Il Museo Archeologico di Sassari G. A. Sanna

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IL MUSEO ARCHEOLOGICO DI SASSARI G.A. SANNA


L’Editore ringrazia il Banco di Sardegna che con liberalità e profonda sensibilità culturale ha consentito la riproduzione delle foto di Raimondo Santucci, già pubblicate nel volume ‘71 Museo Sanna in Sassari” edito dallo stesso Banco di Sardegna.

© Copyright 1991 by Carlo Delfino editore, Via Rolando 11/A, Sassari


ARCHEOLOGICAL SARDINIA

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Itineraries and Guides

IL MUSEO ARCHEOLOGICO DI SASSARI Fulvia Lo Schiavo

G.A. SANNA

Carlo Delfino editore



Il Museo Sanna di Sassari è stato, fin dalle sue origini, un organismo polivalente; infatti, pur se le collezioni archeologiche, provenienti dai primi scavi dell’inizio dell’Ottocento nel sito della colonia romana di Turns Libisonis a Porto Torres, come pure da raccolte private e da donazioni, hanno sempre costituito la parte prevalente, già dal Regio Decreto del 26 maggio 1878 con il quale venne istituito il Regio Museo Antiquario esso comprendeva, oltre al materiale archeologico, una pinacoteca con ben 250 dipinti, lasciata in legato testamentario dal benemerito mecenate Senatore Giovanni Antonio Sanna. Altri incrementi ed acquisizioni si verificarono nel corso del successivo cinquantennio, fra i quali importantissimo, nel 1931, quello del terreno sul quale sorge ora il complesso museale, finché con il Regio Decreto n. 284 del 19 febbraio 1931 venne sancita la nascita del Regio Museo di Antichità ed Arte Giovanni Antonio Sanna nell’edificio appositamente costruito. Da allora si registra un notevole incremento delle collezioni archeologiche ed etnografiche, queste ultime soprattutto attraverso la donazione delle ricche raccolte Zely Bertolio e Gavino Clemente, tanto che si dovette procedere alla costruzione di nuovi padiglioni per ospitarle; i lavori hanno avuto luogo dal 1966 al 1973, quando il Museo venne riaperto con assetto nuovo e moderno, esponendo in un’ala distinta il materiale etnografico e la pinacoteca e dando ampio spazio all’archeologia, continuamente incrementata dagli scavi

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archeologici condotti dalla Soprintendenza, istituita nell’aprile 1958. L’allestimento attuale del Museo Sanna è del 6 dicembre 1986, dopo altri lavori di adeguamento strutturale ed a seguito di alcune necessarie modifiche ed ampliamenti, in particolare alla sezione preistorica, per le molte importanti scoperte di questi ultimi anni. Perciò anche se nella sua storia, legata alle vicende della Soprintendenza Archeologica, è stata predominante l’archeologia, non si può mancare di sottolineare come l’etnografia e l’arte costituiscano parte integrante del Museo Sanna, sia nel suo passato che nella sua presente gestione e certamente nel suo sviluppo avvenire. Il Museo «G.A.Sanna» quale oggi si può visitare è stato allestito da Ercole Contu e inaugurato nel maggio 1973. Dopo un periodo di parziale chiusura per lavori in corso dall’autunno 1980, è stato aggiornato e riaperto nel dicembre 1986.

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Un museo per tutti Ci siamo proposti di fare un «museo facile», oltre che moderno ed accogliente. Forse non ci siamo riusciti e ne chiediamo scusa al visitatore, così come chiediamo scusa per eventuali errori. Ogni consiglio in proposito ci sarà quindi molto utile. Abbiamo voluto che il Museo fosse interessante per tutti i visitatori, quale che fosse il loro livello culturale, e non per un ristretto gruppo di persone. E stato usato nella presentazione degli oggetti e delle sale il linguaggio ritenuto più semplice, anche se così esso può risultare meno preciso scientificamente. Altra imprecisione è dovuta al proposito di dare almeno un ‘idea di certi fatti senza pretese di completezza. Riteniamo che il Museo debba trasmettere un messaggio che possa essere ricevuto dal maggior numero di persone. E nostro convincimento infatti che, come dice Karl Raymund Popper (Scienza e filosofia, Einaudi, pag. 158), fra i compiti della scienza sia quello di «aiutare gli altri a comprendere il proprio campo di lavoro. II che significa ridurre al minimo il gergo scientifico, quel gergo cioè di cui ciascuno di noi si inorgoglisce come di un’armatura. «Questo orgoglio è comprensibile ma è un errore. Nostro orgoglio dovrebbe essere parlare sempre nel modo più semplice, chiaro e meno pretenzioso possibile ed evitare, come la peste, l’aria di chi possiede una conoscenza troppo profonda per poter essere espressa con semplicità e chiarezza. « Una democrazia, cioè una forma di governo votata alla protezione di una società aperta, non può infattifiorire se la scienza diventa il possesso di un circolo esclusivo di specialisti».

(Pannello d’ingresso del Museo Sanna)

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Itinerario Ingresso (I) Superato l’andito e la bussola della biglietteria ci si trova in un vano ottagonale illuminato da un lucernaio, dal quale si accede a sinistra alla sala delle Conferenze (II), a destra alla Pinacoteca (III) e, di fronte, al Museo Archeologico ed Etnografico. Ai lati di esso sono esposti due busti marmorei dello scultore Giulio Monteverde, raffiguranti il mecenate del Museo Giovanni

Fig.1. Planimetria del Museo

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Fig. 2. Ritratto di Giovanni Antonio Sanna di G. Sciuti (18341911).

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Antonio Sanna e la moglie Maria Llambis. Sala delle Conferenze (II) Si apre a destra dell’Ingresso (I) ed ha una capienza di una cinquantina di posti. Viene usata per conferenze specialistiche o per riunioni ristrette, viste le dimensioni ridotte. Talvolta ha ospitato esposizioni di argomento archeologico ed etnografico a carattere temporaneo. Pinacoteca (111) E costituita da oltre 360 dipinti (250 dei quali dalla Collezione Sanna e gli altri da successive donazioni e lasciti); solo una cinquantina di questi sono esposti, in ordine cronologico, lungo le pareti della sala, a partire dalla sinistra; nei pannelli centrali sono le opere più recenti. L’esposizione perimetrale della sala risale al 1976, a cura di Maria Luisa Frongia, mentre a Gianni Dore si deve l’allestimento della “crociera” centrale, nel 1986. Fra i dipinti più importanti si segnalano il trittico del XIV sec. di autore probabilmente pisano,ia “Madonna con Bambino” di Bartolomeo Vivarini (1473), due Crocefissioni di autore sardo e il “S.Sebastiano” del Maestro di Ozieri. Sulla parete successiva spiccano alcune opere di autori fiamminghi fra le quali la “Madonna dell’Uva” attribuita a J.Gossaert detto Mabuse, “Susanna e i Vecchioni” di M. van Heemskerck, e il “Ritratto di Signora” di J. Sustennans. Nella parete di fondo seguono opere del XVII sec. di autori italiani e francesi quali il “Ritratto di Astronomo” attribuito al Domenichino ed il “Ritratto di Monaco” di Luca Giordano, due “Battaglie” di i. Courtois detto il Borgognone ed alcune “Nature morte” di pittori napoletani. Sulla parete a destra dell’ingresso si segnalano due Vedute del Canal Grande di Venezia di M. Marieschi, ancora del XVIII sec. e, per il XIX sec., i “Butteri” di Massimo d’Azeglio e quattro grandi tele di G. Marghinotti. Nella “crociera” centrale sono in prevalenza esposte opere di autori sardi contemporanei, come Antonio Ballero (“Ritratto di Mia Madre”, “Ritratto di Ofelia in costume di Calangianus” e “Autoritratto”), Giuseppe Biasi (“All’abbeveratoio”, etc...), Mario Delitala, Remo Branca, Stanis Dessy, etc...

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Fig. 3. Trittico del XIV sec. forse di autore pisano

Segue l’elenco delle opere esposte, con le attribuzioni e la cronologia proposte. Parete sinistra: Autori pisani, veneti, fiorentini e sardi del XIV,, XV, XVI secolo. “Trittico coi SS.Nicola, Antonio e Lorenzo”, di autore probabilmente pisano (XIV sec.); “Madonna con Bambino” di BartolOmeo Vivarini (1473); “Ritratto di Giovinetta” attribuito a Piero di Lorenzo di Cosimo (1462-1521); “Crocefisso” di autore sardo (XVI sec.); “Cristo in Croce fra la Vergine e S.Giovanni” di un seguace di Michelangelo (XVI sec.); “Madonna col Bambino” di autore sardo

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Fig. 4. S. Sebastiano del Maestro di Ozieri (XVI sec.).

(XVI sec.); “S.Sebastiano” di autore sardo conosciuto con il nome di “Maestro di Ozieri” (XVI sec.). Parete successiva: Autori italiani e fiamminghi del XVI e XVII secolo. “Santa Lucia” di autore piemontese (XVI sec.); “La Madonna dell’Uva” di Jan Gössaert detto Mabuse (14781532); “Due vecchi in orazione” attribuito ad un seguace di Quentin Messys (XVI sec.); “Ritratto di Monaca” di autore fiammingo (XVI sec.); “Susanna e i vecchioni” di Maarten van Heemskerck (14981574); “Ritratto virile” di autore veneto (XVI sec.); “Testa di una santa” due quadri di sog-

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Fig. 5 “All’abbeveratoio” di Giuseppe Biasi (18851945).

getto simile di scuola veneta del XVI secolo, alla quale viene anche attribuita la successiva “S.Apollonia”; “Cristo coronato di spine” di Leandro da Ponte, detto Bassano (1557-1622); “Ritratto della figlia in fasce” del genovese Giovanni Battista Poggi (1612); “Anima dannata”, olio su tartaruga del bolognese Lionello Spada (1576-1622); “Ritratto di donna” di autore toscano (XVII sec.); “Ritratto di Signora” di Justus Sustermans (1597-1681); “Ritratto di prelato” e “San Pietro” attribuiti ad autori spagnoli del XVII sec. Parete di fondo: Autori napoletani e francesi del XVII e XVIII seco-

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lo. “Ritratto di Astronomo” di Domenico Zampieri detto Domenichino (1581-1641)”; “Ritratto di Monaco” attribuito a Luca Giordano (163-1705); due “Battaglia” di Jacques Courtois detto il Borgognone (1621-1676); “Natura morta con pesci” e “Natura morta con uccelli” di autore napoletano (XVII sec.); “Natura morta con pesci” di autore francese (datata “1694”); “Cristo deposto” e “Martirio di S.Apollonia” di Giuseppe Maria Crespi (1665-1747). Parete destra: Autorifiamminghi italiani e sardi delXVIII e XIX secolo. “Venere dormiente” di Gérard de Lairesse (1641-1711); “Vecchia con fanciullo” della scuola di J. Ceruti detto il Pitocchetto (XVIII sec.); due “Studio di figure” di Giovanni Paolo Pannini (1691/21765); “Gruppo di contadini” attribuito ad Alessandro Magnasco (fine XVII sec.); due “Veduta del Canal Grande di Venezia” di Michele Marieschi, veneto della prima metà del XVIII secolo; “Butteri” di Massimo d’Azeglio (1798-1866); “Un rigattiere di Cagliari”, “Una donna in costume di Iglesias”. “La partenza per una festa”, “Giuditta, Oloferne e la schiava mora” del cagliaritano Giovanni Marghinotti (17981865). Crociera centrale: Autori italiani e sardi contemporanei. (Da percorrere in senso antiorario a partire dal pannello). “Ritratto di Giovanni Antonio Sanna” di Giuseppe Sciuti (1834-1911); “Paesaggio Autunnale” di Michele Cascella; “Autunno sul fiume” di Pietro Fragiacomo; “Marzo a Venezia” di Beppe Ciardi; “Ritratto di mia madre”, “Ritratto di Ofelia in costume di Calangianus” “Autoritratto” di Antonio Ballero; “All’abbeveratoio”, “Al vespro”, e le cromo litografie. “Scena di cantina”, “Ollolai: alla fonte”, “Parai alla festa dei Candelieri” di Giuseppe Biasi; “Festa di S.Giovanni” di Pietro Antonio Manca; xilografie “Portatrici d’acqua in costume di Ittiri” di Mario Delitala; “Umbrande” e “La parrocchia di Sarule” di Remo Branca; “Ollolaesi alla fonte” e “Studio di testa” di Stanis Dessy. Sala Didattica (IV) Vi si accede dalla prima porta a destra dalla Sala Preistorica (V) appena varcato l’ingresso. Di fronte, entrando, è esposto il calco della

