portfolio 2013

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RETRO

COPERTINA






dal 1910 Non ci servono superpoteri...



ACCIDIA 3

Dante Alighieri

Arthur Schopenauer Charles Baudelaire

Jean Paul Sartre Albrecht Durer

Gaetano Doninzetti

Il male oscuro dei pigri attivi

Noi figli dell’Accidia I progetti incompiuti


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Il non fare nulla è la cosa più difficile al mondo! Oscar Wilde

È un peccato non rilassarsi...

RELAXING ABSINTHE BUBBLE BATH


or [ Edit

ia le ] Il Tassello Mancante presenta:

Se UNA NoN è SUorA, NoN PUò veSTIrSI DA SUorA

il bufalO

Proporre una idea di cultura; pubblicizzare, divulgare, commentare l’opera di artisti validi; rivendicare spazio per una libera espressione; parlare della nostra città; porsi contro una politica nazionale che mira alla sterilizzazione delle menti fertili: questi e svariati altri eroici intenti sono emersi dal flusso di coscienza di questa redazione al suo formarsi. Occorreva senza dubbio correre ai ripari facendo professione di modestia, aggiustare il tiro, mirare, fare fuoco in direzione di qualcosa di raggiungibile. Troppo spesso invece di professare modestia chi fa cultura si vanta d’essere “di nicchia”, si fa piccolo piccolo per poter parlare da grande; parlare, beninteso, a chi è disposto ad ascoltarlo qualsiasi cosa dica (il che equivale a parlarsi addosso). Non credo sia un atteggiamento corretto, non credo sia troppo utile alla sopravvivenza della coscienza e del senso critico rifugiarsi con snobismo su torri d’avorio da cui sputare le proprie incontrovertibili (ed inutili) sentenze. Non per questo abbiamo deciso di cominciare a scrivere rimanendo ancorati ad una realtà che conosciamo, la nostra città, la realtà che viviamo: non per essere di nicchia, ma per non lasciar cadere nel vuoto quanto di valido vediamo intorno a noi: valido perché risponde ai nostri valori, valori che speriamo di trovare condivisi in chi ci leggerà. La nostra redazione è nata in seno ad un’associazione giovanile, Il Tassello Mancante: giovanile ma soprattutto giovane. L’esperienza di ognuno di noi, di chi scrive, di chi ha fondato e manda avanti le iniziative della Casa della Cultura (la nostra sede) ha dei limiti oggettivi, che ciascuno di noi riconosce, ma ha contribuito alla formazione di un’identità culturale precisa e riconoscibile, che in pochi anni si è fatta strada nella realtà locale. Riteniamo che non sia corretto temere di essere troppo giovani per poter dire qualcosa di importante: uno

.it

Episodico dell’Associazione Culturale Il Tassello Mancante

n°1• Aprile 2011

Tracce

Dopo il successo (non ci abbiamo rimesso insomma!) di “È solo una storia” e “Tutta colpa di Wagner”, la nostra compagnia teatrale torna a calcare il palco del Teatro del Mare con la inverosimile storia del convento di Santa Brigida. La giovane novizia Bianca deve partire per una missione umanitaria in Sud America, ma coincidenze misteriose paiono impedire il suo intento: che ci sia un intruso nel convento? Un intreccio surreale, nato da un improbabile scambio di “persona”, sfocerà nelle più incredibili conseguenze, grazie alla fantasia di due orfane sognatrici.

dei più lucidi analisti del primo dopoguerra e del sorgere del fascismo, Piero Gobetti, fondò la sua prima rivista a diciassette anni. Noi non saremo mai altrettanto geniali (il nostro ritardo sulla tabella di marcia smentisce ogni possibile velleità), ma non possiamo fare a meno di pensare che sia, a maggior ragione, questo il momento giusto per dire qualcosa, anche a costo di sbagliare, per far fruttare le idee prima che la polvere del tempo trascorso le ricopra e le renda inutilizzabili, irriconoscibili, anacronistiche. Anche perché la realtà odierna spesso consente il diritto di parola ai giovani solo a patto che si sappia già cosa diranno, solo quando ripetono la lezione di chi li porta alla ribalta, come bambini che recitano una poesia natalizia davanti ai parenti festanti (ottenendo una fetta di pandoro, ovviamente). E non parlo solo di politica. Abbiamo fondato un’associazione libera e ora avanziamo la proposta di questa rivista, dove la guida unica vuole essere la nostra intelligenza, il nostro senso critico, la nostra sensibilità e responsabilità sociale, politica, civile, ma soprattutto la nostra possibilità di sbagliare. In questo primo numero, oltre a lasciare spazio alle rubriche dei nostri collaboratori, poniamo le prime basi di un’inchiesta, che ci accompagnerà anche nei prossimi numeri, sulle conseguenze dei recenti tagli ministeriali a tutto il settore della cultura. Ci concentreremo su di un ambito locale e in particolare in questo numero si cercherà, con interviste e interventi, di capire che futuro si profila per le realtà teatrali di Riccione e Rimini. Cominciamo da oggi a dare spazio agli interessi di ciascuno di noi, siano essi cinema, letteratura, musica, teatro, arte, fotografia, politica, perché ciò che pensiamo non cada nel vuoto. Ma lasci una traccia.

Lo spettacolo è la conclusione del laboratorio teatrale della Casa della Cultura, iniziato a Novembre con i ragazzi del Tassello Mancante, che hanno collaborato liberamente anche alla stesura del testo e alla regia, curata da Jacopo Galavotti.

Sguardi Diversi 2

Pantonalità

Teorie Personali

18 10 NonSensoUnico Asa Nisi Masa 13 14 Strisce

Jacopo Galavotti

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ar [ Sg u

er di D iv

si ] ATTUALITÀ

Tagli alla cultura: quale futuro per riccione e rimini? - 1^ puntata

e un servizio per i cittadini ma come una mera voce di bilancio modificabile secondo il clima politico e le immanenti esigenze del Governo.

La nostra sezione di attualità si apre con un tema spinoso, di cui si parla tanto, ma non sempre a ragion veduta: i tagli di fondi che l’attuale governo sta apportando all’intero settore della cultura. Questa è solo la prima puntata di un’inchiesta che ci accompagnerà anche nei prossimi numeri, prendendo in considerazione di volta in volta un aspetto specifico. Il nostro intento è quello di capire quali realtà della cultura locale necessitano di fondi pubblici e quali saranno le conseguenze degli ultimi provvedimenti. In questo numero inizieremo ad entrare nel merito del problema proponendovi una introduzione che spiega gli aspetti legislativi della questione. Nello specifico, poi, cercheremo di fare il punto sul futuro del teatro Novelli di Rimini e sul Premio Riccione per il Teatro. Riteniamo che sia di vitale importanza riconsiderare la ricchezza culturale del nostro paese (che, ci piace ricordarlo, detiene circa la metà del patrimonio artistico mondiale), e che senza un’adeguata valorizzazione non si possa far fruttare questa fortuna. Questo accesso un poco retorico nasce dalla convinzione che economicamente da una oculata gestione della cultura un paese come il nostro abbia solo da guadagnare: occorre una corretta valutazione per poter fare della bellezza e della storia un valore aggiunto. Partiamo da ciò che ci circonda, perché iniziando a valutare correttamente quanto di artisticamente valido può offrire il luogo in cui viviamo, ci renderemo conto di quanto sia segno di ottusità (per non ipotizzare di peggio) ritenere che “con la cultura non si mangia”.

Per affrontare il tema innanzi tutto bisogna considerare che, secondo quanto emerge dai dati Eurostat, nonostante il reintegro del fus e il rifinanziamento della tax credit l’Italia rimane in Europa uno dei paesi che spende meno per la Cultura, con una spesa pari al 4,4% del Pil, contro la media Europea del 5% e che, complessivamente, si situa al ventunesimo posto tra i paesi UE. Tutto ciò è sicuramente significativo soprattutto se si considera che nei paesi nordici la spesa pubblica per l’istruzione, l’arte e la cultura è molto più elevata: 8,3% del Pil in Danimarca, 7% in Svezia, 6,3% in Finlandia. Meno dell’Italia spendono soltanto Repubblica ceca (4,2%), Grecia (4%), Slovacchia (3,8%) e Romania (3,5%), mentre, volendo fare un paragone con un paese vicino, la Francia spende per la cultura oltre un punto percentuale di Pil più dell’Italia e in Lituania, Lettonia e Slovenia, paesi con un prodotto interno sicuramente meno importante del nostro ed economicamente più arretrati, la spesa è tra il 5% e il 5,8% del Pil. Come se ciò non bastasse, rimangono, anche dopo le recenti modifiche, i tagli e i definanziamenti previsti dalla legge 122/2010 ossia: la riduzione di 50 milioni della capacità di spesa del Ministero dei Beni Culturali, l’obbligo di chiusure alle associazione e fondazioni nei Comuni con meno di 30.000 abitanti, il trasferimento agli Enti Locali dei Siti Arche-

La cultura nemica del cittadino Tagli, ridimensionamenti, chiusure e soppressione di enti culturali e fondi barattati con l’aumento del costo del carburante: ecco come trasformare la cultura da diritto costituzionale a onere per i cittadini. “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento.” Così recita la nostra Costituzione all’articolo 33 comma 1 sancendo, in combinato disposto con l’articolo 2 Costituzione, l’inderogabile principio secondo il quale la Repubblica, e quindi lo Stato, sostiene e tutela la cultura e l’arte. Proprio questo basilare principio, che i padri costituenti

vollero con forza perché convinti che un paese potesse essere libero e democratico solo se sostenesse, tutelasse e promuovesse le forme artistiche liberamente espresse in quanto luogo in cui si sviluppa e si estrinseca la personalità dell’individuo, rischia, oggi più che mai, di rimanere lettera morta. L’esecutivo, infatti, ha approva-

to una serie sistematica di tagli alla cultura (legge 122/2010, finanziaria 2011, congelamenti di spesa del Ministero dei Beni Culturali) che, benché in parte recuperati con il reintegro del Fondo Unico per lo spettacolo e il rifinanziamento della tax credit, denotano un atteggiamento ostile nei confronti dell’arte e della cultura, concepita non più come un diritto

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presa a Palazzo Garampi. Per la medesima causa sono state raccolte 3500 firme. In città, nell’anno corrente è stato assegnato il premio del concorso di disegno satirico “Teatro con svista” promosso dall’architetto Marino Bonizzato, da sempre critico sulla questione di effettuare una restaurazione di stampo filologico (in questi termini è prevista la ricostruzione interna del Galli). I disegnatori si sono cimentati da tutta Italia. Non mancano inoltre le pagine su Facebook. Una di queste esprime con eloquenza il disagio sentito da una buona parte della cittadinanza: <<ci era giunta notizia che per la ricostruzione del Teatro Galli, sarebbe stato venduto a privati il Teatro Novelli per realizzare appartamenti. Se così sarà entreremmo nel guinness dei primati per aver

