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MUSICA
SA BATO
28 MAGGIO
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L’ambasciatore africano del reggae senza frontiere
Agostino Mela / cortesia Eje
ALPHA BLONDY
Cortesia EJE
•SPECIALE EUROPEAN JAZZ EXPO•
Ha cantato in ashanti, francese, bauole, arabo, malinke, inglese e wolof, oltre che nel natìo dioula: di mamma musulmana e papà cristiano, l’ivoriano Seydou Koné ha basato sull’interculturalità la propria vita prima ancora della carriera; dopo il liceo e le prime esperienze musicali e politiche (nel movimento studentesco di Odienné), studia in Liberia e si trasferisce poi a New York, dove si laurea in Inglese e si avvicina al tafarismo. Rientrato in Costa d’Avorio, assume il nome d’arte di Alpha Blondy, con il quale firma il primo Lp nel 1982: lo stile prescelto è ovviamente il reggae, nella variante africana, e per i suoi fans – subito conquistati dalla satira antipoliziesca di Brigadier Sabari – diventa «il Bob Marley d’Africa». Lui li prende in parola: registra una rivisitazione della marleyana War e negli anni successivi si farà accompagnare a più riprese dai Wailers in sale d’incisione giamaicane. Né viene meno l’impegno politico e sociale: dall’album «Apartheid Is Nazism» alle campagne contro le mine antiuomo (Who Are You con Ophelie Winter), le malattie infantili, l’orrore dei bambini soldato. Anche la sua fede religiosa è lontana da ogni fondamentalismo, proponendo anzi – attraverso una lettura incrociata di Bibbia, Corano e Torah – l’unità tra islamismo, cristianesimo ed ebraismo. Una delle sue canzoni più significative è Yitzhak Rabin, dedicata al primo ministro israeliano che – a differenza dei suoi predecessori e successori – riconobbe il diritto dei palestinesi all’autogoverno e fu perciò assassinato. Alessandro Achilli
ORE 22:20 _ARENA
101 microlezioni di jazz
I visionari
a cura di F.Bi.
Andrea Boccalini-Cortesia EJE
PARLA LA FRONT LINE: MIRKO GUERRINI E NICO GORI
Piccola Arena ore 20
Siete le ance del gruppo. V’influenzate l’un l’altro? MG: Con Nico mi trovo molto bene. Dopo diversi anni l’intesa è cresciuta a tal punto che abbiamo messo su un progetto nuovo ispirato a Lee Konitz & Warne Marsh. Suoniamo strumenti simili ma credo che la coppia funzioni soprattutto per la grande diversità espressiva tra noi, che nel corso del tempo si è sicuramente ridotta senza però arrivare all’imitazione vicendevole. NG: Ci conosciamo dai tempi delle medie e negli anni il nostro rapporto musicale e umano è maturato grazie all’esperienza con I Visionari. Ognuno dei due influenza l’altro e, nonostante la grande differenza solistica e stilistica, abbiamo trovato un affiatamento incredibile, che stiamo sfruttando anche nel progetto Koiete solisti e leader di formazioni diverse; nitz-Marsh, un quartetto pianoless che ci dà grandi possibieppure si ha l’impressione che tra i cinque lità espressive, esattamente come i Visionari. Visionari non ci siano troppi galli in un pol- Capita mai che v’incontriate al di fuori delle scene, malaio. Qual è il segreto dei vostri equilibri? gari per una cena, una birra o una scampagnata? MG: È che ognuno si sente migliore degli altri: MG: Capita che tra una bevuta e l’altra, una cena e l’altra ci equilibrio perfetto. si ritrovi ogni tanto su un palco per suonare. Ma le emozioni NG: Prima di tutto il rispetto e la voglia di fare e il divertimento sono gli stessi, tanto che a volte non ci musica insieme. Ognuno di noi porta il pro- accorgiamo della differenza e ci arrabbiamo con il fonico di prio bagaglio musicale e insieme cerchia- palco se non ci porta le birre ordinate! mo di unire le forze e NG: Mirko, Stefano e io abile intenzioni per creare un sound di tiamo nella stessa città: un gruppo. Da alcuni concerti abbiabuon motivo per vederci mo anche ampliato il repertorio con spesso e fare baldoria tra Non sono solo le lungimiranze musicali del gruppo ad brani composti da tutti noi, ciascuno vecchi amici: Mirko e Stefano averne definito il nome ma anche un’ispirazione di Bolcon le sue sonorità ma uniformati dal erano addirittura compagni lani: «Il tutto deriva», dichiarava il pianista all’uscita de suono che i Visionari hanno costruito di banco al liceo, mentre io, «I visionari», «dalla mia grande passione per le Visions in questi dieci anni. Sì, ognuno di noi di qualche anno più giovafugitives op. 22 di Prokof’ev: venti piccoli, fulminanti si sente più ganzo ma quell’equilibrio ne, mi sono unito a loro sin brani che hanno avuto per me una grande importanza». perfetto non è raggiungibile senza ridai tempi del conservatorio, spetto e stima reciproci! complice l’amore per il jazz.
