della caratteristiche della campagne elettorali, infatti, è proprio quella di essere per loro stessa natura evidenti. Indipendentemente dalla collocazione temporale della campagna, esisterà sempre un periodo precedente, normalmente deputato allʼanalisi dellʼelettorato attraverso varie tecniche, durante il quale i candidati ed i partiti lavorano per definire le strategie da adottare in seguito. Già questo momento può essere considerato elettorale per la comunicazione politica. Le campagne contemporanee, altrimenti dette post–moderne (cfr. Norris 2000) si distinguono da quelle pre–moderne3 e quelle moderne4 proprio per lʼelevato grado di professionalizzazione che permea la progettazione della campagna stessa. Si tratta di un fenomeno nato negli Stati Uniti ed ormai pienamente diffuso anche in Europa, la cui essenza è costituita da un approccio di tipo strategico alla competizione elettorale. Ecco allora che per rincorrere i cittadini indecisi e per consolidare la propria base, ormai detta a ʻfedeltà leggeraʼ, si ricorre ad analisi dellʼelettorato, studi del clima di opinione, sondaggi, spin doctors, in poche parole si registra la piena intagrazione delle tecniche di marketing nella sfera politico–elettorale. 3

Le caratteristiche delle campagne pre–moderne (fino al 1950) sono il contatto diretto tra politici ed elettori, organi di informazione partigiani ed elettori molto fedeli al partito–ideologia. 4 Le campagne moderne (anni ʼ60 – ʼ80) sono contraddistinte dal mezzo televisivo. In questo periodo inizia il processo di professionalizzazione della comunicazione politica.

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Sebbene, come fa notare Mazzoleni (2004), la comunicazione elettorale presenti una natura duale, articolandosi in due dimensioni complementari, quella della campagna condotta dai politici e quella inerente la copertura mediatica, oggetto di ricerca in questa sede è il primo aspetto. Lʼaccento è posto sullʼelaborazione di una strategia, cioè sulla capacità di “[…] immaginare uno scenario realistico in cui il proprio candidato possa prevalere il giorno del voto e individuare i passi necessari per realizzare tale ipotesi” (Grandi e Vaccari, 2007: 19). Lʼattività qui descritta ha un forte contenuto creativo e si propone come obiettivo di medio–lungo periodo quello di influire sul contesto in cui opera; si tratta, tuttavia, di un processo dinamico, in cui alcuni dei ruoli fondamentali sono giocati da attori esterni, pertanto la sola visone strategica può non bastare per assicurarsi il successo. Saper rispondere rapidamente ad imprevisti, attacchi, esternalità di vario tipo, in breve la dimensione tattica dellʼagire, rappresenta unʼabilità non meno importante della capacità pianificativa più a lungo termine: è la tattica infatti ad indicare come realizzare gli obiettivi postulati con la strategia (Ibidem). Malgrado si possano costruire strategie molto diverse tra loro, vi sono alcuni tratti che, con una buona approssimazione, possono definirsi comuni (Mazzoleni, 2004: 150 – 153). Il primo passo è definire lʼobiettivo generale che si desidera conseguire (conquistare consensi o mantenere la propria base) e declinarlo in obiettivi specifici e particolari, a loro volta dipendenti dalle caratteristiche del candidato stesso (un incumbent ricorderà ai propri elettori le sue opere buone, mentre uno sfidante si preoccuperà di farsi conoscere ed apprezzare); successivamente si procederà ad effettuare unʼanalisi dellʼesistente, nella quale si traccerà il profilo dellʼelettorato di riferimento (scomponendolo in base, indecisi e base dellʼavversario) e della situazione dei mezzi di comunicazione (orientamento dei principali media, accessibilità, normative, ecc.). Selezionare il proprio target elettorale è unʼattività importantissima: una strategia comunicativa indiscriminatamente pensata per raggiungere tutti gli elettori nella medesima maniera può risultare persino controproducente (cfr. Grandi e Vaccari, op. cit). La scarsità delle risorse a disposizione dovrebbe essere già sufficiente per suggerire 22


unʼattenta valutazione preliminare degli obiettivi da raggiungere in funzione dei mezzi a disposizione; inoltre è utile ricordare che rivolgersi alla porzione avversa dellʼelettorato potrebbe addirittura scatenare una sorta di effetto underdog, che spingerebbe questa frangia di cittadini ad impegnarsi personalmente o economicamente per sostenere il proprio partito/candidato (Ivi: 27). Infatti, malgrado attualmente lʼidentificazione di partito si configuri come una variabile piuttosto che come una costante (preziosa da questo punto di vista la fortunata definizione di Natale “fedeltà leggera”), i flussi di mobilità elettorale, più che dipingere dei tradimenti ideologici, si manifestano per lo più allʼinterno della stessa coalizione o area politica, o generano un aumento della quota degli incerti (Ibidem). Un elemento cruciale della preparazione strategica alla sfida delle elezioni è dato dalla scelta del tema della campagna, ovvero il suo filo conduttore, il suo trait dʼunion. Esso, per poter essere considerato efficace, deve possedere alcune caratteristiche: semplicità, inclusività, narratività, emotività, contrasto, credibilità e coerenza (cfr. Ivi: 41 – 44). Altri elementi da considerare nella formulazione di una valida strategia riguardano

il

candidato

stesso.

Il

crescente

fenomeno

della

personalizzazione dello scontro politico in sfide, spesso veri e propri duelli, tra due soggetti dalla personalità carismatica, causa ed effetto della spettacolarizzazione delle campagne stesse e conseguenza del processo di secolarizzazione che ha operato nei più diversi ambiti delle società umane dalla modernità in poi, ha puntato i riflettori sulla biografia, gli atteggiamenti, i comportamenti, in una sola parola sullʼimmagine dei politici stessi: si vota un uomo, la sua storia, il suo successo, la sua abilità comunicativa, oltre che la sua visione ed il suo programma. Per avere unʼidea più consistente di quanto appena sostenuto è sufficiente pensare allʼimportanza che ha assunto il dibattito televisivo tra i due concorrenti più accreditati alla carica di volta in volta vacante; questo momento, oltre a rappresentare lʼacme della competizione, a fungere da strumento di misurazione dellʼandamento della campagna ed a rappresentare spesso lʼultima opportunità per conquistare la vittoria, costituisce la fortuna di politologi, opinionisti, conduttori di talk-shows, 23


i quali danno vita ad un processo iper-creativo di produzione discorsiva sullʼevento, costituita da analisi linguistica, del comportamento, dello stato dʼanimo, tutti elementi poi riutilizzati, a seconda della convenienza, per proiettare ogni candidato in una futura immagine di governante. Infine ogni approccio consapevole alla campagna elettorale dovrebbe preoccuparsi di considerare lʼarena mediatica in cui si combatterà lo scontro: tastarne il polso e conoscerne a fondo le dinamiche permetterà infatti ai vari staff di poter influire nel migliore dei modi sulla costituzione dellʼagenda giornaliera dei vari organi di informazione, ormai diventati i veri tramite del rapporto cittadini–politici. A conclusione di questo argomento, è opportuno illustrare gli strumenti più conosciuti e più utilizzati durante le campagne elettorali. Alcune di queste tecniche sono tradizionali ed erano utilizzate anche durante le campagne pre–moderne, ovvero tutte quelle che implicano un contatto diretto tra lʼemittente del messaggio ed il suo pubblico: il porta a porta, i comitati di supporto, i comizi elettorali, gli incontri con porzioni significative della società civile, le cene. Inoltre esiste tutta una serie di strumenti afferenti al mondo mediatico e pubblicitario di cui partiti e candidati si servono per comunicare in maniera top down con i propri elettori; il riferimento in questo caso è alla stampa militante di partito a diffusione interna ed esterna, ai volantini, ai manifesti, ai vari gadgets5. Successivamente, agli strumenti appena elencati si è sommata la possibilità di servirsi di mezzi audio–visivi, ben più pervasivi e suadenti dei classici volantini: si registra così lʼavvento degli spot elettorali (laddove la legge ne consente il passaggio radio–televisivo), le tribune autogestite (cioè spazi gratuiti destinati alla trasmissione di messaggi elettorali), oppure, in 5

Interessanti le evoluzioni in questo settore: infatti dalla produzione di semplici adesivi, cappellini, portachiavi, penne, accendini si è passati ad un concetto di merchandising più completo e di natura decisamente più commerciale. Attualmente si vendono intere linee di abbigliamento, borse, ecc. e si distribuiscono prodotti più sofisticati, come lʼindimenticabile ʻprofumo di libertàʼ e le carte da gioco francesi dalla simbologia inequivocabile creati e distribuiti da Berlusconi in occasione delle elezioni italiane 2006.

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maniera non diretta, la partecipazione a talk–shows e dibattiti, i passaggi al telegiornale o le interviste, la partecipazione a programmi di approfondimento e/o di intrattenimento. Dietro a questo arsenale della persuasione vi sono sì i politici ed i loro partiti, ma soprattutto i consulenti, i pubblicitari più famosi (si ricordi la campagna realizzata da Séguela per Mitterand), i pollsters, interi e ben assortiti staff di esperti del mondo della comunicazione assunti per combattere la sfida elettorale a colpi di relazioni pubbliche e slogan geniali e per fare in modo che lʼimmagine del leader comunicata in tale maniera arrivi a combaciare con quella percepita dagli elettori, ossia che la differenza tra il profilo confezionato dai professionisti e quel costrutto mentale riguardante il medesimo soggetto che alberga nella mente dellʼelettore tenda a zero.

1.4_La comunicazione politica in rete

Il capitolo introduttivo del saggio di Manuel Castells (2001) su internet e le tecnologie ad esso collegate ha un titolo che sintetizza bene la natura stessa del web in tre parole: il “network è il messaggio”. Lʼautore recupera la nota definizione di Marshall McLuhan (1964), “il mezzo è il messaggio”, e propone così un paragone con la funzione rivoluzionaria esercitata allʼepoca dallʼelettricità nelle sue varie forme e nei suoi diversi utilizzi: in entrambi i casi si assiste infatti allʼavvento di un medium che permette una capacità distributiva dellʼinformazione mai riscontrata in precedenza. Inoltre, proprio come lʼelettricità, la quale avendo reso possibile la creazione ed il funzionamento di grandi fabbriche è responsabile della relativa assunzione della loro struttura a modello organizzativo predominante, anche per internet è possibile affermare che, costituendo la base tecnologica della nuova 25


società dellʼinformazione, abbia contribuito pesantemente a dare vita anche al relativo sistema organizzativo: il network (cfr. Castells, 2002: 13). Caratteristiche della rete sono la flessibilità e lʼadattabilità che, insieme allʼimplementazione delle tecnologie dellʼinformazione e della comunicazione, permettono di effettuare quel salto evoluzionistico che, sempre servendosi di espressioni di McLuhaniana memoria, Castells paragona allʼintroduzione della stampa in Occidente, definita “Galassia Gutenberg” (Ibidem). La “Galassia Internet”, ovvero il paradigma che ha creato la network society, la net economy, i modelli di organizzazione flessibile, ed ancora ha rinnovato la cultura della condivisione e dello scambio di saperi e conoscenze, ha rivoluzionato le dinamiche di produzione e consumo mediatico, oltre che le stesse pratiche di vendita e di acquisto. È importante però a questo punto iniziare ad indagare il matrimonio tra comunicazione politica e internet. Lo sbarco della politica in rete ed i primi passi nellʼutilizzo in questa chiave del nuovo mezzo di comunicazione non sono stati mossi da partiti o leader; le prime esperienze che si rintracciano sono infatti quelle riconducibili al fenomeno, scoppiato già alla fine degli anni ʼ90, e quindi con un discreto anticipo rispetto alla diffusione massiccia di internet, delle reti civiche. Il primo caso documentato è la famosa PEN (Public Electronic Network) di Santa Monica, lanciata nel febbraio del 1989, con il ruolo ambizioso di diventare un canale di comunicazione tra i cittadini e lʼamministrazione locale; essa in principio funzionava su un sistema a base testuale e proponeva tre funzioni principali, ossia lʼaccesso ad informazioni di pubblico interesse, un servizio di posta elettronica personale e forum tematici (cfr. Miani, 2005: 33). Tuttavia, se lʼesperienza della PEN rappresenta un esempio di collaborazione tra amministrazione e cittadini, lʼuso di internet in politica si è sviluppato, nel corso degli anni ʼ90, lungo direttrici ancora meno istituzionali e profondamente legate alla sfera dei movimenti sociali e della società civile. Basti pensare allo stesso movimento hacker, almeno nelle sue forme politicamente più orientate, o ricordare il successo ottenuto dal movimento zapatista in Messico grazie alla diffusione di unʼimmagine autoprodotta ed alla creazione di una struttura decentrata (NETA) operante 26


attraverso gruppi di solidarietà che organizzavano le donne messicane, oppure il caso di Falun Gong, un movimento politico cinese fortemente spiritualista, il cui leader, esiliato a New York, ed i suoi dieci milioni di sostenitori hanno sfidato il Partito Comunista Cinese coordinandosi proprio grazie alla rete (cfr. Castells, op. cit.: 134 – 139). In tempi più recenti ricordiamo il popolo di Seattle e, in generale, il fenomeno delle flash mobs, definizione ombrello coniata per quei gruppi, estranei al panorama politico tradizionale, che si formano in occasione di un particolare evento o della lotta contro o a favore di una determinata questione per poi dissolversi nel nulla alla fine del fermento. I casi più conosciuti riguardano la protesta che ha portato il Presidente filippino Estrada a dimettersi nel 2001 e la mobilitazione dellʼ11 marzo 2004 in Spagna che, grazie alla creazione di un notevole flusso informativo, è riuscita a fare sì che Aznar non riuscisse nel tentativo di attribuire allʼETA il drammatico attentato. Effettivamente il legame tra movimenti sociali e internet appare piuttosto naturale, quasi inevitabile. La rete, grazie alla sua natura duale di medium e luogo

di

comunicazione,

è

divenuta

brevemente

una

componente

imprescindibile di questi movimenti per tre ragioni fondamentali. In primo luogo per la natura eminentemente culturale e connessa al concetto di stile di vita che li caratterizza, infatti per poter promuovere i propri particolari significati tali movimenti devono necessariamente costruirsi intorno ad uno strumento in grado di diffonderne i valori ed incidere sulla società. In secondo luogo, i movimenti attuali presentano un basso grado di integrazione verticale dei propri membri, oltre che una biografia spesso così succinta da essere legata indissolubilmente allʼhic et nunc; per riuscire a colmare la mancanza di una forza cementificatrice di lunga durata e per permettere a fenomeni così spontanei e così informali di funzionare a livello organizzativo è provvidenziale lʼuso di internet. Infine, la rete è lo strumento che permette di dare una lettura unica, comune delle attività svolte, spesso incentrate su obiettivi singoli, di breve durata e radicati nel territorio, e di poter quindi parlare dellʼimportantissima globalizzazione dei movimenti, grazie alla quale

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azioni

simboliche

accadute

nella

periferia

riescono

ad

avere

un

considerevole impatto mediatico globale (Ibidem). I partiti politici ovviamente non sono rimasti indifferenti di fronte alle enormi possibilità che il nuovo mezzo di comunicazione offre e non hanno tardato ad avventurarsi. Da questo momento in poi si proporrà unʼanalisi di alcune tipologie di interazione che si possono osservare tra i tre, ormai ben noti, attori: sistema politico, le caratteristiche del mezzo e i cittadini–elettori– utenti. I flussi che contraddistinguono la comunicazione che va dagli attori politici alla cittadinanza possono, grazie alle caratteristiche proprie di questo nuovo mezzo, rivolgersi direttamente al proprio pubblico. Questo tipo di comunicazione, oltre a manifestarsi in varie forme di offerta informativa autoprodotta, presenta alcuni caratteri comuni con il cosiddetto marketing diretto: mailing list, e-commerce, donazioni online, ecc. sono tutte modalità tramite le quali è possibile raggiungere, se non personalmente quanto meno in maniera personalizzata, i differenti elettori, fornendo informazioni adeguate ai loro interessi e non mediate da altre agenzie di informazioni; inoltre, grazie allʼimplementazione di strumenti di pagamento elettronico, è possibile installare delle campagne di finanziamento continuate. Senza dimenticare poi che, attraverso internet, è possibile anche bypassare alcune normative elettorali rigide, ed esempio diffondere spot in contesti il cui passaggio televisivo è proibito, o mettere a disposizione i propri materiali comunicativi senza dover sostenere le spese di stampa o affissione. Il web fornisce un ampio ventaglio di opportunità comunicative: attraverso le nuove tecniche di video–conferenza, streaming, video–chat, web–tv, dibattiti virtuali, ecc. rende possibili forme comunicative che, seppur appartenenti alla sfera delle interazioni mediate, riescono a raggiungere alle volte performance di elevato livello, sia a livello broadcast che narrowcast. Inoltre non bisogna dimenticare le

possibilità

nel

campo

della

mobilitazione

dei

simpatizzanti

e

dellʼorganizzazione decentralizzata della militanza sul territorio; qui è la natura stessa di internet a fare di questo medium il candidato ideale per raggiungere tali scopi nella maniera più economica e performante. 28


Oltre al flusso che si snoda dal sistema politico a i cittadini, se ne può rintracciare un altro indirizzato ai mezzi di informazione. In questo caso con mezzi di informazione, e sistema mediatico, su internet si vuole intendere quel complesso di attori che abitano la rete e che a vario titolo - perché testate giornalistiche, perché soggetti legittimati dalla società digitale e non (come alcuni famosi blogger), perché gruppi che offrono servizi del web 2.0 (youtube, dailymotion, ecc.) - svolgono il ruolo di gatekeeper dei flussi informativi. Se da un lato è vero che pubblicare unʼinformazione online è alla portata di chiunque, dallʼaltro è anche vero che affinché essa conquisti una risonanza apprezzabile è spesso necessario che passi per alcuni snodi, diversi da quelli del sistema mass–mediatico classico, ma comunque esistenti anche nel panorama della rete. Il sistema mediatico stesso (ovvero testate digitali, quotidiani nelle loro arricchite versioni online, blogger influenti) instaura scambi sia con la sua controparte politica che con i cittadini–pubblico. Se da un lato esso si rivolge ai siti istituzionali politici trattandoli sempre più spesso come fonte oltre che come oggetto di (meta) - indagine, dallʼaltro comunica direttamente con gli internauti che si servono di questi aggiornatissimi canali di accesso superpartes alle informazioni politiche. Infine loro, i cittadini. Come è facilmente intuibile da quanto affermato fino ad ora, è questo il settore in cui la rete offre il maggior numero di novità. Grazie ad internet infatti i flussi comunicativi con direzione elettore– partito/leader dispongono di nuovi canali diretti: e-mail, chat, forum, epetition, e-vote, ecc. sono tutti strumenti che permettono agli internauti di rivolgersi direttamente al proprio candidato, di porgli delle domande, di ottenere informazioni su misura, mentre i vari strumenti di social networking consentono ai militanti di coordinare efficientemente la propria azione sul territorio. Anche rispetto ai media il ruolo dei cittadini in rete pare essere più attivo; questi ultimi infatti hanno la possibilità di effettuare agevolmente forme di pressione sui canali informativi principali grazie al sistema delle e-mail, ma possono anche spingersi oltre proponendo materiali propri, ad esempio una foto rubata o un filmato realizzato autonomamente, e candidarsi quindi a 29


divenire produttori di contenuti mediatici. Inoltre non bisogna dimenticare lʼopportunità di creare con semplicità dei piccoli canali di comunicazione, personali o di gruppo; se spesso il successo di esperimenti del genere, ad esempio dei vari blog, è effimero e momentaneo, nonché poco rilevante in termini numerici, è anche vero che, soprattutto a livello locale tra piccoli gruppi comunitari, essi possono davvero svolgere un importante ruolo di opinion–leadership. In realtà il matrimonio di interessi tra politica ed internet non ha ancora prodotto i miracolosi effetti che molti sia attendevano: se da un lato è infatti vero che il mezzo è il messaggio e che quindi, come ricorda Rodotà (2004: 24), non siamo di fronte a tecniche che si presentano come totalmente neutrali, dallʼaltro è opportuno ricordare che molto dipende dallʼuso che se ne fa. Attualmente la nuova frontiera è rappresentata dallʼimplementazione in rete degli strumenti di social networking, come myspace, facebook, ecc. e di decentralizzazione della comunicazione, i quali insieme allo streaming audio –video ed ai blog costituiscono le caratteristiche principali del web 2.0. Per quello che si è potuto osservare finora lʼeffetto delle nuove tecnologie dellʼinformazione e della comunicazione sulla politica non è stato tanto la creazione di nuove forme di partecipazione e di azione, quanto il fatto che esse abbiano favorito lo sviluppo ed il rafforzamento di preesistenti fenomeni di impegno civico. Questo è accaduto proprio grazie alle opportunità concesse dalla tecnologia, le quali hanno reso molto più rapido, immediato ed economico riunire, organizzare e gestire gruppi di persone intorno ad un tema o ad un progetto, come dimostra ad esempio la recente esperienza italiana del comico Beppe Grillo, il quale, dopo circa due anni nei quali si è guadagnato la fama di attivo blogger, è riuscito a portare alla ribalta mediatica il suo ʻmovimentoʼ e gli obiettivi perseguiti, coinvolgendo la società civile e riuscendo nel difficile incantesimo di trasformare i frequentatori del suo sito da internauti in cittadini in carne ed ossa, riuniti nelle principali piazze italiane per firmare una proposta di legge di iniziativa popolare. Lʼesempio di Grillo è interessante perché permette di intravedere il potenziale 30


di internet sul piano della mobilitazione politica, tuttavia il comico genovese ha dato vita ad un sito ed ha iniziato una presenza continuativa nella rete, adattandosi alla sua grammatica e sintassi, il che rappresenta già di per sé un modo molto diverso di approcciare internet rispetto a quello che si può normalmente rintracciare nelle esperienze di cui si sono fatte promotrici le istituzioni politiche. Se alcune fra queste sono state in grado di approdare ad un utilizzo corretto e fruttuoso del mezzo, molte altre hanno molto più demagogicamente continuato a magnificarne lʼelevato potenziale relazionale ed economico, agendo nella pratica per tentativi, con azioni a singhiozzo e contraddistinte da una scarsa continuità, cercando nella gran parte dei casi di servirsi della rete come se fosse una enorme cassa di risonanza, capace di amplificare la portata di eventi anche piccoli e di conferire loro quella patina necessaria per accedere al palcoscenico televisivo. In ogni caso il discorso sullʼuso di internet come strumento di comunicazione politica, la sua carica democratizzante e la portata degli effetti degli strumenti relazionali che lo popolano non si configurano come un processo unitario ed evolutivo, ma piuttosto assumono i connotati di una questione empirica. Obiettivo di questa ricerca è proprio indagare lʼuso che la politica istituzionale ha fatto della rete e delle sue tecnologie nel caso specifico delle campagne elettorali francesi della scorsa primavera.

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2_Comunicazione elettorale online: il caso francese

Dopo aver tracciato le coordinate teoriche lungo le quali muoversi per poter studiare la comunicazione elettorale online, è giunto il momento di presentare il caso oggetto di analisi. Lʼobiettivo di questo capitolo è quindi illustrare i risultati di una ricerca condotta personalmente in occasione delle ultime due campagne elettorali francesi, le presidenziali e le legislative del 2007, incentrata sullʼosservazione dei siti dei principali partiti e candidati in lizza. A tale scopo si procederà delineando le caratteristiche del panorama francese, fornendo le opportune indicazioni metodologiche ed infine presentando i dati ottenuti, suddividendoli a seconda che si tratti di informazioni riguardanti le presidenziali o le legislative.

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2.1_Breve introduzione alla V Repubblica

2.1.1_Il sistema politico francese

In seguito alla Rivoluzione Francese del 1789 lʼordinamento politico dʼoltralpe ha conosciuto una notevole instabilità istituzionale che ha prodotto nel corso dei secoli differenti regimi di governo, tra cui si annoverano ben cinque fasi repubblicane (cfr. Ventura, in Vassallo 2005: 93 – 126). La travagliata storia della democrazia francese inizia quindi con la nascita della I Repubblica (1792 – 1799) post–rivoluzionaria, unʼesperienza di breve durata, immediatamente interrotta per circa cinquantʼanni dallʼimpero napoleonico, dalla restaurazione della monarchia borbonica e dal regno ʻborgheseʼ di Luigi Filippo, seguito poi dalla II Repubblica (1848 – 1851) presieduta da Luigi Napoleone, ovvero il futuro Napoleone III, il quale, nellʼarco di soli tre anni, riuscirà ad impossessarsi del potere con un colpo di stato e a dar vita al Secondo Impero. È nel 1870, in seguito proprio alla caduta dellʼimpero di Napoleone III a causa della sconfitta nella guerra franco–prussiana, che inizia la più longeva fase repubblicana della storia di Francia, la terza (1975 1940), conclusasi solo con lʼimposizione del governo fantoccio di Vichy. Bisogna attendere la fine del secondo conflitto mondiale per poter assistere alla restaurazione di un pieno ordinamento democratico e repubblicano - il 1946, infatti, è lʼanno dellʼapprovazione della nuova costituzione che segna la nascita della IV Repubblica, unʼaltra esperienza che si rivelerà di breve respiro a causa dellʼelevata instabilità di governo derivante dalla crisi causata dalla guerra Algerina - ed il 1958 per giungere alla V e, per ora, ultima Repubblica.

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La costituzione del 1958 è il frutto di unʼelaborazione con procedura interna direttamente controllata dallʼesecutivo ed in particolare dallʼallora Presidente del Consiglio, il generale Charles de Gaulle. La personalità e lʼimpegno del generale hanno impresso una direzione netta al mutamento del sistema politico francese; la sua visione politica, già chiara nel 1946 ai tempi del famoso discorso di Bayeux6, è incentrata su cinque punti fondamentali: indipendenza del potere esecutivo dal legislativo, potere di controllo per il Parlamento, bicameralismo, rafforzamento dei poteri del Presidente, al quale si conferisce il diritto di sciogliere le camere in caso di crisi, e rappresentanza parlamentare delle comunità locali e dei dipartimenti dʼoltremare. Il sistema di governo così creato si caratterizza per un sostanziale rafforzamento dellʼesecutivo e per una razionalizzazione del parlamentarismo (cfr. Gentile, 2005 e Vassallo, 2005). Tuttavia il processo di revisione non può dirsi ultimato fino al 1962, quando, nel mese di ottobre, gli elettori approvano tramite referendum, un istituto particolarmente caro al Generale, lʼelezione del Presidente per suffragio diretto e quindi acconsentono ad un ampliamento del peso politico dei futuri capi dello stato, dando vita ad un ordinamento definito semipresidenziale, con un esecutivo bicefalo ed un bicameralismo parlamentare asimmetrico e sbilanciato. Se si analizza più a fondo il potere esecutivo francese, è presto evidente come esso ponga qualche problema nella definizione della maggioranza di governo: infatti il sistema elettorale francese, articolato in due turni per le elezioni presidenziali ed in due turni per le legislative, dà vita a due maggioranze: quella presidenziale, che nasce quando le varie parti politiche arrivate al secondo turno si schierano a favore di uno dei due candidati rimasti in corsa per lʼEliseo, e quella parlamentare, prodotta invece dai risultati delle votazioni del secondo turno delle legislative ed attribuita allo

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Celebre intervento del generale de Gaulle tenuto il 16 giugno del 1946, altrimenti detto dalla pubblicistica francese “La Constitution de Bayeux”, nel quale è possibile rintracciare i cardini della futura costituzione del 1958 e un preciso riferimento allʼinfluenza dei partiti sul sistema di governo francese (cfr. Gentile, 2005: 14).

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schieramento che ha conquistato la maggioranza dei seggi dellʼassemblea nazionale. Sebbene sia questʼultima ad essere definita governativa, il rapporto tra maggioranza presidenziale e maggioranza parlamentare è piuttosto complesso; in virtù di un principio non scritto della costituzione, il governo francese procede dal Presidente, il quale in buona sostanza ne costituisce la fonte legittimante. È possibile allora affermare che esiste una gerarchia tra le due maggioranze, la quale vede in posizione sovra–ordinata quella presidenziale rispetto alla parlamentare: se infatti il Presidente può ricorrere allo scioglimento delle camere nel momento in cui queste dovessero presentare una maggioranza discordante, il caso contrario non ha mai dato vita a mozioni di sfiducia del Presidente da parte del Parlamento (Vassallo, op. cit.). Il semplice fatto che il governo si riunisca allʼEliseo e sia presieduto dal capo dello stato può servire a rendere lʼidea dellʼasimmetria che caratterizza la relazione Presidente–Primo Ministro; inoltre la politica estera e la difesa nazionale divengono materie ad appannaggio esclusivo del Presidente, rafforzandone ulteriormente la posizione. Infine, qualora la maggioranza parlamentare sia avversa a quella presidenziale e si sia affermata in un momento successivo, si verifica quel fenomeno tipicamente francese che è detto ʻcoabitazioneʼ, avvenuta due volte - prima nel 1986 e poi nel 1993 - sotto la presidenza del socialista Mitterand con Chirac e Balladur Primi Ministri, ed una - dal 1997 al 2002 sotto quella di Chirac con il socialista Jospin come Primo Ministro. Tra gli effetti principali della cohabitation si segnala una diversa maniera di risolvere lʼasimmetria caratteristica della relazione Presidente-Primo Ministro, proprio in favore di questʼultimo, il quale dispone di una maggioranza parlamentare di cui è il capo ed il rappresentante. Se di primo acchito si potrebbe guardare alla coabitazione con sospetto, interpretandola come una possibile fonte di instabilità politica, essa nei suoi effetti reali smentisce ogni dubbio e dipinge un quadro totalmente diverso in cui, ponendo le visioni politiche dei due leader del sistema di governo in diretta comparazione, li sprona a tenere un condotta politica tale da non pregiudicarne poi la futura rielezione, offre una maggiore flessibilità istituzionale e garantisce una migliore corrispondenza 35


con la volontà elettorale rispetto al governo diviso (cfr. Pasquino, 2003: 126 – 127).

2.1.2_Il sistema partitico francese

Le novità introdotte nel 1962, la fine della guerra dʼAlgeria, lʼapprovazione degli accordi di Evian rendono chiare le finalità del programma gaulliano: istituzionalizzazione del potere presidenziale tramite la legittimazione dellʼelezione diretta popolare ed il consolidamento e la stabilizzazione del regime democratico. In realtà, la riorganizzazione del sistema partitico dopo la cura imposta dal Generale è evidente già in occasione del referendum del 1962, quando i partiti superstiti della IV Repubblica e le neoformazioni politiche sorte dopo il 1958 si schierano in blocchi favorevoli o contrari. I “cartel du non” e i “cartel du oui” rappresentano infatti le prime coalizioni ombrello, veri e propri poli capaci di aggregare al loro interno formazioni della destra contrapposte a quelle di sinistra. In questo periodo, proprio in seguito allʼintervento costituzionale di de Gaulle, si assiste ad unʼinedita, per la società francese, ma netta separazione della maggioranza dallʼopposizione ed una progressiva diminuzione del numero totale dei partiti. Questo sistema partitico si contraddistingue subito come un modello peculiare e, già alla fine degli anni ʼ70, Duverger ed altri commentatori lo battezzano con la fortunata espressione “quadriglia bipolare”, proprio per spiegare lʼorganizzazione di un sistema composto da quattro partiti principali, a loro volta accorpati in due grandi poli, uno di destra e uno di sinistra. I quattro grandi partiti che da quel momento si contendono le elezioni francesi sono la destra gaulliana, nelle sue varie formazioni, derivazioni e aggiornamenti, lʼUDF (Union pour la Démocratie Française), nato dal connubio tra posizioni liberiste, cristiane e socialdemocratiche, il PS (Parti Socialiste), organizzazione nata dalla sinistra non comunista francese, ed il PCF (Parti Communiste Français). Così, almeno fino agli anni ʼ80, il

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panorama politico francese è stato teatro di un progressivo ricompattamento dei vari soggetti politici intorno a quattro punti cardinali, a loro volta aggregati in due coalizioni rivali. Dagli anni ʼ80 in poi però si registra lʼavvento di nuove formazioni politiche che, pur disdegnando la definizione di partito, si organizzano e scendono in campo nella battaglia elettorale. Tale processo di nuova frammentazione è in parte collegabile al verificarsi di quella che fino ad allora era considerata solo unʼipotesi, la cohabitation. Seguendo lʼinterpretazione proposta da Sara Gentile, la storia politica della V Repubblica può essere letta come unʼalternanza tra fasi di presidenzializzazione, in cui il ruolo del Presidente si rafforza a scapito di quello dei partiti, i quali tendono ad accorparsi tra loro per acquisire rilevanza, e fasi di parlamentarizzazione, contestuali alle esperienze di coabitazione, durante le quali invece sono proprio i partiti a rafforzare la propria importanza ed a proliferare. A partire quindi da questo momento inizia un nuovo periodo di frammentazione partitica in cui le istanze della destra nazionalistica riescono a confluire in una nuova formazione, il Front National (FN) e quelle del movimento ambientalista nei Verdi francesi (cfr. Gentile, op. cit.). Per quanto riguarda la storia recente, il Presidente uscente nella primavera di questʼanno è il neo–gaullista Chirac, eletto nel 2002 dopo una storica tornata elettorale in cui, tra il primo ed il secondo turno, egli dà vita ad un nuovo grande partito, Union pour la Majorité Présidentielle, poi divenuto Union pour un Mouvement Populaire (UMP), in cui confluiscono il vecchio Rassemblement pour la République (RPR), Democrazia liberale di Madélin e parte dellʼUDF. Lʼevento che segna indelebilmente le presidenziali di cinque anni fa è il passaggio al secondo turno del leader del Front National, JeanMarie Le Pen, e la conseguente clamorosa sconfitta subita da Lionel Jospin, allʼepoca Primo Ministro. A quel punto la sinistra, prima frammentata poi compatta e unita, invita i propri elettori a ʻmettersi i guantiʼ e a votare per Chirac, il quale riesce così a raggiungere lʼ82% delle preferenze. Il passo successivo sono le dimissioni di Jospin, la nomina di Raffarin a Primo

37


Ministro e la conquista della maggioranza in Assemblea Nazionale per lʼUMP.

