MONDEVAL DE SORA - gli ultimi cacciatori preistorici

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MONDEVAL DE SORA

Nel cuore delle Dolomiti Bellunesi un grande masso erratico ha conservato le testimonianze dei gruppi di cacciatori-raccoglitori che durante il Mesolitico si spingevano sulle alte quote per le stagionali battute di caccia Di uno di questi uomini è stata ritrovata la sepoltura intatta espressione di un culto dei morti che aveva già raggiunto una complessa ritualità

gli ultimi cacciatori preistorici

Testi Federica Fontana Antonio Guerreschi Paolo Mietto Davide Visentin In collaborazione con STefano Bertola Emanuela Cristiani François Briois Ursula Thun Hohenstein Valentina Gazzoni Sara Ziggiotti Disegni Mauro Cutrona

ANTICHI TEATRI DI CACCIA. La straordinaria scenografia delle Dolomiti Bellunesi con la conca di Mondeval vista da sud.

PREISTORIA ALPINA

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Per alcune migliaia di anni queste montagne furono percorse da gruppi stagionali di cacciatori mesolitici. È indicato il punto in cui si trova il masso erratico che ha restituito le eccezionali testimonianze della loro presenza.

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DIECIMILA ANNI

Ricostruzione schematica della stratigrafia individuata nel sito di Mondeval de Sora. Per molti millenni e fino ai nostri giorni il grande masso erratico ha offerto riparo ai frequentatori delle alte quote dolomitiche.

MASSO ERRATICO

L’enorme masso a 2150 metri di quota sotto i cui aggetti trovarono rifugio per parecchi secoli (fra X millennio e VII millennio a.C.) gruppi di cacciatoriraccoglitori mesolitici. Come si può notare si tratta di un ottimo riparo naturale in un ambiente particolarmente esposto agli agenti atmosferici. Sullo sfondo è la cima del Becco di Mezzodì (2603 m).

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S

ono trascorsi quasi trentA anni dalla scoperta del sito preistorico di Mondeval de Sora, nel territorio di San Vito di Cadore (Dolomiti Bellunesi), avvenuta grazie all’attività di ricerca di uno studioso locale autodidatta, Vittorino Cazzetta, a cui si deve anche il riconoscimento, nella stessa area montana, alle pendici del monte Pelmetto nei pressi di Forcella Staulanza, di un parete rocciosa con orme di dinosauri. Già nel 1987, l’anno successivo all’inizio delle ricerche, fu individuata a Mondeval la sepoltura di un cacciatore mesolitico, la più ricca che oggi si conosca nella Penisola per questo periodo, datata a più di ottomila anni fa. A tale ritrovamento Archeologia Viva dedicò un articolo proprio sul primo numero della nuova serie (AV n. 1, 1988), con un’immagine che ricostruiva il rito funerario della sepoltura stessa. Quella che presentiamo ora è una ricostruzione aggiornata, realizzata per il rinnovato Museo della Val Fiorentina “Vittorino Cazzetta”. Fra i numerosi ritrovamenti mesolitici in quota noti in quest’area, quello di Mondeval è sicuramente eccezionale per lo stato di con-

servazione dei reperti. Anche la collocazione appare straordinaria, per quanto di luoghi fuori dal comune le Dolomiti, da poco divenute patrimonio Unesco, siano ricchissime. Il sito si trova nell’alta valle del Cordevole (subaffluente del Piave), a un’altitudine di circa 2150 metri, al centro di un’ampia conca circondata da imponenti rilievi: dalle pareti dolomitiche dei Lastoni di Formin e del Bec-

co di Mezzodì alle cime ondulate e verdeggianti del Cernera e del Corvo Alto. Mondeval de Sora presenta due depositi archeologici principali (settori I e III), localizzati sotto due pareti sporgenti di un grande masso erratico* di dolomia. Vi sono state scavate due sequenze stratigrafiche davvero inusuali per un contesto archeologico d’alta quota. Ai livelli mesolitici (X-VII millennio a.C.)

