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Nelle mie vene un falò ( Rita Pacilio ‘Alle lumache di aprile’ LietoColle 2010) I Parte Sugli occhi un brivido è sceso come l’acqua si increspa al vento e dalla bocca miele. Mi hai ripetuto ‘Perché piangi bambina adorata?’ Stavolta sorridendo me l’hai detto. Ritrovo il respiro dell’anima nei baci assetati e maledico nettare e pene. Ogni sera arriva sul mio letto l’angelo malefico spietato versa fuoco sul mio seno. Con le ali asciuga le lacrime divora pezzi di me si quieta se tendo arco e frecce. Intona canti stonati nel petto intreccia i capelli alle spine e mi benda gli occhi. Mi trascina lontano in un bosco profumato di menta questa è l’ora se vedo la morte. ‘Fammi la grazia’ prego ma nelle sue mani resto curva: sono destinata alla vecchiaia. Tu vuoi le ghirlande del piacere sbocciate nei giardini rose fiorite di sangue vergine. ‘Crudeltà sei porpora!’ come la matrigna della Natura mi spandi sulle foglie della rosa.
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II Parte Mi giunge nella sera tarda ricompare profeta intende essere compagna musa. Riconosco l’odore e dò un nome al suo volto chiaro mentre mi tengo in petto il cuore. Tutte le offese che fanno male restano sui tigli addormentati era marzo o aprile. Era sapore di bucato fresco stanca e stancata donavo notti arrossite di me. Non muore il tempo quando mi prendi se disperdo inchiostri se dolci pene trasformo in canti. Sono cicala dalle ali grandi con stelle agli occhi e ai piedi canneti senza fine. Salgono le speranze se riesco a scacciare i diavoli così mi scucio la camicia bianca. Come finestra sulle erbe pane apro il mio sangue mi somiglia la luna rovesciata. Ripetimi i colpi del bastone avanti e indietro io sono tamburo di percosse. Quando ero cavalla conoscevo lo sperone pungente così alzavo il collo ai morsi.
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III Parte Come cigno dipinto sul lago spingi fino all’indaco la sera e ti faccio entrare. Ascolta il trotto dei miei piedi sui fili di acqua tutti mi credono bocca di mare. Nessuno sa questo tarlo al polso nessuno vede fino al mattino cosa dice il fuoco. Somigli all’angelo che controvento piange sulle piume con te è facile tessere sponde. Con te diventa facile sparire nella stella che cade e uno sente dolore altrove. La notte non è una sola volta torna domani viva perché non si distrae. La Madonna si riveste farfalla nell’aria muove piano i cancelli che stanno in me e in te. Da te ricomincia la sua regola l’ultima simmetria l’unica donazione trasparente. Se mi vesto vedova sotto le palafitte dell’anima non ti voltare a piangere i lutti. Non mi obbligare la direzione e quando si annoda la tempesta tu chiedimi perdono.
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Rita Pacilio (1963) è nata a Benevento e vive a San Giorgio del Sannio. Sociologo, Mediatore familiare e dei conflitti interpersonali, Esperta in Comunicazione Strategica, si occupa di Orientamento, Bilancio delle Competenze nell’ambito delle Politiche del Lavoro presso la Casa Circondariale di Benevento e presso gli Istituti di Istruzione Secondaria. Ha pubblicato i seguenti volumi di poesia: “Luna, stelle…e altri pezzi di cielo”Edizioni Scientifiche Italiane (anno 2003); “Tu che mi nutri di Amore Immenso” – Nicola Calabria Editore (anno 2005); “Nessuno sa che l’urlo arriva al mare” – Nicola Calabria Editore (anno 2005); “Ciliegio Forestiero” – Lietocolle Libricini da collezione di M. Camelliti (anno 2006); 'Tra sbarre di tulipani' - Lietocolle Libricini da collezione di M. Camelliti (anno 2008); ‘Alle lumache di aprile’ - Lietocolle Libricini da collezione di M. Camelliti (anno 2010; ‘Di ala in ala Pacilio/Moica - Lietocolle Libricini da collezione di M. Camelliti (anno 2011). Molte liriche sono pubblicate in Antologie Poetiche Nazionali e vantano numerosi premi in concorsi letterari nazionali. E’ autrice, inoltre, di racconti erotici, racconti di carattere sociale e di letteratura per l’infanzia (filastrocche, fiabe, favole e quaderni operativi corredati da schede didattiche). E’ in uscita il suo primo romanzo. Tra sbarre di tulipani LietoColle (anno 2008) riceve la Menzione d'Onore con Medaglia per la Sezione Libro Edito - Poesia Premio Città di Bellizzi Sa anno 2010. Luna, stelle…e altri pezzi di cielo - Edizioni Scientifiche Italiane (anno 2003) I Premio Concorso Nazionale di letteratura e poesia 'Calicantus' Patti – Messina. Alle lumache di aprile LietoColle: riceve segnalazione speciale della Giuria 15^ Edizione Premio Letterario Nazionale di Poesia e Narrativa ‘Città di San Leucio del Sannio’ (Sezione C-Poesia edita), il riconoscimento di Merito Artistico Premio Made in Italy S. Agata de’ Goti per lo stesso anno 2010 e la medaglia ArTelesiaFestival 2010 Premio speciale all’Autrice Rita Pacilio distintasi quale migliore Artista Sannita dell’anno. Di ala in ala riceve finalista Premio Nazionale di Poesia Conte Alessandro Contini Bonacossi 2011 Sezione A – Riservata ad Autori di libri di poesia in lingua italiana editi Musicista, cantante jazz nel 2006 la Pacilio presenta al grande pubblico il progetto Jazz in versi: Contaminazione di poesia e musica jazz, una proposta progettuale ideata e curata dall’Autrice che sceglie per alcune sue liriche la musica di Claudio Fasoli, noto compositore, arrangiatore, sassofonista di fama internazionale. Ha seguito masterclass con Claudio Fasoli, Pietro Condorelli, Marco Tamburini, Paola Arnesano, Carlo Lomanto, Jay Clayton, Eva Simontacchi, G Mena. Ha partecipato a manifestazioni di settore come 12° Padova Jazz Festival 2009, “Ceppaloni jazz e blues” 2006, “Quattro notti e più…di luna piena” 2006, Festival jazz ‘Special event’ al Doria Milano 2009, Festival jazz di Torre Gaia 2009, Festival rassegna Charleston Avellino 2009. Discografia: ‘Infedele’ Splasch Records.
