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Plinio Correa de Oliveira
9\[pbi{tà ed é{ites tradiziona{i ana{oglie neffe affocuzioni ai Pio XI I a[ Patriziato ea affa :l{ç6i[tà romana
MARZORATI EDITORE
Copertina: Basilica di San Pietro in
Roma. Pio XII sulla sedia gestatoria, circondato dalla sua Guardia Nobile e da dignitari ecc lesiastici. P. 2: Vaticano - Tramonto dietro San Pietro. In primo piano, il Tevere ed il Ponte Sant •Angelo. P. 6: Una giovane recluta della Guardia Svizzera Pontificia presta giuramento di fedelti1 al Papa, secondo l'antico cerimoniale. i I 6 maggio I 992 ne l Cortile di San Damaso. in Vat icano. Il Buon Pastore raffigurato nelle pagine pieghevoli è un affresco de llo Scalone Nobile del vescovado di Porto. in Portogallo. • Le traduzioni de i testi non italian i ci tati in questo volume sono di responsabilità del traduttore. • Alcun i passi dei documenti citati sono stati evidenziati in neretto dall 'Autore. • Per comodità del lettore. il riferimento alle allocuzioni è fallo in modo semplificato lungo tutto lo studio: dopo la sigla corrispondente (vedere sotto) segue solo l'anno in cui fu pronunciata e il numero del la pagina in cui si può trovare il rispettivo testo nell'ed izione della Tipografia Vaticana. li testo integrale di queste allocuzioni è riportato in Documenti I. PNR = Allocuzione al Patriziato ed alla Nobiltà Romana GNP = Allocuzione alla Guardia Nobi le Pontificia Traduzione in ital iano a cura di: Guido Vignelli. Impaginazione e grafica a cura di: A. Perry, F. Barandiaran, N. Bueno Marzorati Editore s.r.l. Se11imo Milanese (M l) Via Pordoi. 8 Fotolito: Fototrama Grafica Coslada -Madrid Stampa: GRAPHICS snc Via Garibaldi, 42 Bregnano (CO) ISBN 88-280-0 129- 1
19 78. (jiovanni Paofo I I è stato appena efetto. I suoi tito{i ufficia[i sono queffi ai Vescovo di 2?J)ma,
Vicario di (jesù Cristo1 Successore de[ Principe degfi 5?Lposto[( Sommo Pontefice aeffa Cfiiesa 11niversa[e, Patriarca ae[['Occiaente, Primate c{'Jta{ia, 5?Lrcivescovo e Afetropo{ita aeffa Provincia 2?J)mana, Sovrano aeffo Stato aeffa Città c{e[ Vaticano, Servo aei S ervi di 'Dio.
Indice 13
Prefazio ne di S.A.I.R. il Principe Luiz de Orléans e Braganza
PARTE
I
25
Capitolo I Per smontare obiezioni previe
39
Capitolo II Situazione della nobiltà italiana nel Pontificato di Pio Xli La portata un iversale de lle allocuzioni al Patri ziato e alla Nobiltà romana
47
53
67
81
95
Capitolo III Popolo e massa - Libertà e uguag lianza: retto significato e concetto ri voluzio nario, in un regime democrat ico L · insegnamento di Pio Xli Capitolo IV La nobiltà in una societi1cri stiana Perpetuiti1 de lla sua missione e del suo prestigio nel mondo contemporaneo L' insegnamento di Pio Xli çapitolo V Eli tes. ordinamento natu rale. famigl ia e tradi zione - Istituzioni aristocratiche nella democrazia L'insegnamento di Pio Xli Capitolo VI Importanza della cooperazione di Nobilti1ed élites tradizionali per la soluzione della crisi odierna L'insegnamento di Pio Xli Capitolo VII Genesi de lla nobiltà - La s~a missione nel passato e ne l presente Il punto di massima insistenza di Pio Xli
135 Conclusione
Le forme di governo alla luce de lla Dottrina Sociale de lla Chiesa: in tesi - in concreto
175 Appendice III L ·aristocrazia nel pensiero di un cardinale. controverso ma non sospetto. del secolo XX PART E III
189 Documenti I Allocuzioni di Pio Xli al Patriziato e alla Nobiltà Romana
213 Documenti II All ocuzione di Benedetto XV al Patri ziato e alla nobiltà Romana. del .'i de gennaio 1920
217 Documenti III Allocuzione di Benedetto XV al Patriziato e alla nobilù Romana. de l .'i de gennaio 1920
219 Documenti IV La stirpe nobile è un prezioso dono di Dio
225 Documenti V La dottrina de lla Chiesa sulle disuguaglianze sociali
235 Documenti VI L ·armonia necessaria fra trad izione e progresso autentici
237 Documenti VII Roma antica: uno Stato nato da lle società patriarcali
243 Documenti VIII Il feudalesimo. opera della famiglia medioevale
245 Documenti IX
Al culmi ne della crisi religiosa. morale e ideologica del mondo moderno: un momento propi zio per l'azione de lla nobiltà e delle é lites tradizionali.
PARTE
151 Appendice II
II
143 Appe ndice I Il trinomio ri voluzionario Lihel"là. Ug11aglia11:a. Fra1e//a11:a: la parola di diversi Papi
Carattere fami gliare del governo feudale li Re. padre ciel suo popolo
249 Docume nti X Il carattere paterno della monarchia trad izionale 251 Documenti XI li pensiero cli Papi. Sant i. Dottori e Teologi sulla liceità della guerra
255 Documenti XII Essere nobile e vivere da nobile è incompatibile con la santità•>
11
Cos 'è [' opzione preferenzia[e "?
O
p zione preferenziale per i nobili: quest 'espressione può forse sorprendere a prima vista quelli che hanno fa miliarità con la fonnula cara a Giovanni Pao lo II: "opzione preferenziale per i poveri". Nond imeno, è appunto un 'opzione preferenziale per i nobili ad an imare questo libro. La principale obiezione che questa affermazione può suscitare sta ne l fatto che, ex natura rerum, un nobile è quantomeno bene inserito, importante e ricco; eg li ha quindi mo lti mezz i per uscire da una situazione di indigenza in cui accidentalmente si trovi. L'opzione preferenziale in suo favore è g ià stata fatta dalla Provv idenza, nel dargli tutto quanto è necessario perché si rimetta in piedi. Il caso de l povero è esattamente contrario. Egli non è illustre, non dispone di re lazion i utili , spesso manca di risorse per rimediare alle proprie care nze. Di conseguenza, un 'opzione preferenziale che lo aiuti a soddisfare le sue necess ità - almeno que lle essenzial i - può essere di stretta g iustiz ia. Quindi, un 'opzione preferenziale per i nobili sembra quas i un sarcasmo rivolto contro i poveri . In realtà, quest'antites i tra nobili e poveri ha sempre me no ragione di essere, se conside riamo che la povertà va co lpendo un numero sempre magg iore di nobili , come ricordato da P io XII nelle sue a llocuz ioni al Patriziato e alla Nobi ltà romana. E il nobile pm ero v iene a trovarsi in una s ituazione più avv ilente di que ll a del povero non nobile. Q uest ' ultimo infatti, per la stessa modestia delle sue condizioni, può e deve suscitare e porre in atto un senso di g iustizia come pure la generosità del prossimo. 1
(7f 1 contrario, il nobile, proprio ne l fatto di essere nobile , .,,/'1_ trova motivo per non chiedere a iuto, e preferisce nascondere il suo nome e la sua origine, quando non può ev itare di far apparire la sua povertà. Si tratta di quello che, con espressivo linguaggio, veniva chiamata una volta
"povertà vereconda" . La soddisfaz ione dei bisogni di questo tipo di nobili come d'altronde de i decaduti, di quals iasi live llo soc iale era oggetto di spec iali e logi da parte deg li antichi , e la carità cri stiana escog itava mille maniere per allev iare la situazione de i poveri vergognosi, affinché ricevessero l'a iuto necessari o senza offendere il sentimento della loro dignità. 1 Non è so lo il povero di risorse mate riali a meritare un'opzione preferenziale; ma anc he que lli che, per le c ircostanze de lla loro v ita, hanno doveri partico larmente ardui da compiere , e ai quali incombe maggior responsabilità, a moti vo de l buon esempio che può risultarne a vantao-o-io de l 00 corpo soc iale, come pure, all'opposto , a motivo de ll o scandalo che pu ò derivarne se questi doveri vengono trasgrediti. In queste condi zioni s i trovano spesso membri de ll a nobiltà contemporanea, come vedremo .2
I ) Cfr. Documenti Ili . 2) Cfr. Capitolo I. I e 3: Capitolo li. I : Capitolo! V. 9 e I O: Cap itolo V II. 8.
L
op:ione preferen:iale per i nobili e quella per i poveri on si escludono fra loro, e meno ancora si contrappongono, come insegna Giovanni Paolo II: "Sl, la Chiesa.fa sua/' opzione preferen:iale per i po1eri. Una op:ione prefere11:iale, si badi, 11011 dunque u11' op:ione esclusil'a o escl11de111e, perché il messaggio della sall'e::a è destinato a tulli" . 1 1
Queste d iverse opzioni sono modi di manifestare il senso di giusti zia o di caritft cristiana che sole possono affratellarsi nel servizio dell ' unico Signore, Gesù Cristo, che fu modello dei nobi li e dei poveri , come ci insegnano con insistenza i Romani Pontefici. 2 Queste parole servano da chiarificazione per coloro che, anim ati dallo spirito della lotta di classe - per il momento in evidente decli no - ritengono che esista una relazione inevitab ilmente confl ittuale tra il nobile e il povero. Questo equ ivoco ha condotto molti a interpretare le parole "op:ione prefere11:ia/e", usate da S.S. Giovanni Paolo II, come se signifi cassero prefere11:a esc/11sil'G. Tale interpretazione, passionale e faz iosa, manca totalmente di obiettività. Le preferenze di una persona possono rivolgersi simul taneamente, e con diversi gradi d' intensità, a di versi oggetti. Per sua natura, la preferenza per uno di essi non indica in alcun modo la obbligatoria escl usione di altri.
I,
"A d Pmres Cardi11ale.1· et Curieae Po1111firnlisq11e D011111s Prelatos. i111111i111'11tc Na1i1·i1<11c D0111i11i 1·orm11 ad111i.1·.1·os". 2 1/ 12/84. Ac1a AposJOl icac Sedis. Typis Polyg lo1tis Vaticani s. 1985. voi. L XXV II. n. 5. p. 511.
1)
Cfr. Capitolo I V. 8: Capi1olo V . 6: Documcn1 1 I V.
Plinio Correa de Oliveira Un uomo di fede e di azione, e un pensatore Plinio Correa de Oliveira è nato a San Paolo del Brasile nel 1908. Discende da antiche famiglie degli stati di Pernambuco - da cu i ve ni va suo padre, l'avvocato Joao Paulo Correa de Ol iveira e San Paolo, il più importante del Brasile da l quale proveniva la madre. Lucilia Ribeiro dos Santos Correa de O liveira. Ha stud iato ne l Collegio San Luig i dei padri Gesuiti di San Paolo. e si è laureato nel 1930 in sc ienze g iuri diche e soc iali nella rinomata Facoltà di Diritto della stessa città. Ben presto il suo int eresse fu attratto dal 1'analisi filosofica e religiosa della crisi· contemporanea. Nel 1928 entrò nel già dinamico movimento giova nile delle Congregazioni Mariane di San Paolo. In poco tempo diventò il maggior dirigente di quest ·assoc iazione in tutto il Brasile. distinguendosi per le sue doti di oratore. conferenziere e uomo d ' azione. Nel 1933 partecipò attivamente all' organi zzazione de ll a Liga EleilOral Ca1,5/ica (LEC). nelle cui liste fu eletto all' Assemblea Federale Costituente. essendo stato il depu tato più giovane e più votalo dell'intero Paese . In quell' ass ise legislati va eg li agì come uno dei principali capi del gruppo parlamentare cattolico.
Alla fine del mandato. si dedicò simultaneamente ali' insegnamento universitario. Assunse la cattedra di ·'Storia della Civiltà" nel Collegio Uni versitario de ll a Facoltà di Diritto dell' Università di San Paolo. e. più tardi. diventò docente o rdinari o di "Storia moderna e contemporanea·· nelle facoltà d i Filosofia . Scien ze e Lettere .. S,m Benede tto .. e .. Secles Sapientiae" della Pontificia Università Cattolica di Sm1 Paolo. È stato il primo presidente della Giunta arcidioceséma clel1' Azione Cattolica cli San Paolo. come pure Direttore e principale collaborntore ciel settimanale cattolico "Leg i on a rt o ( 1935 1947). il quale. sotto la sua direzione. ebbe un posto di speciale rilievo nella stampa cattolica brasiliana. Nel 195 1 passò a collaborare al prestigioso mensile cli cultura "Catolicismo ... Fino ai nostri giorn i il prof. Plinio Correa de O liveira è rimasto il principale collaboratore di questa rivista. che indubbiamente costituisce uno dei punti di riferime nto della stampa cattolica in Brasile. Ha collaborato assiduame nte. fra il 1968 e il 1990. alla .. Folha de Sao Paulo". il quot idiano più d iffuso nell'omonimo stato. 11 prof. Plinio Correa de Oliveira è noto anche come au tore di quattordici li bri. Fra questi li bri spiccano:
" In Difesa del/' A:ione Cauo/ica·· ( 1934}, con prefazione dell'al lora Nunzio Apostolico in Brasile mons. Benedetto A. M asella, più tardi cardinale cam erlengo della Chiesa. Quest'opera è un 'acuta analisi dei primordi dell ' infiltrazione progressista e sinistrorsa ne11 · Azione Cattolica; lo studio ha ricevuto una calorosa lette ra di encomio, a nome di Pio XJI, diretta all'autore da mons . G iovanbattista Montini, allora Sostituto della Segre te ria d i Stato della Santa Sede, p iù tard i Papa Paolo VI. "Ri vo lu zione e Contro-Rivo lu::.ione" (1959). È un 'esposizione del caratte re storico, filosofico e socio logico de lla cris i dell 'Occide nte, a partire dall ' Umanesimo, Rinascime nto e Protestantesimo fino ai nostri g iorni. Quest 'opera stabilisce il rapporto di causa-effe tto tra questi movime nti e la Rivoluzione francese de l 1789, la Rivo lu zio ne ru ssa de l 191 7 e le trasfo1maz ioni che il mondo sov ie tico e I 'Occide nte stanno attraversando ne i nostri g iorni. "Rivoluzione e Contro-Rivo/11::.ione" ha av uto quattro edizioni in portoghese, sette in spag nolo, tre in italiano, due in ing lese e due in francese. Si tratta del libro-base di tutti i soci e cooperatori delle diverse TFP e Uffici TFP. "Accordo col regime comunista: per la Chiesa. speran::.a o autodemo/i::.ione~" ( 1963). Esso sostie ne c he la C hiesa non può accettare la coesiste nza con un governo c he, pur riconoscendole la libertà d i c ulto, le proibisca d ' insegnare l' illiceità morale della abolizione del la proprietà privata. Questo studio fu e logiato da una le tte ra de lla Sacra Congregazione de i Semina ri e delle Unive rs ità, firmata dal cardinale G iuseppe Pizzarde, Prefetto di quel Dicastero Romano. ln q uesta le tte ra I ' importante o rgano della Santa Sede dichiara c he la dottrina esposta dall'autore è una "eco fedelissima" dell ' insegname nto pontific io. li libro ha avuto tre ntasei edi zioni ed è stato trado tto in tedesco, spagno lo, francese, unghe rese, inglese, italiano e polacco. È stato a nc he riprodotto integralme nte in tre nt otto g iornali o riviste di tredi ci Paesi . "Tribalismo indigena . ideale co11111110missionéirio para o Brasi/ no sérnlo XX/" ( 1977). L'opera de nunc ia una s faccett atura dell'attacco prog ressista al Brasi le : la nuova missio logia comunistico-strutturalistica. prevedendo con 15 anni di anti c ipo le princ ipali dottri ne e tendenze comunistico-ecologiste manifesta te ne lla Eco 92 a Rio de Jane iro.
"Il socialismo autogestionario: una barriera o una testa-di-ponte verso il co111unis1110?" ( 198 1). Si tratta di una ampia esposizione e anal isi c ritica del programma autogesti onario cli Françoi s Mitterrand. al lora rece nte mente e letto Presidente de lla Repubblica francese. Questo studio - avalla to e diffuso a proprio nome da lle tredici TFP d i allora - è stato pubbl icato integralmente su qu arantac inque giornali di grande diffusione in 19 Paesi d i America, Europa e O ceania. U n suo am pio riassunto è stato stampato in 49 Paesi dei c inque Contine nti, in tredici lingue. La diffus io ne di questo documento ha così raggiunto una tiratura complessiva di 33,5 milioni d i copie. Fra le altre opere del prof. Plinio Correa de Oliveira è indispe nsabile me nzionare !' universalme nte noto manifesto intito lato "Comunismo e a111ico1111111is1110 alle soglie d el/' 11//ima decade di ques/o millennio .. ( 1990), pubblicato in 58 pe riod ici cli 19 nazioni. Il documento costituisce un· impressionante inte rpe llanza storica a tutti coloro c he. in un q ualche modo, hanno contribuito a soste ne re, in Oriente e in Occidente, una così grave e prolungata traged ia pe r un g ran numero di nazioni, ed anche verso coloro c he hanno preteso spingere con tanto zelo le loro rispett ive nazioni in una prigionia come q ue lla imposta in Russia. C ina e ne i loro sate lliti .
* Come uomo di pe ns ie ro, o ltreché come maestro della dottrina controri vo lu ziomtria di tutte le TFP e associazioni similari , il prof. Plinio CorTea de O live ira occupa un posto cli innegabile ril ievo ne l panorama internaz ionale in qual ità d i ca po e guida, nel contesto della nostra epoca caratte rizzata da reali zzazio ni e c ris i, apprensio ni e catastrofi. Come uomo di azio ne, la sua opera principale consiste ne lla fondazione, avve nuta a San Paolo ne l 1960. de lla "Società hrasiliana per la Di/l'Sa della 7ì-adi::.ione. della Famiglia e della Pmprie1cì" (TFP) e ne lla direzio ne e impu lso che dà a essa. Nel 1980 il Cons ig lio Naz ionale della TFP lo ha proclamato Preside nte a vita. Ispirandosi al saggio "Rirn/11::.ione e Contm-Rivol11 ::.ione" e all 'esempio della TFP brasiliana. sono state fondate in 23 paesi dei 5 continenti le associazioni a utonome e consorelle TFP e Uffici TFP.
Prefazione di S.A.I.R. il Principe Luiz de Orléans e Braganza Capo della Casa Imperiale del Brasile
Per
comprendere pienamente quest' opera di Plinio Correa de Olive ira è necessario tenere presente le principali sfaccettature della sua vita pubblica: scrittore, uomo d 'azione , ma soprattutto pensatore. Un pensatore dedicato meno alla mera specul az ione dottrinale che all ' analisi del secolo in cui vive, dei problemi che lo tormentano e, secondo le soluzioni date a questi problemi, delle vie sulle quali viene condotta la storia umana. Secolo questo che si presenta ribollente e tumultuoso, in gran parte contraddittorio e bizzarro. Il suo inizio fu infatti caratterizzato da gioie e piaceri della Belle Epoque e anche dall a mag nificenza dell'Esposizione Universale di Parigi. Eppure esso si avvia verso la fine in mezzo a incertezze e preoccupazioni , nella prev isione di avvenimenti che condurranno forse a un caos universale o perfino ad una ecatombe atomica. Possiamo, dunque, considerare ne l nostro secolo, da questo punto di vista, due fasi ben distinte. La prima è ape1tamente ottimista. In essa gli uomini, remoti eredi de l Secolo de i Lumi, credevano nel successo indefinito di tutti i loro sforzi per il progresso . Il movimento generale dei popoli , delle istituz ioni e dei costumi , veniva spinto, abitualmente, da alcune convinzioni che erano patrimonio del senso comune, ma che erano state considerate in maniera ipertrofica ed esc lusivista dalla precedente epoca dell ' illuminismo. Fra queste convinzioni , c'era quella secondo cui l'umana raf?io11e - essendo infallibile se rettamente usata - era g uida autosuffic iente per individuare la felicità terrena e i mezzi per ottenerla. Inoltre , l' intelletto umano aveva già accumulato un ' imponente congerie di conoscenze, nei campi più svariati , adatta ad assicurare nel secolo ventesimo, e anche ne i secoli
successivi, un alto grado di giustizia, di benessere, di multifom1e migliorameto delle condizioni di vita e, conseguentemente , una fe lic ità teITena perfetta. Q uesto processo ascendente era chiamato progresso, e il complesso de i metodi di azione con i quali si realizzava la gloriosa e indefinita ascensione del progresso veniva chiamata tecnica. Grazie a questo processo, l' umanità si trovava a un apice di civiltà mai visto prima, nel quale erano assenti i sintomi di igno ranza, rudezza e crudeltà, caratteristic i dei tempi antichi . Qua le potentissimo sostegno del progresso, l' uomo doveva contare sul! ' evo!u:ione: forza immanente a tutti gli esseri , ancora mi steriosa, e che provocava una continua ascens io ne, il cui vertice suprem o era impossibile raggiungere. Esempio caratteristico delle ambiziose speranze suscitate dalla cooperazione di questi fattori fu la decisione, espressa in diverse disposizioni testamentarie di questo secolo, secondo la quale il testatore disponeva che il suo cadavere fosse conservato intatto, in speciali camere frigorifere, ne lla speranza che l'evoluzione e il progresso , con la loro azione cong iunta, facessero scoprire i mezzi per realizzare la resurrezione dei m orti ...
È certo che, in que l mezzo secolo di g iubilo universa le, d ue tragedie di grande portata avrebbero o pposto una crudele smentita a tante allucinate speranze: le g uerre mondiali. Tuttav ia, dopo la conflagrazione mondiale del 19 14- 19 18 cominc iò l'allegro periodo generalmente denominato '·entre de11.r guerres", che sarebbe stato interrotto dalla nuova g ue rra mondiale nel 1939. Sebbene q uest ' ul tima, fini ta di fatto con le esplos ioni atom iche d i Hi roshima e Nagasak i, fosse stata ancora più universa le, mo rtifera, devastatrice e lunga che la prima, la forza di propul sione verso la fe licità terrena assoluta era talemente grande che, appena tem1inata, l' atmosfera festosa d i ostinato ottimismo avrebbe subito ri preso la sua marcia. Ecco come la Costituzione Gaudium et Spes del Conc ilio Vaticano II ha descritto le cond izioni di vita ne lle q uali le sembrava che fosse immersa la soc ietà contemporanea, aprendo le le braccia allo scopo d i godere insieme q uesta gioia universale: ''Le condi: ioni di i•ita del!' 1101110 moderno. sotto l'aspetto sociale e rn!tura fe, sono profondamente cambiate, così che è lecito parlare di una num·a epoca della storia umana . Da qui si aprono 11uo1·e rie per pe1fe: ionare e pitì largamente diffondere la cultura.(. .. ) Le scien:e dette esatte C{f/ì'nano grandemente il senso critico; i pitì recenti studi di psicologia spiegano con maggiore pr(fondità f' attii·ità umana ; le scien:e storiche giovano assai a far considerare le cose sotto l'aspetto def/a foro mutabilità ed e i•oluzione; i modi di 1·ita e i costumi diventano sempre pi1ì uniformi: f'industria!i::a:ione, f' urbanesimo e le altre cause chefa,·oriscono fa i·ita comunitaria creano nuove forme di cultura (cu ltura di massa), da cui nascono nuo,-i modi di pensare. di agire, d ' impiegare il tempo libero: lo si•ifuppo dei rapporti jì-a le l'ari e na:ioni e le classi sociali aprono pitì ampiamente a tutti ed a ciasrnno i tesori delle di,·erse forme di cultura. e così a poco a poco si prepara una forma pilì 1111i1·ersa fe di cultura umana. che ta1110 piiì promuo,·e ed esprime f' unità del genere umano, quanto meglio rispetta le particolarità delle dil·erse culture(. .. ).
"I teologi sono inoltre invitati, nel rispetto dei metodi e delle esigenze proprie della scienza teologica, a ricercare modi sempre pilÌ adatti per comunicare la dottrina cristiana agli uomini della loro epoca( .. .). "Nella cura pastorale siano sufficientemente conosciuti e usati non soltanto i principi della teologia, ma anche le scoperte delle scienze profane, in primo luogo della psicologia e della sociologia(. . .). "I fedeli dunque(. .. ) sappiano armonizzare la conoscenza delle nuove scienze, delle nuove dottrine e delle pilÌ recenti scoperte, con la morale e il pensiero cristiano, affinché la pratica della religione e l'onestà procedano in essi di pari passo con la conoscenza e col continuo progresso della tecnica" (Gaudium et Spes, n.54 e 62). Questo era il modo in cui la grande maggioranza degli uomini - formati spiritualm ente e culturalmente dalla civiltà occidentale - vedeva il futuro. Condividevano questa visione intellettuali di rinomanza universale, statisti e uom ini di azione di grande spicco. Ma ... in quale s ituazione storica non serpeggia un "ma"? A poco a poco anche il " paradiso" del progresso cominciava a scontentare. Parallelamente all ' unanimismo ottimista, un altro modo di vedere, di sentire e di ag ire veniva fonnandosi nell a penombra e ne l silenzio. Tuttavia, mentre per quest'ottimismo erano aperte pienamente le porte dell'apparato pubblicitario, ali ' altro i mass media non concedevano volentieri spazio, per cui esso era ridotto a sopravvivere negli angolini della società di allora, nei quali il liberalismo dominante non trovava pretesto per perseguitarlo. Questo piccolo mondo - mantenuto così ne ll 'oscurità eterogeneo e attivo, era formato dagli elementi più diversi.
costituito da un pubblico
Bisogna menzionare, innanzitutto, coloro che contestavano il valore della ragione umana, mettendo in questione l' intero ed ific io grandioso, ma pregno di fru strazioni, della civ iltà occidentale. Nel loro pensiero non era difficile discernere l' influenza dei filo sofi tedeschi, anteriori pe1fino alla Rivoluzione france se: di Kant, per esempio, secondo il quale il concetto formato dalla ragione non sarebbe fedele, ma influenzato da fattori soggettivi che ne falserebbero l'oggettività. Dalla critica dell a ragione e della conoscenza, egli scivolò ne l soggettivismo e in un certo qual immanentismo. Ne i suoi seguaci - Fichte, Schelling , Hegel e altri - questo immanentismo si smembrò in teorie panteiste. Era l'antico panteismo, di origine induista e buddista, da molto diffuso in grandi estensioni del! ' Asia e che appariva ora nella storia dell ' Occidente. Questo soggettivi smo e questo panteismo prese carattere di pess imismo in Schopenhauer e di disperazione in N ietzsche. L 'apologia dell ' angoscia fatta dai padri de ll 'es istenzialismo moderno (Kierkegaard, He idegger) non sembra slegata da tali tendenze generali . Questo pensiero andò prendendo terreno in c ircoscritte ma elevate sfere inte llettuali europee durante i secol i XIX e XX.
Contemporaneamente I' "a111erica11 way of /ife'' diffuso dappertutto da Hollywood e considerato da innumerevo li contemporanei come lo stile di vita più coerente, col trionfo congiunto della ragione, del progresso e della evoluzione - cominciava a venir messo in questione a causa degli inconvenienti dell o stesso sistema capitalistico. Effettivamente, l' entusiasmo per la velocità nelle comunicazioni e nei trasporti, per l' intrecc iarsi di tutti i campi dell 'attività umana, provocò in ogni parte del mondo una febbre generale. Un febbricitare di mentalità, di aspirazioni, di sensazioni , di ambizioni, di attività, di business,...di delirii , che finì col produrre molti e vari disturbi fi sici e mentali che vanno aggravandosi di giorno in giorno e presagiscono la crisi generale dello Stato, della società, della cu ltura e della famiglia. Non è necessario dissertare a lungo, poiché è ev idente che ciò sfocerà in una crisi globale molto più terribile: la crisi dell ' uomo. Un 'altra classe di scontenti - peraltro ben diversa - era formata da coloro che pur contemporanei alla festosa approvazione della Costituzione conci liare Ga11di11111 et Spes, testimoniavano il nascere e il diffondersi della gigantesca crisi che cominciava a manifestarsi in tutta la Chiesa dopo la chiusura del Concilio Vaticano Il. Una crisi che si presenta oggi ben più grave per la nasc ita della Teologia del la Liberazione, per il serpeggiare cli un certo ecologismo e di un certo sub-consumismo pauperi sta e pseudo-evange lico. che vede nelle condi zioni di vita tribali l' organizzazione della società umana! La situazione che si presenta ogg i davanti a noi non era stata prev ista dal candido ottim ismo dei Padri Conciliari ciel 1965. Questo candido ottimi smo mi susc ita un sorri so melanconico e rispettoso, che sorprenderà certi cattolici che non comprendono la fi liale fede ltà all a Santa Chiesa e al Papato che mi vibra nell 'anima ne l momento stesso in cu i sc ri vo queste righe. Questo rispetto mi porta ad accettare con tutto il cuore che il Divino Fondatore de lla Ch iesa l' ha voluta retta da un Papa in fa llibile. in tutti i campi e nelle condizion i in cui Egli lo ha voluto infallibile; e fa llibile in tutti i campi e nelle condizioni in cui l' ha voluto fa llibile, ossia per esempio nella valutaz ione de lle circostanze concrete in cui vengano a trovarsi questi o quegli uomini, queste o que lle situazioni . Lo scontent o che, ai margi ni ciel festoso trionfa lismo del dopoguerra e del post-Concilio, si sviluppava in osc urità sempre piL1 te_nui e in una dimensione sempre meno corpuscolare, esplose d' improvviso nel 1968. E accaduto nella rivolta del la Sorbona, le cui conseguenze apri rono per il mondo orizzonti di fo llia, di corruzione morale e di caos fino allora insospettati dall a grande massa. A poco servì che una gigantesca protesta anti-sessantottina sfi lasse sulle strade di Parigi, nella famosa marcia di un mili one di persone, mosse dall'entusiasmo vigoroso e sereno dell 'età matura, o che contro la ri be llione si levassero da tutte le parti voci di protesta, molte delle quali ri sonanti ciel meritato prestigio di varie personalità. Dal '68 ad oggi sono avvenuti. in molteplici sfere de l pensiero e dell'azione umani. sensibili mutamenti. Quasi sempre, questi fecero in modo di trasformare il mondo di oggi in modo molto più consono alle mete de lla ri vo luzione de l Magg io francese.
Il caos va diffondendosi dovunque. Dimostrarlo, sarebbe in questa sede superfluo e impossibile: superfluo, perché al giorno d' oggi non percepisce tale caos colui che è stato da esso accecato e ha perso di conseguenza la vista; impossibile, perché il caos è così universale che sarebbe impraticabile trattare, nella semplice prefazione di un libro, tutto ciò che esso fa o in cu i opera. D'altronde , si vi dedicass i questa prefazione, essa diventerebbe più voluminosa dello studio che intende presentare ai lettori.
Quanto finora esposto non ha avu to che lo scopo di delineare, il più sinteticamente possibile, il quadro generale dell 'epoca in cui Plinio Correa de Oliveira ha svolto la sua azione di pensatore, di maestro e di leader catto lico conservatore di fama uni versale. Egli proviene eia due illustri famiglie brasiliane. Dal lato paterno. dalla nobile famiglia dei Correa de Oliveira, di proprietari di piantagioni di canna da zucchero nel Pernambuco. Fra i suo i membri che ebbero un ruolo rilevante nella vita pubblica merita una menzione particolare Joào Alfredo Correa de Olive ira, senatore a vita dell'Impero e membro a vita ciel Consiglio cli Stato. Fu particolarmente ce lebre per avere promulgato. come primo ministro, con la mia bisavola la principessa Isabella, all 'epoca reggente cieli ' Impero, la legge di liberazione degli schiavi del 13 maggio 1888, nota come " legge aurea". Proclamata la repubblica da un golpe militare nel I' 1889, Joào Alfredo presiedette per lunghi anni il Direttorio Monarchico, in qualità di persona di fiducia dell a Principessa, allora esiliata in Francia. Quest' uomo di Stato - uno dei più noti in Brasile - ebbe per fratello Leodegc.frio Correa de Oliveira. nonno del l' autore del presente libro. Dal lato materno, di scende dalla famiglia dei Ribeiro dos Santos. appartenente alla tradizionale classe paulista detta d i '"quattrocento anni'", cioè proveniente dai fo ndatori o abitanti orig inari dell a città di San Paolo. Tra i suoi antennati materni si distinse. durante il regno dell ' imperatore Pedro 11 , il prof. Gabriel Rodrigues dos Santos. cattedratico de lla già allora celebre Facoltà cli Diritto di San Paolo, avvocato, oratore di grandi doti e deputato, prima provinciale e poi nazionale. In queste funzioni ben presto ottenne un meritato rilievo. La morte lo rapì prematuramente. In entrambe le fam iglie, le polemiche ideologiche c he segnarono il periodo de ll"lmpero ( 1822- 1889) e le prime decadi dell a Re pubblica ( 1889- 1930) ebbero un ·eco profonda, producendo le ben note di visioni: nel campo religioso, alc uni si mantenevano fermame nte fedeli alla Relig ione callolica. mentre altri aderivano al Pos itivismo. l' ultimo grido dell a moda ideo logica de l tempo. Ne l campo politico, alcuni restavano fedeli al caduto regime, mentre altri aderi vano alla repubblica. nelle cui lotte politiche e bbe ro parte saliente. Plinio Correa de O live ira fu testimone nelrambiente fami gliare di questo scontro di opinioni che, alla manie ra brasiliana, e ra abitualmente enfatico ma allo stesso tempo cordiale. Su questi importanti argomenti egli andò prendendo pos izione. improntata all'innocenza e alla pie tà del suo animo ancora infantile ma già notevolmente precoce. Questa posizione venne rafforzata nel corso degli anni dalla riflessione. dall"analisi imparziale dei fatti e dallo studi o al qual e si affezionò da piccolo. con marcata preferenza pe r i temi
sto ne1.
Fu in questa linea di pensiero - allo stesso tempo come cattol ico praticante e intrepido, e come monarchico dichiarato - che Plinio Correa de Oliveira di ventò uno dei leader più in vista fra le file della gioventù studentesca del suo tempo. Non è mia intenzione agg iungere qui dati biografic i concernenti a questo noto brasiliano; ess i figurano, col dovuto rilievo, in un ' altra parte di questo volume. Intendo però analizzare il significato profondo della sua opera intellettuale, che può essere studiata nei libri e nei numerosi articoli che ha scritto. Lungo il suo cammino, Plinio Correa de Oliveira incontrò sempre cattolici e monarchici: i primi crescevano in numero e fe rvore, fino al momento in cui il progressismo provocò fra loro inev itabili divisioni , polemiche clamorose e la conseguente dispersione e diminuzione cli forze. I monarchici, al contrario - la loro libertà di pensiero e di azione essendo sté\ta tirannicamente soppressa dal decreto nu 85-A, del 23 dicembre 1889, confermato dalla art. 90 della prima Costituzione repubblicana del 188 1 (la "clausola petrea") e dalle diverse Costituzioni che seguirono durante la agitata vita del nuovo regime - andm-ono diminuendo cli numero fin o a quando, nel 1988, la 61 Costituzione repubblicana soppresse la malfamata "clausola petrea", riconoscendo fin almente ai monarchici una libertà politica che la Repubblica non negava a nessuno, neppure ai comunisti! Da allora si è verificato un fe nomeno ideologico e politico inatteso per molti bras iliani . Nei pii:, diversi Stati, cioè, in tutte le classi sociali, sono sorti i monarchici che - riuniti in valorose assoc iazioni , come il Cons iglio Pro-Brasi! Monarchico, i Circoli Monarchici , l'Azione Monarch ica Femminile e la Gioventù Monarchica del Brasile, intimamente legati a me in qualitù di legittimo successore cli Pedro II progredi scono ch iaramente ne li 'azione pacifica ma tenace che conduco con l' aiuto brillante ed e fficiente del Principe Bertrancl , mio fratello ed eventuale successore. Questi monarchici hanno g li occhi ri volti con ammirazione all ' intrepido leader anticomunista Plinio Correa de Olive ira, il qua le ha saputo essere, come intell ettuale, un monarc hico dichiarato, anche nel peri odo in cui fu più dura quella che potremmo chiamare la recessione monarchica , e il cui pensiero fornisce alla polemica monarchica - tradizionalista per essenza - una preziosa fonte cli pensiero. Troviamo ammiratori ed am ici della Monarchia in numero considerevole anche ne lla Soc ietà Brasiliana per la Difesa della Tradi zione, Famiglia e Proprietà (TFP), ogg i la maggiore organizzazione anticomunista d' ispirazione cattolica, fondata da Plinio Correa de O liveira. dell a quale mio frat ello Bertrand ed io facciamo parte, fin dalla prima giovi nezza, co l dovuto entusiasmo. Plinio Correa de Oliveira è un bersaglio preso continuamente cli mira dai cattoli ci che si dichi arano di sini stra e dai più svariati avversari della tradizione: dai soc ialisti moderati fin o ai comunisti radicali ed ag li '·ecologisti ", nel senso po litico militante ciel termine. senza dimenticare certi centristi che in rea ltà non sono che seguac i cam uffati del sociali smo. D' altra parte, egli è riconosciuto come indi sc usso leader dai cattolici che. ne l piano strettam ente fil oso fico e culturale. prendono una pos izione che, per analog ia. viene considerata come de.S'lra rnllolirn.
Fino ad ora, l' opera capitale cli Plinio Correa de Oliveira è Rirn/11: ione e Contro-Rivo/11: ione. Sono convinto che accanto a questa dovrebbe aggiungersi Nobiltà ed élites tradizionali analoghe nelle allocuzioni di Pio Xl I al Patriziato ed alla Nobiltà romana.
Ril'0/11: ione e Co111ro-Ri1·0!11:io11e, pubblicato nel 1959, ha avuto successive edi zioni in vari Paesi cli Europa e delle Americhe, costituendo il libro cli base cli tutti i soc i e cooperatori delle TFP in 20 nazioni dei cinque conti nenti . Quest'opera è una anali si teo logica. filoso fi ca e sociologica ciel la crisi clell 'Occiclente, dalla sua genesi nel seco lo XIV fino ai nostri giorni. Il fulcro del pensiero cli Riro/11:ione e Contro-Riro/11:ione consiste nella valutazione secondo cui l'indebolimento religioso e la decadenza dei costumi caratterizzati da quel secolo cli ffusero in Europa una smodata sete di pi aceri della vita, e quindi una gravissima cri si di carattere morale che penetrò a fondo coli 'Umanesimo e il Rinasc imento. Per sua natura. questa cri si operò molto più nelle tendenze che non nelle convinzioni dottrinali: tuttavia non avrebbe tardato ad invadere il campo intellettuale. data la fondamentale unità cieli ' uomo. La cri si morale conduce prima o poi ad opporsi ad ogni legge e ad ogni freno. AII ' ini zio, quest' oppos izione può non essere che un 'antipatia; tuttavia istiga la tendenza a sollevare obiezioni di carattere dottrinale - ora piL1 radicali , ora meno - contro la mera esistenza di autorità alle quali spetta, per la natura stessa delle cose. di reprimere le varie forme del male. Ciò provoca, negli animi predi sposti dalle cattive tendenze. un ' opposizione anche dottrinale ad ogni legge e ad ogni freno. II termine fin ale di questo processo è 1•anarchi a nei fatti e nelle dottrine. Ecco descritto il liheralismo illuminista, la cui espressione ultima e più radicale è l' anarchismo. È appunto nell ' an archia che va sprofondando il mondo contemporaneo. L' apparire ciel liberalismo. che definirei "anarcogenico'·. porta con sé un'altra conseguenza: l' oppos izione ad ogni disuguag lianza. Il liberali smo è 11g110/itario: chi rifi uta con indignata enfas i ogni autorià si oppone parimenti ad ogni di suguagli anza. Infatti . ogni superiorità, qualunque sia il campo in cui si manifesta. comporta un ti po di potere o cli influenza direttrice di chi è magg iore su chi è minore. Ecco l'ugualit arismo. la cui ultima conseguenza consiste nel rafforzare l'anarchi smo. Infine. la scomparsa cli ogni di stinzione tra verità ed errore. bene e male. crea l' illusione cli rafforzare la pace fra gli uomini . medi ante l' interclipenclenza e il livellamento cli tutte le religioni, tutte le fil osofi e. tutte le scuole cl i pensiero e cl i cultura. Tutto equi vale a tutto: modo indiretto cli arrermare che tutto è nulla. Siamo al caos stabilito alle radi ci più profonde del pensiero umano. e quindi al di sordine più completo nella vita um ana. Q uesto che potremmo qualifi care come una genealogia cl i errori e cli cat astro fi "ahys.1·11s ohys.1·11111 im·oca( · - non si mani fe sta solo nel campo specul ati vo. ma anche in quell o dei fatti.
Rirn/11:ione e Co111ro-Ri rn/11:io11e mostra che questo processo libertari o. ugualitario e ·'fratern o'· - è infatti col pretesto della .fi'atcrnità che si organizza oggi il l'esti vai mondiale dell'ecumeni smo in tutti i campi e settori - ha av uto la sua prima espl osione ne ll ' apocalittica ri vo luzione protestante. che negò l'autorità suprema e universa le dei Pap i: in varie sue sette. essa negò anche l' autorità dei vescov i. e in altre ancor pi ù radical i quella dei sacerdoti ; e proc lamò il principio perfettamente anarchico ciel libero esame.
Passando dalla sfera religiosa a quell a politica, si vede che questo pensiero sta alla radice stessa della Rivoluzione francese, che mirò a modellare lo Stato e la società secondo i principi di Libertà, Uguaglianza e Fratellan:a, inerenti al protestantes imo. Essa negò il Re, come il protestantesimo aveva negato il Papa; negò la nobiltà, come certe sette protestanti avevano fo rtemente diminuito i poteri del clero (che è I' ari stocrazia dell a Chiesa) e altre lo avevano eliminato completamente; e proclamò, in nome del libero pensiero, il principio della sovranità popolare, come il protestantesimo aveva proclamato quello ciel libero esame. I ri voluzionari del 1789 lasciarono in piedi la proprietà pri vata e la conseguente autorità del proprietario sul lavoratore e, per analogia, dell ' intellettuale sul lavoratore manuale. Ciò nonostante, nelle sue ultime convul sioni , per la penna del comuni sta Babeuf, la Rivoluzione francese giunse a negare anche queste ultime residue disuguaglianze. A sua volta, nel 1848, Marx proclamò l' uguaglianza socio-economica completa e Lenin la realizzò in Russia a partire dal 19 17. Tre ri voluzioni , tre ecatombi, l' una generata dall 'altra, hanno provocato come risultato, in questa fine di millennio, la 4~ Rivoluzione, autogestionaria e tribale, come afferma Plinio Correa de Oliveira nelle più recenti edi zioni di Ri,•0/11:ione e Contro-Ri,•0/11:ione. Nel 1960, per l'edizione francese di questo libro, il mio defunto padre, il Princ ipe Pedro Henrique, scrisse una sostanziosa e bella prefazione, proprio nel senso che ho espresso e che fa vedere il taglio intellettuale dell 'opera di Plinio Correa de Ol iveira.
Ril'o/11::ione e Contro-Ri\'0/11::ione fu ev identemente serino per mettere in guardia la borghesia dell'Occ idente, la cui vigil anza si era addormentata nei piaceri e negli affari , dal rischio supremo verso cui si dirigeva. Non era solo un libro specul ativo, ma anche una denuncia, fatta con la speranza che ne deri vasse un mov imento, e eia questo una riscossa. La fondazione della TFP in Brasile, il suo diffondersi nel vasto territorio del mio Paese e la propagazione dei suoi ideali nei cinque continenti, sono il frutto dell 'apostolato personale e concreto di questo pensatore che, nel campo dell ' azione, agiva e agisce nel cuore dell a realtà contemporanea. O ra, Nobiltà e élites tradizionali analoghe nelle allocuzioni di Pio XII al Patriziato ed alla Nobiltà romana, presenta appunto questo carattere di opera di pensiero destinata ad influenzare profondamente i fatti.
Simile a rocc ia sulla punta di un promontori o sferzato dalle onde, la nobiltà, a partire dalla Ri voluzione francese. ha sofferto success ivi attacchi. Le hanno tolto quasi dappertutto il potere politico. In generale le negano qualsias i diritto specifico, che non sia il mero uso de i titoli e dei nomi tradi zionali . Il mov imento generale dell 'economia e de ll a fin anza ha fatto concentrare in altre mani la torrenziale ricchezza che ha posto il capitali smo al vertice de lla soc ietà e con la quale il jet set cerca cli abbagliare - anzi di fa r brill are i suoi lustrin i - da ogni parte . Che rimane allora de ll a nobiltù? Ridotta in q uesto modo, ha il diritto di esistere? Con che vantaggio per se stessa e pe r il bene comune? Deve forse isolarsi irriduc ibilmente
nell 'ambito delle "buone famiglie"? Oppure, nel caso cli sopravv ivenza della nobiltà, questa va estesa anche alle nuove éli tes con analoghe, seppure non identiche, caratteristiche? Plinio Correa de Oliveira, il cui animo è caratterizzato da una coerenza esemplare, vede nella nobiltà una di queste roccie immobili senza la cui res istenza epica, a volte perfino tragica, alla maregg iate delle tre Rivo luzioni , le terre del promontorio - ossia le civiltà e culture - avrebbero perso la loro coesione e si sarebbero dissolte nel turbine delle onde. Non è raro incontrare membri della nobiltà cosc ienti de i doveri individuali imposti dalla loro condizione nobiliare - come il buon esempio alle altre class i, col comportamento morale irreprensibile o con l' assistenza ai bisognosi - ma che, sulle questioni sopra elencate, non hanno che nozioni vaghe, seppure ce l' hanno. D' altronde un fatto analogo accade nelle altre classi, soprattutto con la piì:1 favorita nell a struttura sociale vigente, ossia la borghesia. Il diritto di proprietà è il suo più fe rmo punto di appoggio, eppure sono rari i borghesi che conoscono i fondamenti morali e religiosi della proprietà privata, dei diritti e dei doveri che comporta. Ad entrambe queste classi, l'opera di Plinio Correa de Oliveira fornisce un inestimabile sostegno, pubblicando il testo integrale delle allocuzioni cli Pio XII al Patriziato ed alla Nobiltà romana, corredate da commenti esplicati vi ed esempi storici molto eloquenti. Plinio Correa de Oli veira, profondamente impregnato dei princfpi insegnati dai Pontefici, è totalmente opposto allo spirito della lotta cli c lasse. Egli non vede nella li nea cl i confi ne tra nobil tà e popolo una zona di conflitto. Al contrario, ci mostra la nobiltà storica, mil itare e terri era, come alto e puro vertice dell 'organizzazione soc iale, vertice tuttavia non inaccessibile: culmine abitualmente difficil e da scalare, poiché è nella natura delle cose che questa ascensione si realizzi so lo col merito. Per Plin io Correa de Oliveira, la prospettiva cli un 'ardua ascesa del borghese alla condizione nobili are va vista come un amic hevole inv ito ad acq uistare meriti ed ottenere con ess i un a autentica glorificazione. C'è di più. Ne lla nostra epoca, in cui una profonda penetrazione dell a tecnica ne l lavoro manuale e un li ve llo non trascurabile di istruzione nella classe operaia rende quest' ultima assa i variegata, vi sono molte meritorie possibili tà cli promozione soc iale e profess ionale, che sarebbe ingiusto ignorare. Amico della armon iosa e equili brata gerarchia in tutti i campi de ll' umano agire. Plinio Correa de Oliveira applica, mediante un a lucida interpretazione, i principi di Pio XII a tutte le classi sociali, senza fonderle e meno ancora confonderle. È però facile accorgersi che le sue particolari premure si rivolgono spec ialmente ai due estrem i dell a gerarchi a soc iale; di qui i suoi brill anti commenti sull'op:ione preferen:iale per i nobili e sull ' op:ione preferen:iale per i pol'eri.
Per quanto mi riguarda, condivido di cuore questa duplice opzione, fac ilmente ind ividuabi le nello spirito e nell 'opera di vari monarchi de lla Casa di Bragan za. in Portogall o come in Brasile. In questo libro - basato sulle all ocuzioni pontificie qui ri prodotte e commentate - l' attenzione cieli 'autore si rivolge spec ialmente all' otòone
preferen:iale per i nobili, senza pregiudizio alcuno per I' op:ione prcfercn:ialc per i fJO\ '(!/"/.
È missione specifica dell a nobi ltà agire in difesa dei Re, sia che godano dell'esercizi o
de l potere, nell a pienezza delle rispettive prerogative, sia che abbiano solo "de jure" quel potere che è loro venuto dagli antenati e che nessun atto di fo rza o di demagogia può legittimamente sopprimere. Reciprocamente, è dovere dei sovran i amare, rispettare e sostenere la nobiltf1, esercitando così in suo favo re un 'effetti va opzione preferenziale, che non si limi ti alle sole lusinghe e cortesie. Aug uro a questo nuovo libro cli Plinio Correa de Oliveira il plauso cli quanti sanno e sentono quello che è una vera nobilti1, che aiuti il popolo ad essere sempre quello che Pio XII raccomanda, ossia un vero popolo an imato da un ' an imo degno di essere chiamato cristiano, e che non capitoli cl i fronte al rischio di di ventare una massa anorganica e inerte, trasc inata nelle più svari ate direz ioni dalla psico-dittatura dei grandi gruppi pubblicitari.
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thP.--- ~
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Lu iz de Orléans e Braganza
CAPITOLO I
Per smontare obiezioni previe
L
un viaggio per fe1rnv ia, la regola prevede che il macchinista e i passeggeri occupino i rispettivi posti , il capostazione dia il segnale di partenza e il treno si metta in movimento. Ugualmente, nel lavoro intellettuale, bisogna iniziare esponendo i princìpi preliminari , giustific_andoli criteriologicamente quando necessari o, per poi passare al corpo della dottrina. Tuttavia, se la psicolog ia di molti lettori sembra essere prevenuta contro l'argomento da trattare, o anim ata da preconcetti molto radicati. la situazione è simile a quell a di un macchinista che - avendo i passeggeri già occupato i loro posti - si rende conto che i bin ari sono colmi di ostaco li. Il viaggio non inizia, quindi , con la partenza del convoglio, ma con la rimozione prev ia di questi ostaco li , poiché solo dopo questa operazione la partenza sarà possibi le. Analogamente, nell a materia che tratteremo in questa opera. gli ostacoli - oss ia i preconcetti che riempiono la mentalità di numerosi lettori riguardo la nob iltà e le élites tradizionali analoghe - sono tanto numeros i che l'argomento può essere trattato solo dopo la loro rimozione. Ecco quind i spiegato que l che poteva apparire strano o inusuale nel titolo e nel contenuto cl i questo primo capitolo.
1. Senza pregiudizio per una giu sta e ampia azione in favore dei lavoratori, è opportuna un'azione in favore delle élites Non è necessari o ricordare che. oggigiorno. si parl a molto di rivendicazioni sociali in favore dei lavoratori. La sollec itudine che si mani festa in tal senso è, in linea di massima. altamente lodevole e degna cl i essere sostenuta da tutti gli an imi retti. Tuttav ia. in sistere unil atera lment e in favo re dell a classe lavoratrice, senza prendere in cons iderazione i prob lemi e i bisogni de lle altre class i, a volte crudelmente co lpite dalla grande crisi contemporanea. significa dimenticare che la soc ietà si compone di
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CAPITOLO I
classi differenti, aventi fun zioni , diritti e doveri spec ifici; e che non è composta soltanto da lavoratori manuali. La formazione, in tutto il mondo, di un ·unica soc ietà senza class i è un ' utopia che costituisce il tema invariabile dei successivi mov imenti ugualitari scoppi ati nell ' Europa cri stiana a partire dal secolo XV; ai nostri g iorni , questa utopia viene predicata principalmente da socialisti. comunisti e anarchici. 1 Le TFP e gli uffici delle TFP diffusi in Europa, nelle tre Americhe e in Oceania ed Africa, sono molto favorevoli a tutti i ragionevoli miglioramenti in favore della classe lavoratrice: ma non possono accettare l' idea che questi miglioramenti comportino la scomparsa delle altre class i, o un tale declino de l loro significato, dei loro doveri , d iritti e funzioni specifi ci in favo re del bene comune, eia equivalere alla loro virtuale estinzione. Im pegnarsi a risolvere la questione soc iale, appiatte ndo tutte le classi nell' ili usione di bene fi carne una so la, significa provocare una vera e prop ria lotta di c lasse. poich é sopprimerle tutte a be nefi cio esc lusivo de lla dittatura di una sola, cioè de l prol etariato, s ig ni fica costringere le altre classi all' altern ativa tra la leg ittima di fesa e la morte. Non ci si può attendere che le TFP siano c1·accorclo con questo processo di appiattimento sociale. Infatti , in contrapposizione ai sostenitori della lotta di classe - e in collaborazione con le molteplici iniziative che ogg i si svolgono in favore della pace soc iale mediante la giusta e necessaria promozione dei lavoratori - è necessario che tutti i nostri contemporanei ben orientati svolgano un ' azione in favo re dell 'ordine sociale, opponendosi all ' azione socialista o comuni sta mirante a creare tension i e infine a far scoppiare la lotta cli classe. Per mantenere l'ordine soc iale è necessario che ad ogni classe venga riconosc iuto il diritto a ciò che le sperra per esistere degnamente, e che ognuna, rispenata nei propri diritti spec ifi ci, sia in condi zioni cli compiere i doveri che le competono in ordine al bene comune. In altri termini , è indispensabile che l'azione a benefi cio degli operai si coniughi con un ·altra si mmetrica in favore delle élites. Se la Chi esa si interessa alla questione soc iale, non lo fa perché ami solo la classe ope raia. Essa non è un La/Jo11r Party fondat o per proteggere una sola classe. Più che le varie c lassi considerate ciascuna singolarmente e senza rapporto con le altre, essa ama la giust izia e la carità, impegnandosi a farl e regnare tra g li uomini. Proprio per questo essa ama tutte le classi sociali ... compresa la nobiltà, oggi così combattut a dalla demagogia ug ualitaria.2 Queste osservazioni ci conducono naturalmente al tema di questo libro. Da una parte. difatti, Pi o X Il riconosce alla nobiltà un ' importante e peculi are mi ss ione nel contesto della società contemporanea. mi ssione che. come più avanti commenteremo, compete analogamente. in buona misura. all e altre élites sociali . li Sommo Pon tefi ce lo prova nell e 14 magistrali allocuzioni pronunciate nelle udienze aug urali per l'anno
I) C fr. Plinio Corrèa dc Oli vei ra. Nirn/11:io11e 1· C11111m-Ni1·11/11:i1111c. Cri,1iani1ii. Piacc111a 1977. pp 70 . tJX- 105. ~) C fr. C'api10l0 I V . X: Capitolo V. 6.
PER SMONTARE OBIEZIONI PREVIE
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nuovo concesse al Patri ziato e alla Nobiltà romana negli anni tra il 1940 e il 1952, e di nuovo nel 1958. 1 D'altra parte, nessuno ignora la grande e multiforme offensiva portata avanti in tutto il mondo contemporaneo per lo sminuimento e !"estinzione della nobil tit, come pure delle altre élites. Basta constatare l'opprimente press ione. esercitata da ogni parte, volta ad ignorare, contestare o sminuire incessan temente il loro ruolo. In certo modo, dunque, l' azione in favore dell a nobiltit e delle élites è oggi più opportuna che mai. Così, bi sogna formulare con sereno coraggio la seguente affermazione: nella nostra epoca, in cui è diventala così necessari a una op:ione preferen:iale per i pm·eri, si rende pure indispensabile una op:ione preferen:iale per i 11ohili. includendo in questa espressione anche altre élites tradizionali esposte al ri schio della scomparsa e degne cli appoggio. L'affermazione potrà sembrare assurda, visto che. in tes i. la condizione operaia è piLt vicina alla povertà cli quanto non sia quella nobi liare. essendo poi notoria !"esistenza cli molti nobili dotati cli grandi fortune. Di grandi rortune, cerio. a volte; ma in genère corrose eia una implacabile persecuzione fi scale che ci pone continuamente davanti agli occh i l' avv ilente spettacolo cli castellani obbligati a trasformare buona parie dei loro castelli in alberghi o centri turi stici. occupando essi stess i soltanto una parte del la magione famigliare. O cli castelli in cui il castellano svolge il ruol o. allo stesso tempo. di intendente e cli cicerone q uando non cli barista - mentre la castellana si affanna in lavori a volte non lontani dalla condi zione serv ile, allo scopo cli mantenere pulita e presentabile la dimora dei suoi antenati. Contro questa persecuzione - che si presenta del resto soll o varie fo rme, come è accaduto con l" abo lizione ciel maggiorascato e l" obbligatoria spartizione delle eredit it - non sarebbe necessaria un· "op:ione /Jre_fèren:iale per i 110/Ji/i""'? No, se la nobiltà andasse necessariamente considerata come una classe parassitaria che dilapida i propri beni. Ma questa immagine della nobil à che fa parie della leggenda nera diffusa da ll a Ri voluzione fran cese e d i quelle successivamente avven ute in Europa e nel mondo, Pio Xl I l' ha respinta. Sebbene affermi ch iaramente che nell" ~unbito della I) Il Patrii.iato Romano si dividcva in duc catC!!orie: a) Patri1.i romani . chc discemkvano da colo~·o che. nel Mcdioc:vo. avcvano OLTupalll incarichi civi li di governo nella Ci1tl1 Pontificia: hJ Patri,i:i romani coscrilti. che: appartenevano a una delle ,c,santa fam iglie chc il Sommo Pontefice aveva riconosciuto come tali in una Bo lla Pontii'icia spcciak. m:l la q uale erano citali nom inalmente : qucsti costituì, ano il fior fiore del patri1ìato romano. La nobilti1 romana ,i divideva anch'essa in due categorie: ;1) I nobili c he discendevano dai feudatari . ossia dalle fa111igl i,· chc avevano ricC\LI IO un k udn dal Sommo Pontefice: b) I scmpl ici nobili. la cu i nobil1i1 prove niva da ll'affidamento di un incarico a Corte oppure dircuamcntc da una concc,,ione poni ificia. r:ra queste allorn1ioni. quelle del Jl):'i 2 e del 19:'iX co1npcmliavano tutto cièi che· il Pl>ntel1cc aveva dello nelle precedenti . Nel l'J➔➔ l"u tenuta una al locu1ionc " raordinaria pronunciata 1· 11 luglio. in cu i Pio Xli ri ngra,ia\'a k fo111i~lie della . ohiltit romana per l'olT..:rta di una generosa somma di denaro in aiu10 dei hi,ognosi . Tra ìl llJ:'iJ c ìl llJ.'i7. Pio Xli 11011 prnnunL·iè> allocu1ioni al Patri,iato e a lla Nohilti1 romana. LL' riprL'~L' piìi tardi. pronunciandonL· una nel genna io de l 19:'iX. Egli morì il<) 011ohre llJ:'iX.
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nobiltà sono avvenuti abusi ed eccessi degni di severa censura da parte della storia, egli descrive, con parole commosse, la consonanza della missione della nobiltà con l'ordine naturale delle cose, istituito da Dio stesso, come pure il carattere elevato e benefico di questa missione. 1
2. Nobiltà: specie del genere "élites tradizionali" Apparirà frequentemente, in questo libro, l'espressione élites tradi:ionali. Con essa designi amo una realtà socio-economica che può esser descritta come segue. Secondo i testi pontifici che commenteremo, sotto tutti i punti di vista la nobiltà costituisce una élite, la più alta di esse, ma, certo, non l' unica. Nel genere élites, essa è una specie. Vi sono élites che sono tali per il fatto di partecipare delle caratteristiche e delle funz ioni del la nobiltà; ve ne sono altre che svolgono funzion i diverse nel corpo sociale, ma che non per questo mancano di una dignità particolare. Vi sono dunque élites che non sono nobi liari né ereditarie ex natura p ropria. Così, per esempio, la profess ione di docente universitario incorpora i propri membri, a pieno titolo, a quella che si può chiamare l'élite di una nazione. Lo stesso accade con la profess ione di militare, di diplomatico, e di altre simi li. Questi vari rami dell 'attività umana, come abbiamo già detto, non costituiscono più privilegio dell a nobi ltà. Tuttavia, non sono pochi i nobili che vi si dedicano, e nessuno pensa che, così facendo, questi nobili decadano ipso facto dalla loro condizione. Al contrario, l'esercizio di queste attività permette che il nobi le contraddistingua la sua professione con l'eccellenza de lle qualità spec ifiche della nobiltà.1 In questo elenco di élites, non vanno dimenticate quelle che muovono la vita economica di una nazione, nell ' industria e nel commercio. Queste fun zioni sono non solo lec ite e degne, ma anche di evidente utilità. Tuttavia, lo scopo immediato e spec ifico di queste professioni è l'anicchimento di coloro che l'esercitano, ossia è solo arricchendosi a proprio vantaggio che, ipsofacto e per una conseguenza collaterale, a1Ticchiscono la nazione. E questo eia solo non basta a conferire alcun carattere di nobiltà a queste professioni . In effetti , è necessaria una speciale consacrazione al bene comune - e soprattutto a ciò che questo ha di più prezioso, ossia la formazione cristi ana della civiltà - per conferire un certo splendore nobi Iiare ad un 'élite. Tuttavia, quando le circostanze offrono a industriali o commercianti l'occasione di prestare al bene comune notevoli servizi, con rilevante sacrificio di legittimi interessi personali - e sempre che questi servizi vengano effetti vamente prestati - questo splendore riful ge anche in quanti abbiano svolto con adeguata e levatezza d'animo la propria attività commerci ale o industri ale. Non solo. Se, per una felice coincidenza cli circostanze, in una famig lia non nobile. una stessa stirpe esercita per varie generazioni una di queste attivit~1. ciò può essere senz' altro considerato sufficiente per elevare questa fami glia alla condizione nobiliare. I) Cfr. PNR 1943. 2 ) Cfr. Capi tolo I V. 3 e 7: Capitolo V I. 2. b.
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Qualcosa del genere accadde con la nobiltà veneziana, composta so litamente da commercianti. Dato che questa classe esercitò il governo dell a Seren issima Repubblica. e curò lo stesso bene comune di quello Stato elevando lo alla condizione di potenza internazionale, non meraviglia che questi commercianti abbiano avuto accesso alla condi zione nobiliare. Questo avvenne in modo così effett ivo e naturale che assunsero pienamente l'elevato to1111s di cultura e di stile de lla migl iore nobiltà militare e fe udale. D'altra parte, vi sono élites tradi zionali fondate. fin dai loro primordi. su capacità e virtù che sono pa lesemente trasmi ssibili mediante la continuità genetica o dell'ambiente e dell 'educazione fam igliare. 1 Quando questa trasmissibi lità man ifesta i suoi effett i e. cli conseguenza. si costituiscono famig lie - a volte anche vasti insiemi di famig lie - che cli generazione in generazione si di stinguono per i loro rilevanti servigi al bene comune. allora sorge un 'élite tradi zionale. Essa unisce così la cond izione di élite al prezioso predicato di essere trad izionale. A volte essa non si costituisce come classe formalmente nobi li are, per il mero fatto che in alcuni Paesi la legislazione, infl uenzata dalle dottrine dell a Rivo luzione francese, vieta al pubblico potete di conferire ti toli nobi liari. È questo il caso di certi Stati non sol o europei, ma anche ciel continente americano. Nonostante questo, g li insegnamenti ponti fic i sulla nobiltà sono in larga parte applicabili a q ueste élites tradi zionali. in virtù dell 'analogia delle situazioni. Ne deriva l'importanza e l' attual ità di questi insegnamenti pontifici anche per co loro che. alfieri cli autentiche ed elevate tradizioni fami g li ari. pur non essendo decorati eia tito li nobi liari. hanno il dovere cl i compiere. nei rispettivi Paes i. una nobile miss ione in favore ciel bene comune e della Civilt~1cristiana. Mutatis mutandis, lo stesso s i può dire delle élites non tradi zionali. nella misura in c ui vanno d iven tando tradizionali .
3. Obiezioni antinobiliari impregnate dello spirito ugualitario della Rivoluzione francese Nohiltà. élites: perché mai, in questo libro. ci preoccupiamo solo di loro? Questa é l' obiezione che. indubbiamente. verrà in mente a lettori ugualitari, dalla mentalità ipso fac to antinobili are. La soc iet~1 od ierna è satura cli preconcetti radica lmente uguali tari , a vo lte acco lt i cosc ientemente o meno perfino da persone che fanno pa11e di settori di opinione dai qua li si potre bbe aspettare una compatta unanimi tù nel senso opposto. È questo il caso. per esempio, d i ecc lesiastici entusiasmati dal trinomio ri vo luzionario Liha1cì-Ug11aglian:a-Fratella11:a e per ciò stesso dimentichi del fatto che esso veniva all ora interpretato in un senso diametra lme nt e contrario alla dottrin a cattolica.~ Se troviamo queste dissonanze ugualitarie perfi no in certi ambient i ciel clero. non deve sorpre nde re tanto i I fatto che si man ifestino anche fra nobiIi o mem bri di alt re é Iites I J Or. Capitolo V. 2. 11 Cfr. Capitolo III. 3 e ➔ :,: anr hi: i111pnrtanti lm111 i di D11l·u111i:111i Po111ifici chi arifiL·;1tnri della qui:,1iu11c· riportali nell'Appendici: I.
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tradi zionali . Essendo recentemente caduto il secondo centenario del la Rivoluzione francese, queste riflessioni fanno venire in mente istintivamente il nobi le rivoluzionario per eccellenza: il Duca di Orléans P/Jilippe Ega/ité. Da all ora in poi. il suo esempio non ha cessato di essere imitato in più di una stirpe illustre. Quando, nel 189 1, Leone XIII pubblicò la sua celebre Enciclica Renim 11m·ctr11m sulla condizione del mondo operaio, non mancò chi obiettasse, in certi ambienti capitalistici. che le relazioni tra capitale e lavoro costitu ivano materia specificamente economica. per cui il Romano Pontefice non aveva nulla a che fare con essa. La sua Enciclica costitui va pertanto una indebita intromi ssione in campo altrui ... Non mancheranno lettori che, a loro volta, si domanderanno cosa ha a che fare un Papa con la nobiltà o con le élites , tradiziona li o meno. La loro stessa sopravvivenza, nei nostri tempi così cambiati , sembrerà un residuo arcaico e inutile del mondo feudale. In questa prospettiva, la nobilù e le élites contemporanee non sarebbero altro che un punto di riferimento, e addirittura di irradiazione, di maniere di pensare, sentire ed agire non apprezzate dall ' uomo di oggi, e nemmeno capite. Quei pochi che ancora le apprezzano sarebbero ispirati da fatui sentimenti meramente estetici o poetici. Coloro che, per il fatto d i farne parte, si sentono ancora in posizione di rilievo, sarebbero vittime di un mero sentimento di orgoglio e di vanità. Nulla quindi impedi rà - penseranno questi lettori - che il percorso implacabile dell'evoluzione storica fini sca per ripulire interamente la faccia della terra da queste soppravv ivenze obso lete. E se Pi o XII non ha agevolato il cammino della Storia - così inteso - al meno non doveva ostacolarlo. Perché mai, inoltre, Pio XII ha trattato così ampiamente questo argomento in un senso che evidentemente lusinga animi controrivoluzionari come quell o di colui che ha raccolto i suoi insegnamenti sul tema, li ha annotati ed adesso li rende pubblici? Non sarebbe stai o meglio c he il Pontefi ce avesse taciuto'? La risposta a queste obiezioni ugualitarie. impregnale della vecchia mentalitit de ll'Ottantanove, è semplice. Chi la vuole conoscere. non potrà far null a di meglio che ascoltarl a dalle stesse autorevoli parole cli quel Pontefi ce. Come più avant i si vedrà. 1 nelle sue allocuzioni al Patri ziato ed alla Nobiltà romana. egli ind ica. con notevole potere cli sintesi, il profondo significato morale ciel suo intervento in questa materia. Eg li mette anche in rilievo il ruo lo legittimo della nobiltà, nel contesto cli una dottrina soc iale ispirata dal Diritto naturale nonché da ll a Rivelazione. Contemporaneamente. mostra tutte le ricchezze spirituali che. nel passato cri stiano. furon o caratteristiche della nobi lt à, e asserisce che essa continua ad essere custode cli queste ricchezze. aggiungendo che le spella l'elevata mi ssione cl i affermarle e irradiarle nel mondo contenporaneo. E ciò perfino quando l'azione devastante cielle rivaiuzioni ideologiche. cielle guerre mondiali e delle crisi soc io-economiche avesse ro ridotto mol ti nob ili in concreto ad una condizione modesta. In più di un passaggio. e in maniera altamente onorifica. il Pontefi ce ricorda l'analogia della loro situazione con quell a cli san Giuseppe. Principe della Casa cl i Dav ide eppure modesto carpenti ere. ma soprattulto padre pu tativo ciel Verbo Incarnato e casto sposo della Reg ina di tutti gli Ange li e d i tutti i santi. 2
I J U r. Capiiolo I. 6. 2J Cfr. Capitolo I V. X: Capitolo V. 6.
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4. Gli insegnamenti di Pio XII: valido scudo davanti agli attacchi alla nobiltà Non è impossibile che alcuni lettori appartenenti alla nobiltà si domandino che beneficio possano trarre dalla lettura cli questo studio. In fatti, pen seranno, la maggior pa11e di questi insegnamenti non li abbiamo forse già ricevuti nell 'àmbito venerato del focolare paterno, ricco di tradizioni cli alto significato fo rmati vo e morale? Non li abbiamo già praticati per tutta la vita, con gli occhi levati al nostalgico esempio dei nostri antenati? È ben vero che forse non era tanto chiara nel loro animo l' inestimabile radice religiosa di questi doveri, né il loro fo ndamento nei doc umenti pontifici. Tuttavia - domanderanno ancora - in che cosa ci porterà un vero arricchimento clell 'anima il conoscere tutto questo, se quello che custodivamo come preziosa ered ità domestica è stato finora sufficiente per dare alla nostra vita un orientamento insieme genuinamente aristocratico e genuinamente cristiano?
Un ari stocratico che, avanzando queste motivazioni, g iudicasse inutile lo studio degli immortali testi di Pio XII sull a nobiltà romana - così val idi per tutta la nobiltà europea - dimostrerebbe di essere superficiale tanto nell o spirito quanto nella fonn az ione religiosa. L' integrità morale del catto lico, o si fonda sulla conoscenza lucida e amorevole degli insegnamenti della Ch iesa e nella radicata adesione ad essi, oppure manca di serio fondamento, rischiando di crollare eia un momento all 'altro, soprattutto nel periodo turbolento e saturo di incitamenti al peccato e alla rivoluzione sociale de ll 'attuale società post-cri stiana. Contro le seduzioni e le pressioni di questa società, la soave e profonda influenza dell a fonnazione domestica non basta. se non viene sostenuta dagli insegnamenti dell a Fede e clall 'osservanza effetti va de i Comand amenti , come pure dall a pratica assidua dei doveri di pietà e da l ricorso frequente ai Sacramenti . In questa prospetti va, è necessariamente d i grande incoraggiamento per i I vero aristocratico catto lico sapere che il suo modo trad izionale di pensare, sent ire ed ag ire, proprio in qualità di aristocratico. trova ampio e stabile fondamento negli insegnamenti del Vicario cli Cristo. Questo è tant o più sic uro in quanto il nobi le. nell 'epoca d i democratismo neopagano in cui vive, va soggetto a incomprensioni, contestazioni e perfino sarcasmi talvolta così ins istenti da potersi esporre alla vi le te ntazione di vergognarsi di essere nobile. Ne nascerà fac ilmente la speranza di sottrarsi a questa situazione scomoda abbandonando taci tamente o espressamente la sua condizione nobiliare. G li insegnamenti cl i Pio XII al riguardo, che qu i pubblichiamo e commentiamo. gli faranno in questa emergenza eia scudo valid iss imo davanti agli osti nati nemici dell a nobi ltà, giacché costoro sono obbligati a riconoscere che il nobil e fede le a se stesso. alla Fede ed alle sue tradizioni non è uno stravagante che ha elucubrato per proprio conto le convinzioni e lo stile di vita che lo caratterizzano. Tutto questo gl i deri va da una fonte immensamente più alta, da un 'ispirazion e immensamente più universa le rappresentata dall ' insegnamento tradi zionale de lla Chiesa cattolica.
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Questo in segnamento, è possibile che sia odiato dagli oppositori della nobi ltà. Tuttav ia non è loro possibile degradarlo a semplice categoria di elucubrazione individuale fatta da uno stravagante paladino donchisciottesco di un mondo che fu e non potrà più esistere. Tutto questo non persuaderà forse il contestatore, ma imporrà alla sua offen siva un calo di disinvoltura e di fo rza d' impatto, il che è polemicamente molto vantaggioso per l' apologista della nobiltà e delle élites tradizionali. Questo vale soprattutto se il detrattore della classe nobili are s ia un cattolico o-proh do/or! - un sacerdote. Ne lla tragica cri si in cui si dibatte la Ch iesa 1 - alla quale allude Paolo VI impiegando l'espressione "a11tode1110/i:io11e'· e affennando cli avere la sensazione che il 'f111110 di Satana è penetrato nel tempio cli Dio .. .2 ·'Riferendosi alla situazione della Chiesa cli ogg i, il Santo Padre affem1a cli avere la sensazione che 'da q11alchefess11ra sia entrato il .fì11110 di Satana nel tempio cli Dio··· (Omelia " Resistite Fortes in Fiele", 29/6/72, in Insegnamenti di Paolo VI, Tipografia Polig lotta Vaticana, 1972. voi. X, p. 707). - non è d ifficile che ciò avvenga e che un 'offensiva contro la nobiltà. come pure contro altre élites tradizionali e addirittura non tradizionali , pretenda cli basarsi su passi della Sacra Sc rittura. In questa circostanza. è mo lto importante per il nobile, come per i membri cli ogni altra élite. appogg iarsi all'in segnamento cli Pio XII e anche dei suoi predecessori e successori , mettendo l'oppositore nell a situazione cli confessare il suo errore. o cli porsi in esplicita contraddizione con g li insegnam enti pontifici citati in questo studio.
5. Insufficienza delle nozioni intuitive ed implicite Ricchezza di concetti con cui Pio XII ha trattato l'argomento Abbiamo fatto poco fa riferimento alle contestazioni delle quali è oggetto. ai nostri g iorni . l' istituzione nobiliare, e alle pronte e tag lienti risposte che i nobili debbono dare in sua difesa. I) La bibliografia su questo tema è va,ta. Si veda spec ialmente: Vittorio Messori a colloquio col cardinale Jo,eph Rat1.ingcr. N11pporto s11//11 Ji'dl'. Edi? ion i Paoline. Milano 198:i. 2 18 pp.: Romano Amerio. Ima 111111111 - St 11dio delle 1'(1ri11: i1111i della Chil'S/1 rnltolirn 111'/ s1•m/11 XX. Riccardo Ricc iarcli Ed itore. Milano-Napoli 198:i. 656 pp. A titolo cl i c,i:mpio. riportiamo qui alcune altre opere riguardant i questa crisi: Dic trich von Hil dcbrand. Le cl1Crn! di' Tmie d1111.1 /11 l'it,; de /)il'/1. Beauchc,ne. Parigi. 19 70. 2.ì9 pp.: dr. Rutloll' Grabc r. vescovo di Ra ti,bona. A1hw111si11.1 111ul die Kirche 1111sercr 'l.eit. Yerlag und Drud, Joscph Kral. Abcn,ber. I 9TI. 87 pp.: Dictrich von Hildebrand . Oer 1·c•n1 ·11s1c1e l\'ei11herg . Ycrlag Jo,cph Hahhcl. Ra1i, hlHla 197.ì . 2-1 7 pp.: Cornelio Fabro. L'mTc11111rn della 1eolni:i11 pmgrcssisto. Rusrnni Editore. Mil ano 197-l. in pp.: Cornelio Fahro. La s\'/1/1<1 a111m1>11/o!.(irn di Kar/ l?oh11cr. Rusconi Editore. Milano I lJ7-l . ~:i() pp.: Anton Hol1er. 1·,11i/.:m111111 /l - lfrjim11 l-1111: il 11dcr K11m1i111111111· ci1ll'r 11e111·r Kiffill'. Sal..a. 13a,.: I. 1977. 3:'i2 pp.: Wil'gand SicheI. Kmh11/isch oder l-1111:ilior - /J ie Kri.11' dl'/' Kin/1(' he11/t'. Langcn Mullcr. Munchl'n-Wien. I1>78. -169 pp.: Cardinale G,u,eppL' Siri. c;e1fl.11'1111111i - Né/le 1io11., .rnr le 11111111·e111e1111· 1hé11/11i:it1111· 1·//111c1111u>l'lli11. Téqui. Paris. 1981 . 38-l pp.: Enriqu.: Rucda. '/ he //01110.11•.rnal Ne111 od. Thc Dcv in Ada ir Co111pan~. Old Cìrcem1 ich. Connccti rnt. 1982. 680 pp.: pro!'. (ìcorgl' May. /)('I' (i/1111lw11 i11 dl'/' 1111ch!-011: iliarrn Kirclw. Mcd iatrix Vcrlag. Wic'n. 198."I . n1 pp.: Richard Cowdcn-Guido . .fohn Pa11I Il 011(/ 1/1(' 81111/e /or \ ·a1i, ,1111/. Trinity Communication,. Mana,sa,. Virs!inia. i 986. ~~ -
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2) .. I.a Chil's,111/1/'llt·er.m '."·:gi 1C1111111111e111" ,li i111111ie111di11c. '/'11/1111i si eserci1011// 11ell' 11111ocriti/'l1. si direhhc f'l'r/i'iw 111'//'a111ode1110/i:io11e I:' 1·111111• 1//1 ril'nlgi1111'11/n i111criorc 1111110 e /'Olll/l/1•.1.10. dli' 11c•.1.1·1C1111 .1i .\'/lrl'hhe ,1111•so ch>/10 il C1111, ilio. I ... ) /_,, Cllie\11 l'ienc· n1!1>ita 1>1C1·,, do e /11 111• /it />c1ne" ( Discor-;i, a l Pontii'icio Seminario L.omharcln. 7/ 12/68. i11 lllseg11w11rn1i di Puoi" \ 1. Tipograi'ia Poliglotta Vaticana. 1968. voi. VI. p. 1188 1.
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In realtà, a quelli che discutono in favore e contro la nobiltà non manca una certa quale nozione intuitiva e vaga di c iò che essa proclama di essere, rig uardo a lla sua stessa natura, ragione d 'essere e fedeltà alla Civ iltà c ristiana. Tuttavia, semplici nozioni intuitive di questo genere, di solito più implic ite c he esplic ite, non bastano a costituire la mate ria prima di una discussione seria e concludente con g li oppositori. Da qui viene l'abitua le sterilità di tante controversie s ull 'argomento. Purtroppo, si deve aggiungere che la bibliografi a ostile a lla nobiltà è mo lto più abbondante e fac ile da trovars i di quella in s uo favore. Questo spiega, a lmeno in parte, il fatto che i difensori della nobiltà siano frequentemente meno in formati s ulla materia, e che pertanto si dimostrino più insicuri e timorosi dei loro avversari . Gli aspetti principali di un 'aggio rnata apologia della nobiltà e delle é lites tradizionali sono espressi dall ' indime nticabile Pontefice Pio XII ne lle s ue a llocuzioni a l Patriziato e a lla Nobiltà romana, con que ll 'elevatezza di vedute, ricchezza di concetti e conc isione di ling uaggio che il letto re potrà apprezzare più avanti . C iò costituisce un motivo di più per valutare l ' utilit~1e 1·opportunità di questo stud io.
6. Allocuzioni di pura convenienza sociale, vuote di contenuto, di pensiero e di sentimento? Probabilmente c i saranno a lc uni che, con palese superfic ia lità, rite rranno d i essere di spensati dal leggere e meditare le a llocuzioni di Pio XII al Patriziato e a lla Nobiltà romana, col pre testo che s iano doc ume nti di esclusiva convenie nza soc iale, senza a lcun conte nuto dottrinario o affetti vo. Il g iud izio d i Paolo VI a l rig uardo e ra molto d iverso: "Vorremmo din·i molte cose. La vostra presen:a suscita tante riflessioni. Così era anche per i Nostri l'enerati Predecessori, per Papa Pio Xli di felice memoria specialmente. i quali in occasione come questa ebbero a ri\'Olgere a ,·oi magistrali discorsi. che im·itm·ano la ,·ostra medita:ione a considerare alla luce dei loro mirabili insegnamenti sia le condi:ioni vostre, sia quelle del tempo nostro. Vogliamo credere che/' eco di quelle parole, si1J1ile a 1·ento che go11fia una l'eia, co111e 11011 è spento in Noi che, estranei a questa caratteristica adunan:a. ne raccoglie\'(/11/0 /' onda riflessa. l'ihri ancora nei ,·ostri ani111i per riempirli di quegli austeri e 111ag11animi richiami. onde si alimenta la rnca::ione. prefìssa dalla Pro,·viden::a alla 1·ostra l'ila. e si regge lafiui::ione turtorct recla1J1ata nei vostri riguardi dalla società contemporanea" . 1 De l resto, per q ua nto ri guarda il loro conte nuto dottrinale. la semplice lettura de i testi di queste a ll ocuzioni e dei commenti c he le accompagnano. ne mostra tutta I ·opportunit~1 e le molteplici ricchezze contenutev i. Leggendo queste pagine apparirà ev ide nte che questa opportunità, ben lungi dall'impa llid ire. non ha fatto c he accentua rsi co l tempo. Rimane da d ire qualcosa sul contenuto affettivo d i queste a llocuzioni . A l riguardo. basta riferire queste parol e rivolte da Pio Xli al Patri ziato ed a lla Nobi ltà romana ne l suo discorso del I 958:
I ) PNR 1%4. p. 71
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"Voi che, a/l' inizio degli anni nuovi, 11011 mancavate di renderCi visita, ricordate certamente la premurosa sollecitudine, con cui Ci adoperammo per spianarvi la via verso l'avvenire, che si annunziava fin cl' allora aspra per i profondi sconvolgimenti e le trasformazioni incombenti sul mondo. Siamo pertanto certi che voi, q11a11do anche le vostre.fronti saranno incorniciare di neve e di argento, sarete testimoni non soltanto della Nostra stima e del Nostro affetto, ma altresì della verità,fondatezza ed opportunità delle Nostre raccomandazioni, come dei frutti che vogliamo sperare ne siano JJroi•enuti a voi stessi ed alla società. Ricorderete in particolare ai figli ed ai nipoti come il Papa della vostra ilifan:::ia e fanciul/e::::::a 11011 omise cl' indicarvi i 11110,•i uffici che imponevano alla Nobiltà le m utate condi:::ioni dei tempi" . 1
Queste parole mostrano, senza dubbio alcuno, che le allocuzioni di Pio XII al Patriziato e all a Nobiltà romana rispondevano ad elevati disegni , chiaramente delineati nella mente e nel cuore del Pontefice, e mostrano anche l' importanza e il carattere du raturo dei frutti che se ne attendeva. Tutto il contrario, dunque, di allocuzioni che fossero di pura convenienza sociale, vuote di contenuto, di pensiero e di affetto. La stima d i Pio XII per la nobiltà ered itari a risalta anche con speciale nitore nelle seguenti parole rivolte alla Guardia Nobile pontificia il 26 dicembre 1942: '' Voi Guardia della Nostra persona, siete il Nostro usbergo, bello di quella nobiltà ch 'è privilegio di sangue, e che già prima della vostra ammissione nel Corpo splende va in voi quale pegno della vostra de\'O:ione, perchè, secondo l'antico JJro,•erbio, 'bon sang ne peut mentir'. Vita è il sangue che trapassa di grado in grado, di generazione in generazione, nelle illustri vostre prosapie e tramanda seco il fuoco di quel/' amore devoto alla Chiesa e al Romano Pontefice, rni non scema nè rajji·eclda il m urar degli e,·enri , lieti o tristi. Nelle ore pitì osrnre della storia dei Papi. la.fedeltà dei vostri antenati rijìt!se pitì splendida e aperta, pi1ì generosa e ardente, che 11011 nelle ore luminose di mag11ij1ce11:a e cli materiale prosperità. (. .. ) Così eletta rracli:ione di ,>irt1ì familiare, come nel passato fii trnmanclara cli padre in figlio, continuerà, 11011 ne dubitiamo. a rrnsmeuersi cli genera:ione in genern:ione. quale retaggio cli grande::a d'animo e cli nobilissimo 1•01110 del casato" .2
7. Documenti di valore permanente Ma - dirà alla fine qualcuno - dopo Pio Xli si è inaugurata per la Chiesa un'altra era, quella del Concilio Vaticano II . Tutte le allocuzioni del defun to Pontefice rivolte al Patriziato ed alla Nobiltà romana sono cadute come fog lie morte sul pav imento della Chiesa, e i Papi conciliari e post-conci liari non sono più tornati sull' argomento. Nemmeno questo è vero. Per provarl o, riporti amo in questo studio, argumenrandi grnria, espressivi documenti d i successori del compianto Pontefice. 1 Non rimane dunque che passare allo studio del le all ocuzioni di Pio XII . foca lizzandole e mettendone in ri salto il magni fico tesoro dottri nale. I J PNR 1958. p. 708 2) GNP 1942. pp . .149-.150 .ì) Cfr. Capitolo I. 6: Capilolo IV. 11 .
CAPITOLO II
Situazione della nobiltà italiana nel Pontificato di Pio XII La portata universale delle allocuzioni al Patriziato e alla Nobiltà romana
1. Situazione della nobiltà italiana negli anni Quaranta Perché trattare specificamente della nobiltà italiana? Ne l 1947, la Costituzione de ll'Ital ia repu bblicana dichiarò abol iti i titoli nobi liari. 1 Fu così vibrato l' ultimo colpo a ll o stato giuridico di una c lasse mi llenaria. ancor oggi pienamente viva come rea lti1 soc iale, aprendo un complesso problema ne i suoi diversi aspetti . Questa compless ità risultava ev idente g ià dag li antecedenti dell a questione . Contrariamente a quanto accade neg li a ltri Paesi europe i - Franc ia e Portoga llo . ad esempio - la compos izione dell a nobiltà italiana è estremamen te eterogenea. In effetti. prima de l processo di unificaz ione po litica avvenuto nell a peni sola nel secolo passato. i vari sovran i che eserc itavano il loro potere su una parte cie l territorio ital iano hanno concesso titoli cl i nobiltà: Imperatori ciel Sacro Impero Romano-Germanico. Re cli Spagna, de lle
I) Quc,10 capito lo. che , i rif.:ri,c.: in mndo , p.:ci firn al l,1 nohil1ii 11aliana. i: neccssarin per co111p1-..:mkrl' l"imiemc dc Ile allocu,:ioni di Pio X 11 qui co111111e111a1c. Ciò nonos1an1c. ques1,: al locu1ion i pre,c111ano in1.:rcsse g.:nerale per k ari,1ocn11ic di lulli i Paesi c anche pcr le .: lite, analoghe. comc abbiamo gii1 ri levato e 1orn.: rc111n ad affermar.: più avanti (Cfr. Capi tolo I. 2: Capi to lo Il. .ì ). In quc,10 st udio. 1· Autore 1icne pn:,cntc gçnc:rica111.:n1c la nohi l1i1c le é li1.:s tracl i1ionali in Europa cd in Amc:rica. e. com·è naturale. illustra o clocum.:n1a le sue alkrm,11ioni con divc:rs i c:sc:mpi ,1nril·i. Pe r quanto riguarda la nohihi1 curopc:a. qu.:,1c affcnna1ioni toccano il più lkllc voltc le nohih i1d i Francia. Spagna e Ponngal lo. oppure - com· è doveroso - quel la romana. Il motivo di ciò sta ne l fatto che. ,e ,i porta"c:ro e,c111pi dalle noh ih i1 di lutti i Pac,i curnpci. q uc,10 libro divcn1erebbc 1rnppo volumino,o. e quc,lll accaclrcbhc anche ,e: 1·autore si Ii111i1a,,e ad aggiungere fra lc nohi l1 i1 mcnn u1iliu.a1e dal la raccoha di e,cmpi - appcna quattro di loro. chc hanno" 0110 nella ,1oria e nèl la cuhura del Cnn1inc111c u11·a1 ionc di primaria impon a111a: quc:lle di llalia. Au,1ri a. Gc:nnania e: lnghiill'ITa. In rcalli1. 1·a111111ircvolc varic1ii degli aspc:tti ckllc nohil1i1 dei Pae,i curope i richicdl'rc hhl' chc. raccog li,·ndu gli c,c mpi illu,1ra1 i1 i del la loro nascila. wi luppo e dcca<k111a. , 1 faccs-;,• un "cdi1ionl' ,pt:ciak d1 qu.:,10 libro. C'o,a che l"au1orè for,i: pulrchhc i111raprt:ndcrc. ,e le ,ul' fu111io11i di Prl',idc 111c del Con, ig lio Na1 iona k dl'lla Soc1c1it Bra,iliana per la Difc,a dc ll;i Tracl11ionc. Famig li,t e Prnprie1i1 - TFP gliclo pcnncllè\\Crn.
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CAPITOLO II
Due Sicilie, dell a Sardegna, Granduchi di Toscana, Duchi di Parma, e altri ancora, senza parlare del patriziato di città come Firenze, Genova e Venezia, e soprattutto - ciò che più interessa nel presente studio - i Papi. Anche questi ultimi , sovrani di uno Stato relativamente esteso, concedevano titoli nobiliari , e continuarono a concederli perfino dopo l'estinzione de facto dell a loro sovranità temporale negli antichi Stati Pontifici. Quando si consumò, nel 1870, l'unificazione italiana, con l' occupazione di Roma da parte delle truppe piemontesi, la Casa di Savoia tentò di amalgamare queste diverse nobi ltà. Politicamente e giuridicamente l' intento fallì. Molte famiglie nobili si mantennero fedeli alle dinastie deposte, dalle quali avevano ricev uto i loro titoli. In particolare, buona parte della aristocrazia romana continuò a comparire ufficialmente, secondo la tradizione, nelle solennità del Vaticano, rifiutò di riconoscere l' annessione di Roma all ' Italia, respinse qualsiasi avvicinamento col Quirinale, e chiuse i suoi salotti in segno di protesta. A questa nobiltà che prese il lutto si diede il nome di Nobiltà Nera. Tuttavia, socialmente parlando, l'amalgama si realizzò in grado notevole, med iante matrimon i, relazion i sociali, etc., per cui l'aristocrazia italiana costituisce ai nostri giorn i, almeno sotto molti punti di vista, un tutt' unico. Il Trattato Lateranense del 1929, nel suo articolo 42, assicurava tuttavia alla nobiltà romana una situazione spec iale, poiché riconosceva al Papa il diritto di continuare a conferire titoli nobiliari e accettava quelli conferiti anteriormente dalla Santa Sede. 1 In questo modo, continuarono legalmente a coesistere fianco a fianco - e da allora pacificamente - le due nobiltà, quella ital iana e quella romana. Il Concordato del 1985, stabilito tra la Santa Sede e la Repubblica italiana, non fa alcuna menzione cli q uesto argomento.
La situazione della nob iltà italiana - come del resto quella della nobiltà europea in genere - non mancò di presentare aspetti compless i. Nel Medioevo, la nobiltà costituiva all ' interno de llo Stato una classe soc iale con fun zioni specifiche, alle quali erano legate determinate onorificenze nonché corrispondenti incarichi . Nel corso clell 'epoca moderna, questa situazione è anelata perdendo gradualmente la sua consistenza , rilevanza e lucentezza, sicché anche prima della Rivoluzione del 1789 la distinzione tra nobi ltà e plebe era molto meno marcata che nel Medioevo.
I ) Il Tra11a10 dell · 1 I febbraio I 9~9. s1abili va:
"Art. -12 - L · //(//ia a111111e11erà il ric,1110.1..-i111c11111. 111edia111e Dccre/o !<cale. dei 1i111/i nohiliari conferiri dai S0111111i P"nre/ici a11che ""fl" il IX70 <' di q11e/li che sww11w m11feri1i in mTenire. ··sa1w1110 S/(/hiliri casi nei q11ali il de1111rico1w.ffi111e1111111011 è soggello in !rafia al pagwni·nro di /as.w ·· I /?accolw di Connmlmi .r n Malerie En1esiasliche Ira la San/a Sede e le A111ori1,ì Cil'l'li. voi. 11. T ipografia Poliglo11a Va1icana. 1954 . p. 102.) La ··tassa·· alla quale si fa menzione i n questo parag.raro del T ra11a10 è una cifra simbolica che l o Stato italiano esigeva dai nobili degli Stati preunitari per 011encre il riconoscimento elci loro ti toli e della loro iscrizione alla nobiltù. L a dispensa eia questa ··ta~sa··. in L"erti cas i. cra l'unico piccolissimo priv ik:gin tributario concesso dal Tratlato ai nobili pontirici.
S ITUAZIONE DELLA N OB ILTÀ ITALIANA .. .
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Nel corso delle rivoluzio ni ugualitarie de l secolo XIX, la situazione de ll a nobiltà subì successive mutil azio ni, fino al punto che, nella mo narchia italiana de lla fine della li Guerra Mondiale, il pote re po litico della nobiltà sopravv iveva a m alapena nella cond izione di prestig iosa tradizione, vista d ' altronde con rispetto e affetto d alla maggioranza de lla socie tà. Contro questo resid uo, la Costituzio ne re pubblicana tentò di v ibrare l' ultimo colpo. 1 O ra, mentre si delineava così accentuatamente, nel q uadro storico, la curva d iscende nte del potere po litico dell 'aristocrazia, la situazio ne sociale ed economica di q uesta seguiva la stessa d irezione, sebbene più lentame nte. Pe r le sue p roprietà agricole e urbane, i suo i castelli , i suo i palazzi, i suoi tesori artistici, pe r la rilevanza sociale dei suoi nomi e dei suo i tito li , per l' insigne valore morale e culturale del suo tradiz ionale ambiente domestico, de lle sue buone ma niere, del suo stile d i vita, la nobiltà, all ' inizio del seco lo, si trovava ancora all ' apice dell 'organizzazione sociale . Le c risi derivanti dalla I G ue1Ta Mondiale provocarono alcune modifiche a questo quadro, privando pa11e de lle famig lie nobiliari dei loro mezzi di sussistenza e obbligando mo lti de i loro membri ad assic urarseli - per quanto onestamente e dignitosame nte - esercitando professio ni in contrasto con la psicologia, le abitudini e il prestig io sociale d ella classe. D 'altra parte, la socie tà conte m poranea, modellata sempre più dall a fi nanza e dall a tecnica, c reava nuov i rapporti e situazioni , come pure nuovi centri d i influe nza soc iale, a bitualmente estranei ai qu adri classic i dell 'aristocrazia. Così, tutto un nuovo o rdine di cose andava nascendo a fi anco dell 'antico, c he ancora viveva, diminuendo a sua volta l' impo11anza soc iale della nobiltà.
I } Tenendo presenti le allocuzioni pontificie qui commentale. ri volte al Patriziato ed alla Nobilià romana. e in un cerio senso all'inte ra nobilià ita liana. è uti le per lo studio cli queste allocuzioni dire qualcosa sulla situazione della nobil1i1 nelle successive Costituzioni clell'l1alia unitaria. ossia tanto quella monarchica che repubblicana. Lo S1a1uto Albertino, che rimase in vigore fino a l 1947. era lo Staluto coslituzionale cie l Regno cli Sardegna. promulgato il 4 marzo 1848 dal Re Carlo Alberto: ques10 Staluto fu imposto successivamente agli Stati annessi da que l Regno. per finire poi adollato come Costitu zione clell'lialia unificala. Riguardo i titoli nobiliari. esso stabiliva quan10 segue: "'Art. 79. I titoli di 11ohiltcì sono 111a11te11111i a coloro c he ,·i ha11110 diriuo. Il Re può conferirne dei 11110,·i. ""Art. RO. Ni11110 p111ì ricel'ere dernra:ir111i. titoli. o pensioni da 11110 poten:a estera sen:a /" a11wri::a:io11e del Re.·· (Sratuto del Regno. annotaro dal/" mT. Carlo Galli11i. Unione Tipografica Edilrice. Turino 1878. p. I02). La Cos1ituzione ilal iana ciel 1947. a sua volta. stabilisce nelle sue Disposizioni 1ransitorie e fina li (A rt. XIV): ·· I ti/Oli nohiliari 11011 sono rico11osci111i.
··t predirnri di quelli esistenti prima del 28 (1/lohre / 922 l"lllgono cm11e parte del 110111e.
··e Ordine Ma11ri:ia110 è comer,·mo come ente ospedaliero e Ji111:io11a nei 11111di stahiliti dalla legge. ""La legge regola la soppressionr della Consulta araldica·· (Costit11:io11e della Repuhhlica italiana. ··Gazzella Uffi ciale" n. 298. 27-12-1 947. pp. 45-46). Il "predirnto·· de l tilolo è costitui10 dal nome dell'antico 1erri10rio aggiunto al nome cli famigl ia (per esempio: Principe Colonna di Paliano). La cos1ituzione del 1947 au1orizza che. nei documenti. risulti ques10 cognome composto. purché sia anleriore all'epoca fascisla. Secondo 4uan10 ci risulta. la ··co11s11lta araldirn·· de ll'epoca mona rchica era il 1ribunale speciale per i casi cli ti10l i contesi. stemmi . etc. Oggi - sebbe ne privo cli valore lega le. ma con molla autorevolezza morale e storica - è slata soslituita dal Corpo della Nobiltà Italiana. dotato cli un tribunale di consulta che fa lesto per l'ammissione di membri e soci in società come 1·orcline cli Malta. il Circolo della Cacc ia. il Circolo degli Scacchi. etc. Non es isle alcuna specie di privilegio poli1ico o fisca le riconosciuto a lla nobilt à. sia nell'antica che nella nuova Costi1uzione ila liana. anche perché nello Stallil o Alberi ino la nobiltà è riconosciu1a come mera reminiscenza cie l passato.
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CAPITOW II
A ulteriore detrimento di questa ultima classe, si aggiungeva infine un fattore ideologico di considerevo le importanza. L'adorazione ciel progresso tecnico 1 e dell ' uguaglianza predicata dalla Rivoluzione del 1789 tendeva a creare un clima di od io. di prevenzione, di diffamazione e di sarcasmo verso una nobillà basata sul la tradizione e trasmessa nel modo che la demagogia ugualitaria odiava cli più, ossia mediante il sangue e la culla. La II Guerra Mondiale provocò nuov i e più ampi rovesci economici a molte fami glie nobili, accentuando ancor di più la gravità dei numerosi problemi ai quali l'ari stocrazia doveva far fronte. Si compiva così. in alto grado, la crisi cli una grande classe sociale. Fu cli fronte a questo scenario che Pio XII trattò della situazione contemporanea de lla nobiltà italiana, nelle sue allocuzion i al Patri ziato ed alla Nobilt~t romana, con evidente riferimen to a tutta la nobiltà europea.
2. Pio XII e la nobiltà romana Questa situazione, per quanto riguarda la Nobil tà romana, era conosc iuta da Pio XII in tutti i suoi detlagli. In effetti, egli apparteneva ad una famiglia nobile, la cui sfera cli relazioni si situava naturalmente ne ll a nobi ltà. Del resto, un membro prem inente della sua famigli a fu insign ito nel 1929 de l titolo di Marchese. e i nipoti del Papa - don Carlo Maria, don Marcantonio e don Giu lio Pace lli - ricevettero dal Re d' Italia. Vittorio Emanuele III. il titolo ereditario cli Principi. 2 In quel Papa c'e ra un qualcosa che faceva pensare al la nobiltà: la sua fi gura alta e slanciata, il suo portamento, i suoi gesti , perfino le sue mani. Quel Pontefi ce. cli spirito così universale e così am ico dei piccoli e dei poveri, era allo stesso tempo molto romano e rivolgeva la sua attenzione, la sua considerazione e il suo affetto anche alla nobiltà romana:
"Nel patri::.iato e nella nohiltcì romana No i ril'ediamo ed a111ia1110 11110 schiera difi"gli e di .figlie, il rni l'anto è il 1·i11colo alla fecleltà cll'ita l'erso la Chiesa e il Romano Pontefìce. il rni amore per il Vicario di Cristo erompe dalla prrd'o11cla radice della fede. nè 1·iene meno per rnlgere di anni e cli ,·ice11de l'Clrianti coi tempi e con gli uomini. In me::.::.o a l'Oi Ci sentiamo piiì mmani per la co11s11e11uli11e della l'ito. per /'aria clte ahhiamo respirato e respiriamo, per il 111edesi1110 cielo. per il medesi1110 sole. l7er le medesime ri1 ·e del Te1·ere sulle quali posà la Nostra rnlla. 1Jer quel suolo .,·acro/111 nei riposti aditi delle sue l'iscere. c/011de Roma trae per i suoifìgli gli a/1.\pici di 1111a etemitlÌ che:,;' inciefa" . 1
I ) Aci alc un i lc11ori questa csprcs,ion.: pot ril appa ri re for,e .:,agcrata. Sarù loro 111i k osserva Pio X l I nel Radiom..:~saggio 11atali110 de l 19.53 ( C'fr. C'api toln V . .1. e J. 2J Crr. Lihrod'Orode lla Nobiilil l1alia11a. X IX cdi1 irn1..:. l!JX6- llJX9. vo i. XX . .ìi PNR 194 1. p. .ìn., .
co1H>sl'L' t'<.'
ciìi che al riguardo
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CAPITOLO II
3. Portata universale delle allocuzioni di Pio XII al Patriziato e alla Nobiltà romana Enunciato così l 'argome nto, può sembrare, a prima vista, che le alloc uzioni al Patriziato ed alla Nobiltà romana inte ressino soltanto l' Italia. In realtà, tuttavia, la crisi c he col pisce la nobiltà italiana si ritrova, mutatis mutandis, in tutti i Paes i c he hanno avuto un passato monarchico e aristocratico, come pure in quell i c he vivo no attualme nte in reg ime monarchico, con le rispettive nobiltà poste in una situazione analoga a que lla c he aveva l'Italia prima de lla caduta della dinastia dei Savoia nel 1946. C'è di più. Anche negli Stati che non hanno passato monarchico, in virtù dello stesso ord inamento naturale delle cose, si sono costituite aristocrazie di fatto, se non di diritto '. Ora, a nche in questi P aesi l'onda ta di ugualitarismo demagog ico, nato dalla Ri voluzione del 1789 e portato all 'apice dal comunismo, ha creato in certi ambie nti un 'atmosfera di insofferenza e incomprensione verso le élites tradi zionali. Queste allocuzioni del Santo Padre Pio X II ha nno dunque un inte resse universale . Questo inte resse è accresciuto dal fatto c he, nell 'anali zzare la situazione come si presenta in Italia, il Papa si eleva ad alte conside razioni dottrinali e quindi di valore pere nne e universale. Per esempio, nel! 'allocuzione del 26 dicembre 194 1, rivolta al la Guard ia Nobile Pontific ia, si legge questo passo in c ui Pio X II - partendo da considerazioni sulla nobiltà - si solleva alle più alte riflessioni fil osofiche e re lig iose:
"Si: lafecle rende pilì nobile la 1•ostra sch iera. perchè ogni nobiltà ,·iene da Dio. Ente Nobilissimo efonte di ogni pe1:fe:io11e. Tuuo in Lui è nobiltà del/' essere. Quando M osè, inviato a liberare il popolo d' Israele dal giogo di Faraone. chiese a Dio sul monte Horeb qua/fosse il nome di Lui per manifestarlo al popolo. il Signore gli disse: 'Io sono Colui che sono: Ego sum qui sum. Così dirai ai figli di Israele: Colui che è. Qui est. mi ha mandato a 1•oi' (E.rad. 3, /4). Che è mai d1111q11e la nobiltà? 'Ogni nobiltà insegna l'Angelico Douore san Tommaso - di qualsiasi cosa appartiene ad essa secondo il suo essere; sarebbe infa((i nulla la nobiltà che l'iene al/' 1101110 dalla sua sapienza, se per essa 11011 fosse di fa((o sapiente: e così delle altre pe,fe:ioni. D1111q11e il modo della nohiltà di una cosa corrisponde al modo con rni possiede/' essere: giacchè una cosa si dice che è piiì o meno nohile . secondo che il suo essere si restringe a qualche grado speciale maggiore o minore di nobiltà ... Ora Dio, che è il suo essere. ha /' essere secondo tuua la l'irt1ì del 'essere stesso; quindi 11011 può mancare di 11ess1111a nobiltà che ad alcuna cosa competa' (Contra Gent. I. I . c. 28). ''Anche 1•oi a1·ete da Dio/' essere: Egli 1·i ha fa((i, e 11011 \'Oi stessi. · Ipse feci t nos. et non ips i nos' (Ps. 99, 3). \li ha dato nobiltà di sangue, nohiltà di 1•a/ore. nohiltà di 1·irt1ì. nohiltà di fede e di gra:ia cristiana. La nobiltà di sangue l'Oi la me((ete al serl'igio della Chiesa e a i11ardia del Successore di Pietro: nobiltà di opere leggiadre dei 1•ostri maggiori, che nohilita l'Oi stessi, se rni di giorno in giorno mrete rnra di aggiungel'l'i la nobiltà della 1-irttì ( ... ) Tanto degna di lode riluce la nobiltà congiunta con la 1·irt1ì I J Cfr. Capitolo Y. l : PNR 1947.pp . .l70-37 I.
SITUAZIONE DELLA NOBILTÀ ITALIANA. ..
45
che la luce della virt1ì spesso eclissa la chiarezza della nobiltà; e nei fasti e negli atri di grandi famiglie unica e sola nobilrà resta talora il nome della virtù , come non dubitò di affermare anche il pagano Giovenale (Satyr. VIII, /9-20): "Tota licet veteres exornent undique cerae "atria, nobilitas sola est atque unica virt11s. "[Benché le vecchie figure di cera ornino dappert11llo i pala::i delle grandifamiglie , l'unica ed esclusiva loro nobiltà è la virtù}" . 1
1, Ci
r 194 1. PP· 337-:nx.
CAPITOW III
Popolo e massa Libertà e uguaglianza: retto significato e concetto rivoluzionario, in un regime democratico L'insegnamento di Pio XII
Prima
ancora di avvicinarci ai testi delle al locuzioni di Pio XII al Patriziato ed all a Nobiltà romana. sembra conveniente ev itare lo stupore che la lettura cli questi commenti potrebbe causare ad alcune persone influenzate dal populismo radicalmente ugualitario del nostro tempo, o ad altre che - appartenenti forse alla nobiltà o ad él ites analoghe - temono di esasperare i corifei di questo populismo con l'affermazione franca e disin volta di mo lte delle tes i enunciate in questo studio. È quindi opportuno rievocare e illustrare la vera dottrina cattolica sulle giu ste e proporzionate disuguaglianze nella gerarchia sociale. come pure eventualmente in quella politica.
1. Legittimità e perfino necessità di giuste e proporzionate disuguaglianze tra le classi sociali La dottrina marxista dell a lotta di classe afferma il carattere ing iusto e nocivo cli tutte le di suguag li anze e la conseguente li ceità che la classe meno elevata si mobiliti , su scala mondiale. per sopprimere le classi piL1 alte: "'Proletari di t11tti i Paesi. 1111ite,·i,.., fu il noto slogan col quale Marx ed Engels conclusero il Manifesto comunista ciel 1848. 1 All ' opposto, la dottrina cattolica tradizionale afferma la legittimità e perfino la necessità cli giuste e proporzionate disuguag li an ze tra gli uomini 2 e, cli conseguenza, condanna la lotta cli classe. Q uesta condanna ev identemente non coinvolge l' impegno e al limite la lotta di una c lasse perché le venga riconosc iuta, nel corpo soc iale - o eventualmente in quell o politico - la posizione al la quale ha diritto. Essa però si oppone a che questo I ) Karl Marx e Frii.:drich Engcls. MaJ1ifi• 1·10 r/('/ Punito Co1111111is1a. Mondad1,ri. Milano 2) Cfr. Docurne111i V.
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POPOLO E MASA -
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LIBERTÀ E UGUAGLIANZA
atteggiamento legittimo di difesa di una classe aggredi ta degeneri in una guerra di sterminio de lle altre class i, o nel rifi uto della posi zione che spetta a ciascuna cl i queste nelr ord inamento sociale. Il cattolico deve desiderare la mutua armonia e la pace tra le class i. e non la lotta cronica fra loro. soprattutto quando questa mira a stabilire un ·uguaglianza completa e radicale. Tutto ciò verrebbe meglio compreso se fossero stati diffusi adeguatamente in tutto l'Occ idente gli am mirevoli insegnamenti cli Pio XII sul popolo e sulla massa. "Libertà. quanti crimini si commet/0110 in 1110 110111c!"·. avrebbe esc lamato la famosa rivoluzionaria francese Madame Roland mentre veniva condotta, sulla fat idica carretta, alla ghig liottina per dec isione del regime del terrore. 1
Analogamente, si potrebbe esclamare, davanti alla storia ciel nostro tormentato secolo XX: " Popol o. popolo, quanti sproposi ti, quante ingiusti zie. quanti crimini vengono commessi in tuo nome dai demagoghi rivoluzionari moderni! ". Certamente la Chiesa ama il popolo e si vanta cli averlo amato in modo speciale fin dal primo istante in cui fu fondata dal Divino Maestro. Ma cos'è il popolo? È qualcosa cli ben d ive rso dall a massa: sì . dal la massa agitata come un mare in tempesta, fac ile preda della demagogia rivo luzionaria. Nemmeno a queste masse la Chiesa. che è madre. rifiuta il suo amore. Anzi. è appunto perché mossa eia questo amore che desidera che esse vengano aiutate a passare dalla condizione d i massa a quella di popolo. Tuttavia. questa affermazione non sar~1 un mero gioco cl i paro le? Cos'è la massa? Cos'è il popo lo?
2. Popolo e moltitudine amorfa: due concetti diversi G li in segnamenti di Pio X II lo d icono mo lto bene, descri vendo chiaramente la natura le concordia che può e deve esistere tra le élites e il popolo. contrariamente a quanto affermano i profeti del la lot ta cl i classe. Dice Pio Xli nel suo Radiomessaggio natalizio ciel 1944:è "Popolo e 111olri111di11c w1101fa o. con1e suol dirsi. massa. sono d11e conu'lfi cli,·asi.
I. ""/I po1Jolo 1-ire e si 111110,·e IJer l"ita IJJ·oInia: la nwssa è 1>er essere mossa che dal clifiwri.
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in erre. e 11011 /Jllrì
] . .. I I ,,opolo 1-ire della piene::u e/ella ,·i la degli 110111i11i che lo co1111>011,!!JJno. ciascuno dei quali - al pmf)rio /){)Sfo e nel 1>ro1,rio 111oclo - è 1111a p ersona co11sa1>c1·ole e/elle empric l"C'S/JOn.rnhilirà e e/elle /J/"Of)rie con,·i11:io11i. La///(/.\".\"(/. in,·eu' . CIS/JC/((1 r illl/J/1/so clol difiwri.facile rmsrullo nelle 111w1i di clzi1111q11e ne s/imri g( isrinti o le i111f)rcssioni. /ìronta a seguire. o ,·olfll a rnlto. oggi q11esw. do111c111i q11cl/"olrro hanrliern.
I) J. Tu lard. J.F. Fa, ard e A . Fi crro. //i111iri11 ,/11 /<,, rnf11r<i o Il. p. 1-l I .
F ra11, T 1,1.
Edi~·,ì o Livrn, do Bra,il. l.i,b,,a llJKlJ. 10I.
~) I 11u1m:ri chL' ,cparano i va ri pa" i dedicali ;1 di, 1i11gt1L'rL' Ira 111a"a e popolo ,01111 IH"lri. come pure la f,,nna1io11c de i va ri paragrafi au10110111i falli per facil11arc 1·a11a\i,1 del kllorL'.
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CAPITOLO III
3 . "Dalla esuberanza di vita cl' 1111 ,·ero popolo la vita si effonde, abbondante, ricca, nello Stato e in tutti i suoi 01~f?a11i, infondendo in essi, con vigore incessantemente rinnovato, la co11sape\'Olez:a della propria responsabilità, il vero senso del bene comune. Della forza elementare della massa, abilmente maneggiata ed usata, può pure sen'irsi lo Stato; nelle mani ambi:iose cl' un solo o di pilì, che le tenden:e egoistiche abbiano artificialmente raggm ppati. lo Stato stesso può, con l'appoggio della massa, ridotta a 11011 essere pilÌ che una semplice macchina. imporre il suo arbitrio alla parte migliore del vero popolo: l'interesse comune ne resta gravemente e per l1111go tempo colpito e laferita è bene spesso difficilmente guaribile."
3. Le disuguaglianze derivanti dalla natura debbono esistere anche in una vera democrazia Il Pontefice, d i seguito, d istingue la ve ra dalla fa lsa de mocrazia: la prima è corollario dell 'esistenza di un vero popolo, la seconda è a s ua volta consegue nza della riduzione del popolo a mera massa umana.
4. ''Da ciò appare chiara 1111' altra co11clusio11e: la massa - quale Noi ahhiamo or ora definita - è la nemica capitale della l'era democra:ia e del suo ideale di libertà e di 11g11aglian:a." 5. "In 1111 popolo degno di tal nome, il cittadino sente in se stesso la coscien:a della sua personalità , dei suoi doveri e dei suoi diritti, della propria libertà congiunta col rispetto della libertà e della dign ità altmi. In un popolo degno di tal nome, tutte le ineguaglianze, derivanti non dall'arbitrio, ma dalla natura stessa delle cose, ineguaglianze di cultura, di averi, di posizione sociale - senza pregiudizio, ben inteso, della giustizia e della mutua carità - non sono affatto un ostacolo all'esistenza ed al predominio di un autentico spirito di comunità e di fratellanza. Che anzi esse, lungi dal ledere in alcun modo l'uguaglianza civile, le conferiscono il suo legittimo significato, che cioè, difronte allo Stato, ciascuno ha il diritto di vivere onoratamente
la propria vita personale, nel posto e nelle condizioni in cui i disegni e le disposizioni della Provvidenza l'hanno collocato.'' Questa defini zione de ll a retta e legittima "uguaglianza civile", come pure de i corre lativ i concett i cli "fratellanza" e " comunità" e nunc iati ne ll o stesso paragrafo. chiari sce a s ua volta, con ricchezza di pensiero e proprie tà di espressione. il significato, secondo la dottrina catto lica, della vera " uguaglianza" , ''fratellanza" e "comunità" . Queste " uguaglianza" e ''.fratellanza" sono radicalmente opposte a que lle che, ne l XV I secolo, furono stabi lite dalle sette protestanti , in misu ra maggiore o mino re, ne lle loro strutture ecc lesiastic he; e sono ug ualmente opposte a l trinomio tristemente celebre c he la Rivoluzione francese e i suo i seguaci in tutto il mondo ina lberarono come motto de ll 'ord inament o c ivi le e soc ia le: e che in fi ne la Ri voluzione ru ssa de l 19 I 7 estese a ll' ord inamento soc io-economico. 1 Q uesta osservazione è partico la m1ente importan te se te niamo presente che. ne l ling uaggio corre nte usato no n solo ne i co lloqui p ri vati ma a nc he ne i mass-media. q ueste parole vengono intese il più de lle volte ne l senso e rro neo e ri voluzionario.
I) C fr. Plinio Correa de Oliveira. Rim/11:in11C' e C"111mrirn/11:i1111e. C ristian itil. Piacenza 1978. pp. 72- 7). Si veda anche 1· Appendice I cli questo studio.
POPOLO E MASA -
LIBERT À E U GUAGLIANZA
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4. In una democrazia traviata, la libertà diventa tirannia e l'uguaglianza degenera in livellamento meccanico Dopo aver definito la natura della vera democrazia, Pio XII descrive quella fa lsa:
6. "In contrasto con questo quadro dell'ideale democratico di libertà e d'uguaglianza in un popolo governato da mani oneste e provvide, quale spettacolo offre uno Stato democratico lasciato all'arbitrio della massa! La libertà, in quanto dovere morale della persona, si trasforma in una pretensione tirannica di dare libero sfogo agl'impulsi e agli appetiti umani a danno degli altri. L'uguaglianza degenera in wz livellamento meccanico, in una uniformità monocroma: sentimento del vero onore, attività personale, rispetto della tradizione, dignità, in una parola, tutto quanto dà alla vita il suo valore, a poco a poco sprofonda e dispare. E sopravvivono soltanto, da una parte, Le vittime illuse dal fascino appariscente della democrazia, confuso ingenuamente con lo spirito stesso della democrazia, con la libertà e l 'uguaglianza; e dell'altra parte, i profittatori più o meno numerosi che hanno saputo, mediante la forza del danaro o quella dell'organizzazione, assicurarsi sugli altri una condizione privilegiata e lo stesso potere".1 Su questi principi del Radiomessaggio natalizio del 1944 si basa gran parte degli insegnamenti di Pio XII enunciati nell e al locuzioni al Patriziato ed alla Nobilti1 romana nonché al la Guardia Nobile Pontificia. Come vedremo in seguito, a partire eia questa situazione oggettivamente descritta dal Pontefi ce, è ev idente che. perfino al giorno d'ogg i. in uno Stato ben ordinato. sia esso monarchico, ari stocratico oppu re democratico. all a nobi ltà ed alle élites trad izionali tocca un 'alt a e indispensabile miss ione.
J
1 /Jismrsi e f<(l(/io11w1.111g1;i di S110 Sa111i11i l'io Xli. Tipografia Pnlig.lolla Vaticana. voi. VI. pp. 239-1-Hl.