seguono quelli dell’età del Bronzo (II millennio a.C.), comprendenti una serie di focolari e la base di una capanna, e quelli di epoca romana tardoantica, documentati da due monete di bronzo con le effigi degli imperatori Costanzo II e Teodosio I (IV sec d.C.). Infine, le serie stratigrafiche si chiudono con i resti di strutture in pietra a secco utilizzate da pastori fino a epoche recenti. ocra

canino atrofico

GRANDE SCOPERTA

La sepoltura rinvenuta a Mondeval de Sora (VII millennio a.C.). La parte inferiore del corpo era ricoperta da grossi massi seguendo una ritualità ben attestata nella Penisola sin dal Paleolitico, la cui ragione resta difficile da ricostruire. lama

epoca attuale

epoca romana

punteruolo

età del Bronzo Mesolitico recente (Castelnoviano)

lama punteruolo

Mesolitico antico (Sauveterriano)

3° insieme

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2° insieme

1° insieme

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OGGETTO RAFFINATO Punteruolo su osso di cervo rinvenuto tra le ginocchia dell’inumato della sepoltura di Mondeval de Sora, affiancato da un ingrandimento che ne mostra le tracce dovute all’utilizzo per la lavorazione di materiali vegetali. Successivamente fu utilizzato per chiudere il sudario che avvolgeva il defunto.

sotto

ARMA MICIDIALE

Il bellissimo arpone in palco di cervo che faceva parte di uno dei tre insiemi di oggetti, posti all’interno di sacchetti accanto all’inumato. Il disegno ricostruttivo propone un esempio di utilizzo dell’arpone per la caccia (montaggio fisso) immanicato all’asta di un giavellotto lanciato con il propulsore.

Accampamento stagionale di cacciatori mesolitici

U

no degli aspetti più rilevanti del sito è che questo conserva, in successione, livelli riferibili alla fase antica (metà X-VIII millennio a.C., Sauveterriano) e recente (VII-metà VI millennio a.C., Castelnoviano) del Mesolitico. In particolare, nel settore I, le ricerche sistematiche hanno permesso di mettere in luce alcune strutture d’abitato di epoca sauveterriana (una pavimentazione delimitata da una massicciata di blocchi di dolomia e un focolare) e due livelli archeologici ricchissimi di manufatti litici, resti di fauna e carboni. Al Castelnoviano è, invece, riferibile la ricchissima sepoltura, mentre le coeve tracce d’insediamento appaiono fortemente disturbate. All’epoca della frequentazione mesolitica, in prossimità del grande masso erratico era presente un piccolo bacino lacustre, che si è poi svuotato per l’erosione del cordone morenico* che lo delimitava. Le analisi dei pollini raccolti negli scavi hanno evidenziato l’antica presenza di un ambiente aperto di prateria sommitale, all’epoca più vicino alla sottostante fascia boschiva rispetto all’attuale limite del-

la vegetazione d’alto fusto. Tale situazione garantiva ai cacciatori una notevole disponibilità di prede, sia di ambiente forestale, come i cervi che durante la stagione più calda risalgono in altitudine, sia della prateria alpina, con animali adattati agli ambienti rocciosi in quota, quali stambecchi, camosci e marmotte. L’elevata

densità dei reperti evidenzia un’occupazione stagionale intensa e ripetuta. Dal livello sauveterriano (il più consistente) sono stati recuperati oltre duemila resti di grossi mammiferi (corrispondenti a circa 27 cervi, 11 stambecchi, 8 camosci e 5 caprioli) e ventimila manufatti litici, tra scarti di lavorazione e utensili.

