5 minute read

La Grande Dimissione l’impatto della pandemia sul mondo del lavoro e in farmacia

Nicola Posa

Amministratore Delegato Shackleton Group, società di ricerche marketing, formazione, consulenza e comunicazione nel mondo della Farmacia. Da 20 anni nel mondo retail, collabora con prestigiose aziende nazionali e multinazionali. Segue sul territorio nazionale progetti di category management e formazione gestionale

Advertisement

info@shackleton.it www.shkgroup.eu/it Facebook: nicola.posa.1 Twitter: @PosaNicola

Ri-progettare è la parola d’ordine per la farmacia, passando dalla squadra e dal punto vendita

La pandemia ha cambiato moltissime abitudini. Uno dei settori più segnati è il mondo del lavoro. Negli ultimi mesi è esploso il desiderio di molti di cambiare vita, di guardare al lavoro in maniera diversa rispetto al passato.

Negli Stati Uniti, dopo 4 mesi consecutivi di record di dimissioni, il professor Antony Klotz della Texas

A&M University ha inventato l’espressione

“Great Resignation”, la Grande Dimissione.

Questi termini hanno una forte assonanza alla Grande Depressione “Great Depression” del crollo di Wall Street del 1929.

Un evento passato alla storia, probabilmente come questo.

A maggior evidenza di questa definizione, secondo una ricerca di Microsoft, su 30mila lavoratori, il 40% starebbe pensando di dimettersi. E i numeri crescono tra i 18 e i 25 anni, dove la percentuale cresce fino al 54%. I giovani non ci stanno, piuttosto che lavorare infelici, meglio nulla. Questo scenario viene d’oltre oceano e la stima dell’impatto numerico in Italia è decisamente inferiore. Ciò nonostante, le sue avvisaglie si vedono anche dalle nostre parti. La parola burn out è comunque all’ordine del giorno. In farmacia questi mesi hanno lasciato segni. Nell’istituzione e nelle persone che ci lavorano. Spesso nei miei articoli parlo degli errori gestionali, espositivi. Facile a dirsi alle farmacie mentre si è seduti in ufficio a fare riunioni in video conferenza. In realtà sono consapevole delle difficoltà delle farmacie, ma mi accorgo sempre più che c’è tensione. Il clima interno è decisamente cambiato. Al pari di molte attività operative, anche la squadra è stata trascurata. Voglio essere chiaro fino ad ora il problema era all’esterno della farmacia, ma sono preoccupato che le scorie di tante battaglie possano mettere a repentaglio la serenità di molte realtà. Un po’ di storia. Allo scoppio della pandemia le persone in farmacia hanno fatto squadra, avevano un ruolo che le rendeva importanti. Non c’era bisogno di compilare autocertificazioni di Contiana memoria. Bastava il camice. Un po’ di gelosia rispetto al grande riconoscimento per i medici ospedalieri e infermieri, ma poi la considerazione nell’opinione pubblica è cresciuta. E si è entrati nel gruppo degli eroi. Nelle difficoltà verso la lotta al virus, l’opportunità di crescita professionale data dai tamponi e vaccini, ha dato soddisfazione ai collaboratori in farmacia, si stava crescendo avendo un ruolo sociosanitario sempre più importante. Una nota di forte insoddisfazione è stato il rinnovo del contratto, che ha creato malcontento. Un ritorno alla categoria “commercio” che ha demotivato. Nel frattempo i mesi passano, tra un’ondata e l’altra. E il tempo, quando si è sotto stress, logora. L’ondata di dicembre ha creato vero stress, l’organizzazione farmacia è andata in grande affanno. Basta pensare alla quantità di telefonate

ricevute dalle farmacie nel periodo. Ma c’era una sostanziale differenza: nella sofferenza il virus era meno pericoloso, e quindi le tensioni sono cresciute a livello umano. Spesso nella relazione tra clienti e farmacia. Ma questa volta si sono portati i problemi anche in casa. La sofferenza esterna ha portato scompensi interni. E la ricerca di colpevoli: il titolare orientato al solo business, il collega che si nasconde, il farmacista che non consiglia più nulla e altre descrizioni per lo più negative. Questa situazione è molto pericolosa, bisogna rompere al più presto questi schemi di pensiero. Anche perché il ruolo delle farmacie tra novembre e gennaio è stato encomiabile senza se e senza ma, ma quando si inizia a rallentare, la negatività si vede molto di più. Il mio suggerimento in questa fase è di ri-progettare la farmacia. In realtà è un obbligo. Darsi un obiettivo è fondamentale per guidare un’impresa. Sir Ernest Shackleton, l’esploratore antartico che ci ha molto ispirato disse:

“Se sei un leader, una persona cui guardano altre persone, devi andare sempre avanti”.

Con una premessa metodologica, dopo questi mesi faticosi, prendetevi qualche settimana per rifiatare e staccare. Ma pronti a riorganizzare la propria realtà. Dopo lo stacco fisiologico, è indispensabile fare un audit interno. È indispensabile confrontarsi con i propri collaboratori per capire a che punto siamo e fare un patto per i prossimi anni. Una farmacia in questi giorni ci ha dato l’incarico di disegnare dove puntare strategicamente, con un occhio di riguardo sui servizi. Abbiamo deciso di ascoltare innanzitutto i loro clienti con un focus group, per poi fare una ricerca di marketing sul bacino di utenza. Se questa è una metodologia per i clienti, perché non deve essere fatta al “cliente interno”? Voglio rispolverare questo concetto, purtroppo passato di moda. Ma che alla fine è uno schema di pensiero vincente. Mi vengono in aiuto le parole di Indira Ghandi:

”Penso che una volta leadership significasse imporsi, oggi è possedere le qualità necessarie per meritare la stima

delle persone”. È quindi indispensabile un nuovo patto con i propri collaboratori per affrontare gli anni a venire. In che direzione? Consiglio a tutti il metodo che abbiamo scelto per il 2022. Per riprogettare è fondamentale parlare di persona e di punto vendita. La persona secondo noi farà la differenza nei prossimi mesi, esattamente come lo ha fatto in questi due anni. Le parole che secondo noi guidano sono: motivazione, incentivazione, competenze, protocolli. Creare team dove i singoli componenti siano motivati a far esplodere il loro consiglio, sviluppando consulenza metodologica al cliente. La consulenza è la leva distintiva da far crescere dopo mesi di “limitazioni”. Per quanto riguarda il punto vendita le parole guida sono: assortimento, esposizione, comunicazione e digital. Per fare la differenza reale bisogna togliere. Via le referenze inutili. Ed esporre con criteri scientifici, con una professionalità più alta. Sono anni che ne parlo costantemente in questi articoli. Su questi criteri bisogna alzare lo standard definitivamente. E il nuovo mestiere della farmacia è comunicare, soprattutto all’esterno. Per lottare sempre più per il proprio traffico. Il mio augurio è che passi questa fase che ha tolto “voglia” a molti, e ci sia la possibilità di crescere professionalmente in un mestiere che in fondo è la vostra grande passione.

Nicola Posa

Penso che oggi leadership significhi possedere le qualità necessarie per meritare la stima delle persone

This article is from: