Il Mosaiko Kids 0-2004

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Supplemento a “Il Comune” Anno 3 - n°2 - giugno 2004 Aut. Tribunale di Tortona 4/95 del 19/6/1995 Direttore responsabile: Gianni Tagliani Stampa: Dieffe - v.le Scrivia 18 - Castelnuovo Scrivia

Perché Mosaiko-kids? MosaiKo-Kids vuole essere la tana dei giovani che amano scrivere. Tana-rifugio sì, ma una tana serve giusto per uscire allo scoperto senza rischi. Perché Mosaiko e perché Kids? Mosaiko perché, oggi più che ieri, ogni tessera di questo mondo deve saper mantenere il suo colore ma deve anche sapersi incastrare perfettamente alle altre. Scompaiono a ritmo vertiginoso lingue, culture, dialetti, tradizioni, costumi, abitudini, razze e specie: colori che stingono, sfumature che si perdono. Il mosaico della storia, tormentato ma splendente, si fa grigio pavimento, e la forza della ragnatela che tutto avvolge non bussa alla porta prima di entrare. Non ci si difende, e si è già grigi. Si alzano barricate e muri, si scavano fossati e trincee, ognuno difende il proprio, prezioso, colore, e il quadro si sgretola, e le ragioni del grigio avanzano. La sfida è proprio questa: amo il mio colore, lo lucido e lo accendo, perché adoro le infinite tinte di un mosaico senza sfregi. Kids perché questo è il mosaico dei ragazzi, spazio della parola scritta in cui ogni giovane ha il diritto di incidere il proprio segno. Spazio nuovo e sperimentale, laboratorio della biodiversità letteraria, amuleto contro il naufragio nell’oceano terribile del non-detto. Tu, giovane che leggi, qui puoi costruirti la tua zattera e pensare la tua arca. Qui hai il diritto alla magia del segno scritto. Qui puoi rovesciare lo sfogo dei tuoi colori. Non è poco, può essere tutto, sarà comunque un quadro.

LE MASCHERE DELL’ANIMA Q U A L E I M M A G I N E R I F L E T T E L O S P E C C H I O D E L L A V I TA ?

Foto Bruno De Faveri

Diverso, è così che sei, irrimediabilmente diverso in ogni tua parte. Ogni centimetro della tua pelle, ogni tuo pensiero sarà distintivo della tua unicità. Scomoda e maledetta, l’abbracci geloso con rabbia. La tua stessa essenza sta in quello, lo pensi mentre la respingi senza riuscirci, come a scacciare un’ombra che però è la tua. È un dono che non ti rende né peggiore né migliore di altri, ma dà un senso alla tua esistenza perché la rende irripetibile e perciò preziosa come opera d’arte. Eppure non la vorresti, perché bisogna avere coraggio per scrutare in profondità senza paura di sporcarsi. Non vorresti sentirti uno straniero,

quando nessuno ti capisce e i tuoi pensieri mutamente urlati al vento ti allontanano da tutto e di tanto in tanto senti il bisogno di implodere. E così, è l’istinto stesso di conservazione che ti deforma per essere il più possibile uguale agli altri. Avere le stesse idee, gli stessi interessi, sentire persino allo stesso modo. È un modo sicuro per non sbagliare e non c’è da temere un confronto perché nessuno metterà mai in discussione le tue idee. Così anche per l’esterno, in tutte le cose. Vestirsi alla moda, anche se non ti piace, è comunque una garanzia che verrai accettato, non ti respingeranno, non sarai solo a difendere le tue scelte,

non sarai giudicato. È difficile scegliere, tanto vale delegare ad altri, adattarsi. Tendere a un modello comune. Si hanno meno responsabilità così, soprattutto delle proprie azioni e forse per questo è più facile che le stupidaggini si commettano in gruppo, quando si pensa con una testa sola e spesso non si pensa affatto. Il rumore dei pensieri, se ti fermi ad ascoltarlo, ti può fare paura. Persino il corpo, quell’involucro che abbiamo ricevuto in dotazione e che avremmo dovuto un po’ alla volta imparare ad amare, non ci va bene. Eh già! Perché è più difficile nascondere la propria diversità se è così evidente e ogni differenza dal modello è un difetSegue a pag. 2

Crescere insieme Mosaiko Kids nasce a Castelnuovo ed è giusto che in prima pagina un simbolo di Castelnuovo in qualche modo appaia. Stavolta non la caratteristica merlatura della torre, né la lunetta con Sansone e neanche l’arco di via Roma: qualcosa di più antico, che precede l’esistenza stessa del paese pur essendo ad esso indissolubilmente legato. Se è vero che la vita viene dall’acqua, all’acqua sono sempre stati legati gli insediamenti umani, e Castelnuovo non fa eccezione: Scrivia è tutt’uno con il paese persino nel toponimo, che altrimenti sarebbe solo uno dei tanti Castelnuovo sparsi per l’Italia. A Castelnuovo ha vissuto Michele Mainoli, artista trasportato da impetuose correnti mitteleuropee ma non per questo cieco al fascino delle acque nostrane. Ha scelto la parte di Scrivia che più si avvicina al Po della sua infanzia sannazzarese e l’ha dipinta con i suoi modi e con i suoi colori, un mosaico variopinto che scivola con calma nell’iridescenza tranquilla da sera di paese. Così vuole essere Mosaiko Kids: un paesaggio che ci appartiene dipinto coi colori che appartengono a tutti, e ognuno sceglierà quello in cui è più dolce perdersi. Dedichiamo idealmente “Lo Scrivia alla fine del suo corso” a tutti i giovani, con la speranza che riescano a sentire l’armonia che si genera quando nessuna linea separa un colore dall’altro. Favolarevia Editore

Noi giovani siamo un piatto di grano. Siamo il futuro nutrimento del mondo. Possediamo una smisurata energia potenziale che esploderà e darà buoni frutti solo grazie al nostro ostinato e preziosissimo “stare insieme”. Ognuno di noi è un universo di sogni, desideri, paure, aspettative e destini, buoni e cattivi, realistici e fantastici, chiari e confusi, e la comunicazione e lo scambio sono il nostro appiglio, lo strumento più genuino di cui disponiamo per crescere e acquistare coscienza di noi stessi. Siamo simili o opposti, ma comunque consapevolmente complementari, a metà di un percorso, nè bambini né adulti, né ingenui né saggi, coraggiosamente fragili. E non a caso parlo al plurale, non a caso io, un’adolescente, mi sento protetta e forte solo all’interno di questo semplice e ricorrente “noi”. Marta Lamanuzzi

Cercando la luce in un pozzo L’anima non ha voce, l’anima non ha forme... l’anima si staccca dal corpo di un bimbo, di un uomo, di una donna, di un povero vecchio... non muore... continua a cercare la luce in un pozzo... il pozzo delle illusioni, il pozzo della vita, delle contraddizioni e delle bugie... Il povero uomo cammina, cade si rialza, non si rialza... affoga nell’acqua torbida della disperazione, in un mondo dove non c’è fine ma il continuo lottare, il continuo aspettare i raggi del sole, per stendere i panni sporchi ed asciugarli dall’acqua lurida che li ha sporcati... Quel povero uomo cammina e con finti occhi vede la felicità che non gli appartiene e sente ad ogni passo quelle spine che pungono e tagliano i piedi... Ferito e sconfitto si sdraia in un prato infinito... Gli occhi puntati in quel cielo pulito illusorio della terra incolta... Un bimbo nasce nella povertà, nella ricchezza, nella gioia, nel dolore... Un bimbo piange e un bimbo ride... ingenuo osserva i fiori, ingenuo crede nell’amore... un bimbo nasce e un bimbo muore... Se solo potessero gli occhi vedere i colori più accesi, solo le foglie più verdi, solo dell’acqua pulita... Se solo potesse la voce cantare e parlare d’amore... se le mie gambe non smettessero mai di correre verso le strade contorte che portano alla libertà. Se questo potesse accadere scalerei le più alte montagne, fino ad arrivare in cima e toccare il cielo con un dito, fino a cogliere l’essenza delle nuvole e portarle più in basso per farla assaporare a chi non sa volare... Infinite distese di campi cosparsi di polvere dorata e di angeli che danzano sotto una pioggia di perle argentate.. questo è il mio sogno infinito... “A volte mi capita di chiudere gli occhi E di vedere sempre quel solito quadro Quel solito viso Le solite ombre Ballerine che danzano Bimbi che giocano Madri che piangono...” Angela Trausi

INSEGNATECI A CONOSCERCI C’è un solo modo perché un simile crogiuolo di popoli e culture, religioni e lingue, possa convivere sulla stessa zolla di universo in un pacifico e variegato amalgama. E non è un muro. Un muro non sopisce i rancori che custodiscono gli animi, solo i sassi non lo attraversano, e non è la pietra, ma il pensiero che arma la mano quello che più fa paura. Un muro è benzina sul fuoco dell’ignoranza, sforbicia le ali della conoscenza, atterra il volo verso la fratellanza. Insegnateci a conoscerci, è il più bel regalo che possiate lasciare in eredità al domani. Insegnateci a crescere insieme, solo così potremo sentirci come parte di un unico mosaico e scoprire quanto meravigliose siano le sfumature che fanno di ogni tassello un pezzo unico e indispensabile. Insegnateci a guardarle senza paura e non a disprezzarle. Bisogna cambiare punto di vista decine di volte per assaporare sul serio il mondo. Guardarlo specchiato negli occhi delle persone che incrociamo, per scoprire aspetti che il nostro orizzonte ci aveva sempre celato. Spogliarsi dei pregiudizi e dell’ignoranza che ci fanno scioccamente e pericolosamente sentire migliori di altri, quasi che potesse realmente esistere una cultura superiore, una religione preferibile o un colore della pelle che ha più ragione degli altri di esistere. Insegnarci a stare insieme si può, con scambi o soggiorni in altri paesi, con le università, ma più ancora con scuole multietniche come quelle Europee, purtroppo ancora limitate per lo più ai figli di chi lavora nelle istituzioni comunitarie. Ho imparato tantissimo dai miei amici stranieri e ancora tuttavia non abbastanza, specialmente ho capito che non c’è un modo giusto e neppure un modo solo per vivere, ma allo stesso tempo ho apprezzato e riscoperto insegnandoglieli, valori e tradizioni della mia italianità. Da quando conosco persone di tutti i paesi, dal Benin alla Corea, dall’Iran alla Louisiana, dall’Argentina al Libano, ogni paese è un po’ come se fosse il mio e non riesco più a restare indifferente davanti a un telegiornale. Per quanto lontani i problemi degli altri mi toccano ora più da vicino e guardo con pena l’ignoranza che ancora stupidamente coltiva discordie e partorisce guerre.Io non riuscirei più a vedere un nemico in nessuno di loro. Silvia Pareti


2 Intervista al massimo responsabile scolastico della Provincia, dott.ssa Paola d’Alessandro

“Plauso a un giornale libero che aiuti i ragazzi a crescere” Siamo pronti a fare uscire un giornale, “Mosaiko Kids”, in cui i ragazzi possano esprimere il loro pensare e il loro sentire su molti argomenti. Lei come giudica quest’iniziativa? L’iniziativa di far nascere un giornale mi sembra eccezionale. Importante è che i ragazzi possano sempre esprimersi senza condizionamenti ma capire, nel contempo, che la libertà è il più grande dei valori che trova il suo limite invalicabile nel rispetto e nella libertà degli altri. Sappiamo che lei si è spesa molto per creare un legame tra la scuola e il territorio. Quali suggerimenti può darci perchè il nostro giornale svolga questo ruolo? Scuola e territorio? Si, certamente insieme, per poter crescere e essere sussidiari l’una all’altro. Come? Beh! le iniziative potrebbero essere molte ma provo ad individuarne almeno due: volontariato e mondo del lavoro. I “giornalisti” potrebbero, ad esempio, andare in giro per la città e ascoltare le persone anziane o con difficoltà per conoscere le loro situazioni e quindi cercare di scoprire quali sono le maggiori necessità insoddisfatte. Poi sul giornalino potrebbero dare risalto ai dati raccolti, promuovendo iniziative, con i vari enti, a favore di chi ha bisogno. Insomma in una sola parola volontariato, che nasce però non da conoscenze apprese attraverso corsi generici ma da un approccio diretto con la realtà. L’integrazione tra scuola e territorio, in modo non soltanto formale, ma profondo, che lasci traccia nei ragazzi (e perchè no, anche negli insegnanti) come può avvenire? E noi su che argomenti dovremmo preferibilmente puntare? Quali temi dovremmo sviluppare e approfondire? La scuola deve aiutare i ragazzi a decidere “cosa farò da grande” e quindi perché non indagare il mondo del lavoro, per provare a capire e far conoscere mediante visite, interviste e esperienze dirette quel mondo? L’obbiettivo principale de “Il Mosaiko Kids” è quello di promuovere o accompagnare il recupero di certi valori umani che la tecnologia sembra aver spazzato via, o magari soltanto messo da parte. Come vede lei questo rapporto tra tecnologia e valori umani? Possono convivere? Se si, in che maniera? La tecnologia non è antitetica ai valori umani ma è uno strumento dal quale ormai non è possibile prescindere per lo sviluppo di una società che parta dai valori umani per raggiungere i propri obiettivi .