Se, da un lato, le strutture d’abitato testimoniano la funzione residenziale del grande masso erratico, dall’altro è innegabile che al suo riparo si svolgessero attività di recupero e sfruttamento delle carcasse animali, così come evidenziano le caratteristiche dell’industria litica, dove prevalgono le piccole armature* di forma appuntita o geometrica utilizzate soprattutto per confezionare armi da caccia. Questo è confermato dalle analisi funzionali*, che hanno individuato quasi esclusivamente attività venatorie o di trattamento di sostanze di origine animale (tessuti carnei, pelle/cuoio e, più sporadicamente, materie dure, quali ossa, denti o palchi). I cacciatori-raccoglitori mesolitici praticavano uno stile di vita nomade, spostandosi da un’area all’altra secondo ritmi stagionali e in relazione alla disponibilità di risorse; lo studio della provenienza delle rocce impiegate per confezionare gli utensili di pietra rappresenta un’importante fonte documentaria per ricostruirne gli spostamenti sul territorio. In particolare, a Mondeval, nella fase antica del Mesolitico è ampiamente documentato l’utilizzo di selci provenienti dalla media valle del Piave, a cui si aggiunge una varietà locale di selce e il cristallo di rocca, originario delle aree alpine più interne. ➝ a p. 24

SELCE GIALLA

Le tre lame individuate al di sotto delle spalle e della testa del cacciatore di Mondeval. La posizione che queste assumono testimonia il loro ruolo simbolico all’interno del rito funerario. Le lame potrebbero indicare un individuo con uno status elevato all’interno del gruppo, forse in relazione al suo ruolo di scheggiatore specializzato, oppure costituire l’elemento di accompagnamento delle sepolture dei maschi adulti.

nel disegno

TECNOLOGIA MESOLITICA

Immanicatura di un’armatura geometrica mesolitica (trapezio) sull’asta di una freccia.

MESOLITICO: GLI ULTIMI CACCIATORI Migliori condizioni ambientali. Il Mesolitico (X-VI millennio a.C.), preceduto dal Paleolitico e seguito dal Neolitico, è la fase della Preistoria in cui vissero gli ultimi popoli cacciatori-raccoglitori-pescatori europei prima del passaggio a un’economia basata su agricoltura e allevamento. Rispetto alla fase precedente, i modi di vita dei gruppi mesolitici si distinguono per l’adattamento alle migliori condizioni ambientali che s’instaurarono al termine dell’ultima glaciazione, a partire dall’inizio dell’Olocene (circa 11.500 anni da oggi). Questo rese possibile l’espansione del popolamento verso le montagne alpine e appenniniche, a fronte di una riduzione dei territori disponibili nelle aree di pianura in seguito alla risalita del livello del mare dovuta allo scioglimento dei ghiacci in alta quota. Continuità e innovazione. I tipici manufatti in pietra del Mesolitico si distinguono per le dimensioni microlitiche* e la diffusione di forme appuntite e geometriche che venivano utilizzate per la costruzione di strumenti complessi (coltelli, armi ecc.). In stretta sintonia con quanto avvenne nelle regioni meridionali della Francia, il Mesolitico dell’Italia settentrionale è caratterizzato da due diverse culture, che si susseguono cronologicamente, denominate Sauveterriano (metà X-VIII millennio a.C.) e Castelnoviano (VII-metà VI millennio a.C.). La prima presenta elementi di forte continuità rispetto alle ultime fasi del Paleolitico, mentre la seconda si distingue per molteplici tratti innovativi, soprattutto dal punto di vista tecnologico (fra cui l’introduzione di nuove tecniche di scheggiatura molto sofisticate, quali la percussione indiretta e la pressione), il cui riconoscimento è stato possibile anche tramite lo studio degli elementi che compongono il corredo della sepoltura di Mondeval de Sora.

