Museo Naturalistico Nicola de Leone

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Fondazione

Comune di Penne

MUSAP


Nicola de Leone

Busto in gesso di Angelo de Vico


Progetto realizzato con il contributo della Fondazione Pescarabruzzo con i fondi del bando di erogazione per l’anno 2012 Fondazione Musei e Archivi di Penne MUTAC Museo Archeologico, Museo di Arte Moderna, Museo Naturalistico Nicola de Leone, Archivi Penne Comitato Scientifico Presidente: Francesco Di Teodoro Consiglieri: Silvano Agostini, Giancarlo Boiani, Mario Costantini, Laura Cutilli, Norma D'Ercole, Salvatore Fornarola, Annalisa Massimi, Antonio Quaranta, Andrea Staffa Invitati permanenti: Rocco D'Alfonso Comitato Direttivo Presidente: Fernando Di Fabrizio Consiglieri: Antonio Bianchini, Luigi Di Giosafatte, Nicola Mattoscio Invitati permanenti: Rocco D'Alfonso, Francesco Pesci Staff operativo Katia Bellini, Daniela Cerasa, Laura Cutilli, Norma D’Ercole, Annalisa Massimi

Museo Naturalistico Nicola de Leone Direttore Fernando Di Fabrizio fernandodifabrizio@cogecstre.com Si ringraziano: Regione Abruzzo, Provincia di Pescara, Comune di Penne Caterina Artese, Katia Bellini, Antonio Canu, Mario Costantini, Maurizio Davolio, Massimo Dell’Agata, Loredana Di Blasio, Alessandro Di Federico, Vincenzo Ferri, Osvaldo Locasciulli, Livia Mattei, Silvio Pirovano, Pasquale Santone, Pasquale Scotucci, Andrea Staffa, Franco Recchia, Francesco Rocca, Aleardo Rubini Le Cooperative: COGECSTRE, Alisei, L’Arca, Gallero, Pedra, Samara, Rete Cooperative RICA WWF Italia, Ente Oasi WWF Check list a cura di: Andrea Agapito, Caterina Artese, Massimo Dell'Agata, Fernando Di Fabrizio, Alessandro Di Federico, Vincenzo Ferri, Andrea Grassi, Osvaldo Locasciulli, Roberto Mazzagatti, Gianfranco Pirone, Pasquale Santone, Nicola Spoltore, Augusto Vigna Taglianti Stampa Litografia Botolini - Rocca San Giovanni (CH) Prima edizione 2004 Ristampa 2012 COGECSTRE Edizioni c.da Collato 1- 65017 Penne PE Tel 085 8270862 edizioni@cogecstre.com


Fondazione

Comune di Penne

MUSAP


Presentazione Il Museo Naturalistico Nicola de Leone, istituito dal Comune di Penne e riconosciuto dalla Regione Abruzzo come museo di 2a categoria, rappresenta uno dei punti di forza della Riserva Naturale Lago di Penne, con le sue molteplici e interessanti attività di ricerca scientifica, didattica e informazione. Da alcuni anni esso è entrato a far parte della Fondazione dei Musei e degli Archivi di Penne, che coordina i servizi culturali e le manifestazioni artistiche della città vestina in collegamento con l’amministrazione comunale. Il Museo de Leone comprende tre sezioni: la prima e la seconda naturalistiche, la terza di valorizzazione del territorio e di recupero di antiche arti e tradizioni. Si tratta di un patrimonio assai prezioso, non solo sul piano della tutela dell’ambiente e della ricerca scientifica ad essa collegata, ma anche su quello dell’educazione al rispetto della natura e del bene comune. I benefici che derivano dal Museo su questi diversi piani costituiscono un valido strumento operativo per la raccolta e la catalogazione di dati scientifici riguardanti una vasta area che comprende anche il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Il Museo de Leone è sede legale della Società Ornitologica Abruzzese (SOA), che raccoglie testi ornitologici di tutta la regione.Tra le iniziative più importanti promosse dal museo occorre ricordare la ricerca Uccelli d’Abruzzo e Molise dall’osservazione alla conservazione, condotta nei primi decenni del secolo scorso dall’ornitologo Nicola de Leone (che ha dato il nome al museo), e il documentario dal titolo La Maglia Rossa sulla Parete Nord del Monte Camicia, che ricostruisce in modo suggestivo e con notevole sforzo le spedizioni alpinistiche sulla Parete Nord della montagna abruzzese. Il Sindaco di Penne Rocco D’Alfonso


La Stazione Ornitologica Abruzzese Nicola de Leone Alla fine degli anni ’70 in tutta la nostra regione Fernando Di Fabrizio, Fernando Spina, Aurelio Manzi il sottoscritto ed il più anziano Pasquale Santone eravamo gli unici birdwatchers abruzzesi, mancava il web ed i telefoni cellulari, le guide sonore ai canti degli uccelli erano su delle scomode cassette audio, invece del GPS si usavano cartine topografiche dell’ I.G.M. ed i contatti tra noi stessi e con altri ornitologi erano rari e spesso solo epistolari… Quando iniziamo a girare per l’ Abruzzo in cerca di uccelli potevamo usufruire di una scarsissima bibliografia di riferimento, che riguardava quasi esclusivamente il Parco Nazionale d’ Abruzzo, gli unici lavori scientifici relativamente recenti riguardanti l’ avifauna abruzzese erano quelli di Nicola De Leone, un vero Naturalista non solo per gli studi frequentati, ma soprattutto per la metodicità e l’ approccio culturale che ancora oggi si notano leggendo i suoi testi. A distanza di una ventina di anni, nel 1996, il numero degli appassionati di ornitologia in Abruzzo era aumentato gradualmente ed insieme ad Augusto De Sanctis e Marco Liberatore pensammo fosse arrivato il momento per fondare la Stazione Ornitologica Abruzzese seguendo l’ esempio di quanto accadeva in altre realtà ornitologiche regionali. La SOA non poteva che essere dedicata all’ illustre mentore della nostra Ornitologia Nicola De Leone e conseguentemente la sede naturale della stessa venne trasferita nel Museo a lui intitolato. Dal 1996 le attività della SOA, unica Associazione Ornitologica ONLUS attiva su tutto il territorio regionale, sono state molteplici da quelle più semplici e più “di massa” come i censimenti annuali degli uccelli acquatici svernanti , le osservazioni dei fratini lungo la costa, le gare fotografiche per il riconoscimento degli anelli dei gabbiani svernanti, i corsi di birdwatching a quelle più complesse e scientificamente di elevatissimo valore come i censimenti della popolazione di Nibbio reale, le analisi di contaminanti nelle uova di passeriformi, le indagini genetiche sulla Coturnice e sul Gracchio corallino, lo studio delle comunità di passeriformi delle praterie e delle valli interne aquilane, la numerose attività di inanellamento, la redazione della check list ufficiale degli uccelli d’ Abruzzo. Dal 1996 ad oggi anche le metodologie e gli strumenti utilizzati sono cambiati molto, i dati vengono raccolti non solo con le semplici osservazioni di campo, che pur rimangono la base per molte indagini, ma anche attraverso l’ uso di rilevatori di posizione (GPS o geolocalizzatori) su specie come il Grifone, per il quale il Corpo Forestale dello Stato ha iniziato una interessante ricerca, il Calandro ed il Fratino. Il livello delle ricerche realizzate dalla SOA è riconosciuto a livello nazionale ed internazionale e dimostrato sia dai numerosi interventi a Convegni ornitologici nazionali ed esteri che dalle decine di pubblicazioni su atti e riviste scientifiche alcune delle quali con Impact Factor indiscusso e rilevante a scala mondiale. Non a caso la Stazione è attualmente il principale se non l’ unico referente regionale per istituzioni come l’ ISPRA, il CISO, Ornitho e numerosi Enti gestori di aree protette. La caratteristica fondamentale della SOA non è però da ricercare esclusivamente nella qualità e quantità delle ricerche condotte ma anche nella finalità delle stesse. Tutti i censimenti, i monitoraggi e le indagini anche più complesse e raffinate sono, come previsto dallo stesso Atto costitutivo della Associazione, finalizzate alla conservazione del nostro patrimonio ornitologico, l’ obiettivo principale quindi non è mai stato la “pubblicazione” fine a se stessa ma la raccolta di dati ed informazioni oggettive e scientificamente valide che contribuiscano alla tutela degli uccelli. Massimo Pellegrini


Sommario 6 9 13 16

NICOLA DE LEONE Introduzione Biografia di Nicola de Leone Poesie inedite Un secolo di ricerche ornitologiche in Abruzzo

30 36 44 47 48 54 56 59

STRUTTURA DEL MUSEO Il museo Nicola de Leone nella Riserva Naturale Regionale Lago di Penne Il Centro visite e il Museo Il Museo della farfalla Il Centro lontra Manifesto del Gruppo Lontra Italia L’Orto botanico di Penne Centro di Educazione Ambientale A. Bellini Manifesto di Penne sul turismo responsabile L’Area floro-faunistica

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I PROGETTI Centro Anatre Mediterranee Il progetto Testudo Il progetto Starna Il progetto Capriolo Il progetto Anfibi Il progetto Ecologia dei mustelidi Il progetto sul Paleolitico superiore

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STRUTTURE E PROGETTI LEGATI AL MUSEO Il laboratorio dell’oasi EDAP: Edizioni e Documentazioni sulle Aree Protette LAPISSS: Laboratorio per le Aree Protette Italiane e lo Sviluppo Sostenibile Il Centro Scavi Archeologici e Ricerche paleoambientali L’Agenda 21 del Comune di Penne La rete dei Musei di Penne Il sentiero Serafino Razzi, il percorso dei musei Il Museo delle tradizioni ed arti contadine di Picciano I musei del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga La carta delle contrade di Penne

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LA RICERCA NEL PARCO NAZIONALE DEL GRAN SASSO E MONTI DELLA LAGA L’operazione camoscio Il progetto martora Il progetto vipera dell’Orsini Il progetto anfibi e rettili

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ALLEGATI Check list della flora e della fauna Elenco tesi di laurea svolte nella riserva

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Nicola de Leone

Titolo capitolo

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Introduzione di Giosy Bianco de Leone

N

icola de Leone era un uomo complesso, eclettico, sagace, di cultura interdisciplinare. I suoi studi, che durarono tutta la sua vita, abbracciarono molti rami del sapere. Laureatosi in Scienze Naturali, frequentò per alcuni anni anche la facoltà di Medicina e Chirurgia. Alle “Belle Lettere” ed agli studi letterari dedicò molta parte del suo tempo. Allora studentessa di Liceo Classico, ricordo il mio stupore nel vederlo tradurre all’impronta greco, latino e numerose lingue straniere. Non esisteva rima o verso di cui non sapesse a memoria il seguito. Egli però non faceva mai uso roboante della sua cultura. La cultura e lui erano un’unica entità. Modesti e sommessi venivano la sua risposta ad una domanda, il commento ad un evento o una citazione. Tra le vecchie carte di famiglia ho recentemente trovato un Diploma attestante una sua specializzazione post-lauream (forse uno dei primi Masters’ in Italia) che così recita: Il Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, visto il verbale del Consiglio dei Professori della Scuola di Magistero, certifica che il Dottor Nicola de Leone ha frequentato le lezioni sulla pesca, l’aquacoltura, sugli elementi di navigazione, di costruzione e d’igiene, superando brillantemente le prove d’esame. Roma, 10 settembre 1909. Ciò avveniva quindi 85 anni fa. Definirlo però solo “moderno” è in un certo senso fargli torto. Io che da ragazza vissi in famiglia con lui per molti anni, intuivo all’epoca, senza averne tuttavia precisa coscienza, di avere di fronte una persona speciale, un cittadino “globale”, come oggi verrebbe certamente chiamato. Per lui erano importanti le foreste, i laghi, i fiumi, ma non meno importanti erano il capelvenere, i girini ed il chicco di miglio. Quarant’anni fa lo sentii illustrare con enfasi l’importanza della catena alimentare per la sopravvivenza del mondo animale e vegetale. Ma non solo questo. Con pari convinzione esaltava il gran dono che ciascuna cultura poteva offrire all’altra, senza limiti di confini geografici o di razze. Ambiente, produzione, economia e lavoro erano per lui intimamente collegati. Ciò che accadeva lontano da noi nel mondo, egli precisava, poteva riguardarci molto da vicino. Passarono decenni prima che potessi valutare appieno l’importanza di quelle lezioni. Di quei colloqui mi resta anche l’impressione di vasti orizzonti, di mondi stellari, sui quali nelle notti estive, in giardino, egli intratteneva congiunti e amici, tutti col naso insù a guardare il cielo. Da allora forse non ho più guardato con tanta emozione le stelle. Anzi, da allora non ho più guardato le stelle. Nicola de Leone era cittadino del Mondo per vocazione intellettuale, ma devo altresì precisare che gli spazi della sua mente erano occupati non solo dal sapere, ma anche dall’immaginazione. Egli non volle mai allontanarsi da Penne, pur essendo stato chiamato altrove ad alti incarichi, sicché le sue esplorazioni furono realtà virtuali. Nicola de Leone era anche poeta. All’osservazione della natura, suo primo amore, egli prestava spesso la voce della poesia. Voglio qui citare alcuni suoi versi, tratti dal Poemetto Edelwais:

8 Nicola de Leone


Odio le vaste sale illuminate dove l’arte profonde i suoi tesori le pareti d’arazzi decorate arcani nidi ad insidiosi amori: odio ciò che con natura stuona, odio i sorrisi ed i saluti lievi quella fredda ironia che ti canzona con le sorrise parolette brevi. Io lieto sogno i verdeggianti prati e le colline ove risplende il sole: i campi immensi, vividi smaltati come lussureggianti effuse aiuole; amo il ciel d’opalino, il glauco mare i monti azzurri, il rivolo d’argento amo le ninfe paurose e care e lo stormir de le foglie al vento... Nicola de Leone era un “educatore” nel più ampio senso della parola. Dalla sua cattedra di insegnante di Scienze Naturali, e per strada, ove si radunavano intorno a lui studenti ed amici, egli impartiva questa grande lezione: la mente dell’uomo ha capacità infinite ed è un preciso dovere scoprirle. Alle capacità della mente, palesi o nascoste, egli attribuiva enorme dignità. Chi amava il sapere o si lasciava indurre ad amarlo, apparteneva al ceto più nobile dell’umanità. L’aristocrazia del pensiero era quella nella quale poneva maggior fede. Incontrando per strada alunni, parenti, dipendenti, amici, per tutti si toglieva il cappello, con deferente inchino. Era un uomo gentile. Suoi ex alunni, oggi nonni, raccontano come egli in classe li chiamasse “lorsignori” e come, alla fine di una interrogazione non troppo brillante egli solesse dire: “Dovrei darLe un voto che non rispecchia le Sue vere capacità. Forse la giornata non Le è favorevole. Torni quando si sentirà pronto e... se posso esserLe utile, sono a Sua completa disposizione”. So per certo che molti debbono a lui radicali cambiamenti nelle loro vite. Nicola de Leone moderno e antico, poeta e naturalista, solitario e socievole, felice ed infelice, incisivo nel dire ma non ironico, curioso intellettualmente ma discreto, eclettico, pacifista, bisognoso di ampi spazi ma autorelegatosi nella sua cara Penne... tutto questo è contenuto nella poesia Autoritratto, trovata per caso tra le vecchie carte, poesia che qui riporto, forse infrangendo un suo desiderio di riservatezza.

Autoritratto Adorai ogni bellezza e vissi tutte le vite, sentii le lusinghe più ardite ed ebbi sul volto... la brezza di tutti i mari; la creta su cui la forma s’imprime, il tormento delle rime, la solitudine dell’asceta;

L’anima viva del suono, la sinfonia dei colori s’ebbero alterni i miei amori, cui dettero un qualche lor dono. In mille rivoli ardenti dispersi la forza e la vita: la forza che, forse, se unita

Introduzione

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sarebbe stata il TORRENTE... Non ebbi la mano adunca All’atto brutale e rapace; la fronte spianata Alla Pace di raggi di sole ebbi ornata. Fu il mio il gesto regale del gran signore che dona, Il Bel Gesto che perdona e rende il bene pel MALE. Di tutte le amanti, più cara mi fu una grande chimera: giungeva con Sirio la Sera, spariva con l’Alba... chiara. Mi compiacqui in signoria aver la parola che incide

ma non quella che uccide ... arma dell’ironia. Prudenza, consiglio, riguardo non seppi che fossero al mondo ma volli configgere in fondo a tutti i misteri il mio sguardo. Come l’aquila reale mi piacque fissare il sole, ma adorai le viole della mia terra natale. E questa strada che vissi vita, io penso che sia la più bella poesia di tutte quelle che scrissi.

Concludo questo ricordo con la speranza di aver detto perché, qui riuniti ad opera di intelligenti “posteri”, alcuni di noi oggi desiderino simbolicamente togliersi il cappello, con deferente inchino, alla memoria di Nicola de Leone umile e grande Professore nella Città di Penne».

10 Nicola de Leone


Biografia di Nicola de Leone di Mario Costantini

D

e Leone Nicolò, Innocenzo, Piero, Enrico, Giuseppangelo, Renato, Gastone, nasce a Penne nella casa del nonno Nicola Castiglione, in Via Muzio Pansa, il 6 agosto 1880. Suo padre Saverio e sua madre Ginevra, abitavano nella casa di Nicola da poco. Qui Nicolò vivrà fino alla fine dei suoi giorni. L’ampio giardino della casa e la ricca biblioteca di famiglia furono determinanti per la sua formazione giovanile. Nicola de Leone, frequentò le scuole classiche, dell’Istituto educativo M. Delfico vivendo nel convitto della scuola. Si distinse dai condiscepoli per il suo acuto spirito di osservazione, per prontezza e versatilità di ingegno, per vivo amore allo studio, motivo per cui non fu difficile per i suoi maestri, predirne l’avvenire, infatti, divenne un valoroso insegnante1. Laureato in Scienze Naturali presso l’Università “La Sapienza” di Roma nel 1902, conseguì il diploma in Scienze Agrarie, con ottima votazione, nel 1906, sempre a Roma. Dopo gli studi universitari, cominciò ad insegnare Scienze Naturali nel Ginnasio e Liceo del Seminario di Penne. In pieno periodo fascista, esattamente nel 1914, insegnò Politica Coloniale e Politica Estera, ai Corsi di Preparazione Politica per i giovani, organizzato dalla Federazione dei Fasci di Combattimento di Pescara del Partito Nazionale Fascista. de Leone, oltre all’amore per la scienza e la natura, nutriva un forte interesse per la recitazione con la quale si dilettava a prendere parte a manifestazioni di solidarietà e beneficenza. Ne è un esempio la serata al Teatro Comunale di Penne, da lui organizzata per la raccolta di fondi per la realizzazione del Monumento ai Martiri Pennesi del 1837, nella quale interpretava la parte di Straforello, valoroso spadaccino nei Romanzeschi di Rostandt. Nel 1910 fu nominato Presidente del Comitato d’Onore per la realizzazione del monumento di cui sopra. L’opera fu portata a termine nel 1913, con le sculture del teramano Morgante, e collocata nella Piazzetta XX Settembre. Con delibera della Giunta Comunale,2 alla cui riunione parteciparono i professori della Regia Scuola Tecnica di Castellamare Adriatico, il 6 luglio del 1913, venne accettato il ricco dono del prof. Nicola de Leone, consistente in una collezione ornitologica di ben 170 capi conservati e disposti su piede, e di numerose pellicce, alla Regia Scuola Tecnica sopra menzionata, nella quale insegnava Scienze. La splendida raccolta fatta con vero intelletto d’amore sarà per la nostra scuola il migliore ornamento, per i nostri giovani un nobile esempio di studi seri e tenaci;3 con queste parole fu accolto il gentil dono dell’Illustre Professore. Un altro importante dono, fu quello della sua collezione di Lepidotteri italiani, al Gabinetto di

Biografia di Nicola de Leone 11


Scienze Naturali della Regia Scuola Tecnica di Penne, attuale Istituto d’Arte “Mario Dei Fiori”, nell’ottobre 19144 (FOTO…). Gli uccelli catturati erano il frutto di numerose battute di caccia, descritte con dovizia di particolari nel suo libro “Commentari di ornitologia abruzzese” edito con il titolo “Materialiper una- avifauna d’Abruzzo”, nel 1908 a Loreto Aprutino dalla Casa Editrice del Lauro. Nella presentazione del volume il dott. Arrigoni Degli Oddi con il quale collaborava, lo giudicò raro e prezioso affermando: il lavoro si raccomanda da sé, sarebbe superfluo che la mia personalità troppo piccola spendesse parole per farlo…5. de Leone, poteva vantare, sia la collaborazione dell’egregio Conte Arrigoni degli Oddi e di altri illustri personaggi quali il Dottor Cerulli, sia l’amicizia con insigni scienziati come il Principe Chigi, il Senatore Di Carpegna, la Signora Picchi, il Professor Martorelli. Oltre alla pubblicazione di questo libro, de Leone, si dedicò alla stesura di altri di carattere scientifico, quali ad esempio, La Pernice di Damasco,6 Sopra la cattura di tre individui di Merops persicus, Pallas, nell’Abruzzo ultraI,7 Nota sul valore specifico delle Acredule italiane,8 Il “Passer italiae” e la cultura razionale del grano,9 Corso d’igiene,10 Mostruosità osservate nel becco di alcuni uccelli,11 Un Rorifero poco comune in Italia,12 Appunti di ornitologia venatoria per l’Abruzzo,13 Storie di regnanti e di orsi14. Un altro libro, “Uccelli d’Abruzzo e Molise”, molto più interessante del primo, sarà pubblicato da Cogecstre Edizioni, postumo, nel 1994, a trentasette anni dalla morte dell’autore e a circa sessanta dalla sua stesura. L’opera, segnalata dal Direttore della Riserva Naturale Regionale Lago di Penne, e gentilmente concessa dai familiari di de Leone, è stata presentata dal prof. Lucio Marcotullio, allora sindaco di Penne, con l’introduzione di Franco Tassi (allora Direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise), ed è stata accolta con molto interesse dagli ornitologi delle due regioni. Oltre all’attività scientifica, de Leone si dedicò alla poesia, ed una prima raccolta fu pubblicata tra il 1898 e il 1899, con il titolo “Fiori di fratta”, in cui il pensiero dell’autore erompe schietto e spontaneo dall’anima giovanile, senza retorici abbellimenti, senza ritocchi artificiosi, così come si sente; così come il fiore di fratta che, senza essere ravvivato dalle cure del giardiniere, fa mostra di sé, con una bellezza di colore e di profumo che gli ha dato la natura. Con questa raccolta di poesie, mostra di non restare indifferente allo sfacelo morale della società e approffitando del richiamo delle Muse, biasima la boria di cui si cinge il fiacco e la nefanda crapula d’ogni moderno Ciacco ed i loro frizzi15 e si sdegna per ogni forma di corruzione. La seconda produzione letteraria fu il libro “Versi”.16 Nell’opera citata, parla di natura, di quella natura che ha conosciuto attraverso i suoi studi. La canta nel suo Tramonto nei campi, nell’Addio ai monti e nella Poesia della notte. Riprende, inoltre, un tema già affrontato nell’opera precedente, il tema sociale, che qui affronta con alcune liriche17. La prefazione alla sua seconda produzione, è stata fatta dal prof. Rinonapoli, che afferma: nei versi di questo giovane è da notare la spontaneità dell’analisi, la vivacità del sentimento e la potenza del pensiero. Nel 1903, la tipografia di Donato De Arcangelis di Atri, pubblicò il terzo volume di versi titolato Edelweiss, in cui l’autore esprimeva l’incanto della natura, il fuoco della gioventù e le ardenti passioni del cuore. In questo periodo, scrisse un’altra opera di versi, titolata I poemi del giglio. Nel 1920, la Casa Editrice del Lauro, pubblicò un nuovo volume di versi, titolato I poemi delle strade. In questo suo libro, egli apparve del tutto trasformato rispetto alle poesie precedenti, anche se non fu mai un gaio e spensierato scrittore di versi, essendo sempre stato un ragazzo pensoso e triste. In uno dei primi due sonetti, La canzone della distanza e dell’ignoto, si manifesta il tema di tutto il volume, tema di sconforto e di dolore, sintesi triste della nostra esistenza. Diverso appare Aegri somnia, breve canto in versi liberi, che presenta una festa di luce, di colori, di armonia, in cui trionfa il risveglio della natura in primavera18. Tantissime poesie sono ancora inedite, così come lo è un racconto titolato La felicità è al Sud.

12 Nicola de Leone


Per circa un trentennio, il prof. Nicola de Leone si attivò nel campo dell’osservazione scientifica, come dimostrano le numerose pubblicazioni sui Bollettini Ornitologici e Zoologici. Per il suo amore per la scienza e per la propria inclinazione all’insegnamento fu spesso chiamato a tenere conferenze sulle novità scientifiche. Nel 1910 si tenne, a Penne, presso la sala della Società Operaia, una conferenza sulla Cultura delle acque, organizzata dall’Illustre Prof. Comm. Vinciguerra, del cui laboratorio, de Leone aveva fatto parte, e alla quale partecipò oltre al già citato de Leone, il Prof. Arturo Provenzale, direttore della cattedra ambulante di agricoltura. Dopo la conclusione della conferenza, i tre oratori si recarono presso il Ponte Sant’Antonio, per liberare circa trentamila avanotti, inviati dal Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio per il ripopolamento delle acque del Fiume Tavo, dove le condizioni di vita per questi pesciolini, sembrano essere le migliori e lasciano sperare un ottimo successo19. Una in particolare, fu quella sulle Meraviglie del mare, tenutasi a Castellamare il 21 gennaio 1912. Questa conferenza, oltre ad avere un rilevante valore scientifico, era anche a beneficio della bandiera della Scuola Tecnica di Castellamare20. de Leone, ha parlato per circa un’ora delle “Meraviglie del mare”, degli esseri organici marini e terrestri, delle influenze fisiche lunari e solari, della profondità e conformazione dei diversi mari, sottolineando l’importanza di essi nelle comunicazioni e nella vita economica dei popoli;21 non volendosi limitare soltanto ad argomenti di carattere scientifico, ha fornito anche notizie di interesse generale riguardanti la formazione delle perle e del corallo, suscitando così, il vivo interesse delle donne. Un’altra conferenza tenutasi a Penne nella sala della Società Operaia, che coinvolse una folla immensa di cittadini, vide il dott. Nicola de Leone, offrire al pubblico un’interessante dissertazione su temi di pratica utilità, educativi ed istruttivi. L’argomento specifico dell’intervento, fu Primi soccorsi negli infortuni sul lavoro, svolto in ogni sua parte con ordine e lucidezza di idee, con parola chiara e sobria al tempo stesso, tali da invogliare il pubblico ad una più assidua partecipazione agli incontri successivi. Gli furono attribuite numerose onorificenze, nel luglio del 1925 gli fu assegnata la Croce di San Lazzaro. Il popolo abruzzese, 4 novembre 1920. Delibera della Giunta Comunale di Castellamare Adriatico, del 06-07-1913. 3 Delibera della Regia Scuola Tecnica di Castellamare Adriatico, Prot. Gen. n. 874, del 13-06-1913. 4 Delibera Giunta Comunale di Penne, 30-10-1914. 5 De Leone N., Materiali per una avifauna d’Abruzzo, Loreto Aprutino, 1908. 6 Tipografia Silvio Valeri, Penne, 1905. 7 Officina tipografica del “Corriere”, Teramo, 1906. 8 Estratto dal Bollettino Società Zoologica Italiana, con sede in Roma, fasc. IV-V, 1907. 9 Officina tipografica del “Corriere”, Teramo, 1907. 10 Stabilimento tipografico Valery, Penne, 1907. 11 Estratto dal Bollettino Società Zoologica Italiana, con sede in Roma, fasc. I-VI, anno XVIII, serie II, vol. X, 1909. 12 Estratto dal Bollettino Società Zoologica Italiana, con sede in Roma, fasc. V-VI, 1914. 13 Corriere d’Abruzzo e Molise, Roma, 20 settembre 1928. 14 Articolo forse tratto dal Corriere d’Abruzzo e Molise, 1930 circa. 15 Corriere abruzzese, 25 ottobre 1899. 16 Edito da Tipografia De Arcangelis, Atri, 1900. 17 Corriere abruzzese, agosto 1900. 18 Il popolo abruzzese, Teramo, 4 novembre 1920. 19 Italia Centrale, 2 marzo 1910. 20 Lo Svegliarino, gennaio 1912. 21 Il Messaggero, gennaio 1912. 1 2

Biografia di Nicola de Leone 13


14 Nicola de Leone


Poesie inedite Il mattino

Casa paterna

Porto

Come bella e pura la luce del mattino: non sembra forse ogni alba recare una promessa ed una speranza? Stanco l’usignolo del notturno tripudio di canto, s’addormenta con un ultimo flebile trillo che sembra un sospiro. Non è che miraggio. In verità, con la nuova luce dell’alba, ricomincia la lotta, ricomincia l’odio e il dolore. Gli uomini risvegliandosi riprendon la guerra interrotta, tornano ad essere duri, cattivi e crudeli … Vincere o soccombere: imperativo del sole che sfolgora nel cielo di pallida malachite.

La casa paterna non è semplicemente un edificio, non importa se di marmo, di mattoni o travertino: c’è un’anima in essa che ci parla al cuore. Ogni cantuccio ha la sua inconfondibile voce. Casa paterna, casa di cui fanciullo esplorai in temerarie spedizioni tutti gli anfratti, sino ai quattro spioventi del tetto. O casa paterna, mia casa… Rivedo il grande camino e davanti, il nonno seduto narrando le grandi vicende della sua vita ad uomini, come lui, consumati dall’avventura; e rivedo quei volti bruciati dal gran sole bianco del Sud.

Antenne, cordoni, gru, ciminiere: foresta germogliata dalla possanza dell’uomo. Squilli d’incudini, stridor di catene, e, nella polvere densa, cascate di biondo frumento. Imprecazioni cosmopolite, ali di stanche canzoni, rotte da sibili e sirene… Fumo, nabbia, voli avvallati di bianchi gabbiani… Girano vorticose le eliche: partire…

Poesie inedite 15


16 Nicola de Leone


A sinistra, Atto di Donazione della Collezione di Lepidotteri italiani al Comune di Penne. Sopra Le copertine di alcune pubblicazioni di Nicola de Leone.

Poesie inedite 17


Un secolo di ricerche ornitologiche in Abruzzo da Nicola de Leone ai giorni nostri di Fernando Di Fabrizio e Pasquale Santone

I

n questa analisi, che abbraccia circa un secolo di ricerche ornitologiche nella nostra regione, vengono presi come riferimento sia il primo volume sull’Avifauna, scritto da Nicola de Leone (Materiali per una avifauna d’Abruzzo, 1908) sia il secondo volume dello stesso autore (Uccelli d’Abruzzo e Molise, 1933); quest’ultimo pubblicato postumo nel 1994. La nomenclatura delle specie, riportata tra parentesi, è quella utilizzata dal suddetto autore (questa viene omessa quando coincide con quella attuale). STARNA (Perdix cinerea) Perdix perdix …”Il Martorelli accenna al fatto che la Coturnice e la Starna tendono ad escludersi a vicenda, dal loro abitato. Francamente devo dire che, per quanto ammiratore del Martorelli, non credo a questo asserto avendo spesso trovato le starne e le coturnici nella medesima località. Esse, ad esempio, vivono benissimo assieme su tutto quel tratto dell’Appennino, che va dai monti sopra Civitella Casanova sino a M. Siella, beninteso nelle località adatte. All’apertura della caccia, di solito alla metà di agosto, le nidiate sono già abbastanza sviluppate e le piccole starne costituiscono già una ottima selvaggina. Tuttavia vi è sempre qualche coppia ritardataria ed il 28 agosto ho trovato una nidiata di starne non più grosse di una quaglia”. Attualmente, la Starna autoctona sarebbe da considerare estinta in quasi tutta l’Italia; tuttavia, sembra che alcuni branchi di ceppi indigeni esistono ancora e riescono a sopravvivere, probabilmente, sia per l’habitat idoneo e sia per la protezione derivata loro dall’istituzione di Parchi e Riserve in genere negli ultimi decenni. Per l’Abruzzo, in particolare, l’unica zona dove ho osservato un’intera famiglia di starne, recentemente (estate 2001), riguarda una zona montana nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, nelle vicinanze di Campo Imperatore (prov. AQ), ad oltre 1200 m s.l.m.; tali individui, sui quali non è stato ancora possibile compiere ulteriori indagini, in base al loro comportamento osservato, sono riconducibili alla specie tipica anzidetta, della quale la nostra regione era ricca fino a c.ca il 1970. BERTA MAGGIORE (Puffinus kuhli) Calonectris diomedea …”Sulle coste d’Italia è abbastanza comune e stazionaria. Si trova in tutto l’Adriatico, sebbene più abbondante sulla costa dalmatina che sulla nostra, ma frequenta anche il nostro litorale. È stato rilevato dal Salvadori, come, del resto, da molti autori e da me stesso, che questo uccello a somiglianza di molti altri uccelli acquatici, non tenta affatto fuggire se lo si trova sul nido, ma si limita a tentare di difendersi beccando le mani dell’aggressore”. In base a tali asserzioni, si può dedurre che, storicamente, la specie

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Un piccolo di Starna.


in esame nidificava anche sulla costa abruzzese; ciò non è stato mai più constatato dal 1950 ad oggi, ed attualmente la Berta maggiore compare sulla nostra costa solo irregolarmente ed occasionalmente, mentre nidifica tuttora alle isole Tremiti nel mare Adriatico. GABBIANO REALE Larus cachinnans …”Questa specie è stazionaria sulle coste dell’Italia. Non è abbondante in Abruzzo, ma abbastanza comune e sedentario. Ricordato dal Lopez, che lo dice comune nell’inverno, ciò che non è esatto. È però ben vero che d’inverno è un po’ abbondante. Questa specie fu smembrata in due forme, il Larus argentatus (Brunnch) che sarebbe la forma nordica ed il Larus cachinnans (Pallas) che corrisponderebbe alla nostra forma meridionale”. Occorre precisare che tale scissione in due sottospecie (e non “forme”) diverse, è stata accettata e confermata dagli studiosi moderni, e ritenuta valida ancora oggi, dopo oltre 100 anni. Recentemente sono stati scoperti alcuni nidi lungo la costa teatina. PAVONCELLA (Vanellus vulgaris) Vanellus vanellus …”La Pavoncella si trova in Abruzzo nel verno, ovunque siano località atte alla sua vita; ma io ne ho viste due presso Monte Silvano spiaggia nel luglio. È citata dal Lopez che lo dice comune presso il mare e che risale talora i fiumi”. Probabilmente, alcune coppie nidificavano nella zona, visto l’ambiente retrostante la spiaggia, oltre alla stessa riva del mare ricca ancora di dune con vegetazione alofila tipica, nel tratto da Pescara a Montesilvano (alcuni di noi hanno visto tale habitat a partire dalla fine degli anni ’50), che a quell’epoca si presentava quasi affatto antropizzata e con “pianure umide o paludose e ricche di vegetazione spontanea”.

Dall’alto: gabbiano reale, pavoncella, piro piro boschereccio.

CHIURLO MGGIORE Numenius arquata …”In Abruzzo-Molise è molto scarso e soltanto di passo. È citato dal Lopez e da Quartapelle. Ques’ultimo elencò i passaggi del chiurlo nell’Abruzzo Teramano nel febbraio 1852-53 (scarso); gennaio ’54 (numeroso); non comparve nel ’56 e non fu più menzionato in seguito dal detto autore”. Ai giorni nostri la situazione non è certo cambiata in meglio, poiché questa specie si osserva piuttosto raramente nel periodo migratorio o durante l’inverno, quasi sempre con individui isolati. PIRO PIRO BOSCHERECCIO (Totanus glareola) Tringa glareola …”È discretamente abbondante in Abruzzo alle epoche dei passi, e si trova presso i piccoli specchi d’acqua anche a rilevante altezza (1300 m sul mare). Pare che questa specie nidifichi in Abruzzo sull’altopiano di Voltigno, poiché il mio amico Griffi di Carpineto mi ha assicurato che vi si trovano questi uccelli durante tutta l’estate, e lo stesso mi hanno ripetuto quei mandriani che frequentano questa elevata regione. Ad

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ogni modo voglio assicurarmi di persona della cosa e mi recai a Voltigno nel luglio. Infatti, presso un piccolo specchio d’acqua trovai i totani…”. Ai giorni nostri, ci siamo recati più volte nella suddetta località, a partire dagli ultimi decenni (anni ’70 in poi) del secolo xx°, ma non abbiamo verificato alcuna nidificazione, anche se la specie compare nella zona nel periodo delle migrazioni. OCCHIONE (Oedicnemus scolopax) Burhinus oedicnemus …”In Italia l’occhione è quasi dovunque sedentario. In AbruzzoMolise non è abbondante ma sedentario”. Attualmente, è da considerare di comparsa alquanto scarsa come specie migratrice, e raramente ed irregolarmente nidificante, in seguito a modifiche ambientali, inquinamento e disturbo umano in genere.Tuttavia il pullus che si vede nella foto è stato ripreso nelle campagne di San Salvo lungo le sponde del Trigno. GALLINA PRATAIOLA (Otis tetrax) Tetrax tetrax …”Nei miei Materiali scrivevo: <<È molto rara, anzi addirittura accidentale in Abruzzo, dove io non ne ho visto che una sola. Nè è citata da alcuno e se ne capisce il perché, data la sua rarità>>. In seguito fu avvertita più volte da me stesso e da altri ed è citata, come nidificante, anche dall’Arrigoni”. Dal 1950 in poi, oltre a non essere più nidificante, rimane ancora rarissima o accidentale, con alcune comparse eccezionali in zone montane, come presso la Montagna dei Fiori nell’attuale Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. AIRONE ROSSO Ardea purpurea …”In Italia è principalmente specie di passo ma anche spesso nidificante. Nell’Abruzzo-Molise è comune e forse nidificante, ma, in ogni modo, assai più abbondante della specie precedente. Io ne ho ricevuti in dono degli splendidi esemplari da Castilendi, da Chieti, da Penne, sempre da maggio a settembre. Secondo il Quartapelle giunge tra noi nel maggio e ci lascia in ottobre”. Da quando afferma il Quartapelle, se ne deduce che da noi nidificava. Nella seconda metà del secolo scorso, non sono stati registrati casi di nidificazione in Abruzzo, tranne un caso alquanto dubbio, avvenuto lungo il F. Saline negli anni ’70, ma non verificato personalmente da noi ornitologi. TARABUSO Botaurus stellaris …”In Abruzzo-Molise è comune, nidificante ma non copioso”. Questa interessante ed appariscente specie non nidifica più da noi da vari decenni, a causa della rarefazione o totale scomparsa di ambienti umidi naturali con vegetazione idonea, soprattutto con l’avvento della “meccanizzazione” agricola dagli anni ’50 in poi.

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Dall’alto: occhione, airone rosso, tarabuso.


GOBBO RUGGINOSO (Erismatura leucocephala) Oxyura leucocephala …”Non è citata da alcuno autore antico o moderno per l’AbruzzoMolise, ove in oltre un trentennio di ricerche e di caccia mi è capitato due sole volte”. Nessuna altra osservazione è stata riscontrata successivamente alle precedenti notizie del de Leone, pertanto, attualmente risulta come specie “accidentale” da confermare. PELLICANO Pelecanus onocrotalus …”Questa rarissima specie spetta al catalogo degli uccelli d’AbruzzoMolise poiché il Quartapelle ne registra un passaggio numeroso nel giugno del 1858”. Successivamente a tale segnalazione, la specie, sempre di comparsa accidentale, è stata riscontrata solo altre due volte, anteriormente al 1950 (foce fiume Saline) e in data 24 agosto 1994, nei pressi di Città S. Angelo marina (C. Norscia). CAPOVACCAIO Neophron percnopterus …”Per l’Abruzzo-Molise non è citata dagli antichi autori né io ne vidi in natura, ma ne aveva uno preparato il Palombieri con la vaga indicazione: Teramano”. Questa interessante e rara specie, a quanto ci risulta da alcune notizie storiche, avrebbe anche nidificato in Abruzzo; infatti, tutt’ora esiste un uovo in una raccolta privata (a suo tempo ceduto da un tedesco) e registrato con l’indicazione di provenienza… “Pescasseroli – 1925”, ossia un paese in provincia dell’Aquila e ricadente nel territorio dell’appena istituito (1923) Parco Nazionale d’Abruzzo. In seguito, si sono verificati diversi avvistamenti, soprattutto verso la fine degli anni ‘90 del secolo XX: per maggiori dettagli sulle comparse nella nostra regione, vedasi sulla Rivista Italiana di Ornitologia (Santone, Di Fabrizio e Norscia, 1999). GUFO REALE (Bubo ignavus) Bubo bubo …”Nidifica sulla catena appenninica dal Gran Sasso alla Maiella e da questa alle Mainarde ed al Matese, e sono stati presi i nidiacei anche in qualche bosco di collina (Guardia-Alfiera e Trivento) come pure in pianura in quel bosco secolare, Ramitelli, che lambito dal mare si estende sull’estremo limite meridionale della nostra regione”. Nidifica tutt’ora nella nostra regione, ma senz’altro con un numero di coppie sensibilmente inferiore, esclusivamente in zone montane e non più in quelle collinari.

Dall’alto: gobbo rugginoso, capovaccaio, gufo reale.

