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Via Cavour e i suoi tesori
I Turi, storica famiglia di “aggiustatori”, ottici e…inventori!
DI EMILIANO NAPPINI
Proseguendo la marcia d’avvicinamento alle Poste Centrali di Piazza Cino (oggi Piazza Gavinana), il viaggiatore ospite della nostra Città degli anni Dieci del Novecento, dopo essersi gustato le squisitezze locali della pasticceria Valiani, si sarebbe imbattuto in una moltitudine di negozi di ogni tipologia e specie. Nel cuore pulsante della Città, infatti, non mancavano allora come oggi, ma indubbiamente ieri con maggiore varietà commerciale rispetto ad ora, negozi di tipo alimentare, manifatture, negozi di stoffe e valigiai, servizi alla persona come parrucchieri, ma anche uffici assicurativi e piccoli negozi come mesticherie e ferramenta, valigiai e sellai, farmacisti, droghieri, tabaccai, bar pasticcerie, tipografi, fiorai, gioiellieri e perfino i celebri produttori pistoiesi di carrozze; di lì a poco sarebbe sorta anche la prima concessionaria automobilistica cittadina, la celebre concessionaria di Guglielmo Salvestrini, una tra le primissime in Italia, che distribuiva già in quei tempi ai benestanti pistoiesi, e non solo, il marchio automobilistico FIAT. (10) Ma volendo focalizzare l’attenzione sulle storiche attività che sono arrivate quasi ai nostri tempi con la stessa proprietà o eredità familiare, “di padre in figlio” o “di generazione in generazione” come si usa dire, non si può fare a meno di segnalare l’attività della dinastia dei Turi, sempre nel medesimo stabile situato all’inizio di via Cavour, in angolo tra la stessa, il “Globo” e la allora via San Martino della Battaglia, vero punto di riferimento di una intera Città, allora come oggi. Si tratta con ogni probabilità della più antica attività ancora esistente a Pistoia (seconda forse solo alla “Farmacia De’ Ferri”, che però di storico oggi conserva soltanto la riproposizione del nome), tramite successione familiare per oltre un secolo e poi, in tempi più recenti, per la continuazione sotto la stessa insegna da parte di uno stesso collaboratore dei Turi.
La dinastia Turi ebbe inizio con Pietro Turi, nato nel 1823 e fervente patriota. Per le nostre antiche strade cittadine, i pistoiesi raccontavano che avesse un cervello acutissimo e le mani d’oro e che riuscisse a riparare di tutto, tanto che decise di trasformare la sua iniziale falegnameria in officina per ogni tipo di riparazione. Ma ogni mito ha le sue leggende, e la vita tramandata e forse un po’ romanzata di Pietro e degli aneddoti legati alla sua romantica figura non è da meno: si narra che nel 1843 un amico gli avesse prestato un libro ricoperto di una copertina rilegata in oro massiccio e lui, dotato di mani abilissime e di intelligenza assai superiore alla media, pare che in una notte sia riuscito a realizzare la stessa identica copertina in bronzo e, per scherzo (o forse per scommessa con l’amico), il giorno dopo abbia restituito al legittimo proprietario il volume con la copertina perfettamente sostituita. Da fervente attivista patriota qual era, non si riguardava di insolentire gli austriaci con parole in volgo pistoiese che non potevano essere facilmente comprese da questi ultimi ma anzi da costoro spesso scambiate addirittura per elogi e pare quindi che spesso, nottetempo e grazie all’aiuto fornito dall’amico Sergio Sacconi, poi martire pistoiese del Risorgimento, queste ingiurie venissero spesso riportate a chiare pennellate sui muri della Città. Di lì a poco di lui si interessò anche il direttore della Casa di salute di Collegigliato, in seguito Ospedale Neuropsichiatrico, dott. Agostino Sbertoli: gli affidò il compito di realizzare alcuni occhiali per i propri pazienti, convinto del nesso che ci sarebbe stato tra quel genere di malattie e i problemi visivi. Da quell’esperienza, inizierà l’amore e l’interesse incessante per la fisica e nello specifico per l’ottica, che da lì in poi rimase un punto fermo anche per tutti i suoi discendenti. Dopo aver per un breve periodo aperto una bottega di ottica al Canto al Balì, fu poi costretto a nascondersi per evitare l’arresto allorché le liste di proscrizione austriache si fecero stringenti anche intorno al suo nome e, dopo aver tentato di camuffarsi e aprire