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tre lance immanicate rispettivamente con arpone, punta in osso e punta con microliti

arco (senza la corda tesa)

collana di canini atrofici di cervo

faretra con frecce

casacca in pelle

tre sacchetti di pelle che contengono il kit di utensili dell’uomo di Mondeval perizoma

COMPIANTO. Il momento dell’inumazione del cacciatore mesolitico di Mondeval e della deposizione del suo corredo funebre. Il defunto è dentro la fossa, avvolto all’interno di un sudario in pelle. Ai margini della fossa si osservano i due punteruoli con i quali verrà chiuso il sudario e le tre lame deposte sopra le spalle e sotto la testa. Sulla sinistra i tre sacchetti in pelle contenenti il kit personale di utensili del defunto. Al collo la collana di canini atrofici di cervo e sullo sfondo i massi che verranno posti a copertura del corpo. Un componente del gruppo sta deponendo di fianco al defunto una lancia che, sulla base della posizione delle ossa della mano sinistra, si ipotizza egli impugnasse al momento della sepoltura.

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calzature in pelle

ottoMILA ANNI FA

Ricostruzione dell’uomo mesolitico sepolto a Mondeval de Sora, rappresentato con tutto l’armamentario di un cacciatore dell’epoca.


PERCUSSIONE INDIRETTA. Due dei grossi pugnali di cervo rinvenuti nella sepoltura di Mondeval che potevano essere usati come scalpelli per la scheggiatura con tecnica definita “a percussione indiretta”. Il disegno mostra l’uso di un percussore e di uno “scalpello” in palco di cervo per la produzione di lame da un nucleo di selce.

ORNAMENTI. I sette canini atrofici (che presentano riduzione in seguito alla mancata funzionalità) di cervo forati ritrovati nella parte superiore del corpo del defunto di Mondeval. Probabilmente formavano una collana indossata dall’uomo.

MATERIA PRIMA. I nuclei in selce ritrovati all’interno della sepoltura dell’uomo di Mondeval, contenuti all’interno di uno dei tre probabili sacchetti che dovevano essere posizionati sul fianco sinistro del corpo. Attestano la varietà di aspetto e colore di questa materia prima, indispensabile a un buon cacciatore mesolitico per la costruzione del proprio armamentario.

RIPARO STAGIONALE

Ricostruzione dell’abitazione mesolitica addossata alla parete del masso di Mondeval de Sora e riparata con pelli degli animali cacciati. All’interno, accanto al focolare, oltre alla preparazione dei cibi, si lavoravano i materiali e i prodotti legati alla caccia e alla raccolta. (Selva di Cadore, Museo Civico “V. Cazzetta”)

MUSEO DELLA VAL FIORENTINA “Vittorino CAZZETTA”

SELVA DI CADORE. La sede del Museo Civico della Val Fiorentina “V. Cazzetta” dopo il recente restauro e l’allestimento di una sala dedicata a Mondeval de Sora e al Mesolitico.

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A Selva di Cadore. Fondato nel 1982, il Museo Civico della Val Fiorentina*, comprendeva inizialmente collezioni di fossili e un’esposizione di oggetti etnografici. Dopo le scoperte avvenute negli anni Ottanta, in seguito alle segnalazioni di un attivissimo ricercatore del luogo, Vittorino Cazzetta, e grazie alla stretta collaborazione tra amministrazione comunale, Amici del Museo, Soprintendenza per i Beni archeologici del Veneto e i ricercatori dell’Università di Ferrara guidati da Antonio Guerreschi, prese forma (1991) una prima esposizione nella quale venivano presentati, insieme a una selezione di materiali archeologici da Mondeval de Sora con la sepoltura mesolitica, i reperti del sito neo-eneolitico di Mandriz, nel territorio di Selva di Cadore. Negli anni successivi, fece seguito l’apertura di una Sezione storica e di una Sezione geopaleontologica con il grande calco delle piste dei dinosauri del Pelmetto. Nel 1997 il Museo Civico della Val Fiorentina fu appunto intitolato a Vittorino Cazzetta, all’indomani della sua scomparsa. Nel luglio 2009, dopo un restyling dell’intero edificio, è stata inaugurata l’attuale esposizione con la prima sezione in Italia dedicata ai cacciatori-raccoglitori del Mesolitico. A questa si aggiungono la Sezione geologica e la Sezione protostorica (in fase di riallestimento).

