SognandoLeggendo presenta…
. .Un racconto di natale TEMPI MODERNI molly68 (Monica Serra)
«Signor Klaus.» La voce dall’interfono tradiva una certa esitazione. «Ci sono delle persone dalla fabbrica che vogliono parlare con lei. Dicono di essere» la signorina si schiarì la voce «una delegazione sindacale». «Li faccia passare». La porta si aprì con un ronzio e lasciò entrare tre omini in tuta verde e berretto rosso. Erano di statura più bassa del normale, portavano lunghe barbe, avevano orecchie appuntite e si guardavano attorno con circospezione. Dietro la scrivania, la poltrona gigantesca ruotò su se stessa e i tre si ritrovarono a fissare l’uomo che la occupava. Alle sue spalle, un’immensa vetrata prendeva circa metà dell’igloo, lasciando intravedere lo sconfinato mantello di neve che imbiancava il Polo. A dire la verità, da qualche anno la distesa innevata si era sensibilmente ridotta, a causa del buco nell’ozono, ma il panorama restava pur sempre imponente. «Delegazione sindacale?» Il folletto più anziano si rigirò tra le mani il berretto di lana rossa, cercando di evitare lo sguardo dell’uomo: lo imbarazzava vedere in cosa Klaus si era 1
trasformato a causa dell’insano desiderio di “modernizzarsi”. Era irriconoscibile: aveva fatto una dieta, buttando giù almeno una trentina di chili, portava una barba ben curata e capelli bianchissimi dal taglio alla moda e la vecchia tuta con i bordi di pelliccia aveva lasciato il posto a un elegante smoking rosso modello Armani. «Da quando i miei folletti hanno bisogno di un sindacato?» Elf tossicchiò, poi prese coraggio e parlò: «Le renne chiedono di essere reintegrate totalmente nelle loro funzioni.» Unendo le punte delle dita, Klaus alzò un sopracciglio, mentre il piccolo elfo proseguiva tutto d’un fiato. «Fino a quando questo non accadrà, noi saremo in sciopero». Ci fu un istante di silenzio. Klaus si alzò, lentamente, poi con uno scatto atletico, frutto di mesi di dura palestra, scavalcò il tavolo, atterrando di fronte a Elf. Si piegò su un ginocchio finché i suoi occhi furono all’altezza di quelli del folletto. «Allora vorrà dire che me la sbrigherò da solo» disse in tono gelido. «Ho una slitta supertecnologica, un sistema di consegna doni che funziona con comandi vocali e un navigatore nuovo di zecca: Rudolf e i suoi compagni possono tranquillamente restarsene a ruminare nelle stalle!» Un tremito scosse la punta delle orecchie di Elf, che sollevò il mento in un gesto di sfida. «Bene, Klaus. Vediamo come te la cavi. Da questo momento in poi, la fabbrica è in sciopero!» Senza replicare, Klaus spinse il comando che apriva la porta. Gli elfi, sdegnati, si voltarono e uscirono dalla stanza. Quando l’uscio si fu richiuso e fu finalmente solo, Klaus si lasciò cadere sulla poltrona con un profondo sospiro. Un tintinnio lo avvertì che era arrivata una nuova e-mail, ma lui restò immobile, con gli occhi chiusi e il capo abbandonato contro la spalliera. A volte rimpiangeva la montagna di carta che il Postale dei Fiordi gli scaricava ogni anno davanti all’igloo, all’avvicinarsi del Natale. C’era un calore in quei biglietti colorati, un entusiasmo che mancava completamente alle migliaia di messaggi elettronici che ora affollavano la sua casella e-mail, spogli, impersonali e spesso incomprensibili (ma dov’era finita la spontaneità dei bambini? Se lo chiedeva sempre più spesso.) Assorto in tali pensieri, quasi non udì lo squillo acuto e insistente che proveniva dal taschino della giacca. Finalmente il rumore attirò la sua attenzione, prese il cellulare e gettò un’occhiata allo schermo. Una chioma fulva e labbra eccessivamente gonfie ammiccavano dal display. A malincuore, Klaus rispose. «Klaaaaaaus!» Una voce squillante lo travolse. «Ciao, Befany.» Sapeva che lo avrebbe chiamato, lo faceva ogni anno alla Vigilia di Natale. Conosceva quella donna da così tanto tempo che poteva 2
