TURISMO
In vacanza nel Paese più bello del mondo
TURISMO
1
Photoshot
In vacanza nel Paese più bello del mondo Sta per arrivare la primavera e con lei la mai sopita voglia di una bella passeggiata all’aperto, o di una scampagnata in bicicletta, soprattutto dopo tanto tempo passato obbligatoriamente in casa o con uscite comunque limitate. Per cui, lockdown permettendo, nei prossimi numeri vogliamo segnalarvi quelle aree che, in fatto di passeggiate all’aperto o di escursioni in mountain bike, sono il meglio di quanto possano offrire i territori dove siamo presenti con i nostri giornali. Per cui spazio al racconto di quanto offrono i parchi nazionali e regionali di cui sono particolarmente ricche Lombardia, Piemonte, Liguria e Toscana. Ricordando che per le escursioni, anche brevi, è sempre bene dotarsi di informazioni meteorologiche puntuali e abbigliamento adeguato.
Parco dello Stelvio, il ghiacciaio dei Forni
2.
Parco Alto Garda Bresciano
3.
Parco nazionale delle Cinque Terre
4.
Parco naturale regionale dell’Antola, il castello della Pietra
5.
Parco delle Orobie Valtellinesi
6.
Parco delle Orobie Bergamasche, le cascate del Serio
7.
Parco nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, Eremo di Camaldoli
8.
Parco naturale regionale delle Alpi Apuane
9.
Parco del Gran Paradiso
10. Parco naturale dei Lagoni di Mercurago 11. Parco naturale della Val Troncea
A passeggio nei parchi In attesa della primavera, dedichiamo tre puntate alla scoperta delle grandi riserve naturali Lombardia, su e giù per le vette Partiamo dai parchi che toccano le vette, visto che la Lombardia ne è particolarmente ricca. A cominciare dal Parco dello Stelvio, l’unico di carattere nazionale. Si estende tra il Trentino Alto Adige e le province di Brescia (mentre scriviamo ancora zona limitata dalla pandemia) e Sondrio per circa 130mila ettari: per circa tre quarti il suo territorio è al di sopra dei 2.000 metri e raggiunge un massimo di 3.905 m sulla cima dell’Ortles. Comprende diversi importanti ghiacciai, il più importante dei quali è il ghiacciaio dei Forni, il più vasto ghiacciaio vallivo alpino italiano, e alcune tra le più belle vallate italiane, dalla Valfurva alla Valle di Trafoi, dalla Val Martello alla Val Zebrù. Il simbolo del parco è l’aquila reale che, effettivamente, è possibile incontrare se vi spingete in alto, così come non è difficile
2
trovare cervi, camosci, caprioli, stambecchi o marmotte lungo i suoi 1500 km di sentieri che permettono di avventurarsi alla scoperta della natura. Poi, per chi ama la bicicletta, la salita dello Stelvio è un obiettivo davvero ghiotto. Confina a sud con il Parco dell’Adamello, un’area naturale localizzata nella parte nordorientale della provincia di Brescia che comprende tutto il
Liguria, dal mare alla montagna L’area naturale più simbolica della regione è sicuramente il Parco nazionale delle Cinque Terre. Oltre, appunto ai cinque territori di Riomaggiore, Manarola, Corniglia, Vernazza e Monterosso, comprende una porzione dei comuni di Levanto e della Spezia (Campiglia
3
1.
Tramonti). Per apprezzarne le bellezze e i paesaggi, il modo migliore è quello di seguire il percorso costiero, conosciuto come sentiero Verde Azzurro, che connette Riomaggiore a Monterosso attraversando tutti i borghi delle Cinque Terre e assumendo nel tratto
tra Riomaggiore e Manarola le sembianze della celebre “Via dell’Amore”. Tra l’entroterra genovese e l’Appennino ligure vero e proprio incontriamo il Parco naturale regionale dell’Antola. Tanti i sentieri che conducono alla vetta del Monte Antola, il punto più alto del parco, da cui si può godere di una panorama straordinario che va fino alla Corsica e all’Arcipelago Toscano a sud, dagli Appennini alle Alpi Apuane ad est, fino alle Alpi Marittime ad ovest e dalla Pianura Padana fino alle Alpi dalle quali si distinguono nettamente il Monviso, il Monte Bianco e il Monte Rosa. In alternativa si potrebbe raggiungere il castello della Pietra, un’antica fortificazione sita nel comune ligure di Vobbia, il principale e
versante lombardo del gruppo dell’Adamello, tra il Passo del Tonale a quello di Crocedomini. Un itinerario interessante e relativamente impegnativo è quello che porta alle torbiere del Passo del Tonale: un percorso ad anello di circa 1,30 ore con poco dislivello che tocca anche il monumentoossario ai caduti della Prima Guerra Mondiale. Per chi preferisce la bicicletta sono particolarmente piacevoli i percorsi lungo il fiume
4
più caratteristico monumento dell’entroterra genovese, situato in una pittoresca posizione elevata tra due speroni di conglomerato roccioso che ne costituiscono i naturali bastioni. Merita una visita anche il Parco naturale regionale di Bric Tana nel comune di Millesimo in provincia di Savona, quasi al confine con la provincia di Cuneo. Per conoscerlo, il parco propone tre brevi itinerari ad anello che portano in altrettanti posti caratteristici: a Tana della Volpe, a Bric della Feia e alla Valle dei Tre Re.