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Domus de Janas di Tisiennari, Bortigiadas (Sassari) con le incisioni su file sovrapposte sulla parete sinistra e con la falsa porta con le doppie corna a rilievo sulla parete destra. La saletta ha una capienza di una ventina di posti allineati a sinistra, di fronte allo schermo per la proiezione degli audiovisivi. Alle pareti, quattro pannelli didattici illustrano, rispettivamente, “La lavorazione della pietra”, “I vasi di terracotta”, “La lavorazione dei metalli” e “Le date della preistoria”: Pane/lo Didattico. “La lavorazione della pietra” Sono spiegate ed illustrate le tecniche di lavorazione della pietra e gli strumenti usati dalle epoche più remote fino all’Età Neolitica. Pannello Didattico “I vasi di terracotta” E descritto ed illustrato il sistema di produzione dei vasi, dalla raccolta e lavorazione dell’argilla, al tipo del tornio ed alla fabbricazione e decorazione dell’oggetto. Pannello Didattico “La lavorazione dei metalli” E dato qualche accenno al complesso delle operazioni che dalla ricognizione delle caratteristiche del metallo porta alla fabbricazione di lingotti, strumenti, armi e bronzi figurati. Pannello Didattico “Le date della preistoria” Pur trattandosi di un argomento particolarmente difficile si è cercato di dare una chiara spiegazione dei sistemi usati per datare oggetti, strati e intere fades culturali, nella preistoria. BREVE STORIA DELLA SARDEGNA ANTICA Le prime tracce dell’uomo in Sardegna risalgono al Paleolitico (Età della Pietra Antica) e molti strumenti realizzati su grandi schegge di selce sono documentati nell’A nglona, a Perfugas e Laerru, e datati oltre 300.000 anni fa (Paleolitico Inferiore). Mancano fino ad oggi materiali riferibili al periodo intermedio (Paleolitico Medio), mentre si data a 12.000 circa a. C. (Paleolitico Superiore) il livello C della Grotta Corbeddu di Oliena, caratterizzato dalla presenza di ossa di cervo, usate anche come strumenti. Il Neolitico (Età della Pietra Nuova) si suddivide generalmente in tre fasi: Antico (circa 6000-4000 a.C.), Medio (circa 4000-3500

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a.C.), Recente (circa 3500-2700 a.C.). Il primo, detto anche «cardiale» a causa dell’uso di decorare con il bordo di una conchiglia (cardium edule) la pasta molle dei vasi prima della cottura, è rappresentato nel riparo di Su Carroppu di Sirri (Carbonia); una fase più avanzata è quella denominata «di Filiestru-Grotta Verde» dalle due località di Filiestru (Mara) e della Grotta Verde di Alghero, dove è più ampiamente documentata. Al Neolitico Medio appartiene la Cultura di Bonu Ighinu, dal luogo ove si apre la grotta Sa Ucca de Su Tintirriolu (Mara) che ha restituito in abbondanza ceramiche a superficie bruno-lucida, decorata con motivi impressi a minuto tratteggio o con piccolissimi punti oppure con motivi graffiti dopo la cottura, una raffinata strumentazione in osso, idoletti di tipo «volumetrico», eccetera. Caratterizza il Neolitico sardo una notevole ricchezza di manifestazioni culturali, dovuta allo sfruttamento dei giacimenti di ossidiana ed ai traffici interni ed extra isolani di questa materia prima, pregevole per la fabbricazione di armi e strumenti. Nel Neolitico Recente si inquadra la celebre Cultura di Ozieri (dalla Grotta di S.Michele) caratterizzata da vasi riccamente decorati con profonde incisioni realizzate prima della cottura e riempite a tratteggio o con linee curve dentellate ravvivate con ocra rossa o con pasta bianca; molto abbondante è la lavorazione della selce e dell’ossidiana e la produzione di asce e accette di pietra dura levigata, recipienti di pietra e idoli di terracotta, di marmo e di calcite (idoli «cicladici»). I rinvenimenti di questo periodo provengono da insediamenti in grotta, da villaggi all’aperto e da tombe scavate nella roccia (domus de janas). Di questa Cultura fa parte la facies gallurese, rappresentata in primo luogo dai circoli tomba!! di Li Muri e di La Macciunitta (Arzachena). Non è escluso che la Cultura di Ozieri,, caratteristica e diffusa in tutta l’Isola, si prolunghi, in parte o per qualche suo aspetto culturale che va meglio precisato (ad esempio il cosiddetto «Ozieri Inornato»), nel successivo periodo Eneolitico (Età del Rame). Anche l’Eneolitico può essere articolato in tre fasi: Iniziale (27002500 a.C.), Evoluto (2500-2000 a.C.) Finale (2000-1800 a.C.), nelle quali si possono inquadrare, anche per confronto con le culture contemporanee della Francia meridionale, della Penisola italiana e della Sicilia, le Culture di Filigosa-Abealzu, di Monte Claro e del

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Vaso Campan (forme, caratterizzate rispettivamente da vasi afiasco e ciotole con carena marcata di impasto grigio scuro e nerastro (Filigosa..Abealzu), da vasi grandi e piccoli di impasto bruno-rossastro ornati da scanalature (Monte Claro) e da vasi «a campana» a profilo sia carenato che arrotondato e da bacini talvolta su tre o quattro piedi decorati riccamente con uno strumento ritenuto un tempo una rotella dentata, ora più propriamente un pettine (Campanforme). Segue l’Età del Bronzo divisa in Antico (1800-1600 a.C.), Medio (1600-1300 a.C.), Tardo (1300-900 a.C.); in Italia peninsulare questo periodo si suddivide in Età del Bronzo Recente (1300-1150 a.C.) e Finale (1150-900 a.C.). In Sardegna l’Età del Bronzo Antico è rappresentata dalla Cultura di Bonnanaro, caratterizzata da vasi di impasto bruno-chiaro con anse a gomito che si rinvengono in domus de janas riutilizzate e in tombe costruite con lastroni e con blocchi di pietra («dolmen» e «tombe di giganti»). Materiali simili, riferiti alla facies di Sa Turricula (Muros) (o «Bonnanaro B»), si ritrovano in insediamenti all’aperto e in nuraghi. Dal contesto socio-economico e ambientale di Bonnanaro prende le mosse la Civiltà Nuragica, che si svolge dall’Età del Bronzo Medio all’Età del Ferro (1500-500 circa a. C.), e si caratterizza per gli eccezionali monumenti civili, funerari, religiosi, per l’abbondanza di strumenti ed armi di bronzo, per una serie di forme ceramiche d’impasto prevalentemente bruno, rossastro o nerastro, decorato, nelle varie fasi, apettine, a cerchieii «a stralucido» (nella Sardegna meridionale), con applicazioni plastiche, ecc. In questo periodo, probabilmente in coincidenza con lo sfruttamento delle ricche miniere di rame, è documentata la presenza di materiali di provenienza egea (Tardo Minoici, Micenei e Ciprioti). Anche nell’Età del Ferro, la Sardegna nuragica viene visitata ed esplorata da navigatori provenienti dall’Oriente (Fenici), dalla Grecia (Euboici e Corinzi), dall’Italia tirrenica (Villanoviani ed Etruschi) e costituisce uno scalo obbligato per le rotte verso l’Occidente. La civiltà fenicia e punica ha lasciato grandi e significativi documenti, soprattutto nella Sardegna meridionale e occidentale; ad essa, a partire dal VII secolo a. C., si deve la fondazione e lo sviluppo delle città di Tharros, Sulcis, Karalis, Nora, Bithia, l’introduzione della

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scrittura e della moneta e l’impiego del tornio veloce per la fabbricazione delle ceramiche. 11535 a. C. viene richiamata come data convenzionale che, ricordando la vittoria navale adA la/ia in Corsica dei Cartaginesi alleati con gli Etruschi contro i Greci di Massalia (Marsiglia), segna l’incontrastato dominio dei primi sull’Isola, fino ai vari e ben noti episodi delle guerre con Roma. Nel 238 a. C., sedate le ultime rivolte, inizia l’Età Romana che dura fino alla data tradizionale del 476d. C. (caduta dell’Impero Romano d’Occidente). In età tardo-repubblicana (probabilmente 46 a.C.) si è avuta l’istituzione (deductio) della colonia romana di Turns Libisonis (oggi Porto Torres), mentre prosegue lo sviluppo delle città e delle opere pubbliche: strade, ponti, acquedotti, ecc. Dal 476 d. C. al Xsecolo d. C. nel periodo dell’Alto Medioevo, la Sar degna conosce ancora momenti culturalmente molto vivi e documenti della Civiltà Bizantina della quale era quasi divenuta depositaria, insieme all’Italia meridionale e alla Sicilia. Da questa prende le mosse il successivo periodo Alto Giudicale (X-XII d. c.). LA CRONOLOGIA E sempre difficile e pericoloso cercare di riassumere l’evoluzione culturale di un’intera regione in un lunghissimo arco di tempo, durante il quale tanti fenomeni appaiono sfumati e non sempre nettamente definibili; inoltre la ricerca archeologica procede gradualmente, nell’intento di ricomporre un quadro storico complesso ed attendibile, ma le innumerevoli lacune rendono spesso incerta la successione e l’articolazione delle diverse fasi. Queste riserve valgono a maggior ragione per la Sardegna, anzitutto perché essendo una grande isola al centro del Mediterraneo Occidentale ricca di materie prime, è stata punto di approdo di ogni gente ed in ogni epoca, poi perché molte importanti scoperte accadute fra il 1980 e il 1985 e tuttora in corso di studio e di valutazione hanno rivoluzionato ed ampliato le precedenti teorie sulle sue antiche vicende. Il quadro culturale «componibile», così come questa presentazione e le altre indicazioni cronologiche nelle vetrine e nei pannelli devono essere, dunque, considerate non come uno schema rigido ma

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come un orientamento ed una proposta suscettibile di modifiche. Per questo motivo, il criterio adottato per la definizione cronologica delle varie fasi culturali è di mediazione fra le datazioni al C14, molte delle quali attendono ancora una verifica, i dati di stratigrafia e di associazioni riscontrati negli scavi archeologici e le cronologie della Penisola, della Sicilia e delle Isole Eolie. Nella esposizione museale si è cercato di rispettare la successione cronologica delle varie culture e, insieme, i contesti archeologici dai quali i materiali provengono, seguendo dunque un criterio cronologico e topografico; dove era opportuno, e costantemente a partire dai materiali di età storica, è stato anche adottato un criterio tipologico, ovvero quello di accostare ed illustrare unitamente reperti simili anche se di diversa provenienza. Sala Preistorica (V) E dedicata ai più antichi reperti rinvenuti in Sardegna. Sulla parete alle spalle dell’ingresso campeggia un grande quadro cronologico a vivaci colori. Le sei vetrine, con i rispettivi pannelli didattici, vanno viste in senso antiorario, a partire da quella più vicina all’ingresso. È dedicata alle foreste pietrificate dell’Anglona. Sui due piani sono esposti frammenti di tronchi pietrificati di diverse specie provenienti da Perfugas località Rio Altana, Martis località Carrucana, e Laerru. Sono anche esposti diversi fossili di età miocenica raccolti nelle stesse zone. A rigore, la paleobotanica ed i reperti esposti in questa vetrina, ed i due esemplari fuori vetrina, di fronte ad essa, non rientrano nei limiti che convenzionalmente si assegnano all’archeologia, che si occupa dell’attività umana fin dalle sue origini; con questi legni fossili siamo in ere che precedono di milioni di anni la comparsa dell’uomo. Pannello didattico “Le Foreste Pietrificate”. Spiega il fenomento della silicizzazione dei tronchi e ne descrive le caratteristiche in varie zone della Sardegna. È illustrata la situazione delle terre emerse della Sardegna nelle successive ere geologiche. Espone, al piano superiore, reperti litici (nuclei, raschiatoi corti, denticolati, grattatoi, ecc...) del Paleolitico Inferiore provenienti da

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diverse località del territorio di Perfugas-Laerru (PantallinuCodrovulos, Preideru, Giuanne Malteddu, Rio Altana, Sa Pedrosa). Al piano inferiore si trovano il calco dell’osso temporale umano, delle ossa del cervo Megaceros Cazioti, del canide Cynoterium Sardous, dalla Grotta Corbeddu di Oliena (Nuoro). Vi sono inoltre parti dello scheletro di un piccolo roditore estinto (Pro lagus Sardus), reperti litici microlitici e strumenti d’osso della cultura di Bonu Ighinu dagli strati superiori della trincea e frammenti ceramici e litici della prima età del bronzo (Cultura di Bonnanaro) raccolti in superficie in altre parti della stessa grotta. Contiene il calco di un cranio di cervo Megaceros Cazioti rinvenuto nella grotta Corbeddu di Oliena. Pannello didattico “Il Paleolitico”. Narra in sintesi la storia della scoperta del Paleolitico in Sardegna e le caratteristiche dei due principali giacimenti finora individuati. Sono illustrati lo schema geologico del bacino di Laerru-Perfugas e la pianta e sezione della grotta Corbeddu. E dedicata in prevalenza al Neolitico Antico ed ai materiali della Grotta Verde (Alghero), della Grotta di Filiestru (Mara) e della Grotta dell’Inferno (Muros). Al piano superiore sono esposti un gruppo di vasi raccolti nella cavità interna subacquea della Grotta Verde riferibili al Neolitico Antico, fase Filiestni-Grotta Verde: notare lo splendido esemplare di vaso con collo ed anse decorate e “faccine” schematiche all’interno delle anse; vi è inoltre il corredo della stessa fades culturale dallo scavo 1979, insieme ad un bellissimo frammento decorato di Cultura Bonu Ighinu (Neolitico Medio) e ad altri reperti di Cultura Ozieri (Neolitico Recente), ritrovati nella frana. Al piano inferiore si trova una scelta di materiali dalla Grotta di Filiestru: una serie di frammenti del Neolitico Antico Cardiale, tre vasi integri del Neolitico Antico fase “Fiiestru - Grotta Verde”, altri frammenti del Vaso Campaniforme, il “corredo” costituito da un vaso con ansa a gomito con una tazzina della Cultura di Bonnanaro (Prima Età del Bronzo) ed altri reperti litici. Dalla grotta dell’Inferno si espongono alcuni frammenti del Neolitico Antico Cardiale ed altri della Cultura di Bonu Ighinu (Neolitico

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Fig. 6. Tronco pietruicato dal Rio Altana, Perfugas.