prevedere ogni sua mossa. Era stata lei, un anno prima, a convincerlo che la figura di Babbo Natale aveva bisogno di una rimodernata. A stento l’aveva riconosciuta, sotto la massa di capelli rosso fuoco; era alla terza operazione, che le aveva procurato una quarta misura, dopo il nasino alla francese e gli zigomi alti. Gli era sembrata così affascinante (in fondo aveva una cotta per lei da almeno trecento anni), così si era lasciato convincere e si era messo all’opera per diventare un Babbo Natale al passo con i tempi. Smise di fantasticare. «Befany, dove sei?» Klaus udiva in sottofondo uno strano suono, come uno sciabordio. «È rumore d’acqua quello che sento?» Lei rispose con un risolino. «Hai indovinato! Non posso certo presentarmi ai bambini, il sei gennaio, pallida ed emaciata. Sono alle Hawaii!» Non gli lasciò il tempo di replicare. «Volevo solo augurarti buon lavoro. Ora ti devo salutare Klaus, ho una lezione di surf. Buon Natale!» Un istante dopo, tutto tacque. Klaus scosse il capo, sorridendo suo malgrado. Adorava quella donna e il suo entusiasmo: aveva più di seicento anni ma conservava l’animo di una ragazzina. Fece per mettere il cellulare sulla scrivania e lo sguardo gli cadde su una piccola busta posata accanto alla tastiera del computer. Era l’unica lettera che il Postale gli aveva consegnato quell’anno. Di nuovo si rilassò contro lo schienale, rigirando il biglietto tra le mani. Biip, biip, biip. In sottofondo, il PC continuava a scodellare e-mail. Le ignorò, assaporando la consistenza del cartoncino sotto le dita. “Per Babbo Natale” c’era scritto con una grafia incerta e tondeggiante da bambino. Finalmente si decise ad aprire la busta. Dentro c’era soltanto un disegno, raffigurante un omino grasso, vestito di rosso, che volava tra le stelle alla guida di una slitta trainata da renne, con la lunga barba bianca agitata dal vento della notte di Natale. Klaus sentì un groppo stringergli la gola. Sollevò gli occhi e vide il suo riflesso nella vetrata, ma stentò a riconoscersi. Chi era quell’aitante signore di mezza età che gli restituiva lo sguardo? Allegre risate catturarono la sua attenzione. Oltre la finestra, gli elfi attuavano lo sciopero combattendo una furiosa battaglia a palle di neve. Poco più in là, le renne mordicchiavano i rami più bassi di un grande abete. Incrociò lo sguardo placido di Rudolf, la renna capo-slitta dal grande naso rosso che i bambini adoravano. All’improvviso si sentì sopraffatto dalla nostalgia del vento gelido che gli sferzava il volto quando le renne lo trascinavano da un camino all’altro per consegnare i doni fabbricati dai suoi folletti, dello scampanellio che accompagnava la slitta mentre attraversava la notte trapunta di stelle, dei 3
bambini che attendevano trepidanti il suo passaggio cantando e con il naso all’insù a scrutare il cielo. Come aveva potuto pensare di rinunciare a tutto ciò solo per sentirsi più giovane e moderno? Si rese conto che era giunto il momento di prendere una decisione. Si alzò, aprì l’armadio e tirò fuori la vecchia tuta di lana rossa bordata di pelliccia. Gli bastò toccarla per fare la sua scelta. Lanciò un ultimo sguardo all’elegante signore in smoking rosso che lo fissava dallo specchio; gli fece un cenno di saluto poi schiacciò il tasto dell’interfono. «Lo sciopero è finito» annunciò. «Dite a Elf di preparare le renne. Stanotte si vola!»
Molly Greenhouse
Monica Serra è nata sotto il segno dell’Acquario alcune decadi fa (ma non chiedetele quante, non è carino!). Ama leggere e scrivere di mondi alternativi, ma in realtà adora tutto ciò che è “nero su bianco”. Il suo alter ego letterario è Molly Greenhouse. Il suo curriculum “letterario” include un romanzo pubblicato nel 2009 (Cuore di Drago, Runde Taarn editore); alcune collaborazioni (articoli sul teatro) alla rivista sportiva Sportmagazine Lazio (1993); la pubblicazione sul web di due racconti legati a un’iniziativa (Il Mare delle Illusioni e Il Talismano degli Antichi) nata dalla passione di un giovane autore del genere fantasy, Alfonso Zarbo (2009); da settembre 2010, una collaborazione esterna con la Redazione del sito www.temperamente.it per recensire libri appartenenti sempre al genere fantastico/fantasy e, da gennaio 2011, l’entrata nello staff di recensori del blog letterario www.sognandoleggendo.net.
Dichiaro che il racconto, frutto di mia invenzione e di cui detengo ogni diritto, è stato scritto per questo sito [SognandoLeggendo.net], non a scopo di lucro, ed è concesso per la pubblicazione gratuita on-line.
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