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MA PERCHÉ I VISIONARI?
«Non studio mai la chitarra… Ogni tanto apro la custodia e lancio dentro un pezzo di carne cruda». Wes Montgomery «In quindici secondi, la differenza tra composizione e improvvisazione è che nella composizione hai tutto il tempo che vuoi per decidere cosa dire in quindici secondi, mentre nell’improvvisazione hai quindici secondi». Steve Lacy
DA NON PERDERE ore
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12 13 17 18 19
Teatro della Fontana Egea Live Presents: Gnu Quartet feat. Francesco Bearzatti Village KB Connection Teatro della Fontana Lokomotive Trio feat. Luca Aquino Piccola Arena Marcotulli-Biondini-Girotto Teatro dei Semi Helge Lien Trio Village Pascal Schumacher Quartet
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20:45 21 21:30
Expop Teatro Accademia degli Artefatti: My Arm Teatro della Fontana Negroni’s Trio Teatro dei Semi Jean François Baez Trio
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MUSICA
WHAT’S NEW? MATTIA CIGALINI! La suite del giovane sassofonista giunge finalmente sul palco Tra i ringraziamenti di «Res nova», il nuovo album di Cigalini (classe ’89), sono finiti pure Béla Bartók e Johann Sebastian Bach, forse perché, sebbene sia un prodotto «molto jazz, un amante della musica classica potrebbe trovarci qual-
che spunto interessante…», ci dice il suo produttore Patrizio Romano. Patrizio, in che modo è avvenuto l’incontro con Mattia? Voleva farmi sentire dei brani e così ascoltai un concerto registrato a Macerata, se non sbaglio, l’estate scorsa. Suonava i pezzi del disco in versioni differenti. All’inizio non sapevo cosa aspettarmi; poi quando l’ho sentiti sono rimasto stupefatto: davvero una bella sorpresa. Si trattava di una specie di suite. Parlando con Mattia ho scoperto che ascolta molta musica classica e infatti, più che il suono del sax contralto e l’abilità tecnica e strumentale, l’aspetto che mi colpì fa la scrittura, molto adulta e particolare. In «Res nova» si passa da pianissimi a momenti quasi free. Anche in quella registrazione per così dire casalinga suonava con il quartetto del disco? Sì, è un gruppo messo in piedi da lui con Mario Zara al pianoforte e una ritmica contrastante, compo-
Teatro dei Semi ore 12
sta da Yuri Goloubev al contrabbasso e Toni Arco alla batteria; due personalità diverse e due musicisti che suonano molto. A riprova della maturità di Mattia, devo dire che è riuscito a gestirli molto bene. Sei intervenuto molto in fase di registrazione? Abbiamo discusso poche cose, Mattia aveva le idee chiare e di conseguenza i miei interventi sono stati minimi. Dobbiamo conisderare «Res nova» un episodio dettato da una semplice proposta o è l’inizio di una collaborazione che potrebbe diventare duratura? Spero vivamente di poter proseguire il discorso iniziato. Non possiamo parlare di nuovi lavori perché il disco è appena uscito sul mercato e francamente, da produttore, mi auguro che vada bene. Sarà difficile ripropre un lavoro basato su una suite come questo ma sono convinto che al momento giusto le idee non mancheranno.