GRUCCIONE EGIZIANO Merops persicus …”Questa specie è in Italia del tutto accidentale…L’individuo che io presentai alla Soc. Zoologica in quella tornata, apparteneva alla R. Scuola Tecnica di Penne, in provincia di Teramo, e fu quivi catturato nel giugno 1899, insieme ad altri due individui della medesima specie che andarono

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in mano al Prof. Donato Baccalà, insegnante di storia naturale in quella scuola medesima…Quando, in seguito, io insegnai per qualche tempo nella R. Scuola Tecnica di Penne, potetti cedere in cambio il rarissimo esemplare al Prof. Carruccio per essere conservato nel museo della R. Università di Roma, ove deve tuttora trovarsi”. Tali comparse storiche eccezionali non si sono più ripetute successivamente, né in Abruzzo e nè in altre regioni italiane (ad oggi, per l’Italia risultano 7 segnalazioni valide, indipendentemente dal numero di individui comparsi simultaneamente). (RONDONE ALPINO Cypselus melba) RONDONE MAGGIORE Apus melba …”In Abruzzo è …comunissimo su tutti i monti, e lo si vede durante le migrazioni anche al piano. Nel Molise è alquanto più scarso.Abita i monti di Farindola, Siella, Gran Sasso, le rupi della Maiella, il Velino, il Terminillo. Ho potuto notare che molto dopo la scomparsa del rondone comune, si vedono ancora i rondoni alpini svolazzare sulle colline, ciò mi induce a ritenere che essi partono più tardi e forse si indugiano qualche giorno al piano per compiervi le loro radunate. Il Martorelli dubita che il rondone alpino nidifichi nell’Italia centrale: ebbene, si può esser sicuri perché la nidificazione di questo uccello in Abruzzo è cosa assodata ed avviene regolarmente e comunemente”. Anche per l’epoca attuale non possiamo che essere d’accordo con quando affermava il de Leone a suo tempo; anche noi abbiamo constatato pure che transita in pianura e presso la costa marina. PICCHIO ROSSO MEZZANO (Dendrocopus medius) Picoides medius …”Per la nostra regione io lo ebbi una sola volta da Teramo ed una volta dalla provincia d’Aquila. L’Arrigoni nella sua Ornitologia Italiana lo dice abbastanza comune in Abruzzo ma raro nel Molise per averne veduto due soli individui nella collezione Altobello. Non so da dove egli abbia tratto queste notizie poiché di questo picchio non parlano gli antichi autori nè io lo citavo nei Materiali, uniche fonti di notizie ornitologiche abruzzesi”. Tutt’ora risulta presente negli ambienti montani del Parco Nazionale d’Abruzzo-Lazio-Molise, ma anche (seppur in numero minore), nel Parco Nazionale della Maiella, nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e nel Parco Regionale del Sirente e Velino. Una recente segnalazione, riguarda un individuo osservato nei pressi di Carpineto della Nora, in provincia di Pescara. PICCHIO ROSSO MINORE (Dendrocopus minor) Picoides minor …”È molto raro nell’Abruzzo-Molise ma qualcuno se ne trova ed un mio compagno di caccia ne colse un bello individuo adulto presso Penne”. Oggi non è da considerare raro, e, anche se non proprio abbondante, si può incontrare un po’ ovunque nella nostra regione, dalla zona collinare alla media montagna.

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Rondone maggiore.


PICCHIO NERO (Picus martius) Dryocopus martius …”Il Martorelli lo ritiene meno raro di quanto si credeva in qualche parte montuosa dell’Italia meridionale, come negli Abruzzi e nelle più alte foreste della Calabria. Lo stesso ornitologo mi scriveva di aver acquistato un picchio nero preso sul Gargano, da uno dei soliti venditori di pivieri. Ciò confermerebbe la sua presenza nell’Appennino centrale e quindi la quasi certezza che esso sia ospite della regione Abruzzo-Molise”. Attualmente è da considerare ancora raro e localizzato nella nostra regione, in pochissime foreste con alberi secolari e marcescenti, in zone montane selvagge e poco frequentate da persone o veicoli. RONDINE ROSSICCIA (Hirundo rufula) Hirundo daurica …”In Italia questa rondine è molto rara e le sue catture sono più frequenti sul versante orientale d’Italia. È stata da me avvertita due sole volte e sempre nel territorio dell’antica provincia di Teramo: è però onesto avvertire che ciò non significa che l’uccello vi sia più frequente poiché le mie osservazioni sono naturalmente più numerose nel distretto che io abito”. Non ci risultano nuove osservazioni, nell’epoca attuale ed in particolare negli ultimi decenni. RONDINE MONTANA (Biblis rupestris) Ptyonoprogne rupestris …”Nell’Italia la rondine montana è estiva e di passo in alcune regioni e stazionaria in altre più meridionali o riparate. In Abruzzo si trova ma non in abbondanza, e, meno qualche colonia è uccello estivo e di passo. Il Lopez dice di questa specie: <<…È senza dubbio sedentaria in alcuni luoghi della provincia di Teramo; là è per esempio una colonia stabilita nelle rocce della località detta dei Paladini>>. Mio nonno, M.se Nicola Castiglione, del Poggio, attento osservatore di cose naturali, mi narrava molti anni or sono che una colonia di rondini, evidentemente riferibili a questa specie svernava presso S. Valentino”. Anche ai giorni nostri, la Rondine montana, nidificante nelle pareti rocciose calcaree in varie zone pedemontane e montane, sverna solitamente anche alle basse quote della nostra regione, come ad esempio presso le sorgenti “Capo Pescara” a Popoli (PE). BALIA DAL COLLARE (Muscicapa collari) Ficedula albicollis …”Io non né ho mai potuto avere dall’Abruzzo, ma è citata pel Teramano dal Lopez sulla fede del Quartapelle, che la notò di passo in maggio e di partenza in ottobre dal 1852 al ’55, ma negli anni seguenti non ne fece più menzione. L’Arrigoni, fide Altobello, la dice nidificante di certo nel Molise: riterrei questa notizia meritevole di conferma perché io non ho mai saputo che nidificasse in oltre trenta anni di assidue ricerche”.

Dall’alto: picchio nero, rondine rossiccia, rondine montana.

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In Abruzzo è specie tutt’ora nidificante, anche se alquanto scarsa come numero di coppie complessive; preferisce costruire il nido entro cavità di grossi alberi (Castagni, Faggi, ecc.). BASETTINO Panurus biarmicus …”Rarissimo in Abruzzo; non ho potuto avere che due individui, e tutti e due pel Teramano, e precisamente una femmina presa il 4 settembre 1906 in Penne, ed un maschio presso il Ponte Vomano il 2 marzo dello stesso anno. Il Lopez non lo cita e così pure nessuno degli autori locali, onde, a mia conoscenza, i miei sono gli unici esemplari catturati in Abruzzo in modo sicuro”. Possiamo dire che la situazione è rimasta invariata fino ad oggi; infatti, risulta ancora rarissimo nella nostra regione e, l’unica comparsa che mi risulta, risale al periodo autunno-inverno a metà degli anni ‘70 presso la foce del T. Piomba, al confine tra le province di Pescara e Teramo (Riv. Ital. Orn., 1976). (TORDO Turdus musicus) TORDO BOTTACCIO Turdus philomelos …”In Abruzzo è comune ed abbondante nei tempi del passo e dall’ottobre al marzo, ma non mi consta che abbia mai nidificato neppure sui più alti monti. A riguardo della nidificazione da noi anche il Lopez tace mentre l’Arrigoni, nella sua Ornitologia Italiana dice che forse nidifica nell’Abruzzo-Molise, ma senza citazione di fonti”. Riteniamo che, forse, è una delle rare volte in cui una specie nidificante sia “sfuggita” al de Leone; questa volta dobbiamo dar ragione ad Arrigoni degli Oddi, anche se non era proprio certo della nidificazione di questa specie nella nostra regione: attualmente, il Tordo bottaccio nidifica regolarmente in varie zone boscose montane, soprattutto nelle aree dei 3 Parchi Nazionali ed in quello Regionale. (TORDO SCURO) TORDO OSCURO Turdus obscurus …”Nel 1908 nei miei Materiali scrissi di un tordo oscuro catturato a Penne ed erroneamente diagnosticato, persuaso che si trattasse di un uccello così raro in Italia; in seguito, colto da forti dubbi, io stesso rettificai il presunto errore. Leggo ora sull’Ornitologia Italiana dell’Arrigoni che si trattava di un …tordo sassello! Non so come egli abbia potuto asserirlo non avendo mai veduto l’esemplare in parola purtroppo ora distrutto. Io volli rivederlo e ristudiarlo ma era tanto sciupato da essere in condizioni addirittura disperate. Assicuro tuttavia che non si trattava affatto di un sassello, né di alcuno dei tordi nostrani: penso che potesse trattarsi di un qualche ibrido”. Alla luce dell’esperienza, serietà e precisione dimostrata, in più circostanze, dal de Leone, riteniamo che doveva trattarsi proprio di Tordo scuro, visto anche quanto risulta in letteratura circa gli “ibridi” fra turdidi. (MERLO COL PETTO BIANCO Merula torquata) MERLO DAL

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Dall’alto: tordo bottaccio, basettino.


COLLARE Turdus torquatus …”In Italia di passo, piuttosto scarso, ed anche nidificante nelle province settentrionali. In Abruzzo-Molise rarissimo. Non citato da alcun autore antico o moderno. Fu avvertito due volte da me nel trentennio delle mie ricerche”. Ai giorni nostri non è certamente rarissimo come specie migratrice ed in parte svernante; è anche nidificante sui monti del Parco Nazionale della Maiella, mentre sono in corso delle ricerche in merito, nel più esteso Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. CODIROSSONE Monticola saxatilis …”In Italia è piuttosto difficile ad aversi. In Abruzzo-Molise addirittura dirsi raro. Nidifica sugli alti monti sino ad oltre i 1500 metri sul mare. L’Arrigoni, senza citare fonti, dice che da noi giunge a nidificare sui 1800 m sul mare”. In effetti, nella nostra regione nidifica regolarmente con molte decine di coppie, spingendosi anche alle altitudini citate dall’Arrigoni. STIACCINO (Pratincola rubetra) Saxicola rubetra …”In Italia è, in generale, specie solamente estiva. Così pure nell’Abruzzo-Molise, ove, a dire il vero, è specie non comune e sempre scarsa”. Anche attualmente lo Stiaccino è da considerare scarso e piuttosto localizzato in determinati altopiani abruzzesi come estivo/nidificante. MONACHELLA (Saxicola stapazina) Oenanthe hispanica …”Io non né ebbi mai dall’Abruzzo-Molise, ma la trovo registrata nel catalogo del Lopez sotto il sinonimo di S. albicollis. Riporterò le sue testuali parole:<<Il Dr. Di Pietrangelo nella sua monografia di Civitella del Tronto scrive che ivi si vede la cosiddetta monachella proveniente dalle Alpi. Questa specie però, non abbondando molto in nessuna parte d’Italia e non vedendosi mai in alcune province, la registro con la massima riserva anche perché il Di Pietrangelo è un informatore…non molto bene informato>>”. Oggi, nella nostra regione, questa specie è alquanto rara come nidificante in pochi distretti montani. PETTAZZURRO (Cyanecula wolfi) Luscinia svecica …”In Abruzzo-Molise è uccello rarissimo che in oltre un trentennio di caccia e di appassionate ricerche io non ho mai preso, né visto, né potuto avere da altri. L’Arrigoni lo dice rarissimo in AbruzzoMolise, citando quattro individui avuti in quarant’ anni dall’Altobello. Confesso che della provenienza di quegli individui, ho motivo di dubitare e registro la specie con tutta riserva in attesa di migliore conferma”. Anche nell’epoca attuale il Pettazzurro è da considerare raro, ma non rarissimo; compare durante il periodo delle migrazioni o in quello invernale, generalmente con individui isolati.

Dall’alto: codirossone, stiaccino, pettazzurro.

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(CODIROSSO COMUNE Ruticilla phoenicurus) CODIROSSO Phoenicurus phoenicurus …”Per l’Abruzzo-Molise è citato dal Quartapelle tra gli uccelli di passo nell’aprile dell’anno 1885. Il Lopez dice: <<abbondante>>; <<arriva in aprile e parte in autunno>>. Tuttavia è tutt’altro che abbondante. Io ne ebbi uno da Farindola nell’agosto del 1906 ma circa la permanenza della specie da noi per tutta l’estate, sono meno ottimista del Lopez e non oserei affermare che ciò avvenga normalmente anzi sono convinto del contrario”. Successivamente, e per oltre la metà del secolo scorso, è stato ancora citato come “non nidificante in Abruzzo” (Valentini, 196???); le prime nidificazioni sono state accertate e documentate da uno di noi (Santone, 1966) BECCAFICO (Sylvia hortensis) Sylvia borin …”Come si vede il Lopez non parla affatto della nidificazione del beccafico, né io saprei dir nulla di più esatto in proposito se non questo che io non vidi mai il suo nido in Abruzzo-Molise.Tuttavia a pag. 275 del Manuale di Ornitologia Italiana dell’Arrigoni trovo che sarebbe stata osservata la sua nidificazione sui monti più elevati d’Abruzzo (D’Amico)”. Anche attualmente, oltre che migratrice regolare, la specie nidifica nella nostra regione, ma sempre con scarso numero di coppie e in determinati habitat di media montagna, non a quote troppo elevate. Per il Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, è stato trovato nidificante presso il Lago di Barrea, su arbusti di Salice Rosso (Santone, 1996). CALANDRO MAGGIORE Anthus richardi …”Non ne ebbi mai dall’Abruzzo-Molise, né venne citata da alcuno ma rilevo dal Manuale dell’Arrigoni che egli ne ebbe da tutte le regioni d’Italia. Resta dunque ammesso nel mio elenco sulla fede di tanto autore”. Nell’epoca attuale è da considerare ancora una specie migratrice di rara comparsa in Abruzzo. CALANDRELLA Calandrella brachydactyla …”Si trova in Abruzzo ma non è mai abbondante, anzi taluni anni scarsissima. Io, non ho mai rinvenuto il suo nido, ma il Conte Arrigoni dice che questa specie nidifica ovunque nelle contrade centrali e meridionali”. Sebbene non abbondante, abbiamo rinvenuto delle coppie nidificanti, solitamente in zone prossime a quelle montane; durante le migrazioni, si può osservare anche sulle pianure della costa marina. L’importanza degli ornitologi abruzzesi circa la comparsa storica di una specie accidentale.

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Codirosso.


(FOLAGA CORNUTA) FOLAGA CRESTATA Fulica cristata Le osservazioni relative a questa specie, riportate dal de Leone nei due volumi già citati in precedenza, sono riconducibili alle seguenti notizie: …“Il Quartapelle ne segnò il passo nel Teramano nel 1852 (scarso); dicembre 1853 (scarso); novembre 1854; novembre 1855; dicembre 1856 (alquanto numeroso); 1857 (assenza completa); dicembre 1858 (scarso); dicembre 1862 (passo numeroso). Alla luce della eccezionalità della comparsa di questa specie in Abruzzo, si ritiene doveroso e importante analizzare quanto scritto a suo tempo dai due ornitologi seguenti. Ettore Arrigoni Degli Oddi (Ornitologia Italiana, 1929), oltre a quanto dirà di seguito circa la comparsa di questa rarissima folaga in Abruzzo, ricorda le vecchie ed incerte catture per l’Italia, che risultavano 7, ed esattamente: 1. senza data, Liguria; 2. 15/12/1845, Lucca; 3. senza data, Cagliari; 4. ottobre 1864, Lentini (Sicilia); 5. maggio 1859, Malta; 6. febbraio 1860 - un individuo, Marsa Scala (Malta); 7. febbraio 1860 - un individuo, Marsa Scala (Malta). Inoltre vengono citati altri individui in varie parti d’Italia quali la Liguria, l’Isola di Capri ed il Lazio (Lago di Castel Gandolfo); tornando alle comparse segnalate in Abruzzo, l’Arrigoni così continua:… ”indubbiamente vi è un equivoco con la specie comune: da ultimo ricordo come il Cara molti anni fa (cfr. Ornitologia Sarda, 1842) dicesse che nidificava in Sardegna, fatto che oggi non avviene più ma che forse avveniva in allora, perché è noto che si riproduceva fino a pochi anni fa anche nelle isole Baleari”. Fino ad oggi, per l’Italia sono ritenute valide solo 6 segnalazioni (Riv. Ital. Orn., 1998) Nicola de Leone (opere citate del 1908 e del 1933) Egli riferisce quanto riportato dal Cav. Raffaele Quartapelle (e successivamente anche dal Lopez) pubblicando i rendiconti accademici e gli Atti della Società (Reale Società Economica), nei quali il Quartapelle descriveva delle Osservazioni meteorologiche “Noverando nelle tavole sinottiche i volatili di ripasso in queste regioni, nelle diverse stagioni”. In merito alla fondatezza e alla precisione delle osservazioni riportate dal Quartapelle, è importante tener presente come quest’ultimo viene considerato dal de Leone, il quale così si esprime: ”è osservatore paziente e scrupoloso, e nella maggior parte dei casi seppe scevrare il vero dal falso, onde le notizie attinte dai suoi scritti possano dare completa garanzia di serietà. Siamo, con tutta probabilità, in presenza dell’unico ornitologo abruzzese degno di fede e di ammirazione”. Ci permettiamo, infine, fare solo due semplici constatazioni a favore della veridicità delle notizie riguardanti la specie in oggetto: a) il de Leone, alla luce della sua riconosciuta competenza scientifica e serietà, cita il Quartapelle come “l’unico ornitologo abruzzese degno di fede…” di quell’epoca; b) in conseguenza di quanto detto nel punto precedente, è molto difficile che il Quartapelle potesse aver confuso la comunissima folaga con la folaga crestata, data l’evidente differenziazione che appare sulla testa delle due specie, considerando soprattutto che l’errore sarebbe stato ripetuto per sette stagioni quasi consecutive, durante le quali sono state dettagliatamente annotate, costantemente e personalmente dallo stesso Quartapelle, le già citate osservazioni.

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La cutrazinzele mezz all’acqua ninse mbonn e ninse mbratt Quand’arvè lu marit a si la cutrazinzele si mette a ride La ballerina bianca in mezzo all’acqua non si bagna e non si sporca Quando torna suo marito la ballerina bianca si mette a ridere (Citazione popolare di Cerqueto - Teramo sulla ballerina bianca)

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Struttura del Museo

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Il Museo Nicola de Leone nella Riserva Naturale Regionale Lago di Penne Il Museo Naturalistico “Nicola de Leone” allestito nel centro visite della Riserva Naturale Regionale Lago di Penne è stato istituito e inaugurato l’8 maggio del 1994, in occasione della presentazione del volume inedito “Uccelli d’Abruzzo e Molise” dell’illustre ornitologo Nicola de Leone, vissuto a Penne agli inizi del secolo scorso e alla cui memoria è dedicato appunto il Museo Naturalistico. A lui si deve il censimento di oltre 256 specie di uccelli nel territorio abruzzese (circa 300 sono quelle attualmente conosciute): una testimonianza di estremo interesse, che ha permesso a naturalisti e ornitologi contemporanei di conoscere il popolamento avifaunistico nell’ambiente regionale di oltre mezzo secolo fa. Questo Museo è costituito da tre sezioni: le prime due naturalistiche, l’ultima di valorizzazione del territorio e delle attività tradizionali. La prima sezione naturalistica accoglie il pubblico ed illustra le possibiltà di visita che la riserva offre: il sentiero natura, il museo naturalistico, l’orto botanico, il centro lontra, l’area faunistica per le tartarughe terrestri e molti altri percorsi. Il percorso didattico inizia con un diorama che rappresenta la campagna e il fiume Tavo negli anni Cinquanta. Il grande pannello luminoso alle pareti graficizza schematicamente il corso del fiume Tavo e l’ecosistema della Riserva con foto, testi e disegni. Il pannello raffigura i passaggi stagionali nel luogo: quattro lastre trasparenti consentono di osservare le variazioni della vegetazione e il susseguirsi delle presenze faunistiche. Le specie vegetali sono rappresentate da arbusti e piante erbacee, come farfaracci, giunchi, equiseti. La zona riservata agli acquari e al diorama è costituita da una falsa parete che comprende al suo interno i due acquari, dedicati agli ambienti umidi con tutte le specie ittiche presenti nel Lago di Penne e nel fiume Tavo.

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La seconda sezione individua l’area floro-faunistica della riserva in cui È localizzato il Centro Lontra del WWF Italia: lo scopo di tale struttura È di contribuire con altri centri, al consolidamento delle attività di allevamento e di ricerca della lontra europea oltre che alla realizzazione delle attività didattiche ed educative: si avrà quindi la possibilità di accedere a spazi della riserva, in cui gli elementi naturali sono attrezzati e funzionali alle esigenze del mondo scolastico. L’Ecomuseo, ideato infatti per le scolaresche e per gli appassionati della natura di ogni età, in realtà esplica le sue vere potenzialità attraverso la visita del territorio circostante: il paesaggio intorno e l’imponente Gran Sasso d’Italia, la montagna più alta dell’Appennino, rappresentano le “sale” più spettacolari del museo stesso . L’ultima sezione È dedicata al recupero delle arti antiche appartenute alla tradizione vestina quali la ceramica, il legno e la serigrafia e rappresenta l’elemento di connubio tra l’arte, l’uomo e il territorio. Nella collina di Collalto a 460 metri di quota è nato inoltre un Centro di Educazione Ambientale collegato in maniera funzionale al museo, con un’azienda agricola di 50 ettari, il laboratorio di trasformazione di prodotti agricoli, ampi saloni per attività didattiche e culturali e oltre sessanta posti disponibili per pernottamenti e ristorazione con alimentazione completamente naturale e biologica. Degno di nota è il sottostante terrazzo fluviale di Campo delle Piane che ospita un impor tante giacimento preistorico del Paleolitico Superiore di oltre 14.000 anni, por tato recentemente alla luce da un’équipe di archeologi francesi del Centre National de la Recherche Scientifique di Parigi. Con la collaborazione del Museo Archeologico di Penne è inoltre in progetto la realizzazione di un nuovo percorso in situ dove si prevede la ricostruzione di un habitat del Paleolitico con la possibilità per i visitatori del museo di poter riprodurre alcune attività preistoriche. Da segnalare tra le iniziative più importanti il Centro Lontra del WWF Italia, l’Orto Botanico con circa 500 specie censite, il Giardino delle Farfalle, il Percorso Entomologico e il Sentiero Natura. Il Museo ospita la sede legale della SOA - Società Ornitologica Abruzzese, un’associazione nata nel 1966 che riunisce gli appassionati dell’avifauna abruzzese e conduce ricerche per promuovere la conoscenza e la tutela del patrimonio naturale. La fruizione del Museo Naturalistico è garantito dal personale della Riser va par ticolarmente qualificato in materia di educazione e didattica ambientale e dal personale della Fondazione Musei e Archivi di Penne.

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Il Centro visite e il Museo

L

’apertura di un Centro Visite fa parte di un più ampio e dettagliato progetto di valorizzazione ambientale della Riserva Naturale Lago di Penne, ed ha lo scopo di soddisfare le esigenze del pubblico con un punto di informazione, oltre che centro di accoglienza, per i numerosi visitatori dell’Oasi. La struttura del Centro Visite della Riserva, di proprietà del Comune di Penne, è stata oggetto di lavori di ampliamento, che hanno portato non solo al riadattamento di una ex abitazione alle finalità descritte in precedenza, ma anche alla realizzazione di un’ulteriore struttura adiacente, allo scopo non solo di gestire al meglio la Riserva, ma anche di mettere in atto le numerose attività che si svolgono al suo interno e che vengono proposte al pubblico. Gli interventi strutturali e architettonici hanno portato innanzitutto alla creazione di uffici, di servizi igienici per il personale ed il pubblico, inclusi i diversamente abili; in seguito, ulteriori adeguamenti al piano terra e al primo piano della porzione di fabbricato esistente hanno permesso di utilizzarli per scopi prevalentemente didattici, informativi e di accoglienza. Al primo piano sono oggi situati gli uffici riservati alla direzione e agli amministrativi che si occupano della gestione della Riserva. Al piano terra, esisteva prima della ristrutturazione una stalla, dalla quale è stata ricavata un’aula proiezioni con biblioteca e archivio annessa agli uffici dell'Orto botanico. Quello che era invece un garage ospita oggi parte del Museo Naturalistico Nicola de Leone, mentre l’ingresso-portico è diventato lo spazio informazioni, o meglio il centro di accoglienza dei visitatori dell’Oasi. Sempre per venire incontro alle esigenze dei visitatori, sono stati creati dei servizi esterni per il pubblico, incluso per i disabili. Una struttura, adiacente a quella già esistente, ospita oggi un salone dedicato alla tessitura, attrezzato con telai in legno e materiali per la lavorazione dei filati: si tratta di attività che sono state riproposte per una rivalutazione dei lavori tradizionali, e che sono oggetto di corsi riservati ad adulti e bambini, spesso inseriti all’interno dei programmi di educazione ambientale per le scuole in visita alla Riserva, o per i gruppi dei campi WWF. La

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Struttura del Museo

Il Museo Naturalistico “Nicola de Leone” e il Centro Visita della Riserva Naturale Lago di Penne, sono localizzati in un punto strategico dell’area protetta. Un sentiero accessibile è percorribile direttamente dal museo.


nuova struttura ospita inoltre una sezione del Laboratorio dell’Oasi relativa alla produzione editoriale, iniziative promozionali e interventi per la didattica, e il centro di Documentazione Ambientale con annesso archivio, biblioteca, sala lettura, archivio fotografico naturalistico e stazione di telerilevamento, l’osservatorio e la sala conferenze che ospita corsi di formazione sulle aree protette, scuola di fotografia naturalistica e servizio di volontariato. Per quanto riguarda l’aspetto prettamente espositivo, si sta ricreando la collezione ornitologica di Nicola de Leone cui il museo è dedicato. La parte esterna del centro visite è stata altrettanto accuratamente sistemata, in maniera da ricavare dall’ampio spazio circostante un’area pic-nic, opportunamente attrezzata con panche e tavoli di legno. Ai margini, in una posizione con una suggestiva vista sul lago, sono stati situati dei capanni per l’osservazione degli uccelli, ai quali si accede tramite comodi camminamenti in legno. È stato creato inoltre un fontanile, nel quale si trovano specie vegetali diverse, identificate da piccoli pannelli in ceramica dipinta a mano.

Il Centro visite e il Museo

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Interni del museo con il diorama sulla lontra e sui limicoli e il laboratorio di tessitura.

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Struttura del Museo


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Il Museo della Farfalla

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el dicembre 2003, la Cooperativa Cogecstre ha dato inizio alla realizzazione di una nuova sezione del Museo Naturalistico Nicola de Leone, il “Museo della Farfalla”. Il progetto ha previsto, oltre alla riorganizzazione del Giardino delle Farfalle già esistente, anche la realizzazione di ulteriori strutture: - la Serra delle Farfalle; - il Laboratorio di Entomologia; - la Sala della Collezione; - la Sala Espositiva; - l’Aula didattica informatizzata. La riorganizzazione del Giardino esistente è avvenuta con la messa a dimora di alberi, arbusti e siepi appartenenti alla flora locale e con la realizzazione di opere permanenti quali, sentieri, camminamenti di legno e tabelle illustrative. La costruzione del sentiero ha avuto luogo con un occhi di riguardo ai portatori di handicap, per cui si può agevolmente percorrere il sentiero in carrozzella, o leggere le schede illustrative in Braille. La scelta delle piante è stata fatta sulla base di una lista di specie di farfalle, inserita e strutturata in un database, e derivante da un lavoro di censimento effettuato nell’area durante l’intero corso dell’anno. Lo scopo è stato quello di introdurre specie vegetali che favorissero l’attecchimento delle pupe, e quindi la riproduzione delle farfalle. Nella Serra sono state messe a coltura le cassette per la semina e per le plantule delle diverse essenze vegetali, che al momento opportuno saranno messe a dimora all’esterno. Nella Sala della Collezione sono conservate le scatole entomologiche e l’herbarium della Riserva, al fine di soddisfare le necessità di conservazione delle varie specie. In questa sala è presente anche una biblioteca fornita di articoli, riviste scientifiche, libri e guide, relativi alla lepidotterofauna e alla flora abruzzese. Nell’Aula didattica informatizzata è stato creato un sistema di archiviazione, elaborazione e comunicazione che ha permesso l’inserimento di tutti i dati sui lepidotteri e le piante della Riserva, in un database che può essere consultato anche da personale non altamente specializzato.

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Struttura del Museo

L’aula verde della Riserva è stata ampliata con nuove costruzioni in legno. La struttura ospita il Laboratorio di Lepidotterologia dove i ricercatori portano avanti uno studio approfondito soprattutto sulle falene della Regione Appenneinica. il Laboratorio è dotato di strumenti adatti all’identificazione delle specie. Sono stati classisificati 305 specie nella Riserva Lago di Penne e catalogate oltre 12.000 esemplari conservati nella collezione del museo.


La realizzazione di tutte queste strutture ha permesso di migliorare e ampliare le attività già presenti nella Riserva, come il Giardino delle Farfalle e il piccolo laboratorio di entomologia, nelle quali le farfalle rappresentano i veicoli della conoscenza naturalistica.

Il giardino delle farfalle Da alcuni anni, gli entomologi e gli appassionati rilevano un forte calo della presenza di farfalle in molti ambienti naturali, in gran parte delle regioni italiane. Il fenomeno, molto più evidente e grave nelle nazioni dell’Europa centro-settentrionale, ha portato alla promulgazione di leggi di protezione sia delle farfalle, sia dei biotopi in cui esse vivono. Per proteggere le specie più minacciate e conservare i loro habitat, il Consiglio d’Europa, l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, il WWF ed altre organizzazioni, hanno predisposto programmi, studi ed interventi, per la protezione delle farfalle, sia in Europa che in Italia. In questo contesto, la Riserva Naturale Regionale Lago di Penne ha risposto in maniera attiva e, ospitando una ricca e varia fauna entomologica, ha partecipato a questa campagna di protezione, realizzando un “Giardino delle farfalle”, inaugurato il 19 settembre 1998. Il Giardino delle farfalle rappresenta un interven- Nel giardino to dell’uomo finalizzato ad arricchire, ripopolare delle farfalle le e ricreare un complesso di ambienti naturali nei specie diurne quali si possano incontrare tutte quelle specie spontanee vengono attirate di lepidotteri dei quali gli interventi umani più dai fiori del distruttivi e dannosi per la natura, attraverso i giardino. secoli, hanno seriamente ridotto e compromesso Sono farfalle molto vistose sia l’habitat, che le possibilità di riproduzione. Per far fronte a queste circostanze, con il “giardi- che attirano no” si è voluto ricreare l’habitat in cui le farfalle l’interesse dei numerosi possono riprodursi ed alimentarsi nel modo più visitatori del adeguato, coerentemente con quelle che sareb- Museo. bero le condizione di vita più adatte, mettendo a dimora piante alimentari specifiche per i bruchi Dall’alto e per le farfalle adulte. Per queste ultime, sono Callophrys state piantate specie vegetali profumate dai fiori rubi, Inachis ricchi di nettare, come ad esempio la Buddleia io, Celastrina argiolus, davidii, propriamente detta “Albero delle farfalle”, Lycaena mentre per favorire il deposito delle uova sono phlaeas, state piantate quelle specie le cui foglie costitui- Polygonia calbum Melitaea scono alimento per le loro larve. Il “giardino”, con la sua varietà di specie vegetali, didyma. attira circa 80 diverse specie di farfalle, di alcune

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Struttura del Museo


delle quali, ad esempio il macaone, è possibile seguire l’intero ciclo vitale, grazie alla presenza di bacheche in cui sono state poste delle crisalidi che poi diventeranno farfalle. La realizzazione pratica di un giardino su questo modello può avvenire in breve tempo, ma un perfetto equilibrio tra vegetali, farfalle, parassiti, predatori, si crea in anni di studio e con l’aiuto di favorevoli stagioni meteorologiche. I tempi di diffusione di molte specie di farfalle, inoltre, sono lenti e graduali, e molto più lun-

Sopra: il giardino delle farfalle nella Riserva Lago di Penne. A sinistra: il Laboratorio di lepidotterologia nel museo delle farfalle di Penne Sotto: un cervo volante (Lucanus cervus)

ghi di quelli della fauna ornitica migrante. Alcune specie di lepidotteri hanno una sola generazione l’anno e le popolazioni, anche nella riserva, sono spesso molto esigue. Occorrerà attendere diversi anni affinché l’esistenza del giardino abbia un effetto benigno sulla riproduzione delle farfalle e le popolazioni di questi lepidotteri, drasticamente ridotta a causa dell’azione antropica, tornino ad aumentare, e a riempire, in primavera, i cieli della Riserva.

Il laboratorio di lepidotterologia Nel Museo Naturalistico è stato realizzato un laboratorio entomologico per lo studio dell’ecologia dei lepidotteri, che ha già dato un primo risultato: 305 specie di lepidotteri censite, soprattutto geometridi e nottuidi, tutte raccolte all’interno dell’area protetta vestina. Il continuo arricchimento della collezione ha spinto la Direzione della Riserva ad un nuovo ambizioso progetto, con la realizzazione di una sezione del museo interamente dedicata alla Farfalla. L’intenzione è quella di offrire al vasto pubblico, che già frequenta il piccolo Giardino delle Farfalle e le altre numerose infrastrutture della Riserva, nuove iniziative che vedono gli insetti al centro di un percorso didatticoeducativo necessario per avviare progetti di educazione ambientale. Si inserisce, in quest’ambito, la convenzione siglata tra la Facoltà di “Scienze della Formazione” dell’Università dell’Aquila con il corso di “Educazione ambientale” e la Cooperativa Cogecstre per la gestione dei tirocini formativi. Il processo relazionale avviato dalla

Il Museo della Farfalla

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Riserva vede nella scuola in generale un obiettivo prioritario, e le continue proposte scientifiche e didattiche hanno un obiettivo comune: migliorare il rapporto uomo-ambiente, nella direzione della sostenibilità e nel pieno rispetto della biodiversità. In questa logica è inserito il contributo del Prof. Massimo Dell’Agata dell’Università di L’Aquila e del Dott. Alberto Zilli del Museo di Storia Naturale di Roma alle attività di ricerca del laboratorio entomologico della Riserva.

L’Aula Verde

Sopra e a sinistra: attività didattica nell’aula verde del museo

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L’iniziativa dell’Aula Verde è inserita nel Piano di Assetto Naturalistico della Riserva Naturale Regionale Lago di Penne e prende ispirazione dall’esperienza positiva che si è riscontrata nei centri scuola tedeschi. Si tratta di una struttura capace di ospitare, sul campo e al coperto, intere classi o gruppi di studenti che frequentano la Riserva, nell’ambito delle attività di educazione ambientale che li vedono coinvolti. L’Aula, molto capiente, è provvista di spazi comodi adatti ad accogliere le scolaresche ed allo svolgimento delle attività didattiche. Lo scopo è quello di utilizzarla come aula polivalente per incontri di vario tipo, attività più tipicamente scolastiche, lezioni, proiezioni e soprattutto come aula attrezzata per le ricerche, la sperimentazione, l’osservazione e lo studio degli aspetti naturalistici e ambientali dell’area. L’Aula Verde usufruisce infatti dei servizi presenti all’interno del Centro Visite: biblioteca, emeroteca e videoteca. Le attività proposte nell’Aula Verde, utilizzando il metodo dell’educazione ambientale, si propongono come attività sperimentali coinvolgendo i ragazzi nella ricerca-azione e avvicinandoli ad una visione sistemica e critica della realtà, per una presa di coscienza ed una responsabilizzazione attiva. L’Aula Verde prevede diversi spazi in ognuno dei quali si cercherà di sviluppare un determinato tipo di approccio: da quello ludico, a quello sensoriale ed emotivo a quello più scientifico e cognitivo. Importantissimi in quest’aula sono i supporti didattici e ludici, le schede per le attività, i modelli plastici, le bacheche illustrative, i libri e i supporti audiovisivi e altri materiali che riproducono l’ambiente e gli aspetti naturalistici della Riserva in via di realizzazione in collaborazione con il WWF ed il Centro di Educazione Ambientale “Antonio Bellini” della Riserva.

Struttura del Museo


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Attività del Laboratorio Il lavoro è stato articolato nelle seguenti attività: 1. Progettazione ed attivazione del laboratorio lepidotterologico annesso al Museo della Farfalla. 2. Stesura della relazione parziale sulle attività di monitoraggio dei Lepidotteri del Gran Sasso d’Italia svolte nell’anno 2003 in base a specifica convenzione con l’Ente Parco. 3. Organizzazione della collezione lepidotterologica, inizio delle attività di smistamento e determinazione dei reperti. 4. Rilievo lepidotterologico in occasione delle “Notti Europee delle Farfalle Notturne” edizione 2006. 5. Altre indagini lepidotterologiche. 6. Avvio delle pratiche per l’abbonamento a due riviste scientifiche internazionali di Lepidotterologia (Entomologishe Zeitschrift e Holarctic Lepidoptera) 1. Progettazione ed attivazione del laboratorio lepidotterologico annesso al Museo della Farfalla La fase di progettazione è stata preceduta da un sopralluogo per effettuare le misurazioni del locale, valutarne le dimensioni e rendersi conto degli interventi necessari da realizzare per garantire la agibilità, operatività e sicurezza del laboratorio. Sono state valutate le necessità in quanto a impianto elettrico, muratura ed arredi interni; è stata inoltre stilata una lista di materiali necessari per il funzionamento del laboratorio comprendente gli arredi progettati. Nel laboratorio è presente una biblioteca lepidotterologica con monografie su singole famiglie e riviste scientifiche. Il laboratorio, corredato di foresteria e servizi igienici, è divenuto operativo a partire da maggio 2006. In particolare si raccomanda una sistematica opera di pulizia interna ed esterna dei locali, per contrastare l’arrivo di parassiti (Psocoptera e Coleoptera del genere Antrenus) che arrecherebbero danni al materiale conservato. 2. Stesura della relazione parziale sulle attività di monitoraggio dei Lepidotteri del Gran Sasso d’Italia svolte nell’anno 2003 È stata svolta la relazione parziale relativa alla Convenzione per lo studio dei Lepidotteri del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. 3. Organizzazione della collezione lepidotterologica, smistamento e determinazione del materiale In questa prima fase del lavoro di organizzazione della collezione generale si è provveduto a riunire tutto il materiale lepidotterologico disponibile, che, secondo un primo censimento, risulta ammontare ad oltre 11000 esemplari appartenenti nella quasi totalità a Lepidotteri Eteroceri (falene), provenienti dalla collezione privata Dell’Agata, da campionamenti svolti nella Riserva “Lago di Penne”, da diverse tesi di laurea dell’Università dell’Aquila e da ricerche in corso sul Gran Sasso d’Italia (Dapporto, Dell’A-

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Struttura del Museo


A sinistra: la collezione del museo della farfalla di Penne si arricchisce ogni anno di nuove specie e di numerosi esemplari conservati in contenitori speciali e in ambienti idonei,

In basso: uno stenditoio con alcune falene in preparazione per le collezioni del museo

gata, Grassi & Zilli). Per l’organizzazione sistematica delle specie nella collezione si sta seguendo la checklist europea di Karsholt & Razowsky (1996); il materiale è stato per prima cosa riunito nel laboratorio e quindi si è proceduto a suddividerlo secondo la categoria tassonomica di famiglia (Arctiidae, Cossidae, Drepanidae, Geometridae, Hepialidae, Hesperiidae, Lemoniidae, Lasiocampidae, Lycaenidae, Lymantriidae, Noctuidae, Nolidae, Notodontidae, Nymphalidae, Pantheidae, Papilionidae, Pieridae, Pyralidae, Saturniidae, Sphingidae,Tortricidae, Zygaenidae), sistemando le scatole entomologiche in zone separate degli armadi (allegato 3). A questa procedura preliminare seguirà l’operazione di smistamento e determinazione a livello specifico. A tal fine sarà necessario aumentare il numero di scatole entomologiche per la conservazione dei reperti, anche attraverso l’attività di falegnameria della Cooperativa Cogecstre. Per le operazioni di determinazione, oltre all’analisi dei caratteri morfologici esterni, quali il pattern di colorazione alare, la morfologia delle antenne e la presenza di organi androconiali, in alcune specie sarà necessario l’esame dei caratteri interni, come quelli relativi alla morfologia degli apparati genitali, che sarà realizzata attraverso attività di estrazione e preparazione degli stessi mediante specifiche procedure di laboratorio. 4. Rilievi lepidotterologici in occasione delle “Notti Europee delle Farfalle Notturne” edizione 2006 È stato svolto un rilievo lepidotterologico nell’ambito della manifestazione scientifica europea “European Moth Nights”, giunta alla sua terza edizione. Gli obiettivi di questa manifestazione sono: favorire i contatti e la collaborazione reciproca tra i lepidotterologi europei, fornire una visione d’insieme sui Macroeteroceri attraverso “un’istantanea faunistica” di dimensione europea e metterla a disposizione della comunità scientifica mediante la pubblicazione dei risultati sul web.

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Il Centro Lontra

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l “Centro Lontra” nasce nel 1992 nella Riserva Naturale Regionale Lago di Penne, che individuata dal WWF Italia, ospita un centro permanente per la riproduzione in cattività e futura reintroduzione, nel suo habitat naturale, della lontra Lutra lutra L., uno dei mammiferi terrestri maggiormente a rischio di estinzione sia in Europa sia in Italia. In Inghilterra, già dal 1972, è attivo un centro per l’allevamento e lo studio di questo mammifero; in Italia, nel 1975 iniziano le prime indagini sullo stato di distribuzione e conservazione della lontra, che poi tra gli anni ‘82/’84 hanno portato alla formazione del Gruppo Lontra Italia. Le indagini condotte, in questo periodo, su tutto il territorio nazionale da Philip Wayre e da Sheila Mac Donald dell’Otter Specialist Group, confermarono una situazione preoccupante e la scomparsa della specie in molte regioni; infatti, con una distribuzione molto frammentaria era presente con le popolazioni più rilevanti in Toscana, Lazio, Campania e Basilicata, mentre nelle altre regioni la sua presenza era stata accertata, solo in pochissimi luoghi. La causa principale, che ha portato alla frammentazione dell’habitat di questa specie, è l’impatto antropico, che ha causato l’alterazione dell’ambiente acquatico, derivante soprattutto dall’inquinamento dell’acqua, in particolare da sostanze tossiche (DDT e PCB), e la distruzione della vegetazione naturale riparia che comporta una riduzione, talvolta sostanziale, delle risorse ittiche utilizzabili dalla specie. Il progetto, oltre ad individuare la Riserva di Penne, per la creazione del Centro Lontra, capace di soddisfare tutte le necessità di conoscenza e di dare un supporto educativo permanente al programma di riproduzione, era finalizzato: - alla costituzione di un coordinamento tra tutte le realtà che si occupano in Italia della conservazione della lontra, garantendo strategie omogenee per tutto il territorio nazionale e consentendo un coinvolgimento attivo nei programmi

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Struttura del Museo

Dall’alto: un cucciolo di lontra nato nel Centro Lontra di Penne, una lontra adulta e l’allestimento della sala subacquea per l’oaasarvozione del raro mustelide nelle fasi biologiche ed etologiche più significative.


