Il MosaikoKids 1-2004

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Anno 1 - n°1 - settembre - ottobre 2004 Aut. Tribunale di Tortona N° 2/04 reg. periodici del 22/09/2004 Proprietà ed Editore: Favolarevia, via C. Alberto, 13 - Castelnuovo S. (AL) Periodico mensile Direttore responsabile: Antonella Mariotti Stampa: Dieffe - v.le Scrivia, 18 - Castelnuovo S. (AL)

Mosaiko Kids, non è più un supplemento: da questo numero diventa un mensile indipendente

Colori

Mosaiko Kids: questo è il titolo che noi ragazzi abbiamo scelto per il nostro nuovo giornale

Come emozioni

per nuove idee Il mosaico è un insieme di colori e figure, tanti colori, diversi con diverse sfumature che insieme regalano una figura intera, definita un'idea. Ecco, è questo che vuole essere lo spirito di Mosaiko Kids, i colori sono le emozioni dei nostri ragazzi, dei nostri bambini di fronte alle cose e ai fatti del mondo e le figure sono le loro idee che si formano con tinte diverse ed emozioni sempre nuove. Il giornale che state leggendo forse è solo una piccola iniziativa, ma per i ragazzi che vi lavorano è la loro finestra sul mondo, il luogo dove possono esprimersi confrontarsi, dire la loro, a volte sbagliando ma sicuramente con onestà e sincerità. L'avventura di questa giovane redazione è appena cominciata e già comincia a dare risultati, saremo a Firenze ad un Congresso Nazionale con partecipazione internazionale organizzato dal Federserd. I ragazzi presentano un progetto ideato da loro sul tema delle dipendenze. Questo per noi vuol dire che anche le piccole voci vengono ascoltate, piccole voci come le nostre, piccole voci per l'età dei nostri giornalisti, ma non certo per quello che possono scrivere e raccontare. Se qualche volta non sarete d'accordo con noi, con quello che scriviamo, che i nostri ragazzi "dicono" attraverso il giornale, allora scriveteci, è importante per il nostro giornale anche la vostra voce, perché il nostro mosaico di colori, emozioni, opinioni sia sempre il più vasto, il più diverso. E' la diversità che fa di questo mondo un mosaico di idee. Antonella Mariotti Direttore responsabile de “Il Mosaiko Kids”

Perché proprio Mosaiko? La Redazione Perché se cerchiamo sul dizionario la parola mosaico troveremo: “Opera d’arte formata da molte pietruzze colorate unite insieme” Infatti ci piace pensare che ogni ragazzo sia una colorata tessera dai mille colori e sfumature, ognuna diversa dall’altra, con i suoi pregi e i suoi difetti, senza particolar valore se presa da sola, ma se, unita alle altre, si incastra perfettamente trovando esattamente il suo posto, ma, quel che è più importante, ogni tassello è ugualmente fondamentale per la buona riuscita di quest’ opera d’arte. Mosaiko vuole essere un punto di ritrovo per tutti i giovani che amano scrivere, che non vogliono restare nel silenzio, schiacciati dalla velocità e dal rumore di un mondo che ha sempre più fretta, in cui i colori sbiadiscono troppo rapidamente, ancora prima che il pittore abbia finito di stenderli sulla tela: Mosaiko vuole dare nuova luce alle tinte di questa nostra bellissima terra, rendendole uniche e sgargianti, tramite Foto Bruno De Faveri l’aiuto di questi giovani artisti che sentono il bisogno di far risplendere pienamente i propri colori, non da soli, ma con l’aiuto degli altri compagni di avventura. Infatti proprio la riscoperta di alcuni valori che ormai troppo spesso vengono accantonati, come lo stare insieme, è lo scopo principale che si prefigge il nostro giornale: formare un gruppo di persone, non di giornalisti, che vadano d’accordo e che lavorino tutte insieme per un fine comune, formare un gruppo che vada al di là dei semplici rapporti di *lavoro*, formare un gruppo che possa definirsi affiatato ed unito perché solo unendo strettamente tutti i tasselli si può giungere alla piena e completa realizzazione del mosaico, rendendolo saldo ed indistruttibile, nonostante il passare del tempo. Ma il giornale non si chiama solo *Mosaiko* bensì anche *Kids*. Perché? Beh, perché questo è il mosaico di noi giovani, e in inglese *Kids* indica proprio questo: non solo i ragazzi, ma anche i bambini, una sola parola racchiude al suo interno tutte le fasce della gioventù.Infatti questa iniziativa mira a raccogliere in un solo luogo tutti i giovani, di tutte le età, dai bambini ai ragazzi più grandi, in modo che nessuno venga trascurato, e possa lasciare il suo indelebile segno sulla bianca carta, così da fondere e unire diverse visioni del mondo in un unico giornale, così da non creare solo un mosaico di persone, ma anche di temi. MosaiKo Kids si ripromette di dedicarsi all’informazione, toccando tutti i temi più importanti e anche delicati dei nostri giorni, attualità, spettacolo, sport, cultura…e quant’altro possa destare interesse, tutto visto secondo l’ottica dei più giovani, secondo la loro mentalità e il loro modo di vivere… Leggendo i loro articoli sono certa che si scoprirà che molte cose che si ritenevano scontate e ovvie non lo sono…anzi. Livia Granata

Sabato 26 giugno: un giorno come tanti per molte persone, ma per noi, ragazzi di Mosaiko Kids, è stata una data da ricordare E’ iniziato l’avvincente e arduo percorso che la squadra de “Il Mosaiko Kids” ha deciso di intraprendere. Un affiatato gruppo di giovani e giovanissimi, con un giornale fresco e vivo come curriculum e soluzioni concrete ai problemi di molti coetani come traguardo. Nella Sala Pessini di Castelnuovo Scrivia si è infatti tenuta la tavola rotonda dal titolo: “Alcol e canne, che sballo!! Ma ne vale la pena?”.Il titolo è di per sé molto esauriente, abbiamo deciso infatti di trattare uno dei temi più scottanti degli ultimi anni: l’abuso d’alcool e droghe, e le drammatiche conseguenze che esso comporta, soprattutto sui più giovani. Questa tavola rotonda è stata fortemente voluta da noi ragazzi, in quanto ci sentiamo personalmente coinvolti, perché solitamente è alla nostra età che si fanno le prime esperienze in questo ambito, e dobbiamo essere informati a riguardo, onde evitare di finire fra i micidiali meccanismi della tossicodipendenza e dell’alcolismo che, una volta innescati, non possono più essere fermati. Abbiamo pertanto richiesto la presenza di alcuni esperti in materia, che vivono ogni giorno a contatto con questo tipo di realtà, i quali hanno cortesemente accettato il nostro invito, e ci hanno reso partecipi delle loro conoscenze e delle loro esperienze, arricchendoci sia sul piano umano che su quello culturale. Sono intervenuti alla tavola rotonda il Primario SERD di Milano-Dirigente FEDERSERD Prof. Dott. Edoardo Cozzolino, il Primario SERD di Alessandria Dott. Costantino Girardengo, Specialista malattie InfettiveResponsabile Struttura ambulatoriale Div. Mal. Infettive e Tropicali I.R.C.C.S. Prof. Dott Giorgio Barbarini, Dir. Med 1° liv SERD di Tortona Dott. Luigi Bartoletti, Dir. Med 1° liv SERD di Vigevano e Lomellina Dott. Giansisto Garavelli, Moderatore Guerrino Bordone. La serata ha preso il via con un breve e significativo intervento dei Dottori Cozzolino, Girardengo e Barbarini, in cui, rinunciando alle complesse terminologie mediche per molti di noi incomprensibili, ci hanno esposto alcuni dei rischi e delle conseguenze a cui si può andare incontro se si entra nel tunnel della dipendenza. Protagonista della serata le nostre curiosità, i nostri dubbi, le risposte di quelli che veramente sono gli esperti e gli unici che dovremmo interrogare quando siamo nei guai o semplicemente cerchiamo risposte esaurienti. Persone da ammirare, come tutte quelle che credono nel lavoro che svolgono e non lo lasciano alle spalle finite le 8 ore, ma si rendono disponibili per venirci a raccontare che cos’è la dipendenza. In seguito è stato dato ampio spazio alle domande e alle curiosità che il pubblico ha voluto sottoporre agli esperti: sono state molte le domande, e molti dubbi e lacune sono stati colmati, fornendo anche utili spunti per una riflessione individuale. Silvia Pareti - Marta Lamanuzzi- Livia Granata

Favolarevia editore e i ragazzi de

“il Mosaiko kids”

presentano la tavola rotonda

“alcool e canne che sballo!

...Ma ne vale la pena?