Dopo sessantasei anni di progetti, sembra esser giunto il momento cruciale. Il Novelli trema, ma potrebbe essere salvato. e intanto non mancano nuove polemiche. Fai un giro a Rimini, nel cuore della città. Passeggi sul ponte di Tiberio, attraversi le strisce di Via Bastioni Occidentali e subito intravedi l’arco d’Augusto, dopo cinque minuti, sbuchi nella grande Piazza dedicata ai Tre Martiri della resistenza antifascista, poi torni indietro, verso l’antico Ponte, e sulla sinistra ti ritrovi Piazza Cavour. Piazza Tre Martiri è l’antico foro e del pesante ruolo ne conserva ancora una distinta eredità: se ti chiedono qual è la piazza principale della tua città, tu, riminese, rispondi che è Piazza Tre Martiri. Piazza Cavour è altresì la piazza dei simboli, osservandola dal Corso, incastonati sulla destra ci trovi pezzi di storia moderna della città romagnola. L’Arengo, Palazzo Garampi (sede del comune), frequentati ed arredati, l’antica statua del Papa, la fontana circolare già celebrata da Leonardo. E poi al centro un edificio sontuoso, con un piccolo orologio sul frontone che spicca sulla sommità ed una epigrafe dorata in latino sull’architrave mediano. E’ il vecchio teatro intitolato ad Amintore Galli, struttura caduta in disuso in seguito ai bombardamenti del 44’, quel dramma che rese Rimini quasi un enorme cumulo di macerie, in breve tempo spazzate via, dimenticate sulle vertiginose ali del boom

economico. Imponente struttura quella del Galli, non passa inosservata. Verso la fine degli anni 90’ la facciata ha beneficiato insieme al tetto di un’opera di restaurazione. Tuttavia ad oggi la struttura non è tornata ad essere un riparo per scena e loggioni. Ad un ristrutturazione di facciata non è corrisposto l’atto essenziale: la ricostruzione interna. Va precisato che a Rimini si inscenano da non poco tempo i più disparati dibattiti inerenti la realizzazione di opere urbane, di progetti infrastrutturali, di piani regolatori. In città è sotto gli occhi di tutti la mancata apertura (momentanea) del Palacongressi, una struttura mastodontica a pochi passi dal centro, da anni la cosiddetta “nuova questura” marcisce nei pressi dell’Ospedale e scorrendo l’elenco ci si imbatte anche nel teatro di Piazza Cavour. Il decennio si è aperto con un acceso dibattito sulla ricostruzione del Galli, tirando in ballo, con una prospettiva non propriamente rosea anche un’ altra struttura, quella del teatro Ermete Novelli che, avendo ospitato nel corso dei decenni eventi di gran rilievo del panorama nazionale e non, è considerato a tutti gli effetti il teatro cittadino per eccellenza (in città è in attività anche il Teatro degli Atti, in via Cairoli).

2010, la vicenda Nel settembre dello scorso anno, l’amministrazione comunale espresse la volontà di vendere e quindi demolire il complesso teatrale di Marina Centro , con lo scopo di ottenere quei fondi necessari alla ricostruzione del teatro centrale. Più di 2500 metri quadri l’area che l’abbattimento renderebbe edificabile: la proposta era infatti quella di costruire nell’ipotetica area exNovelli condomini e palazzine, gli introiti favoriti dalla vendita sarebbero stati girati alla ditta che si sarebbe aggiudicata la gara d’appalto per la ricostruzione del Galli: dicesi “Alienazione urbana” in termini tecnici traducesi in scomparsa di un luogo a cui la cittadinanza è affezionata in termini che parlano di circostanze reali: il teatro Novelli è un luogo pubblico. Niente di nuovo ribadirlo? Può darsi, ma i tempi che corrono richiedono nell’avvicendarsi degli un eventi un esegesi minima e solo all’impatto superflua per ogni singolo aspetto e ogni singolo avvenimento. Le reazioni A Settembre è stato organizzato un presidio, cui parteciparono circa trecento persone, per esprimere disappunto nei confronti della decisione

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ologici secondo i nuovi piani federali (il che implica nella maggior parte dei casi chiusura o abbandono visti i conti in rosso di gran parte delle regioni centro-meridionali, le più ricche di scavi e siti archeologici protetti) e il limite dei privati alla composizione dei Consigli di Amministrazione. Nonché gli effetti del decreto legislativo 31 maggio 2010 n. 70 che, all’articolo 7 comma 22, prevede il taglio dei fondi statali a 232 istituti ed enti culturali. Volendo entrare nel merito del decreto del Consiglio dei ministri per la cultura l’arte e lo spettacolo del 23 marzo, il dato allarmante non è tanto il contenuto della misura, che prevede un allineamento del fus ai livelli del 2008 con una spesa pari a 428 milioni di euro, ma ciò che sta dietro tale provvedimento e soprattutto ciò che esso comporta per i cittadini. Come emerge dalla lettera del decreto e confermato dallo stesso Letta in conferenza stampa, i nuovi finanziamenti verranno prelevati da un complessivo aumento del prezzo sul carburante che permetterà la cancellazione della tassa sul cinema prevista nel decreto mille proroghe che avrebbe comportato a partire da luglio 2011 un aumento del prezzo del biglietto del cinema di 1 euro. In pratica, per far fronte ai tagli e trovare i finanziamenti, si elimina una tassa che colpisce esclusivamente i fruitori del servizio (il cinema, nel caso di specie) e se ne introduce una nuova che colpisce indirettamente ed indiscriminatamente tutti i cittadini. Questo provvedimento oltre che inutile in una prospettiva pro futuro in quanto non garan-

tisce continuità e prospettive a lungo termine, salvo si volesse sostenere l’impopolare e ardita tesi che per garantire il diritto alla cultura sia necessario un aumento indiscriminato annuale delle imposte, trasforma quella che è la ratio stessa dell’articolo 33 comma 1 della Costituzione, ossia della cultura come servizio fondamentale e indispensabile per i cittadini, in un onere e peso che essi devono sostenere in quanto lo stato sociale non è in grado di provvedervi. Se questa è la politica culturale che ci aspetta, l’arte più che un luogo in cui si sviluppa e si estrinseca la personalità dell’individuo, come volevano i nostri padri costituenti, si trasforma in mera scusa per tassare gli italiani e per nascondere le inefficienze delle amministrazioni. Michele Forlivesi

ANNO

FUS

2008

471.339.086 euro

2009

397.008.093 euro

2010

414.581.115 euro

2011

258.610.000 euro

2012

262.465.000 euro

2013

262.465.000 euro

-208.874.086 euro

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Teatro Galli, la Saga Continua

La locomotiva ha la strada segnata, il bufalo può scartare di lato e cadere

15 Maggio, ore 21.00 Teatro del Mare, Riccione info: www.iltassellomancante.org

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abbandonato due teatri: il Galli, che anche se bombardato era rimasto pressoché in piedi e per ultimo il teatro Novelli.>> [….]. La demolizione risulterebbe quindi uno scempio assoluto, vista l’efficienza, la frequentazione e il prestigio della struttura teatrale di Marina Centro, che si presterebbe di certo ad affiancare il futuro Galli nel panorama delle strutture “culturali” (i così detti “contenitori”) della città romagnola. Scendiamo ora più nei dettagli, in merito alla questione. Partiamo da una premessa già fatta ma che ricordiamo ancora: la questione “Galli” non è di certo apparsa sulle scene nel 2010, si perpetua con picchi incostanti d’interesse politico-sociale da diversi decenni. Abbiamo avuto il piacere

di incontrare l’Avv. Massimo Pasquinelli, presidente della Fondazione Carim , ente finanziatore di eventi come le grandi mostre che hanno avuto, hanno ed avranno luogo presso Castel Sismondo. E come noi, anche lui non dimentica di partire da una premessa. “Partiamo da un dato di fatto: il teatro Galli e il teatro Novelli sono due strutture di proprietà comunale.” - ci spiega l’avvocato – “Anni addietro, erano i primi anni 2000, fu stipulato un accordo fra il Presidente della Fondazione Carim, che al tempo non ero io, il sindaco di Rimini, il presidente della Fiera, la provincia, accordo in merito al quale la Fondazione Carim avrebbe curato e finanziato la costruzione del’auditorium, e il Comune avrebbe finanziato la ricostruzione del teatro Galli. Fu una scelta condivisa, tantoché nel 2007 il comune di Rimini deliberò


ie [ Te or può nascondere che Rimini necessita di nuove ed adeguate strutture da investire nel campo della cultura , i soldi sono pochi, questo è un dato di fatto. Oltre che ad occuparsi dell’organizzazione delle Grandi Mostre, la fondazione Carim è impegnata a finanziare il progetto di realizzazione dell’Auditorium, ma deve far fronte ad un problema non indifferente quale è il commissariamento della Banca. E se parliamo del teatro Galli, non dimentichiamoci che i vari progetti studiati per strutturarne l’organizzazione delle opere di restauro e ricostruzione hanno avuto un costo e il dibattito si protrae da tempo. E poi non nascondiamoci un’altra importan-

te questione, quella dell’arredo urbano , e anche qui si può far riferimento al Galli se pensiamo al “capannone” anteriore che copre un vecchio campo da basket inutilizzato, all’organizzazione dei parcheggi e così via, insomma, più in generale se osserviamo attentamente l’area compresa fra il Castello e il teatro ne concludiamo che necessita di una vera e propria riorganizzazione e penso, ad esempio, alla realizzazione di un fossato adiacente al Castello, che andrebbe a valorizzarne la bellezza.” Il dibattito è andato più volte rinnovandosi anche grazie alle non poche reazioni della cittadinanza, come si è detto sopra, e come ci ha confermato Pasquinelli. Fra le personalità che si sono distinte figura Marino Bonizzato, architetto, cui prima avevamo fatto accenno, già nel 1985 membro del gruppo di progettisti che guidati da Adolfo Natalini vinse la gara, aggiudicandosi l’onere di occuparsi della futura ricostruzione (poi le cose presero un’altra piega). Negli ultimi mesi più volte si è espresso in maniera critica nei confronti del progetto di ricostruzione filologica promosso dal Comune. Marino Bonizzato, in merito al progetto promosso dal Comune di ricostruzione filologica del teatro Galli, lei ha espresso diverse volte il suo disappunto … “Indubbiamente la scelta del Comune di promuovere il restauro del teatro “come era, dove era” è sconsiderata: significherebbe restituire alla città una struttura antiquata, con ripercussioni concrete, e mi riferisco proprio alla visuale scenica, considerato

Più in generale, forse, urge una riflessione sullo stato delle infrastrutture destinate alle attività culturali presenti sul territorio riminese. “Le problematiche ci sono. Il Novelli è,

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che si tratterebbe di un teatro avente una struttura “all’Italiana”, e le coordinate architettoniche del Galli non consentono un suo connubio roseo con questa tipologia di struttura.” Lei ha espresso delle critiche, ma non si è dimenticato di portare avanti delle proposte. “Certo. Nel 1985 sono stato membro di un gruppo di studiosi con a capo l’architetto Adolfo Natalini, suddetta associazione aveva proposto un progetto di ricostruzione teatrale del Galli che seguiva una direttrice diversa da quella scelta dal Comune oggi. Il progetto teatrale era di stampo “Wagneriano” in chiave assolutamente moderna. Una struttura quindi diversa dall’originale. Innovare era il nostro obiettivo. Ricostruire il teatro, sì, ma allo stesso tempo “costruirlo” nella contemporaneità e in linea con il nostro presente, con i nostri anni. L’intento era di onorare l’incarico, ovvero fare un opera di restituzione alla città, nella speranza che il nuovo teatro diventasse il primo tassello di un rinnovamento culturale in ambito di strutture tanto da far innescare un progetto di riqualificazione cittadina in maniera simbolica: il teatro Galli è situato nel cuore della città. Ripartire dal centro storico sarebbe stato un buon inizio.”