In rari casi il laghetto del centro lontra può ghiacciare per diversi giorni. Nel Centro Lontra vengono organizzate numerose iniziative didattiche, nella foto una mostra dei disegni delle scuole elementari di Penne dedicata alla lontra e al suo ambiente.

di conservazione sia in ambito comunitario sia internazionale; - all’ottenimento, entro pochi anni, di una popolazione di lontre in cattività, sufficientemente numerosa da consentire l’avvio di programmi di reintroduzione diffusi. La scelta della Riserva Naturale Regionale Lago di Penne, è stata effettuata soprattutto per le garanzie della gestione offerte dalla cooperativa Cogecstre ed anche per le condizioni ambientali favorevoli, relative all’assetto vegetazionale e alla qualità delle acque. Dal punto di vista vegetazionale, infatti, è stato programmato il ripristino forestale dell’area rendendola funzionale alle necessità trofico-comportamentali della lontra. Sono state ricostituite porzioni di bosco ripariale, senza trascurare la ricostruzione del greto fluviale. Sono presenti, inoltre, zone a bosco mesofilo e termofilo, insieme a siepi e alberature esterne con funzione di barriera protettiva e antirumore. Relativamente alle acque, sono stati modellati corsi d’acqua e laghetti, di cui il più grande ha una superficie di circa 200 mq e una profondità massima di 3 metri. Tutti questi interventi sono stati realizzati in un’area di circa 7.000 mq. Inoltre, sono stati costruiti due recinti, uno di riproduzione, nel ’93 e uno didattico, nel ’94. Le necessità didattiche sono state pienamente soddisfatte attraverso la costruzione di un sistema di osservatori, agibili anche dai i portatori di handicap, che, con uno sviluppo di oltre 30 metri lineari, di cui 20 coperti, sopportano una fruizione intensa, senza arrecare disturbo agli animali. Fanno parte dell’osservatorio, due ampie vasche che, attraverso due cristalli di circa 2 metri ognuno, garantiscono l’osservazione subacquea della lontra. È stata allestita, inoltre, all’interno del Museo Naturalistico Nicola de Leone, una sala in cui è presente una serie di pannelli esplicativi, un diorama che sintetizza un ambiente ideale della specie e una serie di monitor muniti di un impianto di telecamere, a circuito chiuso, per visualizzare le lontre. È stato siglato un protocollo d’intesa tra il Corpo Forestale dello Stato, attraverso l’Ufficio Territoriale per la Biodiversità di Pescara, il Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise e la Riserva Naturale Regionale del Lago di Penne. Gli esemplari ospitati nei Centri di queste strutture (Caramanico Terme per il Corpo forestale, Pescasseroli per il Parco d’Abruzzo, Penne per la Riserva del Lago di Penne) verranno considerati come un’unica popolazione, al fine di mettere in atto strategie riproduttive e quindi di conservazione, nonché di ottimizzare le ricerche scientifiche sulla specie. Tra le iniziative previste, diversi progetti di ricerca ma anche azioni sul territorio per favorirne la naturale ricolonizzazione e attività di educazione ambientale e sensibilizzazione sul tema, come la produzione di immagini e documentari che attraverso le emozioni e la conoscenza aiutino a diffondere l’importanza di tutelare le lontre ed i loro habitat. E proprio su questa scia nasce il fantasioso calendario dei bambini vincitore del concorso.

Il Centro lontra

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In alto: l’inaugurazione del Centro Lontra, Francesco Rocca durante il controllo sanitario di un cucciolo nato nel Centro di Penne, a Sinistra e a destra le lontre adulte.

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Struttura del Museo


Manifesto del Gruppo Lontra Italia Lo scopo dell’iniziativa è la conservazione della specie allo stato selvatico, dove la “conservazione” viene intesa nei termini specifici della teoria della biologia delle popolazioni numericamente ridotte e dei principi da essa derivanti. L’impegno dei partecipanti si basa sul comune riconoscimento dei seguenti punti: a) Gli interventi di conservazione devono essere integrati in una strategia che miri al raggiungimento delle condizioni di “viability” dell’intera popolazione selvatica.A tal fine possono essere individuate più strategie di conservazione tra loro alternative, la cui scelta dipende da processi decisionali globali e basati su rapporti costi/benefici, fattibilità, tempi. b) Tutti gli interventi di conservazione in situ attualmente disponibili (tutela e miglioramento dell’habitat, reintroduzioni, ripopolamenti, traslocazioni, ecc.) sono considerati potenzialmente validi e la loro maggiore o minore idoneità, nonché le priorità d’azione, devono essere valutate all’interno delle strategie di conservazione di cui al punto a). È inoltre opportuno individuare e rimuovere a priori le condizioni che hanno portato popolazioni locali all’estinzione o alla rarefazione. c) Le strutture e i programmi di propagazione in cattività sono strumento essenziale per la tutela della lontra e vanno valorizzati nel contesto di una strategia di conservazione globale che possa prevedere la gestione interattiva sia della popolazione in cattività che di quella allo stato selvatico (gestione interattiva di metapopolazione). In alcun modo, d’altronde, si può intendere l’allevamento in cattività fine a se stesso o come surrogato degli sforzi di conservazione della specie allo stato selvatico e del suo habitat. d) È importante prendere in considerazione gli aspetti genetici dei programmi di conservazione, ed in particolare lo status, l’identità e la distanza genetica sia delle popolazioni selvatiche che di quelle in cattività. e) Essendo lo stato attuale delle conoscenze sulla lontra in Italia ancora incompleto, la ricerca scientifica assume fondamentale importanza e deve essere indirizzata verso le necessità e le priorità di conservazione, coerentemente alle strategie di cui al punto a). f) I programmi di educazione, sensibilizzazione e informazione e il coinvolgimento delle comunità locali sono indispensabili per facilitare la coesistenza della lontra con l’uomo e promuovere la conservazione del suo habitat. g) Il monitoraggio dei risultati e il continuo aggiornamento delle priorità e delle modalità di azione costituiscono elementi chiave per migliorare l’efficacia degli interventi di conservazione.

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L’Orto botanico di Penne

L

’Orto Botanico della Riserva Naturale Regionale Lago di Penne nasce nel 1988 e viene riconosciuto, nel 1998, come “Orto Botanico di interesse regionale”, ai sensi della L.R. n. 35 del 9 Aprile 1997, titolata “Tutela della biodiversità vegetale e la gestione dei giardini ed orti botanici”. Tra le finalità principali della legge, c’è il riconoscimento, nei giardini e orti botanici, strutture di particolare interesse ed utilità per la conservazione della biodiversità del patrimonio floristico abruzzese autoctono, per la conservazione di specie e cultivar di piante coltivate tradizionalmente in Abruzzo ed in via di estinzione, nonché per l’allevamento ed il ripristino di specie vegetali negli antichi orti botanici esistenti in Abruzzo; e riconosce le funzioni di educazione ambientale, di attrazione turistica, di ricerca e sperimentazione. La Regione Abruzzo al 2003 possedeva 13 giardini ed orti botanici, di cui sette istituiti con la legge regionale sopra citata. Il numero elevato di queste realtà, dislocate su tutto il territorio regionale, pone l’accento sull’importanza dello scambio di dati ed informazioni che può derivare dalla collaborazione tra tutte queste realtà. L’Orto Botanico della riserva di Penne, oltre che perseguire le finalità della legge regionale, si pone l’obiettivo di rinforzare il collegamento con gli altri orti botanici, regionali e non, al fine di portare avanti progetti comuni, che promuovano iniziative e ricerche di monitoraggio e tutela dell’ambiente, in grado di ottimizzare la gestione del territorio. Situato lungo la sponda dell’omonimo lago, a quota 250 m s.l.m. e con un’estensione di circa un ettaro, si trova in prossi-

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Struttura del Museo

Sopra: un cartello botanicio in ceramica. Sotto: l’orto botanico di Penne. A Destra Semi di ecotipi raccolti per la tutela del germoplasma


mità del CentroVisite della riserva, del Museo Naturalistico “Nicola de Leone” e dell’Area floro-faunistica, alla quale è collegato attraverso settori specifici: il Sentiero delle piante officinali, il Giardino della farfalle, l’Area dei cultivar e la Serra. La gestione è affidata al Comune di Penne e alla cooperativa Cogecstre. Il sentiero delle piante officinali, dove sono presenti specie aromatiche, mediche e terapeutiche, è un settore dell’Orto dedicato agli studi ed alle ricerche sugli usi tradizionali e medicamentosi delle piante. Una parte del sentiero è attrezzata per non vedenti mediante schede Braille e passamano. Il giardino delle farfalle, collegato al sentiero delle piante officinali, rappresenta, insieme a quest’ultimo, lo sviluppo di una serie di strutture ricettive dedicate all’educazione ambientale. È costituito da un’area dove sono state collocate piante, provenienti da tutto il mondo, che attirano le farfalle, grazie al loro profumo e al colore vivace dei fiori. Sono presenti, inoltre, bacheche didattiche rappresentanti disegni di insetti impollinatori, con accanto le pupe di alcune farfalle. L’area dei cultivar, che rappresentano le varietà agricole coltivate e selezionate dall’uomo, è costituita da una parte dell’Orto dove sono state raccolte specie fruttifere diffuse nel mondo contadino dell’area vestina e più in generale della regione. La serra è utilizzata per la riproduzione di specie di particolare interesse, derivanti da ecotipi abruzzesi, come l’abete bianco Abies alba Miller, l’acero di Lobelius Acer lobelii Ten., il mirtillo nero Vaccinium myrtillus L., etc. La realizzazione di questi settori ha permesso il raggiungimento delle principali finalità di conservazione, didattiche, di ricerca e di sperimentazione, dell’Orto Botanico.Alcune di queste finalità sono state raggiunte anche con la realizzazione dell’Index seminum e dell’Herbarium. Il primo, permette di conservare il germoplasma delle specie e di diffondere le piante, attraverso lo scambio dei semi; i semi vengono fatti germinare a primavera e le piantine nate vengono trapiantate nell’Orto Botanico. Questo permette di far sopravvivere piante scomparse in natura negli orti botanici. Il secondo, è una raccolta utile allo studio ed al riconoscimento della vegetazione poichè, la sua realizzazione permette di conservare specie floristiche per lungo tempo. È fondamentale la realizzazione degli exiccata. Essi si custodiscono in luoghi asciutti ed asettici, si realizzano in maniera da evidenziare gli elementi utili al riconoscimento della specie come il fiore, la foglia, il seme e così via. L’Orto Botanico di Penne possiede nel suo erbario, una collezione di essenze raccolte durante una spedizione alpinistica nel Karakorum, datata 1986. Inoltre, complementari alla collezione di essenze exiccata, è in corso di realizzazione un erbario digitale delle specie presenti nell’Orto, raccolte nelle loro diverse fasi fenologiche. L’Orto Botanico della Riserva Naturale Regionale Lago di Penne è

L’Orto botanico di Penne

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di tipo fitosociologico. Il termine viene utilizzato per indicare che le piante sono raggruppate a costituire comunità, sulla base di esigenze ecologiche comuni, quali il tipo di suolo, il microclima, la disponibilità idrica, etc. Così, nell’orto, le piante vengono disposte secondo un ordinamento geograficoecologico, tentando di ricostruire le maggiori associazioni vegetali del territorio abruzzese. Si differenzia dagli antichi Hortus simplicium, in cui le piante erano ordinate secondo un sistema tassonomico, cioè in maniera sistematica, prescindendo dal loro ambiente biologico. Si distingue una zona umida caratterizzata da alberi ed arbusti igrofili. Oltre alle specie spontanee (salici e pioppi) si sono insediate specie rare e tipiche di ambienti planiziari, come la farnia Quercus robur L. ed il carpino bianco Carpinus betulus L.. Gli altri ambienti ricostituiti, in parte spontaneamente ma anche mediante l’impianto di essenze coltivate, sono: il bosco mesofilo a dominanza di carpino nero Ostrya carpinifolia Scop., il bosco termofilo a dominanza di roverella Quercus pubescens Willd., la macchia mediterranea e la gariga. Con la L.R. 35/97, l’Orto è divenuto di “interesse regionale”, di conseguenza tutte le specie introdotte, devono essere di origine abruzzese, essendo questo uno degli scopi prioritari della legge, che all’art. 2, comma 6, precisa: “I giardini e orti botanici di interesse regionale provvedono alla coltivazione di specie spontanee della flora d’Abruzzo e di piante coltivate tradizionalmente appartenenti a specie o cultivar in via di scomparsa”.

A sinistra: operatrici dell’orto Botanico mentre identificano una rosacea. Dall’alto: il percorso accessibile all’interno dell’Orto e una veduta del Lago di Penne A fianco: giglio rosso (Lilium bulbifer)

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Serra e vivaio Nel 2001 la Cooperativa Cogecstre ha realizzato all’interno dell’Orto Botanico della Riserva di Penne una serra e un vivaio per la coltivazione delle piante rare e di interesse scientifico. Nel vivaio vengono raccolte e studiate specie rare, vulnerabili ed in via di estinzione, presenti nei vari ambienti abruzzesi. La conservazione e lo studio di entità vegetali minacciate, rare, vulnerabili, a rischio di estinzione, rappresenta una funzione bioetica fondamentale per l’orto di Penne. Il concetto di biodiversità è stato coniato a metà degli anni ‘80 allo scopo di definire in modo sintetico il concetto di varietà e di ricchezza delle forme di vita sulla terra. I processi di evoluzione e di estinzione sono sempre stati presenti fin dalle prime forme di vita; tuttavia negli ultimi decenni l’uomo ha accelerato il ritmo delle estinzioni e riduce la varietà degli ecosistemi, molti dei quali sono indispensabili per la sopravvivenza dell’uomo. Per il futuro l’Orto si propone quindi di favorire l’attività di educazione ambientale. Per lo svolgimento di alcune attività, l’Orto Botanico possiede anche una serra. In un certo senso si può dire che la serra rappresenti il “laboratorio” dell’Orto, in quanto in essa vengono coltivate (da seme) tutte quelle piante che necessitano di una certa protezione prima di essere messe a dimora all’aperto. Anche le talee sono realizzate e conservate nella serra. La serra è costituita da una parte aperta (ove c’è il piantonaio e il semenzaio) e da una parte chiusa (utilizzata come essiccatoio e per il rimessaggio degli strumenti di lavoro). L’attività della serra è strettamente legata alla raccolta e moltiplicazione delle piante rare ed endemiche presenti nella Regione Abruzzo, contribuendo quindi alla conservazione di queste specie.

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Alcune fasi di lavorazione e cura delle piante nel vivaio e nella serra.


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Centro di Educazione Ambientale A. Bellini

I

l Centro di Educazione Ambientale “Antonio Bellini”, è stato istituito con Legge Regionale 29 novembre 1999 n. 122 titolata “Disciplina degli interventi in materia di educazione ambientale”. All’art. 10, prevede che nel Bollettino Ufficiale della Regione Abruzzo, ci sia l’elencazione di tutti i Centri di Educazione Ambientale di interesse regionale, aggiornato periodicamente. Il CEA si trova nella fascia collinare all’interno della Riserva Naturale Regionale Controllata Lago di Penne, e costituisce la porta vestina d’accesso al Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga. La sede è stata ricavata recuperando un vecchio casolare di campagna di circa 700 metri quadrati, sito presso la contrada Collalto, in uno tra i punti più panoramici e suggestivi. Il progetto per la costruzione del CEA “Antonio Bellini”, ha visto la collaborazione di diverse istituzioni ed associazioni tra cui, la Comunità Europea, la Regione Abruzzo, il Comune di Penne, il WWF Italia e la Cooperativa COGECSTRE, ed è stato acquistato con fondi regionali dal Comune di Penne. Dopo l’affidamento, in comodato, alla Cooperativa COGECSTRE, dei 32 ettari di terreno e dei quattro fabbricati della collina di Collalto, la stessa cooperativa, ha provveduto a redigere il progetto esecutivo per la ristrutturazione dei fabbricati e per la gestione dei terreni circostanti. Il CEA, in grado di ospitare le varie attività didattiche e di studio, produttive, turistiche, residenziali, di animazione e ristoro condotte dalla Cooperativa COGECSTRE, promuove diverse iniziative per l’educazione all’ambiente di

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Struttura del Museo

Nel Centro di Educazione Ambientale “A. Bellini” si organizzano numerose iniziative nel campo della conservazione e dell’educazione dei giovani al rispetto degli ecosistemi.


giovani e adulti, oltre a periodici corsi di formazione; organizza stage, seminari, conferenze, mostre, scambi internazionali, ricerche e studi, settimane verdi, viaggi naturalistici, campi estivi, soggiorni, visite guidate. Nel corso dell’anno, il CEA, che è in grado di ospitare 50 persone, si rivolge agli studenti delle scuole di ogni ordine e grado, insegnanti, studiosi e ricercatori, operatori del settore ambientale, singoli visitatori e gruppi organizzati, famiglie, anziani. Il CEA “Antonio Bellini” si avvale di tutte le strutture di cui è dotata la riserva naturale; anche dei laboratori facenti parte del cosiddetto “Laboratorio dell’Oasi”, che hanno la funzione, oltre che produttiva, anche didattico – ricreativa. Sono presenti, inoltre, un’aula verde, un centro di analisi per lo studio delle acque, un percorso sensoriale ed un parco-giochi ecologico per bambini. Il simbolo scelto per rappresentare il centro di educazione ambientale, è il ramo di Quercus virgiliana Ten., particolarità botanica chiamata “quercia castagnara” i cui frutti, dal sapore dolce, nell’ultima guerra erano consumati anche dall’uomo. La “quercia castagnara” è espressione simbolica del legame tra gli uomini e la terra che li ospita.

I bambini che frequentano il Centro di Educazione Ambientale possono dedicarsi oltre che alla ricerca didattica anche ad alcune attività sportive compatibili con le finalità della riserva naturale (mountaine-bike, arrampicata sportiva, escursionismo) A fianco: una mostra allestita nel CEA.

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Manifesto di Penne sul turismo responsabile Nella città di Penne (PE) l’Associazione Italiana Turismo Responsabile –Aitr- ha tenuto il proprio Forum annuale nei giorni 27 e 28 settembre 2006. Il Forum, aperto mercoledì 27, Giornata Mondiale del Turismo, è proseguito il giorno successivo, subito prima dell’avvio della Conferenza del turismo italiano organizzata dal Governo a Montesilvano, Pescara. In questo modo l’AITR ha voluto affidare all’evento un ruolo di preparazione alla Conferenza, ha voluto favorire una discussione profonda sui problemi del turismo italiano in modo da poter poi contribuire con proposte proprie ai lavori della Conferenza stessa. L’invito al Forum è stato rivolto alla folta base associativa di AITR e anche a tanti altri soggetti che in Italia da tempo sono protagonisti di importanti esperienze, iniziative e buone pratiche che contribuiscono al miglioramento della qualità dell’offerta turistica italiana, alla scoperta di nuove risorse, alla ricerca di forme di sviluppo sostenibile, rispettoso dell’ambiente, capace di valorizzare il patrimonio monumentale e culturale ma anche umano, sociale e civile del nostro Paese. Soggetti che però raramente hanno la possibilità di comunicare la loro preziosa esperienza in sedi appropriate, e anche di incontrarsi tra di loro, di condividere le loro idee e le loro iniziative, di cercare paradigmi comuni. Le associazioni, le organizzazioni, le cooperative presenti al Forum ritengono: • Che la definizione delle politiche del turismo in Italia debba coinvolgere non soltanto gli enti pubblici competenti, Stato, Regioni e autonomie locali e le rappresentanze dell’industria turistica, ma anche tutti quei soggetti, associazioni, organizzazioni ambientaliste e dei consumatori, cooperative, rappresentanti del mondo del volontariato che da anni operano per la qualificazione del turismo in Italia, promuovono forme nuove di turismo, valorizzano la bellezza, i saperi e la cultura materiale del nostro Paese, contribuiscono al miglioramento dell’immagine dell’Italia all’estero. • Che l’Italia debba trovare una propria via per lo sviluppo e la qualificazione, proponendosi come destinazione unica e originale; tenendo d’occhio certamente i prezzi ma insistendo soprattutto sulla qualità della propria offerta, costituita dal grande patrimonio storico monumentale e naturalistico ma anche da altri aspetti immateriali quali lo stile di vita, l’accoglienza, l’ospitalità, la professionalità dei propri operatori, la convivialità nei rapporti fra residenti e turisti, l’autenticità e l’identità dell’offerta, l’orgoglio per la propria memoria e la testimonianza del proprio impegno nell’agire civile e sociale. • Che debbano essere favoriti, sostenuti, tutelati e i processi di aggregazione locale, su territori omogenei dove operatori turistici, enti locali, associazioni formali e informali del territorio collaborano spontaneamente con dinamiche dal basso verso l’alto, ricercano l’integrazione dei loro prodotti con le esigenze e istanze espresse dalle comunità locali; vanno preferiti tali processi di rilocalizzazione rispetto a scelte amministrative e burocratiche che non hanno finora consentito il decollo dei Sistemi Turistici Locali –in particolare nel Sud del Paese, nelle aree sensibili e a rischio di spopolamento-. • Che debba essere posta grande attenzione ai temi della sostenibilità dello sviluppo, al rispetto dell’ambiente già troppo spesso danneggiato e compromesso, al rispetto delle popolazioni locali e del loro ruolo di protagonisti nella tutela dell’ambiente e della biodiversità, alla preferenza per sistemi di trasporto dolce; in particolare una attenzione al mondo della scuola e della formazione quale volano per la diffusione di una competenza diffusa della tutela e valorizzazione dell’ambiente. • Che l’Italia, in collaborazione con le associazioni delle persone con disabilità, debba valorizzare in particolare le buone pratiche di piena accessibilità del territorio delle strutture ricettive da parte di

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persone con bisogni speciali e della loro integrazione come lavoratori nelle imprese turistiche con particolare attenzione alle cooperazione sociale. • Che la riscossa dell’Italia come destinazione turistica mondiale non debba essere riposta unicamente nei dati numerici, nella quantità degli arrivi e delle presenze e nella quota di mercato posseduta, ma debba puntare al primato come paese accogliente ed ospitale, dove stanno bene insieme residenti e turisti, in un quadro di sicurezza, di correttezza di comportamenti, di convivialità ed amicizia; le associazioni di categoria, la scuola e il mondo universitario e della formazione hanno tutti gli strumenti per contribuire al raggiungimento di questo risultato qualitativo. Penne, 28 settembre 2006 Al Forum hanno preso parte i soci di Aitr e le seguenti organizzazioni nazionali: AGCI Pesca - ANCST - ARCI Turismo - Associazione Alberghi Diffusi - Associazione Borghi Autentici d’Italia - Associazione Città Slow - Associazione Le Mat - Bureau International du Tourisme Social - Club Alpino Italiano - Centro Turistico Giovanile - CTS Ambiente - FAI - Federcultura Turismo Sport Legacoop Turismo - Legambiente - Slow Food - UNPLI - WWF

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Legenda Area demaniale Area comunale Centro lontra ProprietĂ privata Sentiero natura Percorso sensoriale Recinzione Staccionata Legenda 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 A B C D E F

Parcheggio Area pic nic Centralina meteo Centro visite Museo naturalistico Ingresso Impianto fotovoltaico Giardino piante officinali Centro anatre mediterranee Area dei mustelidi Centro lontra Progetto testudo Orto botanico Progetto starna Giardino delle farfalle Serra Aula verde Laboratorio entomologico Museo della farfalla Coop. Alisei Area pic nic Elenco sistematico delle specie Bacheche per piante forestali Stagni Vasche per specie acquatiche Pannello sulle piante rare d'Abruzzo Giardino pensile

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L’Area floro-faunistica Nell’area floro-faunistica della riserva vengono avviati oltre ai progetti di ricerca scientifica e di conservazione, vari programmi di educazione ambientale. Sono stati avviati alcuni progetti di ripristino ambientale con la realizzazione di numerosi laghetti e stagni costruiti con le tecniche di ingegneria naturalistica. Particolare attenzione è stata data al ripristino del patrimonio vegetale naturale. Nell’area floro-faunistica sono stati realizzati il vivaio forestale per la coltivazione di piante autoctone, l’orto botanico con un percorso didattico in continuo ampliamento, un sentiero delle piante acquatiche più rappresentative mentre sono in via di realizzazione la banca genetica per la raccolta e la conservazione di semi spontanei di alberi e arbusti, l’arboreto delle specie vegetali fruttifere, la riforestazione ambientale e il giardino delle

specie officinali. Un programma ancora maggiore è sato avviato nel settore faunistico a cominciare dal progetto di riqualificazione del patrimonio ittico con l’esclusione del luccio tra i pesci del lago e la reintroduzione di specie indigene soprattutto ciprinidi. È stato avviato il progetto per la tutela dei rettili e degli anfibi, mentre per quanto riguarda gli uccelli sono stati intensificati i periodi di sorveglianza per la tutela della garzaia, sono stati avviati alcuni studi sulle migrazioni degli uccelli e sui nidi artificiali, è stato avviato il progetto starna per la reintroduzione nelle campagne della Riserva del raro galliforme, è stato realizzato nei primi anni della riserva ,il centro recupero rapaci e il centro per le anatre mediterranee con successo riproduttivo della maggior parte delle specie di anatidi presenti. L’area floro-faunistica della Riserva naturale Lago di Penne ospita un progetto del WWF Italia che nel 1991 ha compiuto un altro importante passo per la conservazione delle specie a rischio istituendo nella Riserva Naturale Regionale Lago di Penne un Centro Lontra permanente per lo studio e l’educazione del rarissimo mustelide. Il Centro Lontra. Titolo capitolo 59


Merl merlana, porca puttana, tu che lo sapeje perchè non lo diceje… Tord balord, zampa sottil pè nu vac’ di live hai mort’ accis Merlo merlana, porca puttana, tu che lo sapevi perchè non lo hai detto… Tordo balordo, zampa sottile, per una drupa di oliva sono morto ucciso (Citazione popolare teramana sulle trappole per piccoli uccelli)

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I progetti

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Centro anatre mediterranee

I

l WWF Italia ha programmato, tramite il “Progetto anatre mediterranee”, una serie di iniziative miranti a recuperare l’areale storico di specie scomparse. Ambienti quali paludi, stagni, lagune, sono ormai rari lungo la nostra penisola ed è qui che la scomparsa di alcune specie è più evidente e drammatica. Da alcuni di questi ambienti, in seguito a decenni di speculazione edilizia, inquinamento, bonifiche e prelevamenti venatori sconsiderati, sono scomparse molte specie di fauna autoctona. Le zone umide e gli ambienti litoranei sono tra gli ambienti più minacciati dell’intero pianeta; per questo motivo, insieme a determinati laghi e fiumi, essi sono tutelati dalla convenzione di Ramsar, finalizzata alla tutela degli habitat e della fauna acquatica. Attraverso le oasi, il WWF ha attivato il progetto di reintroduzione di sei specie di anatidi per consentire, il restauro delle popolazioni nidificanti, gravemente depauperate dalle bonifiche e dalla persecuzione diretta degli ultimi cinquant’anni. Le aree che hanno partecipato al programma (12 oasi, dalla Lombardia alla Puglia) sono state scelte per le condizioni ambientali favorevoli, per la collocazione geografica strategica e per la garanzia di gestione delle strutture di rilascio e di allevamento degli animali. La Riserva Naturale Regionale Lago di Penne, costituita essenzialmente da un bacino artificiale costruito nel fiume Tavo, con alcune fasce a bosco igrofilo e a vegetazione umida, è caratterizzata da notevoli escursioni del livello d’acqua del bacino. Non consentendo di attivare programmi di reintroduzione, all’interno dell’area floro-faunistica è stato allestito un grande stagno didattico. Le specie interessate dal progetto, sono state quelle che nidificano nell’area mediterranea e in particolare: oca selvatica Anser anser L., volpoca Tadorna tadorna L., moretta tabaccata Aythya nyroca Güldenstädt, fistione turco Netta rufina Pallas, anatra marmorizzata Marmaronetta angustirostris Ménétries e gobbo rugginoso Oxyura leucocephala Scopoli. Nell’ambito del progetto relativo alla Riserva Naturale Regionale Lago di Penne, saranno introdotti piccoli gruppi di tutte le specie, escluso il gobbo rugginoso, che avranno il compito di trattenere le popolazioni migranti e di fornire gli esemplari provenienti dall’attività riproduttiva alle altre oasi. Gli obiettivi del progetto sono stati di: - consolidare i risultati raggiunti fino ad oggi per la reintroduzione e il ripopolamento di popolazioni riproduttive nell’areale potenziale; - salvaguardare e ripristinare il patrimonio biologico del sistema delle aree protette del WWF Italia; - sperimentare metodi di reintroduzione che garantissero un buon consolidamento delle popolazioni di anatre;

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I progetti


Il progetto anatre ha registrato il successo riproduttivo di quattro delle cinque specie considerate. Sopra, un oca selvatica (Anser anser). a Sinistra l’Anatra marmorizzata (Marmaronetta angustirostris), il Fistione turco (Netta rufina), la Volpoca (Tadorna tadorna) e la Moretta tabaccata (Aythya fuligula) In basso il primo laghetto del progetto.

- attivare, attraverso il progetto di reintroduzione, iniziative didattico-educative e di sensibilizzazione per la difesa dei biotopi umidi del bacino mediterraneo. Nella maggioranza delle 12 oasi sono stati allestiti ampi recinti di pre-rilascio ad effetto cosiddetto “calamita” per attirare specie selvatiche. I recinti, ampi da 700 a 2.500 metri quadri, sono stati collocati in luoghi strategici dell’area interessata, tutti aperti per consentire il contatto tra le popolazioni selvatiche e quelle stabulate. Le anatre ospitate nel recinto, in parte, sono state tarpate, per consentire una presenza costante ed, in parte, lasciate ad ala intera per favorire il contatto con le specie selvatiche. Tutti i recinti, corredati di cassette di riproduzione, garantiscono una buona difesa dalle numerose predazioni di uova che si registrano normalmente in natura. L’alimentazione è stata particolarmente curata. Nel recinto, infatti, sono state collocate mangiatoie galleggianti e subacquee che evitassero eccessivi commensalismi, mentre in ambiente naturale, nidi artificiali e mangiatoie, sono stati posti in prossimità del recinto per favorire ulteriormente il contatto con le popolazioni selvatiche.Tutti i gruppi, sono stati formati avendo cura di preservare una buona variabilità genetica. Con il consolidamento del progetto, saranno valutate tutte le possibilità ambientali e gestionali di estensione ad altre aree del sistema delle oasi WWF e di aree gestite da enti pubblici ed enti privati. Per alcune specie è stato anche predisposto un programma di riproduzione intensiva in particolari stabulati e pacchetti con l’uso dell’incubazione artificiale. Tutto ciò, è stato fatto per avere una produzione di esemplari da destinare poi ai recinti di rilascio. Una ricerca bibliografica è stata attivata per verificare gli areali distributivi attuali e storici con le relative consistenze in ambito nazionale e paleartico.

Centro Anatre Mediterranee

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Il progetto Testudo

L

’unica testuggine terricola autoctona in Italia è la Testudo hermanni Gmelin, conosciuta come “testuggine (o, impropriamente, tartaruga) comune” o “testuggine di Herman”. Di aspetto universalmente noto, la “hermanni” è simile ad altre due testuggini, la Testudo graeca L., che in passato è stata importata per essere venduta a privati appassionati e oggi è occasionalmente presente libera in Italia, e la Testudo marginata Schoepff, sicuramente introdotta in Sardegna già alla fine del 1800. Della testuggine comune esistono due sottospecie: Testudo hermanni hermanni Gmelin e Testudo hermanni boettgeri Mojsisovics. In Italia, così come in Francia e Spagna, dovrebbe essere presente unicamente la prima, mentre la T. boettgeri ha colonizzato un vasto territorio che va dalla zona balcanica fino alla Romania. Le introduzioni, accidentali o volontarie, hanno tuttavia sovente complicato la situazione, soprattutto nel nostro Paese. Per intraprendere azioni di salvaguardia e di tutela della testuggine comune, è stato istituito presso la Riserva Naturale Regionale Lago di Penne un centro di recupero delle testuggini comuni, con finalità didattico-espositive, destinato a conservare, in appositi recinti, sia gli esemplari di Testudo hermanni hermanni che, di natura domestica o di provenienza incerta, non sono compatibili con i progetti di reintroduzione in natura, sia eventuali testuggini di altra sottospecie (Testudo hermanni boettgeri) o di altre specie (Testudo graeca e Testudo marginata), spesso allevate in cattività anche in Abruzzo ma non autoctone. Il “Progetto Testudo”, avviato sotto l’egida della Regione Abruzzo e affidato alla gestione della Cogecstre, ha lo specifico scopo di portare avanti iniziative di salvaguardia per la Testudo hermanni e il suo habitat, e, ove possibile, per il ripopolamento e la reintroduzione di questa specie negli ambienti naturali. Tutto ciò per raggiungere i seguenti obiettivi: a) conoscere a livello “storico” la presenza di Testudo hermanni in Abruzzo; b) censire le popolazioni naturali ancora oggi presenti nel territorio regionale; c) studiare gli habitat naturali attualmente colonizzati per verificarne lo stato di conservazione, nonché le aree eventualmente adatte per azioni di ripopolamento; d) allevare in condizioni seminaturali, individui nati in cattività per le future reintroduzioni. Con la ricerca effettuata nella Riserva di Penne, sono stati censiti, al 2001, 36 esemplari totali di Testudo hermanni hermanni e di Testudo hermanni boettgeri, tutti catalogati con delle schede segnaletiche. Per

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I progetti

Una piccola area dedicata alla Testudo hermanni è stata allestita all’interno dell’area florofaunistica. Gli esemplari raccolti provengono da sequestri effettuati dalle forze dell’ordine. questa specie si è comunque ambientata come dimostrano i successi riproduttivi. Nelle foto, alcune fasi riproduttive della testuggine terrestre, accoppiamento, deposizione e schiusa delle uova


ogni scheda, sono stati descritti: - specie/sottospecie; - sesso; - età; - provenienza; - dati morfologici (lunghezza e larghezza del carapace, peso, lunghezza del piastrone). La Testudo hermanni, un tempo era abbondantemente diffusa nel territorio nazionale, mentre oggi è confinata in areali limitati a causa dell’antropizzazione, degli incendi che ne distruggono l’habitat e della cattura diretta, un tempo per scopi alimentari e più recentemente per l’allevamento in cattività, oggi proibita da convenzioni internazionali e leggi nazionali e locali. In Italia, in passato, era presente un duplice fenomeno: l’impor tazione dall’estero e l’esportazione di testuggini comuni catturate in natura, con conseguenze gravi sia per il consistente rischio di inquinamento genetico sia sul depauperamento delle popolazioni locali. Una corretta gestione ambientale deve, infatti, rispettare per quanto possibile, l’univocità delle varie popolazioni, evitando mescolamenti che non siano avvenuti per cause naturali. La popolazione abruzzese di Testudo hermanni hermanni, ad esempio, pur non avendo caratteristiche di una sottospecie autonoma, ha un suo particolare e identificabile aspetto esterno (fenotipo), una peculiarità che va difesa. Fino a qualche decina di anni fa, la testuggine comune era segnalata nelle regioni dell’Italia peninsulare, in Sicilia, Sardegna e in gran parte delle isole minori. Oggi, oltre che in Abruzzo, è presente soltanto nelle regioni centrali tirreniche, nelle estreme zone meridionali della penisola e in Sicilia, mentre altrove la sua presenza si è notevolmente ridotta.

Il progetto Testudo

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Il progetto Starna

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ll’interno della Masseria dell’Oasi, l’azienda agricola della Riserva Naturale Regionale Lago di Penne, presso la contrada Collalto, nasce un progetto di conservazione della starna Perdix perdix L., volto a garantire una maggiore tutela di questa specie che, essendo legata in maniera particolare alla campagna, ha subìto un drastico declino in seguito alla forte meccanizzazione del sistema agricolo ed alla caccia indiscriminata. Obiettivo primario del progetto è stato quello di favorire la riproduzione e l’acclimatamento nell’area protetta, oltre che di sensibilizzare ed educare i visitatori della riserva ai problemi di conservazione La starna è una specie ormai rara di questa specie. La scelta di avviare il progetto di tutela a Collalto è legata alla presenza in quest’area nella campagna della starna, documentata sia tempo addietro, dal concittadino ornitologo Nicola vestina. La riserva ha avviato de Leone (1932), sia da numerose testimonianze, in tempi recenti, di naturalisti e un progetto cacciatori. sperimentale di L’iniziativa intrapresa nella Riserva di Penne, fortemente voluta anche dal WWF, reintroduzione vuole contribuire alla salvaguardia del raro gallinaceo con un programma articolato della specie nella collina di in più fasi: - Il primo passo è stato fatto dopo uno studio di fattibilità che ha visto ampliare Collalto. la fascia di protezione esterna dell’area protetta fino a 1300 ettari di superficie; A destra: è stato quindi avviato il “Progetto Starna”, con un piano di produzione agricola fasi del progetto che prevede la coltivazione di specie erbacee quali farro, orzo, segale, cicerchia, capriolo a erba medica e trifoglio, su 40 ettari di superficie, con tecniche tradizionali e Collalto. senza uso di sostanze chimiche. - Il secondo passo ha previsto l’arrivo di un primo nucleo di starne nei pressi del Centro Visite all’interno dell’area floro-faunistica, resa idonea ad ospitare i rari uccelli. - La fase successiva ha previsto l’ allestimento, a Collalto, di una serie di strutture di riproduzione e di rilascio, finalizzata alla restituzione all’ambiente naturale della prima brigata necessaria per la costituzione di una piccola popolazione stabile. Successivamente, la starna, avrà la possibilità di distribuirsi in tutta la riserva, compresa la fascia di protezione esterna. Sarà possibile in questa terza fase allestire nuove strutture di rilascio per consolidare ed aumentare la popolazione. Il programma di salvaguardia della starna rappresenta un piccolo tassello che si aggiunge a più ampi progetti di conservazione ambientale e di salvaguardia delle specie minacciate dall’estinzione messi in atto all’interno della Riserva Naturale Regionale Lago di Penne.

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I progetti


Il progetto Capriolo

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l “Progetto Capriolo”, avviato nella Riser va Naturale Regionale Lago di Penne e finalizzato al recupero di una delle specie più a rischio tra gli Ungulati dell’area appenninica, ha permesso la realizzazione dell’Area Faunistica del Capriolo, nella collina di Collalto. Il capriolo Capreolus capreolus L., è presente sull’arco alpino centro-orientale con distribuzione continua fino al Lago Maggiore. In Piemonte e Valle d’Aosta ha una distribuzione discontinua; in Liguria, Toscana ed Emilia Romagna è abbastanza comune in alcuni tratti della dorsale appenninica ed in singole località della costa tirrenica. Nell’Italia centromeridionale è presente in Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, Puglia e Calabria. Il progetto presenta tre obiettivi, complementari tra loro, anche se con caratteristiche diverse: - attività educative e di tipo naturalistico; - allevamento, ricerca e sperimentazione; - reintroduzione del capriolo nelle aree circostanti. Il primo obiettivo è stato raggiunto con il recupero del-

Progetto Starna e Progetto Capriolo

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le strutture abitative della Masseria De Sanctis, che oggi costituiscono il Centro di Educazione Ambientale “Antonio Bellini”. Questo ha permesso di incrementare il turismo di tipo naturalistico, che si integra con quello tradizionale, solitamente sviluppato solo in zone della costa e di alta montagna e concentrato in alcuni periodi dell’anno, come estate e inverno. Il secondo obiettivo intende valorizzare, da un punto di vista economico e naturalistico, aree di media e alta collina, diventate “marginali”, tramite l’allevamento di specie della fauna selvatica. Nel caso specifico della Riserva di Penne, si è cercato di sperimentare, con la realizzazione dell’area faunistica del capriolo, un’attività economica complementare, di tipo agro-silvo-pastorale, tale da essere applicata alle aree circostanti che possiedono le stesse caratteristiche morfologiche e strutturali. Con il terzo obiettivo, si intende reintrodurre negli habitat naturali dell’Appennino abruzzese specie di fauna selvatica allevate nell’Area Faunistica. L’area nella quale è stato realizzato il Centro Faunistico del Capriolo, è formata da circa 20 ha di terreno coltivati a grano, orzo e girasole e da circa 10 ha costituiti da bosco ceduo che si compone in prevalenza di Roverella e Carpino.

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I progetti

Area faunistica della lepre All’interno dell’area faunistica del Capriolo a Collalto sono stati reintrodotti alcuni esemplari di Lepre comune per verificare la loro capacità riproduttiva. Negli ultimi decenni la situazione della popolazione di Lepre comune in Italia, come in diversi altri paesi europei, è stata caratterizzata da una graduale e costante diminuzione. Una popolazione consistenze si è mantenuta nelle aree protette ed in quelle caratterizzate da un’attenta gestione venatoria. Le cause del declino di questa specie vengono attribuite alla modificazione quantitativa degli ambienti adatti, dovuta ai moderni criteri di coltivazione (sensibile riduzione della diversità ambientale e delle superfici coltivate a foraggere, meccanizzazione, uso di pesticidi, abbandono delle zone agricole non meccanizzabili), ma anche all’elevata pressione venatoria. Anche l’antropizzazione ha favorito tale situazione, e soprattutto il notevole incremento del traffico stradale e della stessa rete di strade asfaltate.