un’altra bottega nella piazzetta di San Filippo, si diede definitivamente alla fuga quando la situazione sembrò volgere al peggio, emigrando e mettendosi definitivamente in salvo a Bastia, facendo tappa all’Isola d’Elba dove, pare, si offrì di montare l’orologio (altra sua grande passione) sulla torre campanaria di Rio Marina, ancora oggi funzionante. Nel 1863, le cronache tramandate ce lo descrivono a Torino, come assistente di fisica di un tal Professore Dacamì al liceo, personaggio singolare e sempre alle prese con due paia di occhiali che dovevano servirgli per il doppio uso vicino-lontano; il Professore chiese a Pietro Turi, che evidentemente aveva la fama di risolvere i problemi della gente ovunque andasse, di trovargli una soluzione a quell’impiccio e inizialmente il nostro concittadino pensò di montare sullo stesso occhiale una lente da vicino e una da lontano, con l’effetto però che di volta in volta il professore avrebbe dovuto chiudere uno dei due occhi; la leggenda racconta che, spazientito anche da questa soluzione, il Professore avesse deciso di scaraventare contro il muro anche quell’aggeggio, spaccando le due lenti in quattro parti. Pietro Turi volle rimontarle e, forse per errore, invertì le due metà piazzate nella stessa posizione e inventò così la prima soluzione di occhiali bifocali della storia, composti di fatto di due soli pezzi e con lenti attestate. Sul primo esemplare, ancora oggi custodito dalla famiglia Turi, volle incidere le seguenti parole: “Pietro Turi inventò e costruì nel 1864”. Come spesso accadeva ai geni italici del tempo, probabilmente sottovalutandone l’importanza, anche Pietro Turi non si curò di brevettare e depositare l’opera del suo ingegno, e così come anche nei casi dei vari Antonio Meucci, Eugenio Barsanti, Antonio Pacinotti e delle scoperte scientifiche di Filippo Pacini, vide attribuita ad altri la sua invenzione negli anni seguenti, ritrovandosi lui stesso tra le mani esemplari pressoché identici al suo provenienti da altri mercati internazionali.
Nel 1870 Pietro Turi, con l’ottimo e volenteroso figlio Gracco al seguito, tornò a Pistoia e decise di aprire il negozio di ottica (11) che ancora oggi vediamo a distanza di tanti anni, seppur notevolmente ingrandito rispetto alla piccola botteghina originaria ai piedi del Castel Cellesi, ove lavorò fino alla sua morte, sopraggiunta nel 1903. Gracco Turi vi lavorò instancabilmente fino al 1931, anno in cui l’attività proseguì con la guida di Tiziano Turi che ingrandì la bottega acquisendo anche il fondo della vicina concessionaria Fiat Salvestrini (12). Ancora oggi, con la direzione dell’attuale proprietario Andrea Pierattini, l’“Ottica Turi” continua ad essere un punto di riferimento imprescindibile per gli appassionati sportivi del tiro a segno ma anche per i ricercatori, distribuendo pregiati strumenti all’avanguardia come binocoli, cannocchiali e microscopi oltre ai canonici occhiali, rigorosamente al passo con la moda dei nostri giorni.
NOTE ALLE IMMAGINI:
(10): Piazza Cino (Il Globo) e via San Martino in una affollata giornata cittadina della metà degli anni Venti del secolo scorso. Sulla destra, accanto alla piccola bottega di ottica “Turi”, risulta ben visibile la concessionaria Fiat di Guglielmo Salvestrini. Cartolina viaggiata il 13.10.1928 per Venezia – 31968 Borselli Ubaldo – Editore – Pistoia. Collezione E. Nappini.
(11): Il piccolo negozio di ottica aperto nel 1870 da Pietro e Gracco Turi, qui raffigurato in una cartolina viaggiata il 09.04.1913 per Roma, riportante le insegne di Gracco Turi (G. Turi), ai piedi della maestosa mole del Castel Cellesi. Sulla vetrina, disegnati con bei caratteri Liberty tipici di quell’epoca contraddistinta dal grande sfoggio di bellezza ed eleganza, si ricordano anche le originarie attività dei tuttofare Turi, “meccanico, incisore, orologiaro”. 228 Cartoleria & Libreria Pagnini, Pistoia – Fot. Renato Goiorani, Montecatini. Collezione E. Nappini.
(12): Dettaglio di una cartolina viaggiata il 28.02.1938 per Firenze. L’ “Ottica Turi” di Tiziano Turi si è ingrandita acquistando anche il fondo adiacente della concessionaria FIAT di Guglielmo Salvestrini. Edizioni Bruno Milani – Pistoia. Collezione E. Nappini.
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