La Grande Dimissione: l’impatto della pandemia sul mondo del lavoro e in farmacia Ri-progettare è la parola d’ordine per la farmacia, passando dalla squadra e dal punto vendita
Nicola Posa Amministratore Delegato Shackleton Group, società di ricerche marketing, formazione, consulenza e comunicazione nel mondo della Farmacia. Da 20 anni nel mondo retail, collabora con prestigiose aziende nazionali e multinazionali. Segue sul territorio nazionale progetti di category management e formazione gestionale
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a pandemia ha cambiato moltissime abitudini. Uno dei settori più segnati è il mondo del lavoro. Negli ultimi mesi è esploso il desiderio di molti di cambiare vita, di guardare al lavoro in maniera diversa rispetto al passato. Negli Stati Uniti, dopo 4 mesi consecutivi di record di dimissioni, il professor Antony Klotz della Texas A&M University ha inventato l’espressione “Great Resignation”, la Grande Dimissione. Questi termini hanno una forte assonanza alla Grande Depressione “Great Depression” del crollo di Wall Street del 1929. Un evento passato alla storia, probabilmente come questo.
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A maggior evidenza di questa definizione, secondo una ricerca di Microsoft, su 30mila lavoratori, il 40% starebbe pensando di dimettersi. E i numeri crescono tra i 18 e i 25 anni, dove la percentuale cresce fino al 54%. I giovani non ci stanno, piuttosto che lavorare infelici, meglio nulla. Questo scenario viene d’oltre oceano e la stima dell’impatto numerico in Italia è decisamente inferiore.
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Ciò nonostante, le sue avvisaglie si vedono anche dalle nostre parti. La parola burn out è comunque all’ordine del giorno. In farmacia questi mesi hanno lasciato segni. Nell’istituzione e nelle persone che ci lavorano. Spesso nei miei articoli parlo degli errori gestionali, espositivi. Facile a dirsi alle farmacie mentre si è seduti in ufficio a fare riunioni in video conferenza. In realtà sono consapevole delle difficoltà delle farmacie, ma mi accorgo sempre più che c’è tensione. Il clima interno è decisamente cambiato. Al pari di molte attività operative, anche la squadra è stata trascurata. Voglio essere chiaro fino ad ora il problema era all’esterno della farmacia, ma sono preoccupato che le scorie di tante battaglie possano mettere a repentaglio la serenità di molte realtà. Un po’ di storia. Allo scoppio della pandemia le persone in farmacia hanno fatto squadra, avevano un ruolo che le rendeva importanti. Non c’era bisogno di compilare autocertificazioni di Contiana memoria. Bastava il camice. Un po’ di gelosia rispetto al grande riconoscimento per i medici ospedalieri e infermieri, ma poi la considerazione nell’opinione pubblica è cresciuta. E si è entrati nel gruppo degli eroi. Nelle difficoltà verso la lotta al virus, l’opportunità di crescita professionale data dai tamponi e vaccini, ha dato soddisfazione ai collaboratori in farmacia, si stava crescendo avendo un ruolo sociosanitario sempre più importante. Una nota di forte insoddisfazione è stato il rinnovo del contratto, che ha creato malcontento. Un ritorno alla categoria “commercio” che ha demotivato. Nel frattempo i mesi passano, tra un’ondata e l’altra. E il tempo, quando si è sotto stress, logora. L’ondata di dicembre ha creato vero stress, l’organizzazione farmacia è andata in grande affanno. Basta pensare alla quantità di telefonate