CAPITOLO
N
La nobiltà in una società cristiana Perpetuità della sua missione e del suo prestigio nel mondo contemporaneo L'insegnamento di Pio XII
1. Clero, nobiltà e popolo Nel Medioevo. la società era costitu ita da queste tre classi. ciascuna delle quali con incari chi , privileg i e onori spec iali. Al di li'1 di questa divisione triparti ta es isteva in quella società una netta distinzione tra governanti e governati , inerente all ' intero corpo sociale. soprattutto all'interno di una Nazione. Al governo tuttavia partecipavano non solo il Re, ma anche il clero, la nobi ltà e il popolo, ciascuno a suo modo e in proporzione. Com 'è noto , la Chi esa e lo Stato costituiscono entrambi soc ietà perfette, distinte l' una dall ' altra e ciascun a sovrana nel proprio campo: la Ch iesa in quello spirituale e lo Stato in quell o temporale. Questa dist inzione non impedisce tuttavia che il clero possa partecipare alla fun zione governati va nell o Stato. Per capirne il motivo, è bene ri cordare brevemente in che consiste la mi ssione spec ificamente spirituale e religiosa che primariamente lo riguarda. Dal punto di vista spirituale. il clero è l' insieme cli persone all e quali incombe il dovere. nell a Chiesa cli Dio. di insegnare, governare e santificare; mentre ai semplic i fedel i tocca cli esse re istruiti , governati e santificati. Questo è l'ordinamento gerarchico della Chiesa. Num erosi sono i document i del Magistero ecc lesiastico che stabiliscono questa di stin zione tra C hiesa docente e Chiesa discente. Lo afferma. per esempio. san Pi o X nell" Enciclica Vehementer Nos:
'Lu Scrittura c'insegna. e la Trndi:ione dei Paclri ce lo rnnfàma. che fu Chiesa è il Corpo Mistico cli Cristo. Corpo diretto da Pastori (' Dolfori - societcì pertanto cli 110111ini. in rni alrnni presiedono agli altri con /Ji('IIO e eerferro /J<>tere cli gm·cmctrc.
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CAPlTOW N
cl' insegnare e giudicare. Quindi è 111w società per s11a natura dis11g11ale: cioè comprende 1111 duplice ordine di persone: i Pastori e il gregge, ossia q11elli e/te sono posti nei mri gradi della Gerarcltia e la moltitudine deifedeli. Questi due ordini sono talmente di,·ersi clte soltal1fo nella Gerarcltia risiede il diriflo e /"autorità cli orientare e dirigere gli associati al fine della società, mentre il dOl·ere della 1110/ritucline sta nel lasciarsi gm·ernare e seguire con uh/Jidien:a la dire:ione di quelli clte la reggono·· . 1 Questa d istinzione nell a Santa Chiesa tra gerarchia e fedel i, governanti e governati, è affermata anche in più d i un documento del Concilio Vaticano Il : "Se quindi i laici, per disegno cli1·i110. !tanno Gestì Cristo per.fi"atello ( ... ). così anc!te hanno per.fi"atelli coloro clte. costituiti nel sacro ministero . insegnando. santificando e gm·ernanc/o con /'autorità di Cristo. pascono la famiglia di Dio" (Lumen Gentium . .~ 32).
"I laici cercltino. come gli altri fedeli, (. .. ) cli accelfare con pronte::a e cristiana 11/Jbiclien:a tu((o quanto i sacri Pastori. quali rappresentanti di Cristo. stabiliscono nella Chiesa agendo in quanto maestri e goremonti" (L11me11 Ce111i11111. § 37). "Og1111110 dei Vescm·i. ai quali è stata affidata la rnrn di ogni c!tiesa particolare . .,•o fio /'a111oritcì del Sommo Pontefice. in qualità di pastori. ordinari e i111111ediati. pascono le loro pecore in 110111e del Signore. esercitando s11 cli esse il proJ>rio 11ffìcio di insegnare. sm1t!ficare e go1·emare" (C!trist11s Domi1111s. § I I ).2 Per l' esercizio del sacro mi nistero, spetta al clero innanzitutto la missione ecce lsa e specificamente reiig iosa d i provvedere al la saivezza e santi ficazione de lle anime. Questa missione produce nell a soc ietà temporale - come ha sempre prodotto e produrrà. fino alla consumazione dei secoli - un effetto sommamente benel"ico. Infatti santificare le anime comport a impregnarle dei princi pi della morale cristiana e guidarle nell' osservanza de lla Legge d i Dio. Ora, un popolo ricettivo a questa influenza della Ch iesa si trova ipso.fàcto predisposto idealmente a ordi nare le sue attività tempora li in modo eia condurl e con sicurezza ad un alto grado cli abi lità, cl i efficacia e d i fioritura.
È ce lebre l' immag ine. delineata da Sant'Agosti no di una società in cui tutti i membri siano buon i catto lici. Immag inate - dice - "1111 eseJ'Cilo costituito da soldati come li forma la dottrina di Gestì Cristo. gm·emotori. mariti. coniugi. ge11itori. J1gli. J>admni. serl'i. Re. giudici. contribuenti ed esattori co111e li \'/loie la dottrina cristiana.' Osino poi I i pagani I dire ancora e/t e quesw dottrina è op1>osta agli interessi dello Stato! Al contrario. hisogna riconosce/'C! sen:a esitare e/te essa è 11110 grande sall'ag11arc/io 1Jer lo Stato. quando ,·iene osser1·awfedel111e11te" . 1 In questa prospettiva. toccava al clero porre e stabi lire g li stessi fo ndamenti morali de lla civ ilt à perfella. che è quel la crist iana. Pertanto. l' insegnamento e le opere cl i assistenza e d i cari tà. erano a carico della Chiesa. che svolgeva in tal modo. senza oneri per le casse pubb li che. i servizi abitualmente affidati. negl i Stat i laici contemporanei. ai Ministeri dell' Istru zione e della Sanità. Il A, ·ta Sw1C't1w Si'di., . Rrnnac llJ06. voi. XX XI X. pp. X-lJ. 1) Sacro, a11c1 LIII\ (kcu111.:11 icu111 Conci Iium Va1ica11u111 11. ( 'u11., 1i11111u11c•.1. /)l', n ' I//. ne, ·lor<111n111'.1. Typ1, Po i) glllll i, Vatican i,. llJ7-l. pp. l."i-1. 161 . 2X."i. 3) Epi, t. U Xad Ma rcc lli11u111. cap. ll. 11 l:'i. in 0/1l'l'O 01111110 . 101110 Il. Mignc. rnl. :'i3~.
LA NOBILTÀ IN UNA SOCIETA CRISTIANA. ..
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Si comprende così perché il clero, per lo stesso carattere soprannaturale e sacro della sua missione spirituale, come anche per i fondamentali ed essenziali effetti del retto esercizio di questa missione sulla società temporale, sia stato riconosciuto come la prima classe della società. O' altra parte, il clero, essendo nell ' esercizio della sua altissima missione indipendente da ogni potere temporale e terreno, è un fattore attivo nella formazione dello spirito, della mentalità della Nazione. Fra clero e Nazione esiste normalmente una vicendevole comprensione, fiducia e affetto che dà al primo possibilità ineguagliabili di conoscere e orientare le aspirazioni, le preoccupazioni, le sofferenze, insomma i sentimenti della popolazione; come pure gli aspetti della sua vita temporale che ne sono inseparabi li. Riconoscere al clero diritto di parola e di voto nelle grandi e decisive assemblee nazionali è quindi, per lo Stato, un mezzo prezioso di auscultare i battiti del cuore. Si comprende così perché, pur mantenendo la sua identità di fro nte alla vita politica del Paese, durante la Storia elementi del clero siano stati frequen temente, per il potere politico, consiglieri ascoltati e rispettati, collaboratori validi nell ' elaborazione di certe materie legislative e di certi orientamenti di governo. Ma il quadro dei rapporti tra i clero e il potere politico non si limita a questo. Il clero non è una società di angeli viventi nel Cielo, ma una soc ietà di uomini che, come ministri di Dio, vivono e agiscono in concreto su questa terra. Posto ciò, il clero fa parte della popolazione del Paese; di fronte ai suoi membri ha diritti e doveri specifici. La protezione di questi diritti , il retto compimento di questi doveri sono della massima importanza per entrambe le società perfette, ossia per la Chi esa e per lo Stato. Lo affe1ma con eloquenza Leone Xlll nell ' Enciclica /111111ortale Dei. 1 Tutto questo mostra che il clero si distingue dalle altre componenti della Nazione come una classe sociale perfettamente definita che è pa1te viva dell ' insieme del Paese e, in quanto tale, ha diritto di parola nell a vita pubblica. 2 Al clero seguiva, come seconda classe, la nobiltà. Essa aveva essenzialmente un carattere militare e guerriero. Le spettava la difesa del Paese dal le aggressioni esterne e la difesa dell ' ordinamento politico e sociale. Oltre a ciò, nel le loro terre, i signori feudali esercitavano contemporaneamente, senza oneri per la Corona, funzioni in I ) .. Ci f u 1111 te111J10 i11 rni la filosojia del \'angelo gm·l'/"1w,·a gli Swti. / 11 quest' cporn. /' i11/l11e11:a della SOJ1ie11:o
cristiana e la sua ,-ir11ì di1•i11a pe11e1m,·ww nelle leggi. 11elle is1i111:io11i. 11ei cos111111i dei 1w110/i. i11111111· le categorie e i11 11111e le ffla: io11i della società ci,·ile. Allora la /?eligio11e is1i111i1a da Gestì Cristo ..wlida111e111e stahiliw nel grado di dignità che le è do rnto, fiorirn dappert11110 . gm:ie oljimm' dei pri11t'i11i ed olio legi11i,1111 prote:i1111c dei magistrati. Allora il sacerdo:io e/' i111pern era1111 legatiji"a loro d111111aj,•lice c1111c11nlit1 e doli' a111iche\'/lil' sct1111hio di lm o11i 11/jìci. Così orga11i::ma. lo società 1·i1·ile diede ji"1111i SIIJlffiori a q11alsiasi aspe11a1irn, la rni 111e111oria pen11a11e e pen11w Tà. co11seg11aw a il11111111ere1·0/i doc11n1e111i che 11ess1111 artificio dei 11e111ici 1101nì 111ai cmT0111pere o o.1·1·11mff .. (Acta Sa11ctae Sedis. Typis Po lyglo11ae Officinae. Romae 188."i. vo i. XV I Il. p. 169). 2) Un altro aspeuo cli questa legi11ima panec ipazione del clero nella vi1a pubblica nazionale l'u. al tempo ciel f"eucla lesimo. l 'esi stenza cl i diocesi e abbazie i cu i 1i1olari erano. ipso ji1cto e allo stesso tcmp1>. tilUlari delle ri spett ive circosc rizioni feudali. Così. per esempio. i Vescov i -Principi cli Colonia o cli Ginevra . per lo stesso fatto di essere vescovi. incl ipenclcmemente dalla loro ori gine nobi le o plebea. erano ipso}Ìlcto Principi cli Colonia o cli Ginev ra . Uno degli ultimi fra questi ru il s(1avissi1110 san Francesco di Sales. insigne D011ore dell a Chic,a. Similmente ai vescovi -principi c'erano dignitari ecclesiastici di grado meno em inente cl i nobi ltà. C:OlllL' in Portogallo gli arcivescov i cli Braga. che erano allo stesso tempo signori d i quella ci11:1. e i vescovi di Coimbra che. ipsofàcw. erano conti cli A rgani I. per cui usavano corren temente il ti tolo di vescovi-conti di Coi mbra.
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CAPITOLO IV
qualche modo analoghe a quelle dei pres identi de lle Camere, dei giudici e dei comm issari cl i polizia odierni. Come si vede. queste due class i erano fo ndamentalmente ordinate al bene comu ne e. come ricompensa dei loro grav i e spec ifici incarichi, avevano diritto a onori e vantaggi corTisponclenti ; fra questi, l'esenzione dalle imposte. A sua volta, il popo lo era la classe dedicata al lavoro produttivo. Erano suoi privilegi il partec ipare all a guerra in un a mi sura mo lto minore che la nobilti1. e, quasi sempre. l' avere l'esc lusiva dell 'esercizio delle profess ioni più reddit izie. come il commercio e l' industri a. I suoi membri non avevano normalmente nessun obbligo specia le verso lo Stato. Essi lavoravano per il bene comune soltanto ne ll a misura in cui ognuno favoriva i suo i legittimi interessi personali e fam igli ari. Per questo era la classe non favori ta eia speciali onorificenze e sulla quale ricadeva cli conseguenza l"onere delle imposte. "Clero. nobi ltà e popolo''. Questa trilogia fa venire il mente in maniera naturale le assemblee rappresentati ve che caratterizzavano il funzionamento cli molte monarchie ciel periodo medioevale e cle ll'A11cie11 Régime: le Cortes in Portogallo e in Spagna. gli Stati General i in Francia. il Parl amento in Inghi lterra. etc. In queste assemblee c'era una rappresentanza nazionale autentica che rispecchiava fed elmente l'organici tà soc iale. Ne ll' Epoca dei Lumi. nuove teorie cli fil osofia politica e sociale comi nciarono a conquistare cert e class i dirigenti dei Paesi europei. All ora, per effetto di una mali ntesa nozione di libe rt~t, il Vecchio Cont inente cominciò ad avv iarsi verso la distruzione dei corpi intennecl i. la totale laicizzazione dell o Stato e della Nazione, e la formazione di soc iet~1anorganiche. rappresentate eia un crite ri o unicamente quantitati vo: il numero dei voti. Questa trasformazione. che da lle ultime decadi de l secolo XV III si estese fin o ai nostri g iorn i. ha faci litato perico losamente il fenomeno ciel decad ime nto del popo lo a massa. così sagg iamente desc ritto da Pi o Xl I.
2. Decadenza dell'ordinamento medioevale nei tempi moderni Come abbiamo eletto nel capitolo Il , ques ta organi zzazione dell a soc iet~t, contemporaneamente politica. sociale ed economi ca. si è di ssolta nel corso elc i tempi mode rni (secoli XV-X VIII ). A part ire eia allora, le successive trasform azioni politiche e socioeconomiche hanno teso a confonde re tutte le class i e a negare in teramente o quasi interamente al clero ed all a nobiltà il riconosc imento di una situazione giuridica spec iale. Dura contingenza davanti all a quale queste classi non devono chiudere gli occhi con pu sillanimià poiché questo sarebbe indegno sia cl i veri ecc lesiastici c he d i veri nobi li. Pio Xl I. in una de lle sue mag istrali allocuzioni al Patri ziato ed alla Nobi lt~1 romana. desc ri ve q uesto stato d i cose con impress ionante prec isione: "/11 primo luogo . g11C1f'dC1te i11tl'epida111e11te. cornggioso111e11te . Ili reu/tcì /Jf'ese11Ie. Ci se111hf'C1 s11perfl110 e/' insistef'e per f'ic /Jic1111cl/'e o/lo 1·osInI mente cià ('/Je. O/' sono ff'C 01111i . .fii/' oggctw delle Nostre rn11siclaC1: io11i: Ci pcl!'rehhc ,·c11I0 e /)()('() degno di mi il ,·e/orlo co11 /Jmde11Ii <:'11f'e111i.1·111i ..1pl'Cio/11w111c do1w clic le fJllm lc cl<:'/ ,·ostm eloq11e11te i11Ic1pl'ele Ci lia11110 reso 1111a così c/1iarn testi111011io11: a clcllu \'OSl/'ll adesione alla clottri110 socio/e
LA NOBILTÀ I N UNA SOCIETA CRISTIANA ...
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della Chiesa e ai dm·eri che da essa derimno. La 1111m·a Cosrir11::io11e d' Italia 11011 ,·i riconosce pi1ì. come classe sociale. nello Staro e nel popolo . alc1111a 1Jarricolare missione, alcun ar1rih11!0. alc1111 p1frilegio'' . 1 Questa situazione. osserva il Pontefice. è il punto terminale cli tutto un lungo concatenamento cli fatti che dà l' impress ione cl i un certo qual "fawle andare" .~ Di fronte alle "assai di,·erseforme cli ,·ira'' .1 che oggi si costitui scono, i membri della nobiltà e de lle élites tradizionali non debbono perdersi in inutili lamentele né ignorare la realtà, ma. al contrario. prendere chiaramente posizione davanti ad esse. Questo è il comportamento tipico delle persone cli valore: "Meni re i mediocri nel/' m·,·er.rn.fòrr1111a 11011 fanno che 1e11ere il broncio, gli S/Jiri1i superiori sa 11110, seco11clo /' espressione classica. ma in 1111 senso pilì elern10 . n10s1rarsi 'beaux joueurs' ,-1 co11serrn11do imperr11rbabilme11re il loro porra111e11ro nohile e sereno":'
3. La nobiltà deve mantenersi
come classe dirigente nel contesto sociale, profondamente trasformato, del mondo attuale Concretamente, in cosa consiste questo riconoscimento oggett ivo e virile cli condizioni di vita sulle quali "si pur) pensare come si rnole"<, - e che quindi in nessun modo si è obbligati ad applaudire - ma che costitui scono una realt~1 palpabile nella quale si è obbligati a vivere'? La nobi ltà e le élites tradizionali hanno perso la loro ragione di esistere? Devono rompere con le loro tradi zioni. co l loro passato? Insomma. devono dissolversi ne lla plebe, confondendos i con essa, spegnendo tulio ciò che le famiglie nobili conservano di alti valori cli virtù, cli cu ltura, cl i stile e cli educazione? Una lettura affrettata de ll ' allocuzione al Patri ziato ed alla Nobil tl1 romana ciel 1952 parrebbe condurre acl una risposta affe1111at iva. Questa risposta però sarebbe in palese di saccordo con quanto insegnan o analoghe allocuzioni pronunciate in anni precedenti. come pu re con passi cl i più cl i un"allocuzione de i Pontefici posteriori a Pio XII. Questo apparente disaccordo risulta specialmente da i passi sopra citati. come pu re eia altri che lo saranno più avanti. 7 Eppure non è questo il pensiero del Ponte fi ce. espresso nella stessa allocuzione cie l 1952. Secondo lui , le élites tradi zionali devono continuare ad esiste re e a svolgere un ·a1ta missione: "PI/() hen essere che /'11110 o /'allm p111110 nel /Jresellle staro di cose ,·i cfopiaccia. Ma nel/' interesse e /Jer /' 0111ore del hene con11111e. per la soll'e::::a della ci,·il!à cris1ia11a. nello crisi che. lungi dal/'arre1111ctrsi. se111hra pi1111osto andare crescenclo, statefermi sulla hreccia. nello prima linea di difesa. Le 1·os1re c111olitcì particolari possono tmrnre là 011che oggi 011il110 i,11/Jiego. I ,·ostri 110111i. che ri.,11011c1110 Il PNR I9'i2. p. -l:'i 7: C lr. Cap i1nlo Il. I. 21 P R I9:'i2. p. -1:'i7. J) PNR I9'i2. p. -l'i7. -I ) l11 rrancc,c nel 1cslll pDnlii'icio. 'i ) PNR llJ:'i2. pp. -l:'i7--l:'iX.
6) PNR I lJ'i2. p. -l:'i7. 7) Cfr. Capi10I<> VI. _ì a.
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CAPITOLO IV
altamente nei ricordi fin del lontano passato, nella storia della Chiesa e della società civile, richiamano alla memoria.fig ure di uomini grandi e.fanno echeggiare nelle vostre anime la voce ammonitrice del dovere di mostrarvene degni" . 1
Tuttavia, ciò risulta ancor più chi aramente nell 'allocuzione al Patriziato ed alla Nobiltà romana del 1958, in un passo parzialmente g ià citato:2 "Voi che, all'inizio degli anni nuoi•i, non mancavate di renderCi i•isita, ricordate certamente la premurosa sollecitudine, con Clii Ci adoperammo per spianarvi la via verso l'avvenire, che si annun:iava fin da allora aspra per i pronfondi scon\'Olgimenti e le tras.forma:ioni incombenti sul mondo ( ... ) Ricorderete in particolare ai figli ed ai nipoti come il Papa della vostra infanzia e fanciullezza non omise di indicarvi i nuovi uffici che imponevano alla nobiltà le mutate condizioni dei tempi; che, anzi, più volte vi spiegò come la laboriosità sarebbe stata il titolo più solido e degno per assicurarvi la permanenza tra i dirigenti della società; che le disuguaglianze sociali, mentre vi ponevano in alto, vi prescrivevano particolari doveri a vantaggio del bene comune; che dalle classi più elevate potevano discendere nel popolo grandi vantaggi o gravi danni; che i mutamenti delle forme di vita possono, ove si voglia, accordarsi armonicamente con le tradizioni, di cui le famiglie patrizie sono depositarie". 3
Il Pontefice quindi non auspica la scomparsa della nobiltà dal contesto sociale profondamente trasfo1111ato nel nostro tempo. Al contrario, invita i suoi membri a intraprendere gli sforzi necessari per mantenersi nella posizione d i classe dirigente, anche nell' ampio quadro delle categorie alle quali spetta guidare il mondo attuale. E, in questo desiderio, egli lascia trasparire una sfumatura peculiare: la pem1 anenza della nobiltà fra tali categorie svolga un orientamento tradizionale, abbia cioè il valore di una contin uità, appunto il senso d i una "permanenza", ossia di una fedeltà a uno dei princìpi costituti vi della nobiltà nei secoli passati: il legame tra "le disuguaglianze sociali" che "vi ponevano in alto" e i suoi "particolari doveri a vantaggio del bene comune". Così, "i mutamenti delle forme di vita possono, ove si voglia, accordarsi armonicamente con le tradizioni, di cui le famiglie patrizie sono depositarie". Pio XII insiste sulla permanenza dell a nobi ltà nel mondo postbellico, purché essa si dimostri veramente in signe per le qualità morali che devono caratterizzarla: "Talora, riferendoC i alla contingenza del tempo e degli eventi, vi esortammo a prendere parte attiva al risanamento delle piaghe prodotte dalla guerra, alla ricostruzione della pace, alla rinascita della vita nazionale, rifuggendo da 'emigrazioni' od astensioni; perché nella nuova società restava pur sempre largo posto per voi, se vi foste mostrati veramente élites ed optimates, vale a dire insig ni per serenità di animo, prontezza di azione, generosa adesione". ➔
I ) PN R 1952. p. 459. 2) Cfr. Capitolo I. 6. JJ PN R 1958. p. 708. 4J PNR 1958. p. 708.
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LA NOBILTÀ IN UNA SOCI ETA CRISTIA NA ...
4. Adattandosi prudentemente al mondo moderno, la nobiltà non scompare nel livellamento generale Conformemente a queste osservazioni. un adeguato adattamento al mondo moderno, mo lto pit1 ugualitario d i quanto lo era l' Europa prima della Il Guem1 Mondiale, non significa per la nobiltà rinnegare se stessa né le sue tradizioni e sparire nel livellamento generale; ma, al contrario, significa permanere coraggiosamente come continuatrice cli un passato ispirato a princìpi perenni, fra i quali il Pontefi ce mette in rili evo il più el evato. la fedeltà al! ' "ideale cristiano": "Ricorderete altresl i Nostri i11cita111e11ti a hanclire /'ahhallimento e la p11silla11i111ità di fronte a/l'evoluzione dei tempi. e le esor1a:ioni ad adattarvi coraggiosamente alle 1111m·e circos1a11:e. col fissare lo sguardo all'ideale cristiano, vero e indelebile titolo di genuina nobiltà". 1 Questo è il "coraggioso adattamento" che tocca alla nobiltà attuare "di fronte ali' evoluzione dei tempi". Di conseguenza, la nobiltit non deve rinunciare alla gloria avita ereditata, ma conservarla pe r le proprie stirpi e, ancor più, per alluarla a beneficio del bene comune con il "valido contributo" che essa " è ancora in g rado di prestarle": "Ma /Jerché. clile fli.f,gli e.figlie, ri dice1111110. ed ora ,·i ripetiamo q11es1i a1·1·erti111e11ti e racco111a11cla:io11i. se 11011 per premunire mi stessi da amari c/isi11ga1111i. per serbare ai vostri casati l'eredità delle avite glorie, per assicurare alla società, alla quale appartenete, il valido contributo che voi siete ancora in grado di prestarle?".~
5. Per corrispondere alle attese che in essa sono riposte, la nobiltà deve brillare per i suoi doni specifici Dopo aver messo in rilievo ancora una vo lta - e a che giusto titolo! - l'importanza della fedeltà della nobiltà alla morale cattolica. Pio XII delinea un affascinante quadro ciel le caratteristi~he con le qua li la nobi Ità deve contribu ire per corrispondere alle attese riposte in essa. E spec ialme nte importante in questo studio notare che queste qualità devono brillare nella nobiltà come "frutto di lung he tradizioni famigliari". ev identemente e reditarie, che costitui scono. con questa sfu matura. qualcosa cli "proprio". di specifico dell a classe nobiliare:
"7ì111a1·ia - Ci clonw11clere1e forse co11.1·eg11irt 1111 così alto .1·co/HJ:)
che cosa di concrero do l'remo fare per
.. Innanzit utto dovere insistere in una condolla relig iosa e morale irreprensibi le. spec ialmente nell a famig lia. e praticare una sana au sterità cli vita. Fate che le altre class i si accorgano ciel patrimonio di virt ù e di doti. a voi proprie. frutto di lunghe tradizioni fami g liari. Tali sono la im perturbabi le fort ezza di animo. la fedeltà e la dedizione alle causa più degne. la pi età tenera e muni fica verso i deboli e i poveri . il tratto prudente e delicato nei difficili e gravi affari. quel preciso personale. quas i e reditario nelle nob il i fami g lie. per cui si riesce a persuadere senza opprime re. a trasc inare sen za sforzare. a conquistare senza umi li are g li animi altrui . anche degli avversari e degli emuli. L' impi ego d i queste doti e 1·ese rcizio delle virtù religiose e ci viche sono la ri sposta più
I ) PN R I lJ:'iX. p. 70X. 2) P. R 19:'iX. pp. 70X-709
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convincente ai preg iudi zi ccl ai sospelli. poiché manircstano l'intima vitali1[1 de ll o spirito. da cui scaturiscono ogni vigo re este rno e la reconcli tit delle opere ... 1 Il Ponte rice mostra qu i. ai suo i illustri uditori . un modo adeguato cli replicare a lle in velli ve de l! ' ugualitari smo volgare de i nostri tempi. contrari o alla sopravv ivenza de lla c lasse nobil iare.
6. Perfino quelli ch e ostentano disprezzo per le antiche forme di vita non sono del tutto insensibili al lustro nobiliare Pio Xl I ri leva il "vigore e f econdità di opere" come rnrarreri della genuina N ohitrcì··. e incita quest·ultima a cooperare al bene comune avvalendosi di tali caratterist iche: 00
"Vigore e fecondità di opere! Ecco du e caretteri della genuina nobiltà, dei quali i segni araldici, impressi nel bronzo e nel marmo, sono perenne testimonianza, perch é rappre11se11ta110 quasi la visibile trama della storia politica e culturale di 11011 poch e gloriose città europee. t \'('m eh<' la 111ocll'nw sociercì 11011 suole o((e11dere con prc'.fl'ren:a do/ ,·osrm cl'fO il "lo · /Jer e/ore /Jri11ci1,io alle 01,ere <Jafliwlfare gli erel/(i: fll({(l\'ia
essa 11011 r(fiuta la cooperazione degli ingegni eletti che sono tra voi, poiché una saggia porzione conserva 1111 giusto rispetto alle tradizioni e pregia l'alto decoro, ove sia fondato; 1J1<'11f1P. anche /"alrm parre dl'llo sociercì. eh<' ostenta 11 011cctra11za e forse dispreu.o per le vetuste form e di vita, 11011 va del tutto immune dalla sedu~ione del lustro; ronfo è ,·no che si .\fiJr:o di crear(' 111101·c,.fi1gg<' di orisrocra:ie. rol1111c degne di sri11w. alrrl' appoggiof<' su ,·u11ircì e jì-irnll'::e. ,,a ghe so/fol/(o di a/J/J /"0/Jriorsi g li cle111l'11ti srndenti delle llllficl, e istit11:io11i ... 2
In questo passo. Pio Xli sem bra confutare una possibil e obiezione form ulata da ari stocratic i scoraggiati alla vista dell"ondata di ugualitarismo che g i~, al lora si estendeva ne l mondo moderno. Questo mondo. argomenterebbero tal i aristocratici. disprezza la nobilti1 e ne ri ge11a la col laborazione. A questo proposito. il Ponte l"icc stima che ne lla soc iet[t moderna possono distinguersi due tenden ze davant i alla nobi lt~t: 1·u na "conserva un giusto rispetto alle tradi~ioni e pregia l'alto decoro, ove sia .fondato". per cui " 11011 rifiuta la cooperazion e degli ingegni eletti che sono tra voi". L"altra tendenza esistente ne ll a societ~t. che ostent a " 11 0 11c 11ra11za e forse disprez.zo per le vetuste jàrme di vita, 11 0 11 J1a del tutto i111111u1,e dalla seduzione del lustro". E Pio X 11 ri fe risce signi ricativ i indi zi di questa disposiLionc
c1·animo .
7. Le virtù specifiche dei nobili s i comunicano a qualsiasi mestiere che esercitano Prosegue il Pontefice: --t. /JC'l"IÌ chiaro clic il vigore e la f econdità delle O/ )('J'l' 11011 JJll rÌ 11/lllli/t'.,·wrsi SCIII/JU' con frmnl' omwi r1w11011fof<'. Cirì 11011 significo d1c sia .,·wro risrrelfo il CWJ//}() olla rosrm o((irir<Ì : 1) sroro. al c·onrrorio. 0111/Jlioro lll'llu rmalif<ì ile/Il'
I I l'!\/ R I l/'iX. p 70')
2 1 1''-R 111:'iX. p. 70l/
LA NOBILTÀ I N UNA SOCIETJ\ C RISTIANA ...
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jJJ"(fC'ssioni e dC'gli uffici. Tuffo il 1erre110 J)J"(dc'ssiono/c è C//H!rlo onc/Je orni: in ogni suo sellore /Jotete essere ,ai/i /Jer ffnclen-i insigni: negli uffici della /J11hh/irn m11111inism1:io11e e nel gm·nno. nelle allil'ilcì sciellli/ic/1e. c11/um1/i. (1/"l islic/Je . i11d11s1rioli. co111111ercia/i" . 1 Il Sommo Ponte fi ce all ude. in questo passo. al fallo che. ne l regime politico e socio-econom ico in vigore prima de lla Ri voluzione francese. certe professioni non e rano genera lmente eserc itate dal la nobil f t in quanto considerale ad essa in fe riori. Il loro ese rcizio comportava perfi no. a volte. la perdita de lla cond izione nobiliare. Possiam o ad ese mpio menzionare il commercio. riservalo in molli luogh i. cli solito. alla borghes ia ed alla plebe. Queste restri zion i andaron o cadendo nel corso de i seco li XIX e XX. fino a sparire interamente nei nostri g iorni. Pio XI I sembra tener presente. in questo passo. che gli sconvolgimenti de lle due Guerre Mondiali. che hanno segnato questo seco lo. avevano rovinato econom icamente un considerevole numero cli st irpi nobi liari. i cui membri furono così ridoui all' esercizio cl i pro fessioni subalterne. inadaue non sol tanto alla nobi ltù ma anche a ll'alta e media borghesia. Si può perfino parlare cli pro letarizzazione cli certi nobili. Di fronte a una realtù così dura. Pi o XII esorta queste stirpi a non di ssolversi ne lla banalitù cie li ·anon imato ma al con trario. praticando le proprie virtù tradizional i. ad agire con "vigore e fecondità" e a comu nicare così una cara11eris1 ica spec ificamente nobile a qualsiasi lavoro che ese rc itino per propri a sce lt a. o che siano obbligati ad accellare in consegue nza de ll a dura necessiù In questo modo la nobi ltù 1orner~1ad essere compresa e rispettala anche nelle cond izioni più penose !
8. Un esempio sublime: il matrimonio di due membri della stirpe regale nel cui focolare nacque e visse l'Uomo-Dio Questo e levato insegnamento. che prende come esemp io le fun zion i cli amm inistrazione pubblica de l governo. come pure altre esercitate abitua lmente da ll a borghes ia. fa pensare anche al matrimoni o cli due membri de lla stirpe rega le cli Davide. ne l cui foco lare. contemporaneamente principesco e ope ra io. nacque e visse durante treni ·anni l'U omo-Dio !2 Troviamo questa ril"less ione nell'allocuzione di Pio XII alla Guardia Nobi le ne l 19~9: "Nohili rni ('u 11·01e gicì. anc/1(' /Jrinw di sen-irc lddio e il Suo \ icario sollo lo slendordo hianco e om. La C hiesa, ai cui occhi l'ordill e della società umana riposafo11dame11talme11te sullafamiglia, p er umile che sia, 11011 disistima quel tesoro familiare, che è La nobiltà ereditaria. Si può dire anzi che Gestì C risto stesso 11011 l'ha dispreuata: l'uomo, c ui q[fidò l'incarico di proteggere la S ua adorabile Uma11ità e la 5,ua Vergille Madre, era di stirpe reale: ' Joseph, de domo Da,·id ' (L11c .. I. l 7 ) Et! è /1ffcirì che il
Noslm AnlffCS.rn/"l' Leone Xli. nel Chimgmf'o di nfomw del C()Jpo del I 7 Fchhmin / 8-:!.-I . olles1a1·0 che lo G11ort!ia Nohi/e ( i ·destinata a prestare servizio più prossimo ed immed iato a lla Nost ra stessa Persona e costituente un Corpo. tanto per il fi ne de lla sua I I I '"-i R I (J5X. Jll' 701J 7 I O ~ I ('J r . C'ap 11nln \' . (1: l''\ !{ llJ-l l . p. ' " ' ·
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CAPITOLO IV
istituzione, che per la qualità degli individui che la compongono, è il pri1110 e pÌlì rispettabile di ogni arma del Nostro Principato·" . 1
9. La più alta funzione sociale della Nobiltà: conservare, difendere e diffondere gli insegnamenti cristiani contenuti nelle nobili tradizioni che la distinguono Nella sua all ocuzione del 1958, il Pontefi ce si ri ferisce al dovere di resistenza morale alla corruzione moderna, come còmpito generico delle "classi elevate, tra cui è la vostra", ossia quella de l Patriziato e della Nobiltit romana: ''\lorremmo i11f1ne che il vostro influsso nella società le risparmiasse 1111 gra,·e pericolo proprio dei re111pi moderni. È noto che la società progredisce e si eleva quando le ,·irt1ì cli 11110 classe si diffondono nelle altre: decade. al contrario. se si trasferiscono dall'una alle altre i ,•i:::i e gli abusi. Per la clebole::::::a del/' 11111ana natura si l'erif,ca pi1ì sm·enre la c/(fji1sio11e cli questi, ed oggi con tanto 111aggiore celerità. quanto pi1ì facili sono i me::::::i cli co1111111ica:::ione, /' informa:::ione ed i contaffi personali. 11011 solo fi'a na:::ione e 11a:::ione. 111a tra cominenri. Accade nel campo 111orale ciò che si l'er(fica in quello della san iràfisica: né le distan:::e né le ji-onriere impediscono ormai pi1ì che 1111 germe epidemico raggiunga in bre,·e te111po lontane regioni. Ora le classi elevate, tra cui è la vostra , a causa delle molteplici rela:::ioni e dei.frequenti soggiorni in Paesi dallo stato 111orale c/(fjerenre. e forse anche i1iferiore. porrebbero dil'enire jètcili ,•eicoli di rra,•ia111enti nei rnst11111i" .2 Il Santo Padre delinea più specificamente le caratteri stiche di questo dovere che spetta alla Nobiltà: è un dovere cli resistenza che va compiuto innanzitutto ne l campo dottrinale, ma che si estende anche al terreno de i costumi .
"Per quanto a voi spetta, vegliate e adoperatevi, affinché le perniciose teorie ed i perversi esempi 11011 riscuotano giammai la vostra approvazione e simpatia, tantomeno trovino in voifavorevoli veicoli e focolai d'infezione". Questo dovere è parte integrante del "profondo rispetto alle rradi:::ioni che colrirnre e con cui intendere disting11en-i nella società" . Queste tradizioni sono "pre:::iosi tesori" che spetta alla nob iltà ··serbare in 111e::::::o al popolo".
"Può essere questa la pÌlì alrafi1n:::ione sociale dell'odierna nohilrcì: certamente è il maggior seni:::io, che l'Oi potete rendere alla Chiesa ed alla Patria" ;' dice il Sommo Pontefice. Conservare, di fendere e diffondere gli insegnamenti cri stiani contenuti nelle nobil i tradizioni che la contraddi stinguono: quale uso più elevato potrebbe fare la nobilt~t dello splendore dei secoli passati, che ancor ogg i la il lum ina e la pone il ri lievo'?.j
I) GNP 1939. p. 450. 2) PNR l9:'i8. p. 7 10. 3) PNR 1958. p. 7 10.
4 ) Sulla nohiltit come l'attore d1e prcdi, ponc e ~limola alla pralica de lle virtù nistianc. si veda ~pccialmrntL' l'ammirevole omel ia di San Carlo Borromeo riprodotta in Dornmcn1i IV. 8.
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10. Dovere della nobiltà: non dissolversi nell'anonimato ma al contrario resistere all'ondata dell'egualitarismo moderno Pio XII insiste paternamente perché la nobiltà non si lasci di ssolvere ne ll" anonimato verso il quale vog liono trasc inarla !"indifferenza e r ostilit à di mo lti . sotto l' ondata del rude ugualitarismo moderno. Ino ltre le addita un "altra fun zione. anch· essa di grande portata: in virtLt della presenza operante de lle tradizioni che co ltiva e irradia. la nobiltà deve contribuire a preservare i va lori tipici dei d ifferenti popoli da un cosmopoliti smo omologatore.
"Esercitare dunque le ,·ir11ì ed imtJiegare a co1111111e ,·c111taggio le doti proprie del ,•ostro ceto, eccellae nelle pufessioni ed a11i,·itcì /Jrontamen te ahhracciate. preserrnre la na:ione dalle esterne contamina:ioni: ecco le raccomanda:ioni clte Ci se111/Jrn dm·er,•i porgere in q11est' ini:io di 1111m·o anno" .1 Ne l chiudere con paterne benedizioni questa così espressiva al locuzione. il Pontefi ce fa ancora uno spec iale accenno in favore della continuità dell a nob iltà, ri cordando che spetta ai fanciulli di nobil e stirpe, lì presenti , il grave e onorifico dovere cl i continuare. in futu ro, le più degne trad izioni de lla nobilt~1: "Aff111clté /' O1111ipo1e111e conrnlidi i ,·ostri pm/Jositi e adempia i Nosrri ,·ori. esaudendo le SII/Jp/iclte clte perranro gli rirnlgianw. discenda su di rni 11111i. sulle rosrre famiglie. parricolarmenre sui rnslri lw111/Ji11i. co11ri1111arori 11el.fi1111m delle 1·osrre pi1ì degne rrndi:ioni. la Nostra A/)()Sfo!ica Benedì. '' :wne .')
11. Nobiltà: categoria particolarmente insigne nella società umana Essa dovrà renderne particolare conto a Dio Un ' app li cazione di questi ricchi e densi insegnamenti alla condi zione contemporanea della nobiltà possiamo trovarl a nell ' allocuzione cl i Giovanni XX III al Patri ziato ed all a Nobi ltà romana de l 9 gennai o 1960 (l'edi zione della Tipografia Po liglotta Vaticana ne riporta so lo un ri assunto):
"Il Sanro Padff si compiace cli rilernre cltc la disrinfll 11clic11:a ricltiwna quello che è il con.w r: io 111110110 nella sua inrere::a: una molteplice varietà di elementi, ciascuno con la propria personalità ed efficienza come fiori sotto la luce del sole, e meritevole di rispetto ed onore quali che sia la entità e proporzione.
"Il.fatto, poi, di appartenere ad 1111 ordine della società 11111a11a, particolarmente distinto , mentre richiede una adeg uata considerazione, è richiamo per coloro che ne fanno parte a maggiormente dare, come si conviene a chi ha più rice vuto, e che di tutto dovrà rendere conto, un giorno, a Dio.
"In tal modo operando, si cooopera alla m irabile armonia del regno del Signore, nell'intimo co11vi11cime11to che anche quel che di notevole c'è stato nella storia di ogni fam iglia deve rafforzare l'impegno - e proprio in co,~fo rmità alla particolare condizione sociale - per il sublime concetto della.fì·atemità cristiana e per l' esercizio di singolari virtù: la pazienza dolce e mite, la purez.w dei costumi, l'umiltà e, I ) PN R 19:iX.p.7 10- 7 11. 2J PNR 19:'iX. p. 7 11 .
L A NOBILTÀ IN UNA SOCIETA CRISTIANA...
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soprattutto, la carità. Soltanto così conseguirà per i singoli un grande ed inestinguibile onore! "Da ciò deril'a che, domani. i ghJ\'ani 1'irgulti di oggi he11edira11no i padri e dimostreranno che il pensiero cristiano è stato ispira::.ione ideale. norma di condotta, generosità, spirituale helle::.::.a. "Queste stesse disposi:ioni sen•iran110 a sostenere anche le im111a11cahi/i s1·e11111re: giacchè la croce sta presso ogni dimora, dalla pilÌ umile casa cli ca111pagna. al pala::.::.o maestoso. T11tta1·ia è hen chiaro e naturale che si debba passare per questa srnola di dolore, nella quale Nostro Signore Gestì Cristo ci è ins11perahile Maestro. "Aci a,•,·alorare le migliori disposi::.ioni dei presenti il S01111110 Po11te.fìce a11n111i:ia la s110 Be11edi::.ione per ognuno e per le fam iglie, i,11•oca11do le dil'ine assiste11::.e segnatamente là m·e e' è 11110 .wdferen::.a e maggiore è la necessità. Aggiunge/' augurio paterno di comportarsi in modo da 11011 ,-il-ere-come suol dirsi - alla giornata. ma di sentire ed esprimere, con la l'ila cli ogni giorno, 1Je11sieri ed opere secondo il Vangelo. dal quale sono state seg11ate le ,·ie luminose della ci,·iltà cristiana. Citi agisce in tal 111oclo sa già adesso che anche il suo nome sarà ripetuto, nelfuturo, con rispetto ed ammirazione".
1
Il ruolo specifico della nobiltà contemporanea è ricordato anche da G iovanni XXIII nell 'allocuzione al Patri ziato ed alla Nobiltà romana del IO gennaio 1963:
"Questo 1Jroposito espresso a 110111e dei presenti 111emhri del Patri::.iato e della Nohiltà romana dal loro a11tore1·ole interprete è quanto mai consolante e la sua attua::.ione porterà pace e leti::.ia e he11edi::.io11e. ''Chi ha pitì rice\'1/to, citi pitì emerge si rrom 111aggior111e11te in co11di::.io11i di dare huoni esempi, og1111110 dcl'c dare il suo conrrilmto, i pol'cri. gli 11111ili, i sr~/fercnti. e quelli che !tanno rice\'1/to 111111,crosc gra::.ic e godono di 1111a situo::.ione che porta con sè particolari e gra1·i rcsponsahilità" .~
I ) PNR I %0. pp. 'i6.'i -'i66 21 PN R I%>. p . .ì.+8.
CAPITOLO V
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Elites, ordinamento naturale, famiglia e tradizione Istituzioni aristocratiche nella democrazia L'insegnamento di Pio XII
~
el capitolo p,~cedente abbiamo considerato l'insegnamento di Pio Xli sulla missione de lla nobiltà nel nostro tempo. Bisogna ora ana lizzare la dottrina del Pontefi ce s ul compito che spetta a lle élites tradizionali - e fra queste principalmente alla nobiltà - d i preservare la tradi zione e, in questo modo. essere agenti cli progresso; e sulla perennità di queste stesse élites, come pure sulla loro perretta compatibilità con una vera de moc razia.
1. Le élites si formano perfino in Paesi senza passato monarchico o aristocratico La fo rmazione di élites tradi zionali. aventi un 1011 11s aristocratico. è un fatto così profondamente naturale da manifestarsi perfino in Paes i privi di passato monarchico o ari stocratico. "Anche nelle democrazie di.fresca data e che 11011 ha11110 dietro di loro alcun vestigio di un passato feudale, si è ve11utaforma11do, per la forza stessa delle cose, una specie di nuova nobiltà o aristocrazia. È la com111zauza delle famiglie che per tradizione mettono tutte le loro energie al servizio dello Stato, del suo governo, della sua amministrazione, e sulla cui f edeltà esso può in ogni momento contare". 1 Magnifi ca defin izione de ll a natura della nobi ltà. che fa venire in mente le grandi dinastie di colonizzatori , disboscatori e colti vatori che. per secoli , hanno realizzat o il progresso de lle Americhe e che. mantenendosi fede li alle loro trad izioni , sono d iventate preziosa ricchezza morale de ll a società in cui vivono.
I i PNR 1947. pp. .rnl-_ì 7 1.
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CAPITOLO V
2. L'ereditarietà nelle élites tradizionali C'è innanzitutto un fatto naturale , legato all 'es istenza delle é lites trad izionali . che bisogna ricordare: l'ered itarietà. "Di q11esra grande e misreriosa cosa che è/' eredirà l'Ci!e a dire il passaggio in 1111a srirpe. perper11a11resi di ge11era:io11e in genera:ione. di 1111 ricco insieme di beni mareriali e spirir11a/i. la co11ri1111irà di 1111 medesimo ripo jì'sico e morale consen-anresi da padre inf1glio. la rradi:ione che unisce a11ra1·erso i secoli membri di 1111a medesima famiglia - di quesra eredirà. diciamo. si puà sen:a dubbio tral'isare la ,·era natura con teorie matC'J'ialiste. Ma si puà anche e si del'e rnnsiderare 1111a tale realrà di cosi grande importan:a nella piene::a della sua 1·eri1à 11111a1w e sopra 1111a rII ra I e.
"Non si negherà certamenre il fallo cli 1111 sosrraro mareriale alla rrasmissione dei caralleri ereclirari: per mera1·igliarse11e. hisognerehhe climenricare la 1111io11e infima della nosrra anima col nosrm corpo. e in quale lcnsa misura le sresse nosrre allil'ircì pi1ì spiriruali siano dipe11cle11ri dal nosrm temperamento.fisico. Percià la morale cristiana 11011 manca di ricordare ai genirori le gra,·i responsabilirà che loro spellano a raie rig11ardo. "Ma quel che pi1ì mie è la ereclircì spirituale, rrasmessa 11011101110 per mc::o di quesri misreriosi legami della ge11era:io11e mareriale. quanto con /' a:ione permanente di quel/' amhienre /J/"il'ilegiato che rnsrituisce la famiglia. con la lellla e profonda for111a:io11e delle anime ne//'atmo.~fera di 1111 foco lare ricco di aire tradi::ioni i11rellet111ali. morali. e so1>ra1111110 crisriane. con la 1111111w i11fl11e11:a.fi"a coloro che dimorano in 1111a medesima casa. i11fl11e11:a i rni benc~ftci e_/fe11i si pm/1111ga110 ben al di là degli anni della fanci11/le::a e della gio1·e1111ì. sino al rennine di 11110 lunga l'ila. in quelle anime e/elle. che sc111110.fà11dC'J'e in se sresse i resori di 11110 pre:iosa eredirà col co11rrih1110 delle loro proprie c111alirà ed esperien:e. "Tale è il patrimonio . so1>rn ogni alrm pregno/e. che. ill11mi11a10 da 1111afede salda. 1·i1·1fi'caro da 1111a forre e fedele /JIWirn della l'ila cristiana in 11111e le sue esigen:e. ele,·ercì. affinerà. arricchirà le anime dei 1·osrrijlg/i" . 1
3. Le élites, promotrici del vero progresso e custodi della tradizione C'è un nesso tra la nobiltit e la tradizione: que ll a è custode naturale di questa. La nobilt~l è, nell a soc ietù c ivile. la c lasse incaricata. più d i ogni altra. di mantene re vivo il nesso mediante il qu ale la saggezza de l passato governa il presente senza im mobili zzarlo.
a) Le élites sono nemiche del progresso? I ri voluzionari sogliono avanzare. contro la nobi ltà e le é lites trad izionali. la seguente obi ezione: proprio perché trad izionali . esse sarebbe ro ri vo lte costantemente al p;ssato.
I J P R 19-+I. p. .ì6-+.
f: tale l'importanza di questo lesto che ahhiarno citato. rhe meri!erehbc di essere messo in ri lievo dall'inizio alla fin e rnn caratt eri grafici spcriali. non l'ahhiarno fatto solo J>er non soHaccarit'are risualrncnt e la presentazione cli queste J>agine.
ÉLITES. FAMIGLIA E TRADIZIONE
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voltando le spalle al futuro nel quale si trova il vero progresso; esse rappresenterebbero quind i un ostacolo per realizzarlo nella soc ietà. Tuttavia, insegna Pio XII , l'autentico progresso può esistere soltanto nella linea della tradizione, è reale so lo se costituisce non necessariamente un ritorno al passato ma un annonico sviluppo di questo. 1 In fatti . interrotta la tradizione, la società viene esposta a terribili rischi: ''Le cose terrene scorrono come 1111 jì11111e nel/'a/reo del tempo: necessariamente il passato cede il posto e la l'ia al/' m·1·e11ire, e il presente 11011 è che 1111 ista11te.fì1gace che congiunge/' 11110 con/' altro. È 1111.fa((o. è 1111 mofO. è 1111a legge: 11011 è in sé 1111 male. Il male sarehhe . se questo presente. che dm-rehhe essere 1111 /711((0 tra11q11illo nella continuitcì della corrente. dii·enisse 111w tromba marina. sco111·0/gendo ogni cosa come tffone o uragano al suo a\'Cln:amento. e sca\'Clndo con fi1rioso distmggimento e rapimento 1111 ahisso tra ciò che jì, e ciò che de,·e seguire. Tali shaf:i disordinati. che fa la storia nel suo corso, costit11isco110 allora e segnano ciò che si chiama 11110 crisi. \'Cile a dire 1111 passaggio pericoloso. che p11òfar capo a sah·e::a o a ro,·i,w irreparahile. ma la cui so/11:ione è t11ffora a,•1 0/ta di mistero entro la caligine dellefor:e co11trasta11ri'' .2 1
La tradizione preserva le soc iet~t dal ri stagnamento, come pure dal caos e dal la rivolta. La tutela della trad izione, alla quale allude Pio Xli in questo passo, è la miss ione specifi ca della nobi ltà e delle élites analoghe. Tradiscono questa miss ione non so ltanto le élites che si astraggono dalla vit a concreta, ma anche quelle che peccano per l'eccesso opposto: ignorando la propri a missione, esse si lasc iano assorbire dal presente, rinnegando tutto il passato. Mediante la forza de ll ·ered itarietit. i nobi li prolungano in terra la vita dei grandi uomin i de l passato: "Voi. rirnrclanclo i ,·ostri ctl'i . quasi li ri1frete: e i \'Ostri al'i ri1'il-0110 nei ,·ostri nomi e nei titoli che ri lw11110 lasciati dei lom 111aiti e delle loro grc111cle::e" .3 A questo riguardo, Rivarol , il brillante polemista francese nemico de lla Rivoluzione de ll '89, del la quale fu contemporaneo. affermò: "I nohili sono come nwnete pitì o 111e110 antiche trCl.\formate dal tempo in medaglie" (Cfr. M. Berville, Mémoires de Ri\'Clrol. Bauclo in Frères, Paris 1824, p. 212). Questo conferisce all a nobiltà ed alle élites tradizionali una miss ione morale tutta spec iale, giacché assicurano al progresso la continuità col passato: "La società 11111ww 11011 è .f(}rse. o a/111e110 11011 c/ol'rehhe essere. simile ad 1111a macchina hene ordinata. di cui tutti gli organi concorrono ol/'a:ione cm11011ica del/' in sieme? Og1111110 di essi ha il pmprio 1ift1cio. og1111110 de,·e applicarsi al miglior progresso del/' 01ga11ismo sociale. de,·e cerca me il pe1fe:io11a111e11to. secondo le propriefor:e e la propria rirttì. se ,·ew111e11te ama il suo prossimo e tende ragio11ernlme11te al hene ed al \'C/17fllgJ!,iO C0/111/1/e . .. Ora. quale 1wrte è sfata commessa in modo speciale a mi. cli leui J,gli e.figlie? Quale ufficio vi è stato particolarmente attribuito? Precisamente quello di agevolare questo svolgimento norma.le; quello che nella macchina presta e compie il regolatore, il volano, il reostato, che partecipano all'atti11ità comune e ricevono la loro parte della I ) Cfr. D ocun1ènti V I.
2) PNR 19-1-1. pp. 177- 178 .1 > PNR I 94 ~. p ..~-1:i .
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forza motrice per assicurare il moJ1imento di regime dell'apparecchio. I 11 altri termini, patriziato e nobiltà, J10i rappresentate e continuate la tradizione". 1
b) Significato e valore della vera tradizione L'apprezzare una tradizione è oggi virtù rarissima: da un lato perché l'ansia di nov ità. il disprezzo del passato sono stati d'animo res i molto frequenti dalla Rivoluzione 2 ; dall 'altro perché i difensori della tradizione l' intendono a volte in maniera completamente falsa. La tradi zione non è un mero valore storico né un semplice tema per variazion i tipico di un romantici smo nostalgico; essa è un valore che va inteso non in modo esclusivamente archeologico, ma come fattore indispensabile per la vita contemporanea. La parola tradi zione, dice il Pontefice. "s11011a sgradita a 111olti orecchi: essa spiace a b11011 diritto, quando è pm1111nciata da certe labhra. Alcuni la co111pre11do110 male: altri ne fanno il cartellino me11:ognero del loro egois1110 inattirn. /11 tale dram111atico dissenso ed eq11il•oco . non poche J1oci invidiose, spesso ostili e di cattiJ1afede, più spesso ancora ignoranti o ingannate, J1i interrogano e JIÌ domandano senza riguardo: A che cosa servite J10i? Per rispondere loro. com·iene prima intendersi s11I rero senso e 1·a/ore di questa tradi:ione. di rni 1·oi \'0/ete essere principalmente i rappresentanti. "Molti animi, anche sinceri, s'immaginano e credono che la tradizione non sia altro che il ricordo, il pallido J1estigio di 1m passato che non è più, che 11011 può pilÌ tornare, che tutt'al più J1iene con venerazione, con riconoscenza se J1i piace, relegato e conservato in un museo che pochi amatori o amici visitano. Se in ciò consistesse e
a cià si riducesse la tradi:ione. e se i111portasse il rif111to o il dispre::o del ca111111ino 1·erso f'm'l'enire , si a1Tebbe ragione cli negarle rispetto e onore. e sarebbero da riguardare con co111passio11e i sognatori del IJassato. ritardatari infaccia al presente e alfi1111ro. e con 111aggior se1·erità coloro. che. 111ossi da i11te11:io11e meno rispettahile e pura, altro 11011 sono che i disertori dei dm·eri del/'orn che \'Olge così luttuosa. "Ma la tradizione è cosa molto diversa dal semplice attaccamento ad un passato scomparso: è tutto /' opposto di 1111a rea:ione che dffjìda di ogni sano progresso. Il suo
stesso 1·ocaholo eti111ologica111e11te è si11011i11w di ca111111i110 e di a, ·a11:a111e11to. Sinonimia. non identità. Mentre infatti il progresso indica soltanto i/fatto del cammino in avanti passo innanzi passo, cercando con lo sguardo un incerto avvenire; La tradizione dice pure un cammino in avanti, ma un cammino continuo, che si svolge in pari tempo tranquillo e viJ1ace, secondo le leggi della vita, sjì,ggendo all'angosciosa alteruativa: 'Si jeunesse savait. si vieillesse pouvait! · ISe la gioventù sapesse, se la vecchiai a potesse!; simile a quel Signore di Turenne, di cui fu detto: 'Ha avuto nella sua gioventù tutta la prudenza di un'età avanzata, e nell'età avanzata tutto il vigore della g ioventù ' (Fléchier. Oraisonfi111èhre. I 676 ). lnftJr:a della tradi:ione. la gio,·e11t1ì.
illuminata e guidata dal/' esperien:a degli a11:ia11i. si arnn:a cli 1111 passo /Jitì sicuro, e la 1·ecchioia trasmefl e e co11seg11afid11cio.rn /' aratro a mani fJÌIÌ ,·igorose che proseguono il solco cominciato. Come indica col rno nome. la tradizione è il dono che passa I ) P R I 944.p. 178. 2 ) l i icrminc " Ri volu zion.::·· è 4ui impiegalo nel ,cn,o a1trihui10g li nel m io saggio .. l?irn/11: io 111' e C(}11/r(}-Rirn/11: i(}11e". E,,o designa un processo ini1.ial<> 111.:I ,crnlo XV 1cmkn1c a dis1 ruggcrc la Civi hit cris1iana L' s1a hi li rc un ord inamcn10 diame1ral111cn1c oppo, 10. Fasi di qucsl <> prnccsso , 0110 , 1a1c- la pseudo-Riforma pro1cs1an1c. la Rivoluzione t'rancc,c e i l Comunism o nel !,: ,uc 111ol1cp lici vari a111i c nel la sua solli k 111c1amorfosi de l noslro 1c111pn.
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É LITES. FAMIGLIA E TRADIZIONE
di generazione in generazione, la.fiaccola che il corridore ad ogni cambio pone in mano e affida all'altro corridore, senza che la corsa si arresti o si rallenti. Tradizione e progresso s'integrano a vicenda con tanta armonia, che, come la tradizione senza il progresso contraddirebbe a sè stessa, così il progresso senza la tradizione sarebbe una impresa temeraria, un salto nel buio. " No, 11011 si tratta di risalire la corrente, di indietreggiare verso fonne di v ita e d i azione di età tramontate, bensì, prendendo e seguendo il meglio del passato, di
avanzare incontro all'avvenire con vigore di immutata giovinezza". 1
e) Importanza e legittimità delle élites tradizionali La ventata di demagogico ugualitarismo c he pervade tutto il mondo contemporaneo c rea un ' atmosfera di antipatia verso le é lites tradizionali. Ciò accade in buona misura appunto per via della fedeltà c he hanno mantenuto a lla tradizione. In questa antipatia viene commessa una grave ing iustizia, purché tali é lites inte ndano rettamente la
rradi::.ione: "Ma così procedendo, la vostra i•oca:ione splende già delineata, grande e lahoriosa, che dovrehbe meritan•i la riconoscen::.a di t1111i e renderl'i superiori alle acrnse che ri fosse ro ri1 olre dal ' una o dall'altra parte. 1
"Mentre voi mirare pro1·l'idamente ad aiutare il 1·ero progresso 1erso 1111 Ctl'l'enire pi1ì sano e felice, sarebbe ingi11sti:ia ed ingratitudine il farvi rimpro1•ero e segnarri a disonore il culto del passato, lo studio della sua storia.l'amore delle sanre cosr11man::.e, la fede ltà irremrJl'ibile ai pri11c1ìJi eterni. Gli ese111pi gloriosi o i1lausti di coloro . che precec/e11em l' età presente. sono 1111a le:ione e 1111 /11111e dinan:i ai 1·osrri passi: e già.fii dello a ragione che gli insegnamenti della storia fan no del/' umanità 1111 1101110 se111pre in cammino e che mai 11011 im•ecchia. Voi 1·i1·ete nella società moderna 11011 quasi come emigranti in Paese straniero. 111a come henemeriti e insigni cirrac/ini. che intendono e 1ogliono la\'Orare e collahorare coi loro conremporanei. cdJ-ine di preparare il risanamento. la resta11ra:io11e e il progresso del mondo" .2 1
1
I) PNR 1944.pp.1 78-180:Cfr.Document iVI. 2) PNR 1944. p. 180. Non pensi il leuorc c he. con questo saggio consigli o. Pio X 11 omelia i gravi pericol i derivanti dalla sopravvalu1azione della 1ec nica moderna. lnfa11i ecco quanto insegna al riguardo: "Tuttavia sembra innegabile ch e la stessa tecnica, giunta nel nostro secolo a/l'apogeo dello splendore e del rendimento. si tramuti per circostan:e di ,limo in 1111 grave pericolo spirituale. /:'ssa sembra com,micare all'uomo moderno, prono davanti al suo altare, 1111 sen so di a11tos11Jficie11za e di appagamento delle sue aspimzioni di conoscenza e di potenza sconfinate. Con il s110 1110/1eplice impiego. u111 /' as.rn/11/ll .fiducia che risu1111e. /'/lii le i11esa11rihili possihili1à e-fil' pro111e11e. la /eulil'a 111oder11a di.1'{'iega illfomo al/' 11m110 co11h•1111wrw1eo 1111a ,·isione così ,·asw da essere cm!fi1sa do molli ,·011 /' i11/i'11i1<1 .1·1esso. Le si m1rilmisce />er co11seg11e11:a 1111a i111p()ssihile a1110110111ia. la <fllctie a sua ,·11/ra si 1u1sji,n1w nel pe11siern di a/1'1111i in 1111 · elT<lfa co111·c:io11e della ,·iw e del 111011d(), d(•signaw con 11m11e di ·.,'('iri/111en1il'{/ .. 11111 in l'he ,·o.,·a q11es10 e.1·a11a111c111e 1·()11si.1·1c:' /11 rirì. che si ('()1/sidel'<I C()III<' il piiì alro ,·a/()re 11111<1110 e della ,•ifa rrt11Te il 111aggior pro/i110 ,/111/efi,r:e e dogli cle111e111i della nall/l'a: che sijiss11110 ,·0111e s1·01w. a pre/àe11:a di 11111e le a/Ire a11i,·ihì 11111w1e. i metodi 1e1·11ic1111u•111e 11ossihili di prm/11:io11e 111,·1n111irn. e c/1(' si l'ec/e i11 essi la pe1/i•:io11e della rn/111rn e della fi•licità 1erre11a .. ( Radiomcssal!l!ill natali i.io al mondo del 19:'i.ì. in f)ismrsi <' /?({(/i1111,;•ssaggi di Sua S11111i11ì Pio Tipografia Poliglolla Vatic~1~ia. voi. XV. p. 522).
Xli.
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4. La benedizione di Dio illumina, protegge e bacia tutte le culle, ma non le livella Un altro fattore di ostilità verso le élites tradizionali poggia sul preconcetto rivoluzionario secondo cui qualsiasi d isuguagli anza di nascita sarebbe contraria alla giustizia. Generalmente si ammette che un uomo possa distinguersi per il proprio merito personale, ma non si ammette che il fatto d i discendere da una st irpe illustre sia per lui un titolo spec iale di onore e di influenza. A q uesto riguardo, il Santo Padre Pio XII ci dà un prezioso insegnamento: "Le ineguaglianze sociali, anche quelle legate alla nascita, sono inevitabili: la natura benigna e la benedizione di Dio all' umanità illuminano e proteggono le culle, le baciano, ma non le pareggiano. Guardare pure le socierà piiì i11esorabi/111e11re lil'e!lare. Nessun' arre ha 111ai por uro operare ranto che i/fig lio di 1111 gran Capo. di 1111 gran condutrore di folle, resrasse in ru((o nel medesimo sraro di 1111 oscuro cirtadino perduto tra il popolo. Ma se tali inelulfabili disparirà possono paganamente apparire 11n'i1~flessibile conseguen:::a del co,ifli((o delle for:::e sociali e della poten:::a acquisita dagli uni sugli altri, per le leggi cieche che si sti111a110 reggere /' attil'ità 1111w11a e metter capo al trior1fò degli uni. come al saC1)f1cio degli altri; da una mente in 11ece cristianamente istruita ed educata esse non possono considerarsi se non quale disposizione voluta da Dio con il medesimo consiglio delle ineguaglianze nell'interno della famiglia, e quindi destinate a unire maggiormente gli uomini tra loro nel 11iaggio della vita presente verso la patria del cielo, gli uni aiutando gli altri, a quel modo che il padre aiuta la madre e i figli".1
5. Concezione paterna della superiorità sociale G loria cri sti ana de lle éli tes trad izionali è servire non solo la Chiesa ma anche il bene comune. L'aristocrazia pagana si vantava so ltanto della sua il lustre progenitura. ma la nobilt~t cristi ana uni sce a questo titolo un altro ancora più elevato: quello cl i eserc itare una funzione paterna verso le altre classi. "/ / nome di Patri: iato ro111a110 .weglia nel nostro spirito pensiem e 1·isim1e di storia c111cor pi1ì grandi. Se il termine di patrizio. patricius, nella Ro111a pagana. signiji'ccn·a ilfa((o di a\'ere degli antenati, di a/Jpartenere non ad una discenden:::a di grado con11111e. 111a ad 1111a classe 1nfri/egiata e do111ina11te: nella luce cristiana prende aspetfo pi1ì l11mi11oso e risuona pi,ì 1mdo11do. in quanto associa l'idea di superiorità sociale a quella di illustre paternità . Esso è 11111wtri:::iato della Roma cristiana. che ebbe i .rnoijit!gori pilì alti e antichi. 11011 gicì nel sangue. 1110 nella dignità di pmteltori di Roma e della Chiesa: patric ius Romanoru m. titolo portato dal tempo degli Esarchi cli Rcn·ennafìno a Carlomagno e ad Enrico lii . Armati d1fe11sori della Chiesa ebbero pure i Papi attra,·erso i secoli, 11sciri dalle famiglie del parri:iato mmano: e Lepanro ne seg11à ed erenuì 1111 gron nome nei.fètsri della swria" .~ Certamente, clall ' insieme cl i questi concetti emana un senso cl i paterni tà che impregna le relazioni tra le class i più alte e q uelle più umili .
I l PN R 1942. p. ,ì..J7. 2) PNR 1942. pp. 346-347
É LITES. FAMIG LIA E TRADIZIONE
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Contro questa impressione, si presentano fac ilmente due obiezioni all 'animo dell 'uomo "moderno". Da un lato, non mancano quelli che affermano che numerosi atti di oppressione praticati nel passato dalla nobiltà o dalle élites similari smentiscono tutta questa dottrina. Dall 'altro, molti ritengono che qualsias i affennazione di superiorità elimini dai rapporti sociali il buon senso, la soav ità, la gaiezza cristiani. Infatti, sostengono, qualsiasi superiorità susc ita nom1almente sentimenti di umiliazione, di afflizione e di dolore in colui sul quale viene esercitata; e suscitare tali sentimenti nel prossimo è contrario alla dolcezza evangelica. Pio XII risponde implicitamente a queste obiezioni quando afferma: "Se questa conce:::ione patema della superiorità sociale ta/1•0/ta . per l' urto delle passioni umane, sospinse gli animi a devia:::ioni nei rapporti delle persone di rango pi1ì elevato con quelle di condizione pi1ì umile, la storia del/' umanità decaduta' 11011 se ne meraviglia. Tali devia:::ioni non ,,a fgano a diminuire o ad offì1scare la 1•eritàfo11da111entale che per il cristiano le disug11aglia11:::e sociali si fondono in una grande famiglia umana; quindi le rela:::ioni tra classi e ranghi ineguali hanno da rimanere govemate da 1111a proba e pari gi11sti:::ia, e, ad 1111 tempo, animate di rispetto e di affe:::ione 11111t11a. che, pur sen:::a sopprimere le disparità, ne scemino le distan:::e e ne temperino i contrasti" .2 Esempi tipici di questa affabilità di tratto tipica dell ' aristocrazia si trovano in molte famiglie nobili che sanno essere eccellentemente benevo le verso i propri subordinati , senza acconsentire in alcun modo che venga negata o avvilita la loro naturale superiorità: "Nelle fam iglie ,·eramente cristiane non 11ediamo noi fo rse i pÌIÌ grandi ji-a i patri:::i e le patri:::ie l'igili e solleciti di conse1w1re ,·erso i loro domestici e tutti quelli che li circondano. un comportamento, consentaneo senza dubbio al loro rango, ma scevro di ogni sussiego, atteggiato a benevolenza e cortesia di parole e di modi, che dimostrano la nobiltà di rnori i quali 1w lono in essi 11omini,ji-atelli, cristiani come loro. a sé uniti in Cristo coi vincoli della carità ? Di quella carità. che anclie nei pala::::::i a,·iti. ji-a i grandi e gli umili, massime nelle ore di mesti:::ia e di dolore clie 11011 è mai clie manchino q11aggi1ì, conforta, sostiene . allieta e addolcisce la ,·ita?" .3
6. Nostro Signore Gesù Cristo ha consacrato la condizione di nobile non meno di quella di operaio Considerata così la condizione cli nobile, o di membro cl i una élite tradizionale, si comprende che Nostro Signore Gesù Cri sto l'abbia santificata, come abbi amo già ricordato~, incarnandosi in una fami gli a principesca: " È un/atto che Cristo Nostro Signore, se elesse, per confòrto dei 1Jm·eri. di ,·enire al
mondo pri1•0 di tutto e di crescere in 1111afè1miglia cli semplici operni . \'Olle t11tta1·ia colla sua nascita onorare la pÌlì 110/Jile ed illustre delle case di Israele. la discenc/en:::a stessa di DCl\·icl.
I) Il Ponicl'ice ljU Ì allude alla dccaden1.11 del genere umano p rnvocala dal pet:<.:aio origi nale.
1) P R 1942. pp . .147-3-18 . .ì l PNR I 94 ~. p. .ì-18. -11 Or. Capi w lo IV . 8 .
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"Perciò.fedeli allo spirito di Colui. del quale sono vicari, i Sommi Pontefici lta11110 sempre tenuto in alta considera:::ione il Patri:::iato e la nobiltà romana. i rni sentimenri di inalterabile attaccamento a questa Sede Apostolica sono la parte pilì pre:::iosa della eredità ricel'/lta dai loro al'i e clte essi stessi tras111effera11110 ai loro figli'' . 1
7. Perennità della nobiltà e delle élites tradizionali Come le foglie morte cadono per terra, così accade, sotto il turbine della Rivoluzione, agli elementi morti del passato. Tutlav ia la nobiltà - in qualità di specie del genere élites - può e deve sopravv ivere in quanto provvista di una permanente ragion d'essere:
"Il sr~fjio impetuoso di 1111 nuovo tempo al'volge coi suoi vortici le tradi:::ioni del passato. Ma tanto pi1ì esso palesa ciò che. come.foglia morta, è destina!O a cadere. e ciò che invece tende con ge1111ina for:::a vitale a mantenersi e a consolidarsi. "Una nobiltà e 1111 patri:::iato, clte, per così dire, si anchilosassero nel rimpianto dei tempi trascorsi. si ,·oterehbero ad 1111 inevitabile declino. "Oggi più che mai, voi siete chiamati ad essere una élite 11 0 11 solo del sangue e della stirpe, ma anche più delle opere e dei sacrifici, delle attuazioni creatrici nel servizio di tutta la comunanza sociale.
"E questo 11011 è soltanto 1111 dm·ere del/' 1101110 e del cittadino. a rni 11i11110 puo sottrarsi impunemente. ma anclte 1111 sacro comandamento della fede. clte a,·ete ereditata dai vostri padri e che dO\·ete, dopo di loro. lasciare, integra ed inalterata. ai ,·ostri discendenti. ''Bandite d1111q11e dalle rostre file ogni ahhattimento e ogni pusillanimità: ogni ahhattimento. di fronte ad 1111a erol11:::io11e dei tempi, la quale porta l'ia con sè molte cose. clte altre epoclte a1·e1·a110 edificate; ogni pusillanimità, alla ,•ista dei gra ,·i erenti. che accompagnano le nr)l'ità dei nostri giomi. "Essere romano: siglll/ì'ca essere/orte nell'operare. ma anclte nel sopportare. "Essere cristiano: significa andare incontro alle pene e alle pml'e. ai dm·eri e alle necessità del tempo. con quel coraggio, con quella forte::::::a e serenità cli spirito, clte attinge alla so1:~e11te delle eteme spera11:::e l'antidoto contro ogni umano sgomen!O. "Umanamente grande è i/fiero dello cli Orn:::io: 'SiJi'act11s illabat11r orhis. il11pa1•id11mferie11t ruinae· IAnche se il mondo si frantumasse, le sue rovine ferirebbero l' uomo. ma non lo scuoterebbero I (Od. 3. 3). "Ma quanto pitì he//o. pilÌ .fic/11cioso e heat(ficante è il grido rifforioso. clte sgorga dalle /ahhra crisriane e dai rnori trahoccall{i difede: 'Non confundar in aeternum! ', (Te De11m)".~
8. La legge non può abolire il passato Si comprende così perché, a dispello della proclamazione del la Repubblica nell'Italia del 1946, il Santo Padre Pio XII abbia mantenuto il Patriziato e la Nobiltà romana come
I) PNR 1941. pp. 363 -364: CJ'r. Documc111i IV. 2) P R 1951. pp. -12.1--12-1.
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insigne memoria di un passato che dev'essere conservato negli aspetti che assicurano la continuità di una tradizione benefica e illustre: "È ben ,·ero che nella 11uo1•a Costi tu:io11e cl' /talia ' i titoli nobi Iiari non sono
riconosc iuti ' (sall'o, naturalmente, a norma del 'articolo 42 del Concordato per ciò che riguarda la Santa Sede. quelli cm~feriti o da co11ferirsi in a,·,·enire dai Sommi Po11tefici)1; ma la Costitu:io11e stessa 11011 ha potuto annullare il passato. né la storia delle ,·ostre famiglie" .2 Ne l riferimento esplicito e d iretto fatto da Pio X li all 'abo lizione dei titoli nobil iari compiuta dalla Repubblica italiana. non appare alcun giudi zio di va lore. Il Papa semplicemente constata il fatto del! ' abolizione. Ma, pari passu, egli affem,a con nobile disinvoltura che la Ch iesa, invece d i seguire l'esempio dell'Italia repubbli cana, riserva per sé tutta la validità dei titoli nobili ari da essa conferiti in passato, o che volesse conferire in futuro, e che questa validi tà continu a ad essere in vigore, anche nel territorio della Repubblica italiana. in virtù de li 'art. 42 del Trattato Lateranense.-' Il che è ev idente, in quanto un articolo della Costituzione italiana non poteva interrompere unilateralmente la validità dei titoli nobiliari pontifici, riconosc iuti da un atto bilaterale qual' è il Concordato del 1929 ... Conti nua quindi a permanere per il Patriziato e la Nobiltà romana un grave e magnifico dovere, risu ltante dal prestigio che amici e nemici debbono riconoscere loro:
"Quindi anche ora il popolo - sia esso a 1·oi.fèl\'Ore\'Ole o contrario, ahbia per l'Oi una riS/Jettosa fiduc ia o sentimenti ostili-guarda ed os.\·e1Ta quale esempio \'Oi date nella 1·ostra l'ita. A 1·oi dunque spetlll di rispondere a tale allesa e di mostrare in qual modo la 1·ostrn condotta e i \'Ostri alli siano cm formi a 1·aità e a 1·irt1ì. particolarmente nei 1J1111ti che ahhiamo sopra ricordati nelle Nostre racconw11da:io11i" .5
È considerando ciò che la Nobilt~1 fu nel passato, e vedendo in questa memoria non qualcosa di morto ma un "impulso per /'a1Te11ire". che Pio Xli , ''mosso da 111otil'i cli
I) Cfr. Capitolo Il . I. 2J PNR 1949. p. 346. 3J Cfr. Capitolo I l. I. ➔ ) A proposi to de ll'alm lilioni: radicak e somma ria di una così antica e benemerita istitu l ionc qual 'è quella nobiliare.
cvidcn1cme n1e fa11a
W llo
la l'or1a d · uno dcli ' uguali tarismo che ha soffiato in tani i Paes i. ne l secondo dopoguerra
come ne l primo. bisogna la111cntar,i ck l fatto c he 11011 sia stato preso in ncs,u na consi<.kra1.ioncqucst · insegnamento
di alla sapienza di ,an Tomma,o d"Aquino. che si trova ne lla S1111111ll1 T/{('o/ogirn ( 11- 11. q. 97. a. 2) sotto il titolo "Se la legge 11111ww dc·1·c· 111odijinirsi og11i n1/lll che si 1iros1ie//<l /1/1 /)(•11e 111aggiorc": "Sw scri//o nelle Decrefoli che 'è un a,,urdi ti1c~cl un affronto cstre111amc111c ahrnnincvolc 1ollerarc la distruJ:innc del le tradiàmi ricev ute !'in da ll'antichi til dai nostri antcna1i'. " Cm1u' <lhhiw11" già dell/1. lo lc•gge ,·i,·111' 111/ldiji,·llfll <1 /mo11 dirill/1 -'"'" se </ll<'.1·10 lllll/0111e1110 1·0111rilmi.,·, ·e al henc• ,·111111111<'. /11/i//li. il .1(' 111plicc 1111I1wII1·1110 di 1111<l leggi' co.11iI11i.1·c1' già. per SI' stc.,so. liii c/0111111 <li h,·nc cm111111e. Il co.1//I111e 1·0111rih11isn' 1110/t" llif'ode11111i1111•1110 dcli,· leggi . o 10/ 1m11//I ,·/,e .,i ritc11go11/I gnl\'i /liii<' le /'osc stohili1e 1·011/ro i 1·0.,111111i.111111os10111e l'he siw10 /ie,·i in se .1/es.\'l'. Pcffiii. q11011clo ,·iene 11w1/i/i'l'al<111110 leggc. il suo 1101,·re 1·oa//i1·0 1·ie111' s111i1111i10. nella mi.1·11ra in ,·ui 1'0111u 1cldi,·,· ,,t , ·11.11/11111'. Ne clcriro c he 11011 his/lg1w 111/ldifi'core liii{! legge 1111w1111. a 111e1,,, che ,·i .,ia cl'llltro 1i1irte I11w n11111w11.1a:io11c ,,,.,,,,,,r:io11a10 i11 /i11·/ll'l' ,le/ hc111' l'0//11//ll' . /'Ol'l'el11ti1·0 alla /1<11'//' derogow dliii/I leggi'. Q1u•.,·10 11< '1'<1de" 1/llllllclo /<1111u11 ·a di.,po.l'i:i/1111' di legge />l'/l\ '//<'I/ 1111 1·m1fllggi" 11111/111 gr<111de e 110//ll'in. op1i11r1' i11 coso di e.11re111011cn•.ui1lÌ. op1i11re q1u11l1l0 /11 legge' 1·ige111e c1J/lll'lll'\'(I 1111/1 e1·ir/e11/i' i 11iq11i1à e /<11 ·11i <1/JJJ!i1'0: in11e era sn1111Illlllll'llll' 11"1·i,·<l . /)ice ,,erra1110 il (;i11ren111.,·11/to l'he . ·nello
, tabili re nuoVL' nonne. la loro utiliti1 deve c,,erc evidl'nte. perché ,ia gi usti fica to abbandonare ciù che per rnnltn tempo fu con,iderato come equo .... 5 > PNR I tJ..ilJ. p. J-t6.
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CAPITOLO V
onore e di fedeltà" , 1 conserva per essa, perfino nelle circostanze attual i. un trattamento speciale di di stinzione e invita l' uomo moderno ad associarsi a questo attegg iamento: "Noi salutiamo in ,·oi i discendenti e i rappresentanti di famiglie. che si segnalarono già nel servi:io della Santa Sede e del Vicario di Cristo e rimasero fedeli al Pontijìcato Romano, anche quando questo era esposto ad oltraggi ed a persecu:ioni. Sen:a duhbio. nel corso del tempo. /'ordine sociale ha potuto e\'Oh·ersi e il suo centro spostarsi: i pubblici uffici, che una l'Olla erano risef'l'ati alla ,·ostra classe. possono ora essere allril)[(ifi ed esercitati sopra una base di eguaglian:a; tu11a,·ia ad 1111 tale allestato di riconoscente memoria - che de,·e altresì mlere cl' impulso per /'a,·renire - anche l'uomo modemo. se 1•uole essere di refii ed equanimi sentimenti. 11011 può negare comprensione e rispetto" .2
9. La democrazia secondo la dottrina sociale della Chiesa Due eccessi da evitare: archeologismo e falsa restaurazione Ci si può chiedere se Pio XII, con quest i insegnamenti emessi in un 'epoca in cui il più grossolano e completo desiderio di uguaglianza prevaleva dovunque. abbia cercato cli reagire contro questa tendenza ugualitaria condannando la democrazia. Su tale questione bisogna fare alcune osservazion i. La dottrina soc iale della Chiesa ha sempre affermato la legittimità delle tre forme di governo, sia la monarchica che la aristocratica che la democratica. D'altra parte, ha sempre rifi utato di accettare la teori a secondo cui l' unica forma di governo compatibi le con la g iustizia e la carità sarebbe quella democratica. Certo, san Tommaso d'Aquino insegna che, cli pri ncipio. la monarchia cost ituisce una fo rma di governo superiore alle altre. Questo però non esc lude che le circostanze concrete possano rendere più consigl iabile l' ari stocrazia o la democrazia in alcuni Stati. Ed eg li vede di buon occhi o le forme cli governo in cui si artico lano armonicamente elementi monarchici , aristocratici e democratici. 1 A sua volta Leone XIII , nello spiegare la do1trina sociale della Chiesa sulle forme di governo, dichiara: ''Teoricamente parlando. si potrebbe definire qua/' è la migliore delle sue forme. considerate in se stesse" _-1 Tuttavia. il Pontefice non dice quale sia questa fo rma.
Eppure, bisogna notare il tono categorico di questa affermazione, benché essa sembra a prima vista essere condizionale: "si potrebbe definire". Di fatto, ciò che il Pontefice intende dire è che è possibile. se il pensatore si mantiene nel mero terreno dei princìpi. definire quale sia la migliore forma cli governo. In effetti
I) PNR 1950. p..ì)7. 2J PNR 19)0. p . .ì57 . .Ì)
Per ben comprendere 4uan10 abbiamo cspns1 0 su lla do11ri11a del la Chiesa e de l pcns ic·ro di san Tommasod · Aquino sul le diverse forme di governo. è di capitale impona111a la lcllura dei lest i pnn1ifici e di quel li del santo Do11ore de lla Chiesa riportati nell"Appendice Il . corredali dai nostri rnrnrncnti .
4) A11111ili1'11 tles snllicit11des. i n Ac111 S111wt111' S1,<fi.,. Ex T ypogrnphi a Pol yg lo11a. Romac· I XlJ I - 1XlJ2 . voi. X X I V. p.
s:n.
ÉLITES , FAMIGLIA E TRADI ZIONE
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egli aggiunge: ''Si può ugualmente affermare, con piena l'erità, cl,e ciasrnna di esse è buona, purché sappia indiri::are direffamente al proprio fine, ossia al bene comune per il quale/' alllorità sociale è costituita: bisogna infine aggiungere cl,e, da un punto cli 1•ista relatii•o, raie o talaltra forma di go,·erno può essere preferibile. se si adatta meglio al carattere ed ai costumi di questa o quella 11a:io11e" . 1 Rimane da domandarsi quale sare bbe, secondo i I pe ns iero de l Ponte fi ce, questa fonna di governo da cons iderare come la mig lio re nel m ero campo dei princìpi. Pe r ris pondere a questa doma nda, bisogna te ne r presente l'Enciclica Aeterni Patris de l 4 agosto 1879 sulla restauraz ione de lla Scolastica in con fo rmità a lla dottrina d i san To mmaso d' Aquino. Fra m o lti a ltri e log i rivolti a ll 'opera del g rande Do ttore de lla C hiesa. vengono m e nzio nati questi:
''È noto cl,e quasi tutti ,fondatori e legislatori degli ordini religiosi /,anno comandato ai loro seguaci di studiare la doffrina di san Tommaso e di aderin·i religiosamente. stabilendo cl,e a nessuno fosse lecito allontanarsi i111p1111e111e11te , per poco cl,e fosse. dalle orme di 1111 così grande Maestro. ( ... ) "Per giunta. i Romani Pontefici Nostri predecessori !,a11110 onorato la sapien:a di Tommaso cl' Aquino con singolari elogi e testimonian:e am/Jlissime. "Si aggiunga.( ... ) per completare. la tesrimonian:a di /1111oce11:o VI: 'Paragonata con le altre, ad ecce:ione di quella canonica, la sua dottrina !,a in tal modo. proprietà di linguaggio. ordine nelle materie, ,·erità nelle senten:e. che a colui cl,e la segue 11011 accadrà mai di allontanarsi dal cammino della l'eritcì . mentre colui cl,e /' impugna sarà sempre sospetto di ermre · (Sermone su san Tommaso d'Aquino)( .. .) "Ma la maggior gloria appunto cli Tommaso ( ... ) consiste nel faffo cl,e i Patri tridentini. per stahilire /'ordine nello stesso Concilio. rnllem cl,e , assieme con i lihri della Scrittura e i decreri dei Sommi Pontefici.fosse in l'ista sul/' altare la Somma di san Tommaso d'Aquino, alla quale domanclare consigli. argomenti e oracoli'' .2 Non bisogna suppo rre c he, in questo c ampo, il pe ns ie ro cli Leone X lii d iffe risca da que llo di san Tommaso. Al rig uardo, è degna di spec ia le atte nzio ne la seguen te frase de llo stesso Po nte fi ce:
"Noi 11011 ahhiamo mai rn/11to aggiungere niente né alle se11te11:e dei grandi Do/lori sul \'Cl/ore delle clii·erseforme di gol'emo. né alla do/frina rnttolirn ed alla rrncli:ione di questa Sede A/Jostolica sul grnclo del/'obheclie11:a do, ·u ra ai poteri costituiti" .' D 'a ltronde, essendo la de moc raz ia il governo de l po polo, ed essendo il concetto de lla dottrina soc iale de lla C hiesa sul popo lo profondamente d iverso da que llo neopagano corre nte - ne l qua le pe r popolo s' inte nde solo la ,nassa - è ev idente c he lo stesso concetto call o lico cli democrazia diffe risce profondame nte da c iò c he gene ralmente s' inte nde nde come ta le .4
I ) lhidcm. 2 I Al'la Sa11,w,, Sedi.,·. cx T ypographia Polyg lolla. Romal' I X9-I. voi. X l i. pp. I 09- 1I O. .Ì) Lc11cr,1 Nnu.1 aI·11II.1 l"l'("U al cardinak: Mallhicu del 28 mar;o I X97. in / _11 Pace i11tema delle 11a:io11i. Edi1ioni Pao l inc. 11cdi;ionc. Roma 19.59 p. DX. -I) Cfr. Capito lo 111.
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CAPITOLO V
Di fronte alla va langa ugualitaria, Pio XII - senza manifestare preferenze politiche - cerca d i prendere la tendenza democratica per quello che è. e cerca di gu idarla in modo da ev itare danni al corpo politico-sociale. Lo fa quando, durante la ri costruzione dell ' Italia ciel dopoguerra. dà questo cons igli o alla nobiltà romana: ''T11rri generalmell!e ammettono che questa riorgani::a:ione 11011 può essere concepita come 1111 puro e semplice ritorno al passato. Un simile regresso 11011 è possibile: pur nel suo 111010 spesso disordinato, con esso , sen:a 1111ità né coeren:a, il mondo ha co11ti1111ato a camminare: la storia 11011 si arresta, 11011 1mò arrestarsi; essa a\'C111:a sempre, pmseg11e11do la sua corsa. ordinata e rettilinea m ·1·em co11jì1sa e contorta, 11erso il pmgresso 01·1·ero 1·erso 1111a illusione di IJmgresso" . 1 Ne l ricostruire una società. come nel ri fare un edific io, bisogna ev itare due errori estremi: la ricostruzione meramente archeologica e la costruzione di un edific io interamente diverso. ossia una ricostruzione che non sarebbe tale. Dice il Pontefi ce: "Come 11011 si potrebbe concepire a modo di 1111a ricostit11:io11e archeologica la ricostm:ione di 1111 edijìcio. che de11e servire ad usi odierni. cosl essa neppure sarebbe possibile secondo disegni arbitrari. anche se f ossero teoricamente i 171igliori e i pitì desiderahili: occorre tener presente la imprescindihile realtà. la realtà in l/l{fa la sua estensione" .~
10. Istituz ioni altamente aristocratiche sono necessarie anche nelle democrazie Ora, sebbene la Chiesa non pretenda di struggere la democrazia. des idera però che questa venga bene intesa e che ne risu lti nella la d istinzione tra il concetto cri st iano e quello ri vo luzionario. Giunge qui a proposito ricordare, al riguardo. quanto insegna Pio X li sul carattere trad izionale e sul to1111s aristocratico della democrazia veramente cri sti ana: "Già in altra occasione Noi ahhiamo parlato delle co11di: io11i necessarie. acciò che il popolo sia matum per 1111a sana denwcra:ia. Ma chi p11à condurlo ed elel'ltrlo a questa maturità ? Se11:a d11bhio 1110/ti insegnamenti potrehhe la Chiesa a tale riguardo l/'Cl/'/'C' dal tesoro delle s11c esperien:e e della sua pmpria a:ione <'Ìl'ili::atrice . Ma la 1·ostra presen:a q11i Ci suggerisce 11110 particolare osserrn:ione. Per testimo11ic111:a della storia. lét ove vige una vera democrazia, la vita del popolo è come impregnata di sane tradizioni, che non è lecito di abbattere. Rappresentanti di queste tradizioni sono anzitutto le classi dirigenti, ossia i gruppi di uomini e donne o le associazioni, che danno, come suol dirsi, il tono nel villaggio e nella città, nella regione o nell'intero Paese.
"Di qui, in tutti i popoli civili, l'esistenza e l'ù~flu sso d'istituzioni, eminentemente aristocratiche nel senso più alto della parola, come sono talune accademie di vasta e ben meritata rinomanza. Anche la nobiltà è del numero: se11:a /Jretc11clere alcun f)ri, ·ilegio e 1110110/Jo/io. essa è o dm·rehhe essere 11110 di quelle istillcioni: istituzione tradizionale, fondata sulla continuità di un 'antica educazione. Ceuo. in 1111a società democratica. qual rnole essere la 111odema . il se171plice titolo della nascito 11011 è 11i1ì 11 PNR 194:'i. p. 274. 2) PN R 194:'i. p. 274.
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sufficiente ad acquistare autorità e credito; per conservare quindi degnamente la vostra elevata condizione e il vostro grado sociale, anzi p er aumentarlo e innalzarlo, voi dovete essere veramente un'élite, dovete adempire le condizioni e corrispondere alle esigenze indispensabili nel tempo in cui ora viviamo". 1
Una nobiltà o una élite tradizionale - il cui ambiente sia brodo di coltura per la formazione di elevate qualità dell ' intelligenza, della volont~t e della sensibilità, e che basa il proprio prestigio sul merito di ogni generazione sopraggiungente - non è quindi, secondo Pio XII , un fattore eterogeneo e contraddittorio in una democrazia veramente cristiana, ma un suo prezioso elemento. Abbiamo così visto fino a che punto la democrazia autenticamente cristiana differi sce da quella ugualitaria, predicata dalla Ri voluzione, nella quale la distruzione di tutte le élites - e fra queste specialmente la nobiltà - è considerata come condizione essenziale di autenticità democratica. 2
I) PN R I 946. pp. 340-341. 2J Sul la kgit1i111 i1il e la 11cccssi1;1 dcll'c~is1c111.a di una nohi l1;1 in una soc ictil au1e111icamc111c ca11olica. si veda il , osH1111ioso schema che. sollo il li ll>lo di ··Aris1ocra1ia... fu pubblicato ncll'importan tc opera nmclct ica elaborat a soll o la clirc1.ione de l carcl inak Angcl Hcrrcra Oria. trascrillo L' rnmmcntalo nel I' Appc:nclicc 111 di questo studio.
CAPITOLO VI
Importanza della cooperazione di Nobiltà ed élites tradizionali per la soluzione della crisi odierna L'insegnamento di Pio XII
'Dopo
aver cons iderato la legitti mit;1 e la necessiti! dell 'esistenza del le élites tradizionali , è opportuno esporre ora gli insegnamenti in c ui Pio XII di mostra che queste élites, per le qua lità e virtù che le ca ratte ri zzano. devono eserc it are la fun zione - che non hanno il di ritto d i rifiutare - d i gu ide della soc ietà.
1. La virtù cristiana, essenza della nobiltà Il nob ile del nos tro tempo dev'essere in nan zitutto un uomo nel quale splendono le qualità de ll 'anima. La virtLt cri stiana. I"ideale cristiano fanno parte dell'essenza stessa de lla nobiltà.
"Ele\'llfC' lo sguardo e renerelo ftsso al/' ideale crisriano. Tutti quei rivolgimenti, quelle evoluzioni o rivoluzioni, lo lasciano intatto; nulla possono contro ciò che è l'intima essenza della vera nobiltà, quella che aspira alla pe,Jezione cristiana, quale il Redentore additò nel discorso della montagna. Fcdelrà i11co11di:io11af0 allo doflrina caflolica . a Crisw ed alla stw Clticsa: capacircì e rnlonrà cli essere anclte f)l'I' gli alrri modelli e guide. ( ... ) Dare al 111011do. anclte al 111011do dei crec/enri e dei caflolici praricanri. lo s1JeUarnlo di 1111a ,·ira rn11i11gale i1n'1m'11sihile. /' edifirn:ione di 1111 .fr>colare domestico ,·era111e111e esent/J/are" . 1 Subit o dopo. Pio X li stimola la nob iltà ad una santa intransigenza: "Opponete una diga ad ogni infiltrazione, nelle vostre dimore, nella vostra cerchia, di principi esiziali, di condiscendenze e tolleranze perniciose, che potrebbero contaminare od offuscare la purez.z,a del matrimonio e della famiglia . Ecco, certamente, un 'insigne e santa impresa , ben atta ad accendere lo zelo della nobiltà romana e cristiana ai nostri tempi".~
11 PNR l'J5~ . J1-•t'iX. 21 PNR 1952. J1 -ISI'<.
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CAPIT OLO V I
a) Qualità d'animo riel 11ouile orfiemo Per vincere i grav issim i ostacoli che si oppongono al perfetto compimento de l proprio dovere. il membro de lla nobiltà o delle élites tradi zional i dev'essere un uomo di valore. È ciò che si aspetta da lui il Vicario cli Gesù Cri sto: "P('J'cià quel che attendiamo da voi è innanzitutto rmafortez.za di animo, che le pirì dure prove non potrebbero abbattere; una fortezza di animo che faccia di voi, non soltanto pe,fetti soldati di Cristo per voi stessi, ma anche quasi allenatori e sostegni di coloro che fossero tentati di dubitare o di cedere. "Quel che a11e11dia1110 da \'Oi è. in sC'Condo luogo. 11110 prontezza di azione. cui 11011 sgomenta né scoraggia la p1-c1·isio11e di C1lc1111 sacrzfi'cio. che il bene co1111111e oggi richieda: 11110 pmnte::o e 1111/àrnre. che. re11de11clo\'I· alacri 11c//'acle111pi111c1110 di 11111i i rnstri dm·('J'i di cC1110/ici e di ci11adi11i. vi preservino dal cadere in un 'astensionismo ' apatico ed inerte, che sarebbe grm1emente colpevole in un tempo in cui sono in giuoco i pirì vitali interessi della religione e della patria. "Quel che aflendionw do \'()i è . .fi'110/111e11re. 11110 generosa adesione. 11011 a .fì'or di lohhra e di p11rofon110. 1110 dol.frmdo del rnore e 111cssa in cifro sen:o rise1Tc. al prece/lo J()11c/c1111c11role dello doflrina e della ,·ira cristiana. prece/lo di_ji-arel/an:a e cli gi11s1i:ia sociale. lo cui ossen·a11:a 11011 potrà 11011 ossicurnre a rni stessi 1·erafclicirà S/Jiri1110/e e felllf)OJ'lllC'. "Possano q11csrafonc::a di a11i1110. questoferrnre. questo spiritofi'lltemo guidare ciascuno dei ,·ostri /Jassi e ri11fiw1care il 1·osrm cc1111111i110 nel corso del 1111m·o anno. che così inca/o si m1111111:ia e semhra quasi co11c/111Ti ali l'Cll'('J'SO 1111 oscum trc!fè1m ... 1
Il Po ntefi ce sv iluppa ancor più questi concetti nell a sua allocuzione de l 1949: "Dcllafortez.za d 'animo 11111i hc111110 hisogno. 11w S/Jffia/111e11re ai nostri giorni. /Jer SOfJ/JOJ'/are coraggiosm11e11re le so/fàen:e. JJC'/' SII/J('J'ure 1·i11orio.,·a111e11re le clifti'coltcì della 1·i1a. /JC'/' ade1111Jire cosw111e111c11re il f)mprio dm·ere. Chi 11011 ha do so/ji'iJ'(<' chi 11011 ha da JJenure :' chi 11011 ho da lorwrc:' .S'o /101110 colui clic si orrende eji1gge. Ma voi miete, meno di tanti altri, il diritto di arrendervi e di .fi,ggire. Oggi le so/l'eren:e . le diffi'colrcì. le llffessità. sono. ordi11oria111e111e. co1111111i o r1111e le classi. a 11111c le co11cli:io11i. o 11111c lefa111iglic. a /11/le le /Jcrsonc. E se alc1111i ne sono esellfi. se 11110/(IJ/O nello so1·rnhho11da11:a e nei gocli111e111i. cirì do\'/'C/Jhe S/Jingcrli a /Jrendc/'C SO/Jm cli sè le 111iserie e gli srenri degli alrri. Clii 110/rehlw rmrnrc conrenrc::o e ri1wso. clii 11011 scnrirehhc pi1111osro disagio e mssore. cli 1'Ìl'erc nel/' o:io e 11e/lofi'i\'()/c::o. nel lusso e nei /Jict('cri. in 111e::o alla quasi genero/e 1riho!C1:io11e:' "Prontez.z,a d 'azione. Nello grande solidarietà JJerso,w/e e sociale . og1111110 de 1·e csse/'C' /JIW/lo o lcl\·ou11·e. od i1111110/arsi. a co11socrcll'si al hcne cli 11111i. La di/j:eren:a SIC/ 11011 nel ./ttllo dello oh/J/iga:ione. 11w nel 111odo di .rncldis/àr/o . E 11011 e: forse ,·cm che ('o/om. i quali di.\po11go110 cli JJi1ì I CIII/}() e cli /Ji1ì ahho11da111i 111e::i. clchhono essere i /Ji1ì assidui e i pitì .r nllffifi a .,·c1Tire:' Por/onclo cli 111e::i. Noi 11011 i11re11dim110 di ri/'crirCi so/rollio nè 11ri111c11·iw11c11tc' alle riffllC'::c . 11w u 11111c le doti d' i111c/ligc11:a. di co/111rn . cli ed11ca:io11e. di co110.\'Ce11:c. cli a111orn·o/e::a. /c C/11(//i e/ori 11011 sono c·o11cc'ssc w/ a/('1111i
I l PN R I lJ-lX. pp. -!23--!2-l .
I MPORTANZA DELLA COOPERAZIONE DI NOBILTÀ ...
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pririlegiati dalla sorte per loro esc/11sil'{) mntaggio. o per creare 1111a irrimediabile di.rng11aglia11::.a fra ji"cllelli. ma per il hene della i111era co1111111i1à sociale. In tutto ciò ch e è servigio del prossimo, della società, della Chiesa, di Dio, voi dovete essere sempre i primi. Là è il ,·ostro 1•ero grado di onore: là è la 1·os1ra pitì nobile preceden::.a. ''Generosa adesione ai precetti della dotrina e della vita cristiana. Essi sono gli slessi per !lilli. pere/tè 11011 1·i sono due H'rilà. nè due leggi: ricclti e pm·eri. grandi e piccoli. alfi ed 11111ili. sono eg11al111e11te te1111ti a sottomettere il loro i111elletto con la fede al medesimo don1111a. la loro 1•olo11tcì con /'ohhedien::.a alla medesima morale. Però il giusto gi11di::.io di Dio sarà molto /Jilì serero raso coloro che hanno più ricevuto, ch e sono meglio in grado di conoscere l'unica dottrina e di metterla in pratica nella vita quotidiana, che col loro esempio e con la loro autorità possono piùfacilmente dirigere gli altri nella via della giustizia e della salvez:w, ovvero perderli nei funesti sentieri della incredulità e del peccato .. . 1
Queste ultime parole mostrano che il Pontefice non ammette una nobilti:1 o un 'élite tradizionale che non sia effettivamente ed abnegatamente apostolica. Una nobiltà che vivesse per il lucro e non per la Fede, priva cl i ideali. imborghes ita (nel senso peggiorativo che talvolta si attribuisce a questa parola). sarebbe un cadavere di nobiltà. 1
b) Spirito cavalleresco dell'aristocra zia, 1111 vincolo di carità La padronanza effe ttiva e durevole cli queste virtù e cli queste qua liti:1d'animo spinge naturalmente il nobile acl avere man iere cavalleresche e cl i grande distin zione. Potrebbe un nobile dotato di tali qua li ti:1 e buone manie re cost ituire un e lemento d i di visione tra le classi soc iali'? No. Lo spirito cavalleresco dell" aristoc razia. se bene inteso. lungi dal costituire un fattore cl i div isione. è. in realti:1. un elemento d i unione che impregna cli affetto la convivenza tra i nobili e i membri de lle altre c lassi soc ial i con le quali egli tratti a moti vo de lla sua professione o del le sue alli vità. Questo sp irito cavalleresco mantiene d istinte le class i fra loro ma "sen::.a co1!fi1sio11e o disordine·· , 1 oss ia senza li vellamenti ugualitari: a l contrario. rendendo am ichevoli le re lazioni fra loro.
2. La nobiltà e le élites tradizionali come guide della società Le quali tà c1·an imo e il tratto cavalleresco che emanano dalle virtù cristiane rendono atto il nobile ad esercitare la mi ssione di guida de ll a soc ietà.
a) Una forma di apos tolato : guidare la società In e ffetti. la moltitud ine ha ogg i bisogno di gui de adeguate :
I l P.' I{ llJ-llJ.pp. 3-16-.ì -1 7.
2) S i \ <:da al riguardo J"rnncli ,1d1 , an Carlu Bnrro1nco i11 Dorn111c11ti IV. X. .ìl PN R llJ-1). fl 277.
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CAPITOLO VI
"La folla innumerevole, anonima, è facile ad agitarsi disordinatamente; essa si abbandona alla cieca, passivamente, al torrente che la trascina o al capriccio delle correnti che la dirigono e la traviano. Una volta divenuta trastullo delle passioni o degli interessi dei suoi agitatori, non meno che delle proprie illusioni, essa non sa più prender piede sulla roccia e stabilirsi performare un vero popolo, vale a dire un corpo vivente con le membra e gli organi differenziati secondo le loro forme e funzioni rispettive, ma tutti insieme concorrenti alla sua attività autonoma nell'ordine e nella unità". 1
Tocca alla nobiltà ed alle élites tradizionali svolgere la funzione di guida della società, realizzando così un luminoso apostolato: "Una élite? Voi potete ben esserla. Avete dietro di voi tutto un passato di tradizioni secolari, che rappresentano valori fondamentali per la sana vita di un popolo. Fra queste tradizioni, di cui andate giustamente alteri, voi contate in primo luogo la religiosità, lafede cattolica viva e operante. La storia non ha forse già crudelmente provato che ogni umana società senza base religiosa corre fatalmente alla sua dissoluzione o finisce nel terrore? Emuli dei vostri antenati, voi dovete dunque rifulgere innanzi al popolo con la luce della vostra vita spirituale, con lo splendore della vostra inconcussa fedeltà verso Cristo e la Chiesa.
"'Fra quelle tradi:ioni, a111101·erate altresì /'onore inl'iolato di 1111a 1·ita coniugale e familiare profondamente cristiana. Da t11lli i paesi, almeno da quelli della c'ii'iltà occidentale, sale il grido di angoscia del matrimonio e della famiglia, cosi stra:iante che non è possihile di 11011 udirlo. Anche qui con t11lla la 1•ostra condotta mettetevi alla testa del movimento di riforma e di restaurazione del focolare domestico . "Fra le stesse tradi:ioni co1111mtate inoltre quella di essere per il popolo. in 111/te le .fi11i:io11i della l'ita p11hhlica a rni potreste essere chia111ati. ese111pi 1fre11ti cl' il!flessihile osserl'C/11:a del clm·ere. 110111i11i impar:iali e disinteressati, che, liheri da ogni disordinata bra111a di a111bi:io11e o di lucro. 11011 accefla110 1111 posto se 11011 per serl'ire la h11011a causa. uomini coraggiosi. 11011 timidi nè per perdita di.fai·ore dall'alto. nè per 111i11acce dal basso. "Fra le medesime tradi:ioni po11ete ù1f111e quella di un calmo e costante attaccame1110 a tutto cirJ che/' e.,perien:a e la s!Oria hanno conl'Cllidato e consacrato. quella di uno .spirito i11accessihile al/' agita:ione irrequieta e alla cieca hranwsia di noritcì che carafleri::ano il nostro tempo, ma insieme lm:e,a111e111e aperto a 1111/e le necessità sociali. Fortemente co11ri111i che soltanto la do!lrina della Chiesa può portare efficace rimedio ai mali presenti. abbiate a cuore di aprirle la via. sen:a risen·e o d(ffi"den:e egoistiche. con la parola e con /'opera. in particolar modo costituendo nel/' am111i11istra:io11e dei ,·ostri heni ffri modelli di a:iende dal lato tanto eco110111ico che sociale. Un vero gentiluomo non presta mai il suo concorso a intraprese, che non possono sostenersi e prosperare se non con danno del bene comune, con detrimento o con la rovina delle persone di condizione modesta. Al contrario, egli porrà il suo vanto nell'essere dalla parte dei piccoli, dei deboli, del popolo, di coloro che, esercitando un onesto mestiere, guadagnano il pane col sudore della fronte. Così \'()i sarete 1·erame11te una élite: così compirete il ,·ostro do,·ere religioso e cristiano: così senirete 11obil111e11te !e/dio e il ,·ostro Paese.
I l PNR 1946. p. 340: Cfr. Cap i1olo li i.
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CAPITOLO VI
''Possiate, diletti.figli e.figlie. con le rns1re grandi tradi:ioni, con la rnra del rnstro progresso e della rnstra pe1fe:io11e personale. 11111a11a e cristiana. coi rnstri se1Tigi amorel'Dli. con la carirà e la semplicirà delle mstre re/a:ioni con turte le classi sociali. aiutare il f)OJ)()fo a rqff'ermarsi sulla pietrafo11da111e11tale. a cercare il regno di Dio e la sua giusti:ia" . 1
b) Come deve la nobiltà svolgere la sua m issione dirigente Nell'esercizio di questa missione d irettiva, la Nobiltà dovr~t tener presente che la varietà d i funz ioni dirigenti è naturalmente molto amp ia: " /1111110 società progredita, con1e la nostra. che dmnì esseff restaurata. riordinata dopo il grande cataclisma. /' ufficio di dirigente è assai 1·ario: dirigente è /' 1101110 di Stato. di go1·er110. /' uomo politico; dirigente /' operaio. che sen:a ricorrere alla 1·iole11:a. alle minacce, alla pm1wga11da insidiosa. ma col s110 pm prio ,·a/ore, ha saputo acquistare autorità e credito nella sua cerchia: dirigenti. ciascuno nel suo campo./' ingegnere e il giureconsulto. il di1Jlomatico e /'economista. sen::a i quali il mondo materiale. sociale. intema:ionale, andrehbe alla derirn: dirigemi il prrdéssore unii·ersitario. /'oratore. lo scriflore . che 111im110 aformare e guidare gli .\piriti: dirigente /'1(/f1ciale. che i1fo11de ne!/'aninw dei suoi militi il senso del dm·ere. del serri:io. del .mcr!fi"cio : dirigente il medico nel/' eserci:io della sua missione sa/11taff: dirigente il sacerdote che addita alle anime il sentiem della luce e della sali·e::a. co1111111ica11do lom gli aiuti per ca111mil1c11Ti e aran:are sicuramente"_ ] La nob ilt~t e le élites tradi zional i hanno la funzione di partec ipare a questa direzione, non in un unico sella re. ma, con uno spirito trad izionale e specifico. e in modo esimio. in qualsiasi sellare conveniente: "Qua/' è in questa 1110/teplicitcì cli clire:ioni. il ,·ostro JJosro . il ,·ostro 11ffìcio. il ,·ostro dm·ae? Esso si /Jffsenra in 1111 cl11JJ/ice aspetto: 11/fì"cio e e/orere JJer.rnna/e. per og1111110 di \'()i. 11flìcio e dorere della classe a cui aJJJ)(IJ"/enete. "Il c/0\·ere personale ricliiede clie \'()i. con la 1·ostrn 1·irr1ì. con la 1·ostrn applica:ione. 1·i studiate di di1·enire clirige111i nella 1·osrra pudéssione. Ben SC1/Jf)io1110 i1 fa ui clie la gim·ent1ì odierna ciel ,·ostro nobile cero. co11sa1Je1·0/c ciel/' oscuro JJrescnte e del/' ancor pilÌ incerro cl\'1·e11ire, è pie110111e11tc pas11osu che il /m·oro è 11011 solo 1111 do1·ffe sociale. 1110 anche 11110 gamn:ia i11cliric/11ale di ,·ira. E Noi i11rc11dia1110 fu /)(troia pm(essione nel senso JJiiì largo e cO/"IIJJrensirn, come m·c1111110 già ad indicare lo scorso 011110: proféssioni tec11iche o lihernli. li/Cl anche u11i1·itcì JHJ/irichc. sociali. occ11pu: io11i i11tclle1111ali. operc d'ogni sorra. am111i11istra:io11c oculata. 1·igilo11te . lohoriosa. clellc 1·ostre sosron:e. delle 1·ostre rerrc. seconclo i 111etocli pi1ì moderni e JJiiì SJJeri111c11wli di colrurn. /Jff il hene maraiale. momle. sociale . SJJiriruole. elci coloni e delle JJOJJO!o::ioni. che 1fro110 in esse. In ciascuna cli quesre condi::ioni \'()i do\'C'tc 11mre ogni curn /JCr hen riuscire come dirigenri. sia a cm1.\·a c/ello.fi"c/11cio che 111e/fo110 in roi co/om i c111ali sono rimasti fccle li alle sc111e e 1fre tmdi:ioni. sia a mgionc e/ella cliff1cle11::u di 1110/t i olrri. clifficlen:o che rni c/m·ete 1·i11ccre. g11oclag11c111do1·i lo srinw e il risfJello loro. afor:u di C'ffCIIC'J'e in
I ! PNR 19-1<1. pp. 3-11 -3-12 . 2 J PNR 19-1:i. pp. 27-1-275.
I MPORTANZA DELLA COOPERAZIONE DI NOBILTÀ . ..
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111110 nel /JOslo in rni ,·i tmrnre, nel/'a{{irirà e/t e esercirare. q11a/1111q11e sia la 11aft1ra di quel /JOSfo o /a forma di q11ell'a((irirà" .1 Più precisamente, il nobile deve comunicare a tutto quanto fa le rilevanti qua lit~1 um ane che la sua tradizione gli offre.
"111 e/te cosa den' c/1111q11e consisrere q11esra rnsrra eccellen:o cli ,·ira e di a: ione. e quali sono i suoi cara{{ai principali? "Essa si nwnifc's/a i11na11:iru{{o nellaJinire::o clel/'01Jern rosrra. sia essa rernica o scie11rif1ca o artisrica o alrra si111ile. l'opera delle vostre mani e del vostro spirito deve avere quell'impronta di squisitezz.a e di pe1fezio11e, che 11011 si acquista dall'oggi al domani, ma che riflette la .fi11 ez.z.a del pensiero, del se11time11to, dell'anima, della coscienza, ereditata dai vostri maggiori e incessantemente .fomentata dall'ideale cristiano. "Essa si palesa olrresì in cià e/te 1mà c!tianwrsi /' 11111c111esi1110, rn/e a dire la /Jrcse11:o. /' i11re1Te11ro del/' uomo completo in fu{{e le 111011(/c'sfa:ioni della .,·uo a{{irirà onc!te speciale. in tal g uisa che la specializz.azione della sua competenza 11011 sia mai u11'ipertro,fia, 11011 atro,fiz.z.i mai né veli la cultura generale, a quel modo che in una frase musicale la dom inante 11011 deve rompere L'armonia né opprimere La melodia. "Essa si 111osrra ino/rrc nella dignircì cli f11{{0 il 1wrra111e11ro e cli f11{{a la co11do{{a , clig11ircì perà 11011 i1111,crioso. e che lungi dal dare rilic\'O alle disran:c . 11011 le lascia. al bisogno. rrwparire e/te /JCr ispirare agli altri una piiì. alta nobiltà di animo, di spirito e di cuore. "Essa CI/J/Wriscc i1ifì11c SO/J/'l/((11((0 nel senso di e!crnra nwrolircì. di re{{if11di11e. di onesrcì . di pmhirà. che dl'\'C i11frm11arc ogni pomfo e ogni a((o" .2 Ma tutta la fin ezza ari stocratica. in sé così degna cli ammi razione. sarebbe inutile e perfin o noc iva se non si fondasse su un alto senso morale:
"Una sociercì i11111wrolc o w11orolc. che 11011 se111e pitÌ nella sua coscien:a e 11011 dinwslro pilì nelle sue a:ioni lo clis1i11:io11e lm il hcne e il 1110/e. e/te 11011 inorridisce /Jitì allo spe{{acolo della corm:ionc. e/te lo scuso. e/te ,·i si oc/o{{a con i11clif/é rc11:o. che lo occoglic con.fàrnre. e/te lo f)J'llfica scn:a lllrho111c1110 né rimorso . e/te la osrenra sen:o rossore . e/te ,·i si clcgracla . e/te deride la ,·irrtì. e' sul cm11111i110 della sua m,·ina. ( ... ) "Ben al!ro è la ,·ero gelllile::o : essafa riselcndae nelle relo:ioni sociali 1111a 11111ilrà pieno di grnnclc::a. 111w Clll'il<Ì igJl(l/'C/ di ogni egois1110. cli ogni ricacu del /JrrJ/Jrio i11reresse. Noi 11011 ig11oria1110 con quo/e /Jo111cì. clolcc::a . decli:io11e. oh11eg(l:io11e. nwlri e spffialmc111e moire cli rni. in q11esri rc111pi cli i11f'ini1c 111isaic ed angosce . si sono c!tinari s11g/'i11/l'lici. !ta11110 so1mro irrac/i{lre i11romo o sé. in 11111c lefè1m1e /Jitì 1m1grecli1e e /J itì cf/tntci. /{I luce ciel loro C{lriw1c,·o/c wnore. E Cflll'Sfo è /' mpclfo dello ,·oslra 111issio11c". ' "Umiltà piena di grandezza"... Ammirevole espress ione. opposta tanto allo stil e fu ti le eia jel-sct. quanto alla vo lgarit à delle man iere. de lle fo rme cl i vita. elc i modo d i essere cos icldelli ··cJemocratic i" e "moderni" all ua lmentc in voga.
I ) l'N R 19➔ .'i. pp. ~75 -27<i
2) P R l'i➔ .'i. p. 276 .Ì) PNR l l/➔ .'i. pp. 27(,-277 .
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CAPITOW Vl
c) Le élites di formazione tradizionale /J a11110 un a v isione particolarmente arnta del presente Un nobile, dotato di uno spiri to profondamente tradi zionale, può attingere. dall'esperienza del passato che in lui vive, i mezzi per conoscere meglio di mo lti altri i problem i del presente. Ben lung i dal l' essere una persona situata al margine de ll a realtà. la può "ascoltare" in maniera sottile e profonda: "\li sono mali della società. 11011 altri111e11ti che degli i11dirid11i. Fu 1111 grande a1Te11i111e11to nella storia della medicina. quando 1111 giorno il celebre Laennec. 11011w di genio e di fede. chino a11siosa111e11te sul petto dei 111alati. armato dello stetoscopio da lui im·entato. ne face\'CI /' ascolta::.ione. distinguendo e interpretando i pi1ì leggeri st?/it. i.feno111e11i acustici appena percettibili dei pol//1011i e del cuore. Non èforse 1111afi111::.io11e sociale di pri//1 ·ordine e di alto interesse quella cli 1Jenetrore in me::.::.o al popolo e di ascoltare le aspira::.ioni e il malessere dei contemporanei. di sentire e discernere i halfiti dei loro cuori, di cercare ri111edio ai mali co1111111i. di toccarne delicata111e11te le piaghe per guarirle e sall'Clrle dal/' i11fè::.io11e . possihile a so1Jra1'\'e11ire per difetto di rnre. schimndo di irritarle con 1111 conta!!o troppo m c/e _ ? "Compre11dere, amare nella carità di Cristo il popolo del vostro tempo, dar prova coi fatti di questa comprensione e di questo amore: ecco l'arte e il modo di fare quel maggior bene che è da voi, non solo direttamente a coloro che vi stanno i11tor110, ma in una sf era quasi senza limiti, allorché la vostra esperienza diviene un beneficio per tutti. E in questa materia, quali mag nifiche lezioni danno tanti nobili spiriti arde11temente e alacremente tesi a diffondere e suscitare un ordine sociale cristiano!". 1
Come si vede. l'aristocratico aut entico e quindi gen uinamente tradi zionale. mantenendosi tale, può e deve. basandosi sulla Fede. amare il popo lo cd esercitare su esso un 'in fluenza veramen te cri stiana. d) L'aristocratico autenticamente tradizionale, immag i11e de lla div i11a P rovvidenza
Ma, ci si domanderà. introducendosi nei posti direttivi dell a vita attuale, la nobiltù non finirebbe col vo lgarizzarsi? E il suo amore per il passato non costituirebbe un ostacolo all'eserc izio delle attivit à attuali? A questo riguardo ha in segnato Pio X li: "Non meno ofjensil'(> 1>er 1·oi. 11011111e110 dw111oso pN la società ..rnrehhe il 1Jregiudi::.io 111alfo11dato ed ingiusto. il quo le 11011 d11hitosse di /èir credere e insinuare che il patri::.ioto e la 110/Jilrcì 1·errehhero 111e110 al proprio onore e olla dign ità del IJmprio grodo col tenere e 1Jrotirnre fi 11i::.io11i ed uffici. che li 1nelle.,·scm cdftanco dcll' oui1·itcì generale. È he11 1·ero che in tempi antichi/' eserci:io e/elle 1Jro(essio11i 11011 si re1J11fC11•a ordi11ariu11w11tc deg no dei 110/Jili, ffcelf uata quella delle armi: 111a anche allora non 1)()c/,i di loro. lllJfJena la di/é.rn arnwfCI li re11cle1·u liheri. 11011 esita1·a110 di e/arsi ad 01Jere d' intellerw o al lm·om delle lom mani. Oggidì poi . nelle 11111tate /'Ol/(li::.ioni 1wliticl,e e sociali. 11011 e' ram cli tmmre nomi di gra11difa111iglie as.rnciati oi progressi e/ella scien:a. del/'ogricolrurn. e/cli' industria . e/ella puhh/ica c1111111i11istm::.io11e. del gm·er110: ranto piiì IJerspicaci osserrntori del presente e sicuri e arditi pionini del/'a1·1·c11ire. q11u11to l)ilì con
I I J> R 19-1-1. pp. I XO- I X I .