non molto il bando di gara di appalto. Lo stesso Comune ha comunicato l’apertura del cantiere finalizzata alla ristrutturazione del foyer del teatro, che sarà destinato in futuro ad ospitare eventi culturali anche al di là dell’attività teatrale. I lavori sono iniziati alla fine dello scorso anno. Intanto, le lancette dell’orologio posto sul frontone del teatro sono ferme sulle ore 12 (o sulle ore 24, a seconda della fantasia). La messa in atto del cantiere del foyer ha implicato il “blocco” del sistema funzionale dello stesso orologio, per motivi di sicurezza. Un orologio fermo è un immagine infelice. Ma l’orologio bloccato del Galli è forse un’immagine anche onesta nel suo essere statica. L’aspetto reale della faccenda, al di là di progetti e polemiche è questo: si pensi semplicemente al nome che diamo a quell’edificio che si affaccia centralmente su Piazza Cavour: Teatro Galli. Eppure il teatro non c’è e la sua assenza è mascherata, perché la struttura, lo scheletro esterno, spicca sulla piazza. Ma dentro tutto è immobile, fermo come l’orologio incastonato sul frontone. Ancora per poco, speriamo. Per quanto ancora? Fuggiamo dal chiedercelo.

Nel frattempo, Martedì 5 Aprile, la Giunta Comunale di Rimini ha approvato il progetto definitivo di ricostruzione del teatro (la citata “ricostruzione filologica”), con il beneplacito del Comitato tecnico scientifico per i beni architettonici e paesaggistici del Ministero per i Beni culturali. Le fonti riferiscono che è nelle intenzioni del Comune emanare entro

Enea Conti

Intervista a Giorgio Galavotti, presidente dell’Associazione riccione Teatro Riccione Teatro è forse la realtà culturale più prestigiosa di Riccione, banditrice del Premio Riccione per il Teatro che ogni due anni dal 1947 premia i migliori testi inediti. Organizza inoltre, ad anni alterni rispetto al Premio, il festival TTV (Teatro Televisione Video). L’edizione tenuta a giugno 2010, dedicata alla coreografa tedesca Pina Bausch, scomparsa nel 2009, ha riscosso un buon successo, anche grazie ad ospiti come Cristiano Godano, Dan Fante, Marco Paolini (quest’ultimo vincitore del Premio Riccione TTV per la Televisione). Signor Galavotti, per cominciare dalla domanda più vile, quanto è costato il recente TTV? L’ultima edizione, sono cifre indicative, intorno ai 90100mila euro, comprendendo ovviamente costi artistici, service, personale, collaboratori esterni. Voi svolgete attività di elevato livello: quali sono i principali contributi al vostro bilancio? La nostra associazione ha due soci: il Comune di Riccione e la Provincia di Rimini. Le quote associative di questi due enti costituiscono l’ossatura del nostro bilancio. Poi ci sono contributi dal Ministero dei Beni Culturali e dalla Regione Emilia-Romagna, grazie alla leg-

altro con cui andare. Le parole sono delle puttane!

e La Stampa sono gli unici che consentono rapide ricerche di questo tipo) ho scoperto che la prima apparizione in Italia di escort, riferito a prostitute d’alto bordo (e non ad automobili) risale al 1992 e riguarda la nascita di alcune agenzie di accompagnatrici a Mosca e Toronto (la globalizzazione!). Il primo uso di escort in un caso italiano è del 1994, e riguarda anche qui una agenzia on-line di appuntamenti. Quindi arguisco che, nel 1994, quello che differenziava le escort dalle puttane era il grado di tecnologia. Decisamente poco democratico. Proseguendo, ho notato che i casi di protettori mascherati dietro a siti web di appuntamenti si sono moltiplicati esponenzialmente negli ultimi 10 anni. Le agenzie si professano sempre, rigorosamente, agenzie di “escort service”. L’equiparazione tra le due categorie professionali di ‘escort’ e ‘prostitute’ parrebbe scontata, ora più che mai, eppure ragioni di mercato impediscono di chiamare le cose col proprio nome: il cliente altolocato non va più con le prostitute, è poco dignitoso, anacronistico. Questo rilancia il problema democratico: nessu-

Jacopo Galavotti

Se leggete da destra a sinistra vi beccate 5 zigalioni di multa

PS. Questa ricerca mi ha insegnato che la Ford Escort è una ‘scorta’ e non una ‘puttana’ (anche se, amichevolmente, la vostra potete chiamarla come volete).

NonSensoUnico

COMPENDIO DELLA BREVE STORIA DEL TERMINE eSCorT NEL LESSICO ITALIANO (o saggio di semantica moralistica) Una delle bizzarrie del lessico italiano è che si evolve, per la maggior parte, attraverso i prestiti da altre lingue. Questo può essere ragionevole, se non vogliamo dire cose come “calcolatore elettronico”, “topo” o “dente-blu”; ma affidarsi ad una parola inglese per il mestiere più antico del mondo non vi pare una caduta di stile? Abbiamo forse bisogno di farcelo insegnare? Cercando di risalire alla comparsa di questo termine nel nostro vocabolario ho fatto una prima sommaria ricerca sul mio Devoto-Oli del 1995, che non ha prodotto risultati. Mi sono affidato quindi al dizionario di inglese, dove ho scoperto che escort significa letteralmente ‘scorta’ e, secondariamente, ‘accompagnatore di una signora in società’. In tempi più recenti gli accompagnatori sono diventati anche di sesso femminile, e non esaurivano le loro mansioni stando “in società”, tanto che il dizionario di inglese ci confida, quasi sottovoce, che eufemisticamente escort può significare ‘prostituta’. Ora sono pronto a cercare la comparsa del bell’eufemismo nel lessico italiano corrente. Grazie a un rapido excursus negli archivi storici on-line dei maggiori quotidiani italiani (La Repubblica, Corriere della Sera

Comunque principalmente contributi pubblici Certo, anche se noi vorremmo maggiori sponsorizzazioni private, ma per ottenerle occorre presentare dei progetti, che necessitano di certezze anche economiche: è un circolo vizioso. Il problema dei contributi pubblici, per noi comunque imprescindibili, è che ci vengono confermati di anno in anno con ritardo rispetto all’ideazione dei progetti. Senza un buon anticipo non possiamo organizzare gli eventi con serenità. Vorremmo iniziare ad instaurare un circolo virtuoso già da quest’anno, in cui si terrà il Premio per il Teatro, in vista del TTV del 2012.

Ma non dimentichiamo che ci sono ogni anno, nei teatri d’Italia, numerosi spettacoli vincitori dei Premi Riccione per il Teatro che, recando sulla locandina questa dicitura, ci fanno onore e anche pubblicità. Il Premio Riccione è il più antico e prestigioso d’Italia, ha sempre avuto giurie ineccepibili e di caratura altissima.

Entrambe le manifestazioni sono prestigiose, anche se forse difficilmente spendibili dal punto di vista pubblicitario. Intanto con l’edizione del 2010 del TTV abbiamo ottenuto che la nostra rassegna di video su Pina Bausch, la più completa al mondo, venisse proiettata al festival della nuova danza Equilibrio, all’Auditorium di Roma, il più importante centro culturale d’Italia al momento.

Bentvovati cavi lettovi e stovioni vipieni di ovi. Lasciatemi cominciare dalle basi. Eccovi qua l’improvviso baleno dei 36 stratagemmi fondanti e fondenti di questa rùbrica: 2 Speriamo che non nevichi. 3 Porcellini. 4 Giappone: Un panda si fruga nelle narici con un germoglio di bambù. 1 La base è una sostanza capace di donare un doppietto elettronico ad un’altra specie chimica. 5 “Chi cita ha bisogno di far sesso” - Sigmund Freud. Chi Tarzan è ancora in fase di ricerca e sviluppo. 7 L’originalità è importante. 7 L’originalità è fondamentale. 7 L’originalità è tanto tanto importante in modo assurdo. LA NOSTRA PISTA A(hi)voi il nostro umile spazio della pasta. Risponde Valerio Biagini. “In questi centocinquanta anni d’Italia, la pipa ha la sua importanza. Continuate così.” - Sandro Pertini La sua approvazione ci riempie. Può, gentilmente, far fare un cartoccio con ciò che avanza? Abbiamo il gatto con l’autostima bassa. “Caro amico del Tartufo, non disperare, c’è ancora speranza. L’autunno è vicino e allora potrete riabbracciarvi. Ricorda, o tenerone, che la vita è come un grande rodeo in cui si cavalcano emozioni vorticando in aria un lazo di liquirizia. Saltuariamente tuo - Andrea Maioli Caro amico del Grifone, la tua julienne di conforto è come concentrato di pomodoro per le mie nari. Comunque mica mi piace a me il tartufo. Veleggerò su friabili mari di meringa e,

dovessimo auscultarci, le offrirò dell’olio motore di prima scelta.

n alit à

“Salve. Sono un po’ emozionato per questa mia prima lettera. Un dubbio mi attanaglia. Perchè mai sto scrivendo questa roba?” - Valerio Biagini Perchè sì. Inoltre rammenti la sesta regola. L’ANGOLO DEI GIOCHI Trova l’intruso: Gattotopo. Efelante. Due grifagni liocorni. Panda che si fruga le nari col bambù. LA POESIA In questa sezione, cari lebbredonti, proporremo, di volta in Volta, poesie scelte dai nostri collaboratori. Selezione rigorosa attraverso i criteri dei motori di ricerca di internet e trascritte con il classico metodo del t9. Ogni tanto vi potrete godere anche qualche saggio di antropologia. Non Levi-Strauss, però. S’ì Fossi Foco S’i forse eman, ardereg ‘l mondo; s’i forse vento, lo tempestesfi; s’i forse carta, i l’configese? s’i forse Fin manderei?’do profondo s’i forse sarà pare allor giocondo, che tutti i cristiani imbrig? s’i forse ‘operatore, sa che ebrei? a tutti nozzere? Caso a tondo s’i forse morte andareg da mio paese; s’i fosse vita fuggire? Da lui: similmente faric da mi madre s’i forse becco, come sono e fui, vorrei le donne giovani e leggibere, e vecchie e laged jarresfi altrui. Continua a pagina 27 Valerio Biagini

