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Cuore protetto dalla tazzina di caffè… anzi da tre!
Il consumo regolare di questa bevanda è un piacere, che fa bene alla salute cardiovascolare e non solo
Da Caballero e Carmencita del Carosello, al tormentone dello spot degli anni ‘80 in cui
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Nino Manfredi pubblicizzava una nota marca di caffè, esaltando il piacere che ne accompagna il consumo, la “bevanda nera” ottenuta per estrazione dei principi attivi dei semi verdi della pianta è nel cuore e nel palato degli italiani, non solo napoletani.
Ma il caffè, oltre ad essere un piacere, è da tempo al centro del dibattito scientifico, di ricerche e articoli pubblicati sulle più accreditate riviste, che di volta in volta ne esaltano i benefici o mettono in guardia dai rischi connessi al suo consumo. Se alcuni di essi sono riconosciuti da tempo – fornisce energia, aumenta il metabolismo basale, migliora le prestazioni fisiche, protegge il fegato, migliora l’umore – il dibattito degli ultimi anni è concentrato in particolare sul suo ruolo nella prevenzione cardiovascolare e nelle malattie diagnosticate in questo ambito. Oggi l’orientamento più diffuso tra gli esperti sembra essere quello di attribuire pro e contro del caffè alla quantità consumata giornalmente. È dello scorso agosto la presentazione al congresso annuale della European Society of Cardiology (ESC) di una ricerca che dimostra l’associazione tra un consumo massimo di tre tazze di caffè al giorno e la minore incidenza di ictus e malattie cardiache fatali. Dall’analisi della correlazione tra l’assunzione giornaliera di caffè e la struttura e la funzione del cuore su un follow-up mediano di 11 anni, effettuata sui 30.650 partecipanti allo studio (senza malattie cardiache diagnosticate) e sottoposti a risonanza magnetica cardiaca (MRI), la Dottoressa Judit Simon dell’Heart and Vascular Center dell’Università di Semmelweis di Budapest, autrice della ricerca, ha dimostrato come – rispetto ai partecipanti che non bevevano caffè regolarmente – i consumatori abituali avevano cuori più sani e funzionanti. Se questo è il più grande studio condotto per valutare sistematicamente gli effetti cardiovascolari del consumo regolare di caffè in una popolazione senza malattie cardiache diagnosticate, non mancano in letteratura i contributi scientifici tesi a evidenziare i benefici del caffè in chiave preventiva, ma anche per quanti soffrono di malattie cardiovascolari conclamate. È del 2017 lo studio su persone cardiopatiche*, incorse già in un infarto, che ha dimostrato come il consumo di caffè, in una quantità che va dalle 2 alle 4 tazze al giorno, non presenti alcuna controindicazione. “I benefici per la salute non sarebbero però correlati alla quantità di caffeina presente nella bevanda e quindi a questa sostanza, ma alle tante componenti del chicco e, in modo particolare, i polifenoli e le sostanze antiossidanti – ha osservato il Dott. Lelio Morricone, Responsabile del servizio di Nutrizione clinica e prevenzione cardiometabolica e del Servizio di Diabetologia e Malattie metaboliche all’Istituto Clinico Sant’Ambrogio e a Palazzo della Salute-Wellness Clinic. Ma quante tazzine rappresentano la giusta misura giornaliera?
“Indicativamente, dagli studi più importanti emerge che la dose di caffè indicata è di 2/4 tazze al giorno per chi ha già avuto un infarto e, per tutti gli altri, 4/5 tazzine rappresentano una soglia del tutto tranquillizzante – dice il Dott. Morricone.
Silvana Sassi
* Coffee consumption after myocardial infarction and risk of cardiovascular mortality: a prospective analysis in the Alpha Omega Cohort, Laura H van Dongen,1 Famke JM Mo¨lenberg,1 Sabita S Soedamah-Muthu,1 Daan Kromhout,1,2 and Johanna M Geleijnse1 Am J Clin Nutr 2017;106:1113–20. Printed in USA. _ 2017 American Society for Nutrition