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mano salda stanno f ermi al passalo. proni i a 1rarre rnntaggio dal/' esperien::.a dei loro a11te11a1i. presti a guardarsi dalle illusioni o dagli errori. che.fimmo già mg ione di I/lo/ii passi.fèt!si e 11oci1·i. "Cus!Odi come rnle1e essere della 1·era 1radi::.io11e. che onora le 1·ostrefa111iglie. spella a l'Oi /' 1f/frio e il \'Clii/o di contribuire alla sali·e::.::.a della co111·ii·e11::.a 11111a11a. preserrnndola sia dalla sterilità a cui la co11da1111erehhero i conremplatori mali11co11ici rroppo gelosi del passalo. sia dalla catasrrr?fe a rni /' a1·1·ierehhero e la condurrehhem i rel/lerari C/\'\'e11fl1rieri o i pn?/'eti allucinati di un .fèt!lace e l/le11::.og11ero m ·renire.
Nell'opera vostra apparirà sopra di voi e in voi quasi l'immagine della Provvidenza divina, che con f orza e dolcezz,a dispone e dirige tutte le cose verso il loro pe1fezio11ame11to (Sap.8 .1).fìnchè lafollia del/'orgoglio umc1110 11011 i11fe1Te11ga ad a11ra1·er.w re i suoi disegni. sempre perà cl' altra parte superiori al male. al caso e alla forr111w . Con raie a::.ione rni sarete anche 17re::.iosi co//aborntori della Chiesa. che. 1mr in me::.::.o alle agita::.ioni e ai cmif7i11i. 11011 cessa di pm11111m·ere il progresso spiriruale dei fJ0/)0/i, cillà di Dio sulla terra che prepara la cillà etema" .1
e) Missio11e dell'a ristocra zia presso i poveri Questa partec ipazione all a direzione della soc iet~1 comprende il duplice carattere educat ivo e caritativo dell' azione dell e élites tradizionali desc ritto mirabilmente in questi due passi di Pio XII :
"Ma. come ogni ricco patri111011io. anche quesw /Wrla con sé sire/li c/01·eri . ranro pi1ì strelli. qua1110 pi1ì esso è ricco. Due so1Jrnllu/fo: " I) il dm·ere di 11011 S/)('Jpernre simili tesori. cli tras111ellerli intalli. accresci111i c111::.i. se i! possihile. a coloro clie rerra11110 dopo cli rni : cli resistere perci() alla 1e111C1::.io11e di 11011 redere in essi clie un 111e::.::.o cli rita /Jilì facile. fJÙÌ piace\'Ole. 1,i1ì squisilCI. pi1ì 1·affi11a1a: "2) il clm·ere cli 11011 riserrnre ,,er \'Oi soli quei heni. 1110 difame larga111e11re /Jrc1fhrare coloro che sono sfati 111e110 /à\'Oriti dalla PrmTiclen::.a.
"La 110/Jilrà e/ella he11efice11::.a e delle 1·imì. clilelli figli e .figlie. è sta!CI essa pure co11q11istata dai 1·ostri 111aggiori. E ne sono resri11w11i i mo1111111e11ti e le cose. gli ospi::.i. i rico1·eri. gli ospedali cli Roma. clol'e i lom 110111i e il loro ricordo 1w rla110 e/ella lom pm1·1·ida e 1·igile ho11rcì 1·erso gli s1·e11r11rnri e i hisognosi. Noi hen copiamo che nel /Wlri::.iato e nella 110/Jiltcì ro111(11/ll 11011 è te1111ta 111('/IO. per q11011to /efacoltà cli ciascuno lo per111e110110. c;11esto gioia e garo cli hene. Ma nello IJ/"l'sente orn penosa. in cui il cielo è 111rhato eia 1·igilare sospe{{ose 11o{{i, /'animo rnsrm. mentre osse1Ta 11ohi/111e111e una serietà. 1·one111mo mi::.i dire 11110 011srerircì cli 1·iro. che esclucle ogni leggere::.::.o e ogni _fi-irnlo piacere . i11co1111wrihili per ogni cuore gemile collo S/Je{{acolo cli flmfe sofferen::.e. sc'nfe llllcor /JÌIÌ 1·i1·0 /' imtmlso della carirò operosa che 1·i sospinge o crescere (' 111oltiplicore i meriri gicì eia rni au111istori nel sollil'l'o e/elle miserie e e/ella f)o1·ertà 11/'IICIIW " .)
I J P. R ll)-1-1. pp. l XI I X2 .
2 J P. iR 19-1 1. pp. ~h-1 - lll:'i.
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CAPITOLO V1
3. Le guide assenti - Il male dell'assenza a) Assenteismo e omissione: peccati rfelle élites Una tendenza, purtroppo non così rara fra i componenti della nobi ltà e de ll e élites tradizional i del nostro tempo, consiste nell'i so larsi dag li avven imenti. Pensando di essere al riparo dalle vicissitudini in virtù di una sicu ra situazione patrimonial e, assorti nel ri cordo dei g iorni che furono , parecchi di loro si allontanano dalla vita reale. si chiudono in se stess i e lasciano trascorrere i giorni e g li anni in una vit a spensierata. spenta e senza scopi terreni prec isi. Si cerch ino i loro nomi nei campi del r apostolato. delle a1t ivit~1 caritatevoli , de lla diplomazia, della vita universitaria , della po litica. dell e arti. delle ai111i, dell'economia: invano. Eccettuati certi casi. più o meno rari secondo i luoghi e i tempi. saranno assent i. Perfino nella vita sociale. nella quale pure sarebbe naturale brillare. il loro ruolo a volte è nu ll o. Può accadere che. nell" ambito di un Paese. di una provinc ia, di una citt~1. tulio avvenga come se non esistessero. Come mai quest' assenteismo? Pe r via di un insieme di qualità e di difetti. Si esamini da vic ino la vita di queste élites: essa è il più delle volle d ignitosa. ones ta. perfino esemplare, po iché si isp ira alle nobili memorie di un passato profondamente cristiano. Tuttavia questo passato sembra non aver più significato se non per se stess i. Si a11accano dunque ad esso con un ·osti nazione minuziosa estraniandosi dalla vita presente. Non si accorgono che, nel cumu lo di remini scenze di cui vivono. vi sono cose che non possono essere adatte ai nostri giorn i. 1 Eppure. questo passato emana valori , ispirazioni, tendenze, diretti ve che potrebbero influenzare ravorevolmente e a fondo le ··ussai di1·erse forme di 1·ira" del ··1111orn rnJ>itolo Jche J è sroro apcrro·· .~ Questo prezioso complesso di valori sp irituali. mora li. c ult urali e soc ial i - di grande impo rtanza sia nella sfera pubblica che in quell a privata - questa vita. che nasce da l passato e deve orientare il fu tu ro. è la trad izione. Conservando perennemente questo valore inestimab ile. la Nobiltà e le élites analoghe devono svo lgere un ·azione cli presenza profonda e condiretti va nell a societi'1 per ass icurarne il bene comune. b) Asse11teis mo riel/e élites: 1111a pote11ziale co mplici tà
Si capiscono quindi , ancora meg lio. le res ponsabi lità de ri van ti dall"omi ssionc compiuta da quelle é lites che sono perennemente assen ti : ··Me110 11wlagernlc lì oggi inrl'l'e di der em1i11ore ._ji-o i difrerenri 111odi che si o/fono a l'()i, quale dehha essere la 1·osrm condoflo. "// primo di !oli modi l' i11cm1111issihile : è quello del disalore . di colui che Jì1 i11gi11s1a111e11re chiw11a10 /' Emigré à 1 • intérieur: é r as1e11sio11e clelr 1101110 i111hm 11cia10 o co1n1ccia10. che. J>C'r clispello o per scoroggit1111c1110. 11011.fli alcun uso delle sue q110/i1à e delle sue energie. non J)(trfcciJ)(/ Cld alc1111a delle C1fli1·i1à ciel suo Paesi' e del suo tc1111>0.
I ) "/ '1101111gi1111 tll'i/11
1·111ri11 ,; 1/u/<1 1·nlt11tu. 1111 , ·111J/tn/11 ,: 1/<1/11, /Ji11.111 . ,·. 1/c//11111c.1.11, il 11111110. d1c• 111,lin1
,/1 1111 f'll.1.11//11 .111/'i11/c• r·tl 1•1·01111111iu,''. i!\'VC rlÌ
'.') PNR 195~. p. -157.
Pio X 11( PNR I ')52. p. -l57l.
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IMPORTANZA DELLA COOPERAZIONE DI NOBILTA ...
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ma si rii ira - come il ?elide Achille' nella sua fenda. presso alle na,·i del rapido 1ragi110. /on/ano dalle ballaglie, - men/re sono in giuoco i destini della patria. ·'Anche men degna è/' astensione, quando è/' e.ffèt10 di una indijjèren:a indolente e passil'Cl. Peggiore, i11fàt1i. del catti,·o 11nwre, del dispelto e e/e/lo scoraggia111e1110. sarehhe la 11011c11ra11:a difronte alla ro,·ina, in cui.fossero per cadere i pmpri.fi·atelli e il pmprio 1Jopolo. lm·ano essa tenderehhe cli celarsi sotlo la maschera della 11eu1ralità: essa non è punto neutrale; è, volere o no, complice. Ciasrnno dei.fiocchi leggieri. che riposano clolcemente sul pendio della nwntagna e/' aclomano della loro bianche::a. contril)l{isce. mentre si lascia trascinare 1Jassi1·w11e11te. a far della piccola 111assa di ne,·e, staccatasi dalla l'ella. la \'Cllanga che porta il disastro nella \'Cli/e e ,·i ahhalle e ,·i seppellisce le tra11q11ille di111ore. Soltanto il saldo blocco, chefa corpo con la roccia fo11cla111e111ale, oppone alla wilanga una resis1e11:a ,·itwriosa, e 1J11à arrestame o almeno .fi"ename la corsa dernstatrice. "/11 tal g11isa /'1101110 gi11sto efermo nel s110 proposi/O di bene, di c11i parla Ora:io in 1111a celebre Ode (Carm. lii , 3 ). che non si lascia srnotere nel s110 incmllahile pensiem nè dal.fi1rore dei ciltadini, che danno ordini cleli1111osi, nè dal cipiglio minaccioso del tiranno. rimane i111pal'ido, anche se /' 1111i1·erso cadesse in fi'a11t11111i soprn di lui: 'si fractus inlabatur orbis, impavidum ferienl ruinae'. Ma se quest'uomo giusto e forte è un cristiano, non si contenterà di restare ritto, impassibile, in meu.o alle rovine; egli si sentirà in dovere di resistere e d'impedire il cataclisma, o almeno di limitare i danni. Che se non potrà contenerne l'opera distruggitrice, egli sarà ancora là per ricostmire l'edificio abbattuto, per seminare il campo devastato. Tale conJ1iene che sia la vostra condotta. Essa consiste - senza doJ1er rinunziare alla libertà delle J1ostre convinzioni e dei J/Ostri g iudizi sulle umane vicissitudini- nel prendere l'ordine contingente delle cose tale quale è, e nel dirigere la sua efficienza J1erso il bene, non tanto di una determinata classe, quanto della intiera com1111ità". 2
Come si vede. in queste ultime paro le il Papa insiste sul princ1p10 secondo cui l'esistenza di una élite tradizionale corri sponde all'interesse dell'intero corpo sociale. pu rché essa compia iI suo dovere.
4. Altro modo di rifiutare la propria missione: lasciarsi corrompere e deteriorare Tuttavia. la nobilt ~1 e le élites tradi zionali possono peccare contro la loro mi ss ione anche lasciandosi guastare clall 'empie1~1 e dall'immoralitù:
"L'alto società Jiw1cesc clel secolo cleci111011m·o ne fii . .fi'o molli altri. 1111 1ragico esc1111Jio. Mai società 11on/i11Ji1ì rnfji11ow. 1Ji1ì cleganle. 1Ji1ì hrillC111re. 1Ji1ì affàsci1101ricc. I godime11ri pi1ì srnriari dello spiri/O. 11110 i111e11sa coltura i111clle1111ole. 1111·ar1efi11issinw cli IJiacne. 11110 sq11isiw delico1c::a cli 11w11iere e cli li11g11C1ggio. dominm·ono i11 q11cl!C1 .rncielcì cstcr11c1111e111e cosl cm'/ese ccl w11ohile. 11w m·e 111110 - lihri. racco111i. figure. arredi. ohhiglim11e111i. offo11cia111/'l' - im·ifo\'Cl ad 11110 se11s11C1li1cì che 1Jc11c1m,·o nelle
I) Si:condo la narra11onc di Omero ni:ll'lliadc. Ach i lle-. il pi ù cckhrc lkg li eroi della guerra di Troi:1. incolleri1osi co111rn Aga111i:11 11011c. c hi: capt:ggiava 1· i:,i:rri10 greco . , i ritirù 11.:l la ,ua 1i:11da. pmvoca11do quasi la sco11fi11a nella g ucrr:1.
2> PNR 1(/..i? . pp. 36X-.Ì(1'1.
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CAPITOLO VI
l'ene e nei rnori, m•e la stessa Ìl/fedeltà coniugale 11011 sorprendel'Cl né scandali::ava quasi pitì. Così essa la\'Ora\'O alla sua propria decaden:a e correi•a i·erso /'ahisso scai•aro con le sue sresse mani" . 1 Nel corrompersi in questo modo, la nobiltà e le élites tradizionali esercitano un 'azione tragicamente distruttiva sulla soc ietà, che dovrebbe vedere in esse un esempio e un incentivo alla pratica delle virtù e al bene. Esse quindi hanno il dovere de lla riparazione in questa cris i contemporanea, tenendo presente questa azione distruttiva esercitata nel passato e nel presente. La storia è fatta principa lmente dalle é lites. Perciò, se l'azione della nobiltà cristiana è stata altamente benefica , la sua paganizzazione è stata uno dei punti di pa11enza de ll a catastrofica c risi contemporanea:
"Com•iene fllffCl\•ia ricordare che tale cammino verso la incredulità e la irreligione ebbe il suo punto di partenza non dal basso, ma dall'alto, vale a dire dalle classi dirigenti, dai ceti elevati, dalla nobiltà, da pensatori e filosofi. Non inrendianw qui di parlare - norare hene - di rulla la nohiltà, e ancor meno della nohiltà romana, la quale larga111e11te si distinse per la sua fede ltà alla Chiesa e a questa Sede Apostolica (. .. ). ma, in generale, della nobiltà in Europa. Negli ultimi secoli 11011 si rilel'a forse nel/' occidente cristiano una el'olu:ione spirituale, che, per così dire, ori::ontalmell!e e 1·erricalme11re, in larghe::a e in profondità. sem1Jre pitì i•enil'O demolendo e scalando lafecle, conducendo a quella roi·ina. clte presentano oggi moltitudini di uomini sen:a religione od ostili allo religione, o al111e110 a11i111ari e rrai·iati da intimo e malconcepiro scelficismo 1·erso il soprc11111ar11rale e il crisrianesimo? "A\'Clnguarclia di q11esra ernlu:ione fi i la cosidelta Riforma protesrante. nelle rni i·icende e guerre 11110 gran parte della nohiltà europea si staccr) dalla Chiesa calfolica e se 11e approprir) i he11i. Ma la i11credu/irà propriame11re si diffi1se 11ei tempi che prccederrero la 1frolu:io11e .fiw1cese. Cli sforici 11ora110 che /' areismo, anche sorro la l11srrn di deismo, si era allora propagato rapidamenre nel 'alta socierà in Francia e alrroi•e: credere in Dio crearore e redenrore era dii·enuto. in quel mondo dediro a fllffi i piaceri elci sensi. quasi cosa ridicola e disdice\'Ole a spiriri colri e Cl\'idi di nm·ità e di /Jrogresso . "Nella maggior pane dei ·saloni' delle pitì grnndi e ra.ffìnare dame. o\'e si agitm·a,w i pitì ardui prohlemi cli religione. clifìlosrdìa, di IH>lirica, le/ferali e .fì'/osrdì.faurori cli dollri11e sm·i·erritrici. ernno co11siclemri come il pitì bello e ricercalo oma111e11ro di quei ritm1·i 111011cla11i. L'empietà era di 111oda nel/'alta nohiltà. e gli seri/fori IJÌIÌ in \'Oga nei lom allocchi contro la religione sarehhem stati meno a11claci. se 11011 a1·essero a1·11ro il plauso e/' inciramenro della società pitì eleganrc. No11 già che la nohilrà e i.fìlosofì: si /Jroponessem r11tri e clire/fa111e11re co111e scopo lo scrisrianamento delle 111asse. Al conrrario. la religione m·rehhc dornro rimanere per il /)(>f)olo semplice. come me::o di goi·erno in 111a110 dello Srato. Essi però si se11ri1·c1110 e srima1·c1110 superiori alla fede e ai suoi precerri 111orali: politica hen presro clinwstrnrasi.fi111esra e cli corta i·ecluta, anche a chi la considerasse clal/'as1Jc/fo p11ra111e11re psicologico. "Con rigore cli logica. potenre nel hene. rerrihile nel 1110/e. il po1wlo sa tirare le conseguen:e prntiche dalle sue ossena:io11i e e/ai suoi gi11di:i. fondar i o erronei che
I l PNR I lJ-l:i. pp 276-277.
IMPORTANZA DELLA COOPERAZIONE DI N OBILTÀ...
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siano. Prendete in 1110110 la storia della cil'iltà negli ultimi due secoli: essa ,·i palesa e dimostra quali danni al/a fede e ai costumi dei popoli abhiano prodolli il calfii•o esempio che scende e/all'alto, la fri1'0le::a religiosa delle classi e/ernie. /'aperta lrJ/la intellettuale contro la verità ri1'elata'' . 1
5. Nel campo dell'apostolato, l'opzione preferenziale per i nobili è finalizzata al bene comune della società Ogg i molto si parla del l' apostolato in favore delle masse e. come suo giusto corol lario, di un ' azione preferenziale per le loro necessità materiali. È bene però non essere unilaterali in questo campo, per non perdere mai di vi sta l' alta importanza dell 'apostolato sulle éli tes e, mediante queste. sull ' intero corpo sociale: come pure. in modo analogo, l' importanza cli un 'opzione aposto lica preferenziale per i nobili. In questo modo, con grande vantaggio per la concordia sociale. si completano armonicamente un'op:ione preferen:iale per i pm·eri e u11 ·01J:ionc preferen:iale per i nohili, come per tutte le élites analoghe. Così si esprime Pio XII: "Ora che cosa conricne dedurre da questi insegna111c111i della storia? Che oggidì la sali·e::a de,·e prendere le 111osse di là. donde il 1Jen ·erti111e11to ehhe la sua origine. Non è per sé difficile di mantenere nel popolo la religione e i sani costumi, quando le classi alte lo precedono col loro buon esempio e creano le condizioni pubbliche, che non rendano grave oltre misura la formazione della vita cristiana, ma la promuovano imitabile e dolce. Non è forse tale anche il vostro ufficio, diletti.figli e .figlie, che per la nobiltà delle vostre.famiglie, e per le cariche che 11011 di rado occupate, appartenete alle classi dirigenti? La grande missione, che a voi, e con voi a 11011 pochi altri, è assegnata, - di cominciare cioè con la riforma o il perfezionamento della vita privata, in voi stessi e nella vostra casa, e di adoperarsi poi, ciascuno al suo posto e per la sua parte, a far sorgere w1 ordine cristiano nella vita pubblica , - 11011 permelle dila:ione o ritardo . Mission e questa 110/Jilissima e ricca cli promesse. /11 un momento in cui. come reo:ionc contro il nwrerialismo dei·asrc1111e e a1'1'ileme. si ,·iene 1-ii'elando nelle masse una num·a sete dei rnlori spiriruali. e contro /' incredulità unafortissinw aperrura degli a11i111i ,·erso le cose religiose: 11w11!festa:io11i le quali lasciano sperare essere ormai s11paa10 e oltrepasso/o il punto /Jitì proj()lfdo del decadimento spirituale. A voi quindi spetta con la luce e l'attrattiva del buon esempio, elevantesi sopra ogni mediocrità, non meno che con le opere, il vanto di collaborare affinché quelle iniziative e quelle aspirazioni di bene religioso e sociale siano condotte al loro f elice adempimento". 2 L'apostolato spec ifico sull a nob iltà e sulle élites trad izionali cont inu a ancor oggi. quindi , ad essere fra i più importanti .
I l PNR 194."l. pp. J.'iX-.ì60. ~) P R I L/-l.ì . pp. _ì60-_ì6 I .
CAPITOLO VII
Genesi della nobiltà La sua missione nel passato e nel presente Il punto di massima insistenza di Pio XII
Per
l'uomo comune cie l nostro tempo. lo studio dell e allocuzioni cli Pio X II al Patri ziato ecl alla Nobiltù romana susc it a molte questioni. tanto più in quanto il pubblico si mostra ogg i. non cli rado, sorprendentemente disinformato su questa classe sociale. sulle sue origin i. sulla sua missione. sulle varie caratteristiche assunte nel corso dei seco li. come pure sul ruolo che essa deve svolgere nei nostri g iorni e in futuro. Ora, nelle sue allocuzioni. quel memorabile Pontefi ce non intese trattare della nobi ltà in tulli i suoi aspetti, in modo eia esaurire l"argomento. Né ciò deve meravigliare. dato che il pubblico a cui egli si rivol geva era prettamente nobile, e conosceva. per sua natura. quei numerosi dati dot tri na li e storici sull ' i stituzione nobiliare. che il grande pubblico di oggi ignora. I lettori di questo stud io potranno essere ecc les iastici o nobili. ma anche membri della grande. media o picco la borghesia. Abbiamo pert an to ritenuto conveni ente offrire in questo capitolo. al lettore perspicace ma non completamente informal o. un insieme cl i dati su lla nobilt~1che sodd isfi no il suo interesse ma che difficilment e avrebbe trovat i riuniti in un'opera di facile reperimento. Bi sogna poi aggiungere che questo capitolo presenta una visione d'insi eme. o meglio. un insieme di v isioni panoramiche di vari argomen ti di spec i ale interesse per il nostro lett ore. In qu esto modo il capito lo contiene numerose considera zion i su temi d iversi. il che spiega il fallo che è il più lungo del libro. Per non renderlo ancora più esteso. abbiamo dec i so di non includervi che il minimo indispensabile di citazioni.
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CAPITOLO Vll
1. La sfera privata e il bene comune a) I gruppi umani - I capi In qualsiasi gruppo umano es istente nella sfera pr!vata, l'esercizio dell'autorità conferisce un rilievo più o meno grande al suo titolare. E quanto succede, ad esempio. con il capofamiglia-e, per partec ipazione, con sua moglie-con il presidente di una associazione, con il professore. con il dirigente di una squadra sportiva. etc.
• Requisiti intellettuali del detentore dell 'autorità L'esercizio di tale autorità es ige essenzialmente che il suo tito lare abbia una nozione chiara e precisa delle finalità e del bene comune del gru ppo sul quale opera. nonché una lucida conoscenza dei mezzi e delle tecniche di azione necessarie al raggiungimento cli questo bene. Non basta tuttav ia che il detentore di tale potere, nella sfera privata. sia dotato cli queste qualità che risiedono tutte nell'intelligenza. Certo, eg li deve sapere. Ma deve anche comunicare quello che sa e convincere. nella mi sura ciel possibil e. quelli che dissentono. Per quanto ampi siano i poteri cl i un tale capo, per quanto drastiche possano esse re le penalità istituite dalle nonne del gruppo soc iale per chi g li cli ssubbiclisca. per quant o onorific i e remunerativi possano essere i ~ompensi offerti a ch i gli ubbidisca. tutto questo non basterà al capo per farsi ubbidire. E imprescindibile che es ista un consenso profondo e stabile. fra lui ed i suoi subordinati. sulle mete che egli mira a raggiungere e sui metodi che sceg lie: come anche deve esistere, eia parte dei subordin ati. una seria fiducia ne lla sua capacit~t cli impiegare e fficacemente questi metodi e cli raggiunge re queste mete. il tutto al fine cli consegui re il bene comune.
• Requisiti della volontà e della sensibilità Neppure basta al capo che sappia so lo persuadere con argomentazione logica impeccabile. G li sono necessarie altre qualità che appartengono al campo della volontà e della sensibilità. lnn anziturto il capo, d iri gente o leader - quale che sia il titolo co l quale viene des ignato dal gruppo - deve esse re provvisto cli un pe netrante senso psico logico. Questa qualità richiede l'esercizio simultaneo dell'intelligenza. dell a volontà e della sensibilità. Una persona superintelli gente. ma abulica e insensibile. normalmente manca d i senso psico log ico persino per conoscere i dat i elementari de lla sua stessa mentalità: quanto più cl i quell a degli altri: coniuge. fi g li . alliev i. imp iegati. etc. Ora, per un capo pri vo cl i senso psicologico è difficile persuade re e coordinare. in vista ciel bene comune. non solo le inte lligenze ma anche le volontà . Eppure nemmeno questo senso psico log ico basta. Bisogna che il detent ore dell' autorità. o sempl icemente della leade rship. disponga anc he cl i una ricchezza di se nsibilità sufficiente pe r dare a quello che d ice il sapore del reale. cie l sincero. dell' autentico. de ll ' interessante. dell' attraente. insomma d i tutto q uan to spinge quelli che g li devono obbedi enza a seguirl o volenti eri .
GENESI DE LA NOBILTÀ
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Questo, molto sommari amente tratteggiato, è l'elenco delle qualità senza le quali chi diri ge un gruppo soc iale privato non possiede le condizioni normali per svolgere fruttuosamente la sua miss ione. • Il capo nelle circostanze eccezionali, sia propizie che avverse Ma il buon senso ci mostra che talvolta il retto ordine viene alterato nei gruppi privati per via cli circostanze eccezionali, sia propizie che avverse. li capo cli valore med io ri schi a di perdere - per incapacità di essere alla loro altezza - ottime occas ioni che ha scorto in modo incompleto o che non ha scorto affatto. Perciò le lascia sfu ggire o ne approfitta solo parzialmente. Ino ltre egli ri schi a di daneggiare seriamente il gruppo che dirige, o persino di rovinarlo, se non sa di scernere il pericolo non appena esso si affaccia all 'ori zzonte. valutarne il grado di dannosità ed eliminarlo definiti vamente il più presto possibile. L' ottimo capo è quello che, nell e situazioni eccezionali , favorevoli o sfavorevoli. e eia queste stimo lato, cresce in tutte le sue qualità a mi sura de lla grandezza cli tali eccezionalit~t. mostrandosi così superiore alle circostanze.
• Utilità e opportunità di questa sistematizzazione di nozioni Nulla di nuovo in quanto detto. Ma la sommaria sistematizzazione di queste nozioni di mero buon senso giace sepolta in numerose mentalità in questi giorni di confusione. Essa era quindi preliminarmente necessaria per comprendere facilmente quanto diremo. b) Primato e nobiltà del bene co1111111e Come s i distingue dal bene indiv iduale Grnppi priv ati il cui bene comune /,a ca ra ttere trascendente, regionale o na zionale Quanto ai gruppi di qualsiasi tipo es istenti nella sfera pri vata. il loro bene com une non consiste solo in ciò che è bene per questo o quell'individuo, ma in ciò che è bene per la totalità delle persone che costituiscono il gruppo. Indubbiamente, questo bene. essendo cli ordine più elevato del mero bene indi viduale. è ipso facto anche più nobile.
• Importanza delle società di sfera privata per il bene comune della regione, della Nazione e dello Stato Vi sono tuttavia cas i in cui il bene di una soc iet~t cli d iritto privato non si limita soltanto a procurare il proprio bene, ma si eleva a un li vell o più alto. Un esempio può illustrare questa veritf1. In un'Uni versità, appartenente non all o Stato ma ad una fondazione o assoc iazione secolare -come ce ne sono state e ce ne sono ancora tante nelI.Europa e nelle Americhe - è frequente che si configuri uno stile cli vita. di ricerca. di pensiero. cl i pa rlare ed in segnare. un insieme cli peculi arità intellettuali mode llate specificamente nell o stesso stile, gli stessi impul si reli giosi, pat ri ottic i. artistici e - nel senso più ampio del termine - c ultural i. Insomma. un identico e stabile patrimonio cli valori che una generazione cli professori e cl i alunni riceve da ll a precedente. conserva. perfeziona e trasmette alla successiva. La tradi zione uni versitaria. conservata in questo modo. cost itu isce un
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CAPITOLO VII
preziosiss imo bene spirituale per le success ive generazion i cl i maestri e alunni: essa segna profondamente la vita degli ex-alunni e forma un ti po umano specifico che. a sua volta, può caratterizzare l'intero ambiente della c ittà la cui vita gira intorno all 'U niversità.
È ovv io che una tale istituzione, per quanto appartenga al mero campo privato, costitui sce un bene com une dell a regione e, secondo i cas i. perfino ciel Paese in cui opera. L'esempio cl i certe istituzioni pri vate, come nel caso di un ' Uni versità, aiu ta a capire pienamente ciò che è il bene comune regionale o nazionale. In fatti . la loro stessa rilevanza, ipso .fè,cto , le avv icina a questo bene comune, del quale ricevono una certa quale nobil tà che non si confonde con la mera, e d'altronde indiscutibile, dignità delle istituzioni integranti del settore esclusivamente pri vato. • Una particolarissima società nella sfera privata: la fami g lia
Beninteso, tra tutte le società private. nessuna ha carattere così fondamentale. nessuna è, per la nazione e per lo Stato, fonte di vita così autentica ed effe rvescente q uanto la fa rnig lia. Non abbiamo eletto nulla su cli essa fi no a questo punto, rin viando ad ulteriori consiclerazioni. 1 Vediamo dunque come la forza d' impatto e l' influenza delle istituzioni pri vate possono segnare profondarnente la vita po litica dell a nazione - e perfino lo stesso ordinamento internazionale - irnpedendo, in questo modo. che il Paese cada in mano a meri gruppi cli avvent urieri. Questa infl uenza e forza d' impatto risultano. in larga misura, cla ll"i ntensit~t. da lla vital ità, dalla coesione e da ll a continua tendenza al miglioramento che animano q ueste istituzioni.
e) La nazio11e e lo Stato 1,asco110 rialln sfera privata. La pienezza del bene com une • La formazio ne delle nazioni e de lle regioni
Q uando un insieme cl i persone fisiche. cl i gru ppi sociali e cli persone giu rid iche dedit i al bene privat o-o contemporaneamente al bene privato e a quell o cornune-giungono a coag ul arsi in un tutto nettamente distin to eia quanto ne rimane estraneo. e giungono a costi lll ire un realt ~t autonoma cli carattere etnico. culturale. sociale. economico e po li tico: e quando, a sua vo lta. questo complesso non si lasc ia assimil are o fede rare eia altri gruppi pi ù ampi. questo tu tto costitui sce ipso f acto una nazione. E il bene com une di questa nazione - che. poli ticamente organi zzata, costituisce uno Stato - aleggia 2 sul bene
I I C fr. Capi1ulo V II. 2. 2 I È bene a11a li11.an: pit1 tkt1ag lia1amc111.: il , ignificalo qui allrihuito al la parola 11/('ggi11n'. Essa indica una 1m::111i11c111a che csi,tc a hcndicio di quelli che cml itui scono gli ordini succc,si vamL'lllL" inferiori . Lo Stato ,i po11L· in c ima a tulla quc., 1a ,1 rut1 ura soci ak. L'Omc il Ictio che. pur p,:,andu sulk pa reti. k pmto:gge dalle intcmp,:ric do:\ a,tatrici. o colllo: il campanik di un santuario eh.:. in un certo lllOdll. 11lt-ggi<1 ,ul compks,o di ..-d irici 11..-l quak è i11,cri10. au 1110:111a11donc la bc lk1.1.a e J'ac..-ndo da pon to: fr,1 L·iù c he è te1-re11(> e ciii che i: u :ksto:. incantandll. c nt u,ia,mandn ccl ckvando ad alte cimL· 1·a11 imo di co lnrn , ui q uali ulc~gi11. Come il 11:110 o il rnmpanik. la ,1rut1ura ,tatak tkvc avere 11111,1 la ,1ahilitii 11..-cc ,,aria. T11t1a\ ia. questa ,1ahi li1i1 tkve rnniugar,i rnn tut ta la k ggen:11a pos,ihik: un c hiln in 1111: 110 dc ll ·i11disp..-11>ahilc pui1111,11ularl a in rovina: un chilll di troppo può comunicare a tale ,1ru11ura un c,:rtu a,pe110 ,gra1ia10 e oppressivo.
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comune cli ciascuno dei gruppi che la costitui scono. come a sua vo lta il bene di ciascuno di questi aleggia sul bene di ogni indiv iduo. Analoga affem1azione si potrebbe fare sulla regione. Essa è una realt~1 territori ale e. allo stesso tempo, un insieme di elementi costitutivi. simili a quelli della nazione. Da questo punto di vista, la differenza tra reg ione e nazione sta nel fatto che la regione non comprende la g lobalità deg li elementi costitutivi di una nazione. ma solo una importante parte cli questi elementi. La differenza tra le varie regioni di una nazione sta nel fatto che tali elementi costitutivi sogliono variare. ora più, ora meno. da una reg ione ali 'altra. Un paragone può forse contribuire a ch iarire l'argomento. Le regioni si differenziano tra loro e dalla Nazione come i bassoriliev i si differenziano nel blocco di pietra in cui sono scolpiti. Una nazione si differenzia dall ' altra come una statua eia un'altra. Alle nazion i spetta la sovran ità: al le regioni. !"autonomi a. Ne sono esempio g li Stati federali che sono sovrani , e si costitui scono in unità federative autonome.
• Lo Stato come società perfetta la sua sovranità e maestà la sua nobiltà suprema Come abbiamo gi~1 eletto. il bene comune. cosi 111teso. comprende tutti i beni subordinati , senza assorbirli e neanche comprimerli. Il fatto cli ing lobarli comporta. per lo Stato, una supremazia cli missione. cli potere e pertanto di intrinseca dignit~1. adeguatamente espressa da lla parola 11wcsIcì. E normale. per una nazione. costituirsi in un tutt ' uno. in soc ietù /Jc1fc11a. 2 e quindi sovrana e maestatica. qualunque sia la sua forma cl i governo. 1
Questo potere maestatico è. a sua volta. so11I11Ia11Ic111e 11ohile. Lo stesso fatto cli essere sov rano, oss ia supremo. g li conferisce una naturale intrinseca nobi ltà. superiore a quella dei corpi intermedi situati tra !"individuo e lo Stato. Ne cl ~1 prova tutto quanto abbiamo prima detto.
2. La famiglia di fronte all'individuo, ai corpi intermedi e allo Stato A questo punto bisogna domandarsi qual"è la relazione della famiglia con i vari corpi situati nella fasc ia interm edia tra l' indi viduo e lo Stato: più particolarmente. con i corpi attinenti in diverse forme al bene comune: e soprattutt o con il corpo che ingloba tutti g li altri, abbracciandoli. co llegandoli e gove rnandoli. come fa co l resto del la nazione: cioè lo Stato. e il suo organo diretti vo s~premo che è il governo cie l Paese. Abbiamo già l'atto ri feriment o alla famiglia come uno di tal i corpi intermedi. Bisogna qui aggiunge re che la sua posizione davanti a questi organi è del tutto peculiare. Infatti 4uest i ultimi te ndono a d iffe renziarsi tra loro. mentre al contrario la l'ami glia tende a I ) ··Muìe.11u., ·· deriva da "111uit1r". crnnpara1i vo di " 111,1g1111.,· · . ,·h.: ,ignii'iL·a ··,:r,111,h··· 11..:I ,..:11,u l'i,iu, L' 111orak. 111oh.: volle: L'OI ,ig11ii'ica10 acc.:,,mio di lùr1a. di poh.:r,. di 11ubihi1. il eh.: fa di "111ug1111s" un L'pi1.:10 011, )ririL·u ,, lauda1ivll tkl ling uaggio nob iliare. I .o '1<.:"o ,ig11i i'i,·a10 va c,i.:,o ai dnivali e: u,mplisli (Cfr. A. Ernm11 - r\ . M.:ilk1. l>1< //t11111I11/'l' 1'1.rnu,/0,:111111' 1/i• lu /,111,:11<' /011111' l/i,Iom· dn 11101.,. Editilll1' Kl i11d,,1cd,. -I .:d .. Pan, llJ7lJ. p. 3771. ~) Dal la1i11ll ..,,nfff/U ... che· ,ignii'ica , ·,111,/,,/fu u 11•m1i11c·. , ·0III1l/11/u. fi11i1u.
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CAPITOLO VII
penetrare in tutti , e nessuno cli tali organ i e 111 grado cli esercitare sulla famig lia un ' influenza uguale a quella che, a sua volta, essa può esercitare su cli loro, quali che Slé:lno.
a) Dall'individuo alla famiglia, da questa alla gens, e infine alla tribù nella direzione della fondazione della civitas nasce lo Stato Essendo lo stato matrimoniale la comune condi zione cieli ' uomo, è facendo parte della propria famig lia, in qua lit~1 cli capo o cli membro, che egli si inserisce nell ' immenso tessuto cli fami glie che integra il corpo sociale cli un Paese. Al pari della fami g li a, la società è costituita anche eia altri corpi intermedi. e l' inserimento cli un individuo in uno cli questi gruppi è un modo d i integrarlo nel corpo socia le. Questo avviene per esemp io nelle corporazioni di artigiani o dei mercanti, nonché nelle Università, o anche negli organi d iretti vi che costitui scono il potere municipale urbano o rurale. Se si considera la nasc ita dello Stato, si vedrà che, in un modo o nell 'altro, esso è derivato da società prees istenti la cui " materia prima" era la fam igl ia. In fatti questa ha dato orig ine a grandi insiemi famig li ari che i greci chiamavano génos e i romani gens. Questi ultimi, a loro volta, formavano grand i complessi anch 'essi di 101111.\· famigliare. ma le cui correlazioni genealogiche si perdevano nella notte dei tempi e tendevano a dissol versi ne lla confusione: e rano le ./i'atrias tra i greci e le rnrias tra i roman i. "Il processo di associa:ione - dice Fuste! de Cou langes - co11ti1111ò 11at11ralme111e a crescere, e secondo lo stesso metodo. Molte curie o_ji-atrie si raggmp/Jarono e for111a ro110 11110 trih1ì"· . 1 A sua volta. l' assoc iazione de lle tribù fo rmò la città, o meglio la cil'itas: e con ciò lo Stato.2
b) Ne ll'individuo e nella fa111igl ia, i fatto ri più essenzia li a l bene com une dei corpi i11ter111edi, della regione e de llo Stato La famiglia feconda, 1111 111icrocosmo L'espe rienza dimostra che abitualmente la vitalit~1 e unit~1 cl i una fam ig li a sta in relazione naturale con la sua feconclitù. Quando la pro le è numerosa, essa vede i genitori come d irigenti cli una co llettivit ll umana d i un certo peso. per via de l numero che la compongono e anche - normalmente - per i preziosi valori re ligiosi. morali. culturali e materia li inerenti all a ce llula fami gliare. il che aura cl i prestigio 1·autorit~1 pat erna e materna. Essendo i genitori in un certo modo un bene comune a tutti i fi g li. è normale che nessuno cli questi pretenda assorbire tutte le attenzioni e tutto l' arretto dei genitori . strumentalizzandol i a vantagg io ciel proprio bene indi viduale. La ge losia tra fratelli trova te rreno poco propizio 1~; lle fami glie numerose. mentre il contrario può nasce re facilmente nelle fami g lie con pochi fig li . I J I .a Ci11; A111iq11e. L1hrn iric Hachc11c. Pari,. libro 11 1. p. I.ì5.
2J Su quc,10 1c111a. , i vc.:dano i 1c,1i di Fu,1cl dc Cou langc,. di Fra1111 Fu11d, -Brrn1a 110 e di 111rnis. I k nri DL'ia,,u,. rispc11iva111c111c 11.:i Dncu111c111i VII. VIII e IX.
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GENESI DE LA NOBILTÀ
In queste ultime, inoltre, si crea non di rado una tensione genitori-figli , per cui uno ciel due poli rende a vincere l'altro e a tirannizzarlo. I genitori , ad esempio, possono abusare dell'autorità, sottraendosi all a convivenza domestica per utilizzare tutto il tempo disponibile nelle distrazioni della vita mondana, relegando i fi gli alle cure mercenarie delle hahy-sitters o disperdendoli nel caos di certi collegi turbolenti e privi di legittima sensibilità affettiva. Possono tiranni zzarli anche - è impossibile non accennarvi - con varie forme di vio lenza famigliare, così crudeli e frequenti nella nostra soc ietà scristianizzata. Nella misura in cui la famigli a è più numerosa, diventa più difficile che si formi una qualche tirannia domestica. I fig li si rendono meglio conto cli quanto pesino ai genitori. tendono perciò ad esser loro grati e ad aiutarli con rispetto - quando giungerà il momento - nell a conduzione degli affari famigli ari. A sua volta, il numero considerevole di figli dà all 'ambiente domestico un 'animazione, una giov ialità e ffervescente, un 'originalità incessantemente creativa nel modo di essere, cli agire, di sentire e di analizzare la realti:1 quotidiana all ' interno e all 'esterno della casa, che fa nno della convivenza fami gliare una scuola di saggezza e di esperienza. causata interamente dalla tradi zione trasmessa so llecitamente dai genitori e accresciuta rispettosamente e cautamente dal prudente e graduale rinnovamento prodotto dai fi gii. La famiglia è così un piccolo microcosmo, allo stesso tempo aperto e chiuso al le influenze esterne. La coesione cli questo microcosmo risulta da tutti i fattori sopra ricordati e viene rin fo rzata principalmente nella formazione religiosa e morale data dai genitori in consonanza col parroco. come pure ne lI·armonica convergenza delle varie ereditarietà fi siche e morali che, tramite i genitori. abbiano contribuito a modellare le personalità de i figli .
c) Famiglie, microcosmi che convivono fra loro in modo analogo alle na zioni ed agli stati Questo microcosmo si differenzia da altri microcosmi analoghi , ossia da altre fam iglie, a causa di qualità caratteri stiche che ricordano in piccola sca la le differenze tra le regioni di uno stesso Paese, o cli diversi Paes i in una stessa area cli civiltà. La fami gli a così costituita ha abitualmente un certo qual temperamento comune. aspirazioni . tendenze e avversioni comuni , modi com uni di convivenza. cl i riposo, cli lavoro. di ri so lvere i problemi , di affrontare avversità e di trarre profitto dalle circostanze favorevoli. In tutti questi campi. le famiglie numerose hanno princìpi di pensiero e cli azione corroborati da ll"esempio delle opere dei loro antenati. non di rado miti zzati dall a nostalgia e dalla lontananza temporale.
d) La famiglia e il mondo delle attiv ità professionali o pubbliche - Lignaggi e professioni Ora. succede che questa grande e incomparabil e scuola cli continuit à - incessantemente arricchita da ll 'elaborazione di aspetti nuov i mode ll ati secondo una tradi zione ammirata. ri s1)etrata e amata da tutti i membri de ll a fami glia - infl uenza molto gli ~
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individui nella scelta delle loro atti vità professionali. o delle responsabil ità che vog liano esercitare in favore del bene comune. Ne deriva che, frequentemente. vi sono lignagg i di professionisti provenienti dallo stesso ceppo famigl iare, per cui l' influenza della famig lia penetra nell' àmbito professionale. In realtà, nel consorzio così formato tra at1ività profess ionale o pubblica. da un lato. e famigl ia, da ll' altro. anche questi vari tipi di atti vit~1esercitano la loro influenza sul la fam ig li a. Si stabili sce così una sim biosi naturale e altamente auspicabile. Importa però soprattutlo notare che, il più delle volte. lo stesso corso naturale delle cose fa sì che l' influenza della fam ig lia sulle attivit~1ad essa estrinseche sia maggiore di quella esercitata da tali att ivit~1 sulla famiglia. In altri termini , quando la fami g lia è autenticamente cattoli ca. e si affida non solo alla sua naturale e spontanea forza di coesione. ma anche alla soprannaturale influenza della mutua carità che le proviene dalla grazia. l' organi smo fami gli are raggiunge le condizioni ottimal i per segnare con la sua influenza tutti o quasi tulli i corpi inte rmed i tra l' ind ividuo e lo Stat o. e infine anche lo stesso Stato.
e) I lignaggi forma110 élites perfino nei g ruppi o negli ambienti professionali più plebei A partire cli ques te considerazioni. è fac ile comprendere che l' in fluenza benefi ca cli lignaggi pieni cl i tradizione e di forza creati va. in tutti i gradi de lla gerarchia sociale. dai più modesti ai più elevati. costitui sce un prezioso e insostituibile fanore di ordine. sia nell a vita ind ividuale che nel sell a re sociale pri vato che ne ll a vita pubbl ica. Per la stessa forza dei costumi , la d irezione effetti va dei vari corpi pri vati fini sce nelle mani di lignaggi che sp iccano come i più dotati per conoscere il gruppo sociale. coordinarlo. zavorrarl o con una robusta trad izione e dargli la spinta vigorosa cli un continuo migliorame nto nel modo di essere e di agire. In questa prospettiva. è legitti mo che. nell'am bi to cli alcuni fra questi gruppi. si form i una élit e para-nobiliare. un lignaggio preponderantement e para-dinastico. etc. Questo fatto contribui sce anche. nell e provincie e nelle regioni rurali . a formare "dinastie" locali. in qualche modo analoghe alle dinastie regali
f) Società gerarclrica, e come tale partecipntiv n Padri regali e re patemi Tullo questo quadro ci descri ve un a Nazione come un insieme di co rpi i qua li sono costituiti. a volte, eia corpi minori: e così. in graduale linea di scendente. fin o a g iungere al semplice indi viduo. Seguendo all'inverso lo stesso percorso. si percepisce chiaramente il carattere gradu ale. e in quant o tale anche gerarchico. de i vari corpi che mediano tra il semplice indi viduo e il più alt o gove rno dello Stato. Tenendo presente che il tess uto soc iale è costituito da tutt o un am pio ord it o di indi vidui . fami glie e corpi intermedi. se ne conclude che. da un ce rt o punto cli vista. la stessa soc iet~1 è un insieme cli ge rarc hie cli d ive rse indo li e natu re che coes istono. si
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sostengono a vicenda e si correlano e sopra le qu ali aleggia appena, nell a sfe ra temporale. la maestà della soc ietà perfetta, ossia lo Stato; e. nella sfera spirituale - la più elevata - la maesti1 dell ' altra società pe rfetta. ossia la Santa Chiesa cl i Dio. Così concepita. questa soc ietà di élites è altamente partecipati va . In essa. cioè. classe. influenza, prestigio, ri cchezza e potere sono partec ipati dall ' alto al basso. in diverse maniere secondo ogn i grado, eia corpi con peculiarit~1proprie. In questo modo. un tempo si poteva dire che nella fami gli a. anche quella più modesta, il padre era re dei fi gli e. al vertice, il re era padre dei padri. 1 Si veda anche. su questo stesso argomento. il testo cli mons. Henri Delassus. Documenti IX.
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3. Origini storiche della nobiltà feudale Genesi del feudalesimo Nel contesto cli questo quadro. è possibile comprendere megli o ciò che è la nobi ltà, la classe che, di versamente da alcune altre, non ha soltanto tracce cli nobi lt~1. ma è pienament e nobile, interamente nobile: è la nobilti1 per eccellenza. Qualche parola sulle sue orig ini storic he abbrevierl1questa spiegazione.
a) La classe dei proprietari terrieri s i costituisce com e nobiltà militare e anche com e autorità politica Mentre il grandioso Impero Carolingio era ridotto in macerie. vi si lanciarono in nuove e devas tanti incursioni i barbari . i normanni . gli ungheresi e i saraceni. Non pote ndo le popo lazion i. così attaccate eia tutti i lati. resiste re a tante calamità ricorrendo solo al potere centrale dei re. gi~1 tanto indebolito. esse si ri vo lsero. naturalmente. ai ri spetti vi proprietari terrie ri . alla ricerca cli qualcuno che li comandasse e li governasse in circostanze così ca lamitose. Acconcliscenclenclo al la richiesta. i proprietari costruirono fortifi cazioni per sé e per i suo i. Secondo lo spirito cie l tempo. profondamente cri stiano. per ..suo i.. si intendeva includere, patern amente, non so lo i fami gliari. ma anche la cosiddetta socictcì eri/e. formata eia domestici . manov ali e dalle rispetti ve famig lie. che abitavano nelle terre del proprietario. Per tutt i c·era protez ione. cibo. assistenza religiosa e comando militare in queste fortil"icazioni , che. col tempo. si vennero trasformand o nei superbi castelli signorili . di cui oggi sopravv ivono tanti esemplari . Ne l recint o cli questi castelli. erano contenuti talvolta perfino i beni mobili e il bes tiame che ogn i famiglia d i contadi ni riu sc iva a sottrarre alla cupid igia deg li in vasori. I I A qucs10 propo, i10. i; 11101!0 c,prL·ssiva l"ossen :11io11e ra11:1 da l·.- ranl/ Fund. -Brcn1a1H> 1/.' A1wic11 N1:gi11u·. Arnc ric- Edi1.. Rio dc Janeiro I <J.,<i. voi. I. p. ~.J) ne lk memorie - di capi1:ik i111erc"c - de l l·rn11adino Rl·1if lk la Brc1011nc: ·).11 S111111 ,; 111Ill ~m111/e /i 1111igli11. ,·11.11i 111i111 do 111111· le /i1111igJi,, />llrli,·o/uri . I:" ,I 1m11, ·i1w \ossi .i il monarca I i ' il f" 1,lu , d ei ,,u,lri·· Sempre , u q uc,10 kgame , 1rc110 I ra la co11di/i 1111e d i re e qul'l b di padrL·. di chiara , an T11111111a,o di Aqui1m : --11 f f ll !ll'l' d i 1111111·0.1<111"11 ,i ,·li i1111111 r e. I /Ili ,,w/n • ,ii /,11111glill . / li'/' ,,11,111111 ahhiu 1111,1 l'Crltl , ,,111i~lill11: t1 , ili/ il,., .. 11,. ,/1•r i1·u ,-/w li 1·11//1' 1 /'I' 1·1'11_~/111/1 ,·/Ji11111llli /NU!rc· t!d f'''i'"'" .. (/J n ;~ii11,·11 110/fli, ·"· l111 r11ducl·i,\11. Vcr, 1nn , rn111cn1ario, dc V1c1ori110 Rod rigue ✓• O .P .. Fue rta I\ Ul'l'a 1:d i111rial S.A .. Mad rid . I LJ7X. p. q 1. · Su quc,10 carall c:n: , acro de ll' a111t,ri1il pal crna in,q!n:t 111ag111ricame11IL' ._.,n Paolo: ·· t•,,,~n />t' rt ,,, /,· ~,,,, ,, dut1 di11011: 1 al Pt1dl'I'. ,la('/(/ ,lairn / l ~/11 /}{{/(' f'IIÌl1Ì ,·i 11 lll'Ì c·,c1; t -111' rn/111 /(' l'fll .. (/J ·' · I.J - 1.'i).
CAPITOLO Vl l
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Nella difesa militare, i I proprietario terriero i suoi famig liari erano i primi combattenti. li loro dovere era cli comandare. stare nel! ' avanguardia, nell a pericolosa direzione delle offensive più ri schiose, delle difese più ostinate. All a condizione cli proprietario si aggiunse così quella cli capo mi litare e cli eroe. Negli intervalli cli pace. con molta naturalezza. tulle queste circostanze gli confe rivano potere politico locale sulle terre circostanti . il che faceva ciel propietario un signore. un c/0111i11us nel senso pieno de lla paro la. con funzioni cl i legislatore e cli giudice. In quanto tale, egli rappresentava un elemento cli unione con il re.
b) La classe nobiliare: partecipazione subordinata del potere regio La classe nobiliare si formò così come una partecipazione subordinata ciel potere regio. Riassumendo quanto eletto, essa aveva a carico il bene comune dell a sfera privata, ossia la conservazione e l' incremento dell ' agricoltura e della pastori zia. delle quali vivevano tanto i nobili che i plebei. Era a suo carico anche il bene comune della sfera pubblica - per il fatto cli rappresentare il re nella zona - bene più elevato, cli natura più universale e pertanto intrin secamente nobi le. Infine. la nobi ltà aveva una certa partec ipazione nell ' eserci zio dello stesso potere ce ntrale ciel monarca. in quanto i nobi li cl i categoria più elevata erano. cl i so lito. abituali consiglieri dei re. Nobili erano. per la maggior parte. i ministri cl i Stato. g li ambasciatori e i generali. cariche indispensabi li all 'esercizio ciel governo supremo ciel Paese. Il nesso tra le alte fun zioni pubbliche e la condi zione nobi liare era tale che. perfino quando conveni va al bene comune che elementi dell a plebe fossero elevati a queste runzioni . generalmente giungevano a ricevere dal re tito li nobi li ari che innal zavano loro, e a vo lte anche i loro discendenti. alla cond izione cli nobile. Il proprietari o. spinto da lla forza delle circostanze ad una mi ssione più elevata cli quella della mera produ zione fondiaria, ossia a una certa tutela della sa/11s p11hlica tanto in guerra che in pace, si trovava in vestito d i poteri normalmente di governo. a livello loca le. In questo modo. egli saliva itJsofacto ad una condizione più alta. nell a quale g li spellava essere in un certo qual modo una mini atura del re. La sua missione. dunq ue. partecipava intrinsecamente della nobiltà della stessa mi ssione regia. La fi gura del /J/"0/Jrietario-signorl' nohile nasceva così dall a spontanea realtù dei ra11i. Q uesta mi ssione, insieme pri vata e nobile, comportò un graduale amp li amento quando le circostanze - più alleggerite da preoccupazioni e da pericoli esterni anelarono penn ellenclo all' Europa c ri stiana cli conoscere più lunghi peri od i cli pace: e pe r mo lt o tempo non cessò di amp liarsi.
e) Si delineano le regioni Il signore della reg ione
Il bene com u11e regionale -
In fatti . nelle nuove situaz ioni. g li uomini potevano estendere le loro vedute. i loro pensieri e le loro atti vitit a campi gradu almente più vasti . Si costitui rono allora regioni modellate rrequentemente da vari ratt ori loca li . come ad esempio le caratteri stiche ueografiche. le necessit à militari . gli scambi d"interesse. l"afflu enza di moltit ud ini cli e '-
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pellegrini a sanlllari di grande attrazione. perfino in zone lontane: come pure raffluenza di studenti ad università di grande fama e di mercanti alle fiere più rinomate. Contri buirono ino ltre a caratterizzare queste regioni affinità psicolog iche peculiari. derivanti dai più svariati fatto ri: l' ered iti1 cli lotte falle in comune, a volte per molto tempo, contro un avversari o esterno: le somig lianze cli linguaggio. cli costumi. cli espression i artistiche, etc. Il bene comune reg ionale comprendeva in questo modo i vari beni comuni più strettamente locali; per ciò stesso, esso era più e levato e più nobile. Le reclini ciel comando cli questo bene comune regionale capitavano normalmente nelle mani di un signore dai piL1 ampi dominii, più potente. più rappresentativo dell ' intera regione. e quindi più capace di coagularne le vari e parti. riunendole in un tutt ' unico senza pregiudizio per le rispetti ve autonomie: tutto ciò, sia per la guerra che per le allività inerenti alla pace. A questo signore dell a reg ione - anch'eg li una miniatura del re nella regione. così come il semplice signore proprietario lo era nella località piL1 ristretta - spettav a in tal modo una posizione con un insieme cl i diritti e doveri intrinsecamente più nobili. Così, il signore feudale - il proprietario-signore nobi le. del cu i diritto cli proprietà partecipava un gran numero cli manovali allraverso un legame abbastanza simi le all ' attuale enfiteusi - doveva al suo ri spellivo signore un rassa//aggio analogo. sebbene non identico, a quello che quest·ultimo. a sua vo lta. prestava al re. Al verti ce de lla gerarchia sociale si andava così formando una gerarchia nobiliare.
d) Il re medioev ale Beninteso. cli principio nulla d i ciò operava stacc ato o contro il re. simbolo supremo ciel popolo e del Paese: al contrario. restava al di sollo ciel monarca. sollo la sua egida tutelare e sotto il suo potere supremo. per conservare in suo favore questo grande insieme organico di regioni e di autonomi e loca li che era allora una Nazione. Pe rfin o nelle epoche in cui Io sfacelo clefacto ciel potere regio si aggravò ulteriormente. mai fu contes tato il principio monarchico unitario. Una nostalg ia dell' unit~1regia - e perfino, in mo lti luoghi. dell"unità imperi ale carolingia. comprensiva di tutta la C ristianit ~1- mai cessò di esiste re ne l Medioevo. Così. man mano che i re andarono recupe rando i propri mezzi pe r esercitare un potere che abbracc iasse e ffetti vamente !"intero regno e ne rappresentasse il bene comune. com inciarono a farl o. Chiaramente. questo immenso processo cli stabili zzazione. cli ridefini zione dei compiti e cl i organ izzazione. al li ve llo locale e poi reg ion ale. seguito da un non minore processo cli riarticolaz ione unificat rice e centralizzatrice dell a nazione. non avvenne senza che apparissero qu i o là rivend icazioni eccessive. formulate unilateralmente e appassionatamente. da parte cli co loro che rappresentavano gi uste autonomie o promuovevano necessarie riarticolazioni . Tutto questo portava. in genere. a guerre feudali a vo lte lunghe e intrecc iate con conl"lilli internaz ionali . Questo era il duro tribut o così pagato dag li uomini per via del peccato ori ginale. de i peccati attua li. de lla molle1.za o della maggiore o minore compiaccn1.a con la quale res iston o o si abbandonano all o spirito del ma le.
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CAPITOLO Vll
Nonostante tutti questi ostacoli. il senso profondo della storia del feudal esimo e della nobi lt~1non si spiega se non si prende in considerazione quello che abbiamo detto: e in questo modo si modellarono la soc ietà e lo Stato med ioevali. In realtà, le origini e lo sv iluppo del regime feudale e della gerarchia che lo caratterizzava ebbero qui o lù caratteristiche d iverse, anche per via cl i circostanze differenti. appl icandos i non a tutti g li Stati europei ma a molti cli questi. A titol o di esempio, tuttavia, il processo costituti vo di questo regime può essere descritto come abbiamo detto. Molti tratti cl i questo quadro li ritroviamo nella storia di più di un regno che. tuttavia. non ebbe un regime feudale nel senso pi eno del termine. Ne sono rilevanti esempi le due nazioni iberiche, Portogallo e Spagna. 1 e) Il regime feudale: fattore di unione o di disu11io11e?L'esperienza del federalismo contemporaneo Molt i storici vedono nel feudales imo isti tuito in certe regioni d'Europa. e ne lle situazioni fond iarie para- fe udali formatesi in altre. pericolos i fattori cl i disunione. Tuttavia. l'esperie nza ha d imostrato che !"autonomia, considerata in se stessa. non è necessariamente fatto re cli disuni one. Pe r esempi o, ogg i nessuno considera le autonom ie deg li Stati integranti le repubbliche federali esistenti nel Cont inente americano. come fattori cli d isunione: al contrario. come mod i d i collegament o ag ili. plasti ci. fecondi , per un·unione intellige ntemente intesa. Infatti. reg ionalismo non vuol dire ostilit~1 tra le componenti. o tra queste e il tutto. ma autonom ia arm onica. come anche ricchezza cli beni spirituali e materiali , sia nei tratti comuni a tutte le reg ioni che nell e carat te ristiche peculi ari cli ognuna di esse.
4. Il nobile e la nobiltà: interazione modellatrice a) Orig i11i -
Un processo cons 11et11di11a rio
Considerando la nobilt~1descritta come e ra nei secoli del suo pieno vigore. nei dive rsi Paesi clell 'Europa med ioevale e post-medioeva le. e l' immagine che se ne fo rmano oggi i suoi componenti o ammiratori. - sia nell' Europa c he ne lle nazioni nate da lle scoperte geografi che, da l ripopolament o. dal genio organi zzatore dei popoli europei, nonché dallo ze lo mi ss ionari o dell a Chiesa - si nota che la nobilti1. ieri come ogg i. si basa su certi princìpi coere nti fra loro. Questi compongo no così una teoria che. ne lle sue linee essenziali. si è conse rvata Sl'lll/JC/' cr 11hiq11c la stessa. nonostante presentasse notevoli va riant i secondo i tempi cd i lu ogh i. Questo sistema dottrinale di fondo lo vediamo germi nare nella menta lità dei popo li europei dell'alto Medioevo. modellando !"istituzione nobiliare 4uas i sempre pe r via consuetudinari a: dimodoc hé, storicamente. questa dottrina g iunse alla sua più ampia e coerente app licazione a11 ·apogeo clell' Etù Med ia. Questo accadde 1wri /Wss 11 con la I) C'fr. ml c,o:mpio Jo,é Ma110,o. 1\ Nnhr<': u M ,·dil'\'/II p ,,n11g11<·111. l'.di!orial l: s1 a111pa. Li,hoa I 'IXI. pp. 27-:.X: /:'J1,·iclnfi<'dio /lnin•no/ / /11.,rrw/11. E,1x1,a-Calpo:.1. XX I. pp. ').'i.'i e '1:iX: t. XX III. p. I I J9.
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piena e armoni ca espansione ciel feudalesimo e delle sue conseguenze. sia in campo politico che in quello soc iale ed economico. Bisogna rilevare che questa elaborazione teorico-consuetudinaria. dai vasti orizzonti e dai lineamenti sottilmente polimorfici. ha avuto come agenti simultanei e armoni ci non solo le famig lie nobiliari . ma anche il resto ciel corpo soc iale. soprattutto il clero. le università e altri corpi intermedi . cioè g li intellettuali. la cui riflessione spaziava nelle più alte lande ciel pensiero umano. fino ai modesti piccolo-borghes i e ai semplici manovali . Era un processo così naturale che. in vari campi . continua in qualche misura ad essere lo stesso, fino al nostro tormentato secolo.
b) Esempi nei divers i campi Così. l'esercito tedesco anteriore alla prima Guerra Mondiale fu ampiamente modellato dall'idea che se ne faceva l' opinione pubblica pro fondamente influenzata dal militari smo prussiano. Analoga influenza giunse a "scolpire" la Cestai! del Kaiser Gug lielmo II. simbolo contemporaneamente dell'esercito e della Nazione. Affermazione analoga si potrebbe rare - con nota militare meno accentuata - sull ' idea che l'op inione pubblica di altri Paes i. nella stessa epoca, si faceva dei propri rispetti vi monarchi e de lle forze armate. come ad esempio Francesco Giuseppe in Austri a ed Edoardo VII in In ghilterra. Risaliamo a questi esempi stori ci per essere indiscutibili in questa prospetti va ... se c·è qualcosa di ind isc utibile in questo tipo cli argomenti. Ma. per d im ostrare la perenni tù de l processo cui alludiamo. basta ricordare l' ondata uni versal e cli e ntusiasmo sollevata dal ve tusto e spl endente cerim oniale ciel matrimonio tra Carlo e Diana. Principe e Principessa d i Gall es. Questo esempio serve anche per verificare qu anto ha guadagnato in stabili1 ~1. in quell' occasione. il profilo psicologico e mora le ormai classico. che. secondo anti che aspirazioni cieli" Inghilterra. devono avere il principe e redit ario e la sua sposa. in quell a cerimonia apparvero anche gli aggiornamenti acc identali che quel Paese vuole int rodurre in questo pro fil o. e ipsofacto nell a fi sionomi a generale de lla nazione. Q uesto esempio lasc ia chi aramente intravedere in cosa consiste la fo rza consuetudi nari a spontanea. creatrice. conservatrice o restauratrice. che una nazione intera. considerata nell a sua globalit ~1 e senza scontri notevo li tra correnti . può sv iluppare nel modellare. in ge nere in modo le nto. prudente. ma tutt av ia rinnov atore. istituzioni come la nobiltù.
5. La monarchia assoluta, ipertrofia della regalità tendente allo Stato totalitario populista Il ri su ltato armonico ottenut o nell a soc ict~1 feudale cominciò a dissolversi con la diffu sione dei princ ipi de i legisti 1 e anche in conseguenza cl i altri fattori . A partire eia ciò. e fino alla Rivo luzione del 1789. in tutt a Europa il potere regio si mosse nell a I i l .1'g1.,111: qual 1i'iL·a dai a ai cc111, 1glil' n ckl l'L'. alla i'inl' tkl llil'dion o. L'11,· ,i i111p..:g11aro11c1 il pm111 11c" ,TL' 1· a,,ol111i, 11m 1-..:g1c1 e" L'Cllllha11crc il iL'11dak,i1110. ha,andmi a lJIIL' \lll i'i1w ,1111',1111iu1 Diri110 romano.
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CAPITOLO VI I
prospettiva di assorbire sempre più le antiche autonomie, diventando sempre più centralizzatore.
a) La monarchia assoluta assorbe i corpi e i poteri subordinati Molto diversa da quel sistema di élites sovrapposte, nobili o meno, che potevano trovarsi disseminate nelle più diverse naz ioni , era J"inclole della regalità assoluta che. in quasi tutte le monarchi e europee, andò riunendo nelle mani del re (che a sua volta si identificava sempre più con lo Stato: "L' Eta!. e· est moi" , è una massima generalmente attribuita a Luigi XJV) la pienezza dei poteri prima di sseminati tra i corpi intermedi, come abbiamo visto. Al contrario del monarca feudale. il monarca assoluto del tempi moderni. ha intorno a sé una nobiltà che lo accompagna notte e giorno; essa g li serve principalmente da elemento decorativo , ma priva cli un qualsiasi potere effettivo. In questo modo. il sovrano assoluto si trova separato dal resto della nazione da un solco profondo, o meglio da un abi sso. Questa era la situazione tipica ciel re di Francia nei tempi modern i. che ha avuto in Luigi XIV, il " Re Sole··. il suo più perfetto prototipo. 1 Alla reali zzazione di un tale modello tendevano. con maggiore o minore ansia. i vari monarchi alla fine del secolo XVIII. Questo tipo cli sovrano susci tava nell'osservatore un primo impatto di ammirazione per la sua onnipotenza, che tuttavia restava appena alla superficie della situazione. Ma poi.quest'apparenza di potere illumitat o non faceva che velare l' impotenza profonda in c ui si collocavano i re assoluti per via del loro stesso isolamento.
b) Non restava loro che appoggiarsi alle burocrazie civili e militari Le pesanti "stampelle" della rega lità assoluta Infatti, sempre più sc iolti dai legami vitali con tutti i corpi intennecli che costitui vano la Nazione. questi monarchi assoluti avevano perduto i propri appogg i naturali. o li avevano indeboliti per la condi zione di crescente asfi ssia provocata dal loro stesso assoluti smo.
I)
Que,1· as,orb imcnlo del la nohi liii ad opera de ll.1cenlra li, 1.a1io11e e rallor1.a111e1110 de l poll'tT n:gin non colpì lll'lio sles,o modo le nohi il it dei di vcr, i Paesi e de lle divc: rsc n:g ion i di uno ,1cs,n Pal·,c. Esempio 1ipico di una 11obi l1;1che re, is1e11..: a ques1a i11fluc111a tkmo li1ricc npera1a dalla 111011a1Thia a"olu1a ru la 11obil1:1de lla Vandea. in Francia . regione c he d ivenlù poi unn th:i foco lai di rc:,i, 1c: n1.a a ll;1 Rivol u1innc francese. Rig uardo quc,1;1 1e11dc11m alla re,i, 1e111.a della nuhi11ii vandeana al polerc cenlralc. rikrisce J' in,ì!!.nc ,1oricn George, Bordonove: ~ "La 110/iil//i 1·t111dea11afi,r111u I11w
11011 d1i11s11 11el/,, .1/1(' 111,•111oric . 11u1 011i111ar11 ilo/ .1111, s1,•s.1·0 di1111111i.11110. I/(; /isìn1111e111e 11/ 111111·,,l11w111,·. Sa/i-" ,,,., ·c:io11i. /' ù1/l11c11: 11 ,/e/le idei' /1/(IJ\ 'C' . il 11e11.1·iero ,1,,ifil " ,10/i e i discor.1i dci 1·1·rho.1i ri1w1itori ,/,•Ila dorrri1111 ,t,,/ .\1°1·0/o dà /11111i /a /a.l"<"iu,·, 1110 fll{/ijfére1111·. Al 1·n111r11ri11. e.,·.\11 te11,h'l'11 a rù·nrdarc il ruolo c lw 11\'1'\'a s1"11/10 nelle l'f'oclll' />lls.1111,·. il suo pn1, ,, la sI"1 rù·, ·/1('::,1. /' w11in1 g r,111(/,'::11 <' fu 11r,·111i11c11: 11 cl,·! Poi/011. Cs.111 i11(/11hhia1111'11/1' .rn/li-i,·a e/l'Ila regress1u ,,,, ,!,,/lo 11ohi/1,ì a 11rn/irrn del f'nll'/'l' , 1'1//l'O!i::11/0/"l' dl'lln Sic/In . /: 1.111 11011 1wrdn/llÌ 111,,i ,t,./ 111110 ,1 Nic/l('/ie11 /11 de11111/ i: io11c d,·i 11m11ri n1.11clli / i' 11</11/i. 11,; 11/ R ,, .'i1Jil' il Sl/lJ 11/te::"·", as 111/111 i.11110 .. ( /.,1 ,·i,, 111101i,ii,·11111' 1·11 \ c11ilfr. ,·u.1/a.
I.' esi .1·1e1i:a ,li \ 'ersaille.1 11011 l a ill(/eholì.
0 , - ,,
Hachellc. Parìs 197-1. p. 49.). Per hcnc i111endcrc lo spi rito di q11e\lC rc,i.,IL' ll/C del la nuhillit vandeana all' as,olu1i,1no regio (l'Olll ro il quale . a loro vo ila. i rìvol111ìo11ari de lI ·x,1 parlarono ui,ì i"urio,amc111c e prnl ìs:-a 111c:111c). hi,ogna tener prc,l'lllC d1c il Trono 11011 ebbe più ardcn 1ì dikn,ori dì c,sa. né i rivol111ìonari allrnnla rnno opposi1ori più cruici e orgog lìmi.
GENESI DE LA NOBILTÀ
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Incapace quindi di mantenersi in pied i, di muoversi e d i lottare con il sostegno dei propri elementi costitutivi naturali - e cioè i gruppi intermedi - la monarchia assoluta era obbligata ad appogg iarsi a reti burocratiche·sempre maggiori. Questi organismi burocratici costituivano le pesanti stampelle. luccicanti ma fragili, di questa regalit~t della fine del seco lo XV III. Infatti il fun zionarismo, quanto più è grande, tanto pi ù è pesante; e quanto più è pesante, tanto più grava su quegli stessi che. pur di rimanere in piedi e muoversi. sono abbli gati ad appogg iarvisi. Così, la regalità assoluta e burocratica divorò nel corso del tempo lo Stato paterno. fam ig liare e organico. Ricorderemo ora alcuni esempi stori ci che illustrano come questo processo si fom1ò in certi Paes i europei.
e) Centra lizzazione del potere in Francia In Francia, i g randi feucl i vennero riassorbiti da lla Corona. sopratt utto per effetto del le alleanze matrimon iali tra membri della Casa Reale ed eredi de lle grandi unità fe udali. Conte mporaneamente. una sorta di forza centripeta coagu lava a Parigi le principa li leve d i comando e cli influenza ciel regno. Luig i XIV sv iluppò questa politica in tutte le sue conseguenze. L\1timo assorbimento cli un territorio feudale effe11 uata dalla Corona fran cese. portata a te1111ine mediante negoziat i dip lomatici che ancora avevano apparenze di accord i cli famig lia, ebbe pe r ogge110 il ducato di Lorena. Nel Trallato d i Vienna ( 1738) fu sancito !"accorcio tra Franc ia e Austria per cui la Lorena passava a tito lo vitali zio a Stanislas Leszczinski. Re detron izzato cli Po lon ia e padre de lla Regina Maria Leszczinska. sposa cl i Luigi XV. Al la morte ciel suocero ciel Re francese. il ducato di Lorena sarebbe stato incorporato automati camente al regno cli Francia. E ru quello che realmente avvenne. • Debolezza della farrag inosa onnipotenza bonapa rtista
L·archetipo farrag inoso e terri bile de lla monarchi a burocrat ica. che non aveva più nulla cl i pate rno, fu lo Stato , completamente militare. finanziario e ammini strati vo, del Bonaparte. Dopo ave r vinto gli austriaci a Wagram ( 1809). Napo leone occupò Vienna per alc uni mesi. Quan do all a fine le truppe frances i si rii irarono. l' Imperatore Francesco Id · Austria poté tornare alla sua capitale. In questa occasione. i viennesi gli offri rono un 'accogli enza festosa pe r consolarlo dell a pesante sconfitta e deg li infortuni a cui lui e il Paese erano anelati soggetti. 1 Risult a che. nel venire a conoscenza cli questo fatto. il despota corso non poté tralleners i eia Il 'emettere un gemito: "Che 11101wrchiufo rte 1" Così eg li avrebbe quali ficato la monarchia deg li Asburgo, rorse la più pate rna e organica clell" Europa d i quel tempo ... Il seguito dell a stori a dimostrò c he Bonaparte aveva ragione. Alla fin e dei ··cento giorn i'·, sconfi110 definit ivamente a Waterloo. nessuno in Francia pensò a offrirg li un festoso omagg io in riparazione dell"imme nsa tragedia che si e ra abbaltuta su d i lui . Il Cfr. Dm:umèn11 X.
CAPITOLO VII
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Al contrari o, quando il conte di Artois, futu ro Carlo X. entrò a Parigi ufficialmente. per la prima vo lta dopo la Rivoluzione, come rappresentante di suo fratello Luigi XV III. fu grande la festa compiuta per celebrare la dinastia legittima, la quale tornava dall ·esilio senza gli allori di nessuna vittoria militare. ma soltanto col prestigio di un 'immensa sventura sopportata con maestosa digni1à. 1 Dopo la sua seconda e definitiva abdicazione, iso lato nel suo fa lli mento. Napoleone venne ridotto all'impotenza, al punto cli dover chiedere asilo al re dell'Inghilterra. cioè al capo di uno deg li Stati che g li erano fra i più implacabili nemici. Nemmeno l' imminente prospetti va della distruzione cie l suo trono susc itò nei suoi più vicini seguaci il coraggio di so llevare in suo fav ore una qual siasi guerriglia o rivoluzione. ispirata all 'amore filial e cli sudd iti leali ve rso il loro monarca. Guerrig lie o rivoluzioni in difesa dei loro prìncipi. invece, furono sollevate dall a lealt~t monarchi ca in Vandea e nella peninsola iberica.:: o so llevale dal fe rreo lealismo de i valorosi contadini ciel Tirol o capitanati eia Anclreas Hofer, contro Napoleone. in difesa della Chiesa cattolica e della Casa d' Austria. A questi d ifensori della fede - come pure della corona e della indipendenza portoghese e spagnola. ciel trono francese e dell a monarchi a asburgica - toccò versare il sangue per dinastie che ancora avevano sensibili tratti della paternalitit di un tempo. In questo. come in mo lte altre cose. esse erano radicalmente di verse dal despotismo duro e arrogante cli Napoleone. come anche da quello molle e timoroso di suo fratello Giu seppe. eia lui .. promosso"' autoritariamente a " Re'' cli Napoli e " Re" de Spagna. Aci eccezione dell ' avventura dei .. cento g iorni'". l'esercito francese. per sua parte. accettò di sc iplinatamente la cacl ula di Napoleone. In ratti , per quanto epiche e brillanti
I ) Q uc,ta magnifica acrnglit:111.a cki parigini al loro futuro l"l' vit:ne (kscritta con esemplare f°e(k lti1 dal giil citato storico Gcorgc, Bordonovc. 111:lla sua opera L,•.1 Nois ,111i 0111Ji1i1 lo Fruncc · Chorlcs X . In Documenti X riportiamo brani di questa dcscri,.iunc. 2) Non sospc11abik di parzia li1i1 al riguardo. il 11010 storico aust riaco Giov,11111i Battista Wcis, narra 1·q1opea ikll.1 rca1.io nc patriottica portoghese con1ro k trupp..: napokonichc co111,111da1c. se nta ri,ulta10. da ,ucl·c,, ivamcntc tre fra i pi(1 insigni gcncr,ili dcl Bonaparte. cioè Junot. Sou lt e Masscna. Ecco. fin dagli i11 i1i. i , ucl·cssi 1klla rca,ionc nazionale contro Junot e le s ue truppe: ··t portoghesi spiegarono la loro ha1uliero 11<1:io11<1/c. al .111111111 clc/1,, c·{lI1111,111<•, cn11 g i11hi!cJ ji·.,1t1so , . ji11wlti <f" artificio //('/lo ciiili Idi Po rto I. Q 111'slo 111m·i11u'II/// ,·ors,• /11'1" il Pa<'S<' co/11<' Ji1cJn1 O/l/licn110 al/' erha .H'ff{I: /'/I giug no / 808 /' e.r-g111·<'1"11111or,, di Tr,ìs-os-Mo11/e.1 t"·1wlw111ì .1m-rw11, il f1ri11cif1<' re,:g<'IIII' <' ,-/1ia1111ì (1//c unni ,:li 11/>iw111i. N ,,fi,• ,·i11rì ,, 11/'Ì ri/l"ggi ris11ns1' il /10/W!o: ··1 irn il Pri,wif"' /?,-gg,•111,,.1 \ fra il Pnrtog 11 /ln.' ,th/,,,.~.,-0 Napo/('1111e , .. .
"Il 17 gi11g110. la sl<'S.rn a, ·,·la111": io11,• ri.1·11011,i" ( ;11ì,11ani<'.I . il 18 " \ i"""· il /1) /'urcire., n,rcJ cli /l rog,1 /i·,·,· U'Sli111ire le prer oga1i1·<' ,dia /fra/e cli lfragon:o. cn11 grond,· co11ccJr.111 ,li l'"l'''/n: h11cùi /' wui,-11 hw,,li,·ro ,, /J('ll<'dis.,·<, il 11011n/o che c11111,i il T .: D c11 111 Laudamus. 1·,·1111e ,·/,·11111>oi 111111 g i111//<1. dl'ile1 ,1111,I,, fi , 11resùlnu,· il
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"A Ct1Ìl11hr" /11 gio1·,·1//1Ì .1111d{'ll/t·.1n1 e1rcln·11 in /Ì11 ·or,• della lilwre1: io11,· cle//,1 l " llriu e il /1'11111i11 ,/,•Ila .11 ·i<'n: o si 1ra:,ji,n111ì in ar.1<'11<1il' cli g111'I-r11 . N el /{lhon1111n11 c/1 , /1ì,11iu1 ,i 11n·11,,roI·e1 /<1 />t1ln•r,• eia Sf'<ll"/1. (;/i .,11 I,!1,,11i si S/hlr/lOg!im·a11n 11ei 1·i llaggi l" ' r Ìlwilan' i /m·t1rc1111ri wl e1r111{1ni: <'r,1111111,·,·11/Ii cnl .111111111 ciel/e ,·<11111)(I1/c. /i1,1, ·l,i cli 11rti/il'io (' c/<111111ri cli gi11hilo. r1111i ,i ll/"/1 /(1\"llll//. I lcl\"c>r(l/(lri hrll11cli1·011t1 le lnro/11/, ·1. cli.1.\//1/{'ffl/l "{//l(I Cll/11/I1/II /1'11Wi 1w.,n1.,1i 11('//' 11ili11111 ,:I1<'/T{I cli S11og11<1: /i·"1i ct1! Cnwi/i.,.10 i11111,1111, 111,1r, ·ù11"<1110 clm·11111i e1il<' 11·11111I,•. l i clero 1•r,I 111110 /i111c11 ,, /i111111>w /lff /11 lilwr<1: 1n11c 1w: i1111,,t,, _ 111<1 i1111w,li1·0 I,• , ·n,c!,•/1,ì , ·!,,• ,·Iw1,I ,/liii' ,·n111I11e.,.\l, in Sf'U,1//1(/ ("( I/I{/"(/ i lll'llli, ·i . ·La si1111i:io11c dei /i·,11/C'esi c/ir,•111<Ì ,:ruI·e . ./1111111 ,,,.,, l w11 cn11.\I 10 della ,:r,11·i1,i elci 1wrin•l11 . 11111111n11·1·a riu'l"t'l"I' aiu1i dalla Francia. 11,; riti 111ar,, , 1wrclu; gli in, n" u11nri i ngl,•., i In cl11111i11111"a1111 t' 1·i,:i!,11"c111n /1111gn 11111e1 ili, n.,1,I. né 1·ia /{'ffa //{'ff/1(; /11 .\j1og11,1 {' /"(/ /1I1/a ili anni{' 1111/i i (11/"/"/('/"i ITlli1·111111 i11f(' IH ' /f{/fl . C,111 :!./.1111111///lllilli I/cl/I /lcl/e1·11 c/0111i11ar(' la rirnl!" di wI i111ern /J/1/Jo/i,·· I /l i.1111ri,1 ( 11111·,·r .1<1I. T ipografia La l:duraci<in. Barre luna . IlJJ I.
pp. 262-26.h
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fossero le memorie che l' uni vano .al Corso, non avevano la forza di coes ione dei vincoli famig liari. Napoleone non poteva dire dei suoi eserciti quell o che avrebbe affermato la Reg ina Isabella cli Casti gli a, non senza una certa gelosia, ciel leale e combattivo popolo portoghese. Il segreto di questa lealtà e dedicazione. secondo lei, stava nel fatto che i valorosi combattenti portoghesi "sono fig li e 11011 1·assalli" del loro re. 1
d) La dissoluzione del Sacro Romano Imp ero. Il Sacro Romano Impero, elettivo fin dalle origini , divent ò ered itario di fatto nel 1438. q uando venne eletto Alberto II l' Illustre, della Casa d' Austria. Da allora in poi, il co llegio dei Prìncipi elettori designò sempre il capo della stessa casa al trono imperiale. Una eccezione, solo apparente, fu rappresentata dall'elezione di Francesco cli Lorena nel 1745. g iacché questi in verità sposò l'erede della Casa d' Austria, l'arciduchessa Maria Te resa. Si costituì cosi la Casa degli Asburgo-Lorena, legittima continuatrice della Casa d ' Austria, alla testa cie l Sacro Impero.2 Ma il carattere fortemente federale sopravvisse nel Sacro Impero fino alla sua d isso luzione, nel 1806, in fo rza della rinuncia fa tta da l! ' Im peratore Francesco II (Francesco I d'Austria) per le press ioni cli Napoleone. Questi ridusse drasticamente il numero delle unit~t sovrane dell ' Impero imponendo, nello stesso anno, la Confederazione Renana. La successiva Confederazione Germanica ( 18 15-1 866). che aveva l' Imperatore d' Austri a come pres idente ered itario, svolse in questo processo centripeto un ruolo di carattere conservatore. Essa fu tuttavia sc io lt a per co lpa della dell a guerra austro-prussiana e della ballaglia cli Sadowa ( 1866). Allora si formò. sotto I·egemonia pru ss iana, la Confederazione Germanica cie l Nord , dalla quale vennero esc lusi l'A ustria e altri Stati della Germania cie l Sud . Dopo la sconfitta cli Napoleone III , nel 1870. la suddelta Confederazione diventò il Reich tedesco, molt o più centralizzato, che riconobbe come sov rani solo 25 Stati integranti . Non doveva fe rmarsi qu i l' impulso centripeto. L'A11sch/11ss dell' Austria e poco dopo l'anness ione dei Sudeti al III Reich ( 1938) portarono que ll ' impulso a un culmine dal quale scaturirà la Il Guerra Mondiale. L' annullamento di queste conqu iste centripete di Adolf Hitler, come la reincorporazione della Germania Orientale ali 'attuale stato tedesco, segnano forse il punto fin ale d i queste successive mod ifi che della geogra fia germanica.
I J Cfr. Elainc Sanceau . O Nei11wlo do \ e111111D.w. Livrari a Civ ili1.a~·iio Editora. Porto 1970. pp. 205-206. 2J Un'altra cccc1.ionc. imrn..:diatamcnte antcriorc. ru quclla dcll'Elellurc di Baviera Carlo Alberio. che ouc•nnc la corona irnperia lc dupo la morte di Carlo VI. padre dcl i 'arci duchc,sa Maria Te re,a. La sua pn:sc111.a sul trono imperiale. m l nome di Carlo VII. fu di breve durata I 17-12- 174:'ii e la ,ua morie aprì la strada al l\:loionc di Francc,co di Lorena. In rea l1 i1. I·ascesa di quc,1 i alla suprcma digni1il del Sacro lmpcro rappres<::ntù gii1di suo una prova del pol<:: rc politico dt:lla Ca,a d"Aus1ria: in fa lli Francesco di Lorena fu ck110 Imperatore dictrn rich iesta di Maria Tc·rc"1. che in que,10 modo qualificava suo mari lo col pii1 alto titolo nobiliare d..: lla Cristiani til. parificando il mat rimonio ck ll'illu, trc c rcdi1iera dc gli A,hurgu con c hi prima era solo Duca di L.on: na e Granduca di Tosrnna.
CAPITOLO VII
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e) L'assolutismo nella penisola ibericn A nalogo fu l o scorrere deg li eventi in Portogallo e in Spagna. verso l' assolutismo regi o. Col dec lino del Medioevo, in entrambi i regni iberici, l 'organi zzazione politi ca e socio-economica tese gradualmente ver so la centralizzazione. Questa tendenza fu sfruttata con abilità dai ri spettiv i sovrani , con l'intenzione di amp liare e consolidare continuamente il potere della Corona sui vari corpi de llo Stato. in particolare sulla grande nobiltà. In questo modo. quando scoppiò nel vecchio Continente la Rivoluzione francese, il potere dei re portoghese e spagno lo era giunto al suo culmine storico. C iò non accadde. naturalmente, senza numeros i attriti tra il re e l a nobilt~t. Questa tensione ebbe episodi notevo li e drammatici in Portogallo. sia durante il regno cli G iovanni II - con l 'esecuzione cap itale de l duca di Braganza e cli altri grandi nobili de l regno, nonché con la m orte ciel duca cli V iseu. fratello della regi na. accolte llato alla presenza ciel monarca - sia durante il regno di Giuseppe I. con l'esecuzione pubbl ica del duca di Aveiro e di personaggi fra i più notevoli dell' aristocrazi a. soprattutto cieli ' i Il ustre casato dei Tavoras. In Spagna. durante il regno dei re cattolici Ferdinando cli A ragona e Isabella d i Castig li a, si delinea pienamente questa tendenza accentratrice, che si era fatta notare in di versi m onarchi del casato di Trastamara e che andò crescendo lungo i regni successi v i. g iungendo al suo culmine con i re della casa dei Borbone nel seco lo XV III. Il di vieto di costruire nuov i castelli, la distruzione cli m olti alt ri, la limitazione dei pri vi leg i nobiliari. come pu re il trasferimento alla Corona cli Castiglia ciel domini o dei port i marittimi . furono alcune del le mi sure ini ziali prese da i re cattolici che provocarono la diminuzione ciel potere del la nobiltà. Contemporaneamente, il Magistero dei principali Ordin i militari fu incorporato dalla Corona. A lla fin e cli questo processo - ancor prima del 1789 - la cos iddetta nobilt~1 storica si most ra va sempre più appagata nel gravitare attorn o al monarca. dimorando nell a cap itale e non cli rado osp itata nelle stesse reggie. a somig lianza cli quanto accadeva in altri Paesi dell' Europa. soprattutto in Francia ad opera ciel Re So le e dei suo i successori. circondati dalle ineguagliabili magnificenze ciel castello cli Versa illes. L a v ita di corte. in cui questa nobiltà svolgeva alte fun zioni . assorbi va buona part e del loro tempo cd es igeva da essa un tenore di v it a fastoso. per il quale spesso non bastavano i proventi deri vati dalle terre di fami g lia. Di conseguenza. i re retribui vano le cariche auliche cli buona parte di questa nobiltà. Ma. anche così. non era raro che la somma d i questa retri buzione e dei proventi terrieri non bastasse. Ne deri vavano in più di una corte rovinos i indeb itamenti. ri so lti a vo lte med iante 111é.rnilla11ces con l'alta borghesia. o riparati eia sussidi dispensati da i re a tito lo cli fa vore.
• Conseguenza dell'assolutismo: infiacchimento della nobiltà e dello stesso potere regio Dopo le sfortunate invas ioni napo leoniche ne l Portoga llo ( I 807- 18 1O) e nell a Spagna ( 1808- 18 14), i relati v i reg imi monarchi ci ve nnero sempre più liberali1.Zandosi. ln questo modo. le Corone persero molto in inrlue1na non solo po litica m a anche soc io-econom ica, e i tit o li nobili ari . che i sovran i portoghes i e spagnoli andavano distribuendo con crescen te larghezza. g iunsero a includere mol te persone che non appart enevano alla
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GENESI DE LA NOBILTÀ
nobiltà, ma che l'ottennero o per mera preferenza personale del monarca o per servizi prestati allo Stato o alla società nei più svariati campi di attività. ' Questo ampiamento dei quadri nobiliari - esc ludendo gli eccessi che ogni tanto si verificavano nel conferimento dei titoli - corrispondeva alla necessità di rispondere alle eq uilibrate esigenze di trasfonn azioni socio-economiche, riconoscendo l' utilità, spesso effettiva, cli queste attività per il bene comune. Tuttav ia, numerosi cli questi ampiamenti mancavano cli criterio e di discernimento, sminuendo la considerazione di cui un tempo la nobiltà godeva. Diventava così meno significati vo il premio che alcuni autentici promotori ciel bene comune ricevevano nell 'essere introdotti in un corpo soci ale che, come la nobiltà, ha tutto da perdere con la mancanza di una intelligente e discreta se lezione: nobilt~1e selez ione sono infatti concetti correlati. Dopo la proclamazione della repubblica in Portoga llo, nel 19 1O, vennero aboliti titoli nobi liari , distinzion i onorifiche e diritti di nobiltà. 2 A sua volta, la proclamazione della Repubblica in Spagna nel 1873 e nel 193 1, con le successive restaurazioni monarchiche, diedero origine ad altrettante estinzion i e restaurazion i dei diritti e pri vilegi della nobi ltà; il tutto con evidenti traum i per il corpo nobiliare.
f) La strapotenza dello Stato borghese L'onnipotenza dello Stato comunista
In sintesi, e anche come rapido sguardo prospettico sullo stato attuale del processo accentratore, bisogna dire che già nel secolo XIX si delineava lo strapotere dello Stato borghese in nazion i, alcune delle quali solo res idualmente monarchiche, altre già apertamente repubblicane. Durante la Belle Epoq11e, come pure nel periodo tra le due guerre mondiali. o nell ' ultim o dopoguerra , le Corone anelarono sempre più cadendo e gli strapotenti Stati democratici aprirono le vie storiche all 'onnipotente Stato proletario.
I) Forse nessun monarca spi nse tanto lontano la tcnck n1.a a r,1rc del la nobilt i1 una classe dichiaratame nte ape rta. co1m; il re Carlo lii di Spag na ( I 759- l 7XX) (Cfr. Capitolo VII. 9 e). 2) Riguardo la situazione elc i tiloli nobiliari nel rcgi1m; repubblicano. afferma Rui Diquc Travasso~ Va ldc1.: "L'arrimlo della Costi11òo1u' del /CJ/1. che al/I)/i il' qual,jiche 11ohi!iari 111'1 Pae.\'C' . .fi, ogge//o fJilÌ tardi di ffslri:i1111i hasote sulla co11sidera:io11e dei diri//i an111isi1i. Cosi. i ritoillri i cui 1i1oliji1.1se/'/l srati co11c·essi (allo stesso) 1·ige111e la 11101111rchia e m·essero 1wgato i risfJl'lti1·i diri//i di co1wes.ùo1u'. 1·e1111ero lega/111e111e a11111ri::ati {/// usare i loro titoli. 11 nmdi:io11e chejt,s.H'm !'receduti dal /om 11011w cil·ile. ( ... ) "/)111w1t1' /11 1·i1a del re Mw111e/ Il. in esilio. molti si ril'O!se/'/l al so1n1110111·rd1é egli. co1111' caJH• della 110/Jiltti ( lo s1e.uo}Ì'cer11 i miguelisws /ll'l'SS// il loro ,·11110) li 11111ori::11sse ad u.wrc il titolo . Q11es111 w1111ri::a:io11e 1·1·11il'l1 di regola difji,riw I ... ),, a1·c 1·11 so11ut1tu//o il ntralll'/'i' di lii/li 1•ro111,·ss1111e//' i1101csi di 1111a l'I' 1·wur,,:i(llte 11w1111ffitie'a. "Mono il re e rit·n1111.1ci11to do11 /Juarre N11110. duca di /Jragw1:11. do/la J//llg,~ior1111:11 dei 111011arc/1ici ,,onogltesi. i11 t/tlllltlo ri111til'lt in Sl' i diri//i di11as1i,·i dei due mmi della Casi/ di lfrllga11:a. al'f"IIT< ' d111,pri111a la Commissionedi Verifica e R.:gistro delk Conce,sinni. scguiw 11oi dal Con.,iglio della NohilrlÌ. 11rgw1is1110 al qu11!t· qul'i 11ri1u·i11e diede fJutere cli 1ra1wre ques1i argn11u'llli. "Nes.rn110 di q11es1i orga11is111i pmd11sse ej/Ì'lli cirili d111w1ti allo Swto. Ci,ì 11111u1sw111e. hisog11a 1wt1tr<' clii' di1·l'l'si 1ilo/111i. i c11i 1iloli/itru110 rico11n.1Tiu1i .rnltaulo dttrt1111e il regime repuhhlica1111. per 1111a di q11es1e 1·it, so1111 s/<1/i d1'sig11a11 dal lorn tiro/o (.\'l'llt/m' prl'l'ct/1110 dal 111•/lll' 1fri/c) 111'1 '/)iari11 do (;m'l'/'110. ((;a::e//a Ul/icia/c). ro1111' st /ISO l"'r 1111elli 1-/11' godettero cli 1111 dn reto II lom /i11'fll-e° (Tf111/11.1 1111hili1in111icos. ili Nohrc:<1 i1,i p,.,.,11gal ,, do /frasi!. Editoria! Enc ic lopédia. Li,hoa 1%0. voi. li. pp. Jl)7. Jl)X). 0
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La narrazione de lla storia de trassoluti smo dello Stato proletario - allo stesso tempo furioso detrattore e lontano prosecutore dell'assolutismo monarchico del Secolo dei Lumi - e del sorgere clellaperestrt~jka, della glasnost e de ll" autogestione socialista come reazioni che a loro volta accusano e proseguono !"assoluti smo proletario - è evidentemente estranea alla tematica del presente lavoro.
6. Genesi dello Stato contemporaneo a) Il declino delle regioni- Il processo verso l'ipertrofia del potere regio Come abbiamo detto precedentemente. ali" inizio dell'epoca moderna il modello feudale si trovava in un· accentuato processo cli decadenza politica. Infatti il potere regio andava consolidandosi fino a g iungere atripertrofia ne i secoli XVII e XVIII. Com inciava così a nascere lo Stato contemporaneo, basato sempre meno sul I" ari stocrazia rurale. sull ' autonomia e sull'impulso creativo de lle reg ioni. e sempre più su organi burocratici mediante i quali si va estendendo !"azione dello Stato in tutto il Paese. Parallelamente. le vie cli comunicazione. sempre pi ù transitabili e più protette dal banditismo endemico de i seco li anteriori. favori vano scambi cli vario genere tra le diverse reg ioni de l Paese. A loro vo lta. l' estende rsi del commercio e il sorgere cli nuove industrie uni formava il consumo. I reg ionali smi cli ogn i genere entravano in decadenza. e la fo rmazione di centri urban i sempre magg iori anelavano spostando il centro cli gravitazione dalle microreg ioni a lle macroregioni . e da queste alle metropoli nazional i. La capitale cli ogn i Paese anelava sempre più di ventando il grande polo cli attrazione delle energie centripete cl i tulio il territorio. nonc hé il fuoco d'irradiazione del comando emanato dalla Corona. Pari 1wss11. la corte attraeva sempre più la nob iltà. un tempo prevalentemente rural e: essa si crista llizzava intorno al re. che è il punto di partenza cie l comando. ossia clell"irracliazione cli tullo quanto s i fa nel Paese. b)
Sotto il regime de111ocratico-rapprese11tativo, l'assolutis1110 regio si trasfor111a 11ell'asso l11tis1110 statale
Se si presta allenzione a questo graduale e im placabile processo centripeto. si vcdr~1 c he esso continua a progredire ne lle successive. e sempre più assorbenti. forme di Stato nati infine ne i seco li XIX e XX. Così. lo Stato repubblicano e borghese del seco lo X I X era. nonostante i suoi aspelli liberal-democratici. piì:1 accentratore dello Stato monarc hi co della fase precedente. Esso subì un incontestabil e processo di democratizzazione 1 che aprì le porte del pote re alle class i non nobi li. ma ve nne esc ludendo !!.raclualmente da questo stesso pot ere le classi nobili: modo peraltro discuti bile di praticare I·uguaglianza. Quanto alla li bertà. essa diventò sempre pili rara per i citt adini. sul! "insieme de i qua li andò pesando la mol e crescente di legislaz ion i in continua espansione. Q uesto. dal punto di vista de llo Stato.
I)
La parola ··t1i:mocra1i11a1irnH: .. 1·1i:llL' qui 11,a1a nl'I ,igni l'i calP rivulu1 ionario di <k111ocra1ia. d1L" . corni: g iit dello. non è 1·u11ico p,is,ihik.
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c) La piramidizzazione centripeta La superpiramidizzazione Due esempi: la banca e i mass-media Per avere un quadro g lobale del declino effettivo delle libertà nel secolo X l X , bisogna dire che nel suo decorso si manifestò, anche nella sfera dell'i niziati va privata, una tendenza alla piramidizzazione. Si tratta cioè dell ' intrecciarsi cli istituzion i o imprese congeneri per forma re blocchi sempre più ampi , assorbendo qualsiasi unità autonoma che si mostrasse renitente a integrarsi nell a piramide che le compete. Queste piramidi, com 'è ovv io, avevano - o hanno ancora - al loro apice grandi fortun e che controllavano nell ' insieme piramidale le fortune gradualmente minori. In questo modo. i proprietari cli piccole e medie imprese perdevano una buona parte della loro libertà di azione davanti alla concorrenza e alle pression i del macrocapitalismo. A sua volta, per la stessa natura delle cose. a questo insieme piramidale si sovrapponevano, al vertice, alcune istitu zioni ancora più dotate cli forza di comando. A titolo cli esempio basti citare il sistema bancario e i mass-media. Tale processo, a sua volta, s' incrementò accentuatamente nel nostro secolo grazie alle nuove invenzion i, al continuo progredire delle sc ienze e delle tecniche. D' altra parte, questa concentrazione di capitali privati in mano di pochi proprietari cli grandi fortune poteva portare ad un'altra conseguenza, distinta dalla diminuzione cli libertà dei piccoli proprietari. Alludiamo alla posizione del macrocapitalismo davanti allo Stato. Effett ivamente, nel mondo borghese - in apparenza festosamente liberal-democratico, eppure sempre più democrati co e li ve llatore sollo un certo punto di vista, e sempre meno liberale sotto un altro - ve nne a prodursi, in un certo modo. uno strano rovesciamento cli valori. Per esempi o. le banche e i mass-media sono normalmente proprietà di pri vati; appartengono quindi ad indi vidui. Tuttavia, nel mondo od ierno. non cli rado queste grandi fo rze - diciamolo cli passagg io - possiedono un potere nettamente maggiore di quell o che aveva la nobiltà nel secolo X IX. o perfino prima della Ri voluzione. Va soprattutto notato che queste forze fini scono per avere spesso sullo Stato un potere maggiore di quello che questo ha su cli loro. Infatti, le banche e i mass-medio hanno più mezzi per influenzare profondamente l'occupazione degli incarichi elettivi della maggior parte de ll e democrazie moderne. cli quelli che lo Stato ha nella sce lta dei vertici delle banche e dei mass-media privati. Ciò è tanto noto che, a sua volta. in mo lteplici casi concreti. lo Stato si sentirebbe sguarnito se non svolgesse esso stesso la funzione della grande impresa bancaria o giornali stica. invadendo in questo modo la sfera pri vata .... la quale a sua volta aveva invaso la sfera statale. Convergenza'? No; diremmo piuttosto processo verso il caos. Tuttavia , per quanto riguarda la pi ena libertà di azione e lo sv iluppo. questo confronto tra lo Stato e il macrocapitalismo non porla al comune cittadino nessun vantaggio economico o po litico. Basta conside rare. ad esempi o. il quadro che frequentemente ci si presenta davant i nei g iorni delle elez ion i. Una moltitudine di persone sfi la davanti ag li scrutatori che in
CAPITOLO VII
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ogni stanza della sezione elettorale presiedono e tutelano l' ordine. Tra questi passa, come un qual siasi cittad ino, confuso tra gli altri elettori , il magnate della "nobiltà antitetica"' del secolo XX e deposita il suo voto nell ' urna, consapevole del fatto che questo varrà tanto quanto quello del più oscuro dei cittad ini. Qualche giorno dopo vengono pubblicati i ri sultati elettorali. E il magnate li commenta nel suo club, esattamente allo stesso modo di un cittadino qual siasi, come se il suo contributo a questo risultato elettorale fosse stato quello cli un qualsiasi votante. Ma possono forse nutrire nel loro inti mo questa illusione quegli interlocutori che, mentre lo ascoltano, sanno che da lui dipende, ad esempio, una catena di organi pubblicitari che può notevolmente condizionare il voto delle masse amorfe e disorientate dei nostri giorni? d) Il capitalismo di Stato: continuazione
della linea centripeta ed autoritaria anteriore tomba di quanto lo /,za preceduto. Detto questo, che cosa ha portato di nuovo il capitalismo di Stato ai paesi nei quali si è impiantato? Esso ha accentuato all ' infinito la linea centripeta precedente e ha fatto dello Stato un "Lev iatano", davanti alla cui onnipotenza i poteri ciel re e dei nobili dei tempi anteriori appaiono ora come piccoli. se non microscopici. Nella sua divoratrice forza cli attrazione, il coll ettivismo di Stato, assorbendo compl etamente ogni cosa. ha seppellito ipso fac to nello stesso abisso, nello stesso null a, come in una tomba, re e nobili, come anche, non mo lto tempo dopo, le ·'ari stocrazie antitetiche"~ giunte all 'ap ice del loro percorso storico. Tutto per colpa, in ultima anali si, dell ' influenza, in alcuni casi prossima. in altri remota, clell'icleologia cie l 1789.-1
e) Una tomba - due trilogie Ma sono state so lo queste le vittime di tale cancrena colletti vista? No! Lo sono state anche, successivamente. i ceti infe riori della borghesia. 11 potere cli assorbimento del Lev iatano collettivista non ha risparmiato un so lo uomo né un so lo diritto individuale. Perfino i diritti piLr elementari di qualsiasi uomo - diritti spettanti non in virtù cli una qu alche legge elaborata dallo Stato. ma in forza dell ' ordine natura le delle cose, espresso con di vina sapienza e semplicit11 nel Decalogo -·- sono stati immancabilmente negati dal colletti vismo ad ogni popo lo sul quale ha esercitato il suo potere, così come ad ogni in felice indi viduo di questo popolo. È quanto ha reso ev idente a tutto il genere umano I·esperienza storica. portata alla luce dal sini stro panorama ri ve lato dal crollo dell a Cortina cli Fe rro. Lo Stato collettivista ha assorbito perfino il diritto all a vita, negando all ' uomo quanto la moda eco logica contemporanea si sforza di garantire al più fragile passe rotto. all'infimo e più ripugnante verme.
I J C fr. Capi1olo V II. X L 2) Cfr. Capitolo V II . X r. .ì J Cfr. Pl inio Correa de Olivci ra. l<irnlu:io11e e C,1111m-Rirnlu:io11e. Cristiani tit. Piaccn1.a 19 77. pp. 70-7 1. 74-75.
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GENESI DE LA NOBILTÀ
Così gli operai, i servitori più insignificanti dello Stato, sono stati i piL1 recenti ospiti di questa tomba. Nella sua lapide mortuaria, un ' iscrizione potrebbe segnalare la qualifica globale di queste vittime dell 'altro ieri , di ieri e di oggi. Questa qualifica potrebbe riassumersi nei tre grandi princìpi negati dal co llettivismo: TRADIZIONE -
FAMIGLIA- PROPRIETÀ,
la cui negazione ha provocato la coragg iosa e polemica contestazione da parte del maggior in sieme di associazioni anticomuniste di ispirazione cattolica del mondo modern o. E come, secondo certe leggende popolari, le tombe delle vittime di ingiustizie molto flagranti sono sorvolate da confusi e tormen tati vortici di spiriti maligni , si potrebbe immaginare un ' altro trinomio sovrastante questa agitata, febbricitante e rumorosa ronda, MASSIFICAZIONE -
SCHIAVITÙ -
FAME
f) Ciò che resta oggi della nobiltà - La risposta di Pio XII Una volta estinte le autonomie sotto il peso del totalitarismo ri voluzionario; e parallelamente aboliti anche, a causa del crescente egualitarismo dell 'età contemporanea, gli incarichi speciali e i relativi privilegi che facevano della nobiltà - nel Medioevo come nell 'Ancien Régime - un ben definito corpo sociale e politico, dobbiamo chiederci che cosa resta oggi di questa classe. A tale domanda, Pio XII risponde categoricamente: .. Una pagina della storia è stata Foltata: 1111 capito lo è stato chiuso: è stato messo il 1mnto . che indica il termine di passato sociale ed economico·· . 1
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Tuttavia, il pontefice auspica che questa classe, a cui non resta nulla di tangibile, eserciti un 'alta fun zione per il bene comune. Questa fun zione eg li la descrive con precisione ed evidente comp iacimento nelle sue varie allocuzioni, comprese quella del 1952 e quell a successiva del 1958, poco prima de lla sua morte. E il pensiero del defunto pontefi ce sopravvive chiaramente nelle allocuzioni cl i Giovann i XX III e Paolo VI rivolte sia al Patriziato e alla Nobiltà romana, che alla Guardia Nobile Pontificia. Per comprendere interamente questa de licata, sottile e importante materia, occorre innanzitutto considerare il quadro stori co qui esposto, analizzando il corso degli avvenimenti da una pec uli are angolazione.
7. Il profilo morale del nobile medioevale In tutto il corpo sociale costituito dai professionisti di un stesso ramo specifico è faci le notare qu anto l' attività professionale influenzi la mentalità, la formazione morale e intellettuale di quelli che la esercitano e di conseguenza anche le relazioni domestiche e soc iali estranee all 'amb ito profess ionale.
Il PNR IL/i2. p. -lW
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CAPITOLO VII
Nel Medioevo e nel! ' Ancien Régi111e lo status nobili are non poteva essere strettamente paragonato a un a professione. Era. sotto un certo punto di vista, un modo di guadagnarsi la vita e, sotto un altro, qualcosa di molto più elevato. Di conseguenza. esso segnava profondamente il nobile, nonchè tutta la sua famiglia , mediante la quale la condizione nobi liare doveva trasmettersi, nel corso dei secoli. alle generazioni successive. Il titolo di nobiltà si incorporava al nome di fa miglia e talvolta lo sostituiva. Lo stemma raffigurava l'emblema di famiglia e il più delle volte la terra sulla quale il nobile esercitava il potere, portava il suo stesso nome, quando non accadeva il contrario. ed egli incorporava nel suo titolo il nome della contrada. 1
a) Nella guerra come nella pace, un esempio di perfezione Due pri ncipi fondam entali defini vano la fisionomia del nobile: I. Essendo un uomo da prendere a modello. posto al vertice del fe udo come la fiamma sulla lam pada, doveva per definizione dimostrare di essere un eroe c ristiano disposto ad ogn i olocausto in favore del bene de l suo Re e del suo popolo e un braccio temporale annata in difesa dell a Fede e de lla C ri sti anità. nell a frequente guerra contro i pagani e g li eretici.
2. Ma , pari pass11, egli. come tutta la sua famig li a. doveva dare in tutto il resto iI buon esempio. o meglio un ottimo ese mpio, ai suo i sudditi e ai suo i pari. Ne lla virtù come nella cultura. nell 'es imi o tratto sociale. nella fin ezza dei gusti , nell a decorazione de lla casa e nelle feste, il suo esemp io doveva trasc inare tulio il corpo sociale affinché analogamente ognuno migli orasse in tulio.
b) Il cava liere cristiano -
la dama cris tiana
Come vedremo più avanti. questi due princìpi. avevano una mirabi le portata pratica. Duran te il Medioevo, essi fu rono applicati con autenticità di convinzioni e di sentimenti reli giosi. Così prese fonna nella cultura europea, e poi in que lla di tutto l' Occidente. la fi sionomia spirituale del cav aliere cristiano e dell a dama cristi ana. Camliere e da111a, due concetti che nel corso dei secoli. e nonostante i success ivi annacq uamenti di contenuto provocati da ll a progressiva laicizzazione clell 'Ancicn Régimc. hanno sempre des ignato l'ecce llenza de l tipo umano. Ciò va le anche nei giorni nostri. in cui entrambi i qualifi cati vi sono d ive ntati de precabilmente obso leti. Avendo la nobi ltà perso. non so ltant o in Italia (che Pio Xli teneva partico larr1.1 ente presente) ma in tanti altri paes i. tulio quanto abbiamo descritto. le è rimasta principalmente il suo eletto tipo umano. Tale tipo. supremo e ultimo tesoro. non può essere conosc iut o in profond itft senza tenere prese nte come andò formandosi nel corso ciel processo gene ratore del feudales imo e della gerarchia fe udale. I ) Qu.:sta si1nhinsi tra uomo. ru111i<Hll' l' t.:rra. ru c,prc,,a in 111odl1 tcll·cantl' da Paul Clamkl n.: 1_ ·0111ge: "Co11/i1111ui11<· - ... . C11.1i ,·,1111e /(I /l'/"/'l/ , ·i d,ì il .111n 1111111<' . 11, I,• dii la 111111 11111<111 i1<Ì. /11 c .1.1Ct. 1101 .1i1111111 .11iro1..-i.11i di _r11rlici: ili 1111· i'<'r /11 gr11 : i11 di /J io 1•.1.111 111111 <; .l/ll'/IITi.1111 dl'i .1110 /i-11/11• . il 1/ltClle sn11n io. rno .\ Ìgll /1/"l' . .. I:' 111•r ,1111•s10 clte. preced11111 dul 'dc '. 101111 in/' 11//1110 1 /11' 111·r l'<'< clle11: 11 111i/t: :C1 ti 111// 11//IIW "C/11111· 11111111iffol11 I· 1wwi11. il 111i" /i•udn è il 111i11 rc~1111. /111,•,-,.11i111111' 1· 11el/C1111i11 1/il'JW. cli.-c11111 g<·111ilc <' 1111hi!t·. co111<' <111alco.\"/I 11111ì <'.l.l'l' l"I' l'/JIII/Wn//11" .1Cìalli111anl. J<J:i2. pp 26-2 7 ).
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GENESI DE LA N OBI LTÀ
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c) Olocausto, buone maniere, etichetta e protocollo Semplificazion i e mutilazioni imposte dal mondo borghese O/oca11sto. La paro la merita d i essere sotto lineata, poiché l'olocausto aveva. nella vita del nobile, un ' importanza centrale. In un certo senso, esso si faceva sentire perfino nell a vita soc iale. sotto fonna d i un ' asces i che la segnava profondamente. Infatti , le buone man iere, l'etichetta e iI protocoll o prendevano forma secondo moclell i che esigevano eia parte del nobile una continua repressione di ciò che v·è cli volgare, cl i grossolano e perfino di prepotente in così tanti impulsi umani. La vita soc iale era. sotto certi aspett i, un sacrificio conti nuo che andava diventando sempre più esigente man mano che la civiltà progred iva e si raffinava.
Quest' affermazione potrà susc itare un sorriso cli scetticismo in non poch i lettori. Perché costoro possano ben valutare quant o c 'è in essa di reale, baster~1 che considerino le miti gazioni , le semplificazioni e le mutilazioni che il mondo borghese, nato dalla Rivoluzione francese, ha grad ualmente imposto a lle etichette e ai cerimonial i sopravvissut i ne i nostri giorn i. In variabilmente tutte queste alterazioni sono state fatte per o ffrire spensieratezza, comoclit~1, conforto borghese a i magnati dell'arrivismo. deci si a conservare per quanto possibile. nel seno dell a loro recente opulenza, la volgarit à delle loro anteriori condi zion i cli vit a. Così, l'erosione cl i ogni buon gusto. cli ogni etichetta e be ll a maniera obbed iva al desiderio cl i laisse:}aire. cli rilassamento, e a favorire il dominio ciel capricc io inopi nato e stravagante clell' hi/J/Jisnw. che g iunse al suo api ce ne ll a fo lle ribe llione dell a Sorbona. ne l 1968. e ne i movimenti g iovan ili tipo 1m11/.:., dar/.:., etc., che ne sono seguiti .
d) Varietà armo nica 11ella pratica delle v irttÌ eva11gelic!te: nell'annientamento di se stesso 11ello stnto re ligioso i11 m ezzo alle grandezze e agli splendori della società temporale Bisogna qu i menzionare un profilo moral e che spicca in modo accent uato in numerosi nobi li. Molti santi. nati nobi li, rinunciaron o interamente all a loro condizione soc ial e per prat icare la perfezione de ll a virtù nell'annientamento te rreno dell o stato religioso. E che splendidi esempi hanno dato così all a Cristianità e al mondo! Ma altri santi. anch ·ess i nati nobi li , rimasero fra le grandezze terrene. metlendo così in rilievo agli occhi de ll e altre categori e soc iali, col prestigio inere nte all a loro cond izione soc io-polit ica, tulio quanto c·è cli ammirevo le ne lle virtù cristiane , e dando un buon esempio morale a tutta la collelli vitù al vertice della quale si trovavano. Questo. con grande vantagg io non solo pe r la sal vezza delle anime, ma anche per la stessa soc ietà tempora le. In questo senso, niente è più effi cace per lo Stato e la soc ietà che !"avere ne i loro grad in i superiori persone aureo late con !"alta e s ubli me ri spettabilità c he s'irradia dall a personalit~1de i san ti de ll a Chiesa cattolica. Inoltre. questi santi - così degni di rispetto e ammirazione per la loro condi zione gerarchica - di vent avano parti colarmente amabil i ag li occh i de ll e mo ltitudini per la prati ca costante ed esemp lare de lla cari tù cristiana. Effett ivamente sono innumerevoli i nobili beatificati o canonizzati che - senza rinunciare a queg li onori terreni cui avevano diritto per la loro origine nobiliare -
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CAPITOLO VII
eccelsero per il loro particolare amore agli sventurati: ossia per la loro spiccata op::.ione preferen::.iale per i poveri. In questo stesso servizio sollecito ai poveri, brillarono freq uentemente i nobili che preferirono gli ammirevoli sacrifici della vita religiosa per farsi poveri con i poveri, in modo da alleggerire loro le croci della vita terrena preparandoli per il Cielo. Allungheremmo troppo questo studio se facessi mo qui menzione dei così numerosi nobili , di entrambi i sessi, sia fra coloro che praticarono le virtù evangeliche in mezzo al le grandezze e gli splendori della società temporale, che fra coloro che le praticarono nella rinuncia alla vita secolare, per amore di Dio e del prossimo.'
e) Come non governare - come governare Governare non significa solo, né principalmente, promulgare leggi e punire coloro che le trasgrediscono, costringendo la popolazione ad obbed ire mediante una burocrazia tanto più efficace quanto più onnicomprensiva, ed una forza poliziesca tanto più coerciti va quanto più invadente e intimidatoria. In questo modo si può governare, nella migli ore delle ipotesi, una prigione, ma non un popolo. Come abbiamo osservato all ' inizio di questo capitolo, per governare gli uomini è necessario innanzitutto conquistarne l'ammirazione, la fiducia e l' affetto. A questo risultato non si gi unge senza una profonda consonanza di princìpi, di aspirazioni , di ripulse, senza un sistema di cultura e di tradizioni comuni a governati e governant i. Quest'obiettivo, i signori feudali l' ottennero in genere nei ri spettivi feudi, stimolando continuamente le popolazioni verso la perfezione in tutti i campi. Perfino per avere il consenso popolare alle guerre provocate dalle condizion i dell 'epoca, la nob iltà usò mezzi di persuas ione, dando ad esempio ogni priorità ad un totale appoggio alle prediche della gerarchia eccles iastica sulle circostanze morali che potevano fa r diventare legittima una guerra intrapresa sia per motivi religiosi che temporali.
f) Il bonum e il pulchrum della guerra g iusta i cavalieri li sentivano fin nel fondo dell'anima
Il bo11u111 della g uerra giusta, la nobiltà lo faceva risplendere, insieme al p11/c/1m111 , nella forza espress iva del cerimoni ale bellico. nel brill are degli annamenti . nell 'addobbamento de i cavalli, etc. La guerra, per il nobile, era un olocausto per la esa ltazione dell a Chiesa, per la li bera diffusione della Fede, per il legittimo bene comu ne temporale. Era un olocausto al quale eg li era ordinato, analogamente al modo in cu i chierici e religiosi erano ordinati agl i olocausti morali inerenti ai ri spettivi stati. 11 bonwn e il pulchmm di questo olocausto, i cavalieri -
che de l resto non sempre erano nobili - lo percepivano fin nel fondo dell 'anima, e in questo stato d'an imo parti vano per la guerra. La bellezza di cui circondavano la loro attività militare era ben lungi dal rappresentare, per loro. un semp lice mezzo di sedurre e persuadere all a guen a gli uomini validi della plebe. Nonostante ciò. produceva concretamente quest'effetto I ) Sul numero dei nobili ek va1i dalla Chiesa a11·onorc degli ,tllari . Cl"r. Dornmen1i X li.