Asa nisi masa è il titolo di questa rubrica, ma è anche la parola anima nell’alfabeto serpentino. Asa nisi masa è la formula, scritta a gesso sulla lavagna, che i bambini di “8 ½” pronunciano per far muovere gli occhi di un quadro. Questa espressione misteriosa, apparentemente priva di significato, nasconde un obiettivo: sbalordire l’interlocutore filmico, imprimere nella sua memoria la funzione del cinema. Così è per Guido, interpretato da Marcello Mastroianni, nel film più rappresentativo di Federico Fellini. Asa nisi masa è un sussurro che si insinua nella mente, nel quale convergono i nostri timori, speranze, ricordi. Tra i più grandi registi italiani di sempre, Fellini esplora e annulla il labile confine tra la vita e l’arte, che della vita è rappresentazione. Il suo cinema fa uso di un linguaggio criptico, fatto di sillabe evocative, del quale è necessario conoscere le regole. Nel panorama cinematografico mondiale queste regole con il passare del tempo sono state mercificate a favore dell’intrattenimento; uno strumento nato e concepito come comunicazione artistica ridotto ad una funzione puramente ludica. Lo spettatore moderno si è smarrito proprio come il nonno felliniano, disperso nella nebbia, alla ricerca della propria casa. Tanti anni prima che ciò avvenisse, Fellini intitolava il suo film più personale con una parola presa direttamente dal dialetto (amarcord – “mi ricordo”): esplicitava le sue radici in un

una dimensiona fundamentela per la richeza d’un teritori. Ciudend un teatri, enca se po us ni fa un ent, us ciud un post importantissim per fe incuntrè la zenta, un post dov una masa ad zenta la a sugné e rezité, un post dov’è c’us scapa sa più voia ad fé per sé e per chi elt. Costruì al palazeini te post de Novelli e frutarà enca 5 miliun d’euri ma sta fazenda e farà perd un valor, ti an chi avnirà, na masa più grand e enca materiel. E discors che tre teatri saria trop l’è sbaiè, perché Rimini l’è na zità che la dventarà sempra più granda e i bagnent chi vò veda i spetacol d’la cultura ad piò. Donca bsogna che decidema che mudel ad zità a volum aduté. Nessuno aveva mai parlato prima di Coase in dialetto riminese. Il che lusinga ma chiama al miglioramento della prosa, che cercherò di attuare nelle prossime settimane. Per ora accontentatevi di questo altamente emendabile scritto, per la cui stesura la collaborazione dei nonni è stata a dir poco essenziale. Grazie, nonni

ali ] ARTE E LETTERATURA volto è diverso ed ho cercato di renderlo il più autentico possibile … e in bianco e nero. Non a caso i colori dell’asfalto: il nero del catrame, il bianco del ghiaino.”

L’esposizione di Davide Frisoni al palazzo dell’Arengo di rimini Quando ci si trova davanti ad un’opera d’arte, sia essa un libro, una canzone, una poesia, una pittura, stabiliamo un legame, ed è lo stupore che proviamo nel momento in cui fruiamo dell’arte stessa a darci l’ispirazione, a spingerci all’interazione. Viene da chiedersi che cosa ci instilli lo stupore. Una risposta può essere questa: ci stupiamo quando l’arte parla alla nostra anima, a tu per tu, oppure quando l’arte racconta il nostro tempo, la nostra stringa di Storia, quella dell’uomo, discostata da quella dei libri, parimenti da quella delle cronologie. Allora non sembrerà forse strano, che automobili, le nostre automobili, lampioni accesi, sensi unici e divieti, palazzi, strade d’asfalto cristallino sotto un cielo piovoso e strade ricoperte di neve, di una neve a sua volta tela di numerose “tracce”, siano in grado di sorprendere, senza dimenticarsi dei volti di chi le

Nicolò Cavalli

strade le percorre quotidianamente, per lavoro. Proprio ciò che Davide Frisoni ama dipingere sulle sue tele. Alcune di queste sono state esposte nella sua Rimini, in occasione di una mostra che è stata ospitata nel Palazzo dell’Arengo dal 18 Dicembre al 16 Gennaio. Davide Frisoni, che cosa l’ha spinta a dipingere fino ad oggi, quali sono stati i motivi occasionali? “Il desiderio che la quotidianità acquisti un valore continuo. Per fare un esempio, che anche lo stare in macchina non sia tempo perso, dato che ai nostri giorni in macchina di tempo ne passiamo. Questa penso sia un’esigenza propria di ogni uomo più che di un’artista. Ci si accorge che accanto a sé accadono cose, si proiettano riflessi, e la realtà si rivela. Insomma è il desiderio di senso e di felicità a spingermi, che sono poi le cose che muovono il mondo, ed è così che anche una crepa sull’asfalto diviene interessante, così come le luci dei lampioni, i riflessi provenienti dal cielo.. anche un luogo che di primo acchito definiamo “non bello” può racchiudere poi, un attimo di bellezza assoluta. Ho dipinto un angolo dello stadio, un obbrobrio verrebbe da dire , pensandoci, ma al momento del tramonto, quell’immagine mi donava qualcosa.” La sua esperienza è considerevole …. “Di “professione” faccio il pittore da 10 anni, e il 95 % del mio

In una delle tele, dove

è raffigurato il sopraggiungere di un temporale, troviamo un cielo incredibilmente verde a far da tetto al mare e alla spiaggia... “Era proprio così! Quella tela

La mostra che ha portato nella sua Rimini identifica un percorso preciso, anche metafisico? “Metafisico certo. E’ presente una tela che ho intitolato “Riflessi e Riflessioni”. Partendo dall’inizio di quello che può essere considerato un percorso sono esposte tele più “classiche” in quadrature vaste, come il paesaggio che potresti vedere dal finestrino della macchina per intenderci. Poi le tele scendono un po’ più nel particolare, c’è ne addirittura una che raffigura la scritta TAXI, sull’asfalto.”

E’ difficile recensire un libro del genere proprio perchè tiene fede a ciò che l’autore dichiara fin dal sottotitolo. “MONDO CANE ADDIO, un delirio su Gualtiero Jacopetti” non è che questo: un delirio. Difficilmente ascrivibile ad un genere letterario il libro di Marcello Bussi parte d all’assunto che Jacopetti è stato volutamente dimenticato dai media italiani che ha invece contribuito a creare e a cui tanto lustro ha portato all’estero. Questa parte saggistica viene abilmente alternata con il racconto di una persona che cerca di scrivere un nuovo capitolo del capolavoro Mondo Cane, prima esperienza cinematografica del regista toscano e primo esempio di mondo movie (docu-

E poi i Truckers, questi splendidi volti di camionisti. Che cosa le ha dato il là? “E’ tre anni che ci lavoro. La luce e la strada. I camionisti hanno una vita solitaria, con le loro merci di cui a volte forse, nemmeno conoscono la natura, con la loro radio... . Ogni

mentario, spesso girato in paesi esotici, in cui si susseguono immagini emblematiche del luogo con una spiccata propensione per le immagini crude e sanguinolente), scontrandosi però con la realtà che un film del genere ai giorni nostri è impossibile. Il giornalista degli anni duemila viene dipinto come una persona cinica e pronta a tutto pur di portare a casa uno scoop che possa dargli la certezza di fare parte di un mondo che certezze non ne offre. Pur di ottenere un contratto il reporter descritto da Bussi si spinge fino ferire un bambino con un sasso per poterne filmare il salvataggio, paradosso, mi auguro, che però rende bene l’idea dello stato di salute di una professione che, se prima accusava Jacopetti di essere un uomo che pur di ottenere una buona scena da filmare avrebbe fatto di tutto (perfino organizzare una fucilazione, facendola ripetere fino ad avere la luce ottimale) ora si trova a dover combattere con i ritmi serrati dettati dal popolo di internet che pretende notizie in tempo reale e un marketing che sta le sta facendo perdere il

Mi ricordo un giorno

CINEMA

grande dipinto, senza paura di vedere dispersa la sua eredità. Il terreno caldo che ha accolto il seme della sua vita, il suo luogo d’origine, è restituito a noi e al mondo sotto forma di arte. Oggi il cinema italiano è spaventato, non ama rischiare: la quasi totalità dei suoi parti sono commedie, spesso frivole, talmente simili fra loro da sembrare uscite da una fabbrica dickiana di automi. L’intraprendenza è svanita, il cinema di genere (Lenzi, Bava, Argento etc.) e quello d’autore (Antonioni, Rossellini, Risi), che ci hanno resi famosi nel mondo, sono ora un lontano ricordo, mentre la finalità delle major italiane è quella di produrre denaro. Chiappe al vento e situazioni imbarazzanti, viste e straviste, significano incasso assicurato; la cassa piange, invece, se si propone una storia drammatica, magari con una riflessione di fondo sul sociale. Spettatori confusi da una televisione che evoca incubi orwelliani, affamati di pop corn caldi al caramello (attenzione alle carie), abituati a non sopportare più di novanta minuti di immagini (il cosiddetto tempo calcistico). Non ho intenzione di generalizzare: la mia considerazione nasce da una visione di insieme, dove un multisala (il cinema diventato grande magazzino) è “costretto” ad utilizzare gran parte dei posti a sedere per proiettare il fenomeno comico del momento o l’evento americano dell’anno.

Ma la situazione non è compromessa, abbiamo autori che hanno fatto la storia del nostro cinema ancora in attività, penso ad Ermanno Olmi o Pupi Avati, e nuovi autori che la faranno per tanto tempo ancora, come Paolo Sorrentino o Matteo Garrone. Sono ancora tanti, per fortuna, gli spettatori che aspettano con ansia il nuovo film di Eastwood o Cronenberg, e rimangono svegli sino a tarda notte per godersi uno dei capolavori di Kubrick o De Sica. Prendiamo come esempio il recente film di Checco Zalone, “Che bella giornata”, una delle commedie più riuscite degli ultimi anni e capace di incassare al botteghino più di 40 milioni di euro grazie alla simpatia del suo protagonista. Bene, il film è divertentissimo, si ride di gusto senza gag sciocche o volgari e il tempo scorre che è una meraviglia. Ma tutto ciò che ci rimane è televisione portata sul grande schermo, ottimo cabaret di intrattenimento; per essere cinema gli manca ancora qualcosa.