…Conclusioni… La terra dell’incontro è sempre fertile, trovarsi e discutere è sempre utile, perché è nella solitudine e nell’ignoranza che maturano e trovano spazio le dipendenze e le sofferenze peggiori. Nessuno ha demonizzato né esaltato le droghe, ci hanno spiegato che sono una parte importante di ogni società, che sono legate a doppio filo ad alcuni secolari modelli culturali, che il rapporto tra potere e droghe è spesso schizofrenico e che i governi lucrano su alcune droghe e bruciano sul rogo le altre. Ma il problema non è la sostanza: l’abisso è nel bisogno che spinge verso l’autodistruzione e nelle cause che lo scatenano, l’inferno è nella dipendenza e nella tragica pulsione di sacrificio della propria libertà. Favolarevia Editore

O r a c h e s a pe t e c o sa si g n i f i ca M o s ai k o e c o sa v uo l e ss e r e i l n o s t r o g i o r n a l e , vorrei parlarvi di come nasce la serata “Alcool e canne che sballo! ... ma ne vale la pena? a cui questo numero darà ampio spazio. Prima di tutto perché dal Mosaiko può germogliare davvero qualunque cosa, e non solo perché non ci sono censure, se non quelle dettate dal rispetto, ma perché non c’è fine alle idee e ai progetti che possono solleticarci i pensieri. Proprio questa è la forza principale del nostro giornale, ha un grande potenziale e spero possa continuare a crescere e a farlo insieme a noi. E la sua potenzialità deriva dal fatto che ognuno di noi è differente e invischia un po’ delle sue esperienze, un po’ delle sue emozioni e del suo modo di sentire la carta. Siamo come tante note, ognuna diversa e magari bellissima, ma una nota da sola che cos’è? Soltanto messe insieme cessano di essere semplici note e diventano una musica, di questo ringraziamo Mimma Franco, la direttrice di questa neonata orchestra. La musica è uno dei temi che affiorano nel Mosaiko, perché è la colonna sonora della vita, specialmente quando si è giovani, ma si parla anche degli ultimi film chiacchieratissimi, di qualche libro che ha catturato la nostra attenzione avvolgendoci con le sue pagine in un mondo fantastico e restituendoci al nostro con un’emozione in più. Si parla di passioni, di sogni, di sport di moda, di scuola e di molto altro, e ci sono anche le pagine dei più piccoli, con i loro disegni e i pensieri che solo a quell’età sono così spontanei e disarmanti. Ma parlando di questi, che sono temi a noi cari e che ci appartengono, non abbiamo dimenticato che il mondo variegato dei giovani non è fatto solo di volontariato, moda, sport e catechismo. Purtroppo è fatto anche di situazioni difficili, di pericoli, di divertimenti folli e solitudine, di realtà che benché magari ci sembrino lontane dalla nostra esperienza, non dobbiamo commettere la leggerezza di ignorare. Crescere vuol dire diventare indipendenti, e non è per nulla un processo facile ma anzi è irto di insidie e di strade senza uscita. Sono troppi i giovani che vedendo davanti a sé un futuro da adulti noiosi, ingabbiati in ruoli sociali e responsabilità che non vogliono prendersi,invece di cercare un modo per cambiare le cose o per diventare adulti migliori di quelli che si vedono davanti, finiscono col buttarsi in ogni tipo di esperienza per provare di tutto prima che sia troppo tardi per divertirsi ancora, finendo poi con l’essere incapaci di farlo senza l’aiuto di alcool e droghe. E pensare che quando eravamo bambini, per divertirci bastavano i viaggi della fantasia. E siccome questo giornale è anche un’occasione per crescere insieme, per toccare temi importanti, ecco che nasce questa serata, per questo e per rispondere alle nostre domande prima di tutto e per insegnarci a conoscere e capire prima che a giudicare. Silvia Pareti


2 “Nell’adolescenza ci si sente invincibili, senza limiti, ma citando le parole del prof. Edoardo Cozzolino, primario del feder SERD di Milano: *La vita non è un videogioco che, dopo averlo ricaricato, si può incominciare di nuovo a giocare*. Come in una grande famiglia abbiamo posto le nostre domande: per una sera ci siamo ritrovati in una tavolo rotonda, in un luogo dove il dialogo è aperto a tutti e ci si può fermare, isolandosi dal rumore assordante e ripetitivo dei clacson, che chiudono l’individuo in un anonimato apparentemente insormontabile” Stefano, 16 anni, III anno di Liceo Classico “Una cosa l’ho capita, non sono gli effetti dell’alcool né delle dorghe, ma il perché li prendiamo che deve fare paura. Il perché dobbiamo dipendere da qualcosa per sentirci più forti, per sentirci sicuri, per divertirci, quando la vera forza sta nell’indipendenza, e la voglia di ridere la troviamo in noi stessi, perché non ci sono sensazioni più intense di quelle che ci offre il mondo reale senza distorsioni, né viaggi più incredibili di quelli che è la nostra fantasia a donarci.” Silvia, 19 anni, I anno di Università “Parlando a titolo personale mi sono resa conto di quanto in realtà fossi *ignorante* in materia, sebbene credessi di conoscere molte cose ( se non tutto ) sul mondo della tossicodipendenza e dell’alcolismo. Ciò è servito a farmi riflettere su quanto crediamo di sapere e su quanto sappiamo realmente: sono certa di non essere stata l’unica fra i molti spettatori che affollavano la sala a rendersi conto che troppo spesso diamo per scontato molte cose che in realtà non sono assolutamente come crediamo che siano, che i mali che ci paiono essere così lontani dalla nostra quotidianità in realtà possono sfiorarci e perfino danneggiarci quando meno ce lo aspettiamo. L’unico modo per vincerli è conoscerli: conoscendo il nostro *nemico* potremo prevenirlo, e neutralizzarlo; e serate come quella del 26 giugno servono proprio a questo: a far sì che due delle più grandi patologie del nostro tempo, la tossicodipendenza e l’alcolismo, vengano conosciute realmente, evitate e, infine, sconfitte.” Livia, 17 anni II anno di Liceo Classico

Foto Elisa

Da sinistra Dottori G, Barbarini, E. Cozzolino, C. Girardengo, L. Bartoletti, G. Garavelli “La tavola rotonda non mi è servita tanto per capire quanto facciano male alla salute droga e alcool-su questo siamo informati, è vero, forse troppo superficialmente, ma in fondo un po’ tutti-; credo invece di aver avuto modo di comprendere più profondamente che cosa sia una dipendenza, che cosa comporti vivere con un unico pensiero fisso. Non è più una vita: è l’illusione di vivere quella libertà che vorremmo e che ci sembra di avere finalmente conquistato: è così vicina, sta galleggiando in quel bicchiere, è tutta racchiusa in quella pillola. Ma cosa succederà domani? Non importa, voglio solo vivere questo momento, sentire questa libertà scorrermi nelle vene. Io vivo la mia vita giorno per giorno, mi permetto di non pensare troppo a domani e di godermi i momenti perché la mia mente è sana, il mio corpo lucido e domani potrò decidere del mio domani, mentre oggi voglio solo pensare ad oggi.” Anna, 17 anni, IV anno di Liceo Linguistico “Probabilmente non a tutti sarà bastata questa serata per proteggersi saldamente contro le dipendenze, ma la tavola rotonda è riuscita perché nella lotta contro le droghe e l’alcool, nessuna parola è sprecata, e anch’io sono ancora a rischio, nella mia strada può ancora comparire il pericolo di un’assuefazione a una sostanza che mi ammalia e mi distrugge, ma ora ne so di più, ho potuto ascoltare altre parole che mi informavano di aspetti della dipendenza che altrimenti avrei scoperto solo facendola mia, e quindi, come tutti i presenti so qualcosa in anticipo che mi può far riflettere, pensare prima di agire e che forse riuscirà a smascherare, se mi si presenterà davanti, tutta la sofferenza che si cela oltre all’apparente piacere e a farmi cambiare strada.” Paolo, 14 anni, I° anno di Liceo Scientifico

S. E. Dottor V. Pellegrini Prefetto di Alessandria

Crediamo sia opportuno che serate di questo tipo possano essere ripetute in diversi luoghi del territorio italiano per far comprendere ad un maggior numero di italiani le tragiche conseguenze di queste difficile realtà quotidiane. Cecilia e Marcello , 13 anni, 3° media

Tra il pubblico al centro Alessandra Dellacà giornalista de “La Provincia Pavese”, “Il Piccolo”, “Telecity” e “Telestar”

Utile e interessante l’esposizione di dati e storie di vita da parte degli esperti intervenuti che ci hanno aiutato a comprendere meglio una realtà entrata ormai a far parte della nostra quotidianità. Flavia, 3° anno Liceo linguistico

Ho ascoltato con curiosità ed attenzione gli interventi di tutti i relatori che sono stati molto chiari ed esaurienti nelle loro spiegazioni di temi importanti e allo stesso tempo difficili. Andrea, 12 anni, 2° media

I Medici hanno palesemente esplicitato di “non farsi affascinare dai cosidetti “soft drink”, nuova moda alcolica che impazza negli ultimi tempi, poichè queste bevande alcoliche non contengono assolutamente alcun ingrediente che le renda più “soft” di tutto ciò che ha un grado alcolico superiore e perciò non sono affatto meno pericolose... anzi! Chiara, 19 anni, 1° anno Università

Dottor Edoardo Cozzolino

Da sinistra A. Trausi, A. Baiardi, L. Granata, S. Pareti, G. Bresciani, S. Pugliese

