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La musica applicata e le sue infinite applicazioni
Identikit di una disciplina di recente introduzione, le cui potenzialità sono numerose e tutte in divenire. Il cinema, la televisione, i video di qualsiasi genere compresi i videogames sono una realtà sempre più presente nel quotidiano. Musica+ introduce così l’intervista al compositore Carlo Crivelli, e promette di continuare a scandagliare il settore nei prossimi numeri.
di pamela panzica e Riccardo La chioma
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Ennio Morricone, photo Roberto Baldassarre
La controversa riforma dei Conservatori Italiani ha introdotto una serie di novità più o meno discutibili e non sempre universalmente condivise, ma ha anche dato il via ad un ampliamento dell’offerta formativa, consentendo in tal modo l’insegnamento di discipline che probabilmente in passato non avrebbero trovato una propria collocazione accademica e sarebbero state apprese solo “sul campo”, per esperienza diretta e senza una specifica formazione disciplinare, ma soprattutto non sarebbero mai state “equiparate” - per così dire - ai percorsi formativi tradizionali, dei quali in alcuni casi erano considerate una diramazione artisticamente meno valida. La Musica Applicata alle Immagini rientra senz’altro nella rosa di tali nuovi indirizzi accademici, tra i più gettonati dagli studenti dei conservatori italiani, che evidentemente vi hanno visto da un lato una nuova prospettiva lavorativa e dall’altro la possibilità di studiare e approfondire un ramo della composizione di tradizione più recente, ma ormai consolidata e ben diffusa. Così, a seguito della Riforma, del DPR n. 212 del 18 Luglio 2005 e del Decreto Ministeriale n. 90 del 3 Luglio 2009 a firma del Ministro Maria Stella Gelmini, che stabilisce la Declaratoria della nuova disciplina compositiva, si è data ufficialmente la possibilità ai Conservatori richiedenti di poter accendere nelle proprie sedi il Corso specifico di Composizione per la Musica Applicata. E la risposta dei Conservatori non si è fatta attendere. Numerosissime Istituzioni di Alta Cultura si sono attivate per introdurre il nuovo corso accademico, regolamentandolo in modo da offrire un percorso formativo completo, ampio e aggiornato, così come richiede la disciplina in oggetto. Il Conservatorio di Ferrara è stato probabilmente tra i primi ad attivare il Corso di Musica Applicata, ma negli anni, incoraggiati da un lato dalle nuove frontiere aperte dall’autonomia didattica e dall’altro dagli orientamenti culturali che arrivavano anche dall’estero, moltissimi altri Conservatori vanno introducendo capillarmente il Diploma Accademico di II livello in Musica Applicata alle Immagini o quantomeno dei corsi di Storia della Musica Applicata regolarmente tenuti agli studenti di Composizione o di Musica Elettronica. Verona, Rovigo, Bologna, Matera, Salerno, Roma, Milano, Bari, Torino, Parma, Bolzano, Avellino, Napoli, Venezia, Benevento, Terni, Perugia, Monopoli, Como, Trapani, Brescia, Pesaro, Lucca, Piacenza, Cesena, Padova, Palermo, Vibo Valentia, Pescara, L’Aquila... sono solo alcuni degli Istituti di Alta Formazione che hanno deciso di attivare il corso di Musica Applicata. Storicamente parlando la musica applicata affonda le proprie radici molto lontano. Tralasciando qualsiasi dibattito inerente l’Opera e la presunta supremazia o sottomissione della musica alla parola e ogni conseguente analogia con la composizione applicata alle immagini, si può certamente collocare la nascita della Musica Applicata, in quanto specifica arte compositiva, in un periodo storico coincidente con l’avvento della Televisione e del Cinema. Ci si potrebbe soffermare a lungo a commentare la fondamentale importanza che ebbe, ad esempio, la colonna sonora nel film muto, dall’avvento della cinepresa dei fratelli Lumière (1895) fino al passaggio al sonoro, nel 1930. E in seguito è stato proprio l’avvento del sonoro a consacrare definitivamente una nutrita fetta di compositori al mercato della musica “da film”: la figura del compositore per l’immagine diviene a un certo punto assolutamente imprescindibile per qualsiasi pellicola, con rarissime eccezioni, probabilmente sperimentali (si pensi, ad esempio, a Non è un paese per vecchi, del 2007, meraviglioso lavoro cinematografico dei fratelli Coen, completamente privo di colonna sonora). In passato grandi compositori della classica non hanno sdegnato il cinema e hanno messo a disposizione della pellicola il proprio ingegno musicale. È sufficiente ricordare l’italiano Mario Castelnuovo-Tedesco, autore delle colonne sonore per decine di film di produzione internazionale, ma anche compositori come Astor
Piazzolla, Aaron Copland, Leonard Bernstein, George Gershwin, Sergej Prokof’ev e Dmitrij Šostakovič. Mentre ai giorni nostri impossibile non menzionare gli specialisti del settore (che pure eccellono in composizioni non specificatamente cinematografiche, seppure meno note al grande pubblico) come Nino Rota, Ennio Morricone, Nicola Piovani, Hans Zimmer, John William, John Carpenter, Louis Bacalov, Elmer Bernstein, Alan Silvestri, Carlo Crivelli e moltissimi altri. Da un lato il Cinema, dall’altro la Televisione, ricca di musica per le immagini: dai telegiornali agli show televisivi, agli spot, è difficile trovare un programma che non ricorra al commento sonoro, sia esso un semplice jingle, o una colonna sonora vera e propria, in grado di commentare le immagini a cui si riferisce e di scolpirle nella mente e nel cuore del telespettatore. Sì, perché caratteristica fondamentale della colonna sonora è anche quella della perdurabilità. Alzi la mano chi non ricorda tutt’ora il