Un augurio della madrina di Favolarevia Mimma Franco non finisce mai di stupirci. La Casa Editrice “Favolarevia” di cui Lei è titolare, esce oggi con “Il Mosaiko Kids”, un giornalino per ragazzi da Lei fortemente voluto, affinché gli studenti di ogni ordine e grado possano far sentire la loro voce e possano anche fra loro confrontarsi. I ragazzi hanno risposto al Suo invito con molto entusiasmo, il che significa che essi hanno bisogno di chiedere per sapere, e partecipare alla vita e al mondo che li circonda. I ragazzi hanno molto da dire e da dare: ascoltiamoli! E seriamente prendiamoli in considerazione. E nell’augurare a Mimma Franco che questa iniziativa abbia il successo delle Sue precedenti, come madrina che assiste al varo di una nave, auguro a “Il Mosaiko Kids” ….. buona navigazione! Laura Crespellani Spantigati Comitato Provinciale Unicef di Alessandria

Siate unici e “autentici”... …..Anche stavolta la vulcanica Mimma è riuscita a stupirci e dal suo cilindro magico è uscito Mosaiko-Kids. Un giornalino per i ragazzi scritto dai ragazzi; un’esperienza che si pone in continuità e si incastra come la tessera di un mosaico negli ideali e nelle finalità della Casa Editrice Favolarevia.

Grazie, quindi, a Mimma per aver dato l’opportunità ai ragazzi di esprimersi a 360°, permettendo a noi adulti di essere un po’ più vicini al loro modo di vedere e vivere il mondo. Ai ragazzi della Redazione e a tutti coloro che leggeranno Mosaiko-Kids un augurio: come le tessere di

Non dobbiamo avere paura del diverso... In base alla mia personale esperienza, invito i giovani a conoscere e apprezzare ciò che ci circonda, vicino o lontano che sia. A giocare con gli amici nei prati, nei boschi, sulla spiaggia, circondati da fiori, animali, colori diversi a seconda di dove ci si trova. A girare per riscoprire beni materiali e immateriali di amene località escluse dai flussi turistici di massa e a desinare in ristoranti e osterie fuori porta che ripropongono cucina del territorio: non dobbiamo avere paura del diverso, se impariamo a conoscerlo, scopriremo che è simile a noi. Chiara Parente Presidente Commissione Consigliare Cultura di Castelnuovo Scrivia

A voi piccoli giornalisti il mio augurio per una vita splendida e che possiate sempre avere la capacità di guardarvi intorno e accorgervi che.... come dice la canzone di Modugno

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Tessere Mimma Franco crea una cosa all’anno. E solitamente lo fa con grande impegno, con passione per la gente e per il proprio paese. Ha inventato una griglia in cui incasellare le tessere di un mosaico. I ragazzi e le ragazze, i bambini e le bambine, porteranno una tessera, frutto della loro esperienza. Scrivono su un nuovo giornale di loro e degli altri, intervistano personaggi più o meno noti, si interrogano sui perchè quotidiani, cercano di rispondere alle mille domande di ogni giorno. Il giornale viene distribuito con quello dell’amministrazione comunale e arriverà in tutte le case del nostro paese e della Bassa Valle Scrivia. L’augurio è quello di una lunga vita. Che a questo numero ne seguano altri, che piaccia, che sia coinvolgente, che permetta a ognuno di noi di esprimersi. Benvenuto quindi a Mosaiko Kids, benvenuti a tutti voi giovani scrittori, giornalisti e inviati... molto speciali. Gianni Tagliani, Sindaco di Castelnuovo Scrivia

Foto Bruno De Faveri

Segue dalla prima pagina to. Trucco, lifting, diete, tutto tende all’irraggiungibile. Così, per proteggere quello che abbiamo dentro e che non siamo sicuri che il mondo accetterebbe, ci nascondiamo dietro una maschera, che sorride anche se siamo tristi, che annuisce quando vorremmo contestare, per presentare agli altri un’idea di noi filtrata, distorta come su uno specchio irregolare. Una scelta comoda e come quasi tutte le scelte comode, una scelta sbagliata. Così perdiamo buona parte della nostra personalità e della nostra fantasia e restiamo angeli a terra con le ali ben nascoste sotto i vestiti, per poi magari svelarci

solo in una fredda Chat, perché lì non dobbiamo temere nulla, c’è un altro scudo a difenderci se caliamo la maschera dell’anima. Uscire dal costume con cui ci rivestiamo con cura ogni giorno prima di affrontare il mondo vuol dire ammettere di essere soli, vuol dire camminare nudi sotto gli occhi di tutti, sotto i loro giudizi avvilenti, sotto le intemperie che sferzano le strade della terra. Costruire e piangere quando i nostri castelli di carta si riducono a cenere e le certezze dentro le quali ci barricavamo svaniscono infrante sul muro della realtà. Forse, ma vuole anche dire iniziare a vivere, liberi di

seguire istinto e coscienza e di crescere, imparando a conoscere prima di tutto noi stessi. Camminare su un terreno difficile, in una fitta giungla in cui aprirsi a fatica la strada, ma liberi di scegliere ogni istante la direzione, senza certezze probabilmente, senza un solco comodo, collaudato, ma che come un binario porta solo dove lui vuole. Così in ogni specchio sarà semplicemente la nostra immagine a sorriderci. Silvia Pareti

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“Meraviglioso, ma come non ti accorgi di quanto il mondo sia meraviglioso ......................................... ma guarda intorno a te che doni ti hanno fatto ti hanno inventato il mare tu dici: “Non ho niente” ti sembra niente il sole la vita, l’amore. meraviglioso la luce di un mattino l’abbraccio di un amico il viso di un bambino, meraviglioso..........” Mimma Franco

un mosaico siate unici e “autentici”, ma non dimenticate che la bellezza del mosaico sta nella completezza dell’opera, quando ogni singolo pezzo ha dato il suo prezioso contributo, sempre però in sinergia con tutti gli altri. Silvia Sacco Assessore alla Pubblica Istruzione

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Una lieve melodia dorata

Un tenue azzurro ricopre i tetti della città; le nuvole si fondono armoniosamente con l’accenno di grigio del cielo. Giunge in lontananza e si disperde il melodioso suono delle campane che può allietare i nostri animi, la nostra spiritualità. Si librano, alti e leggeri, gli uccelli migratori, sparsi nell’etere come le biglie di un bambino in riva al mare: bagnate dall’acqua marina, rifulgono i mille e più colori dei raggi solari. Io siedo qui, davanti alla finestra della mia camera: una luce pallida, lattiginosa, illumina la stanza. Osservo. Silenziosamente, ritorno ai momenti trascorsi in Francia, alle emozioni e alle esperienze maturate. Ricordo, con nostalgia, i luoghi visitati ed impressi, per sempre, nel mio animo. Tra tutte le immagini, una emerge più nitida e splendente: la residenza dei Papi ad Avignone. Un’immensa piazza, chiara, introduce alla magnificenza. Una luce viva, dorata, si rispecchia su ogni singolo mattone, ogni frammento d’anima.

Le torri, i bastioni, le due guglie… ciascun elemento si presenta ai nostri occhi incantati così com’era stato plasmato dalla mano dell’artista. Tutta la residenza è ricoperta da questo sottile e delicato velo ornato di candidi pizzi. Anch’io sono circondato da questa luce, da questa dolcezza. S’agita dentro il mio “ego” un turbine di emozioni, una gradevole effusione di stupore mista a gioia, a meraviglia. Di fronte a tanta imponenza, è presente un’aura sacrale. Ogni stanza, anche la più piccola, è racchiusa in questo splendido gioiello. L’emozione di poter camminare nelle stanze, di sentire l’animo della storia, il suo respiro: ascoltando attentamente, posso ancora udire le voci gravi dei cardinali e dei papi trecenteschi. Accompagnato da questi miei pensieri, mi ritrovo nella cappella di Clemente VI. L’anima si solleva da terra, dall’involucro corporale e si alza verso l’alto, fino a toccare l’immenso amore del Signore.

Da una finestra entra un raggio di sole: riflettendosi sul pavimento, irradia di una luce divina, di una dorata melodia le ampie volte della cappella. Sull’altare posso percepire, con ogni singolo atomo dell’essere, la vera effusione dello Spirito Santo, il Lógos, il verbum che è venuto in mezzo a noi. Insieme alle immagini delle allegorie naturali nella stanza papale e della Madonna che, “vestita di sole”, domina Avignone dall’alto, ritorno lentamente alla realtà tortonese. Penso, ancora una volta, all’atmosfera medioevale che riesco a trovare, nella mia regione, solo nelle feste di rievocazione storica a Castelnuovo, ad Avolasca, nello splendido castello di Piovera. Nei giorni della gita in Provenza sono riuscito a rispolverare e a riportare come nuovo quel vecchio orologio che, con il suo infinito ticchettio, il suo continuo scorrere di ore, minuti, secondi, millesimi e millenni, è sempre stato nascosto in una tasca del mio impermeabile. Stefano Giuliano