Medio): fra questi notare il vaso carenato con motivo stellare con due volute impresso a fitti puntini e un altro con triangolini uniti per i vertici con uno schema che richiama quelli dipinti sulla ceramica di Ripoli. Altri frammenti ceramici sono di Cultura Ozieri (Neolitico Recente). Pannello didattico. “Il Neolitico Antico”. Partendo dalla carta di distribuzione dei siti del Neolitico Antico in Sardegna, descrive le principali forme ceramiche e strumentazioni litiche. In particolare sono illustrate la Grotta di Filiestru, Mara, e la Grotta Verde, Alghero. E dedicata ai materiali dalla grotta “Sa Ucca de Su Tintirriolu” a Bonu Ighinu (Mara) riferibili in maggioranza al Neolitico Medio (Cultura di Bonu Ighinu) ed al Neolitico Recente (Cultura di Ozieri);

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pochi frammenti ceramici appartengono alla Cultura di Monteclaro (Eneolitico Maturo). Fra i materiali Bonu Ighinu (al piano superiore) un bellissimo frammento con motivo a stella graffita e una spatola d’osso con terminazione antropomorfa. Dello stesso periodo sono i due idoli di tipo “volumetrico� da Olbia, loc. Santa Mariedda e da Muros loc. Su Monte. Sempre al piano superiore, due anelloni litici ed un idoletto miniaturistico da Sa Binza Manna di Ploaghe. Al piano inferiore, reperti di Cultura Ozieri dalla grotta di Bonu

Fig.7. Vasi del Neolitico Antico dalla Grotta Verde di Aghero (Vetrina 3).

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Fig. 8. Vaso con decorazione cardiale del Neolitico Antico, dalla Grotta Verde di Alghero (Vetrina 3).

Ighinu. Si osservino gli idoletti di ceramica, fra cui uno con collana, e le splendide decorazioni dei vasi Ozieri, sia geometriche che antropomorfe (ometti barbuti, donnina con gonna a campana, ecc...). Panello didattico “Il Neolitico Medio e Recente-La Grotta di Bonu Ighinu (Mara)�. E destinato alla descrizione dell’importante giacimento della Grotta di Bonu Ighinu ed ai materiali rinvenuti negli strati del Neolitico Medio-per i quali sono illustrati un vaso da Oliena ed una deposizione con idolo da Cabras, ed in quelli del Neolitico Recente.

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Contiene esclusivamente materiali dalla Grotta Sa Korona di Monte Majore di Thiesi. Sono esposti frammenti riferibili al Neolitico Antico, al Neolitico Me dio (notare le caratteristiche ansette con appendici e bottom, una delle quali con una faccina schematica) ed al Neolitico Recente (Cultura di Ozieri), al quale appartengono un gruppo di idoli a placchetta, un frammento con protome taurina a rilievo, alcune bellissime lame di selce, un vasettino miniaturistico, ecc... E dedicata alla Cultura di Ozieri (Neolitico Recente). Vi sono esposti, fra l’altro, la celeberrima pisside, il vasetto a collo e l’idoletto “cicladico” dalla grotta S. Michele ed i due anelloni dalla grotta Bariles di Ozieri, insieme ad un grande nucleo di ossidiana. Da Bingia Eccia di Dolianova (Cagliari) provengono due interessantissimi vasi di pietra, l’uno con quattro piedi e protome taurina, l’altro con ansa a rocchetto. Allafacies Gallurese della Cultura di Ozieri appartengono le collane con grani di pietra dalle tombe a circolo di Li Muri e di La Macciunitta (Arzachena) e frammenti cerami-

Fig. 9 Ciotola carenata di Cultura Bonu Ighinu, dalla Grotta omonima di Mara (Vetrina 4).

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Fig 10 Spatola in osso di Cultura Bonu Ighinu, dalla Grotta omonima di Mara (Vetrina 4).

ci dal riparo sotto roccia di Monte Incappiddatu. Pannello didattico: “Il Neolitico Antico, Medio e Recente”. E utile per la migliore comprensione delle due vetrine 5 e 6 e vi sono brevemente illustrati quattro argomenti: la Grotta Sa Korona di Monte Majore, Ozieri, la Gallura e la distribuzione dell’ossidiana. Alle pareti della Sala V sono esposti i calchi delle protomi taurine da diverse domus de janas della provincia di Sassari, e precisamente dalla Roccia dell’Elefante di Sedini, da Anghehi Ruju T.A di Alghero, da Mesu ‘e Montes T. l di Ossi e da Sa Londra di Alghero. Sala di Monte d’Accoddi (VI) Questa sala è interamente dedicata al grande altare megalitico di Monte d’Accoddi (Sassari), esclusi i calchi a muro che riproducono un portello sormontato da corna taurine stilizzate dalla domus de janas di Santu Pedru (Alghero), ed una parete con falsa porta ugualmente sormontata da corna taurine stilizzate da Tanca Calvia

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Fig. 11 Idoli femminili di Cultura Bonu Ighinu, da Santa Mariedda-Olbia e Su MonteMuros (Vetrina 4).

(Alghero). A destra, entrando, è esposta la stele di granito con una figura antropomorfa con grande testa ovale e corpo stilizzato rinvenuta negli scavi del 1979. Con questa sola eccezione l’allestimento delle vetrine è esattamente quello dell’esposizione 1973, relativo unicamente agli scavi di Ercole Contu. Pannello didattico “Altare di Monte d’Accoddi” Illustra questo eccezionale monumento megalitico, con planime-

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Fig 12 Idolo femminile a placchetta con collana, di Cultura Ozieri, dalla grotta di Bon첫 Ighinu Mara (Vetrina 4).

Fig 13Scodella emisferica con motivo a stella, di Cultura Ozieri, dalla Grotta di Bonu IghinuMara (Vetrina 4).

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Fig 14 Frammento di scodella emisferica con “ometti barbuti�, di Cultura Ozieri, dalla Grotta di Bonu IghinuMara (Vetrina 4).

Fig 15 Idoletti femminili a placchetta, di Cultura Ozieri, dalla Grotta di Sa Korona di Monte MaioreThzesi (Vetrina 5).

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Fig 16 PUside di Cultura Ozieri, dalla Grotta di S. Micheli di Ozieri (Vetrina 5).

tria, ricostruzione, stratigrafia ed esemplificazione dei materiali delle varie culture rinvenute negli scavi. Vi è esposto materiale ceramico di Cultura Ozieri, fra cui la scodella emisferica con scena di danza, un vaso a cestello, un fondo di pisside ed una serie di altri vasi integri, ricostruiti o frammentari, decorati con il tipico stile di questa Cultura. Plastico del Monumento di Monte d’Accoddi. E collocata fra le quattro vetrine 811. In angolo nel piano inferiore, è esposto il corredo della sepoltura di bambino di Cultura Bonnanaro, costituito da un vaso con ansa a gomito, una scodella emisferica ed il piede di un vaso a clessidra. Il resto della vetrina contiene materiali vari di Cultura Ozieri di paRticolare interesse, fra cui una scelta di reperti di pietra e d’osso e pochi oggetti di rame.

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Fig 17 Nucleo di ossidiana, da Ozieri (Vetrina 5).

Fig 18 Carta di diffusione dell’ossidiana nel Mediterraneo centrale.

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Si segnalano due frammenti di vasi di marmo, un idoletto steatopigio e frammenti di idoli cicladici, teste di mazza ed asce da battaglia di pietra. Di ceramica sono notevoli alcuni frammenti dipinti in rosso su fondo bianco ed altri a superficie rossa. Contiene reperti di Cultura Ozieri e Filigosa-Abealzu, fra cui una ricca serie di fusaiole di forma varia, otto pesi da telaio “reniformi” e due frammenti di crogiuolo “a cucchiaio”. Osservare ancora due frammenti di anse “a tunnel” di impasto levigatissimo e ingubbiato, due vasetti miniaturistici ed un vasetto con orlo quadrato. Pannello didattico “Alcuni ritrovamenti”. Descrive il contenuto delle vetrine 79 e ne illustra i pezzi principali. Sui Ripiani di legno accostati alle pareti, dietro la vetrina 10 e 11, sono disposti reperti litici, fra i quali mortai, macine a mano, pestelli, un frammento di grande recipiente e due pietre sagomate, forse relative ad una struttura.

Fig 19 Accette liliche levigate, dalla Grotta di Monte Majore-Thiesi (Vetrina 5).

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Vi sono esposti materiali rinvenuti nella Capanna dello Stregone tutti riferiti alla Cultura di Abealzu, caratterizzata da vasi a collo distinto mono e biansati. Interessanti un grosso peso da telaio ed un altro decorato, un grande pane di terra bruciato, una palla di terracotta di incerto significato, un idoletto d’impasto e tre vasi tripodi. Espone materiali raccolti negli strati superiori della Capanna dello Stregone, consistenti in diversi frammenti ceramici attribuibili alle Culture di Monteclaro, del Vaso Campaniforme e di Bonnanaro. Sono presenti anche due frammenti di tegami nuragici. Pannello didattico “La Capanna dello Stregone” Descrive in particolare la struttura denominante “la Capanna dello Stregone” ed i materiali in essa rinvenuti, esposti nelle vetrine IO e Il. Sala delle Tombe Ipogeiche (VII) Sono esposti materiali provenienti da necropoli a «domus de janas», prevalentemente dell’Età del Rame e della Prima Età del Bronzo (Culture di Filigosa-Abealzu, di Monteclaro, del Vaso Campamforme e di Bonnanaro). Vi sono però anche materiali più antichi, della Cultura di Ozieri, a completamento dei contesti. Entrando nella sala, a sinistra e sulla parete di fondo, al lato della stretta finestra sono esposti i ca/chi delle pareti del corridoio di accesso della Tomba Branca di Cheremule (Sassari) con figure umane schematiche. Lo stesso motivo è ripreso sulle piastre-maniglia di alcuni infissi, ad esempio la porta di accesso interno alla Palazzina. Pannello didattico “Tombe riproducenti la casa ed altre tombe”. Spiega nelle grandi linee le principali caratteristiche delle tombe ipogeiche o “domus de janas” e ne illustra alcune strutture e planimetrie. Descrive brevemente anche le statue-menhir ed il contenuto delle vetrine 17 e 18. Contiene una vasta scelta di vasi rinvenuti nella tomba I della Necropoli di Filigosa (Macomer). Sono in prevalenza ciotole con carena marcata e sporgente, di impasto grigio scuro e nerastro e di dimensioni varie. Notare una testa di spillone d’impasto al piano

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Fig 20 Scodella emisferica con scena di danza, di Cultura Ozieri, da Monte d’Accoddi Sassari (Vetrina 7).

Fig 21 Punte di freccia e fo/lati di ossidiana, da Monte d’Accoddi (Vetrina 14).

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inferiore ed un vasettino di legno ed un altro vasetto miniaturistico al piano superiore. Al piano superiore prosegue la scelta di vasi trovati nella tomba I di Filigosa (Macomer), fra i quali ciotole carenate, vasi a collo distinto ed un vaso su piede conico. Al piano inferiore, materiali della Cultura eneolitica di FiligosaAbealzu fra cui notevoli, dalla domus di Sos Laccheddos (Sassari) due piccoli mestoli con manico terminante con una protome ornitomorfa, da Un un’ascia-martello con foro abbozzato; da località incerta un vasetto con due bugnette opposte all’ansa e infine dalla domus di Abealzu due vasi a fiasco, ed altri vasi di forma varia fra cui un tripode e tre vasettini miniaturistici.

Le DOMUS DE JANAS

Erias de Cannula Bessude, Sassari

Li Curuneddi- Sassari Tomb I

St. Andrea Priu- Bonorva, Sassari Chamber Tomb

Home reconstruction

Serrigiu Cuglieri, Nuoro Tomb I

Li Curuneddi- Sassari Tomb VI

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Partial Floor plan

S’Elighe Entolzu- Usini, Sassari


Fig 22 Vaso a fiasco, tripode, attingitoi ed ascia-martello, di Cultura FiligosaAbealzu, da varie località del Sassarese (Vetrina 13).

LE DOMUS DE JANAS Contiene materiali da domus de janas del Sassarese: Sassari, Ossi, Monte d’Accoddi, Ponte Secco e Marinaru. Bellissimo l’idoletto “cicladico” a traforo di Cultura Ozieri dalla Tomba IT di Monte d’Accoddi, e notevoli per dimensioni quelli, frammentari, da Ponte Secco (Sassari) e da Littu Longu (Ossi). Il resto degli ‘oggetti consiste in vasi Monteclaro decorati a scanalature e nell’intero repertorio che caratterizza la “Cultura” del Vaso

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Campaniforme: “bracciali da arciere”, punte di freccia, pendagli di canini di volpe, bottoni con perforazione a V e, in ceramica, vasi a campana e “cuencos”. Fra la vetrina 15 e 16 si trova un focolare in pietra da una domus de janas della necropoli di S. Andrea Priu di Bonorva. Accanto alla vetrina 16 è esposta la splendida statua-menhir da Genna Arrela (Laconi), la prima delle oltre cinquanta rinvenute nello stesso territorio; di seguito, sono allineate una serie di piccole statuemenhir di calcare, provenienti dalla tomba megalitica di Aiodda (Nurallao, Nuoro), dove erano riutilizzate come materiale da costruzione. Espone i reperti dalla domus de janas di Santu Pedru (Alghero) illustrati da un pannello, prevalentemente di Cultura FiligosaAbealzu, Monteclaro, e del Vaso Campaniforme. Osservare un curioso vaso “a cappello” che ricorda il tipo St. Vérédéme. Notevoli i vasi ad alto collo decorati a graffito con un motivo a zig-zag e la serie di vasi e di “cuencos” decorati con il tipico stile del Vaso Campaniforme. Contiene materiali di Santu Pedru, esclusivamente di Cultura Bonnanaro della Prima Età del Bronzo. E un importante complesso di vasi in gran parte integri, di forma conica o tripodi, con la caratteristica ansa a gomito. Pannello didattico “Domus de Janas” Descrive sommariamente il contenuto delle vetrine dalla 12 alla 16, ed illustra la pianta e sezione della Tomba I di Filigosa, Macomer, e l’assonometria e sezione di scavò dell’anticella della Tomba di Santu Pedru di Alghero. Di fronte, il calco della parete con parte di rilievo a doppia spirale dalla domus di Su Campu Mannu di Ossi. E dedicata ad oggetti rinvenuti in diverse domus de janas dalla necropoli di Su Crucifissu Mannu (Porto Torres), prevalentemente di Cultura Monteclaro e del Vaso Campaniforme. La Cultura di Monteclaro è illustrata da una vasta scelta di forme va-

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Fig 23 Idolo “cicladico” a traforo, dalla Tomba lidi Monte d’Accoddi (Vetrina 14).

