Fermarsi sul più bello
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ei “Novissima Verba” sono raccolte, dalla sorella Madre Agnese, alcune delle ultime parole di S. Teresa di Gesù Bambino. Eccone una del 23 agosto 1897 (pronunciata dunque, ad un mese circa dalla morte): “Mi parlò ancora della Vergine Santa dicendomi che tutto quello che aveva inteso predicare riguardo a lei non l’aveva commossa”. “Che i sacerdoti ci mostrino delle virtù praticabili! E’ bene parlare delle sue prerogative, ma bisogna soprattutto poterla imitare. Lei preferisce l’imitazione. Per quanto sia bella una predica sulla Santa Vergine, se tutto il tempo si è costretti a fare: Ah!... Ah!..., se ne ha abbastanza! Come mi piace di cantarle: Il sentiero stretto del Cielo, tu hai reso facile praticando sempre le virtù più umili”. Leggendo quello che dice S. Teresa di certe prediche altisonanti ho pensato a certi trattati di mariologia o comunque libri dedicati alla B. Vergine di qualche anno fa. Questi libri parlavano giustamente delle prerogative, dei “privilegi” di Maria ss.ma, ma non approfondivano il legame che ci può unire a Lei, quel legame filiale - con tutta la ricchezza e le sfumature del caso - che ci viene ‘annunciato’ nel Vangelo di S. Giovanni (e a ben vedere in tutto il Vangelo): “Donna, ecco il tuo figlio!... Ecco la tua madre!”. Credo che per quanto riguarda la predicazione si sia fatto uno sforzo per correggere certi eccessi e certe mancanze di discrezione. Non vorrei però, e questa preoccupazione non è priva di fondamento, che in questa reazione si arrivasse fino al punto di non parlare più delle prerogative della Santa Vergine e di ridurla al nostro livello... di poveri peccatori che ricorrono a lei! Un’eco di questa tendenza l’ho colta nelle parole di una giovane studentessa di teologia che mi diceva che, essendo la Madonna “come noi”, non poteva che essere del tutto all’oscuro sulla missione di Salvatore - attraverso la morte e risurrezione - di suo Figlio. Come trovare allora quell’equilibrio superiore, sapienziale che ci consente di salvare i privilegi della Santa Vergine senza che questa considerazione freni la nostra confidenza verso di Lei, ma anzi la confermi e la alimenti? Prima però di cercare la risposta vorrei fare un’osservazione più pratica. Quello che dice S. Teresina delle prediche che finivano con l’innalzare la Madonna a tal punto da renderla inaccessibile non si può estendere anche a un certo modo di concepire e di vivere la devozione mariana? Interroghiamoci sul culto che Le tributiamo, sulle preghiere che Le rivolgiamo, sui pellegrinaggi che facciamo per andare a trovarla? Spesso Le chiediamo degli aiuti e dei favori. Non credo che di fronte a questo si possa storcere il naso. Nel vangelo Gesù non si sottrae alle richieste di guarigione. Non si tratta (più di una persona mi ha espresso questo dubbio) di richieste egoistiche e troppo materiali, prima di tutto perché non si può certo definire egoistico il desiderio che un paralitico ha di camminare e poi perché noi siamo materiali, siamo povere creature segnate dal peccato; come dice S.
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Agostino siamo mendicanti. Ma il motivo ultimo per cui Gesù non respinge queste richieste è che si manifesta in esse - per quanto forse rozzamente - la fede nella Sua Potenza, non la fede teorica nella Potenza di Dio, quella l’avevano anche i Farisei, ma la fede nella Potenza di Dio qui ed ora. Qui ed ora la Potenza di Dio può farmi camminare, vedere, parlare... Anche le richieste alla Madonna di aiuti e favori manifestano una certa fiducia nei suoi confronti ... ma basta questo? Non rischiamo di avere verso la B. Vergine lo stesso atteggiamento che aveva “la folla” nei confronti di Gesù? Era gente semplice, priva di tutte quelle complicazioni e di quei preconcetti che impedivano a tanti “sapienti ed intelligenti” di capire Gesù. Il loro peccato però era quello di non andare avanti, di fermarsi dopo lo slancio iniziale di fede e di entusiasmo. E così anche noi rischiamo sì di credere nella potenza di intercessione che è stata affidata alla Madonna, di celebrarla magari con parole altisonanti... e di fermarci qui proprio quando doveva iniziare il cammino o meglio quando doveva avvenire la scoperta del “segreto” di Maria ss.ma, quel segreto riscoperto per i nostri tempi da S. Teresa di Gesù Bambino. Non si può certo esporre in poche righe la dottrina di S. Teresa. Mi limiterò a una sola citazione, dal Manoscritto “A” al n° 120: “Lo so, ‘colui al quale si rimette meno, ama meno’ (Lc 7,47) ma so anche che Gesù mi ha rimesso più che a santa Maddalena perché mi ha rimesso in anticipo, impedendomi di cadere. Ah, come vorrei poter chiarire ciò che sento! Ecco un esempio che spiegherà il mio pensiero. Suppongo che il figlio d’un medico abile incontri sul suo cammino una pietra che lo faccia cadere; cadendo, egli si rompe un arto, e subito il padre corre a lui, lo rialza con amore, cura le ferite impegnando tutte le risorse della sua arte, e ben presto il figlio completamente guarito gli dimostra la propria riconoscenza. Certamente questo figlio ha ben ragione d’amare suo padre! Ma farò ancora un’altra ipotesi. Il padre, avendo saputo che sulla strada di suo figlio si trova una pietra, si affretta, va innanzi a lui, la rimuove senza che nessuno lo veda. Certamente questo figlio oggetto della sua tenerezza previdente, non sapendo la sventura dalla quale è liberato per mezzo di suo padre, non testimonierà a lui la propria riconoscenza e l’amerà meno che se fosse stato guarito da lui. Ma se viene a conoscere il pericolo al quale è stato sottratto, non amerà di più suo padre? Ebbene, io sono quel figlio, oggetto dell’amore previdente di un Padre il quale non ha mandato il Verbo a riscattare i giusti, bensì i peccatori (Mt 9,13). Vuole che io lo ami perché mi ha rimesso non già molto, bensì tutto. Non ha atteso che io lo amassi molto, come santa Maddalena, ma ha voluto che io sappia com’egli mi ha amata d’un amore d’ineffabile previdenza, affinché ora io ami lui alla follia! Ho inteso dire che non si è mai incontrata un’anima pura la quale ami più di un’anima penitente; ah! come vorrei smentire questa parola!”. Non vi sembra che sia la Vergine stessa a parlare e quasi a confidarsi attraverso questa ed altre parole di S. Teresa? A offrirci una luce ed un invito a cui non possono sottrarsi la teologia, la predicazione... e i peccatori che si rifugiano in Lei. P. Paolo Maria Gerosa o. p.
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