E’ forse preferibile a volte una visione falsata ma meno cruda della storia ad una invece più forte ma senza dubbio più realistica? Questo è il dilemma che in molti si sono posti vedendo il chiaccheratissimo e attesissimo film di Mel Gibson, *The Passion*, dedicato alle ultime dodici ore di vita di Gesù. Molte critiche hanno accompagnato la sua uscita: alcuni l’hanno descritto come un mero tripudio di sangue e violenza, diseducativo ma soprattutto antisemita. Non riesco a trovarmi d’accordo, anzi: come lo si può accusare di antisemitismo? Sì forse nella scena in cui i Sacerdoti discutono nel Sinedrio si poteva fare qualcosa di più: troppi i silenzi, le pause e soprattutto l’assenza di alcune figure importanti come Giuseppe D’Arimatea che sappiamo intervenne in difesa di Cristo, ma ciò non basta per fare di Mel Gibson un novello Hitler e ritenere il suo film un deliberato attacco contro il popolo ebraico.D’altronde furono i Sacerdoti ebraici a consegnare Gesù ai Romani e alcune fazioni del popolo furono favorevoli alla sua crocifissione, e questa è una realtà storica e oggettiva, non la si può certo omettere. La forte violenza è poi secondo me in parte giustificata: non credo proprio che il Calvario di Cristo sia stata una piacevole passeggiata, anzi, la crocifissione era una delle pene ideate dai Romani più dure e aspre, che portava ad una morte lenta e dolorosa, Mel Gibson mostra ciò che Cristo probabilmente subì davvero, senza risparmiarsi i particolari, anche quelli più macabri. Vedendo i venti contestatissimi minuti di flagellazione e anche i momenti successivi non si può certo rimanere indifferenti: si è portati a riflettere: se credenti, a quanto Dio soffrì per l’umanità senza pretendere nulla in cambio, tranne che un mondo migliore; se non credenti, a quanto soffrì un uomo che aveva osato predicare l’amore e l’uguaglianza in una società che basava la propria economia sulla schiavitù e non era ancora pronta ad accettare questi rivoluzionari concetti. Un conto è sentire in Chiesa, senza magari alcun particolare interesse da parte nostra, il sacerdote che legge la Passione, un altro è vederla coi nostri occhi sul grande schermo: si ha l’impressione di assistere personalmente alla sofferenza di Cristo e la scelta, unica prima d’ora, di far recitare gli attori in latino e aramaico ci rendono completamente partecipi degli eventi narrati. E’ la storia di un uomo, non di un Dio, e proprio per questo è ancora più straordinaria. La parte divina di Cristo emerge solo alla fine, quando assistiamo, in una scena molto breve ma suggestiva, alla sua resurrezione. Questo momento fondamentale è messo in secondo piano, e proprio questo è stato oggetto di aspre critiche da parte dei detrattori del film; ma tuttavia trovo condivisibile la scelta del regista: il tema principale era quello della Passione, non della Resurrezione. Bisogna ammettere che il sangue versato è veramente tanto, ma sinceramente preferisco vederlo scorrere in un film di questo tipo piuttosto che in uno di quei film d’azione che vanno molto di moda adesso. Se confrontiamo la Passione di Mel Gibson con un altro capovaloro cinematrogafico riguardante lo stesso tema, la Passione di Pasolini, recentemente restaurata, non possiamo fare a meno di notare quanto i due film siano profondamenti diversi. Anche Pasolini ci racconta con scene colme di pathos gli ultimi attimi di vita di Cristo, senza però far ricorso alla violenza, anzi. Questo non è solo dovuto alla diversa sensibilità dei due artisti, ma anche ai diversi tempi in cui sono stati girati. Ai nostri giorni, in cui la violenza è ormai ovunque, su giornali, libri, ma soprattutto sul teleschermo un film narrante un supplizio, che mira a scuoterci nel nostro intimo non può essere privo di scene violente e realistiche, e sicuramente Mel Gibson è riuscito nel suo intento di far riflettere, perché quasi tutti, sicuramente, hanno sentito parlare di “The Passion” e ha suscitato forti reazioni, sia positive che negative, in coloro che l’hanno visto. Credo che tutti gli spettatori all’uscita della sala abbiano sentito qualcosa e non siano rimasti con quella strana sensazione di…vuoto…che molto spesso si prova dopo la visione di uno dei quei tanti insulsi film che troppo spesso andiamo a vedere. Inoltre “The Passion” è riuscito a riportare all’attenzione della gente un personaggio un po’ troppo spesso dimenticato: Gesù. Quanti libri e quanti articoli di giornale che lo riguardano sono usciti in questo ultimo periodo. In alcuni casi si è fin esagerato, ma forse è un bene, così ci si ricorderà di lui ancora per un po’…speriamo almeno fino all’uscita del prossimo film dedicato a lui! Livia Granata

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M U S I K A N D O

Gruppi emergenti: Good Charlotte, Evanescence, Simple Plane attività, i ragazzi rinominarono il gruppo Simple Plan. Il loro album di debutto, “No Pad, No Helmets…Just Ball” è uscito nella primavera del 2003. E’ un disco in chiave Nu-Punk che contiene collaborazioni importanti come quella con Joel Madden dei Good Charlotte e Mark Hoppus dei Blink 182, che, oltre a cantare compare

anche nel video di “I’d do anithing”. Insomma, 12 brani che parlano dei problemi dei genitori con scuola, genitori & Co., ma che trattano anche temi più seri come la ricerca di un posto nella società, senza però rinunciare alla spensieratezza tipica del punk-rock, al divertimento e allo skate. Elena Rota

Over the rainbow

Quest’estate ci sono state tre band in particolare che hanno fatto il loro debutto sulla scena musicale, facendosi subito notare per la loro bravura e per la loro grande passione per la musica rock e punk. Parliamo per primi dei Good Charlotte, un gruppo di ragazzi americani, precisamente del Maryland. La band fu fondata nell’aprile del 1995 ed è composta da Joel e Benji Madden, due fratelli gemelli, e dai loro amici Billy e Paul. Il nome del gruppo deriva dal titolo di un libro per bambini e come tanti altri prima di loro hanno dovuto lavorare sodo e fare tanta gavetta prima di vedere le luci della ribalta. Dapprima i due fratelli Beji e Joel studiarono, il primo chitarra e il secondo canto, come autodidatti

perché il bilancio economico di famiglia non permetteva loro di prendere lezioni. Dal 1995 (con l’entrata nella band di Paul e Billy) al 2000 furono anni di duro lavoro per la pubblicazione nel 2000 dell’album “Good Charlotte” e nel 2002 di “The Young and The Hopeless”, che li ha portati al successo. Le canzoni dell’album sono in chiave allegra e briosa, ma trattano temi seri e importanti, soprattutto per i due gemelli, come i sentimenti che provano per il loro padre, che li ha abbandonati da piccoli, lasciandoli con la madre, e che non si è più fatto rivedere. Da canzoni come “Emotionless” e “Say anithyng” quindi ecco apparire la loro vena malinconica, non solo nella melodia ma anche nei testi. Ovviamente non mancano i riferimenti in senso ironico all’amore ( alla ragazzaccia a cui è dedicata “Riot girl”, che picchierebbe

volentieri Christina Aguilera e Britney Spears) a alla società conformista che ci circonda ( che è illustrata benissimo in “The anthem”). Parliamo ora degli Evanescence, gruppo dark proveniente da Little Rock, una cittadina dell’Arcansas. Il gruppo è particolare da punto di vista dei suoi componenti, in quanto la voce, nonché colonna portante della band è Amy Lee, una ragazza appena ventenne (gli altri componenti sono tutti più vecchi)dall’indubbio talento e con una voce da far venire i brividi. Fu scoperta dal chitarrista Ben Moody, che l’aveva sentita suonare al pianoforte una versione velocissima di “I’d do anithing for love” dei Meat Loaf. Così l’ha voluta successivamente incontrare per chiederle di cantare con lui. Lei accettò, così alla fine degli anni ’90, con l’entrata a far parte della band di John Le Compt (chitarra) e di Rocky Gray (batteria), la band era formata. Alla fine del 2002 il loro album di debutto,”Fallen”, fu finito di registrare negli studi di L.A..Il primo singolo estratto dall’album,”Bring me to life”, è stato anche colonna sonora del film della Warner Bros “Daredavil” sul supereroe cieco della serie di fumetti della Marvel. La loro musica è piuttosto complicata e densa di significati, con frequenti riferimenti alla morte e, soprattutto, a un amore talmente forte da durare anche dopo di essa. Questi sono i temi che la voce di Amy Lee urla con disperazione per tutto il CD, creando in chi lo ascolta molte sensazioni e sentimenti contrastanti. Amy e Ben, che sono uniti da una forte amicizia, dicono di scrivere per il loro cuore, per dar sfogo ai loro pensieri. Infine parliamo dei Simple Plan, compatrioti dei Sum 41 che si ispirano ai Blink 182. Cresciuti a Montreal, nella provincia canadese del Quebec, gli amici del liceo Pierre Bouvier (voce), Jeff Stinco (chitarra), David Desrosiers (basso), Sebastien Lefebvre (chitarra) e Chuk Comeau (batteria), iniziarono a suonare all’età di 13 anni. La loro prima band si chiamava The Reset. Dopo una breve interruzione della loro

Circa un anno fa, duranPer un giornale speciale te una lezione di canto, mi è capitato di ascoltare una cover di un vecchio brano. La cantante aveva una voce morbida e limpida, faceva uno strano effetto, non era come le tante voci che si sentono di solito, stetti ad ascoltare e non persi nemmeno una nota. Dopo qualche mese mentre riordinavo i cd, me ne ritrovai tra le mani uno, senza nessun titolo, uno di quelli dei quali, solitamente, ignori a priori il contenuto. Per curiosità misi il cd nello stereo Sara Serafin con Irene Grandi e subito riconobbi la stessa canzone che avevo ascoltato mesi prima, era di nuovo quella voce che mi aveva colpita tanto, che mi aveva trasmesso tante emozioni in soli 3 minuti di brano. Volli sapere immediatamente qual’era il nome di questa artista, questa splendida interprete. Scoprì che si chiamava Eva Cassidy ed era americana, sì, era, perché la sua carriera si interruppe tragicamente nel 1996 a causa di un melanoma che se l’è portata via a soli 33 anni. Prima di allora, era solo una talentuosa misconosciuta artista, che non riuscì ad affermarsi quand’era in vita forse a causa della versatilità della sua voce, troppo sofisticata per il pubblico pop e troppo aggraziata per gli appassionati del jazz e del blues, come dicono le testimonianze di chi le fù più vicino. La sua popolarità arrivò solo dopo la sua morte, quasi per caso, con la pubblicazione di dischi postumi e la scalata delle classifiche inglesi. Un miscuglio tra, Aretha Franklin, e le grandi cantanti soul, naturalmente dotata, ispirata ed incantevolmente istintiva, che parla direttamente all’anima e della quale ci si è accorti troppo tardi, per colpa di un sistema discografico incapace, troppo spesso cieco sopratutto di fronte ad una voce mai sentita, una voce che ora non c’è più, una voce sopra l’arcobaleno. Sara Serafin

I GIOVANI IN BRANCO Il gruppo è un tema delicato per gli adolescenti, perché rappresenta uno dei nostri valori principali e, in ogni paese che si rispetti, schiere di ragazzi sorridenti affollano ogni strada. Accomunati dalle stesse passioni, dal modo di parlare, ma soprattutto di sognare, i ragazzi del nuovo millennio si muovono in branco, con la musica nelle orecchie e tanta voglia di stare in compagnia. Davanti agli occhi hanno tutti la stessa linea di pensiero, convinti che se non la avranno, saranno giudicati aspramente e severamente dal resto del gruppo. Le compagnie buttate sulle panchine dei parchi sono un modo piacevole per passare i lunghi pomeriggi, o sono solo uno scudo, che protegge ogni singolo componente del gruppo dai graffi brucianti di qualche ardita critica o dai problemi personali,

che oscurano l’orizzonte davanti ai nostri occhi? Abbiamo paura, e ogni giorno di più, di doverci trovare da soli a prendere una decisione importante, di aver bisogno di qualcuno e non sapere a chi rivolgersi. Gli adolescenti della nuova generazione sono terrorizzati dall’idea di essere giudicati e si rifiutano di crescere, scaricando le proprie responsabilità sul gruppo. Il concetto di gruppo è intriso nel sangue umano, il nostro DNA ci segnala il continuo bisogno di stare insieme e confrontarci. Ma non c’è speranza. L’uomo è nato con il gruppo, ed è destino che rimanga lì, in una confusione totale di idee e con volti diversi che si avvicendano. Il gruppo, l’associazione umana per eccellenza, è destinato a non morire mai. Ma è giusto camminare sempre al fianco di qualcuno? Flavia Melis


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Mini Reporter: (opinioni a confronto) Il tema del giorno: “Sono venuto ad informarLa che a Castelnuovo Scrivia, grazie alla casa editrice FAVOLAREVIA e al Comune, è nato un giornale che si chiama “IL MOSAIKO KIDS” aperto ai ragazzi di tutte le scuole, di ogni ordine e grado della Provincia di Alessandria. In questo giornale i ragazzi possono scrivere quello che desiderano, comprese le denunce dei problemi della scuola e della società in cui vivono”.