G ENESI DE LA NOBILTÀ
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sulle popolazio ni. (No tiamo di passaggio che pe r il popolo non esisteva una leva obbligatoria, con l'ampiezza e durata indefinita de lle mobilitazioni de i nostri g iorni). Beninteso, mo lto più de lle brilla nti apparenze, influiva s ulla popolazione, in q uei tempi d i Fede ardente, l' insegnamento de lla Chiesa. Essa non lasciava dubbi sul fatto che, oltre ad essere semplicemente lec ita, la g uerra santa poteva costituire un dovere per tutto il popo lo cii stiano, compresi sia i no bi I i che i ple be i. 1
8. La nobiltà nei nostri giorni Grandezza della sua missione contemporanea a) Fondamento essen ziale di ogni nobiltà, qualunque sia la sua nazionalità Posto tutto ciò, qual 'è l'essenza de l tipo umano caratte n st1co de lla nobiltà? Per risponde re a questa domanda, l'erudizione storica va accumulando dati , s ia sul! ' orig ine di questa classe, sia s ulla fun zione po litica, socia le ed economica c he le è successivamente toccata, sotto varie forme e in diverse misure, ne l corso de i secoli; sia anche sulla specifica influenza av uta su moralità, usi e costumi de lla soc ie tà; sia finalme nte sull a sua azione ne ll 'eserc izio de l mecenato in favore de lle aiti e de lla c ultu ra. C he cos'è un no bile? È colui che fa parte de ll a no biltà. M a q uesta partecipazione impl ica che il nobile corrisponda a un dete nni nato tipo psicologico e morale c he, a sua volta, mode lla l ' uo mo intero. In questo modo, pe r quanto siano state considerevoli le trasformazioni subìte da questa c lasse durante i seco li , o le varietà che presenta ne i d iversi Paesi in cui es iste, la nobiltà fini sce per essere sempre una. Così , per quanto un magnate unghe rese sia di ffere nte da un g rande di Spagna, o un d uca e pari di Franc ia possieda caratte ristic he diverse eia un duca del Regno Unito, de ll ' Italia, de lla Germania o de l Po rtogallo, agli occhi de l pubblico un no bile è sempre un nobile . Più specificame nte, un conte è sempre un conte, un barone è sempre un barone, un hidalgo o gentiluomo è sempre un hidalgo o gentiluo mo.
Le vicende sto ric he attraversate dalla nobiltà hanno mod ificato. in modo per così d ire incomme nsurabile, la situazio ne d i q uesta c lasse; in modo che oggi, se non poch i dei s uo i mem bri sono rimasti a l vertice de lle ricchezze e de l prestig io , altri si trovano ne ll 'abi sso de ll a povertà, obbligati a du ri ed umili lavori pe r ma ntenere la propri a esistenza. Ve ngon o a nc he v isti con sarcasm o e d isp rezzo d a m o lti nos tri conte m poran e i im bev uti d i spirito ug ua lita rio e bo rg hese di ffuso d a ll a Ri vo luz ione fra ncese; qu ando no n vengono spogli ati dei loro be ni . ca lpestati e rido tti ad una condi zio ne prol e tari a d a i regimi comunisti , all a c ui do min azione d ispo tica no n riusc iro no a sottra rsi per te m po.
I J In Documenti X l. il lc11ore pntril trovare gli insegnamenti di Papi. sant i. clo11nri e teologi sulle conclizioni cl i l iccit ii del la guerra.
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CAPITOLO VI I
b) No biltii: 111odello di eccelle11 zn - impulso per tutte le forme di elevn zio11e e di perfezio11e' Privata di qualsiasi potere poli tico nelle repubbliche contemporanee. e conservando nelle monarchie appena i resti di questo potere; scar samente rappresentata nel mondo della finanza, quando lo è: svolgendo nella d iplomazia. come pure nel mondo della cultura e del mecenat ismo. un ruolo di ev idenza quasi sempre inferiore a quello della borghesia, la nobiltà di oggi non è che un residuo. Resi duo prezioso che rappresenta la trad izione e che consi ste essenzialmente in un ti po um ano. Questo tipo umano, come definirlo? Il corso degli eventi ha fatt o sì che. durante secoli. e ancora nella nostra società intossicata di egualitari smo. cli vo lgarità, cli bassa corru zione morale. la nobi l tà abbia costituito un modell o cli ecce llenza per edificare tutti g l i uomini e, in un certo senso, per dare un meritato rilievo a tutte le cose esimie. che ne sono degne. In fatt i. quanto più si dice cl i un oggetto che è nobile. arist ocratico. tanto piL1si sotto linea che è eccellente nel suo genere. A ncora nelle prime decad i del nostro secolo, la tendenza dominante della soc ietà temporale. almeno nelle sue linee generali . consisteva in un impulso al cont inuo perfezionamento. nei più svari ati campi e dai più diversi punti cli v ista. Questa affermazione, meriterebbe d i essere ulteri ormente prec isata. trallanclosi cli religios itil e cli moralità. sia pubb lica che pri vata. Oggi. al contrario. è impossibile nascondere che una tendenza generale verso la volgarità. la stravaganza delirante. e non di rado il brut ale e sfacci at o trionfo cicl i ·orrido e dell'osceno, sta guadagnando terreno. In questo senso la rivoluzione della Sorbona. nel 1968. ha costitui to un 'esplosione cli port ata universa le. che ha acce lerato i malsani germi eia mo lto tem po sotto incubazione nel mondo contem poraneo. Si può d ire che l'insieme cl i questi fenomeni present i un sintomo accentuatissi mo cli pro letari zzazione . assumendo questo termine ne l suo senso peggiore. Eppure. non per questo é morto il vecchi o impu lso verso tulle le forme d i elevazione e cli perfezione. nato nel med ioevo e. soll o certi aspetti . sv iluppato ne i secoli successivi. A l contrario. questo impu lso prende in ce rta misu ra la ve loc ità d i espansione dell' impu lso opposto. In vari ambienti. esso raggiu nge perfino una certa quale preponderanza. In passato. ru missione dell a nob ilt;t. in quant o classe socia le. colti vare. alimentare e cl i ffonclere quest • impu lso cli tutte le classi verso l ' alto. Il nobile era per eccellenza votato a questa m iss ione nella sfera temporale. così come il clero lo è nell' ord ine spi rituale. Simbolo di qucst 'i mpul so. personificaz ione cl i esso. in un certo qua l modo libro v i vente in cui l "intera soc iet~1poteva ··1eggerc·· tut to quanto i nostri antenat i. des iderosi cli elevazione in tulli i sensi. anelavano e andavano real izzando: questo era i l nobi le. Sì. era questo: e d i tutto quanto è stato in passato. la cosa mi g liore che conserva è questo prezioso impulso. In numero crescente. uom in i del nostro tempo si ri volgono a lui. per scrutare con mut a ansietù se la nobilt ~1sapr~1conservare quest ·impulso e perfi no
I) Sul l.1 noh1l1 i1 come fallot\' ,ociak di prnpul,1onl· tkll.1 ,cK i.:1:1 H·r,o 11111.: k fnnn.: d1 .:I.:, a1i1111.: e' di pnk11Pnl'. ,i v.:da anche J"Appcndicl' Il i.
GENESI DE LA NOBI LTÀ
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ampliarlo coraggiosamente, contribuendo così a salvare il mondo dal caos e dalle catastrofi in cui va sprofondando. Se il nobile del secolo XX si mantenesse consapevole di questa m1ss1one, e se, animato dalla Fede e clall 'amore per la vera tradizione, facesse di tutto per esserne ali 'altezza, otterrebbe una vittoria cli grandezza non minore di quella conseguita dai suoi antenati quando contennero i barbari , respinsero l' Islam oltre il Mediterraneo, e sotto il comando di Goffredo di Buglione abbatterono le mura di Gerusalemme.
c) Il punto massimo d' insisten za di Pio X II Come abbiamo visto, di tutto qu anto fu o ebbe un tempo. alla nobiltà è rimasta "soltanto" questa eccellenza pluriforme, con un res iduo in sieme di condi zioni indispensabili perché essa. nella maggior parte dei casi, non decada in una s ituazione specificamente proletaria o proletarizzante. "Soltanto", abbi amo detto. E veramente, quant' è poco, rispetto a quello che erano o avevano i nobili! Ma quant'è mig liore dell a volgarità grossolana e tracotante di tanti altri nostri contemporanei! Infatti , nelle volgari e danarose corruzioni non rare nel jet-set; nelle stravaganze di alcuni miliardari che ancora esistono: negli egoismi. nella sfrenata manìa per le comodità e per la sicurezza sanciopanzesca di certi medio - o perfino piccolo borghes i: quante manchevolezze e lacune. in paragone a quell o che ancora resta di eccellenza alle vere ari stocrazie. Qui troviamo il massimo punto d' insistenza delle allocuzioni cli Pio XII al Patri ziato ed alla Nobilt ~1 romana. Il Pontefice mostra ag li eminenti membri cli questa categoria. e tramite loro al mondo intero, che questa eccelsa caratteristica della nobiltà conferisce loro un posto inconfo ndibile tra le classi diri genti che vanno emergendo dalle nuove condi zioni cli vita. Posto cli inconfondibile portata reli giosa, morale e anche culturale. che la costituisce preziosa barriera alla torrenziale decadenza del mondo contemporaneo.
d) La nobiltà: fermento, non m era polvere del passato missione s acerdotale della 11obiltà per l'eleva zion e, purifica zione e pacificazione del mondo G ià Benedetto XV ( 19 I4- 1922). poco dopo la fin e della prima guerra mondiale. nell'allocuzione del 5 gennaio 1920. ri volse al Patriziato ed alla Nobilt~1 romana parole di ardente elogio per la condotta di eroismo e di abnegazione tenuta nei giorni drammatici del conflitto. face ndo vedere tutt a l'importanza de lla miss ione che apri va loro il successivo peri odo cli pace. In quell' occas ione. il Ponte ricc disse: "( .. ) simile al Sacerclo:io e/ella Chiesa . ral'l'isammo
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altro Sacerclo:io: quello e/ella Nohiltcì ...
In queste parole. il Pontefi ce non si rireriva solt ano al buon esempio concretamente dato dal Patri ziato e dall a Nobiltà romana durante la guerra. Eg li si elevava un pi ano più alt o cl i quello di un a encomiastica narrazione storica. per affermare che. ne li 'essenza della missione dell a nobilt à es iste qualcosa cli sorerdowle . Soprattutto sulle labbra cli un Papa. quest ' elog io della nobil tà come tale non potrebbe essere magg iore.
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CAPITOLO V11
È ben c hi aro c he il Ponte fice non ha intenz ione di equipara re la cond iz ione de l nobile a quella del sacerdote, né di affermare l'identità tra l' una e l 'altra missione, ma soltanto una vigorosa somiglianza. Sv iluppa questo principio con c itazioni di san Paolo, come più avanti si ve drà. Ma per dare tutto il rilievo all 'autenticità dei doveri del nobile nel campo de lla Fede e della moralità, il suo insegname nto s i rives te di impressionante forza d 'espressio ne:
"Accanto al 'regale Sacerdotium ' di Cristo, voi pure, o nobili, oc/ergeste 'gens e lectum' della società; e l'opera vostra fu quella che sopra ogni altra rassomigliò ed emulò l'opera del Clero. Mentre il sacerdote assisteva, sosteneva, confortava colla parola, col esempio, col coraggio, colle promesse di Cristo, la Nobiltà compim, anche' essa, il suo dovere nei campi di battaglia, nelle ambulanze, nelle cillà. nelle campagne; e pugnando, assitendo, prodigando e morendo, teneva fede. tra i ,·ecchi e tra i giovani, tra gli uomini e tra le donne, alle tradizioni delle avite glorie, ed agli obblighi che nobiltà vuole imporre. ··se, pertanto a Noi riesce gradito l'elogio fallo ai sacerdoti della nostra Chiesa per l'opera compiuta durante il periodo della guerra, è cosa giusta che da Noi si renda la dovuta lode anche al sacerdozio della nobiltà. L' 11110 e l'altro sacerdo:io appari ministro del Papa, perché in ora tristissima ne ha interpretato bene i sentimellli ... " Benedetto XV passa quindi a parlare dei doveri della nobiltà nel periodo di pace che a llora s i ap ri va:
''E non dovremo Noi dire che il sacerdozio della nobiltà, come quello che proseguirà la sua benemeren:a anche in tempo di pace, sarà perciò da Noi riguardato con particolare bene,•olenza! Ah! dall'ardore dello zelo dispiegato in giorni nefasti piace a Noi argomentare la costanza dei propositi colla quale i Patri:i· ed i Nobili di Roma continueranno a compiere, in ore pilì liete, le sante imprese onde si alimenta il sacerdozio della nobiltà!
"L'apostolo San Paolo ammoniva i nobili dei suoi tempi. affinché fossero, o dii·entassero. quali la loro condi:io11e li richiedeva; imperocché, non pago di aver detto anche per essi che avrehhero dovuto mostrarsi modelli di benfare.nella do1tri11a. nella purità dei cost11mi,nella gra,•ità e. ' in omn ibus te ips um oraebe exemplum bonorum operum in doctrina, in integritate, in gravitate'(Tim. 2, 7). San Paolo considerava pi1ì direttamente i nobili quando scrii•e,·a al suo discepolo Timoteo di ammonire i ricchi ' divitibus huius saeculi praec ipe' . che facciano il bene e di1·e11ti110 ricchi di buone opere 'bene age re, divites fieri in bonis operibus' (la. Tim. 6, 17). "A ragione si può dire che questi ammonimenti dell'Apostolo com·engono in mirabile guisa anche ai nobili del/' età nostra. Anche 1 oi. o dilellissimi figli. quanto pi1ì elel'Ota è la vostra condi:ione sociale tanto maggiore è /'obbligo di andare imwn:i agli altri colla luce del buon esempio· in omnibus te ipsum praebe exemplum bonorum operum ' ." 1
Ma, d irà qualche le ttore, questi doveri toccano a ll a no biltà anche ne i nostri g iorn i così mutati? Non sarà più oggettivo dire c he q uesti doveri , oggi , incombono ai nobili non più c he a i comuni c ittadin i? L' insegnamento d i Benedetto XV ri sponde appu nto a questa obiez ione. Infatti eg li prosegue:
"In ogni tempo strinse i nobili il drJ\'ere di agew,lare /' insegnamento della ,·erità 'i n doctrina': ma oggi. quando la conf'usione delle idee. compagna alla riw,lu:ione dei
Il Papa Benedetto XV, al termine della I Guerra Mondiale, tessé un ardente elogio all'abnegazione eroica del Patriziato e della Nobiltà Romana nei giorni drammatici del conflitto, facendo riferimento a " un altro sacerdozio simile al sacerdozio della Chiesa, quello della Nobiltà"
Simile condotta dimostrarono in tempi ancora p iù recenti altri membri della nobiltà italiana : a destra, una storica immagine di Amedeo di Savoia, Duca d 'Aosta e Vicerè di Etiopia, Medaglia d'Oro al valore militare. Sopra vediamo le Medaglie d'Oro dell'ultima guerra, Capitano di Vascello, conte Giuseppe Cigala Fulgosi e l'Ammirag lio marchese Luigi Durand de la Penne.
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CAPITOLO Vll
popoli. /,a fallo s111arrire. in /Cinti luog!,i e in tanti persone. le rere 110:ioni del c!irillo. della giusti:ia e della carità. della religione e della patria. oggi è cresciuto ancl,e pi1ì /' obbligo dei 110/Jili. di adoperarsi a far tornare nel patrimonio intel/euuale dei popoli quelle sante 110:ioni. cl,e li de\'0110 dirigere nella quotidiana a11i,·ità. /11 ogni tempo strinse i nobili il do,·ere di 11011 ammertere nulla di indecente nelle parole e negli aui. afjìncl,é la loro licen:a 11011 fosse eccita111e11tto al ri:io nei suba/remi.' in integri tate. in gravitate·: ma ancl,e questo dm·ere oh.' quanto è di,·entato pi1ì forte e pi1ì gra,·e per il mall'e::o del/' età nostra! Non solo i ca\'{/lieri. 1110 ancl,e le dame sono obbligate a stringersi in santa lega contro le esagera:ioni e le sconce::e della moda. al/011ta11a11do da sè. e 11011 wllerando negli altri. cià cl,e 11011 è consentito dalle leggi della cristiana modestia. "E per l'e11irc al!· applica:ione cli cià cl,e abhiamo dello arer S. Paolo raccm11a11dato pi1ì clireuamenre ai nobili del suo re111po, (. .. ) a Noi basta cl,e i Patri:i ed i Nohili di Roma co11ti11ui110. in te111po di pace. ad informarsi a quello spirito di carità di cui l,a11110 fatto bella prO\'a in tempo cli guerra.{. .. )
''la \'OSt/'C/ no/Jiltà. allora. 11011 sarà ritenuta co111e soppran'Ìl'en:a inutile di tempi tramontati. ma come lierito serhato per la ris11rre:io11e della corrota società: sarà faro cli luce, sale di preserrn:ione. guida degli erral/(i: sarà 11011 solo i111morrale in quesra ferra, do,·e r11110 , ancl,e la gloria delle pi,ì ill11srri dinasrie appassisce e r1w1w 11ra. 11,a sarà immortale nel cielo. dm·e fllffo 1·i1·e e si deifica col/'A11rore di ogni cosa hella e 110/Jile ... Alla fine del l'allocuzione. nel concedere la bened izione aposto lica. il Pontefice man ifesta il des iderio "a/jù,cl,è ciasrn110 cooperi rnl sacerdo:io proprio della sua classe alla elern:ione , alla p11rffirn:io11e del 111011do e. facendo del hene agli alrri. assicuri ancl,e per sè /' accesso al regno del ' eremo ,·ira · ut aprehendant ve ram vitam! '" .1
e) Ammiratori della 11ob iltà nel tempo corre11te Di fallo. conviene ripeterlo. per quanto disprezzato e odiato. il nobi le che sappia mantene rsi degno de i suoi antenati è pur sempre un nobile. oggetto speciale cli allenzione - e non cli rado di attenzioni - eia parte cli coloro che hanno rapporti con lui. Effell ivamente. un esempio di questa attenzione destata da lla nobiltà è il fallo che ancora nei nostri tempi - e ogg i più che ne i decenni passati - vi sono. in tutte le soc ietà, amm iratori della nobilt it che le consacrano un elevato rispetto e un emozionato interesse che potrebbe quasi defini rsi romantico. Sarebbe int enninabile la menzione cli fatti sintomatici della presenza sempre più marcata . ai nost ri giorni. d i questo compat to filone di coloro che consacrano alla nobiltà una tale ammirazione. Due fatti parlano da sé. Uno - giù rife rito - è l'entusiasmo gioioso e ammirato col quale folle. che sarebbe impossibi le ca lco lare con prec isione. hanno seguito ne l mondo intero. a lla televisione. la ceri monia del matrimon io del Principe di Gal les con la Principessa Diana. Un alt ro è la costante cresc ita della diffusione della ri vista pari g ina ·'Poin t de Yue - Images clu monde". che ded ica spec ia le attenzione a quanto accade I) 1.·o , , crva10rc Romano. 5/6 gennaio 1'120. S1,.:da il 1c,1" 111tcgralc- di quc,1a allurn1u1111: 111 Don11nc-111i I l.
GENESI DE LA NOBILTÀ
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neg li ambienti ari stocrati ci dei popoli d i tutto il mondo. siano essi monarchici o repubblican i. La tiratura di questa rivista, che nel 1956 era di circa 180.000 copie, è g iunta nel 199 1 a 5 15 .000. Questa rivista trova lettori perfino tra g li abitant i di piccole cittadine dell" interno del Portogallo, come pure nei quartieri popolari di varie megalopoli moderne.'
f) No biltà; tesi e antitesi Quanto alle éli tes arricchite che, in vece di cercare di co ltivare qualità confacenti alla loro condizione economi ca, si vantano cli restare ne lla vo lgarità delle loro abitud ini e dei loro modi cl i vita, ci sembra bene fo nmil are alc une considerazioni . È inerente alla proprietà pri vata la tendenza a fi ssarsi nella discendenza dei proprietari. L·istituzione famig liare preme con tutte le sue forze in questa direzione.
Si sono quindi fo rmati, certe vo lte. lignaggi o perfino "dinastie" commerc iali, industriali o pubblicitarie; ciascuno cli questi gruppi fami gliari può esercitare sul corso degli avvenimenti po litici un potere incomparabilmente maggiore d i quello cli un semplice elettore .. . per quanto tutti i cittadini siano uguali davanti alla legge. Costituiscono forse queste dinastie una nuova nobi ltà? Dal punto di vista meramente tecnico, tal volta si potrebbe dire di sì. Ma questo punto di vista non è l' unico e nemmeno necessariamente il principale. Questa nuov a " nobiltà''. considerata non in tes i ma in concreto, di solito non è né può essere una nobiltà, innanzitutto perché gran parte dei suoi membri non vuole esserlo. In fatti . i preconcetti ugualitari , che molte cli queste dinastie co lti vano e ostentano fin dall e loro origini. li portano a d iffe rcnziarsi sempre più da l! ' antica nobiltà, a diventare insensibi li al suo pres tigio, e non di rado a farlo deprezzare ag li occhi delle fo lle. Questo avv iene non perché vengano Iiqu idate con la forza le caratteristi che che cli fferenziano 1•antica nobi Ità dalla massa. ma perché questa nuova '"nobiltà" ostenta una caratteristica che le serve da strum ento per co lt ivare una demagog ica popo larità: la rn/garità. Se la nobiltà stori ca era e voleva essere una élite, ques t'od ierna antites i dell a nobiltà si qualifica appunto, e con una certa frequenza, nel non diffe renziarsi dalla massa e nel camuffarsi con i mod i di essere e le abit udini d i questa per sfugg ire alla vendetta dello spirito ugualitari o e demagogico. generalmente fa voreggiato fino all 'esasperazione ... dagli stessi nwss-media, i cui d irigenti e responsabili paradossalmente appartengono. non di rado, all a stessa " nobi I1~1" ani itetica. In altri termini , in fo rza del naturale ordine delle cose. è proprio de ll a nobiltù il formare un tutl o organ ico co l popo lo. come la testa col corpo. È caratteri stica dell a nobi lt~1antitet ica una tendenza ad ev itare. per quanto possibile. questa distinzione vit ale. sforzandosi al contrario - almeno in apparenza - di integrarsi in quel grande insieme amorfo e inerte che è la massa. ~ I I Si k ggi: al riguardo ne l J)i,1i o1111airl' 1:"11,·_r, ln1,édiq11l'QU /l). ,o ione "L,:,journaux se racnntc11t .. (Rohcn Lallont. 199 I . p. 12 1X): " / .11 storia di Pni111 de \ 11e è </lll'il11 di 1111a ri1·ist11 /'lt1· . .\'l'll:a 11i111i.fi11a11: i11ri 1' se11:o il 111i11i1110 /wl('in pn,111n:in11ale. è rius/'ita . 1111110 ""I"' <111110. " r/lggi1111g1'/"1' il lire/In dei /J/'/"/(1(/i/'i ill11s1n11i /i'1111, ·cs1 a di/fi1.1i11111' i111cm11: 11,11alr•". E questo avv ie ne. va aggiu nto. nono, tantc che la ri vista ~ia n1Dlll1 disc11,,a in akun i amhii:nti di é lite francc~i. 2) Cfr. Capitolo lii.
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CAPITOLO Vll
Sarebbe esagerato dire che tutti i plutocrati contemporanei sono così, ma è innegabile che lo sono un gran numero di essi: spesso lo sono i più ricchi fra loro, particula1mente notevo li d'altronde, come un osservatore attento non potrà negare, per dinamismo, potere e per 1'archetipicità delle loro caratteristiche.
9. Il fiorire delle élites analoghe: forme contemporanee di nobiltà? Parlando della società borghese, della vita borghese e della loro peculiarità, non pretendiamo riferirci a quelle famiglie della borghesia che hanno visto cost ituirse nella loro atmosfera interiore, col succedersi del le generazioni , una genuina tradi zione fam igli are ri cca di valori morali , culturali e sociali. La fedeltà alla tradizione del passato e l' impegno al continuo perfezionamento rendono queste famigli e vere élites, al contrario de lla nobiltà antitetica. In una organi zzazione sociale aperta a tutto quello che l'arricchisce di veri valori , tal i famig lie, trasformandosi a poco a poco in una classe aristocratizzata, fini scono col fondersi gradualmente e soavemente all ' ari stocrazia, oppure vengono a costituire pari pass11 e in forza dei costumi , a fianco dell ' aristocrazia propriamente detta e g ià esistente - una nuova aristocrazia con peculiarit~t specifiche. Spetta a chi sta al vertice del potere politico, e allo stesso tempo dell'influenza sociale - come è il caso dei monarchi - guidare in modo accogliente. misurato e pieno di tatto, tali pe rfezio namenti, altamente ri spettabili, della struttura politico-soc ial e; ascoltando asp irazioni che anim ano il corso delle sane trasfo1mazioni sociali e defi nendo le ansie dell a società organica, piuttosto che tratteggiando il cammino geometricamente, a co lpi di decreti. In questa prospetti va, l'esistenza di élites ari stocratiche, anziché escl udere gelosamente, meschinamente, la fioritura piena cli altre élites. al contrario serve loro di modello per feconde analogie e fraterni perfezionamenti. 11 senso pegg iorativo della parola " borghesia" è ben meritato da settori cli quella categoria soc iale che, noncuran ti di fo rmare tradizion i famigliari proprie nonché di prolungarle e perfezionarle lungo le generazioni , si impegnano so lo a ga loppare verso la più scapestrata modernità. Difatti, anche quando contano nel loro passato alcu ne generazioni cli opulenza o cli semplice benessere. nondimeno costituiscono una certa quale categoria cli arrivisti ... in stato di permanente mutaz ione causato dalla determinazione autofagica cli non accum ul are abitudini nel corso delle generazioni !
a) Un argomento che i Pontefici non hanno trattaro: v i sarebbero forme "aggiornate" di nobiltà? Le precedenti cons iderazioni conducono ad un aspello de ll a presente problematica che Pio Xli. i suo i predecessori e successori non hanno trattato. forse per ragioni prudenziali. Come abbiamo esposto lungo i capitoli di quest'opera, Pio Xli attribuì all a nobiltà dei nostri g iorn i un ruolo importante. A questo scopo,il Pontefice vuo le conservarla come una de lle classi dirigenti del mondo attuale. Pe rtanto. le apre gli occ hi su quell o che le resta, e per l' uso che ad essa tocca fare di questo residuo mezzo di sopravv ivenza e di azion e. affinché essa non so lo difenda con successo la sua attu ale posizione. ma
Il Concilio Vaticano Il confermò la distinzione · fatta da innumerevolì documenti del Magistero ecclesiastico • tra Chiesa docente e Chiesa discente, mettendo in rilievo la visione che spetta alla Gerarchia ecclesiastica "di insegnare, santificare, e governare" (cfr. Christus Dominus, 11).
"Innanzitutto aovete insistere in una conaotta re{igiosa e mora{e irreprensi6i{e, specia{mente neffa famigfia, e praticare una sana austeritĂ ai vita. :Fate clie {e aftre dassi si accorgano ae{ patrimonio ai virtĂš e ai cfoti, a voi proprie, frutto ai {unglie traaizioni f amig{iari 11 ,
"1.lna ĂŠfite, voi potete 6en esserCa. Jl.vete clietro cli voi tutto un passato cli tracfizioni seco{ari, cfie rappresentano vafori fonclamentafi per {a sana vita cli un popofo ". (Pio Xli, Allocuzione al PNR di 1946).
In alto, Palazzina della Caccia â&#x20AC;˘ Stuplnlgl; accanto, VIiie Manln In Frlull, appartenuta all'ultimo Doge di Venezia. In basso, VIiia Aldobrendlnl a Frascati, nel pressi di Roma ..
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GENESI DE LA NOBILTÀ
possa anche magari recuperare per sé un posto al so le più ampio, ai vertici dell' organi smo sociale od ierno. Ma la fun zione che così è riconosciuta al la nobiltà è di una tale importanza. che ad essa non basta normalmente disporre dell 'esiguo, e d'altronde così contestato. residuo cli ciò che deteneva. Bisognerebbe escogitare i mezzi per ampliare gradualmente la sua base di azione. In che modo fa rlo? Fi no a che punto questo desic/era/Jile sarebbefo11i/Jilc nelle condizioni odierne? Pe rché non pensare, per esempio, a una soc ie1~1 che fornisca largamente alla nobi ltà - sotto fo rme però eventualmente .. aggiornate .. e che non consistano so lo nell a proprieti1 immobiliare urbana o soprattutto rurale - una base per la sua sopravvivenza e per la sua azione benefica? Per esempio. perché non riconoscere ufficialmente la nob iltà, incarn ando un fallore così prezioso qual' è la tradizione. rra i consiglie ri più ascoltati e rispettati da coloro che hanno in man o le leve del potere del mondo di ogg i? Non si può escludere l' ipotesi che Papa Pio XII abbia pensato approfonditamente a questo, sebbene, per motivi cli prudenza. non sia giunto a mani festare le conclusion i alle quali forse giungeva il suo pensiero. Sarebbe logico che Pio XII , che aveva analizzato con attenzione così sol lecita problemi contemporanei della nobilti1. avesse ponderato quanto dello.
b) No biltà autentiche, per quanto di mi11or splendore - Esempi storici Col tempo. spec ialmente a partire dalla rine ciel med ioevo. a rianco dell a nobiltà per eccellenza. guerrie ra, signori le e rurale. vennero a cost ituirsi nobi h;1. anch·esse autentiche. ma cli minore splendore. Non ne mancano ese mpi nei va ri Paesi europei. In Portogallo. la condizione di intellelluale apriva le porle per entrare nella nobiltà. Erano nobili a titolo personale e vitali zio, per quanto non ereditario, tulli co loro che si laureavano in teo log ia, filosoria. diri110, med icina o matematica nella fam osa Università di Co imbra. Ma se. di padre in fi g li o. tre generazion i cli una stessa fam iglia si laureavano a Coimbra in queste materie. di ventavano nobili per via ered it aria tulli i loro discendenti . anche se questi non segui vano i corsi nella cital a Un ivcrsilil. 1 In Spagna. l'i nvestitura a dete rminate cari che c ivili. milit ari o d i cultura. o persino semplicemente !"esercizio di certe fo rme di commercio e d'industri a utili in parti colar modo all a nazione. conferi va ipsoj{tcfO la nobilt;1. a titolo personale e vit ali zio. o anche a tito lo ereclitari o. 2 I) Ci'r. Lui1 da Silva Pi:n:ira Olivcira. /'ri1-ih'gio.1 du 110/,n•:111· Fii/11/g11iu il,· l'or111gul. O ficina dL· Jo,ìo RndriguL·, cvc,. Li ,hoa. I X06. pp. 6 7-XI. 2) A motivo tkll"im:arico svul10. po1cva110 accctkn: alla nohiltit ·•~ii a/ii .11·n-it11ri ,/i•l/a Ca.,a l<ntli·. il' gmnm1J1ti ,, il' 11111rici tli·g!t !1(/i111ti reo!t . i 111ugginn•111i tl,·llu Ca.Ili l' ,/('//11 C11rt,·. 1m•.1iil,·111i. '"11.,igli,•n <' 11tlitori til'llt· Ca11<Tlll'rie l<et1li .. (('fr. ViL·i:111.: Maria M,irquc ; tk la Pl ala e Lui, Vakn>dt.: Bcrnahé. N"hilit1riu 1:"s11,11i11/u Ori'-(1'11 . t'l"n!t,,-irin. i11.,1i111ci1111<'' _,· 1>rflht111:w. Prc:n,a y Edicionc:, lhcroa111crica11a,. Madrid J l)l) I. pp. 151. I11 qu.:,t ·opera. adullala L·omc manuak dalla 1,·.1<·11t'lu di' ( "it•11ci//.1 11nhili,,riu.1. lwni/,ii,-u., ,. '-(t'lleu/1i~11 ·u.1 di i'vladnd. il lcll<H<.: trmcri1 una vi,ionc ampia e dida1t ica tkl tema qui tra11a10. Rig uardo la nohiltil co11kri1a per 1·c,crci1io di i1K,lr1L·hi 111ili1an. bi,ogna ri k varc . a tiwlo illu,tra11, n: .. Filit>!'II I\ tli, "l ' . llt'I!// ( ·,•il()/11 /"l'U!l' ,/e/ 211 (I !_(/I.\/() I (,3 7. I /1(' r 11//i, iuli'' ,,,. \l' /T{' i11 1(/1(' /Tl/ c/11u1111,· 1111 (/11//(} 1.(/1,/tl til'llu 11nhi/1u ,li 1m1-i!e'-(i11. ,. ,111l'i/11 ,·/1<· In /a 1111,11/rn unni 1ru.,111<·ttt1 lu 11nhi/1,ì ti/ 11101 l'l"l't!i I I ··t.1111oh1/1a 111•no1111ll' I' rtcuttn.ll 1111t1 ti 111111 ~lt 11//i, it1!t t!d/"1•1ffc 1111 ,,,,,. 11rc/1m· n ·t1il' cll'i tr, a1ml,· I 7<J<J. 1· ti /8 lllll'-(gtn /8(,-/ ,i da nrcli1lt', ltt' il 1i10/,, dt /)011 ,. N11hil1· \Tll~tl t!1ll/l 111 /i~li ,li ,·,11>it,tll/l ,• 11/li,·i<1/1· ,li ~rad" 111/>t'rtnn·.
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CAPITOLO VII
In Franc ia, oltre alla nob ilt à togata, nohlcssc de rohc. che veni va reclut ata nella magistratura, sarebbe da rilevare la piccola nobil tà di campani le. o più correttamente 110/Jlcsse de cloche, cioè d i campana. Questa denominazione si ri ferisce alla campana del campanile. utilizzata dal municipio per convocare il popolo. La 110/Jlesse de cloche era abitualmente costituita da famig lie di borghesi che si erano distinte nel servizio de l bene comune delle collettiviti1 urbane di minor dimensione.'
e) Neo-ricclri, neo-nobili Queste nobilitazioni non accadevano senza suscitare problemi degni cl i attenzione che si mostrano con spec iale chi arezza in certe situazioni . Per esempio. il Re di Spagna Carl o lii ( 1759- I 788), nel considerare la nascita industriale che cominciava a prodursi in varie altre nazioni ciel continente europeo, e il nocivo scompenso nel qua le, in questo campo, si trovava la Spagna, dec ise, con una Cedola reale del 18 marzo 1783. cli sti molare fortemente la comparsa dell ' indu stria nel suo regno. A questo scopo egli adottò, tra le altre mi sure. quella cli elevare in certo modo automaticamente alla condi zione nobiliare quei sudditi che. a vantaggio ciel bene comune, in vestissero con successo capitali e sforzi per fo ndare industrie nuove o sv ilu ppare quelle esistenti .~ La decisione cie l monarca att rasse alle allività industriali numerosi candidati alla nob iltà. Ora. come abbiamo visto. l'autenticità cieli a cond izione nobiliare non cons iste soltanto nell'uso cli un tito lo conferito per regio dec reto. ma anche e spec ialmente nel
ai nipoli di 1cncn1c-colonnc llo e agli hidal go 1m1ori che ,crvono nell'esercito'" (Viccntc tk Cadena, y Vic..:111. C1uulcmos dl' do,.,,-i11t111ohilillrit1. 111,1 i111to, Sa latar y Caslrn. C.S. I.C. - Aso,·iac iòn dc 1-1 idalgo a Fu ero dc E,parìa. Edicionc, Hidalguia. Madrid I96lJ, n I. p. 28 ). A sua vol1a. il "C1idigo dc la., sie,,· punido., ... di Alfonso X il Savio i 1252- 128-l ). concedeva - tra altri pri vilegi a p..:r,onc che , i dedicavano a prorcssinni di culiu ra - il titolo d i conte ai maestri di gi urisprudcn1.a che c,crcitavano la carica per pi i, di vcn1i ,11mi 1Crr. 13crnab0 1orcno dc Varga,. Disc11r.1//s ti,· /1111//hll':ll dl' E.~11wiu. l11,1 itu1 0 Sala1.ar y Ca,tro. C.S. I. C.. Edicioncs Hidalguia. Madrid. I 'J7 I. pp. 28 -29). Viccntc dc Cade na, y Viccnt. n..:lla , ua i111pon ant..: opcra ,\p1111/l'S d,· No/Jiliorill _I' 111wi1111,·s cli' (ic11co/ogio r ll,·r1ilt!irn. riassum..: i criteri di 11ohilita1in11c dicendo: "// sun•u/11:i11. il u1111pi11ti'll/11 di u//i,·i //11//rcrnli. la ull"riNo dcli" (//"/lii. le· /cl/Ne. la ,·011cl's.,i//11c· cli 11111i1//I//. il 111111ri1111111io. il 1w.1n' /"l' i11 ceni ,·usi eia 1111ulrc i,ic/ali:a. "/J/IUl'l' i11 ,i,•1en11i11111i 1errilori. /'an·r 11rcs11110 gra11cli .H'ITi:i al/' 11111a11i1ù. alla !',uria o al Sm-ra1111. /' a,·,·r .11unji"1W// la 1m111rù1 11aso1111 o i 111·01,ri h,·11i pcr gru11di idl'ali. ,·,n·1,·rll. so1111 .1·c111pr1· .11111i. ,. cl,·1·01111 1·11111i11uar,• ,ul ,·s.11"1"!11. gius1i 111/lli1·i pcr ""''11,•n· 1//lhi/1,ì. p11i, ·/u; la 1c11clc11:u 1111irnsalc· ,; que/111 cli t111111lit11"1' la ht1.1C' clellt1 clt1.1.11• 110/Jiliaff. la 11i1ì ,·1,//ll l' .\()//à1t1 cli ,111elle ,·fil' 1·11111po11go1//I la 1111:i"11c . 11,•r fi1r fi ·1111i/ium· le .1111· l'ÌrllÌ a hC1u:/ici// clc·lla .111C'ic1ù" ( l,tituto Lui, dc Sala1,u· y Ca,tro. C.S .1.C.. Primcr l'llr,o dc la bl'llL' la dc G..:11calogia. I lcr,ildica y Nohi liaria. Edicionc, Hidalguia. Madrid. 2 cdii.ione. I98-1. p. 30). La 11obi lita1.io11c a motivo dt: ll"c,crci1io di at1iviti1 indu,tria li vcrr,ì rnc111io11ata nel pro,s imo pa ragraro (9 e). I) lni"a11i. ,i poteva acqui,1arc nohiltit pcr L,,ncitio d i alirL' cariche e ru,11io11i. come: rnrichc mil itari. colllmL·nsalc d.:! Re (alle rnriL·ht: di u,nc. ,cgrL·tari e notai del sovrano). ca ril"ilL' fina111iaric. cariche univcr,itaric. etc. È un1vi111ionc molto d illusa in Fran,·ia che ric,cc mollo di ffi cile elaborare una rcla1 io11c compl..:ta dclk cariL·he e fu ntioni nohili1a111i all'epoca dcll'A11cirn IV~i111,•. Philippc du Pu) dc Cli nchamp,. ad c,cmpio. nel li bro La 11ohlns1·. dal qual.: i: , lata raccolla quc,t'cm1111cra1ionc. giungt: ad afft:rmarc che "11/111 ,•.,is1,•. 11e/lo .,·,"ria e/ella 110/Jiluì.l"lt/>llo/111111i og~n11·i~lia111 di 1111c/l" ile/Il' 1111hili1t1:io11i f"'r /' l'.\l'l'C"i: io rii 11110/i111: i111u•" 1Collc1ionc Q11,· .1ui-j1•'.'. Presse, L1ni v..:r,itaire, dc france. Pari, 1962. pp. 20-22). Non st:mhra e h.: q u..:•a·a1frnna1io11c rappresc111i una ni tica. 111a ,oltanw una co11,tata1io11c. poiché tulio qu anto è organico e, i,·o tcnclc al crnnplc"o e a volte per,ino al co111plica10. Questo div<.:f"!.!C di molto Lht tanti rrcddi e lap idari quadri di J'u1111lJ1ial"1110 ..:lahorati dal capitali,1110 di StatO. l'(llllc' nel ca,o di :-c·rti agglo1111.:rati piramidali d..:I 111acrn-c·ap11ali,1110 pri1 alo. 2) Cfr. Vicc111c de ( ·adc na ) Viccnt. ( '11t1cl,•mo1 cl,· c/,,,.1n11t1110/,i//{/ria. 11" I. pp. 35-.ì8.
GENESI DE LA NOBILTÀ
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possesso cli quello che si può chiamare il pro filo morale caratteri stico della classe ari stocratica. Tuttav ia, è comprensibile che certi neo-ricchi promossi dalla Cedola reale a neo-nobili avessero una speciale di fficoltà nell ' acq uisire questo pro fi lo morale. giacché, come si sa, tale profil o si acquista so ltan to mediante una lunga tradi zione famigli are. che manca solitamente sia al neo-ricco che al neo-nobile. e della quale si possono tuttav ia trovare importanti tratti nelle élites borghes i tradizionali meno ricche. L' iniezione di questo sangue nuovo nell a nobiltà tradizionale potrebbe in cert i casi procurarl e una crescita di vitalitl1 e creati vità. Tuttav ia, potrebbe comportare il rischi o di procurarle anche tratti di volgarità e di un certo arri vismo sdegnoso di vecch ie tradizioni. con ev idente pregiudizio per l'integrit~1 e coerenza ciel profi lo nobi liare. E così potrebbe restare pregiud icata la stessa autenticit~1dell a nobiltà. Un fatto analogo, derivante eia situazion i anch' esse analoghe. accadde in più di un Paese europeo. ma in generale rimase circoscritto nei suoi effetti per di versi fattori. Innanzitutto, nell ' ambiente generale della società europea del l'epoca, l' influenza ari stocratica era ancora profonda e il neo-nobile/neo-ricco si senti va a disagio nell a condizione sociale in cui era entrato, se non s' impegnava ad assimilare almeno in buona parte il profil o e le maniere cli questa. Le porte di molti salotti difficilmente gli si spal ancavano ciel tutt o. il che svolgeva su cl i lu i una pressione aristocratizzante. a sua volta rafforzata da ll 'attegg iamento ciel popo lino. Questo. infat ti , percep iva l'aspetto com ico della situazione d i un conte o cli un marchese cli recente sfornatu ra. e lo l"aceva capire con scherzi sgradevoli alle orecc hie cl i chi ne era lo sventurato bersagl io. Perciò il neo-nobile. lung i da l criticare le pec uliarit it clell" ambiente al quale era eterogeneo, faceva in genere tutto il possibile per adattarsi e soprattutto per assicurare alla sua progen ie un 'educazione gen uinamente aristoc ratica. Queste circostanze fac il itarono l' assorbimento cli elementi nuov i eia parte dell a nobiltà antica. in modo che, al la fi ne cli una o pi ù generazioni. scomparvero le differenze tra i nobili tradizionali e i neo- nobil i. Accadeva che questi cessavano cli essere "nuov i" a causa dello stesso graduale scorrere ciel tempo. e il matrimoni o cl i giovan i nobili . portatori cli nom i storici. con fi g lie o ni poti cli neo-ricchi/neo-nobil i. serviva a molti cli loro come mezzo per ev itare la decadenza economica e di dare nuovo lustro al proprio blasone. Qualcosa del genere accade anche ai nostri giorni. Tuttav ia. a causa del 101111s fo rtement e egual~ari o de lla soc ietf1 moderna e cli altri fattori esposti in altre parti di questo studi o, una nobilitazione in cert o modo automatica, come quella stabil ita eia Re Carlo III , guaste rebbe la nobilt lt mo lto più di quanto la favorirebbe. giacché i neo-ricchi si mostrano sempre meno des iderosi d i divent are neo-nob ili.
d) Nel a ttuale contes to polit ico, si po trebbero costituire nuove form e di nobiltà ? Rimane tuttav ia il problema: non ci sarebbe ogg i il modo cli costitui re nuove nobi lt~t. con grad i gerarchi ci e modalità d iverse che corrispondano a fun zioni a loro vo lt a differenti . purché tulle tendent i a ragg iungere un certo grado in quella pienezza di eccellenza legata all a cont inuità ered itaria. che ancor oggi caratteri zza la nobi ltà propriamente detta?
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CAPITOLO VII
D'altra parte, che modi ci sarebbero, nel quadro delle fo1m e politiche attuali , indipendentemente dall a success ione ereditari a, per dare accesso a nuove fo1111e di nobiltà a persone che hanno reso al bene comune servizi cl i grande rilievo, sia per la brillantezza del talento, sia per il fulgore cli una spiccata personalità, sia ancora per abnegazione eroica e cavalleresco coraggio, sia infine per la spiccata capacità di azione? È certo che nel medioevo come nell 'Ancie11 Régime, ci fu sempre posto per ricevere nella nobiltà persone che, per quanto nate nell a più umile plebe, dessero prove inconcusse di possedere in grado eroico ed eccellente tali qualità. Era questo il caso di molti guerrieri che spiccavano per il loro coraggio e per la loro competenza strategia.
e) Un nuovo grado gerarchico nella scala sociale L'ori zzonte ampliato da queste riflessioni rende un poco più elastica cli prima la distinzione tra nobiltà e borghesia, dando luogo eventualmente ad un terri11111 genl1s qualificato anch'esso di nobiltà, ma cli una nobiltà dimi1111tae rationis, come lo furono in Francia la nobiltà togata e la nobiltà di campanile. Bisogna ora farsi una domanda sull ' uso della parola "nobiltà'' . Come la feconda vitalità del corpo sociale cli un Paese può dare origine a 110/Jiltà nuove , così può anche suscitare in classi sociali in feriori la formazione cli fasce nuove non nobili . E quanto va accadendo, ad esempio, nel mondo del lavoro manuale, ne l quale certe tecniche moderne esigono a volte l'utilizzazione di manodopera così altamente qualificata e così piena cli responsabilità, eia costituire una sorta cli terzo genere tra l'intellettuale e il lavoratore manuale. Q uesto quadro mette il lettore davanti ad una fioritura cli situazion i nuove, in rapporto alle quali solo con molto tatto e con le prudenti lentezze tipiche delle società organiche, sarà possibile strutturare con fermezza di princ ipi, g iusti zia e oggettività, nuovi gradi ne lla gerarchia soc iale. Posto tutto ciò, ci chied iamo: in fun zione cl i questa entusiasmante opera gerarchi zzatrice, che i I corso dei fatti sta chiedendo ag li uom ini chiave ciel mondo contemporaneo. qual'è il significato esatto de lla paro la "11ohite··7 Oss ia: perché un nuovo grado dell a sca la sociale meriti la qualifica cli nohile, che caratteristiche deve avere? E quali altre sbarrano l' accesso a q uesto illustre qualificativo? La domanda include tante situazion i complesse ed in stato di continua evo luzione, che non è possibile dare ad essa per ora una ri sposta perentori a e sempl ice. Questo è particolarmente vero se consideriamo che la soluzione dei problemi di questa natura molte volte viene data con più prec isione dall ' azione combinata di uomini cli pensie ro e dalla retta evoluzione consuetudinari a della soc ietà, piuttosto che dalle eluc ubrazioni cli meri teori ci, tecnoc rati , etc. Dato che qui non intendiamo che sfiorare !"interessante questi one. bisogna dire che il qualificativo cli "nohite·· può essere riconosc iuto solo a categorie soc iali che conservino signifi cati ve ana logie col modell o originario e archetipico di nobiltà. sorto nel medioevo, poiché esso continu a ad essere ugualmente. nei nostri giorni . il modello dell a vera nob iltà. Così, il nesso - particolarmente vigoroso e stretto - de lla fin ali tà di una classe sociale col bene com une regionale e nazionale: la spiccata d isposizione dei membri di
GENESI DE LA NOBILTÀ
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questa classe a un generoso olocausto di diritti e di interessi propri in favore di questo bene comune; la vera eccellenza realizzata dai componenti di questa classe nel le loro attività abituali; la conseguente ed esemplare elevazione del modello umano morale e soc iale dei suoi membri; un correlativo tenore di vita proporzionato alla speciale considerazione con cui la società li ricompensa per questa dedicazione al bene comune; e infine le condizioni economiche sufficienti per conferire adeguato rilievo a tutto l' insieme di questa situazione; tutto ciò, insomma, costituisce una serie di fattori la cui felice convergenza propizia la fo nnazione di nuove forme di nobiltà.
f) Speranza che il cammino tracciato da Pio XII non venga dimenticato. Queste riflessioni suscitate dallo studio attento delle allocuzioni di Pio XII sulla nobiltà esprimono speranze. Sì, speranze che il cammino tracciato da quel Pontefice non venga dimenticato né sottova lutato dalla nobiltà, nonché dalle autentiche élites soc iali non specificamente nobili ma di posizione paragonabi le a quella della nobiltà. che esistono non so ltanto in Europa ma anche nelle tre Americhe, in Australi a e altrove. Siano quindi di speran za, e non so lo di comprensibile nostalgia, le parole conclusive di questo capitolo.
CONCLUSIONE
Al culmine della crisi religiosa, morale e ideologica del mondo moderno: un momento propizio per l'azione della nobiltà e delle élites tradizionali.
'}{.., onostantc la magnifica vitalitil dimostrata dai popol i europei dopo lo sconvolg imento dei due conflitti mondiali nel nostro seco lo. si deve ri conoscere che i l riprendersi dalle conseguenze clell"ultima guerra ha ri chiesto un pesante sforzo e m ol to tem po. DLJrante il peri odo in cu i Pi o X li pron unc iava le sue quindici all ocuzion i al Patriziato ed all a Nobilt ~1cl i Roma (dal 1940 al 1958). la ripresa economica dell" Europa. i niziatasi alla fine ciel con flitt o, si andava reali zzando lentament e. A questa situazione crit ica. i l Pontefi ce . m osso da paterna sollec itudine. fece nei suoi mem orabili discorsi m o lti ri ferim enti . Nella decade succesi va. tuttav ia. il ritmo ascensionale de ll a ripresa eu ropea si accentuò in modo sensi bi le. realizzando i famos i "111iracoli ern110111in"' . correntem ente denom inat i "miracolo tedesco··. "miracolo irolia110". etc. Questa successione cli ..m iracoli"' av rebbe dovuto pro lungarsi in m odo tale da poter i ncludere nella serie l' attuale crescita econom ica della Spagna e del Portogall o. che fin o a poco fa costitu ivano nazioni poco avvantaggiate nel continente europeo. In seguito a questo slanc io cl i prosperit à - cli cui Pio X li. deceduto nel 1958 . non vide I "apice. ma che f u salutato nella costi tuzione conc iliare Go11di11m et Spes. nel 1965. con un i nno cl i esultanza - il quadro genera le clell" Europa si modificò sensi bi lmente. La storia dirà un giorn o, con prec isione, qual 'è stato il ruo lo della nobi lt~1e de lle altre élit es trad izionali in questa ri presa. i l che, peraltro. pennellerà forse di va lut are la riperc uss ione delle notevol i d iretti ve cli Pio X l I sull a condotta cli quest e c lassi in favore della restaurazione economica europea .
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CONC LUSI ONE
Senza spingerci a formulare qui un giud izio prec iso, ci sembra che questo ruolo sia stato considerevole, per quanto proporzionato in ogni nazione ai mezz i posseduti clall ' aristocrazia e da lle él ites rispetti ve. È sicuro. tuttavia, che quando la Russ ia sov ietica e le altre nazioni dell 'Est europeo iniziarono, nel 1989, a palesare la tragica portata del fa lli mento a cui le avevano
trascinate la d ittatura del proletari ato e il cap it ali smo cli Stato. le nazioni europee occ idental i, g li Stati Un iti ed altri Paesi stanziarono in loro aiuto. con sorprendente prontezza, grosse somme che .. . difficilmente potranno mai essere resti tuite. almeno in gran parte. Così le grandi nazioni democrat iche. orientate ed arricchite in realtà dall a iniziati va pri vata, lasciavano imp licitament e trasparire all 'umani tà il contrasto - per loro trionfa le - fra Est ed Ovest. Quanto s' ingannerebbe tuttav ia ch i pensasse. davanti a questo quadro sommariamente delineato, che per il solo effetto della prosperità riacquis ita. le crisi ered itate dall e nazioni dell'Ovest nei decenni passati ed aggravate da nuov i fattori , fo ssero ri solte ! Le fatue tesi secondo cui la prosperità sarebbe sempre il princ ipale sostegno clell' orcl ine e ciel benessere dei popoli , e la povertà la principale causa delle cri si che attraversano. sono fac ilmente smenti te eia quan to è avvenuto in Europa nel secondo dopoguerra. Mentre in fa tti era molto avanzato il processo di cicatr izzazione e di rifioritura ciel vecchio continente. esplose nel 1968 la terribile crisi della Sorbona. Essa rive lava nell a gioventù l' infl uenza torre nziale e di ssolvente d i certe fi losofie. fi no ad allora considerate generalmente come man ifestazion i cli stravaganza di alcuni .. salottieri " degli ambienti cultura li e mondani . L'este nde rsi delle ri percuss ioni ciel fenomeno ··sessant ot1 0". nell a gioventù .. in'" dell'Europa e ciel mondo. provò quanto fosse profonda la spaccatura che veni va ad aprirsi. La decadenza genera le dei costum i. già deplorata da Pio XII. trovò proprio in quell' atmosfe ra d i agiatezza e cl i stravaganza un ambiente così propizio. che la crisi morale e cu lturale de ll ' Occidente giunse a determinare nel mondo li bero una situazione pi ù grave cli quell a provocata da lle crisi anteriori , meramente o principalmente economiche. Ciò è tan to vero, che l'estendersi della prosperit;1 ha potuto essere indicata a g iu sto tito lo. eia osservatori lucidi e ampiamente documentati. come un importante fattore del trag ico aggravarsi della crisi morale. 1 Questa situazione è stata ulte ri ormente accentuata dall a crisi. di portata senza precedent i. che sta attraversando la Chiesa Catto lica. co lonna e rondarnento della moralità e ciel retto ord ine delle società. ~ A queste prospettive si sono posteriormente aggiunti due importanti avvenimenti: la Guerra del Go lro Pe rsico e la vittoriosa oppos izione clei popoli ba lt ici - particolarmente la g loriosa resistenza de li ·ero ico popo lo li tuano - in ravore dell a propria ind ipendenza. Sare bbe un grave errore sottovalu tare I· importanza cl i quest·u ltimo avvenimento. poiché IJ
c l lihro t·:.,,,u,io: <lll<'.1!1•.,·it11fa l"ÌII fll'ffihirlo. <1111,,r,fu: uclu .1i11 <flt<•rr•r/11. 1•11ru1·iucl,1 ,i11 ,u/)('r/o - Lu ohru cll'i PSOt:· (F:d itmial Fernando 111 <:I Santo. Madrid llJXX. pp. IO'J- 113 ). il i'c·n11111<:no è lk, n1110 nc·I modo in m i è avvenuto in Spagna. ()ut::-.t ·opera 0 ,tata puhhlicata d,1 I J-/>.('o.-11clo11gu. l' ha a1·11to ri,1s,11111i puhhlicati in d ivnsi idiomi dalll' TFP
~ ) ('l'r. Capitolo 1. -l .
a~socia1 inn i a11trn10111c l' co1isorl' lk
,·,1,1c111i 11c·i
L"ÌlllJlll'
continl' nti.
C O NCLUSIONE
137
ha messo in gioco principi fondamentali della morale e dell'ordine internazionale, causando nei popoli una giu sta e forte commozione, come ben dimostra l'entusiasmante raccolta di firm e in favore dell ' indipendenza della Lituania promossa dalle TFP in 26 paesi, che ha raggiunto l'impressionante totale di 5. 2 12 .580 fi1111e. 1 Mentre questo lavoro g iunge alla fine, gravi incognite incombono da og111 parte sull ' umanità. La situazione mondiale descritta da Pio Xli si è modificata, principalmente perché i problemi economici dell ' Occ idente si sono attenuati. in gran parte per effetto dei citati "miracoli". Ma, allo stesso tempo, eia allora in poi, due grandi crisi si sono progressivamente agg ravate. Un a è la crisi interna di quello che fu un tempo l' impero dentro la "Cortina di ferro· •, l' altra è la crisi - anch'essa interna - della Chiesa cattolica. Cri si dolorosa, questa, che si co llega con quanto di più importante hanno i problemi qui trattati , ma che ci asteniamo clall ' affrontare, dato che la sua gravità e ampiezza esigerebbero un 'opera a parte, probabilmente cli molti volumi ... Quanto all a prim a crisi, le sue grandi linee sono ben note a tutto il mondo. Nel momento in cui scri viamo, le nazioni che un tempo form avano l' URSS si sono disgregate. Le fri zioni nate fra loro vanno accentuandosi. notevolmente aggravate dal fatto che alcune di queste nazioni hanno i mezzi per far scoppi are una guerra atomica. Non è improbabile che. una volta scatenata una situazione bellica all'interno clell'ex URSS, essa venga a coin volgere nazioni dell'Occidente tra le più importanti , il che a sua vo lta potrebbe avere conseguenze cli portata apoca littica. Fra queste conseguenze potrebbe facilmente annoverarsi la migrazione, verso I'Europa centrale e occ identale, di intere popolazioni spinte dal timore dei ri schi di guerra e dall a fame attualmente già così press ante. Questa migrazione potre bbe assumere allora una gravit~1 imprevedibilmente critica. Qual i sarebbero le conseguenze di questo esodo dalle nazioni fino a ieri sottomesse al g iogo comunista, come quelle del Mar Baltico, ed altre ancora come la Poloni a, la Cecoslovacchia. l'Ungheria. la Romani a e la Bulgaria. nazioni che sarebbe peraltro molto azzardat o definire g i~1 del tutt o sfugg ire al giogo comunista? Pe r completare questo quadro, sare bbe necessari o tene re in conto la possibile reazione del Maghre b cli fronte ad un' Europa occidentale messa in crisi da problemi di tale portat a. e prendere in considerazione anche le particolari circostanze dell'A frica settentri onal e e la profonda influenza esercitata su essa dall'immensa ondata fondamentali sta che pervade i popo li de ll ' Islam. dei quali il Maghre b è parte int egrante. Chi può dunque I ) Una delegai.ione composta eia undici me mbri del le diverse TFP. gu idala dal doti. Caio V. Xavicr da S ilve ira. dire llore de l Blln'all-'fFP cli Parigi. ,i è recata a Vi lni us. capitale della Li1uania. per consegnare pcrsonal111cntc al Prc,idcnte Vytautas Lanclshcrg is. il 4 dicc111brc 1990. i 111inofil111 d i qucsla mo11umcn1a le snttoscriLionc. Giunta in segu ilo a Mosca 1· 11 cliccmhrc. la dclega1innc rnnscgnù presso l'u!Ticio di Mikha il Gorbaciov al Krcmli no. una lc11cra l' h l: al'l'l:rn1a1 a: ";\ IIn11w di "ilrl' 5 111ilin11i r/1 /im1!lrari. tl!'sid1•rir1111n chiedcr/e/i m1111/,11('////' ili r i11111111·,•re 11//ti ~/1 111/ri r nl1 1 lll' i11111r·d1.,c(}I/// !1/la l .it11r111i!I di //1/(' ll<'U' la ,·11a /n/11/i• i11di1w111/i•11: 11 . liii a/In l'C'/'.111 il I/liti/e f'n11i111n1//' flllhhl,n1111n111liall' ,, lo S1nriu ,·i 1111,srre/'/11I1111 rit ·n11"s,·e111i"
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CONCLUSIONE
prevedere con sicurezza a quali estremi tutta questa rete di intrecc i trascinerà il mondo, e specialmente il mondo cristiano? Finora, quest' ultimo non è ancora coinvolto nel triplice dramma delle invasioni dall ' Est, che si annunciano pacifiche, delle in vasioni eia oltre Med iterraneo, probabilmente meno pac ifiche, né di un 'eventuale conflagrazione mond iale. Già s' intravede, tuttav ia, il funesto sbocco del lungo processo ri voluzionario che abbiamo riassunto, nelle linee generali, nell ' ultimo capitolo di questo studio. Nonostante g li innume revoli ostacoli , questa sua marcia vittoriosa ha un carattere così inesorabile - a partire dal crocev ia storico in cui il Medioevo dec lina e muore, il Rinasc imento sorge in mezzo ai suoi gioiosi trionfi ini ziali , la ri volu zione relig iosa del Protestantesimo comincia a fom entare e a preparare eia lontano la Rivoluzione francese, e da molto lontano quella ru ssa ciel 19 17 - da far sembrare invinc ibile la forza che lo ha mosso, e definiti vi i risultati da esso ottenuti. Tali ri sultati possonno sembrare effettivamente "definitivi' ', se non viene fatta un 'analisi attenta del carattere di questo processo. A prima vista, esso sembra essere eminentemente costrutti vo, poiché ha innal zato success ivamente tre edifici: la pseudoRi forma protestante , la repubblica liberal-democratica e la repubblica soc ialista sov ietica. Eppure il vero carattere cli questo processo è essenzialmente distruttivo . Esso è la Distruzione. Esso abbatté il periclitante Medioevo, l'evanescente A11cie11 Régime. l' apopletti co mondo borghese, frenetico ed es itante; sotto la sua pressione è andata in rovina l'ex-URSS, sinistra, mi steriosa, im putridita come un frutt o eia tempo cad uto dal ramo. Hic er 111111c, non è forse ev idente che le concrete pietre miliari d i qu es to processo sono rov ine'? Quale conseguenza per il mondo sta deri vando dall a più recente cri si ri voluzionaria, se non il ribo llire cli una confu sione generale che minacc ia in ogni momento catastrofi imminenti , fra loro contraddittorie. che svaniscono nell' aria nel momento in cui stann o per prec ipitarsi sui mortali. susc itando in questo modo la prospetti va cli nuove catastrofi . ancor più imminenti. ancor più con tradd ittorie? Queste catastrofi svaniranno a loro volta per generare nuovi incubi , o si trasforme rann o in atroc i realtà, come la migrazione cli grandi orde slave dall'Est ve rso l' Ovest. o di orde maomettane che avanzano dal Sud verso il Nord?
Chi può saperlo? Chi sa se accadrà questo e solo questo. o se avverrà in vece ben più e ben pegg io? Questo qu adro potrebbe essere scoraggiante pe r tutti coloro che non hanno Fede. Al contrario. per coloro che hanno Fede. dal fondo d i ques to oscuro ori zzonte. torvo e confuso, si fa udire una voce capace di susc itare la più incoragg iante fi ducia: ''/11/ine. il mio Cuore /111nwrnla10 trionferà" . 1
Quale fiducia riporre in questa voce? La ri sposta, che essa stessa ci dù. sta in una sola frase:
I ) Pa role di Noslra Signora cli Fa1i111a. nc ll'aprari1io11c ciel l.ì l11g lio I!J 17 (C'fr. Ml'll11iria.1<111 /muì /.111'i11. P11sll1l,11;,iu. F,i1i111a - Porluga l. .l' ed il'inne. I978. p. I:'iO).
CONCLUSIONE
139
··vengo dal Cielo" .1 Abbiamo quindi ragioni per sperare. Sperare in cosa? Nell'aiuto della Provvidenza per qualsiasi fatica intrapresa con lungimiranza, rigore e metodo. al fine di allontanare dal mondo le minacce che, come altrettante spade di Damocle, sono sospese sugli uomini. Bisogna dunque pregare. affidarsi alla Provvidenza ed agire. Per svolgere questa azione, è estremamente conveniente ricordare alla nobiltà ed alle élites analoghe la missione speciale - e primaria - che spetta loro nelle attuali circostanze. Voglia Nostra Signora di Fatima, eccelsa padrona di questo agitato mondo contemporaneo, aiutare la nobiltà e le élites analoghe a prendere nell a dovuta considerazione i saggi insegnamenti lasciati da Pio XII. Questi insegnamenti le indicano loro un compito qualificato espressivamente da Papa Benedetto XV come ··sacerdo::.io" della nobiltà.~ Se esse si dedicheranno interamente a questa straordinaria mi ss ione, certamente quelli che oggi ne fanno parte, e in séguito i loro discendenti , resteranno un giorno sorpresi dell'ampiezza di risultati che avranno ottenuti per i loro ri spettivi Paesi e per tutto il genere umano, ma soprattutto per la Santa Ch iesa Cattolica.
I I Or. idi:111. p. 1-16. 2 ) Cfr. Capito lo V II. X. d.
APPENDICE
I
Il trinomio rivoluzionario Libertà, Uguaglianza, Fratellanza: la parola di diversi Papi \
'E
capitalo che abbiamo cominciato a scrivere questo libro nell 'anno del bicentenari o della Rivoluzione francese. Impedimenti di ogn i sorta hanno costretto l'autore a numerose e lunghe interruzioni , in modo che è stato possibile concluderlo solo tre anni dopo. Tuttavia. questo rinvio può essere ritenuto fe lice, po iché un buon numero delle temati che qui trattate sono state oggetto preponderante de lle riflessioni e delle mete che i ri vo luzionari di all ora avevano in vista. Riflessioni e mete, de l resto, che si rispecchiano nelle vio lenze eia loro compiute, nelle ingiusti zie commesse, nelle tumul tuose riforme realizzate. Le commemorazioni de l bice ntenario della Rivoluzione fran cese hanno riacceso considerevolmente in tutto il mondo la rievocazione di questa grande convulsione. Di questa rievocazione perdurano echi che ancor oggi danno alla tematica cli questo libro un 'attualità maggiore di quella che aveva prima del bicentenario. Non è quindi eia meravig liarsi se la citata Ri vo luzione è ritornata. pi ù cli una volta nelle pagine cl i questo libro. alla memoria dei lettori che amano riflettere sui tern i storic i. A loro sar~1dunqu e ven uto in mente il fa moso trinomio rivo luzionario Lihertcì. Ug 11aglic111:o. Frate//011:a. Per soddisfare nei lett ori un eventuale desiderio cli approfondire la tematica, pubblichi amo qui i testi pontifici ri guardanti questo trinom io, oltre a q uell i gi~t citati 1 •
1. Libertà illimitata e uguaglianza assoluta: idee insensate ed anzi mostruose Ne ll a lettera decretale del I O marzo 179 1 al cardinale de la Rochefoucauld e all 'arcivescovo cli Aix-en-Provence, sui princìpi de lla Cost ituzione civile ciel clero. così si esprime Pio VI: I ) (lr Capitol o 11 1. -1.
144
APPE NDI CE I
"Si decreta d1111q11e in questa Assemblea (/'Assemhlea Na:io11ale.fi-cn1cese) che è 1111 dirillo stabilito che/' 1101110 ri1111iro in socierà goda di i/limirara liberrcì. di modo che 11011 deva essere per 11ar11ra disrurbaro in ciò che riguarda la religione e che ha arbitrario diritto cli pensare, parlare, scrii·ere e persino pubblicare ciò che rno/e sul/' argomento religioso. Queste mostruosità, secondo loro, deriverebbero ed emanerebbero dall'ug uag lianza degli uomini f ra loro e dalla libertà di natura. Ma si può pensare qualcosa di più insensato dello stabilire tale uguaglianza e libertà fra tutti . .fìno al 1m11to di 11011
tener conto per 1111//a della ragione. rnn la quale la 11at11m dotà specia/111e11te il genere umano e per la quale esso si d!f!éren:ia dagli altri animali? Quando Dio creà /' 1101110 e lo pose nel Paradiso delle de/i:ie. 11011 lo 111i11accià forse della JH:na di 111orte. SC' maniiasse dell'albero della scien:a del bene e del 111a/e? Non gli li111ità forse .fìn da allora la libertà con questo primordiale precetto? E dopo. quando /'1101110 si rese co/pel'ole di clis11hbidie11:a. 11011 gli impose forse 1111 111aggior 1111111em di JJrecetti. per me::.::.o di Mosé? E sebbene lo ·a,·esse lasciaro padrone del suo stesso lihem ar/Jitrio ·. perché potesse meritare in bene o in male. r11tta1·ia gli aggiunse ·comandament i e precetti , affinché, se li avesse osservati , lo salvassero· (Ecci. 15. 15-16) .
"Da dove viene poi questa libertà di pensiero e di azione, che i decreti dell'Assemblea attribuiscono all'uomo riunito in società come se f osse diritto immutabile della natura stessa ? ( ... ) Dato che /' 1101110 .fìn dalla nascita ha bisogno di sottomettersi ai
suoi maggiori per /JOter essere gm·emato e istrnito. e per poter ordi11C1re la sua 1·ita secondo le norme della ragione. del/' 11111c111itcì C' dC'!!a religione. a/lorn è certo che dalla nascita di og1111110 è 11111/a e ,•m,a q11estC1 decanww ug11aglia11:a e libertcì.fi'CI gli uo111i11i. 'È necessario che siate .1·ottomessi' (Rom. 13. 5). Di co11segue11:a. pel'Ché gli uo111i11i si potessero riunire in sociercì ci\'l'/e.fi1 neces.mrio costituire 1111afornw di gol'emo in 1·irt1ì della quale i diritti della lihertà.frJssem circoscritti dalle leggi e dal potere \11/)l'CIIIO dei gm·emanti. Ne derirn cirì che sant'Agostino insegna con <111este /Jomle: ·E qu ind i un palio uni ve rsale dell a società umana l'ubbid ire ai suoi Re · (Conl'ess ion i. /. l i i . c. \ 'lii. op. ed. Ma11ri11. \'OI. I . p. 94 ). Ecco perché /'origine di questo pote/'C' der· essere cerrnto 11011 tanto in 1111 contrallo sociale quanto in Dio stesso . autore di cià che è rello e giusto" 1•
2. Libertà e Uguaglian za diffuse dalla Rivoluzione francese:
idee ingannevoli disseminate da perfidissimi filosofi Pio V I condannò più vo lte la fa lsa concezione de ll a Lihcrtà e de ll' Ug11aglia11:a . Ne l Concistoro segreto de l 17 giu gno 1793. citando le paro le dell 'Encic lica /nscmwhile Dil'inae Saf}ientiae del 25 d icembre 1775. d ichiarò c iò che segue: ·-- Questi perfidissim i fi losofi osano anche di più: dissolvono tutt i que i vincoli con i q uali gli uom ini si un iscono tra loro e a i loro superiori mantenendosi ne l compimento de l dovere. E vanno gridando e proc lamando fino all a nausea che l'uomo nasce libero e non è sottomesso all ' imperio d i nessuno e che di conseguenza la soc ietà non è altro che un ins ieme cl i uom in i stu pidi. la cu i im bec illi1~1 si prosterna davant i ai sacerdoti dai q uali vengono ingannati. e davanti ai Re. da i qua li vengono oppress i: sicché la concordia tra il sacerdozio e l' im pero non è alt ro che una mostruosa cosp irazione contro !"innata li bertà dell' uomo·. A questo fa/so e i11ga1111C'1 ·0/c /)({ro/o di Libertà . c111csri rrnrntc111ri padroni del genere 11111a110 agga11ciam110 1111'a/trn fJC1m/a 11g1w/111c11rcfulluce: /' Ugua-
I \ Pii VI Poni. Max. Acla. Typi, S. Congreg. de Propaganda Fide·. Roma I '/ì7 1., ol. I. pp. 70-7 1.
IL TRJNOMIO RlVOLUZIONARIO ...
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glianza. Sarehhe cioè co111e se.fi'a gli uomini che si riuniscono nella società cirile . per
i/fatto di essere sottomessi a rnrie disposi:ioni c/' 011i1110 e di 111um·ersi in 111odo dii·erso e incerto. ognuno secondo I' i111p11/so del pro1Jrio desiderio. 11011 ci dol'esse pi1ì essere q11alc11110 che. con /' autorità e con lafor:a. prernlga . ohhlighi e gm·emi. richiamando ai loro do l'eri quelli che si co1111)()rta110 in modo sregolato. c{!j-Inché la stessa società. per /' impe!O così te111erario e contraddittorio di i111111111ere\'Oli passioni. 11011 cada nel/'anarchia e si dissolrn completamente: simi/111e111e a quanto accade con /'armonia. che si compone della co11so11a11:a di molti s11011i e che. se 11011 è costituita dalla comhi11a:io11e di corde e cli 1·oci. si perde in n1111ori disordinati e completamente dissonanti" . 1
3. L'abuso della Libertà e dell'Uguaglianza conduce al socialismo e al comunismo Nella sua Enciclica Nostis et 110/Jisrnm, dell'8 dicembre I849. Pio IX denuncia: "Per quanto riguarda questa 1Jer1·ersa dottrina e sistema Iche allontana i popoli italiani dall ' ubbidienza al Papa e alla Santa Sede]. è risaputo che lo s11a meta principale è quella di introdurre nel popolo. abusando dei termini di Libertà e di Uguaglianza. queste perniciose i111·e11:io11i del co1111111ismo e del sociolismo" .~
4. L'uguaglianza cristiana "non sopprime ogni distinzione tra gli uomini, ma fa ' sì che la varietà delle condizioni e dei doveri della vita formi un'ammirevole annonia e una specie di concerto" Da ll ' Enciclica /-/11nw11u111 ge1111s cl i Leone Xlii. cont ro la Massoneria. del 20 apri le 1884. rilev iamo il seguente passo: "Approji'lliamo a hella posta di q11es(adeg11ato occasione per ri111w1·<✓rl' la racco111a11da:io11e. già da noi fa tta. secondo lo quale si c/e1·e 1Jmpagare e consolidare il Ter:'Orcli11e di san Francesco. (. .. ) Fra gli i111111111erernli 1·c1111aggi che se ne posso110 attendere. c'è 11110 che pri111cggia su tutti gli altri: quest'associa:ionc è una ,·era scuola di lihertcì. di fi·atellan:a e di uguaglian:a. 11011 secondo il modo assurdo con c11i i massoni i111e11do110 questi termini. 11w co111e Gestì Cristo rnole arricchire con esse il genere u111a110. e come san Francesco le 111ise in pratica. Parliamo qui d11nq11e e/ella Libertà dei ftgli cli Dio, in 110111e della quale ci ri/1utio1110 cli 11/Jhidire ai /)(ldmni iniqui che si c!tianwno Satana e le rntfil'(' passioni. Parlia1110 dello Fratellanza. che ci lego a Dio come Creatore e Padre di t11lli gli uomini. Parliamo del/' Uguag lianza che. stahilita sullefo11c/a111e11ta della giusti:ia e della rnritcì. 11011 sopprima og ni differenza tra gli uomini, ma.faccia sì che la varietà delle conc/izio11i e dei doveri della vita.formi un 'armonia ammirevole e una sorta cli concerto dal quale rroggo110 11ot11rol111e11te
rnntaggio gli interessi e la dignità dello 1·iw ci,·ile". 1
I ) Pi I V i Poni. Ma., . Ac ta. Typi, S. C'o11gr1:g. tk Propaganda l'id.:. Roma I X7 I . 1 \Il. 11. pp. 26-27. 2) Acta Pii IX. T> pi, R..:1 . Cam.:rac Ap\lstoli l·al'. Roma I Xh5. pp. 50 " · .Ìl Acla Sancta<: S.:di,. <:~ T;,p. Pol)glulla S. C. Prnp. 1-itk. Romac·. l'JO(,. 10I. XV I. p. -130--1 ì l.
146
APPENDICE I
5. Una fi losofia che la Chiesa è ben lontana dall'approvare Ne lla Lettera Aposto lica Notre charge apostoliq11e, de l 25 agosto 19 1O. ne lla quale condanna il movimento france se della sini stra cattolica Le Sillon di Mare Sangn ier. san Pio X così analizza il ce lebre trinomio:
"Il Sill on ha la 110/Jile preocrnpa::ione per la dignità umana. Ma questa dignità 1'ie11e compresa a modo di certifi"losofi che la Chiesa è hen lontana dal/' appmrnre. Il primo elemento di questa dign ità è la Libertà. intesa nel senso che. tranne che in materia di religione, ogni uomo è a11to1101110. Da questo principio fondamentale. esso trae le seguenti conclusioni: oggigiorno il popolo è solfo tutela. solfo 1111'a11torità che gli è estranea e dalla quale si de,·e liberare: emancipazione politica. Il popolo è sotto la dipenden::a di padroni che. posscclendo gli strumenti di larnro. lo .\ji-lmano. l'opprimono e l'umiliano ; percià de,·e scuoterne il giogo: emancipazione economica. !nfìne. esso è dominato da 1111a casta chiamata dirigente. alla quale lo s,·il11po i11tellefl11ale assirnra 11110 /Jreponderan::a indehita nella dire::ione degli affari: perciò de, ·e so flrarsi alla sua domina::ione: emancipazione i11tellettua/e. li lil1ellamento delle co11dizio11i , secondo questo triplice p1111to di 1·ista. stahilirà tra gli 110111i11i /' Uguaglianza. e questa Ug uaglian::a è la vera giustizia umana. Un' organi::::a::ione politica e sociale fondat a su questa duplice base. Libertà e Uguaglianza (alle quali hen presto ,·errà ad aggiungersi la Fratellanza ). ecco quello che essi chiamano la Denwcra::ia . (. .. ) "/11 primo luogo , in politica. il Sillon 11011 abolisce /'a11toritcì: al contrario. la ritiene necessaria: marno/e partecipar/a, o per dir meglio rno/e 1110/tiplicarla in tal modo che ogni cilfadino clil'enti 11110 sorra di Re.(. .. )
"Fatte le clehite propor::ioni. a,·,·errcì lo stesso 11.ell'ordi11e economico. Smtralfo ad 1111a classe parricolare . il patronato sarà moltiplicato in tal modo che ogni operaio diventerà una sorta di padrone. ( ... ) "Ecco quindi i/falfore capitale. il faflorc moro/e.(. .. ) Strappato alla strette::::a dei suoi interessi pri\'Clti ed e/ernto agli interessi della sua pnd'essione. e pi1ì in o/to ..flno a quelli della 11a::io11e intera. e ancora pi1ì in a/to ..fìno a quelli c/el/' Umanità (/'ori::::onte del Sii/on i11/è1t1i 11011 si.f'emw alle.fi"ontiere della Patria ma si estende a t11fli gli uomini .f11w ai rnnfìni del mondo). il rnore 111110110. allcn;i.:ato dal/'an10rc e/e/ hene rn11111ne. ohhracccrehhe tutti i co1111Jag11i della stessa pudessione. tutti i co111potrioti. tuffi gli uomini: cd ecco qui la grnnde::::a e la nohiltcì umana ideale . rcali::::ato dal celebre trinomio: Libertà, Uguaglianza, Fratellanza.( ... ) "Questa è. in sintesi, la teoria. si clirehhe il sogno. del Sill on" . 1 San Pi o X s· inserisce dunque ne lla sc ia dei suoi predecessori. che da Pio VI condan narono gli e rrori suggeriti dal motto de ll a Rivoluzione fra ncese.
I J Aci a A pos1olicac St:dis. 3 1X 19 1O. T y pi, Poi ) ~ lo11i, Valil·ani,. Ro ma.: . \ lll. 11. pp. 61 .ì-(l I :i.
I L TRJNOMIO R IVOLUZIONARIO ...
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6. I princìpi rivoluzionari del 1789 contenevano la somma di tutti gli insegnamenti dei falsi profeti Benedetto XV, nel promulgare il decreto sull"ero ic iti1 dell e virtù del Beato Marce llino Champagnat. 1 I' 11 lugli o 1920, pronunciò l'a lloc uzione da lla quale riportiamo i seguenti passi: "Basta il1fè1tti volgere il pensiero agli ini::ii del secolo deci1110110110 per riconoscere che mo/tifa/si profeti erano apparsi in Francia. e di là 111irnrnno ad estendere anche a/tro,·e la male.fi'ca i11fl11en::a delle loro per1·erse dottrine. Erano profeti che si atteggiavano a vindici dei diritti del popolo, preconizzando un'era di libertà, di frat ernità, di ug uag lianza; e chi non li avrebbe detti ammantati a guisa di ag nelli · in vestimentis ov ium ' ! "Ma la libertà preconi::::ata da quei prr?feti aprirn /'adito 11011 al hene 111a al 1110/e: /a fraternità predicata da quei profeti non sa lutava lcldio come un ico padre dei fratelli : e l'uguag lianza annunziata dagli stessi profeti non poggiava sul l' identità dell ' origine, non dell a comune redenzione, nè sulla non diversa destinazione cl i tutti g li uomini. Ahimè erano profeti che predica vano una uguag lianza distruggitrice della d(fferenza di classi voluta da Dio nella società; erano profeti che dicevano.fratelli tutti g li uomini, per togliere l'idea della soggezione degli uni agli altri: erano profeti che proclamavano la libertà di fare il male, di chiamar lu ce le tenebre, di confondere il falso col vero, di pref erire quello a questo, di sacrificare ali' errore ed al vizio i diritti e le ragioni della giustizia e della verità.
"Non è ma/age\'Ole intendere che quei prof eti, presentatisi in vesti di agnelli. i111ri11seca111e11te. ossia nella realtà. c/01·e,·a110 af)parire lupi rapaci: ·qui veniunt ad vos in vestimenti s ov ium , intrinsec us autem sunt lupis rapacis· [s i avvic inano a voi co n pelli cl i pecore, ma sono in rea lt~1 lupi rapac i[. "E qual merm·iglia che contro questi .fèt!si prr?feti c/01·esse risuonare 1111a IHtmlct terrihile: g uardate vene ! ' Attend ite a fal sis propheti s' . "Marcellino Cha1111Jag11at .\·e111ì quella parola: mci co1111Jresc che 11011 ero e/ella solo per l11i, e pensà difarsi eco di q11ellct parola medesima 1Jresso q11ei.fi'gli del po1wlo, che egli sapern IJÌIÌ esposi i a cader 1·i11i111e dei pri11ci1Ji del/' 011w11a11m·e. a 11w1i1·0 della propria inesperien::a e della ignoran::a dei geniwri in cose di religione.( ... )
... Attcncl itc a fa lsis prophctis' : ffCO le 1wrole che 11rn1irn111e111e ripe1e,·a chi \'OIC'l'a orres/are la fiumana di errori e di vizii che, per opera della Rivoluzione jiw1cese, minacciava di allagare la terra . ' Attend ile a l'a lsis prophetis': ffCO le parole che spiegano la missione ahhraccialct da Marcellino Chc11111wg11at, ecco le parole che 11011 de\'0110 essere IJOsle in oh/io do chi si/accia a studiare la ,·i1a di l11i. "Non è prirn di in/eresse la cons101a::io11e dc/fallo che Marcellino Chc1111pag11at. 1w10 nel 1789 .fii deslinalo a co111ha11ere. nello loro pralico CIJJIJ/ica::ione , quei 1Jrincipi che a1Jp11n10 . dall'anno della s11ct nascila. chhem no111e. e 011e11ero 1ris1e e dolorosa celehrilcì.
I J Il lka lo Ma rce llino (i iu,e ppc l-kned..:110 Champagn,11. l'o11da1ure de lla Sucic1it dei Fra1elli Mari,1i . 11an1uc· il 20 maggio I 7XlJ. mmì il 6 g iugnP de l IX-Hl. e i'u be,11 ificato da Piu X II il 2'J maggio i 'l:i:i.
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APPENDICE I
"A gi11st,fìcare /' opera sua gli sarehhe hasrato di co11ri1111are la lerrura del/' odierno Vangelo, perclié un semplice sguardo, volto alle piaghe che i principi dell'ottantanove avevavo aperte nel seno della civile e religiosa società, avrebbe dimostrato che quei principi contenevano la somma degli insegnamenti deifalsi profeti: ' a fructibus eorum cognoscetis eos'. (. .. )
''Al/' i11cre111e11ro delle case dei ·Piccoli Frarelli di Maria'. e al h11011 i11diri::o dei gio\'Clni in esse accolre,non fi i esrranea la SS.ma Vergine con 1111 suo simulacro prima apparso. poscia spariro e .fi11a/111e11re rirro\'Clro. Fu ,·eJ'Clmenre 111era,·iglioso quel primo incremenro. e solo ehhe spiega:ione dal/' incremenro s11ccessi,·o. che pri111a del decimo lusrro da lla f onda:ione, fece sorgere 1111 giorno in rni cinquemila a/111111i del 1111oro lsriruro dm·ano saturare isrru:ione a cenro mila fanc iulli. sparsi in rurre le regioni del/' orhe. "// Venerabile Clwmpagnar. se con lume prr?{erico a,·e,·a scorro 1111 così mimbile e_/ferro. a\'/"ehbe forse lamenraro il rroppo gmn numero di fa11ci11l/i rimasri ancora 11ell'o111hm della 111orre e nelle renehre del/'ignoran:a: a,,,-ebbe a,,:i deplorato di non aver potuto meglio impedire il nefasto sviluppo del pessimo seme sparso dalla Rivoluzione francese. Nondimeno 1111 doreroso srntimenro di gratitudine a Dio JJe/ bene .fè1rro dalla Co11grega:io11e eia L11ifo11data. /'cn·rehbe obhligato a dire clic. come i caffiri .fi-i1ffi di alrnni pro/eri a lui conrempomnei a,·c,·a argo111e11raw lafalsirà di quesri. così dai h11011i.fi•11ffi arrecali clall'opel'Cl sua potern di questa argomenrare la bonrà: ' lgitur ex frutibus eorum cognoscetis eos ' ". 1
7. Concetti cristiani che avevano assunto un'insegna anticristiana, laica e irreligiosa Nella sua visita a Frascati , il I settembre 1963, facendo riferimento all 'opera che in quella citt~t svolse san Vi ncenzo Paliotti. Paolo VI fece le seguenti considerazioni sull a Rivoluzione francese e il suo motto Liherrà. Ug11aglia11:a. Frare/1011:a.
"Siamo nel periodo s11/cessirn alla Ri,·o/11:io11e.fiw1ccse con 111rri i disasrri e le idee disordinare e caoric/i e e I/l'Ilo .\lesso !Cl///){) .fre111e11ri e ancorn .fh/11ciose. che quella ri\'()/11:ione m·e1·a posro negli uomini ciel secolo a11recede11rc. Cera grande hisog110 di merrcrc ordine e. si direhbe. di srarici::arlo. cli renderlo saldo come de1·e essere. Nel conrempo si 11010,·a il .f'ermenro cli qualche cosa cli 111w1·0 : e· erano delle idee rire. delle coinciden:e fra i grandi /Jrincipi della rirn/11: ionc. che 1111//' a/rro m·e1·a faffo se 11011 appropriarsi di alrn11i concerti crisriani: Fratellanza, Libertà, Uguag lianza. /Jmgresso. desiderio di solln·are le classi umili: Ad1111q11e. ruffo quesro em crisi io 110. 11w ora a1 ·e1·a ass111110 1111' insegna anticrisrimw. laica. irreligiosa. re11de11re a s11at11rnre quel rrarro del palri111011io e1·angelico. inreso a rnlori::are la ,·ira 11111a11a in 1111 senso /JÌIÌ a/ro e /Jitì nohi/e" .2
I J L ·o~scrva1on: Romano. I 2- 1.1/7/1920. Il"' edi1io11\: . 2) !11.ll'~l/(ll/ll'llli di Paolo\ I . Tipografia Pol iglolla Va1ica1111. 196.1. voi. I. p. :'i6lJ.
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IL TRINOMIO RIVOLUZIONARIO...
8. Idee fondamentalmente cristiane; ma i primi che le formularono non si riferivano all'alleanza dell'uomo con Dio Nell 'ome lia all a Messa tenuta all'aereoporto Le Bourget, a Parigi, il I giugno 1980, Giovanni Paolo Il ha affermato:
··cosa 11011 hanno falfo i figli e le fig lie della rnstra 11a::.io11e per la conoscen::.a del/' 1101110, per espri111ere I' 1101110 mediante laform11la::.io11e dei suoi dirilfi inalienabili! Si sa il posto che le idee di libertà, uguaglianza, frate llanza ocrnpano nella l'0Stra rnlt11ra, nella 1·ostra storia. In fo ndo. sono delle idee cristiane. Lo dico consapernle del fallo che quelli che hanno for11111lato per primo questo ideale . 11011 si r(f'eri\'0110 al/' allean::.a ji-a /' 1101110 e /' eterna sagge::.::.a; ma rolel'ano agire per/' 1101110•·. 1
9. Movimento storico trascinato da un'ondata impetuosa di violenza e di odio religioso Nell ' udienza in cui ha ricev uto i pellegrini di Angers, in occasione della beatificazione di Gug lielmo Repin e compagni , il 20 febbraio 1984. G iovanni Paolo li ha dichiarato:
"So che la Rirnl11::.io11eji-a11cese - sopralf11lfo nel 1Jeriodo del 'Terrore· - ha fèrlfo fra l'Oi molte altre ,•ilfime 11el/'O1·es1, a migliaia. ghiglioti11ati,fì1cilati. aflogati. 111orti nelle prigioni di Angers. Solo Dio conosce i loro meriti. il loro sac.,.ificio. la loro fede . La diocesi e la Santa Sede 11011 hanno po11110 esaminare che 11111111111ero limitato di casi. in cui la 1esti111011ia11::.a del martirio era meglio nota e pilÌ trasparente per le sue moti1·a::.io11i religiose.( ... ) " I/ loro arresto Ide i Beato Repin e novantotto compagni!. la loro condanna certa111ente si inseriscono in 1111 contesto 1Jo litico di co11testa::.io11e di 1111 regime che. a quel/' epoca . r!fi'I1tal'CI tanti 1·alori religiosi. Anche se questo 111m·i111e1110 storico era stato ispirato eia sentimenti generosi - lihertcì. 11g11aglia11::.a.ji-a1ella11::.a- e da 1111 desiderio di necessarie rilorme. esso si tro,·à trascinato in 11110 scatenarsi di rappresaglie, 1·iole11::.e e odio religioso. Cià è 1111 fallo . Lascia1110 agli storici il compito cli q11alijicare i suoi eccessi" .2 * 11 lettore note rà forse in questi testi, qua e là. un 'apparente contraddizione fra i pronunc iamenti de i diversi Papi che hanno parlato cie l trinomio Libertà . Ug 11aglia11::.a. Fratellan::.a.
Quest' impressione si dilui sce se si ti ene conto del fatto che, considerata rettamente e in se stessa - e quindi alla luce dei princìpi cattolic i - ogni parola di quel trinomi o designa concetti degni cli approvazione. Questo è c iò che alcuni Papi si sono impegnati a mettere in rilievo. Tuttavia, in gene rale, i pensatori e gli scrittori che prepararono la Rivo luzione francese, nonché g li uomini di azione che ord irono il tremendo sconvo lgimento po litico-sociale che scosse la Francia a partire dal 1789. e più ancora i libe llisti e demagoghi che la portarono sulle strade per sp ingerla a compiere tante ingiustizie e crimin i così I ) l 11.1eg11a1111•111i cli (ji111·a1111i Pao/11 Il. I.ihrcria Ecli trin: Vaiil'ana. 19XO. voi. 11 1. I. p. I ."ilil/. 2) /11.1·e,~1111111c111i ili (iiom1111i Paolo Il. Libreria Editril'c' V,11icana. J l/X ➔. voi. VII. I. pp. ➔➔ 7 - 44 X .
APPE NDICE I
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terribili. non intendevano in questo modo quelle parole. Ess i in fatt i si slanc iarono a corpo morto per demo li re la re ligione. in odio ad ogni autorit~1 legillima e negando furio samente ogni disuguaglianza, perfino quelle gi uste e necessarie. Elogiare il trinomio Li/Jertcì. Ug11ag!ia11:a . Frcllel/an:a in se stesso. non significa approvare gli errori radicali e assurdi che i ri voluzionari. considerati in blocco. sott intendevano con quelle parole. Errori questi che si manifestarono in tutte le loro sfumature in quell ' ultimo ed estremo slancio della Ri vo luzione francese. che fu l' insurrezione com unista di Babe uf 1 • Quest ' in surrezione lasciava intravedere fino a che profond ità era incubato nella Ri volu zione ciel 1789 il virus comuni sta - sintes i di errori religiosi. filosofici. po litici. sociali ed economici - che ha provocato le innumerevoli disgrazie morali e materiali in cui oggi si clibaltono i popoli dell' Est e uropeo. Una delle insidie cli maggior successo nell a Ri voluzione fran cese è stata prec isamente quella cli gettare nella confus ione mo lti spiriti semplici e sprovveduti. etichellando con parole oneste e pers ino lodevoli una conge rie mostruosa di errori dottrinali e di avvenimenti criminali. Così. mo lti cli questi spiriti sono stat i portati ad accettare come buone in radice le doltrine de lla Ri volu zione francese. sebbene il più delle volle i falli ri vo luzionari siano stati gravemente riprovevoli. Al tri pensavano che le dourine che generavano tali falli non potevano essere meno riprovevol i. cleclucenclone che i I trinomio inc ulcato come sintesi di queste dottrine perverse era anch ·esso degno della stessa ripul sa. Tulla questa dannosa confu sione nella qua le si trovavano gli uni e g li al tri ebbe - e continua ad avere - una vit a lunga. poiché va di ss ipandosi con len tezza: e sopravv ive ancora nei nostri giorni . Va notato che certi Pap i, nel ri volgersi ad un pubblico in larga parte disorientato. si sono impegnati a rettificare certi giudi zi unilaterali e troppo severi sul trinomi o così astutamente manipolato. A loro vo lta. altri preferirono evitare che l'innocenza intrinseca dei termini de ll o stesso trinom io ingannasse il pubblico sull'essenziale perversi tà della grande conv ul sione della fine ciel secolo XV III. la quale attraversò il secolo X IX e quasi tutto il XX. usando le etichett e cli soc ial ismo o rnm unismo e che ogg i nel suo contenuto più autentico sta morendo nell' Est europeo. O meg lio: sta metamorfos izzanclosi all a ricerca di nuove parole. nuove fo rmule. nuove insid ie per ragg iungere le sue finalit à radica lm ente atee. anz i forse panteiste. e ad ogni modo asso lutamente e uni versalmente ugualitarie.
I ) f ran~·oi , - oi.'1 Habc11 r. i 1760- 1797) - Ri,·olu1io11arin franl'l', c. capL'ggii> il 111ov i111c1110 tklla ··Congiura dl'gli Eguali .. che agì durantl' I· ill\ crno tk I 1795-9(,. co,t itucndo .. il ,,,.i11111 11·111u1i,·" di /i1r 1·111mrc il n11111111i.,·111" 111'ilc1 r1'ol1tì". Pubbl ici> il "Manik,10 degli Eguali .. d 1c predicava la co1nunio11c dl'i beni e cki lavori c che fu "/a l'ri1110 /nmll/ di idl'nlo~ia ri1·0/11:i1111111·ia dl'ila \/11 il'lri 111111,·a 1111/a c/0//11 Sll'.\Stl t<i,·o/11:i,1111·. Col hc1h1•1·i.\/110. il co1111111i.rn111 .
/11111 ad ol/orn /i1111osio 11/nJ,i.,l({'O, .111•n ·.1s1· 11 si.,1c11111 id,·ologiu•: l'//// /,1 ,·,111gi11ra dn:li /:'g11uli c111u11·1111cll,1 sfuria 1io/i1in1" ( Albcrt Sohn11 I. I .o l<111·0/111i"11 1: ri111('ai., c . ( ial Iimard. Pari, I962 . "'il. 2. pp. 2 16 e 21 lJ ). Su l ruo ln " 'o lio da Bahcur nel la con1i11ui 1il del 11Hn·i111e1110 rivnlu1io11ario. Mar, ai'knna llL'i la ,ua opl·ra hla,k111a111c111c i111itolata /.c1 .,11crn /0111i~lic1: " // 1110,·i1111·111// ril'ul11:in1111rio c lll' i11i:i,i 111· / 178'1111'1 ,·i,n,/" .\/l('i11/i·. ,-/,e eh/,,. f'"r r a1111n •.\l' 11111111i 111·111, 11111/i 11 d , on11 i/1·//11 \'Ile/ ,,..o/11: io111• I.cc/e,.,.<' 1?011 \ l' /i11i /)('I' .1e1, ·, ,1111/,1•/"/' 11·1111inr,11u·1111u•11fl' n111 /11, o,,,,,-c1:1011,· di /ia/,,.11/ . ,11·c1·c1 /liii" 1•111!11d1're /'id1•0/ogi11n11111a1i,·1111 ili' lfot111c1,.,-01i. lllllic·o cli 80/i<'11/. rci111ro,/11,.11• i11 l ·r{I/J/"lcl rlot>o la Ril'li /11 : i()l/i' rll'I /8.W . (}111'.\( 1d,•ologill \\ i/J1J>/JII/II ili 1/1/11' I,· .1111• co1111• ~111•11: 1· 1'11.1////11.IC I' 1/ JJ/'/IIC'i/110 c/l'i 111c111d,1 111od,·m"·· (Cfr. Fra1u;oi, F111-r1. l>ll'1101111111n· , ri/11/IH' dc la lfr1 ·0/111io11 l- rw1ra1,1·. l--'larn111ario11. Paris Il/XX. p.
llJ9 ).
Il mm im.:1110 di Babeuf ru u>111ha11u10 dal
),!tl\ crno
del D1rL'llorin cd L'gii 1'11 arrl'staln l' g111,1 111all>llL' i 1797 .
APPE N DICE Il
Le forme di governo alla luce della Dottrina Sociale della Chiesa: in tesi - in concreto
A - Testi pontifici e altri sulle forme di governo: monarchica, aristocratica e democratica 1. Regime monarchico: la migliore forma di governo D all 'allocuzione di Pio V I al Concistoro segreto ( 17-6- 1793) sull"assass inio ciel Re L uig i XV I:
"Dopo a rcr aholito la forma di governo monarchica, che è la migliore. esso Ila Convenzione I ha trasf"c,-ito tulio il potere puhhlico al fJOpolo " . 1
2. La Chiesa non si oppone a nessuna forma di governo, purché sia giusta e miri al bene comune Dall 'Encicli ca Di11t11m11111 il/ud (29-6- 188 1) cli Leone X III:
"Nc111111c110 in q11es/O coso si pone il pmhle11w de//efon11e cli gO\·emo: 11011 e· è rngio11c perché la Chiesa 11011 op1Jm,·i il goremo di 11110 solo o di molti. p1m-/1é sia giusto e 111i,-i al hene co1111111e. Pcrta11to,fo110 solrn la giusti:io. 11011 è rietato ai 1>opoli di adollo/'C' 1111 sistema di gm·er110 che pitì adeg11atc1111e11te co11,·e11go al />l'O/>l'io ge1110 o alle istit11:ioni e costumi dei suoi maggio,-i" .2 Dall' Encicli ca lmmonale Dei ( 1- 11 - 1885), cl i Leone X III:
"Lo sm·1w1itcì per se stessa 11011 <; legC1to a 11css111w fo/'/'1/ll di gm·emo: esso p11rì assumere questa o q11ella/tm1w . purché cerchi /'ca/111e11tc /' 11tilitcì e il hc11c co1111111e. ( ... ) ·· Se si \'li o/e gi11dica/'C' re11c11uc11tc. 11ess11110 e/cl /e \'C1l'ief<1,-me di gm·emo è /JCI' se stesso ,-ip,-ensihile. 1>oiché 11011 lw11110 1111l!CI e/te ,-ipug11i allo dottl'i11u collolica . e / )()SSOl/o
I ) Pi i V I P. M. 1\t-111. Typi, S. Congr. dc Propaga mb Fide. Rrnn aL' 187 1. voi. 11. p. 17. 2) Auu S1111C111e Sedi., . Typi, Polyg lo11a.: OffiL·inac. Romac I XX I. voi. X IV. p. ."i .
152
APPENDICE II
addiri ti 11rn. se messe in pratica con sagge::a e giusti: ia . conser,·ctre lo Srato in 1111 ordine pe,fetto ... 1 Ne i testi qui riportati. Leone XI II suppone il caso di una nazione che. senza alcuna violazione ciel principio cli autorità o dei diri tti acquisiti. si trovi nella situazione d i scegliere fra la forma di governo vigente e un·altra fo m1a qualsias i. Gli insegnamenti del Papa in vista d i una ta le contingenza sono anche applicabili, m11taris 17111ra11dis, a una persona che, in quanto mero individuo. si trovi nel caso di prendere posizione davanti a ta le sce lta. Ad esempio, nel l'atto di votare in un plebiscito fatto per optare fra monarchia, repubblica aristocratica o repubblica democratica. oppure per la scelta ciel partito po li tico al quale vuole affili arsi.
3. Una forma di governo può essere preferibile perché si adatta meglio al carattere o ai costumi del popolo al quale è destinata Dall'Enciclica A11 milieu des so/licit11des ( 16-2- 1892) di Leone XIII:
"Di,·ersi go l'e/'1/ i politici si sono succeduti in Frnncia nel corso di quesw secolo ed og1111110 rnn la sua .fr>rma disrinra: ilntJeri. monorchie. rep11hhliche. Restando nel/' astratto. si arri,·erehhe o definire qua/' è lo migliore di quesre fom1c considerare per se sresse: si 1mà c!fferma re 11g11a/171e11rc. in r111ra ,·erircì. che og111111a di esse è h11011a. purché sappia m·,·iarsi dirilfa ,·erso il s11ofi11e. ossia il hene co1111111e per cui /'aurorircì sociale è cosriruira. Com·icnc aggiungere i11/111e che. a partire da 1111 p1111f0 di ,·ista relari,·o. 1111a forma di gm·e/'1/o puà essere pre.ferihile perché si adatta meglio al cara{{ere o ai cosr11111i di 11110 11a:io11e. /11 q11esr'orcli11e cli idee sp ecu/orin>. i co{{o/ici . come qualsiasi a/rro ci{{adino. ha piena liherrcì di /Jreferire 1111afrm11a di go, ·e/'1/o ad 1111 ·alrrn. proprio perché nessuna di q11esrefor1ne sociali si O/Jpone. per se .1·tf_,·so. ai detta/7/i della sana ragione né alle massime della dottrina crisriana" .2
4. L'errore del Sillon: solo la democrazia inaugurerebbe il regno della perfetta giustizia Dalla Leitera apostolica Norre chmgc a1>osroliq11e (25-8- 19 10). cl i san Pio X:
··11 Si llon (. .. ) semina JJerrc111roji-a la ,·osrra gim·e11r1ì calfolica idee errare e.fì111esre .rnl/' 011toritcì. lo li/J('J'tcì e /'11hhiclien:o. Non clil'a.,·amente ll\'l'iene lco l Sillonl per qm111ro riguarda la giusti:io e/' 11g11aglia11:a. Esso lamro. seconc/o q11011to c!ffernw. 11a rcali::are 1111· era di 11°11a,., 1ia11:a che .rnrehhe. JJer cià sresso. 1111· era cli 111ioliore ,"'J gi11sri:ia . Così, per il Sillon, qualsiasi disuguag lianza di condizione è un 'ingiustizia, 1
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o almeno una giustizia sminuita! Principio, questo, sommamente contrario alla natura delle cose, generatore d'invidia e d 'ingiustizia, sovvertitore del'intero ordine sociale. Cosl. solo la democrn:io inaugurerà il regno e/ella 11e1fena giusri: ia.1 Non è questa un 'ingiuria alle altre forme di governo che vengono degradate in tal modo alla categoria di governi impotenti, a mala pena tollerabili? Del resro. il Sillon anche
su quesro JJ1111ro si sconrw con gli i11seg11wne11ri di Leone Xlii . DmTchhe c11·er leffo nelr Enciclica già citata sul/' aurori rcì 1>oli1 ica che . · fan a sai va la g iusi izia. non è vietato I J !IC"/<1 Su11C"t111· S1'cli1 . T y pi , Pol ygloltac: Ollici11;1c:. Ro111ac I XX:'i. voi. X V I 11. pfl. 162. 17-1. A, '" S1111, 111<' S1,ifi., . Ex Typog raph ia Pol yg lo1ta. Romac: . I X9 I voi. X X I V. p. 52.ì .
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LE FORME DI GOVERNO ...
153
ai popo li che adottino un sistema di governo che più adeguatamente convenga al proprio geni o o al le istituzioni e costumi dei suoi maggiori ·, e/' Enciclica allude alle tre forme di gm·erno ben note. Suppone, quindi. che la gi11sti:ia è compatibile con og111111a di esse,
e /'Enciclica sulla condi:ione degli operai 11011 afferma chiaramente la possibilità che la giusti:ia Fenga restaurata nelle 01:r~a11i::a:io11i alluali della società, dato che indica i me::iperfarlo? Ora . sen:' alrnn dubbio. Leone Xlii \'Olern parlare 11011 cli 1111a gi11sti:ia qualsiasi, ma della pe1fe1ta giusti:ia. lnsegnandodunque che la giustizia è compatibile con le tre forma di govemo in questione, s'insegnava che, sotto questo aspetto, la democrazia non gode di un privilegio speciale. I 'sillonisti', che pretendono il contrario, o si rifiutano di ascoltare la Chiesa o hanno della giustizia e dell'uguaglianza un concetto che non è cattolico". 1
5. La Chiesa cattolica non trova difficoltà nell'accordarsi con le diverse forme di governo Dall 'Enciclica Dilectissima nobis (3-6- 1933). di Pio XI:
"La Chiesa cattolica . 11011 essendo in 171odo alrnno legata o 111w .frm1w di gm•emo pilì di u11· a1tra,falli sah·i i dirilli di Dio e la coscien:a cristiana. 11011 trora difjì"col!à nell'accordarsi con le di rerse istitu:ioni politiche, siano monarchiche o repuhhlicane. aristocratiche o democratiche" .2
6. La vera democrazia non è incompatibile con la monarchia Dal radiomessaggio cli Natale ciel 1944 di Pi o X li:
"La del11ocra:ia. intesa in senso largo. m11111elle rnrie.fr>rme e può alluarsi cosl nelle monarchie rnme nelle repubbliche. ( ... ) "Lo Stato democratico, sia esso 111011archico o rep11bhlica110. c!e,·e. come qualsiasi altraforme di go,•emo. essere inrestilO del potere di conwndare con 1111' autorità ,·era ed effellirn" .1
7. La Chiesa cattolica ammette ogni forma di governo che non si opponga ai diritti divini e umani Dal l 'al locuzione nel Conc istoro segreto straordinario ( 14-2-1 949) cl i Pio X l I:
"La Chiesa callolica (. .. ) ammelle q11alsiasifor111a di gm·emo. 1mrché 11011 si opponga ai dirilli dirini ed umani. "T11lla1·ia. in caso cli O/J/Wsi:ione. i ,·escm·i e gli stessi fede li co11sC1/Je1·oli del loro do,·e,-e. de,·o,w resistere alle leggi ingiuste".~
I ) A,·111 Apn.w "lirne Sedi., . Typi, Po lyglot1 i, Vat icani,. Romac. I lJ I O. voi. Il. pp. 6 I 8-6 1lJ. 2) ,le-Ili A1111s111/irn,, S1,,li.1 . voi. XXV. n I Il . .'i/6/ I<J3_ì. p. 262 . .Ì) /)i1mn11· mrlin111l'.1.1uggi di S.S Pio Xli. Tipografia Pnliglntla Va1 irana. voi. Vi. pp. 2.~8. 2-10. -I) /)11con1 " N1ulio111e.u11~gi di S.S Pio Xli. Tipografi a Polig lot1,1 Vaticana. voi. X. p..~X I.
154
APPENDICE II
8. Per determinare la struttura politica di un Paese è necessario tener conto delle circostanze di ogni popolo Dall ' Enciclica Pacem in terris ( 11 -4- 1963) di Giovanni XX III :
"Non si può srahilire 1111a norma 1111Ìl'ersale su quale sia la 111igliorefor111a di gm·er110. né sui sistemi più adeguati per /'eserci:::io delle .fi111:::ioni pubbliche. sia nella sfera legislativa che in quelle a111mi11istratim e gi11di:::iaria. In realtà, per determinare quale debba essere la stmttura politica di 1111 Paese, o il procedimento adatto per /'eserci::io del/ef11mioni pubbliche, è necessario tenere molto conto della sit11a::io11e attuale e delle circostan::e di ogni popolo: situa::ione e circosta11::e che 11111ta110 i11.fi111::io11e di luoghi e di epoche" . 1
9. La Chiesa non ha preferenze per sistemi politici o soluzioni istituzionali Dall ' Enc iclica Sollicit11do rei socialis (30- 12- 1987) di Giovanni Paolo II :
''La Chiesa(. ..) 11011 propone /Jrogrammi economici o politici. né manifesta prefere11:::e per gli uni o per gli altri, purché la dignità dell'uomo sia debitamente ri.spettata e promossa ed a lei stessa sia lasciato lo spa:::io necessario per esercitare il suo ministero nel mondo'' .2 Dall' Enciclica Centesinws m11111s ( 1-5- 199 1) cl i Giovanni Paolo Il:
"La Chiesa rispetta la legittima a1110110111ia del/' ordine democratico e 11011 ha titolo per es/Jr imere pre.fere11::e per /' 1111a o per/' altra sol11:::io11e istit11:::io11a/e o costit11:::io11ale. Il co11trih11to che essa qffi·e a tale ordine è 1Jm1Jrio quella 1-isio11e della dign ità della persona. la quale si manifesta in 111110 la sua IJie11e::::a nel ministero del \lerho incarnato" .-1
10. La struttura fondamentale della comunità politica, frutto del genio di ogni popolo e della marcia della sua storia Dalla Costituzione Ga11di11111 et spes ( 1965) del Conci lio Vat icano Il :
"Gli 11omi11i, le famiglie e i dii·ersi gmppi che costit11isco110 la società ch·ile sono consape,•oli della sua i11.rnfficie11:::a ad ottenere 1111a ,•ifa /Jie11a111e111e 11111a11a e percepiscono il bisogno di 1.1110 pi1ì ampia co1111111ità . nella quale llllti co11i11ghi110 q1101idia11ame11te le lomfor::e in ,•isw di 1111a migliore ricerca del bene co1111111e. Perci<ì. costituiscono 11110 società politica secondo ti/Ji istit11:::io11ali cli,·ersi. la co1111111itcì politica nasce d1111q11e per cercare il bene co1111111e. nel quale si tm\'CI la sua piena gi11stif1ca:::io11e e il suo senso, e dal quale derirn la sua legillimità /Jrimigenia e /)l"O/Jria. ( ... ) "Le modalità concrete per le quali la co1111111ità f)Olitico si clà la s1mt111ro /011c/0111e11tale e/' mgani:::::a:::ione dei poteri p11hh/ici possono essere clifierenti. scco11dt~ il genio cli ogni fJO/JOlo e la marcia della sua storia. Mo e/nono sempre tendne ofomw/"l' 1111 tipo
I ) A1111 A1w.11nlirnl' Si'dis. voi. V. n" .'i. 20/-1/ 1%.Ì. p. ~76. 2) L ibreri a Editrice Vaticana. Ci 11it del Vaticano 1988. li :.II. >) L ibreria Editrice Va1icana. Ci11i1 ciel Vaticano 199 1. ~ :.17.
LE F ORME DI GOVERNO ...
155
di 1w1110 colto. pacifi'co e he11e1·olo 111 rnpporto agli altri. a rnntaggio del/' intera fam iglia 11111a11a" . 1
11. La monarchia costituisce per se stessa il miglior regime, essendo quello che più facilmente favorisce la pace Oltre ai resti pontifici sopra citati come testimonianze della Dottrina sociale dell a Chiesa in materia, giudichiamo opportuno aggiungere altri testi rappresentativi ciel pensiero cli san Tommaso cl ' Aqu ino sullo stesso argomento, tenendo presente il posto privilegiato che la dottrina cli quel santo Dottore occupa nell ' insegnamento cattol ico trad izionale. Afferma san Tommaso d'Aquino nel De regimine pri11cip11111: ''Falle queste pre171esse [c ioè, gli uomi ni debbono vivere in soc iet~1 e. dunque. è indispensabile che siano governati rettamente da un capo I è opportuno ricercare che cosa sia pitì utile ad 1111a 1Jm1·i,1cia. o ad 1111a ci/là: se essNe goremata da molti o da 11110 solo. Questo si pur) scoprire partendo dallo stessofi'ne del goremo. "L'i11te11:io11e di qualsiasi go,·ernante de1•e essere ri\'Olta a pmcurare il henessere dei gm·enwli. È compilo pm1Jrio del nocchiero. per ese171pio. co11d11J'J'e integra la 11m·e al porto di sal\'l'::a, pre.,·en·a11dola dai pericoli del /'Ilare. "Ora il hene e/ella 1110/1i111cli11e associala è che si conse1Ti la sua u11i1cì. ossia la /Jace: poiché. quando questa renga a 111a11care, .f111isce /' 111i/itcì della ,·ita sociale, /Jerché la mo/1i111di11e in disaccordo è da1111osa a se s1essa. "Dunque il reggitore e/ella 11w/1i111cli11e cle,·e tendere soprn/111110 o pmrnrare /' unità della pace. "E 11011 e· è hisogno di disc11tere se si dehlw ma111e11ere la pace nella 1110l1i111di11e a lui soggella: sarehhe come se 1111meclico ,·o/esse discutere se si clehha guarire il malato che gli è afji'tla/0. Nessuno i11f'c111i de,·e clisrn1ere ilji'ne al q11ole cle,·e 1e11dere. /'/ICI solo i 111e::i occmTe111i al.fi'ne. Percir> f'A1Josto lo (E fes. 1\1. 3 ). nel racrn111c111dare /' 1111itcì del l}()/Wlo/édele. dice. 'S iate so llec iti a conservare l'unità de llo sp irito nel vincolo della pace ·.
"Un goremo d1111que scmì /Cinto /JÌlÌ utile quanto /Jitì sarà c'.fji'cacc nel co11se1Tare /' 1111itcì della 1wce. lnfàlli diciomo e/te e' /Jitì 11/i/c cià che conduce nwggiormenle al.fine. Om. è e1·ide111e che q1w1110 è 111w f)el' essen:a 1mà garantire/' 1111itlÌ /Jitì cli molti i11cli,·id11i. così come la causo pitì ctfìcace del riscalda111e1110 è cù> che è caldo per naltll'CI. Percià è /Jitì utile il gm·emo cli 11110 solo clte quello cli nwl!i. "Jno/1n'. è e,·idellle cltc persone di,·ersc in 11ess1111 moclo /JOSsono co11se1Tc11·c 1111a col/e11i,·i1cì. se sono del 111110 in c!i.,·affol'{/ofi·o loro. l11fà11i. /JCfflté 1Jossa110 gm·emarla in q11alclte modo . è necessario ,ti-a lom 1111a cel'la 1111io11e: allo slesso modo clte pilÌ persone 11011 riuscirehhem a dirigere 1111u nm·e in 1111· unica dire:ione . se in quulchc nwniern 11011 fossem unite. Ora. cli /Jitì soggelli si e/ice che si uniscono in quanto si 11 Sacrosa11r1u111 ( k rn mc111cu111Co11ci liu111 Va1icanu11111. C1111.11i1111i111w., . /) ('( !'(' fil. l>1', ·l11r111i,,11c•.1. T> pi, Poi) gh111 i, Va1ica11i,. 197-+. pp. XO I. X02. XO.ì .
156
APPENDICE Il
a1•ricina110 al!' 11110. D1111q11e governa meglio 11110 solo che cli,·ersi che si m·1·ici11a110 al ' unità .
·'Ancora: le cose che sono conformi alla natura si trovano nelle condizioni migliori; la natura infatti opera il meglio in ogni singola cosa. Orbene. ogni govemo naturale dipende da uno solo. Nel 'insieme delle memhra 11110 soltanto le mum·e 11111e: il cuore. Ejì-a le parti dell'anima 1111a sola.facoltà principale presiede: la ragione. Anche le api hanno 1111 solo re e in tutto /' 1111i1•erso 1111 solo Dio è Creatore e gorernatore cli tulle le cose. E questo avviene secondo ragione. Infatti ogni moltitudine deriva dall'unità. Perciò, se è ,·ero che le cose dcm1te al 'arte derono i111itare quelle dornte alla natura. e /' opera del 'arte è tanto migliore quanto pi1ì è simile alla natura, ne consegue di necessità che tra le collettività umane la migliore è quella che è governata da uno solo. "E questo emerge anche dall'esperienza. Infatti le province o le città che non sono governate da uno solo sono travagliate dai dissensi e si agitano lontane dalla pace. cosicchè sembra adempiersi ciò che il Signore lamenta per bocca del profeta Geremia (Xli . IO): ' I molti pastori hanno devastato la mia vigna'. Invece le province e le città govemate da wz solo re godono la pace, fioriscono nella giustizia e sono allietate dall'abbondanza dei beni. Perci(> il Signore come grande dono al suo popolo /Jromise che gli avrebhe dato 1111 solo capo e che ci sarehhe stato 1111 solo principe in 111e::.::.o a loro." 1 • A questa sp iegazione del Dottore Ange lico. l'eminente tomista padre Victorino Rodrfguez O.P. 2 aggiunge la seguente chiosa, c he arricchisce con altri testi dello s tesso san Tommaso:
"Preferen::.a per il gol'erno monarchico per preserrnre la pace sociale. È indubbio che la pace. nel suo senso positi\'O e dinamico di ' tranqu ill a libe rtà' (Cicerone. Il Philipp .. c. 44) o 'tranquillit~t dell ' ordine· (S. Agostino. De Civitate Dei. XIX. 13. I) è fa11ore primordiale del hene com1111e. /Jer 11011 dire sintesi di 11111i i suoi elementi integranti. aspira:ione di qualsiasi p,<J1·er110 onesto. Ora. la pace. in quel che ha cli ordine e 1111itcì. ha 11at11ral111e11te 1111 l'i11colo piiì dirello e strello a 1111a/omw unitaria o 1~1011archica di comando. che con altreforme di f!JJ1 ·er110 /Jiiì p/11ralistiche o dirers{fìcate. E 1111 aspetto di prefere11::.a per la forma di Stato 111011archico hrne so110/i11ea10 in questi capitoli: per ragioni intrinseche di unità. /Jer analogia con/' ordine 11at11rale. per quello che insegna la storia e per la sua co,!(ormitcì col gm·erno teocratico. Pi1ì a1•c111ti ,·eclrenw in che senso 1111 go\'l'mo democratico !,a i suoi ,·antaggi per cià che riguarda la pace sociale. "Riguardo /"aspetto qui so110/i11eato. /san Tommaso/ ci lascir> un'altra /Jagina splendida nella Summa Theologica. /. /03. 3: · li mig liore gove rno è que llo fatto da uno solo. La ragione di c1uesto è che governare no n è a ltro c he d irige re le cose governate al ~
~
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~
I ) S. Tommaso d'Aquino. La poli1irn clei priwi11i cris1iu11i ( Dc rcgiminc Prìncipum ). Ed. Cantagalli. Siena 198 I. I. I. c. 2. pp. I9-21. 2) Fedeli: d iscepolo ciel celebre pad re Sant iago Ramirc, O.P .. suo maestro in filllso fia ,colast ica. ha pubblicato pi(i di 2.'iO tilllli fra artirol i e libri ,u argome nti filosofici e 1culogici. Fra le SUL' opere rik\'iamo Te111i chiim· cli 11111u11is111n 1-ris1i11110 e Studi di ,1111ro110/ogia ((•nlngin,. Il padre Victorino RodrigueL. a11 ual111cntc Prinrc del monaslcro d i Santo Domingll cl Real di Mad rid. ì: slato profc>'<m: nella Facol1ii cli teologia di Santo S1efano a Salamanca e ordinario ne lla Pontific ia Lln iver,itit della ,tcs,a c i11ù. A11 ualmen1c è professore nel Cons ig lio sup..:riorc d i lnv.:,tiga1ioni scien1i fi d1c d i Madrid. me mbro della Reale Accademia dei Du11ori de lla stcs,a c i11 i1e della Ponti ficia Accademia Romana d i Teologia.
LE FORME DI GOVERNO ...