Risultati delle elezioni Presidenziali Candidati I turno II turno Nicolas Sarkozy 31,18% 53,06% Ségolène Royal 25,87% 46,94% François Bayrou 18,57% Jean-Marie Le Pen 10,44% Marie-George Buffet 1,93% Dominique Voynet 1,57% Olivier Besancenot 4,08% Arlette Laguiller 1,33% José Bové 1,32% Philippe de Villiers 2,23% Frederic Nihous 1,15% Gerard Schivardi 0,34% Nicolas Dupont-Aignan Nicolas Miguet Tabella 1 _ Risultati delle elezioni Presidenziali 20077(cfr. http://www.interieur.gouv.fr/)

Il periodo oggetto di questo studio è ancora più recente e riguarda il doppio appuntamento elettorale di questʼanno, per il quale sono state presentate quattordici candidature allʼEliseo (due delle quali, quella di Dupont-Aignan e quella di Miguet, sono però state ritirate il 16 marzo per mancanza del numero di firme necessarie) e ben otto partiti, poi ulteriormente aumentati a causa della creazione delle neoformazioni centriste MoDem e Nouveau Centre, in lizza per le legislative. La sfida più interessante è stata senza dubbio quella delle presidenziali. I candidati che realisticamente avevano qualche possibilità di accedere al secondo turno erano tre: Nicolas Sarkozy, il favorito ex-ministro dellʼinterno del governo uscente, Ségolène Royal, la sfidante socialista, ed il ʻterzo incomodoʼ, François Bayrou, centrista speranzoso di ottenere la stessa sorte del leader della destra nazionalista nel 2002 (in considerazione del passato prossimo si è comunque prestata molta attenzione anche a Jean-Marie Le 7

A causa dellʼiniziale esclusione dal monitoraggio dei siti di Frederic Nihous e Gerard Schivardi, sono disponibili al riguardo i soli dati relativi alla rilevazione immediatamente antecedente al primo turno.

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Pen e alla sua campagna). Questa volta però il ballottaggio non ha riservato sorprese: Sarkozy si è trovato di fronte lʼavversaria naturale, Ségolène Royal e, come prevedevano tutti i sondaggi, lʼha battuta con il 53,06% delle preferenze. Le elezioni legislative hanno poi confermato il successo dellʼUMP, che ha ottenuto la maggioranza dei seggi con il 46,37% dei voti, sostanzialmente confermando la sconfitta socialista.

Risultati delle elezioni Legislative Partiti U.M.P. P.S. U.D.F. – Mouvement Démocrate F.N. P.C.F. LES VERTS RADICAL DE GAUCHE REGIONALISTE MAJORITE PRESIDENTIELLE DIVERS DROITE DIVERS

Seggi 313 186 3 0 15 4 7 1 22 9 1

Tabella 2_Risultati delle elezioni legislative 2007 (cfr. http://www.interieur.gouv.fr/)

2.2_Indicazioni metodologiche

Il progetto di studiare la comunicazione elettorale online dei partiti francesi e dei loro leader si configura come una ricerca complessa e laboriosa. Sebbene si tratti di unʼanalisi basata principalmente su un metodo quantitativo, la natura dellʼoggetto di studio, la sua complessità e

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multidimensionalità hanno imposto un ulteriore approfondimento di tipo qualitativo per poter realmente arrivare ad una visione critica del fenomeno in esame. Sul versante quantitativo sono state condotte sette osservazioni8 in momenti differenti dei vari siti9, per un totale di circa quattro mesi di monitoraggio (dal 20 febbraio al 17 giugno); in particolare, delle tre riguardanti i candidati alle presidenziali, due - realizzate rispettivamente entro il 15 di marzo ed il 22 di aprile - coinvolgono lʼintera rosa dei candidati, mentre lʼultima - conclusasi il 4 maggio, congiuntamente al secondo turno elettorale - si riferisce solo alle piattaforme di Sarkozy e Royal, i due sfidanti superstiti. Inoltre durante il periodo della campagna presidenziale sono state condotte due osservazioni dei siti dei partiti, anchʼesse in corrispondenza del primo e del secondo turno elettorale. Per quanto riguarda le legislative, invece, si è proceduto con due rilevazioni dei siti di tutti i partiti coinvolti, condotte in occasione del primo e del secondo turno elettorale, concluse rispettivamente il 10 ed il 17 giugno di questʼanno. Al fine di poter raccogliere dati omogenei e comparabili tra loro si è utilizzato uno strumento di analisi unico in tutte le occasioni. La scheda di rilevazione usata è stata costruita dal Dott. Vaccari in occasione dellʼappuntamento elettorale italiano dello scorso anno e successivamente aggiornata dallo stesso autore per poter registrare fedelmente lʼevoluzione delle tecniche di comunicazione politica e delle tecnologie web intercorse in circa un anno. La scheda di rilevazione (cfr. Appendice B) è strutturata in tre macrosezioni, composte da 80 voci complessive, delle quali 76 prevedono tre risposte alternative - sì, no oppure altro – e si propongono lʼobiettivo di registrare la presenza di una particolare caratteristica del sito in esame (nei

8

Per un ulteriore approfondimento, si rimanda al disco allegato (Appendice C.2) tramite il quale è possibile consultare direttamente tutte le schede di rilevazione compilate per questa ricerca. 9 Per un elenco completo di tutti i siti inclusi nel monitoraggio cfr. Appendice A.

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casi in cui il riscontro è stato positivo si è attribuito alla singola voce un punteggio pari a uno, viceversa non si attribuiva alcun punteggio). Per le restanti quattro voci, la risposta è un valore numerico, riferito, a seconda del caso, a durate temporali o al numero medio di notizie pubblicate al giorno. La

prima

macrosezione

è

quella

denominata

Strumenti

di

Informazione, il cui obiettivo è misurare lʼofferta informativa tradizionale, quella in modalità push e la capacità di targeting di ogni sito; a tale scopo sono stati presi in considerazione aspetti quali lʼofferta informativa riguardo il partito ed il candidato, il programma, la legge elettorale, lʼinvio di newsletters differenziate

o

meno,

lʼuso

di

feed

RSS,

lʼesistenza

di

pagine

specificatamente ideate per soddisfare le richieste di particolari categorie tematiche, fasce di età, gruppi identitari, ecc. La seconda, Strumenti di Partecipazione, si propone di verificare la presenza di tre dimensioni fondamentali della comunicazione politica in internet: il grado di interattività online, rivelato dalla presenza di sondaggi, chat e forum liberi e/o con i candidati, blog, wiki, ecc; la capacità di mobilitazione delle proprie risorse, rilevabile attraverso la presenza di aree riservate ai volontari, di mezzi di diffusione dei contenuti del sito, della possibilità di iscriversi al partito come militanti, di richieste di contributi e donazioni, di proposte di acquisto di gadget politici; infine il livello di decentralizzazione raggiunto grazie al social networking, alle possibilità di coordinamento online dellʼattività sul campo, allʼeventuale invio di materiali prodotti dai militanti, alla creazione di blog di sostegno da parte degli utenti. Lʼultima macrosezione è quella denominata Professionalità, il cui scopo è quello di valutare i lati tecnici e strutturali del sito, come il design e la multimedialità (presenza di foto, grafica, musica di sottofondo, splash pages, file audio e video scaricabili o in streaming, giochi, ecc), lʼaccessibilità (determinata dallʼadempimento dei parametri dello standard del consorzio W3C, dellʼaccesso per i disabili e della traduzione in lingue straniere), la navigabilità (implementazione di un motore di ricerca interno, pubblicazione di una mappa o di una guida alla navigazione, ecc.) e la freschezza negli aggiornamenti. 41


La scheda così costruita è in grado, in linea teorica, di disegnare tre strutture tipiche di siti, cui corrispondono altrettante categorie di utenti. Il primo è il cosiddetto ʻbiglietto da visitaʼ, vale a dire un prodotto prevalentemente costituito da grafica e testi, il cui obiettivo è rivolgersi ad utenti ʻinteressatiʼ, decisi a votare ma ancora incerti per chi, alla ricerca di materiale riguardo la storia di partiti e candidati, di video e programmi. Vi è poi unʼaltra tipologia, quella ʻeditorialeʼ, che punta tutto sullʼofferta di contenuti aggiornati di stampo giornalistico e trova il suo pubblico naturale tra quegli elettori ʻimpegnatiʼ che desiderano sostenere un candidato o un partito e navigano alla ricerca di notizie fresche, di possibilità di confronto con altri simpatizzanti e di mailing list per tenersi aggiornati. Infine il sito ʻinterattivoʼ disegnato per internauti ʻcoinvoltiʼ, veri e propri militanti, o aspiranti tali, che vogliono impegnarsi concretamente per il buon esito della campagna elettorale.

Lʼessenza

di

questa

tipologia

è

tutta

nelle

opportunità

organizzative e di partecipazione attiva messe a disposizione grazie a strumenti come blog, wiki, mailing list differenziate, piattaforme di social networking, ecc. Ovviamente i siti analizzati non hanno mai presentato alcuna di queste forme pure, ma sono sempre risultati essere il prodotto dellʼutilizzo congiunto delle tre modalità comunicative presentate; tuttavia, grazie a questa tripartizione, è possibile rilevare la prevalenza di un aspetto su un altro nei vari siti, e quindi riuscire ad identificare una tendenza comune. Per quanto concerne invece lʼimpiego di metodi di indagine qualitativa, in questa ricerca si è scelto di integrare i già numerosi dati ottenuti con alcune interviste, nelle quali si è chiesto ai responsabili delle strategie online di partiti e candidati di rispondere a domande riguardanti lʼuso di internet così come essi lo avevano pianificato per la comunicazione elettorale di cui erano stati incaricati. Si tratta di cinque interviste libere a risposta aperta della durata media di circa trenta – quaranta minuti, basate sulla medesima traccia, condotte telefonicamente e registrate in formato digitale durante il mese di settembre 2007. Tale contributo, più che fornire dati, offre un punto di vista interno alla comunicazione politico–elettorale online e notevoli spunti 42


di riflessione che si dimostreranno molto utili nel momento di trarre le conclusioni. Inoltre si è proceduto con lʼinclusione di unʼulteriore metodologia dʼindagine qualitativa, lʼosservazione partecipante, condotta per investigare un particolare aspetto della campagna elettorale presidenziale, ovvero lo sbarco di alcuni candidati fra i più conosciuti sul mondo virtuale Second Life; a tale questione, in virtù della peculiare natura dellʼoggetto di analisi si è deciso di dedicare uno specifico capitolo, cui si rimanda per qualsiasi riferimento ed approfondimento.

2.3_Alla conquista dellʼEliseo: siti internet ed elezioni presidenziali

Il monitoraggio della comunicazione online della prima campagna elettorale della lunga primavera francese ha coinvolto inizialmente i siti dei quattordici candidati, poi ridotti a dodici, per un periodo complessivo di circa tre mesi (dalla fine di febbraio allʼinizio di maggio) durante i quali sono state ripetute tre valutazioni, di cui la prima si è conclusa il 15 marzo, la seconda il 22 aprile e la terza, riguardante i soli due sfidanti decretati dal ballottaggio, il 5 maggio con la vittoria di Nicolas Sarkozy. Riportando i punteggi conseguiti da ogni candidato in valore percentuale è possibile procedere ad unʼefficace presentazione dei dati raccolti. Il primo aspetto che si desidera segnalare allʼattenzione del lettore è relativo alla qualità complessiva riportata dai siti, ovvero quella derivante dalla somma dei valori ottenuti da ognuna nelle tre sezioni - informazione, partecipazione e professionalità - che compongono la scheda dʼanalisi.

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Qualità complessiva dei siti dei candidati10 Candidati Valore Nicolas Sarkozy 68% Ségolène Royal 65% François Bayrou 55% Jean-Marie Le Pen 36% Marie-George Buffet 64% Dominique Voynet 60% Olivier Besancenot 58% Arlette Laguiller 29% José Bové 47% Philippe de Villiers 46% Frederic Nihous 30% Gerard Schivardi 26% Nicolas Dupont-Aignan 35% Nicolas Miguet 30% Media 46% Tabella 3_Qualità complessiva dei siti dei candidati

Osservando la tabella numero tre è possibile avere una prima idea riguardo il massimo grado di completezza raggiunto dai siti messi in rete dai candidati alla carica presidenziale: la prima evidenza riguarda il primato raggiunto da Nicolas Sarkozy, attraverso il suo sito di supporto, con un ottimo punteggio, che sfiora quasi il 70%, e successivamente Ségolène Royal, la quale, esattamente come è accaduto in occasione della competizione elettorale, si dimostra seconda solo al Presidente attualmente in carica. Il punteggio minimo è invece quello registrato dal sito di Arlette Laguiller, immediatamente seguita da Nihous e Miguet, tutti e tre intorno alla non esaltante percentuale del 30. Dallʼanalisi è emerso che, in media, i quattordici siti presi in esame durante questa ricerca soddisfano circa il 46% delle voci inserite nella scheda, tuttavia sei dei quattordici siti non riescono a raggiungere il valore medio. 10

Le percentuali espresse in questa tabella fanno riferimento allʼultima rilevazione effettuata, ovvero al 22 aprile per tutti i candidati tranne Royal e Sarkozy, per i quali il termine considerato è il 5 maggio. In ogni caso, nel corso di questo capitolo quando si presenteranno dei dati complessivi, essi saranno sempre da intendersi come riferiti allʼultima rilevazione effettuata. In caso contrario sarà riportata in tabella la rilevazione presa in esame.

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Potrebbe essere interessante a questo punto scomporre i dati ottenuti, in modo da poter scoprire quanto la comunicazione messa in atto dai vari candidati sia stata performante al livello di offerta informativa, di strumenti di partecipazione e di grado di professionalità raggiunto.

Strumenti di informazione: qualità complessiva Candidati Valore Nicolas Sarkozy 70% Ségolène Royal 63% François Bayrou 50% Jean-Marie Le Pen 60% Marie-George Buffet 63% Dominique Voynet 67% Olivier Besancenot 63% Arlette Laguiller 37% José Bové 53% Philippe de Villiers 60% Frederic Nihous 37% Gerard Schivardi 43% Nicolas Dupont-Aignan 47% Nicolas Miguet 40% Media 54% Tabella 4_Strumenti di informazione: qualità complessiva

Per quanto riguarda lʼaspetto informativo, la tabella 4 mette in evidenza in che misura i candidati hanno offerto ai propri elettori strumenti per tenersi sempre aggiornati sullʼandamento della campagna elettorale. Anche in questo caso il primo della classe è risultato Nicolas Sarkozy, con lʼaltissima percentuale del 70, immediatamente seguito dal verde Voynet, il cui sito soddisfa il 67% delle voci relative. Ségolène Royal invece registra 63 punti percentuali per il suo Désirs dʼAvenir, ovvero circa due punti meno della qualità complessiva stimata (cfr. Tabella 3); i siti più carenti sotto questo aspetto si sono rivelati essere quelli di Arlette Laguiller e Frederic Nihous, entrambi al 37%, ovvero un punteggio ben al di sotto della media, la quale ha registrato la presenza di circa il 54% degli elementi inseriti nella scheda di valutazione. Inoltre, dei quattordici siti oggetto dʼanalisi, sette hanno riportato

45


valori sotto la media e cinque non sono riusciti a soddisfare neppure la metà delle voci.

Strumenti di partecipazione: qualità complessiva Candidati Valore Nicolas Sarkozy 60% Ségolène Royal 67% François Bayrou 53% Jean-Marie Le Pen 3% Marie-George Buffet 63% Dominique Voynet 40% Olivier Besancenot 47% Arlette Laguiller 10% José Bové 37% Philippe de Villiers 30% Frederic Nihous 13% Gerard Schivardi 10% Nicolas Dupont-Aignan 20% Nicolas Miguet 7% Media 33% Tabella 5_Strumenti di partecipazione: qualità complessiva

Professionalità: qualità complessiva Candidati Valore Nicolas Sarkozy 74% Ségolène Royal 65% François Bayrou 61% Jean-Marie Le Pen 43% Marie-George Buffet 65% Dominique Voynet 74% Olivier Besancenot 65% Arlette Laguiller 39% José Bové 52% Philippe de Villiers 48% Frederic Nihous 39% Gerard Schivardi 26% Nicolas Dupont-Aignan 39% Nicolas Miguet 43% Media 52% Tabella 6_Professionalità: complessiva

qualità

Per quanto concerne la scelta di inserire sulla propria piattaforma web alcuni strumenti che rendessero possibile una maggiore partecipazione ai cittadini, la tabella 5 registra una situazione piuttosto differente dalla precedente. È il sito della socialista in questo caso ad aggiudicarsi il titolo del più completo sotto il profilo partecipativo ed interattivo, attestandosi ad un livello del 67%, seguito poi da quello della comunista Buffet, 63%, e quindi da quello del rivale Sarkozy, 60%. È interessante notare come il peggiore tra tutti, con appena il 3%, non sia stato il sito di uno dei cosiddetti candidati minori, ma quello del leader del Front National, Jean-Marie Le Pen, seguito da Miguet, Schivardi e Laguiller, tutti con punteggi inferiori al 10%. In questo caso la media riscontrata tra i quattordici casi in analisi è stata del 33%, il valore più basso finora registrato e decisamente inferiore ad unʼipotetica sufficienza. Inoltre si segnala la presenza di ben dieci siti al di sotto della soglia del 50%.

46


Infine rimane da valutare la situazione riscontrata al livello della professionalità messa in rete dai candidati nella costruzione dei propri siti internet. I valori in questo caso sono decisamente più elevati di quelli riguardanti lʼofferta di partecipazione, come risulta evidente dalla tabella numero 6. I siti che presentano il miglior design, unʼottima accessibilità e navigabilità sono quelli di Nicolas Sarkozy e di Dominique Voynet, entrambi capaci di soddisfare il 74% delle voci della scheda, mentre il peggiore si è dimostrato Gerard Schivardi, il cui sito si è attestato ad uno scarsissimo 26%. La media della qualità al livello di professionalità dei siti dei candidati è risultata comunque pari al 52%, quindi una percentuale superiore allʼipotetica sufficienza; la metà dei siti oggetto di analisi ha riportato dei punteggi leggermente al di sotto della media, anche se, a differenza del caso precedente, si è trattato sempre di valori abbastanza alti, compresi, ad eccezione di quello del sito di Schivardi, tra il 39 ed il 50%. Dai dati presentati nelle tabelle 4, 5 e 6 è possibile evincere alcune considerazioni: in primo luogo le medie dei punteggi riportati dimostrano che lʼaspetto sul quale i candidati hanno concentrato lʼattenzione nella costruzione dei siti è stato quello informativo, la seconda preoccupazione è stata quella di confezionare lʼofferta messa a disposizione degli utenti in un prodotto caratterizzato da un buon design e da navigabilità ed accessibilità discrete. Appare invece abbastanza chiaro che la dimensione più problematica sia quella partecipativa, spesso ignorata totalmente da alcuni dei candidati o approntata ad un livello insufficiente. Tuttavia, per poter avere una visione globale dellʼevoluzione dei siti dei contendenti nella corsa allʼEliseo, può essere utile proporre i dati raccolti organizzandoli in base alla data della relativa rilevazione, in modo da rivelare le principali variazioni che si sono succedute nel corso di circa tre mesi.

Qualità complessiva dei siti dei candidati Candidati I II III Nicolas Sarkozy 52% 66% 68% Ségolène Royal 64% 65% 65% François Bayrou 52% 55%

Var. 16% 1% 5%

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Jean-Marie Le Pen Marie-George Buffet Dominique Voynet Olivier Besancenot Arlette Laguiller José Bové Philippe de Villiers Frederic Nihous Gerard Schivardi Nicolas Dupont-Aignan Nicolas Miguet Media

32% 63% 50% 53% 28% 41% 41% 30% 26% 44%

36% 64% 60% 58% 29% 47% 46% 30% 26% 35% 30% 46%

67%

4% 1% 10% 6% 1% 7% 5% 5% 4% 5%

Tabella 7_Qualità complessiva dei siti dei candidati: evoluzione temporale e variazione.

La tabella 7 mette a confronto i risultati ottenuti dalle due rilevazioni - tre per la Royal e Sarkozy - mettendo in evidenza come tra la fine del mese di febbraio ed il 22 aprile le performance dei siti abbiano dimostrato un incremento nella qualità generale quantificabile intorno al 5%. Si è trattato di una variazione che è arrivata al massimo ad un aumento di 16 punti percentuali per quanto riguarda il sito dellʼattuale Presidente francese, il quale dal 52 arriva a segnare un punteggio del 68%, attestandosi così come il sito nel complesso migliore. Lʼincremento è stato sostanziale per numerosi candidati, i cui staff hanno in generale continuato a lavorare sui propri prodotti per tutta la durata della campagna presidenziale, apportando migliorie fino a registrare variazioni positive superiori alla media in otto casi su quattordici, con punteggi anche del 10 o del 7%, rispettivamente per Voynet e Bové. Eʼ possibile analizzare meglio questo dato scomponendolo in modo da poter quantificare la variazione al livello di ogni singola dimensione contemplata nella scheda ed in funzione del periodo di analisi.

Strumenti di informazione: qualità complessiva Candidati I II III Var. Nicolas Sarkozy 53% 63% 70% 17% Ségolène Royal 60% 60% 63% 3% François Bayrou 50% 50% 0% Jean-Marie Le Pen 57% 60% 3%

48


Marie-George Buffet Dominique Voynet Olivier Besancenot Arlette Laguiller José Bové Philippe de Villiers Frederic Nihous Gerard Schivardi Nicolas Dupont-Aignan Nicolas Miguet Media

63% 50% 57% 37% 50% 47% 33% 40% 50%

63% 67% 63% 37% 53% 60% 37% 43% 47% 40% 53%

67%

0% 17% 7% 0% 3% 13% 13% 0% 6%

Tabella 8_Strumenti di informazione: evoluzione temporale e variazione.

Se si osserva la tabella numero otto, è possibile notare come lʼofferta di strumenti di informazione da parte dei siti dei candidati sia andata progressivamente aumentando nel corso della campagna elettorale fino a far registrare variazioni tra la prima e lʼultima rilevazione che vanno da i 17 punti percentuali di Nicolas Sarkozy e Voynet, ai 13 di de Villiers e Dupont-Aignan, allo 0% di François Bayrou, Marie-George Buffet e Nicolas Miguet, per un valore medio pari ad un incremento del 6%. Tale valore in realtà scaturisce da una distribuzione delle variazioni sbilanciata verso gli estremi: infatti la tabella mostra chiaramente come i candidati abbiano optato per una tra due scelte antitetiche, ovvero lasciare il tutto più o meno inalterato - in sette casi si sono registrati aumenti compresi tra lo 0 ed il 3% - oppure operare cospicue integrazioni - in quattro infatti hanno incrementato gli strumenti informativi dal 13 al 17%.

Professionalità: qualità complessiva Candidati I II III Nicolas Sarkozy 57% 74% 74% Ségolène Royal 65% 65% 65% François Bayrou 57% 61% Jean-Marie Le Pen 57% 43% Marie-George Buffet 65% 65% Dominique Voynet 70% 74% Olivier Besancenot 61% 65% Arlette Laguiller 35% 39% José Bové 39% 52% Philippe de Villiers 39% 48%

Var. 17% 0% 4% 3% 0% 4% 7% 4% 13% 9%

49


Frederic Nihous Gerard Schivardi Nicolas Dupont-Aignan Nicolas Miguet Media

39% 35% 50%

Tabella 9_Professionalità: variazione.

39% 26% 39% 43% 52%

evoluzione

70%

0% 9% 6%

temporale

e

Molto simile anche la situazione per quanto riguardo il livello di professionalità. La tabella 9 mostra un aumento medio dei punteggi conseguiti in questo settore dellʼordine del 6% e, anche in questo caso, se pure in maniera meno netta, si tratta di un valore dato dal posizionamento delle singole variazioni sugli estremi: la maggior parte dei candidati ha scelto di mantenere grosso modo invariato lʼaspetto del proprio sito, apportando al massimo qualche minima aggiunta (non più del 4%), mentre i restanti hanno preferito intervenire in modo più massiccio arrivando, in occasione dellʼultima rilevazione, a far registrare variazioni positive comprese tra i nove ed i diciassette punti percentuali.

Strumenti di partecipazione: qualità complessiva Candidati I II III Var. Nicolas Sarkozy 47% 60% 60% 13% Ségolène Royal 67% 70% 67% 0% François Bayrou 50% 53% 3% Jean-Marie Le Pen 3% 3% 0% Marie-George Buffet 60% 63% 3% Dominique Voynet 30% 40% 10% Olivier Besancenot 40% 47% 7% Arlette Laguiller 13% 10% -3% José Bové 33% 37% 4% Philippe de Villiers 37% 30% -7% Frederic Nihous 13% Gerard Schivardi 10% Nicolas Dupont-Aignan 17% 20% 3% Nicolas Miguet 3% 7% 3% Media 33% 33% 63% 3% Tabella 10_Strumenti temporale e variazione.

di

partecipazione:

evoluzione

50


Peculiare invece la situazione rappresentata nella tabella 10, che descrive le variazioni registrate nellʼambito degli strumenti di partecipazione messi a disposizione degli internauti. Per quanto concerne questo aspetto, infatti, si assiste ad una variazione positiva media di soli 3 punti percentuali, valore sul quale si attestano i siti di ben cinque candidati, mentre solo Sarkozy, Voynet e Besançonet hanno apportato modifiche consistenti, soddisfacendo in occasione dellʼultima rilevazione rispettivamente il 13, il 10 ed il 7% di voci in più della scheda di valutazione. Particolarmente interessante poi sembra essere un fenomeno non verificatosi nelle altre aree: una variazione di segno inverso, vale a dire negativa, per quanto riguarda i siti di Arlette Laguiller e Philippe de Villiers, i quali, invece di migliorare col passare del tempo e con lʼapprossimarsi del momento del voto, hanno subito un peggioramento di tre e sette punti percentuali, dovuto alla scomparsa nel primo caso dellʼarea riservata ai volontari e nel secondo delle possibilità di iscriversi online al partito e di effettuare donazioni telematiche. È opportuno però sottolineare che entrambi i siti atipici si sono qualificati sin dallʼinizio come alcuni tra i peggiori dal punto di vista dellʼofferta di partecipazione, quindi la rimozione di tali strumenti lascerebbe pensare che gli staff dei relativi candidati, accortisi di non riuscire ad

ottenere

dei

buoni

risultati

al

livello

di

interazione

online

e

decentralizzazione della comunicazione, abbiano optato per concentrarsi sulle parti più performanti. Sebbene le presidenziali, essendo elezioni per una carica monocratica, coinvolgano direttamente i singoli candidati, non bisogna pensare che i partiti siano restati in disparte: a questo proposito è parso interessante osservare come queste istituzioni si sono comportate in rete in occasione del primo appuntamento elettorale. A tale scopo sono stati presi in considerazione otto partiti, UMP, PS, UDF, PCF, Verts, Front National e Radicales de Gauche, i cui siti sono stati monitorati due volte: la prima nel periodo compreso tra il 20 di febbraio ed il 15 marzo, la seconda tra il 16 ed il 22 di aprile.

51


Qualità complessiva dei siti dei partiti_I rilevazione Partiti Valore UMP 66% Parti Socialiste 76% PCF 49% UDF 36% Verts 52% Front National 44% MPF 31% Radicales de Gauche 62% Media 52% Tabella 11_Qualità complessiva dei siti dei partiti: I rilevazione (20/02/07 – 15/03/07)

I risultati del primo monitoraggio dei siti dei partiti ha prodotto risultati interessanti; se infatti si osservano le percentuali riscontrate è presto evidente come questi si siano presentati già pronti per il primo appuntamento elettorale. La qualità raggiunta in media si aggira intorno al 52%, percentuale piuttosto significativa se si considera il contesto di riferimento: infatti, oltre ad essere superiore rispetto a quella registrata nel medesimo arco temporale dai siti dei candidati, essa è frutto di quattro punteggi superiori al 50% - nel caso del Parti Socialiste si arriva addirittura a sfiorare lʼ80% - e di altri due di poco inferiori, compresi tra il 44 ed il 49%, mentre i valori minimi registrati, il 31% attribuito allʼMPF ed il 36

dellʼUDF, rappresentano un poʼ le note

stonate.

Qualità complessiva dei siti dei partiti_II rilevazione Partiti Valore UMP 70% Parti Socialiste 76% PCF 55% UDF 39% Verts 56% Front National 49% MPF 39% Radicales de Gauche 58% Media 55% Tabella 12_Qualità complessiva dei siti dei partiti: II rilevazione (15/03/07 – 22/04/07)

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Inoltre, il già buon punteggio medio della I rilevazione subisce un aumento di tre punti percentuali il mese successivo in occasione della seconda analisi (cfr. Tabella 12). Nel mese di aprile sono i siti più deboli a far registrare gli aumenti più significativi grazie allʼaggiunta di alcune funzioni in grado di soddisfare le voci della scheda, in particolare gli incrementi maggiori sono stati quelli relativi ai siti dellʼMPF - più 8% - del PCF - più 6% - e del Front National - più 5%.

Strumenti di Informazione Partiti I II UMP 75% 81% Parti Socialiste 72% 72% PCF 63% 69% UDF 41% 41% Verts 59% 66% Front National 63% 63% MPF 56% 63% Radicales de Gauche 66% 56% Media 62% 64%

Var. 6% 0% 6% 0% 7% 0% 7% -10% 2%

Tabella 13_Strumenti di informazione: evoluzione temporale e variazione

Eʼ possibile scomporre i dati fin qui ottenuti in funzione delle tre macroaree in cui è suddiviso lo strumento dʼanalisi prescelto. Se si considerano gli strumenti di informazione (cfr. Tabella 13) messi a disposizione dai partiti sulle proprie piattaforme web, si nota immediatamente che si tratta di un aspetto sicuramente molto curato: a parte lʼUDF, nessuno dei siti ha conseguito un punteggio inferiore al 50 ed in quattro - UMP, PCF, Verts e MPF - si sono preoccupati di mettere mano ai propri prodotti e di migliorarli in maniera quantitativamente rilevante, facendo così registrare un mese dopo punteggi superiori del 6 – 7%.

Professionalità Candidati I UMP 61% Parti Socialiste 70% PCF 65%

II 61% 70% 70%

Var. 0% 0% 5%

53


UDF Verts Front National MPF Radicales de Gauche Media

30% 48% 52% 26% 57% 51%

39% 52% 61% 30% 57% 55%

9% 4% 9% 4% 0% 4%

Tabella 14_Professionalità: evoluzione temporale e variazione.

Anche le dimensioni della presentazione grafica e dellʼaccessibilità e navigabilità sembrano essere state studiate a fondo dai siti in esame; infatti in questo settore i punteggi medi riscontrati (cfr. Tabella 14) partono da un iniziale 51% che, nel giro di un mese, subisce un incremento di quattro punti percentuali; in particolare il valore più alto è stato registrato dal partito socialista francese, il quale, pur non apportando modifiche allʼassetto del proprio sito, si attesta fin dal principio su un ottimo 70%, primato eguagliato poi dal partito comunista il mese successivo. Fanalini di coda, invece, UDF e MPF, i quali da deludenti 30 e 26% iniziali riescono infine a raggiungere quota 39 e 30%. A tale proposito si segnala che del 9% è stata la variazione più sensibile rilevata in questʼarea, attribuita allʼUDF ed al Front National.

Strumenti di partecipazione Candidati I II UMP 63% 67% Parti Socialiste 87% 87% PCF 20% 27% UDF 37% 37% Verts 50% 50% Front National 17% 23% MPF 10% 23% Radicales de Gauche 63% 60% Media 43% 47%

Var. 4% 0% 7% 0% 0% 6% 13% -3% 4%

Tabella 15_Strumenti di partecipazione: evoluzione temporale e variazione.

Infine è il momento di considerare la dimensione inerente la pubblicazione in rete di strumenti di partecipazione. Come si evince dalla tabella 15, il punteggio più alto è quello fatto registrare dal Parti Socialiste, il quale sin dal principio si attesta su un ottimo 87%, riuscendo così a soddisfare la maggior parte delle voci riguardanti interattività, mobilitazione 54


delle risorse e decentralizzazione della comunicazione. Tuttavia appare evidente che si tratta di un caso isolato: su otto partiti presi in esame solo quattro (Ps, UMP, Verts e Radicales de Gauche) presentano un valore maggiore o uguale al 50%, mentre gli altri fanno registrare punteggi intorno al 30%, dimostrando di avere prestato poca attenzione alle possibilità di partecipazione offerte da internet. In particolare questa tendenza sembra accentuata per quanto riguarda i due partiti di destra, il Front National e MPF, i quali sebbene si sforzino di migliorare la situazione, riuscendo ad ottenere punteggi superiori rispettivamente del 6 e del 13%, continueranno fino alla fine a pagare il gap creato da punteggi iniziali scarsissimi, inferiori in entrambi i casi al 15%. Si segnala infine il dato relativo ai Radicales de Gauche, il cui sito, contrariamente alla tendenza riscontrata tra gli altri, ha presentato dei valori sempre decrescenti, passando nellʼarco di un mese da un iniziale 62% complessivo al 58%.

2.4_Obiettivo Assemblea Nazionale: analisi dei siti dei partiti

Come si è detto in precedenza, la Francia questʼanno ha vissuto una stagione elettorale molto lunga, a causa del susseguirsi delle elezioni presidenziali e legislative nellʼarco di tre mesi. Sebbene si sia potuto rilevare che proprio in occasione del primo appuntamento, ovvero il voto presidenziale, si è verificato il maggior fermento al livello di comunicazione politica online, e non solo, anche le campagne messe in atto per le legislative hanno riservato non poche sorprese.