Intervista al Dott. Vincenzo Pellegrini Intervista al Dott. Fabrizio Palenzona

Dal momento che Lei è il Prefetto della Provincia di Alessandria, volevo porLe alcune domande. Cosa ne pensa di questa iniziativa? Ma è molto bella, voi bambini siete portatori di questa iniziativa. Anche se io sono un uomo dello Stato, sono profondo assertore di questi grandi valori, più che della nazione, dei valori dell’Uomo perché la società di oggi è quella del futuro e sarà formata da uomini sempre più pronti, preparati che hanno bisogno di avere una base solida seguendo dei grandi valori. Se non ci sono dei grandi valori la società manca di quelli che sono gli elementi fondamentali: su questo il nostro Presidente della Repubblica è un grande maestro. Signor Prefetto, che cosa si può fare affinché i bambini si sentano più sicuri nelle città e nei paesi? Ecco, innanzitutto quello che conta è la solidità della famiglia. La famiglia è alla base della società e delle comunità. Come tu sai, nella nostra provincia ci sono tanti piccoli comuni ed ogni comune è formato da tutte queste famiglie con i loro bambini che crescono in un ambiente, questo deve essere un ambiente sano, un ambiente che dia anche la certezza del diritto alla legalità. È importante che nella nostra nazione i cittadini collaborino con le Forze dell’Ordine, tutti cittadini senza alcun limite di età , dalla più piccola come voi, all’età adulta quando si diventa dei papà e dei nonni. Questo per poter crescere tutti insieme in un mondo, in una comunità che abbia veramente lo Stato come esempio di riferimento. Questa è la sicurezza intesa non soltanto contro i delinquenti o coloro che violano la Legge, ma sicurezza sociale in generale, e qui i bambini hanno un ruolo fondamentale nella famiglia, perché trascinino i genitori verso quelli che sono i grandi ideali della comunità. Perché i bambini sognano la pace e i grandi fanno la guerra?

Questo è un grande problema perché la pace è il grande obbiettivo dell’umanità. Vivere in tutti i paesi del mondo in condizioni di pace e di serenità è quello che il nostro Santo Padre auspica continuamente e che chiede all’umanità. Purtroppo oggi viviamo in un mondo in cui il terrorismo sta creando tanti problemi a tutti gli stati. Si chiede unione, compattezza, oltre che per sconfiggere il terrorismo, anche per riunire tutti i paesi più ricchi nell’aiutare i paesi del Terzo Mondo dove, oltre alla guerra, c’è la fame. Non dimentichiamo che la fame è uno dei grandi problemi del Terzo Mondo, dove ogni giorno muoiono tantissimi individui, per cui bisogna lottare. Il Santo Padre ha chiesto a tutti i paesi ricchi di cancellare i debiti dei Paesi più poveri, di aiutarli a crescere, di aiutarli ad uscire dal loro isolamento, quindi che ci sia la pace e una grande solidarietà internazionale. Anche se siamo piccoli pensiamo all’ambiente. Sappiamo che in Provincia ci sono fabbriche che possono essere pericolose. Come ci si difende? Questo è un grosso pensiero che io ho come Prefetto, quello di curare i piani di emergenza e fare in modo che la gente che viene all’interno di questi grossi impianti e altri più piccoli, possa essere più sicura. La sicurezza è il perno di questi impianti e su questo ci stiamo battendo. I piani di emergenza si stanno preparando, alcuni sono già fatti ed in vigore. Io dico sempre che queste aziende devono investire in sicurezza cioè realizzare tutte quelle opere che, all’interno dell’impianto, rendono sicuro il funzionamento di queste strutture; in particolare curare le emissioni, le sostanze che fuoriescono dai camini, garantire il controllo dei macchinari in modo che periodicamente ci sia sempre qualcuno, tecnici in particolare, che verifichino le condizioni di funzionamento. Cosa pensa che si possa fare per migliorare la vita dei bambini nella nostra Provincia? Questa è una bella domanda, perché la vita dei bambini è importante. Come dicevo prima i bambini rappresentano il fondamento della futura società, per cui occorre che le attenzioni maggiori siano proprio verso di loro. Anzitutto in campo sanitario è fondamentale che le famiglie siano adeguatamente informate per tutelare la crescita e per prevenire le malattie infettive. Una crescita sana in ambienti sani senza l’inquinamento del quale abbiamo detto. In Alessandria come nelle altre città è un problema molto sentito ma le autorità curano molto che gli inquinamenti, sia atmosferici che territoriali siano combattuti. Abbiamo degli organi regionali come l’ARPA che cura costantemente il territorio. Abbiamo organi sanitari che si occupano anche di ambiente e della cura dei bambini, anche di quelli extracomunitari che stanno diventando numerosi e che saranno anche loro nel futuro della società. Io ritengo che da noi la cura della salute e dell’educazione a scuola sia abbastanza valida. Mi racconta un ricordo della sua infanzia? Mio padre era un Maresciallo di Pubblica Sicurezza, il vecchio Maresciallo che ha combattuto anche in guerra. Di mio padre ho questo bellissimo ricordo: oltre all’occupazione e al sacrificio che ci ha insegnato senza alcuna ricompensa, ha lavorato per lo Stato e ha dedicato la vita alla sua professione. Io ero un ragazzo come te e ricordo che un bandito fu catturato da mio padre, scontò la sua pena e quando uscì dal carcere venne a casa nostra, a trovare mio padre per ringraziarlo, perché lo aveva aiutato anche nella vita privata subito dopo il carcere. Per cui questo episodio mi è rimasto scolpito nella memoria, in me ragazzo, e mi ha aiutato nella vita a ricordare che tutto il bene che si fa per gli altri ritorna sotto forma di grandi meriti, riconoscimenti, quei valori, quegli ideali di cui abbiamo parlato prima. Stefano Pugliese

In relazione alla carica che ricopre volevo farle alcune domande: Cosa possono fare gli amministratori per migliorare la vita dei bambini? Innanzitutto gli amministratori possono migliorare la condizione sociale dei bambini svolgendo il loro lavoro in modo corretto. I bambini che sono sin da piccoli catapultati nel modo del lavoro, ossia impegnati in attività scolastica, devono essere assicurati dagli amministratori stessi circa la loro crescita. Ci si propone così una scuola fornita di tecnologie avanzate, luoghi adatti a pratiche sportive e mezzi in grado di formare culturalmente il bambino. Quali soluzioni ci possono essere per liberare il mondo dai troppi rifiuti? L’ambiente è una casa comune. Se la distruggiamo dove potremmo vivere’? Un tempo si pensava che la natura dovesse solo dare all’uomo ciò che desiderava, oggi avviene l’esatto contrario, cioè se vogliamo ricevere dalla natura dobbiamo darle qualcosa in cambio. Lei crede che le nuove tecnologie possano dare più democrazia? Le nuove tecnologie sono utili all’uomo se utilizzate in maniera corretta. Infatti possono essere utili per la crescita della persona umana e possono diventare strumento di eguaglianza e non di separazione fra i vari individui. Ad esempio la bomba atomica è un prototipo di tecnologia usata in maniera negativa, cioè come strumento di distruzione di massa. La tecnologia è comunque positiva, dipende dall’uso che l’uomo ne fa. Secondo Lei sarebbe utile per un mondo migliore se i politici ascoltassero di più i bambini? La politica è indispensabile per la vita di ogni uomo. Sono i cittadini a dover impegnarsi per costruire il loro futuro. oggi vi è la tendenza a considerare la politica negativamente o addirittura a non considerarla, svalutando e ignorando il ruolo delle elezioni. Cosa ne pensa Lei dei prigionieri italiani in Iraq e dell’uccisione di uno di essi? Nei loro confronti la solidarietà deve essere tanta; la missione italiana in Iraq voleva essere una missione di pace, sfociata invece in una situazione interna di massacri, comunque non è il momento di abbandonare il popolo iracheno. A mio parere la guerra non è lo strumento adatto a risolvere dei problemi, soltanto con la democrazia e la diplomazia si può ottenere un mondo di uguaglianza. Vorrei anche domandarLe qual’è la Sua posizione riguardo lo sfruttamento del lavoro minorile. La vergogna dello sfruttamento minorile deve finire. Deve essere denunciata da chi ne è a conoscenza in modo da sradicarla completamente dal mondo. Secondo il mio punto di vista l’unico motivo per cui lo sfruttamento esiste è causato da coloro che hanno interesse a chiederlo. Secondo Lei è corretto l’utilizzo di energie alternative? Penso che le energie alternative presenti in italia, come per esempio i pannelli solari in Sicilia e gli impianti eolici in Sardegna, non debbano essere paragonati alle energie tradizionali in quanto entrambe importanti e funzionali, ma molto differenti tra loro. Stefano Pugliese


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Intervista al Sindaco di Castelnuovo Scrivia Gianni Tagliani

E’ un trentaseienne di aspetto giovanile con il quale ci si sente subito a proprio agio, è diplomato perito agrario al Gallini di Voghera ed è impiegato presso la Ditta Giglio. Svolge anche attività di giornalista ed è iscritto all’Ordine dei giornalisti del Piemonte e della Valle d’Aosta. E’ un tipo sportivo a cui piace fare movimento, corsa, jogging e fino al 2000 ha arbitrato partite di calcio; ama la cucina roma-

na, in particolare i bucatini all’Amatriciana e i carciofi. Secondo Lei perché quando chiediamo ad un bambino “cosa vuoi fare da grande” nessuno dice “il Sindaco”? “Io penso che un bambino non sappia esattamente quale sia il ruolo ben preciso del Sindaco e per questo motivo non si esprima in tal senso”. Ci dice come trascorre Le sue giornate? “Mi alzo al mattino, un po’ tardi perché mi piace dormi-

re (è un mio difetto), alle 9,00 vado in ufficio al lavoro ed alle 12,00 vengo in Municipio e ci rimango fino alle 13,30, poi vado a casa e alle 14,30 vado al lavoro fino alle 19,00, dalle 19,00 alle 21,00 faccio attività sportiva o sbrigo i miei impegni. Quattro sere su sei dalle 21,00 alle 23,00 sono in Municipio, dopo le 23,00 faccio un salto al bar e poi esco, così la giornata finisce”. Noi vediamo sempre i Sindaci vestiti di tutto punto in giacca e cravatta, lei si trova più a suo agio vestito così o in maniera più comune? “Non sono molto rispettoso dell’abito o dell’uniforme, infatti fra mezz’ora sarò a Tortona per l’inaugurazione del COM dove saranno tutti in giacca e cravatta ed io non lo sarò. Sono infatti molto informale nel vestire rispetto agli altri sindaci, tranne che nelle manifestazioni ufficiali, ad esempio domani 25 aprile festa della liberazione dove anch’io metterò l’abito. Mi adeguo alla massima che dice ‘l’abito non fa il monaco’”. Se non sbaglio Lei non è sposato. Le piacerebbe sposarsi ed avere dei figli? “Personalmente sono sempre stato uno spirito molto libero e con i bambini ho un