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loro fine, che consiste in un bene. Ora, l' unità è nell 'essenza della bontà, come prova Boezio nel III De Co11so/atio11e, per il fatto che così come tutte le cose tendono al bene, allo stesso modo tendono ali ' unità, senza la quale non possono esistere. poiché una cosa esiste solo in quanto è una; perciò vediamo che le cose resistono alla loro divisione per quanto possono e che la loro disintegrazione prov iene dalla deficienza del loro essere. Di conseguenza, l' intenzione di chi governa una moltitudine è l'unità o la pace. Ora, la causa propria dell ' unità è ciò che è uno, poiché è ch iaro che molti non possono unire e conciliare ciò che è diverso se non stanno in un qualche modo uniti. Pertanto. ciò che è essenzialmente uno può essere meglio e più fac ilmente causa cli unità , che non molti riuniti. Concluclenclo, la moltitudine è meglio governata eia uno che non eia molti.'". 1
12. Il miglior modo di moderare e rafforzare la monarchia è circondarla di aristocrazia e democrazia A proposito del pensiero cli san Tommaso d·Aquino sulla forma mista di governo. commenta il padre Victorino Rodrfguez O.P.: "Il regime misto. forma teorirn111e11te oli ima/e di goremo. 111 quest'opera I De Regimine Principum I, e concretamente in questo capitolo VII, dopo a,·er ana/i::ato i tre tipi di forma di gm·e/'1/o (monarchia. aristocra:ia. dcmocra:ia). san Tommaso propende per la .frm11a monarchica , sehhene caratteri::ata da potere moderato per el'itare 1111 asso/11tismo 1irn1111ico: •Simul etiam sic ejus temperetur potestas. ut in tyrannidem ne facili dec linare non poss it ' !Si deve temperare il suo potere, affinché non possa sc ivolare facilmente verso un governo tirannico I. Q11est' idea cli nwdera:ione del potere del monllffa lo portà a plasmare. in opere posteriori, la teoria del regime misto rnme forma 011i111a/e di gorerno: il miglior modo di moderare e rc{/for:are la nwnaffhia è circo11dllrlo di llristocra:ia e di democra:ia. Mi limito a trascri ,·ere i due testi che mi se111/Jra110 fo 11da111e11toli e s1(f/ì'cic11te111e11te cliillri al riguardo: 'Non è comprensibile che dalle due forme peggiori di govern o (tiranni a e clemocrazia 1 o demagogia) possa usc irne una ottimale. Si agisce mol to meg lio se si fanno entrare diverse form e cli governo corrette nel governo ciel la città, poiché quanto più sia misto megli o sarà. prendendone parte un maggior numero cli cittadini' (In Politicorum. lect. VII. 11 247). "Dicono alcuni che il migliore gm·e/'1/o della società è quello costituiw da 1111ll sorta di 111iscelll dei regimi già citati (111011archia . aristocra:ia e democra:ia) . La ragione è che in questo modo 1111 regime si 111oc/ern con la prese11:a di 1111 altro. c/a11c/o 111e110 occasioni alle sedi:ioni. t>erché t11tti /Jw·1ecipa110 lii gm·e/'1/o della società. co11111w 1u/a11c/o il popolo in certe cose. in a lire cose /'aristocra:ia e in oltre il Re" (fri. 11 245 )'' . 1
I I In S. Tom;b d c Aquino. Ci N1'gi111<'11 l'olfli,-,._ Fucr,a Nuc·va Ed itoria!. Madrid I 97X . pp. 3 7 e .W. 2J Riguardo al te nnim: dc111ocra1ia. chiarisce il padre Vic·torino Rodriguo O.P. : "Questo .H'I/S{) 11cggi"r(l/irn d!'l/o dl'1111,, ·m : io 11c11· "IJ/'m Dc Reg i mine P rincipum 1·i<'II<' 11u111/1' 11111" 11ci c"111mt'111i ai lihrì del/ ' T:1ico e dello Politico di Aristol<'il'. 111·,· 11uello ,; c/1iom1110 WU'h<' g1>1"<'l"III! ·11lehc11·. g111·1·n111 ·11111>11loU"·. g111·1·r1111 'cl<'i l " " '<'ri' . i11 ,·ui lo /1/(/gg Ìfll"(IJl: O /1/(/11('/"i('( I dt'i ci11wli11ì _, · Ìllll)fl /1(' sullo 11/Ìllfl/"{/}/:(/ 11i,ì 1/UOli/inlfu ,, dì ('O//S('g /1('1/:u /" "l'/ll"illl<' i11g ius1Ullll'llf<' I 111• c!Nirn il .H ' /1.rn /><'ggiomtirn di tale c/1'11111, 1'11:io ). ( ... ) Tu11a1·ù1 . ll<'llo Somm a Thcoil>!.! ica. 11u1111t/11 .,i /i1 ollu.1 io11e olle /im11c di go,·emo roc/ " ·' · 1-1/oe. 95 . ./ : I I -Ila,·. (,/ . .! I . .,ol(//l/<'111<' lo 1i1w111io ri.: ulto c11nu: /11n11a \'l"0/"1'1' //0 d i t:111 ·1•m11 l' n1111 /'11/igan-/1ìa m ' lo de111,11T1i:ìu. cii<' 11ossoJJfl c.1 .11'/'<' 11i1ì o 11w11111·orn•11c" I O/I
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158
APPEN DICE II
13. Una Costituzione democratica deve recepire e proteggere i valori della fede cristiana, senza i quali non potrà sostenersi Tenendo conto delle pec uliari circostanze dei nostri giorni, è opportuna una ponderata valutazione del cardinale Joseph Ratzinger, Prefetto de lla Congregazione per la dottrina della Fede, in un ' intervista concessa al giornale "El Mercuri o" di Santiago del Ci le (12-6- 1988):
"Alexis de Tocque,·ille già segnalò circa 150 annifèt clze la de111ocra:ia può sussistere soltanto se preceduta eia un deter111i11ato ethos. / mecca11is111i de111ocratici fu11:io11a110 solo se questo è, per cosl dire . 01Tio e indisrntihile. e soltanto cosl tali meccanismi si com•ertono in strumenti cli giusti:ia. Il principio della 111aggiora11:a è tollerabile se a quella 111aggioran:a 11011 è concessa la facoltà clifare tulio a suo arhitrio. poiclzé sia la maggioran:a che la minoran:a clel'ono unirsi nel co1111111e rispello ad una gi11sri:ia clze ohhliga entrambe. Ci sono , di conseguen:a, eleme11rifo11c/ame11rali 1Jre1·i al/' esisten:a dello Stato clze non sono sottomessi al gioco della maggioran:a e della mi11ora11:a. e che c/e,•0110 essere im·iolahili per tuffi. "Il pmhle111a è: clz i determina questi 'mlorifondamenta/i' ? Clzi li protegge ? Questo proble111a, cosl come Tocque, ·ille lo segnalarn, 11011 si pose nella prima democra:ia americana come un problema costitu:ionale. perclzé esistern 1111 certo consenso cristia11ofonc/an1e11tale-protesta11te- assol11ta111e11te indiscusso e clze si consiclera1'CI ol'l'io. Questo principio si nutril'a della co11l'i11:io11e comune dei cilfaclini, com·i11:io11e clze sta,•a al cli sopra di qualsiasi polemica. T11flm •ia. che succede se 11011 esistono pilì queste com•in:ioni? Sarà possibile diclz iarare. 1Jer decisione della 111aggiora11:a. clze quo/cosa che .fì110 a ieri si ritenel'o ingiusta adesso è di diritto. e ,'icel'ersa? A questo IJ/"OIJOSi to. dichiarò Origene nel lii secolo: se nel Paese degli Sciti/' i11gi11s!i:ia si conl'erte in legge. allora i cristiani che Il 1'ii'o110 de,·0110 auire contro la le 0 ue. E ./è/('ile a1J1Jlicare l/llesto al secolo XX: quando . d11ra11te il g01·er110 del 11a:io11alsocialismo. si dichicm) che /' i11gi11sti:ia era legge.fìnché d11rnsse questo stato cli cose. un cristiano ern ohh/igato ad agire contro la legge. 'S i deve ubbidire a Di o prima che ag li uomini·. Ma come incorporare questo fa flore al conce/lo di clenwcra:ia? ~
~~
"/11 ogni caso, è chiaro che 1111a costit11:io11e democratica dn·e cfi/'endere, nella qualità di fondamento , i l'Cllori pm,·enienti dalla Fede cristiana. dichiarandoli i,11·iola/Jili. 1Jrecisa111ente in nome della lihertcì. Una raie sall'Clg11ardia del dirillo s11ssistercì di sirnm solo se ,·iene custodita dalla co111·in:io11e di 1111 grande 1111111ero di cilladini. Per questa rngione, è cli suprema importan:a per la prepara:ione e co11sen·a:io11e della clenwcra: ia, preserrnre ed appm/rmdire quelle rn11 1•i11:io11i 111orali.fr)//dc1111c11tali. sen:o le quali essa 11011 può sussistere".
B - Forme di governo: i principi astratti e la loro influenza nella formazione di una mentalità politica Riguardo ai documenti pont ific i e g li insegnament i di san Tommaso sulle fo rme cli governo, menzionati in questo libro e in modo speciale in questa appendice. sembra conveniente formulare alcune considerazioni.
LE FORME DI GOVERNO ...
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1. Utilità concreta dei princìpi astratti Innanzitutto una va lutazione. Questi documenti enunciano specialmente princ1p1 astratti. Non sono poch i quelli che oggi pensano che le astrazioni non hanno alcuna utilità in materia politica, soc iale o economica. Di conseguenza, mettono in questione o negano in partenza la portata dei citati documenti . Ora, un 'osservazione, pur sommaria, della realtà mostra con chi arezza che è vero il contrario. Ad esempio, nell a scelta tra una delle tre forme di governo, la presenza di princìpi di natura astratta esercita nell a mentalità dell a grande maggioranza dei nostri contemporanei un ' influenza molto accentuata, e non cli rado persino preponderante. In fatti vediamo: * Delle tre forme di governo - monarchia, aristocrazia e democrazia quella in cui è maggiore la disuguaglianza tra chi detiene il potere e quelli sui quali esso viene esercitato, è la monarchia pura. In essa il monarca ha l' incarico di comandare e a tutti spetta ubbidirgli. * Quando la monarchia coesiste con un 'ari stocrazia che la tempera, poiché vari incarichi del potere regio si trovano nell a mani degli ari stocratici, la disuguaglianza tra il Re e i sudditi viene attenuata, giacché ad alcuni di loro gli aristocratici - tocca non soltanto ubbidire, ma anche partecipare in un certo qual modo alla regia potestà.
,:, In questa prospettiva, la di suguaglianza è ancora minore quando il potere del Re si esercita cumulati vamente con quelli de li ' aristocrazia e del popolo, dato che in fatti a quest' ultimo spetta anzi esercitare una parte del potere pubblico, il che è consono alla democraz ia.
* In questa rassegna è necessario considerare anche l'ipotesi di uno Stato in cui nessun potere pubblico spetti al Re o ali 'ari stocrazia, ossia uno Stato preltamente repubblicano. In esso la disuguaglianza politica è ipso facto inesistente, almeno in teoria 1• e i governanti , eletti dal popolo, devono esercitare integralmente il potere ad mentem del l'elettorato. Ora, sono moltissimi ogg i quelli che determinano la loro preferenza per una di queste forme di governo secondo un princìpio astratto (condannato del resto da san Pi o X) secondo cui la monarchia, e implicitamente anche l'aristocrazia. sarebbero ingiuste perché ammettono una disuguagli anza po litica e sociale tra i membri di una stessa nazione. Ciò costitu isce a sua volta una deri vazione del principio metafi sico secondo cui ogni disuguagli anza tra gli uomini è intrinsecamente ingiusta.
2. La posizione dei cattolici davanti alle forme di governo Paragonando ora entrambi questi princìpi rad icalmente ugualitari con i testi pont ifici e di san Tom maso sopra ci tati . ne deriva che quei princìpi ugualitari sono formalmente opposti al retto modo di pensare che in materia devono tenere i catt olici. Infatti , non solo la monarchia (e implicitamente l'aristocrazia) è una fo rma di governo giusta ecl effi cace per promuovere il bene comune. secondo quanto insegnano i pontefi ci. I l Cfr. Capitolo V II. 6 c.
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APPENDIC E li
ma è anche la migliore, secondo la netta affermazione cli Pio VI e anche secondo il grande san Tommaso. 1 Da ciò e da tutto quanto abbiamo già esposto ne deriva: ''' Non può essere rimproverato il cattolico che. avendo in vista le condizioni concrete del suo Paese, preferisce la fo rma cli governo repubblicana e democratica, poiché questa fonna non è ingiusta né censurabile per se stessa. Anzi. è intrinsecamente gi usta e, secondo le circostanze. può favorire efficacemente il bene comune. ,;, Ma, secondo il retto ord ine delle preferenze, il cattolico impegnato nel rendersi perfettamente fedele alla dottrina della Chiesa deve ammirare e des iderare ciò che è eccellente più di quello che è semplicemente buono. e ipsofètcto deve sentirsi spec ialmente grato alla Provv idenza quando le condizioni conc rete del suo Paese comportano o perfino reclamano l' instaurazione de lla migliore forma di governo che, secondo san Tommaso, è la monarchia. 2 Nel caso in c ui un sano discernimento delle realti1dimostri che il bene comune del suo Paese può essere favorito da un prudente cambiamento dell e sue condizioni concrete, egli si renderà degno cli lode se sarà disposto a utilizzare i mezzi legali ed onesti, nel quadro de lle libertà del regime dem ocratico in c ui vive, per persuadere I' elettarato a modi fi ca re quelle conclizion i concrete in modo eia istaurare (o restaurare, se è il caso) il regime monarchico.
* Tutto ciò deriva - com 'è stato detto - dal principio morale più generico secondo cu i tutti gli uomini possono e debbono respingere il male. amare e prati care il bene, e riservare le loro preferenze a ciò che è eccell ente. Tale princ ipi o, appli cato alla scelta de lle form e di governo, avrebbe per conseguenze il rifiut o del malgoverno. dell' anarch ia e ciel caos: l'accettazione di una leg ittima re pubbli ca democratica o aristocratica: la preferenza ri soluta per la mig liore forma di governo, che è la monarchia temperata. sempre che questa forma conviene ripeterlo - sia adeguata al bene comune. Infatti. nel caso che questa sia inadeguata alle condizion i del Paese. l'instaurazione di un tal bene più perfetto pu ò essere in contraddi zione con i disegni della Provv idenza. motivata eia una mera simpatia politica. * Aci ogn i modo, ne deriva che il vero cattolico deve avere una mentalità politica monarchi ca, che coesista col robusto e penetrante senso della realtà e delle passibi Iità.
I) Un a lt ro Dottore de lla C hiesa. ~an Francesco di Sale,. afferma 1·a1to grado di pcrk1ionc tklla monarch ia crn11e f'nrrna di governo. poiché è più in armonia con l'ordine del crealo: "/Jiu . d1111q11e. 1·0/('lllfn n°11l/('1·1• h11011e l' helll' llIII<' Il' .l'I//' C (l.\f'. ri('(I/Ulus.11• la l"r" 1110/1c11!ic'itci <' di,·l'nit,i c1cl 1111" 1w1,/<•11111111ità: <' per <'OSÌ dire le di.,/l"S<' 11111e 111'/111111111u11·chi11.Ji1c1·11cl// .,i <'hl' lltll<' fi, 1·//.11• cli/ll'lldc., .11•r11 le I11 w dalle altre. I! ll1lle da l .11i <'he l; il .H11n1110 1111111wn 1. Ri/'(1111/11.1 .,e t1111i i /111'11,l,,·i ud 1111 ,·111/'"· 1111/u 1111 ('(//>o: di ,·o rie per.1·0111' .fr1m111111111Jà111igliu: di mrit•.fà111iglie.jt>m1u 111111 , ·i11ù : di ,·urie ,·i111i.11111111rn1 ·i11, ·iu : di mrÌI· prn, ·i,wic. 1111 regno : e .1·011u111i' lll' 111110 1111 regno 11 1111 sol o lfr" (Fruiti; iii' /'u111n11r iii' /Jic11. in (),•111n·.1 C//111/>lhc., c/1• S. Frw1~·ois dc Sale.,. Lihrairic dc L. Vive, Editcu r. Paris I X66. t. I. 111 .:d .. p. 321 ). ::>) "Q11a.1·111111i ~li uutori scnla.,tic-i. 1111110 gli a111ic ·/11<111011101111ot!n111. i11sic1111· 11gru111111111<' 1",1 di altri 11111, ,,·i 11011
1n1lasti1·i . af/à111w1n <'ili' la 111011ul'l'hi11 11·1111w/'//ll1 <; lu /imnu />re/c rihile i11 astru110" (Padre· ln:nco G<u11,ik1 Mora I S.J.. l'hilo.1011/iiac .\'/'hnl11stirne .,1111I111u. B.A. C .. Madrid I tJ.52. voi. 11 1. pp. N.16-lL\7 ).
LE FORME DI GOVERNO ...
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3. Proiezione socio-culturale della mentalità politica aristocratico-monarchica Questi princìpi politic i hanno una loro proiezione nella confi gurazione dell a società, della cultura e dell' economia di un popolo. Così, per l' intrinseca e naturale coesione fra questi diversi campi e quell o della poli tica, l'eccellenza di un certo spirito aristocratico-monarchico dev'essere presente - nell a misura de l possibile - a tutti i livelli del la soc ietà, come a tutte le manifestazioni de ll' attività di un popolo. quale che sia la forma d i governo scelta. Aci esempio, un ri spetto particolarmente accentuato per il padre nella fam iglia. per il maestro nella scuo la, per il docente o il rettore ne ll' Università. per il proprieta1io e il dirigente nelle imprese economiche. etc., deve ri flettere questo spirito aristocratico- monarchico in tutte le societi1, perfino quando lo Stato è democratico. Secondo questa prospettiva, Pio XII insegnò che anche neg li stessi S tati repubblicani la società deve avere certe istituzioni genuinamente ari stocrat iche ed esaltò il ruolo de lle fami glie illustri che "danno il rono nel ,·i/faggio, nella cillcì. nella regione e in r11110 il Paese·· . 1 Il compianto pontefice riaffermò quest ' insegnamento ri volgendosi al Patriziato ed alla Nobiltà romana, in all ocuzioni pronunciate sia durante la Monarchi a in Ital ia (dal I940 al 1946), sia durante la Repubblica (dal 1947 al 1952 e ne l 1958). il che vuol dire che il mutamento della forma di governo non diminui sce in niente la missione sociale del l'aristocrazia. Su l rapporto de lla mentalità aristocrat ico-monarchica con la cultura cli un popolo. bisogna ancora ricordare che tale mentalità può ben esprimersi in tutta un ·arte. una letteratura. insomma uno stile di vita caratte ri sticamente popolare ne i ceti più modesti della nazione: come pure borghese e aristocrat ico in ognuna di tal i categorie. Queste varianti erano ben note ag li Stati ed alle societ~t europe i anteriori a l 1789 . Ognu na d i esse rifletteva a modo suo l'uni tà e la varietà dello spirito de lla nazione: spirito che produceva opere magni fiche in ognuno cl i questi ceti soc iali. ge losamente conservate fin o ai nostri giorni . non so lo da collezionisti privati . ma anche in mu sei ed archi vi cli prim 'ordine. Ciò accade. ad esemp io. sia ne ll a dimore ed arredamenti di fami glie che si mantengono col prodo110 del lavoro de lle proprie mani. sia naturalmente nel la produzione culturale proveniente da c lass i superiori. L"arte popolare de i peri odi storic i an teriori all 'era ugualitaria! Quan to si potrebbe di re cl i vero, cli g iu sto e perfino di commovente in lode di quest" arte !... Un 'arte, come de l resto una cultura autent iche. sebbene tipicamente popo lari e adeguate alla condi zione popo lare. spiacciono a ll o spirito rivolu zionari o del nostro seco lo al punto che, quando c ircostanze im previste de ll'econom ia moderna provocan o un considerevo le mig liorament o econom ico ne lle cond izioni d i vita di una fam ig lia o cl i un gruppo popo lare. l' ugualitari smo non permette che questa fam ig lia rimanga ne ll a sua condizione modesta, anche se raffi nandosi. ma cerca cli spingerla invariab ilmente a passare subito ad una condizione soc iale superiore. all a qua le questa famig lia o gru ppo mo lte vo lte sarebbero pronti so lo dopo lunghe clecacli cl i preparazione. Ne derivano le sproporzion i e gli spropos iti. per nu lla rari . nella categoria dei cos iclcletti "1wn-c1111" .
I J PN R 19-16. p. .ì-10: Cfr. Capi1olo V. I . I O.
162
APPENDICE II
Questi non sono che esempi. fra altri innumerevoli , del! ' infl uenza dei princìpi astratti sulla storia dell ' immensa area culturale costi tuita clall' Occiclente.
4. Legittimità dei princìpi anti-ugualitari Abbiamo fin ora analizzato l' opposizione tra l' ugualitarismo radicale, che influenza molti dei nostri contemporanei nella scelta delle forme cli governo, e la dottrina sociale della Chiesa sull ' argomento. In verit~1, questo ugualitari smo è il principio che, come un tifone o terremoto, ha prodotto le maggiori e più sensibili trasfonnazioni in Occidente. Dobbiamo ora dire qualcosa sull a legittimità dei princì pi anti-ugualitari , applicati alle forme di governo: princì pi che sono giusti quando, ispirati da insegnamenti cristian i. non solo contrastano con l' ugualitarismo radicale, ma ammettono anche, e addirittura preferiscono, le fo rme sia politiche che sociali basate su una armoniosa ed equa d isuguaglianza fra classi. In sintesi, tali pri ncì pi riconoscono innanzitutto l' uguaglianza fra gli uomi ni in ciò che riguarda i d iritti che spettano loro per il semplice fatto di essere uomin i, ma affermano anche la legittimità delle disuguagli anze acc identali che si formano fra loro. derivanti dalle diversità di virtù e di doti intellettuali, fisiche, etc. Queste disuguaglianze non esistono soltanto fra individui , ma anche fra famiglie. in virtù ciel bel princ ipio enunciato eia Pi o XII, che qui ricordiamo: "Le di.rng11aglia11:e sociali. comprese quelle legale alla nascila . sono inCl'ilahili; la 1w111ra henigna e la henedi:ione di Dio al/" 11n1011i1à ill11111ina110 e pro1eggo110 /111/e le culle. le haciano. ma 11011 le li,·el/ano" . 1 Sempre secondo questi princìpi, le disuguag lianze tendono a perpetuarsi ed a raffinars i - senza cadere per questo nell 'esagerazione - lungo le generazioni e i secoli, perfino orig inando una legislazione severa. consuetud inaria o scritta, che punisce esc ludendo dalla nobiltà quelli che ne diventano indegni per un qualsias i moti vo e che. contemporaneamente, ne apre le porte alle élites analoghe autenticamente tradizionali. Così. essendo legitti me le di suguag lianze es istenti fra le persone, le fam iglie e le classi soc iali. è fac ile dedurre la legittimità e l' eccellenza delle fo rme di governo in cui tali d isuguag lianze natu ra li - in maniera eq uili brata ed organica - vengono preservate e favorite: oss ia la monarchi a e l'aristocrazia, tanto nella loro forma pura che in quell a te mperata.
5. Riflessi della mentalità politica sui gruppi sociali intermedi Abbiamo fi nora considerato. in vari dei suo i aspetti pi Lt importanti. il complesso ma bell ' argomento delle forme cli governo e, a modo cli complemento. alcuni rifl essi de lla mentalità inerenti a queste fo rme prodotti nell a vita soc iale. cul turale ed econom ica delle nazion i. Sarebbe il caso anche cl i considerare i rifless i che tale mentalità provoca sui gruppi soc iali intermedi tra lo Stato e l'i ncl ivicl uo. trasforman do le nazioni dell' Europa pre-rivo luzionaria in vigorosi complessi di "societù organiche'·. Ma la stessa vastità e ricchezza dell ' argomento im pedisce cl i farlo in q uesto li bro.
Il PN R. 1942. p . .ì.+7.
LE FORME DI GOVERNO ...
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Se tutti i contemporanei avessero un 'esatta nozione di ciò che furono - nel contesto della "società organica" - una regione, un fe udo. un municipio. una grande corporazione autonoma, etc., da un a parte le premesse di molti rag ionamenti sulle form e di governo di venterebbero più chi are, e dal l'altra le d iscussioni sull"argomento - talvo lta appassionate, talvolta sonno lente - acqui sterebbero a loro volta in sicurezza di orientamento e utilità pratica. Le "soc iefa organ iche", del resto, costitu iscono un argomento che in realt à è ben lungi dall'esse re privo di opportunità. Infatt i, le elucubrazioni e i tentativi fatti per realizzare un ' Europa coagulata in un tutt' uno politico-sociale-culturale-militare-economico hanno dato luogo ad esplos ioni sia d i regionalismi che di centralismi esasperati, i quali , nei tumultuosi noti ziari della stampa odierna. sembrano tante navi in un vero mare di indecisioni , come imbarcazioni senza bussola né timone né zavorra. Da questa carenza di fondo ne deriva una deprecabi le mancanza di am1onia fra le parti che minaccia di sconnettere e cl istruggere iI tutto.
C - La Rivoluzione francese: modello emblematico di repubblica rivoluzionaria Abbiamo parlato della mentalità monarchica. In opposizione ad essa. si può concepire una mentalità repubblicana e persino una mentalitù repubblicana rivoluzionaria. cioè la mentalità nata da un mov imento rivoluzionario in favore dell a repubbli ca. come ad esempi o la Rivolu zione fran cese. Per cap ire bene cosa sia questa mentali t~t repubblicana rivol uzionaria. bisogna d istingue rla da quell a del repubbli cano che non ce l'ha: ossia eia quello che. come abbiamo visto, accelta la form a di governo repubblicana per il suo Paese per forza dell e circostanze. ma che ha una mentalità monarchi ca. È necessario dunque considerare cosa sia la Ri voluzione 1 e come essa si differenzi dal la repubblica. prendendo questo termi ne nel suo concetto tomista, freddamente e specul ativamente inteso, come una certa fo rma legitt ima cl i governo.
Questa distinzione era così chi ara al tempo della Ri voluzione francese che molti fra coloro che - membri della famosa Guardia Svizzera - morirono ai piedi de l tron o loll anclo eroicamente per la monarchi a francese. erano cittad ini cli repubbliche: le repubbliche elvetiche. Ess i non ritenevano d i esse re in contraddi zione con la loro preferenza per la fo rma cli governo repubbl icana nel loro Paese. quando morivano per il trono francese. Né il Re cli Francia riteneva cli compromettere la so liclit~t de l suo trono nell 'ass umere fra le sue guardi e più fedeli quelli che. per il loro Paese. volevano la Re pubbli ca. Più avanti conside reremo il rapporto esistente fra la Rivo luzione e la forma cli governo da essa generata. cioè la repubbl ica ri voluzionaria: la quale non va confusa con la repubbli ca non ri vo luzionaria. una forma di gove rno legittima. descritta ne i doc umenti pontifici e ne i testi cli san Tommaso.
I I Sul ,crho d.:lla parola /?i rn/11: 1111w. Cfr. Capitnlo V. 3 h (11u1a1.
164
APPENDICE Il
Vedremo inoltre come può l'opinione pubblica essere portata ad accettare questa repubblica rivo luzionari a, mediante l'azione degli pseudo-moderati favorevoli alla Rivoluzione. Per illustrare questa tesi abbi amo scelto un esempio storico emblematico: la Rivoluzione francese.
1. La Rivoluzione nei suoi elementi essenziali a) Impulso al serv i zio di un'ideologia Nella Ri voluzione bi sogna distinguere inizialmente due elementi. Essa è un 'ideolog ia; quest' ideologia ha al suo servizio un impulso. Sia nella sua ideo logia che nel suo impulso, la Ri voluzione è radicale e totalitaria. In qu anto ideologia, questo totalitarismo rad icale consiste nel po1t are alle ultime conseguenze tutti i princìpi costitutivi della sua dottrina. In q uanto impulso, esso tende invariabilmente a reali zzare i princìpi rivoluzionari in fatti , costumi , istituzioni , nei quali i rispettivi elementi ideologici vengono applicati integralmente alla rea ltà concreta. Il termine finale dell ' impulso ri voluzionario può essere definit o con queste parole: ottenere tutto, ora e per sempre. Il fatto che uno deg li elementi essenziali dell a Ri voluzione sia un impulso, non vuol dire che essa vada intesa come qualcosa di impulsivo ne l senso volgare ciel termine, ossia come qualcosa di irriflesso mosso da impazienza e intemperanza. Anzi, il ri vo luzionario modello sa di incont rare frequenti ostacoli che non possono essere rimossi con mere azioni di fo rza. Sa che deve molte vo lte temporeggiare, essere fl ess ibile. ind ietreggiare e perfino fa re concessioni , sotto pena d i subire da parte dell 'avversari o sconfitte umilianti e altamente noc ive. Ma ciò non impedisce che tutte le retromarce ve ngano fatte per ev it are mali maggiori. Non appena le circostanze lo permettano, il ri voluzionario riprenderà ostinatamente la sua marcia in avant i, il più celermente poss ibile, anche se con tutta la lentezza necessaria. 1 Il totalit ari smo e il radica lismo della Ri voluzione si mostrano pure nel fatto che essa tende ad applicare i suo i princì pi in tutti i campi dell 'essere e de ll 'agire deg li uomini e de lle società. Ciò appare ev idente ogni volta che anali zziamo le trasfonn azioni subìte dal mondo negli ultimi cento anni. Lihertcì . Ug11aglia11:::.a, Frate//011:::.a. Vedi amo questo trinomio trasformare gradualmente i singo li , le fami glie, le nazioni. Non c'è quasi nessun campo in cui , in un modo o nell 'altro, non si trovin o qui o là i segni dei pass i vittoriosi de ll'uno o dell' altro principio del noto trinomi o. Pur considerando come rego le i princìpi cli prudenza sopra enunciati , in genere la marcia rivoluzionari a ha rappresentato un avanzamento, per così dire quas i in vari abile.
I) Una tlis1i11Lione sin1c1ica ed c,prc,,i va di quc,1a lk,sibil i1 i1 lalliL·a della Ri volluionc può essere 1rova1a nclk \Cguc111 i parole di Mao l \c-T1111g: "Se il 11c111irn llflllff<I. in i1ulictrcggin. St· il 111·111im i1ulil'lr<'ggia. it1 In 11C'l's1·g11n. Se il 11e111icn si /òma . in lo tt1r111e11111. Se il 11c111icn si riaggrega. io 111i t!i.,}wrdn .. (Cfr. Picrrc Darcoun. /\!Ilio !t· 11uu111i.w rd. in "Miroir dL· 1· 1-lis1nin:". 11 ?.6 7. mar,o 1972. p. 9X).
LE FORME DI GOVERNO ...
165
Consideriamo ad esempio le trasformazioni della fami glia negli ultimi cento anni . L'autorità dei genitori subisce un continuo declino: uguag lianza. Il vincolo che unisce i coniug i va assottigliandosi sempre di più: li bertà. Si consideri pure l'ambiente delle scuole dell ' insegnamento primario, secondario e universitario. Le fo rmule cli rispetto dovute al professore eia patte degli allievi si sono ridotte sempre di più: uguaglianza. G li stessi professori tendono a porsi il più possibile al li vello deg li alunni: uguag li anza, frate llanza. Ana loghe osservazioni andre bbero fatte nei più diversi campi: nei rapporti fra governanti e governati, fra padroni ed operai , o anche fra membri della gerarchi a ecc lesiastica e fede li . Non finiremmo mai se tentassimo cl i presentare qui un elenco, almeno approssimativo, cli tutte le trasfozmazioni reali zzate nel mondo in forza cie l trinomio rivoluzionario.
b) Un a ltro elemento della Rivoluzione: il suo carattere di moltitudine È la moltitudine, sì, la molti tud ine innumerevole di quelli che - portati ora dalla convinzione, ora dal mimetismo, ora dal timore di subire le critiche con cui verrebbero mitragliat i dag li slogan implacabili ciel brusìo ri voluzionario - promuovono o più semplicemente tollerano l' impunita e dominante offens iva del la propaganda rivoluzionaria, verbale o scritta. Se la rivoluzione fosse semplicemente un"ideolog ia che ha al suo servizio l' impul so. le mancherebbe im portanza storica. È il carattere di moltitudine il fattore più importante ciel suo successo.
2. L'opinione dei cattolici sulla Rivoluzione francese: dissensi Tutto c iò spiega perché, per la grande maggioranza delle persone, la Rivo luzione francese sia apparsa, quasi fin dal suo ini zio. soprattutto come una moltitudine psicodrogata dal trinomio rivoluzionario e ubriacata dall 'entusiasmo impu lsivo eia esso scatenato. Una moltitudine che. sotto l' influsso cli questa ubriachezza, voleva arrivare il più presto possibile al le ultime conseguenze (e cioè a quelle più violente, pi ù di spotiche, più sanguinarie) ciel trinom io. e quind i voleva e perseguiva il crol lo di tutto quanto significasse Fede, autori tà. gerarchia. d isuguaglianza politica. soc iale o economica. Così. la Rivoluzione francese, negli ultimi eccess i della sua fase più cruenta - dopo aver rotto le immagini e g li altari, chiuso le c hiese, pe rseguitato i ministri cli Dio. detronizzato e decapitato il Re e la Regina, dichiarato abolita la nobi ltà sottoponendone innumerevoli membri alla pena capitale. raggi unta la sua meta di im piantare un mondo nuovo in ' tutto, ora e per sempre·. era sul punto cli reali zzare ciò che in modo molto caratte ristico aveva descritto uno dei suoi più rilevanti precursori . Diderot: ··t111reffiando con le mani le Ime/ella del/" 11lti1110 /Jrete. nefara11110 un cappio /Jer /' 11l1i1110 dei Re .. _1
I I D. l)idcrot. /, 1'.1 !: 11/e111héro11w111'1 . Cfr. Hippolytc Taim:. f .1,.111rigil/('.1 de /11 Fro11ce mIII1•1111111mi11e. Rnbcrt Lallont. Pari, I9X6. p. 16:'i .
APPENDICE II
166
a) Diversi modi i11 cui i cattolici posso110 considerare la Rivo luzione fra11cese Di fronte a una tale pluralit~1 di aspetti del fe nomeno ri voluzionario - del caos ri volu zionario - è comprensibile che, pe r mo lti. la pri ma visione della Rivo luzione francese, cioè que lla g lobale. salti agl i occhi più ciel suo aspetto in certo qual modo benigno ed equo ciel trinomio; o anche di que llo sovversivo, sanguinario e fanatico che si può intravedere nelle amb iguit à de llo stesso trinomio. Non stupisce dunque che un gran numero cli cattolici di fronte a questo quadro si domandi che pensare della Rivo luzione francese. in quanto cattol ici. Alcuni , distinguendo fra la dottrina ri vol uzionaria - espressa nel l'amb iguo trinomio - e i fatti ai quali essa diede origine. tendevano ad accettare come vera soltanto l' interpretazione benevola che se ne poteva dare. Un tale atteggiamento li rendeva simpatizzanti dell a Rivoluzione francese, pur c riticando in modo netto. ma debole. i crimini da essa commessi. Altri la consideravano soprattutto come la causa nefanda de lle crude lt ~t e delle ingiustizie che abbiamo elencato. dando al trinomio ri voluzionario un ' interpretazione altamente sfavorevole alla qua le peraltro si presta. e la denunciavano come il frutto criminale d i una congiura satan ica. ordita e messa in moto per modellare gli individ ui. le nazioni e la stessa civiltà cri stiana, che fin o a poco prima li governava. secondo lo spirito e la mass ima del primo ri voluzionario che aveva osato gridare ne lle immensi tà ce Iest i i I suo ·· 11011 se1Tiarn ··. 1 Secondo questi studiosi della Ri voluzione francese. l'unica ri sposta del cattolico a tale ribe ll ione era proclamare il gri do di fecleltù deg li Ange li cl i luce, seguaci cli san Michele: '"Quis 111 De11sT ·. E. analogamente a quanto costoro avevano fatto in C ielo. fare un ··1Jmeli11111 nwg1111rn ·· sull a terra. clissolve nclo gli antri te nebros i ne i quali la Ri vo lu zione viene ordita inrliggenclo le piì:1 seve re pene ai suoi responsabi li. spezzando le fa lang i de i cospiratori, eliminando le pse udo-benemerite '"conquiste"'. rierigenclo gli altari. riaprendo i templi . rintronizzanclo le imm agini sacre, ristabi lendo il culto. restaurando il trono. la nobilti1 e tutte le form e cli gerarchia e d i autoritù: infine. riallacciando il fil o degli avvenimenti storic i che l'ignominia rivoluzionaria aveva interrotto e turpemente de viato dal loro corso. b)
La Rivolu zio11e fra11cese v ista rin Pio VI
Si consideri l'analisi cli soprannatu rale e profetica grandezza che de lla Rivoluzione fran cese fece Pio VI nell"a ll ocuzione pronunciata a proposito de lla decapitazione di Luig i XV I: I I Sul rnra11ere ,a1a11 in> de lla Rivolu1io11c francc,e. din: il cardinale' Bill ot: "// ct1r ,111cre l 'Hc·11~ia/111('11/<' t111//rl'li ginsn. /' <'111/IÌl'l<i cli /lrin, itiin di'/ lihl'rt1/is1110 m11,11-rlÌ f1<1ll'.1c• agli oc,-/1i di ,-!1i1111lJll1' ri/frlla ,u/ /illlo chl' /(//(' lihl'rali rnu, /11 l"'"/IUll/I1('11/l' il t"·i11< i11i11 ,I{'/lu (; nnul,• N i1·11/11:it 111<' . i/1·!/11 111111/,•.,i clisse cn11 r<11<i"1w eh<' 1•rnl'11/<11·a C/1.\/ l '.1/ ll'l'.1.\ll//11' 1111' . <·11.1i \'l.1ihi/1111'11l<' . /(Il U /Ulll<'U' \llltllll< '/1 < /1(' /11 , ·0111r,11/di.,1i11"111· /ili ,/11//' 1111 :io du l/11/(I (flll/11/(I si{'/'(/ 1·is10 lll'Ì 1<'111/>i /lii.I \/lii.
···La Rivol u1.io11c fra ncc,c 11011 ,omigl ia in nulla a quanto è· ,1,11n, i,to nei tcmpi pa,,ati. Essa è· ,a1a111ca nella sua c,,c 111a · (Dc Mai,trc. nu 1'11/J/'. Di ,cour, prc li111inaircl. ···c·è.· ne lla Rivolu1iom: francese u11 carallcrc satanico che la contraddistingue da 1u110 ,·iù che i: ,tatu vi,tu pri111.1 e ror,e da tutto cièi che , i ved ri1· ( Idem. ( '011.,tdl'r,111011., 1I,r fu/- ru111 <'. c. V 1·· (c;1nl. I .ou1, Hilltl\ . / .1·.1 f'/'1/ ll i111•1 de ·,w e/ leur., 1011.1t;11111·111T.1. T.:q ui. Pari,. p . .10) .
LE FO RME DI GOVERNO ...
167
·'ti re cris1ia11issi1110. Luigi X\/!, è stato condannato alla pena capitale da un'empia congiura, e questo gi11di: io è stato eseguito. "\li ricorderemo in poche parole le disf)osi:ioni e le mofi\'C/:ioni di questa senten:a. La Com·en:ione Na:ionale 11011 a,·e,•a né il diriflo né /' aurorircì di 1Jronunciarla. !1if'a11i. dopo cll'er abrogato la monarchia. che è la miglior forma di gorerno, a\'ei·a tra.~f'aito 111110 il p11bhlico potere al popolo (... )
" La parte pi1ì feroce di questo popolo, 11011 soddisfatta cli arer degradato la maestà del suo Re e decisa a strappargli la rita. rolle che fosse giudicafO dai quei suoi stessi accusatori, che si erano aperta111enre 1Jroc/a111a1i co111e i suoi nemici pi1ì i111placabili. ( .. . ) "Celebrando la caduta dell' altare e del trono co111e trio,!lo di Voltaire. si esalrano la fama e la gloria di rulli gli scritrori empi come . 1111 rempo , sifacern con quelle di generali di 1111 eserciro l'irrorioso. Dopo m ·er così trascinafO. con ogni tipo cli arr!fki. 1111a grandissima parte del popolo nel loro parriro. per arrrarlo 111eglio ancora con la loro ricche::a e con le loro pro111esse, o pi1111osto per farne il lom gioca11olo in r11rre le pm ,·ince della Francia, ifa:iosi si sono serl'iti del termine specioso di libertà, ne hanno inalberato i m ~f'ei e hanno inritato la massa a raccogliersi sotto le sue bandiere. che hanno spiegato eia tutte le parti. "In realtà si rralla di quella li/Jerròfdosofìca. che tende a corro1111Jere gli spiriri. a depra,•are i costumi, a ro,·esciare 11111e le leggi e 111ne le istir11:io11i trasmesse.( ... ) "Dopo q11esra serie ininrerrorra di e111piercì co111inciare in Francia , chi ha c111cora bisogno della clinwstra:ione che le trame originarie cli questi co1111Jlorri. che oggi sc11orono e agiremo 111110 /'Europa. dernno essere i1111mrare all'odio ,·erso la religione? Nessuno p11à 11g11alme11te negare che la stessa ca11sC1 abhiC1 prodotto la 111orre fi 1nesw cli Luigi X\/! . (. .. ) ''Francia! Francia! Tu che i nosrri predecessori chianwrnno ' lo specchio di tutta la Cr istian ità e l ' inalterabile sostegno della f ede: tu. che per lo zelo per il Credo cri stiano e per la pietà fi l iale verso l a Sede Apos to lica. non segui le altre nazioni. ma le precedi tu tte'. come ci sei oggi cl\·1·asa! Da quale spirito di ostilircì sembri animala conrro la ,·era religione' (. ..) "Ancora 1111C1 \'()Ifa. Francia! Tu stessa prima esige ,·i 1111 Re ca/folico. Tu dice,·i che le leggifondamenwli del regno 11011 per111elfe,·a110 assol11rame11/e cli riconoscere 1111 Re che nonjiJssc cat!Olico. Ecl ecco che ora/' m ·e ,·i. questo Re ca/folico. e pm1Jrio peffh<' era ca/folico lo hai assassinalo!" . 1 Il fenomeno ri voluzionario è qui visto nel suo ins ieme: l' ideologia, l ' impul so, le mo ltitud ini innumerevo li che riempivano strade e piazze, i cosp iratori emp i ed occu lti. le mete rad icali ed ultime che all irarono i rivo luzionari da l suo inizio all a fine. e che in questa fi ne terribil e lasc iarono intravedere, d ietro le formulazioni iniziali a vo lte mell i flue. le intenzion i ultime verso le quali . sempre meno vélatamente. la Rivoluzione marciava g lobalmente.
I ) Pii VI P. M .. Ac1a. T ypi, S. Cong.rcg. dc Propaganda Fide. Romac I X7 1. voi. Il. pp. 17. 2:'i -26. 29-JO . .n .
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APPEN DICE II
c) Connivenze dei "m oderati" con ln radicalità della Riv oluzion e Questo modo d i vedere la ri voluzione non nega che si possa fare nel fenomeno rivoluzionario la distinzione tra questa o quell a delle sue sfumature. Così, non è possibile identificare i 'fe11i/lants" ("fogli anti") dei primordi dell a Rivoluzione - monarchici liberali che, se paragonati ai paladini senza riserve de ll"Ancien Régime, facevano in un certo modo la fi gura di rivo luzionari - con i girondini. Infatti , questi ultimi propugnavano per lo più una repubblica nemica ciel clero e dell a nobiltà, ma favo revole a conservare un regime socio-economico liberale che risparmiasse dal ti fone la libera ini ziativa, la proprietà pri vata. etc. La posizione girondina aveva tutte le carte per apparire radicalmente ri voluzionaria, non soltanto ai controrivoluzionari dichiarati (emigrati , c/1011ans ed altri guerrig lieri dell a monarchi a) ma anche ai 'fe11illants" , e tuttav ia risvegliava l' ira degli ultraintransigenti della " Montagna". i quali non solo propugnavano l' abolizione della monarchia, la persecuzione radicale e cruenta de l clero e della nobiltà, ma molte volte guardavano con occhi o minaccioso le fortune preminenti della classe borghese. Considerando da un estremo all 'altro questa successione cli sfumature, dai ' je11il/a11ts'· fin o ai membri ciel Comité de Sa/111 P11bliq11e con le orde dei loro ammiratori. si nota che ogni sfaccettatura o tappa della marc ia ri voluzionaria sembra accentuatamente cl i sinistra in rapporto a quella precedente, e ult raconservatrice se paragonata all a sfaccettatura o tappa successiva. Si giunge così all ' ultimo respiro della Rivoluzione, esalato quando g ià era mori bonda nel 1795. cioè alla ri vo luzione comunista di Babeuf, alla cu i sinistra non può concepi rsi altro che il caos e il vuoto. e alla cui destra un babuv ista immaginava d i vedere tutto quanto l'aveva preceduto . li metodo di considerare la Ri vo luzione d isti ngue ndovi diverse sfaccellature presuppone, implicitamente o esplicitamente. che questa di stinzione sia va li da nella valutazione de l fenomeno rivoluzionario solo se conside ri amo che. nella mente persino dei suo i più blandi paladini , sebbene esistessero reali propos iti di moderazione. esistevano però anche contraddittoriamente insp iegabili indulgenze e talvolta nette simpatie verso i c rimini e i criminali della Rivolu zione. Questa simultanea presenza cl i tendenze alla moderazione e di connivenze ri voluzionari e nella mentalità dei " moderati" e lungo le diverse tappe della Rivoluzione, portò uno dei più focos i apologeti ciel fenomeno ri voluzionario - Clemenceau - ad e ludere le accuse di con tradd izione ad essa ri volta, affermando tassativamente che " fa Rérn!t11io11 esl 1111 hloc" , 1 nel q uale le crepe e le contraddizioni non sono che apparenze. Ossia. la Rivoluzione - frutto di una miscela di tendenze , dottrine e programmi non può essere lodata né censurata identificandola con una sola delle sue sfaccettature o tappe. ma deve essere considerata nel suo aspetto così ev idente cli miscela. L'espress ione cli Clemenceau può apparire attraente a molti an imi. ma costituisce una descri zione della realtà storica ancora insufficiente. Infatti. in quest· apparente miscela, spicca un principio ordinatore cl i capitale importanza: dai primordi fino quasi a Babeuf. ogn i tappa della Ri voluzione mira a distruggere
I J Cl'r. Fran~·oi, Furcl. Mnna Oll>U L Oic1i11111111in• /TÌIÌ</lll' tic la Rho/111io11 Ji-a11(·ai.w·. Flamrnarion. Pari, I9XX. p. lJXO.
LE FORME DI GOVERNO .. .
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qualcosa e, allo stesso tempo. a conservare qualcosa ciel vecch io edifici o socio-politico-economico precedente alla riunione degli Stati Generali; ma con la riserva che. in ogni tappa, il fem1ento distruttore agisce con pit1 efficacia. più sicurezza in se stesso e più impeto cli vittoria, che non la tendenza conservatrice. In realtà, questa si presenta quasi sempre intimorita, insicura. minimali sta in ciò che vuole conservare e ben vo lentieri cedevole in ciò che accetta di immolare. In altri termini , dall ' inizio alla fine, uno stesso fem1ento agisce in ognuna cl i queste tappe - cli queste sfumature - facendone una pietra miliare transitoria verso la capitolazione globale. Di conseguenza, la ri voluzione era gi~t tutta intera nella sua sorgente, come l'albero è tutto intero nel suo seme. Fu appunto questo il fermento colto con lucidità clall ' inclimenticabile Pontefice Pio VI, prigioniero e poi marti re, nel 1799, ciel furo re rivoluzionario. Duecento ann i dopo la Rivoluzione francese. le indagini effettuate da ll a televisione per sapere che pensano i francesi cl i oggi dell a colpevolezza del Re e della Regina, 1 portano ad ammettere che è ancora come ··un /Jloc" , alla Clemenceau, che molti dei nostri coeta 1ei - persino tra i non francesi - vedono la Rivoluzione. L'esecuzione della coppia reale ( 1793), considerata in se stessa, presumibilmente sarebbe disapprovata eia molti cli coloro che, ancor oggi , si esprimono a favore. Tuttavia. questi regicidi l'avallano perché ritengono di vedere in essa - considerato l'esuberante complesso di aspetti contradd ittori del turbine rivoluzionario - l'unico mezzo per salvare la Rivoluzione, le sue "conquiste", i suoi ·'atti cli giustizia". le pazze speranze che suscitava: insomma, tutto quel " blocco" confuso ed effervescente di ideologie. aspirazioni, ri senti menti ed ambizioni che costituivano in un certo qual modo l' an ima della Rivolu zione. Costoro pro lungano fino ai nostri giorn i quella sorta di ·' famigli a cli anime·· che vede come un atto di giusti zia l'esecuzione de l debole e bonario Re Luigi XVI e della Regina Maria Antonietta. Certamente, tra questi adepti contemporanei del regicidio, sorprendentemente numerosi, ve ne sono molti che non si identificherebbero pienamente con nessuna delle sfaccettature della Ri voluzione francese, giacché rappresentano una tappa ancora più avanzata del processo rivoluzionario. diversa ma non per questo priva di nesso con le sfaccettature che si man ifestarono duecen to anni fa: gli ecologisti intransigenti , ad esempio, ai quali sembra ingiusto ucc idere un uccell o o un pesce, ma che non man ifestano ind ignazione - ma anzi, fo rmale approvazione - per il fatto che Luigi XVI e la sua graziosa mog lie. Maria Antoniella, siano stati condannati a morte . Su quest' ultima - austriaca di nasc it a ma talmente impregnata dello spiri to francese e della sua cultu ra, da essere amm irata ancor ogg i da innumerevo li francesi e non fran cesi come person ificazione delle quali t~1che, in grado insuperabile. caratterizzano la Francia - ha sc ritto acutamente il ben noto storico inglese Edmu nd Burke:
I) Il 12 dicembre 1988. la 1e lcvisione francese rnpprcscn1ò il processo di Luigi XV I. dando ai 1ck,p..:11a1ori l"occa,ione cli pron unciare la sente nza. Più di r.:ntomila persone ,i ..:spress..:ro co,ì: :'i:'i.5'/, per 1·assolu1ione. 17.5'!, per 1·esilio. 27 1/, per la condanna a morte. Qualche tempo dopo. il .ì gennaio dcll"anno , uL-ccss ivo. un al lro programma tc h:vi,i vo atTronJll il proces,o di Maria An1oni.:11a. in prcsen1.a di , pcc ialisti è storic i fni i piì1 L·ompL't<.:111i. Questa volta non 0 , 1a1n chic,io. ai tc lcspcllatori. di pron unc iarsi in favo re o contro l,1condanna a morte. ma s.:mplicc-111ent r ,ulla cnlpL'VO h: //a 0 me no de lla regina. Il 7:'i'lr degli ,pc11a1ori ,i pronunciarono per 1·irnwL·cn1a. c- 2:i'!t per la colp.:volc//a.
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APPENDICE II
··s0110 già 16 o 17 anni che l'idi la Regina di Francia. a Versailles. quando era ancora Delfina: sen:a duhhio 11011 era mai sceso su questo mondo-che ella sembram appena !>fiorare - una ,·isione pilì dile!!emle. La ,·idi appunto spuntare al/' ori::onte mentre ahbellim e ani111Cl\·a /' elemto amhiente in cui si cominciam a m1101·ere. scintillando come la stella mall11ti11a. piena di ,•ifa. splendore e g ioia. ''Ah 1 Che ri,·0111:ione! Dm·rei essere sen:a cuore per contemplare sen:a e1110:ione una tale ascesa e 1111a tale cad111a! Non a,.,.ei potuto neanche immaginare - quando ella ispiram 11011 solo 1'enera:ione ma anche amore e11111siastico. distaccato e pieno di rispello- che 1111 giomo ella si sarebbe l'ista costrella a portare. nascosto nel suo seno. il p1111ge11te antidoto al/'ohbrohrio . Non Cl\'rei potuto immaginare che sarei l'issuto per ,·edere simili disgra: ie ahhal!ersi su cli lei in 1111a 11a:io11e di uomini mlorosi. in una na: ione di uomini onesti e camlieri. A \'l-eÌ supposto che diecimila spade sarehhero state sguainate per ,•endicare persino solo uno sguardo che la minacciasse cl' insulto. Eppure l'era della Camlleria è passata. Le è succeduta quella dei s(dì"sti. economisti e calcolatori: la g loria del/' E11ro1Ja è .fi"nita per sempre. Mai , mai pilÌ comempleremo quella generosa lealtà ,·erso la categoria e il sesso fi'agile . quella signorile sol/omissione . quella dignitosa uhbidien:a. quella .rnhordina: ione del rnore che mc111te11e,·a 1•i1 ·0, persino nella seni11ì. lo spirito di una libertà e/ernia. Ci11esti1J1ahile gra:ia. la pronta difesa delle 11a:io11i. la rnra dei sentimenti ,•iriti e delle imprese emiche sono scomparse. È sco1J1par.1a quella sensihilitcì di pri11c1ìJi, quella castità del/' onore. che face ,·a sentire una macchia come 1111aferita. che ispirarn il coraggio e allo stesso 1e111po mitigm·a lafemcia. che 110/Jilitam 111110 quan/0 toccm·a. e sollo la quale lo stesso ,·i:io. perclenclo 111110 il suo aspe!!o grossolano. perde,·a la metà della sua mah·agirò" . 1
Segnalare e descri vere i nessi che, al di sopra cle i seco li. legano certe forme cl i eco log ismo alla gironda, alla montagna. o persino a l babuvismo. costituirebbe còmpi to troppo ampio e soni le per trovar posto in quest ·opera. Abbiamo menzionato. soltanto di passaggio . che alcuni nostri contemporane i han no considerata la posizione estrema dell 'ecolog ismo. e di al tre corren ti affini . come una metamorfosi ciel comu111 smo appare ntemente "suic idatosi" ne lla de funta URSS e nei Paesi sate ll iti.
3. Interviene Leone XIII Tutte queste considerazion i, così famigl iari a molti lettori contemporane i. lo sono mo lto meno ad a ltri per via cle ll 'e ffetto le niti vo che l'oblio provocato dal tempo eserci ta su persone, dottrine. correnti cli pensiero, disput e e sulla storia cli tutt o questo. Era necessario ricordare rutto c iò per comprende re la situazione davanti alla quale si trovò il Papa Leone X lll , quando avviò la polit ica eletta de l "rallie111e11(' e tentò cli un ire attorno a sé i catlolici divi si dal modo d i valutare il fenom eno ri voluzionario. A part ire dal 1870. la Francia viveva sotto il regime repubb licano. In que ll'anno ini ziò la sua terza Repubbl ica. la quale si conso liclò ne l 187.3 col rifiuto cie li' Assemb lea Nazionale di restaurare il rrono col pretendente legittimo. il conte cli Chamborcl. d iscendente di Re Carlo X. 11 regi me repubblicano allora instaurato. a partire de lle dimi ss ion i de l gene rale Mac Mahon cie l 1879. si mostrò sempre più chiaramente ispirato
I) F. Hurk.::. lfr/lntifl11., /lii tlll' lfr\'/J /1111011 i11 I· rwu c. Dnublcday ( Ne " York l I989. fl- 89.
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LE FORME DI G OVERNO ...
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a i princìpi ri voluzionari ed anticattolici che avevano dato orig ine alla Rivo luzione francese. Sarebbe possibile per la Santa Sede accorciarsi con questo reg ime? O ciò equivarrebbe a fare un concordato con Satana? A questa domanda scottante Leone XIII dovette rispondere quando ascese al trono pontifi cio nel 1878. Fra i catto lici c'erano allora polemiche senza fine che non si limitavano acl un carattere meramente dottrinale o storico. Il punto cli di vergenza era la valutazione de lla Rivo luzione francese. spec ialmente nella sua politi ca religiosa. C'e rano cattolici inflessibili nel difendere l' integrità de i diritti secolannente riconosciuti alla Chiesa dall a tradizione nata con san Remi gio e Clodoveo. Oltre ai cattolici inamovibili nelle loro posizioni religiose e controri volu zionarie, c 'erano que lli che aderi vano moderatamen te alla politica antireligiosa della Rivoluzione, ritenendo che tale posizione esprimesse il vero pensiero de i rivoluzionari ' fe 11il/a11ts'' o di parte dei g irondini. Altri ancora si sentivano più vicini alla poli tica antireligiosa più audace de lle correnti cli sinistra de lla Gironda. Tuttavia, quas i nessun cattoli co approvò gli estremi antirelig iosi della Montagna. In molti casi. a questo quadro cli tendenze riguardante la politica religiosa. corrispondeva un analogo quadro nel campo strettamente po litico. All 'estrema destra , si trovavano i cattolici fav orevoli alla monarchia cle ll"Ancien Régime e alla sua restaurazione nella persona ciel pretendente legittimista. il conte di Cham borcl. In un certo modo essi erano que lli ai qua li si riferiva Talley rand quando dicev a, con intento manifestamente caricaturale. che. messi davanti alla Ri volu zione. rifiutavano tutlo pe rché "11011 a ,·e,·ano i111parnto 11111/a. niente a,·e,·a110 di111e11ticaw" . 1 Da parte loro, i ·'moderati "' de lla Ri voluzione in materia re ligiosa lo erano molto spesso in materia po litica. Il loro monarchismo era consono al loro catl olices imo: aspiravano al mantenimento cli una relig ione esangue, nonché cli una monarchia sbiad ita. C'erano anche gli adepti cli una forma cli governo chiaramente repubblicana. affine ad uno Stato interamente o quas i separato dalla C hi esa. Si trattava di repubblicani che si autoritenevano moderati. e che quind i si d iffere nziavano dai repubblicani. meno numerosi, fig li della Montagna. Questi montagnard i ciel secolo XIX erano in genere cli un ate ismo becero. nonché d i un repubblicanesimo rad icale. Ancora qui dobbi amo citare Clemenceau : "Da//'eporn della Rin,111::.ione siamo in rirnlta contm /' a11tori1à di,·ina ed 11ma11a. con lo quale. con 1111 solo colf)o. ahhiamo regolato 1111 terrihile co11 w. il 21 gcnnoio del 1793 Idecapitazione cli Luig i XV I I" .2 La Repubb lica francese, che Leone X lii si trovò davanti . viveva del I·appogg io politico di questi partig iani cli un radica le laicismo cli Stato. e pure de i catto lici timorosi che ritenevano una buona po litica quella cl i fare ·· ho1111e 111i11e" all a Repubblica. e perfino I ) .I . Ori.:u x. /"alle_rr111ul 011 /(I .\/Jhi,,., i11r-011111r11. I:Iammarion. Pari, I 970. p. 6:lX . 2) Apud card. 1,nui, Hil lot.1.1'.\ 11ri11ci11c.1 dc '89 <'I lc11n m ll.\'C;</11<'''' 1·., . T,;qui . Pari,. p. _q _
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APPENDICE II
a qualche es igenza del laic ismo di Stato, purché questo, in cambio. non mantenesse la sua crescente ostilità alla Chiesa. Oblio de l passato. perfino della monarchia cattolica nata dalla consacrazione d i Clodoveo, irritata indifferenza verso il destino della nobiltà. accoglienza rassegnata e sorridente delle conqui ste laiche g ià consolidate: questo era il prezzo da pagare immaginavano questi catto lici dett i centri sti - per ottenere dalla Repubblica le condizioni minime per un 'esistenza ben garantita e anche un futuro spensierato per una Chiesa agilmente fl essibile nella conduzione della sua politica. Leone XIII. salendo al trono ponti fi cio, dec ise di far propria questa politica. Per questo moti vo, oltre al prezzo già menzionato. egli sacrificò l' appoggio che avrebbe potuto ottenere da parte dei cattolici che, sul piano politico, si mantenevano fedeli alla monarchi a legittimista del conte cli Chambord e. sul piano religioso, rec lamavano per la Chiesa tutti o quasi tutti i diritti che la Ri voluzione le aveva strappato. Questi cattolici nostalg ici della strategia politica di Pio IX erano i più ferven ti , i più ent usiasti del Papato, i più intransigenti nell a difesa dei dogmi. La politica cli Leone XIII comportava proprio d i scoragg iare, e quindi cli fa r dec linare, l'appoggio che riceveva eia queste falangi cli valoros i. i quali avevano sofferto persecuzioni e discriminazioni di ogn i sorta eia parte de lla Rivoluzione, col cuore lieto cli potersi sacrificare per l'altare e il trono, per Dio e il Re. In compenso, Leone X lii guadagnava il pl auso non soltanto cli molti cattolici noncuranti dell'interazione fra i grandi problemi temporali e quell i spirituali , ma anche dei cattolici accomodanti. Valeva la pena questo scambio? È ciò che molti si domandavano. Leone Xlii dec ise che sì . Co l brindis i d i Algeri ' e l'Enciclica "'A11 111ilie11 des sollicit11des· ·, si orient ò chiaramente e d irettame nte verso l'accomodamento che come sottolineò con cura - non comportava la rinuncia ad alcun principio cl i fede o cli morale insegnato da lui o dai suo i predecessori .
I ) Nèl nove mbre 1890. la 1'101ta di guerra francese nel Mediterraneo approdù nel porto di Algc:ri. Il cani. Lavigeric - arcivc,rovo d i quella ci11il e una de lle princ ipali figu re su rni contava Leone: X lii per real in.are la sua polit ica di "rallie111,-11,-· in Francia - offrì ag li ufficiali un banche110 ne lla s ua residen za. L'ammiragl io Dupcrré. co111:111dan tc della rlo11a. fu ricc·v uto al suono deg li accord i de ll"inno ri vo lu1ioriario ··1a Mar,ig lie,e". eseguito dag li allievi de i fammi "Phc.1 IJlwu-., .. (rc ligio,i che , i dedica vano a ll"apostolato in Algeria). inno anu>r:1non riconosci uto dal fior fiore de l monarchismo francese come inno na1 ionalc. Al desse rt. il cardinale , i levò in piedi . imitato dai , uo i commensali . Il brindi, i che a llo ra fece rnnsis1c:11c nella lcllura di un testo preparato antc: rionnente. Dopo aver ,a iutato i co111111en,ali. passò a fare: un ·esorta1.ione in favon: dell"accellazionc dc:lla forma repubblicana di governo. asst:rcndo che ··q11011do la rnl1111flì di 1111 /Jopnlo si 1; a/Ji-n1w1<1 d1iar,111u' 111c. ,, 11110 /im11a cli gm·,·nw 11ic1111· h,1 i11 .I'<' di co111rario - co11I,, ,; s1010 11ili111111111·1111· 11r11cla111010 c/<1 Lt'//llt' Xlii - ai soli pri11ci11i ,·h,· 1Iossflllfl /ili' 1·i1·1•rc le 11a:io11i 1Ti.1·1io11,, ,, ci,·ili::a//•". questa for111a di governo ineri ta una "ade.Ùofle .\t' 1,:o ri.,<' ITt' .. . Quando iI cardinale finì la k ttura del hrindi , i. gli ufficia ii ,uoi co111111cn,al i. nd la grande maggioran1a monarchici. rimasero , tupcfa11 i e in ,ile111io. ,en1a applaud ire. Tuili , i ,edc11ern di m111vo. Il cardinale si volse: allora all'armniraglio e gli chiese: "i\111111imglio. 11011 ns1m11cle al n 1rdi11ale :' " L'a111111iraglio Duperré. un ,cc-chio bonaparti sta. disse solt ant o: ''/Je rn alla .\'1111111' di .1110 1·111i11e11:t1 il c11nli11al1· t' elci dcm cli ,-\/geria". Quest'atteggiamento del ca rdinale Lavigeric:. nonostante godc,sc: dell 'appoggio l' dc:ll'approva1ionc: di Lc·onc· Xlii. ehbc ripercussioni mo lto sfavorc:voli neg li ambienti monarchici e cattolici della Francia. e persino nc:llo stc,,o cpi,rnpato fran ce,e. dal quale il card ina le non ricevette l' appogg io de,i(lcratn. (Cfr. ;\drie n Da11,e 11 c. lli.11oiU' U'!i~i1·11.1e t/1' la Fm11, ·,, l'fllile1111l/1rai11c .1011., la 1mi.1i1;111(' l?é111i/1l1111u' . Flammarion. Pari, 19."ì I. pp. 129- 131 ).
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LE FORME DI GOVERNO ...
Com'era prevedibile, le discuss ioni tra catto lici crebbero in frequenza ed intensità, appunto sulla liceità o meno, per un cattolico, nell'essere repubblicano. Leone XIII definì la dottrina della C hiesa su questa materia. Ma il voc iare delle discussioni velò a molti polemisti la chiarezza di visione e ne deri varono tra i cattolici diverse posizioni errate, alcune delle quali poi rattificate dallo stesso Leone Xlll e da san Pio X. Nel risolvere in tesi la questione della pos izione dei cattolici davanti alle form e di governo, Leone XIII non arrivò a tratteggiare con tutta la chi arezza possibile la d istinzione fra la Repubblica ri voluzionaria, nata dalla Rivoluzione francese, e la fom1a di governo repubblicana, considerata esclusivamente nei suoi princìpi astratti e che potrebbe essere legittima secondo le circostanze ine renti ad ogni Paese. Da questa posizione, che forse corrispose a una preoccupazione di Leone XIII di essere circospetto, deri vò in gran parte la confusione intorno all ' argomento 1
I)
c i suoi di versi inse!!name111i sulle form e di !!Ovcrno. Lcon..: Xlii non si aste nne dal consickrare k c ircostanze concrete in cui si trm; ava la Francia del suo te~1po. Al contrario. in modo piL1o meno tassativo . ..:gli manifestri la sua persuasione che la Re pu bblica era una forma ada11a a pro111uovcre il bene comune dd la Franc ia di al lora. lnol tn:. il Ponte l'ice rilevò di essere convinto che la maggior parte d..:i lcad..:r rcpuhblicani ost<.:gg iasscro la Chiesa. non proprio pcr avv..:rsio ne contro d i ..:ssa. ma soltanto p..:r un s..:nti111ento di ant ipatia vcrso gli allacc hi fatt i contro la Repubblica da pan..: de i numerosi ca11olici dedit i alla causa monarchica. In qucsta prospc11iva. pcnsava eh..:. purché iI Ro mano Pontcfic..:. seguito da kdeli se mpr..: più numcrosi. si riconci liass..: seriamente con la R..:pubblica. i suoi leader avrcbbc ro avv iato da parte loro una politica di riconciliazionc con la Chiesa. I f'a11i non gi ustificarono le spcranzc di Lconc Xlii . comc egli stesso riconobbe amaramente in una lcth.:ra al pres idente francese Em ilc Lo ubct. dd giugno 1900: "Ahhia111n 1·0/1110. signor 11resid1'111e . 1111rirc /11 Nostr11 ,111il1w. C'/III/Ìr/11wln l'hl' - <'()11 /1111ohilt<Ì r/1'11·os11·0 <'lll'llltcr1'. /' e!el'!lle::a delle 1·0.1·1re ,·edute. e il desideri/I sinl'l'/'/1 ,ii 11acifi1·,i:i/1111' l"<'ligiosa ,ii l'Ui .\'{l/1/lio111n che sil'le 011i111a//l -
/J/'1' 111/netc o <'l!()/'1' di i 11111ieg11re /' i11fltw11:11 c/ie , ·i d<ì lo 1·n.1 1rn el l'l't1/11 /1()_1i:i()II<' per 11//11111w111r1' 11uul.1it1.1 i
C'lll!.lll di 11u,11·c f1i' /'/Urlw:i/111i n ·ligi/1.l'I'. Sorehhe 11er Noi. giunti al m11110/llo ,/ella 1·i111.1111 ,In/ore e,/ w1 ·,1111arc::,1
1roppo grandi il ,·,·dcre s1·<111ir1•. scn:ll dlii'<' i lorofi·u11i. tutte l e Nostre i111e11:io11i hc111·1·0/1• r iguorda111i lo 110:io111· .fi'o11C'l'.ll' e il S II!/ gm·er110 . ai lfl!a !i Noi ahhill1110 d/1/o r,•ifl'/'<1/1' 1,·s1i11u,11i1111:1· 11011 solo delle Nostre 11i1ì dclin11c a11c11:io11i. 111a <llll'hl' del Nostro 1'.fJìcaC'c e panico/are ,1flì·1111" (apud Emmanud Barbier. / ! istoire du Catholici.11111· lihl'ml et du 1·a1/u1/ic'is11/l' sol'ial 1·11 F rnnl'I'. L 'lmpri meric Yvc, Cadorct. Bordcaux. 192-1. I. 11. p. :'i.ì I).
Ugualm..:ntc. nella lc11era ,critta al cardina le Françoi, Richa rd. arciw,rnvo d i Parigi. il 2:ì dicembre' 1900. riguardant..: la pcr,cc u1.ionc falla alk congn:gat ioni re lig iml' dal go vcrno di quc l Pac,e. il Pon tdic.: manil'cstè, la sua de lusione: per il fal lim..:nto ddla pol itica di "rnlli<·111e11t'': "Dal/'i11i: io dl'i nostro Po111i/1C'ato. 1u11I <1hhi<111u, risp,11·111i<1to ll<'.l'.l'l!llfl .1Ji,r:o fil'/' reali::arc in Frr111cia t/1!1'.l't'o /ll'/'tl ,li f)<l<'i/i'('(,:i/1111' C'he le !/\'l'l'hhe 11.uiC'11u1111 1·a11111ggi i11calc/llahili. 11/111 so/101110 11cl/' 1ìmhi10 r1•/igios/l. 111e1 111tc/l(' ii, lfl!el!o ci,·il c 1· 110/i1ic/l. " Non ahhia11u, i11di1·1r,•ggi<110 d/1\wili alla ,lilfico/1,ì. li/lii ahhit1111/I n •s.11110 ,ii dare 11//a Fr,111cia 11m I·1· /Nll'/il'/ll11ri di d eji•r,•11:a. di .10/leci1udi11e ,, di w 11or1•. , ·0111w1do s,'I11/Jl'l' clii' cssa mn·hill' ri.,p/1.l'lo , ·0111,· 1'011,·i,.,w 11,I u11<1 1111:1/1111' grwtdc e g,·111'/'/1.111 . "/'ro1·1·rc111111/I 1111 dolore estrcl//() se. gi11111i a! 1u1111/111/o del/1111ostrr1 ,·ita. l'i tro1·11ssi1110 disi//11.\i in quelle .1111·u111:l'. fi'ustrati 111'1!!' 110.1 /re 1w1enI,· solll'ci1u,li11i ,, , ·m11/<11111<1ti a 1'(',/er,• nel Pt11·st· ,·fil' t1111it11110 il' 1w.,sin11i ,, i /N11·1i1i l011arc' con /JÙÌ a, ·ca11iJne1110. sc11:a JJotc·r 111i.,·1tr,1rc·.Ji"11n u
dorc arril'(·ra11110 i su oi
c'C<'l'., .\Ì . nt1110/('r .\ l·ungiurarc
le sI·1'1il11rt' citi· 11hhia11111 /i1II/I 111110 />i'/' 1'l'ita/"I' ,. ,J,.ft,, 11110/i a111iri1u1111111,·111e <'i ni,111111110 nella U' I/IOll.111hili//ì .. (;\c'l('.1· r/e l .1' 011 XI I I . Mai,on dc la Bonnc Pn.",c . Pari, . t. V I. pp. IlJ0-1 lJ I l.
Così. numcrn,i callo Iic i coni inuarnno a w d..:re con appn.:n,ionc l;1 pnli1 ica seguita dal fa1111ho l'untc t'ice in Francia. gi udicando c he la maggiora111:a dci r..:pubblicani fo,.,..:ro imhcvuti dcgli ..:rrnri do11rina li che av..:vano ercdita1u dal I' IIluminismo del sc,colo X VI I I. c ioè I· ugual itari,mo rcdicak·. l' la rohia. cli matrice de i, ta e alca. , cr,o la Chic,a callolica. on ,ar.:hhcro ,tate k dé11111rl'f11,s in ,en,o paciric·atorc di Lc·onc X111 1 er,o la Repubblica a , mohili tarc la gra1Hk 111aggioran1.a dei repubbl ican i ne i rnnfron1 i dclla C hic,a. lnt'a11i. l'olTcn,iva repu bblicana con tro di essa contin uò acc..:,amcnt..: ,0110 il regno d i , an Pi(\ X. Con 1·l',plo, ionl' de ll,1 pri ma (iu.: rra Mondia k . i fran cc,i di tu ll,' k L'<liTL' llli rl' ligio,L' e· p11litid1c , tabil irnno I.i " l/11i1111 So('l'1' 1' .. con1ro l' in vasore. NL· dcrivù una lrl'g11;111L' i rnnrli tl i politirn-reli g io,i. la quak , i prnlungi,. 111 un ccrto modo . dopo la villoria ck g li ..:,crci ti alleati.
APPENDICE I I
174
Tralasciamo d i parlare qu i dei fatti successivi. per non dilungare troppo la materia. Così. diventarono meno numerosi di quanto sarebbe stato desiderabile. nel panorama politico fran cese. i cattolici che. in conseguenza della dottrina e dello spirito del la Chiesa, preferivano come ideale la forma di governo monarchica. temperata da una certa partecipazione dell' aristocrazia e del popolo al potere pubblico. benché risoluti ad accettare senza scrupoli cli cosc ienza la fo rn1a di gove rno repubblicana qualora questa si d imostrasse necessaria al bene comune. Al cont rario, diventarono più numerosi i cattolici seguac i dell a forma di governo repubblicana, mossi non tanto dalla convinzione della necessità dell a Repubb lica per la Francia, quanto dal fa lso principi o secondo cui la suprema regola cli giustizia nei rappon i umani sarebbe l'uguaglianza. Ne deri vava per loro che solo la democrazia, e pertanto la Repubblica ro11r-crmn. realizzava fra gl i uomini la gi ustizia perfetta, nella cornice di una pe,fotta morale: appunto l'errore condannato da san Pio X nell a Lettera Apostolica Norre chw;i:;e C1/Jostoliq11e. 1
Questo ri sultato non si verificò soltanto in Francia ma in tutto l'Occ idente. Queste discussioni si ri percossero in tutto il mondo e. naturalmente. causarono divisioni e confusioni tra i cattolici nei pii:, svariati Paesi: divisioni che ancora in parte suss istono. Sussiste ancora la grande illusione del radicalismo ugual it ario. implacabi lmente antimonarchico e antiaristocratico. L' intenzione che ha animato l'e laborazione di quest' appendice è staia quella cli contribui re affinché , al la luce dei documenti ponti fici. riguadagnasse terreno la chi arezza d i visione e l'un ione degli animi su questo argomento . .. Dilate11111r .\patia ,·eritari.\··· !si dilatino g li spazi de lla veritùl . devono desiderare tutti i c uori sinceramente cattolici. Di conseguenza . .. d ilate11111r S/Htfio rnriwtis .. !si di latino gli spaz i de lla cari1~1J .
II
c rr. la c ita1io11c in qu.:,1 "appc' lldin:. ;\
-I.
APPENDICE
Ili
L'aristocrazia nel pensiero di un cardinale, controverso ma non sospetto, del secolo XX
La
estesa ed erud ita opera omeletica \lerlmm Vitae - La Pala/no e/e Cristo ( IO volumi), elaborata a cura d i mons. Angel Herrera Oria. allora vescovo di Ma laga.' presenta nel suo terzo tomo ( pp. 720-724) uno schema orientatore per omei ie contenenti alc uni punti di dottrina della Chiesa sull 'aristocrazia. Passiamo a ri portare bran i cli questo schema, corredati eia alcuni commenti .2 I ) \' erln1111 \ "itoc -
La Pa/ohm de Cristo - Ref)ertorio org,i11ico de tc•.rtos f)llm e/ est11dio de las ho111i/ias do111i11irnles r/l'Stirns. c laborado por una commisiun dc autorcs bajo la din:cci6n dc mons. Angcl 1-lcrrcra Oria.
obi spo dc Malaga. IO vo li.. B.A.C.. Maclricl. I95.ì - 1959. Mons. Angel Herrcra Oria fu una delle figure di spicco della Chiesa spagno la nel secolo XX. Nacque a Santandcr nel I 886. Nel I 909. ancora la ico. fo ndò col padre Angcl Ayala S.J. l"Asociaci1111 Cat1J/irn Nacio11al dc Propaga11disw.1·. c l 1911 fond() il quotidiano/: / Dchatc. cli cui fu lirc1turc fi no al 19.Ì.ì. anno in cui fu nomi nato preside nte del Consiglio Na:io11ale del/" A:it1111· Ca110/ica. Ebbe un ruolo dctenni nantc in movimen1i come Pax No111a11a e Affit>11 Naci//1111/. c l 1936 si rccèi in Sviuera per g li studi ecc les iastici. d iventando sacerdote nel 1940. To rnò in Spagna nel I 9-L',. Venne consacrato vescovo nel I 947 e designato alla diocesi di Ma laga. Durante il suo governo d i quel la diocesi. d iresse I·c1ahorazione cie li· importante opera che cont iene lo schema qui commentato. Rimase nella s1es,a diocesi fino al 1966. quando rinunciò per ragioni di ctù. Nel 1965 era stato ncato cardinale da Pao lo VI. La ,ua morte avvenne ne l I96X (Cfr. Oicciu11c1rio dc I / istoria c•c/c.1ilisrico dc Espct1ìa . Ed . Enrique Flores. C.S. I.C.. Madrid 1972. voce /lerraa Oria. A11g<'I). Come pensatore. scri ttore e uomo di azione. la ligura di mons. Angel Herrera O ri a è stato oggetto cli vivaci controvers ie . in quanto i suoi ammiratori piu c ntu,iast i si collocavano normalmente al centro e al la sinistra. mentre quelli che dissent ivano da lui. con ca lore non minore. facevano ahi1ualmentc parte della destra. Non è il caso di prendere qu i posi1.ione al riguardo di queste molteplici contrnwrsic. Vale solo la pena cli sottolineare che iI presente testo ,ul I· aristocra1ia ha ricevuto un · approvai ione inconditionata - l"orse la collabora1.:ionc - di un allo pre lato del 1u110 insospettabile d i par1.i,tl iti1a favore del ceto nobili are. Riguardo alla sua partec ipazione ne ll" clabora1ionc della citata opera omc letica. mons. Angcl Herrera Oria fa le seguen1i avvenen1.e nella prefa1.ione: .. /," Ofll'ro /1(1/1 è 111ia . 011,·he Si' 111io è/" ideo. /" alla dire: ilJII(' ed I/Ile/ fl/lrlc di'/ /l'SIO. I0w 01111111i.1si1111e. i c11i 11w111hri w110 e/1'11ca1i allo fi"11e di q111'ste1 ,,,·cfi1:io111'··.
/_" 11/lc' /"cl (;
fi-111I11 del lcll"Orll di
E pili avanti torna su ll"argomcnto: ··cnpera 1; Ji-11110 cli 1111 /m·nro di équip<'. Ha n>llah//mln 1·0111111 gnI11p// di 11ersnIIe 1110/10 ,·0111f'ele111i 111'/lc l11ro ri.1p1·11ir1• 111aI1•rie .. 1011 cir .. Prcra1.ionc. 101110 I. pp. LXV c LXX I).
2) Avvertiamo che ,0110 , 1ate fatte due piccoil' altera1ioni ncll"cnumcra1ionc dei diversi paragrafi rispetto allo ,chcma originale. per faci litit di esposi i ione. Cii> è stalll fallo senta pregiudicare in nulla il pensiero degl i autori
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APPENDICE III
All ' inizio, l' aristocrazia viene considerata in funzione del la società e non de llo Stato: ''L' aristocra:ia costituisce un ele111e1110 necessario in una società ben costituita ...
In seguito, lo schema aggiunge: "Ricordiamo quanto insegnano la filosofia. la teologia e il clirillo puhhlico cristiani circa/' aristocra:ia ...
1. Senso filosofico "Gli aristocratici sono i migliori" , secondo il sign ificato etimologico della paro la. Questa ''porta in se stessa/' idea cli pe1fe:io11e. /' idea di ,·irllì ...
In fa tti, "/' aristocra:ia ha ahi111di11i 1•irt11ose". Si parla qui cl i abitudini "del/' illlelligen:a e della rnlontà" , med iante le qual i "risalta la aristocra:ia" . "Il tipo di aristocratico i11dil'icl11alme111e considerato. generato dallafìlo.w>f'ia alllica. è il saggio".
Sono virtù fo ndamentali dell ' aristocrazia "la pe,fe:ione morale e /'amore per il popolo". 2. Senso teologico
"La teologia getta torrenti di luce s11 questo concello di aristocra:ia.fomendo solidi fondamenti al diritto pubblico cristiano. "L' aristocra:ia è pe,fe:ione. e aspirare alla pe,fe:ione è clol'ere del cristiano. · Siate perfetti. come è perfe tto il vostro Padre celeste' (Mt. V, 48) . 'Chi è giusto. contin ui a compiere nuov i atti di giustizia. e chi è santo. si santifichi ancora' (Ap. XXII . I I ). 'Cammina all a mi a presenza e si i perfe tto·, disse Dio a Mosé.
" In che cons iste la perfe zione?" In segna san Tommaso: "I) La pe1fe: io11c della l'ila cristiana consiste pri11cipa/111e11te nella carità [oss ia, nell'amore di Dio [.
" 2) l11fè1lli. cli qualsiasi essere si dice che è JJerfetto nella misura in rni raggiunge il JJropriof,ne. che è/' ultima perfe:ionc del/' ente.
La rnritcì è cùì che ci unisce a Dio. il quale è /'11lti1110/1ne della 111c11te 11111ww. poiché 'chi permane nella carità, permane in Dio. e Dio in lui ' ( I G,·.1\1. 16 ) (Cfì·. ll-1/ac. q. 184, a. I . 2, 3 e: ihid .. q. RI. a. 7. c. J. "3)
"Di conseguen:a. è specialmente con la carità che si rnggi11nge la perfé:ione della ,·ita cristiana".
Se ne deduce che: "Questa luminosa idea de,··essere ren11ra in grnndc considera:ione. poiché essa 1-ii'1fica /11/ta la sociologia e f11lfa la JJO!itica. J>er q11a11ro riguarda /'arisrocrn:ia . th:llo ,c h.:ma. pcnn.:11c11do che c,,o rn11, crv1 1u11a la , ua ,corrcvok:1 ;a .: ricchcua di .:,pr.:ssionL'. La prima , i rifcri,cc allo ,cambio Ira i paragrafi "urisrn,ni:iil 11e/la /it111iglia" e "ori.,·111/Til: iil 11n/i1iu1" . I.a scnmda. ad un ' id.:n1ini ,cambio Ira i paragrafi "111i.,sii11u· .11//'iull' 111ot/('/'llll t!ell ·,,ristncru:iu" e " fil 1111o ,·u oristocru: iu" .
L'ARISTOCRAZIA NEL PENSIERO DI UN CARDINALE
177
" a ) L'oriswcra:ia è pe1fe:io11e. "h )
Pe,fe:ione èfo11da111e11taln1e11re carità cristiana ( ... )"
3. Il diritto pubblico cristiano "Arislocrn:ia e 1,roprielà. Non si fa s11fti'cie11te alle11:io11e al fallo che 11110 dei fo11c/0111e11ri della pro1,riercì prirnla co11sis1e nel clorere cli pe1jé:io11orsi ( ... )" Leone XIII insegn a nella Ren11111101·om111 che "i heni si possiedono rn111e lll'OIJri e si c1111111i11istrn110 come se fossem cm111111i. Ossia. · una volta soclclisfatto iI proprietario in c iò che g li è necessario e assicurato il decoro e la perfezione·. /Jisogna e/are il s111Je1.Jl110 in elemosina . Si porla molle \'Olle cli 11ecessi1cì e di decom, e si di111e111ica che la pe1fe: io11e e' 1111 dorere". Lo sc hema passa quindi a considerazioni che il cl im a ugualitario dei nostri giorni va purtroppo seppellendo nell'oblì o più completo.
"A colom che 1·i1·0110 nel 111011c/o e lw11110.fè11nig/ia speua il c/m·ere cli pe1jé:io11arla. e di elemre nei loro.fi'g/i il dernm e la co11.,idem:io11e sociale della famiglia . cris1ia11a111e111e illlesi. "Purché si 1·irn sollo/' influsso della cari{(Ì cris1it111a. i geniwri clernno ce/'Care. nella 111i.rnrn del possihile. che in scien:a . in arie. in 1ec11ica. in cullllrn. in lltUo. i lom fi'gli li superino. Cirì 110111Jerformare dei 1·a11iwsi. nw per (~fii-ire allo società. a hcncfìcio ciel po1H,lo . ge11e/'Cl:io11i 1Ji1ì pe1.fl'lle. "Gli arislocrnlici dc1·0110 SOIJ/'CIUlltlo tenere hen 1Ju:sc111i. 1Jer assimilarli e a1J1Jlicarli. rutti i pmgressi rcrnici. sociali. etc .. che possono soddi.~jèire le 11C'Cessi1cì delle classi 1Ji1ì incligenri" Questi insegnamenti rendono palese che l' impegno delle ari stocrazie per far sì che. in successive generazion i. cresca continuamente il raffinamento dell e abitazioni . de l! 'arredamento. de ll ' abbig liamento. de lle vellure. nonché de l portamento persona le e de lle maniere, è un aspetto essenzia le d i questo processo verso una perfez ione g lobale. sia per la glori a di Di o che per il bene comune della societ~1 temporale. Questa promozione ciel bene comune non d ispensa il pe rfello aristocratico catto lico dalla completa so llec itudine che deve avere ne ll'aver c ura ze lante de i dirilli de lle c lassi bisognose. Gli aristocratici di questo ti po costitui scono "i migliori" . che poco sopra sono stati <..jualificati come "e/en1e111i neu's.w ri in 11110 socielcì he11 cos1i111iw ".
4. Aristocrazia sociale Lo schema prosegue ne l trattare quindi non più dell' ari stocratico come indiv iduo. ma de lla fam ig lia ari stocratica:
"L' ari.\'{()('J'Cllico. nel l)C'Jfé:io11arsi e lll'I 11e1.fc':ÌOl/(I/'(' lo SIIOjc1111iglio. ('/'('(/ 1111' is1i111 :io11e nello sociellÌ ('/Je è lofm11iglia oristoCl'olica". Lo schema lasc ia int endere che. per essere !'onte propu lsiv a di questo slanc io verso l'alto. la com pag ine famig liare de ll'ari stocrazia le è di grande vantaggio. poiché è ne l
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APPE NDICE III
seno delle fami glie di tutte le class i sociali che si costitui sce la tradizione propria di ogni famiglia, ed è nella convivenza famig liare che i genitori e i più vecchi trovano le condizioni psicologiche e le mille occasioni propi zie per comunicare le loro convinzioni e il frutto delle loro esperienze ai più giovani . Così. l'azione propulsiva verso la " perfezione" può essere ottenuta in condizioni ottimali. Quest'azione mira in maniera rilevante non soltanto al bene indi viduale dei membri dell a famig lia, ed al bene dell a propri a famig li a considerata come un tutto, ma allo stesso bene comune della società. Infatti , la societi1 è un ente colletti vo più duraturo delle fami glie, e queste sono più durature deg li indi vidui che le compongono nelle varie ge nerazioni. Quello che è più duraturo non può che avvantaggiarsi della forza propulsiva dell 'aristocrazia, nella misura in cui essa svolga un 'azione propul siva teoricamente tanto duratura quanto la soc ietà stessa. È alla tradizione che compete assic urare la durata , gli indirizzi e le caratteristiche d i questa forza propulsiva.
Lo schema prosegue: "Si direhhe che le stesse 1•irt1ì e la stessa p e1j'e::.io11e tendono a dii•entarc ereditarie. "Questa istit11::.io11e 11011 p11à essere egoista: dei·e essere emi11e11teme11te sociale e con:wpei·ole del bene degli altri ...
Da questi principi , e nunciati con tante chi arezza, si deduce la g iustificazione cli uno deg li aspetti dell 'ari stocrazia più incompresi dei nostri giorni : l'ereditarietà. Non sono pochi ad affe rmare che sembra g iusto che me riti un tito lo nobiliare la persona che abbia praticato azioni ardue e ri velatrici d i qualità personali rilevant i. soprattutto quando tali az ioni , oltre a servire cli esempio a molti. provocano per se stesse importanti effetti sul bene comune. Ma - aggiungono - la trasmiss ione d i questi tito li nobiliari alla d iscendenza cli chi li ha ricev uti non si giustifica, po iché mo lte volte i grandi uom ini hanno fig li mediocri che non meritano g li onori concessi ai loro magg iori. In realti1. l'applicazione cli questo rag ionamento impedisce la fom1azione cl i famig lie nobili e fa tabula rasa della loro missione propulsiva per il perfezionamento continu o cli tutto il corpo sociale: perfez ionam ento che è un elemento indi spensabile al prog resso continuo ccl e ntusiasmante cli una soc ietù. cl i un Paese. verso tutte le forme di perfezione desiderate clall'incl ivicl uo, perché amano Di o c he è la perfez ione stessa. In altri termini , se è giusto prendere in considerazione e prem iare i grandi uomi ni. non è giusto, né corri sponde alla realt~1 dei fatt i, negare la mi ss ione di q ueste grand i stirpi nell o spingere le nazioni verso l'alto: "La cosiddeffa ariswcrn::.ia .\·lorica si hosu sulla 110111m 1111w11a ed <i 11101!0 co1if()r111e allo co11ce::.io11e cristiana della 1·i1a. inserendosi nelle sue esigcn::.e. "Non e· è scuoio rwragonctbi/e o 11nfi1colure cli 11110 s!Ìlpe ct111e11ticu e cris1iwi<mien1e o ristocra Iico. "Q11011do sa c·ompiere i suoi don'ri. la socielcì de ,·e riconoscer/e i 111e::.::.i dei quali /w hi.rngno f)l'r q11es10 supremo magistero sociale. "Po/a::.::.i. q1wclri. 11erga111ene. oggcfli d'arte. ('(tpo/arnri. riaggi. hihlioteche. elc.
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L 'ARJ STOCRAZIA NEL PENSIERO DI UN CARDINALE
"Questi sono patrimoni che appartengono dire!famente e i111111ediata111e11te alle orandi fiam ia/ie.
(,. .,
l",
''Tuttavia. /' uso di questi heni de,•e inquadrars i nella dottrina ascetico e sociale della Chiesa. ''Quando 1·e11go110 usati per fo rmare cittadini sele:io11atissi111i per il hene della comw1ità, e in questo uso si tJrende in co11sidera:io11e il senso cristiano genuino della 1•ita . si può dire che costit11isco110 quasi 1111a fo rmo di proprietà puhhlica e collettirn . poiché se ne a1·1·a11taggia t11!fa la società. ''L' aristocra: ia è talmente co1!frm 11e alla società cristiana che una società 11 011 può definirsi pe,fetta se non quando vi è in essa la classe aristocratica. La sana aristocra:ia è il f ior fiore della Ciriltà cristiana". Concett i come questi vanno sempre più scarseggiando nella pubblicistica cattolica sull ' aristocrazia. Tuttavia tali concetti non sono stati mai smentiti dal magistero della Chiesa e non potrebbero mancare in un 'opera che. come questa, affro nta l'argomento aristocratico spec ialmente nel contesto della Civilt ~t cri sti ana, modell atrice cli tutte le nazioni dell' Occidente.
5. Aristocrazia nella famiglia Sempre sui rapporti tra aristocrazia e fam ig lia. lo schema abborda un aspetto delicato e alti ssimo della vita cli urn1 classe aristocratica: "A. Per 1111a certa analogia. si fJ ll<Ì dire che il potere aristocratico è simile a quello che . 11elfocolare, ,·iene riserrato alla donna . "a) L' autorità s1Jetta al 111arito. "b) Ma la c/011110 è. 11ellafa111 iglia.
1111
elemento cli 111oc/cra:io11e e cli consiglio .
"c) È 1111 elemento cli raccordo trn il padre e ij,gli. "I . Per suo 111e::o. di1·e11tc11w molte rnltc efficaci . tJresso i.fìgli. gli ordini del padre. "2. Per suo 111e::o. giungono al padre i hisogni e i clcsic/eri deifìgli .
"B. San Tommaso dice che il padre p,<1 1·e1w 1iftgli rn11 gm·erno 'dispotico' . nel senso classirn della parola. <' la madre con go1·em o ·1wlitirn' .
"a) Infatti la moglie è consigliern e 1}(mecipe del 1Jotcre ciel tJaclre. "h) D' altmnde. la moglie ha 111w certa quale rnp1Jrcse11tc111:a della carità nella fam iglia. ed è 1111a certa perso11ifica:io11e e/ella 111isaicorcliu 11clfocolore. "e) È lei che del'· essere IJÌIÌ attenta olle necessità deijigli e dei sel'l'i e /Jitì 1J1w1w o sollecitare il padre a 1Jo1Ti rimedio. "C. Nel \/angelo appare 1110/to chiaro il co111ras10 lm la 111m1c<lll:lt cli 111isericorcliu. di carità. di spirito aristoaalico degli A1ws1oli nella scena che co111111e11tic111w. 1 "a i Allenta alle llffessitcì alfl'lti. Maria 1·a da chi pur) ri111ecliwTi per presellflll;~liele. I) ()ucs10 schenia è uno de i vc 111i eh.:: ,vil upp,11m il VangL'io della 111olt iplira1io11c dei pa11i 1·i11df'abilc missiorn: aris1ocratica l'11.:: wolsl' Maria S,.m,1 nelle 1H111c· di Cana.
((i, .
VI. I l.~J. L'
180
APPENDICE III
.. h) E poi ,·a do/ popolo. rnpprese111010 dai seJTitori. per 1110strare loro che de\'0110 essere 11/Jhidiellli".
Il paragone della missione de ll· ari stocrazia nello Stato e nell a nazione con quella della donna - mogl ie e madre - ne l focolare, è un poco sorprendente per il moderno lettore. In fatti le scarse opere cl i cl ivu lgazione su Il ' ari stocrazia oggi esistenti hanno abituato, a g iusto titolo, il pubblico a vedere in essa la classe militare per eccellenza. il che sembra mo lt o poco affine con la missione de ll a moglie e de ll a madre nella famigli a. Tuttav ia questo paragone non per c iò cessa cli essere ricco cli saggezza. Per vederlo ne lla sua g iusta prospettiva. bisogna tener presente che la guerra normalmente è un ' atti vitlt ese rcitata contro lo stran iero, e san Tommaso parla della mi ssione de ll' ari stocrazia ne ll a vita interna e normale de l Paese in tempo di pace. non in quanto ne costituisca la spada ne ll a difesa dal nemico esterno. Era inerente all 'aristocazia di quei tempi che ognuna delle famiglie che ne facevano parte riun isse attorno a sé un insieme di al tre fami glie e ind ividui di livello soc iale meno elevato. a essa legate da rappo11i cli lavoro di vario tipo. di semplice vicinanza, etc. Ne lle c itt;1 della societ(t mediev ale, e in parte in que lle clell'A11cie11 Règillle, era norn1al e la vic inanza cl i palazzi, magion i. o semplic i di more confortevo li. a case popolari rappresentati ve cli un tenore cli vita meno e levato. Questa vicinanza tra grand i e picco li ri produceva. a modo suo, I' atmos rera de l foco lare ari stocratico. costituendo così un ·aura disc retamente luminosa cli affetti e d i ded icazioni intorno ad ogni famig lia aristocrat ica. Da parte loro. i rapport i cli lavoro, per il semplice e ffetto de lla carità cri stiana. tendevano sempre a debordare dal mero àmbito pro fess ionale all':1mbito personale. Nella lunga convivenza cli lavoro , il nobi le ispirava e orientava i s uoi sudditi e questi a modo loro facevano altrettanto in re lazione al nobile: lo in forma vano de lle loro aspirazioni e divertimenti . de ll a loro pos izione nella Chiesa. ne lla corporazione e ne l focolare, e anche ne lle c ircostanze concrete de lla vita popo lare e ne lle necess ità de i bi sognosi. Tutto questo costitui va insomma un circuito cli interre lazioni fra maggiori e minori che lo S tato nato dal 1789 cercò cli sostituire il più possibile con la burocrazia. oss ia co i lmrem1.r cli stati stica e informa zioni e coi sempre attivi servizi cli in formazione poi iziesca.
È attraverso queste burocrazie che lo Stato anoni mo. mediante servitori anch ' ess i anon imi (per non dimenticare le g randi soc ietà anon ime macro-pubblicitarie). ispira. stimo la e d irige una nazione. Rec iprocamente. quest'ultima comunica con lo Stato per bocca delle urne e lettora li : voce anonima fino a ll 'estremo. quando il voto è segreto e lo Stat o non può sapere ch i ha votato in un modo o ne ll' altro. Questo siste ma di anon imato ev ita per quanto poss ibile la presenza cie l calore umano ne lle inte rrelazion i dello Stato moderno. Ben di versa era la natura de i Paesi dotati cl i una retta aristocra1.ia. In essi. come abbiamo visto. i rapporti erano. pe r quanto poss ibil e. pe rsonali. e l'i nfl uenza de l superiore sull' inferiore. come anc he. a modo suo. quell a de ll'in fer iore sul superiore. veni va ese rc itat a in for;,a di un legame di alletto cristi ano che si era rec iprocamente stabi lito. Alletto che portava con sé. inl'atti. la mutua dedi ca1.ione e l'iducia. e che forma va un a socictù di fallo tra domestic i e padroni. simile a un protop lasma formato
L 'ARIST OCRAZIA NEL PENSI E RO DI UN CARDINALE
18 1
intorno al nucleo. Basta leggere quanto affermano i veri moralisti catt olici sulla soc ieri'1 eril e per avere una nozione esarra cli questo tipo cli relazioni. Nella corporazione, il rapporto maestro-garzone-apprendista riproducev a in larga mi sura l' atmosfera piena cli unzione della famiglia: e così via. Ora. questo rapporto vivo. non comprendeva soltanto quello che le moderne legislazioni ciel lavoro chiamano freddamente. seccamente e fun zionalmente "datori cli lavoro e lavoratori ". Mediante i loro servitori domestici o professionali . i componenti della categoria più elevata. sia nobili c he borghesi. finivano pe r conoscere le fami glie dei loro subordinati , come pure queste conoscevano le fami glie di quelli. In minore o magg ior grado, conformemente all' organica spontaneiti'1 dei sani spostamenti sociali. questi rapporti non erano soltanto fra individuo e individuo. ma tra famiglia e fami glia: relazion i di si mpatia, benevo lenza e aiuto che scendevano dall'alto in basso. e di gratitudine. affetto e amm irazione che sa livano dal basso verso l'alto. 11 bene è per sé diffusivo. Era attraverso le capillariti:1 cli questi sistemi che il grande finiva per conoscere le mi serie anonime. g iacché la miseria rende iso lato e sconosciuto quello che colpi sce. Così il grande - il più de ll e vo lte - med iante le delicate mani cli sua moglie e delle sue fi glie poteva risanare tanti dolori che altrim enti sarebbe ro rim asti senza rimedio. Ma, in questa valle cli lacrime. anche il grande conosceva le sue ore cli amarezza. A vo lte i suoi nemici lo acce rchiavano. lo minacc iavano. lo aggredi vano. ora fisicamente ora politicame nte. La più ferma muraglia cli questa grandezza che improvv isamente traballava era quella costitui ta dag li innumerevo li atti cli dedicazione che si ergevano d isinteressatamente per protegge rl o. tal volt a persino a risc hi o della vi ta. A questo punto. è supe rrluo ripete re quanto abbiamo eletto. considerando spec ialmente la vita urbana. ri guarda la vita rurale. tanto questa era propizia a c reare l'atmosfera e i rapporti qui desc ritti. Questa era la vita del fe udo. Questa era anche la vita della campagna. quando, una volta estin to il feuda lesimo. le antiche relazioni tra il signore e il vassallo persero la loro portata po liti ca ma conservarono la loro realti'l nel mero i'1mbit o cie l lavoro: e tale continua a restare a volte in alcune regioni. in alcuni Paesi. perfino in questa ultima tene brosa decade di fin e secolo e millennio. Ne lla prospelti va dell o Stato monarchico. con qualcosa cl i aristocratico e qualcosa cli democratico. previsto eia san Tommaso. 1· ari stoc raLia è partec ipe del potere reg io come la mog lie lo è de l potere del marit o all'interno della famigl ia. Tocca ad essa. con quell · az ione moderatri ce propria dell' ist inro materno. far giungere al padre - nel nostro caso, al Re - la commossa conoscenza cli questa o quell a necess ità dei fi gli : cioè elci poveri . elc i piccoli. dei bisognosi che si trovino nell' ùmbito de ll'influenza benefattri ce cli una nobil e casata. ottenendo il rimedi o corrispondente dato da l padre con animo disposto all a benevolenza. In questa stessa prospettiva. così come all a madre spetta aprire il c uore dei fi gli a questo o que ll 'ord ine ciel padre. alla nobiltà spetta di sporre 1·animo de ll e classi subordinare a una fili ale ubbidienza ai decreti ciel Re.
APPENDICE Ili
182
6. Aristocrazia politica Fino ad ora abbiamo parlato de ll' aristocrazia considerata come classe sociale in se stessa. Passiamo ora a considerare la missione del la classe ari stocratica nel la vita politica e sociale del Paese. Alle persone alle qual i questi insegnamenti sembrino eccess ivamente conservatori o perfino reazionari , causeranno fo rse gradevole sorpresa le parole con le quali viene abbordato nello schema il tema dell ' aristocrazia politica:
··caristocra:ia sociale !ta 1111afi111:io11e da smlgere direua111e11te e i111111ediata111e11te presso in popolo. ··Ma. in 1·irt1ì della legge 11at11ralc. smlgerà se111pre 1111a .fi111:ione politica presso il potere. partecipando del potere a beneficio del popolo". Dopo aver fato ri fe rimento di passaggio al governo ··cosiddetto 111isto. nel quale hanno 1111a.fi111:io11e la 111011arc!tia. /' aristocra:ia e il popolo .. , essendo "la miglior.forma di gm·erno secondo il pensiero cattolico··, lo schema conti nua:
"L'aristocra:ia. situata tra /'autorità s11prc111a, ossia lo 111011arc!tia nel suo senso filosofico - goi·cmo di 11110 solo - e il 1>opolo. è elemento di nwdera:ione . di 1·al11ta:io11e. di rn111i1111ità e di unione" . In questa prospettiva: "I)
la 111011arc!tia sen:a aristocra:ia co11d11cefacil111e111e al/'assol11tis1110.
"2) il popolo sen:a aristocra:ia 11011 è popolo ma ,nassa. " J) /' aristocm:io
difende lo 1no11orc!tio e la 111odera.
"4) /'aristocra:ia è lo testa del popolo. la sua ed11rntrice. /'orienwtrice delle sue energie. "5 ) /'aristocra: ia sen:o il 1>01,olo è oligorc!tia. cioè il prii-ilegio odioso di 11110 casta nella società'" .
7. Missione sociale moderna dell'aristocrazia Lo schema elenca po i alcune caratteristiche che devono trovarsi nella moderna aristoc razia:
"Moderatrice del 1>otere: consigliera: rnnoscitrice dei hisogni del 1101,olo: difensore del popolo clifimtte al/'011/orità suprema : cc/11catrice del 1>01Jolo: ordinatrice e orientatrice delle alli1·i1cì popolari: orientatrice di 111ui i ritrm ·ati della tecnica e del progresso sociale a i·antaggio. specialmente. delle classi 11i1ì hisognose". Quest ·elenco non è esausti vo . Sembra che sia stato fatto con !" intento cli ev itare che !"ari stocrazia venga accusata. come fre4uente111ente accade. cli essere una classe minoritaria monopo lizzatrice dei vantagg i a scapito del popo lo. Infatti. lo schema segnala. fin dall"ini zio. la tendenza dell"aristocrazia alla perfez ione in tutte le cose. per amore della Perfezione asso lut a che è Dio. Ciò la spinge ad esse re una pol enle forza propul siva de l prossimo ve rso tutt e le forme cl i pe rfezion e ( innan zitutt o le perfezioni della virtù . ma anche que lle del talenlo. del buon gusto. dell a cu ltura. dell" istru zione .. . e perfino dell a tecnica). Questa propensione si rea lizza anche per
L 'ARIST OCRAZIA NEL PENSI ERO DI UN CARDI NALE
183
mezzo del decomm della vita, di arti , arredamenti, dimore. ornamenti , etc. Tutto ciò deve diffondersi nell'intero corpo sociale, elevandolo man mano che l' ari stocrazia si eleva come tale. Ora, affinché quest'azione di elevazione si realizzi adeguatamente medi ante l'aristocrazia, così come è stata descritta, è necessario precisare che i suoi membri sono quei " migliori" la cui presenza nel potere come dirigenti della nazione costituisce l'aristocrazia in quanto fo nna di governo. Queste considerazioni fanno vedere quanto la fo nna di governo sia in funzione delle condizioni , soprattutto relig iose e morali . ma anche di altre. del corpo sociale.
8. La nuova aristocrazia Lo schema parla anche cli ciò che chiama la "11110\'a aristocra:ia". Se ci vuol fare un ' idea esatta sul necessario ma prudente rinnovamento delle ari stocrazie. una metafora che può descri verlo con una prec isione quasi completa è quella della sosituzione dell ' acqua in certe piscine. In queste, l' acqua si rinnova incessantemente, ma in modo così graduale da essere quasi impercettibile a quanti cerchino di osservarla. Si tratta nondimeno di un vero rinnovamento, in cui tuttavia la massa cli acqua è ben lung i dal fluire rapidamente. e ancora meno con prec ipitazione torrenziale. impetuosa. si direbbe ri voluzionaria. "U na prec isione quasi completa ... abbi amo eletto poco fa. ma tuttav ia non compl eta. Il fatto è che nella pisc ina il rinnovamento. per quanto lento possa essere. mira allo svuotamento dell'intera massa cli acqua. Quanto al rinnovamento de lla nobiltà. non è esattamente questo che si deve desiderare. Al contrari o, quanto più questo rinnovamento sarà lento. tanto meglio sar~1. Infatti la nobilti1. per sua propria natura, è talmente legata alla trad izione, che l' ideale sarebbe che il maggior numero possibile cl i famig lie nobili si mantenessero nel corso dei secoli. indefinitamente: a condizione però che tale conservaz ione non fosse a bene fi cio di elementi sc lerotizzati. morti . mummificati. e quindi incapaci cli una partec ipazione valida all "ininterrotto di venire dell a stori a. Questa metafora corri sponde a ciò che al riguardo è stato eletto nel presente libro. 1 "Essendo /'aristocra:ia elemento necessario di 1111a società hcn costituita . se111hrn 11at11ralc, come princiJJio prntico. clte si sa/i·ino le aristocrn:ie storie/te. le quali 11or111a/111e11te co11sen ·a110 grandi 1·irt1ì. e clte allo stesso tent/}{) si creino altre aristocra:1e. "Caristocrn:ia 11011 p11à essere clti11sa. Un'aristocrn: ia clti11sa clil'enra 11110 casto. che è /' antitesi del/' aristocm:ia . poiclté la casll/ come raie 11011 conosce il /}l'incip io della carità. e/te ci /'anima clel/'arisrocrn:ia. "Purtroppo. 11011 poclte ,·o/te il 1·im s mo11clc11w. infi'ltl'llnclosi negli 0111/Jicmi aristrocl'lltici. li trasf'orma in ceffhic chiuse. "Il gl'llncle proh/enw modemo. in questo Clii/I/Hl . è op/Jt111to quello di resra11rare le classi arisrocratiche e creare 111101·efom1e cli aristocro:ia" . I ) Cfr. Capitnlo VJl. lJ. cd è: in pie na ,i111n11i.1 con qua1110 è ,cri110 a pmpm, iln 11L·ll'npcra c i1a1a ckl rnrdinak Hc'JTc•ra Oria.
APPENDICE III
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Ne viene una domanda: se un ·aristocra zia è decaduta, e se i suo i membri non sono più i mig liori. ma i peggi ori. che rare '? Sarebbe necessario creare nuove c lass i ari stocratiche senza dimenti care cl i fare il possibile per ri abilitare l 'aristocrazia ant ica. Resta però ben chiaro che. se questa non si lasc ia ri sanare. conviene non curarsene più. Se l'aristocrazia degenera. spetta al corpo soc iale generare un·a1tra so luzione. che lo far~t cercando - il più delle volte i stinti vamente e consuetuclinariamente - l 'appoggio deg li c lementi sani che lo compongono. Dic iamo " istintivamente". perché in situazioni cli emergenza come questa, il buon senso e le quali1~1del popo lo cli solito possono più che i progetti. sebbene talvo lta brillant i e seducenti. cli sognatori o burocrati costruttori cli " paradis i" e '·ut opie". Questi progetti. non avendo base nell a realtà. il più de lle vo lte generan o sol o fallim ent i e delusioni.
Ma se per caso nell 'ari stocrazia non es istono "migliori". e non v ' è nel popo lo chi vog lia assumere. in v irtù del principi o cli sussicl iarieti1. la mi ss ione cli fare eia propulsore verso l 'alto: se nel lo stesso c lero si manifesta analoga carenza. sembra sorgere un problema: quale forma cli govern o può dunque ev itare la rov ina cli tale soc iet[1 o nazione'? Per risolvere il problema, alc uni hanno escogitato so luzioni po litiche in virt ù dell e quali un governo. ipoteticamente composto da uomini buon i. ri esca a ri so lvere la grand e questione quasi meccanicamente. e dall' estern o verso l'interno. in un corpo soc iale che non sia i n buone condizioni. Ora. quando l 'intero corpo soc iale non è in buone cond izioni. il problema è puramente e semp licemente in so lubile e la situazione si presenta di sperata. Q uanto più si cerca di ri sanarla. tanto piL1 essa si aggrov ig li a nelle proprie complicazioni. acce lerand o così la fin e. L e situazioni di sperate sono risolu bili solo quando un pugno di uomi ni cli fede. sperando contro ogni speran za - rnnrrn S/JC/11 in S/}('171 cU'didir (Rom. I V. 18 ). elogio fa tt o eia san Paolo alla fccle cli A bramo-continua tenacemente a sperare: ossia quando an ime piene cli fed e ri corrono umilmente e insi stentemente all a Provv idenza per 011enerne un intervento sal vatore. " E111irrc S/Jirir11111 11111111 er creuh1111r11r. cr renm·uhis facic111 fcl'/'oc" - Inviate il vostro Spirito e tutt o sarà creato. e rinnove rete la facc i a della terra (A ntifona dell a l'esta di Pentecoste) . Senza di c iò. è vano attendersi la sa i vena cli qua lsiasi forma d i governo . cli soc ietà e di econom ia. "Nisi D ollli1111.,· c11sfr)(licris cfriwfc'111.ji·11srrn 1·igilar qui c11s/1)(/if ea111" !S e il Si}.!norc non custod isce l a c i11 ~1. in van o vi !!. ila la sentinella! (Ps. CXXV I. I ). ~
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Il sostanzioso schema sull' ari stocra.1. ia che abbiamo commentato. trailo da lla signifi cativa ope ra elaborala a c ura del cardinal e Herrcra O ria. fini sce con k seguenti considerazioni : "Dire d1111q11e che nu111u 1110 a11in1c' arisrocntrichc ai 110.,1ri giorn i. significo dire che 111m1ca 1111a classe che si clc,·i sulle altre 11cr nascita. c11lr11ra. ricclw::u. 11w i1111011:ir11rro 11cr 1·imì cri.1ric111e e 1Je1· la suo 111isaiumlio illi111ira1a. "U11'o ri.1·rocm: iu .1e1i:o risnrn a/Jho11do11rc, rfi 1·in1ì crisr ic111l' pc'1ferrc, l' .frmna .1·c11:/t c·o11re1111ro. storia scn: u ,·i ra. isrir11: io11c socio/e cle1·(l(l11ru.
L'ARISTOCRAZIA NEL PENSIERO DI UN CARDINALE
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"Il suo a111ore. il suo spirito e la s110 ,•ilo drmwuw essere lo spirito. lo carità e lo rifa di CrisfO.
"/11so111111a. sen:a pe1fe:io11e cristiana ,·i saranno aristocra:ie clifallo e di apparen:a. 111a 11011 arisrocra:ie a11re11ric/Je di 01Jere e cli diriuo". Prendendo nel loro senso proprio e naturale queste ultime parole de llo schema. il lettore si rende conto che esso esprime un giudizio sull ' ari stocrazia ciel tempo in cui fu pubblicato dal cardinale Herrera Oria: " ...manca 11110 classe elle si e/eri sulle altre per nascita ...... Cioè. in concreto. l'ari stocrazia cli quel tempo non adempiva quell a mi ss ione, vale a dire la sua mi ss ione. Se lo schema avesse contenuto un elogio senza ri serve al i 'aristocrazia del suo tempo, non c'è dubbio che sarebbe stato bersagliato da accuse d i unilateralit~1. po iché. si direbbe. l'ari stocrazia ha rimarchevo li qualitù. ma anche gravi difetti . Ora, quest'ultimo giud izio pecca di unil ateraliti1. ma in senso opposto. Per onorare la verità stori ca. bi sogna dire che. se l' aristocrazia degli anni Cinquanta presentava numerosi difetti . è impossibil e negare che aveva anche rilevanti qualità.