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Qualità complessiva dei siti dei partiti_III rilevazione Partiti UMP Parti Socialiste PCF UDF Verts Front National MPF Radicales de Gauche Media

Valore 61% 70% 49% 40% 58% 49% 36% 46% 51%

Tabella 16_Qualità complessiva dei siti dei partiti: III rilevazione (04/06/07 – 10/06/07)

La metodologia di analisi impiegata in questo caso è la stessa descritta in precedenza, ciò che cambia però sono gli oggetti di analisi: trattandosi di elezioni legislative il focus è passato dai siti dei candidati a quelli dei partiti (UMP, Parti Socialiste, Parti Communiste Français, Front National, UDF, MPF, Verts e Radicales de Gauche). Anche in questo caso è stato possibile ripetere lʼosservazione due volte: una nel periodo compreso tra il 4 ed il 10 giugno, terminata in corrispondenza del I turno elettorale, e lʼaltra tra il 16 ed il 22 giugno, in corrispondenza del secondo. Si è scelto inoltre di numerare progressivamente questi monitoraggi rispetto alle precedenti rilevazioni condotte sui partiti nellʼambito delle presidenziali. La tabella 16 ordina i dati raccolti dal 4 al 10 giugno esprimendo in percentuale una valutazione complessiva dei siti indagati: il valore medio calcolato sulla base della III rilevazione condotta è del 51%, percentuale che descrive dei siti capaci di soddisfare poco più della metà delle voci proposte dalla scheda di rilevazione. Inoltre, guardando più attentamente i singoli valori, è facile accorgersi che gli unici tre che hanno riportato una valutazione superiore alla media, ovvero UMP, PS e VERTS, hanno ottenuto punteggi molto alti più degli altri: tra un estremo e lʼaltro intercorre una differenza di 34 punti percentuali.

56


La tabella seguente fotografa la situazione per come è apparsa in occasione dellʼultima rilevazione del 22 giugno 2007. Il IV monitoraggio si presenta sin dallʼinizio differente dai precedenti in quanto include al suo interno due nuovi elementi, corrispondenti a due partiti nati subito dopo le presidenziali da una scissione dellʼUDF: quello del Mouvement Démocrate (MoDem), creato da Bayrou il 10 maggio di questʼanno, ed il Nouveau Centre, costituito da quei membri dellʼUDF che, in disaccordo con Bayrou, hanno deciso di appoggiare ufficialmente la candidatura di Nicolas Sarkozy al ballottaggio e che ora fanno parte della maggioranza presidenziale.

Qualità complessiva dei siti dei partiti_IV rilevazione Partiti Valore UMP 61% Parti Socialiste 65% PCF 49% UDF 40% Verts 58% Front National 50% MPF 33% Radicales de Gauche 45% Media 50% Modem (www.bayrou.fr) 55% Nouveau Centre 26% Media a 10 48% Tabella 17_Qualità complessiva dei siti dei partiti: IV rilevazione (16/06/07 – 22/06/07)

Per rendere i dati raccolti il più omogenei possibile, si è deciso di calcolare due medie delle valutazioni: una comprendente otto partiti, quindi comparabile con i dati raccolti in precedenza, e unʼaltra allargata, in modo da includere anche le due neo–formazioni centriste. A tale proposito non sorprende notare che la seconda risulta più bassa della prima: infatti, così come gli stessi soggetti politici, anche la nascita dei relativi siti allʼepoca della rilevazione è un fatto recente, per cui se da un lato provvedere immediatamente alla pubblicazione in rete della propria piattaforma è di per sé un elemento significativo, in quanto costituisce un chiaro segnale 57


dellʼattenzione che si desidera prestare ad internet, dallʼaltro la fretta di assicurare la propria presenza sul web è probabilmente la causa della scarsità di contenuti offerti e di strumenti messi a disposizione degli internauti. Anche in questo caso comunque è possibile procedere componendo i dati e ripresentandoli secondo lʼormai classica tripartizione - strumenti di informazione, professionalità e strumenti di partecipazione - in maniera tale da poter poi riuscire a cogliere la tendenza evolutiva dei siti nel tempo.

Strumenti di informazione Candidati III IV UMP 84% 84% Parti Socialiste 72% 72% PCF 63% 63% UDF 47% 47% Verts 69% 66% Front National 63% 66% MPF 56% 53% Radicales de Gauche 53% 50% Media 63% 63% MoDem 50% Mouveau Centre 28% Media a 10 58%

Var. 0% 0% 0% 0% -3% 3% -3% -3% 0% -

Tabella 18_Strumenti di informazione: evoluzione temporale e variazione

Se si osservano i dati riguardanti lʼimplementazione di strumenti di informazione da parte dei vari partiti si nota come, anche in questo caso, lʼaspetto informativo risulti piuttosto curato: la media calcolata sui primi otto siti è pari al 63% di riscontri positivi, sia in occasione della terza rilevazione che della quarta, in un quadro contraddistinto da un unico valore al di sotto della soglia del 50% - quello dellʼUDF - e da un picco positivo molto elevato, rappresentato dallʼ84% del sito dellʼUMP. Il dato complessivo presenta una lieve flessione di due punti percentuali nel momento in cui si decide di includere anche i MoDem ed il Nouveau Centre: come si è già avuto modo di sottolineare, questi due partiti, a causa della loro allʼepoca troppo recente costituzione, dimostrano di avere una capacità inferiore di soddisfare i 58


parametri posti in questo studio. Infine non si è registrata nessuna variazione apprezzabile nella dotazione di strumenti di informazione da parte dei siti dei partiti.

Professionalità Candidati III UMP 61% Parti Socialiste 74% PCF 57% UDF 48% Verts 65% Front National 61% MPF 35% Radicales de Gauche 48% Media 56% MoDem Mouveau Centre Media a 10 -

IV 61% 65% 57% 48% 65% 61% 30% 48% 54% 61% 43% 54%

Var. 0% -9% 0% 0% 0% 0% -5% 0% -2% -

Tabella 19_Professionalità: evoluzione temporale e variazione

Anche per quanto riguarda lʼaspetto della professionalità i siti presi in esame presentano delle valutazioni superiori al 50%, facendo registrare un decremento di due punti percentuali tra la terza e la quarta rilevazione, sia che questʼultima prenda in considerazione otto che dieci partiti. Pochi quelli che non riescono a soddisfare neppure la metà delle voci in elenco: solo tre, UDF, MPF e Radicali, cui si aggiunge il Nouveau Centre, mentre i migliori punteggi sono attribuiti sempre ai Socialisti e allʼUMP. Si evidenzia il fatto che tra la terza e la quarta rilevazione si è registrata una variazione pari a zero nella maggior parte dei casi, tranne che in due - Parti Socialiste e MPF per i quali essa assume segno negativo, facendo decrescere le relative percentuali di nove e cinque punti e provocando quindi un decremento della media dal 56% al 54.

Strumenti di partecipazione Candidati III IV UMP 37% 37% Parti Socialiste 63% 57%

Var. 0% -6%

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PCF UDF Verts Front National MPF Radicales de Gauche Media MoDem Mouveau Centre Media a 10

27% 27% 40% 23% 17% 37% 34% -

27% 27% 43% 23% 17% 33% 33% 53% 7% 32%

0% 0% 3% 0% 0% -4% -1% -

Tabella 20_Strumenti di partecipazione: evoluzione temporale e variazione

Infine la tabella 20 ordina i dati relativi agli strumenti di partecipazione messi a disposizione degli internauti. Si nota subito il valore medio che assume questo dato: esso infatti appare piuttosto basso, registrando un ulteriore decremento dallʼiniziale 34%, raccolto in occasione del primo turno delle elezioni legislative, fino allʼultima rilevazione, comprendente tutti e dieci i partiti, che fa segnare uno scarso 32%. Come nei casi precedenti, la valutazione migliore è riportata dal Partito Socialista (63% nella III rilevazione e 57 nella IV), il quale, per quanto riguarda lʼaspetto degli strumenti di partecipazione, è lʼunico, insieme al sito dei MoDem, in grado di soddisfare almeno la metà delle voci della scheda di valutazione.

Nel capitolo successivo si procederà ad elaborare, discutere e commentare in maniera dettagliata i dati raccolti. In ogni caso è già possibile cogliere alcuni spunti ed abbozzare qualche breve considerazione: i partiti in linea generale sembrano aver fatto meglio dei candidati, entrambi hanno dato prova di una discreta abilità nel realizzare strumenti dʼinformazione e di una certa sensibilità per lʼaspetto e la funzionalità del proprio prodotto, a scapito della dimensione partecipativa, che riesce a raggiungere buoni livelli solo in alcuni casi isolati. I siti in generale hanno fatto rilevare una discreta malleabilità e dinamicità, riscontrata dalle variazioni che intercorrono tra una misurazione ed unʼaltra. Infine non si può fare a meno di notare lʼeccellente prova disputata da http://deirsdavenir.org, http://sarkozy.fr, www.parti-

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socialiste.fr e www.u-m-p.org, i quali, rappresentando le punte di diamante di questa campagna elettorale digitale, sono diventati una vera e propria bussola di cui avversari e commentatori si sono serviti per poter studiare a fondo la situazione e tracciarne le coordinate.

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3_La lunga primavera francese

Nel corso di questo capitolo ci si occuperà di esaminare i dati appena presentati, in modo da poter proporre ipotesi, confronti e considerazioni. In particolare ci si preoccuperà, in un primo momento, di ricostruire le evoluzioni temporali che hanno contraddistinto i siti durante le campagne elettorali in questione, in modo da poter riscontrare eventuali tendenze; in seguito si cercherà di capire a quale dimensione, tra quelle informativa, professionale e partecipativa, i politici ed i loro staff hanno prestato maggiore attenzione. Si cercherà quindi di individuare una qualche correlazione tra lo schieramento di partiti e relativi candidati e la coalizione di appartenenza e tra i livelli raggiunti dai siti e lʼeleggibilità dei soggetti politici cui essi sono collegati; infine si indagherà sul rapporto esistente tra siti di candidati e siti di partiti, con particolare riferimento al caso di Ségolène Royal – Parti Socialiste e Nicolas Sarkozy – UMP.

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3.1_Tendenze

Lʼobiettivo di questa sezione è ricostruire lʼevoluzione nel tempo, registrata tramite gli strumenti di rilevazione, dei siti oggetto di osservazione in modo da poter scoprire ed evidenziare eventuali tendenze riscontrate. Per una maggiore chiarezza nellʼesposizione di dati e considerazioni, si procederà con lʼausilio di grafici e tabelle. Come consuetudine, si inizierà dalla campagna presidenziale, per poi procedere con quella incentrata sulle legislative e giungere infine alle conclusioni. Al fine di ottenere una visione completa dellʼevoluzione temporale della qualità presentata dai siti dei candidati alle presidenziali, sarà opportuno osservare, grazie ad una rappresentazione grafica di tipo lineare, le curve che disegnano il percorso effettuato dai candidati nel corso dei due mesi di campagna presidenziale. A tale proposito, si desidera far notare al lettore che le rappresentazioni grafiche relative al terzo periodo di rilevazione non sono più costruite considerando simultaneamente tutti i candidati, come si è fatto in occasione delle precedenti due osservazioni, bensì sulla base dei risultati concernenti i siti di Ségolène Royal e Nicolas Sarkozy, allʼepoca gli unici due politici ancora in lizza per il secondo turno elettorale. In conseguenza di quanto appena precisato, la porzione corrispondente della curva rappresentante la media dei valori è da intendersi come relativa solo a questi due siti.

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Grafico 1_Tendenza qualità complessiva

Il grafico 1 illustra le tendenze riscontrate, riguardo la qualità complessiva raggiunta, nellʼarco di un paio di mesi per ogni singolo candidato e di quasi tre mesi per Ségolène Royal e Nicolas Sarkozy. Come risulta abbastanza chiaramente dalla legenda riportata sulla destra, il grafico propone le variazioni intercorse tra una rilevazione e lʼaltra sotto forma lineare. Inoltre è possibile notare lʼinclusione della curva che rappresenta la media dei valori registrati, evidenziata in lilla. Osservando attentamente le varie curve, si evince subito lʼandamento crescente che le contraddistingue: i candidati infatti dimostrano tutti, anche se in misura molto differente lʼuno dallʼaltro, di aver continuato a modificare in senso positivo il proprio sito per tutta la durata della campagna presidenziale. Come illustra la curva della media, i siti dei candidati presentano un punteggio iniziale medio pari al 44%, il che dimostra che la maggior parte di loro non si è fatta cogliere impreparata ai nastri di partenza. Inoltre, si può facilmente osservare che il differenziale rilevato tra la prima e la seconda rilevazione,

nella

maggior

parte

dei

casi,

non

raggiunge

valori 64


particolarmente elevati ma si attesta intorno al 2%. Alcuni candidati, tuttavia, hanno dimostrato una reattività maggiore e si sono sforzati di intervenire in maniera più massiccia sul proprio web. In particolare, questo è stato lʼapproccio di Dominique Voynet e di Nicolas Sarkozy, i cui siti sono stati consistentemente ritoccati nel corso della campagna elettorale: il sito dellʼecologista è passato dal 50 al 60%, mentre quello di Sarkozy, in un arco temporale maggiore in quanto si tratta di uno dei due candidati arrivati fino al ballottaggio, partendo da un livello di 52 punti percentuali ha superato infine la quota dei sessanta, ottenendo, con il 68% di voci soddisfatte, il miglior risultato registrato. Anche la curva della diretta sfidante dellʼattuale presidente francese si distingue dalle altre per una peculiarità: essa infatti è disegnata come una retta praticamente parallela allʼasse delle ascisse, evidenziando un buon livello iniziale del sito Désirs dʼAvenir (64%), mantenuto più o meno stabile per tutta la durata della campagna presidenziale, e facendo segnare solo la trascurabile variazione positiva di un punto percentuale. Può essere ora interessante analizzare queste tendenze in relazione ad ognuna delle tre dimensioni indagate. Il

grafico

2

è

utile

per

osservare

le

tendenze

nellʼambito

specificatamente informativo dei siti dei candidati allʼEliseo. A tale scopo sono state costruite tante curve quanti sono i siti analizzati, in modo da poterne visualizzare facilmente lʼandamento. Come nel caso precedente, il colore lilla identifica la tendenza media riscontrata, anche questa volta crescente. Le similitudini non finiscono qui: Nicolas Sarkozy resta sempre il candidato che fa segnare la maggiore crescita degli strumenti informativi messi a disposizione su internet – dal 53 al 70% – e che infine consegue il valore più alto. Malgrado i due grafici abbiano numerosi tratti in comune, esistono tuttavia delle differenze: in primo luogo il sito della Royal evidenzia una tendenza diversa da quella rintracciata in precedenza, infatti la curva rappresentante la dimensione informativa non assomiglia più alla retta parallela alle ascisse che descriveva la qualità complessiva del sito, ma è 65


costituita da una curva crescente, rappresentazione grafica di un miglioramento dellʼordine di sette punti percentuali.

Grafico 2_Tendenza strumenti di informazione

Eʼ sufficiente poi un rapido sguardo per notare che le curve degli altri partiti sono rappresentate quasi sempre da rette parallele allʼasse delle X, il che dimostra sostanzialmente che la maggior parte dei candidati ha iniziato lʼavventura elettorale con un sito già abbastanza completo dal punto di vista degli strumenti di informazione. Il fatto che non si sia avvertita la necessità di intervenire

in

maniera

massiccia

dipende,

probabilmente,

dalla

consapevolezza raggiunta, da parte degli staff coordinatori, del buono standard raggiunto dalla relativa piattaforma, tesi suffragata tra lʼaltro dal valore iniziale medio relativamente elevato, pari al 50%.

66


Grafico 3_Tendenza professionalità

Il terzo grafico propone la rappresentazione lineare delle tendenze riscontrate nel corso delle varie rilevazioni condotte per quanto riguarda la professionalità dimostrata dai siti. La media, come si è già riscontrato in altri casi, è rappresentata da una curva crescente, comunque con un buon valore iniziale del 50%. I migliori si sono dimostrati ancora una volta Voynet e Sarkozy; questʼultimo inoltre si è nuovamente caratterizzato per aver fatto registrare il differenziale più alto più 17% - insieme a Bové, il quale, pur non raggiungendo punteggi elevatissimi, è comunque protagonista di un considerevole recupero del 13%. Infine la curva rappresentante il percorso di Désirs dʼAvenir ritorna ad assumere le sembianze di una retta parallela alle ascisse, attestandosi subito sullʼottimo valore del 65%. Quindi, anche per quanto riguarda la dimensione del design, della navigabilità e dellʼaccessibilità, è possibile, in generale, affermare che i candidati si sono dotati fin dallʼinizio di strumenti piuttosto ben confezionati e che, in misure diverse, hanno continuato a migliorarli per tutta la durata della campagna elettorale. 67


Grafico 3_Tendenza professionalità

Infine rimane da studiare la situazione riguardante gli strumenti di partecipazione. Basta dare unʼocchiata alla rappresentazione grafica (cfr. grafico 3) per rendersi conto che questa dimensione si presenta in maniera sostanzialmente differente dalle precedenti. Infatti, sebbene i valori medi disegnino come sempre una tendenza al miglioramento in funzione dellʼapprossimarsi del momento del voto, la curva che ne scaturisce è caratterizzata da un valore iniziale piuttosto basso, solo il 33%. Le tendenze dei vari siti dimostrano infatti che chi è partito da uno standard basso in linea di massima non ha provveduto a cercare di modificare positivamente la situazione, come dimostra lʼesperienza di Jean Marie Le Pen, il cui sito si è costantemente mantenuto sullʼinfimo valore del 3%, o quella di Arlette

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Laguillier, il cui sito riesce a perdere tre punti percentuali tra una rilevazione e lʼaltra pur partendo da uno sconfortante 13% iniziale. Il caso degli strumenti di partecipazione si presenta poi peculiare anche perché è lʼunico in cui Ségolène Royal riesce a strappare il primato a Nicolas Sarkozy ed al suo sito, iniziando e concludendo la sua esperienza con un ottimo 63% e raggiungendo alla vigilia del primo turno quota 70%, unico punteggio così alto in questa categoria. Dopo aver cercato di far luce sulle tendenze dimostrate dai siti dei candidati nel corso della campagna elettorale presidenziale, è venuto il momento di ripetere la stessa operazione con i partiti. In questo caso si è deciso, per maggior comodità, di introdurre le rappresentazioni grafiche in funzione della natura dei soggetti protagonisti, persone o istituzioni, piuttosto che in funzione della tornata elettorale di riferimento, cosa peraltro possibile proprio grazie allʼassenza di soluzione di continuità tra una campagna comunicativa e lʼaltra.

Grafico 4_Tendenza qualità complessiva

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Il quarto grafico rappresenta la qualità complessiva raggiunta dai siti dei partiti nellʼarco delle quattro rilevazioni effettuate. La curva corrispondente alla media dei valori dei singoli siti si contraddistingue immediatamente per la tendenza negativa che rappresenta. Essa infatti disegna un andamento irregolare che, dal valore iniziale del 52% di voci soddisfatte, subisce in prima battuta un miglioramento del 3%, per poi far registrare una regressione prima al 51% e poi al 50 al termine della campagna presidenziale

Grafico 5_Tendenza qualità complessiva I e II rilevazione

Grafico 6_Tendenza qualità complessiva II – IV rilevazione

70


I grafici 5 e 6, presentando separatamente le curve corrispondenti al periodo delle elezioni presidenziali e quelle afferenti la successiva fase delle legislative, rendono questa tendenza lampante. Se nel quinto grafico infatti si possono osservare delle rappresentazioni lineari della qualità complessiva raggiunta dalla tendenza stabilmente parallela alle ascisse o crescente, per un incremento medio di tre punti percentuali, in quello successivo le stesse curve

sono

orientate

in

maniera

opposta,

ovvero

decrescente,

rappresentando una regressione media dei valori pari a meno il cinque per cento. In ogni caso, i tre grafici mostrano come in questo caso il primato di sito in generale più performante sia stato ottenuto dal Partito Socialista, rappresentato da una linea rossa. Esso si pone per tutto il corso delle campagne elettorali al di sopra dei suoi concorrenti arrivando, in occasione delle rilevazioni condotte durante i due turni presidenziali, a toccare come massimo quota 76% e, in corrispondenza dellʼultima tornata, il comunque ottimo valore minimo di 65 punti percentuali. Infine una considerazione su due siti - quello dei Verdi e quello dellʼUDF - che presentano delle curve notevolmente contro tendenza; esse infatti mantengono unʼinclinazione positiva per tutto il corso delle rilevazioni, in particolare i verdi francesi dallʼiniziale 52% riescono a sfiorare in ultima battuta quota 60%, mentre lʼUDF da un non esaltante 36% iniziale riesce ad arrivare a soddisfare il 40% delle voci richieste dalla scheda utilizzata. Particolarmente interessante risulta poi la curva rappresentante lʼandamento del sito dei Radicales de Gauche: in occasione della prima rilevazione i radicali francesi fanno registrare uno dei punteggi iniziali più alti, soddisfacendo circa il 62% delle voci della scheda utilizzata per le rilevazioni, tuttavia da quel momento in poi inizia una ripida discesa che porterà il sito a fine giugno a detenere solo il 44% delle caratteristiche qui oggetto di studio; inoltre è importante rilevare che si tratta di una tendenza che si manifesta anche al livello dei sub–domini di indagine, informazione, professionalità e partecipazione, con caratteristiche particolarmente accentuate in questʼultimo caso. 71


Si può procedere ora alla scomposizione dei dati ottenuti, in modo da osservare lʼandamento di ogni singola dimensione nel corso dei quattro monitoraggi effettuati. Osservando la rappresentazione grafica delle tendenze riportate dai vari partiti nellʼimplementazione di strumenti di informazione allʼinterno del proprio web (cfr. grafico 7), si nota immediatamente che si ha a che fare con delle curve nettamente differenti da quelle relative alla qualità generale. Infatti la curva che disegna i valori medi ottenuti dai singoli partiti presenta un andamento sincopato, frutto di oscillazioni positive e negative tra un monitoraggio e lʼaltro.

Grafico 7_Tendenza qualità strumenti di informazione

In realtà la sua forma definitiva ricorda quella di una retta parallela alle ascisse, in quanto le variazioni intercorse tra una rilevazione e lʼaltra non si sono mai rivelate superiori a più o meno due punti percentuali, consegnando allʼosservatore lʼimpressione che, in media, anche i siti dei partiti abbiano dato una certa importanza alla questione informativa, al punto da far registrare in questʼambito una tendenza opposta a quella riscontrata ad un

72


livello più generale. In particolare è possibile osservare, oltre alla retta perfettamente parallela del PS, la curva disegnata dallʼUMP, il partito sostenitore dellʼattuale Presidente della Repubblica Francese, il quale, esattamente come il proprio candidato, si rivela particolarmente performante in questa dimensione, al punto da far registrare una tendenza in netta contrapposizione con la media degli altri partiti, facendo segnare un aumento quantificabile intorno al 10%, dallʼiniziale 75% allʼottimo 84% rilevato durante lʼultimo turno delle legislative. Contro tendenza anche lʼUDF, che dopo unʼelevata rigidità iniziale, con lʼavvento delle elezioni legislative, ritocca il proprio sito migliorandolo del 7%.

Grafico 8_Tendenza professionalità

Lʼandamento temporale della professionalità rilevata per i siti dei partiti presi in esame propone una curva dallʼandamento prima crescente e poi decrescente rappresentante la media dei valori osservati dal momento in cui si arriva alla fase delle legislative, ponendosi quindi in una relazione di continuità con la tendenza tracciata per la valutazione della qualità complessiva. In particolare lʼottavo grafico rivela ancora una volta lʼottima

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seppur decrescente prestazione del sito del Partito Socialista, il quale si configura come un prodotto di buon livello anche dal punto di vista dellʼaccessibilità, navigabilità e design. Interessante anche la prestazione dei verdi francesi, i quali, invece di registrare una tendenza decrescente dopo la fine della campagna presidenziale, si mantengono sul valore del 65%. Molto stabile, contrariamente a quanto osservato finora, anche lʼandamento del sito dellʼUMP, il quale segna una qualità nellʼambito della professionalità pari al 61%.

Grafico 9_Tendenza strumenti di partecipazione

Infine rimane da analizzare la situazione afferente gli strumenti di partecipazione implementati dai partiti sui propri web. È soprattutto questo lʼambito in cui i socialisti hanno dimostrato di avere pubblicato un sito di altissimo livello: il valore di partenza registrato da www.parti-socialiste.fr, poi mantenuto per tutta la prima fase elettorale, costituisce la percentuale in valore assoluto più elevata registrata finora - si tratta infatti dellʼ87% di caratteristiche rilevate - destinata però a decrescere fino al 57% entro fine giugno. Il caso dei socialisti appare chiaramente isolato, infatti il grafico 74


evidenzia bene come le curve degli altri partiti, diretti sfidanti inclusi - ovvero UMP e UDF - si collochino nel centro dellʼarea del tracciato, riportando valori iniziali compresi tra il 60 ed il 40% e finali tra il 40 ed il 30%. Infine, in coda si trovano gli ultimi della classe - MPF, PCF e Front National - i quali si collocano nella porzione inferiore del grafico registrando livelli iniziali compresi tra il 10 ed il 20% - e finali - compresi tra il 15 ed il 25% scarsissimi. Anche in questo caso se si osserva la curva raffigurante la media non si può fare a meno di notare la somiglianza con lʼandamento di quella raffigurante la media della qualità complessiva, con lʼunica differenza che qui la curva si attesta su valori più bassi. Infatti, in occasione della prima rilevazione, la media del livello di implementazione degli strumenti di partecipazione raggiunta dai partiti è pari al 43%, valore che è destinato a subire un incremento fino al primo turno delle elezioni presidenziali. Successivamente, dallʼinizio fino al termine delle tornate elettorali legislative, la curva dimostra un andamento inverso – decrescente – che porterà i partiti a registrare una variazione negativa del 10%. Da questo punto di vista è possibile affermare che i tracciati dei partiti dimostrano quasi tutti una tendenza omogenea, se non nella misurazione dei singoli differenziali, quanto meno nellʼinclinazione. Chi si differenzia da questa tendenza non lo fa in maniera radicale, ma semplicemente proponendo invece di una decurtazione degli strumenti di partecipazione, un arresto nella loro continua addizione, disegnando, dal terzo monitoraggio poi, un irrigidimento della curva di riferimento. Ma per quale motivo dei partiti ancora impegnati in unʼimportante campagna

elettorale

hanno

dimostrato

questa

particolare

tendenza

decrescente? Malgrado a prima vista il fenomeno appena presentato si configuri come un controsenso, è comunque possibile azzardare delle ipotesi: se ci si sofferma a riflettere non si può fare a meno di notare che una delle caratteristiche fondamentali della campagna elettorale legislativa è costituita dal fatto che essa ha avuto luogo immediatamente dopo quella

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presidenziale. Si è già detto nel corso del secondo capitolo dellʼimportanza della figura del Presidente nel sistema di governo ridisegnato dal generale de Gaulle per la V Repubblica e, per quanto vi possa comunque essere una sostanziale differenza tra le motivazioni che spingono a votare per una singola persona piuttosto che per un partito, il trionfo riportato da Sarkozy è stato interpretato come un risultato che non dava adito a sperare in clamorosi sconvolgimenti. Alla percezione di un destino già scritto si è poi aggiunta la stanchezza generale accusata da tutti gli attori e gli osservatori nei confronti della campagna elettorale e del suo clima. La sfida tra Royal e Sarkozy, grazie anche alla partecipazione del centrista Bayrou, si è fin dal principio configurata come un confronto molto acceso e appassionante, che ha coinvolto, a tempo pieno e per numerosi mesi, elettori e professionisti dei mezzi di comunicazione proprio grazie allʼimportanza della competizione in corso ed alla natura degli sfidanti, entrambi dotati di personalità affascinanti, immagini suadenti e notevole carisma. Il risultato delle presidenziali, il posto privilegiato che la figura del presidente occupa nel sistema di governo e nellʼimmaginario dei francesi, le caratteristiche dei candidati e lʼampia eco mediatica che è stata data alla sfida hanno provocato una sovraesposizione del popolo francese alla comunicazione politica, che è poi sfociata in una saturazione dei pubblici e nel conseguente calo di interesse per la questione ʻcampagna elettorale. Ma perché tale fenomeno avrebbe afflitto particolarmente lʼarea partecipativa? Probabilmente perché è quella che necessita di cure costanti per continuare ad esistere, non solo da parte dei soggetti che offrono sul proprio web gli strumenti per partecipare ma soprattutto da parte degli utenti. La struttura, la grafica, parte del materiale informativo richiedono infatti di essere realizzati e messi online, dopodichè per un periodo di tempo sufficientemente lungo vivono di vita propria senza bisogno di troppi interventi, mentre un forum, un blog, una community virtuale, ecc. non solo necessitano di essere alimentati da continui flussi per poter funzionare, ma rischiano anche di ottenere un effetto controproducente se lasciati agonizzare in internet, in quanto un eventuale stato di abbandono 76


risulterebbe evidente agli occhi di tutti e potrebbe finire molto probabilmente per diffondere unʼopinione negativa sul sito e sul partito di cui esso è espressione.

3.2_Informazione, partecipazione o professionalità?

I dati ottenuti attraverso il monitoraggio della comunicazione online di istituzioni e soggetti politici in lizza per le ultime elezioni francesi possono offrire ulteriori informazioni se interrogati in maniera differente. Un aspetto che potrebbe essere interessante approfondire riguarda la tipologia di sito messo in rete durante queste campagne elettorali, ovvero quale dimensione quella informativa, quella della partecipazione o quella della professionalità sia stata predominante e quale sia stato il tipo di elettore target prevalente. Sarà poi possibile anche misurare in che proporzione i vari approcci sono presenti in ogni sito, indipendentemente dalla sua composizione prevalente. Come sempre, si procederà analizzando singolarmente i dati concernenti i siti dei candidati e quelli dei partiti, per poi trarre le opportune conclusioni cercando di fotografare la situazione nella maniera più chiara possibile.

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Grafico 10_Tendenza singoli aspetti

Il grafico 10 confronta quattro curve, tutte riguardanti il valore di volta in volta raggiunto da ognuna delle categorie utilizzate finora: in blu è rappresentata quella disegnata sulla base della media dei valori riportati dai singoli siti dei candidati nel settore informativo, in fucsia lʼequivalente per quanto riguarda gli strumenti di partecipazione, in giallo quella della professionalità ed in azzurro la valutazione della qualità complessiva. È sufficiente un rapido sguardo per farsi unʼidea di quali siano le dimensioni prevalenti: i valori più alti, sinonimo di una maggiore qualità, sono stati conseguiti nel settore informativo ed in quello della professionalità. Si tratta di una situazione che risulta chiara sin dal principio: già in occasione della prima rilevazione del 15 marzo, i siti riportano al livello degli strumenti di informazione punteggi più alti di quelli conseguiti al livello della valutazione complessiva – il 50% a fronte del 44 - e notevolmente superiori - ben 17 punti percentuali in più – rispetto quelli conseguiti nel medesimo periodo sotto il profilo

della

mobilitazione

delle

risorse,

decentralizzazione

della

comunicazione e social networking. La situazione poi si mantiene sulla medesima linea anche con il trascorrere del tempo e con il susseguirsi dei monitoraggi, tracciando una tendenza piuttosto chiara. Infatti, se si distoglie 78


lo sguardo dalla parte alta dellʼarea del grafico e si dà unʼocchiata a quella più bassa, si nota come la curva che descrive la capacità dei candidati di soddisfare le caratteristiche relative allʼambito interattivo e partecipativo disegna un andamento differente dalle altre, mostrando sin dal principio un valore piuttosto scarso - il 33% - destinato a restare invariato in occasione della rilevazione effettuata alla vigilia del primo turno e capace di crescere rapidamente - del 30% - solo dopo la determinazione degli sfidanti al ballottaggio, vale a dire nel momento in cui rimangono in corsa solo Ségolène Royal e Nicolas Sarkozy.

Grafico 10_Istogramma strumenti di informazione e professionalità

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Grafico 11_Istogramma strumenti di informazione e di partecipazione

Mentre il grafico numero 10 mette a confronto il valore raggiunto da ogni sito nellʼambito degli strumenti di informazione con quello conseguito nel settore della professionalità, il numero 11 propone un paragone tra lʼimplementazione degli strumenti informativi e la presenza di mezzi di partecipazione, sempre al livello dei singoli siti; inoltre nei due istogrammi la rappresentazione grafica dei valori raggiunti è suddivisa a seconda della rilevazione nellʼambito della quale il dato relativo è stato raccolto. Osservando il primo dei due istogrammi sorge spontanea una considerazione: si è appena affermato che le dimensioni informativa e professionale sono quelle nei cui confronti è stata prestata maggiore attenzione da parte degli staff, tuttavia questo grafico rivela unʼulteriore evidenza, ovvero il fatto che il conseguimento di buoni punteggi in uno dei due settori si accompagna al raggiungimento di risultati simili anche nellʼaltro; praticamente nessun candidato ha privilegiato una delle due dimensioni a scapito dellʼaltra, tuttʼaltro. Si potrebbe allora postulare lʼesistenza di una relazione di continuità, anche se non di causa – effetto, fra le due dimensioni,

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visto il sistematico conseguimento, per ogni sito, di punteggi più o meno equivalenti. Anche se si avrà modo di tornare in seguito sulla questione, è doveroso in questo momento almeno segnalare uno degli elementi che hanno permesso a gran parte dei leader di conseguire ottimi risultati nel settore informazione–professionalità, ovvero i video. I video hanno fatto il loro ingresso massiccio nel settore politico–elettorale online proprio questʼanno con le elezioni francesi; quasi tutti i siti, in misura ed in maniera diversa, se ne sono serviti: basti pensare agli esempi di Jean Marie Le Pen e Nicolas Sarkozy che hanno dato vita a delle vere e proprie web–tv, con un vero e proprio palinsesto, per quanto non sovraffollato come quello televisivo, e trasmissioni regolari, oppure allʼesperienza di Désirs dʼAvenir, che ha preferito alimentare il flusso di dailymotion e youtube. Si potrebbe ipotizzare allora lʼesistenza di un rapporto simile anche tra lʼaspetto informativo e quello partecipativo; a tale scopo è stato costruito il secondo istogramma (cfr. grafico 11) nel quale si è scelto di rappresentare contestualmente questi due aspetti. Come risulta evidente già ad un primo sguardo, tale ipotesi non solo risulta infondata, ma costituisce lʼesatto contrario di ciò che si è verificato realmente: laddove si sono rilevati valori alti nel campo informativo, si sono sempre, o quasi, registrati valori piuttosto deludenti nella sezione degli strumenti di partecipazione; di contro i candidati che hanno messo in rete siti particolarmente performanti dal punto di vista degli strumenti di partecipazione sono riusciti anche a raccogliere buoni risultati sotto il profilo informativo. In realtà questa seconda ipotesi si è concretamente realizzata in soli tre casi, ovvero in quello relativo al sito dellʼattuale Presidente della Repubblica Francese, il quale, sebbene a prima vista abbia privilegiato la dimensione dellʼinformazione, ha raggiunto comunque un livello dignitoso anche in questo settore; in quello del sito Désirs dʼAvenir, tutto incentrato sulla partecipazione, ma in ogni caso attento anche allʼaltro aspetto, ed infine in quello della candidata comunista MarieGeorge Buffet, la quale si attesta sopra al 60% in entrambe le dimensioni.