Al «Chiaro» di Aquino ORE 21
_MARQUEE STAGE
Munito di strumenti e d’una gran voglia di esplorare, per il nuovo disco Aquino ha fatto tutto da solo. Ha lasciato la Universal senza certezze, stimolato dall’idea di lavorare per la Tuk Musik di Paolo Fresu. Si è diretto in completa solitudine a Oslo per registrare con due musicisti dalla scena norvegese: Audun Erlien e Wetle Hoste. Ne è uscito un trio tromba-basso-batteria dai «suoni pazzeschi», come puntualizza Patrizio Romano, «davvero insoliti per la scena italiana». A quanto pare c’è voluta un mattinata intera solo per regolare le pelli della batteria. Ma la vera sorpresa di «Chiaro», è un’inaspettata versione di La mer di Charles Trenet cantata da Lucio Dalla.
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DENNIS BOVELL Il maestro del dub è all’Eje nella duplice veste di dj e musicista Cos’hanno in comune il reggae militante di Linton Kwesi Johnson, Steel Pulse e Alpha Blondy, il pop di Thompson Twins e Bananarama, l’afrobeat di Fela Kuti, l’avant chic di Ryuichi Sakamoto, lo ska dei Madness, il free jazz punk inglese di Pop Group e Slits, il funk punk degli Orange Juice, il lovers rock di Janet Kay? Un produttore, Dennis Bovell, nella cabina di regia di almeno uno dei loro dischi, spesso il migliore o il più singolare. Benché nato alle Barbados, Bovell incontrò la musica della vicina Giamaica a Londra, dove si trasferì dodicenne con i genitori, nel 1965. Si specializzò nel dub, prima come dj, poi come tecnico del suono e infine come polistrumentista, fonico e produttore. Incise anche dischi a proprio nome (o sotto lo pseudonimo Blackbeard) ma deve la propria fama soprattutto al lavoro su opere altrui, dagli albori del reggae britannico a dischi recenti come «Eena Me Corner» di Jean Binta Breeze. Il sodalizio maggiormente duraturo è quello da leader della Dub Band con il poeta del reggae più politico, Linton Kwesi Johnson, ma tra i vertici assoluti ci sono i dischi del Pop Group e delle Slits: in particolare dalle scatenate punkettine inglesi, a malapena capaci di tenere in mano uno strumento ma piene di curiosità per tutte le altre musiche (dal reggae all’improvvisazione radicale), riuscì a cavare un disco, «Cut», che non dimostra affatto i suoi trentadue anni. Alessandro Achilli
Sunflower FRANCESCA CORRIAS CANTA IN TUTTE LE LINGUE CHE CONOSCE E ANCHE QUALCUNA DI PIÙ. OGGI POMERIGGIO ANTEPRIMA DEL NUOVO SUNFLOWER
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taliano, portoghese e inglese, alternati e riproposti all’infinito: il jazz dei sardi Sunflower, diretti dalla voce di Francesca Corrias, si veste di colori multietnici che ne rinverdiscono le radici spurie. Così dal vivo e così nel disco d’esordio, «Frattale», pubblicato nel 2009. «Sono laureata in lingue: ho studiato inglese, francese e portoghese, e ne ho approfittato per scrivere in tutte quelle che conosco. Nel disco manca il francese ma potrebbe comparire in qualche brano che magari proporremo dal vivo. Nel prossimo, che incideremo a breve, aggiungerò la lingua zulu e canterò anche in stile rap. In quanto cantante e compositrice ho tentato di sfruttare la fonetica, la musicalità e le loro particolarità, come per esempio la differente sonorità che ognuna di queste conserva. Ovviamente nella scelta del portoghese c’è l’influenza della musica brasiliana che ascolto da quand’ero piccola». Sandro Mura al pianoforte, Filippo Mundula al contrabbasso e Pierpaolo Frailis alla batteria si sono ritrovati nel 2005 a Cagliari; suonavano spesso in un locale che si chiama Marlin: soprattuto standard, fin quando non hanno messo in piedi un repertorio originale che poi hanno continuato a elaborare dal vivo per portarlo
Village ore 17
Andrea Boccalini
dj set: ore 1, Off-Expo Jazzino Cineworld con Jean Binta Breeze, domani, ore 17, teatro della Fontana
in studio con il contributo del produttore Michele Palmas. «La nostra musica si nutre di tutto ciò che ci ha influenzato», prosegue la cantante: «dal Brasile ai Beatles, passando per Chet Baker e Miles Davis ma soprattutto per grandi pianisti come Bill Evans, Keith Jarrett ed Enrico Pieranunzi». Oggi a Cagliari presenteranno in anteprima i materiali del nuovo album, in compagnia di un sax d’eccezione: Stefano D’Anna.