“L’organizzazione della serata è stata decisamente efficace, i diversi momenti sono stati dosati con grande abilità, in modo che il ritmo rimanesse sostenuto e gli interventi vari e appropriati. Ogni oratore ha saputo essere completo e coinvolgente, chiaro ed essenziale, non sono mancati intervalli musicali e spazi dedicati ai componenti della redazione. Il problema, trattato a partire da diversi punti di vista, è stato triturato e analizzato in modo da definirne un quadro semplice e limpido da cui partire per la formulazione di progetti e iniziative. Mi auguro, com’è successo a me, che questa manifestazione abbia infuso in tutti coraggio e fiducia perché com’è ben risaputo: chi ben comincia… “ Marta, 16 anni, I anno di Liceo Classico

Silvia Pareti e il Dottor G. Barbarini

Sara Serafin

ViA CAVOUR, 4 - CASTELNUOVO SCRiViA TEL. 0131.826588

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Nota per chi vuole inviare i suoi scritti: La rubrica Una voce fuori campo è espressamente dedicata alla pubblicazione di articoli, saggi, racconti, componimenti poetici o segnalazioni di chiunque desideri far uscire la propria voce dalle mura di casa. L’indirizzo a cui inviare il materiale è: Una voce fuori campo, redazione de “Il Mosaiko Kids” Via C. Alberto 13 - 15053 Castelnuovo Scrivia (AL) La redazione, ovviamente, si riserva il diritto di pubblicare solo ciò che ritiene meritevole.

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3 GHIACCIOLI CHE BRUCIANO I BRIVIDI FREDDI DI UN MONDO VIRTUALE All’inizio ti inzuppa dentro con il distillato dolce di un mondo incantato, dove tutto è possibile e te ne innamori. Dopo un po’ più di tempo ne conosci i difetti, vedi le fiabe ingiallire e sgretolarsi, così ingannevoli che ci avevi creduto, e ti senti ingenua per non aver capito che il portale dei sogni è solo un ritaglio di vetro pronto a infrangersi e lo vorresti richiudere. Ma si cade per rialzarsi, non si può strisciare per evitare di sbucciarsi le ginocchia di nuovo. Infine ci ritorni, con la consapevolezza di chi ha già sbattuto la testa cadendo dal letto mentre immaginava di volare e ti limiti ad apprezzarlo per quello che è, senza cercare in esso più poesia di quella che tu stesso ti porti dentro. I chatdipendenti lo sanno, internet è anche questo, un fatiscente punto di incontro tra realtà e fantasia. Qualcuno vi cerca un approccio facile, qualcuno vi si rifugia per trovare la soluzione ai suoi problemi, c’è chi sa a malapena scrivere e chi danza vorticoso con le parole. Ci puoi trovare veramente di tutto, dal ragazzino curioso con domande che di persona si vergognerebbe a formulare, al marito che evade coi pensieri mentre la moglie è già addormentata, al medico rispettabilissimo che però adesca le giovinette, al timido mendicante d’amore, al romantico bugiardo. È un mondo di follie, nel quale alcuni sono ancora più se stessi e finalmente riescono a sfogliar-

Foto Claudio Bertoletti

si dalle corazze che si sono cuciti addosso per difendersi dalla vita, mentre altri indossano mille maschere e si tingono di sempre nuove personalità, per saggiare le vite che non hanno. Che vale in questo mondo la distinzione tra finzione e realtà? Cosa cambia se dall’altra parte sfiora la tastiera un principe azzurro o un ranocchio? Nulla, almeno finché le parole restano solo segni neri apparsi sullo schermo e venuti da chissà dove. I guai cominciano se si cerca di trasformarle in realtà, non esiste un traduttore capace di tanto. Ti accorgi che stavano bene solo lì dov’erano… Internet non è un demonio, ma nemmeno un giocattolo, bisogna sempre condirlo con un pizzico di prudenza perché non ci si ritorca contro. Per tanti aspetti è una comodità. Non ci sono istruttori per imparare a naviga-

re sulle acque inquinate dell’etere, così ognuno impara un po’ alla volta da sé. Impari che l’email è comoda, più economica e veloce dell’equivalente cartaceo, meno personale perché non è stata tra le tue dita, ma personalizzabile con una canzone, uno sfondo; impari che ci sono miniere di informazioni, non sempre attendibili, ma molto più accessibili di biblioteche stantie e burocratizzate. Per giocare, lavorare, comunicare, non possiamo ignorare che internet sta scivolando nelle nostre esistenze per modificarle, in meglio o in peggio dipenderà solo da noi, e non ci lascerà indifferenti. Ma per i sentimenti è solo il surrogato insipido della vita. Un ghiacciolo che può anche bruciare, ma così facendo si scioglie, perché accanto a una passione perde la sua consistenza. Ovviamente, sulla bilancia del cuore, uno sguardo intenso, oppure una carezza, una parola sussurrata, sollevano come piume le tante nottate cullate da dolci pensieri intangibili. È un mondo inafferrabile dove i ricordi fuggono e il tempo perde la sua consistenza come se vivessimo un solo istante e del resto non restasse memoria. È un sogno condiviso con qualcuno che si sveglierà però in un’esistenza diversa dalla tua. Le fantasie forse poi si infrangeranno come farfalle di cristallo sul muro della realtà. Ma la vita potrebbe essere una fiaba, perché non profumarla di poesia? … Silvia Pareti

PROGRAMMARE GIOCHI E APPLICATIVI IN 3D ALLA PORTATA DI TUTTI: ANCORA PIÙ FACILE Aiuti, consigli e chiarimenti gratuiti per chiunque all’e-mail del Pare Group Per chi sa come fare e per chi non ha familiarità, per chi è deciso a diventare un esperto e per chi è solo un po’curioso, programmare di giorno in giorno diventa più utile e più semplice, e perchè no, anche divertente. Programmare con Game Maker è cosa facile e non ha limiti di possibilità: può essere un facile strumento per realizzare le proprie idee. Ma per fare un gioco o un programma in 3D, se non si vuole cascare in interminabili stringhe di codici da inserire con la massima precisione, bisogna avere un programma apposito: “3D Game Maker” è senza dubbio uno dei migliori strumenti di programmazione in 3D per persone non esperte, è estremamente facile e senza limiti ma è disponibile solo a pagamento. Consiglio per questo motivo “3drad” semplice da usare ma che consente lo stesso ampie libertà per chiunque non abbia timore di fare un po’di pratica prima di lanciarsi nel realistico mondo del 3D (Si può scaricare il Demo in venti minuti su www.3drad.com).Con pochissima programmazione e un po’di fantasia, grazie a modelli molto realistici già presenti nel programma, si possono creare ottimi giochi. Consiglio di scaricare anche un programma per creare modelli tridimensionali, dato che 3drad ne è sprovvisto. Una volta capito come fare potrete manipolare una realtà senza dubbio più avvincente e appagante del 2D. Per esempio, potrete fare giochi capaci di terrorizzarvi o avvincenti avventure per più giocatori o ancora dare vita a immensi paesaggi. La struttura di un gioco in 3D è in gran parte costituita da “modelli”: immagini tridimensionali che nel gioco vengono visti da varie prospettive. Generalmente c’è un ambientazione, molto spesso fissa, sulla quale si muovono e interagiscono gli altri modelli. Sul monitor appaiono le immagini viste da un “view”: una visuale, che quasi sempre segue il protagonista. Alcuni modelli sono influenzabili dalla tastiera o dal mouse e riflettono sul programma le decisioni di chi gioca, altri sono programmati con un intelligenza artificiale in grado di dare una risposta molto spesso azzeccata all’evolversi della situazione. Esistono anche variabili e pagine di testo dove inserire i comandi nel “linguaggio macchina” del gioco. Se avete capito subito la struttura di un gioco in 3D, vi sarà molto facile iniziare e diventare esperti. Se ne avete capito poco invece, non c’è nulla da temere, appena avrete inquadrato la modalità di programmazione, tutto questo vi sembrerà più che ovvio. Per chi volesse programmare o anche solo chiedere informazioni, è disponibile un’e-mail: pare_group@virgilio.it. Il Pare Group, nasce per aiutare gratuitamente principianti passo per passo con consigli, curiosità, per introdurli nel mondo della programmazione in una maniera facile e al tempo stesso rapida, ottenendo subito i primi risultati. Numerose persone di varie età, anche senza avere un’enorme attitudine, con un po’di curiosità e un briciolo di impegno, sono già riuscite in breve tempo ad apprendere una programmazione a livelli sufficienti a consentire una possibilità di creare infinita. Sono disponibili, richiedendoli all’e-mail, anche demo o giochi Pare Group, per aiutare la comprensione tramite esempi e prove pratiche. Chi è già esperto, potrà trovare aiuti aggiuntivi e ampliare la propria conoscenza anche su altri programmi e ad altri livelli. Per chi non avesse tempo o voglia di programmare, il Pare Group può creare applicazioni o giochi su ordinazione personalizzabili in ogni aspetto: dalla grafica al sonoro, dalla struttura alla programmazione, rendendoli unici e perfettamente conformi alle vostre richieste sino a rendere voi protagonisti dei vostri giochi. Il mondo della programmazione è quello che ha dato vita alla maggioranza delle odierne tecnologie, è un linguaggio per parlare al proprio computer, è un modo per sapere costruire il virtuale, è divertente ma non è solo un gioco. Programmare è gratuito, programmare è semplice, programmare è divertente. Paolo Pareti