Oglio e il Lago di Iseo, ma anche la “Pista ciclabile camuna” che si snoda per oltre 40 chilometri, incontrando i centri di Breno, Darfo Boario Terme, Pisogne, giungendo quindi sulla riva orientale del Lago d’Iseo. Rimanendo in ambito montano, in provincia di Brescia c’è anche il Parco Alto Garda Bresciano che va dal lago alla cima del Monte Caplone che raggiunge i 1.976 m. Noi vi consigliamo una gita in Val Vestino per ammirare i fienili di Cima Rest, dei fabbricati rurali situati sull’altipiano del comune di Magasa che si fanno risalire al VII secolo attribuendo questa tipologia di costruzione alle tradizioni dei Goti o dei Longobardi. Chi, invece, ama la bicicletta non può perdersi la ciclopista del Garda che collega Limone sul Garda al confine della provincia di Trento, verso Riva del Garda: un percorso unico, a sbalzo sul lago e ancorato alla parete di roccia, che sporge a un’altezza di circa 50 m dal livello dell’acqua. Essendo lungo solo 2,5km, si può percorrere anche a piedi. Torniamo in Valtellina per addentrarci nel Parco delle Orobie Valtellinesi che comprende delle bellissime valli delle Alpi Orobie, da quelle del Bitto e del loro straordinario formaggio alla Val Tartano, dalla Val Venina con le sue miniere di ferro fino ai grandi e piccoli bacini artificiali della Val Gerola (lago dell’Inferno, lago Trona, lago Pescegallo). Qui si può scegliere di percorrere un tratto della Gran Via delle Orobie, che attraversa in lunghezza l’intero parco, partendo da ovest a Delebio e arrivando fino all’Aprica, oppure raggiungendo, su facili sentieri uno dei numerosi laghi naturali e artificiali che costellano il parco. E potreste fare interessanti incontri con camosci o stambecchi o… galli cedroni che sono, tra l’altro, raffigurati nell’emblema del parco. Sul fronte opposto, invece, si trova il Parco delle Orobie
5
6
Bergamasche che si estende tra la Val Seriana, la Val di Scalve e la Val Brembana. E’ una terra ricchissima d’acqua e di laghi alpini, circa un centinaio, di fiumi, torrenti e ruscelli che alimentano i tre fiumi dominanti: il Brembo, il Serio e il Dezzo. Di grande interesse ambientale, economico e turistico, sono le cascate, tra cui quelle del Serio a Valbondione, le più alte d’Italia e le seconde d’Europa con un salto triplice di 315 m (aperte cinque volte all’anno), quelle della Val Sambuzza a Carona, le incantevoli cascate del torrente Vo nella Val di Scalve. Dalle Alpi alle Prealpi lecchesi. È qui il Parco della Grigna Settentrionale, che si estende tra il Lago di Como e le Orobie, attorno, appunto, al massiccio delle Grigne, sempre al di sopra dei 500 metri. Qui si potrebbe prevedere
di affrontare il “percorso della biodiversità”, a piedi (per chi ha già un buon allenamento…) o anche in mountain bike, che parte da Esino Lario, conosciuta anche come la “perla delle Grigne”, tocca il Passo di Agueglio (1142 m), prevede una sosta in località Cainallo, dove si trova l’omonimo albergorifugio omonimo, arriva fino alla località Costa da Buus, poi scende verso Ortanella incrociando imperdibili vedute sul Lago di Como per tornare poi da dove si è partiti. Sempre in provincia di Lecco c’è il Parco Monte Barro, il più piccolo tra i parchi regionali lombardi. Piccolo, ma prezioso visto che possiede risorse naturalistiche, storiche e paesaggistiche di indubbia importanza come il parco archeologico dei Piani di Barra, ove è possibile visitare i resti archeologici di
fortificazioni tardo romane, e utilizzate dagli Ostrogoti alla caduta dell’Impero romano d’Occidente o come l’Eremo Monte Barro e il complesso edilizio di carattere agricolo di Camporeso, ex borgo fortificato, tutti raggiungibili a piedi con una facile passeggiata. Chiudiamo la carrellata tra i monti lombardi con il Parco Campo dei Fiori che domina la zona collinare varesina, tra la Valcuvia e la Valganna, e al cui interno sono istituite sei Riserve naturali che racchiudono gli ambienti più importanti e caratteristici: le Riserve naturali Lago di Ganna, Lago di Brinzio, Torbiera Pau Majur e Torbiera del Carecc con le principali zone umide del Parco la, Riserva del Monte Campo dei Fiori con il suo articolato sistema carsico ipogeo, le aspre rupi calcaree e i vasti boschi di faggio e abete rosso la della Riserva della Martica-Chiusarella. Il tutto è facilmente visitabile grazie ai sedici sentieri principali adeguatamente segnalati che toccano anche gli otto Monumenti naturali disseminati nel territorio del Parco. Da segnalare il Sacro Monte di Varese, dichiarato Patrimonio dell’Umanità Unesco e la “Cittadella di Scienze della Natura Salvatore Furia”, che comprende l’Osservatorio Astronomico “G.V. Schiaparelli”, costruita sulla Punta Paradiso (1.226 m).
Piemonte, tra le regioni più ricche di aree naturali protette 9
Sono tante anche le aree protette piemontesi, di cui due a livello nazionale. Il primo è il Parco del Gran Paradiso, il più vecchio d’Italia, istituito il 3 dicembre del 1922, situato a cavallo con la Valle d’Aosta e confinante con il francese Parco nazionale della Vanoise. Già riserva di caccia di casa Savoia, in particolare di re Vittorio Emanuele II, il parco comprende ben 59 ghiacciai perenni ed è interessato da cinque valli principali, tra cui le piemontesi Valle dell’Orco e Val Soana. Tanti i punti caratteristici imperdibili sotto l’aspetto paesaggistico, come il Lago Lillet, poco sotto il Colle della Terra, a 2.765 m, che rimane quasi sempre gelato, o il Lago di Dres (2.073 m), uno dei pochi punti del lato piemontese da cui si può scorgere la vetta e il ghiacciaio del Gran Paradiso, o ancora il Lago Lasin (2.104 m) con la caratteristica grossa isola che ne occupa la parte nordorientale. Segnaliamo anche alcune pittoresche cascate facilmente osservabili dai turisti: quella sovrastante l’abitato di Noasca oppure quella formata dal
torrente di Nel all’altezza della borgata Chiapili di sotto. L’altro parco nazionale è quello di Val Grande, nella provincia del Verbano-Cusio-Ossola, considerato tra le aree più selvaggia delle Alpi e d’Italia. Anche per questo è molto attraente dal punto di vista escursionistico. Tra i diversi itinerari che si possono proporre, potrebbe essere interessante andare alla scoperta delle incisioni rupestri che si sono scoperte dal 1985 in poi: in particolare percorrendo il sentiero che da Cicogna porta ai massi coppellati dell’alpe Prà da cui, peraltro, si gode da lontano il Lago Maggiore. Altrettanto affascinante è l’itinerario che da Beura risale lungo una mulattiera lastricata fino a Bissoggio e che permette di scoprire la storia secolare che ha legato la popolazione di queste montagne all’uso della pietra locale come materiale da costruzione per eccellenza, dalle strade ai muri di contenimento, dagli edifici rustici, come stalle e mulini, fino alle case signorili. Ci spostiamo in provincia di
Novara per visitare il Parco naturale dei Lagoni di Mercurago che, dal 2011, è stato inserito nell’elenco dei Patrimoni dell’umanità dell’Unesco, rientrando tra i 111 siti palafitticoli preistorici localizzati attorno alle Alpi. Ci troviamo sulle ampie colline moreniche che circondano la parte piemontese del Lago Maggiore e il parco è dotato di una fitta rete di sentieri che consentono al visitatore di addentrarvisi e di percorrerlo per esteso. Può essere interessante, trattandosi di un insediamento preistorico e archeologico, andare alla scoperta delle zone dove sono state rinvenuti i resti di alcune palafitte, oppure seguire i sentieri tematici appositamente segnalati per consentire di apprezzare vari aspetti della natura: i boschi percorso rosso -, le zone umide - percorso azzurro -, l’archeologia - percorso viola - e le attività produttive percorso arancione. Un po’ più a sud troviamo il Parco naturale del Bosco della Partecipanza e delle Grange vercellesi,
10
Toscana, nei boschi per parlare di cultura In Toscana ci sono tre parchi nazionali e altrettanti regionali. Ne scopriremo un paio alla settimana, cominciando dal Parco nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, a cavallo tra le province di Arezzo, Firenze e Forlì-Cesena. Meriterebbero una 7 visita gli insediamenti monastici di San Romualdo a Camaldoli e di San Francesco d’Assisi a La Verna, nel luogo dove avrebbe ricevuto le stigmate. Stando nell’ambito naturalistico, suggeriamo un’escursione alla cascata dell’Acquacheta, degna di nota non solo per la portata del salto (80 m) ma anche per la citazione che ne fa Dante Alighieri nella Divina Commedia, nel XVI canto dell’Inferno. Un’ultima 8 curiosità: da queste foreste arriva il legname per la costruzione di vari edifici toscani, tra cui la Cupola del Brunelleschi di Santa Maria del Fiore a Firenze. È situato, invece, tra le province di Carrara e Lucca, il Parco naturale regionale delle Alpi Apuane, il cui cuore è nella Garfagnana. E proprio qui si trovano numerose grotte di grande importanza dal punto di vista mineralogico che offrono la possibilità di effettuare escursioni e visite guidate al loro interno. Segnaliamo la Grotta del Vento, che propone un’incredibile varietà di rocce e minerali, l’Antro del Corchia, la grotta più estesa d’Italia situata sul versante della Versilia. Il parco comprende anche le famose cave di marmo bianco di Carrara tanto amato da Michelangelo che lo utilizzò per le sue opere, dalla Pietà della Basilica di San Pietro al celeberrimo Mosè di San Pietro in Vincoli, entrambi a Roma, ma anche apprezzato e utilizzato, prima di lui, da altri grandi scultori toscani come Giovanni e Nicola Pisano e Arnolfo di Cambio.