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Fig 24 Vaso di Cultura Monte Claro, dalla Tomba III di Monte d’AccoddiSassari (Vetrina 14).

Fig 25 Vasi campaniformi e brassard dalla Tomba di Marinaru-Sassari (Vetrina 14).

scolari, da grandi a piccolissime, tutte decorate dalle tipiche scanalature. Ugualmente presenta vasi da Su Crucifissu Mannu, tutti di Cultura Bonnanaro, di varia foggia, con anse a gomito. Vi è esposto un cra-

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nio con un foro, dovuto ad una trapanazione praticata a scopo di cura, operazione alla quale il soggetto sopravvisse per un certo tempo.

Santu Pedru- archeological layers of the semicircular chamber

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Fig. 26. Statuemenhir di Genna ArreleLaconi.

Fig 27 asi con ansa a gomito e cranio trapanato, da Taulera-Alghero (Vetrina 19).

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Fig 28 Vaso decorato a graffio, di Cultura Filigosa-Abealzu, dalla Tomba I di S.Pedru

Fig 29 Vaso di tipo St. Vérédéme, dalla Tomba ldiS. PedruAighero (Vetrina 15).

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Fig 30 Vaso tetrapode campaniforme, dalla Tomba I di S.Pedru-Alghero (Vetrina 15).

Fig 31 Vasi campaniformi dalla Tomba I di S.PedruAlghero (Vetrina 15).

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Fig. 32 Pianta e sezione della Tomba I di FiligosaMacomer.

Branca Tomb-Cheremule, Sassari Floor plan schematic drawing

Fig 33 Pianta e assonometria della Tomba BrancaCheremule.

Fig 34 Vasi a scanalature di cultura Monte Claro, da Su Cnic(fLssu Mann uPort otorres (Vetrina 17).

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LA TOMBA DEI VASI TETRAPODI DI S. PEDRU ALGHERO

Nelle due vetrina n. 15 e n. 16 è conservata gran parte dei materiali provenienti dalla splendida «domus de janas» di Santu Pedru (Alghero, SS), trovata pressoché inviolata. Ha nove stanze di varia grandezza ed un lungo corridoio di accesso. E decorata da doppie corna in rilievo (il calco è nella Sala IV) e presenta la riproduzione di una finta porta o porta chiusa, che forse significa l’aldilà. La stanza più grande ha il soffitto retto da pilastri, scolpiti nella roccia, imita cioè le abitazioni che ugualmente potevano avere dei pilastri che reggevano il tetto. Fu costruita nei Neolitico Recente (Ozieri: 3500-2700), ma venne utilizzata, con successivi seppellimenti, sino alla I Età del Bronzo (Bonnanaro: 1800-1600 circa a.C.). Eccezionalmente conserva, nei suoi materiali, documentazione di tutto questo periodo di tempo. Anzi nella prima stanza di questa tomba (quella semicircolare), le varie epoche sono rappresentate come e meglio che a Monte d’Accoddi, da vari strati sovrapposti; ma numerosi altri oggetti (in specie i bei vasi decorati a rotella dentata della Civiltà del Vaso a Campana «Campaniforme») si ebbero nelle stanze interne. Numerosissime sono in questa tomba le ceramiche decorate con zigzag incisi dopo la cottura (inizio fase di Filigosa). Santu Pedru - strati archeologici della camera semicircolare Fra la vetrina 18 e la 19 un calco riproduce l’ingresso della domus di Matteatu (Alghero) con decorazione a zig-zag, e presso alla vetrina 18 vaso della Tomba 8 di Su Cnicifissu Mannu. Sala delle Tombe Megalitiche (VIII) La parte finale della Sala VII contiene quattro vetrine in successione cronologica rispetto alla 19, ovvero con materiali della Prima età del Bronzo provenienti, però, anche da tombe megalitiche (dolmen e tombe di giganti) ed è a sua volta collegata con la Sala Nuragica IX alla quale le tombe di giganti si riferiscono. Il piano superiore contiene vasi con anse a gomito della Cultura di

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Bonnanaro dal sito che le ha dato il nome di Corona Moltana (Bonnanaro), dalle domus de janas di Noeddale (Ossi), di S.Giovanni (Viddalba) e di Taulera (Alghero) da cui proviene anche un altro esemplare di cranio trapanato. Il piano inferiore è dedicato ai reperti dalla tomba di giganti di Su Monte de S’Ape (Olbia) fra i quali si notano sia reperti di Cultura Bonnanaro (ansa con sopraelevazione asciforme) che di piena età nuragica (tegami e ceramica con decorazione a pettine). Pannello didattico “Dolmen-Tomba a corridoio-Tombe di giganti” Composto solo di disegni e fotografie, illustra le forme più tipiche di sepolture megalitiche conosciute in Sardegna. Plastico della ricostruzione ideale di una tomba di giganti con stele centinata. E situato fra le vetrine 2022. Espone materiali ceramici da domus de janas con prospetto di tomba di giganti: le domus presso il Nuraghe Sa Figu (Ittiri), e La Dana di Lu Mazzoni (Stintino) e dalla domus di tipo misto di Oridda (Sennori). Si noti in particolare il grande vaso ovoide con orlo interno a tesa decorato con triangoli puntinati da Ittiri ed il punteruolo di bronzo con manico d’osso da Sennori. Al piano inferiore vi sono i vasi dalle domus de janas con prospetto di tombe di giganti di S’Iscia Sas Piras (Usini), dalla tomba di giganti di Coddu Vecchiu (Arzachena) e dalla tomba a circolo n. 6 di Li Muri (Arzachena). Al piano superiore, reperti dal dolmen di Funtana ‘e Casu (Muros) e dalle tombe “a poliandro” di S. Giuliano (Alghero) e di Ena ‘e Muros (Ossi), fra cui notare i due pugnali con lama foliata. Contiene i materiali ceramici dalla tomba di giganti di Li Lolghi (bc. Li Muri) (Arzachena) e dalla tomba di giganti di Palatu (Birori) scavata recentemente. Si osservi come a Li Lolghi siano presenti vasi della Prima Età del

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Bronzo, ad esempio il vasetto con ansa a gomito su peducci, insieme a tegami, olle biansate ed altre fogge di età nuragica. Fuori vetrina, un bacino rettangolare di terracotta dall’insediamento di Sa Turricula (Muros), un chiusino di domus de janas da S’Iscia Sas Piras (Usini) e due dalle tombe di giganti di Abealzu (Sassari) e di Mesu ‘e Rios (Thiesi). Pannello didattico “Età dei Nuraghi” Ad introduzione della problematica dell’età nuragica, vengono presentate le tombe nuragiche, ovvero le “tombe di giganti” ed i materiali in esse rinvenuti. Sul pianerottolo, ai piedi della scala che porta alla Sala Nuragica (IX)

Fig 35 Ceramiche e bronzetti dal Nuraghe Pitzinnu di Posada-Alghero (Vetrina 19).

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Fig 36 Particolare di bronzetto dal Nuraghe Pitzinnu di Posada-Nuoro (Vetrina 23).

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Fig 37 Ceramiche eframmenti di lingotti di rame dal NuragheNastasi di TerteniaNuoro (Vetrina 24).

Fig 37 Vasi e fornelli dal Nuraghe Don Michele di Ploaghe-Sassari (Vetrina 24).

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a destra spicca il calco di uno dei betili femminili mammellati dalla prima tomba di giganti di Tamuli (Macomer, Nuoro). Di fronte, due singolari sculture in calcare provenienti l’una dalla località Tresnuraghes (Ossi) e l’altra da S.Giovanni di Viddalba, che possono essere interpretate come betili antropomorfi di guerrieri con elmo, forse di età nuragica. Sala Nuragica (IX) (al piano superiore) Sulla parete sinistra sono allineati tre pannelli didattici che presentano in sintesi le più note strutture di torri nuragiche: Pannello Didattico “I Nuraghi”. Si inizia con i nuraghi semplici o monotorri e con i loro parametri di diametro e altezza. Si fa cenno a strutture affini in Corsica e ad alcune cronologie proposte per i monumenti più noti. Pannello Didattico “Nuraghi Complessi”. E costituito unicamente dalle planimetrie di cinque importanti monumenti nuragici: Pranu Nuracci, Sins (Cagliari), Su Nuraxi, Barumini (Cagliari), Santa Barbara, Macomer (Nuoro), Arrubiu, Orroli (Nuoro) e Palmavera, Alghero, con il villaggio circostante. Pannello Didattico “Nuraghe Santu Antine, Torralba (Sassari)” E interamente dedicato all’illustrazione del più grande e celebre nuraghe della Sardegna settentrionale: sezione, planimetria, ricostruzione, foto e confronti. e Bacheca a muro E dedicata ai reperti ceramici e bronzei dal nuraghe Pizzinnu di Posada: eccezionali i tre bronzetti di guerriero e la figura stilizzata di toro; inoltre molti braccialetti, pugnali e spilloni. Di ceramica, un’olla a corpo ovoide, ciotoline, ciotole carenate e diversi tegami. La bacheca a muro contiene una sezione del focolare centrale del Nuraghe Pizzinnu di Posada. Plastico del Nuraghe monotorre di Molafà, Sassari. E apribile, per consentire di apprezzare l’interno della camera e lo spessore murario.

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Fig 39 1/nuraghe S.Antinedi Torralba (pianta, sezione e restituzione) e modellini di nuraghe.

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Fig 40 Ceramiche, bronzi e pestelli dal nuraghe Piscu di Suelli (Vetrina 27).

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EVIERME Raccoglie in prevalenza vasi dal nuraghe Nastasi di Tertenia: un vaso a collo conico interno, un’olla biconica biansata, un vaso con versatoio e manico trasversale, un vasetto con altissimo collo, etc...; inoltre frammenti di lingotti oxhide di tipo egeo. Sono inoltre esposti ciotole carenate su fornelli a ferro di cavallo e altri vasetti dal Nuraghe Don Michele di Ploaghe, e un grande tegame decorato a pettine dal Chesseddu di Un. In angolo, fra la vetrina 24 e la 25 si trova un grande dolio con anse ad X, riparato in antico con grappe di piombo, dalla localitĂ

Fig 41. Barchetta in bronzo e brocca, da Monte Cao Sorso (Vetrina 27).

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Fig 42 Planimetria e sezione di capanna nuragica.

Lazzaretto di Alghero. AI lato della vetrina 24, dietro il dolio e il lato della vetrina 25, altri tre pannelli didattici: Pannello Didattico “Assalto al nuraghe ricostruzione ideale” Ricostruzione grafica ideale, mediante bronzetti e raffigurazioni della stessa epoca, di un assalto ad un nuraghe. Pannello Didattico “Altra architettura nuragica” Descrive brevemente alcune strutture nuragiche quali muraglioni, capanne e villaggi; “isolati”, tempietti “a megaron”, santuari, fonti sacre e templi a pozzo. Pannello Didattico “Ceramica e pietre lavorate” Presenta ed illustra le più caratteristiche forme ceramiche e reperti di pietra di età nuragica. E dedicata interamente al nuraghe Santu Antine di Torralba. Molti frammenti di tegami decorati a pettine e di anse di brocche askoidi decorate a cerchielli. Notare una serie di pugnaletti di bronzo, un paio di pinzette, una punta di freccia di bronzo e una fibula, di un tipo caratteristico nella Penisola italica, e una parte del ripostiglio della capanna i con due esemplari mal riusciti e contorti di ascia a margi-

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Fig. 43 Asce, braccialetti e panelle dal ripostiglio del nuraghe Flemenelongu Aighero (Vetrina 29).

Fig 44 Asce, cuneo e martello dal nuraghe Su Colbeciu di Chiaramonti (Vetrina 29).

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ni rialzati e di doppia ascia, con qualche panella. Infine, al centro del piano inferiore, vi è un gruppo di lisciatoi di ceramica e di steatite, uno dei quali ha una presa a forma di monumentino quadrilobato, probabilmente un nuraghe. Plastico del nuraghe a corridoio e a pianta quadrata, di Fronte Mola, Thiesi (Sassari). Contiene vasi ed altri reperti provenienti dal nuraghe Palmavera di

Fig 45 Fondo di fusione da Sa Mandra ‘e sa Giua Ossi (Vetrina 29).

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Alghero, fra i quali olle biansate con anse a gomito rovescio, vasi biansati a collo distinto e olle con un’ansa a gomito rovescio su vasi “a fornello”, ed altri sostegni di diverse fogge. Ancora dal nuraghe Palmavera è esposto un rozzo modellino di torre nuragica in calcare, bracciali decorati di bronzo e grani d’ambra trovati nella Capanna delle Riunioni. Vi sono inoltre i materiali rinvenuti dallo Spano nel nuraghe Piscu di Suelli (Cagliari), un eccezionale esemplare di piccone bronzeo dal nuraghe Crescioleddu di Olmedo ed una brocchetta askoide finemente decorata da Monte Cao (Sorso). E dedicata a reperti da monumenti della Gallura, nel territorio di Arzachena: frammenti ceramici dal tempietto di Malchittu, due vasetti da Punta Candela, vasi biansati a collo distinto e brocche

Fig 46 Situla e molla da fuoco da Badde Ulumu Sassari (Vetrina 29).