E sono veramente tanti! C’era una volta.... ...una Sabbiadeisogni. Un giorno un vento caldo, venuto da lontano, mescolò i granelli di tutte le spiagge del mondo. Metereologicamente non fu nulla di eccezionale, il giornale di Greystones fu l’unico a dedicare all’accaduto qualche riga di carta di un grigio spento. Ma chi percepì sul serio quel qualcosa di nuovo nell’aria, furono i pigmei, col naso a un passo dalla sabbia del deserto, l’avevano fiutato per primi e si erano consultati perplessi se fosse qualcosa di cui essere contenti o meno. Anche i bambini se ne erano accorti, di tutte le razze e i colori, grazie a quella sensibilità speciale che crescendo a poco a poco sbiadisce. Non è vero che scompare, ma essendo la parte più vulnerabile di sé, gli adulti un po’ alla volta la nascondono e finisce che poi, senza usarla mai, se ne dimentichino. L’avevano avvertita come una specie di presentimento, come se l’aria si fosse tesa e avesse vibrato. Poi questo brivido che elettrizzante aveva attraversato il mondo, rapido come era venuto, se ne era scivolato via in silenzio. Lei era nata. Passionale e romantica, ostinata e riflessiva, sottile e sconfinata come la cucitura tra il mare e il cielo, zampillante come un’imprevedibile fontana. Era nata per cambiare il mondo e non lo sapeva. Era nata col sorriso perché il sole aveva baciato i suoi occhi e non li aveva feriti, illuminando solo le cose belle della vita, e queste le erano piaciute. Era nata anche con qualcosa dentro che non avrebbe tardato a farle male. Era la voglia di fare che resta incompiuta, erano le frasi non dette, i sogni inespressi cullati di notte, era il sole dai raggi appassiti. Sarebbe stato facile tingere il mondo di oro, ribaltarlo perché fosse diritto. Ma come una fatina dalle ali legate i suoi desideri volavano alti solo nei pensieri, e si schiantarono con un tonfo tremendo sulla realtà immutabile. Quel qualcosa dentro le era diventato odioso, le storceva ogni sorriso. Tutto intorno a lei, le persone non si accorgevano di nulla, andavano avanti senza lacrime ma senza gioie, rassegnate, quasi indifferenti. Fu così che nel giorno più lungo dell’anno, decise di fare al Mondo un regalo. Si tuffò nel vento. Quel giorno dal cielo su tutta la terra scese una sabbia sottile. Se ne accorsero tutti, chi respirandola non smetteva più di ridere, a chi restava impigliata nei capelli e venivano mille idee, a qualcuno finì negli occhi e ricominciò a vedere il mondo rosa. Nessuno si accorse che Sabbiadeisogni era scomparsa, ma da quel giorno, ognuno se ne portò dentro un granello e lo serbò per tutta la vita. Silvia Pareti Illustrazioni Martina Delfanti

Foto Bruno De Faveri

In ginocchio da sinistra: Carlotta Rubin, Claudia Poggio, Sofia Falchetto, Marta Poggio, Cecilia Mariotti, Daniele Accatino. In piedi da sinistra: Alberto Arzani, Cecilia Sacco, Angela Trausi, Anna Baiardi, Livia Granata, Elena Rota, Sara Serafin, Flavia Melis, Costanza De Faveri, Andrea Accatino, Stefano Pugliese

Grazie a tutti coloro che, direttamente o indirettamente, permettono a questo giornale di esistere, e sono veramente tanti! Grazie a tutti i ragazzi che animano la redazione, ogni giorno capaci di stupirmi con la loro freschezza e con il loro entusiasmo contagioso. Sono sicura che questo foglio appena nato diventerà grande insieme ai suoi piccoli creatori, regalando a tutti l’emozione della parola che non sfugge e che lascia il segno. Se semplicemente servirà a far divertire e cre-

scere chi ci lavora, Il Mosaiko Kids avrà comunque centrato un obiettivo straordinario. Un grazie particolare ad Antonella Mariotti, che con la sua consueta umiltà ha accettato l’incarico di direttore responsabile del periodico, dimostrando ancora una volta di essere sensibile a quel ventaglio di antichi valori su cui si fonda l’intero progetto del periodico per ragazzi. Mimma Franco

Laurea

Si è laureato in Medicina, votazione 110, con una tesi su un particolare metodo di realizzazione delle angiografie, il castelnovese Emilio Bassi. La Redazione de “Il Mosaiko Kids” gli esprime le più sentite congratulazioni e gli augura un avvenire professionale gratificante


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Pi c co li

Pi cc o li A utunno

Favolarevia Racconta

L’ i m p r e v i s t o

E’ Autunno,

“Arriverò puntuale con un regalo che ti piacerà tantissimo e con un vestito magnifico!”. Queste sono le ultime parole che dissi al telefono a Gloria prima della sua festa di compleanno. Sono Fabiana Epa e vi voglio raccontare la mia storia. Erano le due di pomeriggio ed io ero già in ansia per il compleanno della mia migliore amica Gloria; io e lei abitiamo lontano, ma siamo molto amiche. La sua festa era stata programmata per le quattro, ma io alle tre mi stavo già preparando. Cercavo il mio vestito più bello: lo ha cucito mia mamma con una stoffa bellissima, è azzurro vellutato con dei riflessi argento. Non lo trovavo più nonostante l’avessi cercato per tutta la casa e per tutto il mio armadio. Mentre lo cercavo vidi nella cuccia di Bobby, il mio terranova, un pezzo di stoffa rosicchiato dello stesso colore del mio vesto. Mi venne male. Chiamai a squarciagola mia mamma, ma quasi subito vidi sul tavolo un biglietto. C’era scritto precisamente così: “Sono al supermercato, tornerò tra mezz’ora. La mamma”. In quell’istante mi sono pentita di quello che avevo detto a Gloria, erano le tre e mezza. Iniziai a piangere per Gloria fino a quando arrivò bella fresca mia mamma che mi chiese come mai piangevo. Io le risposi farfugliando: “Eh.. Gloria, eh.. il vestito, Bobby, la festa, eh.. e il regalo…..”e mi rimisi a piangere perché guardai l’orologio: erano le quattro. Mia mamma mi disse di calmarmi e di scandire bene le parole, allora io le ridissi: “UNO: ho detto a Gloria che arrivavo puntuale, DUE: non trovo più il mio vestito e ne ho visto un pezzo nella cuccia di Bobby!!!”.La mamma, fresca come una rosa, mi rispose: “Ma se l’ho messo nell’ultimo cassetto in fondo del tuo armadio!”. In quell’istante l’avrei fulminata, lei e la sua mania dell’ordine! Mi sono vestita in cinque secondi, ho preso il regalo e ho trascinato mia mamma in macchina. Siamo partite. Per mia sfortuna guardai l’orologio erano le cinque; sbiancai!! Alle cinque e mezza eravamo a casa di Gloria. Quando l’ho vista sembrava aver scritto in faccia il suo rimprovero; ma prima che potesse incominciare a lamentarsi le dissi di aprire il regalo e lei lo aprì. Dentro c’era un vestito come il mio che lei desiderava più di ogni altra cosa al mondo. Appena lo vide la sua faccia e il suo umore cambiarono subito, e lei mi abbracciò e mi baciò per mezz’ora! Infine io le raccontai tutta la storia; lei la trovò molto bella e mi disse di scriverla, poi mi portò a giocare insieme alle altre sue amiche. Sofia falchetto

dEllE AltrE,

cAdono lE fogliE, cErtE fofliE ondulAndo più mi sEmbrAno fArfAllE: orA è Autunno lE fArfAllE

La Porta Magica seconda puntata

non ci sono più.

piovE, tutti rintAnAti, sEmbrA dEsErto.

lA pioggiA cAdE fittA fittA, A voltE con tuoni E lAmpi. il tuono EspAndE un fortE rumorE. lE portE E lE finEstrE dEllE cAsE sono chiusE: A voltE unA bAmbinA AprE lEggErmEntE lA finEstrA, AmmirA lA pioggiA, poi richiudE.