Il progetto Anfibi

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on la Legge Regionale n. 50 del 07/09/1993 titolata “Primi interventi per la difesa della biodiversità nella Regione Abruzzo: tutela della fauna cosiddetta minore”, la Regione Abruzzo tutela tutti gli anfibi e i rettili presenti sul proprio territorio. Dal 1995, sono stati attivati due progetti di studio e conservazione riguardanti gli anfibi della regione. Il primo, “PROGETTO ANFIBI ABRUZZO”, è stato attivato dalla Cooperativa Cogecstre, per migliorare la conoscenza generale di questi vertebrati, acquisire dati sulla loro situazione e sulle loro problematiche, censire i punti di riproduzione e le migrazioni a rischio. Il secondo, “PROGETTO ATLANTE ANFIBI E RETTILI D’ABRUZZO”, patrocinato dal settore Ecologia della Regione e coordinato dall’Assessore regionale, con l’ausilio della Cogecstre e del WWF Abruzzo, intende conoscere l’attuale distribuzione e composizione dell’erpetofauna regionale. Il Progetto Anfibi ha ovvie finalità: - conoscere per ciascuna specie segnalata la situazione e i problemi di conservazione; - predisporre una banca-dati dei siti riproduttivi di ciascuna specie; - censire tutte le vie di migrazione stagionale a rischio sulle strade della Regione; programmare e attivare iniziative urgenti di salvataggio; - aumentare con una divulgazione mirata e capillare la conoscenza degli anfibi e dei loro problemi; - collaborare con le amministrazioni pubbliche competenti per la salvaguardia di habitat specifici o per programmare attività di divulgazione naturalistica o di educazione ambientale; - intervenire, anche con segnalazioni agli organi di vigilanza competenti, in tutti i casi accertati di alterazione ambientale degli habitat di anfibi. Nell’ambito del Progetto sono già stati attivati tre programmi di ricerca ricadenti in aree contigue o interne al territorio del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga: a) Distribuzione e situazione degli Anfibi nel Massiccio del Gran Sasso. È stato effettuato il censimento degli anfibi, nell’area del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga, nella parte ricadente sotto la provincia di Pescara e in quella di Teramo.

La raganella (Hyla intermedia) ha colonizzato spontaneamente i laghetti realizzati con il Progetto Anfibi.


Si stanno effettuando studi sulle migrazioni riproduttive di alcune popolazioni di Bufo bufo, sul successo riproduttivo nel fiume Tavo della Rana italica e sulle popolazioni di recente scoperta di Salamandrina terdigitata Lacépède. b) Contributo alla conoscenza dell’eco-etologia di alcune popolazioni di Geotritone Speleomantes italicus sul Gran Sasso. Nel mese di novembre 1994 sono iniziate le ricerche sull’ecologia, sui problemi di conservazione e sull’effettiva distribuzione sul Massiccio di quest’interessante urodelo; dal gennaio 1995 è iniziato uno studio ecologico (alimentazione, activity patterns) sulla popolazione gravitante intorno alla Valle d’Angri. c) Censimento e gestione degli Anfibi della Riserva Naturale Regionale Lago di Penne. I lavori, iniziati nel 1994 hanno già raggiunto i primi risultati; sono in corso, studi sulla dinamica di popolazione di Hyla intermedia e si stanno seguendo quelle relative alle popolazioni di anfibi gravitanti sul Centro Faunistico, in cui sono stati costruiti nuovi stagni. Il progetto, relativamente alla Riserva Naturale Regionale Lago di Penne, è stato sviluppato in due fasi: - la prima, iniziata nel 1996, attraverso la costruzione di piccole raccolte d’acqua stabili o temporanee all’interno del Centro Faunistico, mirate al potenziamento dei siti riproduttivi degli anfibi, che ha fornito, inoltre, il pretesto per capire qualcosa di più sulle dinamiche di popolazione di questi vertebrati, utilissimi componenti di un ecosistema, e anello di diverse catene trofiche (tra le quali quelle legate ai mustelidi). Gli invasi, di varia estensione e profondità e collegati ad un unico sistema irriguo, sono stati naturalizzati con erbe ed arbusti igrofili lungo le sponde e piante acquatiche galleggianti o sommerse in acqua. Per il censimento, gli animali sono stati ricercati a vista e quando catturati, dopo il riconoscimento specifico, sono stati assegnati, eseguendo opportune misurazioni, a classi dimensionali, per età e per sesso. È stata effettuata anche una ricerca di uova, larve e girini.Tutti gli animali sono poi stati rilasciati in loco. Dai rilevamenti e dalle osservazioni effettuate, risultano presenti nella riserva cinque specie di anfibi: tritone crestato Triturus carnifex Laurenti, rospo comune Bufo bufo Daudin, raganella italica Hyla intermedia Boulenger, rana rossa appenninica Rana italica Dubois, rana verde comune Rana kl. esculenta Bonaparte; - la seconda, mirata alla conoscenza ecologica della popolazione di Hyla intermedia. La raganella italica è stata riconosciuta quale specie endemica italiana solo nel 1995. La popolazione che gravita intorno alla Riserva Naturale Regionale Lago di Penne, è tra le più ricche numericamente e quindi tra le più importanti per il futuro della specie in Abruzzo. Il monitoraggio delle popolazioni di anfibi gravitanti sui vecchi e nuovi siti riproduttivi presenti nell’area protetta è iniziato nella primavera del 1996, ha avuto cadenza mensile e continua negli anni.

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I progetti

Dall’alto: monitoraggio delle specie presenti nella riserva: il rospo comune, il rospo smeraldino e il tritone crestato.


Il progetto Ecologia dei Mustelidi

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l progetto “Ecologia dei Mustelidi”, è stato avviato nella Riserva Naturale Regionale Lago di Penne, nel maggio 1995, grazie alla collaborazione tra il Dipartimento di Biologia Animale e dell’Uomo dell’Università “La Sapienza” di Roma, il Museo di Storia Naturale dell’Università di Parma e la cooperativa Cogecstre di Penne. Il progetto è finalizzato allo studio di alcuni aspetti dell’ecologia di due specie di Mustelidi: la puzzola Mustela putorius L. e la faina Martes foina Erxleben. Lo studio, iniziato in seguito all’uccisione accidentale di alcuni esemplari di puzzola, dovuta ad investimento automobilistico nei pressi del Lago di Penne, ha diversi obiettivi: - definire la forma e le dimensioni dell’ home range cioè dell’ area normalmente utilizzata dagli animali per tutte le attività di ricerca del cibo, riproduzione, allevamento della prole e riposo; - evidenziare eventuali strategie di selezione dell’habitat in relazione alla disponibilità e dispersione delle risorse trofiche; - studiare i ritmi di attività e verificare possibili correlazioni con la stagione e la risorsa trofica utilizzata;

La puzzola è stata studiata per alcuni anni consecutivi. Nella foto un adulto appena incollarato è stato rilasciato nel Fiume Tavo. Sono state oltre trenta gli animali incollarati e seguiti anche di notte da speciali radio riceventi.

Il progetto Ecologia dei Mustelidi

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- raccogliere dati sulla dieta e sulle necessità alimentari in relazione alla dispersione ed alla disponibilità delle risorse trofiche; - studiare le strategie di uso dello spazio, la territorialità e la struttura sociale; - studiare le relazioni interspecifiche esistenti tra puzzole e faine legate alla competizione diretta, alla sovrapposizione di nicchia trofica, alla condivisione spazio temporale dell’ home range ed alla tolleranza interspecifica. Uno degli obiettivi principali, consisteva nella realizzazione di un’area faunistica presso il Centro Visite della Riserva Lago di Penne, ove potessero essere ospitati alcuni esemplari di mustelidi italiani che per qualunque motivo non potessero essere reintrodotti in natura; Attualmente, l’area faunistica realizzata è costituita da un recinto dove sono ospitati alcuni esemplari di furetto Mustela putorius furo, che rappresenta la forma domestica della puzzola e conseguentemente non può essere introdotto in natura. Il furetto, come la puzzola e la faina, appartiene alla famiglia dei Mustelidi. La realizzazione dell’area faunistica, rappresenta quindi un’iniziativa di carattere didattico- ambientale, dove sono disponibili per i visitatori pannelli illustrati con spiegazioni relative alla biologia dei mustelidi ed ai risultati della ricerca, facendo sì che alcuni momenti della ricerca stessa diventino un momento di didattica ambientale. Area di studio L’area di studio è costituita dal territorio della Riserva Naturale Regionale Lago di Penne, che oltre all’omonimo lago comprende parte del corso del fiumeTavo e del torrente Gallero, nonché dal territorio ad essa circostante. Gli spostamenti degli animali, avvenuti durante le stagioni invernale e primaverile, hanno interessato un’area di circa 12.000 ha. L’area di studio è compresa nell’ambito bioclimatico dei querceti in cui la struttura forestale più stabile è costituita dal complesso di boschi misti caducifogli, nei quali prevalgono le querce ed in particolare la Roverella Quercus pubescens Willd. La vegetazione spontanea originaria è, come conseguenza dell’antropizzazione del territorio, molto frammentata, con diverse forme secondarie derivate da fenomeni di utilizzazione e di degradazione.

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I progetti

A sinistra, le fasi di cattura, raccolta dati biometrici, sistemazione della radio e rilascio di una faina. Anche questa specie è stata studiata nella riserva e nel centro storico del Comune di Penne. A destra: la puzzola


Materiali e metodi Per lo studio degli esemplari di puzzola e faina si è reso necessario realizzare delle trappole per la cattura. In base ad esperienze di precedenti studi (Genovesi, 1993), sono state utilizzate trappole di dimensioni (125 x 23 x23 cm) tali da garantire una certa selettività minimizzando le probabilità di catturare specie non desiderate. Agli animali catturati, sono stati rilevati alcuni dati biometrici, tra cui: peso, lunghezza muso, sesso, età. Un’altra tecnica, utilizzata per il monitoraggio degli animali, è la radiotelemetria. Le tecniche radio telemetriche (radio tracking) si basano sull’utilizzo di radio trasmittenti, con cui vengono marcati gli animali, e di apparecchiature radio riceventi con cui si effettua il monitoraggio della localizzazione e dell’attività degli individui. Risultati Dai dati derivati dallo studio si è arrivati a definire dei risultati relativi all’home range, all’uso dello spazio e all’uso dell’habitat per gli individui delle specie di puzzola e faina. - Home range: è stata individuata, una differenza marcata delle dimensioni e della variazione stagionale dell’home range utilizzato dalle due specie che potrebbe essere collegata alla dieta ed alla strategia riproduttiva. La puzzola potrebbe avere necessità di aree più ampie perché legata ad una dieta più strettamente carnivora rispetto alla faina che, sfruttando una gamma di alimenti molto più vasta, soddisfa le proprie esigenze trofiche anche all’interno di una superficie più limitata. Nel periodo riproduttivo, che per le puzzole è il mese di marzo, mentre per le faine il mese di luglio, i maschi di puzzola espandono enormemente il proprio home range alla ricerca di occasioni di accoppiamento con più femmine, i maschi di faina, al contrario, non ampliano l’area utilizzata e forse aiutano la femmina nell’allevamento della prole. Un diverso uso dell’home range potrebbe dunque riflettere strategie alimentari e riproduttive diverse, adottate dalle due specie di mustelidi. - Uso dello spazio: le faine sembrano avere un territorio più stabile nel tempo e nello spazio, mentre le puzzole concentrano la propria attività in piccole aree (30-50 ha) per periodi di tempo limitati ed effettuano successivamente degli spostamenti in altre piccole aree che poi riabbandonano. L’intero home range delle puzzole è costituito apparentemente da più centri di attività che si succedono nel tempo. - Uso dell’habitat: risulta evidente, per l’ecologia della puzzola e della faina, l’importanza delle aree ad elevata copertura, che si identificano sostanzialmente con le fasce di vegetazione ripariale lungo i fiumi ed i fossi.

Il progetto Ecologia dei Mustelidi

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Il progetto sul Paleolitico superiore

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al 1994, un gruppo di archeologi, costituito da ricercatori francesi e italiani, conduce un lavoro orientato verso la ricerca di siti preistorici d’abitato nella regione della città di Penne e, in particolar modo, nel territorio della Riserva Naturale Regionale del Lago di Penne. Tale ricerca è resa possibile grazie alla collaborazione di diversi organismi: la Soprintendenza Archeologica dell’Abruzzo, il Ministero degli Affari Esteri francese, il C.N.R.S. di Parigi, il Dipartimento di Scienze Storiche, Archeologiche e Antropologiche dell’Università di Roma La Sapienza e l’Università Paris I - La Sorbonne, La Riserva Naturale Regionale Lago di Penne. Un importante supporto materiale è inoltre assicurato dalla COGECSTRE.

Degli accampamenti preistorici all’aperto

L’obiettivo di questo progetto è il rinvenimento di abitati preistorici all’aria aperta, risalenti al Paleolitico superiore. Le prime ricerche archeologiche effettuate sui siti occupati dagli uomini del Paleolitico hanno soprattutto messo in evidenza gli abitati in grotta o sotto ripari rocciosi. Questo risultato non è sorprendente in quanto tali rifugi naturali sono stati effettivamente utilizzati di frequente dagli uomini preistorici e risaltano inoltre facilmente all’interno del paesaggio. Tuttavia, questi lavori pionieristici sono all’origine di un’immagine deformata dello stile di vita di queste popolazioni antiche, immagine che si è mantenuta a lungo e che è ancora ben radicata nell’immaginario collettivo. È indubbio che gli uomini preistorici abbiano utilizzato dei ripari rocciosi naturali, ma essi hanno anche installato i loro accampamenti in un contesto diverso: all’aria aperta. In Europa sono stati scoperti numerosi abitati di questo tipo, spesso situati in luoghi favorevoli quali i fondovalle fluviali, e non solo in zone di pianura, prive di grotte, ma anche in regioni in cui esistono numerosi ripari rocciosi: l’ubicazione degli abitati rappresenta in questo caso una scelta vera e propria da parte delle popolazioni paleolitiche. Lo studio di numerosi giacimenti all’aperto, recentemente scavati in Francia o in Germania, fornisce un’immagine di questi accampamenti: essi erano costituiti da tende fabbricate probabilmente con pertiche di legno ricoperte da pelli di animali. Più ad oriente, nelle pianure russe, zona in cui gli alberi erano più rari, le popolazioni paleolitiche hanno utilizzato le ossa dei mammouth come elementi di costruzione.

Alla fine del Paleolitico, un miglioramento climatico

Il Paleolitico è caratterizzato, nella sua fase finale, da un netto regresso del clima glaciale: l’epoca che corrisponde al massimo sviluppo dei ghiacciai (l’Inlandsis che ricopriva il nord dell’Europa si estendeva a sud di Berlino e qualche piccolo ghiacciaio di montagna era presente anche sugli Appennini) volge al termine. Questo periodo (la fine del Pleistocene superiore) conobbe una grande instabilità climatica caratterizzata dall’avvicendarsi di periodi temperati o freddi, umidi o secchi, ma esso fu caratterizzato soprattutto da un riscalda-

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I progetti


A campo delle Piane contrada di Montebello di Bertona compresa nella riserva Lago di Penne sono stati scoperti alcuni importanti siti archeologici del Paleolitico superiore. Una ricerca pluriennale con archeologi e studiosi francesi e italiani hanno approfondito le ricerche con la scoperta di numerosi reperti litici. L’area archeologica è unica in abruzzo trovata all’aperto

mento generale che, a partire dal dodicesimo millennio avanti Cristo, condurrà progressivamente al clima attuale.Tale miglioramento climatico fu accompagnato da un’espansione demografica importante che si traduce, dal punto di vista archeologico, con una moltiplicazione dei giacimenti conosciuti. Esso favorì ugualmente l’occupazione di regioni precedentemente inabitabili a causa di condizioni climatiche troppo rigorose, come le zone di media altitudine. Circa 19.000 anni fa, nella penisola italiana compare una grande tradizione culturale chiamata “Epigravettiano” che si estende ampiamente anche nel resto dell’Europa. Il suo nome deriva da un importante giacimento francese: “La Gravette”. Questa cultura si sviluppa in Italia su di un lungo lasso di tempo - una decina di millenni - ed è stata suddivisa dagli studiosi della preistoria in diverse fasi: nel corso delle più recenti, ben conosciute in Abruzzo, ha fine il Paleolitico.

Un ambiente diverso dall’attuale

Il contesto geologico ambientale dell’Abruzzo relativo alle fasi finali del Pleistocene superiore ci è testimoniato da numerosi elementi lito e morfo stratigrafici. In generale possiamo dire che la connotazione fisiografica della regione ha permesso di registrare con sufficienti testimonianze geologiche la glaciazione würmiana, in particolare il suo ultimo stadio e la successiva complessa fase di deglaciazione. Sui più elevati rilievi della regione sono infatti evidenti i modellamenti operati dai circhi glaciali, mentre in particolari condizioni altimetriche e morfologiche si conservano sedimenti morenici che attestano la massima progradazione a valle, il progressivo ritiro e la successiva inattivazione di lingue glaciali. Questi ultimi apparati hanno occupato soprattutto le principali depressioni interne, talora chiuse, della catena abruzzese Il progetto sul Paleolitico superiore

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Ocche ti coc nouv? Merlo: Na na na na na Rigogolo: Ocche ti ni coc ddu? Merlo: Na na na na na Rigogolo: Ocche ti ni coc tro? Merlo: Sce sce sce, ddù pi mmò uoni pi ttò Rigogolo:

Te lo cucino un uovo? No no no no Te ne cucino due? No no no no Te ne cucino tre? Si si si, due per me uno per te (Dialogo onomatopeico tra il rigogolo e il merlo - area pescarese vestina)

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Titolo capitolo


Strutture e progetti legati al museo

Titolo capitolo

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Il laboratorio dell’Oasi

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l laboratorio dell’Oasi nasce nel 1992 a Penne. Il progetto, con finalità produttive e promozionali dell’artigianato di qualità, prevede un sistema interconnesso di diversi settori. Alla base della filosofia COGECSTRE c’è sempre l’obiettivo delle attività umane compatibili e utili alla gestione delle aree naturali protette. Inizialmente, i laboratori di falegnameria e di serigrafia, nascono per rispondere all’esigenza di realizzare la tabellazione e le strutture educative e di fruibilità dell’Oasi stessa, che ha poi costituito il centro di sperimentazione e di messa a punto di questo servizio, richiesto dalle Oasi WWF di tutta Italia. In seguito a questo soddisfacente risultato, si è resa necessaria la creazione di uno studio di progettazione, che presiede alla produzione di magliette, adesivi e altro materiale divulgativo legato alle Oasi. Nel corso degli anni, quindi, il laboratorio, con la crescita delle numerose esperienze di lavoro e grazie alla sempre crescente professionalità degli operatori addetti ai processi produttivi, è passato da piccolo settore interno, al sistema a struttura di riferimento sul libero mercato, particolarmente riferito alla rete dei parchi e delle riserve naturali. Ai laboratori di falegnameria e di serigrafia, si affiancano altre due attività, ceramica ed arazzeria, legate ad un progetto di recupero culturale e di valorizzazione delle attività artigianali. La prima, quella di decorazione ceramica, mira a nobilitare il disegno naturalistico sposandolo ad una tecnica e ad un materiale prezioso e ricco di tradizione: le forme di terracotta, che plasmate a mano dai gloriosi artigiani di Castelli, vengono poi, decorate all’interno del laboratorio con finissime rappresentazioni di piante autoctone e animali, creando un manufatto dall’immagine unica ed esclusiva. Molti giovani si interessarono ai vari corsi che il laboratorio propose, realizzando tantissimi lavori a tema ambientalista, ed in particolare fu realizzato un pannello di grandi dimensioni, 3 metri d’altezza e 7 di lunghezza, utilizzando 504 mattonelle quadrate di due misure. Nelle mattonelle grandi è stato dipin-

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Strutture e progetti legati al museo


Il laboratorio dell’oasi è una struttuta che si propone di recuperare gli antichi mestieri. Le sezioni più importanti sono la ceramica, la serigrafia, la falegnameria, l’arte del ferro, l’arazzeria. I laboratori avviati in un antico palazzo di Penne sono stati in parte spostati all’interno di nuove strutture della riserva naturale. Sopra un’opera realiozzata dall’Arazzeria Pennese

to l’ambiente naturale ed in quelle più piccole 56 catene alimentari. Parallelamente, si sperimenta la tecnica del decalco. Questa tecnica fa sì che si divulghino i disegni naturalistici senza manomettere il disegno originale; si usano matrici serigrafiche realizzando diapositive a selezione manuale. In questo modo, l’opera che si vuole riprodurre è filtrata dalla sensibilità del serigrafo ed è possibile ripetere anche il gesto pittorico delle pennellate, per ogni selezione effettuata. L’Arazzeria Pennese, è frutto di un’esperienza che consolida un patrimonio di conoscenze maturate nella sezione di tessitura dell’ottimo Istituto d’Arte di Penne, mettendo a servizio di artisti di fama internazionale quest’antica e misconosciuta tecnica artigianale in cui l’arte della tessitura, raggiunge il massimo della sua espressività. L’“Arazzeria” segue delle proprie caratteristiche tecniche, utilizza, infatti, la tecnica del basso liccio, differenziandosi dalle arazzerie che operano in Italia, e in Europa, come quelle francesi o portoghesi, che utilizzano l’alto liccio. Con l’evoluzione dell’“arazzo pennese” si evolve anche il giudizio sul valore del singolo pezzo, che, da giudizio meramente commerciale diventa giudizio estetico che dipende sempre più dalla bellezza propria dell’opera. L’arazzeria, ospitata dal 1993 all’interno del laboratorio dell’Oasi, ha creato opere ora esposte sia in Italia sia all’Estero, ricevendo apprezzamenti e lusinghieri giudizi per l’alta qualità delle opere. Il risultato di questo sforzo decennale è stato presentato, per la prima volta in modo unitario, a “PARCO PRODUCE”, una fiera che si è tenuta ad Ancona nel novembre del 2000, sulle attività produttive delle aree protette.

Il laboratorio dell’Oasi

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EDAP: Edizioni e Documentazioni sulle Aree Protette

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ltre a quella di protezione dell’ambiente e tutela dell’ecosistema locale, alcune delle funzioni principali delle Oasi del WWF sono relative all’informazione, divulgazione e documentazione sulla salvaguardia dell’ambiente e del territorio. È per questo che la riserva di Penne si è dotata di un Centro di Documentazione sulle Aree Protette Italiane utilizzando il materiale raccolto dal Centro di studi sulla genetica evoluzionistica di Roma del CNR Italia. Al materiale suddiviso per regione si aggiunge una ricca biblioteca naturalistica sui vari campi di intervento nel setture ambientale. Fondamentale nel contesto del CEDAP è la ricerca e la documentazione in materia ambientale, resi più rapidi e approfonditi grazie a supporti didattici interattivi e multimediali. La raccolta, la catalogazione e la messa a disposizione di informazioni su tutto quello che riguarda l’ambiente, non solo in Abruzzo ma anche altre realtà ambientali, sarà certamente uno strumento in più per rendere la didattica dinamica e completa. Il Centro di Documentazione, istituito con un finanziamento da parte della Provincia di Pescara e della Regione Abruzzo, sarà un ottimo mezzo di supporto al Laboratorio, per fornire le necessarie informazioni sulle iniziative e sulle strategie di protezione dell’ambiente nelle aree protette. La funzione di catalogazione, raccolta e classificazione delle informazioni riguardanti la flora e la fauna, ma anche su altri argomenti sempre relativi alla salvaguardia dell’ambiente e allo sviluppo sostenibile, costituiranno inoltre un valido supporto alle iniziative di ricerca scientifica. Il bacino di fruizione del CEDAP è ampio e variegato, grazie all’archivio sulle aree naturali protette italiane, allestito in uno spazio di oltre 500 mq, permettendo di raggiungere quelle finalità didattiche per le quali, principalmente, è stato progettato.

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De Rerum Natura

a rivista De Rerum Natura edita dalla Cogecstre con il patrocinio del settore Oasi del WWF Italia nasce nel 1993 come periodico di informazione sull’ambiente. Con le rubriche di servizio: Oasi, Aree protette, Ambiente e ricerca, Itineraria, A scuola nella natura, Notizie, Recensioni, Cogecstre edizioni, migliaia di pagine sono state dedicate al mondo delle aree naturali protette ed in particolare ai progetti realizzati nelle riserve abruzzesi. La particolare suggestione suscitata dalle numerose foto che illustrano i vari articoli, per lo più inedite ed autoprodotte, hanno contribuito a rendere più gradevole la consultazione della rivista. Dal 2005 De Rerum Natura, su invito della rete delle riserve naturali d’Abruzzo, è l’organo ufficiale di rappresentanza del sistema regionale delle aree naturali protette, considerato il quinto parco d’Abruzzo.

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Strutture e progetti legati al museo


LAPISS: Laboratorio per le Aree Protette Italiane e lo Sviluppo Sostenibile

Il Lapiss sta avviando alcune iniziative didattiche innovative come l’istituzione di un liceo ambientale residenziale con un’offerta formativa che prevede l’ambiente e il metodo pedacogico delle scuole Waldorf al centro dell’iniziativa educativa

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un laboratorio dedicato a tutte le iniziative utili alla conservazione e la gestione delle risorse naturali all’interno del quale sviluppare, promuovere ed ospitare corsi, incontri formativi, seminari, meeting, lezioni, dibattiti, scambi culturali, pacchetti formativi di qualità caratterizzati da un riscontro pratico che ne consenta la concreta applicazione. Il LAPISS nasce con l’intenzione di fornire una preparazione completa agli addetti ai lavori nel settore ambientale ed in particolare a coloro che, per motivi di studio o lavoro, vogliono conoscere la realtà delle aree naturali protette approfondendone gli aspetti gestionali. Pertanto il LAPISS si propone di: • diffondere una cultura ambientale che permetta una migliore comprensione delle complesse dinamiche ambientali ed una più facile gestione delle scelte che incidono sugli ecosistemi • accrescere le capacità direttive di coloro che si occupano della gestione non solo ambientale ma anche amministrativa delle aree naturali protette • di fornire strumenti per la corretta pianificazione territoriale con particolare riguardo a quelli finalizzati alla tutela della biodiversità e dell’ambiente • promuovere l’educazione ambientale sviluppando sempre nuovi e più incisivi programmi didattici e formativi finalizzati al maggior coinvolgimento del mondo della scuola e dell’Università • arricchire di nuovi obiettivi la funzione di vigilanza ambientale • sviluppare forme di collaborazione con il mondo imprenditoriale al fine di perseguire obiettivi di crescita sociale ed economica rispettosa delle risorse naturali • offrire concreti modelli applicativi nel campo della gestione delle aree naturali protette, pianificazione, agricoltura biologica, editoria, comunicazione, educazione e formazione ambientale, ricerca ed applicazioni nel campo della produzione di energie rinnovabili • avviare pregetti innovativi di sviluppo sostenibile. EDAP , LAPISS

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Il Centro Scavi Archeologici e Ricerche Paleoambientali

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n stretta collaborazione fra Riserva Naturale Regionale “Lago di Penne e Ministero per i Beni e le Attività Culturali, in particolare con la Soprintendenza per i Beni Archeologici per l’Abruzzo, afferente alla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici per l’Abruzzo, è stata prevista l’attivazione presso il C.E.A. A. Bellini all’interno della Riserva di un laboratorio programmaticamente finalizzato al recupero mediante opportuni campionamenti dell’evidenza archeologica paleobotanica e complessiva ricostruzione del paleoambiente.Il Centro verrà attivato grazie alla collaborazione con i Comuni di Penne, Farindola, Montebello di Bertona e provvederà ad avviare le sue attività procedendo anzitutto a recuperare l’evidenza paleoambientale dagli scavi che si intendono condurre nella prossima estate sul sito archeologico dell’abitato romano, altomedievale e medievale di Collalto, censito nella Carta archeologica della provincia di Pescara-elaborato tecnico ufficiale del Piano Territoriale Provinciale. È inoltre previsto che nella zona di Campo delle Piane sia ricostruito un villaggio preistorico che renda didatticamente apprezzabili i ben undici anni di ricerche condotte dalla stessa Soprintendenza e dal CNRS francese nell’ambito del giacimento paleolitico riferibile alla cultura epigravettiana (16.000 anni prima di Cristo), eccezionale testimonianza archeologica della riconquista della montagna abruzzese dopo la grande glaciazione. A tutto ciò può aggiungersi che proprio il Quarto Piano di Assetto della Riserva, approvato in data 15/02/2005, ha finalmente individuato e recepito, sulla base della suddetta Carta archeologica della Provincia di Pescara, altri importanti siti archeologici esistenti all’interno della Riserva nella zona di Collalto, siti a cui potranno essere dedicati in futuro altri interventi, nell’ambito di un organico programma di recupero delle testimonianze archeologiche e paleoambientali esistenti nella zona al fine di realizzarne percorsi didattici ed archeologici per un arricchimento ed approfondimento delle tematiche di visita della Riserva stessa.

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Strutture e progetti legati al museo

Sulla sommità di Collalto a 460 metri slm sorgeva un antico Castrum che è stato individuato dagli archeologi della sovrintentenda di Chieti. Nei prossimi anni si avvieranno gli scavi per portare alla luce le vecchie mura dell’antico castello.


Secondo le intese istituzionali e nell’ambito dei programmi definiti con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali il Centro dovrà pertanto offrire strutture operative e competenze professionali nei vari servizi territoriali connessi alle attività di sua pertinenza, nella pianificazione e nella gestione dell’ambiente naturale con particolare riferimenti ai valori culturali per la riscoperta della presenza dell’uomo in relazione all’evoluzione del paesaggio agrario, nella valorizzazione dei siti oggetto di ricerche, delle connesse testimonianze archeologiche. Tale attività dovrà inoltre essere svolta in stretta connessione con le iniziative del Museo Archeologico di Penne, previe le necessarie intese con il suo Comitato tecnico-scientifico. A partire dal museo e dal centro storico di Penne è prevista, sulla base delle proposte già definite nell’ambito sia della Carta Archeologica che della Guida turistica al patrimonio archeologico della Provincia di Pescara, edite nel 2004 dalla Soprintendenza unitamente all’Amministrazione Provinciale, l’individuazione nel territorio della riserva e nell’ambito compreso fra il comune di Penne, Montebello di Bertona e Farindola, di una serie di itinerari alla riscoperta delle testimonianze archeologiche, dei valori naturalistici e paesaggistico, e della altre tipicità locali. I percorsi orbitano sul centro visite soprattutto proprio sul Centro di Educazione Ambientale A. Bellini presso la Masseria di Collalto, che sorge sul sito di un antico abitato italico, romano ed altomedievale, ed ove sono tornate a vivere antiche forme di coltivazione di piante ed altri prodotti tipici della nostra terra, di cui le ricerche intendono recuperare le antiche testimonianze archeologiche. Fra le iniziative del centro è anche la valorizzazione di altri suggestivi ambiti culturali e paesaggistici, ove coesistono importanti testimonianze archeologiche e culturali accanto a produzioni agricole di pregio, le contrade Case Bruciate di Penne e Trosciano di Farindola, l’antico Fundus Taurisanus rimasto coltivato secondo la tradizione antica sino al medioevo ed all’età moderna, patria del celebre Pecorino di Farindola, l’antichissimo Caseus Vestinorum (formaggio dei Vestini), ed ancora Campo delle Piane e Campo Mirabello di Montebello di Bertona, interessate da rinvenimenti archeologici cronologicamente articolati dalla Preistoria all’Altomedioevo. Questi interventi intendono aumentare la sensibilità e l’interesse sul recupero delle tematiche del paleoambiente e della paleoalimentazione, al fine di implementare mediante i risultati degli scavi e delle conseguenti analisi le conoscenze sulla storia dell’alimentazione nella zona, acquisendo un patrimonio di dati che si intende quanto prima inserire in un organico programma di recupero a livello locale, nell’ambito proprio dei programmi del costituendo centro. Queste iniziative di abbinamento fra valorizzazione del patrimonio archeologico e culturale e recupero delle tipicità alimentari ed enogastronomiche locali, che rientrano specificamente fra le attività del Centro possono infatti costituire un potente motore per la promozione delle produzioni tradizionali, che può riavvicinare alle grandi dinamiche dell’economia –sia pur in posizione di nicchia– anche una serie piccoli imprenditori agricoli ed agricoltori locali, altrimenti condannati ad una progressiva emarginazione dalle logiche della globalizzazione.

Il Centro Scavi Archeologici e Ricerche Paleoambientali

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L’Agenda 21 del Comune di Penne Nel 1992 a Rio de Janeiro si è tenuta la Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente e lo sviluppo (UNCED), risultato di due anni e mezzo di lavori preparatori, con la partecipazione di 120 capi di stato e 178 paesi partecipanti. Al termine del vertice gli Stati partecipanti hanno sottoscritto diversi accordi, fra i quali Agenda 21, un programma di azioni per lo sviluppo sostenibile da attuarsi su scala mondiale nel XXI secolo. Agenda 21 è un vero e proprio piano di azione che individua delle strategie e un programma di azioni concrete per fermare e invertire gli effetti del degrado ambientale e per promuovere uno sviluppo ambientalmente, socialmente ed economicamente sostenibile per tutti i paesi. L’Agenda 21 riconosce un ruolo fondamentale alle comunità locali: infatti soltanto programmi basati su scelte condivise da coloro che vivono sul territorio, che tengano conto della loro cultura, delle loro competenze, delle loro aspettative e delle loro speranze, possono dare vita ad uno sviluppo durevole e sostenibile. I 178 paesi che hanno sottoscritto i documenti della Conferenza di Rio hanno convenuto che gli obiettivi ambientali devono rappresentare l’opportunità e il vincolo per le politiche socio-economiche. Queste vanno attuate perseguendo in modo integrato l’equità (sociale, generazionale e di genere) nella distribuzione e nell’accesso alle risorse ambientali e di quelle fondamentali come l’occupazione, la salute, la protezione sociale, i servizi di base, l’abitazione, con un’attenzione particolare alla tutela di questo diritto per le generazioni future e per i popoli del mondo meno sviluppati. In Italia l’“Agenda 21” si concretizza dopo la Conferenza di Aaalborg in Danimarca del 1994, dal cui ambito nasce la “Campagna Europea Città Sostenibili”. Le numerose amministrazioni che firmarono la Carta di Aalborg e aderirono alla campagna europea delle città sostenibili stanno promuovendo attualmente processi di Agenda 21 locale sul proprio territorio. I grandi fenomeni politici e culturali appaiono spesso lontani dalla nostra vita quotidiana, ma in tema di ambiente e di sviluppo ciò non è assolutamente vero. Le conseguenze delle trasformazioni economiche e sociali di questa epoca (inquinamento, rifiuti, degrado del paesaggio e del territorio, danni alla salute) riguardano in primo luogo chi abita, vive e lavora nel territorio: se ognuno di noi è al centro del suo mondo, il centro del mondo è vicinissimo ad ognuno di noi. Tutti i cittadini ed i soggetti presenti sul territorio sono portatori di interessi legittimi e rappresentativi della propria realtà sociale, culturale ed economica: a questa comunità l’Agenda 21 offre la possibilità e la responsabilità di partecipare direttamente alla definizione degli

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Strutture e progetti legati al museo


scenari futuri per concorrere alla realizzazione di azioni che migliorino la qualità della vita nel proprio territorio. Ad ottobre 2004 ha preso il via il processo di Agenda 21 Locale del Comune di Penne. Il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio ha infatti premiato il progetto presentato da Penne, che si è classificata al secondo posto a livello nazionale (su oltre 700 progetti pervenuti), acquisendo così un cofinanziamento da parte del Ministero di oltre 82.000 euro. Agenda 21 è infatti lo strumento volontario con cui l’Amministrazione intende condividere obiettivi e strategie per alcuni temi prioritari per il proprio futuro, quali ad esempio la tutela e la valorizzazione dell’ambiente, la mobilità, la promozione delle risorse culturali e museali, la qualità della vita di giovani e anziani. L’Amministrazione comunale crede fermamente che l’Agenda 21 costituisca la giusta evoluzione di un processo di sostenibilità iniziato da tempo nelle politiche locali, a partire dall’istituzione della Riserva Naturale del Lago di Penne in collaborazione con il WWF Italia (1984), fino all’attivazione dell’Assessorato alla Partecipazione e alla Comunicazione nel luglio 2002. Il progetto selezionato dal Ministero rappresenta una grande opportunità per la partecipazione della popolazione alle scelte locali per uno sviluppo di Penne che sappia coniugare politiche ambientali, sociali ed economiche. È importante sottolineare che il progetto vede il sostegno della Regione Abruzzo, che co-finanzia il progetto, e di numerosi partner istituzionali come la Provincia di Pescara, l’Agenzia per la promozione culturale di Pescara, il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, la Comunità Montana Vestina Zona “I”. Un apporto fondamentale è dato anche dall’associazionismo locale che con oltre 28 partner, tra cui scuole, servizi di pubblica utilità, associazioni di categorie ed imprese, testimonia l’importanza della partecipazione alle scelte per uno sviluppo più rispettoso dell’ambiente e della qualità della vita.

Con L’Agenda 21 il Comune di Penne ha avviato una nuova idea di sviluppo sostenibile del territorio. Dopo numerosi forum con i cittadini è stato redatto “Lo stato dell’Ambiente” dove sono stati focalizzati le emergenze ambientali del territorio e le strategie di sviluppo. In alto: il Duomo di Penne con il Parco Caracciolo. In basso: spettacolare veduta del Gran Sasso da Penne.

L’Agenda 21

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La rete dei musei di Penne

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Museo Naturalistico Nicola de Leone L'Aquila Teramo

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Un’iniziativa esclusiva per la Città di Penne: il biglietto unico da la possibilità di visitare il Museo archeologico e il Museo di arte sacra nel cuore del centro storico e il Museo naturalistico all’interno della Riserva del Lago di Penne. L’idea del biglietto unico scaturita durante i forum di Agenda 21 è un primo passo per la costituzione di una rete più solida e più ampia che prevede l’istituzione di una Fondazione per la gestione di tutti i musei di Penne compreso L’archivio storico che può essere considerato tra i più interessanti d’Abruzzo per la quantità e la qualità dei dei documenti dal medioevo ai nostri giorni.

Museo Civico-diocesano

Museo Archeologico G.B. Leopardi

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Il biglietto unico

Montebello di Bertona

Strutture e progetti legati al museo

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MUSEO ARCHEOLOGICO G. B. LEOPARDI

MUSEO CIVICODIOCESANO DI ARTE SACRA

MUSEO NATURALISTICO NICOLA DE LEONE

Inaugurato nel 2001, il Museo Archeologico è stato allestito nelle sale del Palazzo Vescovile, adiacente al Duomo. Il percorso di visita, che si sviluppa in 10 sale, ricostruisce la storia del territorio vestino dal Paleolitico al Medioevo dando particolare risalto, nella sala degli stemmi vescovili, alla collezione del barone Leopardi. Fra i materiali di età preistorica e protostorica sono compresi quelli di Campo delle Piane e di Pluviano. Rivestono un sicuro interesse poi le testimonianze del periodo italico relative alle necropoli di Colle Fiorano, Montebello, Loreto Aprutino e Nocciano. Infine sono esposti i materiali relativi all’occupazione di Penne dall’età imperiale al Medioevo, testimoniati dai recenti scavi all’interno del tessuto urbano.

Il Museo è stato fondato nel 1971 e risulta composto di due piani. Le sale del piano inferiore sono costituite dalla cripta del duomo, datata all’VIII sec. con affreschi realizzati tra il Duecento e il Quattrocento. I reperti conservati in questo piano sono soprattutto frammenti architettonici di epoca romana e medioevale, lapidi e iscrizioni commemorative dei vescovi che si sono succeduti nella Diocesi di Penne, una statua lignea di Madonna con il bambino. Il piano superiore è diviso in sale tematiche comprendenti l’oreficeria sacra (dal XIV al XVIII sec.), le sculture lignee, la pinacoteca (comprendenti tele e pale d’altare provenienti da chiese pennesi), i codici e i paramenti sacri.

Il “Museo Naturalistico Territoriale Nicola de Leone”, allestito nella Riserva Naturale Regionale Lago di Penne è costituito da tre sezioni: le prime due naturalistiche, la terza di valorizzazione del territorio e delle attività tradizionali. La prima sezione comprende il sentiero natura, l’orto botanico, il centro lontra, l’area faunistica per le tartarughe terrestri e molti altri percorsi. La seconda sezione individua l’area florofaunistica della riserva in cui è localizzato il Centro Lontra del WWF Italia. L’ultima sezione è dedicata al recupero di arti antiche appartenute alla tradizione vestina quali la ceramica, il legno e la serigrafia e rappresenta l’elemento di connubio tra arte, uomo e territorio.

Fondazione

MUSAP

FONDAZIONE MUSAP

L'Amministrazione Comunale di Penne nell'aprile del 2011 ha promosso la nascita della Fondazione Penne Musei e Archivi Onlus (MUSAP) allo scopo di favorire una gestione unificata del ricco patrimonio storico culturale della città. Le strutture che attualmente sono parte integrante della Fondazione sono il Museo Naturalistico "Nicola De Leone", l'Archivio Storico Comunale e, più di recente, il Museo di Arte Moderna e Contemporanea (MAMEC). Per il Museo Archeologico "G. B. Leopardi" il procedimento è ancora in itinere, il Museo Diocesano è in ristrutturazione e quello della Moda è ancora in fase progettuale.