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askoidi, una delle quali riparata in antico con grappe di piombo, dal pozzo del Nuraghe La Prisciona. Dal Nuraghe Albucciu, oltre a vari recipienti e ad una grande spiana con impronta a stuoia, sono esposti un pugnaletto ad elsa gammata, un frammento di situletta orientalizzante, un bronzetto di offerente ammantato ed il ripostiglio contenente fra l’altro frammenti di lingotti “oxh i d e ” e n t r o un’olletta con ciotolac o p e r chio. Fra la vetrina 26 e la 28, appoggiati a destra alla ringhiera della scala, vi è una grande giara con riparazioni antiche in piombo dalla Capanna 4 del villaggio Palmavera di Alghero ed un bacino con risega su piede cilindrico dal Nuraghe Su Monte di Tergu; su di un basso ripiano di legno fra la vetrina 27 e la 30 sono esposti un concio a T dal Nuraghe S. Michele di Ossi, sette palle di pietra dal Nuraghe S. Antine di Torralba, un grandissimo tegame e due macine dal Nuraghe Palmavera di Alghero e una mazza di pietra dalla tomba di giganti Nuraghe Curtu di Orune (Nuoro).

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&TEFTI’ e Bacheca a fianco. Raccoglie bronzi d’uso e ripostigli; parte del ripostiglio di Flumenelongu di Alghero (le 32 panelle intere e frammentarie sono raccolte nella bacheca a fianco della vetrina), il complesso di bronzi raccolto presso il nuraghe Su Cobelciu di Chiaramonti ed il ripostiglio di S’Adde ‘e S’Ulumu di Usini, con fibule, collane, un pugnaletto ed un frammento di bronzetto. Nel piano inferiore è esposto parte del famoso fondo di fusione e frammenti di lingotti “ox-hide” dal villaggio nuragico di Sa Mandra ‘e Sa Giua di Ossi, insieme alle 16 asce a margini rialzati trovate nella mura grande spiana con impronta a stuoia, sono esposti un pugnaletto ad elsa gammata, un frammento di situletta orientalizzan-

te, un bronzetto di offerente ammantato ed il ripostiglio contenente fra l’altro frammenti di lingotti “ox-hide” entro un’olletta con ciotolacoperchio. Fra la vetrina 26 e la 28, appoggiati a destra alla ringhiera della scala, vi è una grande giara con riparazioni antiche in piombo dalla Capanna 4 del villaggio Palmavera di Alghero ed un bacino con risega su piede cilindrico dal Nuraghe Su Monte di Tergu; su di un basso ripiano di legno fra la vetrina 27 e la 30 sono esposti un concio a T dal Nuraghe S. Michele di Ossi, sette palle di pietra dal Nuraghe S. Antine di Torralba, un grandissimo tegame e due macine dal Nuraghe Palmavera di Alghero e una mazza di pietra dalla tomba di giganti Nuraghe Curtu di Orune (Nuoro). e Bacheca a fianco

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Fig 47 Matrice bivalve di steatite per pugnale, da Monte Rughe di Ittireddu (Vetrina 30).

Raccoglie bronzi d’uso e ripostigli; parte del ripostiglio di Flumenelongu di Alghero (le 32 panelle intere e frammentarie sono raccolte nella bacheca a fianco della vetrina), il complesso di bronzi raccolto presso il nuraghe Su Cobelciu di Chiaramonti ed il ripostiglio di S’Adde ‘e S’Ulumu di Usini, con fibule, collane, un pugnaletto ed un frammento di bronzetto. Nel piano inferiore è esposto parte del famoso fondo di fusione e frammenti di lingotti “ox-hide” dal villaggio nuragico di Sa Mandra ‘e Sa Gina di Ossi, insieme alle 16 asce a margini rialzati trovate nella muratura del nuraghe, ad una scelta degli strumenti da falegname rinvenuti nel muro del cortile ed al bronzetto di notabile, dallo scavo della camera. L’eccezionale situla bronzea proviene da Badde Ulumu (Sassari) insieme con un paio di grandi molle da fuoco. Dietro la vetrina 29, al lato di questa e dietro la vetrina 30:

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LA CIRCOLAZIONE DEL RAME NEL MEDITERRANEO

La situazione geografia della Sardegna, la sua collocazione al centro del Mediterraneo Occidentale e la presenza di comodi approdi predisponevano naturalmente l’isola ad occupare un ruolo centrale nei traffici sull emedie e sulle lunghe distanze. Già nel Neolitico tardo e nell’Eneolitico (III mill.), la scoperta e le prime fasi della lavorazione e dell’uso dei metalli attiva un processo lento ma continuo, pur fra alterne vicende, che conduce, in età nuragica, alla cognizione della natura e dislocazione dei giacimenti di piombo, argento, rame, ferro, zinco etc... cd al loro sfruttamento, conseguentemente allacciando e rinsaldando i legami con il mondo mediterraneo. Nello specifico campo della metallurgia, una prova indiscutibile degli stretti rapporti fra la Sardegna nuragica e l’Egeo è costituita dai grandi lingotti di rame, detti, in inglese, «ox-hide» che significa «a forma di pelle di bue)) per la loro caratteristica foggia

Fig 48 Fonti sacre e templi a pozzo.

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Fig 49 Bronzi votivi e figurati dal pozzo sacro del Camposanto di OlmedoSassari (Vetrina 30).

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Fig 50 “Navicella del Re Sole” (Vetrina 31).

Fig 51 Materiali di importazione dall’Italia Peninsulare.

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quadrangolare con angoli più o meno allungati. Talvolta questi lingotti, che pesano in media una trentina di chilogrammi e misurano circa cm. 66 x 40 (Ozieri), recano dei segni, impressi a caldo o scalpellati, di significato tuttora imprecisabile, che trovano confronto nei più antichi segni pre-alfabetici e alfabetici del Mediterraneo Orientale. La distribuzione dei lingotti «ox-hide» è amplissima e abbraccia le coste levantine, Cipro, l’Asia Minore, Creta, la Grecia, la Sicilia, le Eolie e la Sardegna, oltre ad una matrice di fusione scoperta in Siria ed alle raffigurazioni pittoriche nelle tombe egizie di Tebe, Karnak e Medinet-Habu; l’arco cronologico va dal XVI-XV secolo a.C. degli esemplari cretesi al XII secolo, mentre in Sardegna alcuni frammenti sembrano perdurare nell’uso fino alle soglie dell’Età del Ferro. In Sardegna, dopo la prima scoperta effettuata a Serra Ilixi (Nuragus, Nuoro) nel 1857 dal primo grande archeologo sardo, il canonico e senatore Giovanni Spano, i rinvenimenti si sono andati moltiplicando. Le località dove sono stati trovati lingotti «ox-hide» interi e frammentati sono circa una ventina, sparse per tutta l’isola, comprese le regioni interne e montagnose. Data la ricchezza delle miniere di rame e l’elevato numero dei rinvenimenti, si può suggerire che la Sardegna fosse un centro di produzione e di distribuzione interna di questi lingotti, su imitazione di una foggia Egeo-Cipriota forse inizialmente anche importata. Una prova dell’intensità dei contatti con il mondo egeo è costituita dalla presenza di ceramica micenea in diverse località della Sardegna meridionale e centro-orientale ed è noto che la navigazione micenea era in relazione con le necessità di approvvigionamento dei metalli. Naturalmente, tutto ciò non esclude che prima, durante e dopo l’uso dei lingotti «ox hide» permanesse la produzione e la circolazione di altri tipi di lingotti, il più comune dei quali è quello di forma piano-convessa, detto perciò «panella», diffusissimo ovunque, intero o frammentato, in esemplari isolati o in ripostigli, tesaurizzato per costituire una riserva di metallo. Pannello Didattico “La Circolazione del Rame nel Mediterraneo” Riassume lo stato attuale delle conoscenze sulla principale risorsa economica dell’età nuragica: la produzione e lo scambio del rame all’interno ed all’esterno dell’Isola. Pannello Didattico “Bronzi Comuni e figurati di età nuragica”

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E descritta la produzione di bronzetti e dei bronzi d’uso e si menzionano i tipi più diffusi. Un accenno al problema della cronologia. Prosegue la scelta di armi e bronzi d’uso, alcuni dei quali di importazione antica dall’Italia Centrale e dall’Etruria Villanoviana, come la spada ad antenne di Ploaghe, i rasoi, l’ascia ad alette; altre sono invece forme locali come i pugnaletti ad elsa gammata, le falci, le seghe, lo specchio di Torpè. Vi sono inoltre le matrici di fusione di steatite

Fig 52 Anfora ‘tirrenica” del pittore di Timiades (570-560 a.C.) e anfora a figure nere del gruppo di Leogros (520510 a.C.).

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Fig 53 Brocca, fasce e doppia patera di etĂ fenicio-punica (Vetrine 37, 39, 40).

Fig 54 Brocca, anfora ed urna di etĂ feniciopunica (Vetrine 3839).

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da Irgoli e da Monte Ruju di Ittireddu, rispettivamente monovalve e bivalve. Al piano superiore è raccolto il complesso di bronzi trovato nel pozzo sacro del Camposanto di Olmedo, comprendente daghe votive, il celebre modellino di nuraghe quadrilobato, una figura di muflone e due importantissimi bronzetti l’uno di fattura orientale e l’altro, più tardo, di produzione greca. E dedicata esclusivamente a bronzi figurati da varie provenienze, fra i quali spiccano la barchetta detta “del Re Sole”, quella frammentaria con animali sul bordo da Meana Sardo, quella con protome taurina da Scala de Boes di Ardara, etc... il toro del pozzo sacro del Predio Canopoli di Perfugas, il muflone e i bronzetti dal pozzo sacro di Serra Niedda di Sorso, rinvenuti di recente, ed uno sgabello miniaturistico di bronzo. Al piano superiore, bronzetti di guerrieri, notabili ed offerenti. Di fronte alla vetrina 31, sul “terrazzo” della Sala Nuragica, è stato ricomposto il monumento centrale della Capanna delle Riunioni del villaggio Palmavera di Alghero, consistente in un basamento cilindrico a conci di arenaria che sorregge un grande modello di torre nura-

Fig 56 Piattello, lucerna bilicne e lucerna “a bugia” di età fenicio-punica (Vetrine 40 e45).

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Fig 56 Edicola grecizzante con figura femminile panneggiata, forse da Sulcis (Cagliari).

gica. In angolo è esposto il seggio di arenaria rinvenuto nello stesso vano che riproduce a grandezza naturale uno sgabello di legno accuratamente lavorato.

E esposto il famoso “trofeo” da Sas Cunzados di Padria, con tre spade votive con la punta in alto e sulla sommità di quella centrale una coniposizione con due porticine e due protorni cervine, decorata da pendagli e sormontata da un pugnale, sempre con la punta in alto. In angolo, dietro la vetrina 31, si trova un altro gigantesco do/io con anse ad X. Pannello Didattico “La Sardegna Nuragica e il Mondo Mediterraneo

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Fig 57 Dorso e verso di tre scarabei di cornolina e diaspro, montati in oro (Vetrina 41).

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Fig 58 Maschera futile da Tharros (Vetrina 42).

Fig 59 Amuleti di avorio di etĂ punica (Vetrina 43).

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nel Primo Millennio” Spiega in sintesi il vasto quadro di rapporti ed interscambi fra la Sardegna, i Fenici, l’Italia Peninsulare, la Sicilia ed Eolie, la Penisola Iberica e la colonizzazione greca, fra la fine dell’età del Bronzo Finale e la Prima età del Ferro. AI piano superiore è esposto materiale dal nuraghe Su Igante di Un, fra cui tre scodelloni e una spiana su quattro piedi, e la coppa ricomposta in antico con parti di quattro recipienti metallici con due attacchi d’argento a palmetta. Vicino, la brocca askoide di bronzo fuso dal nuraghe Ruju di Buddusò, pure con attacco a palmetta. Al piano inferiore, vasetti di rozzo impasto dal pozzo sacro di Su Monzu di Ozieri e due brocche dal pozzo di Bonassai (Olmedo). Sono inoltre esposti per la prima volta frammenti di ceramica greca protocorinzia dal villaggio nuragico di S. Imbenia (Alghero). Contiene ancora vasi dal nuraghe Su Igante di Un, fra i quali si segnala un’olla biansata, un vaso a collo con versatoio, un’altra grande olla con anse ad anello e un vaso a bocca larga con due anse a roc-

Fig 60 Unguentari in pasta vitrea policroma, da Tharros (Vetrina 43).

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Fig 61 Elementi di collana in oro, decorati a granulazione, da Tharros (Vetrina 43).

Fig 62 Figura femminile con le mani ai seni, da Tharros (Vetrina 43). Fig. 63 Stele di arenaria con figura stilizzata “a specchio�, da Viddalba.

chetto; inoltre vi è un grandissimo chiodo e bracciali ad anello di ferro e quattro astragali usati per gioco. Due ciotole, una troncoconica ed una carenata, provengono dal Nuraghe Sa Iddazza di Un. Scendendo dalla Sala Nuragica (IX) inizia la visita del grande salo-

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Fig 63 Sandstone stele.