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Proprio lʼavamposto elettronico della Royal costituisce la punta di diamante in questo campo con i suoi 250.000 e–militants, i 1.400 blog di sostegno, gli 850 comitati e le 26 comunità tematiche create (cfr. Point dʼétape sur la Net – campagne de Ségolène Royal). È ora possibile procedere con la stessa analisi, in modo da scoprire quali sono state le caratteristiche del comportamento dei partiti nella composizione del proprio sito. Anche in questo caso si procederà esaminando prima le curve che rappresentano la media dellʼandamento delle tre dimensioni in funzione delle varie rilevazioni effettuate ed in seguito ci si preoccuperà di osservare quale sia stato lʼaspetto prevalente al livello di ogni singolo web.

Grafico 12_Tendenze singoli aspetti

Il grafico numero 12 illustra lʼandamento delle tendenze registrate dai siti dei partiti, suddividendole in funzione dellʼaspetto che si desidera indagare; il risultato sono quattro curve: la prima in blu, raffigurante lʼevoluzione nel settore informativo, unʼaltra, contraddistinta dal colore verde, per gli strumenti di partecipazione, una rossa per registrare la professionalità messa in campo ed infine unʼultima curva, colorata di giallo, per

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rappresentare la qualità complessiva, calcolata sulla media dei valori registrati dai vari siti. Come si è già avuto modo di rimarcare, la tendenza generalmente riscontrata nel corso di questa analisi per quanto riguarda lʼandamento qualitativo dei siti dei partiti si configura come intermittente, ovvero crescente fino ad un certo punto e poi decrescente dalla fine delle elezioni presidenziali fino al termine della campagna elettorale delle legislative. In ogni caso, sapendo che la qualità complessiva si attesta su valori che oscillano tra il 50 ed il 55%, è possibile osservare lʼandamento di ogni singolo aspetto rispetto alla valutazione generale afferente lo stesso periodo. In primo luogo si nota immediatamente che il livello di professionalità raggiunto dai vari partiti disegna una curva molto simile a quella della qualità complessiva, anchʼessa oscillante intorno allʼintervallo 50 – 55%, anche se sostanzialmente più stabile della precedente, come si può notare dalla minima flessione - soli due punti percentuali - dimostrata tra il IV ed il V periodo di rilevazione. Nettamente differente, invece, la situazione registrata per quanto concerne lʼimplementazione di strumenti di informazione e di partecipazione da parte degli stessi siti. Come nel caso dei siti dei candidati, anche per i partiti è lʼaspetto informativo a risultare più curato ed evoluto, presentando medie di valori che non scendono mai al di sotto del 60% e mantenendo quindi un andamento più o meno stabile nel corso di tutte le rilevazioni. Ma le somiglianze non finiscono qui: infatti è nuovamente la curva rappresentante la dimensione partecipativa a far segnare i valori più scarsi. Essa presenta un andamento decisamente intermittente con un iniziale incremento - dal 43 al 47% - durante la campagna presidenziale, ad unʼinesorabile regressione del valore di circa dieci punti percentuali durante la successiva campagna legislativa.

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Grafico 12_ Istogramma strumenti di informazione e professionalità

Il dodicesimo grafico è costituito da un istogramma che mette a confronto i valori raggiunti nellʼambito del settore informativo e professionale, suddividendoli in funzione del partito che li ha conseguiti e del momento in cui tali valori sono stati rilevati. In linea di massima si può affermare che, come nel caso dei siti dei candidati, esiste un qualche legame tra il raggiungimento di standard di un certo livello nel settore informativo ed in quello della professionalità. A differenza però di quanto verificatosi per i siti dei candidati, in questo contesto è stata la dimensione informativa, invece di quella della professionalità, a risultare prevalente; inoltre si segnalano alcune eccezioni - UMP, Verts e MPF - per i quali il differenziale tra un aspetto e lʼaltro è risultato piuttosto elevato e si è risolto a favore del primo. Anche in questo caso il video è stato lo strumento principalmente responsabile di tale prestazione; infatti così come i candidati anche i relativi partiti si sono messi alla prova in questo campo, ad esempio lʼUMP con la presentazione quasi esclusivamente in questo formato delle notizie, il Front National con la diffusione di una trasmissione settimanale stile ʻdiario della campagnaʼ e il PS con lʼinstallazione di una web – tv.

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Grafico 13_ Istogramma strumenti di informazione e di partecipazione

Il grafico 13 è costituito da un istogramma che permette la comparazione tra gli strumenti di informazione implementati dai partiti sui loro web e quelli di partecipazione, organizzando i dati in funzione del partito e della rilevazione cui si riferiscono. Esattamente come rilevato a proposito dei siti dei candidati, anche nel caso dei partiti chi è stato molto performante dal punto di vista dellʼofferta di informazione sembra essersi concentrato su questo aspetto a scapito della dimensione inerente la partecipazione. Tuttavia in questʼoccasione, a differenza di quanto si è avuto modo di osservare in precedenza, avere un ottimo sito dal punto di vista del social networking, mobilitazione delle risorse e decentralizzazione della comunicazione non è stato sinonimo di un prodotto di buon livello anche da un punto di vista editoriale, tuttʼaltro. Lʼunico partito in grado di raggiungere risultati particolarmente positivi nel settore della partecipazione, vale a dire il Parti Socialiste con lʼeccezionale punteggio dellʼ87% di caratteristiche rilevate, si è rilevato molto più scadente, anche se comunque di buon livello, nel campo dellʼofferta informativa, conseguendo punteggi inferiori persino del 15%. A proposito dei socialisti francesi e del loro sito, si desidera qui sottolineare una caratteristica unica rilevata, ovvero la possibilità per lʼutente

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registrato di intervenire sullʼaspetto grafico e contenutistico della home, modificandolo a proprio gusto. Si tratterà in seguito di questʼapplicazione, per ora è sufficiente segnalarne la presenza e mettere in evidenza la sua duplice natura, afferente nello stesso tempo alla dimensione informativa, in quanto strumento di targeting, e a quella partecipativa, in quanto metodo per lʼinternauta di organizzazione personale della fruizione del sito del proprio partito. In conclusione, dopo aver passato in rassegna i dati ottenuti riguardo la qualità riscontrata al livello di singole dimensioni, è possibile proporre qualche considerazione. In primo luogo è necessario affermare che i siti dei candidati e quelli dei partiti se a prima vista hanno presentato orientamenti diversi - i primi più professionali ed i secondi più informativi - in realtà hanno entrambi privilegiato la funzione informativa: i primi prestando contemporaneamente molta attenzione anche alla dimensione del design, della navigabilità e dellʼaccessibilità, i secondi concentrandosi di più sul singolo aspetto, ma ottenendo, almeno nel corso della campagna presidenziale, prestazioni migliori sul fronte della partecipazione. Il sito tipo che scaturisce da questa analisi è quindi di tipo editoriale, diretto per lo più verso utenti interessati, comunque discretamente curato sul versante professionalità, il che dimostra la non reciproca esclusività di una caratteristica nei confronti dellʼaltra. Certamente però non si può parlare di siti interattivi rivolti ad elettori coinvolti, se non nel caso di Désirs dʼAvenir e di www.parti-socialiste.fr, due prodotti tra lʼaltro ottimi da qualsiasi punto di vista.

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3.3_Destra, sinistra o centro? comunicazione elettorale online

Al

crocevia

della

Dopo aver tracciato le tendenze evolutive riscontrate attraverso lʼandamento dei siti dei partiti e di quelli dei candidati ed aver identificato la tipologia di sito prevalente nel campo della comunicazione politica, è possibile procedere ad analizzare i dati ottenuti in funzione dellʼappartenenza politica dei soggetti promotori dei siti studiati. Anche in questo frangente si è optato per suddividere il materiale da presentare distinguendo in base alla natura degli emittenti. Innanzitutto, i candidati ed i loro siti: su un totale di dodici sfidanti ufficiali11, ben sette (Arlette Laguillier, Dominique Voynet, Gerard Schivardi, Olivier Besancenot, Marie-George Buffet, José Bové e Ségolène Royal) sono riconducibili a partiti e movimenti della sinistra francese, tre (Nicolas Sarkozy, Philippe de Villers e Jean-Marie Le Pen) alla destra e due (François Bayrou e Frederic Nihous) allʼarea centrista.

11

In questa fase della ricerca si fa riferimento alla serie di dati ottenuta nel corso della seconda rilevazione in quanto essa è lʼunica a coinvolgere lʼintera rosa dei candidati accettati dalla commissione elettorale.

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Grafico 14_ Istogramma candidati ed appartenenza politica

Il grafico numero 14 organizza, sotto forma di istogramma, i risultati conseguiti da ognuno dei leader politici francesi in lizza per la carica di Presidente della Repubblica in funzione dello schieramento d始appartenenza, permettendo nello stesso tempo di individuare e quantificare le performance ottenute sia al livello generale che in relazione ad un particolare aspetto. La prima evidenza che discende dall始osservazione di questa rappresentazione grafica consiste nel riscontro di una certa simmetria negli standard raggiunti, soprattutto se si considera la valutazione complessiva dei siti. Ad un livello generale, infatti, si legge chiaramente una situazione nella quale sia i candidati di centro che quelli di destra e di sinistra mettono online strumenti mediamente performanti, in grado di soddisfare rispettivamente il 42, il 49 ed il 50% dei requisiti presi in considerazione dalla scheda di analisi. In particolare, malgrado la notevole risonanza mediatica di cui hanno goduto Bayrou ed il suo partito durante il primo turno delle presidenziali, la sfida per conquistare il primato 猫 stata combattuta dalle forze di destra e di sinistra ed i

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risultati hanno proclamato queste ultime vincitrici per un solo punto percentuale, decretando quindi una sostanziale parità. Tuttavia, indipendentemente dalla qualità riscontrata al livello generale, è possibile circoscrivere dei campi in cui una delle tre parti politiche consegue dei risultati notevolmente più soddisfacenti di quelli dei propri competitors? Se si analizza il grado di professionalità riscontrato tra i siti dei candidati allʼEliseo, non si può fare a meno di rintracciare un andamento simile a quello della valutazione complessiva; infatti gli score, suddivisi in ragione delle tre aree, creano un quadro che riflette quello del caso precedente, rilevando un punteggio del 55% per i candidati di destra e sinistra e quello del 42% per i centristi. Effettivamente la distanza tra i contendenti sembra essersi accentuata anche se si tratta di un dato decisamente in linea con quanto rilevato in precedenza. Molto più interessanti invece le sezioni dellʼistogramma che si occupano di strumenti di informazione e di partecipazione; infatti in entrambe si notano due eventi in antitesi con i risultati relativi alla valutazione complessiva. Se si osservano i tracciati concernenti la questione della decentralizzazione della comunicazione, del social networking e della mobilitazione delle risorse, si assiste ad uno sconvolgimento dei rapporti tra le tre forze, sebbene siano sempre i rappresentanti della sinistra ad offrire ai propri militanti le migliori possibilità (40%), sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo. In questo caso si assiste al superamento dei siti dei tre candidati di destra da parte di quelli di Bayrou e di Nihous; la media dei risultati ottenuti da questi ultimi, pari al 33% delle caratteristiche richieste dalla scheda di rilevazione per questo settore, è di due punti percentuali superiore a quella dei rivali della destra, invertendo così i rapporti di forza registrati al livello di valutazione complessiva e professionale. Ancora più interessante lʼultima delle dimensioni - quella informativa - il cui andamento è contraddistinto da unʼinedita supremazia di Sarkozy, Le Pen e De Villiers, i cui siti superano in media quota 61%, contro il 55 di Ségolène e compagni ed il 43 dei candidati espressione del centro. 89


La fotografia che ne scaturisce è quella che descrive, ad un livello di valutazione complessiva, i siti dei candidati della sinistra come i migliori a pari merito con quelli della destra, seguiti, a distanza ravvicinata, da quelli riconducibili allʼarea centrista. Se si desidera però scendere nei dettagli si vede come, a parte lʼex aequo nellʼambito della professionalità, la sinistra si sia dimostrata non solo la parte politica più forte, ma praticamente la sola a mettere in rete un set di strumenti di partecipazione degno di questo nome. I candidati della destra invece si sono rivelati particolarmente efficienti sul versante informativo, riuscendo a superare largamente il 50%, e lasciando Royal e compagni leggermente indietro. Il centro, infine, sembra aver dato vita a prodotti più o meno omogenei, non caratterizzati dalla netta prevalenza di nessuno degli aspetti qui presi in esame. Naturalmente è possibile proporre lo stesso tipo di analisi anche per quanto concerne i siti dei partiti. In questo caso però la distribuzione per fazioni politiche dei dieci oggetti di studio è più equa: tre quelli schierati a destra - UMP, MPF e Front National - tre quelli al centro - UDF, MoDem e Nouveau Centre - e quattro quelli a sinistra - PS, PCF, Les Verts e i Radicales de Gauche12.

Grafico 15_ Istogramma partiti ed appartenenza politica 12

La rilevazione cui si fa riferimento per la costruzione dei grafici seguenti è lʼultima, lʼunica che contempli tutta la rosa dei partiti.

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Se si presta attenzione allʼultima categoria dellʼistogramma si può osservare lʼandamento della qualità generale dei siti organizzato in ragione dellʼarea politica di riferimento. In linea di massima, alla luce dei dati, è possibile affermare che sia a sinistra che a destra si è dedicata molta attenzione al fattore internet; infatti i valori riportati dalle due compagini sono entrambi piuttosto soddisfacenti - rispettivamente il 54 ed il 48% - mentre appare più modesto, anche se comunque rispettabile, il punteggio realizzato dai centristi, i quali riescono a soddisfare in media il 40% delle voci contenute dalla scheda. Anche se si decide di studiare il fenomeno scomponendolo in macroaree di riferimento, la superiorità dei partiti di sinistra rimane inalterata in due casi su tre. Per quanto concerne design e navigabilità, la prestazione migliore è quella dei partiti della sfera di sinistra, i quali raggiungono quota 59%, mentre sia a destra che al centro la media è di poco superiore al 51%. Qualche

differenza

si

rileva

nellʼutilizzo

degli

strumenti

di

partecipazione: se il primato resta sempre allo stesso schieramento politico, con il 40% di riscontri positivi, ecco che invece il secondo posto finisce nelle mani dei partiti del centro (29%), mentre quelli appartenenti alla destra scivolano in ultima posizione con il deludente risultato del 26%. Infine lʼaspetto informativo–editoriale. Lo scenario questa volta appare totalmente diverso ed in controtendenza rispetto ai casi figurati in precedenza; infatti è al polo di destra che spetta il riconoscimento migliore, grazie ad un ottimo 68%, in grado di superare il pur buon punteggio di 63 del polo avverso; fanalino di coda il centro con un 42% che, se rapportato ai risultati generalmente piuttosto alti osservati in questo settore, si configura come mediocre. Quindi lʼistogramma appena commentato disegna un quadro in cui i partiti di sinistra costituiscono le punte di diamante della comunicazione elettorale–partitica online: essi si rivelano particolarmente efficienti nei settori della professionalità e dellʼinterattività, a scapito però dellʼambito informativo, feudo dellʼUMP, MPF e Front National. Ancora una volta la politica del centro 91


è quella del mezzo: i siti collocabili in questʼarea politica non sembrano infatti eccellere sotto alcun punto di vista, ma neppure soccombere; infatti il risultato più scarso conseguito, ovvero il 29% nel settore del social network e affini, è perfettamente inquadrabile nel più generale fenomeno di povertà di contenuti e difficoltà di gestione che affligge questa pur potenzialmente proficua dimensione comunicativa e relazionale. Le differenze nelle capacità dimostrate nella realizzazione e gestione di reti di e-militant si possono ascrivere alle differenti impostazioni ideologiche degli schieramenti e soprattutto alle pratiche di interazione con la propria base consolidatesi nel corso della storia. Quelle della sinistra infatti rivelano la presenza di una militanza quantitativamente e qualitativamente molto rilevante, basti pensare ai partiti comunisti e allʼoperosità dei relativi tesserati nel campo della propaganda, una maggiore predisposizione a intrattenere flussi comunicativi bidirezionali, di tipo top down ma anche bottom up, ed una sostanziale maggiore capacità di mobilitazione delle risorse umane dimostrata

in

numerose

occasioni,

come

ad

esempio

scioperi

e

manifestazioni. Dʼaltro canto i risultati concernenti lʼaspetto informativo premiano la destra, evidenziando come gli attori di questa area politica abbiano a cuore la missione di informare e comunicare ai propri elettori il programma, i valori e le soluzioni proposte e riescano a compierla in maniera molto soddisfacente in chiave broadcast. Una lettura attenta di quanto appena affermato può nuovamente condurre questa analisi sul terreno della normalizzazione del cyberspazio, evidenziando con ancora più forza il rapporto di continuità esistente tra la cultura politica e le relative pratiche di azione ʻrealiʼ e ʻdigitaliʼ.

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3.4_Big vs. soggetti minori, verso la normalizzazione del cyberspazio

Un altro aspetto che può essere interessante indagare è quello relativo al rapporto tra comunicazione elettorale online e rilevanza dei soggetti emittenti. La domanda cui si desidera rispondere riguarda lʼesistenza di una correlazione positiva tra una posizione di forza detenuta nellʼambito del panorama politico di riferimento e la qualità del relativo sito pubblicato su internet. Per poter condurre unʼanalisi di questo genere è necessario però definire convenzionalmente chi e che cosa possa essere considerato rilevante; a tale scopo si è deciso di utilizzare per i candidati il criterio della presidenziabilità, vale a dire delle chance realistiche detenute da ognuno dei leader di accedere al II turno, e per i partiti quello della ʻgrandezzaʼ, calcolata in funzione delle percentuali relative ad ognuno di essi. Per quanto riguarda i candidati, su dodici in totale che si sono presentati al primo turno delle elezioni presidenziali, otto sono stati inseriti nel gruppo degli ineleggibili, mentre i restanti quattro, ovvero Nicolas Sarkozy, Ségolène Royal, François Bayrou e Jean Marie Le Pen, sono stati considerati ʻpresidenziabiliʼ13. La scelta è ricaduta su questi quattro nomi in quanto i primi due rappresentavano sin dallʼinizio i favoriti per la carica di presidente, François Bayrou è stato investito da sondaggisti e commentatori del ruolo di ʻterzo incomodoʼ, mentre lʼinclusione del leader del Front National trova la sua giustificazione nei fatti avvenuti in occasione dellʼelezione del 2002, quando egli riuscì nel tentativo di accedere al ballottaggio e sfidare direttamente Chirac.

13

La rilevazione cui si fa riferimento per la costruzione del grafico seguente è la seconda, lʼultima prima del ballottaggio.

93


Grafico 16_ Istogramma candidati e presidenziabilità

Il sedicesimo grafico è costituito da un istogramma costruito allo scopo di rappresentare lʼutilizzo della comunicazione elettorale online da parte dei candidati in funzione delle relative chance dʼelezione. Come dʼabitudine, i dati sono poi stati riorganizzati a seconda che riguardassero la qualità complessiva o una delle tre dimensioni in cui questa si articola. Nellʼarea destra del grafico si ritrova la rappresentazione grafica dei livelli di qualità complessiva raggiunti (in verde sono rappresentati i risultati conseguiti dai quattro candidati ritenuti eleggibili, mentre gli altri sono contraddistinti dal colore arancione), dalla cui osservazione si comprende immediatamente come il peso politico degli emittenti dei messaggi sia positivamente correlato con i siti messi in rete. Infatti il confronto tra questi ultimi si risolve prevedibilmente a favore degli eleggibili, i quali fanno addirittura registrare un distacco di dieci punti percentuali - il 55 contro il 45% - rispetto alla media dei valori ottenuti dai candidati minori. Se si desidera studiare questo fenomeno scomponendolo in base alle macroaree individuate, si osserva un trend abbastanza simile; infatti la

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distanza quantificata nel 10% tra gli uni e gli altri resta quasi invariata anche nel settore della professionalità, nel quale al 61% dei ʻbigʼ si contrappone il 51% conseguito dagli sfidanti. Leggermente differente la situazione registrata nella parte editoriale, sebbene i rapporti di forza restino sostanzialmente i medesimi. Il distacco tra le due categorie di candidati si riduce di circa la metà: ad un discreto 58% si contrappone il 53% totalizzato dagli otto candidati non inseriti tra i più ʻfortiʼ. Interessante anche il dato relativo agli strumenti di partecipazione: in questo caso il distacco che intercorre tra i risultati conseguiti dai candidati presidenziabili e gli altri subisce un netto aumento, raggiungendo il valore del 16%. Ciò che risalta allʼattenzione è comunque una comune regressione dei livelli raggiunti in questo particolare ambito, indipendentemente dallʼemittente: il 47 ed il 31% appaiono punteggi non esaltanti per soggetti in piena campagna elettorale. Ne consegue quindi che la rilevanza politica dei singoli promotori di comunicazione politica si è riflessa in maniera consistente sulla qualità e sullʼefficienza

degli

strumenti

creati,

probabilmente

sia

per

ragioni

economiche (la maggior disponibilità finanziaria di personaggi molto visibili rispetto agli altri), sia per la consapevolezza delle proprie possibilità (realistiche opportunità di essere eletti giustificano la profusione di sforzi più consistenti). In particolare gli effetti di questo distacco si sono evidenziati in maniera

più

consistente

negli

ambiti

della

professionalità

e

della

partecipazione, mentre sono stati molto meno influenti nel contesto editoriale – informativo. A questo punto è legittimo domandarsi quale sia la situazione relativa ad i partiti ed ai loro web. In questo caso, invece di ragionare sulla base di due categorie - presidenziabili e non - se ne utilizzeranno tre, distinguendo tra partiti ʻgrandiʼ, con più del 10%, ʻmediʼ, compresi tra il 3 ed il 10%, e ʻpiccoliʼ, al di sotto del 3%. Il primo gruppo conta due soli membri, lʼUMP ed il PS, il secondo è quello più popoloso ed include il PCF, i verdi francesi, il Front National e lʼUDF, mentre sono assimilabili sotto lʼetichetta di ʻpiccoliʼ i Radicales de Gauche e lʼMPF.

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Grafico 17_ Istogramma partiti e rilevanza

Anche in questo frangente si è proceduto tracciando un grafico capace di rappresentare il rapporto tra le tre tipologie di partiti qui stabilite ed i punteggi ottenuti. Da un punto di vista complessivo, è evidente la superiorità di UMP e PS sugli altri: se il distacco rispetto ai quattro del gruppo dei ʻmediʼ è quantificato intorno al 10%, quello che intercorre tra ʻgrandiʼ e ʻpiccoliʼ è di ben 28 punti percentuali, infatti dal 63% totalizzato dai ʻgrandiʼ si passa al 53% dei partiti ʻmediʼ ed al 35% dei Radicales de Gauche e di MPF. Per quanto concerne lo studio del fenomeno secondo lʼoramai classica tripartizione, si può affermare che la tendenza rimane sostanzialmente la stessa. Se si considera lʼambito della professionalità, si assiste al testa a testa fra ʻgrandiʼ e ʻmediʼ - rispettivamente al 63 ed al 61% - mentre i più ʻpiccoliʼ si collocano sempre in una posizione molto distante, quantificabile intorno al 40%. Il rapporto identificato in occasione del commento ai valori rinvenuti nellʼambito della valutazione complessiva potrebbe essere ripetibile anche per gli ambiti della partecipazione ed informazione; le relative parti dellʼistogramma disegnano infatti rapporti di forze tra i tre sottogruppi più o meno costanti, seppur riportando valori differenti in termini assoluti.

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Si è già avuto modo di osservare che, rispetto ad un livello più generale di analisi, nel caso degli strumenti di partecipazione i risultati conseguiti subiscono un calo ʻfisiologicoʼ, esattamente lʼopposto di quello che accade nellʼambito editoriale, il quale invece fa segnare punteggi sempre più elevati. Nello specifico, i partiti ʻpiccoliʼ ottengono i risultati peggiori proprio nel momento in cui si va a valutare la loro prestazione nel campo dellʼofferta di mezzi di interazione più sofisticati - molto deludente il punteggio del 19% mentre gli avversari, ʻmediʼ o ʻgrandiʼ che siano, riescono comunque a mantenere valori più o meno accettabili, anche se non elevatissimi, e quantificabili intorno allʼintervallo 37 – 47%. Infine nellʼaspetto informativo gli score segnati dai tre gruppi fanno registrare un aumento considerevole in valore assoluto, espresso dalla capacità di rispondere positivamente al 78, 61 e 45% delle caratteristiche richieste nel corso della valutazione. Ne discende quindi la possibilità di ipotizzare una correlazione positiva, sia a livello macro che micro, tra la qualità dei siti messi in rete ed il peso politico della fonte emittente quel messaggio; i partiti più votati si sono affermati come i più performanti di tutti da qualsiasi punto di vista si desideri esaminare la questione, dimostrandosi in media superiori del 10, con picchi di quasi il 30%, rispetto alle altre due categorie individuate. Tali rapporti si sono differenziati nei casi dellʼofferta informativa, settore nel quale i ʻbigʼ si sono dimostrati notevolmente più efficienti degli altri, ed in quello della professionalità, un settore nel quale i partiti medi sono sembrati comunque capaci di mettere online dei prodotti di poco inferiori a quelli dei ʻcapofilaʼ; i più piccoli invece hanno dimostrato di riuscire a barcamenarsi in maniera comunque sufficiente in quasi tutti i settori, tranne che in quello relativo gli strumenti di partecipazione, nel quale non sono riusciti a conseguire neppure un misero 20%. A questo punto potrebbe essere utile inquadrare i dati appena discussi nel contesto del dibattito che contrappone normalizzazione e mobilitazione. Da questo punto di vista, infatti, i dati appena discussi portano alla conclusione che per i candidati, ma soprattutto per i partiti, la tendenza 97


riscontrata traccia un percorso in linea con lʼipotesi di normalizzazione del cyberspazio (Margolis e Resnick, 2000), secondo la quale i soggetti politici più rilevanti rivestono in internet, proprio come negli altri media, una posizione dominante rispetto ai loro rivali, in particolar modo durante periodi di effervescenza quali le campagne elettorali, momenti nei quali la sollecitazione a scendere in campo per persuadere lʼelettorato tocca lʼapice, spingendo così i politici ad investire quanto più possibile in comunicazione, e quindi anche in comunicazione online, con il risultato che i partiti più grandi ed i candidati più conosciuti riescono a costruire migliori prodotti in virtù delle maggiori risorse economiche e sociali di cui dispongono (cfr. Gibson, Nixon e Ward, 2003: 24). In particolare, i siti ʻbigʼ vengono descritti come numericamente maggiori, in grado di offrire funzioni quantitativamente e qualitativamente superiori, e contraddistinti da un sistema di referenziamento realmente efficiente, che conferisce loro un più alto profilo online (Ibidem). Se si desidera applicare questo approccio ai casi qui oggetto di studio, è facile notare come lʼipotesi sia perfettamente in grado di descrivere la situazione osservata; lʼunica precisazione che sarebbe utile aggiungere riguarda lʼambito in cui tale superiorità si è manifestata in maniera più evidente. A differenza di quanto sarebbe lecito supporre, il differenziale più consistente tra i risultati dei gruppi considerati non è stato rilevato nel settore della professionalità o in quello dellʼinformazione, ma piuttosto nellʼambito della partecipazione e della decentralizzazione della comunicazione. Si tratta di un fenomeno che potrebbe essere comprensibile se rapportato allo stato dellʼarte, infatti si è già avuto modo di notare che proprio questo è lʼambito in cui i candidati ed i partiti, anche se questi ultimi in misura minore, hanno incontrato le difficoltà maggiori, per cui si potrebbe supporre che solo i soggetti più rilevanti, dotati dei mezzi più potenti, siano riusciti a produrre dei risultati soddisfacenti, mentre gli altri, come per una sorta di profezia che si autoavvera, considerando lʼimpresa troppo ardua, abbiano infine optato, in una sorta di tentativo di ottimizzazione delle risorse, per un profilo più basso nellʼarea partecipativa, in maniera tale da potersi concentrare negli altri settori. Il fatto stesso che i ʻbigʼ abbiano un elettorato di riferimento più ampio 98


potrebbe spiegare il perchĂŠ essi abbiano deciso di investire nel tentativo di mobilitare, sia on che offline, e coordinare i propri simpatizzanti.

3.5_Candidati vs. partiti

Infine rimane da trattare la questione del rapporto esistente tra i siti dei partiti e quelli dei relativi candidati: il problema su cui si desidera riflettere riguarda la determinazione della relazione intercorrente tra la natura del soggetto politico e la soluzione strategica adottata in rete. Si è deciso di assumere come punto di partenza per questo tipo di ricerca la presentazione congiunta delle tendenze rintracciate al livello generale e specifico grazie ai numerosi monitoraggi dei siti dei partiti e dei candidati espressi.

Grafico 18_Tendenze qualitĂ complessiva candidati e partiti

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Il grafico 18 mette a confronto le tendenze medie che descrivono le prestazioni dei siti nel corso delle campagne elettorali. Grazie a questa rappresentazione, è possibile visualizzare innanzitutto un fenomeno, ovvero una certa differenza nellʼandamento delle piattaforme web, a seconda che queste siano riconducibili ai partiti o ai candidati. Eʼ possibile infatti affermare che i primi abbiano subito una traiettoria evolutiva differente da quella dei secondi, decisamente più lineare; inoltre gli uni hanno intrapreso un cammino discendente durante la fase delle legislative, mentre gli altri hanno optato per un approccio improntato al miglioramento continuo nel corso di tutta la competizione. Unʼaltra evidenza che scaturisce dalla rappresentazione grafica qui commentata riguarda la miscela che ha composto i siti, ovvero come essi hanno affrontato le sfide poste dalla dimensione dellʼinformazione, della partecipazione e della professionalità. La tendenza riscontrata è sempre la stessa: sia i partiti che i candidati hanno privilegiato, in maniera più o meno simile, la questione informativa e quella della professionalità, tuttavia per quanto concerne gli strumenti di partecipazione i partiti, probabilmente grazie alla loro natura, si sono dimostrati in media molto più attenti, costanti ed efficaci nella loro implementazione. Inoltre, confrontando i dati del primo periodo di monitoraggio, si nota come i siti dei partiti si siano fatti trovare più preparati di quelli dei rispettivi candidati al momento della partenza della campagna elettorale: fatta eccezione per la dimensione della professionalità, per la quale il dato iniziale è pressoché uguale, in tutti gli altri casi i web dei leader hanno mostrato un deficit di punteggio pari a circa dieci punti. Questo fenomeno probabilmente è una delle cause che spiegano lʼatteggiamento tenuto nel corso della campagna dai singoli politici, che si sono trovati nella situazione di dover rapidamente modificare e completare la propria strategia comunicativa online se non volevano correre il rischio di rimanere esclusi dai giochi. Il fatto che i valori più alti disegnati sul grafico siano stati raggiunti dai siti dei candidati non deve trarre in inganno: come si ricorderà, lʼultima rilevazione cui essi

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sono stati sottoposti riguarda i soli superstiti che si sono poi sfidati nel secondo turno. Proprio i siti di Sarkozy e della Royal, insieme a quelli dellʼUMP e del Parti Socialiste, si sono rivelati infatti particolarmente ben costruiti, conseguendo ottimi risultati rispetto alle sfide lanciate da internet alla politica. A tale proposito si è deciso di proporre un piccolo excursus, di creare insomma uno spazio appositamente dedicato alla trattazione congiunta di questi quattro siti. In tal modo, oltre a poter comprendere meglio le dinamiche intercorrenti tra un candidato e lʼistituzione politica di riferimento, si avrà lʼopportunità di conoscere nel dettaglio gli strumenti più allʼavanguardia messi in rete nel corso delle recentissime elezioni.

3.6_Sfida al vertice

Una precisazione prima di addentrarsi nellʼanalisi comparativa appena menzionata. I quattro siti qui presi in considerazione fanno registrare unʼalta qualità che raggiunge standard elevati, sia per quanto concerne la presentazione dei propri contenuti, sia per lʼofferta di strumenti di partecipazione. Dalla griglia di analisi utilizzata per studiare tali siti si evince che tutti soddisfano la maggior parte delle voci in essa elencate. In ragione di quanto appena affermato, nel corso di questo paragrafo ci si concentrerà su quelle caratteristiche e funzioni presentate esclusivamente da uno dei due termini di paragone della coppia oppositiva di volta in volta presa in considerazione.

