Spedizione Abb. Post. - Art. 2 Comma 20 lettera C - Legge 662/96 - Filiale di Bologna - Anno XXXV - n.4 - IV trimestre
Movimento Domenicano del Rosario provincia “S. Domenico in Italia�
4/2001
Vogliamo informarLa che -ai sensi della Legge 675/96 “Tutela delle persone e altri soggetti rispetto al trattamento dei dati personali”- se non dovessimo ricevere comunicazione contraria ci riterremo autorizzati alla memorizzazione dei suoi dati personali in un archivio elettronico. Tali dati saranno utilizzati esclusivamente allo scopo di informare sulle iniziative in generale degli Enti di Culto: “Provincia dell’Ordine dei Frati Predicatori (Domenicani) per la Regione di Piemonte e Liguria” con sede a Torino e “Provincia Domenicana Utriusque Lombardiae” con sede a Bologna, e non potranno in alcun modo essere utilizzate a fini commerciali o di vendita diretta ovvero per il compimento di ricerche di mercato o di comunicazione commerciale. Queste informazioni personali non verranno comunicate o diffuse a terzi e in ogni momento Lei potrà esercitare i diritti di cui all’art.13 della legge 675/96 chiedendo di essere ragguagliato circa tali dati, richiederne la modifica o la cancellazione previa comunicazione allo scrivente.
ROSARIUM Pubblicazione trimestrale del Movimento Domenicano del Rosario Proprietà: Provincia Domenicana Utriusque Lombardiae Piazza San Domenico 13 - 40121 BOLOGNA Direttore Responsabile Orazio D’Amato Autorizzazione al Tribunale di Bologna n. 3309 del 5/12/1967 Rivista fuori commercio Le spese di stampa e spedizione sono sostenute da tutti gli amici
Anno 34°- n. 4 finito di stampare il 19 novembre 2001 stampa: Tipolitografia Angelo Gazzaniga s.a.s.
SOMMARIO
Milano - via P. della Francesca 38
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Lettera del Promotore
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Una lettera dell’ex Maestro Generale: il Rosario (II)
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Immacolata: redenta per preservazione
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La “Catechesi sulla Vergine” del Card. Journet
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Tutti i Santi domenicani
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Giornate di spiritualità a Fontanellato
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Hanno paura di chi prega
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Martiri
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Peregrinatio Mariae
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Pagina della riconoscenza
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Nuovi iscritti
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la foto in copertina è di Paolo Gavina Manoscritti e fotografie, anche se non pubblicati, non vengono restituiti. L’invio delle fotografie include il consenso per una eventuale pubblicazione.
LETTERA DEL PROMOTORE
Gentilissimi lettori, siamo alla fine di settembre e Vi scrivo ora in quanto, in caso contrario, dati gli impegni del mese d’ottobre e i tempi tecnici per stampa e spedizione, questo numero non potrebbe giungerVi per il mese di dicembre. Nel mio precedente scritto avrete trovato alcune considerazioni personali sull’incontro, celebrato a Fontanellato alla fine di giugno, con alcuni fra coloro che collaborano con me nella promozione del santo rosario: gioioso momento di grazia e comunione reso ora vivo dalla testimonianza pubblicata su questo numero di alcuni fra i partecipanti. La gioia s’accresce ancor più alla considerazione dell’esito dei raduni celebrati a Legnano (Mi), Brescia, Osimo (An) e Cormons (Go) durante il mese di settembre. Note comuni di questi incontri sono state la numerosa partecipazione, la viva comunione, la concreta condivisione e il rinnovato impegno di fedeltà soprattutto in questo momento in cui, con maggior coscienza, siamo invitati a consegnarci all’unica e sicura speranza... potrete leggerne le testimonianze sul prossimo numero. L’«arma» che, per vincere, la Vergine stessa ha consegnato ai suoi figli possa conquistare i cuori dei piccoli e dei grandi ma, affinché questo avvenga, la preoccupazione primaria sia la nostra piccola, povera ma preziosa quotidiana fedeltà... Invocando la materna protezione della Beata Vergine, in modo particolare per le prossime festività, Vi saluto fraternamente P. Mauro
nuovo sito del movimento: www.movimentodomenicanodelrosario.org
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Una lettera dell’ ex Maestro generale:
IL ROSARIO (II PARTE)
2. L’ANGELO, IL PREDICATORE L’Ave Maria comincia con le parole dell’Angelo Gabriele: “Ave Maria piena di grazia, il Signore è con te”. Gli angeli sono predicatori professionisti: fa parte del loro essere il proclamare la Buona Novella. Le parole di Gabriele sono un perfetto sermone, e in più, è breve! Egli proclama l’essenza di ogni predicazione: “il Signore è con te”. È qui che noi troviamo il centro della nostra vocazione: dirci gli uni gli altri: “Ave Daniel, Ave Eric, il Signore è con te”. E per questo che Humbert de Romans, uno dei primi fondatori dell’Ordine, diceva che noi Domenicani siamo chiamati a vivere come gli angeli, anche se bisogna confessare che, secondo la mia esperienza, la maggior parte dei Domenicani non è propriamente angelica! Nello scorso mese di dicembre, mi trovavo a Ho Chi MinhVille, durante la visita canonica della provincia del Vietnam. Alla fine della nostra giornata di lavoro, a me ed al mio compagno piaceva moltissimo uscire per perderci nelle viuzze della città. Uno dei piaceri consisteva nello sfuggire alla spia che il governo ci spediva dietro per essere informato su ciò che potevamo combinare. Ci siamo trascinati per ore attraverso il labirinto di stretti vicoli che pullulano di vita, di gente che scommette, mangia, parla, gioca al biliardo. Da molte case si intravvedevano immagini di Budda. Poi, una sera, svoltando da una strada, siamo entrati in un piccolo parco, e lì, proprio nel mezzo, si trovava l’immensa statua di un domenicano con delle ali: era san Vincenzo Ferrer, che è raffigurato sempre in veste di angelo. Daniel mi disse che era considerato come l’angelo dell’Apocalisse, colui che annuncia la fine del mondo: beh, nessun predicatore può avere sempre ragione! È per questo che l’arcangelo Gabriele è un buon modello per noi Domenicani. Sotto un altro aspetto ancora, l’Ave Maria è una sorta di omelia. Un’omelia non ci parla soltanto di Dio: essa nasce dalla Parola che Dio ci rivolge. La predicazione non è unicamente il racconto degli avvenimenti legati a Dio: essa ci dà la Parola di Dio, Parola che rompe il silenzio tra Dio e noi. Le prime parole della preghiera sono quelle che l’angelo rivolge a Maria: “Ave Maria piena di grazia”. L’inizio di ogni cosa è la Parola che noi ascoltiamo. San Giovanni scriveva: “In questo consiste l’amore: non siamo noi che abbiamo amato Dio, ma è lui che
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ci ha amati e che ci ha mandato suo Figlio come vittima di propiziazione per i nostri peccati” (1 Gv. 4, 10). Infatti, all’epoca di san Domenico, l’Ave Maria era formata soltanto dalle parole dell’angelo e di Elisabetta. La nostra preghiera si componeva unicamente delle parole che ci erano state date. È solo più tardi, dopo il concilio di Trento, che fu aggiunto il nostro discorso a Maria. Spesso concepiamo la preghiera come lo sforzo fatto per parlare a Dio. La preghiera sembra a volte una lotta per raggiungere un Dio distante. Ma Lui, ci ascolta e basta? Questa semplice preghiera ci ricorda che le cose non vanno in questo modo: non siamo noi che rompiamo il silenzio. Quando parliamo, è per rispondere a delle parole ricevute: noi penetriamo in una conversazione che è già cominciata senza di noi. L’angelo proclama la parola di Dio, e questo crea uno spazio nel quale noi possiamo parlare a nostra volta: “Santa Maria, madre di Dio”. La nostra vita soffre così spesso del silenzio. C’è il silenzio del cielo, che sembra a volte essere chiuso per noi; c’è poi il silenzio che sembra separarci gli uni dagli altri. Ma la parola di Dio giunge a noi attraverso la buona predicazione, e spalanca queste barriere. Siamo come liberati dal nostro mutismo, resi capaci di parlare. Sentiamo arrivare le parole, quelle destinate a Dio e quelle tra noi. Forse possiamo spingerci più lontano. Maestro Eckhart ha detto: “Noi non preghiamo, noi siamo pregati”. Le nostre parole sono la risonanza, il prolungamento della parola che ci è stata rivolta. Le nostre preghiere sono Dio che prega in noi, benedice, glorifica in noi. Come scrisse san Paolo, quando esclamiamo: “Abba, Padre”, “lo Spirito in persona si unisce al nostro spirito per dare testimonianza che noi siamo figli di Dio...”. I saluti dell’angelo e di Elisabetta a Maria proseguono con le parole che noi le rivolgiamo. La seconda metà della preghiera fa eco alla prima: l’angelo ha detto: “Ave Maria, piena di grazia”, e nella nostra bocca ciò si trasforma nell’equivalente saluto: “Santa Maria”; Elisabetta dice: “Benedetto il frutto del tuo seno”, e noi diciamo: “madre di Dio”. Siamo conquistati dalla parola di Dio. La nostra preghiera è Dio che parla in noi. Siamo trascinati nella conversazione che è la vita della Trinità. Vorrei inoltre guardare a questa semplice preghiera dell’Ave Maria come ad una piccola omelia modello. Essa proclama la Buona Novella, e come tutte le buone omelie, fa molto di più: non si accontenta di fornirci delle informazioni, essa offre una parola di Dio, una parola di Dio che trova eco nelle nostre parole, una parola che va al di là del nostro silenzio e ci dà voce. Fr. Timothy Radcliffe O. P. Ex Maestro dell’Ordine dei Predicatori
