TI BASTA CIO’ CHE SAI O VUOI SAPERNE DI PIU? a cura di P. Roberto Maria Coggi O.P.
La “Catechesi sulla Vergine” del Card. Charles Journet
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Parte seconda (continua) Dopo aver trattato del concetto di degna Madre di Dio, il card. Journet passa a trattare della santità della Beata Vergine. Infatti si comprende facilmente che se la Beata Vergine Maria non fosse stata santa non sarebbe potuta essere la degna Madre di Dio. A questo punto bisogna però precisare cos’è la santità. Essa ha infatti due aspetti, che potremmo chiamare statico e dinamico: * L’aspetto statico riguarda lo stato di santità di un’anima, e dipende dalla grazia santificante. Questa grazia santificante, come dice chiaramente il nome stesso, è una grazia che rende santi (santificante da sanctum facere, rendere santo). Un bambino che riceve il battesimo riceve la grazia santificante, quindi può e deve essere detto santo anche se non esercita ancora alcuna attività santa. Così anche un adulto, anche cristiano mediocre, purché sia in grazia di Dio, può e deve essere detto santo. * C’è però anche un secondo senso della parola “santità”, quello dinamico. E in questo senso si dice santo colui che vive santamente, che compie opere sante. Più precisamente quando pratica le virtù cristiane in grado eroico, ossia eccellente e perfetto. In questo senso la Chiesa, attraverso le canonizzazioni, dichiara che alcuni dei suoi figli devono essere considerati santi. Torniamo a Maria Santissima. Ella era santa in ambedue i sensi. Nel primo senso in quanto era “piena di grazia”, nel secondo senso in quanto la testimonianza dei Vangeli, la Tradizione e l’insegnamento della Chiesa presentano la Beata Vergine come un perfetto modello di santità. Sull’espressione “piena di grazia” è però opportuno fare un’osservazione. Tale espressione infatti non rispecchia esattamente il senso delle parole dell’Angelo. Questi infatti saluta la Beata Vergine con le parole: “Cháire, kecharit_mén_”, che si dovrebbero tradurre più esattamente: “Rallegrati, o ricolma del favore divino”. L’Angelo quindi vuole indicare che la Beata Vergine ha ricevuto da Dio una grazia, un dono singolarissimo, quello di essere la Madre del Messia, anzi, la Madre del Figlio stesso di Dio. Però il traduttore latino ha ragionato così: se Maria è ricolma del favore divino, sarà certamente anche Lei stessa piena di grazia, cioè di grazia santificante. La traduzione quindi di kecharit_mén_ con “gratia plena” (piena di grazia) è legittima, anche se è più un’interpretazione che una traduzione fedele.
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