Titolo capitolo

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Il sentiero Serafino Razzi, il percorso dei musei Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un aumento della sensibilità generale verso la conservazione della natura e delle sue risorse con un progressivo aumento della richiesta da parte dei cittadini di occasioni di contatto diretto con ambienti naturali e di tutti gli aspetti inerenti il territorio. Dopo decenni di uso indiscriminato del territorio con attività antropiche ad alto impatto ambientale si inizia a riscontrare, in tutti i soggetti sia pubblici che privati, l’interesse per interventi di recupero e valorizzazione di territori caratterizzati da un generale degrado ma che possono presentare ancora importanti valenze naturalistiche. È il caso della Riserva Naturale Regionale Lago di Penne. L’area rappresenta, da questo punto di vista, un importante ecosistema soprattutto per l’avifauna e per l’azione di integrazione tra sfruttamento del territorio, anche per uso agricolo e la salvaguardia degli ambienti naturali umidi con le attività ecocompatibili. In questa ottica si inserisce il progetto “Percorso dei Musei” con l’idea di collegare la Città di Penne alla vicina Riserva. Il percorso non vuol essere la solita strada asfaltata, ma un sentiero che va a recuperare vecchi sentieri vicinali per l’arrivo al Centro visite della Riserva e al Centro di educazione ambientale A. Bellini di Collalto. Dal punto di vista ambientale, dunque, l’intervento tende al recupero e alla valorizzazione di ciò che il territorio possiede. Dal punto di vista sociale ed economico fanno da riferimento la decennale esperienza del WWF nella valorizzazione delle Oasi, nel cui sistema è inserita anche la Riserva regionale del lago di Penne. Le attività realizzate nell’ambito della tutela e della valorizzazione ambientale, direttamente e indirettamente conosciute, sono alla base degli interventi di progetto. L’intento in progetto si propone oltre alla tutela e valorizzazione ambientale, anche la creazione di occupazione diretta e indotta con il potenziamento delle attività di educazione ambientale anche residenziali nel Centro di educazione ambientale di Collalto.

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Strutture e progetti legati al museo

Il nuovo sentiero Serafino Razzi unisce idealmente i musei di Penne e permette ai visitatori della riserva di raggiungere dal centro storico a piedi, in bicicletta o a cavallo le aree attrezzate del Lago di Penne e il CEA Bellini dal centro storico In basso La Fonte Nuova è attraversata dal sentiero.


Gli effetti positivi che tali interventi hanno sullo sviluppo socio-economico e territoriale possono così riassumersi: a) Effetti diretti sull’occupazione derivante dalle attività di educazione ambientale e della ricettività del Centro di Educazione Ambientale di Collalto, dalle attività agrituristiche del comprensorio dell’area protetta (ben 5 attività), dalla ristorazione e dal settore agricolo con la vendita dei prodotti aziendali. b) Effetti indiretti sull’economia locale (indotto) derivanti dai flussi turistici, dai gruppi organizzati. c) Effetti positivi sull’assetto territoriale sia per la possibilità di studiare e ridurre i fattori di degrado sia per la salvaguardia dei valori territoriali presenti nel territorio (suolo, acque, vegetazione ecc.). Valenza ambientale e paesaggistica La memoria e le testimonianze del passato vengono valorizzate con l’inserimento nell’itinerario di una delle fontane più importanti della Città. Fonte Nuova. La riscoperta delle strade vicinali dismesse con le loro caratteristiche alberature è testimone della presenza dell’uomo nell’evoluzione del paesaggio.

Fonte Nuova

I

l progetto “Percorso dei Musei” è un itinerario turistico che ha inizio dai Musei Civico-Diocesano e Archeologico situati presso il Duomo di Penne, prosegue all’interno del vicino bosco della dimora signorile Caracciolo e per la recuperata fontana di “Fonte Nuova”, che inaugura un percorso ciclabile e pedonale che costeggia il fiume Tavo e che dopo una serie di attraversamenti conduce al centro visite della “Riserva Naturale Regionale Lago di Penne” e più propriamente al Museo Naturalistico “Nicola de Leone”. Fonte Nuova rappresenta la nuova porta di accesso alla suddetta riserva e un punto di unione con il Duomo, la vicina piazza “Luca da Penne” e il bosco Caracciolo. Essa fa parte di una serie di fontane (12 per la precisione) dislocate in circolo intorno al centro urbano che venivano utilizzate in tempi antichi in svariati modi: per attingere acqua potabile lavare e curare i panni, per abbeverare gli animali. Inoltre, la vicinanza ad un’antica strada comunale che collegava i paesi di Penne e Farindola favoriva l’incontro di due realtà cittadine. Le fontane, in genere, erano collocate vicino alle chiese, ai portoni d’ingresso o nelle piazze; quelle pennesi hanno meritato l’elogio di scrittori illustri, quali Muzio Pansa di Penne, ma anche dello storico Ludovico Antinori dell’Aquila, fino a risalire a Vitruvio che esaltò le qualità dell’Acqua Ventina et virium. Un altro scrittore del ‘500 che trattò questi argomenti fu il frate domenicano S. Razzi il quale parlava di “uno detto Samario, venuto nell’Abruzzi, et invaghitosi del sito di questa città (Penne), fruttuoso et ameno, per le selve, pascoli e fontane”. Inoltre, “tiene questa città (…) l’acque di fonti e fiumi abbondanti”. Il Codice Catena, lo Statuto di Penne (1497-1499), dedicò un apposito capitolo alle pene da comminare a coloro che devastavano le fontane. Esse formano un elemento di raccordo con le vicende cittadine, così Trofonte si lega alla rivolta contro i Borboni del 1837 e Sucillo (attuale Ossicelli) è legata al massacro dei fanciulli ad opera dei Collegati di 2000 anni fa. La prima citazione storica di “Fonte Nuovo” risale al 1234, anno in cui il Vescovo Beraldo spostò il mercato dal prato di S. Nicola nei pressi della fontana di S. Giovanni che con il passare degli anni fu chiamata “Fonte Nuova”. La targa che è stata inserita sulla facciata, in basso a sinistra dei mascheroni, porta la data del 1686, quando fu restaurata per la prima volta. In seguito la struttura ha subito altri rifacimenti che portano le seguenti date 1788, 1821,1877, 1921 e che incautamente hanno cambiato l’intaglio dei mascheroni e l’incisione della targa del 1686 è scomparsa. Rispetto alle altre, Fonte Nuova, si differenzia per la ricercata connotazione architettonica, influenzata, probabilmente, dalla vicinanza di una dimora nobiliare: la struttura principale (timpano e cornice) è di chiara ispirazione neoclassica come pure quella che racchiude i tre cannelli erogatori, che nell’unitarietà fanno ben capire il raffinato intento del progettista. A dx e a sn della facciata vi sono le due vasche, una destinata all’abbeveraggio di animali e l’altra a lavatoio. Inoltre, il materiale usato, il mattone, utilizzato anche per la pavimentazione a coltello, tuttora esistente, riesce ad incastonare perfettamente la costruzione all’interno del paesaggio naturale.

Titolo capitolo

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Il Museo delle Tradizioni ed Arti Contadine di Picciano

I

l Museo delle Tradizioni ed Arti Contadine (Mu.T.A.C.) si estende per una superficie di 4.300 mq con oltre 3.000 reperti che vanno dal neolitico superiore al 1940. Per alcuni aspetti concettuali il museo costituisce una rivoluzione organizzativa, nel senso che intorno all’oggetto e per l’oggetto è stato ricostruito il proprio ambiente. L’allestimento si sviluppa attraverso la lettura dei reperti, arnesi, teli, tessuti, torchi, ecc., sistemati per aree: da quella “Didattica” fino all’allestimento di una camera della fine dell’Ottocento. Nella prima sala “Area Didattica”, sulla sinistra (I), sono messi in mostra attrezzi e reperti risalenti al neolitico che documentano i primi approcci con l’agricoltura; (II) utensili legati alla lavorazione del latte e della pecora che insieme al maiale rappresentavano un importante mezzo di sostentamento; (III) la ricostruzione di una cucina contadina di fine ’800; (IV) utensili domestici di derivazione napoletana. Nella stessa sala (V) vi sono esposti i pannelli dedicati al vino; (VI) finimenti per far lavorare e ornare i buoi; (VI) forme aperte e chiuse di oggetti d’uso di ceramica abruzzese; (VII) mortai di pietra, metallo e legno (VIII). Nella nuova sezione “Area dell’Olio” (IX) sono esposti reperti che vanno dal periodo etrusco al 1835. A fronte si trova l’“Area del Grano” (X) con un pastificio recuperato interamente, un mulino ancora oggi funzionante, tutte le misure del grano d’epoca borbonica e una pala di un mulino ad acqua del ’600. Uscendo da questa sezione c’è l’“Auditorium” dove si svolgono eventi culturali, concerti, mostre, conferenze e dove sono state ricostruite (XI) scene della mietitura del grano, della fienagione, della raccolta delle olive e dello stazzo. In questo ambiente si possono osservare una serie di carri, una cantina e l’“Area del Vino”(XII), in cui sono mostrate enormi botti. In questo spazio

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Strutture e progetti legati al museo

Il Museo Nicola de Leone e Mutac di Picciano hanno siglato un’intesa per migliorare l’offerta dei visitatori.


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c’è l’“Area Ristoro” dove si gustano prodotti tipici. Nella parte esterna, un parco boPicciano tanico (XIII), un laghetto ed un piccolo ruscello e l’“Area Penne della Trebbiatura”(XIV) con aratri, seminatrici e trebbie Riserva Naturale Regionale a o di enne dalla fine dell’Ottocento al 1940, costituiscono un’“Area Verde” per fermarsi ad ammirare piante autoctone. Rientrando nell’Auditorium nell’“Area dell’Aratura”(XV) gli splendidi aratri di legno si mostrano nel loro ingegnoso e semplice aspetto, artigianale e tecnologico. Salendo al piano superiore, dalla scalinata si arriva all’“Area del Lino” e della “Canapa” (XVI) dove sono messi in mostra tutti gli attrezzi della lavorazione di queste fibre. Nella parte esterna di questo piano si possono osservare con meraviglia le “Botteghe Artigianali”(XVII), dove sono stati ricostruiti gli ambienti in cui lavoravano il sarto, il ciabattino e il falegname. Rientrando, in una serie di vetrine, sono esposti tessuti artigianali lavorati con telai orizzontali a più licci, notevoli esempi della lavorazione a telaio (XVIII); piccoli oggetti d’uso quotidiano (XIX e XX); ogggetti per la caccia (XXI); i vestiti (XXII); i macina orzo e caffè ed i lumi (XXIII). Alla fine del percorso, la ricostruzione di una camera da letto di fine ’800, realizzata prendendo spunto dalle descrizioni di Gabriele D’Annunzio nel racconto “La veglia funebre” nelle “Novelle della Pescara”, diventa il sigillo della visita negli ambienti ricostruiti dei nostri padri. torrente

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I musei del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga Museo del camoscio - Farindola (PE) Museo archeologico - Assergi (AQ) Museo delle Acque - S. Pietro di Isola (TE) Museo del fiore - Barisciano (AQ) Museo del cervo - Fano Adriano (TE) Museo del legno - Arischia (AQ) Museo del lupo - Arsita (TE) Museo dell’alpinismo - Pietracamela (TE) Museo del fungo - Ortolano (AQ) Museo della transumanza - Castel del Monte (AQ) I Ciclopi della montagna - Piano Vomano (TE) Museo della geologia - Farindola (PE) Museo della castagna - Valle Castellana (TE) Museo della storia della baronia - S. Stefano di Sessanio (AQ) Museo delle fortificazioni - Rocca Calascio (AQ) Museo dell’adonide - Castelvecchio Calvisio (AQ) Museo archeologico di Castel Manfrino - Macchia da Sole (TE) Museo della Grotta di S. Angelo - Ripe di Civitella (TE) MUSEI CIVICI E TERRITORIALI in rete Museo Civico - Castel del Monte (AQ) Museo di Artigianato Arte e Comunicazione - Tossicia (TE) Museo Civico di Arte Sacra “Cola dell’Amatrice” - Amatrice (RI) Museo Giardino Alpino - Campo Imperatore (AQ) Museo Stauros di Arte Sacra Contemporanea - S. Gabriele di Isola del Gran Sasso (TE) Museo etnografico delle tradizioni popolari - Cerqueto di Fano Adriano (TE) Museo Arch. Civ. Diocesano “G.B. Leopardi” - Penne (PE) Fondazione Genti d’Abruzzo - Pescara Museo delle Ceramiche - Castelli (TE) Museo Civico Arch. “F. Savini”e Pinacoteca Civica - Teramo Museo delle armi e fortezza di Civitella del Tronto - Civitella del Tronto (TE)

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Strutture e progetti legati al museo


Il museo del camoscio appenninico Su incarico dell’Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga, La COGECSTRE in collaborazione con il Museo Nicola de Leone ha progettato e realizzato a Farindola il Museo tematico dedicato al Camoscio appenninico. In tre sale distinte sono stati allestiti numerosi pannelli, diorami, schemi, reperti biologici, disegne e giochi didattici che riguardano il raro Camoscio appenninico da molti definito il più bel Camoscio del mondo. Una sezione esaustiva è dedicata all’operazione di reintroduzione del rarissimo rupicaprino. Il Museo, uno dei primi del Parco, è la naturale porta di accesso alla montagna.

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La carta delle contrade di Penne

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Strutture e progetti legati al museo

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Con un territorio di 9.042 ettari Penne è il comune più esteso della provincia di Pescara. La citta di Penne è posta su quattro colli a 446 metri di altitudine s.l.m. A Penne il paesaggio agrario è senza dubbio spettacolare. Suggestiva è inoltre la montagna nelle contrade di Colle Tonno, Piano Cutello, Fonte Colacchio, Fonte della Villa, Fonte Pietra, Colle PaFlagnano glierone, Colle Cerrone e Roccafinadamo (unica frazione Trofigno del comune), con la Cima della Rocca che raggiunge la quota di 923 metri. Il paesaggio vegetale delle dolci colGeremia line pennesi è caratterizzato soprattutto dalle colture Blasone Roccafinadamo degli oliveti con due varietà predominanti, la dritta Colle i Montanari ell Cerrone an p m e il leccino. Estesi campi di cereali con coltivazioni Ca Fonte Pietra di grano duro e tenero forniscono un’immagine della tipica campagna appenninica nelle contraFonte Colacchio lla de te de di Colle Maggio,Villadegna, Domero, Pagliari Fon e Trofigno. Non mancano appezzamenti a fotello o Cu Pian raggere con predominanza di erba medica e ritorio di Penne, spesso Colle Tonno di sulla in alternanza con i cereali un po’ dapeccessivamente parcellizzato e pertutto ma in particolare a Collalto, Mallo, con numerosi appezzamenti in Colletrotta, Colle Freddo e Colle Serangelo. forte pendenza. Le contrade di PenNelle vicinanze delle masserie con uno o più ne sono molto ricche di acqua dolce. casolari abitati sono invece ancora evidenti le Antiche fontane, come l’Acquaventina, antiche tradizioni di coltivazioni a ortaggi ordinati, Cupo, S. Simone, Fonte Nuova, Fonte qualche frutteto e, ormai sempre più rari, i vigneti. Murata, Fonte Sacioli, Blanzano, Trifonte e In alcune contrade, come S. Pellegrino e Ponte di Ossicelli, cingono la città vecchia lascianS. Antonio, cominciano a comparire le prime serre do alle prime piccole contrade di Valleria, per coltivazioni intensive. Planoianni, Baracchia, Porta Fornace, Santa Il paesaggio agrario tradizionale, con il metodo del- Caterina ed altre, un reticolo di percorsi la rotazione, resta l’elemento tipico dell’intero ter- pedonali oggi in disuso ma di notevole


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interesse storico e paesaggistico. Un nuovo paesaggio con vegeColle S.Giovanni tazione ripariale a volte intricatissima caratterizza i corsi S. M. Mirabello d’acqua dolce. Il fiume Tavo e il fiume Fino bagnano il comune di Penne raccogliendo i tributi di numerosi fossi dalle portate copiose. Tra i più rappresentativi: i fossi della Croce, Rigorì, Mordaco, Pagliaporci, Pretonico e Sucillo.

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Con la realizzazione della carta dlle Contade di Penne il Museo Naturalistico N. de Leone vuole contribuire a valorizzare l’immagine del territorio offrendo una lettura delle antiche contrade con gli elementi culturali di maggiore rilievo.

La carta delle contrade di Penne

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Scavatrusce steje a scavĂ , sbusciafratte steje a uardĂ , se ninnera pi' hammasturte scavatrusce s'aveje murt. Il cinghiale stava scavando, il lupo stava guardando, se non era per il cane il cinghiale era morto. (Indovinello popolare vestino sul comportamento di tre animali)

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La ricerca nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga

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L’operazione Camoscio

I

l Camoscio d’Abruzzo Rupicapra ornata Neumann, unica specie italiana protetta dalla Convenzione di Washington, è una specie endemica italiana, presenta una distribuzione allopatrica con prolungato isolamento risalente a più di 15000 anni fa. In tutto il mondo, esistono dieci forme di camoscio, anche se inizialmente si parlava di un’unica specie con dieci sottospecie. Oggi è stata riconosciuta l’esistenza di tre specie: Rupicapra pyrenaica Bonaparte la più antica, Rupicapra rupicapra, e Rupicapra ornata. I camosci presenti nei Monti Cantarbici, nei Pirenei e negli Appennini, sono diversi rispetto a quelli dell’Europa centrale, dei Balcani e dell’Asia minore. Le differenze sono, principalmente di natura genetica e morfologica, il mantello dei primi, infatti, è marrone con una macchia e delle ampie pezzature, mentre quello dei camosci orientali è nerastro con piccole macchie bianche. La specie abruzzese e quella spagnola, hanno una caratteristica comune: il mantello invernale è più chiaro anziché nero. Inoltre, il camoscio d’Abruzzo, possiede delle corna più grandi e d’inverno presenta un’elegante banda nera ai lati del collo. Un tempo, il camoscio era presente sui maggiori gruppi montuosi dell’Appennino centrale (Gran Sasso e Majella compresi) e fu proprio per salvare gli ultimi esemplari di camoscio, da caccia, bracconaggio, disturbo provocato dai cani, concorrenza con il bestiame domestico, tutte cause che hanno favorito la scomparsa del camoscio da molte montagne, che nel 1921, fu istituito il Parco Nazionale d’Abruzzo, oggi rinominato Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. All’inizio del secolo, era stato segnalato un nucleo di circa 30 camosci, e grazie ai vincoli di tutela si è verificato un progressivo recupero della popolazione, che dopo aver superato il periodo buio, dovuto alla seconda guerra mondiale, ha continuato ad accrescersi. La popolazione di camoscio, si è espansa fino alla dorsale delle Mainarde, ora annessa al Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Circa trent’anni fa, sì iniziò a parlare della necessità di ampliare i territori occupati, riportandolo su quelle montagne che lo ospitavano. È così, che a 100 anni dalla scomparsa del camoscio, nasce il progetto noto come “Operazione Camoscio”, con il quale il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, con il WWF Italia, Legambiente, Club Alpino Italiano, si prefigge l’obiettivo di reintrodurre il Camoscio d’Abruzzo sui più importanti massicci montuosi dell’Appennino dopo aver attentamente verificato che su queste montagne esistano ancora, ambienti adatti ad ospitarli e adeguati vincoli di tutela indispensabili per la difesa degli esemplari liberati.

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Titolo capitolo


Nel 1992, a Farindola, è stata inaugurata un’area faunistica dedicata al camoscio. Nell’autunno dello stesso anno, è stato liberato un nucleo di 7 individui nel cuore del Gran Sasso, in località Campo Pericoli, istituito l’anno precedente come Parco Nazionale. Un secondo nucleo, di 9 individui, è stato rilasciato l’anno successivo, in un’altra zona ritenuta idonea, la cresta tra Monte Brancastello e Sella di Monte Coppa, in questo stesso luogo è stato rilasciato anche il terzo nucleo di 10 animali. Nel luglio del 1993, è stata inaugurata una seconda area faunistica del Camoscio, sempre nel Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga, sul versante teramano del Gran Sasso. Non tutti i camosci sono ancora vivi, ovviamente, però le nascite che si sono verificate sul Gran Sasso, danno le conferme che finora quanto è stato fatto è positivo. 1993 Il 25 maggio 1993, il WWF Italia, ha incaricato la Cooperativa Cogecstre, della gestione dell’“Operazione Camoscio” sul Gran Sasso. Operazione che, come già detto, ha avuto inizio con il rilascio di 7 esemplari. Tre di questi, sono stati dotati di radiocollare per seguirne gli spostamenti. Ai fini di un controllo più capillare, la Cooperativa, ha coinvolto alcuni attivisti della sezione WWF di L’Aquila, che hanno raccolto e successivamente verificato con escursioni sul posto, le segnalazioni di camosci senza radiocollare. Dai sopralluoghi effettuati, si è potuto ritenere che il secondo sito di rilascio offrisse migliori condizioni ambientali, sia per la presenza di numerosi siti adatti allo svernamento, ma anche per il ridotto impatto antropico, poiché, essendo il piano culminale montano, ricco di pareti e pendii strapiombanti, non offre la possibilità di effettuare attività sportive.

Con l’operazione 2000x2000x2000 l’obiettivo era quello di raggiungere una popolazione di duemila camosci oltre la quota duemila delle montagne appenniniche entro l’anno duemila. L’operazione ha avuto un successo notevole tanto che il primo simbolo stesso del Parco del Gran Sasso e Monti della Laga era il Camoscio stesso. Nelle immagini alcuni esemplari di camoscio dagli spuntoni rocciosi calcarei osservano la valle da dove possono arrivare eventuali pericoli.

L’operazione Camoscio

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Durante questo primo anno di attività, la partecipazione dei volontari e delle associazioni, è stata molto forte. 1994 Dai controlli effettuati dal 6 gennaio al 9 maggio 1994, si è potuta costatare, una continua e costante presenza degli animali nei siti scelti durante l’autunno. Nel rilevamento del 9 maggio, s’è notato che gli animali si spostavano a quote superiori benché rimanessero sempre nello stesso sito. Nei giorni 25, 27 e 29 luglio 1994, è stata effettuata la seconda operazione di reintroduzione sul Monte Camicia. In totale, sono stati rilasciati quattro maschi e sei femmine. Alcuni momenti delle fasi operative, il rilascio di un Camoscio appenninico sulle pendici del Monte Coppe.

1995 Il 1995, è stato senza dubbio, un anno positivo per la reintroduzione del camoscio d’Abruzzo sul massiccio del Gran Sasso. Dai controlli effettuati nell’arco dell’anno, è risultata una costante presenza degli animali nei siti prescelti l’anno precedente, con qualche piccolo spostamento e formazione di piccoli nuclei anche nel gruppo del Monte Prena. C’è stato, inoltre, un aumento di avvistamenti di femmine con piccoli da parte di escursionisti che frequentano l’area. Dai dati raccolti dal ’92 al ’95, sono stati rinvenuti 5 animali morti, quindi si suppone che ad allora dovessero essere presenti 29 esemplari. 1996 A conclusione del monitoraggio effettuato sulle montagne del Gran Sasso d’Italia, durante il 1996, si poteva affermare che la popolazione di rupicaprini era divisa sicuramente in cinque nuclei, di cui tre sulla zona del Monte Camicia e due sul gruppo del Cefalone. Il controllo, nel 1996, è stato molto difficile, sia a causa delle condizioni meteorologiche, sia perché solo due radiocollari su otto erano ancora in funzione. Spesso i dati sono stati raccolti grazie ad una scheda elaborata appositamente per gli escursionisti, anche se non sempre, i dati raccolti risultavano essere molto affidabili, a causa di imprecisioni nel riportare gli elementi utili al riconoscimento del soggetto avvistato. Per una migliore gestione della popolazione di camoscio nel Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga, sarebbe opportuno effettuare un controllo più capillare, in modo da aggiornare il numero complessivo degli individui ed il tasso di accrescimento della popolazione.

100 La ricerca nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga


Il progetto Martora

N

el 1999, il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, in collaborazione con la cooperativa Cogecstre, ha avviato un progetto volto alla studio della distribuzione e della presenza della martora Martes martes (L.) in una porzione di territorio del parco pari a 150.000 ettari. La martora è uno dei Carnivori della fauna italiana meno conosciuti. Ciò é dovuto sia alle sue abitudini prevalentemente notturne ed elusive, sia alla scelta di habitat forestali poco disturbati e maturi. In Europa è presente in tutto il continente, ma è assente da parte dei Paesi Bassi e dalla maggior parte della Penisola Iberica e della Grecia. In Italia, si rinviene nelle maggiori isole (Sicilia, Sardegna, Elba), su tutto l’arco alpino e prealpino, sul versante tirrenico settentrionale e centrale della Penisola, nell’Appennino Centrale, in una piccola parte di quello Campano e Lucano e nell’Appennino Calabro. Lo studio è cominciato con una prima fase di trappolamento, effettuato dall’11 marzo 1999 al 6 febbraio 2000. Sono state realizzate in totale 4.034 notti/ trappola. Il numero minimo di notti/trappola di trappolamento utile è stato 371 (bosco misto di latifoglie e querceto caducifoglio), il massimo 638 (faggeta con Abete bianco). Non sono state catturate martore, ma, tra i Mustelidi, 12 faine Martes foina Erxleben di cui sei maschi, cinque femmine ed una di sesso indeterminato, e 2 puzzole Mustela putorius (L.) di cui un maschio ed una femmina. Complessivamente sono state effettuate 18 catture di Mustelidi e 9 di altri Mammiferi ed Uccelli. In cinque aree campione su sette è stata catturata almeno una faina. Il successo di cattura, calcolato per questa specie in base al trappolamento attivo ed al trappolamento utile, è stato rispettivamente di un nuovo animale catturato ogni 110,33 e 283,00 notti/trappola. Nel corso dell’indagine sono stati rilevati dati certi di presenza anche di donnola Mustela nivalis L. e tasso Meles meles. I risultati dell’attività di trappolamento condotta nel corso della presente ricerca indicano che la martora, pur essendo stata certamente presente e probabilmente abbondante nelle aree boscate del Gran Sasso e dei Monti della Laga fino all’inizio degli anni ’60 e pur essendo cer tamente presente anche agli inizi degli anni ’90, è, al momento, se non addirittura assente, a livelli di densità così bassi da rendere estremamente difficile l’accertamento della sua presenza.

Su incarico dell’Ente autonomo Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga è stata realizzata una ricerca per verificare la presenza della martora all’interno del Parco. Purtoppo i risultati non sono stati positivi. La martora resta un mustelide elusivo difficile da studiare e da osservare.

Il progetto martora 101


Il progetto Vipera dell’Orsini

L

a ricerca di Vincenzo Ferri, consulente scientifico della cooperativa COGECSTRE, titolata “Distribuzione di Vipera ursinii ursinii (Bonaparte) e di Vipera aspis francisciredi Laurenti sul massiccio del Gran Sasso. Monitoraggio delle popolazioni per indicazioni gestionali”, è stata svolta tra il 1995 ed il 2001, nei confronti di specie, in particolare la Vipera dell’Orsini che rischiano di scomparire, nonostante ci sia un’importante norma emanata dalla Regione Abruzzo (la Legge Regionale n. 50 del 7 settembre 1993, titolata “Primi interventi per la difesa della biodiversità nella regione Abruzzo: tutela della fauna cosiddetta minore”), e la Vipera dell’Orsini sia inserita nell’allegato II della direttiva “Habitat”n. 92/43. Nel 1995, è cominciata la ricerca, nell’anno di attivazione del censimento dell’erpetofauna d’Abruzzo. La ricerca è stata condotta nel territorio protetto del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, escludendo i settori oltre i 1500-1800 metri d’altitudine. Per condurre al meglio la ricerca, è stato suddiviso cartograficamente il territorio del parco in quadranti di circa 5 km di lato sulla base della cartografia UTM, che è utilizzata ufficialmente per i censimenti regionali. Per ciascuna specie, sono state preparate carte di distribuzione con segnalazione di presenze-assenze in ciascun quadrante UTM e una scheda riassuntiva della situazione regionale nota, con considerazioni su eventuali iniziative di conservazione da adottare e/o dati quantitativi sulle popolazioni studiate.

102 La ricerca nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga

Questo raro ofide appenninico è stato localizzato in molte zone del Parco. Rispetto alle altre vipere è molto più corta e piccola e non è pericolasa per l’uomo.


La ricerca dei serpenti poteva essere effettuata solo a vista o attraverso il rilievo dei resti delle mute; possibile, anche, effettuare osservazioni in un limitato lasso di tempo dalla scoperta, relativamente a dimensioni, lunghezza, colorazione, stato dell’animale, sesso, quantità di superficie esposta al sole, posizione e atteggiamento, temperatura al suolo e dell’aria, ventosità, tipo di substrato e tipo di micro-habitat. Dagli studi effettuati, emerge che la situazione generale delle specie di serpenti segnalate nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, è buona, e ciò a prescindere dalle gravi minacce pendenti sulle popolazioni di alcune zone dell’area protetta e dalla rarità di alcune specie.

Il progetto vipera dell’Orsini 103


Il progetto Anfibi e Rettili

F

ino al 1994, le conoscenze erpetologiche del Massiccio del Gran Sasso erano piuttosto lacunose e derivate per lo più da lavori storici, basati su segnalazioni occasionali. Le specie segnalate nell’intero territorio erano numerose, ma le ricerche successive hanno accertato una situazione erpetofaunistica più povera. Per questo motivo dal 1994 è stata iniziata e successivamente portata avanti una ricerca più capillare delle specie presenti nel territorio. Anche la Cooperativa Cogecstre, ha indagato in questo senso, attivando, nel 1995, il Progetto Anfibi Abr uzzo, finalizzato alla conoscenza e alla conservazione di questi vertebrati sull’intero territorio regionale. L’attivazione del Progetto Anfibi Abruzzo, è coincisa con l’inizio del Censimento Regionale dell’Erpetofauna (Progetto Atlante Anfibi e Rettili dell’Abruzzo). La banca-dati delle segnalazioni è stata costituita presso il CentroVisite della Riserva Naturale Regionale di Serranella (CH).

104 La ricerca nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga

Sopra: il Geotritone italico Speleomantes italicus è un relitto glaciale distribuito nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga fino al suo limite a sud che coincide con l’areale meridionale di questa specie.


Le finalità del progetto sono state: 1) conoscere per ciascuna specie segnalata, la situazione ed i problemi di conservazione; 2) predisporre una banca-dati dei siti riproduttivi di ciascuna specie; 3) censire tutte le vie di migrazione stagionale a rischio sulle strade della regione e programmare e attivare iniziative urgenti di salvataggio, 4) aumentare con una divulgazione mirata e capillare la conoscenza degli Anfibi e dei loro problemi; 5) collaborare con le amministrazioni pubbliche competenti per la salvaguardia di habitat specifici o per programmare attività di divulgazione naturalistica o di educazione ambientale; 6) intervenire, anche con segnalazioni agli organi di vigilanza competenti, in tutti i casi accertati di alterazione ambientale degli habitat di Anfibi. Nell’ambito del Progetto sono stati attivati tre programmi di ricerca ricadenti in aree contigue o interne al territorio del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga: 1) Censimento e gestione degli Anfibi della Riserva Naturale Lago di Penne; 2) Distribuzione e situazione degli Anfibi del Massiccio del Gran Sasso; 3) Contributo alla conoscenza dell’eco-etologia di alcune popolazioni di geotritone Speleomantes italicus sul Gran Sasso. Il censimento degli Anfibi del Gran Sasso è stato completato nel 1997, e durante le escursioni, sono stati evidenziati diversi problemi di salvaguardia per i quali sarebbe urgente un intervento mirato di conservazione. Si trattava di eccesso di calpestio bovino in piccole aree umide laterali a pascoli o in vallette in zone boschive; di tratti stradali con notevole passo di Anfibi; di zone frequentate da Anfibi. Gli interventi necessari sono stati realizzati, su indicazione del “Gruppo Fauna Minore”, con il supporto organizzativo, materiale e di manodopera della cooperativa Cogecstre. Nel 2000, l’Ente Parco del Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga, in collaborazione con la Cooperativa Cogecstre, ha favorito l’inizio di una ricerca sui serpenti. Lo studio ha riguardato in modo approfondito alcune specie d’interesse comunitario: 7) il colubro di Esculapio o Saettone Elaphe longissima (Laurenti); 8) il Cervone Elaphe quatuorlineata quatuorlineata (Lacépède); 9) le due Coronelle Coronella austriaca (Laurenti) e Coronella girondica (Daudin); 10) la Biscia tassellata Natrix tessellata (Laurenti). Altre specie oggetto della ricerca sono state: 1) il Biacco o Colubro giallo e verde Hierophis (Coluber) viridiflavus

Il progetto anfibi e rettili 105


(Lacépède); 2) la Biscia dal collare Natrix natrix helvetica (Lacépède); 3) la Vipera aspide Vipera aspis (Linnaeus). L’area di studio ha interessato tutto il territorio del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, che è stato suddiviso cartograficamente in quadranti di circa 5 Km di lato, sulla base della cartografia UTM 1:10.000. Nel parco nazionale sono state evidenziate tre zone ecologiche distinguibili in generale anche nella regione Abruzzo: 1. la zona costiera e subcostiera con fitocenosi di tipo mediterraneo o sub-mediterraneo; 2. la zona submontana caratterizzata da querceti caducifogli e da agro-ecosistemi derivati da questi; 3. la zona montana occupata da faggete e pascoli. In tutte queste aree sono stati catturati diversi esemplari di rettili e per ognuno sono stati presi i dati morfologici e biometrici. Dalle catture effettuate è emerso che al 2003, nel territorio del parco nazionale, sono state individuate quindici specie autoctone, due autoctone reintrodotte Emys orbicularis (Linnaeus) e Testudo hermanni (Gemlin) ed una alloctona introdotta senza acclimatazione. In particolare, nel territorio della Riserva Naturale Regionale Lago di Penne sono state localizzate alcune di queste specie come, il Biacco o Colubro giallo e verde e la Biscia tassellata. Quest’ultima, ad esempio, si rinviene soltanto lungo il Fiume Vomano, il Fiume Tirino e il Lago di Penne. In conclusione, dalla ricerca è emerso che la situazione generale delle specie di serpenti segnalati nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga è buona e questo a prescindere dalla rarità di alcune specie, come Elaphe quatuorlineata quatuorlineata e Coronella girondica. Alcune specie, al contrario, sono comuni persino nei centri abitati, come Hierophis (Coluber) viridiflavus e Natrix natrix helvetica. Una buona distribuzione generale è anche quella del saettone e della vipera aspide che in qualche caso si rivelano numericamente ricche. Più localizzate o, forse, più elusive due altre specie, Natrix tessellata e Coronella austriaca.

106 La ricerca nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga


Allegati

Titolo capitolo 107


Check list della flora e della fauna Index plantarum del Lago di Penne quisetaceae E 1 Equisetum arvense L. 2 Equisetum telmateja Ehrh.

Betulaceae 26 Alnus glutinosa (L.) Gaetner 27 Alnus cordata (Loisel) Desf.

Hypolepidaceae 3 Pteridium aquilinum (L.) Kuhn

Corylaceae 28 Ostrya carpinifolia Scop. 29 Carpinus orientalis Miller 30 Carpinus betulus L. 31 Corylus avellana L.

Aspidiaceae 4 Dryopteris filix-mas L. Pinaceae 5 Pinus halepensis Miller 6 Pinus radiata Don 7 Abies alba Miller Cupressaceae 8 Juniperus communis L. 9 Juniperus oxycedrus L. 10 Cupressus sempervirens L. 11 Juniperus communis L. Taxaceae 12 Taxus baccata L. Ephedraceae 13 Ephedra major Host Salicaceae 14 Populus alba L. 15 Populus nigra L. 16 Populus nigra italica Duroi 17 Populus tremula L. 18 Salix alba L. 19 Salix purpurea L. 20 Salix eleagnos Scop. 21 Salix caprea L. 22 Salix triandra L. 23 Salix apennina Skvortsov 24 Salix cinerea L. Juglandaceae 25 Juglans regia L. 108 Allegati

Fagaceae 32 Quercus cerris L. 33 Quercus ilex L. 34 Quercus pubescens Wild. 35 Quercus virgiliana (Ten.) Ten. 36 Quercus robur L. 37 Quercus rubra L. 38 Quercus petraea (Mattuschka) Liebl. Ulmaceae 39 Celtis australis L. 40 Ulmus minor Miller Moraceae 41 Morus nigra L. 42 Morus alba L. Urticaceae 43 Parietaria officinalis L. Santalaceae 44 Osyris alba L. Loranthaceae 45 Loranthus europaeus Jacq. Polygonaceae 46 Rumex crispus L. 47 Rumex acetosa L. 48 Polygonum lapathifolium L. 49 Fagopyrum esculentum Moench 50 Polygonum amphibium L.


51 Polygonum aviculare L. Chenopodiaceae 52 Chenopodium album L. Nyctaginaceae 53 Mirabilis jalapa L. Portulacaceae 54 Portulaca oleracea L. Caryophillaceae 55 Silene vulgaris (Moench) Garcke 56 Stellaria media (L.) Vill. 57 Saponaria officinalis L. Ranuncolaceae 58 Clematis flammula L. 59 Hepatica nobilis Miller 60 Helloborus foetidus L. 61 Ranunculus ficaria L. 62 Clematis vitalba L. 63 Adonis annua L. 64 Consolida regalis S. F. Gray 65 Nigella damascena L. Berberidaceae 66 Berberis vulgaris L. Guttiferae 67 Hypericum perforatum L. Lauraceae 68 Laurus nobilis L. Papaveraceae 69 Papaver rhoesas L. 70 Fumaria officinalis L. 71 Chelidonium majus L. Capparidaceae 72 Capparis spinosa L. Cruciferae 73 Diplotaxis erucoides L. 74 Capsella bursa-pastoris L. 75 Lunaria annua L. 76 Nasturtium officinale R. Br.

77 Brassica nigra L. 78 Sinapsis alba L. Crassulaceae 79 Sedum spectabile 80 Sedum acre L. 81 Sedum album L. 82 Sedum rubens L. 83 Sedum dasyphyllum L. Rosaceae 84 Cydonia oblonga Miller 85 Pyrus communis L. 86 Malus domestica Borkh 87 Sorbus domestica L. 88 Sorbus aucuparia L. 89 Prunus dulcis (Miller) D. A. Webb. 90 Prunus persica (L.) Batsch 91 Prunus armeniaca L. 92 Prunus domestica L. 93 Prunus avium L. 94 Prunus cerasus L. 95 Pyracantha coccinea M. J. Roemer 96 Crataegus monogyna Jacq. 97 Crataegus oxyacantha L. 98 Potentilla reptans L. 99 Prunus spinosa L. 100 Pyrus piraster Burgsd. 101 Rosa canina L. sensu Bouleng 102 Rosa sempervirens L. 103 Rubus caesius L. 104 Rubus ulmifolius Schott 105 Sanguisorba officinalis L. 106 Prunus mahaleb L. 107 Rosa arvensis Hudson 108 Malus sylvedris Miller 109 Sorbus aria (L.) Crantz 110 Cotoneaster nebrodensis 111 Sorbus torminalis (L.) Crantz. Leguminosae 112 Cytisus sessilifolius L. 113 Coronilla emerus L. 114 Spartium junceum L. 115 Galega officinalis L. 116 Cytisus scoparius (L.) Linck 117 Lotus corniculatus L. 118 Melilotus officinalis (L.) Pallas

Check list della flora e della flora e della fauna 109


119 120 121 122 123 124 125 126 127 128 129 130 131 132 133 134 135 136 137 138 139 140 141 142 143

Ononis spinosa L. Cercis siliquastrum L. Hedisarum coronarium L. Trifolium repens L. Psoralea bituminosa L. Colutea arborescens L. Dorycnium hirsutum L. Vicia onobrychioides L. Vicia cracca L. Vicia incana Gouan Vicia tenuifolia Roth Vicia sativa L. Vicia villosa Roth Vicia hirsuta (L.) S. F. Gray Lathyrus sylvestris L. Medicago sativa L. Lathyrus pratensis L. Lathyrus angulatus L. Coronilla valentina L. Trigonella foenum-graecum L. Cytisus spinescens (Presl) Rothm. Cytisus villosus Pourret Colutea arborescens L. Laburnum anagyroides Medicus Glygyrriza glabra L.

Oxalidaceae 144 Oxalis acetosella L. Geraniaceae 145 Geranium robertianum L. Tropaeolaceae 146 Tropaeolum majus L. Linaceae 147 Linum usitatissimum L. Euphorbiaceae 148 Euphorbia cyparIssias L. 149 Euphorbia helioscopia L. 150 Mercurialis perennis L. Rutaceae 151 Ruta graveolens L. Anacardiaceae 152 Pistacia lentiscus L.

110 Allegati

153 Pistacia terebinthus L. 154 Cotinus coggygria Scop. Aceraceae 155 Acer negundo L. 156 Acer campestre L. 157 Acer pseudoplatanus L. 158 Acer obtusatum W. et K. 159 Acer platanoides L. 160 Acer monspessulanum L. Celastraceae 161 Euonymus europaeus L. 162 Euonymus latifolius (L.) Miller 163 Euonymus verrucosus Scop. Buxaceae 164 Buxus sempervirens L. Rhamnaceae 165 Ziziphus jujuba Miller 166 Paliurus spina-christi Miller 167 Rhamnus alaternus L. 168 Rhamnus saxatilis Jacq. Vitaceae 169 Vitis vinifera sylvestris (Gmelin) Tiliaceae 170 Tilia platyphyllos Scop. 171 Tilia cordata Miller Malvaceae 172 Malva sylvestris L. 173 Althaea officinalis Thymelaeaceae 174 Daphne oleoides Schreber 175 Daphne sericea Vahl 176 Daphne mezereum L. Violaceae 177 Viola odorata L. 178 Viola riviniana Rchb. Passifloraceae 179 Passiflora coerulea L.


