Diva Donna ivan basso

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F^^` `e hlXkkif [fdXe` `e Z`ehl\ MOENA (TN), luglio guardarla bene quella maglia rosa ha già qualche sfumatura di giallo. La vita di Ivan Basso, dopo la vittoria al Giro d’Italia è luminosa. Dopo due anni di squalifica per doping il ciclista varesino è tornato alla vittoria e ha ritrovato se stesso. Prima della partenza del Giro “Diva e donna” ha raccontato i suoi pensieri e l’affetto della famiglia che l’ha aiutato a superare la crisi. Poi, dopo il trionfo, la moglie Micaela ci ha confidato la gioia di aspettare un terzo figlio. Una favola dello sport. Ora, alla vigilia del Tour, “Ivan il Terribile”, come lo chiamano i tifosi, non è sazio: vuole la maglia gialla. Con grinta punta a vincere e confida il suo segreto: una ferrea preparazione non solo fisica, ma anche mentale. Concentrazione. Che cerca nella pace delle montagne dove si estrania dal mondo, abbracciato dai suoi bimbi. Come affronta il Tour de France dopo la vittoria al Giro? «Con uno stimolo in più. Mi sento solo a metà dell’opera perché da inizio stagione punto alla doppietta, Giro e Tour, realizzata solo da grandi campioni. Riuscire a emularli sarebbe un’impresa, entrerebbe nella storia del ciclismo». Che sensazioni ha? «Sono molto motivato e mi sono concentrato per mantenere la forma del Giro, con allenamenti in altura e a casa». Chi teme di più in gara? «Contador, Armstrong, Schleck, Sastre ed Evans». Per prepararsi ha scelto le Dolomiti: un ritiro sul passo San Pellegrino con la famiglia. «Passare un po’ di tempo con mia moglie e i miei

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a maglia rosa, autografata da Basso, è all’asta su eBay (http://bit.ly/nphitalia) per aiutare i bimbi di Haiti. L’iniziativa benefica si concluderà il prossimo 12 luglio, a sei mesi dal terremoto che ha devastato il Paese: si possono acquistare anche altri articoli dell’ultimo Giro d’Italia. @ ]fe[` jXiXeef [\mfclk` X` gif^\kk` della Fondazione Francesca Rava e della Fondazione Mediolanum.

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bambini è un toccasana: la loro presenza mi infonde forza e sicurezza. Preparare il Tour è stressante ed è importante non soffrire troppo la pressione: bisogna sapersi estraniare da tutto; concentrarsi solo sulla corsa. Conta l’esperienza e ora, a 32 anni, posso dirmi completo». Sua moglie Micaela aspetta un terzo bambino: come state vivendo la gravidanza? «Lei è in forma e gli esami dicono che procede tutto senza intoppi. Come per il Giro mi seguirà in tv da casa e io porterò in Francia, come portafortuna, le fotografie della mia famiglia. Comunque ci sentiremo tutti i giorni perché voglio sapere sempre come sta. E poi, per fortuna, nella fase più delicata, quella del parto, la stagione sarà terminata e potrò starle molto più vicino». Lei, all’inizio dei Mondiali, ha spedito a Marcello Lippi, in Sudafrica, la maglia rosa. Che cosa si sente di dire agli Azzurri? «Penso che i calciatori della Nazionale siano comunque tutti grandi professionisti che intendono lo sport come me: sudore e fatica. Anche se una grande squadra dovrebbe emergere nei momenti difficili». Segue il calcio? È tifoso? «Sono milanista: conosco Inzaghi e Gattuso. Abitano vicino a me e ci incontriamo spesso in una pasticceria. È nato un bel rapporto di stima». Le qualità di un buon ciclista che dovrebbe avere anche un buon calciatore? «Rigore nell’alimentazione, allenamento, dedizione: questo fa la differenza. Entrambi poi sono sport popolari dove la concentrazione gioca un ruolo fondamentale: bisogna riuscire a sopportare le pressioni e non rimanerne vittima».

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