Piccoli artisti

rapporto praticamente quotidiano per gli impegni che ho con la scuola e per la funzione di Sindaco. Mi sono simpaticissimi i figli degli altri genitori, non mi sento preparato ad averne di miei e preferisco quindi non impegnarmi”. Se Lei avesse a disposizione una grossa somma di danaro cose Le piacerebbe ancora realizzare per Castelnuovo? “Nel programma dell’Amministrazione abbiamo quasi completato tutto, abbiamo avuto un occhio di riguardo per gli anziani, infatti nei prossimi due anni saranno ultimati i lavori di ristrutturazione della casa di riposo e il centro anziani al Regina Elena. Per quanto riguarda i ragazzi penso che ora le strutture scolastiche siano abbastanza accoglienti, tra l’altro a breve procederemo al rifacimento dell’intonaco della scuola elementare, così con il tetto ed i sistemi di sicurezza anche l’interveto alla scuola elementare si può considerare ultimato. Mi piacerebbe poter fare un parco giochi particolare anche se, francamente, noto che nonostante ci sia il parco giochi Davide all’area Crespi che inizia ad essere più utilizzato, quello a palazzo Centurione, anche se meno bello, è più frequentato perché più como-

do e più pratico per i genitori. Un parco giochi particolare magari lo studieremo, forse dopo il 2006”. Le è mai capitato di dire – ‘basta adesso si fa come dico io perché io sono il Sindaco’? “Si certamente”! In quale occasione? “L’occasione non la ricordo, ma è capitato più di una volta. Il Sindaco ha anche un ruolo dirigenziale, ed essere un dirigente significa prendere le proprie responsabilità ed agire in merito”. A Castelnuovo si vedono sempre più facce nuove e di tanti colori. Lei cosa ne pensa? “Io sono molto contento perchè penso che quando avrò raggiunto l’età della pensione certamente la società italiana ed europea sarà multietnica ed è giusto che sia così. Io sono convinto che vada concessa la possibilità di ingresso e di uscita dei cittadini fra i vari stati ed è opportuno che le amministrazioni locali, provinciali, regionali e le forze di polizia debbano continuare ad assicurare la legalità. Ciò significa che come ci sono delle persone poco raccomandabili tra gli italiani, ci sono anche fra coloro che arrivano, quindi tolte queste mele marce penso

che il resto sia accettato, anche con favore, dalla popolazione italiana, nonostante campagne di odio razzista che di tanto in tanto vengono portate avanti”. Perchè le persone adulte, quando succede qualche cosa, o bisticciano fra di loro, vogliono sempre andare dal Sindaco? “Principalmente si rivolgono al Sindaco quando hanno problemi o litigano con la Pubblica Amministrazione. Personalmente, solo in due occasioni che fortunatamente hanno avuto esito positivo, sono stato interpellato ed invitato ad intervenire per dirimere una lite fra due cittadini. In genere, quando vi sono dispute fra privati, i più facinorosi si rivolgono direttamente al Tribunale. Dal Sindaco vengono principalmente per diverbi e problemi con l’Amministrazione: il fosso che non scarica bene l’acqua, la strada rotta davanti casa e simili. Si fa il possibile per risolvere il problema, a volte si riesce bene e a volte si riesce meno, comunque si cerca di fare il possibile”. Ringrazio il Sindaco Gianni Tagliani, anche a nome della redazione, per la sua disponibilità e la piacevole chiacchierata Giovanni Mensi

LA LIBERTà P A R L O

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A me piacciono molto gli animali, in particolare il cavallo: e' un animale alto, snello ed elegante, di carattere giocherellone anche se a volte imprevedibile perché pauroso e facilmente spaventabile, comunque sempre intelligenFoto Bruno De Faveri te. Sono ormai due anni che vado a cavallo in un maneggio e vorrei che molti bambini sperimentassero questo sport, in particolare quelli portatori di handicap perché per loro sembra essere molto utile. E' anche uno sport fisicamente molto impegnativo ma pur sempre divertente e che permette di stare all'aria aperta. Carlo Guida

Un ringraziamento speciale al sindaco Gianni Tagliani e all’Amministrazione comunale per aver dato spazio e importanza alla voce di noi giovani, per averci permesso di esprimere pensieri, idee e fantasie senza catene e senza giudizio, stimolando la nostra creatività e spronandoci a scoprire e trasmettere qualcosa in più di noi stessi. Grazie di cuore a Maria Serafini e a tutti gli sponsor che ci hanno dato la possibilità di realizzare il nostro progetto. Marta Lamanuzzi e la Redazione

A nome mio e della redazione porgo i più sentiti ringraziamenti al Prefetto di Alessandria dottor Vincenzo Pellegrini, al Presidente della Provincia dottor Fabrizio Palenzona, e alla dott.ssa Paola D’Alessandro dirigente C.S.A. di Alessandria per la disponibilità e l’interesse con cui hanno accolto la nostra iniziativa. Non solo hanno dedicato parte del loro prezioso tempo alle interviste dei nostri piccoli cronisti, ma hanno anche avuto parole di lode per il neonato progetto “Mosaiko Kids” e di incoraggiamento a proseguire con costanza nell’ attività giornalistica. Livia Granata e la Redazione

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Progetto grafico e impaginazione: Favolarevia Fotografie: Bruno De Faveri Redazione Presidente: Mimma Franco Anna Bruni- Marziano Allegrone Alessandro Pugliese

Proprietà artistica letteraria Casa Editrice Favolarevia Via C. Alberto, 13 15053 Castelnuovo Scrivia (AL)

Silvia Pareti (Capo redattore) Marta Lamanuzzi (Capo redattore) Livia Granata (Capo redattore) Valentina Usala - Barbara Arona Valentina Carmignano - Anna Baiardi - Angela Trausi - Elena Rota - Flavia Melis - Sara Serafin - Chiara Massa - Stefano Giuliano (Inviato) Paolo Pareti (Capo redattore) Costanza De Faveri - Marcello Spinetta - Giorgia Bresciani

Mini reporter Stefano Pugliese (Capo redattore) Giovanni Mensi (Capo redattore) Piccoli Piccoli Lisa R. Magnaghi (Capo redattore) Cecilia Mariotti (Capo redattore) Carlo Guida - Daniele Accatino Marta Poggio - Alberto Arzani Chiara Stella - Ingrid Sottotetti Francesca Scacheri - Giulia Scaffino Piccoli Artisti Carlotta Rubin - Chiara Scaffino Collaboratori Maria Serafini - Cristiana Nespolo Alessandro Pugliese - Claudio Bertoletti - Bruno De Faveri


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Pic co l i

Pic co l i

Favolarevia raccontaCURIOSITA’ INTORNO ALLA MUSICA Le fate Nella nostra immaginazione le protagoniste più buone, almeno per me che sono una bambina, sono le fate ed è di queste che vi voglio parlare e raccontare. Ci sono tanti tipi di fate, ma io in particolare vi parlo di quelle dei fiori, la regina delle quali è Rosalina. Ella vive in un magnifico roseto. E’ lei con le sue compagne a creare gli sfavillanti colori, le sfumature, l’ intenso profumo delle splendide rose. Me lo raccontò lei stessa quando la conob-

bi nel suo palazzo segreto situato all’ interno di un gambo di rosa. Non ci rimasi a lungo, ma anche un secondo sarebbe bastato per non dimenticarlo: era tutto oro e marmo, insomma un vero splendore. La fata mi pregò di non dirlo agli adulti, ma solo a quelle creaturine dall’ animo semplice: i bambini. E voi, mi raccomando, mantenete questo segreto che vi ho svelato. Forse voi mi direte: “Ma le fate non esistono!” invece io vi dico: se voi le immaginate esistono. Rosalina mi ha anche

La porta magica

raccontato che ogni fata nella notte anima la rosa che la ospita, facendole svolgere un compito speciale: c’ è la rosa che riordina il roseto, quella che nutre le roselline con latte di clorofilla,quella che distribuisce le fresche gocce di rugiada… Avete mai visto nelle notti d’ estate le lucciole luminose? Rosalina mi ha spiegato che esse non sono altro che le luci delle bacchette magiche delle fate, magicamente create con polvere di stelle, le più scintillanti della volta celeste. Rosalina mi ha anche ricordato una cosa molto importante: gli adulti non si accorgono della magia delle fate perché non sanno guardare il mondo con gli occhi di un bambino. Cornelia

Tutti coloro che si avvicinano allo studio del pianoforte conoscono Muzio Clementi. Vi racconto alcuni particolari aspetti della vita di questo compositore di musica classica e autore di metodi didattici per lo studio del pianoforte. I primi brani che un giovane pianista affronta sono sonate allegre e vivaci composte da Clementi che all’ascolto mettono gioia. Muzio Clementi, nato il 24 gennaio 1742 a Roma, si trasferì da ragazzo in Inghilterra grazie ai favori di un ricco borghese che lo ospitò e mantenne agli studi. Dopo diversi anni di apprendimento, incominciò ad esibirsi come concertista. Iniziò i suoi studi sul clavicembalo per poi passare al pianoforte. E pensate un po’ … è stato proprio lui in seguito a perfezionare questo strumento. E’ molto famosa la sfida di pianoforte tra Clementi e

Wolfganag Amadeus Mozart, svoltasi il 24 dicembre 1781 alla presenza dell’Imperatore Giuseppe II. La sfida fu vinta da Mozart perché molto più abile ed esperto, come tutti sanno un genio. Clementi in seguito abbandonò l’attività di concertista e divenne costruttore di pianoforti ai quali apportò, grazie alla sua esperienza, diverse migliorie tecniche,

apprezzate da tutti i più grandi pianisti del tempo. Quando morì, il 10 marzo 1832 a Worcistirshire nella sua proprietà di campagna, il pianoforte era ormai lo strumento dominante della musica ottocentesca europea. La fabbrica da lui fondata continuò a produrre pianoforti, all’epoca i migliori. Alberto Arzani

NON BERE DALLA BOTTIGLIA Quando avanzate verso il frigorifero, aprite e una soffiata d’aria gelida vi sfiora, prendete in mano la bottiglia della Coca Cola ALT FERMATEVI!! chissà quanti microbi e germi vi possono attaccare, ricordate che quella bottiglia è passata nelle mani di molte persone magari anche malate. Quindi ricordate si beve dal bicchiere. Marta Poggio Lisa Rita Magnaghi

Cari nonni... stavolta scrivo La nonna Amalia

Il nonno Riccardo

Il nonno materno si chiama Riccardo. è abbastanza alto, e per la sua età e diritto. Molto chiaccherone, gli piace scherzare e non tiene mai la bocca chiusa. I suoi occhi sono chiari, di un azzurro cielo che vicino alla pupilla diventa verde scuro ed esprimono un senso di gioia e di felicità. La sua bocca è sempre aperta al sorriso, specialmente quando mi viene a prendere dopo la scuola. è appassionato di piante. Possiede una pianta le cui radici assomigliano a “capelli”; siccome lui è calvo, quando ero piccola, mi raccontava che i capelli attaccati alla pianta erano i suoi, appesi lì quando li aveva persi. Qualsiasi favore gli chiedi, lui è sempre disponibile e anche durante le feste paesane aiuta volentieri chiunque abbia bisogno. Mi ricordo che quando andavo alla scuola materna venivo a casa presto così potevamo andare nel nostro laboratorio e io “costruivo”s oggettini di legno, mentre lui, che è un bravissimo falegname, aggiustava mobili, costruiva cucchiai di legno, forchette e tante altre cose. Giulia Scaffino

La nonna paterna bassa e cammina ricurva perch soffre di una malattia che la costringe ad appoggiarsi ad un bastone. I suoi occhi lucenti a forma di mandorla, azzurri e i capelli grigi le danno un?espressione dimessa. La pelle un po? raggrinzita. Fa fatica a scrivere, ma lei ci prova per tenere in esercizio la mano colpita da paralisi. Mi ricordo che, quando poteva, mi portava sempre- al cimi tero e a recitare il rosario, essendo una donna di grande Chiara Stella fede.