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Poesie di Nando Taccogna Tango è il mio spiarti Dovessi spiare dal buco della serratura ogni suo contorno sarebbe la linea dell’ombra scura che dilaga impudica sulle pareti bianche e schizza tango ad ogni comando, ad ogni segno dello sguardo che suprema esegue stretta nella morsa della mano padrona! Poi lasciva inquieta freme, come calamita al compagno cede ed al passo successivo sottomessa ubbidisce, languida due strappi alle vesti nere lanciano l’effluvio del suo piacere a chi cogliere saprà senza tentennamenti la chiave del suo pensiero triste… perché tango è il mio spiarti!
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La passione non ha parole
La passione non ha parole entra senza bussare, non ha un senso né certezze, brucia non aspetta, arriva alla fermata e ti conduce in una locanda, la passione è nell’attesa consumata sulle scale di un palazzo è in un grancaffè gustato al bar negli sguardi persi nei suoi occhi, nel calore di un rosso bevuto lentamente è dentro un bacio sussurrato all’orecchio. La passione fa finalmente riparare quel rubinetto che perdeva da un’eternità, ti fa masticare il cibo e non solo deglutirlo, fa sentire gli odori, rifare il letto, la passione ti fa sentire bene da solo nonostante la tua fottuta malinconia. La passione è nell’addio senza fine, non ti placa ma tormenta, inebria volutamente, ha il segreto chiuso in una lettera, nelle mani, in questi versi tracciati su binari paralleli in gallerie senza uscita.
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Indecenti sono i papaveri
Sono le ombre che scivolano sui muri, le fermate impreviste, i richiami della notte, i seni morbidi, quel fondoschiena esposto e la sua faccia tosta. Indecenti sono gl’inganni, i tradimenti, le mani che li accolgono, la saliva oltre i confini delle labbra mentre affogano il suo inferno che tracima e distrugge col suo respiro. Indecenti sono i baci, insensati, respinti e desiderati, stampati a morsi o risucchiati dove solo i papaveri sanno osare e tutto arde, sconfina e scuote le foglie come i suoi capelli. Indecente è la sua bellezza stesa sulle lenzuola che disegna linee tangenti a questi cerchi infiniti perché solo un punto gentile avrà il privilegio di possederla oltraggiando il margine rossastro tra il piacere ed il lamento, come solo i papaveri sanno essere così indecenti.
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Un fado immaginario
Non essere rutilante preda insospettabile, anatema irreprensibile, adesso trema per un istante abbassa pure la tua guardia non abbracciarmi per un motivo sugella il bacio del peccato in questo fado avvelenato, adoro i fianchi tuoi graffiati e la pelle increspata, ruvida come buccia d'arancia, bianca come uova sode adesso porgi la tua chioma, inarca bene schiena e l'inguine, addolcisci gli occhi al gioco ed urla al vento il piacere di soggiacere ad insane voglie, regredisci nel cervello il calore delle mie mani, sbuccia il frutto del tuo seno, apri il velo del mistero ed appanna la ragione brulicando sul tappeto a questo dono inconsueto.
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Segreti legàmi Ognuno ha dentro di sè un tempio dove vige la bellezza del piacere del legàme stretto, il tempo ha spazio infinito, da quale interstizio filtri la luce dei suoi occhi è ignoto. In quel luogo tutto è suo respiro, regna uno stato di grazia ed ogni cosa si dilata a dismisura oltre ogni ragionevole previsione. Le corde stringono i polsi e l'anima, ad ogni stretta un gemito fa scivolare i suoi - sì Dicono sia una tempesta scatenata dagli dei eppure ogni foglia ha i suoi petali di rosa che asciugheranno la rugiada. Il dono sarà il segreto che sigillerà le sue labbra quando la smorfia di dolore otterrà il piacere desiderato.
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L’amore ultimo
Conosco donne dagli occhi immobili, piccole lanterne rotanti nell’orbita che la lingua inghiottirebbe come olive, donne con gli occhi come reti tese così tanto da sembrare socchiusi, a volte tristi da non trattenere mai le lacrime, conosco donne dagli occhi limpidi sempre intrisi del proprio umore, immersi nei pensieri del perduto o ritrovato amore. Conosco occhi di donna come fulmini del cielo, spade perforanti per cuori erranti o abbandonati, occhi teneri ed ingannevoli, indimenticabili, donne dagli occhi pungenti, impassibili ai richiami del cuore ma parlanti, sensibili, mendicanti per un atto d’amore diverso dal solito, conosco occhi di donna che sanno non aver amato mai abbastanza non per sempre l’unico o primo amore ma quello taciuto e negato. L’amore ultimo dagli occhi avvistato.
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Nando Taccogna Vive e lavora a Caserta Poeta Pubblica con edzoni LULU
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Enzo Faraldo Musicista e pittore Vive e lavora a Caserta
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