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Mercoledì, 5 giugno 1996
Udienza generale di Giovanni Paolo II
MMACOLATA: REDENTA PER PRESERVAZIONE
La dottrina della perfetta santità di Maria fin dal primo istante del suo concepimento ha trovato qualche resistenza in Occidente, e ciò in considerazione delle affermazioni di san Paolo sul peccato originale e sulla universalità del peccato, riprese ed esposte con particolare vigore da sant’Agostino. Il grande dottore della Chiesa si rendeva senz’altro conto che la condizione di Maria, madre di un Figlio completamente santo, esigeva una purezza totale ed una santità straordinaria. Per questo, nella controversia con Pelagio, ribadiva che la santità di Maria costituisce un dono eccezionale di
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grazia, ed affermava in proposito: “Facciamo eccezione per la Santa Vergine Maria, di cui, per l’onore del Signore, voglio che in nessun modo si parli quando si tratta di peccati: non sappiamo forse perché le è stata conferita una grazia più grande in vista di vincere completamente il peccato, lei che ha meritato di concepire e di partorire Colui che manifestamente non ebbe alcun peccato?” (De natura et gratia, 42). Agostino ribadì la perfetta santità di Maria e l’assenza in lei di ogni peccato personale a motivo della eccelsa dignità di Madre del Signore. Egli tuttavia non riuscì a cogliere come l’affermazione di una totale assenza di peccato al momento della concezione potesse conciliarsi con la dottrina dell’universalità del peccato originale e della necessità della redenzione per tutti i discendenti di Adamo. A tale conseguenza giunse, in seguito, l’intelligenza sempre più penetrante della fede della Chiesa, chiarendo come Maria abbia beneficiato della grazia redentrice di Cristo fin dal suo concepimento. Nel secolo IX venne introdotta anche in Occidente la festa della Concezione di Maria, prima nell’Italia meridionale, a Napoli, e poi in Inghilterra. Verso il 1128 un monaco di Canterbury, Eadmero, scrivendo il primo trattato sull’Immacolata Concezione, lamentava che la relativa celebrazione liturgica, gradita soprattutto a coloro “nei quali si trovava una pura semplicità e una devozione più umile a Dio” (Tract. de conc. B.M.V., 1-2), era stata accantonata o soppressa. Desiderando promuovere la restaurazione della festa, il pio monaco respinge l’obiezione di sant’Agostino al privilegio dell’Immacolata Concezione, fondata sulla dottrina della trasmissione del peccato originale nella generazione umana. Egli ricorre opportunamente all’immagine della castagna “che è concepita, nutrita e formata sotto le spine, ma che tuttavia resta al riparo dalle loro punture” (Tract., 10). Anche sotto le spine di una generazione che per sé dovrebbe trasmettere il peccato originale, argomenta Eadmero, Maria è rimasta al riparo da ogni macchia, per esplicito volere di Dio che “l’ha potuto, manifestamente, e l’ha voluto. Se dunque l’ha voluto, lo ha fatto” (Ivi). Nonostante Eadmero, i grandi teologi del XIII secolo fecero ancora proprie le difficoltà di sant’Agostino, così argomentando: la redenzione operata da Cristo non sarebbe universale se la condizione di peccato non fosse comune a tutti gli esseri umani. E Maria, se non avesse contratto la colpa originale, non avrebbe potuto essere riscattata. La redenzione consiste in effetti nel liberare chi si trova nello stato di peccato. Duns Scoto, al seguito di alcuni teologi del XII secolo, offrì la chiave per superare queste obiezioni circa la dottrina dell’Immacolata Concezione di Maria. Egli sostenne che Cristo, il mediatore perfetto, ha esercitato proprio in Maria l’atto di mediazione più eccelso, preservandola dal peccato originale. In tal modo egli introdusse nella teologia il concetto di redenzione preservatrice, secondo cui Maria è stata redenta in modo ancor più mirabile: non per via di liberazione dal peccato, ma per via di preservazione dal peccato. L’intuizione del beato Duns Scoto, chiamato in seguito il “Dottore dell’Immacolata”, ottenne, sin dall’inizio del XIV secolo, una buona accoglienza da parte dei teologi, soprattutto francescani. Dopo l’approvazione da parte di Sisto IV, nel 1477, della Messa della Concezione, tale dottrina fu sempre più accettata nelle scuole teologiche. Tale provvidenziale sviluppo della liturgia e della dottrina preparò la definizione del privilegio mariano da parte del Supremo Magistero. Questa avvenne solo dopo molti secoli, sotto la spinta di una intuizione di fede fondamentale: la Madre di Cristo doveva essere perfettamente santa sin dall’origine della sua vita. A nessuno sfugge come l’affermazione dell’eccezionale privilegio concesso a Maria pone in evidenza che l’azione redentrice di Cristo non solo libera, ma anche preserva dal peccato. Tale dimen-
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sione di preservazione, che è totale in Maria, è presente nell’intervento redentivo attraverso il quale Cristo, liberando dal peccato, dona all’uomo anche la grazia e la forza per vincerne l’influsso nella sua esistenza. In tal modo il dogma dell’Immacolata Concezione di Maria non offusca, ma anzi contribuisce mirabilmente a mettere meglio in luce gli effetti della grazia redentiva di Cristo nella natura umana. A Maria, prima redenta da Cristo, che ha avuto il privilegio di non essere sottoposta neppure per un istante al potere del male e del peccato, guardano i cristiani, come al perfetto modello ed all’icona di quella santità (cf. LG 65), che sono chiamati a raggiungere, con l’aiuto della grazia del Signore, nella loro vita.
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TI BASTA CIO’ CHE SAI O VUOI SAPERNE DI PIU’? a cura di P. Roberto Maria Coggi O.P.
La “Catechesi sulla Santa Vergine” del Card. Charles Journet Parte quinta (inizio)
Nella quinta ed ultima parte del suo libro il card. Journet tratta del nostro amore per la beata Vergine Maria, e la trattazione è divisa in cinque capitoli: 1) La Santa Vergine è degna del nostro amore 2) Il vero amore per la Santa Vergine è inseparabile dall’amore di Dio 3) La preghiera dell’Ave Maria 4) Le principali preghiere mariane 5) Il vero amore per la Santa Vergine apre le porte del Cielo. Prendiamo in esame questa volta i primi due capitoli. Quando si parla di “amore” per la Beata Vergine Maria si includono in questa parola anche altri sentimenti ed atteggiamenti dell’anima, come la venerazione e la devozione. Ora, noi sappiamo che solo a Dio è dovuta l’adorazione, cioè il riconoscimento del supremo dominio su tutte le creature: questa adorazione prende in teologia il nome preciso di latrìa. Anche ai santi però è dovuto un culto speciale, che non è quello della latrìa, ma indica una particolare sottomissione ed un particolare rispetto, unito alla venerazione ed all’amore: questo culto prende il nome di dulìa. Il
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culto che dobbiamo alla Beata Vergine rientra nel culto di dulìa, non nel culto d’adorazione, però supera quello dovuto agli altri santi: e così prende il nome caratteristico di iperdulìa, cioè al di sopra della dulìa. Aggiungiamo a questo proposito che il culto dovuto a S. Giuseppe, lo sposo di Maria e il padre putativo del Redentore, è un culto di dulìa della stessa natura di quello dovuto agli altri santi; però, essendo S. Giuseppe il primo fra i santi, anche il culto a lui dovuto precede quello dovuto agli altri santi: e così si dice che a lui è dovuto un culto di protodulìa. Dopo questa breve premessa passiamo al
testo del card. Journet: La Santa Vergine è degna del nostro amore 62) Chi ci insegna ad amare la Santa Vergine? Dio, che l’ha amata più di tutte le creature.
63) Quale deve essere il nostro più grande amore, dopo l’amore di Dio? Dopo l’amore di adorazione riservato a Dio, Creatore dell’universo e Autore della nostra salvezza, c’è l’amore di venerazione che noi abbiamo per la Santa Vergine, Madre di Dio e Madre nostra.
64) Si può amare troppo la Santa Vergine? Più noi amiamo, nella Vergine, ciò che ella è stata per Gesù, più noi rassomigliamo a Gesù. Ma giammai l’ameremo quanto Gesù l’ha amata.
Il vero amore per la Santa Vergine è inseparabile dall’amore di Dio 65) L’amore per la Vergine non ci allontana dall’amore per Dio? No: se la Santa Vergine è una strada verso Dio, più noi amiamo Dio, più amiamo la Vergine. Il vero amore per la Santa Vergine deve sempre aumentare.
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66) Non si può amare Dio senza amare la Santa Vergine? Non è possibile amare Dio senza amare la Santa Vergine, poiché sappiamo che ella è veramente la Madre di Dio.
67) E’ necessario pensare alla Santa Vergine tutte le volte che pensiamo a Dio? No, poiché la Santa Vergine, anche se non è invocata, è felice di tutte le preghiere che vanno a Dio.
68) La vera devozione alla santa Vergine è contraria all’adorazione dovuta a Gesù? Al contrario, noi vediamo che là dove la devozione alla Santa Vergine è tiepida, la fede nella divinità di Gesù tende a scomparire.
69) Che cosa bisogna chiedere spesso alla Santa Vergine? Bisogna chiedere spesso alla Santa Vergine di farci comprendere ed amare, un po’ come ella ha compreso ed amato, i misteri della vita di Gesù, le sue gioie, le sue sofferenze, i suoi trionfi.