Cistaceae 180 Cistus incanus L. 181 Cistus creticus L. 182 Cistus salviifolius L. 183 Fumana procumbens (Dunal) G. et G. 184 Fumana thymifolia (L.) Spach Tamaricaceae 185 Tamarix africana Poiret Cucurbitaceae 186 Bryonia dioica Jacq. 187 Ecballium elaterium (L.) A. Rich. Myrtaceae 188 Myrtus communis L. Punicaceae 189 Punica granatum L. Onagraceae 190 Epilobium hirsutum L. Cornaceae 191 Cornus mas L. 192 Cornus sanguinea L. Araliaceae 193 Hedera helix L. Umbelliferae 194 Daucus carota L. 195 Foeniculum vulgare Miller 196 Angelica silvestris L. 197 Pastinaca sativa L. 198 Conium maculatum L. 199 Eryngium campestre L. 200 Apium nodiflorum L. Ericaceae 201 Arbutus unedo L. 202 Vaccinium myrtillus L. Primulaceae 203 Cyclamen hederifolium Aiton 204 Cyclamen repandum S.et S. 205 Primula vulgaris Hudson 206 Anagallis arvensis L.

Oleaceae 207 Olea europea L. 208 Phillyrea latifolia L. 209 Fraxinus excelsior L. 210 Fraxinus ornus L. 211 Fraxinus oxycarpa Bieb. 212 Ligustrum vulgare L. Gentianaceae 213 Centaurium erythraea Rafn 214 Gentiana lutea L. Apocynaceae 215 Vinca major L. Rubiaceae 216 Galium verum L. 217 Rubia peregrina L. 218 Galium aparine L. Convolvulaceae 219 Cuscuta cesatiana Bertol 220 Convolvulus arvensis L. 221 Calistegia sepium L. Boraginaceae 222 Borrago officinalis L. 223 Echium vulgare L. 224 Heliotropium peruvianum L. 225 Symphytum officinale L. 226 Pulmonaria officinalis L. Verbenaceae 227 Lantana camara L. 228 Vitex agnus-castus L. 229 Verbena x hybrida 230 Clerodendrum bungei 231 Verbena officinalis L. 232 Lippia citriodora Kunth Labiatae 233 Lavandula officinalis Chaix 234 Melissa officinalis L. 235 Rosmarinus officinalis L. 236 Lavandula alba-nana 237 Thymus vulgare L. 238 Mentha x piperita L. 239 Lavandula latifolia Medicus

Check list della flora e della flora e della fauna 111


240 241 242 243 244 245 246 247 248 249 250 251 252 253 254 255 256 257 258 259 260 261 262 263 264 265 266

Lavandula dentata L. Thymus serpyllum L.s.s. Salvia sclarea L. Mentha spicata Salvia officinalis L. Thymus citriodora Micromeria graeca (L.) Bentham Salvia argentea L. Hyssopus officinalis L. Majorana hortensis Moench. Salvia grahami Bentham Teucrium fruticans L. Satureya montana L. Mentha aquatica L. Calamintha sylvatica Bromf. Satureja hortensis L. Ocinum basilicum L. Thymus pulegioides L. Lycopus europaeus L. Marrubium incanum Desr. Lamium purpureum L. Ajuga reptans L. Phlomis fruticosa L. Phlomis crysophylla Mentha longifolia (L.) Hudson Calamintha nepeta L. Teucrium polium L.

Solanaceae 267 Solanum dulacamara L. 268 Atropa belladonna L. Buddlejaceae 269 Budleia davidii Franchet Scrophulariaceae 270 Linaria vulgaris Miller 271 Digitalis purpurea L. 272 Hebe ‘autumn glory’ 273 Veronica arvensis L. 274 Veronica officinalis L. 275 Veronica persica Poiret 276 Veronica agrestis L. 277 Veronica anagallis-aquatica L. 278 Digitalis lanata Ehrh. Plantaginaceae 279 Plantago lanceolata L. 280 Plantago maior L. 112 Allegati

281 Plantago media L. 282 Alisma plantago-aquatica L. Caprifoliaceae 283 Lonicera caprifolium L. 284 Lonicera etrusca Santi 285 Lonicera xylosteum L. 286 Sambucus ebulus L. 287 Viburnum tinus L. 288 Viburnum lantana L. 289 Sambucus nigra L. 290 Viburnum opulus L. 291 Abelia x grandiflora Valerianaceae 292 Centranthus ruber L. 293 Valeriana officinalis L. Dipsacaceae 294 Dipsacus fullonum L. 295 Knautia arvensis L. Coulter 296 Cephalaria transsylvanica L. Compositae 297 Calendula officinalis L. 298 Eupatorium cannabinum L. 299 Leontodon hispidus L. 300 Petasites hybridus (L.) 301 Bellis perennis L. 302 Taraxacum officinale Weber 303 Tussilago farfara L. 304 Anthemis nobilis L. 305 Artemisia dracunculus L. 306 Cichorium intybus L. 307 Aster novi-belgii L. 308 Zinnia elegans Jacq. 309 Rudbeckia laciniata L. 310 Dahlia variabilis (wild.) Desf 311 Santolina incana L. 312 Tanacetum partenium (L.) Sch.- Bip. 313 Matricaria chamomilla L. 314 Santolina marchii Arrigoni 315 Achillea millefolium L. 316 Tanacetum vulgare L. 317 Tanacetum cinerariifolium (Trevir.) 318 Silybum marianum (L.) Gaertner 319 Artemisia absinthium L. 320 Artemisia vulgaris L. 321 Balsamita major Desf.


322 Sonchus asper (L.) Hill 323 Picris echioides L. 324 Centaurea cyanus L. 325 Centaurea scabiosa L. 326 Centaurea bracteata Scop. 327 Anthemis tinctoria L. 328 Senecio erucifolius L. 329 Bidens frondosa L. 330 Pulicaria dysenterica (L.) Bernh. 331 Conyza canadensis L. 332 Aster squamatus Sprengel 333 Sonchus oleraceus L. 334 Helichrysum italicum (Roth) Don 335 Senecio vulgaris L. 336 Leontodon tuberosus L. 337 Picris hieracioides L. 338 Carlina acaulis L. Potamogetonaceae 339 Potamogeton natans L. Liliaceae 340 Asparagus acutifolius L. 341 Muscari atlanticum Boiss. et Reuter 342 Lilium bulbiferum L. 343 Ruscus aculeatus L. 344 Ruscus hypoglossum L. 345 Gladiolus italicus Miller 346 Allium sphaerocephalon L. 347 Allium sativum L. 348 Ornithogalum umbellatum L. 349 Scilla bifolia L. 350 Asparagus officinalis L. 351 Smilax aspera L. Dioscoreaceae 352 Tamus communis L. Iridaceae 353 Iris pseudoacoris L. Juncaceae 354 Juncus inflexus L. Graminaceae 355 Phragmites australis (Cav.) Trin. 356 Agropyron repens (L.) Beauv. 357 Festuca pratensis Hudson 358 Brachypodium pinnatum L.

359 360 361 362 363 364 365 366 367 368 369 370 371 372 373 374

Bromus erectus Hudson Avena fatua L. Agrostis stolonifera L. Phleum pratense L. Arrhenatherum elatius L. Sedum telephium L. Poa annua L. Lolium perenne L. Dactylis glomerata L. Agropyron pungens (Pers.) R. et S. Echinochloa crus-galli L. Avena sterilis L. Cynosurus cristatus L. Deschampia caespitosa L. Holcus lanatus L. Cynodon dactylon L.

Araceae 375 Arum maculatum L. Lemnaceae 376 Lemna minor L. Typhaceae 377 Sparganium erectum L. 378 Typha latifolia L. 379 Typha minima Hoppe Cyperaceae 380 Holoschoenus australis (L.) Rchb. 381 Carex pendula Hudson Orchidaceae 382 Dactylorhiza maculata L. 383 Anacamptis pyramidalis (L) C. Rich. 384 Cephalanthera damasonium Miller 385 Cephalanthera longifolia Hudson 386 Epipactis helleborine (L.) Crantz 387 Loroglossum hircinum (L.) L. L. Rich. 388 Limodorum abortivum (L.) Swartz 389 Neottia nidus-avis (L.) L. C. Rich. 390 Ophrys apifera Hudson 391 Ophrys holoserica (Burm fil.) W. Greuter. 392 Ophrys sphegodes Miller 393 Orchis italica Poiret. 394 Orchis purpurea Hudson 395 Platanthera chlorantha (Custer) Rchb. 396 Spiranthes spiralis (L.) Koch

Check list della flora e della flora e della fauna 113


Semina plantarum in horto cultarum Acanthaceae 1 Acanthus mollis L.

18 Satureja montana L. subsp. montana 19 Ajuga reptans L.

Aceraceae 2 Acer campestre L.

Leguminosae 20 Hippocrepis emerus (L.) Lassen subsp. emerus (Coronilla emerus (L.) subsp. emerus) 21 Spartium junceum L.

Amaryllidaceae 3 Pancratium maritimum L. Buddlejaceae 4 Buddleja davidii Franchet

Liliaceae 22 Allium schoenoprasum L. 23 Gladiolus italicus Miller

Butomaceae 5 Butomus umbellatus L.

Myrtaceae 24 Myrtus communis L.

Cariophyllaceae 6 Petrorhangia saxifraga (L.) Link. subsp.

Oleaceae 25 Fraxinus angustifolia Vahl subsp. oxycarpa 26 Ligustrum volgare L.

Caryophyllaceae 7 Saponaria officinalis L. Compositae 8 Achillea millefolium L. Corylaceae 9 Ostrya carpinifolia Scop. Cyperaceae 10 Schoenoplectus lacustris subsp. tabernaemontani (C. C. Gmel.) 11 Schoenus nigricans L. Ericaceae 12 Arbutus unedo L. Iridaceae 13 Iris foetidissima L. 14 Iris pseudoacorus L.

Polygonaceae 27 Rumex acetosa L. 28 Rumex crispus L. Ranunculaceae 29 Clematis flammula L. 30 Adonis annua L. subsp. annua 31 Thalictrum flavum L. 32 Aquilegia vulgaris L. Rosaceae 33 Prunus spinosa L. 34 Pyrus communis L. subsp. piraster (L.) Sch. et Mart. (Pyrus piraster Burgsd.) 35 Sanguisorba minor L. 36 Sorbus aucuparia L. Saxifragaceae 37 Saxifraga rotundifolia L.

Jungaceae 15 Juncus inflexus L.

Solanaceae 38 Atropa belladonna L.

Labiatae 16 Origanum majorana L. 17 Phlomis fruticosa L.

Tiliaceae 39 Tilia platyphyllos Scopoli

114 Allegati


Typhaceae 40 Typha angustifolia L. 41 Typha latifolia L. 42 Typha laxmannii Lepechin 43 Typha minima Hoppe Ulmaceae 44 Celtis australis L.

Caryophyllaceae 54 Sambucus ebulus L. Mortaio d’Angri, Farindola (PE) - 700 m 55 Viburnum opulus L. Bosco di Oricola (Aq) - 750 m 56 Cerastium thomasii Ten. Gran Sasso (TE) - 2000 m

Verbenaceae 45 Vitex agnus-castus L.

Compositae 57 Centaurea nigrescens subsp. neapolitana (Boiss.) Dostàl Sirente (AQ) - 1100 m

Semina e plantis spontaneis in loco natali lecta

Corylaceae 58 Carpinus orientalis Miller Capestrano (Aq) - 497 m

Aceraceae 46 Acer lobelii Ten. Lago Vivo Villetta Barrea (AQ) - 1000 m 47 Acer monspessulanum L. Capestrano (AQ) - 497 m 48 Acer psedoplatanus L. Rigopiano (PE) - 1200 m Adiantaceae 49 Allyssum montanum L. Capestrano (AQ) - 800 m Aquifoliaceae 50 Ilex aquifolium L. Bosco di Sant’Antonio, Pescocostanzo (AQ) - 1300 m Berberidaceae 51 Berberis vulgaris L. subsp. vulgaris San Pietro, Isola del Gran Sasso (TE) 760 m Betulaceae 52 Betula pendula Roth. Parco Nazionale d’Abruzzo, M. Janniccio (AQ) - 1600 m Boraginaceae 53 Cynoglossum magellense Ten. Rifugio Garibaldi, Campo Imperatore (AQ) - 2200 m

Cruciferae 59 Barbarea bacteosa Guss. Campo Imperatore - 1600 m 60 Draba aizoides L. Campo Imperatore Gran Sasso - 1600 m 61 Erysimum majellense Polatschek Piano Fucci (PE) - 1000 m 62 Isatis allionii P. W. Ball. Gran Sasso (AQ) - 1800 m 63 Isatis tinctoria L. Capestrano (AQ) - 500 m 64 Lunaria annua L. subsp. pachyriza Capestrano (AQ) - 497 m Cucurbitaceae 65 Ecballium elaterium (L.) A. Rich. Collalto, Penne (PE) - 460 m Cupressaceae 66 Cupressus sempervirens L. strada per Carunchio, Carunchio (CH) - 450 m 67 Juniperus nana Willd. Campo Imperatore, Castel del Monte (AQ) - 1450 m 68 Juniperus oxycedrus L. subsp. macrocarpa (Sibth et Sm) Ball Guarenna di Casoli, Casoli (CH) - 190 m 69 Juniperus sabina L. Coste Sabine, Farindola (PE) - 1100 m

Check list della flora e della flora e della fauna 115


Elaeagnaceae 70 Elaeagnus angustifolia L. Torre di Cerrano, Roseto degli Abruzzi (TE) - 15 m Ephedraceae 71 Ephedra nebrodensis Tineo ex Guss subsp. nebrodensis (Ephedra major Host) Gole di San Venanzio, Raiano (AQ) 540 m Ericaceae 72 Arctostaphylos uva-ursi (L.) Sprengel Coste Sabine, Farindola (PE) - 1100 m 73 Vaccinum myrtillus L. Assergi (AQ) - 1500 m 74 Vaccinum uliginosum L. Nerito di Crognaleto Fonte Valerio (TE) - 1100 m Fagaceae 75 Quercus cerris L. Bosco di Don Venanzio, Pollutri (CH) - 30 m 76 Quercus robur L. subsp. robur Bosco di Don Venanzio, Pollutri (CH) - 30 m Gentianaceae 77 Gentiana cruciata L. Morrone di Salle (PE) - 1000 m 78 Gentiana dinarica Beck (Gentiana acaulis) Monte Camicia (Il Centenario) (AQ) 1900 m 79 Gentiana lutea L. Valle S. Caterina, Castel del Monte (AQ) - 1400 m Guttiferae 80 Hypericum androsaemum L. Cascate del Vitello d’Oro Farindola (PE) - 700 m 81 Hypericum hyssopifolium Chaix Campo Imperatore Assergi (AQ) 1000 m 82 Hypericum perforatum L. Coste Sabine, Farindola (PE) - 1100 m

116 Allegati

Leguminosae 83 Anthyllis vulneraria L. ssp. maura Lind. Sirente Monte Rotondo (AQ) - 1300 m 84 Cercis siliquastrum L. Riserva Naturale Lago di Penne (Pe) 460 m 85 Colutea arborescens L. Sorgenti del Pescara, Popoli (PE) - 250 m 86 Laburnum anagyroides Medicus Pagliare di Tione (AQ) - 1086 m 87 Phaseolus coccineus L. ecotipo di Castelvecchio Subequo Castelvecchio Subequo (Aq) - 500 m Myrtaceae 88 Myrtus communis L. Pineta d’Avalos (PE) - 20 m Pinaceae 89 Pinus nigra Arnold. var. italica Hochst Parco Nazionale d’Abruzzo,Villetta Barrea (AQ) - 900 m Polygalaceae 90 Polygala chamaebuxus L. Villetta Barrea (AQ) - 900 m Ranuculaceae 91 Anemone ranuculoides L. Campo Imperatore (Aq) - 1300 m 92 Adonis vernalis L. Castelvecchio Calvisio (AQ) - 1100 m 93 Aquilegia vulgaris L. Riserva Naturale Lago di Penne (Pe) 460 m 94 Hepatica nobilis Miller Campo Imperatore (Pe) - 1000 m 95 Ranunculus magellensis Ten Gran Sasso (Te) - 2000 m 96 Ranunculus thora L. Comune di S. Colomba (1900 m) Gran Sasso Rhamnaceae 97 Rhamnus alaternus L. subsp. alaternus Gole di San Venanzio, Raiano (AQ) 540 m 98 Rhamnus saxatilis Jacq.


Vallone d’Angora, Farindola (PE) - 880 m Rosaceae 99 Amelanchier ovalis Medic. Campo Imperatore Fonte Vetica (Aq) - 1700 m 100 Crataegus monogyna Jacq. Mortaio d’Angri, Farindola (PE) - 800 m 101 Crataegus oxyacanta L. Abetina di Rosello, Rosello (CH) 800 m 102 Dryas octpetala L. Monte Camicia (Aq) - 1900 m 103 Rosa montana Choix Campo Imperatore (Aq) - 1800 m 104 Rosa pendulina L. Coste Sabine, Farindola (PE) - 1100 m 105 Rosa pendulina L. Pagliare di Tione (Aq) Lago di Tempra - 1086 m 106 Rosa pimpinellifolia L. Pagliare di Tione (Aq) Lago di Tempra - 1086 m 107 Rosa sempervirens L. Riserva Naturale Lago di Penne (Pe) 460 m 108 Sorbus aria (L.) Crantz. Rigopiano (Te) - 1100 m 109 Sorbus torminalis (L.) Crantz. Castel Cerreto (Te) - 600 m 110 Sorbus torminalis (L.) Crantz. Parco dell’Annunziata, Orsogna (CH) - 400 m

Santalaceae 111 Osyris alba L. Guarenna di Casoli, Casoli (CH) - 190 m 112 Osyris alba L. Capestrano (Aq) - 497 m Saxifragaceae 113 Ribes uva-crispi L. Val Chiarino (Aq) - 1100 m Thymelaeaceae 114 Daphne sericea Vahl Capestrano (Aq) - 800 m Tiliaceae 115 Tilia cordata Miller Vallone d’Angora, Farindola (PE) - 880 m 116 Paris quadrifolia L. Rigopiano, Farindola (PE) - 1030 m Umbelliferae 117 Eryngium maritimum L. Francavilla (Pe) - 0 m Valerianacaea 118 Valeriana collina Wallroth Vallone D’Angora (Pe) - 600 m 119 Valeriana montana L. Sirente Monte Rotondo (Aq) - 1000 m

Check list della flora e della flora e della fauna 117


Le Falene del Lago di Penne Con l’aforisma di Lao-Tzè “Quello che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla” si vuole sottolineare l’importanza dei lepidotteri dall’antichità ai nostri giorni. La Riserva Naturale Regionale Lago di Penne ha voluto occuparsi, in maniera organica e concreta, della conoscenza, della conservazione e della divulgazione dell’Ordine più appariscente del mondo degli Insetti. Il Giardino delle farfalle, ideato e realizzato da Antonio Bellini, Antonio Canu, Simona Cardone, Fernando Di Fabrizio, Guido Prola e Adelaide Leone, ha rappresentato una vera novità per le aree protette d’Abruzzo, tanto che l’IRSAE ha organizzato nella Riserva di Penne ben due corsi di aggiornamento per docenti, coordinati dal prof. Massimo Dell’Agata. Il 19 settembre 1998 in occasione di un convegno pubblico sulla tutela dei lepidotteri, si confermava la necessità di avviare un’indagine scientifica sulle farfalle notturne della Riserva. Il programma, concordato tra la direzione della Riserva, Dell’Agata, A. Zilli (Museo Civico di Zoologia di Roma) e O. Locasciulli (WWF Italia), prevedeva alcune iniziative che hanno portato, nel corso di pochi anni, risultati inaspettati. I primi trappolamenti furono effettuati nell’autunno del 1998, da Bellini e Dell’Agata, utilizzando una trappola luminosa, sistemata, inizialmente, in tre biotopi rappresentativi della Riserva: la collina di Collalto, il Torrente Gallero e il Giardino delle farfalle. Dal 1999 al 2000 alle indagini collaborano 2 studenti dell’Università aquilana del corso di laurea di Scienze Ambientali: G. Colangeli e A. Marucci. Dal 2001 al 2003 i trappolamenti vengono eseguiti da C. Abruzzese e S. Cardone (educatrici ambientali), ed estesi anche al vicino Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga (Voltigno e Valle d’Angri) e, succesivamente, nell’estate del 2003, nel versante orientale del Gran Sasso d’Italia (Franchetti) e Campo Imperatore, utilizzando una trappola con pannello solare realizzata da Filippo Fabiano e Leonardo Dapporto (Museo di Calci, Pisa). La determinazione degli esemplari raccolti è stata curata da A. Zilli, L. Dapporto e M. Dell’Agata. L’elenco delle falene della Riserva Naturale Lago di Penne pubblicato in questo articolo, con ben 305 specie, non può essere considerato esaustivo, nonostante vengano fornite le prime indicazioni sulla distribuzione sistematica di un patrimonio entomologico che fino a quattro anni fa era addirittura sconosciuto. Per mancanza di spazio non è stato possibile pubblicare i dati quantitativi e qualitativi sull’ecologia delle specie raccolte, ma prossimamente verrà stampato un contributo sui risultati della ricerca. Tra le novità più importanti, dopo l’avvio della ricerca scientifica sui lepidotteri della Riserva Lago di Penne, sono da segnalare almeno tre progetti: il Laboratorio entomologico permanente, il Progetto di educazione e divulgazione sulle farfalle inserito nel programma del Museo Naturalistico “Nicola de Leone” e del Centro di Educazione Ambientale “A. Bellini” e il nuovo ed esclusivo Museo della farfalla, finanziato dalla Regione Abruzzo, già in fase di realizzazione nell’area floro-faunistica della Riserva. Con l’ampliamento del sistema museale della Riserva Naturale si vuole accrescere la qualità del lavoro di educazione all’ambiente, uno degli obiettivi prioritari dell’area protetta. La divulgazione con metodi di percezione visiva e tecniche moderne di comunicazione, riguarda la fenologia di ciascuna specie e la relativa consistenza numerica, il legame con le piante alimentari, il ciclo vitale delle singole farfalle collegato nell’ambito della realtà floristica della Riserva e infine l’ecologia e l’etologia delle singole specie. La Riserva ha già stipulato una convenzione con la facoltà di Scienze della Formazione - corso di Educazione Ambientale, Università di L’Aquila, per i tirocini formativi validi come crediti obbligatori del nuovo corso di laurea. Desidero comunque rivolgere un sentito ringraziamento al prof. Massimo Dell’Agata e alla prof.ssa Maria Grazia Bindi per la continua attenzione prestata ai progetti della Riserva Naturale e, infine al Sindaco del Comune di Penne, al WWF Italia, a tutto il team della COGECSTRE e ai numerosi collaboratori volontari che si sono impegnati per la riuscita del Progetto farfalla. Dalla presentazione di Fernando Di Fabrizio, direttore della Riserva Naturale Lago di Penne

118 Allegati


Check-list a cura di Massimo Dell’Agata, Università degli Studi dell’Aquila

1) Triodia sylvina (Linné, 1761) Limacodidae 2) Apoda limacodes (Hufnagel, 1766) Saturniidae 3) Saturnia pavonia (Linné, 1761) * 4) Saturnia pyri ([Denis&Schiffermüller], 1775) Lemoniidae 5) Lemonia taraxaci ([Denis&Schiffermüller], 1775) Lasiocampidae ** 6) Lasiocampa quercus (Linné, 1758) ** 7) Macrothylacia rubi (Linné, 1758) ** 8) Odonestis pruni (Linné, 1758) Sphingidae * 9) Agrius convolvuli (Linné, 1758) 10) Smerinthus ocellatus Latreille, [1802] 11) Laothoe populi (Linné, 1758) 12) Hyles livornica (Esper, 1780) 13) Deilephila elpenor (Linné, 1758) ** 14) Deilephila porcellus (Linné, 1758) Drepanidae 15) Watsonalla binaria (Hufnagel, 1767) 16) Cilix glaucata (Scopoli, 1763) Thyatiridae 17) Thyatira batis (Linné, 1758) 18) Habrosyne pyritoides (Hufnagel, 1766) 19) Tethea or (Goeze, 1781) 20) Cymatophorima diluta ([Denis&Schiffermüller], 1775) Geometridae 21) Alsophila quadripunctaria (Esper, 1800) 22) Pseudoterpna coronillaria (Hübner, [1817]) 23) Comibaena bajularia ([Denis&Schiffermüller], 1775) 24) Antonechloris smaragdaria (Fabricius, 1787)

25) Hemitea aestivaria (Hübner, [1799]) 26) Chlorissa cloraria (Hübner, [1813]) 27) Chlorissa viridata (Linné, 1758) 28) Chlorissa etruscaria (Zeller, 1849) 29) Thalera fimbrialis (Scopoli, 1763) 30) Hemistola biliosata (deVillers, 1789) 31) Cyclophora annulata (Schulze, 1775) 32) Cyclophora porata (Linné, 1758) 33) Cyclophora suppunctaria Zeller, 1847) 34) Timandra comae A. Schmidt, 1931 35) Scopula marginepunctata (Goeze, 1781) 36) Scopula minorata (Boisduval, 1833) 37) Scopula ornata (Scopoli, 1763) 38) Scopula rubiginata (Hufnagel, 1767) 39) Scopula virgularia (Hübner, [1799]) ** 40) Idaea aversata (Linné, 1758) 41) Idaea consanguinaria (Lederer, 1853) 42) Idaea degeneraria (Hübner, [1799]) 43) Idaea dimidiata (Hufnagel, 1767) 44) Idaea filicata (Hübner, [1799]) 45) Idaea obsoletaria (Rambur, 1833) 46) Idaea ochrata (Scopoli, 1763) 47) Idaea politata (Hübner, 1793) 48) Idaea rubraria (Staudinger, 1871) 49) Idaea subsericeata (Hawort, 1809) 50) Idaea straminata (Borkhausen, 1794) 51) Idaea trigeminata (Hawort, 1809) 52) Idaea virgularia (Hübner, [1799]) 53) Idaea rusticata ([Denis&Schiffermüller], 1775) 54) Rhodostrophia vibicaria (Clerck, 1759) 55) Rhodometra sacraria (Linné, 1767) 56) Scotopteryx bipunctaria ([Denis&Schiffermüller], 1775) 57) Xanthorhoe ferrugata (Clerck, 1759) 58) Xanthorhoe fluctuata (Linné, 1758) 59) Xanthorhoe vidanoi (Parenzan&Hausmann, 1994) 60) Catarhoe putridaria (Herrich-Schäffer, 1852) 61) Catarhoe rubidata ([Denis&Schiffermüller], 1775) ** 62) Catarhoe cuculata (Hufnagel, 1767) 63) Epirrhoe alternata Müller, 1764) 64) Camptogramma bilineatum (Linné, 1758) 65) Anticlea badiata ([Denis&Schiffermüller], 1775)

Check list della flora e della flora e della fauna 119


66) Cosmorhoe ocellata (Linné, 1758) 67) Nebula salicata (Hübner, 1799) 68) Chloroclysta siterata (Hufnagel, 1767) 69) Colostygia olivata ([Denis&Schiffermüller], 1775) 70) Colostygia pectinataria (Knoch, 1781) 71) Horisme radicaria (La Harpe, 1855) 72) Horisme tersata ([Denis&Schiffermüller], 1775) 73) Horisme vitalbata ([Denis&Schiffermüller], 1775) 74) Melanthia procellata ([Denis&Schiffermüller], 1775) 75) Euphyia frustata (Treitschke, 1828) 76) Epirrita dilutata ([Denis&Schiffermüller], 1775) 77) Operophtera brumata (Linné, 1758) 78) Perizoma bifaciatum (Hawort, 1809) 79) Eupithecia abbreviata Stephens, 1831 80) Eupithecia centaureata ([Denis&Schiffermüller], 1775) 81) Eupithecia dodoneata Guenée, 1857 82) Eupithecia ericeata (Rambur, 1833) 83) Eupithecia haworthiata Doubleday, 1856 84) Eupithecia irriguata (Hübner, [1813]) 85) Eupithecia semigraphata (Braund, 1 [1851] 86) Gymnoscelis rufifasciata (Hawort, 1809) 87) Chloroclystis v-ata (Hawort, 1809) 88) Aplocera plagiata (Linné, 1758) 89) Asthena albulata (Hufnagel, 1767) 90) Lobophora halterata (Hufnagel, 1767) ** 91) Minoa murinata (Scopoli, 1763) 92) Lomaspilis marginata (Linné, 1758) 93) Ligdia adustata ([Denis&Schiffermüller], 1775) 94) Stegania trimaculata (deVillers, 1789) 95) Semiothisa alternata ([Denis&Schiffermüller], 1775) 96) Semiothisa clathrata (Linné, 1758) 97) Semiothisa glarearia (Brahm, 1791) 98) Semiothisa notata (Linné, 1758) 99) Itame sparsaria (Hübner, 1813) 100) Tephrina aranacearia ([Denis&Schiffermüller], 1775) 101) Petrophora chlorosata (Scopoli, 1763) 102) Opisthograptis luteolata (Linné, 1758) 103) Epione repandaria (Hufnagel, 1767)

120 Allegati

104) Apeira syringaria (Linné, 1758) 105) Selenia dentaria (Fabricius, 1775) 106) Selenia lunularia (Hübner, 1788) 107) Crocallis elinguaria (Linné, 1758) 108) Colotois pennaria (Linné, 1761) 109) Angerona prunaria (Linné, 1758) ** 110) Apocheima pilosaria ([Denis&Schiffermüller], 1775) 111) Lycia hirtaria Clerck, 1759) ** 112) Biston stratarius (Hufnagel, 1767) ** 113) Apochima flabellaria (Heeger, 1838) 114) Agriopis leucophaearia ([Denis&Schiffermüller], 1775) 115) Agriopis marginaria (Fabricius, 1776) 116) Erannis defoliaria Clerck, 1759) 117) Nychiodes obscuraria (deVillers, 1789) 118) Menophra abruptaria (Thunberg, 1792) 119) Synopsia sociaria (Hübner, 1799) 120) Peribatodes rhomboidarius ([Denis&Schiffermüller], 1775) 121) Hypomecis punctinalis (Scopoli, 1763) 122) Ascotis selenaria ([Denis&Schiffermüller], 1775) 123) Ematurga atomaria (Linné, 1758) 124) Tephronia oranaria (Staudinger, 1892) 125) Tephronia sepiaria (Hufnagel, 1767) 126) Cabera exanthemata (Scopoli, 1763) 127) Theria primaria (Hawort, 1809) 128) Campaea margaritata (Linné, 1767) 129) Siona lineata (Scopoli, 1763) 130) Perconia strigillaria (Hübner, [1787]) Notodontidae 131) Phalera bucephala (Linné, 1758) 132) Stauropus fagi (Linné, 1758) 133) Peridea anceps (Goeze, 1781) 134) Drymonia querna ([Denis&Schiffermüller], 1775) ** 135) Drymonia ruficornis (Hufnagel, 1766) 136) Drymonia velitaris (Hufnagel, 1766) 137) Dicranura ulmi ([Denis&Schiffermüller], 1775) ** 138) Ptilophora plumigera ([Denis&Schiffermüller], 1775) 139) Pterostoma palpina (Clerck, 1759) 140) Ptilodontella cucullina ([Denis&Schiffermüller], 1775) 141) Spatalia argentina


([Denis&Schiffermüller], 1775) 142) Clostera curtula (Linné, 1758) 143) Clostera pigra (Hufnagel, 1766) Thaumetopoeidae 144) Traumatocampa pityocampa ([Denis&Schiffermüller], 1775) Lymantriidae 145) Calliteara pudibunda (Linné, 1758) 146) Lymantria dispar (Linné, 1758) ** 147) Ocneria rubea ([Denis&Schiffermüller], 1775) Arctiidae 148) Miltocrhista miniata (Forster, 1771) 149) Pelosia muscerda (Hufnagel, 1766) 150) Lithosia quadra (Linné, 1758) 151) Eilema caniola (Hübner, [1808]) 152) Eilema complana (Linné, 1758) 153) Phragmatobia fuliginosa (Linné, 1758) 154) Cymbalophora pudica (Esper, [1785]) 155) Spilosoma lubricipedum (Linné, 1758) 156) Spilosoma luteum (Hufnagel, 1766) 157) Diaphora mendica (Clerck, 1759) 158) Euplagia quadripunctaria (Poda, 1761) Synthomidae 159) Dysauxes famula (Freyer, 1836) Noctuidae 160) Paracolax tristalis (Fabricius, 1794) 161) Zanclognata tarsipennalis (Treitschke, 1835) 162) Polypogon plumigeralis (Hübner, [1825]) 163) Herminia grisealis ([Denis&Schiffermüller], 1775) 164) Herminia tarsicrinalis (knoch, 1782) 165) Hypena proboscidalis (Linné, 1758) 166) Phytometra viridaria (Clerck, 1759) 167) Rivula sericealis (Scopoli, 1763) 168) Colobochyla salicalis ([Denis&Schiffermü ller],1775) * 169) Catocala elocata (Esper, [1787]) 170) Catocala nupta (Linné, 1767) 171) Catocala promissa ([Denis&Schiffermüller], 1775)

172) Clytie illunaris (Hübner, [1813]) 173) Dysgonia algira (Linné, 1767) 174) Lygephila craccae ([Denis&Schiffermüller], 1775) 175) Lygephila procax (Hübner, [1813]) 176) Aedia leucomelas (Linné, 1758) 177) Tyta luctuosa ([Denis&Schiffermüller], 1775) 178) Laspeyria flexula ([Denis&Schiffermüller], 1775) 179) Meganola albula ([Denis&Schiffermüller], 1775) 180) Meganola strigula ([Denis&Schiffermüller], 1775) 181) Meganola togatulalis (Hübner, 1796) 182) Nola chlamitulalis (Hübner, [1813]) 183) Nola cicatricalis (Treitschke, 1835) 184) Nycteola sp. Hübner, 1822 185) Earias clorana (Linné, 1758) ** 186) Bena prasinana (Linné, 1758) 187) Xanthodes albago (Fabricius, 1794) 188) Colocasia coryli (Linné, 1758) 189) Acronicta megacephala ([Denis&Schiffermüller], 1775) 190) Acronicta rumicis (Linné, 1758) 191) Acronicta tridens ([Denis&Schiffermüller], 1775) 192) Craniophora ligustri ([Denis&Schiffermüller], 1775) 193) Cryphia algae (Fabricius, 1775) 194) Cryphia muralis (Forster, 1771) 195) Cryphia ochsi Boursin, 1940 196) Zebeeba falsalis (Herrich-Sch+C37ffer, 1838) 197) Emmelia trabealis (Scopoli, 1763) 198) Acontia lucida (Hufnagel, 1776) 199) Protodeltote pygarga (Hufnagel, 1776) 200) Eublemma parva (Hübner, [1808]) 201) Eublemma purpurina ([Denis&Schifferm üller],1775) 202) Abrostola trigemina (Wernerburg, 1864) 203) Abrostola agnorista Dufay, 1956 204) Chrysodeixis chalcites (Esper, [1789]) 205) Thricopusia ni (Hübner, [1803]) 206) Diachrysia chrysitis (Linné, 1758) 207) Macdonnoughia confusa (Stephens, 1850) 208) Autographa gamma (Linné, 1758) **

Check list della flora e della flora e della fauna 121


209) Cucullia blattariae/caninae1 (Esper, 1790])/ Rambur, 1833 210) Calophasia lunula (Hufnagel, 1766) 211) Amphipyra pyramidea (Linné, 1758) 212) Amphipyra tragopoginis (Clerck, 1859) 213) Heliotis peltigera ([Denis&Schiffermüller], 1775) 214) Heliotis viriplaca (Hufnagel, 1766) 215) Helicoverpa armigera (Hübner, [1808]) 216) Pyrrhia umbra (Hufnagel, 1766) 217) Synthimia fixa (Fabricius, 1787) 218) Elaphria venustula (Hübner, 1790) 219) Caradrina morpheus (Hufnagel, 1766) 220) Platyperigea kadenii (Freyer, 1886) 221) Paradrina clavipalpis (Scopoli, 1763) 222) Paradrina selini (Boisduval, 1849) 223) Paradrina sp. Boursin, 1937 224) Hoplodrina ambigua ([Denis&Schiffermüller], 1775) 225) Spodoptera exigua (Hübner, [1808]) 226) Sesamia nonagrioides (Lefebvre, 1827) 227) Sesamia cretica Lederer, 1857 228) Proxenus hospes (Freyer, 1831) 229) Dypterygia scabriuscula (Linné, 1758) 230) Polyphaenis viridis (de Viller, 1789) 231) Talpophila matura (Hufnagel, 1766) 232) Euplexia lucipara (Linné, 1758) 233) Callopistria latreillei (Duponchel, 1827) 234) Ipimorpha retusa (Linné, 1761) 235) Mesogona oxalyna ([Denis&Schiffermüll er],1775) 236) Cosmia diffinis (Linné, 1767) 237) Cosmia trapezina (Linné, 1758) 238) Xanthia aurago ([Denis&Schiffermüller], 1775) 239) Xanthia sulfurago ([Denis&Schiffermüller], 1775) 240) Agrochola lychnidis ([Denis&Schiffermüller], 1775) 241) Agrochola lota (Clerck, 1759) 242) Agrochola helvola (Linné, 1758) 243) Spudea ruticilla (Esper, [1791]) 244) Conistra erythrocephala ([Denis&Schiffermüller], 1775) 245) Conistra ligula (Esper, [1791]) 246) Conistra rubiginea ([Denis&Schiffermüller], 1775) 247) Conistra rubiginosa (Scopoli, 1763)

122 Allegati

248) Conistra vaccinii (Linné, 1761) ** 249) Conistra veronicae (Hübner, [1813]) 250) Episema glaucina (Esper, 1789) 251) Aporophila lutulenta ([Denis&Schiffermü ller],1775) 252) Litophane ornitopus (Hufnagel, 1766) ** 253) Xilena exsoleta (Linné, 1758) 254) Meganephria bimaculosa (Linné, 1767) 255) Allophyes corsica (Spuler, 1905) 256) Valeria oleagina ([Denis&Schiffermüller], 1775) 257) Trigonophora flammea (Esper, [1785]) ** 258) Dryobotodes carbonis (F. Wagner, 1931) 259) Blepharita satura ([Denis&Schiffermüller], 1775) 260) Oligia latruncula ([Denis&Schiffermüller], 1775) 261) Mesoligia furuncula ([Denis&Schiffermüller], 1775) 262) Mesapamea secalis (Linné, 1758) 263) Eremobia ochroleuca ([Denis&Schiffermüller], 1775) 264) Luperina dumerilii (Duponchel, 1835) 265) Chortodes sohnretheli (Pungeler, 1907) 266) Charanyca trigrammica (Hufnagel, 1766) 267) Discestra trifolii (Hufnagel, 1766) 268) Lacanobia oleracea (Linné, 1758) 269) Lacanobia suasa ([Denis&Schiffermüller], 1775) 270) Lacanobia w-latinum (Hufnagel, 1766) 271) Hecatera bicolorata (Hufnagel, 1766) 272) Hadena albimacula (Borkhausen, 1792) 273) Aletia albipuncta ([Denis&Schiffermüller], 1775) 274) Aletia l-album (Linné, 1767) ** 275) Aletia ferrago (Fabricius, 1787) 276) Aletia riparia (Rambur, 1829) 277) Aletia vitellina (Hübner, [1808]) 278) Sablia sicula (Treitschke, 1835) 279) Acantholeucania loreyi (Duponchel, 1827) 280) Pseudaletia unipuncta (Hawort, 1809) 281) Orthosia cerasi (Fabricius, 1775) 282) Orthosia cruda ([Denis&Schiffermüller], 1775) 283) Orthosia gothica (Linné, 1767) 284) Orthosia incerta (Hufnagel, 1766)


285) Orthosia miniosa ([Denis&Schiffermüller], 1775) 286) Egira conspicillaris (Linné, 1758) 287) Lasionycta calberlai (Staudinger, 1883) 288) Peridroma saucia (Hübner, [1808]) 289) Axylia putris (Linné, 1761) 290) Ochropleura plecta (Linné, 1761) 291) Noctua pronuba (Linné, 1758) 292) Paranoctua comes Hübner, [1813] 293) Paranoctua interposita Hübner, [1790] 294) Lampra tirrenica (Biebinger, Speidel&Hanigk, 1983) 295) Euschesis janthe (Borkhause, 1792) 296) Euschesis janthina ([Denis&Schiffermüller], 1775) 297) Megasema c-nigrum (Linné, 1758) 298) Xestia castanea (Esper, [1798]) 299) Xestia xanthographa ([Denis&Schiffermüller], 1775)

300) Cerastis faceta (Treitschke, 1835) 301) Cerastis rubricosa ([Denis&Schiffermüller], 1775) 302) Agrotis exclamationis (Linné, 1758) 303) Agrotis ipsilon (Hufnagel, 1766) 304) Agrotis puta (Hübner, [1803]) 305) Agrotis segetum ([Denis&Schiffermüller], 1775) Note Si è seguita la classificazione della Check list delle specie della fauna italiana (AA.VV., 1995). * le specie catturate nel periodo ottobre 1998-ottobre 2000 non con la trappola. ** le specie catturate nel 2002. 1 Cucullia blattariae e C. caninae sono difficilmente distinguibili allo stato adulto.