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Alle origini delle Dolomiti. La Sezione geologica è introdotta da pannelli che illustrano gli aspetti geologici e geomorfologici delle Dolomiti e, in particolare, della Val Fiorentina, oltre ad alcuni esempi delle attività estrattive (ferro e onice) che in passato erano attive nella zona. Da qui si accede alla grande sala dove, con scenografie, pannelli, campioni di rocce e fossili, si affronta la storia geologica della valle, ovvero la sua evoluzione paleoambientale nel corso del Triassico, fra circa 250 e 200 milioni di anni fa. Non manca un grande calco della superficie del famoso masso del Pelmetto con le impronte, prima testimonianza di dinosauri nella Penisola. Si tratta di orme lasciate da dinosauri relativamente piccoli – un prosauropode quadrupede, un ornitischio primitivo bipede e vari piccoli ceratosauri (animali bipedi e carnivori) – che circa 215 milioni di anni fa vagavano lungo le estese piane costiere della Dolomia Principale, analoghe a quelle che oggi bordano il Golfo Persico. Un’animazione proiettata sul calco del grande masso mostra un dinosauro che cammina sulla piana di marea, che, con le impronte lasciate, viene poi lentamente essiccata dal sole. Un sole che, al tramonto, fa assumere al grande calco il magico colore dell’enrosadira delle Dolomiti. Info: 0437.521068 www.museoselvadicadore.it

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in questa pagina

DINOSAURI

Il grosso masso di frana con orme di dinosauro individuato da Vittorino Cazzetta alle pendici del monte Pelmetto (2990 m), una cima delle Dolomiti Bellunesi. Il plastico allestito in una delle sale del Museo della Val Fiorentina evidenzia le piste lasciate da diverse specie di dinosauri relativamente piccoli in un ambiente costiero durante il Triassico, quando le montagne dolomitiche, prima del sollevamento tettonico, erano un fondale marino.

Gli onori del gruppo al cacciatore defunto

L

a sepoltura di Mondeval de Sora, che, come abbiamo detto, si data al Castelnoviano (fase recente del Mesolitico), è stata oggetto di un recente riesame che ha consentito di rilevarne appieno le informazioni che ci può dare. L’inumato, un adulto di circa quarant’anni, giaceva supino all’interno di una fossa, con la parte inferiore del corpo ricoperta da grandi pietre e accompagnato da oggetti di vario tipo. Alcuni oggetti sembrano assumere un significato fortemente simbolico, in particolare le tre lame* in selce gialla dalla val d’Adige (lontana intere giornate di cammino attraverso difficili passi montani), poste sulle spalle e dietro la testa. Queste sembrerebbero indicare il rilevante ruolo sociale occupato dal defunto, in quanto maschio a-

LAVORAZIONE DELLA PELLE

dulto, ruolo forse enfatizzato dall’elevata abilità che egli aveva come scheggiatore. Durante il Mesolitico recente, infatti, grazie all’introduzione di nuove tecniche di scheggiatura, quali la percussione indiretta* e la pressione*, che permettono di ottenere prodotti in serie estremamente regolari, richiedendo abilità tecniche molto elevate, le lame sembrano assumere una valenza maggiore, che va oltre quella puramente pratica. Altri oggetti appaiono strettamente legati al rituale stesso, come i due punteruoli in osso di alce e di cervo, localizzati rispettivamente sullo sterno e tra le ginocchia del defunto, che probabilmente dovevano chiudere un sudario in pelle dentro il quale era avvolto il corpo. Sono, poi, presenti degli elementi riconducibili agli ornamenti che l’uomo indossava al momento del seppellimento (sette canini atrofici di cervo forati che dovevano costituire una collana). ➝ a p. 26

Modalità d’uso di un grattatoio durante il processo di conciatura e di un punteruolo in osso per la foratura. Durante il Mesolitico le pelli degli animali cacciati costituivano la principale materia prima per realizzare indumenti e ripari.

in basso

MALGA STAULANZA

Un momento dello scavo nel sito, localizzato a poche ore di cammino da Mondeval, dove sono tornate in luce testimonianze del passaggio di cacciatori epigravettiani (circa 12 mila anni fa, Paleolitico finale).