Il nonno Oreste

Il mio nonno materno è alto e molto scherzoso. Parla sempre per esprimere le sue idee. Gli occhi sono allegri, con un briciolo di curiosità, inoltre il colore può essere grigio oppure tendente al verdognolo a seconda del tempo. è quasi calvo, tranne alcuni ciuffetti di capelli grigio tempesta vicino alle orecchie, un po’ a sventola. Quando si arrabbia la punta delle orecchie diventa di un rosso ciliega! Ha un nasone a patata, e quando se lo soffia sembra che stia per accadere un terremoto. è paffutello e quindi, quando si siede sul divano di casa sua, che è molto basso, fa fatica ad alzarsi, allora io lo devo spingere mentre mio fratello lo tira. Francesca Scacheri

Il nonno Carlo Il nonno paterno è alto e un pochino goffo quando si alza, dopo essersi seduto. è calvo, ma ha ancora alcuni capelli bianchi che a me piace accarezzare. è come se toccassi il pelo di un cane appena rasato, a volte però sono crespi a causa della lacca. Gli occhi sono molto grandi e quello sinistro è sempre un po’ rosso. Il naso è abbastanza grosso. Lavora in campagna, è molto bravo ed è sempre abbronzato. Quando vado in magazzino lui mi fa salire sul trattore. La sua pancia è sporgente tanto che a me piace saltargli in braccio sistemandomi su di essa che ogni sera mi sembra cresca un po’. Mi diverto poi a fare il tamburo. Ogni volta mi dà un soprannome diverso. è molto allegro, forte, e anche se le sue gambe gli fanno male, non si dà tregua. Gioca con me, mi rincorre per tutta la stanza finchè mi prende in spalla e mi porta in giro. Sembra quasi un bambino! Parla sempre in dialetto e io non capisco tutto quel che dice, solo alcune espressioni, però mia nonna è sempre pronta a tradurre e il nonno si mette a ridere perchè lo fa apposta. Quando diventerò vecchia, vorrei essere come lui. Ingrid Sottotetti


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L’intossicazione scolastica (la lettura di questo paragrafo è caldamente sconsigliata a professori e professoresse) L’intossicazione scolastica è un disturbo tristemente diffuso e provocato dall’abnorme assunzione pomeridiana di nozioni altamente cancerogene e dalla frequentazione mattutina di ambienti pericolosamente radioattivi. Può scaturire una vasta gamma di reazioni. Alcuni soggetti ne risentono fisicamente, altri psicologicamente, i più deboli da entrambi i punti di vista. Così gli intossicati nei momenti di maggiore degenerazione della sindrome possono essere visti aggirarsi segnati da profonde occhiaie e marmoreo pallore o possono essere scoperti a borbottare da soli, freneticamente, o ancora cadere in mutismi vuoti e prolungati. I danni sono così evidenti soprattutto a fine bi, tri, o quadrimestre che sia; in quei periodi quindi in cui le professoresse godono di un preziosissimo pretesto per sbizzarrirsi a martoriarci: raccogliere e definire i voti. E devo ammettere che l’appropriatezza della situazione fa emergere di loro un lato particolarmente euforico e fantasioso. Sono stupefacenti e spaventose al tempo stesso la rapidità e il gusto con cui riescono a sfornare le idee più strane e varie. Così, accanto ai soliti compiti in classe e corposi argomenti di interrogazione in pochi giorni assisterete alla condensazione di una quantità spropositata di prove di lettura, comprensione, creatività, approfondimento, rielaborazione, sintesi, interdisciplinarità, pluritematicità e chi più ne ha più ne metta. Inoltre ovviamente risulterà necessario l’acquisto di un secondo e di un terzo diario per disporre di spazio sufficiente per annotare la modica infinità di esercizietti, compitucci e versioncelle, facili, facili, che, con tanti sorrisi e complimenti ci saranno stati dolcemente mitragliati. Ecco perchè almeno una volta è capitato a tutti di volersi credere decisamente portati per il mestiere del netturbino. Il rifiuto cronico Ci sono giorni in cui siete inconsciamente e fastidiosamente annoiati da voi stessi, vi disgustate del disgusto di cui la vostra mente continua a nutrire ogni fibra del vostro corpo, ma reagire è impossibile. Dormire? non avete sonno. Mangiare? non avete fame. Guardare la televisione? è l’ora

delle telenovelas e delle televendite. Studiare?... ma per favore! Ascoltare la musica? c’è troppa distanza tra il vostro dito e il play dello stereo. Non parliamo poi dell’ipotesi di uscire, che alla sua prima esitante comparsa viene subito sommersa dalle relative controindicazioni. Troppi ostacoli vi separano da lei. Bisognerebbe alzarsi dalla poltrona del salotto, potando le radici che ormai vi ancoravano a lei, lavarsi, togliersi la tenuta da casa, vestirsi, con l’ulteriore e non trascurabile impiccio di scegliere e tirare fuori gli abiti, uscire… e poi? una volta fuori? In giro non ci sarà nessuno e niente da fare. Superate tante avversità non ne avreste nessuna ricompensa, solo fatica sprecata. Scacciate in fretta questi pensieri, fieri di non aver mosso un muscolo dalla poltrona. Ma vi guardate intorno e quel breve sollievo è già svanito, non lo ammetterete mai, ma siete causa del vostro male. Per orgoglio e testardaggine volete convincere tutti e voi stessi per primi che in realtà state benissimo. La vostra non è una crisi di inerzia, ma una salutare pausa di riposo che vi state concedendo per placare lo stress; non vi state affatto annoiando come sembra, al contrario siete impegnati in interessantissimi e profondi pensieri. Per estendere l’illusione anche alla dimensione fisica iniziate a battere ritmicamente un piede a terra, a tamburellare con le dita sul poggiolo della poltrona e a fischiettare, tutto ciò con aria molto divertita ovviamente. Tuttavia ad un tratto il rallentamento del puntino che lampeggiando separa sull’orologio digitale del videoregistratore le ore dai minuti, cattura violentemente la vostra attenzione. La lucina sembra comparire sempre più a stento, ne siete ipnotizzati, pare un incubo, più il tempo rallenta più vi sentite mollemente angosciati. Non potete più fare finta di niente, non vi resta che prendere coscienza della vostra condizione penosa e autocompatirvi. Marta Lamanuzzi

Incontro con Abdullahi Gaal Sono pienamente d’accordo con il proverbio “Le ore del mattino hanno l’oro in bocca”; infatti proprio durante una mattinata in classe ho avuto la possibilità di avere un’interessantissima esperienza: un incontro interculturale con un signore somalo, Abdullahi Gaal. Durante quest’incontro sono infatti potuto venire a conoscenza di una nuova cultura e di una società diversa dalla nostra e della storia di un uomo coraggioso, una vera e propria fonte di saggezza da cui posso ricavare un insegnamento di vita. Fino ad ora l’esistenza di Abdullahi è stata piuttosto travagliata: lui era un ragazzo molto ambizioso, infatti si era iscritto alla facoltà di chimica industriale; riponeva nello studio il suo interesse principale. Purtroppo però, come accade spesso al giorno d’oggi, per motivi strettamente sociali è dovuto emigrare, affinché potesse coltivare questo interesse, in Arabia Saudita; ma anche dopo l’emigrazione la legge dello stato arabo non gli permetteva di studiare. Da allora la vita di Abdullahi Gaal è stata caratterizzata da ininterrotti “viaggi di lavoro” in varie nazioni africane ed europee. La scelta di abbandonare la propria famiglia per costruirsi un futuro sicuro, come ci racconta, è stata molto difficile. Tuttavia credo che Abdullahi sia un modello da imitare poiché oggi, a mio parere, non bisogna essere titubanti nelle scelte impor-

TUTTI BELLI, TUTTI SNELLI Veline, letterine, microfonine... appena accendiamo la tv veniamo letteralmente “invasi” da queste ragazze dall’aspetto stupendo e in forma perfetta. Certo, l’occhio vuole la sua parte, ma personalmente mi sembra un’esagerazione il fatto che dovunque (nella pubblicità, nei giornali, ecc...) e in qualunque modo la società moderna ci propini immagini di queste donne seminude belle, magre, dal fisico statuario. E non c’è da sorprendersi se, attualmente, le ragazze sono ossessionate dalla linea. Infatti il messaggio che ci arriva è proprio questo: se vuoi diventare famosa, non importa se sei intelligente o meno, se hai vero talento o no, basta che tu

abbia le misure perfette. E siamo così portati ad iniziare diete su diete, a comprare i famosi elettrostimolatori di cui la televisione, ogni 5 minuti, loda le capacità di far perdere peso e cellulite stando comodamente sdraiati sul divano. Certo, è importante cercare di mantenersi in forma, ma quello a cui siamo sottoposti è un vero e proprio lavaggio del cervello. Nei film, nelle pubblicità, nelle riviste, non esistono donne “comuni”, “normali”, ma solo ragazze dai corpi mozzafiato. Perfino nei telegiornali non si perde l’occasione per mandare in onda servizi sull’ultimo calendario delle più sexy show girls. Inoltre, anche la moda contribuisce a mettere in

G Località Ponte Scrivia Tel. 0131 824800 Fax 0131 824820 - 0131 824827 15053 CASTELNUOVO SCRIVIA

difficoltà o in imbarazzo chi ha problemi di linea, imponendoci mini t-shirt che lasciano la pancia scoperta e pantaloni super aderenti. Secondo me questo è un problema che dovrebbe essere preso un po’ più in considerazione. Le diete sono un tormentone che perseguita la maggior parte delle persone, anche chi non ha realmente bisogno. Sopratutto l’estate è sinonimo di sacrifici per trovare la linea perfetta da esibire, e quindi rappresenta il momento di maggior crisi per chi ha difficoltà a rapportarsi serenamente con il proprio corpo. Non a caso, come rivelano dati statistici, durante questa stagione si scatena il 90% dei casi del problema alimentare. Problema che può sfociare anche in pericolosi disturbi,

quali l’anoressia e la bulimia, due patologie che colpiscono in prevalenza donne in giovane età. Dunque bisogna fare attenzione,non lasciarsi condizionare troppo dalle immagini che ci propongono i mass media e, se è davvero il caso, rivolgersi ad un dietologo, e mai improvvisare diete “fai da te” o assumere medicinali senza prescrizione medica: ciò può solo mettere in pericolo la nostra salute. Infine, cerchiamo di piacerci per quello che siamo. In fondo, quel chilo in più non ha mai fatto male a nessuno, e a volte può piacere più di una magrezza esagerata... Ci sono tante altre qualità oltre la bellezza, impariamo a sfruttarle e a vivere bene con noi stessi, qualunque sia il nostro aspetto fisico. Valentina Carmignano

tanti ma occorre superare gli ostacoli che la vita ci pone dinanzi con fermezza e con decisione se si vuole costruire un futuro dignitoso. Nonostante gli Italiani abbiano scritto pagine agghiaccianti nella storia del popolo somalo, Abdullahi, in contrapposizione a questo, ha un’idea abbastanza positiva riguardo a noi. Infatti ci considera gente brava e accogliente e questo mi fa piacere. Oltretutto lui può dare un giudizio sincero sul popolo italiano perché è legato all’Italia da anni ormai; infatti vive a Tortona da molto tempo e lavora come guardiano in una villa. Come ci racconta, il suo ambientamento non è stato difficile grazie all’accoglienza dei tortonesi e grazie ad alcuni residui della colonizzazione che avvicinano la realtà somala a quella italiana. Nonostante ciò la società somala è nettamente diversa dalla nostra; infatti al suo interno c’è la presenza dei clan con i rispettivi capi e convivono la legge e la consuetudine basata sulla norma della tradizione. Inoltre un’altra grande differenza tra l’Italia e la Somalia riguarda i ritmi di vita: al contrario degli Italiani i Somali vivono le giornate con ritmi meno frenetici e programmando i vari momenti della giornata. Grazie a questa considerazione posso capire come all’interno di una nazione tutti gli aspetti della società siano strettamente collegati tra loro, influenzandosi a

vicenda (la legge con i ritmi di vita...). Durante questa preziosissima esperienza ho potuto approfondire inoltre la mia conoscenza nei confronti della cultura somala scoprendo alcuni dei principali e tradizionali oggetti utilizzati dal popolo: Abdullahi ci ha infatti mostrato il qubu, un guscio di tartaruga utilizzato a scopo decorativo, il barsein, un poggiatesta in legno, il dhil, un contenitore per il latte, l’ubbo, una zucca per conservare l’acqua, e tante altre cose anch’esse interessanti, come alcune conchiglie meravigliose della spiaggia somala, delle foto scattate sul territorio della Somalia e alcuni dipinti realizzati su tela da un pittore somalo. Credo che l’utilità di questo scambio interculturale sia infinita perché al giorno d’oggi venire a conoscenza di una cultura e di una società diversa dalla propria serve per capire i problemi che sono presenti nelle varie nazioni e quindi per costruire un futuro basato sulla comprensione reciproca e sul dialogo. Inoltre questa esperienza ha contribuito ad arricchire notevolmente il mio bagaglio culturale su uno stato, la Somalia, di cui non conoscevo molti aspetti. Per tutto questo devo dire grazie ad Abdullahi Gaal, il cui nome, “Servo di Dio”, rispecchia nettamente la sua umile personalità e contraddistingue una persona intelligente e ricca di saggezza. Marcello Spinetta

