CULTURA E SPETTACOLO la donna dei record svela i segreti della sua forza «ho superato la perdita di una sorellina, i deficit di mio fratello e la mia malattia. IN amore, invece, sono fragile» con GEnnaro È pronta allo sprint finale Sopra, Annalisa Minetti, 35, durante gli allenamenti per le Paralimpiadi di Londra, dove ha vinto il bronzo nei 1.500 metri. A lato, col marito, Gennaro Esposito, 38. (Abiti Monella Vagabonda; scarpe Mizuno; trucco e capelli Al Pacino Look Maker Roma. Si ringrazia Hotel Barcelò Aran Blu Ostia Lido).
LA PROSSIMA SFIDA:
SALVARE IL MIO MATRIMONIO 76
dopo la vittoria alle olimpiadi, «per dimostrare che tutto È possibile» annalisa minetti ha altri due obiettivi: guarire dalla gelosia e convincere suo marito a dargli il secondo figlio 77
annalisa minetti racconta il segreto della sua forza
«Avevo bisogno di qualcuno che si occupasse di me, dei contratti, dei rapporti con la stampa, della pianificazione dei miei impegni e nessuno poteva farlo meglio di lui perché è bravo e a me ci tiene». Questa è una bella dichiarazione di fiducia, se non di amore… «Ci tengo molto a mio marito. Sull’argomento fiducia… sorvolo. È proprio quello che mi ha mandato in crisi. Per anni mi sono sentita ripetere da più persone che non dovevo fidarmi della sua fedeltà e questo ha minato la mia sicurezza. Sono diventata gelosa, insicura e sofferente. Ma mi sono data come obiettivo di migliorare perché sono una donna forte in tutto, è solo in amore che sono un disastro. Vivo come se mi portassero via i miei amori da un momento all’altro».
dalla pista al podio, mano nella mano col suo coach
Sopra, a sinistra, la Minetti durante le Paralimpiadi corre col suo coach, l’ex mezzofondista Andrea Giaconi . «Corriamo legati da una cordina e lui mi urla dove sono le mie avversarie», spiega Annalisa. Sopra, a destra, la Minetti e Andrea col bronzo vinto nei 1.500 metri.
di Cristina Rogledi - foto Livia Costantini/Lapresse
«S
Roma, settembre
ono pronta ad affrontare la prossima sfida». Riempie i polmoni d’aria Annalisa Minetti, 36 anni, medaglia di bronzo nei 1.500 metri alle Paralimpiadi di Londra, quasi che lo sprint finale sia questo: raccontarsi. Un traguardo importante per una donna che vive di record, di continue prove, di sfide con se stessa e col mondo. Nel 1997 Annalisa partecipò a Miss Italia ed arrivò settima. Nel ’98 fece Sanremo e vinse sia la gara dei giovani, sia quella dei big. Qualche settimana fa è stata la volta delle Paralimpiadi con una specialità che pratica da poco più di un anno. Eppure per lei è stato abbastanza per partire dicendo: «Vado perché voglio una medaglia». E ce l’ha fatta. Non solo: ha registrato anche il record del mondo per la sua categoria. Annalisa, che cosa deve dimostrare e a chi? «Si chiama vita e io voglio viverla. Non in qualche modo, al massimo delle mie possi78
bilità. Non sono andata alle Olimpiadi per me stessa ma per dimostrare a tutti quelli che sono lì accasciati sul divano, che il destino è nelle nostre mani e possiamo farne quello che vogliamo. È un delitto morire insoddisfatti perché non esistono sogni irrealizzabili. Lo ripeto spesso anche a mio figlio Fabio: non permettere mai a nessuno di dirti che non sei capace di fare qualcosa, che non sei portato. Se hai un sogno fai tutto quello che puoi per realizzarlo». Diceva che ha già pronta un’altra sfida. «La mia prossima prova sarà occuparmi del mio matrimonio, prenderlo in mano e trascinarlo in salvo con tutte le mie forze. Se ce la farò, e io sono ottimista per natura, affronterò il gradino dopo: convincere mio marito Gennaro a fare il secondo figlio». Parla di crisi, eppure lei e Gennaro avete voluto legarvi anche nella vita professionale. Lui è il suo agente.
«ora mi dedico alla famiglia»
Roma. Annalisa posa per noi dopo la fatica delle Olimpiadi. «Ora mi dedicherò a mio figlio Fabio che ha solo 4 anni e mezzo, e a mio marito. Dobbiamo affrontare insieme la nostra crisi», dice Annalisa.