Commento: Il motivo per cui dobbiamo amare la Santa Vergine rientra nel motivo generale per cui dobbiamo amare tutte le realtà che non sono Dio, che sono cioè creature di Dio. Noi le dobbiamo amare perché Dio le ama. In questo modo l’amore che noi abbiamo per Dio diventa la ragione ed il motivo dell’amore che noi dobbiamo avere per tutte le altre cose, e in modo tutto particolare per le creature intelligenti e libere, cioè gli angeli e gli uomini. Ratio diligendi proximus Deus est, dice S.Tommaso d’Aquino : la ragione per cui amiamo il prossimo è Dio. Da ciò viene la conseguenza che noi dobbiamo amare di più le persone che sono più amate da Dio. Ora, la persona creata che è più amata da Dio è la Beata Vergine Maria. Dico la persona creata perché Gesù è certamente amato da Dio più della Vergine Maria, ma Gesù non è una persona creata, dato che egli è la persona divina del Verbo fatta uomo. Si capisce bene in questo modo che l’amore per la Beata Vergine Maria non è un optional, per usare una parola inglese molto espressiva, non è cioè lasciato alla nostra libera scelta nel senso che possiamo anche farne a meno.
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Riflettiamo un istante: se io amo veramente, dico veramente, cioè non con un amore egoistico ed interessato, una persona, mi sentirò legato ai sentimenti di quella persona, mi sentirò cioè spinto ad amare le persone da essa amate. Infatti l’amore fa condividere gli affetti ed i sentimenti della persona amata. Così dunque, se noi amiamo veramente Dio, ci sentiremo portati ad amare la Vergine Maria, che è tanto amata da Dio. Sarebbe quindi assurdo pensare che l’amore verso la Beata Vergine Maria possa, per così dire, fare concorrenza in noi all’amore di Dio, possa ostacolare in qualche modo l’amore di Dio. Giustamente poi il card. Journet fa notare (cf. n° 68) che il nostro amore, la nostra devozione verso la Beata Vergine garantisce la nostra fede nella divinità di Gesù. Noi vediamo infatti che là dove è cessata, o per lo meno, diminuita, la devozione alla Beata Vergine, come in certi ambienti protestanti, per non parlare delle sètte, viene seriamente compromessa la fede in Gesù Cristo vero Dio e vero uomo. Invece l’esperienza dimostra che la devozione a Maria santissima porta alla fede ed alla devozione verso il Signore Gesù, e soprattutto verso Gesù vivo e presente in mezzo a noi nella Santissima Eucarestia. Non per nulla nei santuari mariani tutto ruota intorno alla celebrazione della Santa Messa ed alla Santa Comunione ricevuta degnamente. Proprio perché la devozione alla Beata Vergine fa nascere il desiderio di incontrarsi personalmente con il suo Figlio Gesù. Notiamo da ultimo poi che al n° 69, anche se il card. Journet non lo dice espressamente, c’è un evidente riferimento al santo Rosario, con il quale attraverso la ripetizione delle Ave Maria ci si immerge sempre più profondamente nei misteri della gioia, della sofferenza e della gloria di Gesù.
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tutti I SANTI DOMENICANI
“S
e entri nell’Ordine Domenicano -sentivo predicare fin da bambino, nella mia parrocchia, da P. Vincenzo Moiso, domenicano dalla testa ai piedi- e se sarai fedele alla nostra Regola e al nostro spirito, sarai santo, un grande santo... E andrai in Paradiso, subito dopo la morte. L’Ordine Domenicano è pieno, strapieno di santi!”. Aveva ragione P. Moiso (1897 - 1959). Tant’è vero che l’Ordine non riuscendo a festeggiarli tutti con una festa singola -perché santi non sono solo quelli canonizzati dalla Chiesa, ma pur coloro che nel silenzio e nel nascondimento, sono vissuti in piena dedizione a Cristo per la salvezza delle anime- ha stabilito il 7 novembre di ogni anno, la festa di tutti i Santi domenicani. La festa è stata approvata da Papa Clemente X nel 1674 e ci invita tutti ad unirci al coro celestiale dei fratelli che vivendo in pienezza l’ideale domenicano, in tutte le forme e nelle più diverse condizioni, hanno dato testimonianza a Cristo e hanno predicato la sua Verità a coloro che hanno avvicinato. Dei Santi Domenicani, il grande P. Enrico Lacordaire (1802-1861) in “Mémoire
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pour le rétablissement en France de l’Ordre des Fréres Précherurs” in una pagina che tutti i laici domenicani e gli amici dell’Ordine dovrebbero conoscere, scrive: “Il secolo XIII poteva a buon diritto ritenersi un periodo privilegiato per la fede... mentre tutti credevano la Chiesa regina e signora, Domenico di Guzman (1171-1221) intuì che per scongiurarne la rovina, occorreva niente di meno che far risorgere la forma di vita degli apostoli. E si rispose a Domenico, come si era risposto a Pierre l’Ermite: si divenne Frati predicatori come prima si era divenuti crociati. Le Università d’Europa andarono a gara nell’offrire i loro docenti e i loro allievi: Giordano di Sassonia, secondo Maestro generale dell’Ordine, diede l’abito a più di mille novizi. In un batter d’occhio o, per essere precisi, nel giro di cinque anni, S. Domenico che prima della bolla di Onorio III (1216) non disponeva che di sedici collaboratori (otto francesi, sette spagnoli e un inglese), fondò sessanta conventi, popolati di uomini scelti e di una schiera entusiasta di giovani. In una parola: essi amavano Dio, lo amavano veramente, al di sopra di ogni cosa; ed amavano il prossimo come se stessi, anzi più di se stessi. E oltre che a essere anime appassionate, condizione indispensabile per ogni predicatore, i Frati Domenicani rivelarono un’eccezionale sagacia nello scegliere il genere di predicazione che meglio rispondeva alle esigenze del loro tempo. Mi limito a qualche nome tra i più celebri che la storia ci ha tramandato. San Giacinto, l’apostolo del nord-Europa nel XIII secolo e le cui tappe apostoliche possono ricostruirsi sulla scia delle sue fondazioni. Pietro da Verona, trucidato dai sicari dopo un’intensa attività apostolica, che agonizzando scrisse con il sangue che gli fluiva dalle ferite, le prime parole del simbolo apostolico: “Credo in Dio”. Enrico Susone, il celebre mistico renano del XIV secolo, la cui predicazione riscosse un successo tale da meritargli, da parte degli avversari, una taglia sul capo. Nel medesimo periodo, Giovanni Taulero era applaudito a Colonia e in tutta la Germania. Ricorderò ancora San Vincenzo Ferrer, che nel XV secolo, evangelizzò la Spagna, la Francia, l’Italia, la Germania, i regni d’Inghilterra, di Scozia e d’Irlanda, e quel Girolamo Savonarola, che circondato da un popolo dimentico dei benefici ricevuti, fu arso vivo con inutile ferocia: ché le sue virtù e la sua fama sarebbero salite più in alto del rogo. Accenno appena a San Tommaso d’Aquino, rapidamente assurto alla gloria di Dottore della Chiesa; e al Beato Angelico del quale Michelangelo disse: “Nessuno potrebbe dipingere quei volti se prima non li avesse veduti in cielo”. Così scrisse Lacordaire e questa pagina è la seconda lettura nell’Ufficio dei Santi Domenicani. Sono soltanto i nomi più illustri. Ma anche tu, se come christifidelis laico vivi lo spirito di san Domenico, puoi farti santo come loro: devi chiedere nella preghiera un grande amore a Gesù-Verità, conoscerlo, crescere nel suo amore, e predicare Gesù-Verità con la vita e con la parola, là dove vivi. In una parola, se come costoro, diventi “un’anima appassionata”. Paolo Risso Laico Domenicano
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IL S. ROSARIO con S. DOMENICO
MISTERI DELLA GIOIA PRIMO MISTERO GAUDIOSO L’annunciazione dell’angelo a Maria Gesù Cristo è il Salvatore del mondo. Il suo regno è un regno di giustizia, di amore e di pace. A S. Domenico fu assegnata una speciale vocazione per la costruzione e la diffusione del Regno di Dio. Scrive il Beato Giordano: "Alla madre di lui, prima che lo concepisse, era parso in visione di portare in seno un cagnolino, il quale, tenendo in bocca una fiaccola ardente, una volta uscitole dal grembo, sembrava dar fuoco a tutto il mondo. Ciò prefigurava che ella avrebbe concepito un predicatore insigne, che con l'efficacia della sua predicazione avrebbe destato le anime addormentate, spargendo per il mondo intero quel fuoco che il Signore Gesù era venuto a portare sulla terra".
SECONDO MISTERO GAUDIOSO La visita di Maria alla cugina Elisabetta La presenza di Dio è fonte di gioia ed esultanza. Per questo S. Domenico si impegnò con tutto se stesso affinché i peccatori e gli eretici riscoprissero il mistero della speciale presenza di Dio in coloro che lo amano. Il Beato Giordano ci racconta la prima conversione ottenuta da S. Domenico quando si trovava nella Francia meridionale, nei pressi di Tolosa. In quell'occasione il Santo passò tutta la notte a discutere con il suo albergatore, seguace dell'eresia catara, per ricondurlo alla fede. Era ormai mattino quando quell'uomo fu conquistato dalla sapienza e bontà di S. Domenico. Ciò suscitò la grande gioia del convertito, di S. Domenico, e naturalmente anche del Padre celeste che poteva riabbracciare un figlio che si era allontanato.
TERZO MISTERO GAUDIOSO La nascita di Gesù Gesù ha scelto la via della massima povertà per insegnarci a riconoscere la vera ricchezza, quella del cuore, che egli ha inaugurato, offrendo all'umanità i beni del cielo. Venendo alla luce in una "grotta", il Signore ha mostrato fin dalla sua nascita che la nostra felicità non si trova negli agi e nelle comodità, ma in un cuore capace di accogliere la sua salvezza. Sull'esempio di Gesù, S. Domenico, che pur proveniva da una famiglia ricca, scelse la povertà, e questo fin da fanciullo: “Quando egli era piccolo ed era ancora affidato alla sorveglianza della nutrice, fu spesso sorpreso a dormire per terra, dopo aver abbandonato il suo letto, come se rifiutasse anche la semplice comodità di dormire in un morbido giaciglio. Fu allora ch'egli prese l'abitudine di rifiutare un letto troppo comodo e di dormire sul pavimento".