Le specie diurne del Giardino delle farfalle a cura di Guido Prola

1) 2) 3) 4) 5) 6) 7) 8) 9) 10) 11) 12) 13) 14) 15) 16) 17) 18) 19) 20) 21) 22)

Thecla querqus (Tecia delle quercie) Polyommatus coridon Polyommatus icarus (Icaro) Anthocaris cardamines (Aurora) Iphiclides podalirius (Podalirio) Melanargia galathea (Galatea) Pieris daplidice Pieris rapae Coenonympha pamphilus (Panfilo) Maniola jurtina (Iurtina) Polygonia c-album (Vanessa c-album) Vanessa cardui (Vanessa del cardo) Vanessa atalanta (Vanessa atalanta) Callophhrys rubi Limenitis reducta (Silvano) Macroglossum stellarum (Macroglossa) Argynnis pandora Macroglossum stellatarum Gonopterix rhamni (Cedronella) Argynnis paphia (Pafia) Satyrium illicis Papilio machaon (Macaone)

23) Celastrina argiolus 24) Pieris brassicae (Cavolaia maggiore) 25) Aporia Crataegi (Pieride del biancospino) 25) Lasiommata megera (Megera) 26) Lycaena plaeas (Argo bronzeo) 27) Parage aegeria (Egeria) 28) Colias crocea (Croceo) 29) Kanetisa circe (Circe) 30) Nymphalis antiopa (Antiopa) 31) Meliatea didyma (Didima) 32) Inachia io (Vanesa occhio di pavone)

Check list della flora e della flora e della fauna 123


I Carabidi della Riserva Naturale Regionale Lago di Penne 1 Carabus (Carabus) granulatus interstitialis Duftschmid, 1812 2 Carabus (Archicarabus) rossii Dejean, 1826 3 Carabus (Megodontus) violaceus picenus Villa, 1838 4 Leistus (Leistus) fulvibarbis fulvibarbis Dejean, 1826 5 Nebria (Nebria) brevicollis (Fabricius, 1792) 6 Notiophilus sp. 7 Clivina fossor (Linneaus, 1758) 8 Asaphidion flavipes (Linneaus, 1761) 9 Metallina (Metallina) lampros (Herbst, 1784) 10 Emphanes (Emphanes) azurescens (Dalla Torre, 1877) 11 Leja (Leja) articulata (Panzer, 1796) 12 Philochthus inoptatus (Schaum, 1857) 13 Philochthus lunulatus (Fourcroy, 1785) 14 Ocydromus (Peryphanes) latinus (Netolitzky, 1911) 15 Ocys harpaloides (Audinet-Serville, 1821) 16 Paratachys bistriatus (Duftschmid, 1812) 17 Trechus quadristriatus (Schrank, 1781) 18 Paranchus albipes (Fabricius, 1796) 19 Anchomenus (Anchomenus) dorsalis (Pontoppidan, 1763) 20 Agonum muelleri unicolor Leoni, 1907 21 Agonum permoestum (Duftschmid, 1812) 22 Agonum nigrum (Dejean, 1828) 23 Celathus erratus (Sahlberg, 1827) 24 Calathus fuscipes latus Audinet-Serville, 1825 25 Platysma (Platysma) nigrum (Schaller, 1783) 26 Platysma (Melanius) nigrita (Paykull, 1790) 27 Steropus (Feronidius) melas italicus (Dejean, 1828) 28 Poecilus (Poecilus) cupreus (Linneaus, 1758) 29 Percus bilineatus (Dejean, 1828) 30 Amara (Amara) aenea (Degeer, 1774) 31 Amara (Amara) lucida (Duftschmid, 1812) 32 Amara (Amara) similata (Gyllenhal, 1810) 33 Scybalicus oblongiusculus (Dejean, 1829) 34 Gynandromorphus etruscus (Quensel, 1806) 124 Allegati

35 Diachromus germanus (Linneaus, 1758) 36 Ophonus (Ophonus) ardosiacus (Lutshnik, 1922) 37 Ophonus (Ophonus) azureus (Fabricius, 1775) 38 Ophonus (Ophonus) subquadratus (Dejean, 1829) 39 Ophonus (Metophonus) rupicola (Sturm, 1818) 40 Ophonus (Metophonus) puncticeps Stephen, 1828 41 Ophonus (Metophonus) schaubergerianus Puel, 1937 42 Cryptophonus tenebrosus (Dejean, 1829) 43 Pseudophonus (Pseudophonus) rufipes (Degeer, 1774) 44 Harpalus (Harpalus) distinguendus (Duftschmid, 1812) 45 Harpalus (Harpalus) dimidiatus (Rossi, 1790) 46 Harpalus (Harpalus) rubripes (Duftschmid, 1812) 47 Harpalus (Harpalus) atratus Latreille, 1804 48 Harpalus (Harpalus) tardus (Panzer, 1797) 49 Badister bullatus (Schrank, 1798) 50 Chlaenius (Trichochlaenius) chrysocephalus (Rossi, 1790) 51 Chlaeniellus vestitus (Paykull, 1790) 52 Chlaeniellus nitidulus (Schrank, 1781) 53 Callistus lunatus (Fabricius, 1775) 54 Masoreus wetterhallii wetterhallii (Gyllenhal, 1813) 55 Paradromius linearis (Olivier, 1795) 56 Brachinus (Brachinus) crepitans (Linneaus, 1758) 57 Brachinus (Brachinus) ganglbaueri Apfelbeck, 1904 58 Brachinus (Brachinus) plagiatus Reiche, 1868 59 Brachinus (Brachynidius) psophia AudinetServille, 1821 60 Brachinus (Brachynidius) sclopeta (Fabricius, 1792)


Gastropoda Neritidae 1) Theodoxus fluviatilis (Linnaeus, 1758)

Acroloxidae 23) Acroloxus lacustris (Linnaeus, 1758)

Cochlostomatidae 2) Cochlostoma (Turritus) pinianum (Bourguignat, 1876)

Physidae 24) Physella acuta (Draparnaud, 1805)

Viviparidae 3) Viviparus ater (De Cristofori & Jan, 1832) 4) Viviparus contectus (Millet, 1813) Valvatidae 5) Valvata (Cincinna) piscinalis piscinalis (O.F. Müller, 1774) 6) Valvata (Valvata) cristata O.F. Müller, 1774 Pomatasidae 7) Pomatias elegans (O.F. Müller, 1774) Aciculidae 8) Platyla gracilis (Clessin, 1877) 9) Platyla polita polita (Hartmann, 1840) Bithyniidae 10) Bithynia (Bithynia) leachi (Sheppard, 1823) 11) Bithynia (Bithynia) tentaculata (Linnaeus, 1758) Hydrobiidae 12) Arganiella pescei Giusti & Pezzoli, 1984 13) Bythinella schmidti (Küster, 1853) 14) Assemania littorina (Delle Chiaie, 1828) 15) Pseudamnicola moussoni (Calcara, 1844) 16) Islamia pusilla (Piersanti, 1952) 17) Belgrandia minuscola (Paulucci, 1881) 18) Ventrosia ventrosa (Montagu, 1803) 19) Pauluccinella minima (Paulucci, 1881) Carychiidae 20) Carychium tridentatum (Risso, 1826) Ellobiidae 21) Ovatella (Ovatella) firminii (Payraudeau, 1826) 22) Ovatella (Myosotella) myosotis (Draparnaud, 1801)

Lymnaeidae 25) Galba truncatula (O.F. Müller, 1774) 26) Lymnaea (Lymnaea) stagnalis (Linnaeus, 1758) 27) Radix auricularia (Linnaeus, 1758) 28) Radix ovata (Draparnaud, 1805) 29) Radix peregra (O.F. Müller, 1774) 30) Stagnicola palustris (O.F. Müller, 1774) Ancylidae 31) Ancylus fluviatilis O.F. Müller, 1774 Planorbidae 32) Planorbarius corneus (Linnaeus, 1758) 33) Anisus spirorbis (Linnaeus, 1758) 34) Anisus (Disculifer) vorticulus (Troshel, 1834) 35) Bathyomphalus contortus (Linnaeus, 1758) 36) Gyraulus (Armiger) crista (Linnaeus, 1758) 37) Gyraulus (Gyraulus) albus (O.F. Müller, 1774) 38) Gyraulus (Gyraulus) laevis (Alder, 1838) 39) Hippeutis complanatus (Linnaeus, 1758) 40) Planorbis carinatus O.F. Müller, 1774 41) Planorbis philippianus (Monterosato, 1884) 42) Planorbis planorbis (Linnaeus, 1758) 43) Segmentina nitida (O.F. Müller, 1774) Cochlicopidae 44) Cochlicopa lubrica (O.F. Müller, 1774) 45) Cochlicopa lubricella (Porro, 1838) Chondrinidae 46) Chondrina avenacea avenacea (Bruguière, 1792) 47) Granaria frumentum (Draparnaud, 1801) 48) Granaria illyrica (Rossmassler, 1837) 49) Granopupa granum (Draparnaud, 1801) 50) Abida secale secale (Draparnaud, 1801)

Check list della flora e della flora e della fauna 125


Orculidae 51) Argna biplicata biplicata (Michaud, 1831) 52) Argna biplicata toscaniae (Pollonera, 1886) 53) Sphyradium doliolum (Bruguière, 1792) 54) Pagodulina pagodula (De Moulins, 1830) Pupillidae 55) Lauria (Lauria) cylindracea (Da Costa, 1778) 56) Lauria (Lauria) sempronii (Charpentier, 1837) 57) Pupilla (Pupilla) muscorum (Linnaeus, 1758) 58) Pupilla (Pupilla) triplicata (Studer, 1820) Pyramidulidae 59) Pyramidula pusilla (Vallot, 1801) Valloniidae 60) Acanthinula aculeata (O.F. Müller, 1774) 61) Gittenbergia sororcula (Benoit, 1859) 62) Vallonia costata (O.F. Müller, 1774) 63) Vallonia pulchella (O.F. Müller, 1774) Vertiginidae 64) Truncatellina callicratis (Scacchi, 1833) 65) Truncatellina cylindrica (A. Férussac, 1807) 66) Vertigo (Vertigo) antivertigo (Draparnaud, 1801) 67) Vertigo (Vertigo) pusilla O.F. Müller, 1774 68) Vertigo (Vertigo) pygmaea (Draparnaud, 1801) 69) Columella edentula (Draparnaud, 1805) Buliminidae 70) Merdigera obscura (O.F. Müller, 1774) 71) Zebrina (Zebrina) detrita (O.F. Müller, 1774) 72) Chondrula (Chondrula) tridens (O.F. Müller, 1774) 73) Jaminia (Jaminia) quadridens (O.F. Müller, 1774) 74) Jaminia – nova specie (destrorsa) Agapito Ludovici & Hallgass Clausiliidae 75) Cochlodina incisa (Küster, 1875) 76) Cochlodina laminata (Montagu, 1803)

126

Allegati

77) Delima piceata (Rossmässler, 1836) 78) Dilataria boettgeriana (Paulucci, 1878) 79) Leucostigma candidescens candidescens (Rossmässler, 1835) 80) Leucostigma candidescens marsicana (Tiberi, 1872) 81) Medora italiana italiana (Küster, 1817) 82) Medora italiana punctulata (Küster, 1847) 83) Medora albescens (Menke, 1830) 84) Papillifera papillaris (O.F. Müller, 1774) 85) Siciliaria (Gibbularia) gibbula gibbula (Rossmässler, 1836) 86) Siciliaria (Stigmatica) paestana (Rossmässler, 1836) 87) Balea (Balea) perversa (Linnaeus, 1758) 88) Clausilia (Clausilia) cruciata (Studer, 1820) 89) Clausilia rugosa pinii Westerlund, 1878 90) Macrogastra (Macrogastra) lineolata (Held, 1836) 91) Macrogastra (Macrogastra) plicatula plicatula (Draparnaud, 1801) 92) Macrogastra (Macrogastra) attenuata iriana (Pollanera, 1885) Succineidae 93) Succinea putris (Linnaeus, 1758) 94) Succinella oblonga (Draparnaud, 1801) 95) Oxyloma elegans (Risso, 1826) Ferussacidae 96) Cecilioides acicula (O.F. Müller, 1774) 97) Cecilioides jani (De Betta Martinati, 1855) 98) Hohenwartiana hohenwarti (Rossmässler, 1839) Subulinidae 99) Rumina decollata (Linnaeus, 1758) Oleacinidae 100) Poiretia dilatata (Philippi, 1844) Punctidae 101) Punctum pygmaeum (Draparnaud, 1801) Discidae 102) Discus (Discus) rotundatus (O.F. Müller, 1774)


Gastrodontidae 103) Zonitoides nitidus (O.F. Müller, 1774) Euconulidae 104) Euconulus (Euconulus) fulvus (O.F. Müller, 1774) Milacidae 105) Milax (Milax) nigricans (Schultz, 1836) 106) Tandonia sowerbyii (Férussac, 1823) 107) Tandonia rustica (Millet, 1843) Vitrinidae 108) Phenacolimax major (Férussac, 1807) 109) Vitrina pellucida (O.F. Muller, 1774) 110) Oligolimax annularis (Studer, 1820) 111) Semilimacella monelli (Targioni & Tozzetti, 1837) Zonitidae 112) Daudebardia (Daudebardia) brevipes (Draparnaud, 1805) 113) Vitrea crystallina (O.F. Müller, 1774) 114) Vitrea diaphana (Studer, 1820) 115) Vitrea subrimata (Reinhardt, 1871) 116) Vitrea contracta (Westerlund, 1871) 117) Vitrea etrusca (Paulucci, 1878) 118) Aegeopinella nitens nitens (Michaud, 1831) 119) Aegeopinella pura (Alder, 1830) 120) Aegeopinella minor (Stabile, 1864) 121) Aegopis italicus (Kobelt, 1876) 122) Oxychilus (Mediterranea) hydatinus (Rossmässler, 1838) 123) Oxychilus (Morlina) glaber (Rossmässler, 1835) 124) Oxychilus (Oxychilus) cellarius (O.F. Müller, 1774) 125) Oxychilus (Oxychilus) clarus (Held, 1837) 126) Oxychilus (Oxychilus) draparnaudi (Beck, 1837) 127) Reticella olivetorum olivetorum (Gmelin, 1791) 128) Reticella olivetorum icterica (Tiberi, 1872) Daudebardidae 129) Daudebardia brevipes sicula (Bivona, 1839) 130) Daudebardia rufa maravignae (Pirajno, 1840)

Limacidae 131) Deroceras agreste (Linnaeus, 1758) 132) Deroceras reticulatum (O.F. Müller, 1774) 133) Deroceras panormitanum (Lessona & Pollonera, 1882) ? 134) Lehmannia marginata (O.F. Müller, 1774) 135) Limacus flavus (Linnaeus, 1758) 136) Limax cinereoniger Wolf, 1803 137) Limax maximus Linnaeus, 1758 Cochlicellidae 138) Cochlicella acuta (O.F. Müller, 1774) 139) Cochlicella conoidea (Draparnaud, 1801) 140) Cochlicella barbara (Linnaeus, 1758) Hygromiidae 141) Ciliella ciliata (Studer, 1820) 142) Candidula cavannae (Paulucci, 1881) 143) Candidula fiorii Alzona & Bisacchi, 1938 144) Candidula spadae (Calcara, 1845) 145) Candidula unifasciata (Poiret, 1801) 146) Candidula scissa ? 147) Cernuella (Cernuella) cisalpina (Rossmässler, 1837) 148) Cernuella (Cernuella) lineata (Olivi, 1792) 149) Cernuella (Cernuella) virgata (Da Costa, 1778) 150) Cernuella (Xerocincta) neglecta (Draparnaud, 1805) 151) Xerolenta obvia (Menke, 1828) 152) Hygromia (Hygromia) cinctella (Draparnaud, 1801) 153) Trochoidea (Trochoidea) pyramidata (Draparnaud, 1805) 154) Trochoidea (Trochoidea) trochoides (Poiret, 1789) 155) Monacha (Monacha) cantiana (Montagu, 1803) 156) Monacha (Monacha) cartusiana (O.F. Müller, 1774) 157) Monacha martensiana (Tiberi, 1869) 158) Monacha orsinii (Villa, 1841) Helicodontidae 159) Helicodonta obvoluta (O.F. Müller, 1774) Helicidae 160) Campylaea planospira (Lamarck, 1822)

Check list della flora e della flora e della fauna 127


161) Chilostoma (Cingulifera) cingulatum infernale Hesse, 1931 162) Chilostoma (Cingulifera) planospira setolosa (Briganti, 1825) 163) Cantareus apertus (Born, 1778) 164) Cepaea (Cepaea) nemoralis etrusca (Rossmässler, 1835) 165) Cryptomphalus aspersus (O.F. Müller, 1774) 166) Eobania vermiculata (O.F. Müller, 1774) 167) Helix delpretiana Paulucci, 1878 168) Helix ligata (O.F. Müller, 1774) 169) Helix lucorum Linnaeus, 1758 170) Marmorana (Ambigua) signata (Férussac, 1821) 171) Marmorana (Opica) fuscolabiata (Rossmässler, 1842) 172) Theba pisana (O.F. Müller, 1774)

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Allegati

BIVALVIA Unionidae 173) Unio mancus mancus Lamarck, 1819 174) Anodonta anatina (Linnaeus, 1758) 175) Anodonta sp. ? Pisidiidae 176) Pisidium amnicum (O.F. Müller, 1774) 177) Pisidium casertanum (Poli, 1795) 178) Pisidium henslowanum (Sheppard, 1825) 179) Pisidium nitidum Jenyns, 1832 180) Pisidium personatum Malm, 1855 Sphaeriidae 181) Musculium lacustre (O.F. Müller, 1774) 182) Sphaerium corneum (Linnaeus, 1758)


Gli Agnati e i Pesci di acqua dolce d’Abruzzo Trentotto specie, quattro delle quali sono considerate “da ricercare”, perché la loro presenza in Abruzzo non è oggi certa, e con una, lo storione, che non viene segnalata da circa trent’anni nelle acque interne della nostra regione. AGNATHA PETROMYZONTIFORMES Petromyzontidae 1 Lampreda di fiume Lampetra fluviatilis (Linnaeus, 1758) OSTEICHTHYES ACIPENSERIFORMES Acipenseridae 1 Storione Acipenser sturio Linnaeus, 1758 Nota: un tempo abbondante, è citato in molti testi editi sino dalla prima metà degli anni ’90 del secolo scorso come ancora presente nei fiumi abruzzesi (Tronto, Vomano, Pescara, Sangro e nel molisano Biferno). Tuttavia le ultime occasionali catture da parte di pescatori anche professionisti risalgono ai primi anni ’70 e non c’è alcuna segnalazione del ritrovamento di questo pesce in Abruzzo nell’ultimo trentennio. ANGUILLIFORMES Anguillidae 2* Anguilla Anguilla anguilla (Linnaeus, 1758) CLUPEIFORMES Clupeidae 3 Cheppia o alosa Alosa fallax (Lacépède, 1803) CYPRINIFORMES Cyprinidae 4 Alborella meridionale o appenninica Alburnus albidus (Costa, 1838) 5* Alborella o alborella cisalpina Alburnus alburnus (De Filippi, 1844)

6* Barbo Barbus plebejus (Bonaparte, 1839) 7 Pesce rosso o carassio dorato Carassius auratus (Linnaeus, 1758) Nota: pesce d’acquario da oltre mille anni, è presente in fontane, vasche e bacini pubblici e privati. 8* Carassio Carassius carassius (Linnaeus, 1758) 9* Carpa Cyprinus carpio (Linnaeus, 1758) Nota: sono presenti in Abruzzo le tre forme “normale”, “nuda” o “cuoio” e “a specchi”. 10* Cavedano Leuciscus cephalus (Linnaeus, 1758) 11 Vairone Leuciscus soffia Risso, 1826 12 Sanguinerola Phoxinus phoxinus (Linnaeus, 1758) Nota: risulta introdotta negli anni ’80 nei laghi di Bomba e di Sant’Angelo. 13* Triotto Rutilus erythrophthalmus (Zerunian, 1982) Nota: in diversi testi il triotto è tuttora indicato come Rutilus aula (Bonaparte, 1841). 14* Rovella Rutilus rubilio (Bonaparte, 1837) 15* Scardola Scardinius erythrophthalmus (Linnaeus, 1758) 16* Tinca Tinca tinca (Linnaeus, 1758) Cobitidae 17* Cobite o cobite comune Cobitis taenia Linnaeus, 1758 SILURIFORMES Siluridae 18* Siluro Silurus glanis Linnaeus, 1758 Nota: incautamente immesso in alcuni laghetti per la pesca sportiva, è oggi presente in diverse acque libere. La sua presenza è stata recentemente accertata

Check list della flora e della flora e della fauna 129


nel Lago di Penne. 19* Pesce gatto Ictalurus melas (Rafinesque, 1820) Nota: esistono incertezze tassonomiche su questo pesce, importato in Europa dal Nord America. Accanto alla specie indicata sembra siano stati introdotti, ma non in Abruzzo, anche Ictalurus nebulosus (Lasueur, 1819) e, più recentemente, Ictalurus punctatus (Rafinesque, 1818). SALMONIFORMES Esocidae 20* Luccio Exos lucius Linnaeus, 1758 Salmonidae 21 Coregone o lavarello Coregonus lavaretus (Linnaeus, 1758) 22* Trota iridea Oncorhynchus mykiss (Wabaum, 1792) Nota: in diversi testi è indicata come Salmo gairderi Richardson, 1836 23* Trota di lago e trota fario Salmo (Trutta) trutta Linnaeus, 1758 24 Salmerino Salvelinus fontinalis (Mitchill, 1815) 25 Temolo Tymallus tymallus (Linnaeus, 1758) Nota: non tutti gli autori sono concordi nel considerare questa specie presente in Abruzzo. Personalmente non ho avuto occasione di incontrarla nelle acque interne della regione. CYPRINODONTIFORMES Poecilidae 26 Gambusia Gambusia holbrooki Girard, 1859 Nota: è stata pure segnalata come Gambusia affinis (Baird e Girard, 1853) ma pare ormai accertato che il pesciolino ghiotto

*

di larve di zanzara, introdotto in Italia a partire dal 1922 (e in Abruzzo dagli anni ’60) per combattere la malaria, debba essere ascritto alla specie G. holbrooki. GASTEROSTEIFORMES Gasterostidae 27 Spinarello Gasterosteus aculeatus Linnaeus, 1758 SCORPAENIFORMES Cottidae 28 Scazzone Cottus gobio Linnaeus, 1758 PERCIFORMES Centrarchidae 29* Persico trota Micropterus salmoides Lacépède, 182 30* Persico sole Lepomis gibbosus (Linnaeus, 1758) Percidae 31* Persico o persico reale Perca fluviatilis Linnaeus, 1758 32 Sandra o lucioperca Stizosteidion lucioperca (Linnaeus, 1758) Mugilidae 33 Cefalo Mugil cephalus Linnaeus, 1758 Blenniidae 34 Cagnetto Salaria fluviatilis (Asso, 1801) Nota: già alla fine degli anni ’80 del secolo scorso si considerava “probabile” ma da verificare la sua presenza in Abruzzo. La “Car ta Ittica della Provincia di Chieti” (Turin, P. et alii, 1998, Cogecstre Edizioni) cita segnalazioni ritenute certe sul medio tratto del fiume Sangro e la cattura diretta non lontano dalla foce del fiume Foro.

Specie presenti nella Riserva Naturale Regionale Lago di Penne.

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Allegati


Gli Anfibi e i Rettili d’Abruzzo Uno dei tanti luoghi comuni ritiene gli Anfibi, i Rettili, i Crostacei, i Molluschi parte integrante della cosiddetta “fauna minore”, cioè di quel grandissimo gruppo di animali che non avendo, o quasi, interesse economico è considerato, nella migliore delle ipotesi, inutile o insignificante. Va rilevato, ad esempio, che il prestigioso WorldWatch Institute, nella sua ultima edizione sullo stato del Pianeta, dedica un intero capitolo al “declino degli anfibi: un fenomeno da interpretare”. Gli anfibi, infatti, sono minacciati oramai in tutto il mondo risentendo sia dei problemi legati all’inquinamento e alle condizioni degli ambienti acquatici, necessari alla loro riproduzione, sia di quelli legati allo stato dei nostri suoli. Tra le cause del declino vengono individuate la distruzione degli habitat, delle zone umide e dei laghetti temporanei, l’inquinamento ambientale, l’introduzione di specie esotiche concorrenti, la penetrazione di nuovi microrganismi e agenti patologici, i cambiamenti del clima globale e, per questi animali in particolare, la modifica della radiazione ultravioletta naturale dovuta all’assottigliamento dello strato di ozono atmosferico, la frammentazione del territorio con infrastrutture umane che diventano vere e proprie “barriere architettoniche” in cui i corridoi ecologici naturali vengono o cancellati o interrotti, trasformandosi in luoghi dove molte specie trovano la morte schiacciate dalle automobili. Diverse leggi nazionali ed internazionali salvaguardano, a diverso titolo, gran parte della piccola fauna europea, tra queste: il Codice Penale, per il maltrattamento di animali; il codice civile con gli artt. 823 e 826, per i quali “...il Sindaco esercita la tutela delle specie animali presenti allo stato libero nel territorio comunale...”; la Legge 150 del ’92 che disciplina i reati relativi all’applicazione in Italia della Convenzione sul commercio internazionale delle specie animali e vegetali in via di estinzione (C.I.T.E.S.), firmata a Washington nel 1973, nonché la Legge sugli “Animali Pericolosi”, del 1992, che “individua le specie di mammiferi e rettili selvatici pericolosi per la salute e l’incolumità pubblica di cui è proibita la detenzione”. Inoltre, molte normative internazionali, come la Convenzione di Ramsar (Iran), ratificata nel 1976, “sulle zone umide di importanza internazionale, in particolare come habitat di uccelli acquatici”, sottoscritta nel 2000 da oltre 80 nazioni, in un documento che rappresenta una delle prime manifestazioni di cooperazione internazionale riguardanti la tutela dell’ambiente naturale e della fauna. A questa si aggiungono la Convenzione di Berna del 1979 “per la conservazione della fauna e della flora selvatica europea e dei loro habitat naturali”, quella di Barcellona del 1976 “per la protezione del Mediterraneo contro l’inquinamento”, le Direttive “Habitat” 92/43/CEE e “Uccelli” 79/409/CEE, relative alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche e degli uccelli, con le quali vengono individuate e designate le ZPS (Zone di Protezione Speciale) ed i SIC (Siti di Importanza Comunitaria) integrati nella rete “Natura 2000”. In tali aree i Paesi membri della UE devono evitare ogni deterioramento dell’ambiente e assicurare le opportune condizioni per il mantenimento inalterato degli habitat e delle specie prioritarie di flora e di fauna e di quelle inserite negli allegati. Con Legge regionale n. 50 del 1993 la Regione Abruzzo, su proposta dell’ex assessore all’Ecologia, Giovanni Damiani, attiva la conservazione della piccola fauna presente sul suo territorio: tutti gli anfibi e i rettili, i crostacei d’acqua dolce, alcuni pesci e molluschi e tutta la fauna delle grotte e cavità naturali, superando ed anticipando in questo campo le legislazioni di molte altre Regioni italiane. L’iniziativa nasce contestualmente al periodo in cui si svolse la famosa Conferenza Mondiale “Ambiente e Sviluppo”, a Rio De Janeiro nel giugno del 1992, con la partecipazione di 172

Check list della flora e della flora e della fauna

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nazioni, quando per la prima volta fu evidenziato il tema della biodiversità, concezione che portò a maturare l’approvazione di uno strumento per la tutela delle specie di fauna minore o, comunque, negletta in Abruzzo, con il titolo di “Primi interventi per la difesa della biodiversità in Abruzzo: tutela della fauna cosiddetta minore”. Le finalità operative individuate per questo arduo compito sono sostanzialmente quattro: - la protezione delle specie; - la tutela dell’habitat necessario alla loro vita; - l’informazione al pubblico con le attività di educazione ambientale; - la costituzione di un fondo che consenta l’attivazione di progetti finalizzati. L’erpetofauna, nonostante la scarsa popolarità che gode per la repulsione che comunemente suscita al grande pubblico, è però, e anche per questo, ampiamente radicata nelle numerose leggende, superstizioni e tradizioni popolari. Basti ricordare il noto culto di s. Domenico il cui rito dei “serpari” si svolge ogni anno, nel primo giovedì di maggio, nel paesino di Cocullo (AQ). Purtroppo anche a livello scientifico e conservazionistico per questo gruppo di animali c’è stata poca attenzione: la presenza di diverse specie erpetologiche in Abruzzo spinge comunque ad attivare progetti e programmi di tutela delle singole specie e soprattutto dei relativi habitat. Alcuni interventi sono stati già avviati presso alcune aree protette, come nelle riserve naturali regionali “Lago di Penne” e “Lago di Serranella”, per iniziativa della coop. Cogecstre con la collaborazione del WWF Italia, di Università e di organismi scientifici come la SHI (Societas Herpetologica Italica) che ha istituito pure in Abruzzo una sua sezione, contemporaneamente all’avviamento anche nella nostra regione del Progetto Atlante Nazionale Anfibi e Rettili. Parallelamente sono state intraprese altre iniziative come il “Progetto Anfibi Abruzzo”, finalizzato al censimento delle popolazioni di anfibi nelle diverse aree protette, per valutarne la situazione e le dinamiche di popolazione, per aumentarne i siti riproduttivi e gli habitat adatti, e per renderli soggetti “privilegiati” nell’incentivazione di educazione ambientale e di divulgazione. Da alcuni anni, Vincenzo Ferri, Mario Pellegrini, Luciano Di Tizio ed altri specialisti hanno promosso e supportato altri importanti progetti: il “Progetto Chirotteri” per il censimento e la salvaguardia dei pipistrelli e, per il potenziamento dei Cheloni, i progetti “Testudo Abruzzo” e “Emys Abruzzo” presso la Riserva Naturale “Lago di Serranella“ dove è localizzata anche la Banca Dati Erpetologica Regionale della SHI Abruzzo. Su segnalazione della sezione abruzzese della SHI sono altresì state individuate dalla Commissione Conservazione Nazionale i siti A.R.E.N. (Aree di Rilevanza Erpetologica Nazionale). Si tratta di un censimento a lungo termine, che purtroppo non ha ancora avuto il seguito desiderato, con il quale vengono indicati la località e le caratteristiche ambientali del sito, un codice specifico di attribuzione, l’elenco delle specie erpetologiche presenti, la motivazione di istituzione, per la presenza di specie rare, di sintopia di più specie o di grandi popolazioni. In tutta Italia sono state attualmente individuate 29 A.R.E.N. e di queste 5 in Abruzzo: - Abetina di Rosello - Rosello (CH), codice attribuito: ITA010ABR001, motivazione: una delle riserve naturali più ricche faunisticamente e floristicamente nell’Appennino Centrale; grossa popolazione di Salamandrina terdigitata e sintopia di 9 specie di Anfibi. - Vallone del Fossato e Avello - Fara San Martino e Palombaro (CH), codice attribuito: ITA011ABR002, motivazione: una delle aree più selvagge e di difficile accesso della Maiella, con la maggiore popolazione di Bombina pachypus conosciuta in Abruzzo. - Faggeta della Forchetta - Palena (CH), codice attribuito: ITA012ABR003, motivazione: una delle aree erpetologicamente più ricche in Abruzzo, con popolazioni molto numerose di anfibi, anche interessanti, come Salamandrina terdigitata, Salamandra s. gigliolii e Bombina pachypus.

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Allegati


- Voltigno e Valle d’Angri - Farindola (PE), codice attribuito: ITA015ABR004, motivazione: uno dei territori del Parco del Gran Sasso più ricchi naturalisticamente con la maggiore popolazione conosciuta per l’Abruzzo (peraltro al limite meridionale di distribuzione) di Speleomantes italicus. - Campo Imperatore - Castel del Monte e Assergi (AQ), codice attribuito: ITA016ABR005, motivazione: habitat della maggiore popolazione italiana di Vipera ursinii. In Abruzzo complessivamente sono segnalate 15 specie di anfibi e 18 di rettili. Tra gli anfibi è da sottolineare che due di essi, il tritone alpestre (Triturus alpestris apuanus) e la rana rossa di montagna (Rana temporaria), sono stati rinvenuti in un’area molto localizzata dell’Appennino centrale prossima al confine della nostra regione, all’interno del Parco Nazionale Gran Sasso-Laga e più precisamente nel territorio laziale. Negli elenchi che seguono vengono indicate tutte le specie presenti nella regione, mentre è da sottolineare che nel testo della Legge Regionale 50/93 non sono riportati gli aggiornamenti alla nomenclatura ed alla sistematica più recente.

AMPHIBIA CAUDATA Salamandridae 1.* Tritone italiano Lissotriton italicus (Peracca, 1898) 2. Salamandra pezzata Salamandra salamandra (Linnaeus, 1758) 3.* Salamandrina di Savi Salamandrina perspicillata (Savi, 1821) 4.* Tritone crestato italiano Triturus carnifex (Laurenti, 1768)

10.* Rana di Berger Pelophylax bergeri (Gunther 1986) 11.* Rana appenninica Rana italica Dubois, 1987

ANURA Bombinatoridae 5. Ululone appenninico Bombina pachypus (Bonaparte, 1838)

Emydidae 2.* Testuggine palustre europea Emys orbicularis (Linnaeus, 1758) 3.* Testuggine palustre dalle orecchie rosse Trachemys scripta (Schoepff, 1792)

Bufonidae 6.* Rospo comune Bufo bufo (Linnaeus, 1758) 7.* Rospo smeraldino appenninico Bufo balearicus Boettger, 1880

SQUAMATA Phyllodactylidae 4.* Geco comune Tarentola mauritanica (Linnaeus, 1758)

Hylidae 8.* Raganella italiana Hyla intermedia Boulenger, 1882 Ranidae 9.* Rana verde italiana Pelophylax kl. hispanicus (Bonaparte, 1839)

REPTILIA TESTUDINES Testudinidae 1.* Testuggine di Hermann Testudo hermanni Gmelin, 1789

Lacertidae 5.* Ramarro occidentale Lacerta bilineata Daudin, 1802 6.* Lucertola muraiola Podarcis muralis (Laurenti, 1768) 7.* Lucertola campestre Podarcis siculus (Rafinesque, 1810)

Check list della flora e della flora e della fauna 133


Scincidae 8.* Luscengola comune Chalcides chalcides (Linnaeus, 1758) Anguidae 9.* Orbettino Anguis fragilis Linnaeus, 1758

Viperidae 16.* Vipera comune Vipera aspis (Linnaeus, 1758) 17. Vipera di Orsini Vipera ursinii (Bonaparte, 1835)

Colubridae 10.* Colubro liscio Coronella austriaca Laurenti, 1768 11.* Cervone Elaphe quatuorlineata (Lacépède, 1789) 12.* Biacco Hierophis viridiflavus (Lacépède, 1789) 13.* Natrice dal collare Natrix natrix (Linnaeus, 1758) 14.* Natrice tassellata Natrix tessellata (Laurenti, 1768) 15.* Saettone comune Zamenis longissimus (Laurenti, 1768)

*

Specie presenti nella Riserva Naturale Regionale Lago di Penne.

Bibliografia di riferimento IUCN 2012. IUCN Red List of Threatened Species. Version 2012.1. <www.iucnredlist.org>. Downloaded on 02 August 2012 Amphibian Species of the World: an Online Reference. Version 5.2, American Museum of Natural History, New York, USA, 2008. Rhodin, A.G.J.; van Dijk, P.P.; Iverson, J.B. & Shaffer, H.B. [turtle taxonomy working group] 2010. Turtles of the World, 2010 Update: Annotated Checklist of Taxonomy, Synonymy, Distribution, and Conservation Status. Chelonian Research Monographs (ISSN 1088-7105) No. 5, doi:10.3854/crm.5.000.checklist.v3.2010 The Reptile Database: an Online Reference. http://reptile-database.reptarium.cz/ This database is maintained by Peter Uetz (database content) and Jakob Hallermann, Zoological Museum Hamburg (new species and updates). Web pages and scripting Jiri Hosek. Downloaded on 02 August 2012

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Allegati


Gli Uccelli d’Abruzzo Riteniamo opportuno aggiornare la lista relativa all’avifauna d’Abruzzo, in considerazione che sono trascorsi ormai diversi anni dalla pubblicazione di quelle precedenti e che, con l’intensificarsi delle osservazioni, in questi ultimi anni sono state riscontrate diverse specie in più, tra cui alcune accidentali completamente nuove per la nostra regione, come l’oca del Canada, Branta canadensis, il capovaccaio, Neophron percnopterus, e il pettazzurro, Luscinia svecica. L’attuale check-list, con relative correzioni o rettifiche della precedente che comprendeva anche la regione Molise, per un totale di 346 specie (Santone & Di Carlo, 1994), elenca lo stesso numero di specie 346 (22 Ordini e 66 Famiglie), compreso quelle accidentali in tempi storici (ante 1950), le specie introdotte e quelle reintrodotte, oltre a due specie naturalizzate da alcuni decenni in Italia e in Abruzzo: bengalino comune Amandava amandava e parrocchetto dal collare Psittacula krameri. Inoltre, con il presente lavoro si vuole ricordare ed onorare la memoria dello scomparso ornitologo Elio Augusto Di Carlo di Cantalupo in Sabina (RI), che tante faticose ricerche ha compiuto in Abruzzo. Le specie nidificanti e sono 160, comprese due di esse “reintrodotte” (grifone e corvo imperiale), escluse quelle nidificanti solo in tempi storici e quelle dubbiose. Per le specie accidentali, fino a 5 segnalazioni, sono riportati anche provincia e anno, fino a 20 segnalazioni viene indicato solo il numero di esse se questo è noto; per le notizie storiche prima del 1950, relative a specie accidentali o nidificanti, e per quelle escluse al momento dal C.O.I. o non ancora sottoposte al parere di quest’ultimo, esse vengono riportate con il simbolo (A) o (B); per le specie confermate dopo il 1950 (per A e per B) viene omessa la parentesi. Per la classificazione, la nomenclatura scientifica e la terminologia fenologica si è fatto riferimento alla check-list degli uccelli italiani aggiornata a tutto il 1997, di Brichetti & Massa (1998). Le seguenti sigle indicano: B= Specie nidificante S= Specie sedentaria o stazionaria M= Specie migratrice W= Specie svernante A= Specie accidentale Le sigle reg=regolare, irr=irregolare e par=parziale o parzialmente vengono abbinate ai vari simboli. Si precisa inoltre che: B irr: per i nidificanti irregolari vengono indicati provincia e anno dell’ultimo caso accertato in Abruzzo; A: per le specie segnalate fino a 5 volte vengono riportati anche provincia (con la sigla abbreviata:TE = Teramo; AQ = L’Aquila; PE = Pescara; CH = Chieti) e anno della segnalazione, oltre al numero di individui se diverso da 1; il ? è riferito al simbolo o alla data che li precede e significa dubbio o incertezza della data. Nell’elenco delle specie viene indicato: l’Ordine, la Famiglia, il numero progressivo delle specie in Abruzzo, il Codice Euring, il nome italiano, il nome scientifico, la fenologia in Abruzzo.

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Elenco sistematico degli uccelli d’Abruzzo aggiornato al 10 settembre 2009 1. GAVIIFORMES 1.Gaviidae 001-00020 Strolaga minore Gavia stellata: M reg, W par 002-00030 Strolaga mezzana Gavia arctica: M reg, W par 003-00040 Strolaga maggiore Gavia immer: M irr? 2. PODICIPEDIFORMES 2. Podicipedidae * 004-00070 Tuffetto Tachybaptus ruficollis: SB, M reg, W * 005-00090 Svasso maggiore Podiceps cristatus: SB, M reg, W * 006-00100 Svasso collorosso Podiceps grisegena: M reg, W par 007-00110 Svasso cornuto Podiceps auritus: M irr W irr * 008-00120 Svasso piccolo Podiceps nigricollis: M reg, W, Birr? 3. PROCELLARIIFORMES 3. Procellariidae 009-00360 Berta maggiore Calonectris diomedea: M reg, W par (Birr: CH, ante 1933) 010-00462 Berta minore Puffinus yelkouan: M reg, W par 4. Hidrobatidae 011-00520 Uccello delle tempeste Hydrobates pelagicus: M irr, W irr? 4. PELECANIFORMES 5. Sulidae 012-00710 Sula Morus bassanus: Mirr, Wirr 6. Phalacrocoracidae * 013-00720 Cormorano Phalacrocorax carbo: M reg, W 014-00800 Marangone dal ciuffo Phalacrocorax

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aristotelis: M irr, W irr 015-00820 Marangone minore Phalacrocorax pygmeus: M irr, W irr 7. Pelecanidae 016-00880 Pellicano Pelecanus onocrotalus: A-3 (TE, 1858, molti ind.; PE, ante 1950 e 1996) 017-00890 Pellicano riccio Pelecanus crispus: A-1 (TE, 1953) 5. CICONIIFORMES 8. Ardeidae * 018-00950 Tarabuso Botaurus stellaris: M reg, W par, (B: PE, ante 1950) * 019-00980 Tarabusino Ixobrychus minutus: M reg, B * 020-01040 Nitticora Nycticorax nycticorax: M reg, B * 021-01080 Sgarza ciuffetto Ardeola ralloides: M reg * 022-01110 Airone guardabuoi Bubulcus ibis: M irr * 023-01190 Garzetta Egretta garzetta: Mreg, W par, Birr (PE,1996?) * 024-01210 Airone bianco maggiore Casmerodius albus: M irr, W irr * 025-01220 Airone cenerino Ardea cinerea: Mreg, W, B? (tentativi) * 026-01240 Airone rosso Ardea purpurea: M reg, W irr 9. Ciconiidae * 027-01310 Cicogna nera Ciconia nigra: M reg, W par * 028-01340 Cicogna bianca Ciconia ciconia: M reg, B irr (AQ, 1989) 10. Treskiornithidae * 029-01360 Mignattaio Plegadis falcinellus: M reg, W irr * 030-01440 Spatola Platelea leucorodia: M irr, W irr


6. PHOENICOPTERIFORMES 11. Phoenicoperidae * 031-01470 Fenicottero Phoenicopterus roseus: A-6 7. ANSERIFORMES 12. Anatidae 032-01520 Cigno reale Cygnus olor: A - 3 (PE, 1890 e 1934 - 2 ind.; PE, 1956) * 033-01540 Cigno selvatico Cygnus cygnus: A 4 (PE 1970,TE 1984, CH 1993, PE 1993) * 034-01570 Oca granaiola Anser fabalis: M reg, W * 035-01590 Oca lombardella Anser albifrons: M reg, W 036-01600 Oca lombardella minore Anser erythropus: M irr * 037-04610 Oca selvatica Anser anser: M reg, W 038-01660 Oca del Canada Branta canadensis: A - 2 (PE 1970;TE 1992? - 5 ind.) 039-01680 Oca colombaccio Branta bernicla: A * 040-01730 Volpoca Tadorna tadorna: M reg, W par * 041-01790 Fischione Anas penelope: M reg, W * 042-01820 Canapiglia Anas strepera: M reg, W * 043-01840 Alzavola Anas crecca: M reg, W, B irr (AQ, 1984) * 044-01860 Germano reale Anas plathyrhynchos: SB, M reg, W * 045-01890 Codone Anas acuta: Mreg, W, B irr ? * 046-01910 Marzaiola Anas querquedula: M reg, B irr (TE, 1979 ?) * 047-01940 Mestolone Anas clypeata: M reg, W * 048-01960 Fistione turco Netta rufina: M reg, W par * 049-01980 Moriglione Aythya ferina: M reg, W * 050-02020 Moretta tabaccata Aythya nyroca: M reg, W, B ? * 051-02030 Moretta Aythya fuligula: Mreg, W, B?