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Fig 64 Vaghi di collana di lamina d’oro, pasta vitrea, corallo, cristallo di rocca, da Tharros (Vetrina 43).

ne suddiviso in quattro zone: Fenicio-Punica (X) al di sotto della scala ed al di là del tramezzo, fino alle due vetrine delle lucerne (nn. 45 e 46); Romana (XI): ceramica, vetri, bronzi; Romana (XII): statuaria, mosaici, ancore, iscrizioni; Medagliere, esposto in parte nella Sala Romana (XI): vetrine nn. 58-60 ed in parte nella successiva Sala Medievale (XIII): vetrine 61-62. Ii materiale è esposto prevalentemente per classi tipologiche. Sala FenicioPumca (X) Nella prima zona del grande salone centrale del Museo è raccolto il materiale di età storica e di produzione greca ed etrusca, italica e feniciopunica. Esso proviene quasi esclusivamente da collezioni, confluite poi nel Museo, per cui spesso non sono note le località di provenienza. Per il materiale fenicio-punico, la provenienza prevalente è Tharros, nella penisola del Sinis (Cabras, Oristano).

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Fuori vetrina, all’inizio del percorso, si trovano a destra un cippo bru ciaprofumi di arenaria con iscrizione punica funerari, e a sinistra un bassorilievo con “simbolo di Tanit” da S’Imbalconadu (Olbia), fiancheggiato da anfore “a siluro”.

Nel piano inferiore sono esposti aryballoi ed alabastra (piccoli unguentan di forma globulare, appuntita o arrotondata) etrusco-corinzi ed un gruppo di vasi etruschi di bucchero. Nel piano superiore vi sono pezzi di grande pregio: un’anfora “tirrenica” attribuita al Pittore di Timiades (570-60 a.C.), un’anfora a figure nere del Gruppo di Leagros (520-10), raffigurante la lotta di Erakle ed Anteo, ed alcune kylikes (coppe biansate su alto piede) a figure nere e a figure rosse. Al piano superiore, varie fogge di vasi greci: kylikes, lucerne di forma aperta, oinochoai (lett. versare vino) a bocca trilobata, vasetto con beccuccio (guttus), ecc. AI piano inferiore, vasi a figure rosse prodotti in Magna Grecia, fra i quali un cratere, un vaso ad astragalo, brocche trilobate e non, ecc. Espone gli esemplari più antichi di ceramica fenicia: brocche con orlo a fungo e con bocca trilobata, sottolineata da pittura rossa. Insieme vi sono due lekythoi (denominazione greca di una tipica forma di vaso) di produzione samia. Ripiano a muro: Betilo su base quadrangolare da Tharros (?) e tre stele puniche, forse da Sulcis, la prima con figura femminile entro un’edicola fortemente stilizzata sormontata dal disco solare e dal crescente lunare, la seconda ancora più semplificata e schematica, la terza, di tipo grecizzante con figure femminile panneggiata entro tempietto ionico. Prosegue l’esposizione di ceramica fenicio-punica di argilla depurata, realizzata al tornio veloce, e decorata con motivi geometrici rossi o bruni su fondo chiaro: fasce, tremoli, ecc. Qui la forma prevalente è quella dell’urna.

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Fig 65 Lucerne a volute (monolicne e bilicne) e lucerna “africana� (Vetrine 45, 46).

Fig 66 Piatto e coppette di ceramica campana A (Vetrina 47).

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Fig 67 Coppella di vetro blu di età imperiale romana (Vetrina 49).

Brocche, oinochoai trilobate, anfore, una doppia patera, un askòs con decorazione plastica ed una brocchetta trilobata con attacchi a dischispirale. Pannello Didattico “Età FenicioPunica” Descrive in sintesi l’espansione fenicia nel Mediterraneo e le sue caratteristiche, ed alcuni siti feniciopunici in Sardegna. Pannello Didattico “Età FenicioPunica ScritturaSocietà” Vengono confrontate le più antiche forme di alfabeto fenicio, greco ed etrusco e dà un sommario inquadramento dei principali reperti esposti. Ripiano a muro: Basesupporto in pietra calcarea da Olbia, con iscrizione punica. Lungo il muro, anfore puniche, e romanorepubblicane.

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Fig 68 Bottiglia cilindrica in vetro di età imperiale romana (Vetrina 49).

Al piano di sopra un gruppo di vasi dalla necropoli di S. Avendrace, Cagliari ed altri di provenienza varia: piattello, lucerna bilicne, brocche e vasi monoansati. Al piano di sotto, ancora piattelli, alcuni vasi monoansati a corpo cilindrico, olle biansate, ed un bell’esemplare di fiasca decorata a cerchi concentrici, con quattro passanti laterali.

Espone tre gruppi di scarabei, quelli egiziani ed egittizzanti di steatite e di pasta vitrea (600-500 a.C.), quelli punici e d’importazione di pietra dura (500300 a.C.), e gli scarabei egittizzanti di epoca tarda. E dedicata alla coroplastica votiva, rappresentata, fra l’altro, da kernophoroi (bruciaprofumi a forma di testa femminile con un cesto sul capo), figurine di divinità femminile assisa in trono, probabilmente De

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Fig 69 Coppa aretina con maschere sileniche (Vetrina 50).

Fig 70 Brocca di sigillata chiara A di etĂ imperiale romana (Vetrina 51).

Fig 71 Piatti di sigillata chiara A di etĂ imperiale (Vetrina 51).

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Fig 72 Bronzetto raffigurante Ercole appoggiato alla dava, da Ossi (Vetrina 55).

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metra, figure femminili stanti panneggiate, e con tamburello, un bell’esemplare di maschera fittile, una mano votiva con iscrizione punica incisa sul palmo. Nel piano inferiore sono esposti unguentari fusiformi, timbri di terracotta ed una piccola scelta di ex-voto da S.Giuseppe o Is Caniles, Padria.

Amuleti, gioielli, oggetti d’avorio e di pasta vitrea. Si osservino in particolare il gruppo di unguentari a forma di anforette e di brocchette trilobate di pasta vitrea policroma, placchette decorative di avorio, una testa silenica barbata, una figurina di flautista di profilo. Al piano di sotto, collane d’oro, corallo e pasta vitrea; pendenti decorati a granulazione e di lamina sbalzata, fra i quali la celebre figura femminile egittizzante con le mani ai seni, il tubetto aureo porta amuleto con protome leonina, e altri di corniola, cristallo di rocca, agata, radici di turchese; anelli e bracciali semplici o composti, d’argento; e tre dei caratteristici rasoi punici votivi, di bronzo, con manico a testa di cigno. Al piano di sopra terrecotte figurate di tipo ellenistico. Al piano di sotto brocchette, askoi zoomorfi, vasi a biberon, ecc. Al di là delle due vetrine 45 e 46 con le lucerne, si trova un “giardinetto” nel quale sono infisse una ventina di stele funerarie, che recano un’effige stilizzata “a specchio”, con pochi elementi decorativi o di inquadramento. Provengono da diverse località della Sardegna settentrionale: Viddalba, Valledoria, Tergu, Sorso, Sennori, Alghero, eccetera e, pur essendo rinvenute riutilizzate in tombe romane dal l al III sec. d.C. sembrano riecheggiare, con il loro spiccato aniconismo, remote eredità di matrice semitica. Sala Romana (Xl) Sul tramezzo a fianco alle vetrine 44 e 45, tre pannelli didattici: Pannello Didattico “La Sardegna in Età Romana La Storia” Sintesi delle vicende storiche dell’Isola entrata nell’orbita romana dal 238 a.C. fino alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente nel

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Fig 73 Decreto del proconsole Lucio Elvio Agrippa, noto come la “Tavola di Ecterzii”

476 d.C. Pannello Didattico: “La Sardegna in Età Romana-Città e Popolazioni” Si espone brevemente la situazione degli insediamenti di età romana in Sardegna, ovvero gli antichi centri fenicio-punici, le nuove colonie di Turns Libisonis (Porto Tones) e Uselis (Usellus), e le popolazioni dei territori sud-orientali ricordati nella Tavola di Esterzili (vedi vetr. 56). Pannello Didattico “La Sardegna in Età Romana-Le Necropoli” Sono illustrati graficamente tutti i tipi di sepoltura conosciuti in Sardegna in età romana. Fuori vetrina, in angolo accanto alle vetrine 44-43, è collocato un enorme dolio-tomba, riparato in antico con grappe di piombo, scavato nella località di Cantaru Ena di Florinas, contenente la deposizione con il corredo vascolare. E un notevole esempio di sepoltura ad enchytrismós (ovvero entro un vaso).

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Fig 74 Figura marmorea di Sileno con otre sulle spalle.

Espongono, in successione, una vasta campionatura di lucerne, da quelle bilicni (con doppio beccuccio) di età fenicia, a quelle greche di forma aperta di età ellenistica, a quelle repubblicane dette “delfiniformi”, a quelle di prima età imperiale a becco rotondo, con specchio figurato. Seguono quelle a canale o “africane” di età paleocristiana con decorazioni varie e con simboli giudaici (candelabro a sette braccia) e cristiani (Chrisinón). TfT Una serie di prodotti, integri e di buona fattura, di ceramica campana da mensa, di età repubblicana; notare i bei riflessi metallici della vernice, applicata su argilla rosata tipica della Campana A ed il colore grigio opaco su argilla grigia della Campana C.

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Al piano di sopra sei grandi urne globulari di vetro, quattro delle quali con coperchio, da Tharros (?). Al piano di sotto serie di unguentari di vari colori; una bottiglia cubica, coppe, bicchieri decorati “a depressione” da Tharros, Cornus, Porto Torres e altre località. Scelta di bicchieri, calici, balsamari di vetro: soprattutto notevole la varietà di questi ultimi, a forma di frutti e di uccelli. Bellissimo alto calice finemente decorato a rilievo ed a pittura, di fattura alessandrina del III sec. d.C.; serie di bicchieri decorati “a depressione”, bottiglie di forma cubica e cilindrica; brocche trilobate, fra le quale una lavorata “a nido d’ape”, ecc. È dedicata alla ceramica fine damensa detta “sigillata italica” perché realizzata a stampo in fabbriche dell’Italia centrale, fra le quali è

Fig. 75. Busto marmoreo di Venere Anadiomene.

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Fig 76. Sarcofago marmoreo con figure fantastiche che aggrediscono tori e arieti.

celebre quella di Arezzo (da cui “aretina”), di dove proviene il bell’esemplare con grappoli d’uva e mascheroni esposto al piano superiore. Molti piatti e coppette mostrano il bollo della fabbrica di provenienza impresso al centro, talora “in pianta pedis”. Al piano di sopra espone una buona esemplificazione di bicchieri e tazzette “a pareti sottili” decorati con applicazioni plastiche o a “rotellatura”, della fine I-Il secolo d.C. . A lato e di sotto, piatti di sigillata chiara A di età imperiale decorati sul bordo, forme chiuse per versare i liquidi e un vaso a biberon. Espone una scelta di vasi di forma chiusa-vari tipi di anforette, brocchette ed olpai (vasi con fondo a fiasco)-di ceramica comune di età imperiale. Prosegue la ceramica comune con forme aperte quali boccalini e tazze biansate. Al piano inferiore vi sono due urne cinerarie di piombo, l’una circolare e l’altra rettangolare con coperchio, una basetta bronzea recante l’impronta per i piedi della statuetta che doveva esservi eretta, un frammento di dolo con bollo, ecc.

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Contiene una scelta di vasi di rozza esecuzione e di uso comune, da cucina e da mensa fra cui si noti un esemplare ancora pieno a metà di lumache-di età imperiale. flITTI$I Una pregevole collezione di piccoli bronzi, comprendenti statuette antropomorfe, fra le quali si osservi l’interessante “Personaggio virile ammantato nella lacerna (tipo di mantello corto) da Nulvi, raffigurazioni zoomorfe, recipienti bronzei, quali situle, “trullae” (attingitoi) e parti di recipienti, come anse con attacchi figurati. Seguono strumenti vari: aghi, chiodi, fibule-notare tre esemplari di fibbie a T ispaniche-chiavi, matrici di sigilli rettangolari o “in pianta pedis” per ceramica, catenelle, amuleti, specchi, ecc. Espone pochi notissimi reperti: una stadera bronzea con pesi da Pattada, una lucerna triiicne dei relitto romano di Spargi e due famosi documenti epigrafici in ottimo stato di conservazione e provenienti dalla collezione del Canonico Giovanni Spano: ii diploma militare da Anela dei legionario sardo Ursario, figlio di Tomaie (22 dicembre del 68 d.C.), e soprattutto la grande Tavola di Esterzili. Si tratta del decreto del proconsole Lucio Elvio Agrippa che il 18 marzo del 69 d.C., sotto il consolato dell’imperatore Ottone (succeduto a Gaiba ed a sua volta subito soppiantato da Vitellio nel breve turbinoso periodo fra la morte di Nerone e la presa dei potere da parte di Vespasiano), cerca di sedare annose e ripetute contese in merito a confini territoriali fra i Patulcensi Campani ed i Galillensi (popolazioni della Sardegna sudorientale). Pochi ma notevoli esemplari di gioielli di età romana di varia provenienza. Si osservino gli orecchini a rosetta con pietre rosse, quelli a rosetta con pendenti e quelli ad anello con pendenti di pietre dure; la collana a sottile catenella d’oro e piccoli grani di pietra dura con fermaglio di filigrana, quella con elementi romboidali a traforo alternati a grani di pasta vitrea scura e quella di filo trinato con estremità a protomi leonine; gli anelli d’oro con pietre d’ogni forma e colore, gli anelli d’oro e d’argento a castone, ecc...