VALENTINO ROSSI “QUANDO LA VOLONTA’ SUPERA LE POSSIBILITA’” Ha vinto tutto quello che si poteva vincere in tutte le categorie del motomondiale, ed ha solo 24 anni, e ora? Non molla, anzi si è posto un altro obiettivo, agli occhi dei più irraggiungibile, lasciare la squadra vincente per quella del suo più accanito rivale, il quale si è sempre lamentato dell’inferiorità del proprio mezzo rispetto a quello di “ROSSIFUMI”, e com’è andata a finire? HA VINTO. Con caparbietà si è buttato nei test, iniziando con netto ritardo a causa di cavilli contrattuali, per colmare il divario tecnico della moto, fornendo utili indicazioni per migliorarla. E non finisce qui, cosa si è inventato? Guidare una macchina da formula 1, e che macchina! Sale, fa qualche giro e poi fa un tempo di poco superiore a quello del pluri campione del mondo, che su quella pista e su quella macchina gira costantemente. Sarà un fenomeno? Non credo, è solo un ragazzo con un’immensa capacità d’adattamento, d’apprendimento e quella giusta dose d’incoscienza che fa sì che riesca in tutto quello in cui si cimenta. Cose che tante volte ci mancano per varie ragioni, non per incapacità, ma solo per non volontà. Però poi siamo invidiosi quando qualcuno riesce in una cosa che noi abbiamo solo per un momento pensato di fare ma subito abbiamo abbandonato. Ci arrabbiamo sostenendo che la fortuna tocca sempre i soliti. Ma non sarà che quando si avvicina a noi non la sappiamo riconoscere? Cerchiamo di affrontare le sfide che la vita quotidiana ci offre con un pizzico d’incoscienza in più senza mai credere d’essere migliori o inferiori a nessuno ma solo tutti li, in una gara, che cerchiamo tutti di vincere. VINCA IL MIGLIORE E ONORE AGLI SCONFITTI Stefano e Alessandro Pugliese


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HARRY POTTER: UNA STORIA NON SOLO PER BAMBINI 10 buoni motivi per immergersi nel suo fantastico mondo Harry Potter è sicuramente il mago più famoso e discusso dei nostri tempi, almeno tra i bambini; quello che forse non tutti sanno è che la saga che ha per protagonista questo “insolito” ragazzino londinese ha avuto un grande successo anche tra i ragazzi più grandi e gli adulti. Ecco alcuni dei motivi che, a mio parere, hanno determinato l’enorme diffusione della serie di libri e film da questi tratti, nella speranza di convincere qualcun’altro ad apprezzare il fascino di questo incredibile personaggio! 1)Innanzitutto l’abilità della scrittrice nel descrivere e nel creare l’ambientazione per la sua storia, qui assemblando elementi già da secoli presenti nella tradizione magica delle leggende popolari, là inventando di sana pianta, con un’ammirevole fantasia, soggetti nuovi di zecca. 2)I romanzi raccontano un mondo magico nel quale è possibile rifugiarsi, una realtà parallela da sogno, in cui a tutti piace immergersi per distogliere la mente dai problemi di tutti i giorni. 3)Nonostante l’ambientazione sia fiabesca, quella di Harry Potter è una storia che tratta di problemi reali, dalla lotta del bene contro il male, che attrae anche i più grandi, alle difficoltà cui un ragazzo durante l’adolescenza deve far fronte per crescere e diventare un uomo, o meglio, un mago! 4)La straordinaria caratterizzazione dei personaggi: la scrittrice, J. K. Rowling non riduce la personalità di Harry dandogli le solite caratteristiche dell’eroe senza macchia e senza paura, ma va oltre, approfondendo di lui anche gli aspetti negativi, creando figure a tutto tondo e non personaggi piatti e scontati. 5)Nei cinque libri sono contenuti tutti gli elementi che un romanzo che si rispetti deve avere: ci sono i buoni che prevalgono sui cattivi (anche se la supremazia del bene non è mai scontata), c’è l’avventura, viene raccontata la crescita psicologica e la maturazione dei personaggi. Forse l’unico tema che viene un po’ trascurato è l’amore, ma questa mancanza è in parte spiegabile con la giovane età dei protagonisti ed è possibile che nei prossimi capitoli della saga a questo argomento venga dedicato più spazio. 6) Harry Potter non è soltanto bello e divertente, ma anche utile, perché stimola la fantasia bei bambini e dei più grandi, che hanno sempre meno tempo per sognare. 7)Inoltre è anche educativo: dietro all’intrigo e all’emozione della trama si nascondono valori molto importanti quali l’amicizia, la famiglia, il coraggio, la difesa dei più deboli, l’amore per la giustizia in generale. 8)Chi ha letto almeno qualcuno dei cinque libri lo sa: la storia è talmente avvincente che, arrivati ad un certo punto, non si può più alzare gli occhi da quelle pagine, è come se “stregassero” il lettore, che si cala totalmente nei panni del protagonista, ne vive in prima persona le avventure e le emozioni. 9)Credo che non si riesca a fare a meno di leggere quelle pagine perché è una storia “vera”, nel senso che mentre ci si trova immersi tra le righe incantate di Harry Potter tutto ciò che viene raccontato è così concreto, così reale che, una volta chiuso il libro, guardando il cielo ci si stupisce di non vedervi volare gufi postini o maghi a cavallo di manici di scopa! 10)Infine, tengo ancora a precisare, per tutti coloro che non hanno ancora letto Harry Potter perché dicono che è un libro per bambini, che non è vero!!! A una lettura anche solo un po’ approfondita non possono non saltare all’occhio i significati e i valori che, contornati da una storia così intrigante, costituiscono la e-mail: teltel@inwind.it grandezza di questo romanzo. Anna Baiardi

ONORANZE E TRASPORTI FUNEBRI

Serafini Agenzie: TORTONA (AL) Corso Montebello, 35 - Tel. 0131 826811 CASTELNUOVO SCRIVIA (AL) Via Milano, 75 - Tel. ufficio 0131 826811 Cell. 347 9643100

Programmazione Quando i limiti stanno solo nella fantasia. Avete mai immaginato programmi diversi ? Immaginate che esca un gioco con voi come protagonista, un gioco perfettamente come voi lo volete, che magari parla della vostra vita oppure dei vostri hobby e delle vostre passioni, o ancora un programma che vi aiuta nella quotidianità, fatto su misura per voi, per l’elaborazione dati delle vostre esigenze.... lo avete immaginato? Bene, perché tanto non accadrà mai, a meno che … lo facciate voi ! Ipotizziamo che avete un’ enorme passione per gli elefanti: non uscirà mai un gioco sugli elefanti, oppure se siete studenti un programma per elaborare voti scolastici creando in tempo reale medie totali o parziali, diagrammi del profitto ed elenchi di voti da raggiungere per arrivare alla propria media-obbiettivo, ma voi potete farlo e c’è un solo modo per farlo: programmare. La maggior parte delle persone non ha voglia di programmare, ed è più che normale. Io sono cresciuto con il desiderio di fare il MIO gioco, il MIO programma in cui tutto dipendesse da me e in cui tutte le mie idee potessero concretizzarsi e le mie esigenze risolversi. Ho una passione per le oche e le anatre e così ho creato “Age Of Pollays” il primo gioco di strategia dove a scontrarsi in cruente battaglie o a costruirsi un impero, sono oche e polli e non più gli uomini. Sembrano sciocchezze lo so, ma non lo sono, se avete qualche idea, qualche desiderio di creatività, sappiate che il mondo della programmazione ha infinite possibilità e potete usarlo per creare un programma che è perfettamente come voi lo volete. Se pensate che programmare non faccia per voi smettete pure di leggere, se invece volete dare vita a tutto ciò che vi salta in mente … Per prima cosa occorre avvertire che programmare non è come fare un dipinto, il programma è vivo, risponde agli stimoli come voi lo

avete istruito e nulla è lasciato al caso. Non è semplice. Non è rilassante. Non è meccanico. Ma se arrivate in fondo e battezzate il vostro programma vi garantisco che sarà più che appagante. La prima cosa che occorre è un programma dal quale programmare. Vi consiglio di scaricare Game Maker dal sito www. gamemaker. com, (è gratuito nella versione non registrata e si scarica in dieci minuti), è abbastanza semplice da essere alla portata di tutti ma visto che si parte da zero, consente di creare QUALUNQUE COSA: giochi si, ma anche programmi di scrittura, di elaborazione dati in qualunque campo. Quando lo aprirete probabilmente non avrete la più pallida idea di come cominciare ne di come capirci qualcosa. È bene iniziare con le istruzioni nella guida “getting started” . Consigli per chi pensa seriamente di programmare: 1 Non dare nulla per scontato: se non lo programmi, tutto è volubile e senza leggi. 2 Non pensare mai che il computer commette errori: se qualcosa non funziona devi rivedere la tua programmazione: è lì l’errore anche se ti sembra tutto giusto. 3 Non riuscirai mai a creare giochi complessi come quelli in vendita ma ricordati che puoi farli migliaia di volte più divertenti (specialmente creando multiplayer). 4 Non trascurare la grafica e il sonoro 5 Riempi il gioco di piccoli particolari inutili ma fantastici, non centrano nel gioco ma lo rendono molto più simile alla realtà (per esempio una farfalla che vola in modo casuale indifferente alla missione che hai da compiere) 6 Se puoi cerca di imparare sempre più funzioni: rendono il gioco più facile da programmare e di conseguenza puoi renderlo più complesso. 7 Crea dei multi-player : sono certamente più divertenti 8 Fallo solo se sei appas-

sionato Se riuscirete a concludere il vostro primo gioco seguendo le istruzioni due cose colpiranno la vostra mente: primo comincerete a capire come è strutturato, secondo un grande senso di tristezza attraverserà il vostro cuore mentre vedete che il frutto delle vostre fatiche non è che una pallina stilizzata che rimbalza a destra e a sinistra. Ora è il momento di scegliere se abbandonare oppure continuare a imparare, diventare esperto nell’arte in questione e cominciare a divertirsi. Se volete imparare è bene fare un passo alla volta, magari ampliando il gioco che il computer vi ha suggerito. Cominciate per esempio a cambiare il look della pallina. Create un livello più complesso. Introducete oggetti speciali che in contatto con la pallina si distruggono, cambiano forma, emettono suoni, se non sapete come fare e non conoscete nessuno che vi può aiutare, ricordatevi che il manuale aiuta moltissimo per ogni domanda che vi ponete. Imparerete poi l’uso dei moti, degli allarmi, delle variabili e comincerete a fare stringhe di codici (script) tutte vostre, imparerete trucchi del mestiere che non ci sono su nessuna guida. Se imparerete tutte queste cose vuol dire che avete come me la passione per la programmazione, e, come me, potrete creare qualunque cosa… forse ora farò un platform in cui il protagonista è un ermellino scavatore in cerca di vittime per soddisfare il proprio desiderio di sangue… oppure un gioco di calcio senza regole… oppure un’agenda in cui memorizzare le proprie ricette… oppure un calcolatore del bilancio finanziario di fine mese strutturato su entrate o uscite periodiche o extra… oppure… oppure qualsiasi altra cosa che mi passa in mente perché non ci sono limiti, perché c’è ancora molto da programmare, perché ho ancora tante idee… Paolo Pareti


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Let’s talk about..