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QUARTO MISTERO GAUDIOSO La presentazione di Gesù al Tempio L'offerta di Gesù al tempio, in obbedienza alla legge mosaica, aveva il significato di riconoscere il primato di Dio nella vita degli Ebrei. Il cristiano, in forza del Battesimo, realizza non solo un'offerta di sé a Dio, ma una vera consacrazione, che consiste in una vita vissuta esclusivamente in funzione di Dio. S. Domenico si è donato al Signore nella totalità e ha speso la sua esistenza a parlare "o con Dio o di Dio". Nella sua dedizione alla causa di Dio, una volta giunse anche a offrire la sua vita per salvare dall'eresia un fratello "cataro", tenuto lontano dalla vera fede dal fatto che riceveva dagli altri "catari" il necessario per vivere. Allora S. Domenico decise di vendere se stesso come schiavo per dare a quell'anima la possibilità di rifiutare l'errore. E avrebbe condotto a compimento il suo disegno, se il Signore non avesse provveduto in altra maniera ad alleviare la povertà di quell'uomo.
QUINTO MISTERO GAUDIOSO Il ritrovamento di Gesù tra i dottori nel tempio Gesù è venuto come "luce che illumina ogni uomo" e, fin dalla sua fanciullezza, ha anticipato un aspetto essenziale della sua missione di salvezza, quella di manifestare in pienezza l'amore di Dio. La Sapienza che egli rivelava non era frutto della scienza umana, ma di un sapere che veniva dall'alto. S. Domenico ha voluto farsi imitatore di Cristo in questo compito di illuminare le menti. Egli, fin da giovane, fu saggio, misurato e virtuoso. Il Beato Giordano scrive che fin dall'infanzia il Santo rivelò grandi doti di saggezza, tanto che sembrava essere allo stesso tempo un ragazzo e un adulto, perché i suoi pochi anni rivelavano in lui il giovanetto, ma la sapienza dei suoi discorsi e la trasparenza dei suo comportamento rivelavano la sua grande maturità e santità.
MISTERI DEL DOLORE PRIMO MISTERO DOLOROSO L'agonia di Gesù nell'orto degli ulivi Imitando Gesù, S. Domenico insegna la preghiera di accettazione della volontà di Dio. Scrive il Beato Giordano: "Spesso egli veniva trovato in preghiera, eretto, tutto proteso verso il cielo come una freccia scagliata dritta verso l'alto da un arco ben teso. Infatti alzava le mani tenendole fortemente tese e congiunte sopra la testa, o un po' aperte, come se dovesse ricevere qualcosa dal cielo".
SECONDO MISTERO DOLOROSO La flagellazione di Gesù alla colonna S. Domenico soffriva profondamente per coloro che vivevano lontano da Dio. Per la salvezza dei peccatori egli pregava e piangeva frequentemente, invitando tutti i suoi figli ad avere a cuore la sorte di chi è nell'errore e nel peccato: "Spesso il Beato Domenico pregava anche stendendosi completamente per terra con la faccia riversa, suscitando nel suo cuore sentimenti di contrizione e pentimento... Esortava i suoi figli, soprattutto i più giovani, dicendo: "Se non potete piangere i vostri peccati, perché non ne avete, pensate al grande numero di peccatori che possono essere condotti alla misericordia e alla carità: è per loro che soffrirono i profeti e gli apostoli".
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TERZO MISTERO DOLOROSO L'incoronazione di spine L'umiltà è la porta attraverso cui riceviamo tutti i doni di Dio. S. Domenico ha praticato e insegnato l'umiltà: "Spesso si umiliava davanti all'altare, come se Cristo, che nell'altare è significato, fosse lì presente realmente e personalmente, e non soltanto in simbolo, sapendo che: "la preghiera degli umili penetra le nubi" (Sir 35, 17). Similmente chinava umilmente il capo e il dorso davanti al crocifisso. E diceva ai suoi Frati di compiere anch'essi questo gesto quando passavano davanti al crocifisso, perché Cristo, che tanto si era umiliato per noi, vedesse noi umiliati davanti alla sua maestà".
QUARTO MISTERO DOLOROSO Gesù sale al Calvario carico della croce Gesù Cristo, pur essendo Figlio di Dio, ha voluto vivere l'obbedienza, fino ad accettare la morte di croce. S. Domenico ha seguito il Maestro con tutto se stesso: "Il Beato Domenico fu visto pregare con le mani e le braccia completamente aperte e stese a forma di croce, mentre con il corpo stava il più possibile eretto. Fu questo il modo in cui Gesù, mediante la sua croce, ottenne la nostra redenzione. Infatti, come dice la Lettera agli Ebrei: "Egli pur essendo Figlio, imparò l'obbedienza dalle cose che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza per tutti coloro che gli obbediscono".
QUINTO MISTERO DOLOROSO La morte in croce di Gesù Il crocifisso svela pienamente la misericordia di Dio. Ma davanti alla croce viene anche manifestata la vera natura del peccato: non si tratta soltanto di una disobbedienza a un comandamento, ma è la condanna a morte dell'Amore. S. Domenico contemplava e venerava il crocifisso con totale adesione, perché vedeva nelle braccia aperte di Gesù l'amore immenso di Dio che vuole salvare tutta l'umanità. Egli si poneva davanti all'altare e là, con lo sguardo fisso al crocefisso, si genufletteva ripetutamente, anche centinaia di volte, dato che in alcune occasioni continuava a inginocchiarsi da dopo il canto di compieta fino alla mezzanotte.
MISTERI DELLA GLORIA PRIMO MISTERO GLORIOSO La resurrezione di Gesù da morte L'evangelizzazione cristiana ha il suo principio nella risurrezione di Cristo. Allo scopo di annunciare questa vita nuova che è risorta in Cristo, e che risorgerà in ciascuno di noi, S. Domenico ha fondato il suo Ordine. E' interessante conoscere l'origine della denominazione "Ordine dei Predicatori" che è stata assegnata ai figli di S. Domenico. Il Papa Onorio III aveva dato il suo assenso alla fondazione del nuovo Ordine, e aveva detto al notaio di intestare il documento di approvazione ai "Frati predicanti". Ma il notaio scrisse "Frati Predicatori". Quando il Papa chiese il perché di quella variante, il notaio rispose: "predicante è un aggettivo... predicatore invece è un sostantivo... che manifesta il compito e la missione". Il Papa accettò quella modifica e l'Ordine Domenicano assunse così il titolo di "Ordine dei Predicatori".
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SECONDO MISTERO GLORIOSO L'ascensione di Gesù al Cielo Terminata la sua missione in terra, Gesù sale al cielo e lascia agli Apostoli il compito di essere suoi testimoni in ogni luogo, "fino agli estremi confini della terra". Costantino da Orvieto racconta come S. Domenico abbia ricevuto il mandato della predicazione dagli Apostoli stessi che gli apparvero in visione. Mentre il Santo si trovava un giorno a pregare nella Basilica di S. Pietro a Roma, vide gli Apostoli Pietro e Paolo: Pietro consegnò a Domenico il bastone da viandante e Paolo il libro del Vangelo dicendo: "Va' e predica, poiché per questo Dio ti ha prescelto". E in quell'istante parve a Domenico di vedere i suoi figli, sparsi per il mondo, che andavano a due a due a predicare.
TERZO MISTERO GLORIOSO L'effusione dello Spirito Santo su Maria e gli Apostoli riuniti nel Cenacolo Il giorno di Pentecoste dei 1217 lo Spirito Santo "investì" anche S. Domenico e gli suggerì una decisione storica per il suo Ordine. Al processo di Bologna dei 1233 Fra Giovanni di Spagna ha testimoniato che proprio in quel giorno di Pentecoste S. Domenico riunì tutti i suoi confratelli, e comunicò loro l'intenzione di non tenerli più a lungo ad abitare insieme, ma di inviarli a predicare in tutto il mondo: a Parigi, a Madrid, a Roma, a Bologna. I Frati furono molto stupiti e alcuni Prelati cercarono di opporsi alla decisione del Santo, perché l'esiguo numero dei Frati sconsigliava questa divisione. Ma S. Domenico vinse ogni resistenza con queste parole: "Non contradditemi, so ben io quel che faccio"; e aggiunse che il grano ammucchiato marcisce, ma se è seminato fruttifica.
QUARTO MISTERO GLORIOSO L'assunzione di Maria al Cielo La Vergine Maria, assunta in cielo, ha voluto rivelare la sua speciale benevolenza verso S. Domenico conducendolo di persona in cielo. Scrive il Beato Giordano: "Nello stesso momento della morte di Domenico, Fra Guala, Priore di Brescia, vide come un'apertura nel cielo, attraverso la quale scendevano due candide scale. La sommità dell'una era tenuta da Cristo, l'altra da sua Madre; e l'una e l'altra erano percorse da angeli che salivano e scendevano. In fondo alle due scale, nel mezzo, era posta una sedia, e sulla sedia c'era un uomo seduto, che sembrava un Frate dell'Ordine, con la faccia coperta dal cappuccio, come è costume di seppellire i nostri morti. Cristo Signore e sua Madre tirarono su a poco a poco le scale fino a che colui che era in basso non giunse in cima. Allora fu ricevuto in cielo in un fascio di luce e al canto degli angeli".