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3.6.1_Nicolas Sarkozy vs. UMP

Al fine di operare un confronto tra il sito personale del candidato dellʼUMP allʼEliseo ed il suo stesso partito sono stati presi in considerazione www.sarkozy.fr e www.u-m-p.org.

Grafico 19_Istogramma confronto Sarkozy vs. UMP

Considerando congiuntamente le due schede di rilevazione ed analizzando il grafico 19, si nota come lʼUMP e Sarkozy presentino due siti di ottimo livello, agevolmente navigabili, abbastanza completi e ricchi di funzioni, che condividono sì una parte degli strumenti, ma che presentano anche sostanziali differenze. Entrambi infatti sono pensati prevalentemente per soddisfare le esigenze degli utenti impegnati e coinvolti, privilegiando di conseguenza lʼofferta di informazione, in un caso, e di partecipazione, nellʼaltro, ma, allo stesso tempo, cercano di tenere in considerazione anche quegli elettori cosiddetti interessati che navigano su internet per scoprire qualcosa in più sul leader e la sua formazione politica.

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La funzione vetrina risulta essere svolta in maniera leggermente migliore dallʼUMP. Se la veste grafica, le immagini, le foto, i simboli ed i colori sembrano in entrambi i casi il frutto di scelte oculate e condivisibili, lʼofferta di informazioni riguardo al partito (ideologia, valori, storia, programmi, struttura e funzionamento, ecc.) risulta essere più ricca e meglio organizzata di quella riguardante il candidato – presidente: le sezioni dedicate a tale aspetto sono, nel primo caso, più evidenti, propongono una quantità soddisfacente di informazioni, offrono una presentazione grafica dei contenuti più adatta alla lettura sullo schermo e sono tra loro strutturate e complessivamente archiviate in maniera più razionale ed efficiente. Anche il confronto tra gli strumenti di informazione messi a disposizione dallʼUMP e da Sarkozy si risolve, almeno quantitativamente, in favore della formazione politica. Il fatto che lʼex ministro dellʼinterno, a differenza del suo partito, pubblichi online dei confronti con i propri avversari, in particolare con la socialista Ségolène Royal, non basta certamente a sopperire allʼassenza di sezioni dedicate alla rassegna stampa, alle modalità di voto (soprattutto in riferimento al voto per procura), alle interviste, ai discorsi, alle tribune politiche ed alle pubblicazioni, presenti, invece, sul sito dellʼUMP. In questʼultimo lʼorganizzazione di tali contenuti sembra essere stata realizzata nel modo migliore, rendendo fruibili le voci in più tramite un unico menu: “Sʼinformer”. Inoltre si registrano risultati migliori anche dal punto di vista delle modalità push: anche in questo caso lʼUMP offre un ulteriore servizio di news tramite SMS. Tuttavia la reale inferiorità dellʼofferta informativa del sito di Nicolas Sarkozy è data dallʼassenza di qualsiasi operazione di targeting nella modalità di presentazione dei contenuti, presente invece su www.u-m-p.org e operante tramite selezioni per gruppi identitari, sociali e tematici, per fasce di età e per aree geografiche di appartenenza. La sezione dedicata agli strumenti di partecipazione è quella in cui si può registrare una sorta di rivincita del sito di Nicolas Sarkozy. LʼUMP anche in questo caso soddisfa più del suo candidato le voci della scheda di rilevazione qui utilizzata, offrendo più possibilità di interazione online, grazie 103


allʼimplementazione di modalità di voto elettronico, chat e blog, ed opportunità di mobilitazione di risorse. Tuttavia è la rilevanza delle funzioni offerte da Sarkozy a fare la differenza in favore di questʼultimo. Il suo sito infatti

risulta

essere

quello

meglio

capace

di

creare

un

efficace

decentramento della comunicazione, che ha come risultato lʼinstaurazione di una rete sociale di soggetti i quali non solo possono contribuire con la realizzazione di propri contenuti alla campagna elettorale online e partecipare a veri e propri dibattiti (videochat, Second Life, ecc.), ma grazie allʼinterazione virtuale riescono ad organizzare la reale militanza sul terreno. LʼUMP da questo punto di vista non presenta una propria rete specifica e/o di supporto

alla

candidatura

per

le

elezioni

presidenziali,

ma

molto

semplicemente si appoggia totalmente a quella messa in atto da Sarkozy, mettendo comunque a disposizione dei propri simpatizzanti uno strumento prezioso ed innovativo, quale la possibilità di creare blog affiliati al progetto politico della “Francia del futuro”. Volendo infine comparare al livello generale i due siti in questione, è possibile dire che essi sono il frutto di una comunicazione politica-elettorale basata su una strategia di integrazione e di continuità. Benché www.u-mp.org non proponga una completa sovrapposizione del proprio universo con quello del suo leader, non si può certo affermare che tale sito sia estraneo a forme di personalizzazione: oltre alle numerose foto di Sarkozy che accompagnano gli articoli della home, tutta la porzione destra della pagina abbonda di banner recanti la sua immagine o il suo nome. Dʼaltra parte anche Nicolas Sarkozy non disdegna di evidenziare la sua appartenenza partitica utilizzando una notevole continuità cromatica con il simbolo e il web della sua formazione politica. Se gli strumenti impiegati dai due siti sono differenti, si può evincere però un rapporto di complementarità tra il sito dellʼUMP e quello di Sarkozy, nella misura in cui il partito rimedia alle funzioni di cui è carente rinviando alla piattaforma web del suo candidato. Tale rapporto però non pare reciproco: non si rintracciano infatti link dedicati a funzioni specifiche (p.e. iscrizione al partito, rassegna stampa, informazioni sulle modalità di voto) che portino 104


verso il sito della formazione politica per la quale Sarkozy si è candidato. Questo fenomeno si configura come una scelta precisa voluta dallʼéquipe del neo-Presidente. Illuminante a tal proposito la testimonianza, raccolta nel settembre di questʼanno (cfr. appendice C.1, disco: traccia 1), di Thierry Solère, segretario alle nuove tecnologie per lʼUMP ed uno dei responsabili della strategia web di Sarkozy. Solère ha confermato la volontà del candidato di non incardinare la sua immagine allʼinterno del partito, con lʼobiettivo di non proporsi solo come un leader espressione della volontà di una precisa parte politica, bensì come un presidente eleggibile da tutto il popolo francese.

3.6.2_Ségolène Royal vs. PS

Nellʼanalizzare la comunicazione elettorale online del partito socialista francese e della sua candidata allʼEliseo si è tenuto conto di www.partisocialiste.fr e di http://desirsdavenir.com. A tal proposito è opportuno dare qualche informazione sulla genesi di quello che è attualmente presentato e percepito come il sito della Royal, ma che invece nasce come il web di unʼassociazione, Désirs dʼavenir, di sostegno alla sua candidatura alle primarie. Tale elemento dovrà essere tenuto a mente nel momento in cui analizzeremo gli strumenti di partecipazione ed il tipo di interazione comunicativa (rivolta allʼutente e allʼascolto della base) proposti da Ségolène.

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Grafico 20_Istogramma confronto Royal vs. PS

Come dimostra il grafico numero 20, entrambi i siti sono prodotti di alto livello, con una buona navigabilità e professionalità generale. Essi sono rivolti alle tipologie di utenti coinvolti e impegnati e si caratterizzano dunque come strumenti deputati in primo luogo a soddisfare le richieste di partecipazione e di informazione dei propri simpatizzanti. Tuttavia non bisogna pensare che la funzione ʻbiglietto da visita sia trascurata: sebbene non costituisca lʼobiettivo primario, essa è comunque assolta in maniera abbastanza soddisfacente, soprattutto dalla formazione politica socialista. La funzione di vetrina è svolta su http://parti-socialiste.fr sia dal punto di vista grafico, tramite lʼutilizzo di loghi e simboli del partito ed immagini della candidata, sia da quello dei contenuti,

attraverso

la

pubblicazione

di

biografie,

informazioni

su

programmi, ideologie, valori, struttura e funzionamento dellʼorganizzazione; mentre su http://desirsdavenir.com/index.php è possibile ritrovare solo alcuni degli elementi citati (biografia del leader e programma elettorale). Simile in linea di massima la situazione per quanto riguarda lʼofferta di strumenti di informazione: anche in questo caso il sito socialista propone un numero maggiore di strumenti (p.e. una rassegna stampa ed una rassegna

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blog), utilizza un sistema di gestione dellʼagenda degli eventi dellʼutente stesso, grazie allʼimplementazione di modalità push in tale processo, e presenta la web-tv come canale informativo preferenziale. Non è rintracciabile sul sito della Royal alcun tipo di operazione di targeting nellʼorganizzazione delle news e dei contenuti, se non quella afferente la differenziazione territoriale, contrariamente a quanto accade su http://partisocialiste.fr, che, oltre a presupporre una ripartizione diversificata su base sociale, tematica, territoriale e per fase di età, riesce a superare il concetto stesso di targeting, giungendo a definire una modalità di visualizzazione dei contenuti (sia dal punto di vista della selezione che dellʼordine di visualizzazione) quasi individualizzata. Il versante delle possibilità di partecipazione attuate tramite le due piattaforme web è quello che segna un punto in favore della candidata alla presidenza francese, se non per lʼaspetto quantitativo, sicuramente per quello qualitativo. I due siti soddisfano entrambi, seppure offrendo strumenti diversi, la maggior parte delle voci delle sotto-sezioni riguardanti lʼinterattività online (questʼultima in verità, dal confronto dei dati delle due schede di rilevazione, risulta essere leggermente più curata sul sito del partito socialista) e la mobilitazione delle risorse, mentre lʼarea deputata alla decentralizzazione

della

http://desirsdavenir.com.

comunicazione Sebbene

appare

ambedue

più

interessante

presentino

su

sezioni

esclusivamente pensate per i volontari, quella specifica del partito, http://militant.parti-socialiste.fr/, si autodefinisce una “cassetta degli attrezzi” ed al suo interno offre strumenti quali discorsi, argomentazioni, dati, commenti, una lista di appuntamenti, una galleria fotografica e materiali della campagna

elettorale.

È

su

http://emilitants.desirsdavenir.org

che

si

rintracciano tutti gli strumenti necessari a creare una rete di interazione sociale, virtuale e non. Nel caso si decidesse di agire su internet, le possibilità sarebbero davvero tante e differenziate: a seconda della disponibilità, si può diventare e-débatteurs (cioè argomentare sui vari forum e blog a favore del progetto elettorale), e-veilleurs (monitorare la rete e riferire se si incontrano video o materiali interessanti per la campagna), e-créateurs 107


(illustrare la campagna, creare banners o video, ecc.), inviare messaggi di sostegno a Ségolène Royal, firmare e-petitions e condividere i contenuti. Per mettere in atto forme di militanza di tale genere il partito socialista preferisce appoggiarsi a questo complesso di servizi, dirottando i propri utenti sul sito di Ségolène, il quale ne è ricco proprio in conseguenza della storia che lo contraddistingue e dellʼoriginaria funzione di supporto che ne determinò la nascita. Infine, volendo dare una chiave di lettura globale del rapporto che intercorre tra i due siti qui oggetto di analisi, è opportuno procedere con qualche riflessione. Innanzitutto è interessante notare come essi si trovino in una relazione di continuità solo parziale. Da un lato infatti non sarebbe scorretto affermare che almeno da un punto di vista di approccio alla rete e, di conseguenza, anche da uno tecnico-strutturale si ha a che fare con due prodotti frutto di scelte di comunicazione politica, inerenti il mezzo specifico, se non integrate, quantomeno comuni e condivise, modellate su internet e la sua grammatica, attente agli utenti ed alle ultime novità del web (il fenomeno Second Life non ha lasciato indifferente la Royal). Dallʼaltro, tuttavia, la discontinuità sembra evidente da un punto di vista di identificazione visiva e simbolica. La veste grafica, anche a causa della particolare tecnologia di visualizzazione di http://parti-sociliste.fr, non implementata dal sito della candidata, è totalmente differente: i due siti si pongono come universi diversi, rispondenti a due logiche di presentazione, organizzazione e fruizione delle funzioni e dei testi che poco sembrano avere in comune. Inoltre, così come il partito socialista sembra immune da logiche di personalizzazione (basti pensare che le uniche immagini riferibili a Ségolène sono quelle dei fermo immagine dei video delle news e che la sezione specifica riguardante le attuali elezioni è identificata tramite lʼetichetta “Présidentielle 2007”, senza alcun riferimento nellʼintestazione al nome della candidata), anche la Royal non si cura più di tanto di rendere evidente lʼidentificazione simbolica con la formazione socialista (il logo/link al sito del partito è relegato in un oscuro angolo della home).

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Per quanto concerne i vari strumenti messi a disposizione da un sito e dallʼaltro, è possibile affermare che in un certo qual modo essi si compensino a

vicenda;

a

tal

proposito

può

essere

interessante

rilevare

che

http://desirsdavenir.org si presenta come un prodotto completo, mentre http://parti-socialiste.fr ha dimostrato in più dʼuna occasione la tendenza a fare affidamento sul primo per completare la propria offerta di partecipazione.

3.6.3_Candidati e partiti: analogie e differenze nella comunicazione elettorale online

In questʼultima sezione si considereranno contemporaneamente i quattro siti tramite la coppia di opposizione “candidato vs. relativo partito”, così da rintracciare eventuali tendenze comuni e segnalare le possibili differenze, cercando di fare luce sulle peculiarità che, a seconda dellʼemittente, contraddistinguono la comunicazione di una visione politica e della rete che, in ogni caso, fa riferimento ad una matrice comune. Tra le tendenze si riscontra la capacità superiore dimostrata dai siti dei partiti rispetto a quelli dei candidati di svolgere la funzione vetrina e quella di offerta informativa. Le motivazioni di tale evidenza risultano non difficili da richiamare: un partito è unʼistituzione ed in quanto tale presenta una strutturazione organizzativa senza dubbio più stabile, esperta e ramificata di quella che si forma attorno ad un candidato. Tale stabilità sembra quindi favorire la capacità di presentazione di sé e del proprio universo simbolico, anche ad un livello pratico di costruzione e di operativizzazione di una redazione. Inoltre è sempre riconducibile a tale ragione la migliore performance registrata nellʼambito della gestione dei flussi di comunicazione in entrata, come dimostra il fatto che le e-mail inviate a tutti i siti per richiedere informazioni sul programma o per sapere cosa fare per impegnarsi nella campagna elettorale abbiano ricevuto una risposta solo dai partiti o comunque da questi in tempi molto più rapidi. Probabilmente, quanto appena

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affermato si può ricondurre anche alla migliore capacità di targeting dimostrata dai siti dei partiti, pertanto si potrebbe intravedere un legame più duraturo tra elettori e formazione politica, piuttosto che tra i primi e il leader che di volta in volta è candidato. Lʼapprofondita conoscenza del proprio elettorato di riferimento è senzʼaltro un presupposto imprescindibile del processo di differenziazione della propria offerta in funzione di criteri riguardanti la sfera socio-demografica, territoriale ed identitaria degli utenti. Sempre nellʼambito delle tendenze comuni, si segnala la presenza degli strumenti

più

allʼavanguardia

nellʼambito

della

partecipazione

prevalentemente sui siti di Sarkozy e Royal. Probabilmente la ragione in questo caso è da ricercare nella natura stessa della competizione elettorale in atto: trattandosi di consultazioni per designare il futuro inquilino dellʼEliseo, non sorprende più di tanto riscontrare che siano i due candidati in lizza ed i loro comitati di supporto ad impegnarsi in prima linea nella mobilitazione di volontari e nella vittoria della competizione. Desta un poʼ di sorpresa un dato che è emerso riguardo allʼimplementazione degli strumenti più innovativi da parte dei quattro siti. Ci si sarebbe aspettato, in virtù del più ampio margine dʼazione dei siti dei candidati, i quali devono rispondere ad un leader e non ad unʼintera struttura partitica, che fossero http://desirsdavenir.org e www.sarkozy.fr a presentare gli strumenti più innovativi e più aperti allʼutente e alla sua capacità di agire. I partiti hanno proposto rispettivamente un sistema di gestione delle pagine del sito (home inclusa) indirizzato a massimizzare la libertà dellʼutente (il PS) e la possibilità di ospitare e creare blog e siti realizzati dai simpatizzanti stessi (lʼUMP), mentre Nicolas Sarkozy e Ségolène Royal sembrano essersi indirizzati su unʼinterazione dai risultati praticamente

più convenienti in

unʼottica di breve periodo. Ci si può domandare a questo punto se la presenza alternata di alcuni strumenti su un sito e lʼassenza degli stessi dal suo termine di paragone siano dovuti alla volontà di porre le due piattaforme web in un rapporto di complementarità reciproca, con lʼobiettivo di fornire contenuti forme e sostanze congruenti fra loro e non ridondanti. Questa sorta di strategia di 110


economicità rispetto ai mezzi risulta essere applicata solo parzialmente ed in maniera ʻmoncaʼ; in entrambi i casi, anche se con intensità differenti, si è verificato che il sito della formazione politica si sia appoggiato a quello del relativo candidato per alcune funzioni, ma praticamente nessun flusso è stato rilevato nel senso inverso. Unʼaltra questione interessante è quella riguardante il più generale approccio verso la comunicazione elettorale online dei due soggetti presi in esame, partiti e candidati. Si tratta di un approccio coordinato alla rete? Esiste un rapporto di continuità fra questi soggetti diversi per natura, ma appartenenti comunque ad una matrice politica comune? La risposta alla prima domanda è positiva. Entrambe le coppie hanno manifestato, anche se in modalità diverse, un grande interesse verso la rete e le sue dinamiche ed hanno dimostrato di aver riconosciuto allʼutentesimpatizzante un ruolo attivo ed ampie possibilità di interagire e collaborare, sia dal punto di vista dellʼ approccio teorico, che da quello pratico. Probabilmente non sarebbe errato affermare che le vedettes della politica francese sono arrivate ben preparate e munite di armi affilate al confronto virtuale. La risposta alla seconda domanda che deriva dalle analisi dei quattro siti è che si tratta di una questione empirica. Se è possibile infatti rintracciare una parziale continuità tra “lʼuniverso web UMP” e “lʼuniverso web Sarkozy”, non è possibile affermare altrettanto per la coppia PS – Royal. Le ragioni di tale differenza negli approcci, oltre a derivare dalle genesi dei siti, sembrano avere un gusto politico: il tribolato cammino di Ségolène nelle primarie e poi anche in questa campagna elettorale, considerato congiuntamente al secondo appuntamento elettorale della primavera francese 2007 (le elezioni legislative del mese di giugno), potrebbe aver suggerito al partito una certa cautela nellʼidentificarsi con la candidata allʼEliseo, così come dʼaltro canto il sostegno della società civile e lʼesito delle primarie potrebbe aver avuto come effetto quello di svincolare la Royal da un necessario rimando al partito socialista come fonte di legittimazione simbolica.

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4_Second Life e la comunicazione politica

4.1_Introduzione allʼaltro ʻMondoʼ

Lo scopo di questo approfondimento è descrivere lʼapprodo su Second Life dei principali partiti e candidati francesi avvenuto in occasione delle ultime tornate presidenziali e legislative del 2007, analizzare e discutere lʼimpiego che ne è stato fatto, valutarne limiti e prospettive. A tal fine sarà opportuno procedere ad una chiarificazione preliminare per spiegare in maniera esauriente che cosa è Second Life, tracciarne una breve storia e illustrare le coordinate teoriche allʼinterno delle quali è necessario muoversi per uno studio di questo genere. Se infatti si può ormai affermare che quasi tutti i lettori dei vari quotidiani, gli internauti più irriducibili, studenti, docenti, ecc. ne abbiano sentito parlare almeno una volta nella loro vita, non è altrettanto scontato sottintendere che esista unʼopinione comune e non troppo controversa riguardo ciò che Second Life realmente è.

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4.1.1_Che cosa è Second Life

Come si può leggere sulla home page dellʼomonimo sito, Second Life è “un mondo digitale online tridimensionale immaginato, creato e posseduto dai suoi residenti” (http://secondlife.com/). Sebbene a prima vista questa definizione possa sembrare piuttosto chiara e pregnante, e per alcuni versi si vedrà che lo è, essa lascia una serie di interrogativi irrisolti: se, da un lato, in queste parole risulta evidente e condivisibile il focus posto sul ruolo attivo degli utenti-residenti e viene dato il giusto risalto alla loro capacità e responsabilità poietiche, nonché alla dimensione della proprietà, dallʼaltro non si può fare a meno di notare come la definizione citata ignori il tema più controverso, non facendo riferimento alcuno alla natura dellʼoggetto in questione, evitando accuratamente di esprimersi sul fatto che si tratta di un gioco, più precisamente di un video game, oppure di qualcosa dʼaltro. A tal proposito si può sottoscrivere lʼintroduzione di Matteo Bittanti al recente volume dedicato a Second Life e curato da Mario Gerosa “Second Life si colloca al crocevia tra eterogenee pratiche e fenomeni di natura tecnosociale: realtà virtuale, open source, creative commons, Web 2.0 e MMOG” (Bittanti, in Gerosa, 2007: 7). Per poter utilizzare la piattaforma è necessario visitare il sito ufficiale, scaricare un programma ed installarlo. I passi successivi sono la creazione di un account base gratuito o premium a pagamento, in cui definiamo, almeno provvisoriamente, il tipo di avatar, il nostro alter ego virtuale, che preferiamo (uomo o donna, umano o furry14, ecc,), ne inventiamo il nome e selezioniamo il cognome da una lista di opzioni (proprio come nel romanzo di Vonnegut, Slapstick, nel quale ad ogni cittadino americano veniva assegnato un nuovo cognome per creare delle immediate connessioni tra chi in realtà non aveva nulla da spartire). Ma procediamo con ordine. 14

Un furry è una ʻspecieʼ molto comune su Second Life che fonde insieme caratteristiche animali con sembianze antropomorfe.

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4.1.2_Breve storia culturale di Second Life

È il 1991 quando Philip Rosedale fonda il Linden Lab per lavorare sul concetto di “rappresentare il mondo in un microcosmo”; circa dodici anni dopo, nei primi mesi del 2003, vede la luce la versione beta di Second Life, mentre in giugno dello stesso anno viene effettuato il lancio ufficiale (cfr. Rimaszewski, M. et alii, 2007: 6). A onor di cronaca è necessario aggiungere che, esattamente come la Terra, anche Second Life può vantare una sua fase preistorica; si tratta di quel periodo che va dal 2001 allʼaprile del 2003: in principio vi erano i Primatars, rozzi antenati degli avatar, un mondo inabitato chiamato Linden World e poco altro; bisogna attendere il 2002 per poter assistere alla nascita di Second Life, una terra comune abitata da piccolissime comunità di cittadini alfa15 e un ristrettissimo numero di cittadini beta16. La seconda fase della storia di questo mondo prende il via con il lancio pubblico della versione beta dellʼaprile del 2003. Lʼarrivo di nuovi utenti sullʼallora piccolo continente non fu un processo pacifico e armonioso e le zone in cui i combattimenti erano autorizzati, le tre sim17 The Outlands, diventano presto il campo di battaglia dei conflitti sorti allʼinterno di questa nuova comunità allargata. In particolare sbarcano in questo periodo centinaia di giocatori di World War II Online18, tra i nuovi arrivati ed i vecchi abitanti scoppia una vera e propria guerra, nella quale più che territori e potere, è in gioco la definizione della natura stessa di Second Life: o un mondo pacifico o

15

Si definisce alfa una versione ancora non completamente testata di un software. Essa viene così data in prova ad alcuni specialisti, spesso interni alla casa produttrice stessa, col fine preciso di scoprirne eventuali bug (cfr. http://en.wikipedia.org/). 16 Si definisce beta quella particolare versione del software non ancora definitiva, ma sufficientemente avanzata da poter essere messa a disposizione anche degli utenti meno esperti, confidando nelle loro azioni imprevedibili per individuarne eventuali problemi (http://en.wikipedia.org/). 17 Abbreviazione di simulatore; con questa parola sʼintende indicare una regione ben definita di Second Life. 18 Si tratta di un gioco online multiplayer di strategia militare nel quale Alleati e forze dellʼAsse combattono per le sorti della Seconda Guerra Mondiale.

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un terreno di battaglia. Sebbene il conflitto si esaurisca con il passare del tempo e soprattutto con lʼespansione del mondo, permettendo ai guerrafondai di imperversare in zone appositamente dedicate e ai vecchi abitanti di continuare la loro vita, è necessario concentrare un momento lʼattenzione su un elemento architettonico che caratterizza questa fase il Jessie Wall, ovvero il muro che segna il confine che separa le zone civilizzate dai territori di guerra; quel muro, infatti, come quello di Berlino, diviene il luogo presso il quale esprimere la propria opinione, favorevole o contraria, rispetto al realissimo conflitto iracheno in corso. Il fatto, malgrado non si configuri come un evento originale, trova la sua importanza nella misura in cui mette in evidenza la natura di prodotto eminentemente culturale, capace di interagire con la realtà, che caratterizza Second Life sin dalla sua nascita. Un altro evento, sempre conflittuale e sempre fortemente culturale, fondamentale per comprendere come si è giunti allʼattuale situazione proprietaria vigente su Second Life, vale a dire il conferimento di tale diritto ai singoli utenti, ha luogo nellʼestate del 2003. In quel periodo infatti i Linden Lab avevano appena escogitato un metodo, a prima vista efficiente, per evitare che i residenti appesantissero inutilmente i server con quantità eccessive di manufatti da loro stessi creati. Il sistema altro non era che una forma di tassazione sui prim, i solidi modellabili che costituiscono la materia in questo mondo, operante attraverso la detrazione automatica dai conti dei cittadini che creavano oggetti vari dei Linden Dollars, la moneta tuttora in corso e provvista anche di un cambio con il dollaro USA. Tra le varie manifestazioni di protesta messe in scena in questa fase, assume una certa importanza una specie di remake della famosa rivolta dei coloni americani contro la madrepatria, il Boston Tea Party. Ciò che avvenne fu che un gruppo, “Americana”, prese in mano la situazione ed organizzò una grande azione di protesta, nella quale si gettarono grandi casse di tè e si dette fuoco ad alcuni paesaggi americani ʻarredatiʼ e ʻpopolatiʼ in stile coloniale. Lʼepisodio appena narrato assume una certa importanza per via del suo esito e della sua stessa dinamica. Se la vittoria dei ribelli infatti si è dimostrata 115


fondamentale per lʼevoluzione della piattaforma stessa, essa ha sicuramente favorito la successiva decisione di conferire i diritti di proprietà ai creatori dei vari manufatti e di consentire loro in tal modo di poter guadagnare profitti dalla relativa vendita o affitto. Tale evento ha ricoperto un ruolo ancora più importante dal momento che, coinvolgendo lʼintera popolazione dellʼepoca e obbligando ognuno a schierarsi a favore dei ribelli o dei Linden, esso ha costituito un vero e proprio rituale di passaggio che, dalla suddetta situazione conflittuale, attraverso la precedente fase di separazione e poi la successiva riconciliazione, avvenuta con la vittoria dei ʻrivoluzionariʼ e lʼabolizione della tassa sui prim, ha sancito la nascita di una comunità, quella più vasta di Second Life, e del suo spirito. Come già anticipato, lʼesito del Second Boston Tea Party si rivelò determinante per il fluire degli eventi; nellʼinverno 2003 infatti prende il via quella che potremmo definire la terza era di Second Life, caratterizzata da tre decisioni fondamentali prese dai Linden Lab:

Lʼeliminazione dellʼabbonamento mensile in favore di una politica di entrate basata sullʼaddebito dei costi per lʼuso della terra su base mensile;

La possibilità di compravendita sul mercato della valuta locale, il Linden Dollar, in cambio di denaro reale corrente;

Lʼattribuzione ai residenti dei diritti di proprietà intellettuale sugli oggetti e sugli script (stringhe di codice che permettono, ad esempio, di far compiere determinate azioni o gesti al proprio avatar) da loro creati.

Si tratta in definitiva di tre punti che segnano in maniera determinante lʼevoluzione di questo mondo verso la compenetrazione e lʼandamento sinergico della second con la real life; il nuovo sistema di pagamento sembra

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quasi voler ribadire il rifiuto della grid19 di essere definita come un comune gioco online: al canone mensile, modalità classica di pagamento di questo tipo di prodotti, si preferisce un criterio molto simile a quello della locazione e/o vendita, pratica decisamente più ʻterrestreʼ che, oltre ad incrementare lʼeffetto di realtà dellʼintera piattaforma, contribuisce a marcarne il continuum con il mondo reale, condividendo con questo ulteriori sistemi simbolici e modelli di comportamento. Sulla stessa linea, anche la nuova possibilità di compravendita di moneta locale con denaro corrente e la relativa definizione di un tasso di cambio. Inoltre, questʼultima innovazione trova il suo naturale completamento nellʼaccettazione della proposta del noto docente di diritto presso la Stanford University, esperto di proprietà intellettuale e software libero, Lawrence Lessig, di conferire ai residenti i diritti sulle proprie creazioni: da questo momento in poi si assiste infatti ad una specie di rivoluzione mercantile con la nascita di una nutrita classe di mercanti, fabbricanti di ogni genere di oggetti, intrattenitori di vario tipo, ecc. Dopo lʼavvento del mercato e del libero scambio, si assiste a quello che si potrebbe chiamare “Far West Digitale”, ovvero la quarta fase. Dalla fine del 2003 fino allʼestate del 2004, in seguito alle innovazioni appena introdotte, i Linden decidono di indire delle vere e proprie gare per assegnare le terre vuote e inabitate disponibili. Il successo dellʼiniziativa porta i Governatori Linden a istituire un sistema alternativo, quello delle aste, più regolamentato e civile, per immettere sul mercato lotti di terreni ed isole. La domanda di terra aumenta, così i Linden sono costretti a mettere in vendita sempre nuove isole e continenti, mentre alcuni compratori lungimiranti acquistano interi lotti di terreno da suddividere in porzioni più piccole da rivendere o affittare ad altri utenti, pratica rivelatasi così redditizia da produrre persino una nuova milionaria. Questo è anche il momento della grande migrazione in Second Life degli utenti di altri mondi online alla ricerca di un posto in cui costruire o ricostruire il proprio gioco preferito e le relative regole (cfr. Ivi: 285 – 286). 19

Tecnicamente è la rete di server su cui poggia il mondo virtuale. Nellʼuso comune indica genericamente Second Life.

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Il passo successivo nella storia di questo mondo è costituito da quella specie di convergenza mediatica che sempre di più sembra caratterizzare Second Life dalla fine del 2004 ad oggi. Lʼintegrazione con le varie tecnologie di internet, lʼintroduzione di alcune funzionalità come lo streaming audio, poi video, i feed .xml e, nel luglio 2007, anche Skype e la voce umana, hanno permesso e permettono una sempre maggiore socializzazione del mondo e una crescente interdipendenza con quello reale. È questo il periodo in cui pubblicità, multinazionali, band, concerti, ecc. fanno il loro ingresso nel modo digitale; lʼeffetto congiunto delle nuove tecnologie introdotte e delle pratiche sociali ad esse legate fa sì che dallʼestate del 2005 fino ad oggi Second Life registri una crescita esponenziale del totale dei residenti. Ad oggi, fine agosto 2007, sono 9.123.739 gli account registrati (nel periodo di interesse, da fine marzo ai primi di giugno del 2007, si parlava ancora di una popolazione di avatar compresa tra i 4 e i 5 milioni e mezzo), con un ritmo di crescita di circa 1.000.000 di nuove iscrizioni al mese, per un volume dʼaffari totale di circa 3.262.224.249 di L$ (cfr. http://secondlife.com/whatis/economy_stats.php). A tal proposito può risultare utile una piccola statistica prodotta da comScore riguardo la locazione geografica degli accessi a Second Life nel periodo che va da gennaio a marzo di questʼanno; il documento rivela che la piattaforma è diffusa in America così come in Europa: il 19% degli utenti è infatti nordamericano, tra questi circa un 1.500.000 (il 16%) sono statunitensi; il 61%, ovvero 5.500.000 avatar, invece sono europei, tra cui un altro milione e mezzo circa di tedeschi, 720.000 (lʼ8%) di francesi e 540.000 (il 6%) provenienti dal Regno Unito.