La cotta a senso unico

PATHOS (passione) Marcella Gallo vive a Castelnuovo Scrivia. Ha dieci anni e pratica uno sport insolito e del tutto originale, proprio nel suo paese:il roller blade, ovvero pattinaggio. Da circa due anni si è appassionata a questa attività sportiva che ha iniziato sia per la voglia di nuove emozioni, sia per fatalità. “Una volta-mi racconta- sono andata con mio padre a pattinare sul ghiaccio e ho provato emozioni particolari. Da quella volta ho continuato a pattinare sul ghiaccio, fino a che mia madre, Roberta, mi ha iscritta ad un corso vero e proprio di pattini in linea, qui a

L ’ O P I N I O N E

L’ultima lezione di Pantani

Foto Bruno De Faveri È bello, dolce, simpatico, intelligente, cortese, altruista, atletico, romantico e sensuale, ha un solo piccolo difetto: non è al corrente della nostra esistenza. Conosciamo alla perfezione il suo albero genealogico a partire dall’epoca medievale, i suoi gusti alimentari e musicali, gli orari dei suoi allenamenti e di tutte le sue attività, ogni insignificante episodio della sua vita, persino quelli di cui lui stesso si è dimenticato, i luoghi che frequenta, la marca del suo dentifricio e la parrucchiera di sua madre. Abbiamo già programmato un dettagliatissimo futuro accanto a lui, con tanto di rispettivi mestieri, nomi dei figli e collocazione del nido d’amore, l’ultima faccenda che resta da sbrigare è informarlo di tutto ciò. La sua indifferenza non ci scoraggia più di tanto, infondo siamo segre-

tamente convinte che stia solo cercando il coraggio di dichiararsi. Ma finalmente un giorno pare che sia quello giusto. Siamo tatticamente appostate con delle amiche a un metro da lui, come tutti i giorni nell’intervallo, pronte a sfruttare al momento opportuno la giusta scusa per muoversi sulle sue orme nel caso si spostasse. Il nostro sguardo e le nostre orecchie, apparentemente rilassati, in realtà non si distraggono un istante da lui, garantendoci di avere sempre un quadro preciso della sua posizione e delle sue intenzioni. Ad un tratto inizia ad avanzare proprio verso di noi, il suo sguardo per un attimo sembra penetrare nel nostro, poi però sfugge smarrito nel vuoto, probabilmente è molto timido. Continua a camminare, più svelto, è a pochi centimetri, troppo agitato per

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guardarci, tiene gli occhi a terra. Il nostro cuore, oltrepassata la gola, ormai è praticamente in bocca. Si china, vorrà baciarci. L’emozione gli ha fatto perdere anche il senso delle distanze perché si china troppo in basso, stiamo per fare qualcosa quando….. raccoglie i suoi appunti sul pavimento, accanto ai nostri piedi. È felice, temeva di averli persi. Marta Lamanuzzi

La moda, regina esigente Provando a dare una sbirciata alle vetrine dei negozi di abbigliamento in quest’ultimo periodo la prima cosa che balza all’occhio è che sono completamente invase da abiti, scarpe, borse e cinture tutte rigorosamente rosa, solo qualche mesetto fa però erano tutte bianche e nere; il che oggigiorno può sembrare anche una cosa normale visto la rapidità con cui cambiano le tendenze, ma ciò che dovrebbe veramente far riflettere è che noi siamo praticamente sempre pronti ad accettare questi cambiamenti. Infatti se guardassimo con maggiore attenzione le persone che ci circondano vedremmo che, come noi del resto, seguono alla lettera i canoni e le regole che l’alta moda detta quotidianamente: è perciò normale vedere in questo periodo schiere di “pink-lady” completamente vestite di rosa solo perché va di moda, se fosse andato di moda il nero sarebbero tutte “dark-lady”. Questo è solo un esempio di quanto noi siamo facilmente influenzabili da ciò che viene definito e ritenuto “di tendenza”: seguire la moda è d’obbligo se si vuole rimanere al passo coi tempi. Non ci si può permettere di non essere “trendy” altrimenti si sarebbe considerati “out”, cioè fuori moda, ma non solo, fuori da tutto, visto che ormai è ciò che è in voga a dettare le regole nella maggior parte degli ambienti, lavorativi e non. Ma è veramente giusto così? E’ giusto che sia una cosa volubile e incostante come la moda a scandire la vita dei giovani e non? E’ una domanda abbastanza retorica, alla quale magari in molti risponderebbero con un deciso “NO” ma se poi ci guardiamo intorno vediamo che chiaramente non è così, visto che tutti, nel bene o nel male si adattano alla

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BASSI BRUNO

Quando si è adolescenti si convive spesso con dei sogni, ad esempio diventare una ballerina, una cantante, una modella, un’attrice, una giornalista, un’artista, ecc... Sognare è facile, ma mi rendo conto che pensare di diventare persone di successo richiede tanta volontà, impegno e costanza, mentre noi giovani tendiamo ad immaginare che tutto sia semplice. Penso, quindi, che sia molto importante conoscersi, sapere quali sono i nostri limiti e le nostre potenzialità, in modo da non lasciarci illudere da persone poco serie che hanno il solo interesse di guadagnare sulle persone. Inoltre ritengo che sia molto importante avere fiducia nella propria famiglia e sapere che nel momento del bisogno sia in grado di sostenerti e consigliarti nel prendere decisioni importanti. La TV propone sempre di più modelli di giovani che diventano famosi senza troppa fatica. Nel momento in cui chi gestisce i programmi non è più interessato a te, ti abbandona. Questo può causare un senso di sconfitta, di paura e di panico che portano una persona fragile a usare sostanze come la droga per poter sostenere tutte le difficoltà da affrontare. Sono convinta che sia importante stare con i piedi per terra e cercare di migliorarsi per piacere a se stessi. Giorgia Bresciani

Castelnuovo.” Questa associazione sportiva vive da tre anni e viene praticata presso la palestra delle scuola elementare “Bandello”;Ivan è l’istruttore di Marcella e non solo. Infatti vi è un gruppo numeroso di piccoli pattinatori che, come Marcella , amano fare gli slalom,i salti, ma soprattutto la velocità che si può raggiungere con i pattini. L’abbigliamento necessario è formato da pattini, ginocchiere, gomitiere, casco e polsiere …ma soprattutto dall’energia e dallo spirito di divertimento che essi hanno. Infatti lo sport per i bambini deve essere divertimento e non una corsa a vincere il titolo di miglior giocatore, perché a quello ci pensano già i nostri “amici calciatori”! Ogni anno a S .Giuseppe possiamo osservare quanto siano bravi e appassionati, proprio perché per l’occasione ci danno la dimostrazione dei loro sacrifici… chissà cosa riserverà loro il futuro? Per il momento Marcella desidera soltanto una cosa: avere un cane lupo! Valentina Usala

moda; c’è chi ne fa uno stile di vita e chi dice di non seguirla, ma che tuttavia per non seguirla è obbligato a conoscerla: volenti o nolenti ognuno di noi è sempre aggiornatissimo sugli ultimi cambiamenti “fashion”. La moda imperversa ovunque: alla televisione che è la sua massima esponente, alla radio, sulle riviste specializzate e sui quotidiani, dappertutto c’è sempre qualcuno pronto a ricordarci qual è il giusto modo di vestirsi e di atteggiarsi per essere “in”, e noi siamo più che ben disposti ad accettarlo, divenendo una sorta di automi

non pensanti pronti a recepire e a fare tutto ciò che ci viene detto. Dovremmo forse imparare a pensare un po’ di più con la nostra testa, se ancora ne abbiamo una completamente nostra, visto che quotidianamente viene fatto di tutto per svuotarcela e poi riempircela con idee di altri, dovremmo cercare di essere un po’ meno omologati. Non è certamente facile, poiché il processo di globalizzazione sembra essere irreversibilmente avviato, e non si potrà di certo tornare indietro, tuttavia a livello di singolo individuo possiamo cer-

care di essere più indipendenti e autonomi e di non farci condizionare troppo dalla grande e potentissima macchina della moda! Barbara Arona


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LA VOCE FUORICAMPO

Il ragazzo, l’automobile e l’albero

“La scelta” Foto Bruno De Faveri

Pomeriggio d’estate, strada di campagna. Un ragazzo guida distrattamente, lo sguardo pensieroso. Improvvisamente abbandona l’asfalto, imbocca una stradina sterrata e parcheggia la macchina all’ombra di un grande albero. Il ragazzo, l’automobile e l’al-

bero, tre macchine che divorano energia. Il ragazzo sa tutto della sua automobile, cilindrata, prestazioni, costo, valutazioni. Ha scelto con cura il colore degli interni e gli optional indispensabili, ha pagato cambiale per cambiale il piacere di sedersi

tra lancette e bottoni e sentirsi in un regno tutto suo. Ventiquattro mesi di lavoro, tutti gli stipendi di due anni, obbediscono al suo piede e docilmente gli regalano l’autonomia delle uscite serali. Il ragazzo è inquieto, ha litigato, vuole riordinare i suoi pensieri. E’ in un momento difficile: nessuno ha la vita facile, alcuni giorni pretendono di essere guardati in faccia senza veli. Si è chiuso in macchina, il suo regno e la sua corazza, e ha provato a guidare nervosamente per le strade di campagna, liberando insieme la potenza del motore e l’oppressione che gli cova nel petto. Ma non trova sollievo, il blocco non si scioglie, avverte solamente un poco di frenesia passeggera che svuota i pensieri senza alleggerirli. Allora ferma la macchina e parcheggia all’ombra dell’albero. Abbassa il finestrino e non scende dall’automobile, come per non avventurarsi in un mondo che non conosce. Dell’albero non sa nulla, non sa che è una quercia, non sa che esistono molte specie diverse di querce, non sa che possono essere alte fino a quaranta metri, non sa che fin dall’antichità sono considerate simbolo di vigore, di robustezza, di longevità. Non sa nulla di tutto questo e forse neanche si accorge di essere sotto la chioma maestosa di un vecchio albero. Per affrontare se stesso, però, si è fermato proprio lì. Ha guidato la sua automobile, che ha consumato benzina,

Foto Bruno De Faveri

che è un derivato del petrolio, che qualche milione di anni fa era una foresta. E’ andato in campagna, ha spento il motore e ora siede all’ombra della quercia. Il ragazzo oggi ha mangiato poco: era nervoso. Però ha mangiato, e anche oggi può respirare, vivere, guardare, pensare con tristezza ai suoi problemi. Mangia ogni giorno, e ogni giorno trasforma la vita d’altri in un pezzo di sé stesso. Mangia carne, che a sua volta ha mangiato altra carne, che a sua volta ha mangiato un po’ d’erba. Oppure mangia direttamente qualche foglia d’insalata o il frutto di qualche pianta. Non mangia sassi o terra, non gli verrebbe mai in mente, non si può, il ragazzo non ha bisogno di impararlo, è la cosa più ovvia della sua vita. Per vivere si addentano altre creature viventi, almeno così devono fare tutti gli animali di questa terra. La quercia che sta sulla sua

testa non addenta nessuno, lei vive impastando sassi, minerali, acqua e terra. Alza i suoi rami al cielo, le foglie assorbono la luce di tutti i giorni, e nel tronco della quercia risuona il primo grido: sassi, terra e acqua diventano vivi, l’energia del sole diventa l’energia che muove la vita e la semina in ogni angolo. Il ragazzo sta sotto la quercia perché le piante hanno inventato la vita. Il

ragazzo esiste e può vivere perché esistono e vivono le piante. La sua automobile c’è e si muove perché uomini che mangiano piante o altri animali, che a loro volta mangiano piante, l’hanno inventata. Il ragazzo, l’albero, l’automobile. Tre macchine in un pomeriggio di sole, quel sole che tutto muove. Il ragazzo non scende dall’automobile e non conoscerà la quercia. Domani nasceranno più automobili che ragazzi. Domani cadranno 38.000 ettari d’alberi. Dopodomani molte macchine si fermeranno. Ashoka

Via M. D’Azeglio, 16 - CASTELNUOVO SCRIVIA Piazza Mercato s/n - SANNAZZARO DE’ BURGUNDI Via S. Pietro, 16 - GARLASCO Via Martiri della Libertà, 84 - MEDE LOMELLINA Via C. Spagnolo, 5 - VARZI

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