QUINTO MISTERO GLORIOSO L'incoronazione di Maria Regina del Cielo e della terra S. Domenico ha sempre avuto una filiale devozione per la Vergine Maria. La invocava frequentemente nei suoi viaggi e aveva affidato a lei il suo Ordine. Secondo il racconto di Suor Cecilia, una volta egli fu rapito in estasi e condotto in Paradiso, dove vide il Signore Gesù, la Madonna e molti rappresentanti di tutti gli Ordini religiosi, ma nessuno del suo. A quella vista cominciò a piangere sconsolatamente. Al Signore che gli chiedeva perché piangesse, rispose: "Piango perché vedo religiosi di tutti gli Ordini, ma nessuno del mio". Allora il Signore, ponendo una mano sulla spalla della Beata Vergine, gli disse: “Il tuo Ordine io l'ho affidato a mia Madre”. Allora la Beata Vergine aprì il mantello di cui era rivestita, e sotto di esso il Santo vide una moltitudine immensa dei suoi Frati. Poi la visione svanì.
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giornate di spiritualità a Fontanellato
la gioia vera gustata ...
A
bbiamo colto l’invito di Padre Mauro a partecipare alla due giorni di Fontanellato per due motivi. * Primo: Due anni fa, durante un pellegrinaggio, Maria ci ha come sfiorati e ci siamo sentiti particolarmente chiamati, invitati, a promuovere con maggior fervore la preghiera del S. Rosario a livello personale, famigliare e comunitario. * Secondo: Grazie alla collaborazione del nostro parroco Don Giorgio, cerchiamo di coinvolgere in questa esperienza anche la parrocchia. In veste di animatori del Gruppo Sposi cerchiamo di fare conoscere maggiormente il S. Rosario portando una qualche novità oltre al mese di Maggio già dedicato a Maria. Ad esempio incontri il giorno 13 di ogni mese come Centri del S. Rosario nei vari rioni del paese per tutto l’anno. Incontri duraturi in modo che fruttifichino il desiderio di conoscere sempre più Maria, la nostra Madre Celeste. Conoscerla, amarla sempre più, in modo semplice, quotidiano, partendo dalle famiglie. Ecco allora che l’invito di Padre Mauro ci ha aiutato a capire maggiormente e a prendere coscienza sempre più di un’esperienza che già tanti vivono. E’ importantissimo mettere in comunione la preghiera di tanti. Tenere una cosa bella solo per te che valore ha? È molto meglio condividerla con altri! I due giorni trascorsi a Fontanellato sono stati per noi un raccogliere e far tesoro delle esperienze altrui, da poter attuare al momento opportuno con la consapevolezza che qualcuno prima di noi ha già percorso quella via. Non conoscevamo nessuno dei partecipanti, ma ci siamo sentiti subito a nostro agio, il clima che abbiamo respirato è stato quello dell’accoglienza e della fratellanza con una cosa comune a tutti: l’Amore per Maria. Le riflessioni di Padre Mauro hanno dato un taglio chiaro sul come deve essere un Movimento Mariano: improntato non su un personaggio unico che con il suo carisma pensa e fa tutto, ma su una collaborazione reciproca in atteggiamento di apertura verso gli altri. Siamo d’accordo con Padre Mauro nel pensare che un Gruppo del Rosario deve imparare a camminare da solo, certo aiutato dal P. Promotore (ottimo strumento sotto le ali protettrici di Maria e pronto a collaborare in ogni momento), ma soprattutto FIDUCIOSI in Colei che tanto ci ama e che ci dà le forze necessarie per andare avanti superando tanti ostacoli. Ecco quindi che sono utilissimi gli incontri come questo di Fontanellato perché ci aiutano a camminare per la stessa via, tenendoci per mano, ed essere quindi veri annunciatori del segreto che trasuda dal S. Rosario. Particolarmente preziosi i momenti di preghiera, la celebrazione della S. Messa e in modo particolare la veglia notturna al SS. Sacramento esposto in Santuario, accompagnati in questo dalle Suore di Clausura. Non è mancato proprio nulla, anzi! Il Signore ci ha colmato di doni: l’accoglienza, l’ascolto, la fraternità, la preghiera, il sorriso, la meditazione... la gioia vera gustata nella visita fatta alle Suore di Clausura.
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giornate di spiritualità a Fontanellato
Ci siamo lasciati con un quesito di Padre Mauro per quanto riguarda i pellegrinaggi: è bene insistere nei pellegrinaggi? Noi pensiamo che si debba insistere. E’ pur vero che di pellegrinaggi se ne “propinano in tutte le salse”; ci sono tantissime occasioni per andare. Ma nelle tante offerte c’è il rischio del “pellegrinaggio turistico”. Quindi la domanda giusta da porci è: qual è il vero pellegrinaggio? Qualche cosa si può dire e fare in proposito: nei nostri Centri o Gruppi del S. Rosario o con le persone che incontriamo, deve passare questo: presentare il pellegrinaggio come una meta da raggiungere con la PREGHIERA. Il pellegrinaggio vero è quello del pellegrino che sceglie la sua meta sulle orme di CRISTO e di MARIA. Non stanchiamoci e preghiamo Maria perché ci dia la forza necessaria in questa difficoltà e ... aspettiamo l’anno prossimo per vedere come andrà. Concludiamo ringraziando tutti i partecipanti del ritiro di Fontanellato per aver arricchito i nostri cuori e con la consapevolezza di sentirci tutti uniti in Maria per Cristo. Un ricordo nella preghiera. Bruna e Giuseppe
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giornate di spiritualità a Fontanellato
a poco a poco vedevo solo i loro volti sorridenti
M
i chiamo Domenico... - quando venne il mio turno, mi presentai così ai collaboratori del Movimento Domenicano del Rosario, convenuti al Santuario di Fontanellato (Pr), la cui origine risale - per lo zelo apostolico dei Domenicani- agli inizi del XVII secolo. Mi chiamo Domenico, continuai, e provengo da un piccolo paese -sperduto tra le nebbie d’inverno- della bassa bolognese. La mia conoscenza con P. Mauro -come pure il mio coinvolgimento nel Movimento Domenicano del Rosario- fu un fatto del tutto casuale... ebbi prima l’occasione di incontrarlo nel 1997 durante le “Missioni al popolo” nelle nostre zone, poi di rivederlo nel 1998 durante un pellegrinaggio a Fontanellato della “forania”... da qui la mia presenza e il mio coinvolgimento nel Movimento Domenicano del Rosario. Così, mi presentai ai convenuti, poi... continuai ad ascoltare, attentamente, gli altri partecipanti all’incontro. Ognuno di essi era portatore di esperienze, a volta stimolanti, di problemi, di difficoltà, ma tutti animati dalla speranza -e dal desiderio- di essere custodi di un bene profondo: l’amore per i fratelli e per il s. rosario. Sentivo parlare di esperienze vissute, di difficoltà superate, di problemi risolti; e con la mente andavo alla mia attività svolta che si riduceva alla sola diffusione del materiale propagandistico dei “pellegrinaggi del s. rosario” e mi sentivo come il povero “untorello” di manzoniana memoria. Ma cosa ho portato con me da quell’incontro! * In primo luogo: la necessità della preghiera; l’importanza del ruolo del Movimento del Rosario “come espressione di un impegno mariano -afferma giustamente il Promotore- in quanto la buona volontà di ciascuno non deve rimanere un’esperienza isolata, ma bisognosa di un continuo confronto e verifica; perciò diviene un fatto comunitario”. * Altri ricordi, forti, restano impressi nel mio animo: la celebrazione, comune, del s. rosario meditato (la ripetizione continua dell’AVE era come un inno che innalzavamo
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alla Vergine Madre, Figlia del suo Figlio), l’adorazione protrattasi dalla tarda serata di sabato alle prime ore di domenica mattina. Ma il momento più commovente -e che ricordo con emozione- è stata la visita guidata da P. Mauro alla comunità delle suore di clausura... comunità situata nel monastero attiguo al Santuario. Clausura: la sola parola è sempre stata, per me, qualcosa di incomprensibile anche perché il ritmo frenetico della vita moderna mal si concilia con l’idea e la realtà di una separazione completa dal mondo fra le mura di un monastero. Introdotti in una sala -una specie di parlatoio- divisa da una grata che separava le monache dai visitatori, mi apparve subito un mondo completamente diverso da come immaginavo: volti sorridenti, occhi che esprimevano solo gioia e felicità di vivere... dolci le voci come di mamme e sorelle. Ad uno, ad uno P. Mauro ci presentò alle monache che ascoltavano attente; e poi... un inno si alzò: la “Salve Regina” Domenicana: bellissima, soave e maestosa... e a poco a poco vedevo solo i volti sorridenti delle suore. Rimasi così, in ascolto, fino a quando la voce della suora alla quale avevo chiesto una preghiera, mi disse dolcemente: “Domenico vada in pace, noi pregheremo per lei”. Domenico
Ho riconosciuto la mano operosa di Maria... Da viva voce ho ascoltato, da vera vita, come la grande Mano di Maria, madre nutrice amica sorella amante, abbia raccolto tanti di noi; offrendo il miracolo della provvidenza, della speranza. Farsi vedere ma nel silenzio e restarvi. Incontrandovi (animatori e testimoni), incontrandoci ho riconosciuto la Mano operosa di Maria, il suo ausilio. Shawot, Pentecoste di Luca, al ritrovarsi di quanti erano stati salvati: tuono, ruah, lingue di fuoco ed ogni ha parlato. Campo poi ad esperienze e tentativi di proporre in modo sempre attuale e fecondo la certezza dell’unione al Figlio Gesù. Sempre ai fiocchi del mantello di Maria. Carlo
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l’eco di un’unica voce...