4.1.3_Gioco o …

Dopo aver ricostruito la storia ed il percorso evolutivo che ha fatto di una piccola cricca una comunità di circa 9.000.000 utenti, è possibile

118


rispondere alla domanda che molti pongono: “Ma che cosa è esattamente Second Life?” “Si tratta di un gioco?”. Come abbiamo accennato allʼinizio del capitolo, lʼoggetto della nostra analisi sembra rivelare una natura piuttosto sfumata, occupare una posizione liminale tra gioco e realtà e sfuggire a catalogazioni ed etichette: è un prodotto che ha a che fare con la realtà virtuale, i MMORPG20 e il software libero. La tradizione in cui Second Life si colloca inizia nel 1977 con lʼavvento del

primo

MUD21

:

uno

dei

primi

“ambienti

virtuali

basati

sulla

[comunicazione] testuale ospitati su un computer che permette agli utenti di accedere e partecipare al mondo”22 (Taylor 2006: 21 – 22), altrimenti detti video game multigiocatore, che normalmente combinano insieme elementi dei giochi di ruolo, di quelli di azione e delle chat-room sociali. I giocatori, digitando comandi del tipo LOOK, SAY, GET, ecc., possono effettivamente guardarsi attorno, parlare e in generale interagire con gli altri giocatori e con il mondo stesso. Lʼambientazione dei MUD è piuttosto varia e dipende dal tipo che si esamina; spesso questi posti sono ricchi di gnomi, elfi e guerrieri, ma anche di mostri e nemici a cui sparare, o di strade su cui camminare e fare compere, di club e di bar. Nel 1989 poi appare quello che è stato battezzato TinyMUD; questa nuova edizione è caratterizzata dal fatto che lʼattività principale non è più quella di sconfiggere draghi ed orchi, ma di costruire il mondo stesso e di socializzare con altri individui. Il passo successivo è rappresentato invece dalla nascita nel 1990 dei MOO23 che, grazie alla loro enfasi verso gli oggetti e la loro creazione, aggiungono un elemento importante ai mondi online dellʼepoca, diventando rapidamente degli ambienti ampiamente modificabili da parte degli utenti e duttili ad un utilizzo di tipo anche sociale, professionale ed educativo. Si tratta del primo reale punto di svolta per questo genere di prodotti: ora infatti i MUDs non

20

Massive Multiplayer Online Role Playing Game. Multi-User Dungeon, Domain o Dimension. 22 Trad. mia. 23 MUD Object-Oriented. 21

119


vengono più considerati semplicemente dei parco giochi per video giocatori, ma anche dei luoghi confortevoli ed adatti ad ospitare vari tipi di attività, esperienze e utenti (cfr. Ivi: 23 – 24). Nasce e si sviluppa in questi anni Habitat, una ambiente virtuale online creato in collaborazione da Lucasfilm Games e Quantum Computer Services: si tratta del primo spazio grafico bidimensionale con prospettiva in terza persona in cui gli utenti, dotati di un computer dalle capacità medie, possono crearsi un avatar personalizzato ed intraprendere una vita nel mondo virtuale. Il 1995, invece, è lʼanno che segna lʼingresso della terza dimensione con la nascita della prima piattaforma multiutente che abbia generato una community di una certa dimensione: AlphaWorld. Le possibilità offerte ai giocatori sono ancora ridotte, si può scegliere tra la visualizzazione in prima o terza persona, ma lʼavatar a disposizione è un unico esemplare piuttosto generico di aspetto maschile. A partire da metà degli anni 90 inizia il boom dei mondi virtuali tridimensionali: Online! Traveler, The Palace, Meridien59, Diablo, fino ai più famosi e sofisticati Ultima Online ed EverQuest. È questo quindi il momento in cui nascono a tutti gli effetti i primi MMORPG e MMOG24: luoghi dove migliaia di utenti interagiscono fra loro sotto le sembianze di personaggi di video game. Tuttavia,

per

quanta

somiglianza

si

possa

riscontrare

tra

i

MMORPG/MMOG e Second Life, neppure queste categorie paiono esaurire completamente la natura del nostro oggetto dʼanalisi; seguendo ed ampliando il ragionamento appena accennato da Mario Gerosa nel suo ultimo libro, risultano presto evidenti gli elementi che differenziano i MMORPG da Second Life. Innanzitutto il concetto di evoluzione dellʼavatar nei primi rispecchia la tipologia dei video games: se un personaggio non supera un certo numero di livelli o non raggiunge punteggi adeguati, non è abilitato ad esplorare tutto il ʻmondoʼ, mentre nel secondo caso lʼaccento si sposta dal concetto di evoluzione a quello di apprendimento: se non si è ben informati e quindi non si hanno le conoscenze giuste non si può avere

24

Massive Multiplayer Online Game.

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accesso a i luoghi e agli eventi più cool. Poi non bisogna dimenticare la questione del gioco di ruolo, i MMORPG si caratterizzano proprio perché consentono ai giocatori di scegliere un ruolo ben definito in cui immedesimarsi (elfo, cacciatore, guerriero, stratega, ecc). In Second Life non esiste niente del genere: quando si inizia si può scegliere il tipo di layout che si preferisce dare al proprio avatar ( stile ʻragazza della porta accantoʼ oppure glamour), ma lʼaspetto fisico prescelto per il proprio alter ego non ha una relazione diretta con le attività svolte. Inoltre nel nostro caso mancano alcuni elementi fondamentali dei MMOG, vale a dire punteggi e obiettivi da raggiungere: i parametri in base ai quali si viene giudicati dagli altri sono molto più simili a quelli della realtà comune piuttosto che a quelli di un video gioco. Mancano poi vincitori e vinti, così come è impossibile visualizzare la scritta game over o ʻfinire il giocoʼ: Second Life è un mondo che è stato consegnato sostanzialmente vuoto ai suoi residenti e che offrirà sempre qualcosa di nuovo finché ci saranno nuovi utenti. Tuttʼal più si potrebbe proporre un paragone con i multiuser social worlds, come la versione per il web di The Sims, il famoso gioco in cui bisogna prendersi cura di un avatar cercando di fargli raggiungere determinati livelli e punteggi in categorie come relazioni sociali, amore, autostima, ecc. A differenza di quanto accade in Second Life nei Sims Online è possibile perdere se non si è abbastanza bravi nei vari compiti da svolgere, arrivando addirittura al caso limite della morte del proprio personaggio. Lʼultimo elemento di differenziazione, infine, è quello che riguarda la curva di crescita: normalmente i video-giochi online dimostrano un picco nella loro diffusione immediatamente dopo il lancio, mentre poi lentamente calano fino a raggiungere un equilibrio che si mantiene nel tempo; in questo caso si nota lʼassenza di qualsiasi picco subito dopo lʼintroduzione e si assiste ad una lenta e progressiva crescita, che solo negli ultimi mesi, dopo il raggiungimento di una massa critica, ha fatto registrare i suoi massimi, secondo una curva molto più simile a quella dellʼintroduzione delle nuove tecnologie (p.e. Internet) (cfr. Rymaszewski 2007 cap. 13; http://secondlife.reuters.com/ ).

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Rimane ora un ultimo punto da analizzare prima di pervenire a quella che può rappresentare la definizione più appropriata per lʼoggetto qui analizzato. In questo caso sarà molto utile rifarsi agli scritti di Edward Castronova, professore associato di telecomunicazioni presso lʼIndiana University. Castronova apre il suo ragionamento con alcune considerazioni piuttosto interessanti sulla realtà virtuale e lʼintelligenza artificiale, facendo notare come nellʼimmaginario comune il concetto di realtà virtuale abbia dato vita ad una rappresentazione di sé, se non mistificata, quantomeno parziale. Ciò che normalmente si intende indicare con questa espressione è riconducibile a un programma scientifico intrapreso negli anni ʻ90, basato sostanzialmente su hardware, impulsi sensoriali, fili, guanti e caschi. Nella realtà dei fatti si è potuto notare nel corso dellʼultimo decennio come la linea di evoluzione che ha seguito la ricerca sulla realtà virtuale, almeno nel campo dei video games, sia emersa autonomamente dal suddetto programma scientifico, sia cresciuta nellʼindustria dei video giochi e si sia sviluppata sul versante del software. Una volta chiarito il discorso sulla realtà virtuale, è possibile presentare il concetto cardine dellʼanalisi di Castronova, quello di Synthetic Worlds: con questa espressione lʼautore vuole indicare quei “luoghi creati [da designers di video games] allʼinterno dei computer che sono stati disegnati per accogliere un gran numero di persone”25 (Castronova, 2005: 4). Effettivamente è immediata la continuità tra la definizione qui proposta e lʼoggetto Second Life: se il mondo in questione è online ed ogni utente può connettersi tramite un computer da qualsiasi luogo, allora ecco che il monitor diviene una specie di finestra su un ʻpianeta Terra alternativoʼ, un mondo sintetico che è possibile esplorare grazie al corpo sintetico, lʼavatar, di cui si è stati dotati. Le interazioni sociali che avvengono in questi contesti e con queste modalità sono appena un passo indietro rispetto al loro corrispettivo reale e, per quanto fantasioso possa essere un mondo così costruito, “il contesto umano sociale che emerge da questi ambienti fisici non è differente da qualsiasi

25

Trad. mia

122


ambiente sociale umano. E visto che nessuno può separare in maniera permanente gli eventi di una sfera della sua vita da tutte le altre sfere, quella parte della vita umana che ha luogo nei mondi sintetici avrà effetti in ogni dove”26 (Ivi : 7). La caratteristica fondamentale dei Synthetic Worlds è lʼessere dei luoghi radicalmente modificabili che possono essere condivisi da più persone nello stesso tempo: ciò che essi realmente sono è una frontiera, un confine tra qui e lì. La costruzione teorica di Castronova è molto utile ai fini dellʼoggetto di analisi in questione. È evidente come con questo autore si riesca finalmente ad effettuare quel salto di paradigma tanto cercato: Second Life non è più costretto a rientrare nella definizione stretta del video game, per quanto evoluto e di ultima generazione. Ecco quindi che si ritorna al principio, alla definizione di Bittanti di Second Life come luogo di confine tra più aspetti, ecco che lʼaccento è di nuovo sulla liminalità, sulla capacità poietica dei residenti di dare vita a luoghi, oggetti, iniziative, ambienti, relazioni sociali. Second Life è un ambiente espansivo, simile alla Terra, costituito in grandi gruppi, fatto da esseri umani per altri esseri umani, mantenuto, archiviato e reso fruibile da un computer.

4.2_I quartieri generali della politica online

Dopo aver presentato le caratteristiche e la natura del nostro oggetto dʼanalisi, si può finalmente passare alla fase successiva ed arrivare a toccare il cuore del problema. Lʼobiettivo di questa sezione è quello di illustrare una ricerca condotta personalmente tra il marzo ed il giugno di questʼanno riguardo i comitati elettorali creati allʼinterno di Second Life dai candidati e dai 26

Trad. mia

123


partiti principali. I dati che si discuteranno immediatamente sono stati raccolti nellʼunico modo possibile, vale a dire grazie ad alcune sessioni di osservazione partecipante condotte grazie al mio avatar durante il periodo elettorale. Il paragrafo si articolerà quindi nella seguente maniera: in primo luogo ci si preoccuperà di spiegare al lettore che cosa è da un punto di vista fisico un comitato su Second Life, cioè come si presenta la sua struttura, che cosa offre, ecc.; successivamente si delineerà molto brevemente lʼattività svolta allʼinterno di questi avamposti della politica virtuale, per poi concentrare lʼattenzione sul caso più interessante fra quelli osservati, Désirs dʼAvenir. Infine si cercherà di leggere questʼesperienza alla luce delle principali categorie teoriche relative allʼanalisi di mondi sintetici e alla comunicazione politica, nel tentativo di poterne delineare i punti di forza e di debolezza e di ipotizzarne limiti e prospettive future. Lʼeco del fenomeno Second Life è stata amplissima negli ultimi mesi delle lunghe campagne presidenziali e legislative e, considerando la grande attenzione manifestata dai politici francesi verso le nuove tecnologie dellʼinformazione e della comunicazione, non ha sorpreso più di tanto scoprire il loro approdo in quel mondo; cinque ʻcomitatiʼ quindi sono stati aperti nel corso del 2007: Île Sarkozy, Désirs dʼAvenir, la sede dei sostenitori di Bayrou, quella del Front National ed infine quella del partito comunista francese; inoltre si è registrata la spontanea costituzione di un comitato Anti Front National Second Life (AFNSL) oltre che di alcuni luoghi, anche questi nati autonomamente, dedicati alla satira nei riguardi dei candidati più conosciuti. Il primo passo è a questo punto cercare di descrivere in maniera appropriata come si presenta un comitato elettorale di questo tipo. Due le macrotendenze da un punto di vista architettonico, eccezion fatta per la scelta decisamente più specifica effettuata da Le Pen e i suoi: il modello ʻhawaianoʼ e quello ʻmetropolitanoʼ. Alla prima categoria sono riconducibili lʼisola dellʼattuale Presidente Francese Sarkozy ed il quartier generale di Bayrou; con lʼaggettivo ʻhawaianoʼ si vuole sottolineare lʼalmeno a primo impatto bizzarra decisione 124


di arredare uno spazio dedicato alla politica e alla competizione elettorale come un simpatico locale sulla spiaggia, dotato di sdraio, chioschetto-bar, spazio per ballare, luci colorate; il tutto realizzato in materiali simili a canne di bambù, contornato da palme, sabbia e onde che bagnano la riva. In realtà lʼisola di Sarkozy, oltre a presentare questo paesaggio più adatto ad un clima vacanziero che a quello teso di una competizione elettorale così lunga e sofferta, offre ai propri avatar anche unʼarena dotata di schermo per ʻproiettareʼ i video in streaming, una saletta conferenze e, allʼingresso, dei punti di accoglienza per i nuovi arrivati. Racchiusa tra questi elementi, sorge una specie di piazzetta, che costituirà il fulcro dellʼattività del luogo. La seconda tipologia riscontrata è quella riconducibile al cosiddetto ʻstile metropolitanoʼ. Con questa espressione ci si vuole riferire ad un ambiente decisamente più cittadino, composto da edifici più o meno in stile high tech, molto più simili alla classica immagine di un comitato elettorale real life, per quanto di dimensioni decisamente più estese e dalle architetture più futuribili. Di questa categoria fanno parte la sede del Partito Comunista Francese e quella del comitato di sostegno a Ségolène Royal, Désirs dʼAvenir

Figura 3_Comitato Désirs dʼavenir

Lʼelemento comune tra questi casi è costituito dallo stile molto più serioso e funzionale che li caratterizza: le palme scompaiono in favore di

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sedie e tavoli, al posto dei bar ci sono delle boutiques e diverse sale e salette per le riunioni. Tuttavia, pur preferendo racchiudere queste due esperienze nella medesima macro-categoria architettonica, è opportuno fare i necessari distinguo; infatti le differenze emerse nel corso dellʼanalisi, e discusse in seguito in questo capitolo, tra le attività svoltesi ʻchez Ségolèneʼ, febbrili e multimediali, e il lassismo, nessuna organizzazione e poca strumentazione riscontrati dai comunisti trovano un adeguato corrispettivo anche al livello architettonico: se infatti il comitato socialista si presenta come un luogo deputato alla convergenza mediatica e alla discussione, munito di maxi schermi, spazi aperti che funzionano da punti di ritrovo, ecc., i comunisti preferiscono invece allestire unʼesposizione dei ritratti dei grandi pensatori storici che hanno alimentato lʼideologia del partito (Marx, Engels, ecc.) allʼinterno di un locale seminterrato, costellato di piccoli corridoi e spazi chiusi. Infine il Front National. Anche in questo caso i suoi organizzatori hanno preferito distinguersi dagli altri e allestire uno spazio che rispondesse a canoni estetici ed architettonici del tutto differenti; arrivati per primi in questo mondo, dopo aver subito un attacco da parte dellʼAnti Front National Second Life nel quale il loro vecchio indirizzo è andato distrutto, gli attivisti di Le Pen hanno deciso di costruirsi un luogo decisamente peculiare, orientato verso uno stile dalla matrice vagamente gotica: sullo spazio centrale si affacciano un punto informazioni sul leader ed il suo partito, una piscina e una specie di chiesa ornata da guglie ed altri elementi a tema. Purtroppo, a differenza di quanto accade negli altri siti, il FNSL ha optato per la definizione di alcune zone ad accesso ristretto: proprio lʼultimo edificio descritto, sovente il punto di riunione serale principale, è inaccessibile a chi non faccia parte del gruppo ufficiale del Front National su Second Life. In base a quanto esposto, emerge già un primo elemento architettonico, condiviso dai luoghi visitati: in tutti i casi infatti lo spazio comune, quello deputato allʼinterazione tra i vari residenti presenta caratteristiche molto simili a quelle di una comune piazza. Si tratta di spazi collocati in una posizione centrale rispetto al resto, allʼaperto, ma allo stesso tempo delimitati dagli altri 126


edifici, a volte vi è persino un bar nelle immediate vicinanze, o elementi paesaggistici che vi si affacciano. Il contesto che si vuole ricreare è di tipo piuttosto informale e lʼarticolazione spaziale voluta per questi luoghi è coerente con il loro obiettivo, cioè quello di favorire lʼinterazione sociale e lo scambio relazionale tra i partecipanti. Inoltre piazza, bar, comitati, ecc. sono per loro natura deputati alla chiacchiera, per la maggior parte politica o sportiva, anche sul nostro pianeta Terra. Altri elementi comuni ai vari quartieri generali si rintracciano addentrandosi un poʼ di più nei vari ambienti. Tutti i partiti infatti si sono preoccupati di creare ed offrire, nella maggior parte dei casi gratuitamente, merchandising di vario genere: ecco così che troviamo la versione virtuale della famosa t-shirt “I ♥ Sarko” o quella che replica lo slogan “Demain ne se fait pas sans toi”, altre magliette in vari colori con il logo “C748”, il comitato di Désirs dʼAvenir, o quella confezionata espressamente e regalata insieme ad una rosa dai socialisti a chiunque li andasse a trovare la sera del passaggio al II turno, o ancora quelle ideate dai sostenitori di Bayrou con slogan come “Sexy Centriste”, “LʼUnion fait la France” ed infine quelle riconducibili allʼampia produzione del Front National: ben undici capi dʼabbigliamento, tra magliette, giacche e felpe con il logo del partito e frasi ad effetto del tipo “Le Comunisme tue”, “Socialisme no merci”, “Ne touche pas mon peuple” con tanto di segnale di divieto posto sopra la tasca sinistra di un paio di pantaloni. Anche lʼAFNSL non è rimasto indifferente alla “battaglia delle magliette”, mettendone a disposizione quattro con colori ed icone diverse, tra cui la più nota è sicuramente quella con un omino stilizzato che butta in un cestino il simbolo del Front National. Dopo aver fornito una rapida descrizione dei luoghi visitati, è necessario rispondere ad una domanda a questo punto inevitabile: che cosa succede quindi una volta che si entra in uno di questi comitati? Innanzitutto per un utente di Second Life accedere ad un luogo è piuttosto semplice: basta cercare il posto prescelto grazie al discreto motore messo a disposizione di tutti dal programma, selezionarne le coordinate e acconsentire al teletrasporto (il metodo più rapido di locomozione nella 127


piattaforma, insieme al volo). Una volta atterrati nel luogo prescelto ci si aspetterebbe una sorta di servizio accoglienza, qualcuno che spieghi al nuovo arrivato che cosa può fare, come funziona, ecc. In realtà niente di tutto questo si verifica, ciò che si riceve prontamente è la solita nota riguardante le regole comportamentali che bisogna seguire se non si vuole essere estromessi (bannati), dopo di che nessun membro dello staff cerca di fare propaganda elettorale, tanto meno qualcuno si preoccupa di chiederti se hai bisogno di aiuto. La mossa successiva di solito è chiedere, interrogare gli avatar che sembrano più avvezzi al contesto, avvicinarsi, salutare, presentarsi e cercare di prendere parte alla conversazione in atto. Ci si può fare un giro, raccogliere materiale generico, ad esempio il programma di qualche partito, o cliccare su uno dei grandi cartelloni pubblicitari-elettorali, per poter visualizzare con il proprio browser le pagine elettroniche correlate. Normalmente, se interrogati, i membri dei vari staff si sono dimostrati disponibili a rispondere ad eventuali domande, ma in ogni caso il loro atteggiamento dipende dalla sensazione che ricavano in base allʼestetica dellʼavatar e allʼinventario degli oggetti posseduti. Lʼaspetto del proprio alter ego sintetico sembra infatti decretare la vittoria dellʼestetica e della cura del corpo in questo tipo di mondi, forse in maniera anche maggiore a quanto avviene normalmente: il fatto che essere belli o brutti, alti o bassi, avere un aspetto originale o comune non dipende da risorse economiche o da caratteristiche

fisiche

pressoché

immodificabili,

bensì

da

abilità

e

conoscenze tecniche, fa sì che la propria apparenza venga interpretata come il biglietto da visita, una specie di breve riassunto, oltre che di alcuni lati del nostro carattere, delle nostre attitudini tecniche e del nostro livello di integrazione con il mondo. Successivamente è possibile per gli altri utenti ʻsfogliareʼ il nostro archivio di oggetti; questo sistema in realtà è molto usato dai residenti, soprattutto dai membri degli staff, per cercare di capire chi è il nuovo arrivato: ad esempio il fatto che alcuni membri del FNSL abbiano ʻfrugato tra le mie coseʼ ha permesso loro di scoprire che possedevo anche oggetti di derivazione socialista, una rosa e una maglietta rossa con le due dita alzate in segno di vittoria; la loro reazione a quel punto è stata quella di 128


guardarmi con sospetto, di ignorami, prendere in giro ʻil mio amore per i fioriʼ, e, nella migliore delle ipotesi, rispondere con molto distacco e molto sinteticamente alle mie richieste, badando sempre a tenere gli occhi aperti e, nel caso in cui mi fossi rivelata una testa calda, sempre pronti a liberarsi di me in fretta. I comitati sono gestiti da gruppi: Second Life, permette ai propri utenti di crearne di nuovi e di affiliarsi a quelli già esistenti. Nei casi in questione ad ogni comitato corrisponde un gruppo, costituito spesso da membri del partito o da simpatizzanti particolarmente capaci di interagire con lo strumento informatico messo a loro disposizione. Normalmente nei mondi sintetici non è troppo difficile entrare a far parte di raggruppamenti di questo genere; si tratta infatti spesso di organizzazioni decisamente informali, effervescenti e di breve durata, basate su reputazione e fiducia reciproca, che riuniscono un certo numero di persone intorno ad uno scopo preciso o ad un argomento di conversazione particolare (cfr. Taylor 2006). In questo caso però la situazione è differente: trattandosi di partiti politici piuttosto che dei fans di un gruppo musicale, quindi di istituzioni di per sé già altamente formalizzate e burocratizzate, i gruppi tendono a restare piuttosto chiusi e a non accettare nuovi membri troppo facilmente; si preferisce infatti lasciare a tutti la possibilità di accedere al proprio spazio riservato ed a pochi, pochissimi, il privilegio di farne parte ufficialmente. Una volta entrati nel comitato giusto, si inizia quindi a socializzare e si continuerà farlo per molto tempo. In principio, le prime volte che mi sono recata in questi luoghi, chiedevo subito se ci fossero dibattiti organizzati per quella giornata; mi sembrava la cosa più naturale da fare in un comitato online e mi attendevo di trovarne a sufficienza. In realtà, però, eccezion fatta per il caso di Désirs dʼAvenir, che sarà approfondito in seguito, la risposta che mi veniva fornita suonava più o meno così: “Qui il dibattito è permanente”. Lʼattività principale di questi luoghi è infatti quella di parlare, confrontarsi; sia sullʼisola di Sarkozy che presso C748 si incontrano spesso gli stessi due avatar che si divertono a giocare il ruolo dei casseurs, visitando i loro avversari e ad alimentando polemiche e discussioni. Tutto in questi 129


luoghi, la concezione architettonica in primis, sembra essere disegnato per favorire lʼinterazione fra i visitatori ed in effetti tutto lascia supporre che questo sia lo scopo principale (alle volte anche lʼunico) della loro esistenza. Il tenore delle conversazioni svolte è vario e dipende da momenti e contesti, spesso lo stile è quello delle ʻquattro chiacchiere da barʼ, altre volte si assiste a discussioni più tecniche su argomenti specifici del programma del proprio candidato o dellʼavversario, in alcuni casi anche a scontri scintillanti tra visioni opposte o a brevi sketch messi in scena per ironizzare sugli altri candidati (indimenticabile una performance avvenuta presso la sede dei sostenitori di Bayrou: un utente aveva rieditato la propria immagine assumendo così le sembianze di Ségolène Royal, sia nei tratti fisici che nel modo di vestirsi, e aveva dotato il proprio avatar di unʼanimazione piuttosto ridicola che faceva sì che il personaggio si muovesse come una gallina, mentre nel frattempo digitava nella chat pubblica la frase “Moi, autant que femme…”27). Il senso dellʼironia non sembra mancare però neanche chez Désirs dʼAvenir: qui è presente un monitor, contornato da manifesti caricaturali, che trasmette su richiesta cartoni animati con lʼobiettivo di prendere in giro lʼavversario diretto Sarkozy. Nellʼobiettivo di meglio comprendere le dinamiche dei vari comitati virtuali potrebbe essere opportuno illustrare due esempi: la serata del dibattito tra Mr. Sarkozy e Mme. Royal e lʼattacco delle particules. Il 2 maggio 2007 il fermento per il dibattito tra Ségolène Royal e Nicolas Sarkozy era altissimo: televisioni, radio, giornali si erano organizzati per offrire al proprio pubblico la diretta e/o il commento di famosi opinionisti. Ed i quartieri generali degli sfidanti non hanno certo fatto eccezione: i frequentatori, abituali e non, si erano dati appuntamento per quella sera in modo da poter seguire e commentare insieme il dibattito, proprio come si fa quando ci si organizza tra amici per vedere una partita di calcio decisiva in 27

Si tratta una specie di tormentone che si è sviluppato in Francia durante le elezioni. In realtà la frase è stata pronunciata dalla Royal stessa in più occasioni, ma le si è ritorta rapidamente contro. I suoi avversari hanno pensato infatti che simboleggiasse bene la scarsità dei contenuti politici del programma della candidata socialista, dal momento che esortava i francesi a votarla “in quanto donna”.

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qualche locale. Ad onor del vero lʼisola di Sarkozy era stata tappezzata da pannelli con i quali si invitavano gli utenti a ritornare quella sera stessa per seguire il dibattito, mentre Désirs dʼAvenir non ha ufficialmente organizzato nulla, i residenti hanno semplicemente trovato normale riunirsi al comitato per seguire il confronto. Effettivamente la gente non ha tardato ad arrivare ed un numero di avatar considerevolmente superiore a quello che normalmente popola questi luoghi ha affollato le piazze di entrambi i comitati. Inoltre, presso C748, al contrario di quanto accadeva sullʼisola di Sarkozy, era anche possibile fruire della diretta in streaming audio/video del dibattito (malgrado il carico di lavoro dei server sia stato molto più pesante del solito a causa sia del sovraffollamento - dalla quindicina di persone che si connettevano contemporaneamente in media nei giorni ʻnormaliʼ, si è passati a ben più di cinquanta accessi - sia della decisione di portare avanti una diretta video così lunga, si può affermare che il sistema abbia retto bene e che i problemi tecnici sono stati risolti in breve tempo). In ogni caso la maggior parte dei residenti si era attrezzata in modo da seguire il confronto in televisione e, contemporaneamente, restare connessa su Second Life per commentare in tempo reale, attraverso la chat pubblica, domande e risposte e segnare i punti a favore di un contendente o dellʼaltra. Tra gli astanti si segnala la presenza di alcune telecamere, quelle dellʼemittente francese M6, e di intrusi, sia tra i socialisti che tra i sostenitori dellʼattuale Presidente francese, che si preoccupavano di difendere e diffondere le posizioni della propria parte politica in ogni modo, mettendo in essere discussioni accese e disturbando quelle in atto attraverso ripetuti copia/incolla di urla e testi al limite con lʼinsulto28. La figura del casseur, questa presenza per ambedue le parti politiche di un soggetto sempre pronto a controbattere su qualsiasi 28

Copiare ed incollare ripetutamente la stessa porzione di testo scritta con le lettere maiuscole equivale esattamente a mettersi a gridare con un ossesso nella real life; infatti in un mondo basato sulla comunicazione testuale accorgimenti grafici, come ad esempio il maiuscolo che indica la volontà di urlare e non semplicemente di parlare, funzionano da marcatori e aiutano a colmare il vuoto lasciato dalla scarsa possibilità di servirsi anche di meccanismi di comunicazione non verbale. Servendosi di questo sistema si arriva sostanzialmente a bloccare il normale fluire della conversazione.

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argomento, è stata ricorrente e sistematica al punto da lasciar pensare che non si trattasse di azioni spontanee, bensì organizzate a tavolino dalla formazione avversa.

Figura 4_L'attacco delle particules al quartier generale di Sarkozy

Inoltre la sera del 5 maggio, ancora una volta, si è manifestato nel quartier generale dellʼUMP il cosiddetto ʻattacco delle particulesʼ. Lʼisola infatti si è dimostrata vulnerabile sin dalla fine di aprile ad alcune incursioni, durante le quali invisibili nemici facevano cadere una pioggia di icone. Tale pioggia, oltre a costituire un reale impedimento allo svolgimento della vita nel comitato (si trattava di elementi piuttosto grandi, circa la metà di un avatar, che si sovrapponevano fra i vari residenti e sovraccaricavano i server inutilmente), era costituita da immagini che paragonavano, grazie allʼutilizzo di simboli e fotomontaggi, il futuro Presidente francese a un fascista (svastiche nel cestino, ritocchi del viso dellʼallora candidato accompagnati da frasi offensive, ecc.). Lʼunica soluzione possibile, per molto tempo a questo tipo di attacchi, è stata la chiusura momentanea dellʼisola; solo dopo molti giorni gli informatici dellʼUMP sono riusciti ad attivare un comando, attraverso uno dei normali menu del software, che riuscisse a nascondere le particelle, rendendole invisibili. La responsabilità di questi eventi è stata attribuita al fronte Tout Sauf Sarkozy (TSS), che, come scrive webmaster del blog ufficiale dellʼisola ( http://ilesarkozy.typepad.com/ ) in uno dei post, non è un

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gruppo ʻufficialeʼ ma una specie di aggregazione, in teoria inesistente e della quale non si trovano tracce ufficiali, che agisce con queste tecniche di guerrilla comunicativa, senza mai uscire allo scoperto o rivendicare la paternità delle proprie azioni. Giunti fin qui dovrebbe essere sufficientemente chiaro il funzionamento ed il modus operandi di questi avamposti della politica virtuale. Se in effetti nella maggior parte dei casi gli esempi fin qui forniti possono ben sintetizzare le dinamiche riscontrate, è necessario comunque sottolineare come qualcuno invece si sia distinto, in negativo ed in positivo rispetto alla tendenza media. Il Partito Comunista Francese, ad esempio, si è attestato su dei livelli di interazione ben al di sotto di quelli riferiti fino ad ora; la sua sede, collocata nello scantinato di un edificio più grande, è stata la ʻcattedrale nel desertoʼ di questo mondo sintetico: allʼinterno solo le effigi di pensatori comunisti del secolo scorso e nessuno in giro, né personale, né militanti e neppure curiosi. Invece Désirs dʼAvenir ha rappresentato la punta positiva di questo scontro virtuale; i membri organizzatori del comitato sembrano essere quelli che, in questo contesto, hanno meglio compreso il funzionamento dello strumento Second Life e si sono preoccupati di dare vita ad eventi che potessero richiamare lʼattenzione e impegnare gli avatar in una qualche attività. Ecco quindi che i militanti socialisti hanno organizzato nel loro comitato una decina di incontri-dibattito con altrettanti personaggi famosi, intellettuali, specialisti, pensatori politici, esperti delle questioni più disparate29. La durata era piuttosto variabile (circa mezzʼora - unʼora) e la loro frequenza non fissa, né altissima, ad esclusione del periodo immediatamente precedente lʼapertura delle urne, durante il quale si poteva assistere anche ad un paio di eventi di questo genere al giorno, tuttavia si può affermare che si è trattato di un esperimento che ha riscosso un discreto successo, visto che il numero di avatar alle volte triplicava in queste occasioni. Il pubblico era avvisato, grazie 29

Ecco lʼelenco di coloro i quali hanno partecipato a questi dibattiti virtuali: B. Thieulin (responsabile dellʼassociazione Désirs dʼAvenir), C. Sautier, C. Chantery, E. Morin (noto intellettuale francese, autore fra lʼaltro de LʼEsprit du Temps), B. Laforestrie, P. Besson, T. Hollande (figlio di Hollande e Royal, co – ideatore della piattaforma ségosphere), Y. Levy, J Binde, Le Migou.

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a una specie di manifesti pubblicitari, con un certo anticipo dellʼorario previsto, del personaggio che sarebbe dovuto intervenire e dellʼargomento che sarebbe stato trattato. Al momento prefissato i coordinatori invitavano gli avatar a teletrasportarsi al piano superiore in una saletta attrezzata e a prendere posto.

Figura 2_Saletta dibattiti C748

Il dibattito prevedeva la presenza di un intervistatore/moderatore che poneva in diretta audio – video30 alcune domande allʼinvitato mentre gli spettatori oltre ad ascoltare potevano interagire in pubblico o in privato. È stato molto interessante notare che tutti seguivano con grande attenzione lo scambio in corso e che contemporaneamente commentavano in tempo reale quello che sentivano. Inoltre il sistema della chat pubblica permetteva al moderatore di leggere periodicamente i commenti lasciati e le domande poste e di girare quindi queste ultime al suo ospite; infine durante i giorni successivi veniva messo online il file audio o uno di testo contenente la trascrizione del dibattito. I temi affrontati durante i dibattiti sono stati i più vari: dallʼimpegno

politico

di

intellettuali

e

scrittori,

allʼimmigrazione

e

30

Purtroppo a causa dellʼaffluenza considerevole (a volte più di cinquanta persone) e di alcuni problemi tecnici, mi è stato possibile fruire del solo audio: si è trattato di un problema comune a molti utenti anche se non a tutti.

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allʼintegrazione, dalla burocratizzazione della società alla lotta allʼAIDS. Ovviamente la natura dellʼargomento trattato dipendeva dallʼospite di volta in volta invitato a dibattere; in ogni caso, indipendentemente dal soggetto convenuto, tutti sono apparsi molto a loro agio nella presumibilmente per molti nuova situazione di uno scambio di opinioni su Second Life: salvo alcuni problemi tecnici riscontrati tra gli utenti finali (alcuni non riuscivano ad avere accesso al video per problemi di sovraccarico dei server), tutti sembravano

aver

colto

lo

spirito

del

mezzo

di

comunicazione,

lʼatteggiamento e il linguaggio utilizzati erano piuttosto informali (il che ha rappresentato un notevole vantaggio nel momento in cui si è parlato ad esempio di AIDS e malattie sessualmente trasmesse) ed il feedback ottenuto dagli avatar intervenuti a partecipare era importante; a differenza di quanto avviene in un dibattito tradizionale, il fatto di poter commentare e porre domande per iscritto nel momento stesso in cui tali commenti e/o domande vengono pensate, senza dover temere di interrompere lʼoratore, il cui messaggio viaggia invece su un canale diverso, quello della parola parlata, ha fatto sì che lʼinterazione fra il pubblico e lʼintervistato potesse svilupparsi in maniera continua, permettendo così di cogliere i suggerimenti in corso dʼopera e poter, se reputato necessario, riorientare il dibattito in funzione degli interessi espressi dalla comunità presente.