052-02040 Moretta grigia Aythya marila: M reg, W par 053-02060 Edredone Somateria mollissima: M irr 054-02120 Moretta codona Clangula hyemalis: M irr, W irr (PE, 23/12/’98-8/2/’99) 055-02130 Orchetto marino Melanitta nigra: A - 1 (TE, 1976) 056-02150 Orco marino Melanitta fusca: A - 1 (TE, 1977) 057-02180 Quattrocchi Bucephala clangula: M irr 058-02200 Pesciaiola Mergus albellus: M irr, W irr (TE, 2-3/2/1985) 059-02210 Smergo minore Mergus serrator: M reg, W par 060-02230 Smergo maggiore Mergus merganser: M irr 061-02260 Gobbo rugginoso Oxyura leucocephala: (A), (B: PE, ante 1950) 8. ACCIPITRIFORMES 13. Accipitridae * 062-02310 Falco pecchiaiolo Pernis apivorus: M reg, B * 063-02380 Nibbio bruno Milvus migrans: M reg, B * 064-02390 Nibbio reale Milvus milvus: SB, M reg, W par 065-02430 Aquila di mare Haliaeetus albicilla: A-4 (AQ, 1924;TE, ante 1970 e 1991; PE, 1976) 066-02460 Gipeto Gypaetus barbatus: A - 1 (AQ, 1975) * 067-02470 Capovaccaio Neophron percnopterus: A-8, (Birr: AQ, 1925) 068-02510 Grifone Gyps fulvus: A - 2 (PE 1972 e 1987), B (reintrodotto) * 069-02560 Biancone Circaetus gallicus: M reg, B irr (CH, 1996) * 070-02600 Falco di palude Circus aeruginosus: M reg, W, B irr (TE, 1997?) * 071-02610 Albabella reale Circus cyaneus: M reg, W 072-02620 Albanella pallida Circus macrourus: M reg

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073-02630 Albanella minore Circus pygargus: M reg, Birr (TE, 1997?) * 074-02670 Astore Accipiter gentilis: SB, M reg, W * 075-02690 Sparviere Accipiter nisus: SB, M reg, W * 076-02870 Poiana Buteo buteo: SB, M reg, W 077-02880 Poiana codabianca Buteo rufinus: M irr, W irr 078-02900 Poiana calzata Buteo lagopus: M irr, W irr 079-02920 Aquila anatraia minore Aquila pomarina: A - 4 (TE, 1972 - 2 ind. e 1973; CH, 1991; AQ, 1992) 080-02930 Aquila anatraia maggiore Aquila clanga: A - 3 (PE, ante 1950;TE, 1965; AQ, 1974 - 7 ind.) 081-02942 Aquila delle steppe Aquila nipalensis: (A - 1) (AQ, ante 1950) * 082-02960 Aquila reale Aquila chrysaetos: SB, M irr * 083-02980 Aquila minore Aquila pennata: *

14. Pandionidae * 084-03010 Falco pescatore Pandion haliaetus: M reg, W par 9. FALCONIFORMES 15. Falconidae * 085-03030 Grillaio Falco naumanni: M reg, W irr, B ? * 086-03040 Geppio Falco tinnunculus: SB, M reg, W * 087-03070 Falco cuculo Falco vespertinus: M reg * 088-03090 Smeriglio Falco columbarius: M reg, W * 089-03100 Lodolaio Falco subbuteo: M reg, B 090-03110 Falco della Regina Falco eleonorae: M irr * 091-03140 Lanario Falco biarmicus: SB, M reg, W irr 092-03160 Sacro Falco cherrug: A - 1 (PE, 1962) * 093-03200 Pellegrino Falco peregrinus: SB, M reg, W

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10. GALLIFORMES 16. Phasianidae 094-03570 Coturnice Alectoris graeca: SB * 095-03670 Starna Perdix perdix: SB (estinta 1995?), (ripopolata) * 096-03700 Quaglia Coturnix coturnix: M reg, B, W par * 097-03940 Fagiano Phasianus colchicus: SB (ripopolato) 11. GRUIFORMES 17. Rallidae * 098-04070 Porciglione Rallus aquaticus: SB, M reg, W * 099-04080 Voltolino Porzana porzana: M reg, W irr, B ? * 100-04100 Schiribilla Porzana parva: M reg 101-04110 Schiribilla grigiata Porzana pusilla: M irr 102-04210 Re di quaglie Crex crex: M reg, W irr, (B:TE, ante 1950) * 103-04240 Gallinella d’acqua Gallinula chloropus: SB, M reg, W 104-04250 Pollo sultano di Allen Porphyrula alleni: A 105-04270 Pollo sultano Porphyrio porphyrio: A - 2 (PE, 1952?;TE 1958 – ‘60) * 106-04290 Folaga Fulica atra: SB, M reg, W 18. Gruidae * 107-04330 Gru Grus grus: Mreg, Wirr 19. Otididae 108-04420 Gallina prataiola Tetrax tetrax: A - 4 (PE, 1961 e 1984;TE, ante 1970 e 1972) 109-04440 Ubara africana Chlamydotis undulata: A 110-04460 Otarda Otis tarda: A - 3 (TE, ante 1950 e 1984; PE 1952) 12. CHARADRIIFORMES 20. Haematopodidae * 111-04500 Beccaccia di mare Haematopus ostralegus: M reg, W irr


21. Recurvirostridae * 112-04550 Cavaliere d’Italia Himantopus himantopus: M reg, B? * 113-04560 Avocetta Recurvirostra avosetta: M reg, W irr

131-05090 Piovanello Calidris ferruginea: M reg 132-05100 Piovanello violetto Calidris maritima: M irr * 133-05120 Piovanello pancianera Calidris alpina: M reg, W 134-05140 Gambecchio frullino Limicola 22. Burhinidae falcinellus: M irr ? * 114-04590 Occhione Burhinus oedicnemus: M 135-05170 Combattente Philomachus pugnax: irr, B irr. (CH, 1995 o 1996 ?) M reg, W * 136-05180 Frullino Lymnocryptes minimus: M 23. Glareolidae reg, W * 115-04640 Corrione biondo Cursorius cursor: 137-05190 Beccaccino Gallinago gallinago: M A reg, W 116-04650 Pernice di mare Glareola pratincola: * 138-05200 Croccolone Gallinago media: M reg * M irr 139-05290 Beccaccia Scolopax rusticola: M reg, 117-04670 Pernice di mare orientale Glareola W, B irr (PE, 1972) * nordmanni: A ? 140-05320 Pittima reale Limosa limosa: M reg, W par 24. Charadriidae 141-05340 Pittima minore Limosa lapponica: * 118-04690 Corriere piccolo Charadrius dubius: M irr M reg. B, W irr 142-05380 Chiurlo piccolo Numenius * 119-04700 Corriere grosso Charadrius phaeopus: M reg hiaticula: M reg, W irr 143-05400 Chiurlottello Numenius tenuirostris: * 120-04770 Fratino Charadrius alexandrinus: M A-1 (PE, 1960) * reg, B 144-05410 Chiurlo maggiore Numenius 121-04820 Piviere tortolino Charadrius arquata: M reg, W par morinellus: M reg, W irr?, B irr (CH, * 145-05450 Totano moro Tringa erythropus: M 1994) reg, W par 122-04850 Piviere dorato Pluvialis apricaria: M * 146-05460 Pettegola Tringa totanus: M reg, W reg, W par * 123-04860 Pivieressa Pluvialis squatarola: M reg, 147-05470 Albastrello Tringa stagnatilis: A * W? 148-05480 Pantana Tringa nebularia: M reg * 124-04870 Pavoncella armata Vanellus 149-05530 Piro piro culbianco Tringa ochropus: spinosus: (A-1) (TE, 1963-‘65) M reg, W par * 125-04910 Pavoncella gregaria Vanellus 150-05540 Piro piro boschereccio Tringa gregarius: A-1 (TE, ante 1970) glareola: M reg * 126-04920 Pavoncella Vanellus vanellus: M reg, * 151-05560 Piro piro piccolo Actitis hypoleucos: W, (B: PE, ante 1950) M reg, B, W par 152-05610 Voltapietre Arenaria interpres: M 25. Scolopacidae reg, W irr 127-04960 Piovanello maggiore Calidris 153-05640 Falaropo beccosottile Phalaropus canutus: M irr lobatus: M irr * 128-04970 Piovanello tridattilo Calidris alba: M 154-05650 Falaropo beccolargo Phalaropus reg fulicarius: A * 129-05010 Gambecchio Calidris minuta: M reg, W 26. Stercorariidae 130-05020 Gambecchio nano Calidris 155-05660 Stercorario mezzano Stercorarius temminckii: M reg ? pomarinus: M reg, W *

Check list della flora e della flora e della fauna 139


156-05670 Labbo Stercorarius parasiticus: M reg, W 157-05680 Labbo codalunga Stercorarius longicaudus: M irr, W irr? 158-05690 Stercorario maggiore Stercorarius skua: A 27. Laridae * 159-05750 Gabbiano corallino Larus melanocephalus: M reg, W 160-05780 Gabbianello Hydrocoloeus minutus: M reg, W * 161-05820 Gabbiano comune Chroicocephalus ridibundus: M reg, W * 162-05900 Gavina Larus canus: M reg, W irr 163-05910 Zafferano Larus fuscus: M reg, W 164-05920 Gabbiano reale nordico Larus argentatus: M irr * 165-05926 Gabbiano reale Larus michahellis: M reg, W, B irr (CH, 1989) 166-06000 Mugnaiaccio Larus marinus: A 167-06020 Gabbiano tridattilo Rissa tridactyla: M reg, W 28. Sternidae 168-06050 Sterna zampenere Gelochelidon nilotica: M reg, W irr 169-06060 Sterna maggiore Sterna caspia: M reg, W irr * 170-06110 Beccapesci Sterna sandvicensis: M reg, W * 171-06150 Sterna comune Hydroprogne caspia: M reg 172-06160 Sterna codalunga Sterna paradisaea: A-1 (TE, ante 1980) * 173-06240 Fraticello Sternula albifrons: M reg * 174-06260 Mignattino piombato Chilidonias hybrida: M reg * 175-06270 Mignattino Chlidonias niger: M reg * 176-06280 Mignattino alibianche Chlidonias leucopterus: M reg, W irr 29. Alcididae 177-06360 Gazza marina Alca torda: A 178-06540 Pulcinella di mare Fratercula arctica: A

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13. PTEROCLIDIFORMES 30. Pteroclidae 179-06620 Grandule Pterocles alchata: A-I (TE, 1971) 14. COLUMBIFORMES 31. Columbidae 180-06650 Piccione selvatico Columba livia: SB * 181-06680 Colombella Columba oenas: SB, M reg, W * 182-06700 Colombaccio Columba palumbus: SB, M reg, W * 183-06840 Tortora dal collare Streptopelia decaocto: SB * 184-06870 Tortora selvatica Streptopelia turtur: M reg, B 15. PSITTACIFORMES 32. Psittacidae 185-07120 Parrocchetto dal collare Psittacula krameri: B irr (CH, 1995) 16. CUCULIFORMES 33. Cuculidae * 186-07160 Cuculo dal ciuffo Clamator glandarius: M irr * 187-07240 Cuculo Cuculus canorus: M reg, B 17. STRIGIFORMES 34. Tytonidae * 188-07350 Barbagianni Tyto alba: SB, M par 35. Strigidae * 189-07390 Assiolo Otus scops: M reg, B, W par 190-07440 Gufo reale Bubo bubo: SB * 192-07570 Civetta Athene noctua: SB, M reg * 193-07610 Allocco Strix aluco: SB, M par * 194-07670 Gufo comune Asio otus: M reg, W, B * 195-07680 Gufo di palude Asio flammeus: M reg, W par


18. CAPRIMULGIFORMES 36. Caprimulgidae * 196-07780 Succiacapre Caprimulgus europaeus: M reg, B, W? 19. APODIFORMES 37. Apodidae * 197-07950 Rondone Apus apus: M reg, B 198-07960 Rondone pallido Apus pallidus: M reg, B ? 199-07980 Rondone maggiore Apus melba: M reg, B 20. CORACIIFORMES 38. Alcedinidae * 200-08310 Martin pescatore Alcedo atthis: SB, M reg, W 39. Meropidae 201-08390 Gruccione egiziano Merops persicus: (A-1) (PE, 1899, 3 ind.) * 202-08400 Gruccione Merops apiaster: M reg, B 40. Coraciidae * 203-08410 Ghiandaia marina Coracias garrulus: M reg, B irr (CH, 1995 ?) 41. Upupidae * 204-08460 Upupa Upupa epops: M reg, B 21. PICIFORMES 42. Picidae * 205-08480 Torcicollo Jynx torquilla: M reg, B, W par * 206-80560 Picchio verde Picus viridis: SB 207-08630 Picchio nero Dryocopus martius: SB, M irr ? * 208-08760 Picchio rosso maggiore Dendrocopos major: SB 209-08830 Picchio rosso mezzano Dendrocopos medius: SB 210-08840 Picchio dorsobianco Picoides leucotos SB, M irr

*

211-08870 Picchio rosso minore Dendrocopos minor: SB

22. PASSERIFORMES 43. Alaudidae * 212-09610 Calandra Melanocorypha calandra: SB, M reg, W par 213-09680 Calandrella Calandrella brachydactyla: M reg, B * 214-09720 Cappellaccia Galerida cristata: SB, M irr * 215-09740 Tottavilla Lullula arborea: SB, M reg, W * 216-09760 Allodola Alauda arvensis: SB, M reg, W 217-09780 Allodola golagialla Eremophila alpestris: M irr 44. Hirundinidae * 218-09810 Topino Riparia riparia: M reg, B * 219-09910 Rondine montana Ptyonoprogne rupestris: M reg, B, W par * 220-09920 Rondine Hirundo rustica: M reg, B reg 221-09950 Rondine rossiccia Cecropis daurica: M reg, B ? * 222-10010 Balestruccio Delichon urbicum: M reg, B 45. Motacillidae 223-10020 Calandro maggiore Anthus richardi: M irr * 224-10050 Calandro Anthus campestris: M reg, B * 225-10090 Prispolone Anthus trivialis: M reg, B, W? * 226-10110 Pispola Anthus pratensis: M reg, W 227-10120 Pispola golarossa Anthus cervinus: M irr, W irr * 228-10140 Spioncello Anthus spinoletta: M reg, B, W * 229-10170 Cutrettola Motacilla flava: M reg, B * 230-10190 Ballerina gialla Motacilla cinerea: SB, M reg, W * 231-10200 Ballerina bianca Motacilla alba: SB, M reg, W

Check list della flora e della flora e della fauna

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46. Bombycillidae 232-10480 Beccofrusone Bombycilla garrulus: M irr, W irr 47. Cinclidae * 233-10500 Merlo acquaiolo Cinclus cinclus: SB, M reg 48. Troglodytidae * 234-10660 Scricciolo Troglodytes troglodytes: SB, M reg, W 49. Prunellidae * 235-10840 Passera scopaiola Prunella modularis: SB, M reg, W 236-10940 Sordone Prunella collaris: SB, M reg, W 50.Turdidae * 237-10990 Pettirosso Erithacus rubecula: SB, M reg, W 238-11030 Usignolo maggiore Luscinia luscinia: M irr ? * 239-11040 Usignolo Luscinia megarhynchos: M reg, B * 240-11060 Pettazzurro Luscinia svecica: M irr, W irr * 241-11210 Codirosso spazzacamino Phoenicurus ochruros: SB, M reg, W par * 242-11220 Codirosso Phoenicurus phoenicurus: M reg, B * 243-11370 Stiaccino Saxicola rubetra: Mreg, B * 244-11390 Saltimpalo Saxicola torquata: SB, M reg, W * 245-11460 Culbianco Oenanthe oenanthe: M reg, B 246-11480 Monachella Oenanthe hispanica: M reg, B 247-11620 Codirossone Monticola saxatilis: M reg, B * 248-11660 Passero solitario Monticola solitarius: SB, M par, W par 249-11860 Merlo dal collare Turdus torquatus: M reg, B, Wpar * 250-11870 Merlo Turdus merula: SB, M reg, W * 251-11980 Cesena Turdus pilaris: M reg, W * 252-12000 Tordo bottaccio Turdus philomelos:

142

Allegati

SB par, M reg, W 253-12010 Tordo sassello Turdus iliacus: M reg, W * 254-12020 Tordela Turdus viscivorus: SB, M reg, W *

51. Sylviidae * 255-12200 Usignolo di fiume Cettia cetti: SB, M, W * 256-12260 Beccamoschino Cisticola juncidis: SB, M par, W par 257-12360 Forapaglie macchiettato Locustella naevia: M irr 258-12380 Salciaiola Locustella luscinioides: M reg * 259-12410 Forapaglie castagnolo Acrocephalus melanopogon: M reg, W, B ? 260-12420 Pagliarolo Acrocephalus paludicola: M reg? * 261-12430 Forapaglie Acrocephalus schoenobaenus: M reg, B 262-12500 Cannaiola verdognola Acrocephalus palustris: M reg, B * 263-12510 Cannaiola Acrocephalus scirpaceus: M reg, B * 264-12530 Cannereccione Acrocephalus arundinaceus: M reg, B * 265-12590 Canapino maggiore Hippolais icterina: M reg * 266-12600 Canapino Hippolais polyglotta: M reg, B 267-12620 Magnanina Sylvia undata: M reg, B 268-12640 Sterpazzola di Sardegna Sylvia conspicillata: M irr, B * 269-12650 Sterpazzolina Sylvia cantillans: M reg, B * 270-12670 Occhiocotto Sylvia melanocephala: SB, M reg, Wpar 271-12720 Bigia grossa Sylvia hortensis: M reg, B 272-12730 Bigia padovana Sylvia nisoria: M irr 273-12740 Bigiarella Sylvia curruca: M reg * 274-12750 Sterpazzola Sylvia communis: M reg, B * 275-12760 Beccafico Sylvia borin: M reg, B * 276-12770 Capinera Sylvia atricapilla: SB, M reg * 277-13070 LuĂŹ bianco Phylloscopus bonelli: M reg, B


278-13080 Luì verde Phylloscopus sibilatrix: M reg, B * 279-13110 Luì piccolo Pylloscopus collybita: SB, M reg, W * 280-13120 Luì grosso Pylloscopus trochilus: M reg, B ? * 281-13140 Regolo Regulus regulus: SB, M reg, W * 282-13150 Fiorracino Regulus ignicapilla: SB, M reg, W 52. Muscicapidae * 283-13350 Pigliamosche Muscicapa striata: M reg, B 284-13430 Pigliamosche pettirosso Ficedula parva: M reg ? * 285-13480 Balia dal collare Ficedula albicollis: M reg, B * 286-13490 Balia nera Ficedula hypoleuca: M reg *

53. Timaliidae * 287-13640 Basettino Panurus biarmicus: M irr, W irr, (B: PE, ante 1950) 54. Aegithalidae * 288-14370 Codibugnolo Aegithalos caudatus: SB, M par, W 55. Paridae * 289-14400 Cincia bigia Poecile palustris: SB, M par, W 290-14420 Cincia bigia alpestre Poecile montanus: SB ?, M irr ? * 291-14610 Cincia mora Periparus ater: SB, M par, W * 292-14620 Cinciarella Cyanistes caeruleus: SB, M par, W * 293-14640 Cinciallegra Parus major: SB, M par, W 56. Sittidae * 294-14790 Picchio muratore Sitta europea: SB, W par 57. Tichodromadidae 295-14820 Picchio muraiolo Tichodroma muraria: SB, M reg, W

58. Certhiidae 296-14860 Rampichino alpestre Certhia familiaris: SB, M par * 297-14870 Rampichino Certhia brachydactyla: SB, M reg, W 59. Remizidae * 298-14900 Pendolino Remiz pendulinus: SB, M reg, W 60. Oriolidae * 299-15080 Rigogolo Oriolus oriolus: M reg, B 61. Laniidae * 300-15150 Averla piccola Lanius collurio: M reg, B 301-15190 Averla cenerina Lanius minor: M reg, B irr ? 302-15200 Averla maggiore Lanius excubitor: M reg, W par * 303-15230 Averla capirossa Lanius senator: M reg, B 62. Corvidae * 304-15390 Ghiandaia Garrulus glandarius: SB, M reg, W * 305-15490 Gazza Pica pica: SB 306-15580 Gracchio alpino Pyrrhocorax graculus: SB 307-15590 Gracchio corrallino Pyrrhocorax pyrrhocorax: SB * 308-15600 Taccola Corvus monedula: SB * 309-15630 Corvo Corvus frugilegus: M irr, W * 310-15670 Cornacchia grigia Corvus cornix cornix: SB, M, W 311-15720 Corvo imperiale Corvus corax: SB (reintrodotto) 63. Sturnidae * 312-15820 Storno Sturnus vulgaris: SB, M reg, W 313-15830 Storno nero Sturnus unicolor: M irr 314-15840 Storno roseo Pastor roseus: M irr ? 64. Passeridae * 315-15910 Passera europea Passer domesticus: SB, M par

Check list della flora e della flora e della fauna 143


316-15920 Passera sarda Passer hispaniolensis: A-2 (PE, 1932;TE, 1998, 3 ind.)) * 317-15980 Passera mattugia Passer montanus: SB, M par 318-16040 Passera lagia Petronia petronia: SB, M par, W par * 319-16110 Fringuello alpino Montifringilla nivalis: SB 65. Estrildidae 320-10250 Bengalino comune Amandava amandava: M irr, B irr (TE, 1980?) 66. Fringillidae * 321-16360 Fringuello Fringilla coelebs: SB, M reg, W * 322-16380 Peppola Fringilla montifringilla: M reg, W * 323-16400 Verzellino Serinus serinus: SB, M par 324-16440 Venturone alpino Carduelis citrinella: M irr? * 325-16490 Verdone Carduelis chloris: SB, M reg, W par * 326-16530 Cardellino Carduelis carduelis: SB, M reg, W 327-16540 Lucherino Carduelis spinus: M reg, W, B irr (AQ, 2000) * 328-16600 Fanello Carduelis cannabina: SB, M reg, W 329-16620 Fanello nordico Carduelis flavirostris: A? 330-16630 Organetto Carduelis flammea: M irr 331-16650 Crociere fasciato Loxia leucoptera: A?

*

332-16660 Crociere Loxia curvirostra: SB, M irr, W irr 333-17100 Ciuffolotto Pyrrhula pyrrhula: SB, M par, W par * 334-17170 Frosone Coccothraustes coccothraustes: M reg, W, B *

67. Emberizidae 335-18470 Zigolo di Lapponia Calcarius lapponicus: A 336-18500 Zigolo delle nevi Plectrophenax nivalis: M reg, W irr 337-18560 Zigolo golarossa Emberiza leucocephalos: M irr, W irr * 338-18570 Zigolo giallo Emberiza citrinella: SB, M, W par * 339-18580 Zigolo nero Emberiza cirlus: SB, M reg, W * 340-18600 Zigolo muciatto Emberiza cia: SB, M reg, W * 341-18660 Ortolano Emberiza hortulana: SB, M reg 342-18730 Zigolo boschereccio Emberiza rustica: A 343-18740 Ziglolo minore Emberiza pusilla: A 344-18760 Zigolo dal collare Emberiza aureola: A? * 345-18770 Migliarino di palude Emberiza schoeniclus: M reg, W, B 346-18810 Zigolo capinero Emberiza melanocephala: M irr, Birr (CH, 1996?) * 347-18820 Strillozzo Emberiza calandra: SB, M reg, W

Specie presenti nella Riserva Naturale Regionale Lago di Penne.

144

Allegati


I Mammiferi d’Abruzzo Le 76 specie di mammiferi distribuiti nella Regione Abruzzo sono compresi in 24 famiglie e 7 ordini. Per la tutela di questi animali occorre un progetto di tutela ambientale che dalle aree protette arrivi a considerare l’Abruzzo come un insieme di ambienti considerati nell’ecoregione mediterranea. Specie di straordinario interesse scientifico oltre che di grande valore culturale come l’orso, il camoscio appenninico, il lupo e la lince dimostrano che sulle montagne abruzzesi si sono conservati i mammiferi più minacciati d’Europa. Nella check list sono stati considerati le 20 specie di Chirotteri, gli unici mammiferi volanti che diventano sempre più rari a causa della repentina trasformazione ecologica del territorio. Nell’elenco abbiamo inserito inoltre i grandi mammiferi marini spesso segnalati sulle nostre coste dopo i tragici spiaggiamenti. MAMMALIA INSECTIVORA Erinaceidae 1* Riccio europeo Erinaceus europaeus Linnaeus, 1758 Soricidae 2* Toporagno comune Sorex araneus Linnaeus, 1758 3 Toporagno nano Sorex minutus Linnaeus, 1766 4* Toporagno italico o appenninico Sorex samniticus Altobello, 1926 5 Toporagno acquatico di Miller Neomys anomalus Cabrera, 1907 6* Toporagno d’acqua Neomys fodiens (Pennant, 1771) 7 Mustiolo Suncus etruscus (Savi, 1822) 8 Crocidura a ventre bianco Crocidura leucodon (Hermann, 1780) 9* Crocidura minore Crocidura suaveolens (Pallas, 1811) Talpidae 10* Talpa europea Talpa europaea L. 17581 11* Talpa cieca Talpa caeca Savi, 1822 12* Talpa romana Talpa romana Thomas, 1902 CHIROPTERA Rhinolophidae 13 Rinolofo di Blasius Rhinolophus blasii Peters, 1866

14 Rinolofo euriale Rhinolophus euryale Blasius, 1853 15* Ferro di cavallo maggiore Rhinolophus ferrumequinum (Schreber, 1774) 16 Ferro di cavallo minore Rhinolophus hipposideros (Bechstein, 1800) Vespertilionidae 17* Vespertilio di Bechstein Myotis bechsteini (Leisler in Kuhl, 1818) 18* Vespertilio di Brandt Myotis brandti (Eversmann, 1845) 19* Vespertilio di Capaccini Myotis capaccinii (Bonaparte, 1837) 20* Vespertilio maggiore Myotis myotis (Borkhausen, 1797) 21* Vespertilio mustacchino Myotis mystacinus (Leisler in Kuhl, 1819) 22* Vespertilio di Natterer Myotis nattereri (Kuhl, 1818) 23* Pipistrello albolimbato Pipistrellus kuhli (Natterer in Kuhl, 1819) 24* Pipistrello nano Pipistrellus pipistrellus (Schreber, 1774) 25 Nottola Nyctalus noctula (Schreber, 1774) 26 Pipistrello di Savi Hypsugus savii (Bonaparte, 1837) 27* Serotino comune Eptesicus serotinus (Schreber, 1774) 28 Barbastello Barbastella barbastellus (Schreber, 1774) 29 Orecchione Plecotus auritus (Linnaeus, 1758) 30 Orecchione meridionale Plecotus Check list della flora e della flora e della fauna 145


austriacus (Fischer, 1829) 31* Miniottero Miniopterus schreibersi (Natterer in Kuhl, 1819) Molossidae 32 Molosso di Cestoni Tadarida teniotis (Rafinesque, 1814) LAGOMORPHA Leporidae 33* Lepre comune o europea Lepus europaeus Pallas, 1778 34 Lepre italica Lepus corsicanus De Winton, 18982 RODENTIA Sciuridae 35* Scoiattolo Sciurus vulgaris Linnaeus, 1758 Gliridae 36* Quercino Eliomys quercinus (Linnaeus, 1766) 37* Ghiro Glis glis (Linnaeus, 1766) 38* Moscardino Muscardinus avellanarius (Linnaeus, 1758) Microtidae 39* Arvicola rossastra o dei boschi Clethrionomys glareolus (Schreber, 1780) 40 Arvicola terrestre Arvicola terrestris (Linnaeus, 1758) 41* Arvicola di Savi Microtus savii (de SĂŠlys Longchamps, 1838) 42 Arvicola delle nevi Chionomys nivalis (Martins, 1842) Muridae 43* Topo selvatico a collo giallo Apodemus flavicollis (Melchior, 1834) 44* Topo selvatico Apodemus sylvaticus (Linnaeus, 1758) 45* Ratto delle chiaviche o Surmolotto Rattus norvegicus (Berkenhout, 1769) 46* Ratto nero o dei tetti Rattus rattus (Linnaeus, 1758) 47* Topo domestico o Topolino delle case Mus domesticus Schwarz & Schwarz, 1943

146

Allegati

Hystricidae 48 Istrice Hystrix cristata Linnaeus, 1758 Myocastoridae 49* Nutria Myocastor coypus (Molina, 1782) CARNIVORA Canidae 50* Lupo Canis lupus Linnaeus, 1758 51* Volpe Vulpes vulpes (Linnaeus, 1758) Ursidae 52 Orso bruno marsicano Ursus arctos marsicanus Altobello, 1921 Mustelidae 53* Tasso Meles meles (Linnaeus, 1758) 54* Donnola Mustela nivalis Linnaeus, 1766 55* Puzzola Mustela putorius Linnaeus, 1758 56* Lontra Lutra lutra (Linnaeus, 1758) 57* Faina Martes foina (Erxleben, 1777) 58 Martora Martes martes (Linnaeus, 1758) Felidae 59* Gatto selvatico Felis silvestris silvestris Schreber, 17773 60 Lince Lynx lynx (Linnaeus, 1758) CETACEA Balaenopteridae 61 Balenottera comune Balaenoptera physalus (Linnaeus, 1758) Physeteridae 62 Capodoglio Physeter catodon Linnaeus, 1758 Ziphiidae 63 Zifio Ziphius cavirostris Cuvier G., 1832 Delphinidae 64 Tursiope Tursiops truncatus (Montagu, 1821) 65 Stenella Stenella coeruleoalba (Meyen, 1833) 66 Delfino comune Delphinus delphis Linnaeus, 1758 67 Grampo Grampus griseus (Cuvier G., 1812)


ARTIODACTYLA Suidae 68* Cinghiale Sus scrofa Linnaeus, 1758 Cervidae 69 Cervo Cervus elaphus Linnaeus, 1758 70 Daino Dama dama (Linnaeus, 1758)

*

71* Capriolo Capreolus capreolus (Linnaeus, 1758) Bovidae 72 Camoscio appenninico Rupicapra pyrenaica ornata Neumann, 1899

Specie presenti nella Riserva Naturale Regionale Lago di Penne.

Lista delle specie di pipistrelli segnalati nel territorio dei Siti di Interesse Comunitario “Lago di Penne”, “Voltigno e Valle d’Angri” Rinolofidi Rhinolophus ferrumequinum Rhinolophus hipposideros

RISERVA LAGO DI PENNE Grotta Vitello d’Oro FARINDOLA Grotta Vitello d’Oro FARINDOLA e cavità limitrofe

VALLE D’ANGRI Grotta Vitello d’Oro FARINDOLA Grotta Vitello d’Oro FARINDOLA e cavità limitrofe

Vecchio Mulino di Penne Vespertilionidi Eptesicus serotinus Hypsugo savii Myotis blythii Myotis myotis Myotis daubentonii Myotis emarginatus Pipistrellus kuhlii Pipistrellus pipistrellus Plecotus austriacus Miniotteridi Miniopterus schreibersii Molossidi Tadarida teniotis

Collina di Collalto Diga Lago di Penne Ponte Gallero Diverse località Abitato di Penne Abitato di Penne Collina di Collalto Diga Lago di Penne Ponte Gallero Grotta Vitello d’Oro FARINDOLA Diverse località Diverse località Collina di Collalto

Diverse località Grotta Vitello d’Oro FARINDOLA

Fiume Tavo Grotta Vitello d’Oro FARINDOLA Diverse località Diverse località

Diverse località Diverse località

Diverse località

Ricerche 1995-2012 dott. Vincenzo Ferri (Studio associato Natura Arcadia – vincenf@tin.it)

Check list della flora e della flora e della fauna 147


Riserva Lago di Penne - tesi di laurea 1) EDUCAZIONE AMBIENTALE E TUTELA DEGLI ECOSISTEMI: PROPOSTE E PERCORSI FORMATIVI DEL WWF Laureanda: Giovanna Marrama Università degli Studi “G. D’annunzio” Chieti Facoltà di Lettere e Filosofia Anno Accademico 1992/93 2) VARIABILITÀ GENETICA E MORFOLOGICA IN POPOLAZIONI CIRCUMMEDITERRANEE DELLE SPECIE APODEMUS (SYLVAEMUS) SILVATICUS E A. (S.) FLAVICOLLIS (RODENTIA MURIDAE) Laureando: Marco Coppola Università degli Studi di Roma “La sapienza” Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali Corso di laurea in Scienze Naturali Anno Accademico 1994/95 3) ECONOMIA ED AREE PROTETTE: IL PROGETTO PILOTA DELLA RISERVA NATURALE REGIONALE LAGO DI PENNE Laureanda: Ilda Natale Università degli Studi “G. D’annunzio” Chieti Facoltà di Economia e Commercio Pescara Anno Accademico 1995/96 4) CORSO DI PERFEZIONAMENTO POST-LAUREA IN ECONOMIA DELLA GESTIONE DI RISORSE AMBIENTALI - “AREE PROTETTE E SVILUPPO: PANORAMA DELLE COOPERATIVE AMBIENTALI IN ABRUZZO” Laureanda: Ilda Natale Università di Perugia - l.U.I.S.S. di Roma - CIPLA (centro interuniversitario per l’ambiente) Facoltà di Economia e Commercio-Facoltà di Agraria Anno Accademico 1996/97 5) ASPETTI ECOLOGICI DI DUE POPOLAZIONI SIMPATRICHE DI APODEMUS (SYLVAEMUS) SYLVATICUS (L.) E APODEMUS (S.) FLAVICOLLIS (MELCHIOR) MAMMALIA RODENTIA NELLA RISERVA NATURALE REGIONALE LAGO DI PENNE (PE) Laureanda: Elena Vasile Università degli Studi di Bologna Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali Corso di laurea in Scienze Naturali Anno Accademico 1996/97 6)

148

ORGANIZZAZIONE SPAZIALE NELLA FAINA (MARTES FOINA ERXLEBEN 1777) Laureando: Carlo Rondinini Università degli Studi di Roma “La Sapienza” Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali Corso di laurea in Scienze Biologiche Anno accademico 1996/97

Allegati


7)

AREE PROTETTE E INCENTIVAZIONI DELLE ATTIVITÀ COMPATIBILI IL CASO DELLA REGIONE ABRUZZO Laureando: Ottavio Saia Università degli Studi “G. D’annunzio” Chieti Facoltà di Economia e Commercio Pescara Anno Accademico 1996/97

8)

IL PARCO DELLA CITTADELLA AD ANCONA: UN PERCORSO PER NON VEDENTI Laureando: Andrea Cinti Università degli Studi “G. D’annunzio” Chieti Facoltà di Architettura di Pescara Di.T.A.C. - Corso di progettazione ambientale Anno Accademico 1996/97

9) ORGANIZZAZIONE SPAZIALE, USO, SELEZIONE DELL’AMBIENTE E ATTIVITÀ DI PUZZOLA EUROPEA (MUSTELA – PUTORIUS L.) E FAINA (MARTES FOINA ERXLEBEN, 1777) SIMPATRICHE IN AMBIENTE RURALE APPENNINICO ABRUZZESE Laureando: Federico Striglioni Università di Bologna Facoltà di Scienze Naturali Anno Accademico 1997/1998 10) ORDINAMENTO E GESTIONE DELLE RISERVE NATURALI REGIONALI. IL CASO DELLA RISERVA LAGO DI PENNE TRA PROTEZIONE NATURALISTICA E PROGETTI D’IMPRESA Laureanda: Delle Castelli Luciana Università degli Studi “G. D’annunzio” Chieti Facoltà di Economia di Pescara Corso di laurea in Economia e Commercio Anno Accademico 1998/99 11) ANALISI COMPARATIVA DELL’USO DELLO SPAZIO IN RELAZIONE ALLE STRATEGIE RIPRODUTTIVE IN PUZZOLA E FAINA SIMPATRICHE Laureanda: Romina Fusillo Relatore prof. Luigi Boitani Università di Roma “La Sapienza” Anno Accademico 1999/2000 12) ORGANIZZAZIONETEMPORALE DELL’ATTIVITÀ E MOBILITÀ NELLA PUZZOLA (MUSTELA PUTORIUS) Laureando: Manlio Marcelli Relatore prof. Luigi Boitani Università di Roma “La Sapienza” Anno Accademico 1999/2000 13) DEPOSITI QUATERNARI DELL’ALTA VAL TAVO DEL GALLERO E DEL LAGO DI PENNE Laureanda: Marrone Gilmar Università degli Studi “G. D’annunzio” Chieti Facoltà di Geologia Anno Accademico 2000/2001

Elenco Tesi di laurea 149


14) ASPETTI VEGETAZIONALI E PROTEZIONISTICI DELLA RISERVA NATURALE REGIONALE LAGO DI PENNE” Laureanda: Celaia Stefania Università degli Studi dell’Aquila Facoltà di Scienze Biologiche 15) USO DELL’HABITAT E RISORSE TROFICHE DELLA PUZZOLA (MUSTELA PUTORIUS) Laureanda:Valentina Ercoli Relatore prof. Luigi Boitani Università di Roma “La Sapienza” Anno Accademico 2000/2001 16) L’AGRICOLTURA BIOLOGICA NELLE AREE PROTETTE IL CASO DELLA RISERVA NATURALE REGIONALE LAGO DI PENNE Laureanda: Claudia Colangeli Università di Roma “La Sapienza” Facoltà di Sociologia Anno Accademico 2000/2001 17) AUTOSUFFICIENZA ENERGETICA DEL CENTRO DI EDUCAZIONE AMBIENTALE DI COLLALTO Laureanda: Paola di Teodoro Università degli Studi “G. D’annunzio” Chieti Facoltà di Architettura di Pescara Anno Accademico 2000/2001 18) UNA NUOVA COSCIENZA AMBIENTALE: OASI NATURALISTICA CITTÀ DI PENNE Laureando: Luciano Griffo Università degli Studi “G. D’annunzio” Chieti Facoltà di Architettura di Pescara Anno Accademico 2001/2002 19) L’EFFETTO ECO-TURISMO NELLA RISERVA NATURALE REGIONALE LAGO DI PENNE Laureanda: Giansante Cinzia Università degli Studi “G. D’annunzio” Chieti Facoltà di Economia di Pescara Corso di laurea in Economia e Commercio Anno Accademico 2001/2002 20) IL POPOLAMENTO AGIOMETRIDAE DEL VERSANTE OCCIDENTALE DEL GRAN SASSO Laureando:Virgilio Totani Relatore: prof. Dell’Agata Università dell’Aquila Facoltà di Scienze MM.FF.NN Anno Accademico 2002/2003 21) VALORIZZAZIONE DELLE PECULIARITÀ DELLE OASI PROTETTE, IL CASO DELLA RISERVA NATURALE DEL LAGO DI PENNE Laureanda Chiara De Laurentiis Università degli studi di Bologna Facoltà di Agraria Anno Accadanico 2002/2003 150

Allegati


22) PROGETTO DEL SISTEMA INFORMATIVO TERRITORIALE DI UN PIANO DI GESTIONE FORESTALE CASO DI STUDIO LA RISERVA REGIONALE LAGO DI PENNE Laureanda: Angela Artese Relatore: Prof. Massimo Rumor Università degli Studi di Venezia Facoltà di Pianificazione del Teritorio 23) IL WWF E LO SVILUPPO SOSTENIBILE Laureanda: Migliore Maria Teresa Relatore: prof. Antimo Luigi Farro Università di Roma “La Sapienza” Facoltà di Sociologia Anno Accademico 2004/2005 24) LA FUNZIONE COMUNICATIVA DEI MUSEI Il museo naturalistico della farfalla Relatore: prof.sa Peroni Raffaella Laureanda: Bottini Sabrina Università degli Studi dell’Aquila Facoltà di Scienze della Formazione Anno Accademico 2005/2006 25) ANALISI AMBIENTALE PER IL CORRIDOIO ECOLOGICO DEL FIUME TAVO (PROVINCIA DI PESCARA) Laureando: Giorgio Colangeli Relatore: prof. Pierantonio Tetè, prof. Gianfranco Pirone, prof. Bernardino Romano, Fernando Di Fabrizio. Università dell’Aquila Facoltà di Scienze MM.FF.NN Corso di laurea in Scienze Ambientali Anno Accademico 2005/2006 26) I SISTEMI INFORMATIVI TERRITORIALI PER LA PIANIFICAZIONE DI ASSETTO DELLE AREE PROTETTE: UNA SPERIMENTAZIONE SULLA RISERVA REGIONALE DEL LAGO DI PENNE Relatore: prof. Bernardino Romano Laureando: Gianluca Di Carmine Università degli Studi dell’Aquila Facoltà di Ingegneria Anno Accademico 2008/2009 27) LONTRA EURASIATICA: PROTEZIONE, GESTIONE E CONSERVAZIONE Laureando: Daniele Di Ottavio Relatore: prof. Stefano Tommasini. Correlatore: Fernando Di Fabrizio. Università degli Studi di Bologna Facoltà di Scienze MM.FF.NN Corso di laurea triennale in Scienze Naturali Anno Accademico 2010/2011

Elenco Tesi di laurea 151



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