Proviamo ora ad accostargli una delle commedie più importanti dei nostri anni d’oro: “Amici miei”, uno dei capolavori del compianto Mario Monicelli. Il confronto può sembrare azzardato ma si rivelerà efficace nel mettere a confronto due film simbolo di epoche diverse. “Amici miei” narra di un gruppo di amici cinquantenni che cercano di combattere la noia quotidiana combinando goliardate a danno della povera

gente. Non sono dei vincenti, tutt’altro. Ognuno di loro nasconde un fallimento (come una famiglia disastrata o un incancellabile senso di solitudine), ma insieme riescono a darsi uno scopo, poco importa che si tratti di in un misero piatto di pasta e ceci (ricordate “I soliti ignoti”?). Non prendono nulla sul serio, sono disinteressati: lo scherzo sopra ogni cosa. Un modo per dimenticare i propri problemi e rimanere incatenati al mondo dei falliti, degli sfaccendati. Una commedia capace di confrontarsi con la società, che ancora oggi preferisce informarsi sugli orsetti lavatori in Canada piuttosto che riflettere sulla situazione socio-politica del proprio paese. Quando uno dei cinque muore, gli altri Amici ci scherzano sopra, perché se non era roba seria la vita, figuriamoci la morte. Monicelli prende la parte di questi amici, ne condivide le scelte, perché un cambiamento

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è difficile. La rassegnazione è parte integrante di noi. Assumersi le proprie responsabilità è un’impresa molto più ardua che spacciarsi per tecnici stradali incaricati di abbattere le case e persino una chiesa per far passare un’autostrada. La differenza fra “Amici miei” e “Che bella giornata” è in primis nella consistenza dei personaggi: da una parte un gruppo di eroi del nulla, dall’altra un uomo ingenuo, vittima ma carnefice del proprio destino, che continua a provare amore nonostante le delusioni ricevute dalle persone amiche. Riecco il tema della rassicurazione. Con “Amici miei” i meno esigenti rideranno di gusto, mentre i più pensosi riconosceranno l’eco di una lunga tradizione letteraria; con “Che bella giornata” non ci saranno distinzioni, si andrà a dormire privi di preoccupazioni, con il sorriso sulle labbra. Ieri Mastroianni, Gassman, Manfredi, Tognazzi, Sordi, Totò; oggi Salvi, Salemme, Boldi, Bisio, i Fichi d’india (meglio fermarsi qui). Le cause di questa involuzione sono molteplici: non è da escludere, per cominciare, che la classe politica (di destra e di sinistra) abbia negli ultimi decenni ignorato certi passaggi culturali del nostro paese, preferendo una superficiale propaganda. Basti pensare che il Ministro dei Beni Culturali, Sandro Bondi (scusate l’ossimoro), ha boicottato il Festival di Cannes perché era presente un film (“Draquila – L’Italia che trema” di Sabina Guzzanti) che non risparmiava critiche all’operato del Governo. Lecito quindi domandarsi: da quando il cinema è diventato strumento politico? Da quando l’arte deve chiedere il permesso ai miracolati del parlamento?

Non si può non ricordare un discorso fra Rocco Buttiglione e Maurizio Gasparri, due menti profondamente illuminate (dalla mia abat-jour, di tanto in tanto) che su La7 tacciano di tediosa inutilità ogni pellicola che non sia una commedia, elevando ovviamente Checco Zalone a profeta in patria. Per finire questa galleria degli orrori, ricordiamo il bel film tedesco “Le vite degli altri” (miglior pellicola straniera agli oscar 2006), elevato dalla destra italiana a baluardo contro i temibilissimi e redivivi comunisti e strumentalizzato fino a sminuire il suo valore filmico, decontestualizzando la situazione italiana. Per completezza, ricordiamo che “Le vite degli altri” è stato trasmesso su Rai 2 il 9 febbraio 2011 (coincidenza o tempismo?) registrando un audience di poco più di un milione di telespettatori. Quest’ultimo dato sottolinea come la televisione in se’ stessa è una ulteriore causa di flessione del nostro interesse culturale. “La fidanzata di papà” e “Scusa ma ti chiamo amore” risultano i film più visti nelle prime settimane di febbraio. Evitando di commentare la pochezza contenutistica dei sopra citati, vogliamo soffermarci sul semplice fatto della loro messa in onda. Le scelte dei palinsesti televisivi spesso prediligono pellicole di puro svago e mal realizzate. Film ben più importanti vengono relegati alla seconda serata o al pomeriggio. I giovani, dunque, si trovano ad aver una possibilità di scelta esigua: la televisione li ha ormai abituati al nulla. Per dirla con Gaber, “la libertà è partecipazione”. Spegniamo le nostre televisioni e guardiamoci un bel film. Scoviamo i capolavori nelle reti satellitari. Leggiamo libri ed ascoltiamo bella musica.

Popoliamo i nostri multisala per andare a vedere quei film che godono di scarsa considerazione, rei di non produrre quattrini. Andiamo a vedere “Biutiful” di Inarritu, “Il nastro bianco” di Haneke, “Another year” di Mike Leigh, “Kill me please” di Olias Barco (tutti film calpestati dalle nostre multisale romagnole, ed immagino non solo). Facciamoci sentire culturalmente vivi ed assetati di sapere, andiamo a teatro, affolliamo le mostre e partecipiamo ai bei concerti. Popoliamo quei luoghi che la nostra provincia non vuole aiutare, semplicemente perché poco profittevoli. Visitiamo il nostro entroterra, i castelli, i borghi antichi, interessiamoci alla nostra storia, alle nostre origini: facciamo come Fellini, siamo orgogliosi della nostra terra e godiamo delle sue bellezze. Lui era un grande: noi, se siamo in tanti, possiamo essere grandissimi. O vogliamo essere presi a schiaffi come i passeggeri del treno di “Amici miei”, vittime delle zingarate di Tognazzi & co.? Gianluca Pari

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Record Store Day

Fangoterapìe

16 Aprile: salvare la discografia con la speculazione

Il trash ci domina, siamo nell’immondizia fino al collo, metaforicamente, ma anche l’immondizia, quella vera, sta arrivando. Circondati dal marciume ormai bisogna cedere all’evidenza: i poli culturali e artistici si sono invertiti rendendo negativo ciò che prima era positivo e positivo ciò che credevamo negativo. Le argomentazioni da portare a questa affermazione sono infinite e altrettanti sono gli esempi che avallano quella che può essere a tutti gli effetti definita come la religione del Dio Trash, i cui comandamenti sono pochi e conditi con il peggior turpiloquio. In questa parte della rivista vi accompagnerò, novello Mosè, nel putrescente mondo dei mass-media scandagliandolo fino a trovarne il vertice negativo. Un’anabasi fatta di tette nude, lustrini, gossip, eccetera. Quindi preparate lo scudo e affilate la lancia: si parte! Il primo personaggio che voglio presentarvi è alto, ben pasciuto e porta grossi occhiali quadrati che gli donano un’aria terribilmente intellettuale e radical-chic: Costantino Della Gherardesca. L’uomo è preparato: laureato in filosofia in Gran Bretagna, conduttore di Dispenser su Radio Due, un programma che fornisce ottimi spunti culturali e artistici e ottimo conoscitore di musica, sul suo blog promuove gruppi indie emergenti. Allora in che modo una persona di tale calibro può rientrare nella nostra particolare classifica del peggio del peggio? La questione è filosofica e fa riferimento all’istinto che spinge l’uomo a commettere le peggiori atrocità: è quella vertigine che attrae tutti, nessuno escluso,

Dal 2007, vista l’esplosione della discografia pirata in formato digitale è stato ideato negli USA il Record Store Day. Una giornata che vede coinvolti centinaia di negozi di dischi indipendenti (cioè non appartenenti alle grandi case di distribuzione) in tutto il mondo e decine di artisti (un po’ meno indipendenti). L’iniziativa, fin qui lodevole, consiste nel rilanciare il piccolo negozio di dischi grazie alla realizzazione al suo interno di un evento musicale. Quest’anno la “celebrazione”, tenutasi il 16 aprile, ha visto coinvolti oltre 1400 negozi nel mondo di cui circa 100 anche in Italia. Sul fatto che sia importante rilanciare il mercato discografico in formato fisico e legale (nel rispetto soprattutto del lavoro degli artisti) ci si può certamente trovare d’accordo (io, ad esempio sono un amante del vinile), ma purtroppo quello che è certo è che il Record Store Day ha dimostrato di non essere altro che un’occasione di speculazione, a tutto vantaggio di quelle case discografiche contro cui la filosofia dell’evento, se ci fosse, parrebbe scagliarsi. Ma così non è.

Metal e Non Solo che ti guardano dalla mappa. La scelta delle canzoni non delude, ci sono sia le canzoni fondamentali e più conosciute del genere, che qualche sfiziosa chicca generalmente sconosciuta, ma altrettanto importante per comprenderlo al meglio. Direi che quel pomeriggio si è rivelato meno noioso del previsto. Unica avvertenza: aprire il sito solamente se non si ha nient’altro da fare; potrebbe catturare gran parte del vostro tempo. Cecilia Basaglia

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Tanto per capirci, nella home page del sito web del RSD ci tengono a precisare che l’idea è nata da un ex dipendente di un negozio di dischi, tale Chris Brown (omonimo del pessimo rapper). Sembra una favola: un progetto mondiale realizzato dall’idea di un povero impiegatuccio! Peccato che a rovinare la morale della bella favola ci pensi subito il riquadro dei promotori, in basso a destra nella stessa pagina web: qui figurano non casualmente case discografiche e di distribuzione tra le più grandi al mondo. Per l’occasione, infatti, si sono approntate edizioni limitate di rari EP sepolti o inediti in vinile da distribuire proprio in questa giornata. Ovviamente non si tratta di artisti indipendenti proposti da piccole case che si autopromuovono o magari gruppi emergenti: sono le stesse brillanti e sfarzose edizioni speciali che, guarda caso, fioriscono nei negozi di dischi nel periodo natalizio. Giusto per farvi qualche esempio: edizioni speciali di Lady Gaga(!), Daft Punk, Foo Fighters, persino un EP estinto dei Nirvana, un live dei Television e per buona pace di Jim Morrison anche un bel “Riders on the storm” dei Doors, in 2500 vinili numerati. Questi sono solo degli esempi, ma se siete curiosi su internet troverete l’elenco completo di tutte queste smargiassate discotrash da collezionisti gonzi. Jacopo Galavotti

verso il lato oscuro. Il classico yin e yang. Così Della Gherardesca partecipa come ospite fisso ai programmi di Piero Chiambretti, al rotocalco televisivo “L’Italia su 2”, come opinionista a “L’isola dei famosi”. Ma il “Trash award” di questo numero non se lo aggiudica per nessuna delle cose sopracitate, anche se la gabbia neurale con Franco Califano al Chiambretti night è stata qualcosa di straordinario, il premio gli viene assegnato per www. sanremochiuso.com. Il sito, creato pochi giorni prima dell’edizione 2011 del Festivàl di Sanremo, si pone come obiettivo, stupore e deliquio, di fare chiudere attraverso una petizione la competizione canora. La petizione va ad aggiungersi a tutte quelle altre altrettanto pregne di significato come: “Il Salento vuole cambiare: la cagnolina Aura deve avere giustizia!”(11551 sottoscrizioni) oppure: “Tokio Hotel @Coca-Cola Live 2010!” (5032) nate copiosamente insieme a internet e alla e-democracy, che sta cercando di convincerci che è possibile creare una amministrazione del potere e, nel caso della cagnolina Aura, della giustizia direttamente gestita dagli utenti web. Sciaguratamente la nostra petizione non è stata fortunata quanto le sopracitate e si è fermata a 1659 firme. Viene però da pensare che, qualora si fosse ottenuto un risultato sufficiente a far pensare a Gianmarco Mazzi, o chi per lui, di far chiudere il Festival, allora probabilmente lo share sarebbe stato talmente basso da non rinnovarlo per evidenti questioni economiche. Di qui si evince l’evidente

La rubrica che scava nella melma

30 Aprile

14 Maggio

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14 Maggio

1 Maggio

14 Maggio

di Andrea Maioli

ridondanza degli strumenti di dissenso. Il manifesto è quanto di più esplicito possa esserci: “Il Festival di Sanremo non porta la musica in televisione. È un operazione monetaria e televisiva più vicina alla ‘Ndrangheta che a Woodstock. La musica in tutto il mondo comunica libertà, non a Sanremo. La RAI, invece di tappare la bocca a comici e giornalisti, dovrebbe chiudere il festival di Sanremo. Musicalmente è irrilevante. Nessun giornalista musicale importante, fuori da quelli italiani collusi con le compagnie discografiche, è mai andato al Festival Di Sanremo. Il Festival Di Sanremo è estremamente diseducativo e la televisione statale deve smettere di produrlo e trasmetterlo.” Viene da chiedersi perchè proprio lui che ha dimostrato di trovarsi a suo agio nei salotti più frivoli della tv consideri ancora Sanremo come una manifestazione canora e non per quello che è, ovvero un mediocre varietà nazional/popolare che riesce a concentrare in cinque serate tutti i nostri peccati, diventando un termometro della nostra perversione. E’ proprio l’ingenuità negli intenti che rende il tutto ancora più grottesco, anche se il sito è un ottimo esempio di blog di ultima generazione, gli articoli sono intelligenti e caustici e si trovano anche collaborazioni importanti come con Stefano Disegni o Natalino Balasso (se Mameli avesse letto il suo post sull’orgoglio di appartenenza, probabilmente non avrebbe scritto il “Canto degl’Italiani”).