4.3_Strumenti dʼanalisi

Dopo aver approfondito lʼoggetto Second Life ed aver esposto lʼutilizzo politico che ne è stato fatto nel corso delle ultime campagne elettorali francesi, è venuto il momento di proporre un approccio che riesca a far luce, attraverso lʼutilizzo di categorie analitiche elaborate nel campo degli studi 135


culturali e di quelli sui giochi, sui benefici che la politica e la sua comunicazione potrebbero ricavare da un uso più ponderato di tale strumento, che sia in grado di riconoscere i limiti dellʼesperienza e di sottolinearne le possibili prospettive. Il punto fondamentale che si vuole indagare è il rapporto tra Second Life e la politica, nel tentativo di comprendere che cosa lega due mondi apparentemente distanti fra loro. Molto probabilmente il motivo alla base dellʼingresso della campagna elettorale in questo mondo sintetico è riconducibile al periodo di grande fortuna che Second Life attraversa in Europa allʼincirca dalla fine del 2006. Lʼimportante eco mediatica ha eletto questa piattaforma a fenomeno tecnologico del 2007, come dimostrano i vari articoli pubblicati sullʼargomento ed ancora reperibili tra gli archivi digitali delle più importanti testate ( 56 pubblicazioni attinenti per Le Monde, 28 per Le Figaro, 47 per Libération, 172 articoli sullʼinglese The Guardian , 112 sulla rivista specializzata Wired, 77 su La Repubblica, 68 su Il Corriere della Sera e ben 309 su La Stampa), le guide editate da vari giornali e in vendita in edicola, la creazione di guide turistiche ai paradisi di Second Life, ecc. Inoltre, per gli scettici è sufficiente provare un semplice esperimento, quello di digitare la stinga "Second Life", compresa di virgolette in modo che le due parole vengano considerate sempre in coppia, e lanciare una ricerca su Google France e sulla versione italiana: i risultati contano 1.570.000 pagine in francese e 1.630.00 in italiano. Il fatto che lʼimpatto mediatico del binomio Second Life – politica sia stato positivo è confermato anche dalla presenza delle ʻtelecamereʼ nei quartieri generali più attivi dellʼemittente francese M6 in occasione di avvenimenti quali il dibattito fra i candidati di punta, la notte dopo lo scrutinio del I turno e quella dopo il II turno. Risonanza mediatica a parte, in questa sede ci interessa rispondere allʼinterrogativo riguardante lʼutilità di uno strumento come Second Life nel campo della comunicazione politica, in particolare per quanto concerne lʼaspetto partecipativo e di social-networking. Lʼanalisi di questo problema sarà condotta cercando di tracciarne alcune coordinate (dove e quando, chi e

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come) e di metterle in relazione con il campo di indagine in cui si muove questo studio.

4.3.1_Al crocevia tra due mondi

Allʼinizio di questo capitolo si è introdotta la nozione di synthetic worlds per definire un ambiente online come quello qui oggetto di studio. Tale definizione è stata preferita a quella di mondo virtuale per le ragioni precedentemente addotte, tuttavia la sua capacità euristica non si esaurisce lì; Thomas Malaby mette in evidenza altri due motivi che ne rendono profittevole lʼutilizzo e ci introducono a definire la nostra prima coordinata, lo spazio:

“First, this highlights how these worlds are the product of human action – that is they are built. Second, the term virtual, although having the advantage (through its associated uses, i.e., virtual reality) of quickly conveying an image of what these worlds entail in the popular imagination, nonetheless founders on the very distinction that animates it: the real and the virtual. It is partly with an aim toward jettisoning the qualitative break implied by this pair of terms that I opt for synthetic worlds when referring to them as a group.” (Malaby, 2006: 144)31

Il primo punto delle considerazioni di Malaby sarà utile in seguito, meglio per il momento concentrarsi sul secondo, cioè sulla volontà di non tracciare tra reale e virtuale una relazione antitetica, bensì un ponte che permetta di indicarli come un unico continuum.

31

In primo luogo, questo sottolinea come questi mondi siano il prodotto dellʼazione umana – cioè, essi sono costruiti. In secondo luogo, il termine virtuale, pur avendo il vantaggio (attraverso i suoi usi associati, cioè realtà virtuale) di comunicare rapidamente unʼimmagine di ciò che questi mondi implicano nellʼimmaginazione popolare, tuttavia fallisce nella stessa distinzione che lo anima: il reale e il virtuale. Eʼ in parte con lo scopo di abbandonare la frattura qualitativa implicita in questa coppia di termini che opto per synthetic worlds nel riferirmi ad essi come gruppo. Trad. mia.

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Inoltre tre sono le caratteristiche di questi mondi: interattività, persistenza (il programma è comunque in funzione indipendentemente dal fatto che qualcuno lo usi) e fisicità: lʼinterfaccia simula una visuale in prima persona, riproduce alcune leggi fisiche terrestri (ad esempio la legge di gravità) e sussiste uno stadio, artificialmente indotto, di scarsità delle risorse (cfr. Castronova, 2001: 6). Incrociando le due riflessioni appena introdotte, corroborate da altri approcci elaborati da diversi studiosi (Castronova, Onbrejka, Taylor, Taylor e Kolko), risulta piuttosto intuitivo delineare la prima coordinata che ci interessa per definire un mondo sintetico: il dove. Second Life è qui e lì contemporaneamente, gioca sul confine, ed è esso stesso confine. In questo caso però non abbiamo a che fare con un confine che separa, divide due entità ben distinte, quanto piuttosto con un una linea che sfuma le differenze e confonde in un nuovo territorio liminale la vecchia contrapposizione simulazione vs. autenticità, forzando i limiti sia dei confini di genere che di quelli di interazione e comunità. Seguendo infatti il ragionamento di Taylor e Kolko (2003), è proprio il formato multimodale di prodotti come Second Life che mette in risalto il lavoro che si sta esplicitamente eseguendo “ai confini delle convenzioni di gioco”; i punti nevralgici di questo processo interessano la natura stessa del gioco, nonché il contesto culturale rispetto al quale esso è posizionato. Sebbene, in questa sede, ci si è preoccupati a lungo di sottolineare come Second Life non sia un semplice video gioco, ma qualcosa di più complesso, bisogna ora prestare attenzione a non incorrere nella tentazione opposta e sottovalutare, mettere da parte, quella forte componente ludica che inevitabilmente contraddistingue questo, ed anche gli altri, mondi virtuali. Non è nuova in letteratura unʼinterpretazione del gioco come un universale dellʼagire umano, una funzione pregnante, qualcosa di non materiale che permea le grandi attività della nostra società, come il linguaggio, il mito, il culto: la sua esistenza infatti non sembra essere legata a nessuna civiltà, lingua, concezione di vita, al punto che ogni essere umano può facilmente rappresentarsi lʼintera sfera ludica come qualcosa di particolare ed autonomo 138


(cfr. Huizinga, 2002: 3 – 8). La politica da questo punto di vista non fa certo eccezione, “lo sfidare, lʼesasperare, il minacciare e lʼinsultare lʼavversario come fanno tanto la stampa quanto i governi, il continuo rischiare per vedere fino a che punto oserà giungere lʼaltro, tutto questo fa parte anche dellʼantico gioco di guerra dei nostri lontani antenati” (Ivi: 248), ed il paragone sembra ancora più calzante se riferito alla campagna elettorale, in particolare quando essa è legata al confronto tra due personalità carismatiche: il legame tra queste dimensioni appare evidente sin dalla semplice terminologia ricorrente, spesso attinente le sfere semantiche del gioco, della gara, dello scontro, del duello; dallʼimportanza

data

allʼelaborazione

di

tattiche

e

strategie;

dallʼesistenza di schieramenti pro e contro e di vincitori e vinti; dal ruolo dellʼironia, ma anche dalla funzione esercitata dalla definizione di regole egalitarie (legge elettorale), dallʼeventuale presenza di norme orientate al riequilibrio delle disparità di forze in campo (par condicio), dallʼimportanza di concetti quali lʼonore, la reputazione ed il rispetto delle regole nellʼambito della competizione. Stabilita quindi lʼappropriatezza della relazione di continuità esistente tra mondi sintetici - sfera ludica - sfera politica, si può procedere con lʼindagare le nozioni di spazio e di tempo pertinenti. Ricorrendo ancora una volta allʼaiuto di Huizinga, possiamo considerare caratteristiche che definiscono tale attività giocosa la libertà, lʼallontanamento dalla vita ordinaria e la limitazione nel tempo (ha un inizio e una fine, dei turni, ecc.) e nello spazio (anticipatamente delimitato fisicamente o mentalmente, regolamentato secondo un ordinamento proprio,ecc) (cfr. Ivi: 10 – 14). Si è così giunti a disegnare il “cerchio magico” dellʼattività ludica, circonferenza entro la quale le regole sono differenti; Castronova si serve di questa nozione huizingana e sottolinea che si tratta di una membrana che ʻproteggeʼ il mondo interno da quello esterno reale, aggiungendo però che, nel caso di mondi come Second Life, si tratta di una membrana porosa: “Indeed it cannot be sealed

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completely; people are crossing it all the time in both directions, carrying their behavioural assumptions and attitudes with them”32 (Castronova, 2006: 145). Poste queste premesse, non dovrebbe più risultare problematico comprendere come le cose virtuali diventino reali (e viceversa) e come quindi due mondi apparentemente così lontani come quello politico e quello virtuale possano incontrarsi e intersecarsi ripetutamente giusto alla frontiera, spazio delimitato dalla magia della dimensione ludica.

4.3.2_Soggetto e azione

Dopo aver definito le coordinate spazio-temporali in cui la politica del mondo reale e la vita di quelli sintetici si incontrano, è giunto il momento di provare a capire chi sono e quali caratteristiche hanno i soggetti che frequentano Second Life e come passano il loro tempo. Per quanto riguarda il primo punto, ci viene in soccorso uno studio condotto, su un campione 243 abitanti di Second Life, dalla piattaforma EPN, una fondazione non-profit che si occupa di indagare le influenze che le ICT hanno sulla società. Lʼutente tipo che scaturisce da questo panel passa più di 30 ore per settimana su Second Life, ha eguali chances di essere uomo o donna nella vita reale, è solitamente ben istruito (scuola superiore o laurea) e nel 50% dei casi ha unʼetà compresa tra i 25 e i 40 anni. Il motivo principale che spinge lʼutente medio a intraprendere una seconda vita è il divertimento, seguito dalla possibilità di fare cose che nel mondo reale sarebbe vietato o estremamente difficile fare (cambiare sesso, volare, ecc.) e dallʼopportunità di tessere nuovi rapporti di amicizia. Il profilo professionale più comune, particolarmente accentuato nel caso degli utenti che sono connessi per più di 30 ore la settimana, è quello che si riferisce a coloro i quali operano nel campo della creatività (artisti e lavoratori del settore linguistico) e della 32

“In verità essa non può essere mai sigillata completamente; la gente la attraversa continuamente in entrambe le direzioni, portando con sé i propri assunti comportamentali e atteggiamenti”. Trad. mia.

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comunicazione ed i professionisti delle ICT; sono inoltre presenti un buon numero di impiegati dei servizi ed una certa quota compresa nella categoria ʻaltroʼ (di cui non fanno parte solo casalinghe, ma anche pensionati, disoccupati, malati, disabili, ecc.). Sorprendentemente si riscontra lʼassenza di tecnici e studenti (cfr. De Nood, Attema). Gli autori, inoltre, rimarcano una correlazione positiva tra il livello di benessere, la felicità e qualità della vita e delle relazioni dichiarati nel mondo fisico e quelli esperiti in quello sintetico. Il residente medio risultante fornisce unʼistantanea di un soggetto attivo, con un buon inserimento professionale e relazionale nella società, che sconfessa il classico mito del tecnofilo sociopatico; una tipologia di elettore che, oltre ad essere teoricamente appetibile per la maggior parte dei partiti politici postmoderni, risulta con una buona approssimazione combaciare con quella che ha maggiormente votato scheda bianca, nulla o si è astenuta nelle ultime elezioni francesi (dal 2002 al 2005 la percentuale di questi fenomeni tra le categorie delle professioni intellettuali e di quelle intermedie è stata sempre la più alta, oscillando tra i 28 ed i 36 punti percentuali) (Cevipof, in Guibert e Mergier: 136 – 142). Una volta delineato il profilo dellʼutente medio, il passo successivo è quello di interrogarsi riguardo cosa faccia questo soggetto nel pianeta digitale. La risposta è: crea. Alla fine del maggio del 2004 gli utenti avevano già prodotto più di un milione di oggetti, di cui 300.000 animati tramite script ed altrettanti raffiguranti capi di abbigliamento; infatti circa il 99% degli oggetti che affollano Second Life sono in origine delle creazioni dei residenti stessi. Inoltre si registra un alto grado di partecipazione nella costruzione di questo mondo e della sua economia: il 42% ha prodotto le sue creazioni usando il sistema di modellamento integrato, più del 44% ha venduto un oggetto di propria creazione ad un altro utente, il 77% ne ha comprato uno o più da altri abitanti e, soprattutto, il 90% ha modificato il proprio avatar (pare che lʼutente medio spenda almeno unʼora a settimana solo per modificarne lʼaspetto) (cfr. Ondrejka, 2004: 9 – 18). Per analizzare questo processo produttivo è necessario introdurre il modello di circolazione del capitale umano nei mondi sintetici individuato da 141


Malaby; questi, ricalcando lo schema di Bourdieu, sostiene che la sua applicazione continua generi tre ulteriori forme di capitale: economico, sociale e culturale.

“[…] this model directs us to the shared practices, including meaning-making and different forms of exchange, that over time in synthetic worlds generate forms of capital, perhaps in these familiar forms but also possibly in new ones, and how they are parlayed across all domains of human action (Malaby, op. cit.: 148).33

Approfondendo ulteriormente lʼanalisi, si rintracciano le seguenti dimensioni nelle varie forme di capitale:

Capitale economico: o Commodities – merci: qualsiasi scambio o acquisto di oggetti che quotidianamente avviene in questi mondi tramite transazioni online; o Currency – liquidità: trova la sua realizzazione, come spesso accade nel mondo fisico, con le forme di pagamento elettronico (carte di credito, bancomat, ecc). In questo caso, inoltre, si segnala la presenza di una vera e propria moneta corrente in Second Life, il Linden Dollar;

Capitale sociale: caratterizzato da elementi quali la reciprocità, in termini Maussiani, e la morale in senso ampio, si articola lungo la dimensione delle: o Connections – connessioni: il capitale sociale è un elemento che ha generato molta attenzione verso le nuove relazioni sociali che si sono create nei mondi sintetici e quelle che possono collegare questi ad altri aspetti dellʼazione umana. Per quanto riguarda la prima

33

“[…] questo modello ci indirizza verso le pratiche condivise, incluse la creazione di significato e diverse forme di scambio, che nel tempo generano forme di capitale nei mondi sintetici, probabilmente in queste forme familiari ma anche forse in forme nuove, e a come esse sono sfruttate in tutti i campi dellʼazione umana”. Trad. mia.

142


dimensione, basti pensare ai gruppi su cui poggiano le strutture sociali sintetiche, mentre ottime esemplificazioni della seconda dimensione di scambio sono, ad esempio, il lancio di un libro di uno scrittore ʻrealeʼ nel mondo virtuale, o il concerto dei Duran Duran; •

Capitale culturale: costituisce la rappresentazione di ciò che è costitutivo di senso in corpi, oggetti e attività. Lo rintracciamo in tre forme: o Incorporato: competenze. Sono il risultato di un processo di apprendimento; si tratta di piccole o grandi abilità che consentono nello specifico di condurre conversazioni in chat, saper utilizzare la gestualità del proprio avatar, riuscire a fare più cose contemporaneamente, ecc. o Istituzionalizzato:

credenziali.

Si

tratta

di

capacità

formalizzate in brevetti e licenze. Se ne rintraccia lʼesistenza nei sistemi educativi da tempo presenti su Second Life e nellʼesistenza di soggetti che esercitano professioni certificanti, come quella notarile. o Oggettivato: artefatti. Oggetti che derivano il proprio valore dal loro stato di depositari di capitale sociale. Ad esempio libri, cortometraggi virtuali, la carta Tringo.

4.4_Limiti e prospettive

È arrivato il tempo di tirare le somme. Come valutare lʼapprodo della politica francese su Second Life?

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Benché si sia trattato di una specie di esperimento, in cui per la prima volta dei partiti si sono confrontati con un mondo virtuale, il risultato che ne è scaturito è stato molto spesso deludente. Pare infatti che, nella maggior parte dei casi, candidati e relative istituzioni sostenitrici abbiano aperto i propri comitati virtuali non tanto per cercare di creare una comunità intorno ad essi, quanto per godere dei benefici che in termini di risonanza mediatica unʼazione del genere avrebbe comportato. Abbiamo già sottolineato più volte come Second Life sia stato eletto fenomeno tecnologico di questo primo semestre 2007, ne consegue quindi che più o meno qualsiasi cosa vi accadesse abbia fatto notizia e sia finita inevitabilmente su giornali e telegiornali del mondo fisico (ad esempio ricordiamo ancora una volta la vasta produzione giornalistica al riguardo, quella libraria e lʼinteresse più volte dimostrato da alcune emittenti televisive nazionali). Inoltre, come già sottolineato nel corso dellʼanalisi sui siti ufficiali dei vari partiti, si è assistito ad una sorta di ʻeffetto dominoʼ che ha coinvolto per lo meno le organizzazioni più grandi e radicate in una corsa allʼultima innovazione tecnologica. Solo lʼîle di Sarkozy e C748 hanno ottenuto performances migliori, anche se è dʼobbligo specificare che la prestazione del secondo è stata qualitativamente superiore a tutte. Per quanto riguarda le esperienze spontanee registrate, la situazione è pressoché identica e lʼutilizzo che si è proposto di questo mezzo non si è discostato da quello fatto delle istituzioni ufficiali. Per quale motivo? È un problema che riguarda gli utilizzatori distratti o le potenzialità del mezzo? Se, continuando con la medesima linea analitica impostata in questo capitolo, volessimo applicare il modello del ʻcircuito del capitaleʼ, proposto da alcuni autori sulla rivista Cultural Studies, vedremmo immediatamente come i mondi sintetici esistono nellʼintersezione di tre circuiti di interattività: la cultura, intesa come ambiente di gioco nel quale tutti i tipi di attori, dai game designers ai giocatori, interagiscono per produrre un contesto di significati ed identità condivisi; la tecnologia, nellʼaccezione di una forma di interazione tra utenti, programmatori, hardware e software, in grado di agevolare particolari 144


forme di soggettività e peculiari ambienti comunicativi; e il marketing attraverso il quale marketers, merci e consumatori si sfidano in un gioco di continui rimandi tra mercificazione e gioco: il piacere della libertà, la trasgressione e la creatività, promosse dalla sfera ludica, si incontrano sempre con le più sofisticate tecniche del marketing (cfr. Herman, Coombe e Kaye, 2006). Risulta evidente, quindi, che si ha a che fare con tre circuiti tutti eminentemente culturali in termini di identità che attivano, di proprietà che producono, di pratiche che creano e di politiche che generano. Lʼapplicazione di questo modello di circolazione del capitale alla sfera politica risulta a questo punto evidente: lasciando invariate le prime due dimensioni, è sufficiente connotare in maniera politica il circuito del marketing. Gli attori in gioco diventerebbero a questo punto i politici stessi, gli elettori e gli artefatti prodotti; lʼoperazione da condurre, invece, si iscriverebbe nel discorso del recupero e della riqualificazione da parte delle istituzioni partitiche del capitale simbolico, oggettivato in tecniche, relazioni e oggetti, generato dai cittadini, proprio come il mercato fa con i suoi consumatori. In realtà questo discorso è solo un punto di partenza, un modo per rendere più agevole la comprensione di un possibile utilizzo in termini di marketing politico. Essendo infatti la politica, a causa della sua connotazione morale e culturale, qualcosa di decisamente diverso dal mercato, essa può da un lato permettersi di giocare in modo ancora più consistente con il capitale simbolico che detiene, dallʼaltro può e deve deliberatamente cercare di mobilitare in maniera produttiva la sua audience. Ciò che strumenti quali i mondi sintetici hanno permesso è stato il coinvolgimento in nuove culture partecipative di pubblici interattivi, grazie ai trend economici favorevoli, agli strumenti che permettono di far circolare e ricircolare contenuti mediatici e allʼinfluenza di sub-culture che promuovo il DO-IT-YOURSELF al livello di produzione di contenuti mediatici (Jenkins, 2003, in Herman, Coombe e Kaye, op. cit.: 193) e di elaborazione stessa degli ambienti in cui operare (open source, creative commons, ecc.). Purtroppo questo pare essere il punto più oscuro del caso di studio qui analizzato. Abbiamo già detto che le esperienze qui ricostruite vanno da 145


quella disastrosa del Partito Comunista Francese, vera e propria cattedrale nel deserto digitale, a quella già più positiva del comitato 748 di Désirs dʼAvenir; tuttavia anche questʼultima, sebbene abbia registrato notevoli momenti di partecipazione in occasione dei dibattiti, si è dimostrata carente sotto il profilo social networking e creativo: lo strumento dei gruppi non è stato praticamente utilizzato, ad eccezione della costituzione di quello ufficiale responsabile del comitato, ed il portato creativo dellʼazione dei singoli residenti è stato totalmente ignorato; si sarebbe potuto pensare, ad esempio, ad una condivisione dei contatti, allʼorganizzazione di eventi, al coinvolgimento attivo dei singoli utenti e al loro raggruppamento in workshops, in modo da guidarne lʼazione in direzioni utili per il progetto politico elettorale in corso, oltre ad immaginare numerosi nuovi usi resi possibili dallʼintroduzione dellʼelemento della voce umana per comunicare. In fin dei conti, come si evince da un recente articolo apparso sulla rivista “Wired” (cfr. http://www.wired.com), la gente su Second Life frequenta solo i luoghi dove trova qualcosa da fare, lasciando gli altri vuoti. Sicuramente nel caso della campagna elettorale francese, nei quartieri generali cʼera quanto meno qualcosa da vedere e qualcuno con cui parlare e confrontarsi, ma le modalità scelte per le interazioni ed il limite autoimposto di servirsi di questi luoghi per il solo fine di far incontrare delle persone e farle conversare tra loro, ha fatto sì che Second Life assumesse le caratteristiche di quello che potremmo definire il ʻbar-sport della politica onlineʼ. Quali conclusioni possiamo trarre da questʼesperienza? Il fatto che la politica abbia iniziato ad esplorare Second Life in occasione dellʼultimo appuntamento elettorale se da un lato ci fornisce il rimando di un miope utilizzo di una risorsa tecnologica potenzialmente utilissima, dallʼaltro costituisce senza dubbio un segnale di quanto sia stata grande e continua lʼattenzione prestata alle nuove tecnologie della comunicazione e dellʼinformazione e di come, almeno nei casi dei partiti e dei candidati potenzialmente eleggibili, lʼapproccio alla rete sia stato il più possibile attento e completo. In ogni caso, i termini in cui lʼuso di Second Life nellʼambito della competizione elettorale risulta interessante sono legati 146


allʼevoluzione della piattaforma stessa. Come in tempi recenti hanno iniziato a sostenere alcuni giornalisti qualificati (cfr. http://www.wired.com), il fenomeno Second Life è tale, è un fenomeno, è passeggero e la sua popolarità non è quella rappresentata dai dati dei Linden Lab, ma molto minore. Il punto è che, indipendentemente dalla reale diffusione di tale mezzo, sarà interessante scoprire se effettivamente le applicazioni di questi mondi virtuali rappresentano le avanguardie del futuro web 3.0 (alcuni immaginano che una parte di internet, in particolare quella riguardante il social networking, un domani assuma definitivamente fattezze e modi di utilizzo simili a quelli proposti da Second Life) e della nascita di un nuovo modello di comunicazione mediata da avatar, come potrebbe lasciare pensare la recente nascita di sistemi, come Weblin, che utilizzano questa rappresentazione dellʼutente per navigare la rete in generale e chat, forum e gruppi tematici in particolare (http://www.repubblica.it/). Ciò che sembra accomunare alcuni detrattori di Second Life e i miopi politici che se ne sono serviti pare essere il fatto di non averne compreso la natura reale, il fatto di essersi fermati in superficie ad ammirarne gli edifici grandiosi ed a contestarne lʼaffollamento, piuttosto che cercare di coglierne lʼaspetto principale e dal potenziale più ricco, il fatto cioè che non abbiamo a che fare solo con un prodotto fine a se stesso, quanto piuttosto con una struttura, o per meglio dire una infrastruttura, un mezzo di comunicazione capace di connettere molte persone in modo sempre più simile a quello dellʼinterazione umana non mediata.

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5_Considerazioni conclusive

Dopo aver presentato ed esaminato i dati della ricerca quantitativa svolta durante le campagne elettorali e aver illustrato lʼesperienza dellʼosservazione partecipante effettuata su Second Life, è giunto il momento di ricomporre questi due momenti ed i risultati che essi hanno prodotto, con lʼausilio delle informazioni ottenute nel corso delle interviste condotte con alcuni degli strateghi che hanno curato le campagne online dei maggiori partiti e candidati, in maniera da poter dipingere un quadro globale delle campagne elettorali oggetto di studio e quindi trarre le relative considerazioni conclusive. Quali sono state le caratteristiche tecniche strutturali della versione digitale delle ultime campagne elettorali francesi? In primo luogo, è possibile affermare, in base allʼevoluzione dei siti monitorati durante tutto il periodo elettorale, che la politica abbia fatto sfoggio di un certo tempismo nellʼorganizzazione della propria presenza online; infatti i siti si sono dimostrati sin dal principio in grado di rispondere in maniera più o meno soddisfacente alle sfide poste dalla società dellʼinformazione, facendosi trovare ai nastri di partenza con dei prodotti già in grado di offrire ai propri utenti una gamma ragionevolmente ampia di possibilità, tanto da raggiungere, sin dalla prima osservazione, una valutazione sufficiente, rivelando di non aver atteso lʼultimo momento per

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organizzare la propria comunicazione elettorale online. Quanto detto è valido per i partiti e, in misura leggermente minore, per i candidati; proprio a proposito di questi ultimi è possibile introdurre un altro elemento che caratterizza questa esperienza, ovvero il dinamismo: i leader sembrano aver compreso più dei partiti di cui sono espressione lo spirito di internet e la necessità di apportare ai siti continue migliorie fino a quando la competizione restava aperta. Particolarmente significative a tale proposito sono le esperienze di Ségolène Royal e Nicolas Sarkozy, i cui lungimiranti collaboratori hanno dimostrato una spiccata sensibilità e creatività nellʼuso delle tecnologie dellʼinformazione e della comunicazione: entrambe le squadre hanno definito la propria specifica concezione della rete e lʼhanno realizzata su internet in una versione, se non completa, sicuramente molto curata sin dal principio, dando prova così di aver compreso lʼimportanza di adottare un approccio di tipo strategico e professionistico alla comunicazione elettorale online. Il termine tempismo è stato utilizzato per sottolineare la capacità programmatica che ha caratterizzato lʼapproccio alla rete, ovvero per mettere in risalto lʼaspetto strategico della campagna elettorale in internet, tuttavia è opportuno rendere conto anche della dimensione tattica: il cosiddetto ʻdinamismoʼ in precedenza nominato altro non è che la capacità di azione e reazione nei confronti dei propri concorrenti, del contesto mediatico e di quello dei cittadini–elettori. Questo discorso vale particolarmente per i siti dei due sfidanti al ballottaggio ma in diversa misura - a seconda del partito o del candidato, delle possibilità e della relativa competenza nel settore delle ICT tutti i soggetti politici considerati nello studio sono stati coinvolti da una sorta di ʻeffetto dominoʼ: se il Front National lancia una web–tv, lʼUMP ed il suo candidato non perdono tempo a replicare il tentativo, se Désirs dʼAvenir apre una sede su Second Life, lʼattuale presidente compra addirittura unʼisola, mentre i comunisti e Bayrou si affrettano a seguirne lʼesempio. Non sorprende quindi notare che, sebbene queste due dimensioni dellʼagire siano presenti in tutti i soggetti, la maggiore concentrazione dellʼuna o dellʼaltra si sia realizzata in maniera opposta e complementare; 149


infatti chi (per lo più i partiti) ha proposto sin dallʼinizio un buon sito, dimostrando quindi una propria visone strategica della campagna, non ha avuto bisogno poi di apportare modifiche sostanziali, mentre coloro i quali (in gran parte i candidati) si sono lasciati cogliere più impreparati allʼinizio si sono visti poi costretti a mettere in atto continui aggiustamenti tattici per rispondere alle sollecitazioni della rete, dei media, dei propri avversari e dei cittadini. Lo studio dellʼevoluzione di questi web nel tempo suggerisce poi unʼaltra considerazione riguardo un fenomeno che, per ragioni pratiche e normative, si è manifestato solo nelle valutazioni inerenti i partiti: le curve che ne descrivono le tendenze disegnano una singolare traiettoria prima crescente, durante la fase ʻpresidenzialeʼ, e poi, a partire dal secondo turno, discendente. Questo evento può, a prima vista, sembrare un controsenso poiché ci si aspetterebbe che i partiti restassero un poʼ in disparte nel momento della campagna presidenziale, per lasciare la scena ai singoli candidati e per non rafforzare più di tanto la loro identificazione come ʻportavoceʼ di una certa visione politica, e che si impegnassero invece più a fondo nella fase delle legislative, quella che determina la composizione del Parlamento. In realtà il susseguirsi di due competizioni elettorali di tale importanza in un arco temporale così ristretto, il netto risultato delle presidenziali e forse unʼipotizzabile stanchezza dellʼelettorato, ormai da tempo sovraesposto a messaggi di tipo propagandistico, hanno fatto sì che lʼattenzione calasse durante le legislative. Il clima dʼopinione del momento infatti lasciava supporre che il destino delle prossime consultazioni elettorali fosse già segnato ed i partiti sembravano prender atto della situazione e comportarsi, per lo meno sul fronte internet, come se i giochi fossero già fatti. In sostanza ciò che è avvenuto, molto probabilmente, è stato una sorta di fine anticipata della campagna elettorale: venute meno lʼeffervescenza e lʼoperosità tipiche di queste stagioni, sono usciti allo scoperto tutti quei problemi di mantenimento e gestione dei contenuti che caratterizzano la comunicazione politica in senso lato in periodi extra–elettorali.

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Per poter quantificare adeguatamente il fenomeno della staticità post– elettorale sarebbe stato opportuno ripetere le rilevazioni nel periodo immediatamente successivo allo spoglio delle schede e poi qualche tempo dopo, in modo da avere a disposizione dati perfettamente omogenei e quindi confrontabili con i precedenti. Considerata la complessità di una ricerca simile, non si è potuto in questa sede condurre indagini approfondite in tal senso, anche se la congiuntura del momento ha fatto in modo che la problematicità della questione emergesse in ogni caso. A onor del vero è opportuno sottolineare che, sebbene manchino monitoraggi a conferma, intervistando i vari strateghi si è avuta la netta sensazione che, dopo la momentanea sospensione delle attività, da settembre in poi si sia ricominciato a mettere mano ai siti, riconvertendoli, creandone di nuovi o migliorando quelli esistenti. Ad esempio www.desirsdavenir.org ha un nuovo obiettivo, ovvero il prossimo congresso del partito; in sostituzione, ma non solo, del sito di Nicolas Sarkozy è in corso di costruzione www.elisée.fr (cfr. appendice C, disco: traccia 1); il Front National ha creato proprio di recente una e–boutique per poter vendere online i propri gadget (cfr. appendice C.1, disco: traccia 4). Il tentativo di riorganizzare la propria comunicazione politica online in un momento più o meno tranquillo, dopo un periodo di effervescenza elettorale seguito da una lunga pausa estiva, potrebbe forse essere un segnale di un mutamento di paradigma nellʼapproccio dei partiti e dei loro leader a internet che lascia spazio ad una concezione di un uso di questo mezzo più stabile e continuativo. Unʼaltra tendenza che questa ricerca ha permesso di individuare è stata la prevalenza a livello generale di prestazioni migliori negli aspetti concernenti la professionalità e lʼofferta informativa, piuttosto che nel settore della partecipazione. Tale scelta a prima vista può sembrare un poʼ antiquata e scarsamente professionale, poiché è condivisa lʼopinione che gli strumenti di social networking messi a disposizione grazie allʼimplementazione delle nuove tecnologie e delle nuove applicazioni web aprano la strada a risultati positivi sotto vari punti di vista. In realtà, comunque, è necessario porre 151


lʼaccento sul fatto che si tratta di una precisa strategia e non di un insuccesso o di un obiettivo mancato. Le ragioni, ricostruite anche grazie ai colloqui tenuti con i dirigenti delle varie équipe elettorali, alla base di questa piuttosto diffusa presa di posizione risiedono nelle caratteristiche e nelle richieste degli elettori, in quelle del sistema partitico ed elettorale europeo ed in unʼinnovazione tecnologica dellʼinternet 2.0, ovvero lo streaming video. Per quanto concerne il primo punto, gli strateghi delle campagne elettorali digitali affermano (cfr. appendice multimediale) e le inchieste confermano (cfr. CEVIPOF, 2007 ed Ifop, 2006 e 2007) che il pubblico di internet, ed in particolare gli internauti che praticano attività in qualsiasi modo attinenti la politica, navigano per la rete per lo più alla ricerca di informazioni particolari e dettagliate; di conseguenza mettere online il programma in un formato particolarmente agevole da consultare, organizzare funzioni di ricerca pratiche ed intuitive, fornire notizie inerenti lʼandamento della campagna o pubblicare estratti di discorsi ed interventi diviene unʼesigenza, oltre che unʼopportunità. Inoltre le caratteristiche intrinseche al sistema partitico francese, più denso, forte e ramificato di quello riscontrabile ad esempio negli Stati Uniti, e le modalità di finanziamento delle campagne elettorali, statali in Francia e a carico dei partiti/candidati negli USA, hanno probabilmente contribuito a limitare lʼofferta e la domanda di strumenti attinenti lʼambito che qui è oggetto di studio. Le donazioni online infatti sono state minime e cʼè chi come Benoît Thieulin, ancora impegnato nella gestione di Désirs dʼAvenir, sostiene che tale pratica sia in un certo senso estranea alla morale e allʼetica cattolica tipiche della cultura francese e di alcuni paesi europei. Lo stesso fatto che Royal abbia elaborato il suo programma in maniera collaborativa, grazie soprattutto allʼuso delle nuove tecnologie, è stato da alcuni interpretato come il sintomo di una mancanza di idee, o almeno di una certa loro inconsistenza, lasciando quindi intendere che agli occhi dei più i luoghi più appropriati per la militanza e la programmazione politica siano ancora le vecchie sedi di partito (cfr. appendice C.1, disco: traccia 5).