AnchE sE lE finEstrE sono chiusE lA bAmbinA odE AncorA lo scroscio dEllA pioggiA.

pEnsA AllE bEllE giornAtE d’EstAtE E dicE: “è proprio Autunno”. E mAnuElA

DALLE STALLE ALLE STELLE Non conosco ne mia mamma ne mio papà perché appena nata sono stata buttata in un bidone della spazzatura, quando mi hanno ritrovata ero allo stremo delle forze con tanta fame , tanta sete e tanta paura. Sono stata accolta al canile Cascina Rosa di San Michele (AL) dove sono stata curata e accudita con Stefano con Buffy

Decoratore Progettista d’ambienti

Imbianchino

Bertoletti Claudio via Mazzini, 72 15050 Isola S. Antonio (AL) Tel. 0131/85.72.59 -cell. 3387592232

D.G.C. di Del Gaudio Christian MoViMeNTo TeRRa e VeNdiTa LeGNa da aRdeRe aL MiNUTo

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tanto affetto, fino a quando, un giorno, un bambino è venuto a trovarmi. Ero in una gabbia spaziosa e pulita, in compagnia di un altro cagnolino, quando ho visto Stefano mi sono subito avvicinata e ci siamo guardati, ci siamo subito piaciuti, la gabbia si è aperta e lui mi ha preso in braccio. Le mie salvatrici (le volontarie del canile) hanno fatto tante domande a Stefano. Hanno voluto sapere dove e come avrei vissuto e se era pratico di animali . Fortunatamente era tutto a posto e così sono potuta andare con lui. Non sapevo cosa pensare, era la svolta della mia vita, oppure mi avrebbe buttato via anche lui come il mio primo padrone? No! Non era così. Mi hanno subito trattata benissimo, ho fatto il viaggio fino a Castelnuovo Scrivia accucciata sulle gambe di Stefano, e quando siamo arrivati a casa, la più grande delle sorprese…. non ero sola! C’erano già due cani e un gatto. Anche loro come me avevano patito le mie stesse sofferenze solo per la cattiveria e l’egoismo di alcune persone. Pimpa e Ringhio (sono i nomi degli altri cani), Silvestro (il gatto), Stefano e i suoi genitori mi hanno dato tutto l’amore di cui avevo bisogno. Mi hanno dato un nome, Buffy, sono diventata la cocca di casa, onestamente ne sto approfittando, essendo la più piccola del gruppo. Adoro la mia nuova famiglia, sono certa che non sarò più costretta a soffrire, la mia vita è cambiata, corro, gioco, sono serena finalmente una VERA famiglia tutta mia. Inutile ricordare i momenti tristi ma nonostan-

te tutto è doveroso rammentare che tanti altri animali meno fortunati di me sono oggetto giornalmente di abbandoni, violenze e maltrattamenti vari da parte di chi promette loro amore ma poi non riesce a darne. Noi ci fidiamo dell’uomo lo rispettiamo diamo compagnia e fedeltà incondizionata ma purtroppo a volte diventiamo il peluche per un bambino e crescendo diveniamo fastidiosi, facciamo parte di cucciolate troppo numerose ed indesiderate, obblighiamo a fare qualche sacrificio, abbiamo anche noi qualche necessità, quali esseri viventi e coloro che dovrebbero essere quelli che si definiscono “ESSERI UMANI” si trasformano in carnefici, violenti e spietati. Io, Pimpa , Ringhio e Silvestro siamo stati baciati dalla fortuna , come tanti altri di noi , i nostri “ESSERI UMANI” sono diversi: ci adorano , ci rispettano, ci coccolano, sono la nostra famiglia. Stefano Pugliese

Proprietà artistica letteraria Casa editrice favolarevia Via C. Alberto, 13 15053 Castelnuovo Scrivia (AL)

Lisa Rita Magnaghi

Una giornata di vento

Il vento in autunno crea uno spettacolo davvero fantastico: la danza delle foglie. Sono pochi quelli che si accorgono dell’esistenza di questo fenomeno naturale ma io non lo perdo mai. Inizia con una lieve soffiata che alza le foglie, poi va aumentando sempre di più le verdi ballerine volano, e iniziano a danzare, danzare, è un ballo senza fine che ti dona allegria e serenità. Le foglie passano lungo i viali, nei giardini, girano attorno alle persone senza che loro se ne accorgano. Per i campi la melodia si quieta e le foglie riposano... poi riprendono la danza e ballano, ballano, ballano mentre salgono sempre più in alto. I prati aspettano con ansia le foglie, ed eccole finalmente, le foglie sono arrivate !!!. Tutti i fili d’erba le applaudono e poi tornano a dormire. Le foglie entrano nei boschi, gli alberi cantano e accompagnano la loro danza mentre si aggiungono altre ballerine. Le pianure suonano il violino. Si fa buio e l’aria cessa, sta per finire lo spettacolo e le foglie lentamente si posano per terra. Nessuno applaude, nessuno se ne accorge, nessuno guarda. Marta Poggio

Progetto grafico e impaginazione: Favolarevia fotografie: Bruno De Faveri - Elisa Pareti - Claudio Bertoletti

Spinetta - Giorgia Bresciani - Cecilia Sacco - Andrea Accatino (inviato)

Redazione Direttore Resp.: Antonella Mariotti Presidente: Mimma Franco Anna Bruni- Giovanna Spantigati Marziano Allegrone - Alessandro Pugliese

Piccoli Piccoli Lisa R. Magnaghi (Capo redattore) Cecilia Mariotti (Capo redattore) Daniele Accatino (inviato) - Marta Poggio (inviato) - Alberto Arzani Sofia Falchetto (inviato) - Emanuela Negri

Silvia Pareti (Capo redattore) Marta Lamanuzzi (Capo redattore) Livia Granata (Capo redattore) Anna Baiardi (inviato) - Angela Trausi - Elena Rota - Flavia Melis Sara Serafin - Chiara Massa Stefano Giuliano (inviato) - Giada Gatti Paolo Pareti (Capo redattore) Costanza De Faveri - Marcello

Mini reporter Stefano Pugliese (Capo redattore)

Piccoli artisti Carlotta Rubin Collaboratori Maria Serafini - Cristiana Nespolo Claudio Bertoletti - Cristina Bailo Bruno De Faveri illustrazioni Martina Delfanti


5 Noi giovani parliamo di uguaglianza, di tolleranza, di democrazia, le sosteniamo. le difendiamo, lottiamo per questi valori; ma spesso la nostra stessa società è classista, asfittica, categorica. Per farla breve: o sei un grande o sei uno sfigato. E se vuoi essere un grande devi cercare lo sballo. il divertimento proibito e pericoloso, quello che dà i brividi, quello più trasgressivo e ompavido. Se vuoi Marta Lamanuzzi essere un grande devi bere fino ad avere la vista appannata, fino ad essere ridicolo, perchè no, magari fino a vomitare. Devi fumare sigarette, o meglio ancora canne, da solo o in compagnia, tutti insieme appassionatamente, fieri e contenti. Se vuoi essere un grande più cresci più devi aumentare il livello di dannosità degli strumenti del tuo divertimento, rischiare sempre di più. Poi, sentendoti un grande, disprezzerai chi non è come te e riuscirai con il tuo disprezzo a trasformare gli sfigati in grandi, o forse solo a diminuire il numero di coloro che un giorno avresti invidiato, di coloro che avranno fegato, polmoni e cervello efficienti, di coloro che si saranno dimostrati molto più forti e grandi di te. Marta Lamanuzzi

Piccoli artisti

Intervista a Ugo Cavallera Assessore Regionale Ambiente e Agricoltura a cura di Silvia Pareti e Mimma Franco Nella sua vita di tutti i giorni, mettendo da parte per un momento i suoi incarichi pubblici, come vive lo stato di salute dell’ambiente che ci circonda? Non le pare che, a livello globale come a livello locale, il degrado ambientale stia evolvendo rapidamente verso la catastrofe ecologica? Oppure ritiene che la situazione sia sotto controllo e che comunque la qualità della vita negli ultimi venti anni sia migliorata?

Silvia Pareti con l’Assessore Ugo Cavallera

Diciamo che, secondo me, ci sono luci e ombre. Da un certo punto di vista, se si guardano gli effetti, dobbiamo constatare che la vita media si è allungata, e questo è senz’altro un indice di qualità della vita complessiva. Ma ci sono dei chiari segnali, d’altra parte, che fanno dire al cittadino comune, come agli esperti, che, se non si prendono dei provvedimenti, in futuro potremmo trovarci in condizioni veramente critiche. Tant’è che adesso tutti parliamo di sviluppo sostenibile, cioè di uno sviluppo che utilizzi le risorse ambientali senza distruggerle. Indubbiamente l’uomo, negli ultimi due secoli e in particolare nei decenni scorsi, ha intrapreso una fase di sviluppo industriale non rispettosa dell’ambiente, anche perché prevalevano delle esigenze di miglioramento sociale ed economico. Oggi come oggi, a mio avviso, i cittadini sono disponibili a rinunciare a qualcosa - e devono rinunciare a qualcosa - pur di mantenere un determinato equilibrio ambientale. Se saremo attenti a usare le risorse ambientali senza distruggerle, la catastrofe da voi prefigurata non ci sarà. Il problema, però, non riguarda tanto i paesi industrializzati quanto piuttosto quelli emergenti, in via di sviluppo, come la Cina e l’India, avvolte da una nube di pulviscolo e di fumi che ristagnano su gran parte dell’Asia. Lì c’è anche un problema demografico e un grande consumo di petrolio dovuto al forte tasso di sviluppo. Bisogna quindi guardare all’India e alla Cina, non solo al fatto che l’Europa e l’America abbiano sottoscritto o non abbiano sottoscritto gli accordi Kyoto sulla qualità dell’aria, per capire quale sarà il futuro del nostro ambiente. Sono fiducioso, però, sulla capacità di controllo e di gestione degli organismi internazionali. D’altronde tutta la storia dell’uomo dice questo: si arriva col piede sull’orlo del baratro e poi ci si ritrae.