nato recentemente dall’accorpamento del “Parco naturale del Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino” con le Riserve naturali “Fontana gigante” e “San Genuario”, e della relativa area contigua. In questo caso, il nostro suggerimento esula dall’area naturalista per entrare in quella culturale: non perdetevi una visita all’abbazia di Santa Maria di Lucedio, un grande complesso abbaziale sito a Lucedio, presso Trino, in provincia di Vercelli. Fondata nel primo quarto del XII secolo ad opera di alcuni monaci cistercensi provenienti dal monastero di La Ferté a Chalon-sur-Saône, in Borgogna, oggi si presenta come una grande e moderna azienda agricola. Scendiamo fino al confine con la Liguria e l’Emilia Romagna per visitare il Parco naturale dell’Alta Val Borbera. Siamo nel comune di Carrega Ligure in provincia di Alessandria a un’altitudine compresa tra i 545 m e la cima del monte Legnà (1.669 m). Un itinerario da riscoprire potrebbe essere quello dalla
11
frazione di Dova Superiore al monte Antola dalla cui cima, nelle giornate limpide, si spazia con la vista dal Lago del Brugneto sino al porto di Genova: si salirà sulle orme dei partigiani che, a partire dal settembre 1944, si diedero da fare per sostenere le formazioni delle forze alleate. Ci portiamo in provincia di Torino per visitare due parchi montani, uno accanto all’altro. Innanzitutto il Parco naturale della Val Troncea, nel comune di Pragelato, che offre molteplici percorsi escursionistici di diverso livello e difficoltà, alcuni adatti anche alle mountain bike e ai cavalli. Tra i sentieri più facili vi sono quelli che collegano le varie borgate l’una con l’altra o con il fondo valle, come quello che dal bivio per la Fonderia La Tuccia porta alla Borgata Troncea (itinerario n. 6) o quello che, dallo stesso punto, conduce sino al Ponte di Laval (itinerario n. 5). Lì vicino è il Parco naturale del Gran Bosco di Salbertrand che si estende sulla destra della Val di Susa. Da qui, tra cervi, camosci e caprioli, nel Medioevo
passavano anche i pellegrini che dall’Europa Occidentale andavano a Roma seguendo la Via Francigena. Se ne potrebbe ripercorrere un tratto, tra Oulx e Salbertrand o tra quest’ultimo ed Exilles. Oppure si potrebbe visitare l’Ecomuseo Colombano Romean, che prevede nei suoi percorsi la visita agli splendidi affreschi cinquecenteschi della Parrocchiale di San Giovanni Battista e della Cappella dell’Annunciazione nella frazione Oulme. Concludiamo questa prima parte tra le zone protette piemontesi con il Parco naturale delle Alpi Marittime in provincia di Cuneo, confinante con il francese Parco nazionale del Mercantour e già riserva di caccia di Vittorio Emanuele II. Decine le possibili escursioni, anche impegnative per raggiungere bivacchi e alte cime. Se avete i bambini, suggeriamo il percorso ad anello intorno al Bosco di Faggio di Palanfré attrezzato con pannelli di riconoscimento di alberi ed arbusti, particolarmente suggestivo nel periodo primaverile.
TURISMO
1
Photoshot 1. 2.
In vacanza nel Paese più bello del mondo
3. 4. 5.
Eccovi tante possibilità per una passeggiata all’aperto o una scampagnata in bicicletta (lockdown permettendo). Sono quelle che offrono i territori protetti nazionali e regionali di cui sono particolarmente ricche le nostre aree.
6. 7.
8.
Parco del Mincio – Mantova dal lago
Parco dell’Adda Sud – Abbazia di Abbadia Cerreto Parco naturale regionale di Porto Venere
Parco naturale regionale dell’Aveto Parco naturale del Marguareis - Cascate del Saut
Parco naturale dei laghi di Avigliana
Parco nazionale dell’Appennino ToscoEmiliano – Orecchiella Parco naturale della Maremma
A passeggio nei parchi Seconda puntata alla scoperta delle grandi riserve naturali di Lombardia, Piemonte, Liguria e Toscana
Lombardia, una terra ricca di fiumi 2
a quanti sono i fiumi lombardi? Tantissimi! Non per nulla la Lombardia è la prima regione italiana per estensione fluviale. Una risorsa preziosa che, in molti casi, viene tutelata attraverso la creazione di specifici parchi fluviali: di questo genere ce ne sono addirittura otto in Lombardia. Il più a est è il Parco del Mincio che corrisponde all’ara mantovana del del fiume Mincio, dal lago di Garda alla confluenza nel Po. Sul sito dell’ente trovate decine di itinerari a piedi o in bicicletta, a cominciare dalla pista ciclabile Mantova-Peschiera, che si snoda per quasi 40 km, parte dei quali in sede propria con tratti non asfaltati, costeggiando il corso del fiume. Ma è evidente che una gita in barca nei laghi di fronte a Mantova per ammirare la città di
M
Virgilio al largo è uno spettacolo impareggiabile. Al fiume Oglio sono dedicati due parchi, uno a nord, all’uscita dal Lago d’Iseo e uno a sud che confina proprio con il Parco del Mincio. Nel Parco Oglio Nord potrebbe essere interessante andare alla scoperta di alcune costruzioni militari che si incontrano lungo il corso del fiume, come il ben conservato Castello di Pumenengo, con le sue tre torri, il fossato e il caratteristico cortile quadrangolare, e i resti di quelli di Paratico dove, si dice, soggiornò Dante Alighieri, che poi usò l’immagine di quel maniero per la descrizione del Purgatorio nella sua Divina Commedia, e il castello di Roccafranca. Un elemento che unisce i due parchi è sicuramente la cosiddetta Ciclovia
del fiume Oglio, che comincia ben più a nord dei confini dei due parchi visto che parte dal Passo del Tonale e si collega anche con altri percorsi internazionali sino alle piste ciclabili di Svizzera, Austria e Germania. La prima tratta, da Iseo a Pontevico, è lunga 82.6 km e incrocia molte aree importanti dal punto di vista naturalistico come il Boschetto della Cascina Campagna o, soprattutto, la Riserva naturale delle Torbiere del Sebino, la cui nascita risale all’ultima glaciazione, al cui interno ci sono parecchie specie animali protette, dall’airone rosso al falco di palude, anche se è più facile incontrare il cigno reale o l’airone cenerino. Da Pontevico a San Matteo delle Chiaviche, nel Parco Oglio Sud, ci sono, invece, 78.1 km, che nascondono angoli di paradiso per gli animali (e per chi li può ammirare): dalle Bine, sede di un attivo centro-visite, che ospita un’intensa attività didattica e di animazione culturale, alle Torbiere di Marcaria, nota agli ornitologi per l’insediamento di una garzaia di alcune centinaia di coppie di aironi facilmente visibili dagli osservatori. Dirigendosi verso ovest si incontra il Parco del Serio, 45 km di fiume tra la provincia di Bergamo
Liguria, anche i subacquei possono trovare ambienti unici P