I
n un momento particolare per la mia anima, ho avuto la gioia di partecipare ad un pellegrinaggio in Terra Santa, promosso dal Movimento Domenicano del Rosario. Nei 10 giorni del pellegrinaggio ebbi modo di conoscere meglio i padri domenicani e di scoprire il Movimento Domenicano del Rosario. Poiché, proprio in quel periodo, nella mia parrocchia (ex chiesa dei Padri Domenicani) un sacerdote stava organizzando di sua iniziativa una “Comunità del Rosario”, al mio ritorno mi è sembrato logico mettere in contatto questo sacerdote con il Padre Mauro, il Padre Promotore; infatti non poteva essere solo una semplice coincidenza aver conosciuto il Movimento proprio in quel preciso momento in cui veniva promossa quell’iniziativa nella mia parrocchia. Sono convinta che noi cristiani dobbiamo vivere insieme la nostra fede e non possiamo essere divisi, frazionati... solo dall’unità ci riconosceranno come veri discepoli di Gesù e, Maria, la nostra dolcissima Mamma non può non volerci vedere che più uniti. Intanto, da questa circostanza, il mio rapporto con Maria si è andato approfondendo sempre più anche attraverso la recita quotidiana del S. Rosario; il culmine è stato nel pellegrinaggio a Fatima nel settembre del 2000. Maria è diventata veramente il mio costante punto di riferimento, la mia “stella polare” e recitare il s. rosario, per entrare sempre più e sempre meglio nell’intelligenza dei principali misteri della nostra Fede, è diventata una necessità per far “respirare” l’anima, per placarla dagli inevitabili tumulti di ogni giorno. La frase di Gesù “gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” è stato un impulso a diffondere fra amici e conoscenti la mia grande “scoperta”... è così che sono diventata una zelatrice del Movimento Domenicano del Rosario. Dentro l’anima si è andato maturando il desiderio di non portare me stessa, ma di essere una vera, autentica portavoce di Maria... parlando con p. Mauro, in uno dei suoi incontri ad Ascoli, è maturata l’esigenza di un incontro fra tutti gli zelatori e i collaboratori del Movimento per attuare un vero confronto con lo scambio d’esperienze dando però inizio ad un’autentica formazione per un agire comune ed armonizzato e quindi più incisivo. E’ così che, il 30 giugno e il 1° luglio 2001, ho avuto la grazia di incontrarmi a Fontanellato, con tanti fratelli e sorelle animati dallo stesso desiderio... è stato un incontro ricco di grazie! Fin da subito ci siamo sentiti avvolti dall’Amore particolare e personale della nostra Mamma Celeste che ci ha chiamati lì, nel Suo santuario, per metterci docilmente alla Sua scuola. E’ stato per tutti come se ci conoscessimo da sempre e così era realmente perché è Lei che ci ha chiamati dai posti più diversi, dalle situazioni più varie, di ogni età e condizione sociale per essere “tutti suoi” ed essere strumenti in ogni posto dove Lei ci ha messi. Questo è stato solo l’inizio, ma tutti desideriamo ardentemente continuare a formarci insieme per essere, dovunque siamo, i “pilastri” del Rosario, l’eco di un’unica voce: quella del Movimento Domenicano del Rosario. Maria Antonietta
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...perciò mi tiro su le maniche!
giornate di spiritualità a Fontanellato
C
arissimo Padre Mauro, mi chiedi un’impressione riguardo l’incontro di fine giugno con i zelatori: devo dirti che fondamentalmente sono stata molto colpita da due cose che hai detto e cioè che se le nostre parole non sono accompagnate dalla preghiera e dalla conversione diventano inutili, e l’altra è quella che dobbiamo sempre porci delle domande. Dal canto mio, io ne ho fatto i cardini della mia vita. Da quando ho conosciuto Fiorenza e, attraverso di lei, ho conosciuto sia la consacrazione del Montfort sia la preghiera del s. rosario, è stato un continuo lavoro interiore e anche materiale per impostare la mia vita secondo il Vangelo che continuava -nonostante i miei buoni propositi- a restare lettera morta... ci voleva la Madonna! Nel corso degli ultimi 5 anni ho assistito a bocca aperta alla silenziosa ed invisibile potenza del Rosario, come abbia lavorato nella mia famiglia, che tutta si è consacrata a Maria SS. , trasformando il nostro spirito, purificando i rapporti tra di noi, tra sorelle e genitori e facendoci trovare la nostra vocazione nella chiesa... scusami se mi sono un po’ persa per strada ma non sono un granché nello scrivere. Ritornando all’incontro con gli zelatori, l’ho trovato molto fecondo, e sai perché? Non perché ne sia venuta fuori chissà quale iniziativa, ma perché c’è stata fatta la grazia della comunione. Una comunione d’intenti e del cuore... una comunione che rinfranca gli animi, dà nuova forza, rinvigorisce la nostra fede e spinge ad andare sempre avanti non cercando tanto i grandi risultati, ma essendo fedeli nel poco. So bene che anche tu conosci quante insidie ci sono nei gruppetti di preghiera che si formano: orgoglio spirituale, protagonismo, misticismo oppure quella rincorsa ai luoghi di “apparizioni”, la ricerca del “sensazionale”, di segni straordinari, o peggio ancora i vari “catastrofismi” derivanti da pseudo rivelazioni private. Senza poi contare quei sacerdoti che... beh, ti assicuro che pensando a tutto questo, senza abbattermi, ho tirato le somme e ho capito il vero senso del Movimento del Rosario: offrire un servizio a tutte queste pecorelle, o come dice spesso Fiorenza “caprette cocciute”, per lasciarsi radunare in seno alla Chiesa con le sue radici, con la sua Tradizione che ci preserva, ci custodisce e ci guida. Io, come zelatrice, ho appena iniziato perciò mi tiro su le maniche chiedendo la benedizione sotto lo sguardo benevolo di Maria e del nostro santo Padre Domenico. Valentina
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giornate di spiritualità a Fontanellato
sono stata molto colpita...
V
olevo ringraziarla dell’opportunità che mi ha dato di partecipare all’incontro che c’è stato a Fontanellato per i “zelatori” e i “collaboratori” del Movimento del Rosario, perché ho così avuto modo di vedere come la Vergine Maria con il S. Rosario unisce i cuori. Quando c’è stato il momento di condivisione e di scambio delle nostre esperienze sono stata molto colpita da come ognuno ha parlato con libertà e semplicità di se stesso e della sua esperienza con il Rosario e con Maria nella propria vita... ho vissuto intimamente la comunione che è dono della preghiera del Santo Rosario: ci sentivamo fratelli anche se, incontrandoci per la prima volta, eravamo l’un per l’altro perfetti sconosciuti. Tutto ciò mi ha fatto presentire cosa vuol dire sentirsi fratelli in Cristo, avere nei Cieli lo stesso Padre e la stessa Madre. Inoltre, ascoltando anche le altre esperienze, mi sono resa conto di come la Santa Vergine può operare grandi cose nella nostra vita quotidiana soltanto che ci affidiamo a Lei con il Santo Rosario, di come opera nel silenzio umile di Madre... tutto questo mi ha rinfrancato, è come aver fatto un “riposino” per riprendere forza e coraggio per continuare il mio viaggio. Anzi, quest’esperienza di comunione e fraternità è stata come il modello che la Vergine mi ha mostrato per perseguirlo nel gruppo laicale di cui faccio parte nel mio paese... infatti nei nostri incontri non vivo quest’incontro fraterno ma è una grazia che chiedo alla Beata Vergine Maria. Padre Mauro le ho scritto questa lettera cercando di manifestarle, almeno in parte, ciò che ho vissuto durante l’incontro; spero di essere stata chiara nell’esprimermi, ma sa... a dire il vero, se ben mi ricordo, questa è la prima lettera che scrivo (tranne quella di licenziamento). Saluti e un abbraccio fraterno Bruna
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dare un volto a ciascuno di quei nomi...
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uando ho letto su “ROSARIUM” l’invito di P. Mauro, rivolto a tutti i collaboratori, per un giorno di ritiro a Fontanellato, alla fine di giugno, ho sentito come un tuffo al cuore. Era una gioia profonda di intimità con la Madre, che mi chiamava a pregare nel Suo Santuario, ad adorare Suo Figlio. Subito però ho dovuto far violenza al mio cuore: “non è possibile!”. Motivi contingenti, di carattere familiare, di una certa gravità, mi impedivano di partecipare. Ma la Parola è Verità e non si smentisce mai: basta credere, fidarsi ed affidarsi. Quando tutto sembra impossibile umanamente, ecco che interviene la potenza divina che tutto può. Non solo ho partecipato al ritiro, ma me lo sono veramente gustato, nonostante il tormento dell’allergia alle graminacee, compositae... Penso che sia stato molto bello conoscersi, dare un volto a ciascuno di quei nomi letti prima sulla rivista, magari distrattamente. Scoprire che si fa parte di un gruppo che prega, propone, lotta, soffre per portare avanti un “fardello” simile al tuo... la luce di questo incontro mi ha personalmente aiutato a trasformare l’inevitabile fatica in un “dolce peso” da condividere ed offrire. Grazie, P. Mauro... Grazie, Nostra cara Regina, prega per tutti noi. Paola
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hanno paura di chi prega
d
urante la guerriglia scatenata in Congo nel 1964, il giorno 16 settembre, alle 5 del mattino, tre soldati Simba armati si presentano a un convento per arrestare le suore. La superiora, che ebbe un colloquio drammatico coi tre, narra: “Dissi al capo: In nome di Dio ti proibisco di toccare le suore. Se lo farai cadrà su di te la maledizione di Dio! Lui cominciò a imprecare e io gli ripetei le stesse parole insistendo sulla nostra consacrazione a Dio. Allora, improvvisamente, replicò: Non condannarmi, sono cristiano anch’io, recito ogni giorno tre Ave Maria, ma devo ubbidire, altrimenti per me ci sarebbe non la fucilazione, ma la decapitazione. Dopo una lunga discussione consentì a far partire due di noi con uno dei padri e due soldati, mentre lui insieme all’altro padre sarebbe andato a cercare quelli dell’altra parrocchia... Ci obbligarono a posare a terra i nostri rosari, ma non osarono toccarli. Parevano avere una terribile paura delle nostre preghiere: non volevano neppure che giungessimo le mani. Uno di loro diceva tremante al capo: Guardala, muove le labbra, sta pregando. Falla smettere! Altrimenti cosa ci succederà? Quella piccola passione durò dalle 5 alle 8, prima sulla soglia della missione poi in città davanti al quartiere generale dei terroristi. Nel momento preciso in cui ci avevano ordinato di schierarci davanti al muro per essere fucilati, arrivò una macchina che fendeva la calca dei Simba. Il capo che ne discese ordinò di riaccompagnare le suore in convento e di non fare loro alcun male”. (Da Rocca, n. I, 1965)
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MARTIRI tab. A Martiri missionari 1990-2000
tab. B Martiri missionari
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i missionari uccisi durante l’anno 2000 (v. Tab. a), che portano ad un totale di 603 vittime nell’ultimo decennio. Sacerdoti, seminaristi, religiosi, laici consacrati. Molti di loro sono stati uccisi prima o dopo la Messa e con la loro morte attestano, proprio come i primi cristiani, che dopo due millenni vi è ancora chi dona la propria vita per diffondere il Vangelo ed il messaggio cristiano. Ovviamente il numero è sempre arrotondato per difetto, poiché si riferisce ai casi accertati e di cui si è avuta notizia. La tabella B evidenzia come il numero dei martiri missionari sia sensibilmente aumentato rispetto al decennio precedente, anche se dobbiamo specificare che parte di questo incremento è dovuto al genocidio del 1994 avvenuto nel Ruanda ed al conteggio che nell’ultimo decennio include anche tutto il personale ecclesiastico e non solo i missionari “ad gentes” in senso letterale (v. Tab. c).