* non tutti sanno che... Armatura. Elemento in pietra ottenuto dalla modificazione di lamelle o schegge tramite ritocco, che veniva immanicato generalmente alle estremità delle aste di frecce e giavellotti per aumentarne l’efficacia. Analisi funzionale. Studio dei manufatti litici effettuato tramite l’ausilio di microscopi e finalizzato a ricostruirne le dinamiche di utilizzo: dal tipo di azione effettuata al materiale lavorato, fino, in alcuni casi, alle modalità di montaggio. Cordone morenico. Rilievo formato dai sedimenti depositati dai ghiacciai nel loro scorrimento a valle. Lama/lamella. Prodotto della scheggiatura fortemente standardizzato, caratterizzato da una lunghezza pari almeno al doppio della larghezza e da margini paralleli, ottenuto in serie tramite l’applicazione di schemi di scheggiatura complessi. Manufatti litici. Tutti i prodotti della lavorazione della pietra, da quelli più ricercati, generalmente caratterizzati da margini taglienti e regolari, agli scarti di lavorazione. Masso erratico. Grande roccia trasportata da un ghiacciaio nel suo scorrimento a valle. Microlitismo. Fenomeno di riduzione nelle dimensioni (fino a pochi millimetri) dei manufatti litici (in pietra scheggiata), tipico del Mesolitico.

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Nucleo. La porzione residuale dei blocchi di selce che venivano lavorati, ossia la parte scartata dopo l’estrazione dei prodotti ricercati (schegge, lame ecc.). Percussione diretta. Tecnica di scheggiatura della pietra più diffusa nella Preistoria. Consiste nel colpire un blocco di materia prima (nucleo) direttamente con un percussore in pietra, palco di cervo o legno. Percussione indiretta. Tecnica di scheggiatura più complessa della percussione “diretta”, utilizzata a partire dal Mesolitico recente. Consiste nell’utilizzo di uno “scalpello” in palco di cervo che permette una maggiore precisione al momento della percussione e quindi una maggiore regolarità dei supporti laminari estratti dal nucleo. Pressione. Tecnica finalizzata al distacco di lame e lamelle di pietra tramite pressione. La forza viene applicata con un punteruolo generalmente montato all’estremità di una stampella così da potere esercitare una pressione con il corpo (spalla, addominali, torace) su un nucleo bloccato in mano o al suolo. Pugnali di palco di cervo. Ramificazioni laterali dei palchi di cervo. Val Fiorentina. La valle in cui si trova Selva di Cadore, percorsa dal torrente omonimo. Questo, affluente del Cordevole e subaffluente del Piave, nasce a nord del massiccio del Pelmo (3168 m).

E LE RICERCHE CONTINUANO... Alta densità di rinvenimenti preistorici. Sulla spinta della scoperta di Mondeval de Sora, si sono susseguite numerose segnalazioni – soprattutto da parte di appassionati di Preistoria e della montagna – di rinvenimenti di manufatti in pietra scheggiata: ad oggi, se prendiamo in considerazione la porzione nord-occidentale delle Dolomiti Bellunesi, se ne contano oltre un centinaio, un buon numero delle quali concentrate in prossimità del sito di Mondeval. Questa straordinaria ricchezza conferisce al territorio bellunese un’importanza notevole in ambito preistorico, rendendolo una delle aree chiave per la ricostruzione delle modalità di vita dei cacciatori-raccoglitori mesolitici.

ti in pietra scheggiata, da cui è partito lo scavo sistematico del sito, tuttora in corso grazie al sostegno degli Amici del Museo e del Comune di Selva di Cadore. Lo studio dei manufatti litici ha permesso di datare la frequentazione dell’area di Malga Staulanza a un’epoca ancora più antica di Mondeval, ossia alla fine del Paleolitico superiore (Epigravettiano recente, circa 12.000 anni fa). Ciò attribuisce grande importanza a questo sito, essendo il più antico insediamento in quota scavato nell’Alto Bellunese e che attesta la prima ricolonizzazione del territorio dopo l’ultima glaciazione.