A BRUCIAPELO Francesca, ci dici un musicista con il quale vorresti o avresti voluto suonare? Thelonious Monk. Un musicista sardo da riscoprire? Mio padre, Giuseppe Corrias. Un musicista sardo da salvaguardare? Rossella Fa.
Tre dischi da isola deserta. John Coltrane: «A Love Supreme»; Stevie Wonder: non ricordo il titolo ma è quello dove c’è il brano Pasta Paradise; l’album bianco dei Beatles.
www.musicajazz.it Supplemento a Musica Jazz, anno LXVI, n. 5 (726), maggio 2011
Musica Jazz Daily Speciale European Jazz Expo 2011
Direttore responsabile Filippo Bianchi
Redazione Luca Civelli e Alessandro Achilli
Vicecaposervizio Alessandro Achilli aachilli@22publishing.it
Testi Luca Civelli, tranne quando diversamente indicato
Assistente di redazione Alessandra Andretta aandretta@22publishing.it
Editing Alessandro Achilli
Progetto grafico Pier Paolo Pitacco per Cento per Cento, Milano Graphic designer: Silvia Rappini
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Ottobre nuovo disco Piano Duet Chick Corea & Stefano Bollani ECM 2222
Stefano Bollani su ECM foto: Robert Lewis
Stone In The Water
ECM 1964
ECM 2080
Stefano Bollani, pianoforte Jesper Bodilsen, contrabbasso Morten Lund, batteria
Piano Solo Stefano Bollani, pianoforte
New York Days
Tati
The Third Man
Easy Living
Enrico Rava, tromba Stefano Bollani, pianoforte Mark Turner, sassofono tenore Larry Grenadier, contrabbasso Paul Motian, batteria
Enrico Rava, tromba Stefano Bollani, pianoforte Paul Motian, batteria
Enrico Rava, tromba Stefano Bollani, pianoforte
Enrico Rava, tromba Gianluca Petrella, trombone Stefano Bollani, pianoforte Rosario Bonaccorso, contrabbasso Roberto Gatto, batteria ECM 1760
ECM 2064
ECM 1921
ECM 2020
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Maria Pia De Vito Cortesia EJE
Colmare il vuoto: una sfida continua
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arebbe valsa la pena di domandare a Maria Pia De Vito se a distanza di poco più d’un anno quel gap sia stato colmato, avvicinato, saldato; se urgenza e necessità l’abbiano portata a trovare e ricevere risposte, o se il viaggio, il dibattuto tema che tanti artisti affrontano, sia ancora in corso. Certo è che l’album rimane uno dei più belli e avventurosi usciti nell’ultimo anno in forza di una scaletta che schiva le consuetudini e crea ponti neanche troppo immaginari tra ascoltatori coraggiosi. Perché «Mind The Gap» può piacere a chi ama il jazz meno convenzionale, il rock e il pop, l’elettronica più liberamente sofisticata. C’è il segno di un’artista che usa il mezzo elettronico in modo estensivo, con piena consapevolezza dei limiti e delle possibilità degli strumenti, coadiuvata da una band tecnicamente e soprattutto tecnologicamente avanzata: Roberto Cecchetto (chitarra), Claudio Filippini (pianoforte e tastiere), Luca Bulgarelli (basso e contrabbasso) e Walter Paoli (batteria), tutti legati dall’elettronica. Sarà interessante notare come affronteranno brani di Jimi Hendrix, Randy Newman, Annie Lennox e Björk. Nuove risposte? Nuovi interrogativi risolti? Difficile a dirsi. Certo è che «Mind The Gap» incarna lo spirito di una della voci più interessanti della scena europea.
ore 19
BUONA LA PRIMA!