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Riquadro a muro. Sono esposti alcuni frammenti di rilievi di stucco, raffiguranti divinità e figure femminile, esseri alati, cavalli, provenienti dalla villa romana di Sant’Imbenia. Il percorso e la numerazione delle vetrine condurrebbe ora al medagliere e da questo alla Sala Medievale. L’argomento, invece, suggerisce di completare prima la visita della seconda Sala Romana (XII) con la statuaria, i mosaici, le ancore e i lingotti, e le iscrizioni. Sala Romana (XII) Le sculture, i mosaici e le iscrizioni di questa sala provengono quasi esclusivamente dalla colonia romana di Turns Libisonis (Porto Torres); le ancore e i lingotti di piombo sono stati rinvenuti lungo le coste in varie località delle provincie di Sassari e Nuoro. Dal dicembre 1984 è allestito l’Antiquarium Turritano, nel quale venivano raccolti tutti i materiali provenienti dai nuovi scavi e rinvenimenti già dal 1973, epoca dell’apertura del Museo Sauna: i reperti del Museo Sanna d’altronde costituiscono ormai una parte integrante delle sue collezioni e della sua storia. Mantenendo la divisione tipologica che caratterizza la sezione storica del Museo, si presentano, in successione, le sculture, i mosaici, le iscrizioni e i materiali di provenienza marina, curando però, nei limiti del possibile, di assecondare un percorso unico in senso antiorario, a partire dalla breve scala che si trova dopo il medagliere. La scultura. Si incontrano dapprima, sulla destra, alcuni esemplari di scultura funeraria: due frammenti di sarcofagi figurati uno dei quali con scena di banchetto, l’urna cineraria marmorea di Caius Vehiius Rufus riccamente decorata con ghirlande sulla fronte, teste di Giove Ammone e Sfingi agli angoli e maschere teatrali negli acroteri del coperchio (fra il I e l’inizio del 110 sec. d.C.), ed il coperchio di un’altra, con amorino alato dormiente (110 sec. d.C.). Fra le sculture lungo le pareti si segnalano: una statuetta femminile acefala che solleva con ambo le mani i lembi del chitone, di marmo pavonazzetto con parte posteriore non lavorata (età augustea o adrianea); una statuetta loricata da Olbia, probabilmente di età costantiniana; una testina maschile con elmo calcidico (I sec. d.C.); il frammento di una figura di sileno con otre sulle spalle (inizi II sec. d.C.); un ritratto di Marco Aurelio (161-180) in età avanzata; un piccolo busto di marmo pentelico raffigurante Afrodite del tipo Anadiomene ovve-

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Fig 77 Statere di elettro della zecca di Cartagine, da Vilanova Monteleone

Fig 78 Rovescio di tre monete in bronzo di zecca sardopunica (Vetrina 58).

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Fig 79 Dritto di due tremisse di Liutiprando (Vetrina 61).

ro in atto di strizzarsi i capelli dopo il bagno (fine II-inizi 1 sec. d.C.); un oscillum (disco marmoreo decorativo che si usava appendere nei porticati delle ville signorili) con un efebo danzante scolpito a bassissimo rilievo su di una faccia, e con bordo decorato ed una testa maschile con lunghi capelli e barba, vigorosamente realizzati con il trapano, sull’altra faccia, evidentemente rilavorata nel II sec. d.C. per un successivo impiego del disco come fontana; eccetera. Di fronte al pilastro centrale della sala sorge una figura femminile stante di dimensioni superiori al vero con ampio chitone ed himation panneggiato, forse effige imperiale, databile alla fine del I secolo d.C.; ugualmente alla raffigurazione di un imperatore va attribuito il grande torso maschile, seduto e con mantello sulle spalle, del I sec. d.C., esposto al centro del lato corto della sala. Sull’altro lato, sotto le iscrizioni, si trovano due grandi sarcofagi marmorei, uno dei quali con teste di Gorgone sulla fronte e sui lati corti, e l’altro con figure fantastiche che aggrediscono tori ed arieti. I mosaici Il mosaico piĂš antico fra quelli esposti ed anche della Sardegna settentrionale è un frammento in bianco e nero fissato al muro, che

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mostra un riquadro a treccia ed uno semplice che racchiudono due scudi ellittici sovrapposti su due giavellotti incrociati, motivo di larga diffusione in Italia fra l’inizio dell’età repubblicana e l’inizio dell’età imperiale. Al II sec. d.C. risale un secondo esemplare sul pavimento, pure in bianco e nero, che raffigura un motivo geometrico con quadrati bianchi tangenti per i vertici e riquadri più grandi con altre file di quadratini e con svastiche, compreso entro due bordi, l’uno a girali e l’altro rappresentante una cortina turrita con porta. Di particolare interesse perché unici, finora, in Sardegna, sono i due tappeti musivi a soggetto marino, l’uno in bianco e nero con cavallo marino, polipo, aragosta e due pesci in campo bianco riquadrato e con largo bordo per adattarsi ad un vano rettangolare absidato, l’altro in bianco, nero e bruno con vasto repertorio di creature acquatiche inclusi una foca e un coccodrillo. Ambedue denunciano influenze ostiensi anche se si può ipotizzare l’attività di maestranze locali; si datano ad età severiana il primo ed alla metà del III sec. il secondo. Molto interessante l’altro grande mosaico al muro per la chiara

Fig 80 Brocca di lamina ispano-visigota (Porto Torres) e brocchetta fusa copia da S. Pietro di Sorres

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successione di due restauri praticati con materiali ed in epoche diverse e con modi sempre più sciatti e corrivi, sull’elegante superficie originariamente decorata da doppie ruote con motivi floreali. Alla fine del II-inizi III secolo d.C. si data il frammento rettangolare, sul pavimento, decorato da una losanga fra due pelte. Di ascendenza africana per la sua ricca policromia è il frammento a parete, con un festone di foglie ed un bocciolo. Le iscrizioni Le iscrizioni, siano esse onorarie, funerarie o indicazioni di misure di distanza o di estensione territoriale, sono un ausilio prezioso ed insostituibile alla ricostruzione di un determinato periodo storico. Fra le iscrizioni funerarie si segnalano, oltre a quella sull’urnetta con coperchio a timpano di Caius Vehilius Rufus, già ricordata, che attesta l’appartenenza del defunto alla tribù Collina, due che richiamano il duovirato ovvero la più alta magistratura della colonia di Turns; in due casi, le iscrizioni sono state apposte in tempi diversi sui due lati della stessa lastra; una, sempre da Porto Torres, commemora

Fig 81 Affibbiagli in bronzo con placca ad U, da Tissi (Vetrina 64).

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Fig 82 Pettine d’osso con costolatura centrale, da Porto Torres (Vetrina 64).

Fig 83 Specchio bronzeo e teca in sughero, da Cornus Cuglieri (Vetrina 64).

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Fig 84 Iscrizione di Casa Meloni.

un defunto nativo di Ostia; iscrizioni funerarie sono scolpite sui due sarcofagi davanti alla parete, e su di un cippo marmoreo a forma di ara con antefisse, dedicato a Marco Ulpio Teopompo. Fra le iscrizioni onorarie le più interessanti sono quelle che più contribuiscono ad ampliare il panorama delle conoscenze archeologiche sulla colonia, come quella che attesta il restauro del Tempio della Fortuna e della Basilica con il tribunale –monumenti ad oggi scomparsi- e un’altra che ricorda la costruzione di una cisterna per il rifornimento idrico; epigrafi venivano apposte in onore degli imperatori come quella di Valerio Domiziano praeses provinciae Sardiniae a Valerio Cesare (305) o quelle all’imperatore Massimiano (253-257) e all’imperatore Licinio (307-324). Altre iscrizioni documentano culti orientali, come la bella ara di Cneus Cornelius Cladus dedicata ad Iside-Thermuthis raffigurata sulla faccia anteriore come un serpente con testa di donna ed un fiore di loto sul capo.

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Particolarmente importanti le iscrizioni su cippi di confine e su miliari. Dei primi ne è esposto uno a sinistra della scala del medagliere, proveniente dal territorio di Orotelli e reca scritto FIN (fines = confini) NURR (Nurrensium = Nurrensi). I quattro miliari provengono da Ozieri, Berchidda, Torralba e Sassari, Scala di Giocca e contribuiscono alla conoscenza ed alla ricostruzione del tessuto viario della Sardegna Romana. Pannello Didattico “La Sardegna in Età Romana Sistema Viario” Planimetria della Sardegna con raffigurazione del sistema viario con i principali assi stradali, i diverticula (strade secondarie) e le stazioni, come documentate dai miliari. Le ancore e i lingotti La collezione di ancore romane di piombo del Museo Sanna è una delle più cospicue d’Europa e certamente la maggiore in Italia. Essa comprende, infatti, non solo i pezzi esposti nel Museo ma anche tutti quelli allineati in giardino lungo il viale d’accesso alla Sala Romana e disposti intorno alla struttura esterna dell’edificio. Si tratta di ceppi di piombo del tipo mobile, cioè a barra unica che veniva infilata nell’asse di legno dell’ancora, oppure del tipo fisso, ovvero con l’asse infilato nel foro centrale quadrangolare del ceppo dove veniva bloccato da un perno e delle cime. Questo secondo, detto “tipo Ammiragliato”, è largamente usato in età imperiale ed è anche il più frequentemente rinvenuto sia in relazione con i relitti, sia sottocosta dove, in caso di difficoltà, venivano gettati i ceppi, caricati a bordo come zavorra; le estremità inferiori dell’ancora venivano ugualmente fissate da una contromarra di piombo costituita da una barra con tre fori quadrangolari affiancati. (Si vedano le ricostruzioni moderne in museo ed in giardino). Spesso le marre recano iscrizioni o decorazioni apotropaiche (contro il malocchio), come file di astragali. Fra i ceppi esposti notare un’esemplare di marmo bianco da Fiume Santo, Sassari. Oltre alle ancore, una notevole serie di lingotti di piombo, con iscrizione (CERDO o C. VTIVS C.FILIVS) e con il marchio di un delfino, rinvenuti all’Argentiera, a Stintino e a S.Teresa di Gallura, attestano gli stretti legami commerciali esistenti con la Penisola Iberica, dove sono stati rinvenuti prodotti analoghi, diretti verso il porto di

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Fig 85. Copricassa dalla Sardegna meridionale (Vetrina a muro 66).

Ostia. In piombo sono anche alcuni strumenti marittimi, quali scandagli di piombo, di forma cubica e conica. In una bacheca sono esposti i resti di un grosso carico di minerali di piombo, ferro e stagno, questi ultimi nella tipica forma “a borsetta” e troncopiramidale e taluni anche con iscrizione, “MARO” databili entro i primi quarant’anni del I sec. d.C., dal relitto di Capo Bellavista presso Arbatax (Tortolì, Nuoro). Il Medagliere Nelle cinque vetrine delle sale xi-xiii è esposta solo una minima scelta della ricca collezione numismatica del museo, costituitasi sia

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Fig 86 86 Costume femminile di Osilo Fig 87 Costume femminile di Ittiri

in seguito a donazioni ed acquisizioni, sia grazie al fortunato rinvenimento di alcuni importanti ripostigli. L’esposizione attuale è ancora quella realizzata da Lorenzo Forteleoni nel 1973, che selezionò le monete in modo che fosse rappresentato il più ampio panorama possibile di conI dall’età feniciopunica a quella contemporanea. Pannello Didattico “La Moneta” Riassume la storia della monetazione dalle origini, con particolare riferimento alla Sardegna e richiamando gli esemplari esposti nelle vetrine.

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E interamente dedicata alle monete puniche, della zecca di Cartagine (notare i primi esemplari in elettro con al Dritto la testa della dea Tanit e al Rovescio il cavallo), di zecca siculo-punica e di zecca sardo-punica. Interessanti la moneta del “Sardus Pater” recante sul Dritto M. Azio Balbo governatore di Sardegna in età tardorepubblicana e la c.d. moneta “dei Sufeti” che testimonia la coesistenza di magistrature puniche con quelle romane, alla fine dell’età repubblicana. Scelta di denari repubblicani dal ripostiglio di Berchidda, in buone condizioni di conservazione, e dal ripostiglio di Olbia. Monete dell’Impero Romano d’argento e di bronzo nessuna delle quali coniata in Sardegna, dato che in età imperiale non vi fu attività di zecca. Sala Medievale (XIII) Prosegue l’esposizione di monete dell’Impero Romano da Traiano Decio (249-251 d.C.) e Onorio (395-423 d.C.) e ancora fino a Leone VI (886-912). In età bizantina, probabilmente nel periodo dell’Esarcato, la zecca venne trasferita a Cagliari, in luogo di Cartagine, e compare la S (per: Sardegna) sul Rovescio. Notare le due monete d’oro, il tremisse di Anastasio I (491-518) e il tremisse di Liutprando (712-744). Nella vetrina sono esposte monete dall’età medievale e moderna. Con Giacomo II d’Aragona nel 1324 iniziano le coniazioni del Re di Sardegna, con gli Alfonsini. Interessanti lapatacchina e il minuto di Guglielmo III di Narbona (1407-1420), i reali di Alfonso V (14161458), i cagliaresi di Ferdinando Il d’Aragona (1479-1516), i reali di Carlo V (1516-1556), che riaprì la zecca di Sassari, e i ma/tagliati di Filippo 11(1556-1598) e di Filippo IV (1621-1665). Completano l’esposizione altre coniazioni fino all’età contemporanea. Come sopra detto, con le vetrine 61 e 62 si è già introdotti nella Saletta Medievale (XIII), nella quale più che in ogni altra parte del

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Museo, l’esemplificazione è ristretta, ma che verrà certamente ampliata in futuro, dato anche il considerevole impulso che ha avuto la ricerca in questo settore. Pannello Didattico “Tarda Antichità e Medioevo” Descrive il materiale esposto sia nelle vetrine che alle pareti ed è completata da uno schema cronologico che comprende la Tarda Antichità, l’Alto e Basso Medioevo e l’Età Moderna.