«PERDERE LA VISTA È STATO UN DONO. MI HA INSEGNATO CHE POSSIAMO TRASFORMARE LA SOFFERENZA IN FELICITÀ»
Lei ha sempre fatto molti sport, anche il pugilato. Perché è approdata alla corsa? «Un maresciallo della Finanza al mare mi disse che avevo il fisico per il mezzofondo e io risposi che ci avrei provato senza nemmeno sapere cosa fosse. Allenandomi, mi sono subito mi sono resa conto che mentre corro rielaboro il dolore, lo butto fuori. La fatica, la disciplina e i sacrifici fanno parte di me e mi fanno stare bene. Io sono molto credente e quando mi hanno chiesto di correre ho sentito che era la missione che mi affidava Dio: avrei potuto essere la dimostrazione materiale che con la passione e con la determinazione si possono compiere grandi imprese come arrivare alle Paralimpiadi». Quanto ha inciso il suo handicap fisico nella voglia di continuare a bruciare nuove tappe? «Tanto. Io però sono sempre stata credente e ho imparato molto presto a considerare la mia cecità un dono: la sofferenza che mi ha portato questo problema mi ha insegnato qualcosa che non avrei mai imparato. E cioè che dal dolore più profondo si riemerge, che da una disgrazia si può tirar fuori qualcosa di buono. Io non ci vedo eppure corro, vado in bici, scio, canto, ho fatto un figlio che accudisco personalmente e ho ancora tanti sogni. Se mi lamentassi, sarei un’ingrata». 79
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il vero trofeo È fabio
l’handicap fosse un vantaggio... «E pensare che feci Miss Italia per caso: una delle organizzatrici mi vide cantare in un piano bar e mi propose di partecipare. Le dissi subito che il mio handicap sarebbe stato strumentalizzato e lei mi promise che avrebbe fatto entrare le concorrenti a due a due, per mano, così non si sarebbe notato. Per un po’ funzionò. Poi qualcuno decise di far sapere alla stampa che non ci vedevo. Per il resto, dico solo che essere bella è qualcosa che mi interessa poco».
Gennaro mostra la medaglia di bronzo conquistata da Annalisa. La coppia si è sposata nel 2002. Nel 2008 è nato il loro bambino, Fabio (sotto, in braccio alla mamma, quand’era neonato).
Ha iniziato ad allenarsi nel 2010 e nel 2012 è arrivata alle Paralimpiadi. «Più sentivo la fatica nelle gambe, più ero determinata a ottenere dei risultati. Mi sono allenata ogni giorno, anche con la pioggia e la neve. Ho trascurato mio figlio e mio marito per gli allenamenti e spesso mi sono misurata coi sensi di colpa. Ma ho superato tutto sentendo che è una missione. Lo ripeto: sono sponsorizzata dall’alto». Sulle unghie ha dipinto la bandiera italiana. Animo patriottico? «Io vorrei tanto essere - e in effetti mi sento - una preghiera che cammina perché il modo più vero di pregare è essere un esempio. Ecco, io volevo essere un esempio anche nel rendere la mia patria orgogliosa di me e nell’onorarla».
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sue biografie non c’è scritto ma la cecità non è stata l’unica prova a cui l’ha sottoposta la vita. «Ne parlo malvolentieri perché detesto il pietismo e in più mi ritengo una persona non soltanto fortunata ma addirittura felice. Comunque sì, non è stata l’unica prova: da piccola ho perso una sorellina e mio fratello è nato con dei ritardi cognitivi. Ho visto il dolore negli occhi dei miei genitori e quando a 18 anni i medici mi hanno detto che sarei diventata cieca, sono crollata. Mi sono rialzata ripensando a mio fratello: mi è venuto in mente quando piangeva perché gli altri bambini lo cacciavano se voleva giocare e lui si struggeva perché non capiva il motivo di quel rifiuto. Ecco, pensare a lui mi 80
dato la forza di un leone. Io ho deciso che sarei stata felice anche per i miei fratelli». È per questo che mentre perdeva la vista non diceva niente alla sua famiglia? «I miei genitori erano già abbastanza provati, non avevo il coraggio di dare loro questa notizia. Sono andata a fare la prima visita dall’oculista di nascosto, con mia zia. Quando mi hanno detto che a breve non ci avrei più visto allora ho parlato anche con mamma e papà ed è stata una liberazione perché era tutta la vita che ci vedevo poco e quindi inciampavo, ero goffa e tutti mi rimproveravano di essere sbadata». Quando lei vinse Sanremo qualcuno titolò: «Non vedente, subito prima». Come se
Disciplina, forza fisica, volontà di ferro e fede assoluta. Lei è una donna d’acciaio. «La mia debolezza sta nel dover ammettere che ho sempre bisogno di qualcuno, per qualsiasi cosa voglia fare dipendo da qualcuno. Non è facile». Come si supera il dolore di non sapere che volto ha tuo figlio? Sorride. «Ma io Fabio l’ho visto! Lo sogno spesso e so com’è fatto: è bellissimo. Anche Gennaro vedo sempre». Sulla carta d’identità a questo punto cosa scrive: cantante, atleta o miss? «Sono cantante per istinto, atleta per volontà e reginetta per pura fortuna». Farà ancora Sanremo? «Sì, mi piacerebbe molto».
● In novembre uscirà il libro di Annalisa Minetti, Iride, veloce come il vento, Edizioni San Paolo
Cristina Rogledi