Scoperte paleolitiche a Malga Staulanza. L’Università di Ferrara continua con le ricerche nel territorio di Selva di Cadore. Oltre al completamento dello studio dei materiali recuperati negli scavi di Mondeval (1986-2000, ma le stesse indagini sul campo attendono ancora di essere concluse), le attività si concentrano sulla verifica stratigrafica di alcune di queste segnalazioni. In particolare, nel 2011 sono stati effettuati dei sondaggi nei pressi di Malga Staulanza (1681 m), poche centinaia di metri a sud dell’omonimo passo. Si tratta di una delle prime località segnalate dopo la scoperta di Mondeval, inizialmente a opera dello stesso Vittorino Cazzetta. I sondaggi, effettuati in corrispondenza di un dosso morenico, hanno permesso di identificare un livello archeologico ricco di manufat-

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Chi sono gli autori: F. Fontana, ricercatrice presso l’Università di Ferrara; A. Guerreschi, docente di Paletnologia all’Università di Ferrara; P. Mietto, docente di Geologia stratigrafica e Geologia storica all’Università di Padova; D. Visentin, dottorando presso l’Università di Ferrara.

ANIMALE PREZIOSO

Scena di depezzamento di un cervo, dopo la cattura da parte di un gruppo di cacciatori mesolitici, così come poteva avvenire a Mondeval de Sora. A parte la carne e la pelle, quest’animale forniva con i suoi palchi, le sue ossa e i suoi tendini ottimi materiali per la realizzazione di strumenti da lavoro.

Un armamentario strategico

U

na serie di oggetti, posizionati sul fianco sinistro dello scheletro, all’altezza dell’avambraccio e della mano, sotto forma di tre insiemi, molto probabilmente in origine contenuti in altrettanti sacchetti, rappresentano la dotazione personale del cacciatore. Questi ci restituiscono la rara istantanea del kit di utensili che l’uomo portava con sé durante i propri spostamenti. Composti rispettivamente da 34, 3 e 11 elementi, i tre insiemi contenevano vari oggetti in selce identificabili come riserve di materia prima (nuclei* da cui poter estrarre nuove lame), lame, pronte per l’uso e in parte già con tracce di utilizzo su vari materiali (osso, vegetali, pelle e carne) e un cospicuo gruppo di manufatti realizzati su osso, palco o dente. Fra questi ultimi erano presenti cinque pugnali in palco di cervo*, tre dei quali caratterizzati da tracce che ne attestano l’utilizzo come “scalpelli” frapposti tra il percussore e il nucleo di selce du-

rante la scheggiatura (percussione indiretta*). Numerosi altri elementi si ricollegano alle attività quotidiane: un punteruolo ricavato da un frammento di femore di cervo, un elemento ricavato da una scapola e un altro da una vertebra dorsale di cervo, una zanna di cinghiale e un raffinato arpone* ricavato sempre da palco di cervo: montato su un’asta, l’arpone poteva essere utilizzato per la pesca (punta mobile) o per la caccia (punta fissa). Infine, erano presenti due agglomerati di sostanze organiche, composti l’uno da resina di abete rosso e pino mugo, l’altro da propoli, interpretabili rispettivamente come mastice/impermeabilizzante e medicamento. Per concludere, una serie di analisi effettuate su un campione d’osso prelevato dallo scheletro dell’uomo inumato ha consentito di ricavare informazioni sulla sua dieta, evidenziando un elevato consumo di carne e di pesce d’acqua dolce. Federica Fontana Antonio Guerreschi Paolo Mietto Davide Visentin

In collaborazione con Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico Fondazione Museo Civico di Rovereto

Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale: L’Europa investe nelle zone rurali

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