Anche per la Regione Piemonte si parla in continuazione di nuove grandi infrastrutture: aeroporti, autostrade, linee ferroviarie ad alta velocità, nuove aree industriali. A noi pare invece che manchino spazi verdi, che l’aria si sia fatta irrespirabile, che la qualità dell’acqua potabile sia scadente (tutti beviamo acqua minerale…). Esiste un futuro che sappia conciliare economia e salute? Certamente! Direi che il Piemonte è proprio un esempio di questo equilibrio. E’ una regione di antica industrializzazione, e come tale ha goduto di sviluppo e crescita ma ha anche subito tutti gli effetti negativi delle attività industriali che hanno lasciato terreni inquinati, falde da bonificare, aria tutto sommato da migliorare. Noi abbiamo avuto però un forte processo di riconversione del nostro sistema produttivo negli ultimi 10 - 15 anni: si sono fortemente ridimensionate delle industrie che avevano fatto la storia del Piemonte, se non dell’Italia, ed è venuto avanti un sistema produttivo diversificato, molto più tecnologizzato, con minore consumo di energia e con avviati processi di bonifica. Abbiamo alcuni casi emblematici: la bonifica dell’ACNA, ad esempio, a livello mondiale il caso più eclatante di bonifica di un’industria che per decenni aveva inquinato tutta la valle Bormida, oppure la bonifica del DDT sul Lago Maggiore, la bonifica dell’amianto di Casale Monferrato, e centinaia di altri casi anche in provincia di Alessandria, che insieme a Torino era risultata la provincia più inquinata, sia per le attività industriali, sia a causa delle presenza di discariche abusive, interramento di fusti contenenti sostanze inquinanti, ecc. Nell’ambito dell’agricoltura la regione Piemonte ha cercato di coniugare sviluppo e rispetto per l’ambiente destinando un terzo dei 2.000 miliardi di vecchie lire di fondi europei disponibili per le politiche agricole alle cosiddette opere agro-ambientali, con l’elargizione di un contributo a condizione che l’agricoltore si impegni a ridurre l’impatto dei trattamenti chimici. Sono previsti, a livello regionale, incentivi per le auto ecologiche? Per le auto ecologiche esiste un programma a livello nazionale. Per prime si sono mosse le case automobilistiche stesse, però gli incentivi per l’auto ecologica hanno per così dire “drogato” il mercato, facendo impennare le vendite di colpo ma senza un trend costante, per cui poi si è avuto un conseguente crollo del mercato dell’auto. Bisognava forse intervenire in modo più soffice e stabile. Ora c’è un programma che prevede delle contribuzioni per il passaggio a gas metano o a GPL. L’Unione Europea, comunque, ha in previsione normative tese a ridurre fortemente l’impatto ambientale, e direi che quella è la strada giusta. Come Regione abbiamo portato avanti un piano per la diffusione capillare dei distributori di metano, finora realizzati solo nei capoluoghi di provincia. Gli autobus cittadini a metano, inoltre, sono sempre di più. Con il metano stiamo comunque preparando il terreno per l’idrogeno, che probabilmente sarà il futuro. Utilizzare il metano significa infatti assecondare lo sviluppo dei motori ad idrogeno, nel senso che la creazione di una tecnologia adatta al gas un domani può servire per l’utilizzo dell’idrogeno. L’idrogeno potrebbe essere prodotto lontano dai centri abitati e poi utilizzato massicciamente in città con la sola emissione di vapore acqueo. Cosa pensa dell’utilizzo di grossi fuoristrada nelle aree urbane? In Francia pare che vogliano impedirne l’accesso ai centri storici a causa della pericolosità e soprattutto della forte emissione di sostanze inquinanti. L’utilizzo improprio degli automezzi secondo me è assurdo. Il fuoristrada è uno status-symbol che occupa un sacco di spazio per il parcheggio e ostacola la circolazione, e quindi se possibile occorre assolutamente scoraggiarne l’uso, anche senza arrivare a un vero e proprio divieto, magari facendo pagare il parcheggio in base allo spazio occupato. Un bel paesaggio, anche se non è quotato in borsa, non le pare un bene che non ha prezzo e a cui non si può rinunciare? Siamo d’accordo, penso che nessuno possa sostenere il contrario. E’ anche chiaro, però, che ognuno di noi ha per esempio costruito una casa, e quando si fanno queste affermazioni occorre anche avere una coerenza personale. Il paesaggio non è qualcosa che sta là in fondo, il paesaggio è il luogo in cui abitiamo ed è condizionato dalle scelte individuali, e ci sono delle necessità a cui nessuno oggi vuole rinunciare. Quali sono, se sono previsti, gli incentivi per i giovani che desiderano iniziare da zero un’attività agricola? Ci sono particolari agevolazioni per le imprese che lavorano nel settore dell’agriturismo? L’Unione Europea consente di aiutare l’ingresso dei giovani nel mondo dell’agricoltura attraverso misure specifiche e attraverso aiuti per gli investimenti e per la realizzazione di edilizia agricola. Questo aiuto però non può essere estemporaneo ma deve essere organizzato all’interno del piano di sviluppo rurale, la cosiddetta Agenda 2000 dell’Unione Europea. La Regione Piemonte ha inserito una misura specifica e alcune priorità per i giovani. Sono stati aperti i bandi nel 2000, i fondi sono stati esauriti, però ci sono diverse migliaia di giovani in Piemonte che si sono insediati grazie a questa misura, o ex novo oppure subentrando ai genitori. Si tratta di contributi a fondo perduto specificamente destinati ai giovani. Stesso discorso vale per l’agriturismo, con contributi a fondo perduto per sostenere l’ammodernamento, il rinnovamento delle aziende agricole, sempre nell’ambito del programma di sviluppo rurale europeo. Come mai in molte regioni d’Italia, specie nel centro, si è assistito ad un vero e proprio boom dell’agricoltura biologica, mentre in Piemonte, e nella provincia di Alessandria in particolare, è davvero difficile trovare un’azienda agricola che investa nel biologico? Eppure la domanda è in continua crescita… Se non è la prima regione d’Italia, il Piemonte, come quantità di prodotto biologico, è la seconda… Abbiamo zone poco antropizzate, che impropriamente chiamiamo marginali, che dal lato ambientale si prestano moltissimo allo sviluppo dell’agricoltura biologica.

La nostra s alute è come un pallonci no legge ro e colorato attaccato ad un filo s ottile : se non lo teniamo s tretto ci sfug girà al primo soffio di ve nto e non sarà facile riacchiapparlo!

Non le pare che occorrerebbe incentivare i prodotti biologici cercando di diminuirne il prezzo sul mercato attraverso opportune politiche di sovvenzione? L’agricoltura biologica ha dei prezzi più elevati perché la produzione di raccolto è inferiore e il prodotto è più esposto all’attacco di agenti patogeni. Il mercato è il mercato, ha le sue leggi e d’altronde in altre nazioni per almeno sessant’anni hanno tentato di costruire il mercato per legge, e si vede quel che è successo nei paesi ex comunisti. Il mercato è dominato dai consumatori. Quando il consumatore apprezzerà il prodotto biologico e sarà disposto a spendere due soldi in più per avere un prodotto sano, allora crescerà il consumo di prodotti biologici. E’ una questione di cultura, io non credo al biologico prodotto solo per i ricchi, perché l’incidenza dell’alimentazione sul bilancio familiare è in costante diminuzione, e comunque è una quota a cui la stragrande maggioranza può fare fronte. Sono scelte di vita, uno può rinunciare ad un vestito in più e mangiare meglio, dobbiamo considerare che c’è un principio di responsabilità. Tutti i movimenti dei consumatori rappresentano una nuova modalità di impegno in campo sociale. Quanto più faccio un consumo responsabile, leggo le etichette, guardo da dove arrivano i prodotti, premio un produttore piuttosto che un altro, tanto più crescerà la qualità della vita. Si parla molto di OGM, organismi geneticamente modificati. La Regione in passato ha preso posizione contro il mais transgenico. In futuro si manterrà questa politica o ci sarà un’apertura verso questo tipo di coltivazioni? Per quanto ci riguarda, noi abbiamo fortissime perplessità e riteniamo non indispensabile per lo sviluppo della nostra agricoltura il ricorso agli OGM. E’ chiaro, però, che viviamo in un mondo, in un’Europa nella quale ci sono spinte contrapposte. Il provvedimento dell’anno scorso è stato preso in applicazione della legge, perché la legge vigente ancora oggi vieta assolutamente di utilizzare semi contenenti OGM. Avendo l’Ispettorato Centrale Repressione Frodi riscontrato presenza di OGM, abbiamo dovuto impedire che queste coltivazioni venissero usate, ma proprio per un principio di rispetto della legge. Per quanto riguarda il futuro, l’Unione Europea si è orientata verso la coesistenza dell’agricoltura tradizionale, biologica e transgenica, con delle regole che anche l’Italia dovrà prima o poi recepire. Io credo che l’importante sia lasciare al consumatore la libertà di scegliere. I pareri in materia di OGM sono molto contrastanti, la maggioranza dei consumatori europei ed italiani è comunque contraria. Coesistendo le varie agricolture, diventa importante stabilire una soglia di tolleranza, che se è molto bassa può permettere di considerare la presenza di OGM ininfluente. L’agricoltura di montagna e di collina è per sua natura un’agricoltura tradizionale che punta moltissimo sulla qualità. In pianura mais transgenico e mais non transgenico potrebbero in teoria coesistere. Si può già parlare di “tracciabilità aziendale” per quanto riguarda la produzione alimentare del Piemonte? Esiste un orientamento ormai diffuso e stanno entrando in vigore tutte le norme sulla tracciabilità del prodotto, per cui sarà sempre più facile risalire al luogo e all’azienda di produzione. Conta molto, per il momento, la sensibilità del produttore.