165.000
tab. C Martiri missionari 1990-2000
i martiri cristiani del 2000 (cattolici, ortodossi, protestanti, evangelici). Questa dovrebbe essere la cifra spaventosa delle vittime innocenti, secondo una stima di fonte protestante. Vi sono compresi migliaia di morti nelle Molucche ed innumerevoli cristiani anonimi dei quali non si sa più nulla, imprigionati nei paesi dal clima politico più rovente ed ostile, come il Sudan, il Ruanda, ed anche la Cina comunista. L’anno 2000 corona così un secolo di persecuzioni efferate nei confronti del cristianesimo. (Fonte Fides). Tratto dal n° 12 de “Il Timone” pag. 8 di Marzo/Aprile 2001
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La “peregrinatio Mariae” è stata promossa: ◗ dal P. Promotore del Rosario a Gorizia: nelle famiglie della parrocchia "La Madonnina" dal 4 febbraio 2001 al 29 settembre, nelle famiglie della parrocchia di Piedimonte dal 30 settembre a .................
◗ dalla zelatrice sig.a Velia D'Elisiis Racchi di Ronchi dei Legionari (Go):
✔ a Ronchi dei Legionari (Go) nelle famiglie della parrocchia "Maria Madre della Chiesa" dal 28 aprile 2001 al 29 set-
tembre 2001.
✔ ad Acqui Terme (Al) dalla famiglia Capurro dal 20 al 25 giugno, Carozi dal 27 al 30 giugno, Ammirabile dal 30 giu-
gno al 4 luglio, Colombo dal 4 al 9 luglio, Barberis dal 9 al 12 luglio, Frulio dal 12 al 16 luglio, Garbarino dal 16 al 19 luglio, Cavanna dal 19 al 22 luglio.
◗ dalla zelatrice sig.a Paola Valvo di Busto Arsizio (Va):
✔ a Busto Arsizio (Va) da Adriana Antonacci dal 27 giugno al 9 luglio, dalla famiglia Epifani Milani dal 9 luglio al 11
agosto, da Paola Papale dal 11 agosto al 7 settembre.
✔ a Vittuone (Mi) da Vincenzo Andrioli dal 18 al 27 giugno.
◗ dalla zelatrice sig.a Maria Grazia Varaldo di Faenza (Va): ✔ a Faenza (Ra) da Luisa Frattini dal 25 giugno al 10 luglio, da Tina Li Pira dal 10 al 17 luglio, da Giampaolo Baschetti dal
17 luglio al 1 agosto, nella Comunità alloggio "La Goccia" dal 1° al 10 agosto, da Elena Oriani Monti dal 10 al 20 agosto, da Bertilla Brunato dal 20 al 27 agosto, da Lucio e Luciana Matarese dal 27 agosto al 2 settembre, da Ugo Casadio il 3 settembre, da Angela De Santis Banzola dal 3 al 10 settembre.
◗ dalla zelatrice sig.a Fiorenza Marini di Caselle di Selvazzano (Pd): ✔ a Rubano da Elisabetta Terranova dal 18 al 24 giugno. ✔ a Padova da Dino Beltrame dal 25 giugno al 2 luglio. ✔ a Selvazzano (Pd) da Marco Strazzabosco dall'11 al 18 giugno.
◗ dalla zelatrice sig.a Giulia Sparapani di Ancona:
✔ ad Ancona da Venanza Ranci dal 24 giugno al 3 luglio, da Agnese Fiorani dal 4 all'11 luglio, da Maria Grazia De
Angelis Tanassi dal 12 al 19 luglio, da Ambra Pagani dal 20 al 26 luglio, da Claudia Procaci dal 26 luglio al 3 agosto, da Alba Rosa Conte dall’11 al 22 agosto, da Isa Filomena dal 23 al 28 agosto, da Lina Renzi dal 29 agosto al 3 settembre.
✔ a Camerano da Azzurra Ulissi dal 4 al 10 agosto.
◗ dalla collaboratrice sig.a Alessandra Lorgna Neri di Aulla (Ms):
✔ a La Spezia da Roberto Mantero dal 26 febbraio al 20 marzo, da Vittorio Persi dal 20 al 30 marzo, da
Vincenzo Coppa dal 30 marzo al 20 aprile.
◗ dallo zelatore sig. Cesare Carloni di Osimo (An): da Marcello Ravaglioli dal 12 giugno al 4 luglio, da Claudio Camilletti dal 14 al 26 luglio, da Luciano Foresi dal 28 luglio al 11 agosto, da Giovanni Pavoni dal 16 al 25 agosto.
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pagina della riconoscenza ✫
HANNO INVIATO OFFERTE: per onorare la B.Vergine, sostenere ROSARIUM e il Movimento del Rosario:
Andrioli Vincenzo, Maria Antonietta Ferrara, Paola Valvo Papale, Luigi Polledri e famiglia, Partecipanti alla “peregrinatio Mariae” di Busto Arsizio (Va), Adriana Savietto, Viserbo Bertocchi, Poalo Vezil, Emil Radetic, Parrocchia SS. Andrea e Rita, Don Vincenzo Mercante, Gaetano Covezzi, Sergio Cavelli, Lucia Vezzaro, Don Giuseppe Paradisi, Famiglia Molinari Preti, Marialuisa Donati, Rosalba Franchi, Paolo Graffigna, Mauro Ottaviani, Maddalena Piermarini, Cosima Tampieri, Stefano Ferragina, Lucia Carli, Adelmo Nemo Casini, Anna Maria Faenzi, Adele Fortini, Longo Benito, Pagani Giuseppe, Aida Romano, Agnese Fiorani, Aderenti alla “Peregrinatio Mariae” di Lugo (Ra), Lina Savini, Sorelle Negri, Cesare Fasce, Imelde Conti, Domenico Manferdini, Maurizio Meandri, Famiglia Ermanno Boggio, Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Francesco Trombetta, Parrocchia SS. Andrea e Rita di Trieste, Luisa Scarel, Suor Maria D’Urso, Gilda Bon Zara, Anna Lidia Benedetti, Viola Maga, Franca Tortorelli, Sandonà Maria, Maria Perotti, Efrem Panelli, Angelo Mariani, Loredana Mandrioli, Federica Malavolti, Maria Lucarelli, Enrico Lambertini, Eleonora Laganà, Natalia Fulgeri, Caterina Della Torre, Emanuela Coprenti, Luisella Benvegnù, Antonio Aliata, Gruppo del Rosario di S.Felice sul Panaro (Mo), Monastero Domenicano di Cagli (Pu), Mario Carloni, Luciano Foresi, Cesare Carloni, P. Stefano Rabacchi o.p., Sandra Beghelli, Paolo Cipriani, Anna Maria Francesconi, Gruppo del Rosario di Vignola (Mo), Caterina Mancia, Donatella Morosini, Maria Pignoloni, Maria Rita Santoro, Secondo Tacchetto, Maria Graziella Pasqualini, Fausto Locatelli, Maria Giovanna Ferrozzi, Elsa Fabrio, Marina Cesaroni, Gina Angioletti, Gaetana Rubino, Fedele D’Alberto, Graziella Galli, Ornella Pierini, Suor Ottavia Polato, Paolo e Maddalena Battilana, Partecipanti al Raduno Regionale di Legnano (Mi), Graziella Rizzi, Maria Teresa Lombi, Nazzarena Mori, Maria Mainini, Antinella Melandri, Fabio Suez.
✫ in memoria dei defunti, per preghiere, chiedere grazie o celebrazione di ss. Messe:
Gilda Bon Zara, Luisa Scarel, Emil Radetic, Francesco Trombetta, Suor Maria D’Urso, Regina Puzyrewska Wasiak, Nina Valvo, Mariella Albertini, Monastero Domenicano di Cagli (Pu), Pasqualina Esposito, Margherita Ferrari Antonucci, Maria Graziella Pasqualini, Silvia Arduini.
✫ per acquisto di sussidi:
Cesare Carloni, Maria Antonietta Ferrara, P. Angelico Menetti, Gilda Bon Zara, Monastero Domenicano di Cagli (Pu), Assunta Lorenzetti, Nina Valvo, Efrem Panelli, Paola Valvo, Lavinia e Salvatore Soddu.
✫ per le adozioni a distanza:
Ambretta e Giampaola Negri, Irene Di Giovanni, Daniele Savelli, Ada Giacomello.