artiamo di nuovo, come nel numero scorso, dal mare: e che mare! Quello del Parco naturale regionale di Porto Venere, in provincia di La Spezia, che comprende anche le isole Palmaria, Tino e Tinetto: insieme alle Cinque Terre è stato inserito tra i patrimoni dell’umanità dell’Unesco. È sicuramente l’ambiente ideale
3
per gli appassionati del mondo sommerso, caratterizzato da secche, pareti rocciose a picco sul mare e grotte che proseguono il loro cammino sott’acqua e che permettono la visita sia a natanti che a subacquei: come la Grotta sommersa dell’isolotto del Tinetto con i suoi spettacolari giochi di luce, la Grotta Azzurra dell’isola Palmaria o la famosa Grotta Byron situata dietro Punta San Pietro a Porto Venere. Risaliamo la Liguria fino al Parco naturale regionale dell’Aveto, in provincia di Genova. E’ una riserva ricca di spunti per un’escursione indimenticabile. Tanti i luoghi interessanti, a cominciare dal Lago delle Lame, sulle pendici del monte Aiona, a 1.048 m, da cui partono diversi sentieri che portano a un altro gruppetto di laghi glaciali:
i laghi delle Agoraie. Sono, invece, artificiali il Lago di Giacopiane è il sottostante lago di Pian Sapeio, collocati a scala per facilitare la caduta delle acque e sfruttare il salto per la produzione elettrica. Meritano una visita la solitaria Abbazia di Borzone, anche per il cipresso antistante la chiesa, classificato fra gli Alberi monumentali della Regione Liguria, e il Castello di Santo Stefano d’Aveto costruito nel 1164 dai Malaspina. Verso Ponente si incontra il Parco naturale regionale del Beigua, distribuito tra le province di Genova e Savona, che offre diversi spunti per escursioni naturalistiche. Ad esempio, al lago dell’Antenna, un invaso artificiale la cui diga fu realizzata nel 1922 per alimentare la centrale elettrica al servizio del Cotonificio Ligure, situato a San Pietro d’Orba. Oppure alla Cascata
4
del Serpente, facilmente raggiungile con una camminata di circa mezz’ora dal centro di Masone. L’unica riserva delle provincia di Imperia, al confine con la Francia, è il Parco naturale regionale delle Alpi Liguri, ambiente ideale per chi ama lo sport, in particolare il trekking
ma anche l’escursionismo equestre, il canyoning (nel Torrente Barbaira, nelle gole di Buggio o in Valle Arroscia nel Rio Santa Lucia) o il parapendio. Da qui passa l’Alta Via dei Monti Liguri, con relazioni dirette alla GTA e alla Via Alpina, che gli escursionisti conoscono bene.
e Cremona. Un’idea per conoscerlo meglio potrebbe essere quella di visitarne i numerosi edifici di difesa di cui è costellato, molti dei quali hanno avuto un importante protagonista, il famoso condottiero Bartolomeo Colleoni. A cominciare dal castello di Romano di Lombardia, oggi sede del Parco, che Colleoni ricevette in dono da Francesco Sforza, così come il castello di Urgnano, che conserva ancora il fossato e i relativi ponti di accesso. Il pezzo forte, però, è il castello di Malpaga, ristrutturato dal condottiero a metà del 1400 e che conserva intatte molte stanze e propone un ricco ciclo di affreschi da non perdere in buona parte del 500’ attribuiti tra gli altri al Romanino. E non dimentichiamo il castello di Cavernago, che propone sale riccamente affrescate e, più a sud, l’imponente Rocca
di Romano di Lombardia. Confiniamo con il Parco dell’Adda Nord che parte ai confini con “quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno” di manzoniana memoria. A fianco dell’Adda qui trovate scorci davvero unici come il caratteristico rilievo dei Tre Corni, poco prima del Santuario della Madonna della Rocchetta: foto doverosa per riprendere questo tratto di fiume raffigurato nei disegni di Leonardo Da Vinci nello sfondo della “Vergine delle Rocce”, dipinto in duplice copia custodito uno al Louvre di Parigi e l’altro alla National Gallery di Londra. Ma il Parco Adda Nord offre un ricco campionario dell’archeologia industriale italiana che non potete perdervi: dallo straordinario capolavoro che è il Ponte San Michele a Paderno d’Adda, un ponte ad arco in ferro, a traffico misto ferroviario-stradale, lungo 266
metri e collocato a un’altezza di 85 metri al di sopra del livello del fiume a una serie di centrali elettriche - Semenza a Calusco d’Adda, Bettini a Porto d’Adda, Esterle e Cornate e Taccani a Trezzo sull’Adda -, fino al villaggio operaio di Crespi d’Adda, in territorio del comune di Capriate San Gervasio (Bg), ora patrimonio dell’Unesco, e realizzato a cavallo tra Ottocento e Novecento come “città ideale del lavoro”. Si prosegue nel Parco dell’Adda Sud, che si estende nelle province di Lodi e Cremona, immerso in notevoli aree naturalistiche. Per scoprirle meglio il mezzo ideale è senza dubbio la bicicletta. E lo stesso Ente parco propone i “Percorsi dell’Arcobaleno”, sette itinerari ciclabili su strade sterrate, asfaltate e tratti di sentiero che non presentano difficoltà particolari. Non perdetevi:
lungo il percorso “rosso”, la Basilica di Santa Maria e San Sigismondo a Rivolta d’Adda, uno splendido esempio di architettura romanica; lungo il percorso “giallo”, l’abbazia di Abbadia Cerreto, un monastero cistercense dedicato ai Santi Pietro e Paolo; lungo il percorso “violetto”, il Castello di Maccastorna, costruzione ghibellina che conserva i resti di alcune torri, i merli, appunto, a coda di rondine e il fossato; e lungo il percorso “indaco”, il memorabile borgo fortificato di Pizzighettone con tanto di cinta muraria anche se piuttosto rimaneggiata. Torniamo un po’ a nord per il Parco regionale della Valle del Lambro che presenta tanti punti di attrazione, tanto per citarne uno, il Parco di Monza con la Villa Reale e l’autodromo. Noi vi suggeriamo di avventurarvi in quella che lo stesso parco ha
chiamato la “Via delle ville”, percorribile anche in bicicletta e che tocca: Villa Carcano ad Anzano del Parco, progettata dall’architetto neoclassico Pollack, circondata da un grande parco, al cui interno si trova anche un laghetto navigabile; Villa Sormani a Lurago d’Erba che presenta un giardino all’italiana con piante esotiche pregiate e la vicina Cappella della Madonnina di Pomelasca, una suggestiva chiesetta nello stile romanico-lombardo; la Rotonda di Inverigo, edificata agli inizi dell’800 su progetto del marchese Luigi Cagnola, così denominata per la caratteristica cupola che sormonta un colonnato ionico chiaro esempio di arte neoclassica; e la vicina Villa Crivelli, nota per lo splendido giardino terrazzato all’italiana e soprattutto per il Viale dei Cipressi che si estende per 1.500 metri.