Vedi anche: www.sanremo.com www.dellagherardesca.com

Lezione pubblica di antimafia e legalità organizzata dal Gruppo Animafia Pio La Torre, piazza Cavour, Rimin

4 Maggio

21 Maggio

7 Maggio

28 Maggio

7 Maggio

13 Maggio

15/19 Giugno

Comunicateci i vostri eventi da pubblicizzare sul Bufalo mandando una mail a: andrea@iltassellomancante.org

Andrea Maioli

[ St ri sc

e]

Ex-allievo del Liceo Artistico D’Arte Federico Fellini di Riccione, ora frequenta Corso di Perfezionamento in Disegno Animato e Fumetto dell’Istituto Statale D’Arte di Urbino. Ha partecipato alla recente edizione del Bilbolbul 2010 illustrando un racconto di Stefano Benni e situandosi tra i migliori partecipanti segnalati nel concorso. Cura un blog su internet in cui mostra alcune sue opere: www.niccolotonelli.blogspot.com Per vedere l’opera nei suoi colori originali potete consultare la sezione “Strisce: Fumetti” sul nostro sito.

Eventi

MUSICA

carattere umano che la contraddistingue avvicinandola sempre di più all’industria. Non è un capolavoro della letteratura. La scrittura è fluente ma non particolarmente ricca, ha però il grande pregio di trasmettere tutta la passione che l’autore ha verso l’argomento e l’indignazione verso una realtà che ha voltato le spalle ha colui che prima di altri aveva compreso in che direzione si stesse evolvendo emerge chiaramente con un’ingenuità e un candore che scrittori più esperti non si concedono, ma che contribuisce a coinvolgere ancora di più il lettore. Il libro, il primo in Italia a trattare di Jacopetti, è acquistabile su www.lulu.com al prezzo di 10 € più spese di spedizione. E’ un ottimo modo per passare trenta minuti leggendo e una settimana davanti a uno schermo guardando documentari sull’allevamento dei vitelli in Giappone o sulla commemorazione di Rodolfo Guglielmo (Valentino) a Castellaneta.

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ancora capace di innamorarsi. Rassicurazione: questo è il termine di cui abbiamo bisogno. Gli spettatori non vogliono essere smascherati e lasciati in mutande, come facevano i protagonisti della grande commedia italiana anni `60/`70. Checco Zalone non fa male: fa ridere e basta. Tocca temi e contenuti adatti ad imbastire un discorso fragoroso ma tutto si risolve infine con un sorriso ed una pacca sulla spalla.

Enea Conti

Un delirio su Gualtiero Jacopetti

lavoro è “ambientato” a Rimini. Ho dipinto anche per il teatro e per il cinema, per me dipingere è un continuo mettersi alla prova, oltre che un modo per guadagnare qualcosa. Sono passato anche per l’accademia, e mi viene spontaneo dire che all’Accademia ho ascoltato quasi unicamente delle storie, dai maestri.”

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Non faccio riferimento ad una mancanza di tecnica o di virtuosismi, non esiste questo tipo di esigenza in un prodotto del genere. Quello che manca al film è la consistenza del suo protagonista, un meridionale disincantato (un terrunciello) che ha poco in comune con i personaggi interpretati da Sordi, Tognazzi, Gassman, Manfredi, ecc.. Il personaggio di Checco ci fa ridere e un poco anche riflettere, ma è fondamentalmente buono, puro di cuore, con un futuro destinato all’happy ending. La sua mancata evoluzione, il suo essere “flat” e la sua ingenuità non permettono di sottintendere alcun sdoganamento morale e culturale. Il fine è esclusivamente la risata: la costruzione del film prima stigmatizza la nostra rozzezza culturale ma, più avanti, ci coccola di continuo con quell’atmosfera buonista e quei sentimenti genuini. Checco tutte le sere, prima di andare a dormire, è

raffigura un momento particolare dove la realtà è più forte della fantasia. Ed e’ per questo che dico che l’arte è un educazione. Educazione ad accorgersi, e dipingere.”

Mondo Cane Addio

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virtuale improntato alla divulgazione, come dice il nome, del metal e dei suoi sottogeneri: sulla mappa sono disseminati i generi più disparati, a partire da quelli principali fino ad arrivare a sottogeneri e generi di derivazione. Ogni genere è corredato con la sua spiegazione e una playlist multimediale che permette di ascoltare, col lettore musicale in basso a destra nel sito, le canzoni più emblematiche del genere scelto. Passando dall’Heavy Metal al Progressive Rock, dal Black Metal al Punk Rock e per tanti altri generi ancora, la grafica del sito è particolare e simpatica: la sezione della mappa dedicata al Glam Metal, per esempio, ha sfondo bianco e pois dorati luccicosi, come piacerebbe ad ogni glam rocker che si rispetti; quella dedicata al metal giapponese ha delle sorridenti Hello Kitty

E futur nisùn u’l sa ma, da quel cu’s dis, e per che e Teatro Novelli i l’ava da buté zo. Te su post, e per ch’i faza dal palazeini. Se ricaved, e Comùn e per che l’ava da sistemer e Galli, a mènc ch’un sian tut ciachri. I zitadeini i saria cuntent se quest l’avnès, perché e Teatro Galli l’è un monument storic e va recupered. L’è enca vera ch’a sem t’un tèmp cu i è una gran crisi e e Comun i sold ugni à. Sa st’idea, ui è qualcosa cun va. Te mond, un gnè sno la roba materiela e i sold, e un à d’andè tot sor’e bilenz. Buté zu un teatro cum è e Novelli per fen un ent l’è un’idea dl’otzent, ad chi cred che la società la sia s-no fata da roba da scambié. Quand i americai i a fat la traduzion de Walras, “Éléments d’économie politique pure”, tut al volti ch’i a trovè la parola “societé” i la a tradota s’la parola “economy”. Ma la società la è fata da zenta sa dal idei, sentimeint, opinion, mutivazioni. Se sta zenta l’an sent da es t’una comunità la n’è cuntenta, e se la zenta la n’è cuntenta l’economia l’an funziona. E pensier dl’economia ad oz l’a capì, sa Coase, Wiliamson, Ostrom e North, ch’al robi al gli è più cumplesi ad quel cus penseva quand’è che scriveva Walras tl’otzent. La comunità l’è

Pe rson

Riflessi e Riflessioni

Jacopo Galavotti

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“Mi piace far canzoni e bere vino” cantava un po’ di anni fa Francesco Guccini nella sua “Avvelenata”. Non sapevo come iniziare questa introduzione e proprio mentre ascoltavo Guccini, appena ha pronunciato questa frase con la sua inconfondibile erre moscia, non ho potuto fare a meno di rifletterci un momento e di sceglierla come mia prediletta. Ho scelto questo verso perché, a parte la mia grande ammirazione per il nostro cantautore, credo che spieghi al meglio sia l’atteggiamento di chi scrive e fa della musica, sia quello di chi l’ascolta. Non è una semplice dichiarazione di disimpegno o un semplice atto ribelle: probabilmente è l’esatto contrario. Perché, spesso e volentieri, è proprio l’astratta ed eterea ribellione (quella delle parole, quella delle note ancora non in armonia tra loro) che non distrugge ma, piuttosto, crea l’interezza della musica stessa. Senza un po’ di sana “ebbrezza”, senza la voglia di divertirsi, senza un po’ di sano folklore - proprio quello che Guccini è capace di trasmettere, proprio quello simboleggiato dal “vino” - le canzoni non si fanno. Proprio per questo motivo, non solo è importante incentivare la realtà musicale locale come luogo in cui si genera la “sana ebbrezza”, ma è addirittura indispensabile. Esperienze, sogni, aspettative, idee. Sia dalla parte dei musicisti, che da quella degli ascoltatori. La rubrica vuole la creazione di uno spazio che possa essere d’interesse comune e che, allo stesso tempo, possa accomunare le esperienze più diverse. Perché “a canzoni si fan rivoluzioni” e anche poesia e, come Guccini continua ad insegnarci... “a culo tutto il resto!”.

In un pomeriggio buio e noioso di marzo, girovagando febbrilmente per la rete in cerca di qualche passatempo, la mia attenzione viene catturata da un curioso sito. Il sito in questione si chiama “Map of Metal” (www.mapofmetal.com) e, aprendolo, ci si ritrova immersi in un mondo tutto nuovo. Bisogna solo avere la pazienza di lasciar caricare la pagina -operazione un po’ macchinosa per la maggior parte delle connessioni, in realtà-, ma la vostra pazienza verrà sicuramente ripagata. Ci si trova davanti un mondo

Una battuta per concludere? In un clima di crisi la cultura è la prima a venire sacrificata. Il problema è che dobbiamo cambiare mentalità. Se chiude un teatro invece di una fabbrica, la prima cosa a cui pensare è che si perdono dei posti di lavoro, non che sia un risparmio di soldi buttati.

Asa Nisi Masa

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E dal Ministero? Diciamo che è tutto generalmente in flessione. Per ora abbiamo avuto buoni segnali, ma non sappiamo cosa accadrà con il dimezzamento del FUS: speriamo che la scelta sia qualitativa e non di taglio indiscriminato. Ci tengo però a sottolineare la competenza dei funzionari con cui ci rapportiamo, indipendentemente dai governi. In particolare stiamo instaurando un rapporto inedito anche con il Ministero della Gioventù. Il fatto è che noi cerchiamo di valorizzare il nostro lavoro, non ci limitiamo a chiedere un contributo per il nostro prestigio, ma vogliamo sempre motivare la richiesta con progetti precisi.

Avete notato negli ultimi anni una flessione nei contributi? Sì, una flessione c’è stata, in un clima di generale riduzione delle spese. Il Comune di Riccione nell’arco di cinque anni è passato da 110mila euro agli attuali 80mila. Allo stesso modo il contributo della Provincia, ora di 40mila euro, si è ridotto poiché l’Assessorato al Turismo ha dirottato 20mila euro destinati a noi in favore della Notte Rosa.