TEATRO DELLA FONTANA
Elena Ledda e Rita Marcotulli premiate in un clima di festa
11 - 17 luglio 2011
Jazz workshop internazionali DANILO PEREZ
Alessandro Achilli
PIù che a considerazioni sulla musica ascoltata (troppo poca per poter essere giudicata) dedichiamo questa recensione alle impressioni che il parco provinciale Monteclaro ci ha fornito nel primo giorno effettivo del festival. Gerardo Casiello (al pianoforte, chitarra e voce) e la sua Contrada (Emiliano Pallotti alla fisarmonica, Antonio Ragosta alla chitarra, Stefano Napoli al contrabbasso e Pasquale Angelini alla batteria) hanno proposto i brani dell’album «Contrada Casiello», finalista al premio Tenco 2010. Un’acustica fortemente penalizzante (troppo secca la ritmica, soprattutto la batteria) non favoriva arrangiamenti ben congegnati dall’intera band. Buoni gli interventi solistici di Ragosta (che per l’occasione impugnava una Fender Telecaster) e dell’ospite Tony Cattano al trombone, anche impegnato ai rinforzo in fase di accaompagnamento. Alla Piccola Arena il Premio Eje 2011 veniva consegnato alla cantante sarda Elena Ledda e alla pianista e compositrice Rita Marcotulli, già assieme in numerose occasioni, come raccontavano le immagini dei video proiettati in una pausa del concerto. Si alternava sul palco una serie di ospiti tra i più vari: un trio di ballerine, Mauro Palmas, Luciano Biondini. Al momento di chiudere l’edizione odierna del nostro quotidiano, lo spettacolo del Tony Clifton Circus stava ancora attendendo l’oscurità per iniziare, né ovviamente abbiamo potuto assistere ai concerti successivi.
JOHN PATITUCCI
SHEILA JORDAN
LAGE LUND
DAVE LIEBMAN
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JOE LA BARBERA
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Luigi Pomata: Jazz Kitchen La ricetta del sabato
Lasagnette di carasau al profumo d’agrumi con carciofi, gamberi e pecorino sardo Ingredienti per quattro persone: • 4 fogli di pane carasau • 20 arance • 20 limoni • 2 carciofi • 12 spicchi d’aglio • 150 ml di vino bianco • 300 gr di gamberi • 60 gr di pecorino sardo • 100 cl di latte • 20 gr di burro • 200 cl d’olio • sale quanto basta • pepe quanto basta • 200 cl di brodo vegetale
Anche oggi, come ogni giorno su Musica Jazz Daily, Luigi Pomata propone ai nostri lettori una delle sue rinomate ricette.
Procedimento Pulire i carciofi privandoli del gambo legnoso, della parte interna e della parte esterna. Tagliarli a cubetti. In padella con uno spicchio d’aglio in camicia far rosolare i carciofi; ba-
Adesso diamo i numeri e scegliamo noi! 10/100: i cento migliori dischi del decennio Criteri di selezione La presente selezione è operata sulla base dei dischi recensiti sulle pagine di Musica Jazz dal febbraio 2001 – esordio di Filippo Bianchi alla direzione – al dicembre 2010. Sono stati solamente presi in considerazione [1] il disco del mese e [2] i dischi contrassegnati dal bollino, che non è previsto per le ristampe. Elenchiamo i dischi riportando: [1] titolare del disco; [2] titolo; [3] casa discografica; [4] anno di registrazione; [5] mese e anno di pubblicazione della recensione. _Baars-Rudd, «Four», Data 1998 | gennaio 2002 _Fabio Morgera, «Colors», Red 2000 | novembre 2002 _Matthew Herbert, «Goodbye Swingtime», Accidental 2002 | luglio 2003 _Heiner Goebbels, «Eislermaterial», Ecm 1998 | agosto 2003 _Steve Coleman, «Lucidarum», Label Bleu 2003 | giugno 2004 _Roscoe Mitchell, «Composition/Improvisation Nos. 1, 2 & 3», Ecm 2004 | agosto-settembre 2004 _Rivers-Rudolph-Eisenstadt, «Vista», Meta 2003 | agosto-settembre 2004 _Susie Ibarra, «Folklorico», Tzadik 