semplice jingle della Barilla o chi non rammenta la musica de Il padrino o di Star Wars o di Nuovo cinema Paradiso...Parlando di cinema e TV si fa già riferimento a due colossi mediatici paragonabili a due pozzi senza fondo per la musica applicata. Ma c’è dell’altro. Esistono anche i videogames, ultima frontiera dell’intrattenimento digitale, costituito da giochi, sempre più real, sempre più cinematografici sempre più curati in ogni dettaglio: visivo, di animazione o musicale. Un mercato, in definitiva, non meno proficuo di quello cinematografico, che ricorre a colonne sonore altrettanto elaborate e che si confronta con fruitori incredibilmente attenti ed esigenti. Si vede bene, quindi, che consapevolmente o no, l’uomo del nuovo millennio è circondato e immerso mediaticamente nella musica per le immagini. É proprio per questo che le Istituzioni non hanno potuto ignorare a lungo una realtà sempre più presente e pressante, che rappresenta anche un’importante fetta di mercato, il cui peso economico sulla società mondiale può rivelarsi piuttosto decisivo. Apprendere dunque in modo serio, specifico e consapevole in che modo spendere le proprie capacità musicali e compositive a favore delle immagini, diventa assolutamente fondamentale per qualsiasi appassionato che voglia cimentarsi in uno dei mille campi applicativi legati a tale disciplina. L’offerta formativa, dunque, deve necessariamente dimostrarsi all’altezza della situazione, soprattutto in Italia, un Paese che, come spesso accade, sulla formazione è arrivato relativamente tardi nel campo della Musica Applicata. Gli Stati Uniti o, per rimanere in Europa, Paesi come l’Inghilterra, hanno notevolmente anticipato la formazione accademica degli aspiranti compositori per le immagini, investendo risorse ed energie non solo nell’istruzione, ma anche nell’applicazione pratica della materia. E la presenza da anni in tutta Europa di Orchestre “classiche” disposte a suonare regolarmente in concerto le più gettonate musiche da film o di videogioco, rivela quanto alta sia l’attenzione del pubblico in tal senso e quanto perspicace il lavoro degli impresari addetti alla divulgazione musicale. Tutto ciò in un momento storico in cui, in Italia, le Orchestre chiudono o sopravvivono a stento. Ma tornando alla formazione, come si diceva dev’essere qualitativamente all’altezza delle aspettative, perché comporre musica per le immagini in modo professionale (per usare l’espressione adottata dal M° Carlo Crivelli nell’intervista che segue) richiede una corretta conoscenza ed esperienza di innumerevoli aspetti legati alla composizione per frames, aspetti che pur esulando la vena artistico-creativa, le sono indispensabili e di complemento. Al compositore di musica per le immagini, infatti, non è solo richiesto di saper scrivere un pezzo di musica, ma anche di sapersi destreggiare con le tecniche di arrangiamento, di conoscere quelle di orchestrazione, di saper utilizzare propriamente i software dedicati, in modo da elaborare i propri lavori direttamente al computer. Dunque conoscenza dei principali programmi notazionali, sapiente utilizzo delle librerie di orchestrazione virtuale e dei sequencer, nonché una buona capacità di missaggio, fondamentale per la realizzazione dei mockup. A ciò si aggiungono le necessarie competenze in elettronica, fonia, sound designing, campionamento del suono, nonché le necessarie minime conoscenze di regia video ed esigenze registiche, e molto altro ancora. Si vede bene, dunque, che la formazione professionale del compositore di musica per le immagini è alquanto complessa e variegata e necessita di personale docente altamente competente e qualificato, dotato anche di una buona dose di esperienza sul campo. D’altronde la stessa declaratoria ministeriale cui si faceva riferimento più sopra, recita: «Il settore si occupa degli aspetti compositivi relativi alla composizione per la musica applicata alle immagini, comprendendo sia l’accezione della composizione originale, sia quella dell’elaborazione, della trascrizione, dell’arrangiamento e dell’improvvisazione in funzione dello specifico utilizzo anche in ambiti multimediali. In particolare mira a sviluppare, attraverso l’analisi e l’esercizio compositivo, le competenze in campo melodico, ritmico, armonico, contrappuntistico, timbrico, nonché le competenze tecnico-espressive relative all’uso della voce e di ogni organico strumentale anche abbinato all’elettronica. Fondamentale aspetto di questo settore è lo studio delle tecniche della comunicazione musicale». Una tale ampia formazione, per quanto difficile e com plessa, apre però sempre maggiori prospettive lavorative, anche nel campo della performance art, degli spettacoli multimediali e degli aspetti secondari legati alla composizione per le immagini (la fonia, ad esempio). Dunque il sacrificio vale l’impresa, come si suol dire... Le prospettive future dovrebbero prospettarsi più che rosee. Socialmente e mediaticamente parlando al giorno d’oggi non si può ritenere che il mercato si saturi in tempi relativamente brevi. Musica+ intende dunque analizzare più da vicino ogni singolo aspetto della Composizione applicata alle immagini, indagando la qualità della formazione in Italia, la pluralità dell’offerta pratica e formativa, le prospettive di applicazione attuali e future. Uno studio a tutto campo per aiutare i giovani musicisti italiani a coltivare la propria passione per la composizione, impiegandola eventualmente anche in un campo difficile, che però offre differenti possibilità lavorative e promette numerose soddisfazioni professionali. Nino Rota Player 2 Orchestra (dir.art.R.La Chioma). Concerto Casa del Jazz. dir. Ivano Guagnelli, luglio 2018