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Allocuzioni di Pio XII al Patriziato e alla Nobiltà Romana A llocuzione del 8 gennaio 1940 Un duplice clono sul principio del nuovo anno il Patriziato e la Nobil 1i1 Romana hanno vol uto ollrirCi ne ll'adunarsi intorno a Noi: il graditissimo dono della loro presenza e insieme il clono elci filiali aug uri. ad orni. come cli un fiore. de ll'a11cs1a10 de lla tradi zionale fcdel1i1 alla Santa Sede. di c ui. d ilett i Fig li e Fig lie. sono state una prova novel la k: de vote cd e loquent i parole 1cs1è pronunziate dall'i nsigne vostro in te rprete. presentancloCi così una ben desiderata occasione di con ferma re e crescere da parie Nostra al vostro illustre ce to !'alla stima. in che questa Sede Apos tolica lo ha ,empre tenuto. nè mai ha cessato di dargliene aperta dimo,1ralionc. In tale ,I ima vibra la storia de i secoli pa,sali. Tra coloro c he in questo momento Ci fanno corona. non pochi portano nomi che da secoli s'intrecc iano con la storia di Roma e del Papa to . ne i giorni luminosi e o,curi. ne lla g ioia e nel dolore. nel la g loria e ne ll'umiliazione. sostenuti da que ll'intimo senti me nto erompente dalle profonditit di una fede col , angue e reditala dagli avi. sopravv ivente a tulle le pro ve e le tempeste e. pure ne i pas,eggeri 1ravia111en1 i. pronta a rinve ni re il ,e111icrn vcr,o la casa dcl Padre. Lo splcndorc c la grandeaa de lla C i11ù eterna riflc11e c rifrange i ,uoi rag.g. i , opra le i'amigl ic de l Pa1ri1.ia10 e de lla Nohi ll i1 romana. I nomi dei vo,1ri antenati stanno indclcbilme111e inc isi ncgli annali di una , 1oria. i cui fa11i pe r molti ri , p~·11i hanno avu to gran pan c ne lle orig ini c nc llo wolg i111e1110 di tanti popoli de ll'odierno mondo civ ile. Che. se. ,cn1.a il nome di Roma e de lle , ue nobili pro,apie. non , i potrehhc scrive re la ,toria profana di moltc na1.ioni e regni e corone imperiali. i nom i del Pa1ri1i a10 e de lla Nobi llù romana ritornano ancor piL1 ,ovcnt e ne ll a , 1ori a del la Chiesa di Cri , 10. la quale a,,urge a più a lla gra nde11a. vincc111c ogni gloria na1u rale c politica. ne l ,uo Capo visi hi -
le. che. per ben igna di sposizione ciel la Provv ide nza. ha la sua sede sulle sponde del Tevere. De lla vostra fcde ltù al Pon1ifica10 romano e de lla continuitù che vi onora come appannagg io glorioso de lle vostre Famiglie. No i vediamo intorno a Noi. coi Nostri occhi. in questa elclla accolla. quasi una vive nte immagine. ne lla presenza simultanea di Ire generazioni. In que ll i Ira vo i. che po rtano la fronte incorniciala cli neve o cli argento. Noi salutiamo i moll i meriti acquistati ne l lungo adempimento del dove re. che. come trofei di vittoria. sictc qui venuti a deporre per farne omaggio a l solo ve ro Signore e Maestro. in visibi le cd e terno. Ma i piL1 di vo i C i stanno in11a111.i baldi de l fiore della giovinezza o de ll o splendore della virili1i1. con que l vigo re di energi e tisiche e morali c he vi fa pronti e de,idernsi di dcdicarc le vos tre forze all'a va11za111e1110 e alla difesa di ogni buona causa. La nostra predi lc1ionc però va e si china verso la innocc111a se rena e sorriden te dei piccoli. ull imi ve nuti in quc,10 mondo. in cui lo spirito del Vangelo Ci fa ravv isare i fortunal i primi ne l regno di Diu: nei quali amiamo l'ingénuo ca ndore. il fulgore vivo c puro dei loro sguardi. rilksso angelico de ll a Iimpi dc1.1:a clcllc loro anime. Sono innocenti. all'apparen1.a inermi: ma ne ll' i11can10 della loro i11 genui1 ù. che piace a Dio 11011 meno che ag li uomin i. celano un'arma che sanno gii1 maneggiare. comc il ginvallL' David la sua fionda: la IL'llera a rma del la preghiera: me ntre pure nella fare tra della loro vo lu111 it. ancora fragil e ma giù Iibera. se rbano una freccia mcraviglio., a. futuro e ~icu ro ,1rumen10 di villoria: i I sacrificio. /\ que,10 rigoglio di varie etù. che Noi godi,11110 d i rirnrni,cerL' in voi . l'c dc li cu~IOLli di 1ratli1i u11i ca vallcre,c hc. Noi 11011 dubitiamo. an1i ,iamo an 1ic ipa1amen1e ,icuri. c he il nuovti an no ri ~pn1Hlcrii
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buono e cris1ianamenIe felice. Giacchè pur sollo i l velo opaco in cui il futuro lo involge. voi pronti lo ricevete dalle mani del la Provv idenza. come uno di quei pli chi sigi Ilati. portanti un ordine di virtuose e sante lo1te della v ita. che !"o ffic iale. in v ia per una missione di fiducia, ri ceve dal suo capo e non deve aprire se non nel corso del suo cammino. Giorno per giorno. l dclio. che vi concede di cominciare questo anno novello nel Suo serv izio. ve ne scoprirù i I segreto: e voi non ignorate c he tutto ciò che vi apport erà questa successione ancora misteriosa di ore. di giorni e di mesi. non avverrà se non per volere o con la permissione di quel Padre ce leste. la cui provv idenza e il cui governo del mondo mai non s' inganna o fall isce nei suoi disegni . Potremmo però Noi dissimularvi che l"anno nuovo e i nuovi tempi. che esso apre. recheranno pure occasioni di con trast i e di sforzi e. vog liamo sperare. anche cli meriti e di vi ttorie? Non vedete come. poichè la legge dell" amore evangelico è stata disconosciuta . negata e oltragg iata. imperversano oggi in alcune part i ciel mondo guerre. - da cui la misericordia divina ha finora preserv ato 1•11alia - . nelle quali si sono vedute intiere c ittà trasformate in c umuli di fumanti rovine e pianure maturanti copiose messi i n necropoli di straziali cadaveri? Erra. soli laria per vie deserte. nc ll"ombra di nubiIosa speranza. I imida. la pace: e sulle sue tracce e sui suoi passi. nel mondo antico e nuovo. uomini . a lei amici. la vanno cercando. preocc upali e pensosi cli ricondurla in mc,.zo agli uomini per v ie giuste e solide e durevoli. e cl i preparare. in uno sforo fraIcrno d "i nlcsa. !"arduo compito delle necessari e ricostruzioni 1 In quesI·opcra di ri rnslru zioni voi . dilc1t i Figli e Figl ie. polrete avere parte imporlante. G iacc hè. se è vero che. la socieIà moderna insorge contro l "iclca e conlro il nome stesso cli una c lasse privilegiala, non è men vero che. al pari delle società ani iche. anche essa non polrà far a meno di una dasse laboriosa e. per c iò stesso. par1ccipanIe ai circoli dirigenti. Spett a dunque a voi di mostra re
francamente che siete e intcncleIe essere un ceto volon leroso ed att ivo. Voi lo avete de l resto ben compreso. e i li gli vostri ancor più chiaramente lo comprenderanno e vedranno: nessuno va le a sottrarsi al la legge originale e universale del lavoro. per svariato e moltepl ice che sia e appaia nelle sue forme clell"i ngegno e della mano. Onde Noi siamo sic uri che la magnanima vostra generosità saprà far proprio questo sacro dovere non meno coraggiosamente. non meno nobilmente che i vostri grandi obblighi di cr istiani e cli gentiluomi ni . discendenti come siete di avi . la cui operositù esaltano e tramandano all"età nostra tanti stemmi marmorei nei palazzi dell" Urbe e de lle terre c1 ·1talia. Vi è. del resto. un pri vilegio che nè il tempo nè gli uomini varranno a rap irvi. se voi stessi. non più meritandolo. non consentite a perderl o: quel lo cl i essere i m igliori. gl i ··optimates··. non tanto per la copia delle ricchezze. il lusso del le vesti. lo sfarzo elci pal azi . quanto per la i ntegrità dei costumi. per la rettitudine del v ive re religioso e civ ile: i l pri vilegio cl i essere patri zi. ··patricii"". per le eccel se qualilù della mente e del cuore: i l priv ilegio infine di essere nobili. ··11ohilcs ... va le a di re uomi ni. il cu i nome è degno cli essere conosciuto e le azioni di venir citate ad esempio cd emulazione. Per voi. i n tal guisa operando e proseguendo. sempre pi L1ri splenderà e continucrù la nobiltù avita: e dalle mani sIanche dei veg l iardi a quelle vigorose dei giovani trapasscrù la fi accola della virtù e dell"azione. luce si lenziosa e calma cl i Iramonti dorati. che si ravv iva in nove le aurore a ogni nuov a generazione. coi lamp i di una fiamma cli aspirazioni generose e feconde. Tali sono. diletti Figli e Figlie. i voti che innalziamo a Dio per voi. pieni di lìcluciosa speranza. mentre. come pegno delle pii:, elette grazie celesti. impart iamo a lutti e a ciascuno di voi. a tutti i vostri cari . a tutte le persone che avete nella mente a nel cuore. la Nostra paterna A postolica Benedizione (Disn1ni e Radir1111es.rnggi cli S11a Sm11i1cì Pio Xli. Ti pografia Pol iglotta Vaticana. 8/1/1940. pp. ---17 1----17-h
Allocuzione del 5 gennaio 1941 Fonte di intima e patern a gioia al Nostro cuore. clilelti fig li e fi gl ie. è la gradit a vostra corona intorno a Noi . sul l"apri rsi del nuovo anno. non meno gra ve di trepidi ori zzont i cli quello testè tramontato. convcnuli rnme sieIe a porgerCi auguri fil iali colla voce clell"esimio voslro interprele. le cu i clevnIe cd eleva le espressioni danno alla consona e; con~cn-
ziente vostra preserv a un pregio e un afetto a Noi particolarmente cari. Nel patri 1.iato e nella nobilt~, romana Noi ri vediamo ed ami amo una s-:hiera di tigli e di fi glie. il cu i vanto è il vinrn lo a la fedeltà avi ta ve rso la Chiesa e il Romano Pontefice. i l cui amore per il Vica rio di Crisi o erompe dal la pro fonda rad ice della l"cde. nè vie ne meno rer vo lgere di
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anni e cl i vicende variam i coi tempi e con gl i uomini. In mezzo a voi Ci sentiamo pili roman i per la consuetud ine de lla vita. per l'aria che abbiamo respirato e respiriamo. per il medesimo cielo. per il medesimo sole, per le medesime rive del Teve re sulle qual i posò la Nostra culla. per quel suolo sacro fin ne i riposti aditi de lle sue viscere. donde Roma trae per i suoi fig li gli auspici cli una eternitit che s'inciela. È un fatto che Cristo Nostro Signore. se elesse. per conforto dei poveri. cli ve nire al mondo privo cli tu tto e di crescere in un a fami glia cli semplici operai . volle tuttavia colla sua nascita onorare la più nobi le ed illustre delle case cli Israe le . la discendenza stessa di Davicl. Perc iò. fedeli allo spirito di Colui. del quale sono Vicari. i Sommi pontefic i han no sempre tenuto in alta considerazione il Patri ziato e la Nobilti1 romana. i cui sentimen ti cli inalterabile attaccamento a questa Sede Apostolica sono la parte più preziosa della creclitù ri cevuta da i loro avi e che essi stessi trasmetteranno ai loro figli. Di questa grande e miste riosa cosa che è 1·crccliti1 - vale a dire iI passaggio in una stirpe. pcrpelllantesi di generazione in genera zione. cli un ricco insieme cli beni materiali e spirit ua li . la continuitù d i un medesimo tipo fisico e morale conservantesi da padre in fig lio. la tradi zione che unisce attraverso i secoli membri di una medesima fam igl ia cli questa crcditù. diciamo. si può senza dubbio travisare la vera nalllra con teorie materiai istc. Ma si può anche e si deve considerare una tale rcalt i1 di così grande importanza ne lla pienezza della sua veritù umana e soprannaturale. Non si negherùcertamc ntc il fatto di un sostratto materiale alla trasmissione elci caratteri ereditari: per me rav igliarsene. bisognerebbe dimenticare la un ione int ima della nostra ani ma col nostro corpo. e in qua le larga mi sura k stesse nostre at1i vitù più spiritual i siano di pendenti dal nostro temperamento fisico. Perc iò la morale cristiana non manca di ricordare ai ge nitori le gravi responsabi li tù che loro spettano a tale riguardo. Ma quel che più vale è la creditù spirituale. trasmessa non talllo per mezzo di questi misteriosi legam i del la genern1.ionc materiale. quan to con 1·ai.ione pe rmanente di que11·amhien1e privi leg iato che cost ituisce la fam ig lia. con la lenta L' profonda forma1.ione de lle ani me nell'atmosfera di un focolare ricco di alte trad izioni intellettuali. morali. e sopra1tut10 cristiane. con la mutua infl uen1.a fra co loro che dimorano in una medes ima casa. inrluen;a i cui benefici e ffe tti si prolungano ben al di
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lù deg li ann i della fanciullezza e della gioventù . sino al termine di una lunga vita. in que lle anime e lette. che sanno fondere in se stesse i tesori di una preziosa ereclitit col contributo de lle loro proprie qualitit ed esperienze. Tale è il patrimonio. sopra ogni altro pregevole. che. illuminato da una fede salda. vivi licato da una forte e fedele pratica della vita cristiana in tutte le sue esigenze. eleve rù. affi neri1. arricchirù le anime de i vostri figli. Ma. come ogni ricco patrimonio. anche questo porta con sè stretti doveri. tanto più stretti. quanto più esso è ricco. Due sopratt utto: I) il dovere cli non sperperare simili tesori. di trasmetterli intatti. accresciuti anzi. se è possibile. a coloro che ve rranno dopo cli voi: di resistere pe rc iò alla te ntazione d i non vedere in essi che un mezzo di vi ta più foci le. più piacevole. pili squisita. più raffinata: 2) il dovere cli non riservare per voi soli que i beni . ma di fame largamente profittare coloro che sono stati meno favoriti dalla Provvidenza. La nobi ltit de lla bene ficenza e della virtù. diletti figli c fig lie. è stata essa pure conquistata da i vostri maggiori. e ne sono testimoni i monumenti e le case. gli ospizi. i ricoveri. gli ospedali di Roma. dove i loro nomi e il loro ricordo pa rl ano de lla loro provvida e vigi le bontit verso gli sventurati e i bisognosi. Noi ben sappiamo che nel patri ziato e nella nobilti1 romana non è venuta meno. per quant o le facoltit cli ci asc uno lo permettono. questa gloria e gara cli bene. Ma nella presente ora penosa. in cui il cielo è turbato da vigi late sospettose noti i. l'animo vostro. mentre osserva nobi lmente una seri eti1. vorremmo anzi dire una austeri tù cli vita. che esclude ogni leggerezza e ogni fri volo piacere. incompatibi li per ogni cuore gentile collo spettacolo cli tante soferenzc. sente ancor più vivo l' impulso della cariti1 operosa che vi sospinge a crescere e mol tipl icare i meriti g iù eia voi acquistati nel sollievo de lle miserie e della povcrtit umana. Quante occasioni vi porge rù il nuovo an no. che ini zia nuovi cimenti cd eve nt i. di far ciel bene non solo dentro le pareti domesti che. ma anche fuori! Quanti nuovi cam pi di soccorso e di aiuto! Quante scerete lacri me eia asciuga re' Quanti dolori da leni rc 1 Quante angust ie fisiche e morali da sollevare' Quale sia per esse re il corso ckll 'anno testè cominciato. è segreto e consiglio cli Dio. sapiente e provvido. che governa e gu ida il cammino del la ~ua Chiesa e del genere umano ve rso quel termine. ove trionfano la sua misericordia e la sua l:(iusti zia. Ma la Nostra brama. la Nostra preghiera. il Nostro augurio è la giuslél e du revole pace e la tranquilli tù
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ordinata del mondo: la pace che rallegri tutti i popoli e le nazioni: la pace che. richiamando il sorriso su tutti i volti. susciti nei cu ori !"inno della più alta lode e riconoscenza al Dio cli pace che adoriamo nel la culla cli Betlemme. In questo Nostro voto. di letti fig li e figlie. è anche un auspicio cli anno non fortunoso. ma fortunato per tutti voi. la cu i gradita rresenza Ci offre la immagi ne cli ogn i eti1 umana. che sotto la prote zione divina si avanza nel sen ti ero della vi ta e fa del le v irtù private e pubbliche la miglior lode dei suoi passi. Ag li anziani. custodi del le nobi li tradizioni fami liari e lumi di saggia esperienza ai minori: ai padri e alle madri. maestri ed esempi di v irtù ai figli e alle ligl ie. ai giovani che crescono puri. san i . operosi. nel timor santo di Dio. alle speranze della famigl ia e della diletta Patria: ai piccol i che sognano i l futuro delle loro imprese nei moti e nei giunchi della loro fa11ciull e1.Za: a voi tutti che go-
dete e par1ecirate della comunanza e della gioia familiare. Noi porgiamo un paterno e vivo augurio che risponda al desiderio di ciascuno e di ciascuna di voi. rncmori che tutte le nosIrc brame sono sempre vagl iate e pesate da Dio sulla bilancia ch:I nostro maggior bene. sulla quale spesso ha minor peso ciò che noi chiediamo cli quello che Egli ci concede. Ta le è la preghiera che per voi . in questo inizio ciel nuovo anno. d ietro i cui impenetrabi li veli regna. governa cd opera I ·al ta Provvidcn1.a che impera con amore sullo uni verso e sul mondo degli eventi umani. d ev iamo al Signore. invoca ndo sopra di voi !"abbondanza dei celest i favori. mentrc. lidando ncll" immcnsa bonti1 divina. a tutti e a ciascuno di voi. ai vostri cari e a quanti ave te nella mente e nel cuore . i mpartiamo la Nost ra paterna Apostolica Bened izione <Discorsi e l<udionu•ssap.,i.:i di Sua Sa11IiI1ì Pio Xli. Tipografia Pol iglotta Vaticana. 5/I/I9-l l. pp. 363-366).
Allocuzione del 5 gennaio 1942 I voti augural i. che il vostro illustre in terprete. diletti fig li e fig lie. con parola elevata C i ha presentati , vogliono. nel vostro pensiero. sopra ogni cosa man ifestare quel fili ale a11accamento alla Sede Apostol ica. che anima la vost ra fede ed è la g loria più bel la del Patri ziato e del la Nobi lti1 romana. Noi con grand ·animo e altament e ve ne ringraz iamo: c la corri spondcn1.a dell"amore Nostro meritamente ri vcrsa i Nostri vo ti ~udi vo i e sulle vostre fam iglie. affine di attc~tarv i ancora una volta. per così vi v i sent imenti della vostra Iradi1.ionalc fcdcltù al Vicario di Cristo. la No~tra grata e particolare aflc1.io11e. Quc~to filiale e pa terno incontro nel la casa del Padre comune. ~e 11011 è primi zia. 11011 può neppure esser ,cemato del la sua dolce1.1.a e ciel suo gradi mento dall"impero del la consuetudine. com e il ritorno delle fe~te 11atal i1.ie non ne diminuisce la rei igio~a lei i1.ia. ni:: le aurore del nuovo anno offu~cano 1· ori1.1.011Ie del le speranze. 11rinnova rsi della ~aera gioia dello spirito 11011 ~omiglia forse al ri nnove llarsi del g iorno. dcll"anno. della natura·' Anche lo spirito ha il suo rinnovamento e la ~ua rinascita. oi rinasciamo. noi ri viv iamo. com memorando i mi,teri della nostra fede: e nella grolla di Bct lemmc ri adoriarno il Bambino Gesù. Salvatore nostro. luce e so le nuovo del mondo. come sui nost ri altari ~i rinnova il perenne Calvario di un Dio croci fi~so e morente per amor nostro. Voi. ri cordc111do i vostri avi. qua,i li rivivcte: e i vo, lri av i rivivono nei vo~lri nomi e nei tit oli L·he vi hanno
lasciati dei loro meri ti e delle loro grande1.1.c. Non sono forse due parole grav i di glori a e ricche di senso: PaIri:ia10 e Nohi/1à di questa !<01110. il cu i nome va rca i ~ecol i e splende sul mondo qua le ~igillo d i fede e di v..:ri ti1 scesa dal ciclo per sublimarvi 1·uomo? Umanamente il nome di PaIri1-ia10 romano r ievoci in noi il ricordo di quelle antich..: gc' ll/c's . le cui origini ,i perdono fra le nebbie della leggenda. che però 11..:lla chiara luce dell a storia appariscono quali menti e volonI~1 fa11rici essen1.iali della potenza e d..:l la grand..:1.1.a romana ai t..:mpi più glorio,i d..:lla Repubbli ca ..: dell"lmpero. quando i Ce~ari nei loro coma ndi non ponevano in luogo della ragione J"arhitrio. Uomini rudi. i più antichi. tull i penetra ti del ,c11Iimento d..:i destini dcli" U rbe. identi fi canl i i loro proprii intere~,i con quelli della co"I pubblica. perseguen ti i loro vasti e ardit i disegni con una co,t,1111.a. una perseveran,a. una sagge; 1.a e un ·energ ia che giammai non si sme111i vano: cs,i eccitano anch..: ogg i 1·,1111111ira1io11e di chiunq ue richiami alla mentc la ~toria di quei 'L'l'oli lontani . Erano i I1utri's e i loro di,L·cndenti ... l'aIu•.1 nTI<' uh /,onori'. I1u1r1•1·iù1111' 11mg1•11ii'.1 t'ort1111 U/1/)('//ati .. (Li1·. I. I. c. X n. 7). i quali al patri1.ial(1 del ,anguc "Ipe,·ano congiungere la nobil tà dt>lla ,apien1,1. del \'alorc L' dcli.i virtù rer un propo~ito e un prnce,so di u111qui~ta del mondo. L'i1L· Dio. con tro il loro pL·nsi..:ro. avrebbe un giorno. nel ~uo eterno crn1, ig lio. tramutato in preparalo e aperto ca mpo di lolle e di, ittoriL'
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sante pe r gli e roi elc i suo Vange lo. me ntre cieli' Urbe avrebbe fatto la Roma delle genti credcnt i in Cristo. elevando sopra i muti ricord i dei Pontefici Masssimi ciel paganesimo. il pere nne pontificato e Magistero di Pietro. Oncl'è che cristianame nte. soprannaturalmc ntc. il nome di Patrizato Romano sveglia nel nostro spirito pensie ro e visione di storia ancor più grandi. Se il termine di patrizio. pa1rici11s. nella Roma pagana . significava il fa tto di avere degli a ntenati . cli appartenere. non a una di sce ndenza di grado comune. ma a una classe plivilegiata e dominante: nella luce cri stiana pre nde aspetto più luminoso e risuona più profondo. in quanto associa l'idea di superioriti1 sociale a quella di illustre patcmi tit. Esso è un patriziato de lla Roma cristiana. che ebbe i suoi fu lgori più alti e a nti chi. 110 11 giù nel sangue. ma nella clign iti1 di protellori di Roma e de lla Ch iesa: /}{/f/'Ìl'i11s Ro11w1101w11. titolo portato da l tempo degli Esarchi di Ravenna fino a Carlomagno e ad Enrico lii. Armati difensori de lla Chi esa ebbero pure i Papi attra ve rso i secoli. usciti dalle famiglie ciel Patrii.iato romano: e Lepanto ne segnò ccl eternò un gran nome nei fasti della storia. Oggi. d iletti fig li e figlie. il Patrii.iato e la nobi ltit romana sono chiamati a difendere e protegge re 1·011ore de lla Chiesa con l' arma del decoro d i una vi rtù morale. sociale e religiosa. che splenda in mez1.o al popolo romano e inna111.i al mondo. Le ineguaglianze soc iali. anc he que lle legate alla nasc ita. sono inevitabili : la natura benigna e la benedi zione di Dio all"umanitit il luminan o e proteggono le c ulle. le baciano. ma 11011 le pareggiano. Gua rdate pure le sucictit pili inesorabilme nte livellate. Nc~s un ·arte ha mai potuto ope rare tant o che il fi glio cli una gran Capo. di un gran conduttore di foll e. rc~tas~e in tutto nel medesimo ~lato di un osc uro cittad ino pe rduto fra il popolo. Ma ~e tali ine lultabili di spa ritit pm., 0110 paganamc lll~' apparire un·inlkssibilc conseguc111.a del con flilto delle fori.e sociali e della pnte11n1 acquisi ta dagli uni sugli alt ri. per le leggi c icche c he ~i ~,imano reggere l'allivitit umana e met te r capo al tri onfo degli uni. come al sacrificio degl i altri: da una mente invece cristianam ente i~tru ita ed cducata c~se 11011 po~sono considerarsi se non quale di ~pm i1io 11e voluta da Dio con il mcde~imo con~iglio de lle i11eguag lia111.e nell" int erno de lla lamiglia. e q uindi dc~t inate a un ire magg iorme me g li uomini tra loro nel viagg io della vita pre,ente ve rso la patria del cielo. gli uni aiutando g li al tri . a que l modo che il padre ai uta la 111adrc e i fi gli. Che se quc,ta concc;ionc pate rna della ~u pc-
193 rioriti1 sociale talvolta. per l"urto de lle passioni umane. sospinse gli animi a dev iazioni nei rapport i de lle pe rso ne cli rango pili elevato con quell e cli condizione più umile. la stori a clcll"ùmanitù decaduta non se ne meraviglia. Tal i deviazioni 11011 valgono a diminuire o ad offuscare la vcritù fondamentale che pe r il cri stiano le di suguaglianze soc iali si fo ndono in una grande famiglia umana: che quindi le relazioni fra ranghi e c lassi ineguali hanno eia rimanere governate eia una proba a pari giusti zia. c. ad un tempo. animate cli rispe tto e cli affezione mutua. che. pu r senza sopprimere la clispariti1. ne scemino le distanze e ne temperino i contrasti. Ne lle famig lie verame nte cristiane non vediamo noi fo rse i più grandi fra i patrizi e le patrizie vigili 1.: solleci ti cli conse rvare verso i loro domestici e tutti quelli che li circondano. un comportam ento. conse nta neo senza dubbio al loro rango. ma scevro d i og ni sussiego. atteggiato a benevole nza e cortesia cli parole e cli mod i. che dimos trano la nobi ltìt cli c uori i quali vedono in essi uomini. frate li i. cristiani come loro. a sè uniti in Cristo coi vincoli de lla caritit'? di quella cariti1. c he anche nei palazzi aviti. fra i grandi e gl i umili. mass ime nelle ore cli mc~ti zia e cli do lore che non è mai c he manc hin o quagg iù. conforta. sostiene. allieta e aclclolciscc la vita'! Voi. diletti fi gli e fig lie. come Patri 1:iato e Nobi ltit romana. voi in questa Roma. ne l centro della comu niti1cri~tiana. nella Chiesa Madre e Capo di tutte le Chie~c del mondo caltolico. intorno a Colui che Cristo ha stabilito Suo Vicario. Pad re cornunc di tutti i fede li : voi sictt: po,t i dalla Divina Provvide n1.a in alto. pe rchè la vostra digniti1 rifulga in facc ia al mondo. nella dcvo1.ione alla Sede cli Pietro. quale esempio di vi rtù civile e di grandcu.a cristiana. Se ogn i pre minenza sociale trac seco uffici e doveri. quella che per mano di Dio vi è toccata in ~orte . domanda eia vo i. specialme nte ne lla grave e tempestosa ora che volgL·. - ora opaca delle di~cordi c e delle fie re contese c ruente umane. ma che chiama a preghiera e a pe11ite111.a. le qua li trasformino L' correggano in tutti. più confo rme alla legge div ina. il costllmc della vita. come cc ne ammon iscono fuori di l)gni dubbio le prese nti angu, tic e 1·i11ce rtc1.1.a dei futuri pe ri coli - domanda. d ic iamo. da vo i una pie ne1.1.a di vita cristiana. una irrep re n~ihilc e austera Cllndotta. una l"edcltit a tutti i Vllstri dove ri di fami g lia. a tutti i vostri obbli ghi privat i e pubblici . che mai lllln ,i , mcnt i,num. ma ri~plendano vivamt'nte e c hiaramente agli occhi di quanti vi guardano e ,·i mirano. ai qual i voi dO\ e te nei vo~tri atti e ne i ,o~tri pa~,i. L'llll la
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verace v ia per avanza re nel be ne. moslrarc c he il mi glior orname nlo del Patriziato e della 1obilt;t romana è !"ecce llenza della virtLJ. Mentre penanlo all"umile e po vero Bambino Gesù. cli proge nie regale. umanalo Re degli angeli e degli uomini. c hiediamo che vi sia di guida nel compimenl o della missione a voi assegnala. e vi illumini e fon ific hi con la sua grazia. vi impar1iamo con effusione di c uore. dile11i tigli e fig lie. la noslra pa1crna Apostol oca Benedi zione: la qual e in1c nd iamo che si cs1enda e rimanga su tulti i vostri cari. in
modo speciale su quelli. che sono lo111a11i eia voi. che per I·adempimc1110 del dovere si trovano esposii a peri coli. cui vanno inconlro con valore pari alla nobi ll it del loro sangue: che so no forse di spersi. fe riti. prigionie ri. Questa benedi zione scenda e sia pe r voi balsamo. conforto. proiezione. auspicio dei più ele11 i e abbonclallli favori e aiu1i ce lesti. e per il mondo inqui elo e sconvol10 speran za cli 1ranquill i1ù e di pace! (Discorsi e Radiomessaggi di Sua Sa111i1à Pio Xli. Tipografia Poliglolla Ya1icana. 5/ 1/ 1942. pp. 345-349 ).
Allocuzione del 11 gennaio 1943 Ai fervidi a uguri. dilc11i figli e figlie. c he !"alta parola del vos1ro illus1re in1erpre te Ci ha prese n1a1i in nome vos1ro. come polrebbero non rispondere i voti che Noi innalziamo a Dio pe r vo i'! Noi proviamo. in qucs10 momcn10. non vinte dalla tris1eza dcll"ora prcsc111c. una soave consolazione. una g ioia profonda. pe rchè nelle voslre persone vediamo in qua lc he modo rappresenlala davanl i a Noi llllla la Nos1ra d ile na Roma. A così cmi ne nie staio la disposizione della di vina Provv idenza vi ha nel corso della sloria e le val i: vo i ne ave1c coscienza e ne conce pile al 1cmpo slcsso una lcgi11ima alle rczza e un sc111 ime nto di grave responsabili1ù. Per privilegio cli nascila il consig lio d ivino vi ha collocali come una cill ù sopra un mon1c: non potete quindi rimanere nascos1i (Cfr. Mallh. 5. 1-1 ): vi ha poi destinali a vive re in pie no secolo vcn1csimo. prcscn1emc n1c in giorni di s1rc11c1.a e di angosce. Se voi sie1c ancora si1ua1 i in alto e clall"allo dominale. no n è più al modo dei vostri antcnali. Quegli avi vostri. climorallli nelle loro rocc he e nei loro cas1c lli isolali. diffic ili di accesso. formidabili di guardia. - torri e manieri sparsi pe r 1u11a l1alia. compresa la regione romana. avevano l:t un rifugio conlro le inc ursioni di ri vali o di 111alfa11ori. lit organ i1.1.a vano la difesa armala. di l:t di sce ndevano a comhallcre nl'l piano. Anche voi . loro nipoli. 1rae1e a voi gli ~guardi cli coloro che sian no giù nella valle. Con,ide rale nella slo ria i grandi nomi. que lli che vo i portale. re~i famosi per valore mii ila re. pe r , crvig i , ocial i di og ni lode e vantagg io. per 1e lo relig io~o. per s,tnlil ft: qual i e qua111e aureole ùi gloria li cingono! Il popolo li ha L·a11ta1i cd e~a l1a1i cllll la voce elc i , uni ,crili ori e dei ~uni poeli. co n la mano dei , uoi ar1i~1i : ha giudicalo pe rù anc he. e g iudica 1u11ora. con irnrlacahilc , cv(:ri1it. talvo lta fino all"i ng iu~1i1 ia. i Imo e rrori e le loro co lpe. Se llL' ce rcale la L·ag ione . la 1rovcrc1c nc ll"a l-
10 uffici o. nel loro posto cli responsabili1ù c ui non si addi cono. non che cadu te o mancan ze. nemmeno una ones1it comune o una semplice e o rdinaria 111ecliocri1it. La respunsabilitit che voi. clile11i figli e figlie. e in ge neral e la nobillit porla cli fronle al popolo. non è oggi cli mollo minor peso che quella gravallle giù sugli anl enat i dei secoli trascorsi. come con ogni chiarezza la storia insegna. Se osse rviamo infalli i popoli. che un 1empo professavano un it i e concordi la fede e la civ illit cris1ia11a. noi vediamo al presen1e vas1i campi cli rovine re ligiose e morali. onde assai rare sono le regioni dcll"an1ico occide n1c crisliano. in cui la valanga dello sco11volgi111en10 spirituale 11011 abbia lascialo 1raccc della sua de vas1azione. un giù che 1u110 e 1u11i ne siano rimasii 1ravol1i oc! oppressi: an1.i non dubi1 iamo cli alTc rmarc c he raramc nle ne l corso dei 1cmpi la vivaci1:1e la fermeza della fede . la dedi zione a Crislo e la pron1eaa a di fe nde re la sua causa furono nel mondo callolico così ape ne. 111anifes1e. fon e come sono ogg idì. 1an10 che per vari aspe11i se ne po1re bbe far quasi un paragone coi primi secoli della C hiesa. Ma. a paragone slcsso. apparisce altresì il rovescio de lla meda glia. Il frnnlc crisi iano urta anche ora cont ro una eiv illit non crisliana. an1.i nel caso nos1ro - c ciò aggrava la si1uazione al confronlo elci primi ,ecoli dc! Cri s1iane~imo - conlro una ci villit che si è allonlanala da Cris10 . Queslo scri stia11amc n10 è oggi co~ì po1e111e e audace c he !orna 1roppo , pess(l clillicile ali ·almosfera , piri1uale e reiig iosa di espande rsi c di man1e11crsi elc i lull o libe ra e immune del , uo ali10 ve lenoso. Con vie ne 1u11,1via ric(lrdarc che 1alc cammin o ve r~o la incrcdu li1ù e la irrelig ione ebbe il suo pun10 di par1c n1a 11011 dal bass(l. ma da11·a110. vale a dire da Ile cla,~i d irigcn1 i. da i celi elevai i. dal la nobi llit.
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da pensatori e filosofi. Non intendiamo qui di parlare - notale bene - di tulla la nobiltit. e ancor meno della nobiltit romana. la quale largame nte si distinse pe r la sua fedeltà alla Chiesa e a questa Sede Apostolica - e le e loquenti e fi liali espressioni. che abbiamo testè udite. ne sono una novella e luminosa prova - ma. in generale. del la nobiltà in Europa. Negli ultimi secoli non si rileva forse nell'occidente cristiano una evoluzione spirituale. che. per così dire. ori zzontalmen te e ve rticalmente. in larghezza e in profondità. sempre pii:1 veni va demolendo e scalando la fede. conducendo a quella rovina. che presentano oggi molt itudini di uom ini senza religione od ostili al la religione. o almeno an imati e traviati eia intimo e malconcepito scelticismo verso il soprannaturale e il c ri stianesimo? Avanguardia di questa evolu zione fu la cosicletta Ri forma protestante. nelle cui vicende e guerre una gran parte della nobiltà europea si staccò dalla C hiesa ca11olica e se ne appropriò i beni. Ma la incred ulità propriamente si diffuse nei tempi c he prececle11ero la rivoluzione francese. GI i storici notano c he l'ateismo. anche sotto la lustra cli dei smo. si era allora propagato rapidamente nell' alta societù in Francia e altrove: credere in Dio creatore e rede ntore era divenuto. in quel mondo dedito a tutti i piaceri dei sensi. quasi cosa ridicola e disdi cevole a spi riti colti e avidi cli nov iti1 e di progresso. Nella magg ior part e dei "salon i" delle più grandi e raffinate dame. ove si agitavano i pili ardui problemi cli religione. di filosofia. di politica. le1te rati e filosofi. fautori d i do11rine sovvert it rici . era no conside rati come il più bello e ri cercato ornamento cli que i ritrovi mondani. L'e mpietù e ra d i moda nell'alta nobiltà. e gli sc rilt ori più in voga ne i loro attacchi contro la rel ig ione sarebbero stati meno audac i. se non avessero avuto il plauso e l'incitament o della soc ietù più elegante. Non giù c he la nobi ltà e i filosofi si prnpones~ero tulli e direttame nte come scopo lo scristianamento delle masse. Al contrario. la religione avrebbe dov uto rimanere per il popolo semplice. come mezzo cli gove rno in mano dello Stato. Essi però si se nti vano e stimavano superi ori alla fede e ai suoi prece11i mora li : politica ben presto c.limostrata~i fune~ta e di corta ved uta. anche a chi la considerasse dall'aspetto pura mente psicologico. Con rigore cli logica. poten te ne l bene. terribile nel male. il popolo sa tirare le c:onseguenze pratiche da lle sue osserva1.ioni e dai suoi giudizi. fo ndati o errone i che ~iano. Prendete in mano la slOria della civiltù negli ult imi due seco li : essa vi rale~a e di111os1ra quali danni alla fede e ai costu111i dei popo li abbiano prodolli il
195 catti vo esempio che sce nde dall'alto. la frivolezza religiosa delle classi elevate. l'aperta lolla intellettuale contro la veritù rivelata. Ora che cosa conviene ded uJTe da questi insegnamenti del la storia? Che oggidì la salvezza deve prendere le mosse di lù. donde il pervertimento ebbe la sua origine. Non è per sè diffic ile di mantene re nel popolo la religione e i sani costumi. quando le classi alte lo precedono col loro buon esempi o e c reano condizion i pubbliche. che non rendano grave olt re misura la formazione de lla vita c ri st iana. ma la promuovano imitabile e dolce. Non è forse tale anc he il vostro oflicio. dile11i figli e fi glie. che per la nobi lt:1 delle vostre famiglie. e per le cariche che non cli rado occupate. appartenete alle classi d irigenti? La grande missione. c he a voi. e con voi a non pochi altri. è assegnata. - d i cominciare c ioè con la rifor111a o il perfezionamento della vita pri vata. in vo i stessi e nella vostra casa. e di adoperarvi poi. ciascuno al suo posto e per la sua parte. a far sorgere un ord ine crisi iano nella vita pubblica. - non per111c11c d ilazione o ri tardo. Missione q uesta nobil issima e ricca di promesse. in un momento in cu i. come reazione contro il 111a1crialismo devastan te e avv ilente . si viene rivelando nelle masse una nuova sete dei valori spirituali. e contro la inc rcduli ti1 una fortissima ape rtura degli animi verso le cose religiose: mani festazioni le quali lasciano sperare esse re ormai superato e oltrepassa to il punto più profondo del decadimento spirituale. A vo i quindi spella con la luce e 1·a11ra1tiva de l buon esempio. elcva111esi sopra ogni mediocri tù. non meno che con le opere. il vanto cli coll aborare affinchè que lle iniziative e quelle aspirai.ioni di bene re ligioso e sociale siano condotte al loro fe li ce acle111pimcn10. Che dire del la e rticacia e de lla potenza d i quei ge nerosi del vost ro ceto. che. penet rali de lla grancleza della loro vocazione. hanno ded ica to piena111en1e la loro vita a spa rgere la luce della veritù e de l bene. di quei "grands scigneurs dc la piume ... come sono stat i ch iamati. gran signori dell'azione in1clle1tualc. morale e religiosa? La Nost ra voce non potrebbe troppo elogiarli: hanno l'alta lmle di buoni e fedeli servitori de l Maestro divino. che metlono a eccellente frutto i tale nt i loro affida ti. Ci piace di aggiunge re c he l'ufficio della nobi ltù non ha da restar pago d i risplendere alla maniera di un faro. che fa luce ai naviga nti. ma non si muove. La vostra dignit ù è pur que lla cli stare in vcclell a. da ll 'alto del la montagna su c ui siete collocati. sempre pronti a spiare nel bas~o piano tutte le pene. le soffcre 111e. le ang.ustit:. per scendere ~ollcciti a
DOCU MENTI I
196 sollevarle come pietosi confortat ori e soccorritori. In questi te mpi calamitosi. qual e campo si offre alla dedi zione. allo zelo e alla caritù del Patriziato e della Nobiltù 1 Quali e quanti esempi cli virtù eia illustri casati vengono a conforta re il Nostro cuore 1 Ce rto. se la responsabilitit davanti ai bisogni è grande. l'azione cli chi vi si sobbarca. quanto è pili grave. tant o è più gloriosa: anche voi sarete in ta l guisa cli più in piL1 pari al l' altezza ciel vostro grado . perchè il Padre celeste. che vi ha in modo part icolare dest inati ed elevati ad esse re rifugio. lume . soccorso nel mondo in affanno. non manchc rit cli largirvi in abbondanza e sovrabbonda nza le grazi e per corri spondere degnamente alla vostra alta vocazione. Sì. un 'alta vocaz ione è veramente anche la vostra. nella quale spiri to cristiano e condi zione sociale si uniscono e v·invitano a far rifulgere quella bon1i1effusiva di se stessa. che vi acquista e cumula meri ti e gratitudine presso gli uomini. ma meriti più
grandi e nobili presso Dio. giusto rimuneratore ciel bene c he. fallo al prossimo. è eia Lui ri tenuto come fallo a Se stesso. Non cessate pe rtanto di adoperarvi affinchè per la generosa azione vostra non solo si onori il benefico vostro nome. ma il popolo esalti nel cristianesimo che anima la vostra vita. ispira la vostra atti vitit e vi eleva a Dio. E eia Dio. clilelli figli e figlie. invocando ogni fa vore celeste sull e vostre fami glie. sui vostri bambini dall'ine ffab ile sorri so. sui giovi netti dalla se re na adolesce nza. sui baldi giovani dal conhclcnte ardire . sugli uomini maturi dal viri le proposito. sui vegliardi dai sapienti consigli . c he allietano e sostengono gl · insigni vostri casati. e specialmente sui cari e valorosi assenti. uggcllo elci vostri ansiosi pensieri e ciel vostro particolare affcllo. o i v1 impartiamo con tulla l"effusione clcll'anirno la Nostra paterna Apostolica Be nedizione (Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio Xli. Tipografia Poliglot1n Vaticana. 11 / 1/ 1943. pp. 357-362).
Allocuzione del 19 gennaio 1944 Non fu vostro pensiero. clilelli fig li e figlie. che le presenti prove. le quali inte rrompono e perturbano iI quie to andamento della vita familiare e sociale. dovessero impedirvi cli venire. come gli altri ann i. ad offrirCi con fi liale devozione l'omaggio elci vostri auguri. Questo periodo tragico e doloroso. pieno di ansie e di c ure. impone gravi doveri e provved imenti e proposit i per la ricostituzi one del la umana societit al cessare e tranquillar~i. in un pacifico domani. dell'immane cataclisma mondiale. Giammai le preghiere non sono ~late più necessarie: giammai i voti più opportuni. No i vi ringraziamo. con pie no affello dell'animo ostro. di quelli c he Ci ave te pre,e ntati pe r la voce del vostro illustre interpre te . e ancor più del cnnrnrso di inte nt i e di azio ni. che siamo sem pre sic uri di trovare in voi. Quando la casa è in fiamme. una prima sollec itudine fo chiamare al soccorso per spegne re il fuoco: ma dopo la rovi na conviene riparare i danni e rial1.are 1·ectificio. Noi assisti amo oggigiorno ad uno dei più grandi incendi della storia. ad uno dei più profondi sconvolgimenti politici e sociali seg nati negli anna li del mondo. ma al qua le sta per succede re un nuovo ordinamento. il cui segre to è ancora ce lato nel consigl io e nel cuore cli Dio. prov vido reggitore del cor,o degli even li umani e del loro concludcr~i. Le cose te rre ne ,corrono come un fiume ne lI ·al veo del te mpo: necessariament e il pa,sato cede il posto e
la via al1·a vvcnirc. e iI presente non è c he un istante fugace che cong iunge l'uno con I·a lt ro. E un fallo. è un moto. è una legge: non è in sè un male. li ma le sarebbe. se questo presente che dovrebbe essere un llullo tranquillo nella continuitù de lla corre nte. di ve nisse una tromba marina. sconvolgendo ogni cosa come tifone o uragano al suo avanzarsi. e scavando con furioso di strugg imento e rapimento un abisso tra ciò c he fu e ciò c he deve seguire. Tali ,balzi di sordinati. che fa la storia ne l suo corso. costituiscono allora e seg nano ciò che si chiama una cri~i. vale a dire un passagg io pe ricoloso. c he può far capo a salveua o a rovi na irreparabile. ma la c ui solu1.ione è tutlora avvolt a di mi stero ent ro la cal igine clc llc forze contrastanti. Chi be ne considera. , tudia e pondera il pa,~ato a noi più vicino. non può negare che il ma le compiuto sare bbe stato evitabile e la crisi possibile a ~congi urar,i. gra1.ie ad un procedime nto normale. in cui ciascuno avre bbe adempiuto decorosamente e coragg iosa me nt e la mis,ione assegnatag li dal la Provv iden1.a di vina. La societit umana non è forse. o almeno non dovrebbe essere. simile ad una macchina bene ordinata. d i cui tulli gl i organi concorrono a li 'ai.inne armonica dell"insiernc· 1 Ognuno di essi ha il proprio ufficio. ognuno deve applica r,i al mi glior progresso dc li" organismo sociale. deve ce rcarne il perfc1ionamento. secondo le proprie for1.c e la propria
DOCUME NTI I
virtù. se veramente ama il suo pross imo e tende rag ionevolmente al bene e al vantaggio comune. Ora quale parte è stata commessa in modo speciale a voi. d iletti figli e figlie? quale uffic io vi è stato partico larmente attribuito? Precisamente que llo cli agevolare questo svolg imento normale: quello che ne lla macchina presta e compie il regolatore. il vo lano. il reostato. che partec ipano all'atti vità comune e ricevono la loro parte del la fo rza motrice per assicurare il movimento cli regime clell'apparecchio. ln altri termini , Patriziato e Nobiltù. voi rappresentate e contin uate la tradizione . Questa parol a. ben si sa. suona sgrad ita a molti o recchi: essa spiace a buon diritto. quando è pronunciata eia certe labbra. Alcuni la comprendono male: altri ne fan no il carte ll ino menzognero del loro egoismo inatti vo. In tale drammatico dissenso ed equi voco. non poche voci invidiose. spesso ostili e di catt iva fede. più spesso ancora ignoranti o ingannate. vi interrogano e vi doma ndano senza ri guardo: A che cosa servite vo i'1 Per rispondere loro. conviene prima intendersi sul vero senso e val ore d i questa trad izione. cli cui voi volete esse re principalmente i rappresentanti. Molt i animi. anche si nceri. s 'immag inano e credono che la tradizione non sia alt ro che il ricordo. il pallido vesti g io cli un passato che non è pi ù. che non può più tornare. che tutt'al più viene con ve nerazione. con riconoscenza se vi piace. relegat o e conservato in un museo che pochi amatori o amici visitano. Se in ciò consistesse e a ciò si ri d ucesse la tradi zione e se importasse il rifiuto o il clispreao del cammino ve rso l'a vve ni re. si av rebbe ragione cl i nega rle rispetto e onore . e sarebbero da riguardare con compassione i sognatori del passato. ritardatari in faccia al prese nte e al futu ro. e con magg ior severitù coloro. che. mossi eia intenzione me no rispettab ile e pura. altro non sono che i disertori dei dove ri de ll'ora che vo lge così luttuosa. Ma la tradizione è cosa molto diversa dal semplice att accamento ad un passato scomparso: è tutto l'opposto cli una reazione che diffida cli og ni san o progresso. Il suo stesso vocabolo etimo logicamente è sinonimo di cammino e di avan1.amento. Si noni mia. no n ident itù. Me ntre infa tti il progn:sso ind ica soltanto il fa tto del cammino in avami pas~o innan1.i passo. cercando con lo sg uardo un incerto avvenire: la tradi t.ione dice pure un cammino in avant i. ma un cammi no cont inuo. che si svolge in pari tempo tranquillo e vivace. secondo le leggi del la vita. sfuggendo all'angoscin~a altern ati va: ·•S i je une~~e savait. si vieille~se pou vait 1.. : simile a que l Signore d i Turenne. cli cui fu detto: -- 11 a eu
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clans sa jeunesse toute la pruclence cl· un iìge avancé. et clans un iìge avancé tout e la vigue ur de la jeunesse .. (Fléc hier. Oraiso11 Ji111ehre. 1676). In fom1 de lla tradizione. la giovent ù. illuminata e guidata clall ·espe rienza deg li anziani. si avanza cli un passo più sicuro. e la vecchiaia trasmette e consegna fiduc iosa 1·aratro a mani più vigorose che proseguono il solco cominciato. Come indica col suo nome. la tradizione è il clono che passa cli generazione in generazione. la fiaccola che il corridore ad ogni cambio pone in mano e affida all'alt ro corridore. senza che la corsa si arresti o si rallent i. Tradizione e progresso s · integrano a vicenda con tanta armonia. che. come la tradi zione senza il progresso contraddirebbe a sè stessa. così il progresso senza la tradi zione sarebbe una impresa temerari a. un salto nel buio. No. non si tratta cli risalire la corrente. di indietregg iare verso fo rme cli vita e cli azione cli et;1 tramontate. bensì. prendendo e seguendo il meglio de l passato. cli avan zare incont ro all ·avvenire con vigore di immutata giovinezza. Ma così procedendo. la vostra vocazione splende gi;1del ineata. grande e labori osa. che dovrebbe meritarvi la riconoscenza cli tutti e rendervi superiori alle accuse che vi fosse ro rivolte dall'una o dall'altra parte. Mentre voi mirate provv idamente ad aiutare il vero progresso verso un avvenire più sano e felice. sarebbe ing iust izia cd ingrati tudine il farvi rimprovero e segnarvi a disonore il culto de l passato. In studio de lla sua storia. I".1more delle sante costumanze. la feclc ltù irremovibile ai principi eterni. Gli esempi gloriosi o infausti cli coloro. che precedettero l'etl1 presente. sono una lezione e un lume dinanzi ai vostri passi : e g i;1 fu eletto a rag ione che gli insegnament i de lla stori a fanno clell'uman it;1un uomo sempre in cammino e che mai non invecchia. Voi vive te nella societù moderna non quasi come emigranti in paese straniero. ma come benemeriti e insigni cittadini. che intendono e vog liono lavorare e collaborare coi loro contemporanei. affine cli prepara re iI risanamen to. la restaurazione e il progresso de l mondo. Vi sono mali della societù. non altri menti che degl i ind ividui. Fu un grande avvenime nto ne lla storia della medicina. quando un giorno il celebre Laennec. uomo cli genio e cli fcdc. chino ansiosamente sul petto dei ma lati . armato de llo stetoscopio da lu i in ven tato. ne faceva l'ascolta1.ione. distinguendo e interpretando i più legge ri soffi. i fenomeni acustici appena pe rcetti bili dei polmoni e del n 1ore. on è forse un a l'u 111ione ~uciale di pri m ·or-
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dine e di alto inte resse quella di penetrare in mezzo al popolo e d i ascoltare le aspirazioni e il malessere dei conte mporanei . di sentire e d iscernere i balliti dei loro cuori. cli ce rcare rimedio ai mal i comuni. cli toccarne del icatamente le piaghe per guari rle e salvarle dall' infezione. possibile a sopravve nire per difello cli c ure. schivando di irritarle con un conta no troppo rude? Compre nde re, a mare ne lla cariti1 d i C ri sto il po po lo del vostro tempo. dar prova coi fatti di questa compre nsione e cli ques to am ore: ecco l'arte e il modo di fare quel ma ggior bene c he è da vo i. non solo di re11am ente a coloro c he v i stanno intorn o . ma in una sfera quasi senza limiti. allorc hè la vostra esperienza di vie ne un benefi cio per tulli. E in qu es ta mate ria q uali magnifi che lezioni danno tanti nob il i spi riti arde nte mente e alacremen te tesi a diffondere e susci tare un ordine soc iale cristian o! Non meno offensivo per voi. non meno dann oso per la socie tà. sarebbe il pregiudizi o mal fondato ed ingiusto. il quale non dubi tasse di fa r c rede re e insinuare che il Pat ri ziato e la Nobi lt ù ve rre bbero me no al proprio onore e alla cl ig nitù de l proprio grado col tene re e pratica re fun zioni cd uffici che li me ttessero al fianco dell'atlivit/1 generale. È ben vero c he in tempi an tic hi l'esercizio delle professioni non si reputava ordinariame nte degno de i nobi li. ecce11uata que lla de lle armi: ma a nche allora non pochi cli loro. appena la difesa a rmata li rendeva libe ri. non esitavano di darsi ad opere d' imelle tto o al lavo ro delle loro man i. Oggidì poi. ne lle mutate conclil'.ioni politiche e sociali. non è raro d i trov are nom i di grandi fami g lie a~soc iati ai progressi della scienl'.a. dell'agricoltura. de ll'i ndustria. de lla pubblica amministrazione. del governo: ta nto piÌI perspicac i o~se rvatori del presente e sic:u-
ri e ard iti pionieri dell'avvenire. quanto più con mano salda stanno fermi al passa to. pronti a trarre vantagg io dall'espe rie nza dei loro antenati. presti a guardarsi dalle ill usioni o dag li e nori. c he furono gii1 cagione cli molti passi fal si e nocivi. Custodi come volete essere de lla vera tradizione . che onora le vostre famigl ie. spetta a voi l' ufficio e il vant o di contribuire alla salvezza della co nvivenza umana. preservandola sia dalla ste rilitù a cui la condannere bbero i contemplatori ma linconici troppo gelosi ciel passato. sia dalla catastrofe a cu i l'avvierebbero e la condurrebbero i temerari avventurie ri o i profeti allucinati di un fallace e menzognero avvenire. Ne ll'opera vostra apparirit sopra d i voi e in voi quasi l'immagi ne della Provvidenza d iv ina. c he con fo rza e dolcezza dispone e di rige tulle le cose verso il loro perfezionamento (SafJ. 8.1) finchè la folli a dell'orgoglio umano non inte rvenga ad attrave rsare i suoi di segni. se mòre pe rò c1·a1tra parte superi ori al male. al caso e alla fort una. Con tale azione voi sarete anche preziosi collaboratori dell a Chi esa. che. pu r in mezzo alle agitazioni è ai conrlitti. no n cessa cli promuovere il progresso spi ri tuale dei popoli . cillà di Dio sulla te mi che prepara la cittù etern a. Su questa santa e feconda vostra missione. alla qual e. ne siamo sicu ri. continue rete con fermo proposi10 a corri spondere. ope rando co n zelo e con dedizione. in questi gio rni gravosi più che mai necessari. imploriamo le p iù abbonda nti gra1.ic celc,ti. mentre cli gran cuore impartiamo a voi e alle vostre care fa mi glie. ai vicini e ai lontani. ai sani e ai mala ti. ai pri gioni eri. ai dispersi. a coloro che si tro vano esposti ai più acerb i dolori o pericoli. la Nostra patema Aposto lica Bencdil'.ione (Oisrnrsi e l?adio1111's.wggi di Suo S11111i1tì Pio Xli . Ti pografia Pol iglolta Vat icana. 19/1/ 1944. pp. 177- 182).
Allocuzione del 14 gennaio 1945 Ancora una vo lta. di le tti fig li e figlie. in mezzo agl i sconvolgimenti. ai lutti. alle inquie tud ini c1·0gni sorta. che travagl iano la uman a fami glia . voi siete ve nuti acl olTrirCi i devoti auguri. che il vostro illust re inte rp rete Ci ha pre~e ntati con nohiltù d i ~e ntimenti e cle lica1e1.1.a d i espres~ione. Noi ve ne ring ra ziamo di cuore. come anche de lle pregh ie re. con le quali. in un tempo così ag itatn. Ci a~s istete nel compime nto dei frnrnidahi li doveri che g ravano sulle Nmtre debo li ~pa lle. Come dopo tut te le guerre e le grandi calamitù vi ~0110 sem pre piaghe eia ~anarc e rovine eia ripa-
rare: così dopo le grandi c ri si nazionali v i è tulio un ada11amen10 da e llc11uare pe r ri condurre un Paese turbato e danneggiato nell'ordine gene rale . per fare ad es~o rLconqui, tare il posto c he g li spe tta. riprende re il cammino ve rso que l progresso e quel hc ne~serc. che la , ua condil'.ionc e la ~ua storia. i ~uni be ni materi ali e le ,uc facolt:1 spirilllali g li assegnano. Questa vo lta l'opera di re~taur,vionc è incomparabi lmente più vasta. del icata e com ples~a. Non ~i !mila di reint egra re nel la normalitù una sola ai.ione. Il mondo intero. ,i può d ire. è da ri edifi-
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care: l'ordine unive rsale è da ri stabilire. Ordine mate ri ale. ordine intellettuale. ordine mora le. o rdine sociale . ordine internazionale. tutto è da rifare e da rimette re in mov imento rego lare e costante. Questa tranquillitit de ll"ordine. che è la pace. la sola vera pace. non può rinasce re e pe rdurare che a condizione cli far riposare la societit umana su Cristo. per raccogliere. ri capito lare e ri congiungere tutto in Lui: instaurare 011111ia i11 Chrislo (Eph. I. IO): con la un ione ar111oniosa dei membri tra loro e la loro incorpora zione all ·unico Capo che è Cristo (Eph. 4. 15). Ora tutti generalmente amme ttono che questa riorganizzazione non può esse re conce pita come un puro e semplice ritorno al passato . Un simik regresso non è possibile: pur ne l suo moto spesso disordinato. sconnesso. senza unitit nè coerenza. il mondo ha conti nuat o a camminare: la storia non si arresta. non può arrestarsi: essa avanza sempre. prosegue ndo la sua corsa. ord inata e retti linea ovvero confusa e conto11a, verso il progresso ovvero verso una illusione di progresso: nondimeno essa cammina. co1Te. e vo lere semp licemente ••far marcia indie tro... non vogliamo dire per ridurre il mondo alla immob ilitit su posizioni antiche. ma per ricondurl o a un punto d i partenza malaugu ratamente abbandonato a causa di deviamenti o di fabi scambi. sa rebbe vana e sterile impresa. on in c iò consi~te - come mserva111mo 1·anno passato in questa medesima occasione - la vera tradi;,ione. Come non si potrebbe concepire a modo di una ricosti tuzione archeo logica la ricostru;,ione di un ed ificio. che deve servi re ad us i odierni. così essa nepp ure sarebbe possibile secondo diseg ni arbitrari. anche ~e fo~sero teoricamente i migliori e i più desiderabili: occorre tene r prese nte la imprescindi bil e realtù. la realti1 in tutta la sua este nsione. Non intendiamo con ciò di dire che bisogna contentarsi di veder pa~sare la corrente. ancor meno di seguirla. cli vogare ~econdo il suo capriccio. a ri sc hio di la~c iar la barca urtare nello scoglio o precipitare nell"abisso. L"energia elci torrenti. delle cateratte. è ~lata re~a non soltanto inollen~iva. ma utile. fecon da. bene fica. da coloro. che. invece cli reagire con tro cli essa o di cedere. hanno ~apulo dirigerla mi:diante chiu~i:. sbarrame nti. incanalame nti. deri va;, ioni. Tale è t·urricio dei dirigenti. i qual i. con lo ,guardo ri ~~o agli immutahili principi di:ll"opera re umano. debbono ~ape re e volere applica re que,te indefe11ibili norme alle con1ingcn1:e dell"ora. In una ~ocie tit progredita. come la nmtra. che dovrit e~sere re~taurata. riordinata dopo i I grande ca1acli~n1c1. l\1fticio di dirigente è a,~ai vario: diri -
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gente è l" uomo di Stato. d i governo. !"uomo politico: dirige nte l"operaio. che senza ricorrere alla v iolenza. alle minacce. alla propaganda insidiosa. ma col suo proprio va lore. ha saputo acqu istare au1oriti1 e credi to nella sua cerchia: dirigenti. ciascuno nel suo campo. l"ingegnere e il gi ureco nsulto . il diploma tico e l'economista. senza i quali il mondo mate riale. sociale. interna,.ionale. andrebbi: alla deriva: dirigenti il professore universitario. !"oratore. lo sc rillore. che mirano a formare i: guidare g li spiriti: dirigente !"ufficiale. che infonde ne ll"animo dei suoi mili ti il se nso de l dovere. del se rvizio. ciel sac rificio: dirigente il medico nell'ese rcizio de lla sua missione salutare: dirigente il sacerdote che addi ta alle anime il sent iero de lla luce e della sa lvezza. co muni cando loro g li aiuti pe r camm ina rvi e a vanzare sicuramente. Qual·è. in questa moltiplicitit cli direzion i. il vostro posto. il vostro urti cio. il vostro clovc re· 1 Esso si prese nta in un dup lice aspe tto: ufficio e dovere personale. per ognuno cli vo i. ufficio e dove re de lla classe a c ui appartenete. Il dovere persona le richiede che voi. con la vostra virtù. con la vostra appl icazione. vi studiate di divenire dirigenti nella vostra professione. Ben sa ppiamo infatti che la gioven tù odierna elci vostro nobile ceto. consapevole dcli ·oscuro presente e dc ll"ancor pii1 ince rto a vve nire. è pienamente per~ua~a che il lavoro è 11011 solo un dovere sociale. ma anche una garan1.ia individ uale d i vita. E Noi intendiamo la parola professione nel senso più la rgo i: compn.:nsi vo. come avemmo giù ad indicare lo scorso anno: professioni tecniche o lihi:ral i. ma anche attiviti1i1 politica. sociale. occupai.ioni in1clle11 ual i. operi: d"ogni sorta. amm inist ra,:ione oc ulata. vigilante. laboriosa. di:lle vostre sostanze. delle vostre terre secondo i me todi più moderni e più sperimentati cli coltu ra per il bene materiak. morale. ,ociale. ~pirituak. d<.'i coloni o dcli i: popolazioni. c he vivono in e~se. In ciascuna di queste cond i1,ioni voi dove te porre ogni cu ra per ben riu~ci re come dirigenti. sia a causa della fid ucia chc mi:ttono in vo i coloro i qua li sono rimasti fedeli ali..: ~ane e vive 1racli1.ioni. sia a ragione de lla ditlide111a cli molti altri. diflidl'n;,a che \'Oi dovete \'incere. gua dagnandovi la , tima e il ri spi:tto loro. a for1a d i i:ccellere in tutto nel posto in cui vi trovate. 11..-11"a1 1ivi1i1 che e,L'rcita ti:. qualunque ~ia la natura di quel po~tn o la forma di quell"a11i vi1 i1. In che co,a de ve dunqUL' co11'i,tcre que,ta vo,tra eccellen1a di vita e di ai ione. e qua li ,nno i ,uni caratteri principali'' E,~a , i manik~ta innan1 1 tutto 1wlla finite11a
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dcll·ope ra vostra. sia essa tecnica o scientifica o artistica o altra simile. L'ope ra delle vostre mani e del vostro spirito deve avere quell'impronta di sq uis itezza e di perfezione. che non si acqu ista dall' oggi al domani. ma che rifle tte la finezza cie l pe ns iero. ciel sentimento. dell'anima. della coscienza. ereditata dai vost ri maggiori e incessanteme nte fome ntata dall' ideale c ristiano. Essa si palesa altresì in ciò che può chiamarsi l'umanesimo. vale a dire la presenza. l'intervento dell'uomo completo in IUl!e le manifestazioni de lla sua attiviti1 anc he speciale. in tal guisa che la special izzazione de lla sua competenza non sia mai una ipe rtrofia. non atrofizzi mai nè veli la col!Ura general e. a quel modo che in una frase musi cale la dominante non deve rompe re l'armonia nè opprime re la melodia. Essa si mostra inoltre nella dign itù cli tutto il portamento e di tutta la condotta. cl ignit~t però non imperiosa. e che lungi da l dare ril ievo alle distanze. non le lascia. al bisogno. trasparire che pe r ispi rare ag li altri una più alta nobiltù cli anima. di spirito e di cuore. Essa apparisce infine soprattutto ne l senso cli elevata moralitù. cli re ttitudine. cli onest:1. di probitù. che deve informare ogni parola e ogni at to. Una societù immorale o amorale. che non se nte più ne lla sua coscienza e non dimostra più nelle sue azioni la di stinzione fra il bene e il male. che non inorridisce piL1 allo spettacolo della corru,.ione. che la scusa. c he vi si adatta con indifferenza. che l'accog lie con favore. che la pratica senza turbamento nè rimorso. c he la ostenta senza rossore. che vi si deg rada. che deride la virtù. è sul cammino de lla sua rovina. L'alta societù francese ciel secolo decimottavo ne fu. fra molti altri . un tragico esempio. Mai societù non fu pili raffinata. più elegante. più brillante. piu affasc inatrice . I godimenti pili svari at i de llo s pirito. una inte nsa coltura in te llett uale. un'arte fin issima cli piacere. una squisi ta delicate11.a di maniere e di ling uagg io. dominavano in quella soci eti1este rnament e così conesc cd amabi le. ma
ove tutto - libri. racconti. ligure. ,medi. abbigliamenti. acconciature - in vitava a una se11sualiti1 che penetrava nelle vene e nei cuori. ove la stessa infecleltù coniugale non sorprendeva nè scandal izzava quasi più. Così essa lavorava alla sua propria decadenza e correva verso l'abisso scavato con le sue stesse man i. Ben altra è la vera gentilezza: essa fa risple nde re nelle relazioni sociali una umilti1 piena di grandeaa. una cariti1 ignara di ogni egoismo. di ogni ri ce rca ciel proprio interesse. Noi non ignoriamo con qu ale bonti1. dolcezza. dedi zione. abnegazione. molti e specialmente molte cli voi. in questi te mpi d'infini te miserie ed angosce. si sono chi nati sugl·infel ici. hanno saputo irradiare intorno a sè. in tutte le l'onne più progredite e più e fficaci. la luce ciel loro caritatevole amore. E questo è l'altro aspetto della vostra missione. Poichè. nonostante ciechi e calunni osi pregiudizi. nu lla è tanto contrario al sentime nt o cristiano e al vero senso e scopo de l vostro ceto. in tutt i i Paesi. ma particola1111ente in questa Roma. madre di fede e di vivere civ ile. quant o lo stretto spirito cli casta . La casta di vide la societù umana in sezioni o compartimenti separati da pareti impe netrabili. La cava lleria. la cortesia. è d'ispirazione sopratt utto cristiana: è il vi ncolo che un isce tra loro. senza confusion e nè di so rdin e . tu tt e le class i. Lun g i clall'obbligarvi a un superbo isolamento. la vostra origine vi inc lina piuttosto a penetrare in tutti gli ordi ni soc iali. per comunicar loro quel!' amore della perfezione. della coltura spirituale . della di gn itù. que l sentimento cli compassionevole solidarietù. che è il liore della civiltù c ri stiana. ella prese nte ora di di visioni e di odi. quale nobile ufficio vi è stato assegnato dai disegni della Provv idenza di vi na' Adempitelo con tutta la vostra fede e con tutto il vostro amore! Con tale augurio e in attestato dei Nostri paterni voti per l'anno giù cominciato. impartiamo cli cuore a voi e a tutte le vostre famiglie la Nostra Apostolica Benedi zione (/)isc//rsi <' l<rulio111cs.wiggi di Sua Su111ilà Pi// X Il. Tipograi'ia Polig lotta Vaticana. l-+/ 1/ 19-ti . pp. 273-'277).
Allocuzione del 16 gennaio 1946 Negli ann i passati. dilet ti figl i c figlie . - dopo aver patername nte accolto i voti c he il vo~tro illustre inte rpre te è uso di o lTrirCi nella presente ri corre nza in nome vostro. con sì profondo ,entimento e con sì nobili espression i di fede e di filiale clevo1.ione. - Noi siamo stati soliti cli accompagnare i Nostri ri11gra1 iamenti con alcune raccomand ai ioni
suggerite dalle circosta111e cie l mome nto. Noi vi parla va mo. cioè. dei vostri dove ri e de l vostro ufficio ne lla ,ocicti1 moderna. torme ntata e vacillant e: ma necessa ri amente in una maniera alquanto ge neral e. in vista di 1111 avvenire. di cui era ben di !lici le pr..:-vedcre con esat te; 1.a la ,cade111a e 1·a,pctto.
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Senza dubbio esso è oscuro ancor oggi : l' incertezza perdura e l"ori zzonte rimane carico di nubi tempestose: cessato appena il conrlitto armato. i popoli si trovano di fronte a una impresa grave di responsabilitit per le conseguenze che peseranno sul corso dei tempi e ne di segneranno le curve. Si tratta. infatti. non solo per l'Italia. ma per molte altre nazion i. di elaborare le loro costituzioni politi che e sociali. sia pe r crearne una ciel tutto nuova. sia pe r rimaneggiare . ritoccare . mocl ilicarc più o me no profondamente quelle che le reggono. C iò che rende il proble ma anche più arduo è che tutte queste cost illlzion i av ranno un bell'essere diverse e autonome. come autonome e diverse so no le nazioni. che inte ndono cli darsele li be rame nte: esse non saranno pe r ciò (in ratto. se non in diritto ) meno interdipende nti. Si tratta dunque cli un avve nime nto della più alta importanza. cli cui raram ente si è presen tato l'uguale nella storia del mondo. Vi è cli che fa r tre mar le vene e i polsi dei più arditi. per poco c he essi abbiamo coscienza della loro rcsponsabilitil: di che turbare i più chiaroveggent i. prec isamente pe rc hè questi vedono mcglio e più lontano degli altri e. convinti come sono della graviti! clcl1·assunto. comprendono più chiarame nte la necessiti! cli dedicarsi. nella calma e nel raccoglime nto. alle mature rifl essioni ric hieste eia lavori cli così grande po rtata. Ed ecco che. invece. sotto la spinta colletti va e reciproca. l'avvenimento apparisce immine nte : dovrù essere affrontato fra breve: bisogne rit forse in pochi mesi trovare le solu zioni e fi ssa re le determinazioni definitive. che faranno scnt ire i loro effetti sui cl est ini. non cli un solo paese . ma del mondo intero. e c he . una volta prese. stab iliranno rnr~e per lungo te mpo la condizione un ivc r~al e dei popoli. A questa impresa. ncla nostra era di dcmocra1.ia. debbono coopera re tut ti i membri della socictù umana: da una parte. cioè. i legislatori. con qual siasi nome vengano desig nati. a cui ,pctla di del iberare c di trarre le conclu~ioni: dall'altra. il popolo. a cui compe te di far va le re la \ ua volontil con la manifestai inne de lla ~ua opinione e col ~uo diritto d i voto. Anche vui dunque - ,ia che pos~iatte appart enere o no alla futura asse mblea costituen te - avete il vostro uffi cio da compie re. il qual e ~i ese rcita al tempo stesso ,ui legislatori e ~ul popolo. Qual'è questo ufficio? Vi è for~e pi li volte accaduto d'incon trare nel la ch ie~a di S. lgm11.io gruppi di pellegrini e di .. turi~ti ... Li avete veduti arrestar,i. sorpre, i. ne lla vasta navata ce ntrale. lo , guardo teso ve rso la vo lta. in cui Andrea Po110 dipin,e il ,uo stupcfan:nte trion -
fo del Santo . nel la missione affidatagli da C risto d i trasme t1ere la luce cli vina fino agli angoli più ri posti della terra. Nel vede re l'apocalittico crollo cli pe rsonaggi e cli architett ure che si urtavano al cli sopra de lle loro teste. essi credevano sul principio al de lirio cli un folle. Voi li ave1e allora co11ese me111e condott i verso il centro. Man mano che vi si avv icinavano. i pilastri si e rge vano verti calme111e. sostene ndo gli archi c he sali vano nello spazio. e ciascuno dei visitatori. ponendosi sul piccolo elisco circolare che indica nel pavi mento il punto più adatto per l'occhio. vedeva la volta mate riale sparire al suo sg uardo pe r lasciargli contemplare con stupore in quella mirabile prospettiva tutta una visione cli angeli e di san ti. cli uomi ni e di clèmon i. che vivono e si agitano intorno a Cristo e ad Ignazio. nei quali s 'incentra la grandiosa scena. Così il mondo. a c hi non lo guarda che nella sua matcrialit il complessa e confusa. nel la sua andatura disordinata. offre spesso l'aspetto cli un caos. Di mano in mano i bei disegni dei più abili costruttori crollano e fanno credere irreparabili le rovine. impossibile la costitu7.ione di un mond o nuovo in equil ibrio su basi ferme e stabili. Perchè? Vi è in questo mondo una pietra di granito posta da Cristo: su quella pie tra bisogna mette rsi. e volge re in alto lo sguardo: di lit ha origine la restaura1.ione cli tulle le cose in Cristo. Ora Cri sto ne ha ri ve lato il segreto: ..Q11aerite 11rù1111111 reg1111111 Dei l'/ i11sti1iw11 ei11s. l'/ lwff 011111ia adicic11111r rnhis" (Ma11h. 6. ll).
Non si può dunque elaborare la cos1i1uzionc sa na e vitale di al cuna societù o nazione. se i due grandi poteri. il legislatore nel le sue delibera1.ioni e ri,nlu1.i oni . e il popolo nella espressione della sua Iibera opinione e nell'esercizio delle sue attribu,.ioni elettorali. non si appoggiano fe rmamente l'u no e l'altro su questa base per guardare in alto e at lirare sul loro paese e sul mondo il reg no cli Dio. Stanno forse così le cose? Purtroppo. e:..se ne sono ben lontane. c lic assemb lee deliberative. come nella folla. quanti. non dotati di costante equi librio morale. corrono e me nano g li altri al la ve111ura. nel le tenebre. pe r le vie c he conduco no alla rovina! Altri. se nte ndosi d isorientati e smarriti. cercano ansiosamente. o al meno desiderano vagamente la luce. un poco di luce. senza sapere ove sia. se nnt aderire all'un ica --vera luce . che illumina ogni uollln il quale viene in questo mondo.. (/o . I. lJ ). Fs~i la sfiorano ad tigni passo. ,enn1giallllllai ri conosce rla. Pur ,upponendo i melllhri di quelle a,scmhlcc
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competenti nelle questioni cli o rdine temporale. politiche. econom iche. amministrative. molti cli loro sono incomparab ilmente meno versali nelle malerie che riguardano l'ord ine re ligioso. la clourina e la morale c ristiana. la nalUra. i clirilli e la missione de lla Chiesa: a l momento di 1erminare l'edificio. essi si accorgono che nu lla si tiene a piombo . perchè manca la c hiave della volta o non è al suo posto. Dal canto suo. la folla innumerevole. anonima. è faci le ad ag itarsi disordinatamen te: essa si abbandona alla cieca. passivamen1e. al torrenle c he la trascina o a l capriccio de lle corrent i che la di vidono e la trav iano. Una volta divenuta trastullo del le passioni o degli inte ressi de i suoi agitatori. non meno c he del le proprie illusioni. essa non sa pili prender piede sul la roccia e stabil irvisi per formare un vero popolo. vale a dire un corpo vive nte con le membra e g li organi differenziati secondo le loro fo rme e funzioni rispe1 tive. ma tulli insieme concorrenli alla suo alliv itù aulonoma ne ll"ordine e nella u11iti1. G ii1 in altra occasione Noi abbiamo parlato delle condizion i necessarie. acciocchè un popolo sia maturo per una sa na de mocrazia. Ma chi può condu rlo ed elevarlo a quesla maturitù '! Senza dubbio molti inscgnamenl i po1rcbbe la Chiesa a la le rig uardo 1rarre dal lesoro de l le sue cs perie n1.e e del la sua propria azione civ ili zzatrice . Ma la vus1ra presen1.a qui Ci suggerisce una particolare osservaz ione. Per testimonianza della storia. lù ove vige una vera democrazia. la vita del popolo e come impregnala di sane tradizioni. che 11011 è lecito cli abbaltere. Rappresen1an1i di ques1e 1radi1.ioni sono an1. it11t10 le classi cli rige111 i. ossia i gruppi di uomini e donne o le associazioni. c he danno come suo l dirsi. i I 10110 nel villagio e nella c i1ti1. nella regione e 11ell 'in1cro paese. Di qui. in 1u1ti i popol i civi li . l"csis1e111.a e l'influsso d'isti1u1.ioni emine ntemen1e ari~tocraliche ne l senso pili alto de lla parola. come sono la lunc accademie di vasla e ben meritata rinoma111a. Anche la nobi lt i1è del numero: se111.a pretende re alcun privilegio o monopolio. es~a è o dovrebbe essere una cli que lle is1i 1u1.ioni: isti tu zione 1rad i1.ionale. fo ndata sulla continuit il cli un'antica educai.ione. Ceno in una ~ocietù democrat ica. quale vuol e~~ere la moderna. il ~emp liL·e titol o della nasci ta 11011 è più sutlici cnle ad acquistare auto rit il L' credito: per conse rvare quindi degnamen te la vo~tra elevata cond i1io11e e il vos tro g rado sociale. an1i per aumentarlo e inal1arlo. voi dovete e~snc vera1ncn1c una (;lite. dove te ademp ire k condi 1ioni e corri-
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spondere all e esige nze indispensabili nel tempo in cui ora viv iamo. Una ailc? Voi potete ben esserla. Avete dietro cli voi tulio un passato cl i tradi zioni secolari. che rappresentano valori fondamentali per la sana vita cli un popolo. Fra queste trad izioni. cli cui andate giustamente alteri. vo i contate in primo luogo la re ligiosi tù. la fede cattolica viva e operante. La storia non ha forse giù crudelmente provato c he ogn i umana socic1:1 seni.a base re li giosa corre fatalme nte alla sua dissoluzione o liniscc nel terrore'! Emuli de i voslri antenati. voi dovete dunque ri fulgere innanzi al popolo con la luce della vostra vi ta spirituale. con lo splendore della vostra inconc ussa fcdeltit verso Cristo e la Chiesa. - Fra que lle tradizi oni annoverale a ltresì l'ono re inviolato di una vii a coniugale e ram i liare profondamente c ri stiana. Da lulti i paesi .almenoclaque lli clella civiltù occidentale. sal e il grido cli angoscia de l matrimonio e della famiglia . cosi straziante che non è possibile di non udirlo. Anche qui con tutla la vostra condoua me ttetevi alla lesta del movime nto cli riforma e cli reslaura zionc elci focolare domestico. - Fra le stesse trad izioni computal e inoltre quella di esse re per il popolo. in tulle le funzioni de lla vita pubblica a cu i potreste essere chiamat i. esem pi viventi d'inflessibile osservanza del dovere. uomini impar1.iali e dis interessati. che. libe ri da ogni disordinala brama di ambii.ione o di lu cro. 11011 acce ttano un pos to se 11011 per servire la buona causa. uomin i coragg iosi. non timid i nè pe r perdita cli favore dal I·alto. nè pe r minacce dal basso. - Fra le medesime tradi z ioni ponete infine que lla di un calmo e u1\ta11tc allaccamcnto a tutto c iò c llL' I ·cspcrie111.a e la storia hanno convalidato L' consacrato. quella di uno spirito inacct:~sihilc all'agita1.in11c irrequicla e alla cicca bramosia di 11ovi1i1 che carattcriaano il nostro tempo. ma insie me largame nte ape rto a tutte le ncces~i t/1 sociali. Fortemen te convinti che soltanto la dottrina de lla Chiesa puù portare efficace rimedio ai mal i presemi . abbiate a c uore di apri rie la via. se111.a rise1va o di i'lidc111c egoistiche. con la parola e con l'ope ra. in particolar modo costi tue ndo ne ll'ammini ~1 ra1.io11e elci vo~lri beni veri mode ll i di a1.ie nde dal lato tanto eurnomico che ~llL'ialc. Un veru ge ntiluomo non pre~ta mai il ~uo concm~o a intrapre,e. che 11011 po,~llllO so,tencrsi e prosperare ,e non L'Oll danno lkl l1L·nc comune. con de trimento o con la rovina delle per., one di condi 1ione mode~ta. Al cuntrario. egli porrù il ~uo \anto ne ll'e~,ere da ll a parte dei piL·L·oli. dei deboli. del popolo. di co loro che. c,crci tando un onc~to 1nc,t ierc. guadagnano i I pane col •;udore
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della fronte. Cosi voi sarete veramente una élite: così compire te il vostro dove re relig ioso e cristiano: così servirete nobilme nte lddio e il vostro Paese. Possiate . diletti fig li e figlie. con le vostre grandi tradizioni. con la cura ciel vostro progresso e della vostra perfezione personale . umana e c ristiana. coi vostri servigi amorevoli . con la caritù e la sempli cità de lle vostre relazioni con tutte le classi sociali. aiutare il popolo a raffe rmarsi sulla pietra fondame ntale. a cercare il regno cli Dio e la sua giustizia.
È il voto che fomiiamo per vo i: è la preghie ra che facciamo saiire. per i111e rccssione elci Cuore imma. colato di Maria. verso il Cuore d ivi no cli C risto Re. fino al trono ciel sovrano S ignore dei popoli e delle nazioni. Scenda copiosa su cli voi la sua grazia. in pegno de lla quale impartiamo cli c uore a voi tutti. alle vostre fami glie . a tutte le persone che vi sono care. la Nostra paterna Apostolica Bened izione (Discorsi e Radiomessaggi di S1111 Santità Pio Xli. Tipografia Poliglotta Vaticana. 16/1/ 19-+6. pp. 3373-+2).
Allocuzione del 8 gennaio 1947 L'omaggio de lla vostra devozione e della vostra fedeltà. e i voti augurali. che ogni anno. cli le lii fig li e figlie . per antica costumanza venile ad offri rCi. feliceme nte espressi dal vostro Ecc.mo inte rprete. sce ndono se mpre graditi al Nostro c uore. Essi sog liono nalUralmente rifl ette re i pensieri e le ansie. che in diffe re nte grado agi tano g li animi dinanzi alle mutevoli condizioni elci tempi. Dopo g li orrori della guerra. dopo le indicibili miserie. che ne seguirono. e le angusti e cle ri vanti eia una sospensione delle osti litit c he non poteva chiamarsi e non e ra pace. Noi v'intratte nemmo. più di una vo lta. in questa stessa ricorrenza. sull ·offi cio e sui dove ri della nobiltit nella prcpara,1ionl.! del nuovo stato di cose nel mondo. e in particolar modo nella vostra tanto amata patria. La nota caralt cristica e ra allora la comple ta ince rtezza. Si camminava in pie na oscuriti1: le cielihera zioni. le mani restai.ioni ciella volonti1 popo lare si formavano e ~i trasformavano incessa nt emente . C he ne sarebbe uscito? Niuno avrebbe potut o pronosticarlo con qualche precis ione. Frattanto ~ulla ~ce na del mondo l'anno testL: tra~cor~o ha pre~entato al nostro ~guardo uno ~pe ttacolo. ne l quale no n potre bbe ce rt o dirsi che siano mancate alli vit ~t. commozioni. sorprese. Ciò c he in vece ha fatto difetto. come neg li anni precedenti. è ~lato il conseg uimento cli solu1.ioni. c hc lasc ino g li animi respirare tranqu illi. che chiari scano defi niti vamente le condi,1ioni della vita pubblica. c hc add iti no il dirilto cammino ve r~o il futuro. anche se dovesse e~~ere arduo ed aspro. In tal gui ~a nonostante alcuni notevoli progressi c he Ci augu riamo duraturi - la inccrt e1.1.a cont in ua ad e~sen: ancora il ca ratte re domina nte del mome nto pre,ente. non ~o lo ne lle rel.vioni i111e rm11.ionali . in c ui ansio~amente ,i attend ono co nc lu ~ioni di pace al me no tolle rabili . ma altre~ì nc ll'ordina111e1110 inter-
110 dei singoli Stati. Anche qui non è dato finora cli prevede re con qual che cert ezza quale sarù per essere il ri sultato finale clell ' incontro o de li 'urto delle va rie tenden ze e fo rze. e soprattutto delle di ve rse e discordanti do11rinc nel campo religioso. sociale e politico. Me no malagevole è oggi invece di de te rminare. fra i differenti modi che si offrono a voi. quale debba esse re la vostra condona. 11 primo di tali modi è inammissibile: è quello de l disertore. cli colui che fu ingiustamente chiamato I'"E111igré <Ì /' i111érie11r": è l'astensione ciell' uomo imbronciato o corrucciato. che. per dispe110 o per sco ragg iamento. 11011 fa alc un uso de lle sue qualitit c de lle sue ene rgie. no n pa rt ecipa ad alcuna de lle a11i viti1 del suo Paese e del suo te mpo. ma si ritira - come il Pclide Achille ne lla sua tenda. pre,so alle navi de l rapido tragi110. lontano dalle banaglie. - me ntre sono in g iuoco i destini della patria. Anche men degna è l'astensione. quando è 1·e rfell n di una indifferenza indolente e passiva. Peggiore. infatti. del cali ivo umore. cie l dispello e dello scoragg iamento. sare bbe la noncuranza di fronte all a rovina. in cui ros~ero pe r cadere i propri fratelli e i I proprio popolo. Invano essa te nde re bbe di celarsi scllto la masc he ra della neutralit it: essa non è pumo ne utral e: è. volere o no. complice. Ciascuno de i fiocchi leg.gicri. che riposano do lcemente sul pe ndio della montagna c l'adornano della loro hia11chc1.,1:a. con trihui., ce. mentre si lasc ia trasci nare pa~~ivamcnte. a far ciel la piccola massa di neve. staccata~i dalla velia. la val anga che porta il disastro nella va lle e vi abbalte e vi seppel lisce 1c tranqu illc dimore. Soltanto il ~aldo blocco. c he fa corpo con la rm-cia fondamentale. oppone al la valanga una re,i~ tc111a vinorio,a. e può arrestarne o alme no frt'narne la cor~a cle va~latricc.
204 In ta l gu isa !"uomo g iusto e fermo nel suo proposito di be ne. di c ui parla Orazio in una celebre Ode (Cam1. li i. 3). che non si lascia scuotere nel suo inc rollabile pensie ro nè dal furore dei cittadini. che danno ordini delittuosi. nè dal cipiglio minaccioso del tiranno. rima ne impavido . anche se i ·universo cadesse in frantumi sopra d i lui ..si frac/11.1· i11/ahal/lr orhi.1·. Ìl11pm·id11111ferie111 rni11ac ... Ma se quest'uomo g iusto e forte è un c ristiano. non si contente rù cli resta re ritto. impassibi le. in mezzo alle rovine: egli si sen tiri1 in dovere d i resistere e d'impedire il catacli sma. o almeno cli limitare i danni. Che se non potrù contene rne r opera clistruggitrice . egli sarù ancora lù pe r ricostruire l'edificio abbattuto. pe r seminare il campo devastato. Tale convie ne che sia la vostra condotta. Essa consiste - senza dover rinunziare alla libe rtù del le vostre convinzioni e dei vostri g iudi zi sulle umane vicissitudin i - ne l prendere l'ordine contingente del le cose tale quale è . e ne l dirigere la sua effi cienza verso il bene. non tanto cli una de te nninata classe. quan to della intie ra com un itù. Ora questo bene comune. va le a dire 1•attuazione cli normali e stabili co ndizioni pubbliche. in modo che sia ai singol i sia alle famiglie. col retto uso delle loro forze. riesca non cliflicile cli condurre una vita. secondo la legge di Dio. degna. regolata. felice. è il l111e e la 11orn1a de llo Stato e dei suoi organi. Gli uomini. così i singo li come la umana socie ti1. e il loro be ne comune. sono sem pre legati all 'assoluto ordine dei valo ri stabilito eia Dio. Ora precisamente per attuare e rendere eflicace questo legam e in modo degno della natura umana. è sta ta data all'uomo la libertil pe rsonale . e la tut ela di questa libe rti! è lo scopo di og ni ordiname nto giuridico me ritevole di tal nome. Ma eia ciò consegue altresì che non vi può essere la libe rtù e il diritto cl i violare quc ll ·ord ine assolut o de i valori. Si verrebbe quindi a lede rlo e a scardi nare la di fesa de lla pubblica moralitù. che è senza dubbio un e leme nto precipuo pe r il mantenimento de l bene comune eia parte dello Stato. se. pe r c itare un esempio. si concede~se. seni.a ri guardo a quell'ordine supremo. una incondi zionata li be rtà alla stampa e al " l1lm··. Nel qua l caso non si riconosce re bbe il diritto alla vera e genuina libertù: ma si ve rre bbe a legalinare la lice11 1.a. se si pe rmettesse alla stampa e al "fi lm .. cli scalzare i fond amenti religiosi e morali della vita del popolo. Per compre nde re ed ammette re un tale pri nei pio. non è ne ppure necessario di essere cri sti ani. Ba:-.ta l' uso. non turbato dalle passioni. della ragione e de l ~ano senso morale e g iu rid ico.
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È be n possibile che al cuni gravi a vve nime nti. maturati nel corso dcli 'anno testè te1111 inato. abbiano avuto nel cuore di non poc hi fra voi un·eco do lorosa. Ma c hi vive della ricche zza del pensiero crist iano. non si lascia a bbattere nè sconcertare dag li eventi umani. quali c he essi siano. e volge coraggiosamente lo sguardo a tutto c iò che è rimasto. e che è pur tant o grande e tan to degno delle sue cure. Quel c he è rimasto. è la patria e il popolo: è lo Stato. il c ui fine supremo è il vero bene cli tutt i. e la c ui missione richiede la comune cooperazione . ne lla qua le ciasc un cit tadino ha il suo posto: sono i milioni cli anim i integri. che amano cl i vedere questo bene comune nella luce d i Dio e d i promuoverlo secondo gli ord inamenti non ma i caduc hi de lla sua legge. L' Italia è su l punto cli darsi una nuova Costituzione. Chi potrebbe disconoscere la importanza capitale d i una tale impresa? Ciò che è il principio vitale nel corpo vivente. è la Costituzione ne ll'organ ismo sociale. il c ui sviluppo. non solo economico. ma anc he morale. è da quella strettamente condi zionato. Se vi è quindi alcu no c he ha bisogno cli te nere lo sguardo fisso sugli ordinamenti sta bi liti eia Dio. se mai alc uno è obbligato ad avere costante mente dinanzi agl i occh i il vero bene di tutti. tali sono certament e coloro cui è affidata la grande opera di redige re una Costitu zione. D'altra parte. a c he giovano le migliori leggi. se hanno eia restare let1era morta? La loro efficacia dipende in gran pane eia quelli che debbono applica rla. Ne lle mani cli uom ini. c he non ne hanno lo spirito. c he forse inte rname nte di ssentono da quan to essa di spone. o che non sono spiritualme nte e moralme nte capac i cli mette rla in atto. a nc he la più pe rfe tta ope ra legislati va perde molto elci suo va lore. Una buona Costit uzione è senza dubbio cosa cli alto pregio. C iò però. cli cui lo Stato ha assoluta necessitù. sono uomini competenti ed esperti in materia politica e ammin ist ra tiva. interamente dedi ti al maggior be ne della Nal.Ì<mc. guidati da chiari e sani princìpi. Pe rciù la voce de lla vostra Patri a. sco~~a dai gra vi ri volgiment i deg li ultimi anni. c hiama a collaborare llltt i g li onesti. uom ini e donne. nelle cui fam iglie e nelle c ui persone v ive il meglio del vigore spirit uale. de lle cat egorie morali e delle trad izion i vissute e sempre viventi del Paese . Que lla voce li scongiura cli mette rsi a di sposi1.ione dello Sta to. con tutl a la forza de lle Imo intime con vi n1.ioni. e cli la vorare pe r il be ne del popol o' Ed ceco che si apre così anc he a voi il cammino ve rso l'avvenire.
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No i abbiamo l'anno scorso. in questa medesima occasione. mostrato come anche nelle de mocrazie di fresca data e che non hann o die tro di loro alcun vestig io cli un passato feudale. si è ve nuta fonnando. per la forza stessa delle cose. una specie di nuova nobiltit o aristocrazia. È la comunanza delle famiglie che per tradizione me ttono tutte le loro energie al se rvi zio de llo Stato . del suo Governo. della sua ammin istrazione. e sulla cui fedelti1 esso può in ogn i mome nto contare. li vostro uffi cio è dunque ben lungi dall"esse re negativo: esso suppone in voi molto studio. molto lavoro. molta abnegazione. e soprattutto molto amore. Nonostante la rapida e voluzione de i tempi esso non ha perduto il suo valore . non è giunto al suo termine. Ciò che richiede altresì da voi. e c he deve essere la caratte ri stica della vostra educazione tradi zionale e fami liare. è il fine sentimento e la volontit cli 11011 prevale rvi della vostra condi zione - pri vilegio ogg idì bene spesso grave ed austero - che per servire. Andate dunque con coraggio e con umil e fierez-
za incon tro al futuro. diletti figli e figlie. La vostra ìun zio ne sociale. nu ova nella forma . è nella sosta nza la stessa. co me nei vostri tempi passati di magg ior sple ndore. Se tal vol ta essa vi sembrasse dific ile. ardua. forse anche 11011 pri va di delusioni . non dim e nti cate c he la Provvidenza di vina. la qua le ve l' ha affidata. vi elargirit ad un te mpo le forze e i socco rs i necessari pe r ade mpirla degnamente . Ques ti aiuti No i li ch iediam o per vo i al Dio fallo uomo pe r riso lle vare la socie tit umana dal suo decadime nt o. per stab il ire la nuova soc ielit sopra una incrollabile base . pe r esse re Eg li stesso la pie tra angolare de ll'edificio. per restaurarlo sempre nuovam ente di ge nerazio ne in generazione. In tanto. pegno dei più ele tti fa vori celesti. impartiamo con paterno affe tto a vo i. all e vostre famig lie . a tutte le persone che a vete ne l c uore. prese nti e lontane . in modo particolare a lla vostra cara g iove nt ù. la Nostra Apostolica Be nedi zione (Discorsi e Radiomessaggi di Sua Sa111i1à Pio Xli. Tipografia Poliglotta Vaticana. 8/ 1/ 1947 . pp. 367 -37 1).
Allocuzione del 14 gennaio 1948 Diletti fig li e figlie ! Sebbene le difficili c ircostanze present i C i abbiano consigliato di dare quest'anno alla vostra tradi1i ona le Udie n1a una forma este riore dive r~a dalla consueta. ciò nondimeno. nè 1·accoglime nto dei vostri omaggi e dei vostri voti. nè l'espressione dei Nostri auguri pe r voi e per le vostre Famiglie hann o perduto alcunc hè del loro intimo valore e ciel lo ro profondo signi licato. Come iI c uore ciel Padre co mune non ha bi sogno d i mo lte paro le pe r effondersi ne l cuo re di fi g li c he g li sono tanto vicini: così la vostra sola presen1a è g iù per \e stessa la più e loquente 1c~1i111011iar11a e la p iù chia ra conferma elci vostri immu tati se nt ime nti cli fedcltit e cli de vozio ne verso questa Sede Aposto lica e ve rso i I Vicario di Cristo. La gra vitit dell ·ora non può turbare e ~cuote re che i tie pidi e g li esita nti . Per gli spiriti a rde nti . g.ene ro~i . abituati a v ivere in C ri sto e con Cristo. essa è. al contrario. un pote nte stimo lo a dominarl a ed a vince rla. E voi volete senta dubbio esse re del novero di questi ul timi . Pe rc iò que l c he atte ndiamo eia voi è i1111an1i tutto u11a/r1rtc::::a di animo. c he le più dure prove no n potre bbero a bbatte re: una fo rt e11a cli a nim o c he facc ia d i voi . non so lta nt o perfe tt i soldati cl i Cri \lo pe r voi ~te~~i. ma anche qua~i alle natori e
sostegni cli coloro che fosse ro te ntati di dubitare o di cede re . Quel c he atte ndiamo da voi è. in secondo luogo. una 11m111c::::a di a::ionc. cui non sgomenta nè scoraggia la prev isione di alcun sacrilicio. che il bene comune ogg i richi eda: una pronte11.a e un fe rvore. che. re ndendovi alacri nell ·adempime nto di tutti i vostri doveri di cattolici e di cittad ini. vi prese rvino dal cadere in un ··astensionismo.. apatico e ine rte. c he sare bbe grave ment e colpevole in un te mpo in c ui sono in g iuoco i più vitali in teressi de lla religione e de lla patria. Que l che attendiamo da voi è. finalmente. una gl'11eroso ad1's io 11l'. non a lior d i labbra e d i pura forma. ma dal fondo del cuore e messa in atto sen, a riserve. al prece tto fondamentale della dott rina e de lla vita cri ~tiana. precetto di fratellanza e cli giu~t i1ia sociale. la cui osservanza non potrù non assic urare a voi stessi vera felicit;i spirituale e te mporale. Possano questa fo rte11a cl i animo. questo fervore. que~tn spirito fraterno guidare ciascuno dei vostri passi e rin francare il vo~tro cammino nel corso del nuovo anno. che così incerto si a11nu111ia e sembra quasi condurvi attraver,o un oscuro tra fnrn.
Allora ,en; a dubbi o e~so ~ar:1 per, oi un an no
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non soltanto di a rdue prove. ma a llrcsì cli luce in teriore. di spirituale letizia e cli benefiche vittorie. In tale aspellazione e con fiducia inconc ussa nel S ignore e ne lla Vergine protellrice cli questa eterna
Cit1 ~1. v·impartiamo cli tutto cuore la Nostra pa te rna Apostolica Bened izione (Disrnrsi e Radin111essaggi di Sua Sa11tif(Ì Pio Xli. Tipografia Poliglot ta Vati cana. 14/1/1948. pp. 423-424).
Allocuzione del 15 gennaio 1949 Le feste natalizie e il rinnove llarsi de ll"an no sono pe r le famiglie c ristiane un ·occasio ne. colta sem pre con g ioia. cli stringere maggiorme nte i vinco li dell" affett o e cli mani festare il reciproco a more con auguri e con mutua assicurazione cli preghie re . Questa gio ia No i la proviamo oggi che. secondo 1·antica tradizione. vo i siete venut i. d ile1ti fig li e fig lie. ad ofTri rCi il vostro devoto omaggio. felicemente espresso dal vostro il lustre e giovane inte rpre te . Ma i membri cli una famiglia. deg na cl i ques to nome. 110 11 si conte nt an o cli scambiarsi viete e trite formul e augural i. Ogni ann o il padre rinnova le sue consuete raccomandazioni. i ll ustranclo lc e completando le con quegli avverti me nti c he le speciali esigenze clell"ora sugge ri scono. Dal can to loro. i fig li esam inano la loro concloua per potere - se è il caso - lealmente affermare la loro clocil itù a i consig li patcrn i. Così facciamo anche No i. Tutti gl i ann i vi rico rdiamo. nella variet~, dei loro mo lteplici aspe tt i. i dove ri fo ndame ntal i e imm utab ili c he v·imponc il vostro posto ne lla societù. L·an no scorso li abbiamo de lineati con la brevit;1 che le circos tanze richi edevano. Noi non dub itia mo che. interrogando la vostra coscie nza. voi vi siate doma ndati con quale feclc lt ù e in quale man iera pratica. concreta. effelli va. voi avete. nel corso clcll"anno passatn. dato prova di fortezza d·animo . cli prontezza cl"azionc. cli ge ne rosa adesione ai prece ui della dott rina e della vita c ristiana secondo il vostro propri o sta to. Se nza dubbio questo triplice dove re vincola tu tti e in ogni tempo: nond imento esso si digrada e si differe n1.ia secondo g li eve nt i sempre mutevo li e le cond izioni speciali di coloro c he obbliga. La Provvidenza di vina ha asseg nato ad og nuno nella socie t11 umana una part ico lare fun1.ione: e~sa ha pe rc iò a nche cli viso e d istribuito i suoi clon i. Ora questi cloni o tal e nti debbono dare il loro fruito. e voi sape te c he iI Signore chieder;1conto a ciasc uno del modo come sono stati a mm inistrati. e secondo il g uadagno ottenuto g iudic he rù e d iscernerit i buoni e i catti vi servitori (Cfr. Matth . .5. 14 sgg.: Luc. 16. 2 J I I ri gore dei tempi potrebbe mettere a nc he
vo i nella necessiti! di lavorare. come tanti al tri. per guadagnare la vita: ma anche allora vo i avreste. per motivo de lla vostra nasc ita. doni e doveri special i in mezzo ai vostri concittad ini. È be n vero che nella nuova Costitu zione d· ltalia .. i titoli nobiliari non sono ri conosciuti .. (salvo. nat ura lme nte. a norma cle ll 'articolo 42 ciel Concordato . per ciò che riguarda la Santa Sede. quell i confe riti o da confe rirs i in avvenire dai Sommi Pontefi ci): ma la Costituzione stessa non ha potuto an nullare il passato. nè la storia delle vostre fam iglie. Quindi anche ora il popo lo sia esso a voi fa vorevole o contrario. abbia per vo i una rispeuosa fi ducia o se ntiment i ostili guarda ccl osserva q uale ese mpio voi date nella vostra vita. A voi dunque spetta d i rispondere a tale allesa e cli mostrare in qual modo la vostra condotta e i vostri alti siano conform i a ve ritù e a virtù. pa rt ico larmente nei punti c he abbiamo sopra ricordati delle Nostre raccomandazion i. Della fortezza d" ani mo tutti hanno bisogno . ma specialme nte ai nostri g iorni. per sopportare co ragg iosame nte le soffere n1.e. pe r superare vittoriosamente le difficoltù della vita. per adempire cos tante me nte il proprio dovere. Chi non ha eia soffri re· 1 chi non ha da penare'! chi non ha da lottare·1 Soltanto co lui c he si arrende e fugge . Ma vo i a vete. meno cli ta nti a lt ri. il di rit10 di arrende rvi e di fugg ire. Ogg i le soffe re111.e. le difficolti1. le necessiti,. sono. ord inariamente. comuni a tu tte le classi. a tut te le condizioni. a tulle le fa mig li e . a tutte le persone . E se al cun i ne sono ese nt i. se nuotano ne lla sov rabboncla111.a e nei god iment i. ciò dov re bbe spinge rli a pre ndere sopra di sè le mise rie e g li ~te nti degli alt ri . Chi potre bbe trovare con te nteua e riposo. c hi non sent irebbe piut tosto di sagio e rossore. cli vivere 11e11·01io e ne lla frivoleaa. nel lu~~o e nei piaceri. in rnc11.o a lla quasi gene rale 1ri bola zione·1 Prontcua d ·,t1i one. e lla gra nd e solicla rietù personale e soc iale. ognuno deve essere pron to a lavorare. ad immolar~i. a consacrars i al bene di tut ti. La clille re111.a sta non nel l'a tt o della ohhl ig.a1.ione. ma ne l modo di soddisfa rla. E non è forse vero c he coloro. i quali cl i~pnngono di più te mpo e
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cli più abbondanti mezzi. debbono essere i più assidui e i più solleciti a servire? Parlando cli mezzi . Noi non intendiamo cli riferirCi soltanto nè primariamente alle ricchezze. ma a tut te le doti d'in tell igenza. cli coltura. cli educazione. cli conoscenze. cli autorevolezza. le quali doti non sono concesse ad alcuni privilegiati dal la sorte pe r loro esclusivo vantaggio. o per creare una irrimediabile disuguaglianza tra frate Ili. ma pe r iI be ne della intera comunitù sociale. In tutto ciò c he e serv igio del prossimo. della società. della Ch iesa. cli Dio . voi do vete essere sempre i primi. Là è il vostro vero grado di onore: lù è la vostra più nobile precedenza. Generosa adesione ai f)ff<"Clli della dolrina e
Essi sono g li stessi per tu tti. perchè non vi sono due veriti1. nè due leggi: ri cchi e poveri. grandi e piccoli. alti ed um ili . sono egualme nte tenuti a sottomet te re il loro intelletto con la fede al medesimo domma. la loro vo lontft con l'obbedie nza alla medesi ma morale. Però il giusto giudizi o di Dio sar;1 molto più severo verso coloro che hanno più ricevuto. che sono meglio in grado cli conoscere l' unica cloltrina e cli metterla in pratica nella vita quotidiana. che col loro esempio e con la loro autoritù possono più facilmente dirigere gli altri nella via della giusti zia e della sal vezza. ovvero perde rli nei funesti sentieri della increclulitù e ciel peccato.
della riJa c ris1iana.
Dile tt i fig li e figlie ! Lo scorso anno ha mostrato quant o queste tre forze interiori siano necessarie e ha reso altresì manifesti i notevoli ri sultati che col loro retto uso possono esse re conseguiti. Quel che innan zi tutto importa è che i ·azione non subisca alc una sosta o rallentamento. ma si svolga e si avv ivi con costa nza e saldezza. Perciò con particolare compiacimento abbiamo rilevato dal le parole del vostro inte rprete quanto profonda è in voi la compre nsione degli odie rni mali sociali e quanto fe,rno il proposito cli cont ri buire ad apporta rvi ri medio secondo giusti zia e caritù. Fortificate dunq ue negli an imi vost ri la risoluzione di corrisponde re pienamente a ciò che Cristo. la Chi esa. la societ;1 atte ndono con fid ucia eia voi. affinchè. il giorno de lla grande re tribuzione.possiate ud ire la parola beat ifica del Giudice supre mo: ··Servo buono e fedele .... entra nel gaudio del tuo Signore .. (Ma11l1. 25 . 21). Tale è il voto c he. all'aurora cli qu esto nuovo anno. prese nt iamo pe r vo i al Bambino Gesù. me ntre con effu sione cli cuore impart iamo a voi . alle vos tre famig lie. a tutt e le pe rsone che vi sono care . la Nos tra pa te rn a Apos to lica Benedi zio ne (Discorsi
l'
J<adi o111essaggi di Sua Sa111i1cì Pio
X Il. Tipografia Po iiglot ta Va l icana. 15/1/1949. pp.345-3-1-8 ).
Allocuzione del 12 gennaio 1950 Se Noi. di le tti figli e fig lie. conformandoC i ali ·esempio dei Nostri Predecessori. siamo soliti cli accogliervi al principio del nuovo Anno pe r ricevere e ricambiare i vostri buoni augu ri. 1·animo Nostro. lungi clall ·obbecli re a conside raz io ni o prefere nze mond ane . è mosso da moti vi di onore e cli fede ltà. Noi sal utiamo in voi i di sce ndenti e i rappresent anti di famiglie . che si segnalarono gi:, nel ~ervi1io della Santa Sede e del Vicario cli C risto e rimase ro feclel i a I Ponti l"i cato Roman o. an c he quando questo era esposto ad oilraggi e a persecuzioni. Senza dubbio. nel corso del tempo l'ordine ,ociale ha potut o c.:volve rsi e iI suo ce ntro ~postarsi: i pubbl ici ullici . che una vo lta e rano ri ~ervati alla vostra clas~c. possono ora e~sere a ttri bui li ed e,e rcitati sopra una base di eguag lia111a: tuttav ia ad un tale att estal o di riconosce nte me moria - che deve alt re~ì va lere d"impul so per l'avven ire - anche 1·uomo moclemo. se vuol essere di retti ed equan imi senti menti. non può negare comprensione e rispello. Voi vi trovate ogg i adunali intorno a Noi all"aurora dc li" anno c he seg na la div isione fra le due parti
cie l secolo vent esi mo . anno giu bilare. ina ugurato con I ·apertura della Porta Santa. Considerata in se stessa. la ce rimonia religiosa dei tre colpi di martello ball uti al centro della Porta. ha un valore simbolico: e il simbolo de ll"apertura de l gran Pe rdono. Come spiegare dunque la viva impressione c he essa ha suscitata non solo nei fi gli devoti de lla Chie"t. i quali sono in grado di pe ne trarne l'int imo se nso. ma anche in mol ti alt ri che le sono estrane i e c he non sembrerebbero se ns ibiIi se non a ciò che si tocca. si misura e si traduce in cifre•> Vi si deve forse ravv isare come il present ime nlo e 1·anesa di un nuovo mezzo sc.:colo me no gravato da amareZl.e c da de lusion i•> Il sint omo cli un bisogno di pu rifica1.ione e cli ripara1.ione. la bram a cli riconc ilia1.ione e di pace fra gli uom ini. c he la gue rra e le lo tte soc iali hanno così disuniti fra cli loro·_, Come dunque potre mmo non vede re. con umile e cristiana fiduc ia. in questo così salutare ini zio de l gran Giubileo il dito cli Dio•' La potc.:111.a cli bencdi1ione. che l'Anno Santo è c hiamato ad irradiare sull a umanit ù. dipcndc rit in
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buona parte dalla più larga cooperazione c he i ca ttolici vi apporteranno. soprattutto con la preghiera e l'espiazione. Ma a tale riguardo i fede li cli Roma hanno certamente speciali doveri e responsabilità: il loro modo cli com portarsi. il loro costume di vita. saranno in quest'anno più particola rme nte sotto lo sguardo della Chiesa universa le . rappresentata da lla moltitudine elc i pellegri ni che da tutte le pan i del mondo affluiranno ne Il 'Urbe. A voi stessi. di le tt i figli e figlie. non man che ran no le occasioni cli precedere gli alt ri e di trarli die tro cli voi col buon esempio: esempio cli fervore nella preghiera. di scmplicitù c ri stiana nel te nore di vita. di rinun zia all e comocliti1 e ai piace ri. di ve ro spi rito d i penitenza. cli ospitaliti1 cordiale. di zelo nelle opere di bontà in fa vore degli umi li. de i sollc re nti
e dei poveri. di fortezza intre pida nella difesa della ca usa di Dio. Inoltre i I ceto. a c ui voi appartenete. vi mette più facilm..:nte e: più di frequente a contatto con personaggi aut orevoli di altri Paesi. Abbiate a cuore. in ta li circostanze. di promuovere il ravvic iname nto e la pace fra gli uomini e fra le Nazioni. Possa la faccia della terra. alla fine dell' Anno Santo. risplendere più se rena nella tranqui llitù e nel la frate rna concordia! Con tal e augurio impartiamo di tut to cuore a voi e al le vost re famiglie. in particolar modo ai lontani. ai malat i. la Nostra pate rna Apostol ica Be ned izione (Discorsi e Radiomes.rnggi di Sua Sa111i1à Pio Xli. Tipografia Poliglotta Vat icana. 12/1/1950. pp. 357-358).
Allocuzione del 11 ge nnaio 1951 Con effusione di c uore ri vo lgiamo il Nostro paterno saluto ai membri della Nobi ltù e de l Patriziato romano. c he. fede li ad un'antica tradi zione . si sono adunati intorno a Noi pe r ollrirCi i loro auguri ali' aurora del nuovo Anno: auguri. c he C i sono stati espressi con fil iale devozione dal loro illustre cd eloquente inte rprete. L'uno dopo l'alt ro. ciascun anno e ntra nella storia. tramandando al sussegue nt e un 1\'.taggio. d i cui porta con sè la responsabilitù. Quello tcs tè chiuso. l'Anno Santo 1950 rimarri1 come uno dei più grandi nell'ordine morale. e specialmente ~oprannaturalc. I vost ri annali di famiglia ne note ranno le date più fulgide. come altrettanti fari Ium in osi per risc hiarare la via che si apre dinan1.i ai vostri fi g li e nipoti. Ma ques ti annali saranno forse quasi un libro sigillato·> o non conte rranno che i ricordi di un passato morto"! No: essi dovranno. al contra rio. esse re il messaggio delle sco mparse ge ne ra1.ioni alle future. La celebrazione dell'A nno Santo è terminata per Roma. non g ià alla man iera di uno spettacolo giunto al la sua fine. ma come il progra mma di una vita c rescente. purificata. sa ntificata. fecondata dalla grazia e c he clc ve continuare ad arricc hir,i con l'incessante contributo dei pe nsieri e de i ,entime nt i. del le risolu1.ioni e degli atti. di cui i vo, tri avi vi hanno tra~me,,o la me moria. allinchè voi , tes~i ne tramandiate l'ese mpio a q uel li che ve rran no dopo di voi . Il ,olTio impetuoso di un numo te mpo avvolge coi , uoi vortici le tradi1ioni de l passato. Ma tanto
più esso palesa ciù che. come foglia morta. è desti nato a cade re. e ciò che invece tende con genui na forza vitale a man te nersi e a consolidarsi. Una nobiltù è un patriziato. che. per così dire. si anch ilosasse ro nel rimpianto elci temp i trascors i. si voterebbe ro ad un inev itabile declino. Oggi pili che mai. voi siete chiamati ad essere una élite non solo del sangue e del la stirpe. ma anche più delle opere e dei sacri lici. delle attuai.ioni creatrici nel servizio di tutta la comunan1.a ,ociale. E questo 11011 è soltanto un dovere dcl i' uomo e de l cittadino. a cui niuno puo sottrarsi impuneme nte. è anche un ~ac ro comandamento del la fede. che ave te e red itata dai vostri padri e c he dove te. dopo di loro. lasciare. integra cd inalte rata. ai vo,t ri di scendenti. Bandi te dunque dalle: vostre fik ogni abbattimc: nto e ogni pu,illanimiti1: ogn i abbattimento. di fron te ad una cvolu1.ione dei te mpi. la quale porta via con sè molte cose. che alt re epoche av..:vano edificate: ogni pusil lanimiti1. al la vista dei gravi eventi. che accompagnano le novitù dei nostri giorni . E~,cre romano: ~ig ni fica c,,erc forte nel 1·operare. ma anche nel sopportare. Es~ere cri, tiano: , ignilica andare incontro ,il le pene e alle pro ve. ai doveri e alle: m::cessiti1 del tem po. con quel L·oraggio. con quèl la fortcua e ~ereni1ù di spiri1n. c he attinge alla , orge n1e de lle eterne ,peran1.c !"antidoto contro og ni umano ~gome nt o. Umanamc:nte grande è iI li e ro detto di Ora1.io: Sijiw ·1u., illuhu111r orhi.,. i111;>urit!11111.fi,ri1'11/ mi11u1' (Od 3. 3).
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Ma quan to più bello. pi ù fiduc ioso e bea1ifican1e è il grido vi11orioso, che sgorga dalle labbra cristiane e dai cuori 1raboccan1i di fede: Non cml}i111dar in a etem11111! (Te D e11111).
Implorando pe r vo i da l!' Autore cli ogni bene fortezza intrepida e il clono divino cli una speranza incrollabile fondala sull a fede. impania-
mo di cuo re a voi. cli le li i figi i e figi ie . all e vos tre fam igl ie e a lutti i vos tr i cari. vie in i e lontan i. sani e malati! alle vostre sante aspirazioni. alle vostre imprese. la Nostra Aposto lica Benedi zione (Discorsi e Radiomessagg i di Sua Santità Pio X li.
Tipog rafi a Pol ig lolla Vatica na. 12/1/1951. pp. 35 7-3 58).
Allocuzione del 14 gennaio 1952 Fedeli alla vostra ant ica tradi zione. voi siete venuti . diletti fig li e figlie. anche quest'anno a porgere al Capo visibile della Chiesa l'attestalo della vostra devozione e i vostri auguri cli nuovo anno. Noi li accogliamo con viva e affettuosa riconoscenza. e vi offriamo in contraccambio i Nostri voti più fervidi. Noi l'includiamo nelle Nostre preghiere. affinchè l'anno 1cstè dischiusosi sia segnato da l suggello de lla bontù divina e arricchito elci pili preziosi favori della Provvidenza. A questi voli desideriamo cli aggiungere. come cli consuelo. alcune strenne spirituali pratiche. che compendieremo brevemen te in una triplice esortazione. I) In primo luogo. guardale int repidamente. coraggiosamente. la realtil prese nte. Ci sembra supern uo d'insistere per richiamare alla vostra mente ciò che. or sono tre anni. fu l'oggetto delle Nostre considerazioni: Ci parre bbe vano e poco degno di voi il velarlo con prudenti eufemismi. spec ialmente dopo che le parole ciel vostro eloquente interprete Ci hanno reso una così chiara testimon ianza della vostra adesione alla dottrina soc iale de lla Chiesa e ai doveri che eia essa de ri vano. La nuova Costituzione d' Italia non vi riconosce più. come classe sociale. ne llo Stato e nel popolo. alcuna pa11icolarc missione. al cun allributo. alcun pri vilegio. Una pagina elcila storia è stata voltata: un capitolo è stato chiuso: è stato messo il punto. che indica il termine di un passato sociale cd economico: un nuovo capitolo è stato aperto. che inaugura assai di verse forme cli vita. Si può pensare come si vuole: ma il fatto è lù: è il "fatale anela re" della storia. Qualcuno. forse. risenti r~t penosamente una così profonda trasformazione: ma a che giova l' indugiarsi ad assaporarne lungamente 1·amareu.a· 1 Tutti debbono alla fi ne inchinarsi dinanzi alla realtit: la d ifferenza sta soltanto nella "maniera". Ment re i medi ocri nell'avversa fortuna non fa nno che tenere il broncio. gli spiri ti superiori sanno. secondo l'espressione class ica. ma in un senso più elevat o. mostrarsi " hl'a11.1jo11e11r s... conse1vanclo impert u rhahi Imente il loro portamento nobile e sereno.
2) Elevate lo sguardo e tenetelo fisso all 'ideale cristiano. Tutti quei ri volgimenti. quelle evoluzioni o rivoluzioni. lo lasciano in tano: nulla possono contro ciò che è l'intima essenza della ve ra nobiltit. quella che aspira alla perfezione cristiana. q uale il Redentore additò nel discorso della montagna. Fede ltà incondizionata alla dottrina ca11olica. a Cristo e alla sua Chiesa: capacità e volontit di essere anche per gli alt ri modelli e guide. E forse necessari o di enumerarvene le applicazioni pratiche'1 Date al mondo. anche al mondo dei credenti e dei ca11olici praticant i. lo spett aco lo cli una vita coniugale ineprensibile. l'edificazione cli un foco lare domestico veramente esemplare: opponete una diga ad ogn i infiltrazione. nelle vostre dimore. nella vostra cerchia. di princìpi esiziali. d i condiscendenze e tolleranze perniciose. che potrebbero contaminare od offuscare la purezza del matrimonio e della fami glia. Ecco. certamente. una insigne e santa impresa. ben alla ad acccnclerc lo zelo della nob iltù romana e cri stiana ai nostri tempi. Mentre proponiamo alla vostra mente queste ri llcssioni , Noi pensiamo in modo speciale ai Paesi. ove la catastrofe distruggi tri cc ha co lpito con particolare rigore le famigli e della vostra classe. ridu cendo le dalla potenza e da lla ricchezza a li 'abbandono e persino alla estrema miseri a: ma al tempo stesso ha scoperto e messo in luce la nobiltà e la gcncrositù. con cui tante di loro sono rimaste fedeli a Dio anche nella sventura. c la silen1.iosa magnanimità e d ignità. con cu i sanno portare la loro sorte: virtù q ueste che non s'improvv isano. ma fi oriscono c matu rano nell'ora della prova. 3) Date fina lmente all'opera comune la vostra collaborazione devota e pronta. Assai vasto è il campo in cui la vostra attivi tù può esercitarsi ut ilmente: nella Chiesa e nello Stato. nella vita pa rlamentare e amministrativa. nelle lettere. nelle scien1.e. nelle art i. nelle varie professioni. Un solo at teggiamento vi è interdetto: esso sarebbe radicalmente opposto allo ,pi rito nrig.inale de lla vostra condii.ione: vogliamo d ire ,· .. astens ionismo ... Pi li che un a
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--emigraz ione·· esso sarebbe una d iserzione. poichè. qualu nque cosa possa accadere e per q uanto possa costare. occorre. innanzi tutto. mantene re. con tro ogni pericolo della più piccola incrinatura. la stretta un ione d i tutte le forze calloliche. Può ben esse re che l' uno o l'altro pu nto nel presente stato di cose vi dispiaccia. Ma nell'i111eresse e per l'amore del bene comune. per la salvezza della civiltù cristiana. nella crisi che. lung i clall'a ttenua rsi. sembra piuttosto andare c resce ndo. state fermi sulla breccia. nella prima linea di difesa. Le vostre qualitù particolari possono trovare lù anche oggi ou imo impiego. 1 vost ri nomi. che risuonano altamente nei ricord i fin elci lontano passato. nella storia ciella Chiesa e della societù civile. richiamano alla memoria ligure cli uomini grandi e fanno echeggiare nel le vostre anime la voce ammonitrice del dovere cli mostr,u-vene degni. li se ntimento innato della perseveranza e de lla
continuitù. l'a1 1accamen10 alla tradizione saname nte intesa. sono note caratt eristiche della ve ra nobiltù. Se ad esse voi saprete unire un ampia larghezza cli vedute sulla reall ~t contemporanea. specialme nte sulla giusti zia sociale. una leale e franc a collaborazione. confe ri rete alla vi ta pubblica un concorso ciel più al to valore. Tali sono. clile11i figl i e figl ie. i pensie ri c he abbia mo c reduto opportuno di suggerirvi all'au rora cli questo nuovo anno. Voglia il Signore ispirarvi il proposito cli attuarli e si degn i di fecondare il vos tro buon vo lere con l'abbondan7.a delle sue grazie. in a uspicio de lle quali impart iamo di gran c uore a voi . alle vos tre fam iglie. ai vost ri bambini. ai vostri ma lati ccl in fermi. a quanti vi sono cari. vicin i e lont ani. la Nostra paterna Apostolica Benedizione (Discorsi e /?(l(/io111('s.wggi di Sua Santi là Pio Xli . Ti pografia Pol iglotta Va ticana. l-l/ 1/ 1952. pp. 457-459).
Allocuzione de l 9 gennaio 1958 Con vivo grad ime nto vi accog liamo. d ilclli Figli e Figlie. nel la Nost ra d imora. ancora pervasa dai santi efll uvi delle festivitù natalizie. ven uti per riconfermare la devota feclellit a questa Sede Apos10lica. Con ani mo d i Pad re. bramoso di circondarsi d..:ll'a llctlo dei fig li. accond iscendiamo ben vo1<.:ntieri al vostro de side rio d i ascoltare ancora una volta qu,tlc he parola cli esortazi one. qua, i in contraccambio degli auguri 1..:,1è a Noi porti da l vostro <.:,i mio cd eloquen te inte rpre te. La pre,cntc Uclie n1.a ride,ta nell' animo Nostro il ricordo de lla pri ma visita da vo i resaCi nel lontano 19-+0. Quanti dolorosi vuoti . eia a llora. ne lla ele tta vostra schie ra: ma altrcsì q uan ti legg iadri nuov i liori sboccia ti ne lla stessa aiuola' Il ricordo crnnmosso degli uni e la lieta prese nt.a deg li altri ~em brano racc hiudere in un ·ampia cornice un inticro quadro d i vita. che. sebbene trascorsa. non la,c ia d ' impart ire salutari in,cg namenti e d'irrad iare luce di speran1a sul vo, tro prese nt e cd avvenire . Mentre coloro da lla -- rro111e incorniciata di neve e di arge nto .. - co,i C i esprimevamo allora - , ono pa, ,ati alla pace dei giu,ti. adorni dei --molti me riti acqu i,1a1i ne l lungo ademp imen to del dove re .. : altri. g iù .. baldi del fiore della !!iov ineua o dello spl<.:ndore della vi ril itit... , ono a1~da1i occupando o giù ocrnpano iI loro posto. ,o,pi 111 i dal 1· inarrc,tahilc mano del tempo. a , ua volta guida to dalla prov vida ~api e n1.a del Creatore. Fra ttan to ~ono entrati a prender parte ne ll'agone per 1·--avan-
;:;1men1 0 e la d ifesa di ogni buona causa .. quelI i che erano al lora nel nove ro dei piccoli. verso la cui .. in noce nza serena e so rridente .. si ch ina va la Nostra prccl ilczionc. e dei q uali ama vamo .. l'ingenuo candore. il fulgore vivo e puro de i loro ,guardi. rirlcsso ange lico de lla limpidcu.a delle loro ani me .. (Cfr. /Jisrnrsi (' l?adio111css11ggi. voi. I. 19-+0. pag. -+72 ). Ebbe ne. a questi piccoli d i allora. al presente giovani arde nti o uomini maturi. desideriamo di ri vo lgere. innanzi lll tto. una parola. quasi ad aprire uno spiraglio nell' intimo ciel 1ostro cuore.