Concludiamo con il Parco Lombardo della Valle del Ticino, primo parco fluviale europeo. Offre tanti spunti di visita. Ve ne proponiamo uno un po’ particolare: il fiume Ticino è attraversato da numerosi ponti, vediamo i più interessanti: lo sbarramento di Panperduto a Somma Lombardo, da cui parte delle acque del fiume Ticino vengono deviate per formare il canale Villoresi, utilizzato per l’irrigazione; il singolare ponte tibetano di Turbigo, in acciaio e legno, lungo 70 m e sospeso a 8 m sul canale di scolo della centrale idroelettrica; il “ponte di barche” di Bereguardo, uno degli ultimi esempi di ponte di chiatte in Italia che era stato costruito come opera provvisoria alla fine dell’Ottocento; e il famoso ponte coperto di Pavia, uno dei simboli della città, che collega il centro storico con il pittoresco quartiere di Borgo Ticino.
Piemonte, laghi alpini e walser, fino ad arrivare a un passo dal mare I
l Parco naturale dell’Alpe Veglia e dell’Alpe Devero è il più a nord del Piemonte, nella parte più settentrionale della Val d’Ossola, nella provincia del Verbano-CusioOssola: arriva fino alla vetta del Monte Leone, a 3.553 m. E’ una riserva ricca di laghi alpini che meritano un’escursione a piedi. A cominciare dal lago di Devero o Codelago, meta classica delle escursioni nel parco: un lago artificiale situato a 1856 m, circondato da vasti boschi di larici, raggiungibile anche d’inverno quand’è completamente ghiacciato e attraversabile. Ma anche il Lago D’Avino, all’ombra del Monte Leone, una conca artificiale situata a 2.246 m, il Lago del Bianco in Alpe Veglia, di origine glaciale, circondato da caratteristiche rocce giallastre, e, ma solo per chi ha buone gambe, il solitario Lago di Pojala poco fuori dai confini dell’Alpe Devero. Ci spostiamo di poco per visitare il Parco naturale dell’Alta Val Sesia e dell’Alta Val Strona, nell’area naturale protetta più alta d’Europa che arriva fino ai 4.559 m della punta Gnifetti, una delle più alte vette del Monte Rosa. Inutile dire che qui non si escludono incontri con stambecchi o camosci, piuttosto che con aquile reali o sparvieri. Ma la caratteristica distintiva di questo luogo sono i walser, una popolazione di origine alemanna migrata in queste valli nel XIII secolo: si vada alla ricerca, soprattutto ad Alagna, dei segni distintivi ben evidenti nelle singolari architetture in legno delle case, nelle antiche usanze e nei costumi tradizionali. Oltre che in un
5
tipico dialetto. Scendiamo più a sud nel Parco naturale delle Lame del Sesia che interessa le province di Novara e di Vercelli. Le “lame” sono formazioni paludose generate dal fiume Sesia dove è facile trovare uccelli come il germano reale o il martin pescatore. Per gli amanti del genere, si consiglia una visita alla Riserva naturale speciale dell’Isolone di Oldenico, istituita per proteggere gli aironi: qui, ogni anno, nidificano 1.500 coppie, tra nitticore, garzette, aironi cenerini e sgarze ciuffetto. Ci spostiamo nella parte più meridionale della provincia di Alessandria in visita al Parco naturale delle Capanne di Marcarolo. Situato al confine con la Liguria a metà strada tra Genova e Novi Ligure, in linea d’aria si trova a una decina di km dal mare ed è la zona verde più estesa di tutta l’area metropolitana genovese. Può essere l’occasione per una visita al sacrario della Benedicta che ricorda la strage, avvenuta tra il 6 aprile e l’11 aprile 1944, quando 75 partigiani appartenenti alle formazioni garibaldine
6
vennero uccisi da militari della Guardia Nazionale Repubblicana e reparti tedeschi in località Benedicta presso Capanne di Marcarolo. Oppure per ammirare i bacini artificiali del parco, come i tre laghi del Gorzente o i laghi della Lavagnina, nella cui zona, a metà ‘800, veniva estratto l’oro: nei periodi di secca è visibile cascina Lavagnina e uno stabilimento metallurgico costruito nel 1850. Andiamo sempre più verso ovest fino al Parco naturale del Marguareis, in provincia di Cuneo, che prende il nome dalla vetta più alta delle Alpi Liguri ed è noto con il nome di “Piccole Dolomiti”. Nel suo sottosuolo è presente un sistema carsico con oltre 150 km di grotte esplorate, che raggiungono i 1.000 metri di profondità. Può essere l’occasione per una visita alla Certosa di Pesio, fondata nella seconda metà del XII secolo, col suo grande chiostro da cui si accede alla cappella del Priore, un piccolo locale con decorazioni affrescate da scene religiose e finte prospettive del XVIII secolo. Oppure per una delle tante escursioni a piedi: i più allenati potrebbero cimentarsi in una delle tappe della GTA, la Grande Traversata delle Alpi, un itinerario escursionistico di lunga percorrenza che unisce tutto l’arco alpino occidentale del Piemonte, che passa anche da qui. Risaliamo ora fino al Parco naturale di Rocchetta Tanaro, in provincia di Asti. Qui la visita è davvero all’insegna della natura, immersi in oltre oltre 120 ettari di bosco che si estendono su una zona collinare digradante verso il Tanaro. Si consiglia uno sguardo al “grande faggio”
(detto “Faggio Emilio”) della Val du Gè (Valle del Gelo), esemplare ultrasecolare di altezza superiore ai 25 metri e con un diametro della chioma intorno ai 20 metri e un’escursione, a piedi o in mountain bike, alla fonte “Canà” che dà origine al Rio Ronsinaggio, sorgente d’acqua ferruginosa e limpida che era la principale fonte di approvvigionamento degli abitanti della zona fino agli anni ‘60. Ci spostiamo nell’area torinese per un salto al Parco naturale dei laghi di Avigliana. Siamo allo sbocco della Valle di Susa, ai piedi del Monte Pirchiriano su cui sorge l’antica abbazia della Sacra di San Michele la quale, già
che ci siete, non potete non visitare. Il lago Grande e il lago Piccolo si conoscono al meglio seguendo a piedi il facile, ma un po’ lungo (circa 12 km), percorso ad anello. Qui trovate anche i monumentali resti della più importante fabbrica mondiale di esplosivi degli anni ‘40, la Dinamite Nobel, uno degli esempi più interessanti di architettura industriale d’inizio secolo che attualmente è un museo. Concludiamo il nostro tour salendo al vicino Parco naturale Orsiera-Rocciavrè, tra la Val Susa e la Val Chisone, con punta massima raggiunta dal monte Orsiera (2.890 m). È un’area adatta all’escursionismo e ricca di
laghi alpini: il più vasto è il Lago Ciardonnet, dalla forma di un triangolo isoscele situato al centro di una conca dominata in destra idrografica dalle due cime che formano il monte Orsiera e chiusa, sulla sinistra, dalle punte Gavia e Rocca Nera, facilmente raggiungibile seguendo il sentiero n° 336 che, con partenza dal Rifugio Selleries, raggiunge lo specchio d’acqua passando per l’alpe omonima. Agli amanti del trekking anche su percorsi di alcuni giorni, si consiglia il Giro del Monte Orsiera che si svolge prevalentemente nel parco e ha come punti di appoggio alcuni rifugi (Amprimo, Balma, Geat Val Gravio, Selleries e Toesca).