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no, per non essere da meno, pare più voler andare con le prostitute (e con le puttane poi? Ma scherziamo?). Occorre reinventarsi: “Escort: il futuro del mestiere più antico”. A me pare un ottimo slogan, fa molta presa. E allora quale motivo abbiamo per resistere al via libera, che i nostri quotidiani migliori accordano alla concessione dell’onorevole titolo di escort a qualsiasi donna che eserciti il meretricio? Intanto i tribunali continuano, pare, a punire lo sfruttamento della prostituzione, ma si sa che la giustizia giudica sempre del passato.

Le parole vanno con tutti Troppo spesso, la velocità della comunicazione impedisce di riempire di senso le parole che ascoltiamo e pronunciamo. Le sillabe si staccano dalla nostra bocca, prima di avere avuto una adeguata gestazione nella nostra mente. Le parole si accavallano, si sovrappongono, si scambiano col rischio di perdere (e definitivamente) il loro vero significato. Non è il momento di fare i conservatori. Le lingue si evolvono, si sono sempre evolute, e la lingua della gente è l’unica legge a cui l’efficacia della comunicazione deve sottostare. Ciononostante, io sono certo che se ci fermassimo un secondo in più a riflettere, potremmo scoprire che la lingua si trasforma non perché noi lo vogliamo, ma perché ci trascina con sé. Le parole letteralmente ci sommergono e noi, per uscire da questo mare, ne beviamo più che possiamo e le risputiamo tali e quali per ritornare a respirare. Provate per un attimo a uscire dall’acqua, a passeggiare sulla riva, e da un luogo asciutto ascoltare una piena di parole: prendetele a una a una. Ascoltate quello che vi dicono. Ascoltate una frase, tutta intera, ammiratene i contorni, la costruzione. Vi pare che abbia senso? Bene. O magari vi accorgete che su dieci parole due non erano necessarie, o che l’intera frase non significa nulla, che le sue parole sono vaghe, slegate, inutili. Portate rispetto per le parole. Siate voi a farle vivere, a farle essere vere, utili. Loro non porteranno rispetto per voi: se le lascerete vivere come vogliono, troveranno sempre qualcun

ge 13 (legge del 5/7/1999 n°13, ndr). Non mancano poi contributi privati: Fondazione Carim, Geat, Hera ed altri, oltre agli sponsor per i singoli eventi.

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Puttane

Palazeini t’e’ post d’e’ Novelli? A sem tot mati

Riccione Teatro

Fumetto di resistenza e memoria, di Niccolà Tonelli

giustamente, caro ai cittadini, va però detto che le grandi compagnie teatrali fanno a fatica a gestire i loro spettacoli per via di una modesta struttura scenica, rimane comunque un teatro di dimensioni non grandi. E va’ poi aggiunto che è tutto da valutare quanto il Galli, una volta ricostruito, possa sopperire a questa tipologia di problemi, quindi perché non destinare lo stesso Galli ad altri impieghi?” E se si fa riferimento a quelli che possiamo definire “nuovi investimenti culturali”, sempre in ambito di infrastrutture sorgono diversi interrogativi a coinvolgere la nostra comunità cittadina. Continua Pasquinelli: “Non ci si

locandina della rassegna video di Riccione TTV a Roma

il versamento di 3’600’000 euro, affinché questa potesse comprare dalla fiera il terreno necessario alla costruzione. Il versamento della metà di questa cifra è stato portato a compimento, e in merito alla serietà dell’accordo la Fiera si è impegnata a vendere l’area. Torniamo ora all’altra faccia della medaglia dell’accordo dei primi anni 2000: l’impegno del Comune di Rimini in merito al Teatro Galli. Per portare a compimento l’opera sono necessari 30’000’000 di euro: ente ministeriale, provincia e regione si sono impegnati a finanziare l’opera. Ora, dunque, il nocciolo dalla questione si origina qui : 10 milioni di questi 30, sarebbero dovuti pervenire dai privati. Il Comune pensò, agendo arbitrariamente, di rivolgersi alla nostra Fondazione, che non poté e non può far fronte al versamento. Del resto, ripeto, gli accordi erano chiari: la fondazione non doveva occuparsi della ricostruzione del teatro Galli. Allora è qui che entra in gioco il Novelli: la sua eventuale vendita e demolizione, con relativa costruzione di palazzine avrebbe garantito al comune di fare cassa sostanzialmente. Questa scelta, resa manifesta, ha scatenato non poche critiche da parte della cittadinanza. Il teatro Novelli nel tempo ha fruito di una vera e propria consacrazione da parte dei cittadini. Ad oggi pare che il comune abbia fatto un passo indietro, dichiarando la possibilità di percorrere altre strade, ed entro il 31 Marzo le cose appariranno più chiare (La Giunta Comunale è in prossimità di fine legislatura, ndr).”

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Bresciani Narciso

Brattini Mauro Simbiosi divina, 2011 Altorilievo polimaterico su tavola 70 x 70 cm

Nato nel 1952, Mauro Brattini si è diplomato presso l’Istituto d’Arte di Bologna e successivamente presso l’Accademia di Belle Arti di Macerata dove è stato docente di pittura. Nel 1982 è invitato a partecipare alla 40° Biennale di Venezia dove ha esposto un grande bassorilievo e tele di notevoli dimensioni. Ha effettuato mostre personali e rassegne in importanti città: Milano, Roma, Ferrara (Palazzo dei Diamanti), Bologna, L’Aquila (Castello Cinquecentesco), Firenze, Istituto Italiano di Cultura di Cracovia, Varsavia e Stoccolma, in prestigiosi spazi espositivi di New York, Tokyo, Hong Kong, San Francisco, Parigi e Mosca. Nel luglio del 2003 è stato invitato a realizzare una importante personale presso il Museo Statale delle Arti di San Pietroburgo, in occasione delle manifestazioni culturali per il 300° Anniversario della fondazione della città. Ha eseguito diverse opere scultoree, tra cui il monumento in bronzo dedicato al maestro di danza Enrico Cecchetti, unico al mondo dedicato all’arte coreutica. Le sue opere sono presenti in importanti Musei ed Istituti nazionali ed esteri.

Simbiosi divina vuole sintetizzare iconograficamente, con un colore madreperlaceo e con forme sinuose, la trascrizione di una ricerca di trascendenza che passa attraverso la comunione con Gesù nell’atto di illuminare le menti ed i cuori dell’uomo. La forma plastica, quasi scultorea, comunica l’energia e la pienezza delle parole e, soprattutto, dell’esempio di Cristo che ci dona se stesso. Nell’opera sono inseriti frammenti di specchio per creare un rimando virtuale con la realtà umana, riflesso del divino.

Tutto è venuto ad essere dalla serie “Orizzonte”, 2011 Semirefrattario, ossidi e smalto 79 x 37 x 34 cm

Maestro scultore dal 1990, Narciso Bresciani è un artista poliedrico le cui creazioni spaziano dai bassorilievi bronzei a tutto tondo ai monili in oro, rame e grés ideati e disegnati per l’arte orafa. La sua creatività si misura anche con le grandi installazioni dove, mascherato dal gioco dell’altalena, il salire e lo scendere cela lo scorrere del tempo e il suo ritmo. Vive e lavora a Garlasco (PV). Ultime mostre: 2011 - Bravo maestri di qualità, Castello di Belgioioso Pavia 2010 - Premio Internazionale Limen, Palazzo Comunale E.Gagliardi, Vibo Valentia; F-Utili gioielli per Emergency, Sala ex Murate Madonna della Neve, Firenze; Arte sul territorio, a cura di Angela Madesani, Villa Marazza, Borgomanero (No)

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Tutto è venuto ad essere rimanda il pensiero al vasellame antico, la cui superficie veniva decorata con le lettere dell’alfabeto greco. Queste ciotole di diverse dimensioni non sono fin dalla loro origine contenitori di nulla, ma hanno perso la loro reale connotazione richiamando l’antitesi al miracolo; la loro rottura e deformazione, unite alla difficoltà di leggere le parole scritte, palesano uno stato di inquietudine nascosta. Trasfigurate nella forma diventano altro, non più contenitori di cibo o cose, ma solo pensieri che per attimi scivolano tra fori e spaccature alla ricerca di una nuova dimensione. Stimoli meditativi per l’anima, dove una atavica memoria si relaziona alla situazione sociale contemporanea e si rivela con la sintesi del gesto e con l’atto anche aggressivo sulla forma. Questo lavoro vuole soffermarsi metaforicamente sulle problematiche sociali e porre l’attenzione all’impoverimento generale da cui scaturisce l’ansia di esistere.

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Carisdeo Massimiliano

Buffarini Claudio La consacrazione del pane e del vino, 2011 Tecnica materica di cartoni multicolori, tranciati di impiallacciatura di varie essenze, pane su pannello in MD 50 x 70 cm

Claudio Buffarini Tenenti nasce il 7 Ottobre 1946 a Chiaravalle (An). Si iscrive nel 1962 all’Istituto Statale d’Arte di Ancona, dove studia disegno con il prof. Valeriano Trubbiani, insieme al compagno di scuola Gino De Dominicis. Diplomato Maestro d’Arte nel 1965, si iscrive al Corso Superiore di Disegno Industriale a Firenze, per diventare Designer. Ha frequentato la Facoltà di Architettura e conseguito l’abilitazione all’insegnamento. Nel quadriennio di studi, ha realizzato circa 45 quadri in tecniche varie. Ha frequentato artisti della Transavanguardia. Laureato nel 1969. Successivamente si ritaglia un ruolo come progettista designer e architetto in due aziende marchigiane. Dal 2004 partecipa a numerose mostre collettive, con tanti artisti di ogni estrazione, sia di pittura che di fotografia. E’ socio di varie Associazioni Artistiche Culturali, tra queste: Artemisia Arte (Pittura), Voci Nostre (poesia), Ci.Di.effe (fotografia).

E’ rappresentato il momento dell’Eucarestia, inserendo il triangolo, allusivo alla Trinità, il simbolo della croce, il tavolo imbandito con il vino e il pane e il sole della vita.

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Gesù cammina sulle acque, 2011 Acrilico su tela 100 x 70 cm

Massimiliano Carisdeo nasce ad Ancona il 19 marzo 1968. Vive a Cingoli (MC). Nel 1986 si diploma maestro d’arte presso l’istituto d’Arte di Ancona e nel 1992 consegue quello dell’Accademia di Be1le Arti (pittura) presso Macerata. Nel 1995 consegue la maturità artistica presso il liceo artistico di Porto San Giorgio Personali 2007 - Fennignano (PU) 1997 - Vicolo del Leone, Jesi (AN) Collettive 2009/2010 – Palazzo Cima, Cingoli (MC) 2008 - Arte Sacra, San Severino Marche, (MC); Cingoli (MC) 2007 - San Severino Marche, (MC) 2006 – Sirolo (AN), Cingoli (MC) 1996 – Numana (AN) 1995/1996 - Arte nel Verde, Pianmartino di Cingoli (MC); Nuova Marguttiana, Macerata 1995 - Ai giardini di Villa Gusso, Ancona; Nuova Marguttiana, Jesi, (AN) 1991/1994 - Cortili nascosti, Cingoli, (MC) 1990 – Extempore, Sforzacosta (MC); Extempore, Cupramontana (AN)

In Gesù cammina sulle acque si vuol dare rilievo al miracoloso evento evidenziando le gocce d’acqua, che salgono dal mare come fonte battesimale che sgorga da Gesù, fonte di vita. Gesù benedice, purifica e redime.