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M U S I K A N D O

Ultimamente, leggendo gli articoli apparsi sui vari quotidiani in merito all’inchiesta sulle *Bestie di Satana* e sui loro presunti omicidi, in alcuni di essi mi sembrava si volesse far credere che ciò che aveva veramente spinto i ragazzi a seguire la *Strada del Diavolo* era il fatto che ascoltassero il black metal…ma…esiste veramente un legame tra il black metal e il satanismo? Mi sto riferendo ai gruppi balck metal norvegesi dei primi anni Novanta, stile Mayhem, per intenderci, molti metallari e molti blacksters hanno imparato a scindere le due cose, il black metal e il satanismo, ma per molti altri ormai è quasi automatico legare questo tipo di musica ad un culto satanico. Il black metal, sin dalla sua nascita non ha mai preteso di essere associato al satanismo, in nessun modo, siamo nel bel mezzo degli anni 80, mentre in Inghilterra si stava sviluppando una nuova concezione dell'heavy metal molto più aggressiva, in Norvegia stava per schiudersi una realtà molto più cupa, contorta e fredda della solita musica heavy, stava nascendo il black metal. Questo nuovo genere, era caratterizzato principalmente da chitarre velocissime dal suono sporco, doppio pedale fisso di batteria e voci urlate all'estremo (gorwl e screaming). Una cosa che non si può negare è che facevano parte di questo genere simboli, testi e idee prettamente anticristiane, o sataniste. Il motivo non si basa solo sulla religione, anzi, ma su un orgoglio legato alle origini di quella terra fredda. I primi blackster erano persone che odiavano profondamente il cristianesimo, in quanto era esso la causa della perdita dei loro riti, delle loro usanze e della loro cultura pagana e vichinga. Infatti i cristiani nel passato, in seguito a conquiste, tentarono di estirpare da ogni terra sotto il loro dominio, i culti pagani (ovvero non cristiani), e una tra queste terre fu proprio la Norvegia. Lo spirito orgoglioso e vendicativo dei blackster animò un odio profondo nei confronti di tutto ciò che era cristiano, e con la musica black si dava sfogo a tale odio, i testi assolutamente anticristiani erano un insulto ad un culto ed ad una religione che aveva estirpato la loro cultura. Nacquero quindi gruppi come Mayhem, e naque l'Inner Circle, una sorta di movimento in cui i blackster organizzavano dissacrazioni e distruzioni di chiese o altri luoghi cristiani. Il motivo era sempre una reazione alla violenza ricevuta da parte dei cristiani nei confronti di molti norvegesi che rifiutarono di convertirsi I testi , i simboli e altro che possiamo trovare all'interno di alcuni tra i più famosi album black metal del tempo non sono quindi satanisti, bensì si rifanno a culture pagane. E' naturale che questi dischi, una volta diventati famosi nel resto dell'Europa, vennissero subito ritenuti blasfemi e satanisti, in quanto nessuno conosceva la storia dell'inner circle e nessuno sapeva delle motivazioni più profonde che muovevano le azioni e i pensieri di questi blacksters. E' quindi sbagliato definire il blackmetal un genere di musica esclusivamente satanista. Si deve però ammettere che oggi è diventata una sorta di "moda", ogni logo di ogni gruppo è "farcito" di pentacoli rovesci, di croci al contrario, di "666", solo per essere blasfemi, senza richiamare in nessun modo il primo vero significato del black metal. Non tutti i gruppi black attuali sono di idee prettamente sataniste, è quindi sbagliato associare un genere musicale ad una religione, sarebbe un giudizio superficiale. Nei testi black metal possiamo ritrovare alcuni riferimenti a culture anticristiane, sataniste, Sethiane, Thelemite, ecc.. ma non bastano quattro frasi in un disco per capire il vero significato che quelle parole vogliono trasmettere. La musica è una cosa, la religione è un' altra, bisogna imparare a scindere le due cose, specialmente quando una delle due è influenzata da una moda legata alla commer“La musica rivela emozioni cialità o a un "sentito dire" che le parole non sanno Livia Granata

Musica e Satanismo

LA MUSICA RIVELA EMOZIONI

raggiungere. Le note creano un mondo invisibile capace di toccare in profondità le corde dell’anima. Bellezza, armonia, amore, gioia di vivere, malinconia, ricordo, commozione. Dove c’è musica non può esserci malvagità.” Questa è una delle citazioni più belle di J. S. Bach e, a mio avviso, quella più vera. Ultimamente però, questo principio è andato scemando. La musica, di questi tempi, segue sopratutto le leggi del mercato e della moda. Vorrei utilizzare questo meraviglioso giornale per dare spazio a quegli artisti che, non sentiamo spesso alla radio o alla tv, che, hanno preferito rifarsi al principio di Bach, non attenendosi alle leggi del mercato, ma a quelle del proprio cuore. Mi ha molto colpito Al Green, leggenda della soul music negli anni ‘60 e ‘70. Avevo ascoltato qualche suo brano risalente a quegli anni, ma non credevo che il buon vecchio Al avesse continuato imperterrito a sfornare album. L’ultimo si chiama “I can’t stop” per l’appunto, un vero gioiello di rhythm and blues dal suono autentico e volutamente retrò, che contiene melodie e ritmi travolgenti. Un altro album che ho molto apprezzato è “A little moonlight” di Dianne Reeves, che raccoglie brani sofisticati e interessanti sul tema dell’amore, interpretati con grande eleganza. Come ultimo ma non meno interessante, “The blues Jukebox” di Chris Rea, canzoni che ci riportano indietro nel tempo, blues per definizione malinconico incastonato in un pop di gran classe: un album da ascoltare tutto d’un fiato. Questi sono tre dei tanti cd che si trovano lontano dagli scaffali dalle hit ma che se ascoltati intensamente, rivelano emozioni che le parole non sanno raggiungere. Sara Serafin

TRA LE BRACCIA DI SATANA

Il fenomeno del satanismo si sta diffondendo sempre di più, soprattutto tra i giovani, grazie a Internet e ai cantanti di rock satanico, ad esempio Marilyn Manson. Loro, i satanisti, hanno come simbolo la croce rovesciata, si vestono con abiti scuri, si procurano piccole ferite sulle braccia, ascoltano heavy e black metal music. Si basano sulla convinzione che nel mondo prevalgano i forti sui deboli e che nella vita si può fare ciò che si vuole, andando contro le regole. Ciò che spinge, quindi, molti giovani tra le braccia di satana è la voglia di trasgressione, di ribellione alla religione e alle regole tradizionali, e la voglia di potere sugli altri. Però, spesso, accade che gli adepti di una setta satanica non si limitino ad ascoltare musica oscura, a partecipare alle messe nere, a convincersi di essere i migliori, ma si spingano più in là: a drogarsi, a rubare ostie consacrate e , nei casi più estremi , anche ad uccidere. Questo è successo per esempio alle tre ragazze che hanno ucciso la suora di Chiavenna. Non esiste nessuna legge che proibisca il formarsi di sette sataniche e la Chiesa si sta occupando toppo poco della questione. Quindi, l’unico modo per combattere questa situazione è offrire ai giovani modelli di altruismo, di bontà, far loro capire che i forti sono quelli che ogni giorno s’impegnano, rischiando anche la vita, a costruire un futuro alle persone che hanno perso tutto, che hanno smesso di sperare in una vita migliore, e aspettano solo di morire. Questi sono i forti d’animo che hanno deciso di dedicare la loro vita al prossimo, donando amore agli altri incondizionatamente. Invece i satanisti rappresentano i deboli, le persone da aiutare per indirizzarle sulla via dell’amore e dell’altruismo e costruire insieme una società migliore. Giada Gatti