Toscana, tra la natura dell’Appennino e quella della Maremma
A
cavallo, tra la provincia di Parma e quelle di Massa Carrara e Lucca, si estende il Parco nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano. Quanti percorsi offre per immergersi nella natura. Suggeriamo i tre percorsi “facilitati”, adatti anche ai diversamente abili, nella Riserva Naturale dell’Orecchiella in Garfagnana: il sentiero del Fontanone consigliato anche ai non vedenti per la ricchezza di suoni (uccelli, fronde, acque) e profumi; il Sentiero degli Orsi che permette di avvicinarsi a questi animali - separati dai visitatori da una robusta struttura - in un ambiente naturale e con una 7 vista splendida sulle Alpi Apuane; e il Sentiero dei Cervi, una delle aree più visitate del parco, dove, sulla distanza di 320 metri si trovano recinti faunistici che ospitano cervi, mufloni, galli forcelli e caprioli. Il parco è frequentato anche dai “pellegrini” che si avventurano sulla Via Francigena nel due tappe che vanno dal Passo della Cisa a Pontremoli e da qui ad Aulla. A sud della Toscana troviamo, invece, il Parco naturale della Maremma, con alcune aree di costa 8 fra le più belle e intatte della regione. Propone bellissime escursioni, anche sotto l’aspetto paesaggistico, che portano a siti archeologici, alcuni etruschi-romani, altri risalenti al periodo medioevale, come l’abbazia di San Rabano risalente al 1100, i cui imponenti ruderi sono stati recentemente restaurati e consolidati strutturalmente a scopo conservativo, o come le torri di avvistamento e di difesa, tipo quella dell’Uccellina che si innalza proprio nei pressi dell’abbazia.
TURISMO
1
Photoshot 1. 2.
In vacanza nel Paese più bello del mondo Concludiamo il nostro viaggio con le ultime indicazioni per una passeggiata all’aperto o una scampagnata in bicicletta (sempre se il lockdown lo permette) nei territori protetti nazionali e regionali di cui sono particolarmente ricche le nostre aree.
3.
4. 5. 6. 7.
8. 9.
Parco Agricolo Sud Milano, Abbazia di Chiaravalle Parco Spina Verde di Como, Castello del Baradello Parco naturale regionale di Portofino, abbazia di San Fruttuoso Parco naturale regionale di Piana Crixia, il Fungo di Pietra Parco dei Colli di Bergamo, Monastero di Astino Parco naturale dell’Alta Valle Antrona, Lago di Campliccioli Parco naturale della Valle del Ticino, Mulino Vecchio di Bellinzago Novarese Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano Parco naturale di Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli
A passeggio nei parchi
Terza puntata alla scoperta delle grandi riserve naturali di Lombardia, Piemonte, Liguria e Toscana 2 Lombardia, nel Medioevo tra abbazie milanesi e il comasco Castello del Barbarossa
C
hi pensa a Milano come tutto case e grattacieli, non s’immagina nemmeno quanti campi coltivati esistano nella sua periferia meridionale. Basta farsi un giro nel Parco Agricolo Sud Milano per rendersene conto. Il mezzo ideale per scoprirlo è la bicicletta, visti anche i numerosi percorsi che lo attraversano, alcuni completamente ciclopedonali. Così, pedalando sulle due ruote, si può andare alla scoperta dei Navigli, delle cascine dove è possibile acquistare direttamente i prodotti coltivati, o delle trattorie dove assaggiarli e di tanti edifici storici da visitare. A cominciare da tre bellissime abbazie: Chiaravalle, un complesso monastico
cistercense fondato nel XII secolo proprio da san Bernardo di Chiaravalle, uno dei primi esempi di architettura gotica in Italia, che conserva preziose opere d’arte come la Madonna della Buonanotte di Bernardino Luini; quella di Mirasole, nel comune di Opera, con un bel chiostro quattrocentesco restaurato agli inizi degli anni ‘80 del secolo scorso; e l’abbazia di Viboldone, nel comune di San Giuliano Milanese, che presenta straordinari affreschi, opere di Scuola giottesca. È una riserva agricola anche il Parco del Monte Netto, in provincia di Brescia, l’ultimo nato tra i parchi lombardi. Visto che il territorio è prevalentemente pianeggiante
o leggermente collinare, è piacevole attraversare a piedi o in mountain bike il territorio tra una fitta rete di rogge e canali, in particolare il bosco di Capriano del Colle (delle Colombaie) e la zona delle cave, con la presenza di laghetti; non mancano anche i vigneti, visto che è zona di produzione di vini DOC. Di rilievo è la presenza di querce di notevoli dimensioni, in particolare nella zona delle cave a sud di Cascina Torrazza. Il territorio lombardo propone anche alcuni parchi forestali. Come il Parco della Pineta di Appiano Gentile e Tradate, in passato zona di caccia delle famiglie Sforza e Visconti: si estende tra le province di Como e Varese ed è ricco di
sentieri e itinerari ben segnalati adatti a tutti. Primo fra tutti il “Sentiero Natura” a Tradate che si snoda per più di 400 metri attraverso aree didattiche e punti di sosta singolari come il prato delle Farfalle, con erbe ed arbusti con capacità di attirare le farfalle, e lo stagno didattico, un ottimo luogo di osservazione per scorgere tra acqua e vegetazione numerosi insetti
e anfibi. Qui ha sede anche l’Osservatorio Astronomico di Tradate “FOAM13” che studia principalmente le comete e le stelle variabili. Per gli sportivi, nel parco ha sede la “Pinetina”, ora “Centro Sportivo Suning in memoria di Angelo Moratti”, sede degli allenamenti dell’Inter. Siamo vicini al Parco Spina Verde di Como che sovrasta il capoluogo lariano. Oltre che sotto l’aspetto naturalistico
e per gli eccezionali scorci panoramici sulle Prealpi sul Lago di Como, quest’area è conosciuta per i diversi resti della Como protostorica e della Prima Guerra Mondiale: ci riferiamo, in particolare, al castello del Baradello, voluto nel XII secolo da Federico Barbarossa, oggi simbolo della città e visibile da lontano, di cui resta la torre principale e una serie di resti di un vasto fortilizio, e alla linea Cadorna, di cui restano numerose opere militari difensive realizzate tra il 1917 ed il 1918, trincee, gallerie sotterranee, postazioni in casamatta su cui spicca il fortino di Monte Sasso. Consigliamo di visitare anche due straordinari esempi di romanico lombardo quali la Basilica di S. Abbondio e quella di S. Carpoforo, probabilmente la più antica chiesa di Como, ai piedi della collina del Baradello. Scendendo verso sud arriviamo al Parco delle Groane che arriva fino alle porte di Milano. E’ un’area ricca di percorsi ciclopedonali che portano,