Fig 88 Costume femminile di Ittiri: Particolare.

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Fig 89 Costume femminile di Orgosolo

Fig 90 Costume femminile da vedova di Osilo (non esposto).

Sono esposti alcuni pregevoli esemplari di ceramica e di bronzo di etĂ altomedievale, fra i quali spiccano una brocca di lamina ispano visigota da Porto Torres ed una elegante brocchetta fusa copta da S.Pietro di Sorres, databile al VII secolo. Importanti sono due frammenti di iscrizioni in gotica minuscola da S. Maria di Tergu con una bulla plumbea con sigillo di Gonario di Torres (1130-1147). Ragguardevole serie di tipari bronzei e sigilli di epoca varia. Al piano di sopra una bella serie di armi e finimenti metallici di ferro, da Cheremule e da Laerru. AI piano di sotto diversi affibbiagli

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Fig 91. Bustino ricamato del costume femminile di Bonorva (Vetrina a muro 78).

di bronzo con placca ad U del VI-VI! secolo, un pettine d’osso da Porto Tones e un affibbiaglio d’osso da Laerru; orecchini d’oro a globo manunellato e a cestello ed una splendida coppia da S. Maria di Mesumundu, con cerchio, elemento a pelta e tre pendenti a goccia. Eccezionale uno specchietto di bronzo circolare in una teca di sughero con coperchio scorrevole, decorato con un filo d’argento inserito con una tecnica quasi di ageminatura. Fuori vetrina sono esposti iscrizioni e capitelli: contro il pilastro all’ingresso, l’epigrafe del puer Victorinus del 415 d.C.; sulla parete di

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fronte, l’iscrizione commemorativa della costruzione del castello di Monteforte nella Nurra ad opera forse di Mariano d’Arborea (1290); seguono altre iscrizioni da Sassari, quella del Pievano Pietro Fata relativa ad un’opera compiuta nel 1269; iscrizione di casa Meloni del 1442. Sotto le finestre, frammenti architettonici, cornici di finestre di epoca aragonese da Corso Vittorio Emanuele. In angolo, un capitello altomedievale da Cornus e, sulla parete opposta, mensola di un pilastro che riutilizza un frammento di statua romana. Vicino, in basso, capitello altomedievale da S. Lorenzo, Sassari. Sezione Etnografica “Gavino Clemente” La Sezione Etnografica occupa l’ala terminale del complesso museale, che comunica mediante un accesso interno con la sala medievale (XIII) ma è fornito di un ingresso indipendente all’altra estremità, dalla Sala XVIII. Le cinque Sale che compongono la Sezione Etnografica (dalla XIV alla XVIII) sono state dedicate in particolare a determinate categorie di materiali, in prevalenza costumi, tessuti, gioielli e mobili, provenienti dalle due Collezioni originarie: la donazione effettuata nel 1933 da Enedina, nipote di Giovanni Antonio Sanna, alla morte della figlia Zely Bertolio, e quella di Gavino Clemente nel 1947. A questi si sono aggiunte altre acquisizioni e donazioni, esposte solo in parte, a motivo della limitatezza degli spazi. L’allestimento del 1973, curato da Gerolama Carta Mantiglia e Antonio Tavera, è stato in parte modificato nel 1986 ad opera di Giovanni Maria Demartis e Marisa Mura. Sala XIV Tessuti Copricassa A sinistra dell’ingresso un quadro raffigurante Gavino Clemente, al quale è dedicata la Sezione. Pannello Didattico “L’Esposizione” Narra in sintesi la storia della Collezione Etnografica, il contenuto delle Sale, i criteri espositivi, la cronologia e le provenienze dei materiali raccolti. Pannello Didattico “La Cassa I Copricassa I Corni Incisi” Vengono descritte e illustrate categorie di materiali esposte nella sala.

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Sono esposti diversi copricassa policromi con figurazioni dalla Sardegna Meridionale fra i quali si noti un esemplare da Santa Giusta con balze decorate da teorie di cavalieri, un altro campidanese con uccellini entro campi romboidali e con alte balze laterali, eccetera. La ricchezza e varietà dei motivi decorativi è notevole. Lungo le pareti, panche e casse di legno scolpite con motivi geometrici e figurati; un piccolo tavolo è al centro. Su due ripiani a muro a sinistra dell’ingresso tre bottiglie-scaldaletto di ceramica, da Oristano (il “frate” e la “monaca”); a destra boccaletti di ceramica da Dorgali. RTIMEMEM Ai lati dell’ingresso alla Sala XV: bicchieri, astucci portaesca, accia rini, fiaschette per la polvere in corno, riccamente decorati con motivi vari, tratti dal repertorio religioso o dall’arte colta e tradotti in stile popolaresco. Al di sopra, due pannelli con raffigurazioni di costumi maschili dell’Ottocento (a sinistra) e tempere di Rafaele Arui del 182530 (a destra). Sala XV Arredamento tradizionale Pannello Didattico “La Casa” Vengono illustrati tre tipi diversi di casa tradizionale, quella logudorese, quella barbaricina e quella campidanese, con un accenno all’arredo e ad attrezzi e contenitori d’uso domestico. Lungo le pareti, sedie, panche e casse di legno scolpite; al centro un bellissimo tavolo. A sinistra dell’ingresso, al di là di una serratura di legno ad elementi mobili con chiave annessa, espone attrezzi di legno per la produzione di pani tradizionali, fra i quali sassole decorate e timbri per pane; da Tissi proviene una catena di timbri tratta da un unico pezzo di legno. Tre grandi sovracoperte da letto antiche da Bonorva (ai lati) e da Ploaghe (al centro), tessute in tre teli con il telaio orizzontale e ornate con il motivo dell’albero della vita (Katalufa), leoni, cervi, figure

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di uccelli, eccetera. &T11fwI Espone recipienti di legno, di sughero e di zucca-questi ultimi finemente lavorati, fra i quali si osservi l’esemplare con le effigi dei Reali di Casa Savoia. Vi sono inoltre corde intrecciate ed altri attrezzi d’uso domestico: spiedi, taglieri di legno, eccetera. • Ospita sette fucili a pietra focaia arabescati e, su di un pannello a muro, alcune baionette con fodero. Yfliiiwn iii Balze di merletti lavorati afilet per l’ornamentazione del letto. Bisacce campidanesi lavorate a rilievo, alla stessa maniera dei copricassa della sala XV; una bisaccia da Sarule presenta una tessitura semplice di lana, variegata da strice di cotone e con figurine di uccelli e motivi a rombi disposti simmetricamente. Contiene cesti da Castelsardo intrecciati con fibre di palma nana e steli di grano con decorazioni geometriche e figurate in bruno e due setacci di uso domestico. Due esemplari molto grandi sono all’esterno, ai piedi della vetrina. Sala XVI Abbigliamento tradizionale Pannello Didattico “L’Abbigliamento Tradizionale” Viene tratteggiata nelle grandi linee la storia dell’abbigliamento tradizionale, in stretta relazione con la moda e la circolazione di tessuti di produzione locale e di importazione. Bacheca 75. Scelta di bottoni di lamina, a traforo e di filigrana, di forma e pro venienza varia, d’argento, d’argento dorato e oro, con granati, coralli e paste vitree, eccetera. Grande Vetrina dei Costumi 76.

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Sono esposti alcuni costumi completi femminili, da diverse località; sono soprattutto da osservare l’abbigliamento di gala di Osilo con la caratteristica cappa rossa bordata, l’abbigliamento di gala da Ittiri con la ricca buttonera d’argento e la gonna di panno rosso con balza decorata e, fra quelli del Nuorese, il bellissimo e policromo costume di Orgosolo con la benda per il capo tinta con lo zafferano. Sul fondo della vetrina, costume maschile da Dorgali. Un pulsante sullo zoccolo della vetrina mette in moto un nastro di musiche tradizionali della Sardegna. Bacheca 77 Contiene amuleti e talismani, come spuligadentes di forma varia. Pendenti a globetto nero montati in argento, pendagli con cipree o opercoli di conchiglie, ugualmente montati in argento, astucci, e due rosari, l’uno d’argento filigranato e coralli, l’altro di madreperla e coralli con croce d’argento filigranata. Espone parti di costumi, quali giubetti maschili di panno rosso e nero, camicie femminili ricamate, una cuffjetta da Desulo, grembiuli ricamati, bustini e giubetti con inserti e splendidi ricami. Bacheca centrale 79 Gioielli, anelli d’argento e d’oro con pietre di vari colori, spille e orecchini a fiocco con pendenti decorati con “perle di fiume”, collane di corallo e d’oro, gancere elaborate con ganci anche figurati, eccetera. Sopra le bacheche a muro 75 e 77, due pannelli espongono raffigurazioni di costumi femminili dell’Ottocento. Sala XVII Tessitura al telaio orizzontale Pannello Didattico “Il Telaio Orizzontale” E dedicato all’illustrazione grafica ricostruttiva di questo strumento con indicazione dei suoi prodotti tipici. Al centro della sala è esposto un telaio orizzontale da Osilo, integro e funzionante e con un tessuto di lino in corso di tessitura. Bacheche 8081

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Strumenti per la filatura: fusi per ritorcere il filo, rocche o conocchie per sostenere il fiocco nella filatura, realizzati in legno leggero, canna e altri materiali. Meli 110 111 Ai lati sono esposti due antichi esemplari di sovracoperte bianche lavorate a rilievo (apibiones o a ranu); la prima reca intessuta nella balza inferiore la scritta “Sisinnia Murgia di Tramatza anno 1828” al di sopra di una fascia con il motivo della caccia, mentre il campo centrale è occupato dal soggetto dell’albero della vita (Katalufa) ripetuto liberamente e naturalisticamente. Il secondo esemplare da Ittiri riproduce nei tre teli motivi derivati dalla schematizzazione e ripetizione paratattica o simmetrica di temi tradizionali, come grappoli d’uva, cervi, eccetera, insieme a girali, zigzag e fasce di contorno. Al centro, altra sovracoperta bianca logudorese a motivi geometrici. Bacheche 8384 Strumenti per la filatura: naspi per formare le matasse, aghi di legno, navette per contenere la spola (un esemplare è montato) alcuni fantasiosamente intagliati. T1I.iw1 ITT1 Coperta dalla Sardegna sud-occidentale (Sulcis), lavorata con la tecnica unu in dente ornata con stelle e candelabri schematizzati e con iscrizione ripetuta sui tre teli “C M A 1894”; dall’altro lato, antica coperta da Isili lavorata con la stessa tecnica, con balze nere e rosse alternate, con motivi simbolici e figure umane danzanti. Al centro, coperta nuziale da Pozzomaggiore caratterizzata da una ricca balza con teorie di volatili e tralci vegetali schematizzati. Lungo le pareti, una bella panca di legno, due piccole sedie ed una cassa con il frontale lavorato. Sala XVIII Tessitura al telaio verticale Pannello Didattico “Il Telaio Verticale” Descrive e illustra le caratteristiche del telaio verticale e dei suoi prodotti e la sua distribuzione nell’Isola.

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A lato, telaio verticale da Nule montato e completo con il tessuto in corso di esecuzione.

YTThHwĂĄ rTITIIII Coperta da Orgosolo tessuta al telaio verticale di bella tinta giallo zafferano con due balze a fasce policrome e quattro piccoli motivi a pettine ai lati della zona centrale. Coperta da Nule, di lana di pecora ma con limitati inserimenti di cotone azzurro nelle fasce policrome delle due balze laterali e piccoli motivi geometrici centrali decorativi.

Ttipw3 IT 711 a Altri due notevoli esempi di antiche coperte da Nule, tessute su telaio

verticale. Notare i motivi geometrici, zig-zag o motivi “fiammati� disposti in fasce orizzontali e i quadratini uniti per i vertici formanti schemi romboidali, con campo centrale distinto. Lungo le pareti, due splendidi esemplari di cassapanche riccamente intagliate, due seggiole ugualmente decorate, un arcolaio di legno. Sul sostegno in angolo, una bella brocca decorata con motivi religiosi, da Oristano. Ripiano a muro: due brocche e due fornelli di ceramica, da Dorgali.

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Bibliografia A.TARAMELLI R.LAVAGNINO, II Regio Museo G.A.Sanna di Sassari, Itinerari e Musei d’Italia, Poligrafico dello Stato, Roma 1933. E.CONTU M.L.FRONGIA, Il Nuovo Museo Nazionale “Giovanni An tonio Sanna” di Sassari, Itinerari dei Musei, Gallerie e Monumenti d’Italia, Poligrafico dello Stato, Roma 1973’, 19832. E.CONTU, Un museo per tutti, “Quaderni”, 1, Sassari, 1976. AA.Vv., II Museo Sanna in Sassari, Banco di Sardegna, Sassari 1986. A quest’ultimo soprattutto si guardi per tutta la bibliografia specifica per i vari settori.

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INDICE

Un museo per tutti Pag. 7 Itinerario Ingresso Sala delle conferenze Pinacoteca Sala didattica Breve storia della Sardegna antica 17 La cronologia Sala preistorica Sala di Monte d’Accoddi Sala delle tombe ipogeiche Sala delle tombe megalitiche Sala nuragica Sala feniciopunica Sala romana Sala romana Sala medievale Sezione etnografica Gavino Clemente 97 Bibliografia 107

8 10 10 14

22 27 34 42 48 67 78 86 94

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