Horror Pops... Hell Yeah! Sicuramente quasi nessuno conoscerà gli Horror Pops, emergente gruppo punk-rock inglese, forse solo coloro che hanno assistito recentemente al concerto milanese degli Offspring si ricorderanno molto bene di loro. Patricia Day, voce e contrabbasso del gruppo, ha conquistato con la sua musica le migliaia di persone che quel giorno erano a Milano per ascoltare gli Offspring, ma il gruppo spalla non ha deluso nessuno, come quasi sempre avviene. Un piccolo gruppo di ragazzi del nostro paese erano lì e li hanno seguiti anche a Milano quando si sono esibiti in un piccolo locale della città... Fantastica... così è stata definita la loro esibizione, semplicemente fantastica... A fine concerto hanno potuto conoscere di persona i componenti del gruppo, tante sono state le emozioni provocate dal fatto che delle piccole-grandi star erano lì accanto a loro... Ail punk non era mai stato così vicino... A due passi da loro... Persone così è difficile trovarle nel nostro paese. Ma il punk non è morto, c’è ancora qualcuno che tiene in vita la buona musica. Hell yeah! primo album degli Horror Pops contiene tredici brani, tutti carichi di adrenalina, tra cui “Girl in cage”, “Julia”, “Baby lov taoo”... Il nome Horror Pops racconta in parte quali sono le influenze del gruppo, l’immagine del film Horror, la musica pop e il rock’ n’ roll, che non poteva certamente mancare. Per chi volesse seguire o cominciare ad ascoltare la loro musica, il gruppo terrà una serie di date in tutta Europa e torneranno presto a trovarci in Italia. Ragazzi, solo noi possiamo tenere in vita il punk e il rock... in un solo modo: ascoltando.. a presto.. Angela Trausi


7 La pagina di Favolarevia

LA VOCE FUORICAMPO La televisione è un potentissimo strumento. Tutti la conosciamo, tutti la guardiamo e tutti la critichiamo. Ma proviamo a non darle contro, per una volta. Proviamo a mettere in risalto i suoi lati positivi. Quelli negativi li conosciamo tutti. Essere disfattisti non è costruttivo. E i ragazzi di oggi non sono stupidi bambocci che recepiscono passivamente segnali ambigui. Forse, però, non tutti si rendono ancora conto del potere che hanno di scegliere. Le immagini trasmesse dai telegiornali in tempo reale, al di là della speculazione sui sentimenti che può essere fatta infierendo su tragedie umane creando stress, malumore e negatività negli spettatori, sono immagini reali. E’ la nostra vita, è ciò che accade nel mondo. Le trasmissioni proposte all’interno dei vari palinsesti sono trasmissioni “per tutti”. Non mi sento di condannare programmi strappalacrime o rassicuranti intrattenitori che raccontano storie di piazza e propongono ricette o giochini semplici. Penso che tutto questo possa soddisfare i bisogni di determinate persone. E se guardiamo attentamente, al di là delle soap-operas e dei vari “grande fratello” (ma poi, del resto, i pettegolezzi di quartiere sono sempre esistiti..!) di scelta ce n’è. La televisione digitale per esempio offre una gamma di trasmissioni che possono incuriosire ed attirare i ragazzi di oggi. I Quando nasce un figlio è una benedizione! E poi, quando raggiunge la giovani sanno benissimo che i modelli televisivi proposti (vedi veline, letterine, etc.) non sono altro che quelli che noi prima infanzia, è una gioia. Il passaggio alla scuola elementare è un tracerchiamo. Ma sanno anche di poter cambiare canale. guardo importante e decisivo per la formazione ed educazione del bambiMia figlia, 12 anni, davanti al televisore, sceglie senza esitazione Disney Channel. Mio figlio, 13 anni, cerca i canali con no. Molte volte, però, questa esperienza – in sé bellissima ( perché riguarracconti sulla natura o informazioni giornalistiche. Forse siamo noi adulti che, non cresciuti in questa full-immersion tecda non soltanto l’apprendimento, ma anche la sua prima vera socializzanologica, ne abbiamo un po’ paura e non li riteniamo in grado di poter decidere per il meglio. Diventiamo senza volerzione ) – si presenta come un vero incubo. Il bambino si trova davanti ad lo come i nostri genitori o i nostri nonni che dicevano: “Ai nostri tempi si viveva meglio”. Non credo. Credo che il proobiettivi che non riesce a raggiungere, soprattutto perché viene abbandoblema sia che il progresso rapido ci impedisce di riuscire ad integrarci nella nuova realtà. Ed è più facile aggrapparsi nato a se stesso, e nessuno gli fornisce gli strumenti e gli stimoli per riusciad un qualcosa che noi conosciamo bene: le nostre radici. re ad imparare. Le guerre esisteranno sempre, l’ingiustizia e la giustizia assumeranno forme, aspetti diversi, ma ci saranno sempre Le maestre devono “sostituire” i genitori per gran parte della giornata, e perché fanno parte della natura dell’uomo. Ma guardiamoci bene intorno, le coscienze si stanno allargando, proprio graquindi il fanciullo deve potersi sentire sereno, compreso, sicuro ed amato zie all’informazione esiste la possibilità di essere più attivi, propositivi, di cercare il meglio, di essere costruttivi, di inter( e rispettato ). Nella scuola, molto spesso, questo non avviene, perché il venire nei fatti del mondo. Non si vive più solo del nostro quartiere, ma si diventa persone del mondo. Posso scegliepersonale docente non sembra essere sempre consapevole dell’alto comre di non sprecare la carta perché le foreste in Amazzonia hanno sempre meno alberi. Come lo so? L’ho visto in telepito – e della grave e stupenda responsabilità morale ed educativa – che visione! Posso decidere di adottare un bambino a distanza in Africa senza grosse spese per dargli istruzione, vaccini, caratterizza il suo lavoro. Una volta si diceva che la professione dell’insee la possibilità di una vita migliore. Come l’ho scoperto? Ho visto la pubblicità in televisione! Posso attingere ad inforgnante era una missione; oggi in quanti lo pensano ancora? La psicologia mazioni storiche, scientifiche, geografiche che una volta non avevamo la fortuna di avere. La nostra coscienza si espandel bambino è sicuramente molto delicata, perciò una maestra – ad esemde a macchia d’olio. Sappiamo di più e possiamo fare molto di più. Informazione è potere. pio – deve dimostrare con il suo impegno quotidiano di essere all’altezza Eppure… chi non ha mai sentito la definizione “tv spazzatura”? Non rendendoci conto degli aspetti positivi e quindi non del suo ruolo non soltanto da un punto di vista didattico, ma anche morasapendo sfruttarli preferiamo sentirci passivi e pigri osservatori del piccolo schermo…. le e psicologico. In pratica non si richiede – ovviamente – che se un bamMi hanno insegnato che a volte basta osservare un problema da un’angolatura diversa per riuscire a vederlo in modo bino è meno dotato di altri diventi Einstein; ma è necessario che ogni bamdiverso ed a risolverlo. Pensiamo al potere che ha la televisione su di noi: l’emulazione. Può essere negativa o positibino venga serenamente spronato ed incoraggiato a dare il ( suo ) meglio, va. E’ vero che se il tg ci dice che hanno gettato un sasso da un cavalcavia l’episoperché – senza alcun complesso – acquisisca la necessaria autostima e dio viene emulato da delinquenti latenti. Ma è anche vero che guardare un film comifiducia per impegnarsi seriamente. co lascia una scia di buon umore; ed è provato che faccia bene alla salute ed alle celNon si tratta della solita storia che i bambini crescono con l’idea di avere lule cerebrali. Guardare le Olimpiadi fa venir voglia di dedicarsi allo sport. E tantissisoltanto diritti e nessun dovere ( giacchè quest’idea non è senz’altro edumi altri esempi. cativa ); si tratta soltanto di rimarcare la delicata funzione di un insegnanAllora mi verrebbe da dire a tutti i ragazzi: provate a fare un gioco. Ogni volta che te che deve riuscire a stimolare, correggere, appassionare, educare, inseaccendete la televisione provate ad annotare mentalmente tutte le cose positive che gnare, senza per questo deprimere, offendere o scoraggiare. Tra l’altro emergono. Prendere coscienza degli aspetti positivi aiuta a svilupparli, ad incremennella vita non serve sempre vincere ( o stravincere ), ma comportarsi bene tarli. E tutto questo si trasforma in un atto di crescita. con il dovuto impegno e la necessaria dignità. Un bambino non deve creMa poi, detto fra noi, quanto bene mi fa e quanto potere mi dà spegnere la televisioscere nell’ansia della continua competizione e nel terrore del risultato, ne nel bel mezzo di un telegiornale quando questo mi propone immagini tragiche anche perché……….. “ non importa chi ha vinto o chi ha perso, ma come sapendo che cercano di speculare sui miei sentimenti! Provate anche voi. si è giocato” ( W. E. Henley) ed all’insegnante, in questo “gioco”, spetta Significa libertà. il delicatissimo compito di essere “un arbitro” preparato, giusto e corretE a noi genitori? A noi il compito di insegnare sempre ai nostri figli ciò che ci sembra to! giusto e ciò che ci sembra sbagliato. Sono loro che lo applicheranno. Nella scelta Una mamma degli amici come nella scelta dei canali televisivi. Illustrazioni ( Lettera firmata) Giovanna Spantigati Martina Delfanti

IL PENSIERO DI UNA MAMMA

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