Liguria, alla scoperta del Cristo degli abissi e del Fungo di Pietra Q
ui è d’obbligo partire sempre dal mare, come quello che si può ammirare dal Parco naturale regionale di Montemarcello-MagraVara, sul confine con la Toscana. E’ ricco di sentieri escursionistici ed
3
è attraversato dall’Alta Via dei Monti Liguri, dal Sentiero Liguria e dall’Alta Via del Golfo: il promontorio del Caprione, da cui si gode un incredibile panorama del golfo di La Spezia, è uno dei punti di partenza
preferito dai turisti che amano il trekking. Molto interessante è il tratto fluviale del parco, costituito dal Vara, affluente del Magra: seguendo i sentieri si possono scoprire caratteristici nuclei storici, castelli e antichi mulini ad acqua. Va dal mare ai boschi dell’Appennino anche il Parco naturale regionale di Portofino, l’area protetta costiera più a settentrione del Mar Mediterraneo occidentale. Offre 80 km di sentieri segnati in poco più di 1.500 ha di territorio, un vero paradiso per tutti gli amanti dell’escursionismo, che permettono di raggiungere siti interessantissimi sotto l’aspetto artistico
e culturale, come il Semaforo Vecchio, il Mulino del Gassetta o l’eremo di Niasca. Affascinante è il percorso dei sentieri sacri che permette di raggiungere la chiesa di San Nicolò di Capodimonte con il suo caratteristico belvedere sul mare, l’abbazia della Cervara con il suo giardino all’italiana a picco sul mare e, soprattutto, la singolare abbazia di San Fruttuoso di Capodimonte, un gioiello protetto da torri medievali e incastonato in una baia cristallina in cui è collocata la celebre statua del Cristo degli abissi. Infine, raggiungiamo il Parco naturale regionale di Piana Crixia, in provincia di Savona, quasi al confine con le province di
4
Cuneo, Asti e Alessandria. Quest’area si caratterizza per i calanchi e per i caratteristici funghi di pietra. I turisti solitamente percorrono il “sentiero delle Creste” che permette di visitare il paesaggio dei
calanchi, le strette valli erose dalle acque piovane, oppure si dirigono alla frazione di Borgo per vedere un monumento naturale singolare: il Fungo di Pietra, modellato nel tempo, dall’acqua piovana.
innanzitutto, a preziose aree naturalistiche come l’Oasi di Lentate sul Seveso, l’Oasi Lipu, l’Oasi WWF di Caloggio o il percorso botanico “Parco Ospedale di Garbagnate”. Ma, oltre a fare una passeggiata, può essere l’occasione per visitare una delle tante ville di cui il parco è ricco. Prima fra tutte Villa Arconati a Bollate, che nelle guide settecentesche era definita la “petite Versailles italienne” (“piccola Versailles italiana”) anche per i suoi straordinari giardini ricchi di fontane. E’ molto richiesta anche come set fotografico e recentemente è stata la location di due stagioni del talent televisivo “Bake Off Italia - Dolci in forno” condotto da Benedetta Parodi. E poi Villa San Carlo Borromeo, con il suo parco secolare di undici ettari, una dimora storica, costruita nel XIV secolo dai Visconti a Senago, che ospita una collezione permanente costituita dalle opere di grandi maestri del Novecento. Tra le riserve forestali regionali
un posto di rilievo lo occupa il Parco regionale di Montevecchia e della Valle del Curone, nella Brianza lecchese. Gli 11 sentieri che propone permettono di percorrerlo in tutte le direzioni, toccando punti caratteristici come il santuario della Beata Vergine del Carmelo a Montevecchia, da cui si gode una vista spettacolare sulle Grigne e sul Resegone da una parte e fino ai grattacieli di Milano e oltre dall’altra, o Villa Sommi Picenardi a Olgiate Molgora, col suo complesso giardino all’italiana unito a un giardino all’inglese, oppure ancora Villa Besana a Sirtori, dove si trova l’albero più alto d’Italia, un esemplare di Liriodendrum tulipifera che raggiunge i 52 metri d’altezza. La Lombardia, infine, offre anche tre cosiddetti parchi regionali di cintura metropolitana. Cominciamo col più singolare, il Parco Naturale Bosco delle Querce. Perché è “speciale”? Perché si tratta dell’area, oggi
5
rinaturalizzata, situata nella ex zona A del disastro di Seveso avvenuto sabato 10 luglio 1976, quando, a causa di un guasto a un reattore, dalla ditta ICMESA venne rilasciata una nube di diossina. Anni dopo, il terreno inquinato fu asportato e sostituito da terra proveniente da altre aree non inquinate. E oggi abbiamo questo parco che si stende tra Seveso e Meda. Il Bosco è diventato il luogo simbolico della lotta contro l’inquinamento
e un segno della capacità umana di rispondere al danno ambientale: per non dimenticarlo, all’interno del parco è possibile seguire il “Percorso della memoria” che, grazie a una serie di pannelli, racconta la storia di questo luogo. Alle porte del capoluogo lombardo è il Parco Nord Milano, realizzato su diverse aree industriali dismesse. Per questo potrebbe essere interessante un percorso che parte a Sesto San Giovanni
Piemonte, sulle orme dell’Uomo di Neanderthal e a caccia con i Savoia P
artiamo dall’alto con il Parco naturale dell’Alta Valle Antrona che arriva fino alla vetta del Pizzo d’Andolla a 3.656 m. Siamo in provincia di Verbania-Cusio-Ossola, in un ambiente naturale indimenticabile. Per scoprirlo al meglio, si consiglia di camminare tra i vari laghi, naturali e artificiali, che lo caratterizzano, come i laghetti di Trivera, a 2.100 m di quota, meta di frequenti escursioni su buoni sentieri segnalati, o come i quattro laghetti di Ciapivul, questi, però, più difficili da raggiungere, posti in varie conche desolate
sul versante settentrionale della Punta Turiggia nel vallone di Loranco. Altri laghi da segnalare sono i laghi Pozzuoli o Ruazzei, quello di Campliccioli, i laghi di Pianei o Montalto, il lago di Ogaggia (2.190 m) e quello delle Lonze (2.040 m). Restiamo in quota, anche se più bassa, per visitare il Parco naturale del Monte Fenera (che raggiunge gli 899 m), tra le province di Novara e Vercelli. L’area è nota per il ritrovamento di resti dell’Uomo di Neanderthal nelle varie cavità, di cui è caratterizzato il territorio. Alcune di queste
6