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Un argomento normativo–istituzionale introduce poi al terzo punto: in Francia, così come in Italia ed in molti altri Paesi, è proibito il passaggio di spot radio–televisivi. Di conseguenza la modalità comunicativa online, per le sue capacità persuasive e per le opportunità offerte dal miglioramento delle tecniche di streaming audio–video e dalla sempre maggiore ampiezza di banda che consente di connettere ad internet un numero sempre più elevato di cittadini, è stata colta al volo da politici ed esperti, al punto che si potrebbe parlare di un fattore – V. Come si è già avuto modo di accennare nel corso della trattazione di questo lavoro, è stato questo il terreno su cui si è giocato lo scontro più interessante e più intenso delle recenti campagne elettorali. Se si osservano i dati, calcolati su un campione rappresentativo di 1004 utenti internet maggiorenni, di unʼinchiesta IFOP, peraltro confermata da unʼaltra condotta dal CEVIPOF, si scopre che nel novembre del 2006 circa il 12% degli utenti afferma di dedicarsi alla visione di contributi di carattere politico online e che nellʼaprile successivo questo valore è già aumentato di ben il 7% (cfr. Ifop, 2006 e 2007). Se non dovessero bastare le preferenze degli utenti rilevate dai sondaggi, il massiccio impatto del video in questa competizione elettorale è stato

misurato da un sito costituito da ricercatori universitari francesi,

Vidéomètre dʼ e–campagne, i quali hanno recensito 2057 contributi postati su www.youtube.com e www.dailymotion.com per il PS (46%), 881 per lʼUDF (20%), 789 per lʼUMP e 786 per il Front National (17%), a fronte di unʼaudience interessata per lʼ86% al PS, con 16.498.305 ʻvisioniʼ, per il 7% allʼUMP (1.305.649 ʻvisioniʼ), per il 5 al Front National (959.203 ʻvisioniʼ) e per il 2% allʼUDF (459.976 visioni) (Vidéomètre dʼe–campagne, 2007a). Il

fattore

V

si

presenta

immediatamente

molto

rilevante

qualitativamente e quantitativamente, ma come si è sviluppato? La risposta a questa domanda apre la strada ad una serie di considerazioni. In primo luogo è necessario distinguere tra due possibili alternative, non reciprocamente esclusive, di modalità di utilizzo politico di questi strumenti. In primo luogo vi è lʼopportunità, largamente sfruttata da Sarkozy, il PS ed il Front National, di integrare tale tecnologia nel proprio sito 153


internet, secondo un orientamento declinabile nella pratica in tre possibilità: lʼimplementazione di una web–tv e quindi la relativa costruzione di palinsesto e programmi, per passare poi alla scelta più radicale di presentare le notizie quasi esclusivamente in questo formato, pratica nella quale lʼUMP è sembrato particolarmente ferrato, oppure lʼapertura del sito a contributi video richiesti agli utenti, come ha fatto Désirs dʼAvenir permettendo ai suoi simpatizzanti di mandare dei video – messaggi in cui registravano la propria ammirazione per la candidata ed il partito e poi motivavano la propria dichiarazione di voto. Lʼaltro approccio, condotto in maniera capillare solo dal Partito Socialista e dalla Royal, è quello raccontato da Thieulin nellʼintervista raccolta, consistente in una modalità dʼazione più ʻaggressivaʼ, fondata sul principio che non ci si deve aspettare che siano gli internauti a recarsi espressamente sul sito del proprio partito e/o candidato alla ricerca di uno spezzone video, ma che piuttosto sia più proficuo che il soggetto politico di turno vada incontro al cittadino, recandosi sulle piattaforme che questi frequenta, quelle alle quali normalmente si rivolge per svolgere attività di questo tipo, vale a dire youtube e dailymotion. I dati di Désirs dʼAvenir parlano chiaro a questo proposito: a 250 video e 12 trasmissioni prodotte e poi caricate sul sito ufficiale, si contrappongono 2057 video postati sui due servizi più usati e circa 2.200.000 ʻvisioniʼ conteggiate per il reportage di Clichy–sous–Bois (cfr. Vidéomètre dʼe–Campagne, 2007a e Désirs dʼAvenir, 2007: 17). Ecco quindi che tutti e tre gli attori fondamentali - istituzioni politiche, media e cittadini - si sono serviti di questo mezzo in modi diversi: le prime con le web–tv, le video–news e i siti di video on demand, così pure i secondi, mentre i cittadini hanno potuto fruire dei servizi di youtube e dailymotion, dei siti dei partiti e di quelli delle testate per guardare trasmissioni, spezzoni o caricare contributi autonomamente prodotti. A tale proposito André Gunthert (2007a e 2007b), ricercatore in storia visiva, individua tre tipologie di contenuti audiovisivi differenti: le copie di programmi radio e tv, documenti espressamente confezionati e spezzoni,

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testimonianze fortuite, più o meno editoriali; egli ipotizza lʼesistenza di una specie di ʻfiliera Le Monde – dailymotionʼ: su 12.000 video a carattere politico identificati, solo 350 sono stati visti più di 100 volte al giorno e solo una ventina più di 1.000, e di questi, lʼautore sottolinea, la quasi totalità deve il suo successo alla segnalazione in un medium ʻtradizionaleʼ. Si può quindi condividere la sua convinzione, secondo la quale il rapporto tra media classici e internet sia stato biunivoco: se da un lato infatti i primi si sono serviti del secondo nelle sue varie declinazioni per nutrire il proprio apporto quotidiano di notizie - posizione che peraltro trova riscontro nelle opinioni dei responsabili internet intervistati, secondo molti dei quali il sito di cui essi si sono occupati ha funzionato da fonte dʼinformazione per le testate giornalistiche - dallʼaltro questi hanno svolto il ruolo di garanti, di gatekeeper, favorendo o disincentivando la concentrazione dʼattenzione su un dato evento. Abitudini degli utenti, sistema dei partiti ed il fattore – V spiegano perché lʼaspetto informativo ha assunto lʼimportanza rilevata nel corso della ricerca, ma quali sono invece i motivi che stanno dietro alla grande attenzione prestata alla dimensione della professionalità? La prima spiegazione che viene alla mente se si cerca di rispondere a questa domanda riguarda il fenomeno globale di professionalizzazione che coinvolge la sfera della comunicazione politica e non. Nel corso del tempo, come si è già ricordato nel primo capitolo, si è avuto modo di assistere ad una progressiva professionalizzazione di questo settore: sono nate figure nuove, come ad esempio lo spin doctor, ed i politici si sono affidati sempre di più ad équipe multidisciplinari di esperti per comunicare la propria immagine, i propri valori e riuscire nellʼintento di persuadere i cittadini ad eleggerli. A questo proposito si è già accennato al ruolo, peraltro generalmente riconosciuto, giocato dalla televisione già ai tempi del dibattito Nixon contro Kennedy. In un certo senso ciò che si è verificato nei mesi scorsi non è molto diverso. Se qualche tempo fa qualcuno mi avesse chiesto di esprimere il mio parere sullʼevoluzione del matrimonio tra internet e politica, avrei risposto, e 155


come me credo molti, che lʼasso nella manica era costituito da tutte quelle applicazioni che rientrano nella definizione ombrello di social networking; in fin dei conti la storia di internet, dai suoi albori fino alle recenti innovazioni statunitensi, è tutta incentrata sulla condivisione e la collaborazione - basti pensare allo stessa regolamentazione del World Wide Web, al software libero, al successo di facebook e myspace - al punto da far presagire unʼulteriore evoluzione in questa direzione. Lʼesperienza francese, sebbene certamente non possa costituire da sola al momento una strada diversa per le nuove tecnologie dellʼinformazione e della comunicazione, sembra quasi voler gettare le basi per un approccio alternativo, che privilegia la dimensione informativo – professionale su quella partecipativa e che risulta quindi più consona alla sensibilità ed alle pratiche politiche europee, tenendo conto delle

differenze

strutturali

al

livello

politico,

partitico,

legislativo

e

comportamentale che esistono tra gli Stati Uniti, avanguardia tecnologica, ed il Vecchio Continente. Ma non solo. È lontano ormai il tempo in cui internet ed i siti erano delle semplice pagine, composte spesso senza neppure una grande accortezza grafica e gusto estetico, piene di collegamenti ipertestuali e testi scritti; la larghezza di banda attuale ed i computer sempre più performanti sotto tutti i punti di vista hanno permesso lo sviluppo di nuove modalità di fruizione e lʼimplementazione di tecniche e applicativi sempre più complessi. In particolare, si diceva, i video. Lʼutilizzo congiunto delle tecniche di trasmissione e diffusione video, lo sviluppo delle web–tv, insieme con la personalizzazione della competizione elettorale (soprattutto per quanto riguarda le presidenziali, tutte giocate sulle figure di Sarkozy, Ségolène e Bayrou) ed il diluvio di informazioni profuse, fanno pensare più al genere televisivo dellʼinfotainment che a siti di stampo più collaborativo, come ad esempio wikipedia. Probabilmente non è possibile affermare con certezza la tesi che lʼingresso massiccio del video nella rete della politica abbia svolto il ruolo di detonatore per una spettacolarizzazione dellʼuso politico di internet e dellʼinformazione online, anche se la tentazione, dopo aver analizzato a fondo i dati di questa ricerca, è davvero forte. 156


Certamente si può dire qualcosa riguardo la grammatica di internet e di come questa, nel corso degli ultimi anni, abbia dimostrato un mutamento di paradigma non indifferente; se si desidera restare nel contesto francese è sufficiente andare indietro di due soli anni, alla campagna referendaria del 2005, quando Etienne Chouard, uno sconosciuto e modesto professore dʼinformatica, posta il 25 marzo sul suo sito personale un lungo commento al progetto di costituzione europea, dando voce ad una posizione sicuramente in sintonia con lʼopinione francese, certo molto più di quelle di sondaggisti, commentatori ed esperti vari (cfr. Gunthert, 2007a). Une mauvaise constitution qui révèle un secret cancer de notre démocratie - questo il titolo dellʼintervento del professore - dal momento della sua pubblicazione conosce una

fortuna

del

tutto

inattesa:

cinque

giorni

dopo

appare

su

http://bellaciao.org, il quattro del mese successivo www.rezo.net recupera e diffonde il testo. Da questo momento in poi lʼarticolo inizia la sua navigazione per le caselle di posta elettronica ed i forum del web approdando in televisione, sulla rete France 5; il nove aprile lʼHumanité, noto quotidiano comunista francese, apre un dibattito sul tema “ E se Etienne Chouard facesse vincere il no?”; il 22 aprile Dominique Strauss – Kahn, membro del Partito Socialista, risponde a Chouard (cfr. http://www.blogdsk.net/dsk/ 2005/04/bonjour_tous_in.html);qualche giorno dopo è il quotidiano Libération a riprendere il dibattito, e così via in un crescendo che termina lʼ11 di maggio con la definizione de Le Monde: “Etienne Chouard, Don Quichotte du Non” (cfr. http://fr.wikipedia.org/wiki/%C3%89tienne_Chouard). Oggi, a soli due anni di distanza, è impossibile ritrovare un testo scritto cui si possa attribuire un ruolo simile: le campagne 2007 non sono state il regno della parola scritta, bensì di quella parlata e soprattutto videoregistrata. Un altro sintomo del cambiamento e della direzione che questo assume è fornito da quanto osservato a proposito della relazione intercorrente tra la rilevanza dei candidati, o la grandezza dei relativi partiti, e la qualità del sito messo online. A tale proposito, si è introdotta la definizione di “normalizzazione del cyberspazio” proprio per mettere lʼaccento su una delle evidenze di questa ricerca, ovvero il riscontro di un rapporto di 157


proporzionalità diretta tra i due fattori. Si tratta, come si è appena detto, di un risultato non scontato: infatti lʼopinione comune è che internet sia un mezzo di comunicazione molto più democratico, il cui accesso è aperto a tutti coloro che lo desiderino, sul quale per raggiungere la notorietà e conseguire risultati di buon livello non sono necessari grandi capitali o lo status di soggetti legittimati. La rete, si dice, ragiona secondo canoni e regole proprie, opposte a quelle dei normali mezzi di comunicazione. Questo è vero, ma solo in parte. Forse è più opportuno affermare che era vero. Sauger (2002) nel suo saggio sui partiti francesi ed internet sostiene proprio questo punto di vista affermando che internet sostanzialmente costituisce una grande opportunità, soprattutto per i soggetti politici dallo statuto elettorale modesto o dalla creazione recente, e porta come esempi i casi del PCF, dellʼUDF e dei Verdi, i quali erano risultati allʼepoca i più attivi sulla rete. La situazione del 2007 appare decisamente diversa: la tesi di Sauger poteva avere un senso finché un sito era costituito da testo, una manciata di link e qualche immagine non troppo pesante, ma oggi per creare, mettere online e soprattutto far funzionare un sito sono necessari sforzi ben più consistenti. La prova di quanto affermato è stata fornita anche dai responsabili

intervistati

nellʼultimo

mese:

per

produrre

contenuti

quotidianamente e più volte al giorno, per rispondere alle e–mail, per mettere in piedi una rete di interazione, per dare vita a forme di dibattiti partecipativi, per implementare risorse wiki per la creazione di programmi e proposte, per girare video e reportage e poi diffonderli, per disegnare unʼadeguata cornice grafica, per questo e per tutto il resto sono necessarie risorse umane, tecnologicamente aggiornate e comunicativamente competenti. Qualche tempo fa probabilmente per scoprire qualcosa sul ʻdietro le quinteʼ delle campagne elettorali online si sarebbe intervistato il webmaster di ogni sito; oggi questa figura non rappresenta più, se non in rari casi, il cervello pensante della strategia web, bensì il tecnico che si occupa di tradurre in html, o in quello che si preferisce, le idee e di ripristinare il sistema quando questo incontra una falla. Cʼè chi riflette per lui, persone più o meno direttamente e attivamente coinvolte nel discorso politico, personaggi 158


conosciuti, come ad esempio Loïc Le Meur, uomini di partito, artisti, come Wherling, professionisti del settore, come Mouly e Thieulin, quanto di più lontano dallʼimmagine del genio dellʼinformatica, internet–dipendente. Nel 2007 lo staff dei Repubblicani americani vola a Parigi per osservare le prodezze di Nicolas Sarkozy e del suo team digitale, per studiarle ed eventualmente importarle (cfr. appendice C, disco: traccia 1) e, viceversa, il consulente dellʼattuale presidente francese si reca in California per lavorare su “alcuni progetti”. Tutto questo ha dei costi, organizzativi ed economici, tali da finire per favorire i candidati più importanti e soprattutto i partiti più forti, come dimostrano i dati raccolti, che fanno segnare in media un più 10% per i quattro candidati presidenziabili e circa 35 punti percentuali di differenza tra i partiti più grandi e quelli più piccoli, rivelando come il vero scontro abbia coinvolto Sarkozy, Royal e forse Bayoru, oltre ai relativi partiti, finendo per oscurare gli altri. Le riflessioni appena esposte offrono due diversi modi di guardare ad internet ed al suo utilizzo politico–elettorale: non posti in un rapporto gerarchico tra di loro, alternativi nella visione di internet, ma non reciprocamente esclusivi nella loro realizzazione pratica e nelle tecnologie utilizzate per crearli. Da un lato si colloca lʼapproccio ʻinformativoʼ e dallʼaltro quello ʻpartecipativoʼ. Al primo gruppo sono riconducibili la quasi totalità dei siti appartenenti alla destra francese, al secondo quelli della sinistra; al primo fanno capo per lo più i web dei candidati, al secondo quelli dei partiti. Tale contrapposizione

tra

due

modelli

operativi

diversi

trova

la

sua

rappresentazione simbolica ed esemplificatrice migliore nella comparazione www.sarkozy.fr - www.u-m-p.org e http://desirdavenir.org - www.partisocialiste.fr, proposta in coda al terzo capitolo, cui si fa riferimento per qualsiasi ulteriore dettaglio. In questo momento è interessante evidenziare come quelle messe in atto dai capofila della politica francese siano effettivamente due strategie differenti: se infatti il candidato della destra ha deciso di riempire il suo sito di video, producendo ottimi risultati, la sua concorrente ha pensato bene di 159


andarli a postare su dailymotion; se la squadra del futuro presidente ha deciso di riorganizzare le informazioni in una modalità agevolmente consultabile e capace di soddisfare da un punto di vista qualitativo più che quantitativo le richieste dei militanti, Thieulin ed i suoi hanno optato per costruire il programma presidenziale insieme agli elettori; se lʼUMP ha cercato di mettere in atto strategie informative in modalità push non generaliste, il PS ha soddisfatto le esigenze di targeting demandando lʼarticolazione dei messaggi agli stessi utenti. A questo punto non è più possibile rinviare la risposta alla domanda che implicitamente anima questo lavoro, ovvero: è corretto parlare di e– campagne? Sì, anche se in termini differenti da quelli che si pensavano prima di iniziare la ricerca. Lo stesso debutto in Second Life, sebbene sia stato carente sotto numerosi e rilevanti punti di vista, costituisce un utile indicatore che fa comprendere immediatamente come la politica francese abbia deciso di giocare la carta internet a 360 gradi e con cognizione di causa, dimostrando come, per una volta, antiche, o forse sarebbe meglio dire vecchie, istituzioni, cioè i partiti, abbiano abbandonato la propria lingua per parlare quella dei pubblici cui hanno deciso di rivolgersi. Inoltre, come hanno dimostrato le tendenze evolutive tracciate, essi si sono fatti trovare pronti al via della lunga stagione elettorale appena trascorsa, le hanno dedicato tempo e risorse, umane ed economiche, non sono incorsi nel solito errore di concepire la rete come un qualcosa di statico, ma si sono preoccupati di questo universo durante tutto il corso della campagna, curandosi dellʼandamento delle proprie ʻcreatureʼ digitali, non si sono lasciati sfuggire le ultime novità e non hanno esitato ad utilizzarle in maniera proficua. Probabilmente quanto affermato vale per alcuni più che per altri; i partiti, in generale, hanno fatto meglio dei candidati, in particolare nellʼambito partecipativo; a destra si sono dimostrati più competenti nel settore informativo, a sinistra in quello partecipativo e, soprattutto, i ʻgrandiʼ hanno realizzato prodotti da tutti i punti di vista nettamente migliori di quelli creati dai ʻpiccoliʼ. 160


Sì, si può parlare di e–campagne e se lo si può fare molto si deve ai media ʻclassiciʼ ed alla loro attitudine. Il già citato ʻciclo Le Monde – dailymotionʼ, le telecamere dellʼemittente televisiva M6 che curiosavano nei quartieri generali sintetici di Second Life, ecc. hanno provocato quel corto circuito per il quale essere in rete durante queste ultime tornate elettorali e, soprattutto, esserci ad un livello almeno sufficiente ha costituito unʼoccasione consistente di visibilità ed unʼinedita opportunità di comunicazione. E molto anche si deve alla recente esperienza del referendum del 2005 sulla ratifica della costituzione europea; in quellʼoccasione infatti la rete ha in un certo senso conquistato la propria legittimità ad intervenire nel discorso politico come un attore rilevante del processo elettorale, sorprendendo politici, professionisti del settore ed esperti di opinione pubblica grazie alla fino ad allora ancora inedita capacità dimostrata nel cogliere e rappresentare gli umori più diffusi, contro le previsioni, rivelatesi poi erronee, dei soggetti normalmente implicati in questo ambito. In realtà il referendum di due anni fa ha probabilmente generato una sorta di effetto boomerang: lʼattesa intorno alle strategie che candidati e partiti avrebbero messo in atto ed i risultati che in seguito avrebbero ottenuto ha fatto sì che si nutrissero grandi aspettative che, come spesso succede in questi casi, in parte sono state deluse, come rivela uno spontaneo sfogo di Thieulin, il responsabile di Désirs dʼAvenir. Egli lamenta la mancata comprensione della carica innovativa portata dalla filosofia alla base dei siti da lui gestiti, quello del PS e quello della Royal, parte sostanziale del discorso politico della candidata in quanto elemento in grado di influire in senso democratizzante sulle dinamiche decisionali e sui rapporti di potere (si pensi allʼelaborazione del programma effettuata grazie alle piattaforme collaborative e allʼapplicazione wiki), e prospetta la necessità di una “pedagogia dellʼuso di internet”. Lʼopinione diffusa e da molti condivisa riguardo la parte digitale delle recenti campagne elettorali è molto grossolanamente sintetizzabile nella credenza che con un uso particolarmente efficiente dei mezzi messi a disposizione della rete si potesse riuscire a cambiare il destino di 161


unʼelezione. Un poʼ come Godot, il tanto atteso Howard Dean non è infine comparso allʼorizzonte e probabilmente non comparirà nel prossimo futuro. In compenso però si può affermare che più soggetti, alcuni tra i soliti noti, hanno approcciato questa dimensione della comunicazione politica in maniera forse non brillante, ma comunque decisamente professionale e discretamente efficiente, se ovviamente si abbandona lʼirrealistica pretesa di poter decidere su internet, o su qualsiasi altro mezzo, le sorti di unʼelezione così importante. Per quanto riguarda invece i siti rappresentanti partiti e/o candidati ʻminoriʼ, bisogna dire che il quadro è decisamente meno roseo, anche se sarebbe ingiusto negarne la presenza e lʼapporto; probabilmente nessuno tra di loro ha dimostrato attitudini sperimentali o particolari propensioni per le tecnologie web più innovative, ma comunque nel complesso essi hanno fatto registrare una prestazione dignitosa, caratterizzata da elementi importanti quali la continuatività e lʼapproccio professionale. Infine: è possibile parlare di una via francese alle campagne elettorali online, che si muove su binari diversi da quelli statunitensi? Non esiste probabilmente una risposta definitiva a questa domanda. Sicuramente, come accennato in precedenza, vi è stato uno scambio tra il vecchio ed il nuovo continente ed è fuor di dubbio che il primo si sia ispirato alle pratiche ampiamente diffuse dal secondo nel corso dellʼelaborazione delle strategie, ma è anche confermato che dagli Stati Uniti siano giunte in Francia delegazioni di osservatori di strategie elettorali online (cfr. appendice C.1, disco: tracce 1, 5). In ogni caso, è convinzione di chi scrive che, in ragione di quanto argomentato nel precedente capitolo, alla luce delle ricerche effettuate sia possibile identificare due differenti modalità di adoperare il medium internet, sostanzialmente riconducibili agli esempi di UMP e Sarkozy, promotori di ottimi prodotti di tipo informativo ad elevato carattere professionale, e di PS e Royal, capofila nellʼimplementazione di strumenti di social networking. Questi due diversi modi di rapportarsi alla rete si sono dimostrati entrambi abbastanza proficui ed caratterizzati da

162


unʼelevata professionalità, interattività con gli utenti e sensibilità verso lʼinnovazione. Dai dati scaturiti da questo studio è il primo tipo a risultare vincitore della sfida, sia al livello quantitativo - basti pensare alla diffusione riscontrata tra i soggetti politici - che qualitativo–strategico, proprio alla luce dei risultati elettorali. Lʼelevata prestazione nel settore informativo, congiuntamente agli ottimi risultati raggiunti in quello della professionalità, derivano da alcune caratteristiche intrinseche del panorama francese, in primo luogo riconducibili allo stesso sistema partitico francese, più radicato e già sufficientemente capace di coordinare ed incentivare la militanza politica, anche senza lʼausilio delle nuove tecnologie. In secondo luogo non si deve dimenticare anche il differente schema di finanziamento delle campagne elettorali che in Francia risponde ad un sistema di tipo pubblico mentre negli States è affidato per lo più ai privati; questo elemento gioca un ruolo rilevante negli scarsi risultati riscontrati dagli stessi strateghi della comunicazione online, i quali nel corso delle interviste (cfr. appendice C.1, disco: tracce 1 – 5) hanno unanimemente riferito di aver ricevuto donazioni dellʼordine di poche decine di euro cadauna, per importi complessivi in ogni caso marginali. Che dire poi del risultato dei sondaggi? Come si è detto in precedenza, lʼattività preferita degli internauti francesi resta quella di ricercare informazioni sullʼandamento della competizione elettorale e sui programmi, mentre molti di meno sembrano gli utenti interessati a partecipare a forme di mobilitazione online o a programmare eventi da svolgere poi sul territorio, al punto che Thieulin arriva a proporre una qualche forma di pedagogia dellʼuso di internet, indirizzata proprio agli elettori (cfr. appendice C.1, disco: traccia 5). Sempre Thieulin, nel corso della medesima intervista, arriva a supporre lʼesistenza di una sorta di effetto boomerang per il quale la costruzione partecipata del programma presidenziale della candidata socialista, messa in atto grazie ad applicazioni di tipo wiki, si sia ritorta contro Ségolène stessa minandone la credibilità come possibile futuro presidente (cfr. appendice C.1, disco: traccia 5).

163


Il fatto quindi che i partiti ed i candidati francesi abbiano optato per una comunicazione digitale di tipo informativo–professionale è inquadrabile come una precisa scelta effettuata dagli staff incaricati in base ad un semplice calcolo costi–benefici piuttosto che come un fallimento o un obiettivo non completamente raggiunto. Come si è già avuto modo di dire, il detonatore di questo tipo di utilizzo di internet è rappresentato dallʼondata di video che ha invaso i siti della politica dʼoltralpe, strumento che ha riscosso molto più successo delle applicazioni di stampo partecipativo, sia da parte degli emittenti che dei media e degli utenti, al punto che è possibile sostenere che la suddetta ʻvia franceseʼ alle campagne online sia stata osservata proprio in virtù dellʼazione catalizzatrice ed amplificatrice svolta dallʼimplementazione del video in rete. Intorno a questa opportunità è stata pensata ed organizzata la natura stessa dei siti, più precisamente riconducibile a quellʼamalgama di informazione ed intrattenimento spettacolare che caratterizza il genere neo– televisivo dellʼinfotainment. I siti statunitensi sono sicuramente più vicini al modello Désirs dʼAvenir – PS, quindi a stampo per lo più partecipativo, anche se è opportuno sottolineare come sia le url socialiste che quelle americane non abbiano certo disdegnato lʼutilizzo di contenuti video. Si può quindi supporre, partendo dalla consapevolezza di un approccio comunque competente, che la spiccata attenzione e la cura dimostrata dai siti del ʻgruppo di Sarkozyʼ per la trattazione congiunta di strumenti di informazione e professionalità, fortemente accentuata dal fenomeno video, costituisca la caratteristica di una 'via francese', decisamente più televisiva e fondamentalmente diretta ad un internauta pensato più nella sua veste di spettatore, per quanto attivo, che in quella di attore diretto.

164


Appendice

Appendice A: lista dei siti dei partiti e dei candidati analizzati

Partiti

Front National (FN) – http://www.frontnational.com

Les Verts – http://www.lesverts.fr

Mouvement Démocrate (MoDem) – http://www.bayrou.fr

Mouvement pour la France (MPF) – http://www.mpf-villiers.com

Nouveau Centre (NC) – http://www.le-nouveaucentre.org

Parti Communiste Français (PCF) – http://www.pcf.fr

Parti Radical de Gauche (PRG) – http://www.planeteradicale.org

Parti Socialiste (PS) – http://www.parti-socialiste.fr

Union pour la Démocratie Française (UDF) – http://www.udf.org

Union pour un Mouvement Populaire (UMP) – http://www.u-m-p.org

165


Candidati

François Bayrou (UDF, poi MoDem) – http://www.bayrou.fr

Olivier

Besancenot

(Ligue

communiste

révolutionnaire)

http://besancenot2007.org

José Bové (collettivo anti – liberale) – http://www.unisavecbove.org

Marie-Georges Buffet (PCF) – http://www.mgbuffet.org

Arlette Laguiller (Lutte ouvrière) – http://www.arlette-laguiller.org

Jean-Marie Le Pen (FN) – http://www.lepen2007.fr

Frédéric

Nihous

(Parti

Chasse,

pêche,

nature,

traditions)

http://www.nihous2007.fr

Ségolène Royal (PS) – http://www.desirsdavenir.org

Nicolas Sarkozy (UMP) – http://www.sarkozy.fr

Gérard Schivardi (Parti des Travailleurs) – http://www.schivardi2007.com

Philippe de Villiers (Mouvement pour la France) – http://www.pourlafrance.fr

Dominique Voynet (Les Verts) – http://dominiquevoynet.net

166


Appendice B: scheda di rilevazione

Analisi delle caratteristiche dei siti - Scheda di rilevazione Autore Periodo di rilevazione Sito del partito Nazione Indirizzo URL Note generali Strumenti di informazione Offerta informativa Storia, "chi siamo" Biografia e profilo dei leader Biografia e profilo dei candidati/dirigenti Struttura del partito, segreteria, eletti, ecc. Contatti, numeri di telefono e email Dichiarazioni di supporto di gruppi, associazioni, movimenti Valori o ideologia del partito Programma del partito Discorsi e dichiarazioni del leader e di dirigenti Agenda, calendario delle iniziative Rassegna stampa Informazioni sulle modalità del voto e sulla legge elettorale Confronto con i programmi e i risultati degli avversari Dati, statistiche, relazioni su politiche pubbliche Link esterni Sito specifico per le elezioni Materiali della campagna di comunicazione Domande frequenti (FAQ) sul partito Altre modalità (specificare nelle note) Numero medio di notizie pubblicate ogni giorno Informazione in modalità push Newsletter Aggiornamenti via SMS e palmare Podcast XML, feed RSS Altre modalità (specificare nelle note) Targeting Pagine specifiche per gruppi sociali (aziende, lavoratori, insegnanti, ecc) Pagine specifiche per gruppi tematici (es. ambientalisti) Pagine specifiche per gruppi identitari (es. gay, minoranze) Pagine specifiche per diverse fasce di età (giovani, anziani, ecc.) Pagine specifiche per elettori di diverse aree geografiche

Sì/No/ Altro

Note

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Iscrizione a newsletter differenziate a seconda di gusti e appartenenze Altre modalità (specificare nelle note) Strumenti di partecipazione Interattività on line Sondaggi Forum di discussione, chat libere Chat e forum con il candidato o con dirigenti del partito/campagna Invio di domande ai dirigenti via email Pubblicazione sul sito delle domande inviate e delle risposte Blog del candidato/partito Possibilità di commentare il blog (solo se il blog è presente) Wiki e altre forme di scrittura collettiva Bacheca per messaggi (guestbook) Possibilità di inviare brevi messaggi pubblicati sul sito (post-it, SMS…) Altre modalità (specificare nelle note) Tempo di risposta a domanda sul programma (in giorni) Mobilitazione di risorse Area del sito dedicata ai volontari e alla partecipazione Iscrizione on line al partito Iscrizione on line come volontari Richiesta di contributi e donazioni on line Vendita di gadget della campagna o del partito Segnala il sito via email, segnala una pagina via email Altre modalità (specificare nelle note) Tempo di risposta a offerta di partecipazione (in giorni) Decentralizzazione della comunicazione Social networking (organizzazione on line di eventi off line) Strumenti per reclutare altri volontari Strumenti per contattare i media Distribuzione off line di materiali on line (stampa di volantini, ecc.) Possibilità per gli utenti di creare i propri siti collegati a quello del partito Possibilità per gli utenti di creare il proprio blog collegato a quello del partito Distribuzione on line di materiali (cartoline elettroniche, email, ecc.) Possibilità di inviare sul sito materiali audiovisivi creati dagli utenti Altre modalità (specificare nelle note) Professionalità Design e multimedia Introduzione animata prima dell'home page Pagina interstiziale (splash page) prima della home page Presenza di foto e grafica (esclusa la testata) Musica di sottofondo Presenza di file audio scaricabili Presenza di file video scaricabili Presenza di dirette audio/video in streaming Presenza di oggetti in movimento nella pagina Giochi on line Animazioni, cartoon Accessibilità Accesso per i disabili Accessibilità con diversi browser (consorzio W3C) Traduzione in altre lingue (specificare quali nelle note)

168


Informazioni sulla tutela della privacy NavigabilitĂ MenĂš di navigazione in tutte le pagine Ritorno alla home page da pagine interne Motore di ricerca interno Mappa del sito Guida alla navigazione Freschezza Data ultimo aggiornamento

169


Appendice C: allegato multimediale

C.1_Audio delle interviste telefoniche ai responsabili dei siti internet dei partiti e dei candidati

Traccia 1: intervista a T. Solère, responsabile della campagna online di Sarkozy e segretario dellʼUMP per internet e le nuove tecnologie dellʼinformazione e della comunicazione;

Traccia 2: intervista a F. Mouly, responsabile della campagna online di Marie Gorge Buffet e del Partito Comunista Francese;

Traccia 3: intervista a Y. Wehrling, responsabile della campagna online di Voynet e dei Verdi;

Traccia 4: intervista a J. Sanchez, responsabile della campagna online di Jean Marie Le Pen e del Front National;

Traccia 5: intervista a B. Thieulin, responsabile della campagna online di Ségolène Royal e del Partito Socialista;

C.2_Schede di Rilevazione •

Legislative: o I Rilevazione; o II Rilevazione;

170


•

Presidenziali: o I Rilevazione; o II Rilevazione; o III Rilevazione.

C.3_Second Life: immagini

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