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Complesso del Vittoriano dal 18 Dicembre 2009 al 1 Marzo 2010






AHIA Toh! . AHIA

Psst!

Psssssssst!

Eh!

AIHA !!!!!!!!

Puah! Puah! Puah! Puah! Puah! Puah! Puah! Puah! Puah! Puah! Puah! Puah! Puah! Puah! Puah! Puah! Puah! Puah! Puah! Puah! Puah! Puah! Puah!

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Noemi Notaro - Specialized Kinesiology Logo, business card, flyer, poster 2011 1817 M

Kinesiologa Specializzata dal 1997 Abilitata ad insegnare corsi di Touch For health dal Collegio Internazionale di Kinesiologia (I.K.C.) dal 1996 Fondatrice e direttrice della scuola di Kinesiologia: Centro Studi e Ricerca “Elemento Terra” Laureata in Scienze Motorie presso L’Istituto Superiore di Educazione Fisica di Roma nel 1974 Per 10 anni membro del direttivo, in qualità di tesoriere, dell’Associazione Italiana di Kinesiologia Specializzata (A.K.S.I.) Simpatica e molto umana

Specializzata in:

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L’ARTE PER LA SALUTE

Elisabetta Noemi Notaro

Colui che conosce una goccia d ’acqua conosce l ’oceano intero, in qualunque luogo o tempo egli si trovi. Allo stesso modo, conoscendo il proprio corpo, s’incontra la verità profonda dell ’intero Universo. Anonimo 1817 M

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Per avere più informazioni sulla Kinesiologia e sul Touch For Health visita: www.aksi-kinesiologia.it www.touch4health.it

Naturopatia Tecnica Cranio-sacrale Tecniche di organizzazione neurologica Polarity Therapy Educazione alimentare Apprendimento Integrazione emisferica Posturologia Tecniche di performance massimale per gli sportivi

ELISABETTA NOEMI NOTARO Riceve a Riccione (RN) +39 335 52 68 243 noemi.notaro@alice.it Seguimi su Facebook: Facebook.com/ElementoTerra

STudIo dI CoNSuLENzA KINESIoLogICA

ELISABETTA NOEMI NOTARO

Fiori di Bach ed altre essenze

IL BENESSERE È EQUILIBRIO

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La Kinesiologia Specializzata si concentra sul potenziale da risvegliare per migliorare la qualità della vita

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L’attività della Kinesiologia Specializzata è rivolta al riequilibrio dell’intero sistema corpo/mente. la Kinesiologia Specializzata si avvale di tecniche di bilanciamento dell’energia che coprono i vari aspetti della persona. Tali tecniche provengono dalle più antiche tradizioni terapeutiche cinesi ed indiane oltre che dalle più recenti evidenze scientifiche e sono in grado, in combinazione con il Test Muscolare, di riequilibrare le condizioni che hanno portato il disagio risalendo alle cause che l’hanno determinato.

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La Kinesiologia Specializzata è una metodica bioenergetica nata negli uSA 50 anni fa ed è rivolta al benessere della persona. Si tratta di una disciplina che consente, mediante il test muscolare di precisione di ottenere informazioni sullo stato di equilibrio della persona a livello fisico/strutturale, mentale/emotivo e biochimico/nutrizionale. Quando anche un solo aspetto è destabilizzato si crea disarmonia con tutti gli altri livelli, e con i sistemi di credenza e stili di vita. Ogni muscolo è associato ad una specifica area energetica. La risposta dei muscoli varia quando il sistema corpo/mente non è ben organizzato per affrontare in modo adeguato i vari tipi di disagi in cui è possibile incorrere.

strutturale

L’approccio kinesiologico, che lavora per obiettivi positivi, permette alle persone che ricevono trattamenti Kinesiologici di avere grandi miglioramenti in varie patologie pur non lavorando direttamente su di esse, quali: problemi articolari artrosi stiramenti distorsioni traumi sportivi mal di collo e mal di schiena emicranie e cefalee disturbi dermatologici problemi di apprendimento difficoltà di concentrazione e di memoria difficoltà di coordinazione motoria disturbi ansiosi e problemi psicosomatici sensibilità di tipo allergico problemi digestivi ed altro Con la Kinesiologia Specializzata si ottengono miglioramenti e benefici nelle seguenti aree: Gestione dello stress Autostima Sviluppo delle proprie capacità Relazioni interpersonali, Autoconoscenza Studio, memoria Risorse intellettuali e lavorative Serenità, buon umore, energia vitale Energia fisica, emotiva, mentale Attività sportive e artistiche

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Ti invita a partecipare al corso di

TOUCH FOR HEALTH 1° Sabato e Domenica 22 e 23 ottobre 2011 Dalle ore 9 alle ore 19,30 San Bonifacio – Sala Comunale di Villanova

Il corso di Touch For Health (tocco per la salute) è la base della KINESIOLOGIA SPECIALIZZATA, è prevalentemente pratico e consente una facile applicazione delle tecniche apprese con ottimi risultati. Se siete curiosi e volete apprendere queste tecniche per voi stessi e per la vostra famiglia e amici, sarete piacevolmente sorpresi dalla varietà di applicazioni possibili con il Touch for Health. Potrete sperimentare e verificare praticamente la stretta interconnessione tra le varie parti del corpo e come qualunque squilibrio possa portare ai disturbi più impensati. Questo tipo di esperienza è unico nel suo genere. In questo corso il test muscolare, che è lo strumento di indagine energetica, verrà insegnato dettagliatamente e si apprenderà anche il famoso riequilibrio dei quattordici muscoli. Ogni muscolo è associato ad un meridiano della Medicina Tradizionale Cinese e ad un organo. Riequilibrando i quattordici muscoli, stimoliamo ed equilibriamo equamente l’energia vitale in tutte le aree del corpo.

PROGRAMMA • brevi cenni di storia • introduzione ai meridiani • massaggio dei meridiani • l’arte del test muscolare • consapevolezza posturale

• test dei 14 muscoli con 5 tecniche di rafforzamento • tecnica di alleviamento dello stress e dei traumi emotivi • test per verificare lo stress alimentare • semplice tecnica per il dolore • inibizione visiva e auricolare

Il corso é alla portata di tutti: non sono richiesti prerequisiti!

ELEMENTO TERRA CENTRO STUDI E RICERCA Kinesiologia Specializzata e Touch for Health di Elisabetta Noemi Notaro sede: Riccione (RN)

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Scopi e finalità

CORSI PROFESSIONALI

ITER dI sTudI RIcONOscIuTI dA: I.K.C. (Collegio Internzionale di Kinesiologia) A.K.S.I. (Associazione Italiana di Kinesiologia Specializzata) A.I.T.F.H. (Associazione Italiana T.F.H.) U.NA. (Unione Naturopati)

Modello educativo: Il punto di forza principale in un processo di riequilibrio e guarigione attraverso un nuovo adattamento energetico è il Modello Educativo. Questo Modello richiede da parte del cliente un’attitudine ed una attenzione particolare affinchè si creino le condizioni per permettere al potenziale di emergere. Il modello educativo si crea in un sistema cooperativo; quindi la cooperazione è un fattore indispensabile nel bilanciamento energetico perché consente di attivare nell’individuo quella fonte energetica fondamentale che prende il nome di “motivazione”. Quando una persona è motivata ad affrontare un problema riesce facilmente a recuperare in se stesso tutte le risorse a sua disposizione e ad attingere da queste l’energia necessaria al raggiungimento dell’obiettivo prefissato, rendendo semplice quello che inizialmente sembra complicato e complesso. Dal latino “educare”, che significa “tirare fuori”, il modello si esprime con un lavoro a vari livelli per far emergere dalla persona ciò che Lei ha dimenticato o non esprime, in modo che possa farne esperienza e vivere la propria perfezione. Esso si basa quindi sul rendere la persona in grado di utilizzare ed esprimere le proprie risorse e potenzialità, prendendosi la responsabilità del proprio benessere, per raggiungere la piena consapevolezza di sé, di chi è e cosa vuole fare nella vita, in modo da essere completamente autonomo nelle proprie scelte. L’operatore coopera con il cliente affinchè possa prendere coscienza di essere una persona

Centro Studi e Ricerca “Elemento Terra”

Durata degli iter

Il Centro Studi e Ricerca “Elemento Terra” ottempera innanzi tutto alle richieste della Associazione di Kinesiologia Specializzata Italiana (A.K.S.I.) di promuovere tra gli studenti, futuri professionisti, il MODELLO EDUCATIVO e si è organizzata quindi attuando come scopo prioritario l’acquisizione di tale modello che è ovviamente un modello di auto-responsabilità.

Iter I Livello - per Operatore Dello Sviluppo Personale (OSP)

Il tempo necessario per completare il I livello è di circa un anno e mezzo/due, per completare entrambi i livelli sono necessari circa tre anni. I corsi si sviluppano per lo più durante i fine settimana con una cadenza di una o due volte al mese. Essendo la maggior parte dei corsi prevalentemente pratici, sono ammessi un massimo di 18 studenti per ogni classe per dare loro l’opportunità di essere seguiti adeguatamente.

Seminario

Prerequisiti di ammissione ed iscrizione ai corsi professionali per Operatore e Consulente dello Sviluppo Personale Pur non essendo richiesto alcun titolo di studio specifico è consigliabile essere in possesso di diploma di scuola media superiore o qualifica nel settore del benessere (estetista, massoterapista o affini) o delle discipline bio-naturali (operatore shiatsu, naturopata, riflessologo o affini).

ore

TFH 1°

18

TFH 2°

16

TFH 3°

16

TFH 4°

16

TFH Proficiency

16

TFH Training

60

TFH In Depth 1°- Meridian Energy

32

Energia Tibetana

6

Stress senza Stress

4

Etica Deontologia legislazione

4

TFH Metaphors

16

TFH Metaphors Proficiency

4

La Comunicazione Efficace

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Tirocinio

36

Didattica TFH 1-4

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Totale ore

7

8

6

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Noemi Elisabetta Notaro s.p.

s.o.p.

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CENTRO STUDI E RICERCA Kinesiologia Specializzata e Touch for Health di Elisabetta Noemi Notaro sede: Riccione (RN)

Per Informazioni ed iscrizioni rivolgersi a:

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ELEMENTO TERRA

s.o.p.

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Percorso Personale Pratica con supervisione, valutazioni di: TFH Training - SSS - ET - EDL - TFH In depth 1° - comunicazione Efficace

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Valutazioni

Via Bellini, 13/A Sant Adrea in Besanigo 47853 Coriano (RN) 0541 65 84 99 335 52 68 243 noemi.notaro@alice.it Facebook.com/ElementoTerra

A.K.S.I. Associazione di Kinesiologia Specializzata Italiana info@aksi-kinesiologia.it www.aksi-kinesiologia.it A.I.T.F.H. Associazione Italiana Touch For Health touch4health@fastwebnet.it www.touch4health.it







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