Vo i che. a li ' iniz io degli ann i nuovi. non mancavate di rcndcrCi visita. ricordate cert amente la premurosa sollecitudine. con cui C i adop<.:ramnm per spianarvi la via vcr,o l'avve ni re. che si annun 1.iava fi n d'al lora aspra per i profond i scon volg ime nti e le traslù r111a1.ion i incombenti sul mondo. Siamo pertanto ce ni che voi. quando anche le vo,tre fronti saranno incorniciate di neve e d i argento. ,arei<.: l<.:sti moni non ,olta nlo della Nostra ,tima c del ostro alletto. ma alt rc,ì del la ,·e ritit. fonda1c1.1.a cd oppon unitù dclk Nostre raccomancht1.ioni. come de i fru tt i che vog liamo sperare ne ,iano pro venuti a voi stc,,i L'ci al la societi1. Ricorderete in particolare ai fi gli cd ai nipoti come il Papa de lla vostra in fa n1ia e l'anc iulle11.a non omise d ' indicarvi i nuovi uffici che imponevano alla Nohil tù le mutate condi1.ioni dei l<.:mpi: c hc. ani.i. più vo lte vi , piegii come la laborio,it ù sa rchhc stata il
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tito lo più so lido e degno per ass icurarvi la pemianenza tra i dirigenti della ~ocie1i1: che le di,uguaglianze sociali. mentre vi ponevano in al lo. vi pn::sc rivevano parlicolari doveri a vantaggio del bene com une: che dalle classi più elevate potevano discende re nel popolo grandi vantagg i o gravi danni: che i mulamellli delle fo rme d i vita possono. ove si voglia. accorciarsi armo11icame111c con le tradi zioni. cl i cui le famiglie patrizie sono depo, itarie. Talora. riJ'erendoCi al la co11tingc11za del tempo e deg li eventi. vi esonammo a prendere pane att iva al risanamento de lle piag he prodotle dalla guerra. al la ricostruLione della pace. alla rinascita del la vita nazionale. ril'uggcndo da "emigrazioni .. od as te nsioni: perc hè nella nuova socielit restava pur sc: mpre largo posto per voi . se vi foste mostrati veramente élites e 0111ima/1's. vale a dire insigni per sere ni1i1 di animo. prontezza di azione. generosa adesione. Ricorderete al lresì i Nostri incitamenti a bandire l'abbattimento e la pu,illa11im i1i1 di J'ronle al la evoluzione dei tempi. e le esorta zioni ad adallarvi coraggiosamente: alk nuove c ircostan,.e. col l'issare lo sguardo all 'ideale cristiano. vero e indelebile tito lo di gc:nuina nobi ltit. Ma pe rc hè. diletli ligli e liglie. vi d ice mmo . l'.d ora vi ripe tiamo questi avvc:r1im c111i e raccomandazioni . ,e 11011 per premunire voi ,le,,i da amari di,inganni. per ,erhare ai vo,lri casali la e redit ù delle a vite glorie. per as,icurare al la societù. alla quale appartenete. il va lido contri buto che\ oi ,iele ancora in grado di pre,la rle'.' Tutlavia - Ci domanderete fo r,e - che cosa d i concn:10 donemo ra re per conseguire un co,ì alto ,copo·1 l11nan1.i lutlo dovete i1i-,i,1ere in una u1ndo11a religio"1 e morale irrepre1bihile. ,pecialim:nle nella fam ig lia. e praticare una ., ana au,lerit it di vita. Fate che le altre cla,,i , i accorga no del patrimonio di vi rtù e di tinti. a vn i proprie. J'ru tln di lunghe tradii.ioni fami liari. Tali ,D1m la impe rlLJrhahi lc forteu.a di animo. la J'e tlel1 i1 L' la dcdi1.io11e alle caLhC più degne. la picti1 tenera e munifica ver,o i deboli e i poveri . il trat to prudente e de licato nei difficili e gravi affari. qLJcl pre,t igio peNlnale. qua,i ered itario nclk- nohili fam iglie. per cli i ,i rie,cc a per, uadcre ,c111a opprimere. a 1ra,ci11a rc ,cn1.a ,fori.a re. a u111qui,1a re ,c11 1a LJlll il iarc gli animi altru i. anche tkgl i a\ ve r,ari e degli emu li. !.'impiego di q1Jc,1c doli e 1·c,nci1io de lle I irtù n.:ligio,c e civiche ,0110 la ri,posta più co11vinn:11tc ai pregiudi1i nl ai ,o,pclli. poichè 1na11i k,1a110 1·intima 1·ital itù dello ,pi rito. da cui ,G11uri,cono ogni I igorc e,tnno e la kL·o11diti1delle ope re. Vigore L' leco11di1a di opere' h :rn dul' ca rat tni
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della ge nuina nobiltù. elci qua li i segni arald ic i. imprc,,i nel bro nzo e nel marmo. sono perenne 1cst imonia111.a. perchè rappresentano quasi la visi bile 1ram,1 della , loria politica e culturale di 11011 poche gloriose ci 11ù eu ropee. È vero che la moderna socie1i1 non suole al te ndere con prefcrcn1.a dal vostro ce lo il " la" per dar princi pio alle opere ccl affrontare gl i event i: tut tavia essa 11011 riliLJta la coope razione deg li ingegni eletti che sono tra voi. poichè una saggia porzione conse rva un giusto rispetlo al le tradi1.itrni e pregia l'alto decoro. OVl' sia fondato: mentre. anche l'altra pane del la socielÙ. che ostenta noncuranza e forse disprezzo per le ve1U,1e fonne di vita. 11011 va del tutto immune dalla seclu1.io11e del lustro: lalllo è vero che si sforza di crear..: nuo ve fogge di aristocrazie. talune degnl'. di stima. altre appoggiate su vanitit e fri volezze. paghe soltanto di appropriarsi gli clemcmi scade111i delle antiche istituzioni. È pe rù chiaro che il vigore e la fccond itù dell e opere 11011 può oggi m,111i Ics tarsi sempre con forme ormai tramontate. C iò non signilica che sia stato ristrctlO il campo alla vostra att ivi ti1: è stato. al conlrario. ampliato nella totali ti1 de lle professioni e deg li uffici. Tullo il te rre no professionale è apert o anche a voi : in ogn i suo set tore po lele css..:re utili e rendervi i11, ig11i: negli uffici del la pubblici ammi11istra1ione e de l governo. nelle atti vi lù ,cientiJ'ichL'. culturali. arti,tiche. indu, triali. commerc iali. VoJTL'mmo infine chl' il vo,l ro inrlu"o nella , ocie1i1 le ri,parmiaS,l' un grave pericolo proprio dei !empi modern i. È 11010 che la socie1i1 prog rcdi,ce e ,i e le va quando le vi rtLI di una c las,c , i dillo11do110 nelle altre: decade. al co111rarin. ,e , i 1ra,fcri,cn110 dall'una alle altre i vi1.i e gli ahu,i. Per la deho le11a della umana nalllra ,i verifica più ,m'l'lllL' la dillusione di que,li . cd oggi con lanlo lllaggiore celeri1 i1. qLJanlo più facil i sono i 111c1.1i di com u11iG11 io11c. d · informai ione e di nH1 la11 i pcr,ona li. 11011 ,olo lra Ila/ione e 11;11io11e. ma tra L'O llli11e111i. 1-\ ccade nel ca mpo morak ciò che , i ve rifica in quel lo de lla ,a11i1i1 J'i,ica: nè le di,1a111c nè' le J'ro111icrc impcdi,cono ormai più che llll germe e pidclllicD raggiunga in h1T\ e tempo lo111a11c rL'gioni. Ora le cla"i cle\ ate . tra L'Ui è la I os1ra. a ca u,a delle nwltcplici rcl,11io11i e tki rrequcnli ,oggimni in pac,i dallo , 1a10 mo rak d ilfrrellll'. e l'or,c anchl· inkriore. polrl· hhl·ro di1e11irl' facili IL'icoli di 1ra\'iaml·111 i nei co, 1umi. 1\n-cn11iamo in particolar modo a quL·gli ahLhi. che lllillaL·ci,1110 la ..,;1111i1i1del 111a1riJ11onio. la cdLJl',llio ne rcli g itha e morak del la gi(n e111i1. la 1c111pera111a ni,1ia11a 11c·gli ..,, agh i. il ri,pe tl\l alla pudici1ia. La tradi1 io11L' dl'lla \ (l"ir,1
212 Patria riguardo a questi valori deve essere cli fesa e mantenuta sacra ed invio labile. e tutelata da lle insidie dei germi dissolvitori. da qualsiasi parte provengano. Ogni tentati vo cli infran ge rla. mentre non segna alcun progresso se non verso la d issoluzione. è un attentato ali ·onore ed alla digniti1de lla Nazione. Per quanto a vo i spetta. veg liate e adoperatevi. affinchè le pern iciose teorie ed i perversi esemp i non risc uotano giammai la vostra approvazione e simpatia. tanto meno trovino in vo i favorevoli ve icoli e focolai d"infezione. Quel profondo rispetto al le tradi zioni. che co lti vate e con cui intendete dist inguervi nella societit, vi sostenga per serbare in mezzo al popolo cosi preziosi tesori. Può essere questa la più alta funzione sociale della odierna Nobilt ù: certamen te è il maggior servizio. che voi potete rendere al la Chiesa e alla Patria. Ese rcitare dunque le virtù ccl impiegare a comune vantaggio le doti proprie ciel vostro ceto. ecce I-
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lcrc nelle professioni cd att ivit ù prontamente abbracciale. prese rvare la 1azionc dal le esterne contaminazioni: ecco le raccomandazioni che Ci sembra dovervi porge re in questo ini zio cli nuovo anno. Accoglietele. clile11i Figli e Fig lie. dalle Nostre mani paterne. c. tramutale eia un generoso atto cli vo lontù in un triplice impegno. o llritclc. a vostra volta. come cloni de l lutto personali. al di vino Fanciullo. che li gradi rù. al pari de ll'oro. clcll'inccnso e della mirra. ollertiGli . in un dì lontano. dai Magi d'Oriente. Aftinchè l'Onnipotente convalid i i vostri propositi e adempia i Nostri voti . esaudendo le suppliche che per tanto gli rivolgiamo. discenda su di voi tulli. sulle vostre famiglie. particolarmente sui vostri bambin i. continuatori nel futuro de lle vostn.: pii degne tradi zioni. la Nostra Apostolica Benedi zione (Discorsi e Radio111<'s.rnggi di Sua S<1111i1à Pio Xli. Tipogralia Poliglotta Vaticana. 9/ 1/ 1958. pp. 7077 1 Il.
DOCUMENTI Il
Allocuzione di Benedetto XV al Patriziato e alla nobiltà Romana, del 5 de gennaio 1920 Ne lla recente a nn ive rsaria commemorazione del Natale di GesL1 Cri sto ri suonò ancora una volta alla nostra Fede il celestial e canto degli Angeli. inneggianti a Dio ccl alla Pace. Da que ll'avven turoso giorno non hanno poi cessato cli risuonare presso cl i oi . come in armo nioso concerto . le voc i d i a ugurio e di alletto. c he i lontani Nostri fi gli. e molto più i vicini. hanno amato far g iunge re all' umi le persona cli Colui. nel qual e come scorgono perpetua ta la missione di C risto. così desiderano continua re le promesse cd i benefici di Lui. Ma a que lla guisa c he. dopo il godi me nt o cli un concerto. si apprcua o si gusta a nc he più la voce di chi ri pe te e sviluppa da solo le note del coro. così dopo i voti che Ci allie ta rono nel recen te peri odo Natalizio. torn a a Noi vieppiLI gradita la ben nota voce ciel Patri ziato e de lla Nobilt;1Romana. modulata eia Lei. signor Principe. con accenti cli lcclc e di calore. tradi1. iona lc nelle nobili Case cli Roma. Tristi e gravi ha Ella ravv isato gli anni che si son chiusi. e quelli che vanno ad aprirsi: ma poichè. appunto all' aspc tl o d i tant a tristeua. Ella ha in voc.1ta le rnn\o la1.ioni e g li ai uti de l Ciclo sopra il travag li ato cor\o del No\ tro Pontificat o. oi diciamo gra1.ie a Lei. signor Principe. e gra1.ie al trcsì diciamo a tulli i Patrii.i e Nobi li de lla ostra Roma c he. o qui son ve nuti ad accompag na n: i di Lei voti . o a que\ti vo ti , i associano da llln tano. perc hL' imped it i di accllrre re a questo Trono. cui scrha ro n fede i loro maggiori e cui fedeli rimangono i loro casat i. Gra1ie anc he Le dic iamo per le parole che Le piacque ind iri 1.1.arci come Sommo Sacerdllte. ne l vol gere Ullll sguardo retros pct tivll a li 'ope ra a rdua. contrastata. mi,conosciu ta della CattDlica Chic\a durante i I più I rc111e ndo dcgl i umani ca taci ismi. cl c he Ci gode l'ani mo di rileva re che. men1 re il suo
allo cli osseq uio era di retto al Capo ciel Sacerdoz io Cattolico. il suo elogio. assurto ad impo rtan za cl i manifestaz ione colle tiva di questo nobile ce to. sia stato bellamente cd opportun amente rivolto ai pi ù di re tti e fedeli interpreti elc i Nos tri se ntimenti in mezzo alle molt itudin i. vogliam di re ai membri de l C lero. Il Clero. o dilett issimi figli. non ì: una organ izzazione cli guerra. ma di pace: e non ad ope ra di guerra. ma solo cli pac ific he imprese può atte nde re. Nond ime no il suo aposto lato a nche nel mezzo alI·un o 1erribil c de lla guerra.g li disc hiude molteplici vie al buon opera re ed a l buo n meri tare. Voi pe rc iò lo vedeste nei campi di battagli a a confo rta re i tie pidi. consolare i moribondi. accompagnare i fer it i. Lo vedeste ricevere negli ospedali gli ultim i aliti. lavare le macc hie delle an ime. sorreggere nelle trafitte d.:I dolore . confo rtare ne lle lunghe c pe ricolose clegcni'.e. ra vvivare il senso de l dovcre. prese rvare da i foll i sfrutta menti del la sve ntura. Lo vedeste nelle casupole dei pove ri. nei neglet ti villagg i. in mcu.o ai popoli srn rali. tra mol1itudi11i di profughi. sostene re. spesso solo e ~cmprc inosse rvato. l'animo dei più col pit i dal dolore. le sorti delle vedove. l'avveni re dei popoli. la resiste nza del le masse. Lo ve deste pure ne lle persec u1.ioni. nclle calunnie. nc ll'esilio. nelle pri gioni. ne lla pove rtit. nelle morti. oscuro eroe de l gra nde dra mma. pa1.ie nte band itore de l dovere presso og nuna de lle part i contendenti . e~empio di sanifici. vittima di odii. segnacolo di in vid ie. immag ine d i buon pastore. Lo vedeste. o dilett i ligli 1... Ma. men tre col degno rappresen tante del Pa tri i iato Ro ma no Voi riu11Hbceva te che "il s11n•rdo1c. Il('(),\'(//
di </lllllllll((/1(' SIIITi/l<'ÌO, d<1\'(I /((//// ,\ () S/('.\,\'(I
/}('r il h<'II<' dl'i ,·11111m,.,.,i111n" . anche Nlli. ~i mile al
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DOCUMENTI II
Sacerd07.iO della Ch iesa ravvisammo un altro Sacerdozio: quello della Nobiltù. Accanto al "regoli' Saccrdo1i11m·· di Cristo. vo i pure. o nobili . adcrgcstc " gens e/ccw111" del la socictù: e l'opera vostra fu quel la che sopra ogni altra rassomig l iò cd cmu lèJ l'opcra ciel Clero. Mentre il sacerdote assisteva. sosteneva. con fortava colla parola. coll ·escmpio. col coraggio. col le promesse cl i Cristo. la Nobi lIi1 com pi va. anchc'essa. il suo dovere nei camp i di
drwlrina. in i111cg r iIa/1' . i11 gra,•ifill<'" (Tim. 2.17).
battagl ia. nel le ambularv:c. nelle ciIIù. ne lle campagne: e pugnando. assistendo. prodigando e morendo. tcncva fede. tra i vccch i e Ira i giovan i. tra gli uomini e tra le donne. alle 1r;1dizioni de lle av itc glorie. ccl ag li obbl ighi che nnbillù vuole imporre . Se. pertan to a Noi riesce gradito !"elogio faII0 ai sacerdoti del la nostra Chiesa per l'opera compiuta durante i l periodo della guerra. è cosa gi usta che da Noi si renda la dovuta lode anche al sacerdozio della nohi lli1. L'uno e l 'altro saccrdo1.io apparì mi nistro del Papa. perché in ora IrisIi~si111a ne ha in terpretato bene i scnIimc111 i: epperò. men tre C i a~sociamo agli elogi che il Patriziato Romano h;1 voluto oggi rendere ai sacerdoti della Chicsa. Noi. a nome di questi . tributiamo pari lode all'opera di 1.clo e cli cari1i1 compiuta. nello sle~so periodo de lla guerra. dai più illustri membri del PaIri1.iaI0 e de lla 1ohi lt i, romana. Vogli,11110 a111.i aprirv i anche meglio I·,,11imo 110~Iro. o dilett i,~i mi figli. La mondiale rn11J'lagra1ionc ,embra dare finalmente le ultime \',HllPL'. pcrci c'1il Clero sta or:1 ri tornando alle opcre di pace. pili conformi alla indole della ~ua mi,,ione nel mondo. on avrù termine. inwcc. nemmeno dopo la f irma d i qualunque protocollo di pacL'. l'opera d i il lumi11a10 1elo c di ca ritù efllcace. che i nobili hanno ,aviamente int rapre•;o durante il periodo della guerra. E non dovremo Noi dire che il ,accrdo1in della nohillù. come quello che pro,eguirù la , ua bene111en.:111a anche in Ie111po di pace. ,ari, percic'1 da oi rigua rdato co n panicnlare hene,·11len1a' Ah I dal 1· ardore de llo 1cln di,picga10 in giorni ndastr piacL' a I oi argmncntarL· la c1hta111a dei propo,iti L'olla quale i PaIri1i ccl i Nobili di Roma co111inucran110 ;1 cnmpicn: . in nrc pili licie. 1c -,; 1111c imprc,e Olllk ,i al i men ta i I ,aL·erdo;in dcl la nnhi lii, I l .'apo,I0I0 San Paolo amm nni,a i nobili dci ,uni tempi. affinché fo-,sero. o di,ent;r-,sero. q11ali la loro condi; ione I i rich iede, a: im pcrocché. 11011 pago d i ,l\ er dello anche per L'"i cilL' a, rchbero dov uI0 1nc1sIrar, i mmlcl I id i bL'II fare. nl'I I a doII ri na . nella puriI i1tki C<hlUmi. nc lla gr;l\ iIù: "in n111111h11, le i11,11111 1n·w•h1' ,, \i'III/J/111/1 hilll//U//11 ll/)('UII11 111
ai nobili dell'cIi1 nostra. Anche voi. o dilcIIissimi ti gl i. quanto pi ù elevata è la vost ra condi1.ione
San Paolo co nsiderava più direttamente i nobi li quando scriveva al suo d iscepolo Timoteo di ammonire i ricchi. "dii·ilih11s h11i11s sacrn/i pracci11c ". che facciano il bene e clive11Ii 110 ricchi di buone opere "hc11c agae. di,·i1cs.ficri in honis n11crilms" (I Tim. 6.17 ). A ragione si può dire che questi ammonimenti dcli· Apostolo convengono in mirabi le guisa anche
socialc tanto maggiore è l'obbligo di andare innanzi agl i altri colla luce del buon esempio: "in n11111ilms te i11s11/// 11ruche c.re11111/11111 hn11om111 011cn1111" . In ogn i tempo strinse i nobili i l dovere di agcvolare l'i11segnamc11to della vc ri1 i1 "i11 dnurina··: ma oggi. quando la confusione del le idee. compagna alla rivo l uzione dei popoli. ha fallo smarrire. in tanti luoghi e in tante persone. le ve re noi.ioni de l diritto. del la g iusIizia e della earitù. della rcl iginnc e clclla patria. oggi è cresc iuto anche più l'obbligo dei nobili. di adope rarsi a far tornare nel patrimonio intelle11uale dei popoli quelk sante 1101inni. che li devono dirigcre nella quotidiana a11ivi Ii1. 111 ogni lcmpo strinse i nobili il dovere di 11011 ammettere nu lla di inclcccntc nel le parolc e negli atti. affinché la loro lice111.a 11011 fn,se ccciIa111e 1110 al v i i.io nci subalterni. "in i11!l'gri111Ic. in gwriwI<' ··: ma anche questo do vere oh I quanto è di ,·c11IaI0 pili forlc L' più gra\'C per il malveuo dell'cI:1 no~tra 1 Non ~olo i cava lieri . ma anL·he 1c dame sono obbligale a ,Iri ngcr,i in "111Ia lega contro le esagcr,11ioni e le ,conceuc de lla moda. allo11Ia11a11do da ~è. L' 11011 lllllerando negli alt ri. ci<'>che 11011 L' crnJ-.e11I iI0 dal le lcggi dclla cri,tia11,1111ode,Iia. I: pcr \'eni re all'applica;ione di cii> che abbiamo detto aver S. Pao lo raccomandato più dircIIa111e11Ic ai nobili del ,uo tempo. "di1·i1i/m., /111i11.1 .1al'C11li. 1m1cci111· ... hl'11c· c1gc'rc'. diri11•s /Ìc'l'i in hnni.1 "i'i'l'ill/1., ··. a Noi b,1,t;1 chL' i PaIri1i cd i Nobi li di Roma conii 11L1i110. in tempo di pacc. ad informar,i a quel lo , pirito di caritir di cui ha111H1 fallo bella prova in tempo di gucrra. I bi,ogn i dcll'or:1in cui ,i ,volgcrù la loro a1io11e. c le co11di1 io11 i pari icolari tki luoghi pot ranno detcnninarL' ,·aril' L' ditlcrc111i lùrn1L' di caritii: ma ,e voi. o dilcIIi.,.,i111i fi gl i . 11011 di111c111ichcreIc chc la cari1i1 L' don11a andw al 11c1nicP di icri L'i1c oggi langul' in mi,L·ri a. I\Hhlrcrcte di ;1,·l-r fallo, o,lrn il "i><' llr' 11,i.:1'rc' .. di San l'aolo., i arric chirL' le delle d<)\ i1iL' augurate dallo ,Ie"o ;qH1,1nlo " cli, i1n /iffi i11 h1111i 11/><'rihll.\ ··. L·onIi11uercll' ;1 far apprl'I 1arL' la ,uhi i 111 i lit di q 11cl lo e he ahhiam( >l·hi amalo .. ,accrdo; io dcl la nohi lIi1".
DOCUMENTI Il
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Oh ' Come è dolce. come è soave a No i il vagheggiare i mirabili e1Te11i cli questa cont inu iti1. La vostra nobiltil. allora. non sarit ritenuta come soppravvivenza inutile cli tempi tramolllati. ma come lievito serbato per la risurrezione della corrot ta societit: sarit fa ro di luce. sal e cli prese rvazione . guida degli e rranti: sarit non solo i111mortal e in questa te rra. dove tutto. anche la gloria delle più il lustri dinastie appassisce e tramonta. 111a sa rù i111111orta le nel ciclo. dove tutt o vive e si deifica coli· Autore cli ogni cosa bella e nobile . L"Apostolo S. Paolo ehiud..: gli ,unmoni111 enti dati ai nobili del suo tempo. dicendo che i tesori acquistati 111ercè le opere buone avrebbero di schiu-
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se ad essi le porte di quella Celeste Magio ne dove si gode la vera vita ··111 aprche11da111 rerc1111 rita111·· . E 1o i. alla Nostra vo lta. per ricambiare gli auguri c he il Patriziato c la Nobiltù cli Roma Ci hanno porto al principio de l nuovo a nno . preghiamo il Signore di far di sce nde re le sue be nedizioni non solo sui membri tlell" ill ustre ce to qui prese nti. ma anche ~ui me mbri lontani e sulle famiglie dei singo li. affinchè ciascuno cooperi col sacerdozio proprio de lla sua classe alla elevazione. alla purificazione ciel mondo e . facendo del bene ag li altri. assic uri anche per sè 1·aecesso al regno dcll"eterna vita: ··111 aprclll'11da111 ,·en1111 ,·ita111.1•• (L.Osservatorc Roman o. 5 -(1 gennaio 19'.W).
D OCUMENTI
III
Speciali doveri della società verso la nobiltà impoverita 1. La migliore elemosina è quella che si dà al nobile impoverito San Pie tro Damiani ( I 007-1072). Dottore della Chiesa. segnala la particolare cura che si deve avere nell'alleviare i bisogni della nobiltù impove rita: ..Benché/' c/('111osi11a sia ('.\'lllla1a lungo le pagine della Sacra Scrirrura. e la 111iserirnrdia si ('le,·i lii di sopra di 1u11e le a/ire ,·imì (' o//('//ga ili pa/JJ1a .fi·a le opere di pielò. /,a la prec111i11c1i::o quella 111isericordia cl,e.fàmisce ausilio a quelli cl,c. dal/'ahho11da11::a di u11 teJJ1po ..m110 caduli nella 1>1'11uria. "Molli sono i11{lllti quelli cl,e il ceto di illustra progenie re11cfefm11osi e cl,c, turraria. sono stretti dal/' i11dig('ll:a del pa1ri111011io .fà111igliare. Molti ancl,e sono adorna/i da titoli di carnlini di 11111ico lignaggio. 111a si se11w110 umiliati dalla pc11111"ia dei he11i pi1ì i11dispe11.whili alfa rita do111cstirn: per esigc11::a della dignità del foro ceto sono ohhfigati a comparil"l' a riu,,·i111e111i nei quali. es.\"l'11do uguali per lire/lo sociale. di gran funga sono disuguali per Jimuna . Sehhc11c li tor111e111i /'i11quie111di11c della po,·ertò do111cstico. <' perfino </Uml(lo. stretti dalla 1/('('essi!à. gi1111go110 agli C'.1'/ffllli. 11011 .1·a11110 cl,icdere il ciho come i 111e11dica111i. i\11::i. pre.fài.H"o110 morire pi1111os10 che 111c'1ulicurc 1111hhliu1111('11/e. ri111a11go110 0111/i1si q11a11d11 si gi1111ge a co11osce11::a
della loro si111a::io11e. si ,·ergog11a110 di co1(/'essure la foro miseria. e 111e111rc alcuni 111a11ifesw110 p11hhlicw11('11/e la propria i11digc11::a. e' 11011 di rndo pasi110 esagerano fa 111i.1·um del/li foro pm·ertà. llffo sco110 di ricercrc dalla co111passio11e oftrni c/e111osi11e pi1ì ahho11da111i. essi dissi111ufa110 per <1ua1110 110ss11110. 11asco1ule11d11 la loro si111a::io11c. percl,é 11011 a/J/){Jia di colpo agli occl,i dcgf i 110111i 11i. i11 modo per foro re1gog11oso. 1111 qualsiasi segno della foro 1ui,·c'rtcì. "Pcrta1110. si tratta pi1ì di i11111ire e/,(' di rcdl'/"e /' i11digc11::a foro. La si pl((ì pilÌ co11get1111"al"l' da ceri i segnali che a111wio110 Jimirn111e111c . che dedurla da i11di::i l'\'ide111i. "Ad ogni modo. qua1110 grn11dc sia fa riun1111c11sa del soccor.rn .fi1mi10 a q11es1i poreri 11011111a11i/i's1i 111a occ11/1i. lo indica il Proféw 11cf dire: · Bealo colui che intuisce quello che capita al bisognoso e al povero· (Ps. XL.? J. /11/illli. sui ,,o,·eri stmffioni l' 11iagati cl,c rnga110 11cr le strnde. 11011 c'è 1110/10 da rnt>irc . giaccl,é con fa se111pficc ,·isw li rcdia1110: dohhia1110 i11dirid11are a/Jri po,·eri. 11111m·ia, cl,e lo so110 11('/f' i111i1110. rislo che 11()11 possiamo ,·eden' cl,ian1111c111c fa {om 111isffia 11ef SII() O/>parire". 1
2. Sollecitudine della Regina santa Elisabetta per la nobiltà impoverita ella vita di santa Elisabetta. Regina del Portogallo ( 1274-1 336). leggiamo i seguenti rani che ci rivelano un trailo edificante cie l suo caraltere: "/\rc,·o 1111a speciale c11rC1 11cl soccorrere le pcrso11c che. Cl\'('lldo ris.rn/o seco11tfo fa regolo della 11ohil1lÌ. 1>mri.1·1i di patrimoni. era110 cieca11 Migm:. Pa1rnlogia La1ina. 1. CXLV. col. 21~-215.
d111e. l' la foro 11ece.1·si1cì <'miseria l"(' lli,·uugg ru 1·u1u tfa//a rergog11a di cl,iedel"l'. A wli 11m·cri .1·occnrre1·0 C111che co11 gro11de ge11crosi1,ì e 11011 111i11on' seg rei e::a e discrc::io111' . /J<'l"C"hé ri11s, ·issero ad o/1e11l'l'l' il he11e/icio sc11::a il 1·omrct/J/Jtsotfclfo \"l'I"· gog 11a .
218
··Per i.figli dei gellfil11omi11i 1)()1·eri. ll'lll'l'a nel f}ala::::o delle hor.\'C' .l'/Jeciali. peffhé 110/essero crescae co1ifrm11e111e111c alla /om e/ernia posi::ione. Alle c/011::elle 11m·ere di /)//o/la 11asciw darn doti per Sf!osarsi . ed ella. cm, le sue regali mani. a111ara aggiustar lom il ,·e/o 11u::iale. Molte altre or/è111e. fig lie dei .rnoi ,·a.ualli f} erso1wli. le m·ern raccolte ed ed11catc /Jrcs.rn di sé: q11mulo co111rae,·11110 ma-
DOCUMENTI lii
1ri111011io. le/r1mirn di 11hho11da111e dote e le adorll(ira rnn i suoi gioielli nel giomo delle 110::e. A/]ìncl,é q11est<' delirnte::e della sua ho111à 11011ji11issem con la sua rira. is1i11rì nel monasrcro di s11111a Chiam 1111 .fi111do per dowre le nohili /)(}l'C'/'c' e diede online che 1111a />arte dei suoi gioielli.fr1s.,·cm lasciar i o quel co11H'11/11 e ,·c11issem /Jffstatc alle c/1111::ellc co111e 11m c1111c111011er il giomo delle 110::e" . 1
I l J. L<: Brun. San1,1 b ahc l. Ra i11 ha de Ponug,1I. l.ì vraria J\pll,lol,1do dc· l1nprc11,a. l'orlo. 19:iX. pp. I 27- I 2X.
DOCUMENTI
IV
La stirpe nobile è un prezioso dono di Dio 1. La nobiltà è un dono d i Dio Dall'allocuzione d i Pio IX al Patriziato e alla Nobilt;'1 romana. ckl 17 giugno I X71:
deg11a111e111e cli questo pri,·i/egio: 1111111te111•111l0 sacro il 11ri11ci11i/l dello lcgi11i111at<Ì. ( ... )
giomo 1111 suo 11ip/lll' ml 11110 di' 111iC'i Pr/'dc•cc•s.wri.
"Seguire d11111111c· a 11sor hc11e di questa premga tirn e' 11ohilissi1110 11so sorcì 1111ello che 1101rc•tc•.fàme
il quale in tale occasi/lllt' 11mfàì 11110 giusta Sl'llte11:11: rcg gl'/"si i tm11i 11ri11ci1wl1111•111e /Jff /' 0/!l'/"a dello Nohiltcì e del Clero. La 11ohi/f(i 1; 1111ch' essa . 11011
sc•.i.:110110 i ,·ostri 11ri11cipii. , \ lc11111' a111t1rc1'//li 11arn/e da /n{(111i amici 1wru111110 1110/t/l sui /om animi. e
··u11 Cardinale 11ri11ci/ll'
/"/Jl//(/1//)
/Jl"l'S(' l//arn /lii
si 11111ì negarlo. 1111 dono di Dio. e hc•nclll; Nostm Signore \'/)lesse 110.\'Ccu• 11111il!· in 111w swllo. 1111r si
\'l'/'So co/om che a111111rte11e11do al rostro ceto. 11011
uncor di 11i1i 11011w1110 le 1·os11·e 11reghicrc. Tolll'mte
legg<' di lui. a capo di d1((' Lrn11gcli. 111111 l1111ga
con a11i1110 g<'lll'/'//.I'// i dissa1wri clii' /Wf/'i'li' i11co11rmr1'. lcldio ri he11('(/ica . co111c io ne lo /J/'Cgo di 111110
genealogia che cli.1n·11de da Pri11ci11i <' /?e. I iii usate
cuori'. /iff /111/11 la rostra riw" . 1
2. Nostro Signore Gesù Cristo volle nascere nobile; Egli stesso amò l'aristocrazia Da ll' a llocul'.ionc di Pill IX al Pat rii.iato cd alla nohilt;1 romana. del 29 dicc111hrc I X72:
"/)11111/Ul' r , \ ri.1·101-rccia. la 11ohi/1<ì (; 1111 c/011/1 di
"(jes1i Cri.1·10 stesso a11/fì r 1\ris101·ra:ia: <' . s,· 11011111'i11ga11110. altra 1·0/tu ri ho 1111111if1•st11111 t//fi'_,w idea. 1\11ch · r.g/i mli,• 11a.11·ff 11ohil<•. dalla s/ÌI/J<'
Oio: <' 11ercùì co11s1'1Til!l'io diligelll/'111<'1//l'. /f.\(1/t'III' cleg11a111c•11re. I iii già lo/iii<' colle 011en• cris1ia111• <' carira11•1·0/i . alle 111u1/i c·n111i1111a111e111e ,·i dcclica/c 1·011 rw1111 cdi/ìca:io11e cll'i prossimi ,, co11 1111//0
di /)arie/: <' suo \ 1111gdn ci ji1 /'011osu' /'/' il suo
r1111111ggin ddlc 1111i111(' 1·0.1·1n•" .~
a/1)('/'/I g1'1/e11/ngi('(1 /ilfo a (;i11.11·111)(· ..fi110 a Maria.
tk qua natu, est Jc,u~.
3. La nobiltà di nascita sembra essere un fatto fortuito, ma deriva dal benevolo disegno di Dio Dall'allocu1ionc· di Leone Xlii al Patrii.iato cd all.i Nohltù romana. del 2 I gennaio I XlJ7:
Ull'il1Ì
/1()/1 ('(/1/()S{ '(' . /1(; e/('(' ('(//1/ISCl'/'{'
ac·c·1·11a:in11c
liii clii/I() i11
,li 11cr.11J1t1' . 11111 clii/ 11011 <; ril'rc11.1ihilc .w- si <'<1111/>ia n· J)(lrtil'olumu•1111· i11 ,·oi. ad i11111itt1 a111m1110 elci
11111·.110 luogo IJ(t'cini1110 afli·(l/e/101 i 111·r co11.,011wo1 cli 11c111il'l'i 1· cli u//i•lfi d11· 1·i 011or11110. /.11 N11.1 1m
-.;uuln \i/Ciah• che asscg1111/n ,·i /it i11 a/J/J<l/'1'11:11 c/11 _/ilfto /i1n11i1n. in 1·1.,-it1ì dii hc11ig110 cn11sig/i11 cll'i
"("i godi· ra11 il}(t1 cli ri1'('(/i·1Ti c/0111,
I i /J i" "'" dr•/ \"111111" 1'1Jllll'/t1 e· JJ1,, /.\. Tipografia di (i . t\1m: l_j. Rll111a. I X72. 10I. I. p. 127. 21 /)/\ 1 " ' " dr'i .\1J1111111J P,J1111•/ic ,, /11,, /\. Tipllgrafia di Ci. A11n:l_j. Rllll\a. I X72. 10I. Il. p. 1-lX.
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DOCUMENTI IV
cielo. Come negare 1111 particolare riguardo alla cospicuirà del casaw. se 111os1rrì col fa110 di arerla i11 pregio il diri11 Rede111ore:1 Certo. nel suo rerresrre pellegrinaggio. egli ado111ì la po,·e1Hì. 11c' rn//e mai co111pag11a la ricche::::a: 111a pure i 11arali suoi li elesse da srirpe regale. ··Quesre cose. dilelli .figli. ,·i 1w11111c111oria1110 11011 per lusinga di fii/le orgoglio. 11w he11sì per dmTi co11f'orro ad opere degne del rosrm grado. Ogni i11dirid110 e ogni cero ({i11dirid11i !ta il s1u1 11Jtòo e il suo mlore: dal/' ordinaro co11scr10 di
11111i scarurisce /'amw11ia del/· 1111w110 co11.wr::io. Cià 11011osrc1111e. è i1111egahile c!te negli ordini prirnri c puhhlici r ariswcra::ia del sangue è 111wjr1r::a speciale. cm11e il censo. come' r i11geg110. La quale. se discordasse dagli i111e11di111e111i di 11a111ra. 11011 sarehhc swru. co111e Ji1 in ogni re111110 . 1111a dcli<' leggi 111oderarrici deijè111i 1111w11i. Onde. argo111e11/Wl(lo dal 1wssa10. 11011 l' illogico i11f'crime c!te. co1111111q11e rolga110 i re111pi. 11011 sarà mai se11::a (11wlc!te efficacia 1111 c!tiam 11011,e. chi sa1111ia deg11a111c11re 11ortar/o" . 1
4. Gesù Cristo volle nascere di stirpe regale Dall'alloc uzione d i Leone X lii al Patri ziato cd al la Nobi ltù romana. de l 24 genna io 1903: " E Gestì Crisro . se \'Olle rrascorrere la riw prirnra nel/' osrnri1cì di 1111 ig11ohile ahirum. 1wssa11do 11er il .figlio d" 1111 .fè1hhro. e se 11ella riw puhhlica a1111ì farsela w1110 col popolo. scegliendo
per Madre /\!furia e per Padre 1111wriro Giuseppe. e/e11i rampolli della srirpe daridica: e ieri. giomo .rncm al lom sposali::io. pore1111110 riperere colla C!tiesa Il' helle parole: Regali cx progenie Maria ex orta refulget IRifulge Maria. per nascita da stirpe regale 1-2
5. Nostro Signore Gesù Cristo volle nascere povero, ma volle pure avere un'insigne relazione con l'aris tocraz ia Dall'alloc uzione di Benedetto XV al Patriziato cd alla Nobiltù romana. de l 5 gen naio 19 17: "Non hmTi di111111::i II Dio pnf<!l'e11::e di li<'l'SOII<'. Ma i i11d11hiw10. s1.,-ii·1, San /Jer11ard11. che /11 rimi dei 110/Jili gli 111ma pilÌ acce1111. pcrchc; liilÌ risplende. "Fu 1111/Ji/e anche Ge.1·1ì Cri.1·10. e 11ohilijim1110 Maria <' Gi11.\'l'P/JC . quali di.H'l'll{le111i da regale pm.1·apiu. sehhe11c la ,·irr1ì 11e ccc/issassi' lo sf1/c11d11re nei pm·eri 11mali. l'hl' la Cltiesa lta c11111111e1110raro nei 11a.uari giomi. Crisro ad11111111e. C'/11' rw,rn
i11sig11e C1lli11e11::a ,·ollc m·c1'/' co11 /' arisrocm::ia ll'ff1'11a. ac1DlgC111ella 01111i1101c111c 11111i/1à dc/ICI sua culla il l'Clldo rnro clte Noi oggi ri dc/Jo11io1110: clte. cio1;_ rn111c 111'11m'SCfle lo /ii1ì ulra 11ohi/1à/i1socia della pi1ì gloriosa 1·ir11ì. Ili/ sia dei di/clii .fi'gli Nosrri. i Parri::i ed i Nohili di Ro111u. Ed ap1){/rri la loro ,·ir11ì la sol'iale rigt'IIC'r11::i01tt' n-isrim111. e con cssu 1111l'lfr .~m::ie cltc 111' sn110 i11.H'lilll'(lhili: il h1'11csser1' delle jàmiglie di og11u1111 t' la .1·os1Jim111 11un' del 111011do ... '
6. Maria, Giuseppe e, quindi, Gesù, nacquero di stirpe regale Da un sermone di san Bcmarclino da Siena ( 1380-1444) su san Giuse ppe: "111 pri111n luogo . cn11sitlerio111n /u nnhi/r/Ì della s11nsa. l'iot; dcllu Ss.11111 \ i'rgi11c. I_,, /11'11/11 \ Ì'rgi111' ji1 ili 11ùì 11ohile di /11/11' le crc11111rc t'sisrirt' 11('//11 1w111ra 111111111a. , ·he 1wssa110 o ahhiu 110 1101111 o c.1s1're generare. SC111 Mallcn (cu11. I/. collon111dn rrc rolre 11uo11ordici ge11cm::io11i. da Ahrw110 a GcslÌ
Cristo co11111u'.rn. 111ns/rC1 che cllu l' t!iscc11d1•111c da I../ Parriuffhi. da I../ /?et' du I../ 111·ì1ll'if!i. / ... ) "Su11 L11ca. scrire11dn 1111, ·h·<'gli nel ca11irnlo 3 s11l!C1 110/JilrlÌ di lei. a pimirc t!CI ,-\da1110 cd t-:,·11. 1wos1·g111' 11cl/a s1w gt'lll'1ilogia Ji110 11 Cri.,·rn Oio. .. )
"111 s1'c·o11do lu"gn. umsidcrii11111, la ""hilr,ì t!C'ilo s1)(1.W, cio1; di su11 ( ;iusc'111w Nan1u1' c'g li di
I ) l,,'()1/i., Xlii /'"111i{iii., Mo.111111 1\1111. h T~1mgrapilia Va1icana. Rolllal'. IXlJX.10I. XV II. pp . .157 .158. 2) l,t'()l/i1 Xlii P11111i/i1 i, M111i1111 ,-\110. h T~pograpilia Vat icana. Rrnna,·. l'J0.1. voi. X.\ 11. p. .ì6X. ì) /.'(hl'l'n-111nrt' Nn1111111". 6/ l/ llJl 7.
22 1
DOCUMENTI IV
stÌlpc f)atriarcalc. regale e f)rincif!C'Sca. discc11dc11do direllm11e111e co111· è stato dello. Quindi san Matteo (cap. I) clenrn in linea dire/la 111//i q11cs1i padri da Ahra1110 Ji110 allo s11oso della \'ergine. di1110s1ra11do chiara111c111e che ÌII lui .~/iicùì /11//a la dignità J!Cllriarcalc. regale(' pri11ci11esca. ( ... ) "/11 ter:o luogo. 11rc11dia1110 in c.1·a111e la 11ohi/1à di Cristo. Eglijir. 11n1a1110. co111e dcrirn da q11a1110
è SW!O dello. Patriarca. Re<' Princif)e. per parte di 111adrc e f)adre. (... ) "/ 111e1t:io11a1i Ern11ge!is1i descrirn110 la 110/Jil{(ì della \ 'ergine e di C i11se11pe 11cr rcndl'/'e 111a11ifésw la 110/Jiltà di Cristo. Ci11.l'l'pf!1' Jir quindi di tanta 110/)l'/tà che . i11 1111 certo 111odo. se ci 1' permesso cs11ri1111•1-ci così. clicdc la 110/Jiltà 1c111poralc a Dio in Nostm Signore Ces1ì Crisw" . 1
7. Dio Figlio volle nascere di stirpe regale per riunire nella sua Persona tutti i generi di grandezza Dagli scri11i di san Pietro Giuliano Eymard ( 181 1- 1868) su san Giuseppe:
"Q11a11do Dio Padre decise di dare suo Figlio al 111011do. rnl/cfar/o con onore. poiché Egli i' degno di ogni onore e di ogni lode. "Cli prcpanì quindi 1111a rnnc cd 1111a scrri11ì /'Cgalc degni di Lui: Dio rnlcrn che. pnfino sulla tcrrn. rno Figlio i11co11tras.1·e 1111· accoglic11:a degna c gloriosa. se 11011 agli occhi del 111011do. al111c110 ai suoi propri occhi. "Questo 111is1ero di gra::ia del/' /11cama::i/111c del \ àh/1 11/111 .fìr rcli::::ato i11111roni.1a11rc111c da Dio e quelli che em110 stufi .,·,·citi /Jff 11re11clcmc 11unc. .fimi/lo 11rc1wm1i c/11 Lui 1110110 1<'111/J/I /Jri11111 . La corte del Fig lio di Oi/1 ji1110 Um11/I si r·1111111011c di Mari<, <' di Giu.1·c1111c: lo stes.w /Jio 11011 m'l'chhe 110/r({o tmrnrc per s11/I Figli/I s1'1Ti 11i1ì de;c.ni di stargli 1·ici110. Cn11.1ideria1110 1111nic11/ar111e111c san Cill.l'('f)f)C . .. !11carin110 del/' ed11ca::io11c del Pri11ci11e rega le del Ciel/I<' della terra. di dirigerlo l' di scrrirlo. era 11cce.1sC1rio che i su/li s1'1Ti:ijiu·1·ssc·m 0110n' al SII/I di1·i110 allù'l'u: 11011 s/11\'a h1•111' c/1(' un /)i/I si dore.1s1· 1·crgng11arc di suo 11adre. Quindi. do1·e11do essere Re, d ella stirpe di Davide, fa nascere san G iuseppe dallo ste.u o ceppo regale: 1uo /e che Lui sia nobile. persino della nobiltà terrena. Nl'ifl, r1·11c· di .1a11 Giu.\'C/i/Ji' .1'('11rrc' drllll/lll' il .w11guc di Da l'idc. di Sa/111111111c. e di t11lli i no/1ili lfr cli Giuda e se la sua stessa dinastia a vesse continualo a regnare, lui [,an Gi u~cppc I sare bbe staio l'erede del trono e avrebbe do1111/o occuparlo. "N1111 .fÌ'rma1e,·i a c1111.lidcrar<' la SI/li /ln \'c'/'IIÌ a111w/e: l'ingiustizia scacciò la sua famiglia dal trono al quale ave 1'a dirillo, ma 11011 per questo 1
egli cessa di essere Re ..fìglio di q11ei Re di Giuda. i 11w.1..:ginri. i 11i1ì 110/Jili. i piri ricchi dcli' 1111ii·erso. r\11chc nei registri anagrafici di Betle111111e san Giuseppe sarà iscrillo e rico11 osci11to dal go11em a lore ro111a110 quale erede di Dm1ide: questa la sua regale pergamena,Jacilmente riconoscibile e che porla la sua regale firma. "Ma che Ìlll/111/'l(I/J::(/ lw la 110/Ji/t(Ì di C ill.\'('fl/11' :>. direte/i1r.\'l' . GeslÌ 1; ,·e111rto soltanto 11cr umiliarsi. Ni.,p111u/o che il Figlio di Dio. il 111wle hCI mluto 11111iliarsi per 1111 certo 11'111/W. lw l'olr({o anche ri1111in• nella s11a Persona tu/li i generi di gra11de:: :ll: Egli è Re an che per dirillo di eredità, poiché di .1·a ngue reale. GeslÌ è nobile e, quando sceglierà i suoi Apostoli tra i plebei, li nobiliterà: questo diritto Gli appartiene, giacché f ig lio di A bramo ed erede del trono di IJaPide. Lgli a11w qr(('s( nnnrc di j(1111i.t:lie1: la Chiesa 11011 intende la nobiltà in termini di d e111ocra::.ia: rispelliamo, pertanto, 111110 ciò che essa rispella. La 11ohiluì 1' di Oi11 . "Ma allom. è necessario essere nobile per serrire Nostro Signore'! Se lo siete, Gli dareste una g loria in pilÌ : llrllaria. 111111 1' 1/l'Ccs.wrio. Egli si 111·co111e111a ddla h1101w \'/Jlo111à <' dello 1111/Jiltcì del cunn'. t:·1111urc. gli u1111ali della Chiesa di11111s1m110 dw 1111 gmmlc 111r111ao di Sllnti. tra i 11irì illustri. 11s/1'1//1/\'C1lln 1111 hlasoll('. 11r,.,·sicdcro110 1111 11n111e. 1111c1ji1111iglio distinw: alcuni ('1w10 /Jffsino di sangue n ,ofe.
"Nostro Signore si compiace nel rice11ere omaggio di /111/0 quanto è 011or(fico . Son (ii11.H'/J/ JI' ricc1·1·/I<' 111•/ 'fì•m11io 1111 ·a, n1ra1a 1•d11cC1::i1111c• 1' , ·osi Oi11 /11 11n •pouì o ,!i1·1•11wr1' 1111 110/Jii<• s1'1Ti111rc del s1111 1-'ig lin. il mrnlicrc del 11i1ì 1111hile Pri11ci111•. il /J/D 1c1111re dc/Ili 11i1ì 011g11s1a Ncgi1ll1 del/' u11i,·l'/'.\/I .. .~
I J S""' li lfrmt1rt!i11i .\ e111•1r.,11 .\c·mrn111·, 1· 1/11111. 10I. IV. in /\c·dihu , t\11dn:ac- l'olc:11i. Vc11i:11i,. 17-Vi. p. 2.12. 2) ~1ni, d,, \11i111 .ln.\ /'/>h . f<, /)l'l'J11i,·r l' / le 11/u., /!tlr/ail a,/11mtc' /ln I: \l/'llir., t!n < ;cTil, t!u /' f- 1-111,ll'tf. l)c,L·kc-
ti,·,
dc· HrPu11 cr. Pan, . VII cd .. pp. SlJ-(,2.
222
DOCUMENTI IV
8. La nobiltà di sangue è un potente stimolo alla pratica della virtù Dal mag nifico testo dell'omel ia di san Carlo Borromeo (1538- 1584). arcivescovo di Milano. nella festa della Nativitù della Madonna. 1"8 se ttembre 1584:
··e ini::io del Santo l 'ang elo . scritto da sc111 Mmteo . e/re da questo pulpito ,·i è sta/O poeojè1 /ime/amato dalla Sa11w Madre Chiesa. ci ill(/uce i1111u11::itullo ud csa111i11cm' al/e11w111e111e fa 11ohi/1à. /' insigne lignaggio e fa 11wg11i/iee11::a della Ss.11w \/ergine. Se quindi si den• eo11sidemre 110/Jife quello e/re troe fa sua origine dul merito di illustri a11te11ati. quanto g rande 1• fa nohiltà di Maria e/re trasse fa sua origine da Re. Patriarchi . Pro/i•ti e'
cose. Ne derirn che i 110/Jili. /Jl'I' 1111 ceno qual is1i1110 della 11a1ura. so110 desiclemsi di 1111ure . col1irn110 la 111ag11011i111i1à. disf)rc::::a110 i ,·a111uggi di ha.,·.,·o pre:::o. 11ho/'/'isco110 infine tul/0 qum110 ri1e11g1mo indegno dc/fu /om 1111/Jil!cì. ·· /11 .1·c•co11do luogo, fa nohi /f(ì e; ug u11/111e111e u1111 s1i1110/o cui 11ggra/Jf)ar si alle ril'llì. Ci<ì 1; dil'C'r.w dal primo henc/icio che ahhiu1110 ri/éri111. f)Oiclrc; c1ul'flo f)recfi.1po111' il 11ohile ad uhhmffiarc f)i1ì ji1C'il111e11t1' le O/!i'/'l' re/te: c111es(u/1ro. 11111aria. aggiunge anche al primo . ormai dire111uto j(1cile. stimoli ,·e1•111e111i: e'. co111e un/i·e110. coar/11 i ri::i e l e a::io11i sco111·1·11ie111i al 11ohile e .fà sì che . se wlrnltu il 1111hile l'(f{/l' in una qrwlsiasi 111u11cu11::a. s1ìhiw si
sacerdoti def/a trih1ì di Giuda. daf/a ra::::a di Ahramo . dalla stirpe reg ale di Daride :' ""Anche se 11011 ignoriamo e/re tutti a/J/Wrtenia-
farcì prendere da u11 /!/((/or e straordinario I' /Jl'lll'Ure/'iÌ . con tutte le· suc.fiJr::e . cli purì/in1rsi da c1uc•l/u
1110 alfa rem 11nhiftà -
macchia.
qucffa cristia11a -
la quale
co11/eri.lH' a /Ulli f" U nig enito del Padre. i11 C/U(/11//1
"/11/i11e. /' ultimo /J('llc/icio du ('(/1/Side/'ill'(' nella
·a tutti quelli c he lo ricevono diede il pote re di di ventare figli di Dio· (C ,·. I. I 2 J. e e/re ci tu lii i
1/(>hiltà e; che. così r·c1111e 1111a /Jie/m 11re::io.1·a ri/idge 11i1ì quando 1; i1u·as/1l/1a111 nel/' om clii' nl'i .fàm . cosi le .1'/essc' ,·inrì sono 11i1i .1ple11cle111i nel nohile
.fédefi cristiani l; c·o11u111e q111•sw dig11i11ì e 11nhi/11i. /ul/aria 11011 ;1e11sia1110 as.\'/1/111111111'11/e e/re dehha essere dispre::::llla o ri/iula/a fa 11ohilt1i se1·"11do fa carne. /\I contrario. chi 11011 rico1ws1·esse e/re 1111clrl' c1ues1a s1es.w 11nhi{l(Ì e; u11 dono ejtl\·111·1• singo-
che 11el f)/dJeo : e' fu 11ohilt1ì si uni.,·ce alla 1·ir11ì di,·i·111m1d1111e il 11wggior ()/'l/i//1/i'IIW. ··Non è so/1u1110 ,·em 1-/1e si e/ere' a11rilmire rnlol'l' a lfa 1111/Ji/f(i e al lus/m degli c1111i•11mi. 11w inoltre sosl1'11ia11111 1110/10 jém111111c·11tc' q111•s1e due
lare di Dio. e 11011 ri11gm::ia.1.\'l' .1pl'C'iaf111l'IIIC /JCr essa Dio. e/re e; il di.1p1•11sa10/'l' di tu/li i fw11i. costui
tesi: la pri111a e; che . così come 111'1 110/Jilc 1: 1110/111
sarchh e i111·1'l'iliÌ as.wfuli1111c111e i11deg110 della 11ua fijirn di 11ohifc. floiclré. ;>c'r dt/im11i1iì di u110 s11iriw
/>iri s1J!e1ulicla la ,·il'lli. a11clrc i l ,·i::i() in lui e• di gmn lu11gu 11i1ì 1·c·1x11g110.w. Così C()/1/c' 11i1ì ji1ci/111e111r• si
i11gmtu d1c 11011 ;>otrchhl' e.,·sl'l'i' ;1i1ì \'i'rgog110.w .
110111 ili s11ol'<'i::i11 in 1111 luogo chi11m e illu111i1110 clui
o.1·curc•rehh1• /11 S/Jfc11don' dei suoi maggiori. in
mggi so/uri. cill' 11011 in u11 u11gole1111 o.1·1·um . e· le
(fUllllfo fa 11ohiff(Ì di•llo 1·111·111' 1110/10 c·n111rifn1i.l'<'i'
111acchic' su 1111 l'i'Slitu cli om che 11011 in 1111 1·es1i10
w1c/l{' al 1·c'1'/1 hriffìo dC'f/" a11i11w e le dona 11011 f)iccnfi hrne/ici.
r·1111u111c' i' l11cem. 11 i11/i'lli' i s1•g11i e' le cic '(lfrici sul ri." 1che i1111/tm /)(11'/i' ucn,/1111/c•/ 1·or110 . così u11clll' i ri::i sono flilì 1111/i' l'oli l' a11irilll() di 11i1ì /'m1c11 ::io-
"/11111111::i11r1111. lo .1ple11dorl' del Silllg rrc'. fa 1·1'rt1ì d eg li a111c•11a1i e fr
;1r1•di.111n11go110
11e. e 11i1ì ,·c·rgn,t:11os11111e111e sfigurano /'1111ima col-
in 111odn 111ercl\·iglio.1·n il 11ohife a 111a/'l'ù11·1• .\//Ile
1wrnle nei 110/Jili c-/1e 11011 neg li uo111i11i cli r o/g11re ('( 111cli::iolle' . CIre (.' i; ili \'('rif lÌ di 11i1ì i11clc•g //()ciel/'(/ -
Ìlll/ll'i'.l'c'.fi111111.1·c•
n r111e di colom dai i /uali di.1n•11dc. {fi1nr di duhhio. poi. che la s11a 11a1urt1 è /Ji1ì i11cfi11ata al hc111' l' lii/a ,•irfli .' sili fli'l'Clré i/Ue.1·10 gli .l'/ )('//(I /Ji'f /11 ('{!l//im11iuì del suo swrgue a c111elln dei .,uni fll'"gc11itori e' . cli co11sc'g11e11::a . / ll'/' la 1ru.11111.uio11c del lom 111iri1u: sia fil'/' la fli're1111c· mc•11111ria clw r·n11s1'1'\'a clclll' .1111' r irllì. le c/1((1/i ritiene flili cure - i' c·ùì Sll hc11 \'(//utarlo -
fil'/' //l'ff/'
hrillmn 11ci suoi c·o11.w1gui-
11ei: sia /i11u/111e11tc per la sa11u ec/11ct1::io111' 1'.fim1111: io11c l'i1e ricc·rc'//c' dli u11111i11i il/11s1ri. /' ffl'lllllU' lll<' rù ·o110.1cìu10 co111c' rem e/re /11 11ohi/11ì. ili m11g111/i-
clo/c>.\'C'i'/1/(' I/lito da gc11iwri illus1ri <' di rt1f1ilw111 1•1/,(('11::io11e . cl1<'.fi11i.l'C'e c·11rr//l/o t' clecli10 alle tc11·i'l'11c' . ui g iochi. agli lli<·oo/ic ·i <' 11/lc· 11/J/n11.fi11c•.'' "I.a .1c•co11clu 1e.1i e: <11<' . 1111chc• c1um1< /// c11111/n1110 e; 110/Jilissi1110. se a/Ili 1111hi/1cì clc•i .1u11i lllllt:giori 11u11 llgg iu11ge e' /il'O/Jrie r imi . i1111111•cli11tm111•111c dirc·111a //.l'<'urc,: /loichc; . cu11 la cli.1C ·o111i11ui11i dellu 1·ir11i. cc.1.1u i11 lui lu 110/Jiltci . eia/o che . .\!'/1/IU/'i' ri111u11go110 i11 lui le 1·e.11igi11 cll'I /11.1/ro dei ., uoi 1111te11llli. c'.1.1'1' .\lii/() ('(' /'/i//11('1//('
illllflli.' C/Ui' .1'/C' i ll/Ìllfi l/('(/1(('/((' l'<lg -
cc·101 . lo cligniflì. lu ,·il'lli <' /'autnrif(Ì dei gl'llitori
gÌU/lg0/111 il lom
.l'l'U/lll .
i11cluco110 11111/ti figli u 1111111te1wr1' lo ::C'io /li'/' c1uc·s1e
IUI'<' .1·c·11111rc' 11i,i i11di11c• ulle gmndi i11111r1•se. c'lw
i/Ueilo ci//<; cli /i1r/o t!irc•11-
223
DOCUMENTI IV
siano per lui stimolo olla ,·imì e freno al pecca/O. "/ì11w la nohiltà gli serre a so1111110 ohhmhrio. e 11011 aggiunge il 111i11i1110 grado al suo onore. Questo è <Jllanw ri111pmreram Nostro Signore Ccs1ì Cristo ai farisei . che si r<1111m·a110 di essere figli di l\hra1110. dice11do loro: ·se siete figli cli Abramo. compite le opere cli Abramo· (C ,·. 8 . 39 ). 111/àtti 11110 si p11rì ,·anfllre di essere .figlio o nipote. e 11artecipe alla nohiltà. solo di colui del <Jllale i111iw le rimì. Percirì il Signore dicem ai Jàrisei: · Avete come pad re il diavolo' (C,·. 8. 4./ ). ed erano e/riamati inoltre. dal santissimo Prff11rsore di Cristo . · razza di vipere· (Le. 3 . 7). "Chi è in rerità così ig11om111e e spmned11w do trontre ancora 11101i,·o di duhitare della so111111a nohiltà della Ss.111a \'e1gi11e Maria:' Chi 11011 sa che ella 11011 solta1110 11g11aglirì le rirflì dei geniwri 111a di grun l1111ga le .rnperrì , in modo wle e/re si p11rì e si dere chiamarla, con ragione, /1/)hilissima. poiché lo splendore di così illustri Patriarchi. Re, Profé1i e socerdoti. e/re il Va11gelo cli oggi ci descrire. gi1111se in lei al 11wssi111/) ~ ··Q11alc1111/) clriederà se11::·altro 11er qual ragione. do 111/10 q11m110 .fìnom l; Sfllf/) e.1pos10. si 1m1ì dedurre la nohiltà dcgli a11te11wi di Maria, ,·isw clw è stata descrilta /' origine di Gi11se111Jc. che di Maria/ii sposo. "/i111111·i11. clri 11i1ì aff11rnta11w11tl' ohhia st11diow le Sacre Scri1111re risol,·crlÌ Jàcil111c111c questo d11hhio, in q11u1110 11clla Legge dirina si stahilirn e/re fu \ 1'rgi11c 1101111n'1//lesse 11,m10.fi1ori dallo propria 1rilnì, 11ri11ci1)(1/111e1111· in rislll della
linea di s11ccessio11c l'!'ediwria (Cjr. N11111. 36. 6 ss. ): e pe/"CÌIÌ ri111w1c clriam e/re Maria e Giuseppe ermw e/ella stessa trilnì l'fa111iglia. e questa dcscri::io11e della ge11em::io11c 11111mw del Figlio di Dio ci rende palese che era 1111ica la nohilt<Ì del/' 111w e dell'altro". Il santo passa ad affron tare un altro aspetto del grande argomento di cui di scorre: "/11 tcr::o l11ogo. Ìl!fìne. o dile11issi111efi'glic pcrché questo ,·i riguarda - è descritta la progenie di Gi11.1·eppe. 11011 q uella di Mario. pe/"Clré i1111wriate a 1w11 i11s111Jerhir ri e a 1w11 dire in modo i11s11lta11tc ai ,·ostri mariti: 'lo ho i111mdotw la nohiltà nella /Ira casa: io li ho /WrtafO lo splendore degli onori: dorelc a11rilmire a me . o 11111riw, CfHCllo che m·etc rice,·1110 in dignit(ì '. Sappiate. in ,·cri1à . e scolpile questo costw11e111e111e nel rnstm m1i11w. e/re il decoro e la f/(/hiltà dellu famiglia della moglie 11011 C' dornw od Hn'altm f amiglio se 11011 a 1111c/1a dello sposo: sono cle1e.1·1ahili 1111cllc mogli e/re si prc.fài.,nmo al muri!// o - 11eggio ancora - si 1·Ngog11a110 della .fi1111iglia di lui: 11asco11de11c/011e il cognome e 111c11::io11a11do solwnto la /)l'OIJria origine. Cl' qui realmente 1111 diaholim spirito di .rnpl'l'hia. QHal' l' d1tl1Cflll' la .fà111iglia di Maria 1 Quella di GiH.\"l'/i/Je. QHol'é la trilnì. 111wle la casa. (JHale la nohiltlÌ di /11/ariu:> Quelle del SI/O Sf)OSO Gill.\"l'/ifil'. J:' CfHesw. I> mogli cris1ù111 e re1w11e11te 11ohili <' ti111//mte di Dio. l' ciii di cui /IÌIÌ si dcn· 1e11e/"C' conto .. . 1
9. Gra nd e è il po tere della stirpe sulle nos tre azioni Dalla orazione fu ne bre per Fi lippo Emanuele di Lorena. duca cli Mcrcoe ur e Pc nthièvrc. pronunciata nella chiesa metropo litana cli Notre- Damc di Parigi. il 27 aprile 1602. da san Francesco di Sa les ( 1567- 1622). ve,covo-principe di Gi nevra e Dottore della Chiesa: ·f se1111m' Dio che ji, in noi 1111w la nostro .mh-e::::a . della Cfllale (' il grande affhitello: l((f fa 1·ic1. /:"gli 11mccdc in di,·C'l'.w modo nclla sHa 111iseriC"mdia: P<'l"l"lll; 1·i dà certi heni scn::a il 11os1m C(J/1/'orso, ccl a/1ri i1ll'1' n' 111edia111e i 110.11ri dc.,ideri. /àticlll' e a.1pim::io11i. li 11ri11ci11e Filifif!O t:·11w11Hele. dHca di Mcr("(,eHr. rice,·erte ahh(J11cla111e1111'11tc i hcni della 11ri11w Sf!<'cie. sui </!(//li costruì 11111'1"1·e/ll'llt<' edificio di 11e1jé::io11c con 1111elli della senmt!a
S//l'Cil'. In f!rÌ/110 luogo, i11/i111i, Dio lo/<'U' 11a.\'C('/"(' da due 1·asatc•.fi·a le 11i1ì il!Hslri. anticlrc e rnrwlic/1/' csi.1·1e111iji·a i fl/'Ìllcif)i d 'Europa I la casa cli Lorena e q ue lla di Savoia I "{ già 111111111 c'sscrc.fi·H110 cli 1111 lmon a!IIC'rn. Hl/ 1111'/(/l/11 di h11011a lega. riro cli /mo1111 Jimte. ( ... i "Nan/11<'. dico. 1wr la gloria delle mmi e/' onore• dc/la Chic•.,·a. Cfllesw 1h:/i11110 /Jrinci/J<' . degno ra111110/lo di ilHe gmndi stirpi. delle c111ali. così co111c 1"Ìl"1' 1·c111• il sangue. <'l'l'di/lì a11clr1' le ,'ir11ì : come dHc rirnli che ff/lt'!ldosi jim1111110 lf/J grande c 110/Jilc .fi11111e. cosi le d11c cast' degli cll"i 11a/1'mi e 11wt('l"11i di <JH<'Slo 11ri1wi11e. a1·1•11do 11os10 nella SH<I 1111i11w le hH011e t/Halillì di og111111a. lo ./<'CC'/'o di1·1·111arc /7/'r/Ì' /((//11(' 1//(' ("()11//Ji({f(}, in 1((//i i do11i della /Il//((/'(/_
I J So11ni Com/i /lnrr,111101'1 /l11111ilial' CXXII. l~na1ii Adami <:I Franci,ci Anton ii Vcith Hihliopolarum. Au~u, taL' Vindcl icorun1. ed . nov i"ima. ver,io lai i1w. ,. d .. I lom il ia CX X 11. rnl I. 12 11- 12 1-1. '
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DOCUMENTI IV
Egli po1e,·a he11 dire. con la dirina Sapien::a : 'Puer a111e111 erc1111 i11ge11ios11s. e/ sor1i111s s11111 c111i111m11 ho11a111· ('lo 11111aria ero 1111 1111 fanciullo di 1mm, 11c1111rale. ed ehhi per sori e 1111a h11011a m1i11w·: Sap. H. / 9) . Fu 1111(/felice circoswn::a per la SI/(/ ,·imì il 1rornrsi in 1111 recipie111e IC/11/0 capace: e f ii 1111 gran hene per la sua capaci!Cì lm\'llrsi in /CIie ,·ir11ì. (. .. ) "Ho giudicalo com·c11ie111e parlo/'C' della sua slirpe. 11011osw111e possa se111hrare a 1110/ii che,
IJ
01·111-r1•.1
essendo la 11ohil!cì 11110 cosa es1ri11seca a noi, 1111ica111e111e le 11os1re opere sono 11os1re. In rai1cì la s1irpe 1110/10 ci aiuw e ha 1111 grande po1ere sui 11os1ri disegni. e persino sulle 11os1re s1esse a::ioni. sia per r affiniuì delle passioni che 111ol1e rol!e eredi1ia1110 dai 11os1ri predecessori. sia per la memoria che co11se1Tia1110 delle loro imprese. sia anche per il !J1w110 e pilÌ raro ali111e1110 che ne rice,·ia1110 ... 1
m11111/èIe.1 de Sai111 I :1w1toi.1 de Sa/1'.1. 1301hu11..: Editrnr. Pari~ I X.ì6. vo i. 11. pp. --104 ---1011.
DOCUMENTI
V
La dottrina della Chiesa sulle disuguaglianze sociali I seguenti testi pontifici mettono in evidenza che, secondo quanto insegna la Chiesa. la società cristiana dev'essere costituita da classi proporzionalmente disuguali , che trovano il loro proprio bene, e il bene comune. in una vicendevole ed armoniosa collaborazione.
Tuttavia. q ueste d isuguaglianze non possono in alcun modo ledere i diritti dell ·uomo in quanto tale. poiché questi sono propri alla natura umana, che in tutti è la stessa. secondo il sap ientissimo disegno ciel Creatore.
1. La disuguaglianza dei diritti e dei poteri proviene dello stesso Autore della natura Leone XIII , nell'Enciclica Quod aposwlici 11111neri.1· (28/ 12/ 1878). insegna: "Sebbene i socialis1i. ah11sa11do dello stesso Ernngelo. allo scopo di i11ga1111are pilÌ faci/111e111e gli spiriti sprorreduti. si siano ahif11a1i a distorcer/o per adattarlo alle loro dottrine. la dirergc11::.aji·a i loro dogmi perrersi e la purissima dottrina di Cristo è tale che 11011 potrehhe essere maggiore. ·Che v'è quindi in comune tra la giusti zia e l' iniquità? O quale alleanza può esserci tra la luce e le tenebre?' (2 Cor. 6 . / 4). I socialisti 11011 cessano. come sappiamo. di proclamare che /lifti gli 110111i11i sono. per natura. uguali fi'a loro. e perci<ì pre1e11dono che al potere s01'/'a110 11011 sia do rn/0 onore
11é rispetto. né 11hhidie11::.a alle leggi. ad ecce::.ione forse di quelle che sm10 state sancite dalla loro 1·0/on1à. "Al contrario. secondo le do11ri11e del \!a11gelo. /' 11g11aglia11::.a degli uomini consiste 11elfa110 che 11111i. dotati della stessa natura. sono chiamati alla stessa ed e111i11e111e dignità di figli di Dio e che. a1·e11do 11111i lo stesso f ine. ognuno sarà giudicato dalla stessa Legge e ricerercì il castigo o la ricompensa che meriterà . T11tta 1·ia. la dis11g11aglia11::.a dei diri11i e del pmere pro1·ie11e dallo stesso Autore della natura. ·dal quale og ni paternità prende nome. in Cielo come in teITa· (Ef. 3. 15) " . 1
2. L'universo, la Chiesa e la società civile
riflettono l'amore di Dio con un'organica disuguaglianza Nella stessa Enciclica. affenna il Pontefi ce: "Colui che ha cremo e gorema 11111e le cose dispose. con la sua pror1·iden::.iale sapien::.a. che le infime. aiutate dalle mediane e queste dalle superiori . raggiungano il lorofìne. "Perriò . rnsì come nel Cif lo rnlle chf i rnri
degli Angeli jàssem di1 ·ersi e subordinati gli uni agli altri. e nella Chiesa is1i111ì gradi negli ordini e di ,·ersitcì nei 111inis1eri. in tal modo che 11011 11111i fossero apostoli. 11é //lfti dot!Ori. né 11ustori ( I Col. 12. 28): così stahilì che nella società cil'ile ci siano \'(/riordini dil'ersi i11 dignità. in diritti e in poteri.
I ) Acta Swu/ae Sedi.i·. Typis Polyglottae Ollic inae. Romae I878. vo i. X I. p. 372.
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affinché la socierà sia, come la Chiesa, 1111 solo corpo, compre11de11do 1111 gran numero cli membri.
gli 1111i pilÌ nobili degli alrri. ma fimi reciprocamenre necessari e preoccupari del bene com1111e". 1
3. I socialisti dichiarano che il diritto di proprietà è un'invenzione umana che ripugna all'uguaglianza naturale degli uomini Poco più avanti, Leone XIII dichiara: "Q11a11ro alla rra11q11illirà della socierà pubblica e domesrica. la sapienza carrolica.fondara sui prece/li della Legge 11ar11rale e divina. vi provvede molro prnde11reme11re con le sue do11rine e i11seg11amenri sul diri110 di proprietà e sulla condi1•isio11e dei beni che sono acq11isiri per i bisogni e le wilirà della 1·ira. Infa11i. i socialisti, presentando il diritto di proprietà come un'invenz ione umana che ripugna all'uguaglianza naturale fra gli uomini, e reclamando la com1111io11e dei
beni. dichiarano che è impossibile sopportare pa:iememente la poverrà e che le proprierà e i diri11i dei ricchi possono essere violali i111p1111e111e111e. Ma la Chiesa, che riconosce 1110/ro piiì wil111e111e e saggiame111e l'esistenza della disuguaglianza fra gli uomini, naturalmente diversi nelle forze del corpo e dello spirito, e che questa disuguaglianza esiste anche nel possesso dei beni. stabilisce che il diri110 di proprierà o dominio che /Jl'Ol'iene dalla 11ar11ra sressa rimanga i11ra110 e im·iolabile per ... 7
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'-
4. Niente ripugna tanto alla ragione quanto una matematica uguaglianza fra gli uomini Nell'Enciclica H11ma1111n Ge1111s, (20/4/1884). dice ancora Leone XIII: "Se consideriamo che Ili/li gli uomini sono della stessa ra::a e della stessa 11ar11ra e che de1·0110 11mi giungere allo stesso fine 11lri1110. e se esaminiamo i dm·eri e i dirilli che deri\'0110 eia questa origine e destino com1111i. 11011 si può dubirare che essi siano uguali. Ma siccome 11011111//i hanno le sresse risor-
se cieli' i111ellige11:a, e siccome dil·ergo110 fra loro sia per le facoltà dello spirito che per le energie fisiche: siccome infine esistono fra loro mille di1·ersirà di costumi. di gusti, di cara/Ieri. 11iellfe ripugna tallfo alla ragione q11allfo il pretendere di ridurre r1111i alla sressa misura e i111rod11rre nelle isriru:ioni della 1·ita ci1·ile 1111· 11g11ag/ia11:a rigorosa e maremarica" .3
5. Le disuguaglianze sono una condizione dell'organicità sociale Leone XIII prosegue: "Allo sresso modo che la pe1fe11a cosrir11:io11e del corpo umano risulta dal/' 1111io11e e dalla arricola:io11e delle membra. che 11011 hanno le stesse for:e né le stesse fun:io11i. ma la rni felice associa:ione ed armonioso concorso danno al/' intero organismo la sua be/le::a plastica. la sua for:a e la sua a11i111dine a prestare i se1Ti:i necessari. così pure. nel seno della società uma-
I)
110. si trova 1111a varierà quasi i11fi11ira di porri dissimili. Se fossero r1111e 11g11alifra loro. e libere. og111111a per conto suo. di agire a loro ralenro. 11011 ci sarebbe cosa piiì deforme di 1111a raie socierà . Al co111rario . se per una saggia gerarchia del meriti. dei g11sri. dellea11ir11di11i .ognuna co11correal bene generale . 1·edere erigersi dal'Gnti a 1'0i /' immagine di 1111a società ben ordinata e conforme alla 11ar11ra" _-1
Ibidem.
2) Idem. p. 374. 3) Acta Sanctae Sedis. ex Typographia Polyglona. Romae. 1906. voi. XVI. p. 427. 4)
Ibidem.
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6. La disuguaglianza sociale ridonda a vantaggio di tutti Nell' Enciclica Rerum 11m•a1w11 (15/5/189 1), Leone XIII torna sull'argomento della disuguaglianza sociale: "li primo principio da porre in evide11:a è che
l'uomo deve accerrare con pa:ie11:a la propria condizione: è impossibile che nella società civile tutti si trovino allo stesso livello. È questo se11:' altro che prop11g11a110 i socialisti; ma contro la natura wtti gli sfor:i sono vani. Fu essa infarri che stabilì fra gli uomini differenze tanto numerose quanto
profonde: differe11:e d' i11rellige11:a. di ralemo. di abilità. di salllfe. di for:a: differe11:e necessarie. dalle quali nasce spo11ta11ea111e11te la dis11g11aglia11::.a delle co11di:io11i. D'altra parre. questa dis11g11aglia11:a ridonda a l'Ctllfaggio di tutti. ramo della società quanto degli i11dil'id11i. perché la l'ira sociale richiede 1111 organismo molto l'ariegato e f1111:io11i 111olro di1•erse. e quello che porta appunto gli uomini a dil·idersi tra loro i còmpiri è soprarrutto la differe11:a delle loro rispettil'e co11di:io11i". 1
7. Come nel corpo umano le diverse membra si inte~ano fra loro, così devono integrarsi le classi sociali nella società Un poco più ava nti, il Pontefice d ichiara:
"l' errore capitale, nella presente questione, sta nel credere che le due classi siano nemiche nate I' 1111a del 'altra. come se la natura avesse armato i ricchi ed i pol'eri per combattersi a 1·ice11da in 1111 ostinato duello. Questa è 11110 raie aberra:io11e che è necessario individuare la verità nella dottrina esattamente opposta: come nel corpo 111110110 le diverse membra s'integrano fra loro e determinano quelle rela:io11i armoniose che giustameme ,·iene
chiamata simmetria. allo stesso modo la 11at11ra esige che nella società le classi s· i11regri110 fra loro reali::a11do. con la loro col/abora:ione 11111t11a. 1111 giusto equilibrio. Ognuna di esse ha imperiosa necessità dell'altra: il capitale 11011 esiste sen::.a il lal'oro. né il lal'oro se11::.a il capitale. La loro armonia produce la helle::.::.a e l'ordine: al contrario. da 1111 co11.fli1to perenne possono deril'Clme solo co11f11sio11e e lotte seh·agge" .2
8. La Chiesa ama tutte le classi e l'armoniosa disuguaglianza fra loro Nella sua allocuzione al Patriz iato ed alla Nobiltà romana (24/1/1903). lo stesso Leone X III insegna:
''/ Romani Pontefici furono sempre del pari solleciti sì di tutelare e migliorare le sorti degli umili, es· di sostenere e aumellfare il decoro delle classi elel'ate. Poichè eglino sono i co11ti1111atori della missione di Gesù Cristo, non solo nel ' ordine religioso, ma nel sociale ancora.( .. .) Quindi è che la Chiesa. nel predicare agli uomini /'1111il'ersal figli11ola11za dal medesimo padre celeste. riconosce altre sì proFvidenzia/e ali' umano consor::.io la distinzione dei ceri: perciò ella ,·iene inculcando che solo nel rispelto reciproco dei diritti e dol'eri e
nella 11111t11a carità è riposto il segreto del giusto equilibrio. del/' onesto benessere. della ,·era pace e f/oride::.:a dei popoli. "Così Noi pure. deplorando le odierne agita::.io11i che turbano la cil'il co111·il·e11::.a. pilÌ rnfre ri\'Olge1111110 lo sguardo alle classi infime. pilÌ pe1jl{la111eme insidiare dalle inique sèrre. e offrimmo foro le cure mareme della Chiesa. E pi1ì ,·o/te dichiarammo. che rimedio ai mali 11011 sarà mai /' 11g11aglia11::.a so1·1•ertitrice degli ordini sociali. 1110 quella frate/1011::.a i11Fece. che. sen:a menomare de dig11irà di grado. 1111isce i cuori di rurri in 1111 medesimo 1•i11colo di amore cristiano" .3
I) Acw Sancrae Sedis. ex Typographiae Polygloltae. Romae. 1890- 189 1. voi. XX III. p. 648. Idem. pp. 648-649. 3) Leonis XIII Pontificis Ma.rimi Aua. Ex Typographia Vaticana. Romae. 1903. voi. XX II. p. 368. 2)
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9. Nella società devono esistere prìncipi e vassalli, padroni e proletari, ricchi e poveri, saggi ed ignoranti, nobili e plebei Nel Motu proprio Fin dalla prima ( 18/12/1903 ). san Pio X così ri assume la dottrina cli Leone Xlll su lle disug uaglianze soc iali:
"/. La Socie1à umana, quale Dio /' ha s1abilila, è compos/a di ele111e111i ineguali. come ineguali sono i membri del co,po 111110110: renderli 11mi eguali è impossibile, e ne rerrebbe la dis1ru:io11e della medesima Socielà (E11cyc/. Quocl Apostolici muneri sJ. "Il. La eguaglia11:a dei rari memhri sociali è solo i11 ciò che llllti gli uo111i11i traggono origine da Dio Crea/ore; sono s1a1i redenti da Ges1ì Cristo . e
derono alla norma esalla dei loro meriti e demeriti essere da Dio giudicati, e premiati o puniti (E11cyc!. Quod Aposto lic i munerisJ. "lii. Di qui l'iene che, nel/a umana Socie1à. è
secondo la ordi11a:io11e di Dio che ri siano principi e s11ddi1i, padroni e prolewri, ricchi e poreri. do11i e ignorallli, nobili e plebei, i quali, u11i1i liii/i in l'i11colo di amore, si ai111ùw a ricenc/a a conseguire il /ore u/1imofine i11 Cielo: e qui, sulla /erra . il loro benessere ma/eria/e e morale (E11c_1"c/. Quod Apostoli ci muneris )" . 1
10. Una certa democrazia giunge ad un tal grado di perversità da attribuire, nella società, la sovranità al popolo, pretendendo di sopprimere e livellare le classi sociali Dalla Lettera apostolica Notre charge apostolique. di san Pio X (25/8/ 19 10): "// Sillon. trascinato eia 1111 malinteso amore per i deboli, è precipila/0 11etr errore. ''lnfaui. il Sillon propone il risollel'C/me1110 e la rige11era:io11e delle classi operaie. Ora . su questa materia, i princìpi della dottrina cattolica sono fissati. La s/oria della Ciril!cì C ris1ia11a è lì per lestimoniare la lom henefica feco11dilà. Il nos/ro Predecessore di felice memoria lo ricordò i11 pagine magistrnli, che i ca110/ici occupali i11
q11es1io11i sociali de\'0110 studiare ed a1·ere se111pre sotto gli occhi. Insegnò, in modo speciale. che la democra:ia cristiana e/ere ' mantenere la diversità delle classi, che certamente è tipica della società ben costituita. e volere per la società umana la forma ed il carattere che Dio, suo Autore. le im presse·. Egli censurò 'una certa democrazia che
giunge a un tal grado cli perversità eia attribuire, nella società, la sovranità al popolo, pretendendo la soppressione ed il livellamento delle clas-
.... . -
SI
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11. Gesù Cristo non insegnò una chimerica uguaglianza né il disprezzo dell'autorità Ancora nella s tessa Lettera apostolica, dice san Pio X: "Se Ge.1·1ì è stato /mono 1·erso i 1ra1·ia1i e i
peccatori, 11011 rispettrì le lom erronee co11,·i11:io11i per q11a1110 sincere se111hrassem: li amrì 111ui per educarli, cml\'ertirli e safrar/i. Se chiamò presso
di sé, per rnn.rnlar!i, gli ajjli11i e i sojfere111i. 11011jì1 per predicare loro il desiderio di 1111a chi111erica 11g11aglia11:a. Se i1111a/:ò gli umili. 11011 fii per ispirare loro il se111i111en10 di 1111a dignità i11dipe11c/e111e e rihelle al/' 11hhidie11:a" :'
I J Acw Sa1u·tal' Sedis. Ex Typographia Polyglotta. Romae. I 9m- I 904. voi. XXXV I. p. J-11. 2 J Arta Aposto/irne Sedi.i·. voi. 11. n. 16 . .1 I /8/ I 9 I O. p. 6 1I . 3) ldrn1. p. 629.
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12. Il fatto che gli uomini siano uguali per natura non comporta che debbano occupare lo stesso posto nella vita sociale Ne ll" Enciclica Ad Bec11issi111i ( 1/ 11/1914). Benedello XV alTenna: "Di jim1tc a quelli che la sorte o la propria atti,·itcì ha dowto di beni di for11111a. ci sono i proletari . i11{11ocati dal/' odio pa il fatto che. p11r partecipando alfa stessa nawrn. 111ttaria 11011 godono della stessa co11di:io11e. Orria111e11te. sedotti come sono dalle 111e11:og11c degli agitatori. olla c11i i11/l11e11:a sogliono sotto111c'ttersi completm11e111e. chi potrà pa.rnaderli che gli 111m1i11i. /J('f' il solo fatto di essffe 11g11ali per 11at11m. 11011 è detto che dehhano Ol'CII/JCll'l' gli stessi posti nella ,·ita sociale.
111a che . .l'([/\'o circostan:e mTerse. og1111110 occuperà il posto che ha otteni/lo con la s11a condotta? Così. poi. i poreri che /ottww colllro i ricchi co111e se questi m·e.uero 11.rn,pato i heni altmi. agiscono 11011 soltanto contro la gi11sti:ia e la carità. 111a anche contro la rngione. so11rn1111110 se te11ia1110 /Jf'l'S<'IIIC che. se rogliono. possono migliorare la 11ro11ria sorte con 1111 ·0110/'l'l'oic perser<'n111:a nel /a\'()m. No11 è neces.wrio dichiamre quali e quanti f)regil/(li:i 1msci11a.1·eco q11esta rirnlitcì.fi'a le classi. tanto nei singoli i11di1·id11i quanto nella societ1ì in genere .. . 1
13. Il tratto fraterno tra superiori ed inferiori non deve far scomparire la varietà delle condizioni e la diversità delle classi sociali Prosegue Benedetto X V: "Questo wnon'.fi'atemo non f)md11/'/'à la .1·co111/JCJl'SCI delle rnrietà delle condi:ioni né di co11seg11e11:a della dirersitlÌ delle classi socio/i. così co111e in 1111 cor110 ,·iro non è po.u ihile che 11111i i 111e111hri ahhiano la stessa jiu1:ionc' l' la stessa digniuì . '/i11ta\'ia. q11es{(I /11//{I/(/ a[/c'/10 jànì sì chi' i 11i1ì alwlou1ti s· i11cli11i110 in Cl'rto modo ,·crso quelli
che sono 11ilì in hasso. e• li trnttino 11011 solo secondo la gi11sti:ia. come co111·ie111• . 111a anclll' con he111Tn/en:a. dolce::a e fJO:ie11:a: e gli in.fàiori. dal canto loro . si rnllegrino con la 11m.1paitò delle persone di posi:io11e pilÌ l'iernta. e speri110 con/ù/11cia nel /om O/J/}//ggio. come in 1111a Jà111iglia i pitì giornni rif)o.1w11, sotto la pmte:ionc l ' /'assisten:a dei /IÌIÌ \'('(Thi" . 2
14. Rispettare la gerarchia sociale per il maggior bene degli individui e della società Benedet to XV. nella lettera Soliti 110s ( 11/3/1920 ). a mons. Marelli vescovo di Bergamo. dichiara:
"Q11elli che on·11111111n 11osi:io11i Ìl(/ériori 1111111110 allo si111a:io11c soC'iale e allu/i1rt1111a. si d<'1·01w he11 1·1J111 ·i11ar<' cltC' la dirersità di classi nella sncictlÌ pmrie11c dalla 11at11rll stessa. l' che /11 si d1•r1· cercare. in 11/tilllll analisi. nella nJ/011uì di Oio: ·Perché l'Ssa creò i grandi ed i pi ccoli' (Sap. 6. 8) . per il 111oggior hcne degli ill(li1·id11i e della società. l.e f)('l'.\'01/l' 11111ili dt'\'(}/1() /'l!l/1/ll'lll'//'(/r.\'i di q111•st11 \'('-
ri11ì: quale clll' possa ess<'l'l' il 111igliom111e1110 che ottengano de//11 loro si111a:io11c . /liii/O cn11 i /om s/i1r:i 11ersn11ali q11a1110 /Il'/'/' aiuto rll'gli 110111i11i /Il'/' he11c. ri111a1Hì s1·11111n• lom. col/Il' agli a/rri 11m11i11i. lii/li 11011 />Ù'('(i/11 eredit1ì cli snf.fi'ren:e . Se cll'eSSC'l'o 11111'.1·tll risio11c l'Slll/11 della rellltà. 11011 si e.wwirehlwm i11 i1111tili sfi,r:i /Jff elcrnrsi (l(I 1111 lire/lo Sll/lffior1' alle /om /'Ct/>OC'itcì. e .1·op110/'/erehhero i mali i111' 1·itahili 1·011 la mss1'g11a:in11e e il C'//l'llggio 1 duro dalla s11em1i::c1 dei lw11i e temi".
l i /hiclm1.vol. Vl. 11. I X. IX/ ll /l\J l -l.pp.:'i7 1-:i7:2. ~) /c/('111. p. :'iTl. . \) ,\ ,·/{/i\/111 \(///i{ll(' .'iC'di.,. \ '(li. XV l.11 . -1. 1/-l/ llJ20. p. 11 1.
230
DOCUM ENTI V
15. Non si deve aizzare l'animosità contro i ricchi, incitando le masse a rovesciare l'ordine sociale Ne Ila lct tera etc I .'i gi ugna 1929. a mons. Ac hille Lié nart. vescovo di Lillc. la Sacra Congregazione de l Conci lio ricorda pri ncìpi d i dottrina soc iale catto lica e orien tamenti prat ici cli ordine morale. emanali dalla supre ma autoriti, ccc les iasi ica: ·· ·Q11clli che si 011mwI0 di'/ titnl// di cristiani. siano essi i11di,·ù/11i // associa:io11i. 11011 dn·n110 . se ha1111// coscicn:a dl'i 1nm ohhlighi. cnltiH1re i11i111ici :ic e rirnlitàji-a le classi sociali. 11w la pan' <' la 1111I111a carif(ì° / Pio X. Si11g11/ari q11adm11. 2-1. <J. /<)/}.).
·· 'Che gli seri li ori ca/lo/ici. 111'I prendere la
Sacn1 C//11grega:i1111e JICr le 1111cs1i1111i i'Cclcsias1iches1mordi1/(/ri1' .:!. 71I I /<)()}. ) ·· ·Q11clli che dirigono 1111es111 genere di is1i111:io11i ( che l1<1111111 JIN .fì11(' 11ImII11//t·erc il hc11c degli
1111cmi) dernno ricordare / ... ) che 11ic111c l; 11i1ì pmfii: io ad assin1mrt il henc co1111I11c che la concordia e' la lm1111a am1011iaji·a /1111<' le classi . e che lu caritcì cristiana è il migliore legame ji-a loro. Larnrcrehhl'm d1111q11c 11111/to male 11cr il hc11c degli OJICrai quelli che. prc1c11dc11do 111igliorarc le loro c1111di:io11i di esiste11:a. 111111 li ai11t<1sscro s<' 11011 con la co11q11isw t!ci he11i <'.ffì111eri e ji-agili dl'lla terra. 1rascww1dn di disporre gli a11i111i alla 111odcm:io11e
diji•sc della cm1sa dei pmlewri e' dl'i 11nr<•ri. e1•iti110
<'l'nu111do i don·ri cristiani : e. peggio mIcora.
di impiegare 1111 linguaggio che possa ispirare nel popolo a1·Fersione alle classi superiori della socie-
giungessero /><' r/ì110 ad ai:.:.are se11111rt 11i1ì l'ani-
tà . / ... ) Che' si ricort!i110 chi' Cin1ì Crisw rol/c 1111irc 111//i gli 110111i11i C//11 1·i11n1/o di
1111
a11Iori'
ri'ci11rr1c11. che' e; la per/i•:io11l' della gi11s1i:ia<' p//rW /'ohhligo di !t!l'omre 11I11111a111c1I1c /l<'r il h1•11<' d<'gli 1111i 1' dl'gli altri· / /s1ru:io111· della
mosità contro i ricchi, abbandonmulosi a quelle dec /a111a-:.ioni amare e 1·iole11te con le quali uomini estranei alle nostre creden-:.e hanno /'abitudin e di spingere le 111asse alla so n •ersio11e della società ' I Bc11cd1•/lo X \ ·al ,·escr11D di l3ffgm110. I I 111ar:o /<)}.()J°'.1
16. La legittima disuguaglianza dei diritti Pio X l. ncllTnciL· lica /)iri11i Net!e111111oris ( 19/3/ 1937). afferma: ··si d(T (' (llT(' r/irl' che s/)(l g /ia/1/1 ili lllllllil'W
clii' 11cl/u società cirilc sù11111 11g11ali i diritti di 111//i i ci11wli11i. l' c he 111111 csisw 11110 g<'rarchiu .\'(wiale lcg i11i1111/· .~
l'l'I:i_:og110.rn 1111c'lli dw ritl'11g o110 1wI lcggerl'::a
17. Le somiglianza e le differen ze fra gli uomini trovano una conveniente posizione nell'o rdine assoluto dell'essere Dal racliomc,saggiodi N;ttale dd 19-12.cli Pio X li : .. Se la ri111 s,wiall' i1111,11rro 1111i11ì i11tl'ri11rl'. 11011 csr/11c/1• f'<' n, le d iflà c11: 1' . cui suf/i·ag,11111 la rea/11ì 1' la 1111111m. Mo q11111ulo .1 i tiene /à11111 al s111m•111,I rl' go/atorc' di 111110 ciiì dw rii:11art!11 r 110 I11". / Jio. l i' ,\/1111ii: lia11: c 11011 1111•110 ,·he Il' di/ìà c•1r:i• dl'gli 1111-
111i11i 1rm·a11// il /)(JS/ll ('(11/l'CIIIÒIIC nel/' urt!i11c USS/1/1110 t!cl/' es.f frc'. dei rnlori. e 1111i11cli 1111chc della 111//rali11ì. Scosso i11rece wle Ji111d,1111c11111 . si apre• tra i ,·ari ca11111i dc/111 ni/111ra I11w 11cric11!ll.\/l t!i.,T llll/Ìl111il(Ì. tl/1/)(ffl' I11Ia i111·1•1N:: 11 1' /11hili11ì cli u ,111omi. rii li111i1i 1' t!i rnlu1F. ;
I i I , lii · \ /lfll//1/1('1 / ( ' S1•t!i ,. 1 0 1. XX I. I\. IO. ì /X/ l lJ2<J. pp . .jl/7 -llJX. 2 1 \ 11t11111n.,1u/1c1w S1•t!i ,. 1ol.>-:X IX.11 . -I . ì l /ìl l•n7. p. I X. ì I /)111 nnt e· l<11il1u11w 11 11~g 1 t!t .\ 1111 S,11t///({ /'10 Xli . T 1put!rafi ;1 Pol1 t! ln1ta Va11 c;111a., 111. I\. p . .Ì ì I .
23 1
D OCUMENTI V
18. La convivenza fra gli uomini produce sempre e necessariamente una scala di gradi e di differenze Dall·alloc uzione cli Pio Xli ai lavoratori del la FI AT (31/ 10/1948): .. La Chieso 11011 pro111e11e quella assoh,w eguaglian:a. che altri proclamano. perchè sa che la 11111a1w con vivenza produce sempre e necessariam ente tutta ww scala di graduazioni e di differen-
ze nelle qualità jìsiche e i111el/e111wli. nelle interne disposi:irmi e 1c11dc11:e. nelle 11ccupa:io11i e nelle responsahilità. Ma in pari tempo essa assicura la piena eguag/ion:a nella dignità u11w110 . co111e anche nel rnorc di Colui. che chiama o sè 11111i quelli che sono (!/Jaticati e aggramti .. .! I
19. Imporre l'uguaglianza assoluta significherebbe distruggere l'organismo statale Pio X li. ne l discorso rivolto acl un gruppo cli fedeli de lla parrocchia cli Marsciano (Perugia. Italia) (4/6/1953). dichiara: --occorre che risentiate ,·erm11e111eji·llle/li. Non si trai/a di 111w mera fl(I/Ten:a: rni siete rera111e111e jìgli di Dio. dunque siNe rea/111e111e tra di wi ji-atelli. ..Ora i }i-atei/i 11011 11asco110 nè ri111011go110 ////li
uguali: alcuni so11ofor1i. a/1ri deholi: alcuni sono i111ellige111i. allr<.> ci11capaci: 1a/rn/10 qualcuno è anomwle o addiri11111·0 diriene w1 indegno. È clt111(flll' ineriwhile 1111a cena disuguaglian:o 1110/eriale. i111e/le11uole. 111orale in 11110 stessa famiglia . I ... ) .. Pre1e11dere /' uguaglian:a as.wl111aji-a 11111i. sarehl,e c11111e ,·oler dare la ide111icoji111:i1111e a 111e111hra dfrerse del 111edesi1111111rga11is1110 .. . !2
20. Chi osa negare la diversità delle classi sociali contraddice lo stesso ordine della natura Inseg na Giovanni XX I Il nell'Enciclica Ad Pe1ri Ca1/l('c/ra111 (29/6/1959): .. La ricercata co11co1diaji-a i 11111wli de,·1• essere p1m1wssa se11111re 11itì ji-a le classi sociali. Se cirì 11011 01Tie11e. /HJssono di co11seguc1,:a ri.rnl!arne ()(fii e dissensi. nm1e quelli che già ,·edia1110: Il<' deri,·erw1110 per111rha:i1111i. rirolu:ioni ed a \'//Ile massw-ri. 1101,ché la di111i11u:i1111e pmgrcssirn della ricche::a e le crisi che c11lpi.ff111111 /' eco1111111ia f)Uhhlica e 11rirnta. ( ... ) Chi osa d111u1ue negare la dirersità delle classi sociali. c1/11lraddice /' ordine
stesso della 11a111m. e anche quelli che si oppongo1111 a 11ues1a c11/la/Jom:io11e a111iclll'\'Ol1• <' 11cces.wriafi·a le classi ce1n11w. se11:'11/1m. cli 1>er111rhare e di,·ir/ere /11 socie{(Ì. a danno del hene puhhlico e 11ril'l1lo. I ... ) f \'l'l'o che 11111c le classi e 1w1e le cal<',i.:oric di cil/{l(li11i 1wsso110 diféndere i pm11ri dirini . 1111rc/l(; lo .fìtcciano nella lega/i{(ì e sc1i:t1 ,·iolen:a. nel rispello rlei dirilli ol!mi. i11riolahili q11a11w i loro. 7ìwi sonofiwelli: è rlu11q11c 111•n·ssario che /11/11' le 11ues1io11i si risoh-0110 a,11ichc,·ol111c111c. c1111.fi·a1t•ma <' 11u1111r1 n1ri1rì .. .!3
21. Una società senza classi: pericolosa utopia G iovann i Paolo Il. ne ll'ome lia alla Messa per i giovani e slllclenti. a Belo Ho ri1:ontc. Bra,ile (1/7/ 1980). dichiarò: ··1-10 i11111um10 che 1111 gin1w1e cris1ia110 s111c11c rii essere gio1w1c. e ria 1110/10 111111 r' 11i1ì cri.,1i11110.
q11umlo si /uscia sedurre da iln11ri11c e irlcologie che 11rcdin1110 /'or/in e la ,·i11/c11:a . ( ... ) --110 i1111><tr1110 che 1111 gio1·,111e u>111i11cia perin1/osw111•111c (l(I i11rccchiare 11u1111i/o si lascia i11 gu111111re tlul .fàciil' e co11u//lo 1wi11ri11io s1•,·011llo
I i /J1smr., i <' N,1di1J111c•.,·rnggi di Sfili Su111i1cì Pio Xli. Tipografia Pol iglotta Va1 ira11a. voi. X. p. :.(16. 2 J /Ji.1n,rsi 1· Nadir1111e.1.w ggi di Suo Sw11i1à Pio Xli. Tipografia Pol iglolla Vaticana. voi. X V. p. I LJ.'i. 3) r\('/(I AJJOSI/J/i('{I{' s1,t1i.1. vo i. L I. 11. I 0/'22/7 19.'iLJ. pp . .'i0.'i-.'i06.
232
DOCUMENTI V
cui · il fine gius1Uìca i 111e::i'. quando 1wssa a credere che /' unica spem11:a pa 111i,t:liorarc la socie1à siia nel pm1111101·ere lo lolla e /' odio 1rn i
gruppi sociali. 11('//' u1011i11 di 111111 sociNà sc11:a classi. che si ,frela he11 11r1•s10 nella C'l'ca:io11e di 1111orc classi" . 1 I
22. La disuguaglianz a delle creature è una condiz ione perché il Creato dia gloria a Dio Oltre ai testi pontific i sopra riponati. se mbra conveniente aggiu ngere a lcuni argomenti del Dottore Ange lico pe r gi usti ficare l'esis tenza cklla disuguaglianza tra le creature . Afferma infatti nel la S1111111w Theologica : "Negli esseri 11a111rali 1·edia1110 che le s11ecic sono ordinale per gradi: così i co11111os1i sono pi1ì per(é11i degli c/e111e111i. le 11ù1111e 11ilì dei 111i11erali. gli animali pitì delle pia1111• e gli U//111i11i 11ilì degli aliri animali: in og111111a di <111elle classi si 1m,·111w specie pilì /U!t./<'l/e delle a/ire. Lssc11do quindi /11 Diri11a Sapie11:a la rn11.rn della dis1i11:io11e .fi'a le cose in 1·is1a della pcr(é:io111• del/' 1111irffso . slmì anche ca11.,·a della lom di.rng11aglia11:a: 11//11 .Wffhhc i11fa11i f)cr/c'I/() /' 1111i1·crso S(' nelle' cose si //'/1\'(/Sse 1111 solo gmdo di h//11llì ... ' 2 Infa tti . non sarebbe confacen te a lla d ivina pe ri'ezione crea re un solo essere, poiché nessun esse re creato. per quanto ccccllcntc lo si possa immaginare. sa rebbe in cond izione. per se stesso. d i rillett e rc adeguatamente le ini'inite peri'ezio ni di Dio. Così. le creature sono necessa ri amente mo lteplici: e non so lt anto moltepl ici. ma anche necessari amen te di suguali. Q uesta è la dottrina del ~anto Dottore : "L' esis1c11:a di 111//lli heni .finiii ,: 111igliore c·hc• </l(('lla di uno solo. /)('J'C'/té qudli ///J.\'.\'(IJ/0 //l'C'/'e elle'
ha q111•s10. e anrnra di pilÌ. Ora. la ho111à di qualsiasi /'l'ea1urn 1; li111i1a1a . 11011 es.l'<'ndo in grndo di ('0/1 /el/c'r(' r i11/ì11iw /){)11/(Ì di Dio. Quindi ,; f)ilÌ /l<'r(<'l/o /' 1C11i1·crso se ri s11110 1110/ic crea Iure. che 11011 se ci/i1sse solo 1111 loro gr11do. ;\/ S//111111// Bene loffa fare t/l(('llo che è migliore. 11ui11di gli em co111·1·11i<•111e.fàre 1110/ii gradi di cn'c//1irc. "/110/ire. la ho1111ì <h•l/a Sf)ecie ffcede quella del/' i11diriduo. cosi come il.frnmalc eccede il 111a1c•rialc: 11ui11di /li rì aggiun,i.:e alla honl(Ì del/' 1111ira.\'II la 1110/l(p/icil!ì delle spffi1· che 11011 gli indiriclui di una siessa S/lffie. l'cl'C'irì alla /)('r/<':ione de//'u11i1·ers11 c·o111rihui.l'C'1' 11011 solo /' esis1c11:a cli 11111l1i i11clil'id11i. /1/(/ Cl/le/I{' di c/i1'('/'.\'(' .l'f)('Cie. (' di ('(/l/,\' ('gue11:11 cli di,·c•rsi gmdi di cose" .!.ì Le d isuguaglia111e 11011 sono quind i di feti i della creazione: ne sono quali1:1 eccelle111 i. ne ll e qua li si ri specchia l'in i'init a ccl adorabile peri'e1io11e de l suo Au tore. Dio si com piace ne l contemp larle: "La di1·('!'siuì ,. la di.rnguag/i1111:a delle C'l'c'111urc• 11111111m1·ic11c• eia/ caso . 11é dalla clir('l'SÌ/lÌ dello 11111/('l'ia.111; dal/'i1111'1T<'llln di a/c·1111c c1wse o /11('/'ifi. 11w 11m,·i1·11e dallo s1cssa i111e11:in11e cli Dio. e/te \'/1lle d11rc olla 1Te111111·a /11 /l<'1.ft·: in111•che le era eossihile a1·cre. Dice /il'/'cirì il Genesi: •Vide Dio 1u1to quanto aveva l'atto. e che era eccellente · (Ge11. I. 31 / .. . !-i
23. La soppressione delle disug uaglianze è condiz ione sine qua 11 0 11 per l'eliminazione della re ligione 'fali disugua glia111.c. Dio non le vuole solta nto fra gli esseri de i regni inferiori - minerale. vegetale e anima le - ma anche fra g li uomini e pertanto fra i popol i e le nalÌ<mi. Con que~te disuguagl ia111c. che Dio crcò armoniche i'ra loro e hcnc liche per ogni catcgoria di e,,eri. nonché pcr ogn i c,,ere in part icolare. vo ll c Eg li li>rnire all·uomo ahhundan ti 111e1.1.i pe r potcr
I) 1) 3) -1 i
,empre con templare le Sue in i'inite peri'oioni. Le di~uguaglianze i'ra g li e,., eri ,0110 i11.l'IJ .fi1c1n una ,cuoia sublime cd amplissima dianti-a teismo. È quanto ~emhra ave rc hen compre~o lo ~cri110rc L·nrnuni., ta france,c Roge r (ìaraud) (,uccessivamc111c .. convc rt ilo .. a ll'i, lami,1110). quando rile va I' impnrta111.a dell 'elimi11,11ionc delle d i~uguagl ianlL' ,lK'iali per la vi ttoria dcll'atcismo nel mondo:
/11.11'~11,11111·1111 di (,'in 1·u1111i l'u,,/n Il. , ol. 11 1. 2. 1.rhrLTia blitrin· Va1 ica11a. IlJXO. l'- X. l.q.-17 .a. 2. S1"1111111 , ,,,11r11 ( ;1·111iln. I. 11. rap . -15. / hic/1•111.
233
DOCUMENTI V "Non i' possihile per 1111 111ar.risw dire che /' eli111i-
re le radici sociali della religione. e 11011 /" eli111ina-
11a::io11e delle creden::e religiose è 1111a co11di::io11e sine qua non per la cos1nr::io11e del co1111111is1110. Kart Man 11w.1·1rm·a. 11/ co111rario. che solo la
::io11e delle creden::e religiose la co11di::io11e per la cos1n1::io11e del co1111111is1110" . 1
reali::::a::ione co111plew del co1111111i.l"II/(). rendendo 1rasparen1i le rela::ioni sociali. 111Tehhe r eso possihile la scomparsa della u1nce::ione religiosa del 111rmdo. Per 1111111ar.ri.1·w. d1111q11e. la cos1m::io11e del co1111111is1110 i' co11di::io11e si ne qua non per eli111i11a-
Vo ler distruggere l"ordine ge rarc hico dell' universo è qu indi privare l"uomo de lle risorse perché possa libe ramen te eserc itare il più fondamentale dei suoi di ri tti: quello di conosce re. amare e servire Dio: ossia. è desiderare la maggiore delle ingiusti 7.ie e la pii1 crudele delle tirannidi.
24. Per natura, gli uomini sono in un senso tutti uguali, ma in un altro tutti disuguali Dal libro Rcforrna Agr,iria - Questào dc consciencia (aut ori mons. Geraldo de Procnça Sigaud. mons. Antonio dc Castro Maye r. prof. Plinio Correa dc Oli ve ira. e l"economista Luìz Mcnclonça de Frcitas). in un passo reda tto da c hi scrive quest'opera. si legge: "'!Gl i uom ini I sono uguali perché crca11m· di Dio, do1a1i di C(l/"P/) ed w1i111ll i' rcdcnli da CeslÌ Cri.1·10. Così. 1icr la d ig ni!à co1111111e a 11111i. lw11110 11g11ale dirillo 11 111/10 ci<ì chi' è pm1irio della co11di:io11c I11111111a: riw. sa/111e . i<,,·om . religi o -
moli din' rsi 111a <11"111m1ici nel/" ordinw11e1110 d i uno sncief(Ì giusto l' cristi1111a. ··Q11esw regola cos1i111isce del ff.l"IO 11110 dei mliii /IÌIÌ a111111irernli del/' rmline w1irff.rnle. Tu11c le C/"l'a/ure di Dio hm1110 cirì che /om spella in co1ljim11ilà alla 1mipria no111m. e in q11cs10 1·1'11go110 Ira/tale da Lui .1·ecm1do la s/es.w nomw. Ma. ol!re a qI1cs10 . il Signore dà 111n/1issi1110 ad alcuni. 1110/10 11d al!ri. e ad a/1ri 11nrnm op1wna il .rnf1ìcie111e. Q11c's/1' di.\"//g1wg li1111:e jim11a110 1111· i111111c11s11 gemn-hia. in cui ogni
ne ..fàmiglia . .1Ti/11p/i/! i111cllcll 1w le . e/e. U 11 · orga-
g rndn è ("/JIII<' 111111110{(111111sicale 11cllo cn11111osi:ione di w1"i111111e11sa SÌl(/imia che ca11{(l la gloria dh ·Ì/111.
ni ::a :ione cco110111in1 <' sociale gi11s1a e cris1i11110 ri11()sa 1111indi su un llS/lt' llo.fi111da1111'11tail' di ,·ern
U na sncief(Ì ed 11n°ff/!Jl(J111i11 1nw/111cn1e 11g11a/i111rie S(lr('/Jhem. quindi. (lllfi11(//llrnli.
11g 1w,i.:I ian :a. ··Ma. o/ire a CJIICS!a eg11aglia11:a essen:iale . ci
tm'sc111111I0 1111a 1muli:io11c del /){(011 online g cne-
sono.Ji·11 gli 11m11ini di.\"//guog/ian:e 11ffide111ali /l(ls1e da Dio: di rimì. di i111dlige11: a. di .wlwe. di cll/hU"if(ì di l</\"(11"/J e 1110/tc al!J"C ancom . Og ni .Hml1ur11 i'l"(II/0111ic(l-.l"(lci11/e organica i' ,·iro de,·c ar11/(ll/i::arsi c(ln /'ordin e na/11/"(//e delle co.,·<'. Quin di. Cfll<'.1"/a di.\"//g11aglian: a 1wJ11/"(//e de ,·1, riflN!nsi in essa. Tale riflesso co11sis1e 11cljilllo ch e. ,n,,·c/u; 11111i ahhiall(I ci,ì c/1(' <' g iusto e degno. i hen d(l/ali dalla na111rn /l(l.l"S/1110 acquisir e di 11i1ì 11wdi11111e il
··1is/1' sn110 (J/lcsw luce. le disug1111g lio11:c rnprn ll' e 11cr1a1110 ridondano 11 1·on/(lgg io di 111//n il u11pn sociali' . ciO(' di grondi(' 11iccn/i. ··Questo scala gl'/"11rchin1 l' nei piani d1,tla Prorride11: 11 un 111e:::o 11cr 11nI11I11m·cre il 11mgrcsso s11iri1110/e e 1110/l'l"iole del/" 111111111i11ì s1i1110/11//(/o i mig liori ed i 11i1ì capaci. L" 11g1111/iwrismo 11or{(I con S<; /' ill('l":ia. lo S/(lg110: inne. e 11er1mIlii /11 dcnulcn: ll.11oiclu1 111//n 1111111110 <' ri ,·n se non prng/"l'discc si
loro laroro 0Iu'.1·1n <' il lnrn ri.1"{1an11in.
dc11•rioro <' I11IuIre. ··cnsì si .l"{lieg11 lo /}(l/"{/ho/11 d ei 1ole111i (Ml . :!5.
··e 11g11t1g li1111::11 l' la 1li.\"//,i_:llllgli11n::a si ("()l///){' lfS/11//1 e si 1·u11111/e{(lno i11 t/11<'.1"/o 11/{l(/o ..l"l"olgnl(/o
I ./-30 ). Ad ognuno Dio d1ì in dirersa 111is11m e d o ng1111110 esige r<'11(/i111e111n 11rn11or : io11a10·· .2
I ) /. · '1u1111111· , '1réll1'1/ 1·1/" l101111111' 111un i .111· . S1•11u1i1u·, rll' fu 1w11.,fr 111an i 1/1' ( ·011/i"u111a1i,,11., 1'/ d1'h,11., . I.a P:il at in,·. P,1l"I , - ( ÌL;lll'\ è. I l/(1-l. p. 6-l. 2 J ffrlnmw 1\ ~r1iri11 Q111' 1/1in ,i,, , (11/11 1é11,·w. b l11ura Ver;1( ·n 11. Sù,l Paulo I ')60. pp. 6-l -6:1.
DOCUM ENTI Vl
L'armonia necessaria fra tradizione e progresso autentici 1. I veri amici del popolo sono tradizionalisti Dalla L ettera apostolica Notrl' c!t111-.,.;1' ll/>ostoli-
,1ccorclo ..rnscitaro110 ,1 l/l lC'.\'W Sl'///1/1 org1111i::u:io-
Cflle (25/X/ 1910). di san Pio X:
11i ji·('(l11dl': l'ill' /11 C!tit' .\'ll. e/Il' li/ai //'(lc/Ì la/dici11ì
.. C!tc 11111•s1i sacculoti !consacrati all e opere di a1.ionc catto lica I 11011 si lascino al/0111111um' dal/" h11011a straclu. 11l'I lahiri1110 delle 011i11io11i co11 /1'111 /i1m1111'1' . dal 111i ru.<sgio di 1111u Jitlsu de1111>1'!'1t:i11. Che 11011 {Jl'l'IU!m10 in 11rcs1i 10 dalla l'l'/ori1·a elci f)eggiori 11e111ici t!ellu Chit•.w l' ,I{'/ /)(J/>olo u11 li11-
del fiO/JO/u con allca11:c 1·011111m111e111•111i. 111111 lw
:,11uggio 1·11/i11ir·o. 11it•110 di /1/'//ll{('S.\'l' 1111110 S//11/1/'l'
dal/ · /'1·0/u:i"lll' 111ut1'l'i(l/1• t!l'llu .wcie11ì co111c111-
111«0110 il'l'<'(l/i::uhili. Cli<' .,iu11u />1' r .,·11u.,i e/te '" </ll <'Slioll{' ,\//('Ìitle (' fu .\'C'Ìl'll: a ,\//l'Ìll!C' /1//11 .\'/lii////(!/('
f"l/'/111eu. /11/i111i i r eri r1111i ci d el popolo 11011 so1w
il'ri: citi' in ogni 11·111110 la C!til'su <' lo Stuto. in/i·liu·
hisn.<s11n cli /i/i('J'11/'Si dal 11u.uato. /Jt >i,·lu; le has111 ri11n•11l!en'. cn11 /' 1u1silio ilei rni 111H/ici d,.//u rcs11111ru:imtc' sociale. gli orga11isll/i clistn//ti d(l//u Ri 1·0/u :io11e. ut!u11111u/11/i . ,·1111 lo s11·sso s11iri10 cristiu110 che /' is11inì . ul 11uoro a111hic111e crea/11
n é rirn/1r:.io11a ri n é it11w1 1afori. 111a tradi-:.io11alisti" . I
2. Il rispe tto d ella tradiz ione non impedisce per nulla il vero progresso Dal di ~cor~o cl i Pio X li ai profcs~ori cd allievi de l Li ceo Ennio Qui ri no Vi~con ti. di Ro ma
11w111c11,·r riro 1·irì e/te i sccnli lu11111011mrn10 cssff h110110 1' .fi•co11d//. La tradi::.io11e . i11 tu! 111//do. 11011
("J.X/2/ 1957>: .. f. .1'/1110 giu.,·1u1111•11fl' 11011110 e/te 1111u ill'lle cu-
ostacola 11ie110111a11ie11te il sano e.felice progresso, ma è al tempo stesso 1111 potente still/olo a persererare nel sicuro c11111 111i110; 1111 ji'e110 allo spirito m,1·e11t11riem. i11cli11,· ud uhhran ·iun· sc'1t:t1 cli.1 ceu1ii111·1110 ,111alsiusi 11ori11ì: è altresì. co1111' suol dirsi. il segnale d"al/an11e contro gli scadi li/enti" _è
rc111eri.11icft1, d1' i r11111u11i . q1wsi 1111 .H'gr1'/o della /Jl'l'Clllll' g rmu/c::a t!e/111 Ci111ì f :'tl'l'llll. 1; il ri.,'flC!lo ullc 1rwli:io11i. Non ,-/w tait• ri.,11e11n 1·ig11ifichi il fi,.,.,ili::ursi i11 .fim11e .1111)('rafl' t!ul 11•1111111: h1•11sì il
3. Uno dei difetti più gravi e frequ en ti della sociolog ia moderna cons iste nel sottoval utare la tradizione /\ llon11.ione di Paolo V I a1 pellegrini ,lo,acchi provenienti di diver,i Pae~i. ,oprallullodagl i Stati uni ti e dal
C111a,b ( 1-l./9/ 1%.Ì l. nl'll'X I centenario dell';11-r1,() ,IL-i ,anti Cirillo l' !Vktodi(l alla Cìr;1mk l'vlor,I\ ia:
l 1 \ , ·1,1 ·\1>,111,,/1,o,·.\ctl1,. T) pi, P11hgh111i, Vat1 ,·.11u,. Ro111al' JL)J(I . 10I. 2. p. /l.,I /) 1" uni,, l<,1tlin11u·,.,t1~~1 ,li S11C1 \C111///C1 ,,,,, \Il. ·11pugra1'1a l'oliglotta \ 'al1L·,111a. \l>I \\ lii. p Xtl1
~I
236
DOCUMENTI VI
"È 1111a carat1eris1ica del/' ed11ca:io11e ca110/ica 1rarre dalla s/oria non solo 111a1eriale culturale e me111orie del passato. 111a anche 1111a tradi:ione rirente . 1111 coe,/jicie11te spirituale di.fo/'1/w:ione 111oralc. 1111 indiri::o cos/l/11/e per 1111 rC'/to e coc re111e pmgresso nella marcia del 1e111po. 1111c1 garan:ia di swhili1cì e fi<'/'IIW 11e11:a. che dcì a /fil popolo la sua dignità. il suo diri110 a ,·i,·ere. il suo dm·ere di agire in armonia con altri fJO/Jo/i . Uno dei difetti della sociologia 111oderna,.fra i pilÌ .frequenti ed i pilÌ seri, è quello di sotto11alutare la tradizione. cioè pre.1·11111ffc' che 1111a societàforle e coerente possa stahi!irsi sen:a tenere co1110 delle .fi111da111e111a storiche sulle quali riposa . e ritenere
che la rottura con la cultura ereditata dalle generazioni precedenti possa essere pitì benefica alla 11ita di un popolo che lo s11iluppo progressi110, f edele e saggio, del suo patrimonio di co11 11i11zio11i ed abitudini. PilÌ ancora. se questo patrimonio si arricchi.vce con i ,·a/ori 1111i,·er.1'(1/i e im111orwli che la Fede ca110/ica istilla nella coscien:a di 1111 po1wlo . allora il rispl'lto alla trndi:ionc· significa garantire la riw morale di 1111csto popolo: signijica dargli 1111a coscien:a della sua esis1e11:a C' renderlo merit('l'o/e di quei aiuti dirini che co11.fài.vco110 alla città di questo 11w11do qualcosa dello sple11dof'C' e della perennità della ci11à celestc" .1
4. Staccarsi dal passato é causa di inquietudine, ansia e instabilità Dall'omelia pronunciata da Paolo VI d urante la Messa cele brata a Roma. nella BasiIica pat riarcale di san Lorenzo al Ve rano (2/ 11 / 1963 ): "Siamo soliti o g11ardC1rc m·a111i. spes.rn 1ra.1·c11ra11do le he11c111ere11:c di ieri: 11011 siamo j àcili alla gra1i111di11c. lllla 1111•moriC1. a/Ili coeren:a con il 11os1m /)(Jssa10. al/· osscq1rio . a/ICI jéda/uì dorn /c1 a/ICI s1oriC1. alle C1:::io11i che si .1·11ccedr1110 da 1111a genera:ione al/'allra degli uomini. S11esso si rii·l'la
assai dij]i1so 1111 senso di dislacco dal 11•111110 trascorso: e cirì è 1·a11sa di i11q11iet11cli11e. 1rcf)ida:io11c. i11s1ahili1<ì. .. Un 1w11ol() sano. 1111 popolo cris1ù1110 1; 1110//o pi1ì aderente a qum11i ci hanno /Jrecedwo: 1' mim alla logica delle riccndc i,, cui den ' jr1n11arsi la pmpria espnien:a. 111en1re non esi1a di .fimi/e al neccs.wrio lrilmw di rico11osci111en/rl e di giusw m/111a:io11c" .~
5. La tradiz ione è un patrimonio fecondo, un'eredità da conservare Dall'alloc uzione ten ut a eia Pao lo V I ai suoi conte rranei cli Bresc ia (26/9/ 1970): "Lascillli' che 1(11 ros/ro concittadino di ieri rr•nda ()nwggio ad 11no dei ,·a/ori f)ilì pre:iosi della ,·iw 11ma110 e ai 1ws1ri gio/'1/i f)iIÌ 1ra.ff11ra1i: la tradizione. t 1111 patri111011io feco11do, è un'eredità da co11ser11are. Oggi la 1e11den:a delle 11110,·e ge11erll:io11i è f( r/fo l'er.rn il prl'.l'C'll/(' . an:i ,·crso ilji11um. C sili hcne. se11111re che g11es1a tenden:a no11osl'lrri la 1·isir111e reale e glohalc della rifa . Perclu•. 11a godere del 11rcscn1e e 11er /IU'/>arure il jirllrro. il /ill.\'Sllln ci p11rì essen• 1t1ile. <'. in ceno sc•n.rn. indi-
IJ
lm1·g111(1l/r'1//i di P110/11 \ 1. T ipografia Poli g lo1111
]) /t!('l}I .
s11e11.w1hile. Il di.1'/!11n1 riro/11:ir111ario dal 11ass<llo 11011 è se111pl'l' 1111a lihera:ionc . 111a .1/><'s.rn significa il /aglio della pro11riC1 radice. Per progredire reolmc111e. e 11011 decadere. occorre orr'rr' il senso s/orico della 11os1ra e.1perie11:a. Q11cs10 è 1·1•rr1 per.fino nel C<flll/W delle cose esleriori. 11•cni,·o-scien1ifìc/l(' e 1wliticlll'. dore 111 cor.rn ciel/e 1ms/im11a:io11i è /IÌIÌ rapida e in11w1uos11: e lo<' ancora di 11i1ì 11('/ ,·an1po delle realtà 1111w111' e S/ll'CÌ<il111en11• nel ca111pn del/Cl l'lrhura. Lo l' in quella di'ila rcligionc 1u1s1ra. c/1(' 1; f(((W 1111u 1rmli:ione />ro,·1•ni1•11((• da Cris10" . 1
Va1 ica11a. i ')6.ì. voi.