HANNO COLLABORATO CON LA LORO OPERA Anna Bombig, Emil Radetic, i Coniugi Viserbo e Jonne Bertocchi, Elvio Barzotti, Mariella Albertini, Ilaria Giannarelli, Annalisa Dal Co’, Lucia Coppelli, Dorotea Lancellotti, Coloro che hanno provveduto alla distribuzione del materiale divulgativo per il raduno di Legnano (Mi), Brescia, Osimo (An) e Cormons (Go), il gruppo di signore di Villa Ceccolini che hanno aiutato la signora Mariella, I vari zelatori e collaboratori che con grande generosità stanno continuando a promuovere la “Peregrinatio Mariae”, Silvio Valesi, Giulio Carducci, il gruppo di amiche che a Fontanellato hanno aiutato P. Mauro, Vittoria Radi, Andrea e Paola Preti, Stefano Ferragina, Brigitte Villotti, Carlo Moracca, Fernando Fratini, Paolo Vezil, Fiorenza Marini, Elsa Fabrio, Paola Balzia, Marco Moreschi, Serena Ravaglioli,
Ringrazio tutti di cuore per quanto fate - ognuno nel suo piccolo - per sostenere il MOVIMENTO nella promozione del s. rosario e della devozione alla B. Vergine: assicuro il quotidiano ricordo nella preghiera ma soprattutto alla celebrazione della s. messa
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nuovi iscritti al movimento domenicano del rosario A) SONO STATI ISCRITTI ALL’ASSOCIAZIONE DEL ROSARIO
VIVENTE:
1) da Don Attilio Galli di Ascoli Piceno: Valentini Maria, Valiante Luciana, Vannicola Emidia, Veneranda Diana Maria, Ventura Filomena, Vespa Pierina, Vitaletti Maria Carmen, Francesca - Giuseppina - Maria Luisa - Maria Pia e Rosa Volponi, Zulberti Licia e Angelini Annamaria di Ascoli, Barbiero Stelvio di S. Silvestro Colle (Pe). 2) da Don Stanislao Maciale d’Argenta (Fe): Elsa Passerini , Lidia Montanari. Natalina Fantini, Egle Zucchini, Rina Andreotti, Carla Bottoni, Elsa Martini, Maria Luisa Marchi, Giuseppe Zucchini, Leda Sisti, Gondina Pambianchi, Giovanna Garotti, Tina Biavati, Marisa Stignani, Anna Songia d’Argenta. 3) da Don Ugo Berti di Consandolo (Fe): Roberta Mattioli, Andrea Mattioli, Mirella Strozzi. Graziella Campi, Alda Targa, Rina Mantovani, Ermes Ventura, Maria Galletti, Gianna Galletti, Carla Meloni, Cesarina Simoncini, Sandra Casaroli, Maura Santarelli, Carla Cartelli, Suor Teresa Niccolai di Consandolo. 4) da Don Maurizio Venturini di Filo d’Argenta (Fe): Maria Luisa Andreotti - Corrado Bergamini - Giorgio Brunazzo -Tiziano Ferrari -Bruna Orsini - Silvana Tebaldi - Renato Vigliotti e Anna Zotti di Filo d’Argenta (Fe), Raffaella Dragoni - Maria Marangoni - Luisa Morelli Mazzotti - Anna Pattuelli e Aviera Zoli di Villanova di Bagnacavallo (Ra), Lorena Martello di Padova e Barbara Zanella di Alfonsine (Ra). 5) dalla segreteria: Ida Del Villano e Rosy Vergara di Busto Arsizio (Va), Alda Guida di S.Pancrazio Salentino (Br), Paolo Bubich di Trieste, Rosa Gurdi di Ascoli Piceno, Ancilla Grazia Motto di Milano, Rita Palerino di Pescara, Carmelina D’Intino di Montesilvano (Pe), Alfredo Tommasetti e Annamaria di Ripaberarda (Ap), Teresa Oddi Settimi di Ascoli Piceno, Oreste e Tiziana Marinoni di Legnano (Mi), Pina Mazzamuto di Gorla Minore (Va), Elia Ottoni di Bollate (Mi). 6) da Don Attilio Galli di Ascoli Piceno: Blasi Pavoni Barbara di Macerata, Candelora Mafalda - Cardinali Gaetano - Celani Sandra - Cenciarini Adeleo e Borgioni Luciana di Ascoli Piceno, Barbiero Silvana - Luisa e Luigi Bernardo - Bianchini Fatima - Cagno Maria - Candeloro Fiorella - Coccione Aldo - Di Carlo Giulia e Di Credico Silvana di S. Silvestro Colle (Pe). B) SONO STATI ISCRITTI ALLA FRATERNITA O
GRUPPO DEL ROSARIO:
1) dal Monastero di Fomtanellato (Pr): Goffredi Augusta e Guerra Giovanni di Cremona, Granuzzo Egidio e Granuzzo Carmela di Verona, Grignaffini Atta - Guasti Stellina - Guerrino Carmela e Lampredi Angiolina di Parma, Ibba Nicolina Ardauli di Oristano, Lanfredi Maria di Brescia, Lia Turtas in Coccu di Roma, Lanfredini Rinalda -Lasagna Lina e Leali Lucia di Mantova, Leonardi Maria di Reggio Emilia. 2) dalla segreteria: Lorenzo Caserio di Carpi (Mo), Massimo Pargoletti di Busto Arsizio (Va), Giovanna Rampanini di Marnate (Va), Anna Bassi di Roma, Mario Astolfi di Trieste, Velia Onesti di Cividale del Friuli (Ud), Anna Maria e Francesca Macaluso di Palermo, Cona Rocchi di Legnano (Mi), Luigi Lucchi di Berceto (Pr), Stefano Ricci di Stradella (Pv), Donatella Morosini di Recanati (Mc), Giovanni Nosari di Bergamo, Giuliana Montoncello di Ferrara, Vanna Turri Ziani di Modena, Italo Valente di Pellezzano (Sa). 3) dal Monastero di Fomtanellato (Pr): Loddo Isabella - Mannu Grazia e Marras Sr. Giuseppina di Nuoro, Market Antonio di Treviso, Marazzi Maria di Modena, Manotti Elena e Lupi Vittoria di Reggio Emilia, Mantovani Sr. Pierina di Milano, Malmassari Enrica e Aurora - Longinotti Luisa - Malmassari Enrica e Aurora - Maggiali Lucianadi di Parma, Maiocchi Serafina - Malacarne Cesarina e Madidini Emiliana di Mantova. 4) dalla sig.a Giulia Sparapani di Ancona: Doriana Zavelloni di Svignano sul Rubiconde (Fo), Milvia Miecchi di Osimo Stazione (An), Maria Recanatini - Marisa Panzi e Azzurra Ulissi di Camerano (An), Maria Ester Magliani - Maria e Riccardo Ferraro - Venanza Ranci - Alba Rosa Conte - Maria Bachiocchi - Giorgia Paolinelli - Matteo e Natalina Lorenzetti di Ancona. C) SONO STATI ISCRITTI ALL’ORA DI
GUARDIA:
Pina Zanellato il 1° venerdì del mese dalle 17 alle 18; Italo Valente il 27 di ogni mese dalle 23 alle 24; Giovanni Gianolini il 1° sabato del mese dalle 5 alle 6; Luisa Ghielmetti la 1° domenica dalle 13 alle 14; Sergio Sanzeni il 2° giovedì di ogni mese dalle 20 alle 21; Mario Antonio Rossi il 2° martedì di ogni mese dalle 14,30 alle 15,30; Maria Spezia - Marina Colombo Lucia Landonio - Angela Qurzi - Carla Colombo - Reginalda Colombo - Maddalena Teresa Colombo, Danila Gibin e Rosina Conte il 13 di ogni mese dalle 15 alle 16; Palmiro Giovanati e Paola Fanfoni il 25 di ogni mese dall’1 alle 2. D) SONO STATI NOMINATI ZELATORI O ZELATRICI:
Barbara Mazzochin di Cittadella di Padova (Pd), Franco Rebecchi di Rivara (Mo). E) RICHIEDENDO IL “PACCO DI MATERIALE” SI SONO IMPEGNATI NELLA PROMOZIONE DEL S. ROSARIO:
Paolo Graffigna di Genova, Elda Filiberti di Milano, Rita Ghianda di Milano, Antonio Tadioli di Cremona, Teresa Cavallo di Mesagne (Br), Luciana Zallocco di Jesi (An), Renato Gabrieli di Calimera (Le), Angelo Mariani di Palliano (Ap), Barbara Rappo di Lumignano (Vi), Suor Eleonora di Milano, Giorgio Zambanini di Prolungo (Bi), Giancarlo Tiano di Salerno, Glauca Menduini di Segni (Rm), Teresa Passaglia di Pavullo (Mo), Maria Rita Santoro di Milano, Francesco Maulà di Garbagnate Milanese (Mi), Raffaella Dragoni di Villanova di Bagnacavallo (Ra), Ciro Bux di Roma, Luisa Garoni di Cagno (Co).
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Movimento Domenicano del Rosario “Provincia S. Domenico in Italia” tel. 3355938327
14 aprile a Bologna raduno del santo rosario Per domenica 14 aprile 2002 è stata fissata la data in cui convocare il raduno del santo rosario per il nord-est d’Italia, che si celebrerà a Bologna nella Basilica di S. Domenico, avvalendosi anche di strutture vicine per ovviare quei piccoli inconvenienti occorsi lo scorso anno. Invito tutti i collaboratori a fissare già la data, cominciando fin d’ora a “preparare il terreno” affinché il programma che Vi comunicherò con il nuovo numero di Rosarium, possa già rispondere all’attesa degli interessati. In caso di mancato recapito inviare all’ufficio di Bologna CMP detentore del conto per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tassa.