2004 | maggio 2005 _Wynton Marsalis, «Unforgivable Blackness», Blue Note 2003 | maggio 2005 _Kenny Wheeler, «What Now?», Camjaz 2004 | maggio 2005 _Solex - Maarten Altena Ensemble, «In The Fishtank 13», Konkurrent 2004 | maggio 2005 _Dennis Chambers, «Planet Earth», Bhm 2004 | agosto-settembre 2005 _Sonny Rollins, «Without A Song - The 9/11 Concert», Milestone 2001 | gennaio 2006 _Israelite-Zorn, «Orobas (Book Of Angels Vol. 4)», Tzadik 2005 | luglio 2006 _Branford Marsalis, «Braggtown», Marsalis Music 2006 | aprile 2007 _Hard-Medeski-Shipp, «Radical Reconstructive Surgery», Thirsty Ear 2004 | maggio 2007 _Steve Kuhn, «Live At Birdland», Blue Note 2006 | luglio 2007 _John Surman, «The Spaces In Between», Ecm 2006 | agosto-settembre 2007 _Paul Bley, «Solo In Mondsee», Ecm 2007 | ottobre 2007 _Michael Brecker, «Pilgrimage», Wa 2006 | ottobre 2007 _Paul Motian, «Live At The Village Vanguard Vol. II», Winter & Winter 2006 | gennaio 2009 _Charles Tolliver, «Emperor March», Half Note 2008 | agosto-settembre 2009 _Carla Bley, «Carla’s Christmas Carols», Watt 2008 | gennaio 2010 _Nellie McKay, «Normal As Blueberry Pie: A tribute To Doris Day», Verve 2009 | novembre 2010 _Wyatt-Atzmon-Stephen, «For The Ghosts Whithin», Domino 2010 | novembre 2010
gnare con un cucchiaino di brodo e frullare. Passare al setaccio e rimettere in cottura con l’aggiunta di brodo vegetale e latte in ugual misura, e riportare a bollore. Frullare nuovamente il tutto e passare al colino a maglia fine; rimettere sul fuoco e addensare la salsa con del roux. Salare e pepare. Pulire i gamberi privandoli del carapace. In una padella con olio, spadellare i gamberi; salare e pepare. Ora disporre in una teglia i fogli di carasau; nappare con la salsa di carciofi e i gamberi per due strati; cospargere con pecorino, buccia di limone e arancio, e mettere in forno a 180 gradi. Quando sono ben dorati, togliere dal forno e servire con la testa del gambero pulita e sbollentata.
IN QUATTRO PUNTATE, MUSICA JAZZ DAILY VI elenca I CENTO MIGLIORI DISCHI JAZZ DEL DECENNIO SULLA BASE DELLE RECENSIONI USCITE SULLA RIVISTA DAL 2001 AL 2010
ECM 2180
In viaggio con Manfred Eicher, cinque anni tra sessioni di registrazioni in tutto il mondo, un road movie musicale sulla appassionata carriera di un uomo. ECM 5050 DVD / Blu-ray
Amina Alaoui Arco Iris
Colonna sonora tratta dal Film Musiche di: Arvo Pärt, Eleni Karaindrou, Saluzzi/Lechner, Anouar Brahem, Gianluigi Trovesi, Marilyn Mazur, Nik Baertsch, Jan Garbarek ... ECM 2250 CD
Amina Alaoui, voce, daf Saïfallah Ben Abderrazak, violino Sofiane Negra, oud José Luis Montón, chitarra Eduardo Miranda, mandolino Idriss Agnel, percussioni
For Two
ECM 2207
ECM 2162
Bjarne Roupé, chitarre Per Salo, pianoforte
Sounds and Silence
ECM 2159
ECM 2139
Michael Mantler
Un Film di Peter Guyer e Norbert Wiedmer
Craig Taborn
François Couturier
Lee Konitz, sassofono Brad Mehldau, pianoforte Charlie Haden, contrabasso Paul Motian, batteria
Avenging Angel
Tarkovsky Quartet
Craig Taborn, pianoforte
François Couturier, pianoforte Anja Lechner, violoncello Jean-Marc Larché, sassofono Jean-Louis Matinier, accordion
ECM 2236
ECM 2228
ECM 2211-12
Live at Birdland
Marilyn Mazur
Ricardo Villalobos Max Loderbauer
Georges I. Gurdjieff
Celestial Circle
Re: ECM
Josefine Cronholm, voce John Taylor, pianoforte Anders Jormin, contrabbasso Marilyn Mazur, percussioni, batteria, voce
Ricardo Villalobos, electronics Max Loderbauer, electronics
The Gurdjieff Folk Instruments Ensemble Levon Eskenian L’ispirazione etnica nella musica di Gurdjieff
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