I. p. I .ì I
pp. 'J.76-277.
ì J /n.,c~n1(ln1•111i di Paolo \ I. T ipografia Polig lolla Vaticana. I '>70. vpl. V II 1. pp. <)..j_ì-lJ..J-l.
DOCUMENTI VII
Roma antica: uno Stato nato dalle società patriarcali L·opera di Fuste! de Coul anges. 1 La ci11à w11 i ca. acco lta ali .in izio con entusiasmo. è stata oggetto cli rise rve ne l corso ciel tempo. Non mancò chi. per esempio. le allri buì un carauere troppo "sistemati-
co". Ciò nonostante. per la sua erudi zione esemplare. per la luciclit~1 de l suo pensiero e la chiarezza de lla sua esposizione. essa conserva ai nostri giorni il carauere cli un vero capolavoro nel suo ge nere.
1. La parola pater si distingue da ge11itor e appare come sinonimo di rex ··111 ,·irttì della relig i one d11111cs1ica. la/i1111igli a
1111 u1111111 che 11011 are,·a figli. che 11011 era a1111110-
era liii fiicco/11 COrfJO orga11i::a10. 1111a fiicco/a so-
glia10. e/re 111111 er a 11c111nll'e i n età da c 11111r,m·e
cieliÌ che m·e,·a 1111 UI/JO e 1111 g111·er 110. Niente . nella
11wtri111011i11. l'idea di 1wtemitcì 111111 era. d1111q11e.
1111stm società 111odcma. f!IIIÌ e/arei 1111 · idea di q 11c·-
a 1111c•ssa a q111•s111 f!amlo. L'antica lingua ne arc r a
s1a pnlcstà /}{/fffllll. Nel/'a111iclrità. il /}(/drc 111111 è
1111' a/1m. che designarn profirio il fiadre. e clii'.
solo /' 11011111 Jrn-rc e/re firolegge e che lw anche il
11111ica q11a1110
fio/ere di farsi ohhedire: è i I sacerdote . /' erede del }<Jc11/are . il co111i1111more degli a111e11a1i . la radice
pater. è co111w1e a11clr'es.w . co1111' pater. al greco . al /ati1111 . al .rn11scriw (gani tar. ge nne tér. ge ni tor): la 1wrola pater cll"e,·a 1111 altro
dei d isce11dc111i. il dep osi tario de i riti 111is1eri11si del
senso. Nella lingua religiosa. si 11/Jfi/icam li 11111i
c11/11J e delle jàmlllle segrete della 11r eglriera: 11111a la rel igi1111e r is i ede i n l u i.
gli dèi: nella lingua del diri110 . a q11a/1111q11c 11011111
··11 110111e s1esso che gli si dà.
pater. da
11011 cli1ie11(/esse d a 1111 altro e 11\'Csse a 11tnritlÌ sn11ra
sé solo .
1111a famiglia e SOf!m una f!r///Jrietà : i poeti ci
ci dice /JC/rccclr i e cose i111eressa11 1i . La fiamla è la
11111strww che si 11sa1·a /Jff 1111/i 111wlli che si l'(J/e,·a
.1·1es.1·a in greco. in latino . in sw1.1·1Til11: da q11cs111.
onorare: lo sclriarn e il clic111e dam1111 q11es10 ti/O/o
si 1m1ì già cnnc/J{(/l'J'e che questa 1wmla r isale li 1111
al 11,11/m11e . fra 1111 si111111i1110 di rcx. h,ìnas. hasileLJs: 11\'e1 ·a in sé 11011 /' idea di 1wtemi11ì. 11w </1(('/la
te1111111 in
rni gli 11111c1101i degli Ule11 i . deg/' I talici<'
dcg/' l ndlÌ ,·i,·e,w111 01u ·11m insieme 11el/'r-\sia ,·c11tra/c. Ma c/,e
di 1iot e11:a. d'a111ori11ì. di clig11ità nwestosa .
m·c,·a e clii' idea 1irew·11/11\'t1
" Che q 111•slll fiaro/a si sia (l/l/1/icaw al padre
allo s11iritn 1111t11110 :' Si riesce a sa1)('rlo. /J<' /'/'h11 la
dijà111iglia.JY110 a 1iotcr di1·1·11Wff. a poco" /loco.
s1'11.rn
1iaro/a lw n111S<'1T<llo il s1111 1iri1110 sig11(/icato nelle
il SI/(} a/l/Ji' lllllil'() pilÌ ('(I/I/Ili/(',
jtm1111le della lingua religiosa
111()/to sig11ijica1i1·0. <' e/re 11111"/'lÌ cli grane/e i111fior-
l'
in 1111clle della
lingua giuridirn. ( .. / Nello lingua gi11ridirn. il t itolo di
pater o paterfam ilias 11n11• 1·a
esser dato a
1u11: u
li
è('('/'/()
liii .fÌ///(1
clriu11q11e ,·ogliu C'(}/1//SCl'r<' le is1i111:io11i
1111/iclll'. La storia di q11e.11u 1iam/u hasta a darci
I ) Storico !rane.:,.:. I IX 30- IXX9l. doc..:1 11c· di ,1oria lllL'diocvak alla Sorhnna l' dirl'llon: dl'i la Srnnla ormak Supcrior.:. Olt rl' a I .a ,·itlli a/lii, u. ,cris,.: altrL' opere fr;1 k quali ,picrano S111riu ,/l'f/e 1s1incio11i ddlu l- ru11,-;11 w11ica. in c ui anal i1.1a la forma1ionc del rcgiml' l'i:udak in qui:I Pac,.:.
238
DOCUMENTI VII
1111 · idea della JJO/cstà che il padre 1c1111e
li
/1111go
11ellafa111iglia .edelse111i111 e111odi rc11ern::io11e ch e
si ehhc fil'/' lui come 11er 1111 /Wllt('./ice e /Jl'I" 1111 SO\T</11 0 .. . \
2. La gens dei romani e il génos dei greci " Nei pmhlc111i d i/lic iti che la storia spesso ci prcsenw. è hcne c hieder e Cli 1cr111i11i li11g11is1ici 111111·
.. Da ltllli g/' indi::i la gcns ci Ofif!are 1111ira da 1111 legame cli 1w.,'Ci1a. ( ... )
le i11}<m11a::io11i che pos.1·0110 dC1rci: 1111 · isri111::io11e. IC1frolw, è s11iegaw dalla 1wmla che la designa.
"Ri.rn/111 do 111110 1111es111 che lo gens 11011 ern 1111 ·11ssocia::io11e di .fè1111iglie. 111a ern la .fà111iglia
Ora. ICI JJamla gcns è esa110111e111e la sressa cosa
sressu: 11ore,·a i11dil/t' l'i'l//e111e1111• c11111pr e11(/i're
che la JJamlo genus. jìno al 11111110 che si 1101c,·a srn111hiar/c r 11110 con l'Cllira, <' d ire i11d!J.J'c re111c111e111C': gc ns Fabia e gc nus Fabium: 11111c e dli<' corrisponc/0110 al ,·erho gigncrc e al .rns111111i,·o gc nito r. CIS.l'(}/111w11c111e come génos C(}rri.1po1ule a
ramo solo. o oren' rami 1111111crosi: 111a era se111p/'i' 1111a s11IC1 /i1111ig lia . "D'a/rm 11arre. è foci/e r c11dffsi co1110 cle/111 jim11a::io11e della gc ns 0111icu e della s11111111111ra. se ci ripouia1110 lllle recchie cl'CdC'/1::e e alle ,·ecchie isriw::io11i che 11hhi1111111 11sse1Ta/e pilÌ sopm: <' si
gennàs e a gone us: 11111c quesre pumle ha11110 in sé
r idea di filiC1:: i{}II(' . ( "')
1111
Si parngo11i110 a 1111/i' q11e.1'/i' parole 1111elle che
rico110.\'l'1'rtÌ pure che la gcns è deriroru 1110/10 11at11rn/111e111e dalla relig ione do111esrico e do{ dirit-
ahhiC11110 /'ohil11cli11e cli 1md11rre con /à111iglio. il
10 11riraro delle c11ì a111iche . ( ... ) O.ue1Tu11cfo che
fllri,w fa111ifill. il greco ofkos. Né
r 111w
né /' alrrn
cns' era /'11111ori1iì 111'1/u jà111igli11 C1lllic11. 11hhiw110
parola co111e11go110 in sé il senso d i gc11eru::io111' n di f)lm·11 relo: i l sig11i/icarn \ '('/'/I di famil ia ,; qudlo di ·pmJJrie1cì': essa indica il ca1111io. la cosll. i l
,·isro chi' ijigli 11011 si Se/Hll'm ·11110 eia/ 11adl'I': s111diol/(lo le regole della rrns111issio11e del 11arri111011io .
danom. gli schim·i: i' 1ier </11<'.1'/o l e Dodici 7i1role dicono. parlando del/' cr ede. famil iam nane ito r. ·cl,· egli 11rc1ulo la .1·u1·c1·ssio111' . Qull11/o a ofkos. i'
11hhiw110 risro che. per il 11ri11ci11io e/e/ICI c·o1111111i1tì del /!Ossesso. i .fi'a1elli 111i1111ri 1um si sc1iora1·11110 11wi dal 11wggiorc . ll.fr1Col11re. /11 w111hu . il 1w1ri1111111io. lttlto. in origin e. era i11clirisih ile: /!ff u>11s1•-
chiam che l(i/e 1iam/11 11011 /}l'/'S<' ll/11 a//11 111e11te
g111'11:i1 cm i11clirisihifr anche lo/à111i,!)i11: il re111110
olrro i dea che 11ue!lo di /i/'/1/ll'i!'lcì o di do111icifin.
11011 la s1111•111hrnrn. Q11esra .fè1111ip,liu indirisihile.
Qucsre sono le f!Clmle che rmdttci111110 co111u11('J11e11te con :Ji1111iglia'. Orli. è 11111111issihile 11111i che 1111mle . il cui senso i111ri11sicn i' di domicilio o cli
che si sril11e11111·11 o/ll'il\'i'l'So le <'liÌ. 11e1p1•11111111/o di seni/o i11 secolo il suo c·11/w l' il suo 1101111•. era pm11rio 111 gcns 0111ica.
pmJJriel(Ì. ahhi1111 110111to essel'l' odo11emte .l'f!('.l'SO per i11dicor1• la/i1111iglia. 1' che altre JJomle. il n1i senso i111ri11.11'/'11 è di.fili11::io11e. 1111.ffita. /lillff11i((Ì, 11011 ahhi111111 mai indicato se 111111 un· 11ssociu::io111'
/1('. 1· che //\'i'l'II rng,i: i 11111 o r 111 rn lo .l'l'iI 1111110 /Ji' /'1111'.1sole dal/'u11rico cliritro prirnro.
arri/icia{e :1 Que.1·10 11011 sal'l'hhe /'/' /'lo u111/i m11e Clfla pm11riet1ì i' allo 11n·ci.,io111• d1•/le lingue a11tiche .Se11::11 d11hhio. i Grl'C'i (' i Nn1111111i 011111•111·,·11110
"r\ 11111,es.,u 1111csra rcri11ì. 111t10 cirì che gli sairtori 11111ichi l'i dico1111 dello g1:ns. cli1·1·11w chiaro. La St/'('/1(/ .\lllicf11rù•1(Ì c·h1• s' (' /l()t{//a Il/' ora (/'(/ i s11oi
olle fili mie gcn~ e géno~ /' idea d' 1111 · origine (·011111ne . ( ... )
11/('fllhri. 11011 lw /IÌIÌ 11111/a di sor11re11d(·1111·: .10110 Jla/'i' llll /)('r lo 110.1ci1u" .2
"La g1:ns <'f'II la ji1111iglio. 111a lo fa111igli11 che f' 1111i11ì ro/111a d11/{11 SII/I religio -
(/\'(' \'{ / ( ' //1/S('/'\'( /({)
3. La concez ione della famiglia ne l mondo antico "Si JJWÌ i111mreclere. d11111111c . 1111 IH11go /Jl'l'ioc/o d11n111/1' il q11ulc gli 110111i11i 11u11 1·,mohh1'/'IJ o/tra /i ,,ma cli si 1/'Ì<'l<Ì 1'11e la /i1111igl io . I ... ) "Ogni ji1111iglia lw la 1im11riu religione. i 11ro1i r i cli'i. il /Jl'O/Jl'io .1oc ·1·rdo::in. I .. . J Ogni
.fi1111ig I i u /1e11111 I'<' lu., 11<111r,111riet<Ì .cioè l u ., 11t1 /JU n <' di I e rr1' 1111 .( ·/, i'l'U11111' s.1,1i 11., e I iu ru hi Ime 1111•u e/e.,., u clu I la rei i.i.: io111•. ( .. 11-'i 11<1 l111e1//1'. og II i/11111i g I i,1h,1 il s 11 o e·u110 . co1111' og II t 1w: i 11111· u \'l'IÌ i I ., 110 re: ha I<· 1·11,' li·g i.: i. che ,·1·n,, 11011 ",110 ,,.,.i11 <' . 111<1 ,./1 e tu
I ) I .a, ·i11ti all(ir ,1. San,oni. 1-'irc'll/L'. I ()7 ~- l.ihrn SL'cnndu. pp. </X. 'N. 2) ide)//. pp. I 19. 1.W . 121 e 122.
239
DOCUMENTI VII
fede religiosa i111f!ri111e 11el cuore e/' ogni uom o:lw la sua gi11sti:ia i11tema, sopro la t/11a/e 110111·e 11· t1 11ess1111· altro a cui si pos.w far appello: 111110 ci<Ì di cui/' 11011/0 ha strello hisog110 per la sua riw materiale e m orale, la famiglia /' lw in sé. No n le occorre 111111a che 1·e11ga di Jiwri: essa è 1111 0 S!(l{O 11rga11i::a10 . 1111a socieuì che has1a a sé Sll'SSa.
"Ma q11esw fa111iglia delle ellÌ (111/iche 11011 si rid11cern alle pmpor:io11i dellafè1111iglia 111odema. Ni'lle socie1cì 1•s1ese. lafa111iglia si s111e111hra e .v' i111f!iffioli.1·ce: 11w. 11el/' as.1·e11:a d'ogni a/Ira socieuì . s· es1e11dc. si sril11f!pa . si rnmi/ìca. se11:a di1·idersi: 1110/ti ra111i 111i11ori res1a110 aggrn11pati al/omo al ramo f!ri111oge11iw. ricino a/focolare 1111ico e alla //1111ha co1111111e" . 1
4. Famiglia, curia o fratria e tribù "Lo .1·111dio delle mlliche regole del dirillo pri1·a10 ci ha jà110 i11tra1·cdcre. di là dai 1e111f!i che si chic111w110 .1·1orici. 1111a serie di secoli. d11ra111c i quali la/è1111igliaji1 la sola/r1r111a di socie1à. Questa .fèi111iglill p111e1·a allora co111e11ere 11el suo w1111io seno 111ol1e 111iglia ia di persone. Ma. dentro <flll'Sti li111iti. /'associa:io11e 11111a11a era l11H·ora lrof!po ristrclla: /mf!fJO ristrctla fii'/' i hisog11i lll<llerillli. perché era difficile che q11esw fà111iglia haslasse a se stessa i11 1111/e le circo.1·1mD' della ritll. ( ... ) "L'idea religiosa e' la società 11111a11a do1·1•1 ·a110 i11gra11dirsi di /lari 1ws.w. "La /'C'ligio11e c/0111cs1ica pmihirn a d11cjé1111iglie di 111e.l'C'olarsi e di .f<mdersi i11sie111e. Ma 11111c•1·a darsi il rnso 1-/1e /Hl/'effhiefè1111iglie. sc11:a sacrificar 11ic11te della lom religione 1wrticnlare. si ri1111is.1ero a/111c110 per la cdehrn:io11e d' 1111 altm culto che fi 1sse lom C()//111111'. E c'/ISÌ a1 T e11111'. U11 cen o 1111111em di fam iglie Jim11am11/I 1111 grnppn. che la li11g11u greca d1ia1111ì 111/ll frat ria: la lingua /a1i110, 111w curia. Esis1e1·a. lm le famiglie d' 111w steSS(} grnpp/1. 1111 legame cli 11a.l'C'ila :1 È i1111wssihilc af/ò·111ar//l. Ma e; ceno che q111•s1a 1111111·a associa:io11c 11011 si fom11ì se11:a 1111 cerw w11pliarsi del/' idea religio.\ll. Nel 111n1111•11111 stes.\'/J i11 cui s·1111i1w10. c111es/l'.fà111iglie co11cc11im110 1111a di,·i11ità s11perio/'l' 111/e lom di1·i11i{(Ì do11wsticlrc. e/re c•m cr111111111· a
11111c e e/re 1·egliarn sul grnp110 intero: esse le e /e1·aro110 1111 (l//clrc, le acce.H'm il.fiwco sacro l' le istifllim110 1111 c11/10. "No11 ,·i era curia 11é/i·(l(ria. che 11011 ll\'essc il suo a/1m·e e il suo elio pmtc//ol'l': /' (!//o religioso ern. in esse. della s1esso 11a111ra che 11ella/à111iglia. ( ... ) "Og11i.fi·mri11 o curia <ll'('\'ll 1111 ca/JO. c11rio11e o .fi'otriarrn . la rnifi111:io11e 11ri11cipale era cli presiedere ai s11crijìci:.fi1r.1·c• le SIii' 1111rilm:io11iji1ro11n i11 origine 11i1ì l'S/e.,·e. La .fi'ania 01·1• ra le sue asse111h/ee. le sue clelihera:io11i. e' 1w1e1·a e111e11ae decff1i. /11 essa . ('(////(' 11ella/i1111iglia. esisf('\'(/ 1111 elio. 1111 c11/to. 1111 sau•rdo:io. 111w gi11s1i:ia. 1111 go1·er110: era 1111a 11iffola socie11ì 111odcllaw esa1ta111e111e sulla j(1111iglia. "L'//s.,·ocio:io11c co11ti11111ì ml i11g/'l/11dirsi 11a111/'lll111e11 1e e nello .1'/1•.uo modo : 11lm'cclrie curie o .fi'111ric si raggrn111wm110 1•.fim11am110 111111 1rf/){i. "Q11csw 111111,·a ca clria ehhe se111pff lo sua religione: i11 ogni 1rih1ì. 1·i.fi11111 altare e 111w ,li1·i11i{(ì /lm/Cllrice. ( ... ) "La 1rih1ì. co111c la/iwriu. 1e11e1·11 as.,·c111hlee ed l'lllllllll\'ll decreti. 11 cui 11111i i suoi 111e111hri do\'C' 1·a110 so110111c11ersi: ar1•1·a 1111 1ri/m1111/e e 1111 dirillo di gi11s1i:ia su di essi: m·e,·a 1111 capo. tribunus. ph yloba~iléus " .~
5. Si forma la città "I.a trihri. co1111' la .fà111iglia {' la .fiwriu. si era t'().l'fil11ita pa essel'l' 1111 corpo i/{(li/li'lld1·11t1' . 11oid1c• m ·1•1·a 1111 c11/1n s11cci11/e. d11 cui /'es1r<111eo 1•ra esc/11.10. U1111 1·0/1i1.fim11u1a.1i. 11ess11110 111101·0.fi1111iglia 11nte1·11 11i1i esse1Ti c111111ws.rn . /)11e 1rih1ì 11011 1101er<1110.fi111clasi in 1111<1 sola: la loro reli.~io111' 1·i si 01111011cra. Ma. come 11i1ì ji·111rie ., · crn110 1111i1e i11 Il lde111. pp. 126- 127. 2 l op , 11 . Libro Tt:r10. pp. 1.ì.~. l.ll1-137. l.llJ e' I -Hl
111111 1rih1ì. così 11i1ì 1rih1i /1//li'l'OIIO as.,·ociw·si lm lom. u co11,li:io11e clw .fi1sse ri.111e11010 il c11l10 ,li ,·iusn1110. Q111111do 1111esw <ll'1·e11111'. si e/Jhe la ci111ì. "Poco i11111or111 rit ·e1n11·e la causa e/re de1c•n11i111ì di1·1•r.1·e 1rilnì 1·ici11e a 1111irsi: 1al\'/1/111. /'1111io11c .fii rnlo1//c!l'i11: wlrnl/0. ji1 i11111os1a dalla .fi,r:11 s11111•rio!'I' r/' 11110 1ri/,1ì o i/111111 1·0/011//i /Wl<'llle J 1111
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DOCUMENTI V II
1101110. Q11ello che è sic11m. e; che il lega111e della 11110,·a associa::io11ejir c111corn 1111 c11lto. Le trilnì che si rnggmppam110 /Jl'l'_/im11arc 11110 città 1w11 111a11caro110111ai d' acce11dere 1111.fiwco sacro e di crearsi 1111a relig io11e co1111111e. "Così la socie1à 1111w11a. i11 q11esta ra::::a. 11011 s· i11grn11dì co111e ww cerchia che si allm:i:asse a poco a poco. cre.1·ce11do a 11w110 a 111a110: s ·i11gra11dì /Jff ria di piccoli gruppi . cheJor111C11isi m11icifiala111e111c da molto tCIII/JO. si aggregarono gli 1111i agli altri. Parecchie jà111iglie_jr1m1cl\·m111 la _fi-atria: /JÌIÌ _fi-atrie. la trilnì: pirì trih1ì. la cillà. Lafm11iglia. la _/i-atrio. la trilnì la città so110. d 'altm parte. socictà esal/a111e111e so111iglia111i tra loro . e 1101111a1e /'1111a dal/'a/1rn per 11110 serie di aggmppa111e111i s11cce.1·si,·i. "Bisogna anche 11mare che. o 111(111// a 111mw che q11esti gruppi d(/f'ere111i .1'°1111im110 così tra di loro. 11cssu110 d 'essi t11tta,·ia pcrdcm la firo11ria indir i-
dualità 11é la propria i11di11c'11dc11::a. Benché /Ja/'l'C· c/1ie.fè1111iglie si fosscm unite in 1111a.fi·atria .ognww cl' esse ri111a11ero costi111iw come nel 11w11re11/0 del suo iso/a111e11ro: 11ie111e era ca111hiaro in essa. 11é il suo cu/10. né il suo sacerdo::i{): 11é il suo dirir10 di 11ro11rietà. né la sua gi11s1i::ia i111ema. Le curie si os.wciam110 i11 seguito: 1110 ognuna co11.\'l'1Tara il 11m11rio ml/o. le proprie riu11i1111i. le proprie Jè·.1·1e. il /1/'//firio capo. Dalla trilnì si 11as.wì alla cillà: 11w le trilnì 11011 si dis.rnlsem /JCr questo. 1' ognuna d'esse co111i111uì a .fim11are un corfio e, sé. quasi rn111c se la citrcì 11011 esi.1·1esse qfli1110. ( ... ) "Così la ci111ì 11011 e; u11· assc111hlca d ' i11diridui: è una co11/c'dem::i{)11e di parecchi gmfi/lÌ che erm10 già cosrirui1i pri111a di essa e cl,' essa lascia durm·e. Si 1·('(/e 11cgli (/rarori attici che og11i Ate11iese .fà parte co111e11111on111cm11e111c di qual/ro socicrà distinte: è 111e111hro d'una .fà111iglia. c/'1ma _fi-atria. d'una trilnì ed' u11a cil/(ì" . 1
6. Città ed urbe "Ciuadi11a11::a e cirtcì 11011 am1osi11{)11i111i /Jl'CSS{) gli a111icl,i: la ci1wdi11a11::a ern /' as.wcia::io11c' religiosa e polirirn delle/àmiglie e delle rrih1i: la citfrì era il luogo di riu11io11c. il do111icilio . e' sop/'(1/tul/o il .1·m11um·io del/'ossocia::io11e. ( ... ) "Una rolta che le/è1111iglie. /e/imric e fr tri/)lì s· ffa110 messe d'accordo e/' 1111irsi a d'a1·c'l'l' uno stc.1·.1·n culto . .rnhito si jr111clam la citt!Ì /ll' ffh1;Jr1sse il sc1111uario del cultn comune: così. la/i111da::io11c d' rrna 1·irllì era .1·e1111m' un allo rcligios/1. "Pre11der/'lll(I per primo ese11111io Ro111a srcssa ( ... ) "I 'e11uro il giomo della.fi111da::io11e . egli I Romolo I oj/i·c prima di tulio un sacri}tcio: i suoi C!!/11/W· g11i sm10 disposti i11l/l/'I/O a lui: w·cc11do11n u11.firoco con i cespugli. e og11u110 salta attra,·erso la.Jìw1111w leggern. La spicgu::io11c del rito è questa : 11er /' allo d1e si sw pa co111pierc' hisog11a che il 1w110/o sia puro: om. gli w11icl,i credc' \'/11/o di purificarsi di qua/u11q1te 11wu·l,iajìsin1 o 111omle ..w!tando cllfra1·crsn la jim11111a sa<Ta. "Qua11dn c1uesra ccri111011ia prl'li111i11are ha /Jn•/W/'/1/o il pn1111/o al gra11dc clii// della ji111da::io11c. Ro1110/o sn11·11 111w /iÌffola.fi1ssa circolare. 1·i gel/a
I l /d1•111. pp. 1.JX- l .J9. I .'\O :! ) /dcJ11. pp. I .'\6. I .'\X- 1.'\9.
una ::olla che lw /HJrtato ,·011 sé dalla cill!Ì di A/ha: poi. ognuno dei suoi co11111ag11i. a1Tici11a1u/osi alla suo ,·olra. gerra. co1110 lui. u11 po' di rerru che lw portaw co11 si; dal pai'sc• di dm·c ,·ic'IIC' . Questo rito é deg1111 di 110w. 1' ci 1-ii'elu. 11resso c1uegli uo111i11i. 1111 111'11.l'icm che i11111orw 111cttcre in rilicro. Pri111u cli stahilirsi sul Palatino. essi ahiw,·a110 1\/ha o qualche al//'(/ delle citr1ì ricinc': là cm il /oro/iwolure: hì i loro 1wdri erun risswi ed aa110 srari .1·1,1111clli1i. O/'(/. la rcligio11e 11roihi\'/1 di lasciare la terra dnr'cm sw10/is.1·a10 iljiwolare e' do\'(' ri110sar11110 gli u11rc•1w1i di,·i11i: hisog,uì. dun(fUl' . /JCr lihcwrsi da 11g11i e1n11ier1ì . che og11u110 di (fUCg!i un111i11i _/i1ccs.\'(' una jì11::io11c. e 11ortassc' c·on sé. sollo il si111ho/o d'una ::olla di rerm. il suolo sacTo in cui i suni 111//1'11ari 1'1w10 se1ipelliti e' a n ri i suoi Mani f'/'(/1/// legati. L' un11101101111111c1·a 111u1ar 110.1·10 clw 1wrra11do con se; il />r/1/JrÌ/I suolo 1' i 11m1J/"i ari: hi.wg11arn che si c1111111issc (fUl's/11 rito. pcffhé egli pntc'.uc' diff. 111os1ra11d11 il 11uo1·0 posro che cl\'e,·a scelto: - Questa é 1111coru la terra dei miei padri. te rra patrum. patria: qui,; lu 111ia /)(I/ria. 111' ffh1; 11ui sono i Munì ddlu 111iaji111ri~li11" _l
24 1
DOCUMENTI VII
7. La difficoltà nel formare lo Stato .. È facile
i11111wg i11a/"i' due cose: JJri11w di 111110.
sacri. e· cm la dif{cre11 ::a dei rnlti . e· era la harriem
e/re ({lle.l'W religione Jlarticolare a cia.1·c111w cilllÌ
e/re ogni cituì i111111l::ara tm /11 strm1iem e i suoi dèi.
dm·é costi111irc
la cilllÌ in 11IIa maniera saldissima
(. ..I
e ({lla.l'i i11111111tahile: è 11u11"a1·iglioso. infatti. co11Ie
" Per quest/1 11wti1·0 gli antichi 11011 pote1wIn
quest' ()J:<sa11 i ::::a::io11c sociale . 11011osta11tc i suoi e/i-
swhiI i re e ne'Jl/lllrl' co11ce11irc nessfl 11 · alIra orgun i::-
le· occasi1111i per andare in rori11a. d1mì
::a:: ione sociale clrl' la c iruì . Ne; i Greci né ,i.:li I talici
fe/l i e 11111c
a l1111g11: in .\ "l'emulo luogo . e/re 1111csw religi/illl'
11é i Ro111a11i st essi JJC'r 1110110 tc11111() ehhcm mai il
dorellc ara /Il'/' c'.!l'cllo . 11cr 111011 i .l'ffoli. di rendere
JJ<' ll.l'iC'm citi• 11arc·cclrie cirt<Ì JJO!c.ucm 1111irsi C'
i111J1ossihifr /11 swhilirsi
d' 111w.fim11a sociale direr -
,·i,·crc a /'1111di :::io11i uguali sollo fil/O st esso :.;11 ,·cr 110.
sa dalla città. " Ogni città . Jler /' esige11::a della sua stessa r e-
7i'i1 due
città /Wl<' I·a esserci allcwr::a . as.wc ia-
::ionc 11/()/1/Clftl llU'// in 1·isw d' 111111m/ì1111 da rit r arre
ligione. dm·1•1·a essi•r1' as.w/111m111•111c i11diJ1c11dc11-
() e/' 1111 pericolo da r l'sJ1i11gerc . 111a 11011 e· ero mai
te. Bi.rng11ara e/re cia.\'C111w 111·cssc il s11n C/idicc
1111i<1ne co111J1lew. pefflté la religio11efc1cc1·a d'ogni
Jlarticolarc. J1lliclr1; ciascuna a,·cra la sua ffligi11 -
ci11à 1111 corJIO e/re 11011 Jlotc r a aggregarsi a 1111
11c. e J1mJ1rio dalla religion e dairnrn la legge:
altm: /' iso/a111e1110 em la legge dello C'ÌlllÌ.
og111111a dori·ra m·crc la sua giusri::ia s11rr111Ia. e
"Con le credc11::e 1• g li usi religiosi e/re 11/Jhi/11110
111111 /!O/era c's.1·c•l'('i 1u•ss11II<t gi11s1i:ia s11pc·r i11rc a
recluti. coI11e' arrchhero 110111111 /lttrcccltie cittlÌjÌ//1-
qrwlla della cirui. C i a.\'C1111a 1/\'cI·a le pmpri<•./t'.l'IC
dersi i11 fil/O stesso Stato:' L'11ssocia::ion c 11111a110
religiose C i l f}/'/1/ll'io calendari/i: i mesi C /' a111I0
11011 era c·n11111re.w. e 110111111rc1·a regolare se n on in
11011 11otnwI0 c.ui'/'c gli s11•.ui i11 d ue cilllÌ. Jlniclré
q rwnto cm fo11d11111 sfllla religione : il si111holn cli
la serie degli alfi rcligi/isi crn dij/à1•111e: c ia.\'/'1111a
e/lll'S( IISSOl'ia::iOIIC' c/()1'('\'/I CS.l'C/'e 1111 /11/S/O S/IC'J'()
aI·cI·a la J1m11ria 1110II1'/II 11111"/icolarc. e/re . in /lrigi-
j àtto i11 c'IJll/fl/11' . 1\lc11ne 111igliaia di ci/ladini /IO/C'-
11e. era o rdi11aria111c1111• seg11aw del s1111 c111hle11w
,·/11I0. a rigore. ri1111irsi al/orno II fil/O stesso 11ri1a-
religi/lS/1: ciasc1111a m·eI·11 i suoi /'l'Si e le sIIc 111i.rn-
IIcn. rccirarC' la stessa Jlrcglticru e di,·idcrsi i 11ù11ti
re. Non si 11111111cll1•I·a e/re ci d/i1·ess1• essa 11ic111c di
.meri. Ma Jim\'/lll' 1111 JIO . . con qucsri usi . a fare 11110
1·11111111,c tm due cithì . ( .. !
S/illo solo di 1111111 la Grecia.' ( .. )
"L11 Grecia 111111 riuscì 11111i afi1rn111u· 1111 solo Stato: né le c illlÌ larine. Il(;
le
"F1111cle' /'/' due 1·ill1Ì i11 11110 Stato solo . 1111irc la
città etmsclrc . 111;
Ji0/1nla:::in11c ri11111 alla 11011nlet::in1w 1·iunrinsa e
le trilnì san11 it1' 1w1emn11 111ai .frm1111re 1111 cor110
as.wwiarli sollo 11110 stesso goI ·cnI0 . 111110 questo
1·0111pallo. Si<' 1111rih11i111 la dirisionc i11c11rahilc
11011 si ,·cc/e mai / )1'1'sso gli a111iclri. tranne 1111 • cccc-
dei Circ1·i 11//11 na1111·0 del l/im territorio. /' si /'
::ione solo . / .. )
d ello c/r1•
le• 11w11111g Iu • e/te 1·i s · incroci(l{tn ..1·111hi-
"Q u cs( i11di111•11c/c11::11 a.unltt1t1 della cillà c1111ica
n,i
li1·11110 1r11 gli 110111i11i di1 ·isioni naturali: 1111111011
11011 11nté ccssa/'C' se' 11011 c111amlo le cr edl'/1::c su
c'erano 111011111g I//' tra 'frht <' Piatta. tm Argo e
(' SS/1 l'/'// ji1/f(/ata. SC'OIIIJJaJ'\'('/'fl /'Ollf/Jlet/1111('1/(/' .
n · n'erano le· città del L11::io. 11é rm le dodici cill1i del/' l:-
0011() e/te le ide•e• siji1m11n tr 11.\jim11ate 1• 1wrccclrie
1mri11. /.11 1111111m fisica Ira sl'/I::a d11hhin </f((f/l'ire
.\li/o allnm si l'nle; arrirnre o co11cc11ire e a stahilire
SJJil/"/11. trn Sil}(/ri <' Cm10111• . NefJ/Jllre tm
i11/l11e11::a sulla storia dei 11n11nli. 11111
i<·
ri\'()/11::io ni ji1m110 11assat1' sulle .rnciet1ì llltticlrc.
cn•1/i-n::e
11110 Stato 11i1ì g rande• . re/lo da altre r1'g()/c. Mu/i1
del/' 1101110 n1· lw1111111111111110/1011i1ì 1101eI1/<' . 7à1 due
1/C('('S,\ al'in. /li' /' C/fll'S/0 . e/re gli fl()/1/illi .l'C///Jl'i.,·sero
c ittà 1·ù ·i111• C./'/'(/ 1/IIUll'lt C /'(/.\(/ di 11i1ì ill.\ ///'/1///ll/ll -
altri 11ri11C'ÌJ1i e' 1111 ailm lcg11111c sociale cl//' </flclli
hile 1/' 111111 11I0111//g na: ,_. ern la serie dl'i co11/ì11i
delle erà 11111idw" . 1
Il
/ ,/1·111.
pp. 2-12-2-1-t 2-t~
è
2-lh.
DOCUMENTI V III
Il feudalesimo, opera della famiglia medioevale Su l ruolo della famiglia ne lla costituzione della soc ietù feudale. scrive Frantz Funck- Bren tano. memhro d c ll"/ns1i1111 dl' F/'(/1u·e. nel suo celebre libro L'ancien R1;g i111e: 'L'J\ncÌl'll N1;gi111e e/J/)(' origine nella .wci elà fi'lldale. Citi 111'ss11110 lo c·o111es1a.Q11a111011/fet((/a/esi1110.
per il /11rom agricolo e 111etH111ic(), fil'/' la cl(!ésa a 111m10 am111ta . Lo Stato non esist i' pirì. la fa111igfia prende il suo p osw. La 1·iw sociale si co11cc111ra 11t1omo al .fi1colare: la rifa 1·011wn1' si rl'slringe nei li111i1i ddla
rn.1·a l' dei do111inii: si ciffoscrirc nelle
IHll'eli do111cs1i clrc <' 11cll' area ci rco.1H1111e .
1's.\'/).fi1 gl'ne/'(///J in q u ell'epoca sorprcndenle. e/re si
.. Piccola .rncictlÌ r icina. 111a isolma. alle piccolo
<'Sll'ndc da ciffa /11111e11ì dd X secolo a circa la 1nc1à
socie là si111ilori e/re si co.,·1i111i1w10 secondo lo .1·1cs-
del sCC'olo Xl . clal/'11111irn 01:~uni ::u:inncfà111igfiarc'
s1111111ddlo .
.fiwl('e.\'l' clll' mulurn 1rm/im11a11do in i .l'lilll:inni flllh-
" ;\ i wi111ordi della n os//'(/ s10ria. il ca1){>/<1111ig lia ricorda il
patcr-familias a111ico. Egli co11w1u /a il
hficlrc l e SII!' is1i1tòoni 11rirn1e. "Nel corso clei secoli IX e X. la s11u·c'ssione ciel /e
gmp110 che si ri1111i.,·c1' a/tomo a lui. e 1wr1a il suo
inrasioni har/)(lre. 11or111m1n1'. 11nglreresi ..1·m·m·1'ne.
n n1111·. organi::a !t1 co11111111' difést1. dis1rih11i.,n' il
m·e1·11 i1111111'rso il Paese in 1111· an<11'C'lria in cui 11111e le i.1·1iui:ioni l'/'(/n1111mi.fi·aga1e.
li conlmlino ahhan-
/a1 ·,1ro sc'condo le capaci!à e le 11en' ssi1ti di og1111 110 . Lgli
reg na -
la pamla sw nei 1es1i -
c·o111c
dunc/\·a la .11w l l'l'l'll ci1'1·as1a10 fil'/' s/i1ggire alla
si gno/'I' us.rn/1110. ! :.gli è clriw11a10 ·sire·. S ua 1110-
ri11/e11:a: il flO/JO/u si ri11clri11dern nel jimclo cli
,i.:lie. la 11111drc diji1111iglia. 1·ie11c clria111aw ' da11w·.
ji1res11· () di hrnglriere i1wl'l'1'ssihili: si rifi1gia\'ll
dom ina. / ... )
.rn//'a/10 delle 111011//lgne.
I /ega111i
clre 1111ir11110 gli
"Lu/imriglia di1·c111a per/' 110111111111a /)(//ria e' i
ahi//lllli elci Pae.1·1'.fÌ1/'11110 l!iglia1i: le nom1e c()ns11c-
!<'Si i /mini del/' l'f/OUI la designano con q11cs1u 110-
111(/i11urie o /egis/a1irc .fi1ro110 S/IC'::a1e: nessuno
ro/a ·f)mria'. 01110111 con 111w 1e11cn': :a tm11n 11ilì
gnl'l'rna1·a la socie11i .
jil/'ll' q uanto sfo lì. rira e ,·01H'/'l'lll. sollo gli occlti
.. r11 in (fi l{'.\',. {///(//'('/ria c/11• si .\'\'(}/se /' O/Il'/'(/ di
di og1111110. /:"ssa/ÌI .\'l'//li/'l' dil'l'l/(/11/l'llle il S//{) /1/1/('-
rico.1·1m:i11n1· sociale. fil'/' /lfli'/'(/ ciel/' 11ni,·a .fi1r:u
rc. 11w m11-/1e la sua clnlcc::a : solidt1 e curu amw-
11r gani::a111 cli(' ri11111s1• i111<111u. sol/o /' 1111ico ri/i1-
111m. 11m1e:io111' lll'C'l'.\'.\ '(/ria. Sc1t:c1 la .fit111ig lia.
gi11 c·lre 111•ss11no p11rì g!'l//lre II ferra. 11efflr/ Ira le
/' 1101110 11011 ri11scirchhc a .,·o/J/'/1\'\'ircre.
,\lll'jimda111e11//I lll'i
Cl/()}'(' /111/(/1/(I .'
la/i1111igfia.
" / 1117ie1111 /11/'lncn/ll. lu/lllnigfiu rcsiSll' . .1iji1l'li/ica {'
('/'{',\' Cl'
in coesione' . Cns/1'('1/ll
(I
soclclis/cl l'(' ,,,
~11e 111' n ' ssillÌ. si ,·n 'u organi , ·Ire le snnn nc·c·c·s.\'/1ri
"Così. si .fi11mam110 i s1·111i111e111i di solidarie!(Ì clte 1111i1·11110 i 1111'111hri della .fi1111iglia gli 1111i agli ailr i t' , ·Ire' . so110 /' u:io111' cli 1111u /r{l(/i:io11c so1Ta11t1. 111ulra11110 .1Til111111wulosi e dc/ill('ltc/osi".
li Op.ci1 .. f\mcril·-l... di1. . Riu dc.la 11c1ro. l 'i.'6.vol. l. pp. l 1- 1-l .
1
DOCUMENTI IX
Carattere famigliare del governo feudale Il Re, padre del suo popolo Per illus1rare bene il carallere fam igliare del governo reudal e. conviene riportare i I brano ciel sostanzioso libro di m ons. Henri Delassus. L' C'sprit
f wnilial da11s la 111aiso11. da11s la cité C'ci dans /" Etat. in cu i ve ngono descritte le origini cli questo regime. Per dare il dovuto rili evo al la materia citata.
sembra però necessario fornire previamente al lettore alcuni dati biografic i sull ' autore. figura cli grande spicco nella lolla intrapresa in Francia. dalla Chiesa. tra fine del secolo scorso e l'ini,.io del nostro contro la offensiva del Liberali smo e ciel M odernismo.
1. Brevi note biografiche su mons. Delassus M o ns. Henri Delassus ( 1836- 192 1). ordinato sacerdote nel 1862. esercitò il ministero come v icario a Va lencien nes (Saint-Géry) e Li i le (Saint eCatherine e Sainte M arie Madelaine). Nel 1874 fu nominato cappellano della basilica Notre Dame de la Treille (Lille). Cano nico onorario nel 1882 e prelato domesti co nel 1904. Nel 19 11 fu promosso protonotario apostnl ico: nel 191 ➔ cli ventò ca nonico della appena creata diocesi d i Lille e decano del capit olo del la calleclralc. Come scri11ore. pubbli cò le seguenti opere: I I istoire dC' Notrc Da111C' de la frC'illc. 11atm11e de I.il/e ( 189 1): e {/lllàirn11is111c ('/ la ("(/1/Ìll/"/II i11111111 licl,rrti1•1111(' ( I 899): LI' pmhlè111C' dC' /" /,('Il /'{' 11dse111c: a11wgo11i.1·111l' di' de11.r ch ·i/i.wti1111s ( 1904. 2 vv.) : Ct:·11cicliq11<' Pascendi clominici gregis et la dé11111cmtic ( 1908 ): \'érités so6alcs <'I 1•rr1•111·s d1;111n1Tati1111<'S ( 1909): La co11j11mti1m 111J1icl,rétù•11-
11e: le templi• 111o~·n1111ù111c ,·01ila111 s· clc,·er s11r Ics mi11es dc !t·.·glise catl,"liq1II' (prefa,.ione del cardinale M erry de l Val. 3 vv .. 1910): Co11da1111101io11 d11 111odemi.1m e da11.1· lo u•11s11/"I' d 11 Si/1011 ( 19 I O): La 1111esti1111 j11il'e (trailo da La nmj11mtio11 01J1icl,rétie1111e. 1911 ): La dé111ol'/"atit cl,ré1ie1111<': 11orti ,,1 fr" I<' 1·11.1 c/11 dion;.w, dc Ca111hmi ( 19 11 ): I.o 111issin11 1111stl111111C' i/1• .lea11111' 1/'Arc <'I fr, l<èg111· .wwiol dC' .I r1·11.1-Chris1 ( 1913 ): Ll's 11011n111oi de la (i11ffr1' 1
M 011diale: d111111Sl'S di' la j 11sticc dil'illl'. dc /" hiswire . dc la hontl; dil'illi' (3 vv.. 19 19- 192 1). Come giornalista. nel 1872 passò a collaborare al periodico "Scmaine relig ieuse clu cliocèse de Cambra i ... del la quale diventò propri etario. direttore e principale redattore nel 1 87➔. Fece d i questa pubblicazione ··1111 hastio11c contro il Lihcro/i.1·1110 .
il Modernism o e 111/11' le jìm11c di cospiro:i1111c a11ti1Tisti111111 11!'/ 111011110·· . Con la creaz ione de lla diocesi di L i lle. questa ri vista prese il nome cli "Semainc re lig ieuse clu diocèse dc Lillc". diventandone organo uffic iale nel I 9 I 9. Mons. Delassus - che era stato ordinato sace rdote sollo Pio I X - esercitò la maggior parte cle ll'altivitù elci suo ministero sollo Leone X lii e san Pio X. e morf duran te il pontificato di Benedetto XV Ebbe parte rilevante nelle arclent i pol emiche che segnarono la v ita della Chiesa durante questi pontificati. sempre mosso dalle grandi prcoccup:11ioni che contraddi stinse ro i pontilicati d i Pio I X e ,an Pio X. Il modo co l quale mons. Dc lassu, affrontè1 i problemi religiosi. sociali e po litici dell' Europa e dell'America de l ,uo tempo era molto affine a quello di Pi o IX e di san Pio X. orientamento che difese con in tclligen1.a. cultura e valore insuperahi k , ia durante il regno di que, ti due Pontefici che dura nte quello di Leone X lii.
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DOCUME NTI IX
Co111e si sa. l'in terpretazione data da quest'u ltimo al panorama generale rel igioso. sociale e pol itico dell'Europa e de li 'America in quel periodo. sia come cardinale-vescovo cli Perugia che come Papa. in molti punti non coincideva - nel la misura in cui ciò può avvenire fra Papi - con l'interpretazione di Pio IX e cli san Pio X. La fedc l1;1 d i mons. Delassus all a linea di pensiero e di azione che ave va seguito sollo Pio IX e av rebbe co111 inua10 a segu ire nei successivi pontificati. lo esponeva a incompre nsi oni. avvenenze e misure cautelati ve. probabilmente penose per lui. proven ienti dalla cu ria romana al te111po cli Leone X lii. Egl i le ricevet te con la sollo111issionc dovuta alle leggi della Chiesa. 111a usando anche tu Ila la li bcnù che 4ucllc leggigli assicuravano. Così f'u oggetto di avvenenze di autoritù locali e della stessa Santa Sede per via dei suoi allacchi al congresso ecclesiastico di Rci111s ( 1896) e al congresso della Democrazia Cristiana ( 1897). Nel I 898 una le11era cli padre Sébasticn Wyart gli manifestò che i suoi art icoli polemici non erano graditi in Vati cano. Dopo di che. la Santa Sede chiese a mons. Delassus di
cessare
" lo srw c1m11wg11a nfmuaria e le sue po-
Nel 1902. il cardinale Ra111polla chiese a mons. Sonnois. vescovo d i Cambrai. di premun irsi contro il giornale cli 111ons. Dciassus. "Scmaine ré ligieuse". L'ascesa cli san Pio X al soglio ponti licio avrebbe riparato largamen te mons. Delassus elci dissapori che aveva sofferto. Il santo Pontefice comprese. ammi rò ed appoggiò ch iaramente il coraggioso polemista. come elc i resto questi appoggiò senza riserve la lolla anti liberale ed antimodernista cli san Pio X. Come riconoscimento al meri to cli quella lolla. il valoroso sacerdote fu elevato eia san Pio X a prelato domestico nel 1904. a protonotario apostol ico nel 19 11 e poi anc he alla carica di decano del capito lo della cattedrale di Li Ile ne l 191-1. 1 Durante la guerra. mons. Delassus sospese comprens ibilmente la sue polemiche. così come avevano fatto. a vantaggio clell'unionc nazionale contro il nemico esterno. i polemisti francesi cli tutte le sfumature. Al 1·alba della pace. nel I 9 I 8. mons. Dclassus riaccendeva la sua liamma cli polemista che si estin gueva soltanto con la sua monc. 2 le111iclli' l'iole111e".
2. Patria, il dominio del padre Nella sua opera L' cs11ri1 fa111ilial da11.1· la 111aidopo aver ricordato la tesi di Fuste! dc Coulangcs sulla famiglia quale cel lu la-madre ciel la socictit an tica. mons. Dclassus mostra che tale tesi si applica anche alle origini della civi ltù at tuale: so11. e/cm.,· la citi et da11.1· /' Ltat.
t-'1(11'/r (Le origini del/'a111in1 Francia). formano il
nucleo di un ·estesa corporazione. la 111cs11ìu. I testi ciel medioevo. le cronache e le can1.0ni di gesta ci mostrano la mcsnìa. am pliata dal patronato e dalla clientela. come qualcosa che corrisponde csallamcnte al la gens elci romani·. 111 seguito. Flaclr fa
"Si 11111ì co11st11Wr{' t'/11' i g m1111i sociali si c11sti-
recl/'l'c c11111{' la 111c.\'//Ìa . s1·il11ppa11closi 11 sua 1·olta.
lliim110 a/In stc·s.rn modo alle origini del 110.1·1m
111ml11sse il,fi•11c/o.fa111iglia 11i1i estesa. il n 1i sorrn-
111011do moderno.
110 é w1cora il padn': 101110 e/re. per designare
"Lafa111iglia. dila1u11dosi./im11rìji·o noi lo 111c.1·11ìa
/mesnìa. magnie:
ca.1·a.fa111iglio . cn111c (lltcor
/' i11sic111c cle/11• 11crso11e ri1111i1c sotto la .l'O\'l'{lltittì di 1111
cupo }<•11clale. si tm\'O .fi'cq11c•111c111c111e . nei testi
oggi si dice nella Casa di Frmt('iCJ). 1·0111(' arr•1·a
dei scrnli Xli e Xlii -
fratria/i·a i greci e la ge nsji·11 i m111a11i. ·1 parenti raggruppati attorno al loro capo. dice
.fc' tlllale/iorì 11ic11a111c111 c -
fomwto la
barone -
clic<' F/aclr -
e1,orn in rni il regim e /11 l)ll/'/l/11 :fì1111iglia . . · 11
è innan1.i1ut 10 un capofa-
I) In occasione de l ,uo g iubileo ,accnln1ak. mons. Dclas,u, rin'wttc dal l1 0111ci'icc la ,cg uc111c lc 11cra: "Ahhi11111n .1ap111n con gioia 1'111' . 1m J>o/'l1i giof'11i. 1·0111piu•fC• i 50 anni di so,·,,,.,ln: i11 \ ijl'li, ·i1i(//I/O cli 111110 ,·11or1•. ,-/1i,·tf,,,1,Jn li Oio /Jef' ,·oi og11i .l'/)('l'ÌI' di 11rn .111,·ri11ì. Ci w·111i,1111n 1111rtllti o 1/11<'.\'/o 01111 ,li /)(•111·1·11!1·11:o. ,·lw lwn IIIC'J'Ìlllll'. /11 .l'll/lJ>i1111111 h1·1w. 1ù11>,·r ili 1·11s/l',1 d,,,.11:ion,· olio Nnstrll /W/'.lt>llll ,.1,,. /Wf' le 11·.11i111onio1c1· ine,111i1·on1hili di'/ 1·0.1·1rn :e/o ..,io ,·,,no la dollf'Ìllil u 11111/ù ·o che di/e11d,•t<'., ·fu· />l' I' /11 disciJ>linll ,., ·dniosr il't1, ·l,1• 11.1.\ /' J'l'a/t' . ,io infine f'l'I' 11111e q11c/le O/Wl'I' u11111/ich1· ,-fil' sm1en1·1c ,, dcfft, 1111,di la 1111s1ra 1•,,11, ·a lw 1111 c11.1i ~l'/I//(/,· hi.rn~ 1111 _ "A n111st1 di cn.,ì ta111i !tn·ori . ,, con 111110 il ( 'flore ,·Il,· ,·i cli.,/Jl'J1sit11110 11writati c•lo'.!.i e· \'J , ·011f(: rit111u>. , 011 Ot!IIÌ h11r11u1 1·11l0111ci. ,·11/'o /ig//{). ltf !\f'll.l'/illi,·,1 81·111'di: i"111·. u//11 .1/c' .l'.111 /('11/{'n 111•~nn ,h gro: iu ,·,•J,,;r,. ,. 11•.1·1i111011it1n: u ,i,•/111 J/()_1/r11 lw111·1·11/e11: u "l),1111 111 N111nt1. ai J>iedi di 1<111 Pi1·1r11. il I -I gi11gn11 I 91 :! . I X wu,,, ,le•/ N11s11·,, 1111111iJi, ·a 111. " 1'11 , X. Puf'// .. /:\, 11· 1 di' p;,, X. Mai,nn dc la Ho111w Pn:,,.: . Pa ri, l lJ.ì6. 1. V I 1. p. 2.ìX 1. 21 C'fr. I )i, 11111111otrt' t/11111/111,/,, ffl i~ic111 ,/011.1· la I- ra11, ·,, 1·1111/1'1111111roi111· - -I . Liii,• F/wulf'l'.1. Beaud1.:,n,. Pari,. J l/lJO.
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DOCUMENTI IX
miglia·. E lo storico ci/a testi in rni il padre riene considerato csJJliciw111e111e co111e somigliante al haronc. ed i/figlio al ,·a.uallo. '"Un maggior svil uppo Idella fami glia! d~t ori gine al barone cli categoria più e levata· . Dal piccolo fe udo scalllrisce il grandefe11do. li rnggmJJpamen10 dei grandi fe11di.fimua i regni. "'Così si fomrrì la 110s1ra Francia. Tanln /'idioma quanto la storia ne sono testimoni. "'C insieme d<'lle 11erso11<' JJOS!l' sono /"a//Writà del padre di famiglia si chiama familia. A panire dal SC'Colo X. /' insieme delle JJersonc riunite sollo /' a111ori1à del signoff. rnpo della 111e.rnìa. si chiama
I 1 /. · npril /t1111i/{(lf<, ,/1111.1 la 11u1is1111 . cla11 ,· la ll)IO. pp. 111- 17.
/"Ì({;
l'amilia. C insieme delle JJC'l".1·011e ri11nile so110 /' a11111ri1cì del bamne. rnpo del.fé11do. si chiama l'ami lia. e ,·edrc1110 che/' insieme dellefa111iglie jiw1cesi f // go\'l'mma come 111w/à111iglia. li tari torio sul quale si esercitano q11es1e di,·erse a//!Oritcì. si 1ra11i del ca110 di famiglia. del capo della 111e.rnìa. ciel harone }c'uda/e o del Re. si chiama 11nif'om1e111en(e. nei doc11111en1i. patria. cioè il dominio del padre. · La J)atria. dice Funck-Brentano. fu in origine il territorio de lla famiglia. la te1rn del padre. La parola si estese alla signoria e al regno intero. essendo il re il padre ciel popolo. L'insieme dei territori sui 4uali si esercitava l'autorità ciel Re si chiamava quindi Patria .... 1
1·1 ,/un., /" !:"!al. Sori.:10 Saint All,l!IIS I in. Dcsclfr ck
BnH1\1 l"!".
I.i Ik.
DOCUMENTI
X
Il carattere paterno della monarchia tradizionale 1. L'accoglienza fatta a Francesco I, a Vienna, dopo la sconfitta ad opera di Napoleone Il carattere paterno della monarchia medioevale fu conservato in larga misura dai sovrani della Casa cr Austria. fino alla detronizzazione degli Asburgo nel 1918. Un ·espress iva idea di questo carattere affe ttuoso ri sulta dal discorso te nuto dal borgomastro di Vienna. nel ricevere l'imperatore Francesco I poco dopo la sconfi tta di Wagram ( 1809). Pe r il mode rno le ttore. non imbevuto dello spirito cli lotta cli classe. questo di scorso sembrerf1 più una pagina di fiaba che un doc umento storico. Così lo riporta un cronista di indiscut ibile valore. lo storico tedesco Giambattista Wciss ( 1820- 1899): "L'adesione Ide i popolo di Vie nna! si 111ostrtì
_/<1r11111a ,. la rua sacm e .fi' m1c1 ro/0111à . S11csso
pi1ì ca/omsa111cntc nel/' ,u ·coglil'n:a trihutaw al-
f)l'J'/'efJi1·a1110 le hencdi:ioni della tua fJllll'ma h o n -
/Jl'lll' del suo princitJC. allora /'amore riposa sul f)ilÌ fJm/<>ndo s1•111i111e1110 . femw111e11Ie e i11dis1m11ihil//l('llfl'. Sappiamo h e11C' di essere 11/1 fJOfJolo. Quand o i nostri fig li c(l(/('\'llno nella l o lla sanguinosa. lflll/11{/o f)alle incande.\ 'l'enti distmggcl'{1no le I10stre case. quando le .f<111da111enw di Vienna cr<11w sqIwss111e dal mli/ho della ha11aglia. p e11sm·al/lo a te. P c11.,·1il'w110 d1111q11c a te. pri11cifJl'
l'
padre. con
silen:ioso a///Of'l'. 7ì, infc11Ii no111•oles1i </IIC.l'W guerra: .l'O/() la/è11alità d el IC'lllfJO /(' f' im1msc' : /(( ro/eri il m eglio: non .fi1sti 111 /' autore delle I11Istre p e n e. Saf)/Jia1110 c lic 111 ci ami: sa11fJÙ111w che la II0.I·1ra
I dopo la guerra d e ,·asw-
tà. hai segnato il 1110 r itomo con nuo ri h ene/i ci. Sii
tricc e ncll' uscita dei F m11ccsi da \ ù •1111a il 20
dunque he111·e11111o{i-a noi. o fJl'incipc patcmo. con
/' lmpl'l'ator e Francesco
no 1·emhre / 80CJ dopo 1111 ·01>1>ressi1·a /ll' l'll/a111•11: a di
iln111111ahilc a11wre.
sci m esi ,, scl/1' g i orni. ( .. . )
dl'i/a g u erm ri ha IJl'iraro di 11Iw /Hll"/e dei sudditi:
"/I 26 nm·1•111hrc le tmp/W m1striache ritomamno a \ ie1111a: il 27 a/'/'il'lì f'l1111wmtore alle -I del l)(l/l/('-
11w di111en1in1 il dolol"l' delle Il/e perdile n el/' i11ti111a
È
\'l'l"O
che il ji111es10 r isultato
w1ii111e con i tuoi/àle/i. Non il I11011ero. 11w solo la
riggio. Fin cllllf' a/ha migliaia l' 111ig liaiu cli pcr.1·011c si
ro!omà .Ji'm1a ,, co.I·1mIte. /'amore ch e 111110 1111isc ·e .
{/\'\'Ì<ll'/1110
sono i .\'///'/'i .1·0.,·1cg11i d<·I 1m110.
(I
Si1111111·ri11g. /il'/" riCl'I'('/"(' f' l/ll/a/o l/1/f)l' -
f.' no i 1111Ii sù11110
/"(//()}"(' , Ti111a Vienna ffa gicì al: ata. calcatll g li 1111i
a11ù11111i da 1111esto .1pirito. \ 11g liC11II// .1'11/1/Jlil'l' a quanto
n1111m gli altri. a .1pellllndo 1·m11e.figli che a11c11d o110
/Ji'l'desti . \ r>gliwno csseff degni della nostm 11a1ria.
il loro a111c110 (llldre . Fi11al111e111e , alle -I si 11rese111rì
po iché n csswI ,111striaco ahhwulona il suo fJl"i11ci1>c
/' lm1wratorc. sen:a 11c•sswIa guardia. in 1111u curm::a
quwul// essa,. in g i oe//. Anche se l e 11111ra clic l'Ì/'C//ll -
a/Jt' rta e con/' 11111J;11me d el suo r<'ggi1111'11to di Ussari.
da11n il /110 11ala::o ('(/l/e.,·sc'm i11 u11 ·ina. i cu ori del
m·e11do m·canto a
.,é il nwggiori/01110
Cil/JO .
conte di
l ii// /}{J/Jolo ti ,.,,_,·terehhcm la 11i1ì salda Jàrte::0 1 •
Wrhna. La tcrm <' f' llrill se111h/'<l\'(/l/o tre11uIr1' /J<'I' il
"Nes.,w, 11Ionarca m ·l'<'hlw 11011110 tm,·are 11n·acco-
dw110/'l' di gioill : B e111·en1110 il II0.1'//'o tJadr c_l' l jii:-
glien:a, ·11sì 1·a/rm1sa. F r ance.1·1 ·11 I ri11scin1ml m ·wl:lI/'l'
: ole11i non s111c11eraI11I di .,·,·entolal"l'.
_\'{J/oa lcllli 11msi . li /IOf>ol o gli hacicil'a le mani. le r esti
"Il horgrmwstm g li ri rn l sc q11a/d1e 1wmlu :
l' i f'lJ\'(/lli. Nl'i g iungere a l 11ala::o. lo fl0/'/1Im110 a
'Amato 11ri1ll'ipe.1 Quando 1111 popolo in l olla uI11Im
spalle sII /Il'/" le scale . Alla 1101/e. la cillcì e' i dintomi
fu .\'\'l'll//t/'ll . so/finulo in mille modi . /1/'n.,·a solo alle
l' /'{l/10 /'//lllflfrlll /'lli'n/1' ill11111i11ati" . I
I) /-/i.,111 riu u11il'l'l'l11!. Tipografia La EducaL·iù11. Ban:e lo11a 19., 2. voi. XX I. pp. 7fiX-7filJ.
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DOCUMENTI X
2. Accoglienza tributata dal popolo di Parigi al conte di Artois, al ritorno dall'esilio Un 'alt ra accoglienza festosa e entusiastica. fatta dal popolo di un 'altra capitale e uropea ad un altro principe vittima della sve ntura - que lla ri servata dal popolo parig ino al conte di Artois. futuro Re Carlo X. al ritorno dall' esilio - ben dimostra l'affetto con c ui il popolo ci rcondava i rapprese ntanti delle ant iche dinasti e legittime e paterne. Eccola narrata dall ·eminente storico contemporaneo Georges Borclonove: "Monsieur.fè•ce la sua e111ra/a sole1111e a Parigi il IO aprile /8/../. dalla fJOrlll di san Dionigi. Testimonia il harone di Frénilly: ·Non v'erano finestre né tetti suffi cienti per contenere la molt it udine entusiasmata che d iventava roca dalle grida. Tutto era ornato da bandiere. arazzi. tappeti. fiori. e tut ti i fazzoletti sventola vano. Era uno spettacolo toc ca nte·.( ... ) "Il tl'III/JO era splendido. Il sole di a11rilc il/11111i11arn quella 11m/i1sio11e di hall(liffe hianche . .fìori. rolti ridenti. ( ... ) Raga:::.i e giornni si aggraf)/Hl\'a110 ai cancelli: altri audaci. apf)ollaiati sui telli. agif(l1·a110 i cappelli. Da ogni parte si Ji111dl'\'a110 SfJmlla11ea111e111e le grida di: Vive le Ro i! Vive Monsieur! A 111is11ra che ci si a r1·ici11m·a al centro cli Parigi. /' allegria a11111e111arn. /' 1•11111sù1s1110 tras/imnarnsi in delirio. Monsieur era rea/111e111e 1111 hel/' 1101110 1 Ma11te11e1·a 1111 lwl 11ort11111e1110. 11011nsw111c i suoi 57 anni ' flldossarn così he11c la sua 1111ifrm11e a::urm con .fi'cgi e dmgoni di mge1110 1 Mo11ta1·11 con 11111w elegan:a il suo 111ag11i/ico ca\'/1//11 hia11co che gli em swtn o[!àt"' 1\re1·a 111111 sg11llrdo {(111/0 .fiero l'olio stesso te111p11 così pieno di h11111à.1 Ri.1·11n11dero alle occ/a11w:io11i cnn tanto gra:ia.1 ( . . ) "Ero da tanto tempo che 11011 si rcde1·a 1111 1·ero Principe. 1(/Jà.1'1'i111111te <' U /\ 'lllltu'.H'n 1 /11 11111•s111 11111do C/\'(IJl:/1\'a rers11 Nntre-/Ja111e. ( .. ) Monsieur
I 1 / .1•1 R /1/.1 1111i 011 /clii la I- ra11ce
fJCm1e11e1·a al/ofolla di m ·1·ici11orsi. di toccargli gli stirnli. le .,·tc(//e. il collo del suo carni/o. Questa audacia lo co111piacern. I 111arcscialli del/'/111fJem lo seg11irn110. Alc1111i gli si emno /JrCsen/ati con la cocca1da tricolore. Altri 1101111asco11dern110 ICI loro ostilità. Tutti erano ansiosi di co11sc1Tare il loro posto. Monsicu r li .rnlu11ì. Poco o 1wco. <'s.l'iJìnim1111 co11q11isw1i dal/' c11jària generale. L' agi1C1:i1111c . r cscla111a:io11i gioiose di quella folla ci sco11cc1wrmw. Non co111prc11dcrn11111 perché i 1wrigi11i si e11111sia.\'/ll(l.\'Sero a tal punto /Il'/' questo 11ri11ci11c. 111w sco11osci11111 /Jl'I' loro jì110 al giorno prima. Una misteriosa scintilla m·era clellri::a111 i cuori. Ern stato Monsicur ad accenderla. Egli m·n·a il dono di pù1cC/'1' . di sedurre flln to le .fii/le q11a1110 gli indiridui. oggi dirc11111111: arcra 1111 rnris111a. Egli era 1a/111c111c rn11/i1r111c ali' i111111ogi11c che ci sifaccrn di 1111 principe. ar1•ra w111a s<·11111licità di 1101H1111c1110. e ri/lettn·a miche la 1·0/0111à su11rc111a che 111111 si a11pre11de 11111 si credi w. ( ... ) "A fmico rc11111· a11aw la strada pa lui jì110 a N111re-Da111c. d111·c era fJ/'lTisto 1111 Te Deum. Gli (/\'\'('llilllC'llli l'IW/11 /Jl'Cci11i1111i ta/111c111c che /1/JII ci Ji1 tempo di decorare la rn11edrale. Si ,·ide che egli si i11gi11occhiarn e 1m•garn co11Jà\'flrc. Ri11gm::Ìi/l'// lo Pmrride11::o f)er m·crg/i conn•ssn </IICS/11 gioia di m·<•r rif)ortoto /11Fm11ci1111/ trono gigliato" . 1 For~e la sci nti lla che in questo modo si accendeva co n l'entusiasmo elci pa rigini ve rso la monarchia legit ima derivava da l fatto che essi parteci pavano di questo sen timento. all ora ge ne rale. ge nialmente cspres~o da Talle yrand nelle parole finali del la le ttera inviata al futuro Carlo X. dopo la prima abdicazione di Napoleone : "Nous 111·011s asse: de gioire. Mo11seig11c11r. mais rene: . 1·e11e:: 11011s rcll(/re /' h111111<·11r" I /\hh iamn gloria in ahhnnclan1.a. Mo11scig11eur. ma ven ite. venite a renderci l'onore!.
- ( '//(/rin X. Ed. P) gmal ìon. Pari~ I lJ'Jtl. pp. 121- 12.Ì.
DOCUMENTI
XI
Il pensiero di Papi, Santi, Dottori e Teologi sulla liceità della guerra Le manifestazioni de llo spirilo medioeval e. comba11ivo e guerriero. come pu re il carallere mi litan lc de lla Chiesa. 1al vol1a sembrano slrani ai ··fondame111alis1i .. del pacifismo con1emporaneo. assolu1amen1e in1o llera111i verso og ni e qualsiasi 1ipo di guerra. poiché alle loro orecchie le espres-
sioni .. guerra sanla .. e .. guerra lecila.. suonano radicalmenlc con1racldi 11 orie. Non sarù superfluo 111e11ere a di sposizione alcu ni 1es1i di Roma11i Po111e fici e cli pe11sa1ori ca11olici di chiara fama. 11ei quali si può vedere che 1ak co11traddizio11e 11011 esislc.
1. Il fine legittimo della guerra è la pace nella giustizia Secondo il /Jiui111111oiff , \1111/og,;1ic111<' dc' fu Foi Cmlroli<111c alla vou.: ·Poi.1 cl Ci11e/'l'c'· I' i11segna-
horn.:nda. 1am saeva - e/re si /J{((Ì su//c'narla sn/o se c11s1rclli da 1111 i111111·r ios11 c/11\'C'/'c'.
mc1110 di Sant' Agos1i110 sulla pace e la guerra può e;.;.ere ria;.su1110 in quallro lopici: ··111 11rimo luogo ,·i s11110 g11el'l'c girr.l'l<' . Sono
c'IJ/1 le rc/({fil'c sot!cli.1ji1:io11i. 111a la /)({C<' 11e/lo
l/lll'llc e/re 1c11clo110 o re11ri111erc 11110 o:io11<' col11c\'f1/c c11111111css11 dal/'/1\'l'C'l'.l'Cll'in. '''fitllm·ia . lo g11cl'l'o dc,·c• essere 1·011si<l<•rc110 1111 rimedio c's/rc111n al c111all' si ricorri' solo do{lo 111·er ricnl/f).ffilll/1 f' (' l'Ìilc11/c' ÌIII/J//.\'.l'ihi/iuì di .wl,·11g1111rclarc' ili ol!ri 1/1()(/i lo c1111so del legilli1110 dirillo . 111/àlli. /lii/' (' .l'.\'('l/do gi11s111. la Xli('/'/'// /1/'//\'()( '(/ ('//SÌ 1111111tmsi e grol'i moli -
mala lalll magna. lalll
"IIJt11c' lcgilli11111 tiella guerra 11011 é la l'il!oria gi11s1i:ia. ossio il ris1ahili11w1110 d11r11111m di 1111 11rdi11c 1n1hh/ico i11 cui ogni coso 1·c11ga ri111cs.w o/ s1111 gi11s10 11ns111. I ... ! ··t 11/ì111' . le di.1sra:ic d1•/la g 11c/'l'a co.11i111isc11110 i11 1111es10 11101ulo 111111 dei 1·11s1iglri / lr<ll ·11,·a1i do/ /JC'ff<iln . r\11clrC' 11111111c/11 lo sco11/illo 11111i/io 1111elli e/re //\'l' l'(IJ/O rogio11e. è lll'<'l'.l'.Wl'io l'edcrc q11cs10 d11l11mso /l/"11\'/I co111c l'olr//<1 da Dio per 111111ire e fllll'i/ic11rc• il 111111()1() dalle C()I/W delle quo/i
<'.l'.1(1
dcl'I' ,11111111•11,·re la rc'Sf'Oll.whililcì .... 1
2. Papi e Concili confermano la dottrina di San Tommaso sulla g uerra A11cora ;.eco11do la ;.lc;.sa fon 1e. S. Tomma;.o d · Aqu i110 "e111111ci<1 le Ire cn11di: io11i dw 1'<'11clo1111 leg rlli111n. i11 ,·11scÌi' ll:CI. il rico/'.\f) allo Ji,r:o e/elle
.. I.- Clrc lo g11erro sia i111ru11u·.rn 11n11 do s1·11111lici 11riro1i. o da 111111 u11111riflì scc/111cloriu / ... ) 111a .1'1'111/1/'/' d11l/'a111nri11ì drt e.,1' rri1a 11cllo S1u10 il
(//'li/i .
/1/1/(' /(' .11//)/'('IJ//J.
I J Yvc, dc la Bricrc. S.J.. /",111 er (;rl('rre. in !)il'11111111airc •\1111/11~1;/l(//11· d1· la /-"1 Catl1,,fu11(('. (iahriL·I lk,lltL'hL·,i,L· Edill'ur. Pam 19~(1. T . 11 1. col. I::::60.
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DOCUMENTI Xl
··2.- Che la guerra sia motirata da gi11sra causa. ossia che il nemico sia comha/11/10 f)Cr causa di 111w colpa f)rDf)or:io11a1a che ahhia real111e111e co111111esso. ··J.- Che la guerra sia c1111do11a con rei/a i111e11:io11e. cioè facendo 1111 leale sjàr:o f)er 011e11ere il hene ed n iwre il male. il f)ilÌ possihile ( ... ) ··Q11es1a do11ri11a di Sa11 Tommaso è co11fer111alCI. i11dire11a111e111e 11w chiara111e111e. dalle Bolle po111ij1cie. dai decreti conciliari del 111edioe1·0 a proposito della pace di Dio. della tregua di Dio e
della regolm11e11w:io11e f1Ucij1ca e 111edia111e arhi/ra/o dei co11jli11i lm regni. Sono doc11111e111i che fl{'I' la loro co11corda11:a di pensiero 1rad11co1111 /' m//e111ica do11ri11a della Chiesa e lo spiriw generale del suo i11seg11a111e1110 sulle q11es1io11i morali riguardami il dirillo di f)ace e di g11erm ( ... ) .. La prmica dei Papi e dei Concili corrohom e affrediw gli i11seg11ame111i dei Do11ori lsull"argomcnto l. i rni Ire /J/'i11cfpi fo11dame11wli so1111 pos1i in ri li ero da S. Tr//11111a.rn .. . 1
3. Morire o uccidere per Cristo non è criminoso ma glorioso Sulla liceità della guerra contro i pagani. S. Bernardo. iI Dottore Mellifluo. dice queste ardenti parole: ··1 cara/ieri di Cristo possono con 1m11q11illi1cì di coscien:a co111ha11ae le ha11aglie del Signore. se11:a 1e111ere in alc1111 11111do né di peccare per /' 11ccisi1111e del nemico. né il f)erico/o di morire: poiché in q11es111 caso la morie. i11jli1w o .rnfferta per Cristo. 11011 ha 111111a di criminoso e molle w1l1e co1111wrw il meri/il della gloria. /11Jà11i. come con la prima si dà gloria a Crislo. così con la .1·eco11da si 1111ie11e Cris/0 s1es.rn. Il quale se11:a d11hhio c11·CC' llll rolc111ieri la 111111'/e del nemico c·11111e 111111i:i1111e. e ancor pi1ì rnle111ieri si dona al s11lda10 come co11sola:io11e. Il caraliere di Cri.1·111 uccide con /IWl(/IIilla c11scie11:a e 1111wrc con anche maggior sic11re::a. M11re11d11.fè1w1risce se .1·1e.1·so. /({'cide11do .fc1\'/lri.1·ce Cri.1·111. E 11011 è se11:a mgio11e che il soldaw por/a la Sf)ada: egli è 111i11is1m di Dio 11er la p1111i:io11e dei 11wll'(lgi <' /Jl'I' /' e.wila:io11e dei h111111i. Q11a11do egli uccide 1111 1110/rngio 11011 è omicida ma. pcr così dire. 111alicida: è nffes.wrio
,·edere in lui w1110 il ,·e11dicarore e/re è al serri:io di Cristo q11anw il dij'ensore del fJOfJolo cris1ia110. Quando 1111i 11wore, hisog11a pensare che 11011 è 111or10.11w che t' gi1111/0 alla gloria eterna. Per1w110 la mori<' che egli Ìl!fligge è 1111 hellt'./ìcio per Cristo: quella che riccrc è liii /Je11ej,cio per se stesso. Della 111or1e del pagcmo il cris1iw10 fJll<Ì gloriarsi pel'Ché è Cris!O che ,·iene glorij'ica/0: nella 11wrl<' del Cris1ia110. la liherali1à del Re si 111m1i/c'.l'W crnlw11do il sole/a/o e/re 111eriw di essere rico111pe11.rn10. Col so/da/o si .fl'lici1ercì il gi11.1·10 quando lo ,·ede /Jllllire. Si dircì di lui: ·c· è dm'l'er// ric11111pe11sa per il gi11s10: e·<; ,·cra111e111e 1111 Dio e/re giudica sulla frrm· / Ps. 57.12 J. / pagani 11011 dm'l'chhem 1'.1·s1're uccisi. se si po/esse impedire in quale/re ailm modo le loro grm·i.1·si111e 1·es.rn:io11i so11rae11(/o loro i 111e::i per ///Jf)ri111ere i Jédeli . Ma a1111a/111e111e è meglio e/re 1·e11.~a110 uccisi af.J'inché. in C/lll'.1·10 111od11. il giusti 11011 si pieglri1111 dm·11111i alla 1101e11:a della lom i11iqllilà. 1wrclré al1ri111e111i per cerio ri111arnì la/i·11.1·w dei /J<'cca1ori sulla .1·1i1pc dei gi11s1i·· .~
4. La protezione della Fede è causa sufficiente per la liceità della guerra Presentiamo il segueme giudizio de l Dottore Serafico. S. Bonaventura. sull'argnmelllo: "Per la liceilcì /della guerra/ si 1frlriedc ( ... /e/re la /Jffso11a e/re la dic!riam sia i111·e.1·1iw di allloril(Ì. dre colui che la nm1ha11e sia liii laico ( .. I e/re colui
co111m il quale ,·iene ./<11/a g11ffm sia di 1111c1 wle i11sole11:a e/re dc' \'C <'.l'S<'rt' re1,rcss11 con la guerra . Cc111se .rnj/,ci('Jlfi sono: la 11m1e:io11e della 11a1ria. o (fllella della 1wce. o della Fede". ;
I ) idem. coli. 1261 -1162. 2) /)e laude 1101·0<' 111ili1itw. Mign..: Pa1rologia Lat ina. t. I 82. rnl. l/2-1 . .ì > 011e/'cl 011111ia. Ed. Vi ve,. Pari~. I X6 7. 1. X. p. 291 .
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DOCUMENTI XI
5. La Sacra Scrittura loda le guerre fatte contro i nemici della Fede Francisco Suarez S.J .. teologo cli ri conosc iuta autorevolezza nel pe nsi e ro catto lico tradi z ionale. così s i esprime nella sua celebre opera De Bello. in c ui riass ume la cloltrina della C hi esa su l tema: .. La guerra. in sé. 11011 è i111ri11.\'C1·a111e111 e ca!/ ii ·a. né è pmihita ai cris1ia11i. È una n•rilà di Fede co111e11u1a esprcs.ff1111e111e nella Sacra Scri11ura. poiché nel/' A111ico Tesw111e11/0 sono /oda1c le guerre i111rapre.1·e da uomini molw .w111i: ·o Abramo 1 Benedetto sei eia Dio Altissi mo che ha creato il
Ciclo c la Terra: e sia benedetto Dio Altissimo pe r la cui protezione i nemi ci sono caduti nelle tue mani· (G('JI. 14 ./ 9-20). Passi analoghi si leggono su Mosè. Gio.rn(l. Sansone. Gedeone. Daride. i /vlaccahci e altri. ai quali 1110/tc ro/1e Dio co111m1darn di far guerra contm i nemici degli Ehrei: e S . Paolo dice che quesli sa111i hanno cOJl(/Uis1a10 i111 11cri in .fà,·ol'(' della Fede. Lo .,·1esso è co1,jà111a10 da alt/'C 1cs1i111011ia11:c dei Santi Padri citati da Gra:iano. co11u' pure da San( A111hmgio in mri capilo/i del suo lihm sui doreri" . 1
6. La Chiesa ha diritto e potere di proclamare e guidare una Crociata Ai nostri tempi. nel I956. è stato pubblicato uno studio e mine nte e molto ben documentato su l d iritto dell a Chiesa a proclamare la guerra contro gli infedeli e g li ere tici ad ope ra di Mons. Rosalio Cast ilio Lara.~ poi elevato al cardinalato. Quest'opera fornisce clat i del massimo inte resse per dimostrare come la Ch iesa abbia esercitato dc facto questo potere. basandosi su principi cli ordine giuridico e dottrinale. Scegliamo alcuni brani dello studio de l citato cardinale che be ne ill ustrano questo at teggiamento com battivo de i papi med ioevali. "Tu11i gli w11ori sono co11cordi nel conc·edere alla Chiesa 1111 dirilto 1•il'!ua/e alla v is armata. sen:a la 11uale sc11'1'1Jhe i11u/1i/e 11ualsiasi cos1ri:io11e 111a1erialc. Esso u111.1"is1e nel 110/ere di esigere di autorità dallo Staio il se1Ti:io della sua .fi1r:u ar11ww per sco11i 1mr1m11•11te ecclesiaslici. ossia cÌli che ahitua/111c11te si i111e11dc per i11roccll'<' /' ait110 del hraccio .1·1•1 ·ola re .. . 1 Sulla Crociata contro gli inl'ccle li e sulla sua proclarrnv.ionc eia parte de i Papi. si legga: "Le Bolle e/e/Ili Crnciuw e i u 111011i n111ciliari 11rese11tl/110 se11111r1' conu' .fine principalissimo la ri1·011quisw dello Term San/a o ..1·cco11c/o il 1110111e1110 s1oril'l1 . la co11.1·e1Ta:io11e cl<•/ regno cris1ia1111 di Gemsole111111e . ri.rnlw10 della f!ri1110 l/'<)('iala. A ciri si aggi1111gu la lihem:ione dei cris1ia11i 111·igioI)
lil'llo. ScL·tio I. ~: C rr. Luciano Pcrcrìa Vicc111c. IlJ:i..J. voi. 11. pp. 7~ e 7..J.
/)1,
nieri <'. di co11scguc11:a. la folta per co11/imdere /' audacia dei /)(lga11i che i11.rn/1a110 /' onore e il 1101111• dei cris1iu11i. Ad c'SCIII/Jio. le 11101irn:io11i ara11:a1e per indurre i fedeli a par/eci111m· alle spcdi:ioni erano 1111/e di q11es10 genere: girn1w10 i11wrno ad un co11ce1w ce111ralc: la sm11i1cì dei luoghi co11sa1Tali dalla nasciw. dalla riw e dalla 11101'/l' di Nostro Signo/'C' Ges1ì Cristo. che 11011 11nssn110 essere co111i111w111e111e f1r<1jè111a1i dalla presc11:11 degli i1,.f<•cleli. La Cristianiuì lw 1111 clirilto m·q11isiw c i1111>rcscTi11ihilc su q11n1e terre I ... ) "Q11cs10 co111 ·e110 religioso il1111reg11a co111pl,•w 111e111e 11111e le spedi:ioni de/11• Crociale e f1rcdo111i11a. a/111e110 1·in1w/11w111e. s11g/i a/1ri morenti poli1ici 1111·11111orali che ad esso si 111e.\'Colara110 I ... ) ··cetesti110 I/Ifa ,·edere che co111ha11ere per la Terra Santa eq11i1·a/c a .l'C'l'\'irc Crisw. al che sono oi>hligati i s11oi seg11aci: · Ecce qui nunc c um Cristo non fuerit. j uxta Evangelicae a uctoritat is doctrinam ipse crit advc rsus · IColui che ora non si dic hiari in fa vore di Cristo sarù. secondo quant o proclama autorevolmente la dottrina evangelica. suo nemico I. "Le Bolle di /1111oce11:// lii che l/'<ll/11110 qucs/// u·111a s11110 1110/w 11111111•rnsc e la .fì11aliuì 11011 si disw,·ca dalla linea 1rndi:i()/w/c: la Crociaw 111irn ·ad e.111ug11a11da11111aga11on1111 harharie111 cl lwcre,!i1a11·111 0//111i11i sc1Ta1ulw11 od ,·i11,licmulc1111 i11i11-
'f'!'ori11
,il· /11 (ì111'rrn <'Il l-'lwl<'i.1<'" S11,irl': . C.S. I.C .. Madrid.
E, 1udin j urfdico-h ist,1rico sohrc la pn1c,1ad coac li, a mate riai supn:rna dc la lglcsia <.:Il los don1111c111os conci liarcs y pont ifi cio, de l periodi> dc l'onnaci,\n ck l Dcr..:l'110 Can611ico c l,isiL·o corno un prcsupuL'SIO dL' la, RL' lacionc, L'lll r..: Sucen/11ti11111 ,, ! 11111,·ri11111. A11gu,1ac Tarinor11111. Tmino. 1lJ:i<,. 10.1 pp. 3 I Op. , it.. p. 6LJ. ~) ( ·oa,ù1i11 eclcsùisti, ·11 _\' Suao /?01110110 l 1111>erio -
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ria111 crnci/ì.ri . ad defe11sio11e111 Terme Natiritatis Domini' I per distruggere la barbarie dei pagani. proteggere l'e reclit ù del Signore e vendica re I' ing iuria fa tta al Crocifisso. difendendo la Te rra c he dato i natal i al Signore I. "Tunm·ia ln11occ11:o li I /Jrcjeri.1·cc 1111 terreno pirì conueto e dei una 11uornfrm11u/a alle 1mdi:io11ali 11wtira:io11i. ponendo/' ohhligo dei cristiani cli /Wrtcciparc alla Crociata su un piano quasi giuridico: il dorcre di rns.1'(1//uggio dw lega i cristiani al loro /?e Cesrì Cristo . "/111111a C/Jistola al Re di Frnncia s11icga: Come sarchhc 1111cri111i11c di lesa 111acs1cì pa 1111 ru.,·su/lo il 11011 soc·col'/'e/'C il proJJrio signo/'C espulso e/alla sua tcl'l'a e/allo prigioniem. •similitcr lesus Christus Rex regum e t Dominus dominantium (... ) de ingratituclinis vi tio et vcl uti inficle litatis crimine te clamnaret. si ci ejcc to cle terra quam pre tio sui sanguinis compravi! et a Sarraccnis in salutifcrae Crucis Ligno quasi captivo dctento ncgligc ris subvenirc · lanalagomentc GesL1 Cristo Re elci re e S ignore de i dominatori( ... ) ti condannerebbe per colpa di ingratitudine e in quanto colpevole del crimine cli inledel tù. se tu. pur essendo Egli espulso dalla te rra che ha riscattato a prezzo de l Suo Sangue. e quasi tenuto sc hiavo dai saraceni ne l salvifico Leg no della Croce. trascurassi d i accorre re in suo aiuto/. "Onorio II/ 111e11c· in ri lit\'/!/' o//i·.w e il disonore c/1(' 1'/1(/111111 su Cristo cd i cristiani /JC'/' i/.fi,110 e/re la frrm Sanw è dominata da c'11111i e hlas/i•111i samce11i. Questo e\ 111oriro .rnl/ìcicnrc J!er /il'l'i{{/crc le anni ( ... J " Il do1·crc di rns.wllaggio è w/111e11te s1r1'//0 e' /' o/}l'.\'(/ .fi111a a Crisro der1' SJ>ingere i11 wl 111odo i l'l'isriani. e/re colui e/re si 11wsrrassc neglignlfe dorrchhe hcn temere /il'/' la J}l'OJJl'Ùt crer11a salre: :a. ( ... i .. I 1111rn ·1-11:11 /I ' c·onsidc'rn la /i/}('/'a:io1/C' dc-Ila ·1c-,.,.o Sa11ra c·1mre O/Jcrc1srrerr,1111e11rc en-/esiasriu1.
alla qrwle sono 11ri11c1jw/1111'11/1' ohhligati i /Jrl'iari. 1·isro ,·Ire 1101'/c'rcì grande rn111uggio alla Fede car10/irn ( ... / "(i n'gorin X C'/ill/<' .\ .l'{l\'(I di 11011 (I.IJ!irare wl altm c!IC' alla lilwm:in11c della frrm Sc111ru. e/re 0111.,ideru ru e·0111e 11ri11C'iJJale ohierri1·0 del suo 11011ri/irnro I .. I " /11 n 111C'lusìo111': /Ji'I' lo dn11ri11a 11f.liciule della Clrie.,u. le Crociare c'rann 1111· opera sunw. dal c·aI l 011. , il .. pp. X.'i-X9. ~) 011. (' //. pp. I ()C)- 1 I O. .Ì) 0,1. ,11 .p. 11.'i.
DOCUMENTI Xl
rc1/lcre srrerra111e11re fflig ioso ( ... ) Di co11scg11e11:a. esse rù·11rra1·a110 11el/'a111hiro della Clr iesa. e/re pre11dern quasi sc11111re /' ini:iarirn di 11m111uo,·crle. co111/'/lllar/C' e guidar/{' colla /J/'/1/Jrio a11rorirà" . 1 Gli ordini mil itari costit uivano il braccio armato de lla Chiesa. Su cl i essi così scrive l'e rudito po rporato ne lla sua valida opera: "C li ordini 111ilirari smro rrnajedelc c.1prcssio11c di cirì e/re si porrchhe considcrnre co1111' la vis a rmata nclcsiasrirn. Di/cliii i suoi 111e111hri emno allo sresso te111110 so/dari e 111011aci. In quanro religiosi. /Jre/i-.1·sm·o110 i rre 1·01i rmdi:ionali su 11110 /?ego/({ ({f}f}/'O\'llla dal/({ Sal1fa Sede. /11 q1101110 soldati.Jrm11a1ww u11 eserciro pem1a11e11/1' /l/'/111/0 ad c11rrarc in ha1wglia dm·1111que 111i11(u·ci<1sscro i 11c111ir·i della religione crisria11a. Il Ji11c ecclesiasrico e/re esc/11si\'(/111e11re si pmpo11c1·a110 e la di11e11dc11 :a e/alla Sall/a Sede in cui re11il'(11W 11osri dal 1·010 di ohl,edie11:a . 11ejàce\'(/I/O dei so/dari della Clriesa. .. lsrir11:io11a/111c11re c1w10 religiosi laici f 11011 saC'l'ldori I consacrnti alla guerra in difc'so della Fede. Q11esro/àr10 di m·erc i11scri10 in 1111 quacl/'/1 di isri111:i1111i /Jlll'llllll'll/1' ecclcsiasticlre 1111 e/I/po di 111i/irari. rirela 11e/la Clriesa /'i11ri111a coscie11:(/ di 1111.,·scdcre 1111 s11JJre1110 1111rerc coarri1·0 11111rcrialc. del 111wlc /l({rfl'Ci/}(t\'({110 . co1111' delegali. qrres1i 1110nuci guerrieri. "Non e · 1; alrm modo di spiegare la ll/l///'lll'lf:io111' di c111esti ordini. Nell'a11prornr/i. la Clr iesc1 li rire11din1ra Sf/'C//W//c'll/1' c111111' 11m11ri 1' .w11ri/iC'C11·a il Jine al quale. 11er /J/'/,fc'ssione. 11111'sri C({rn/ieri dorerc11111 rendere . e e/re alrro 11011 erll se 11011 la guerra .. . -' E ancora sulla liceitù de lla gue rra. aggi unge il cardinale: "Nel la11ciaff l'a/Jfle/lo alla Cmciara. 11e//'a11i111are i so/dari 11re11de11cloli .,·orro ili lom ulra clirc:inne. i f!Ollle/i'c·i li/lii si /IOSem 111ai il /IJ'()/J/c111a ciel/a i11co11gnrc11:a della g11cl'l'a con lo SJJiriro e/ella C/rù,.,·11. né si clo11w11cl111m10 se u1·n·a110 dirirro cli organi::are eserciri e l111/C'Ù1rli c·o111m gli in/i'clf'ii ( ... ) I PaJ}i di c·o11scg111'11:a 11011 solo 11011 In c·1111sid,Tu1·0110 ili1'ciro. 1110 c111:i a1 ·1, 1·0111, c·oscic11:a cli l'Sel'C·irart' in /lii 111ndo 1111 /1/'II/Jl"in 110/c'/'1': il SU/Jl'l'1110 JJo ferc di c·oa:inne 111arc•riale : 111; JJ1'IIS<il'a11n l0111111111111c'11/e cli i11rncl1·/'/' in ral 111oclo la s/éra dl'i il'IIIJJora/e e/re su11,,1·1111t1 risc1T1//a solo allo Sra .. 1 lo .
DOCUMENTI XI I
Essere nobile e vivere da nobile è incompatibile con la santità? L'odie rna incomprensione nei confronti della nobiltù e delle élitcs tradizionali analoghe risulta. in gran parie. dalla propaganda abik:. seppure priva di obielli vitì1. fati a contro cli esse dalla Rivoluzione francese. Questa propaganda - alimentala continuarnenle durante i secoli X I X e X X dalle correnti ideolog iche e polit iche succedanee di que lla Ri volu1.ione - è stata comballllla. con cresce nte e llicacia. dalla storiog rafia se ria. Vi sono pe rò settori dell'opinione in cu i essa perdura os1ina1a111en1e. È bene. quin di. dire qualcosa al riguardo. Secondo i ri volu1.ionari del I 7XlJ. la nobillit era formala ,os1a111.ial111ente da gaudc nl i c he. dete nendo insigni privikg i onorifici ccl eco110111ici c he indoravano la vita grazie ai 111e ri ti e alle ricompe n,e otte nute eia lo111ani antenati. s i potevano per111e1tere il lus~o di vive re solo godendo le deli1.ie clell'esistcn1.a t<.:rrena e. peggio ancora. specialment e quelle clell'o1.io e della vo lut tà. Questa classe di gaudent i era inoltre di grave peso per la Nazi one. a danno dell e classi povere. que, 1e sì lahorio,e. 111origera1e e utili al be ne comune. Secondo d'Argenso n ""L" Co11ré!aì1 le 10111/iewr de lo 11a1ìo11 I La eone era la tomba della Na1.ione 1··. Tullo que, to ha proclollo 1· idea che la vita tipica cli un nobile. col ri ,alto e la ag iateua c he 11ormalme111c de ve comportare. inviti pe r ,e ,tes,a ad un a11eggiame1110 di rila,,ateua morale. molto di vcr,a dall a a,cc,i richie,ta dai principi cri,tiani. Pur ,c11za nega re che pos,a co11 1e ne re qualco,a di ve ro. puichè nella nohiltil e nelle élite, analog he della fine del ,ernlo XV II I giù , i faceva no 1101a re i
segni precu rsori de lla te rribile crisi morale elci nostro te mpo. è bene sotto lineare che questa versione. dannosa al buo11 11omc de lla classe nobiliare. è 1110110 più falsa che vera . Lo prova fra l'al tro la stessa storia de lla Chiesa. con il gra11 nu111cro di nobil i che Essa ha elevato all'o11orc degli altari. alles1a11do11e la pratica in grado eroico de i Comandamenti e dei con, ig li e va11gelici. Sa11 Pier G iulia110 Eymard ha così potuto dire che "g li annali della Chi e"' d imo, tranoche u11 gra11 11umern di santi. e fra i più illustri. portavano un blasone. po,sedevatHl un nome. una fam ig lia illustre: alcu ni erano perfino di ~angue reak". 1 Molli fra que,ti santi abbandonarono il mondo pe r praticare pii1 sicuramente le virt ù e ro iche. Altri in vece . mmc i Re San Lu igi di Francia L' San Fcrna11clo di Castiglia. conservarono il fasto della loro posi1.ione e praticarono le virtù eroiche vive ndo completamente ne lla c lc vati,sirna condi1.ione nohi Iiare c he e ra loro propria. Per smen tire più completame nt e queste ve rsioni denigrat orie del la nobil1i1. e dei costumi e degl i stili di vi ta che la sua cond i1.ionL' comporta. bisognere bbe indagare quale ,ia la percentuale dei nobili fra quell i onorati come ,a111i dalla Santa Ch iesa. Non è , iato 1u11avia possibile tro\' are uno studio spccilìco , u quc,10 argomc1110. Alcuni ricercatori han110 affrontato questa mate ria. ,c111a fare però , udi es~a una ricerca ,peci fica cd e,ausli \'a. Pe r i loro calcoli. si sonll basati su ele nch i ci1L· es,i a111met10110 non e"cre compkti. Merita pan icolare a11en1io11e uno ,tudio fatto da
I J Mo/\ di' \111111 .lo.,t'Jl h . il" J>rt'111iff l'I ft, f'lt,, J!<1r/, 111 ,In (l(/,,,w,·11n dc Brou\\cr. Pan, . 7"' cd .. p. 6::!.
htr1111 tln 1', n rn clu I' I· rn1a rt!. I k,L-k L'
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DOCUMENTI X II
André Vauc hez. professore a ll' Un ive rsi tù cli Rouen. intitolato La Sai111e1é e11 Occide111 011.r clemiers sièc/es d11 More11 Age. 1basato sui processi cli canonizzazione e sui documenti agiografici medioevali. Esso presenta una statitisca cli tutti i processi "de riw . 111irarnlis e1/a111a". ordinati eia Papi tra il 1198 e il 143 1. Questi sono in tutto 71. elc i quali 35 giu nti alla conclusione che i personaggi trattati meri tavano cli essere e levati ag li onori degli altari. Cosa che fu falla da lla Chiesa durante lo stesso Medi oevo.~ Ecco la stat istica fo rnit a da Vauchez:
Processi di canonizzazione ordinati tra il 1198 e il 1431 (71 casi) Nobili
62%
Classe media Popolo Origene sociale ignota
15,5%
8.4% 14,1%
Santi canonizzati dai Papi nel Medioevo (35 casi) Nobili Classe media Popolo Origene sociale ignota
60% 17.1 %
8.6% 14.3%
Questi da ti. pe r qu anto mo lto interessant i. non pote.vano soclclisfare iI clesiclerio di un quadro pit1 com pleto. poic hé si ri ferivano a un nume ro molto ridott o cli pe rsone e ad uno spa,.io di tempo relativame nte breve. S i rendeva necessa ria una ri cerca che comprc nde~se un numero più vasto di persone e un tempo pi(1 ampio. se n1.a tu11 avia prete ndere di esaurire l'argomento. A questo scopo tut ta via sorgevano alcune conside revoli cli lficoltit. lnnan1.itullo. l'inesistenza di una lista ufficiale di ,anti onorati come tal i nella Chie~a cattoli ca. Ditli coltù d 'altronde molto comprensibile . poic hé 1·inesi,1e111.a di una tale lista è in rapporto alla ,te,sa storia della Chiesa e al progre,sivo perfc1.ioname1110 delle , uc is1i1u1ioni.
Il culto dei sa nt i è iniziato nella Ch iesa cattolica con que llo prestato ai marti ri. Le comuni tù locali onoravano alcuni loro membri vittime delle persecuzioni. De lle mi gliaia che nei prim i secoli del la c hi esa hanno versato il sangue pe r tes tim oniare la fede ci sono giunti soltanto alc une ce ntinaia cli nom i. ora attrave rso g li atti elci tribunali - redail i dai pagani - c he riportavan o i process i ve rba li. ora a11ra verso re lazion i fatte da testimoni ocu lari dei martìri. Oltre al fatto che non esistono documenti cli questo tipo riguardo 1lltti i martiri. molti cli questi atti - la c ui lettura infiammava l'animo dei primi c risti ani dando loro i ·esempio per sopportare nuove tribolazioni - furono distrutti durante le varie persecuzioni. soprattutto in quella cl i Diocleziano.-' Ri esce così impossibile conoscere tutt i i marti ri che sono stati ogge110 cli culto eia parte dei fedeli nei primi secoli de lla Ch iesa. Dopo la fi ne delle persec uzioni e per molto te mpo. i santi furono vene rati da ristrett i gruppi cli fedeli. senza una indagine prev ia e senza un giudizio della autoriti1 ecclesiastica. Più tardi. a ume ntando la partecipazione clell'autoritù ne l1·organi zzazione delle comunit i1 cattol iche. crebbe anche il suo ruo lo nella scelta di coloro che dovevano ri cevere culto. I vescov i cominciarono a pe,mettere lo stabili men to di un ceno culto e molte volte lo ratiticarono. su richiesta de i fedeli. reali nanclo l'esaltazione e la traslai.ione del le reliquie cli un nuovo san to. Solo alla fine ciel primo mil lennio il Papa passò a inte rvenire. cli q uando in qu ando. nel la consacra1.ione ufficiale cli un santo. lnfalli. nella misura in cui il potere dei romani ponte lici andava affe rmandosi e che i contatti con questi dive nta vano più freque nt i. i vescovi passarono a solleci tare ai Papi la confc1111a dei rnlt i. il che accadde per la prima volta nel 993. Più tard i. nel 123-L con le Dffrc1uli diven tò necessario il ri corso alla Santa Sede e ri servato al Pontefice il diritto d i canoni1.1.a1.ionc. Tuttavia. nel periodo in1ern1cdio fra queste due date. molt i vescovi continuarono a procede re alla 1ras la1.ione de lle re liquie e al la l·onfc1ma1inne del cul to. ,econdo l'antica usan1.a. A partire del I ::>3-L a poco a poco. i proce"i per
I I F.cok 1-- ram;ai,c dc Romc. Palai, h1rnc,l'. I')X I. 76':, pp. 21 Mol11 al1ri I l'llllCf'<I ,·anlllli11a1i p11,1rri llf'llll'llll'. ~ J Ci'r. Danicl R11i1 Flue no. ,\, 1u d,, //1\ M1ir1i1n . HAl ·. Madrid I'>:'i I.
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DOCUMENTI Xl i stabilire il culto di un santo diventarono sempre piL1 perfezionati. Dalla fine ciel secolo Xl i i. la decisione pontificia si basava su una istruzione previa compilata da un collegio cli tre cardinali specificamente incaricati di questo compilo. Quest ·usanza resterit fino al 1588. quando le cause passarono in affidamento alla Congregazione dei Riti. isti tuita 1·anno precede nte da Papa Sisto V. Nel secolo XV II questo sv iluppo gi unse al term111e. Urbano VIII nel 1634. con il Breve Coelesris .lerusa/em Cires. s1abiliri1 le norme - rimaste sostanzialmente le stesse lino ad oggi - per la canonizzazione cli una persona. Te nendo con to dei servi di Dio che. per accondiscendenza. hanno ricev uto pubblico c ullo dopo il pont ifica to di Alessandro lii. le Costituzioni di Urbano VII I pre vedevano la confe rmazione de l cul to o canoni zzazione eq uiva le nte. ··.veI11e1i:a 11er la 1111afr il So1111110 Po11ri:/ice ordina di 0 IIomre co111c sa1110. 11clla Chiesa U 11i1·l'/"_\'(//c. serro di Dio p er il 11110/e 11011 è sr1110 i111mdo110 1111111m·1's.rn regolare. 11w che. da 1e1111w Ìl11111e111omhi le. god e di rn/10 p11hhlico·· . 1 Questo procedi men lo fu valido
w,
anche pe r casi ana loghi accaduti dopo le Costilllzioni di Urbano Vili. Così. a pari ire dal 99.1 - dala de lla prima canonizzazione papale - è possibile stabilire una lista dei Santi desi gnati dalla Santa Sede. Questa lisi a però non è ancora complela. Mancano documen ti di va~li periodi. Inoltre questa li sta non comprende 1ut1i i Santi. poiché ira il 993 e il 123-l. come abbiamo già detto. i vescov i continuarono a ratificare iI cu llo. Pertanto. molte persone furono oggct10 di un c ulto pubblico indipe nde nte mente dall"in te rve1110 di Roma. molte volte sollecitata. e neppure ~em pre . con alc uni secoli di ri tardo. È ~oltanlO dal I"i11i1.io del secolo XV I c he ~i puc'i essere sicuri del fallo che l"c le nco de i santi e beati (dist inzione consacrata dalla legisla1.ione di Urbano V ili ) non co ntiene lacu ne. 2 Oltre alla di fficol1i1 di stabilire una lista compie-
ta dei Santi. ne sorge un"altra: sapere quali. fra i nomi reperiti. appartengono alla nobil tù. Infatti . non è sempre facile stabilire con certezza !"origine nobile cli una persona. poiché da un lato !"elaborazione ciel co nce tt o di nobiltù è stata progressiva e som mamente organica. cond izionata dalle caratteristiche elci vari popoli e luoghi. il che a volte rende diffic ile determinare 1·appa11enen za alla condizione nobiliare . Dall"altro lato. a volte è clirticilc stabi lire con prec isione gli antenati di una pe rsona. Del resto è proprio questo fallo c he ha spinto. spinge e continuc r~t a spinge re molta gente a dedicare lungo tempo alla ricerca delle origini genealogiche dei pili svariati personaggi. Dive nta quindi molte vo lte diffici le dete rm inare 1·originc socia le di un santo. Tenendo presen ti queste difficoltù. per poter e laborare una statistica approssimativa del numero di nobili presenti fra i Santi bisognava sceglie re le fonti della ri cerca le pili complete possibili. ma allo stesso te mpo in te ramente degne di fede. Abbiamo scelto quindi I"/11(/e.r ac Sra111s Co11sa1w11.1 una pubblicazione ufficiale della Congregazione de lle Cause dei Santi. e rede della antica Sacra Congregazione elci Riti. S i traila cli una ··edi:i1111e sr ra1 mlinaria e ampiissi 11111_/i11ra /Il' r c1I11I11Ie11111n11·c il I\ "Ce111c1111rio della Co11grcga:io11e I' che include 1I11/e le u 11Ise ad cssa 11eI-reI11//1' dal 1588 _fino al /988. e a11clw 1111clle 11i1ì anriche co11s1'/"\"11/1' 111'1· /' 1\ rchi1·ù1 Segrero \ 111icw10 ··.
Quest" opera include vari e appendic i. tre delle qua li ci interessano particolann entc. Nella prima vengono enunciate. a partire da l /11<l<'.r 11c Sra111s Ca11san1111 redatto nel 197:i da l P. Bcaudoin. le conferme del c ulto. vengono aggiun ti alcuni nomi e tolti altri di Beat i che posteriorme nte erano stal i incl usi nel catal ogo elci Santi . Nella seco nda appe ndi ce vengono enumerat i solo quelli beatificati a partire da lla istit111.ione de lla Sacra Cong rcgal.Ì<inc dei Riti e ancora non canoni1.1.ati. Nella tcr1.a appendice . infine . vengono elencati i Santi le cui cause furono trattate dalla Sacra Congrcg,vionc dei Riti. includendo i rela ti vi ca,i di c.1no11i1.1.a1.ione.
Ortolan. vocc ··c anoni,ation··_ in f)ictin111wirc d,· l enlogi1· C1(/holiq111·. Lc111111a) l'I An..'. Pari,. 1923. T. Il. seconda parte. col. l 6.V1 . 2) Cfr. Andr<-' Vaucho. /," S"i11te1<: ,•11 O,ùd,·111 "" tfl'mia., 1ihln ,/11 Mt1_l'l'II , \gc. Ècok fran,;ai,c dc Ro111e·. Palai, Farnc,c. I1)8 J: John F. Brndcric ~S.J ..,\ 1·1·11.111.1 n/1/w Sui111., 199.i- / 955 ! in ·The A111crica11 Ecck,ia.,1ic·,il R,·1 i.:11 ··. a!.!0,10 ')'in: Pi.:rn: Dc 1001. s,,,·i11/11gi1· et Cll11n11i:lllio11.1. Martin u, Ni jhull. La I law. 196'1: Dani,·I Rui1 Hu.:110. r\~ '"' ,lt·I /11.1 M1ir11rn. BAC. Madrid. J lJ'i I: ,\ ,-,hin·,· ,I<· S,,, inlngi,; ,/1•.1 Neligin.111. puhhlic·,tto dal (ìruppo di Sociologia d.:lk Rcli g1011i. l-:lli1iom du Cc111rc I\Jati onal dl' la Rcd1crch.: SL"i,·111ifiq11L'. Pari, . (ic11nai1l-( ìiug11<1 I ) T.
J
1%2.
_1 )
Congrcgat11, pro Cau,i, Sanrtorum. Ci11:1 del V.i licanll. llJXX. :'i:'i(l pp.
258
DOCUMENTI Xli
Con questo elenco di nomi sotto gli occhi. abbiamo consultato le rispetti ve biografie presenti nella Bihlio1hern Sa11C1om111 1 per sapere quali di essi appartenevano alle schiere della nobiltft. Questa opera - diretta dal cardinale Pietro Palazzini. già Prefetto della Congregazione della Cause dei Santi - è considerata l'elenco più complet0 di tutti quelli che sono stati oggetto di culto fin dai primordi de lla Chiesa. Siccome però la BihliOlhcrn Smwl01w11 non si preoccupa specificamente di precisare I· origine sociale de lle persone menzionate. ma parla solo de i problemi riguardant i il loro culto. molte volte è impossibile sapere chi fu nobile o meno. per mancanza di dati. Inolt re. allo scopo di mantenere un criterio stretto. abbiamo adottato come regola que lla di e lencare come nobili solo quelli cle lin iti da quest ·opera come ta li o come loro discendenti. Non abbiamo incl uso nell'elenco quelli catalogati dal testo come appartenenti soltanto a fami glie .. i111porw111i. 1101e. amiche. po1e111i. c'lc. ·· Allo scopo di evitare cas i dubbi. abbiamo preferito inoltre esclu-
clere persone di cui si può presumere seriamente o perii no con certezza i ·origine nobiliare ma eia alt re fon ti. Ci è parso anche conveniente. per maggio r precisione nella statistica. distinguere fra le seguenti categorie. conformemente a11 · 111de.r ac Sw111s Ca11sar11111: ''' I Santi canonizzati in seguito a un processo regolare: * I Beati beatificati in seguito a un processo regolare: ''' Que lli il cui culto è stato confe1111ato: ,,, I Servi d i Dio il cui processo cli beati licazione è ancora in corso. Ripon iamo qui cli segu ito le percentuali ottenute. avendo cura di distinguere in c iascuna delle categorie quelli che sono stati oggetto cli una ricerca individuale e quelli che fanno parte di un gruppo che ha avuto il suo processo analizzato nell'insieme. come ad esempio i martiri giapponesi. inglesi. . . . , v1e tnam111. etc.Per far rileva re la considerevo le percentua le cli
SANTI
Processi individuali Processi collettivi ( 11 ) Totale
PERSONE
NOBILI
184 364 548
40 12 52
% 21.7 3,3 9.5
BEATI
Processi individuali Processi collettivi (26) Totale
PERSONE
NOBILI
%
182 1074 1256
22 46 68
12 4.3 5,4
PERSONE
NOBILI
%
336 1087 1423
107 10 117
CONFERME DEL CULTO
Processi individuali Processi collettivi (24) Totale
31.8 0.9 8.2
PROCESSI DI BEATIFICAZIONE IN CORSO
Processi individuali Processos collettivi (146) Totale
PERSONE
NOBILI
1331 2671 4002
149 13 162
%
11 .2 0.5 4
I) Istituto (iiova1111i X X 111 Lk lla Ponti ficia Llniwr, itil Lati:ranc n,c. I 2 v<>II . t I9(,0- 1970 ): Appcndin· t ILJX7 ). 2) l."/11i/('r r11 S1r1111s Co11.,r11w1111011 riporta il m1111crn preciso ck lk pcr~onc con,ickralL' in a IL-uni di que,t i prnu:s,i. essendo impo,sihik darne il nu nw ro esatto. per cui le cifre ,0110 appro,,inw1ivc.
DOCUMENTI XI I
nobili presenti in questi quadri. è bene sapere quale è la percentuale media di nobili in rapporto al resto della popolazione de l rispetti vo paese. Limitiamoci a due esempi tanto diversi quanto signi fi cativi. Secondo il celebre storico austriaco J.B. Weiss. che si basa su dati rorni ti dal Taine. la nobiltù fra ncese. prima de lla Rivolu zione. non arri vava 1 ali' 1.5% de lla popolazione. A sua volta G. Marinelli. nel Trattato di Geografia Universale La Term. 1 basandosi sul l' opera di Pesc hel-Krume l. Das R11ssische Rcich (Leipzig. 1880). fornisce una statist ica della nobiltit russa secondo la quale - sommando la nobiltù ereditaria a quella personale - questa classe non supera va 1· 1.15% ciel totale della popolazione. Afferma lo stes-
259 so Marinelli che Rèclus ne l 1879 aveva presentato una statistica analoga arrivando alla percentuale di 1.3% e van Lòhen nel 1881 allo stesso risultato. Ovviamente queste percentual i subiscono piccole variazioni secondo il tempo e lo spazio. ma tal i variazioni non sono significative. I dati sopra riportati dimostrano che. in ciascuna delle categori e (Sant i. Beati. conferme del culto e processi ancora in corso). la percentuale dei nobili è notevolmen te maggiore di que lla clell"insieme della popolazione d i un Paese.·' Questo dimostra l'esatto contrario delle calunnie ri vo luzionarie sulla pretesa incompatibilitit tra. da un lato. !·appartenenza e permanenza nel ceto nobil iare e. dall"altro. la pratica della virtù.
Il Cfr. I/istoria l'11i1·l'l'.ml. voi. XV. I. I. Tipografi.i La Educac ion. Barcrlona. 19:1 I. p. 2 12. 2) La 'f'errn - 'f'mllatn Popola/'/' di Geografia l/11i1·er.\U/i•. Francesco Valla rdi. Mil ano. 7 voll .. X-1:iO pp . .ìl Si nota. nei diwr,i , chcmi. una considerevole d illercil/a tra la pc:rcc111 ualc d i nobili presenti nei pn>cTssi di beati rica1ionc individuai i e la percent uale di que lIi prcsé'nt i nei processi ml k11 i, i. Quc·,to si ,piega principalmente pc:r due motivi . In mnlti di questi pnlL"cssi la Bihliotlw,·a Sancton 1111 ra solo 111c·n1ionc dei numi . sc:n1a rorn irc da1i biografici che pennct(ano d i indi viduarne la nohi l1 it: cl· altra parte. la 111aggioran1.a elci processi col lc11 ivi si ri k riscc "gruppi di maniri. E quind i normale che le pn,crn1ioni si rivoi!wno rnntro l' intna popula1ionl' L·attol irn. indipcndcnternent c dalla c las~e ,ocia lc. p.:r c ui fra i maniri la prop;1r1ionc· dei nobili dovrebbe c-snc ,i111ik ;1 quella prc:scn tc ne lla popola1.ionc•.
Fotografie : K. Drake, M.A. GutiÊrrez, J.F. da Fonseca Altri riferimenti fotografici: Musei Vaticani , Giordani -Musei Vaticani, Museo del Prado, Museo di Versailles, Museo Carnavalet , Foto Felici , Mari-Osservatore Romano, Heeresgeschichtliches Museum , Biblioteca Nazionale di Parigi, Biblioteca Nazionale di Madrid , Diputaci6n Regional de Cantabria, Arte Fotografica , Il Borghese. Sovracopertina: Giordani - Musei Vaticani Retro sovracopertina: Istituto Fotografico Editoriale Scala (Firenze) Manifestiamo la nostra riconoscenza a: S.A.I.R. l'arciduca Martin d'Austria, il marchese Luigi Coda Nunziante, il marchese Giulio Patrizi di Ripacandida, il principe Sforza Ruspali , la contessa Elena Caccia Dominioni , il marchese e la marchesa Carlo Serlupi Crescenzi , la duchessa Laurentia Sanfelice Colonna, il conte Agostino Borromeo, Don Guglielmo de' Giovanni Centelles ed il sig. Maurizio Ruggiero per diverse fotografie storiche e familiari che risultano su questo volume. Ringraziamo inoltre, per lo stesso motivo, la Real Maestranza de Caballerfa di Siviglia e l'Ufficio Storico della Marina Militare Italiana. Il sig. Giovanni Cantoni ed il prof. Roberto de Mattei hanno contribito con diversi apporti documentari. Il disegno della tiara pontificia con le chiavi risultante sulle pagine pieghevoli è di Olavo Barbosa.