grotte sono raggiungibili con una passeggiata, come le Grotte di Ara partendo dall’omonima frazione di Grignasco e seguendo l’ombreggiato sentiero lungo il Rio Magiaiga, oppure, sempre partendo da Ara, alla Grotta Ciota Ciara, tuttora sede di scavi alla ricerca di altri segni dell’Uomo di Neanderthal. Dai monti ai fiumi, ci dirigiamo al Parco naturale della Valle del Ticino, in provincia di Novara, ambiente ideale anche per una passeggiata in bici lungo i tratti già realizzati (Bellinzago-Trecate e Campo dei Fiori-Varallo Pombia) di una
Toscana, dalle farfalle dell’Elba al birdwatching
C
i immergiamo nel Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano, costituito da tutte le sette isole principali dell’Arcipelago Toscano e alcuni isolotti minori, dall’Isola d’Elba a quella del Giglio, da Pianosa a Montecristo. Su ogni isola trovate la possibilità di fare escursioni per andare alla scoperta di spiagge memorabili, ma anche paesaggi indescrivibili per quanto sono belli. Se volete qualcosa di particolare, vi segnaliamo, sull’Isola d’Elba, il sentiero che, dall’area pic-nic del Monte Perone, sulla strada tra Sant’Ilario e San Piero in Campo, si snoda per un paio di km: è il Santuario delle farfalle dove è stata registrata la presenza di circa 50 specie di farfalle, alcune delle quali particolarissime, dalla Polissena alla vistosa Cleopatra dai colori sgargianti, dalla Tecla della quercia dalle ali blu scuro, alla Macaone. Più a nord, ma sempre affacciato sul mare, è il Parco naturale di Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli. Comprende il Lago di Massaciuccoli, le foci dei fiumi Serchio, Arno e Fiume Morto, la ex tenuta presidenziale di San Rossore, le foreste di Tombolo, di Migliarino e della Macchia Lucchese. Decine i percorsi, a piedi o in bici, che si possono fare. Per chi ama il birdwatching, l’ambiente ideale è l’Oasi di Massaciuccoli, un’area di 60 ha di palude, situata a ridosso delle colline di Massarosa, a cui si accede solo a piedi dal paese di Massaciuccoli, antico centro abitato di origine romana che dà il nome al lago.
dal Carroponte di Breda, una grande struttura di metallo bianca costruita nei primi anni del Novecento, tocca Villa Torretta, sontuosa villa del 500 che è stata anche dimora di contadini e alloggio per gli operai della Breda, poi il Lago di Niguarda, qui costruito oltre vent’anni fa; quindi, alla “Montagnetta”, si incontra il “Teatrino” che fino agli anni ’40 era un carroponte della Breda Aeronautica, mentre in cima c’è il Monumento al Deportato, dedicato ai circa 600 operai delle fabbriche dell’area industriale di Sesto San Giovanni arrestati dai nazifascisti e deportati nei lager. Dopo aver passato gli Orti metropolitani, si passa presso la Cascina Centro Parco e si conclude il percorso davanti ai Bunker Breda, i rifugi antiaerei per i tecnici e gli operai della V Sezione Aeronautica della Breda. Concludiamo il nostro itinerario tra le riserve naturali lombarde al Parco dei Colli di Bergamo, il polmone verde del capoluogo orobico che
8
9
pista ciclabile che attraverserà tutta la riserva, ma anche lungo gli itinerari predisposti dall’ente gestore del parco. Tra i luoghi che meritano una visita ricordiamo il Mulino Vecchio di Bellinzago Novarese, l’unico mulino ad acqua funzionante nella valle del Ticino, e Villa Picchetta a Cameri, appartenuta nel Cinquecento alla famiglia spagnola dei Cid e oggi sede del Parco. Scendiamo ancora fino al grande fiume e all’ultimo parco istituito, il Parco naturale del Po Piemontese, che raccoglie le riserve naturali lungo il corso del Po, da Casalgrasso al confine con la Lombardia. Qui si può suggerire un diverso modo di stare nella natura e andare alla scoperta di queste aree: in sella a un cavallo. Infatti, si può affrontare un tratto dell’itinerario denominato “Ippovia del Po”, lungo più di 150 chilometri, da Racconigi a Crescentino, che consente addirittura di attraversare a cavallo la città di Torino, con magnifici scorci su parchi, castelli, testimonianze artistiche e storiche. È evidente, però, che occorre possedere un cavallo o procurarsene uno presso un centro equestre che li noleggi. Ci indirizziamo verso Torino, circondata da ben tre riserve naturali. Partiamo dall’alto del Parco naturale della Collina di Superga. Il punto forte è evidentemente la basilica di Superga, progettata da Filippo Juvarra nel 1715 e fatta costruire dal re Vittorio Amedeo II come ringraziamento alla Vergine Maria. Ma qui richiama tante persone anche quel che avvenne il 4 maggio 1949, quando l’aereo con a bordo l’intera squadra del Grande Torino si schiantò contro il muraglione del terrapieno
posteriore della basilica. Per arrivare in cima a Superga partendo da Torino, si può fare una bella scarpinata oppure si può prendere la storica tranvia a dentiera che parte dalla borgata Sassi, in Piazza Modena, e gustarsi suggestivi panorami e un viaggio d’altri tempi sulle carrozze originarie. A nord del capoluogo piemontese è, invece, il Parco naturale La Mandria, il più grande parco cintato d’Europa e il primo parco regionale a essere istituito in Italia. Si può camminare, andare in bici, anche in carrozza, alla scoperta innanzitutto del Castello La Mandria, un bene definito dall’Unesco patrimonio dell’Umanità, dove il primo re d’Italia Vittorio Emanuele II viveva lontano dalla Corte con la sua amante prima, e moglie morganatica poi, Rosa Vercellana. Ma poi vedere anche il Castello dei Laghi, piccolo edificio che fu reposoir di caccia del re, il castelletto della Bizzarría, curioso edificio per i suoi diversi stili architettonici del tutto particolari che possono ricordare il liberty o le torri moresche, e la chiesetta di San Giuliano, fondata attorno al 1250 e ristrutturata alla fine del XV secolo, che conserva
comprende anche quel gioiello storico e artistico che è la Città Alta. È un’area ricca di sentieri e percorsi di indubbio fascino, a piedi o in bicicletta, attraverso boschi e piccole vallate, prati e castagneti, testimonianze della storia del territorio bergamasco che raggiungono anche località bellissime sotto l’aspetto paesaggistico, dal Monte Canto al Monte Bastia, dalla Madonna della Castagna al Monastero di Astino. Naturalmente, val la sempre la pena una passeggiata per le vie della Città Alta, alla scoperta di capolavori come il Duomo, la basilica di Santa Maria Maggiore, il Battistero, la cappella Colleoni, Piazza Vecchia col Palazzo della Ragione fino alla Rocca e alle Mura Veneziane, Patrimonio dell’Umanità Unesco. dell’Ottocento; e il famoso ponte coperto di Pavia, uno dei simboli della città, che collega il centro storico con il pittoresco quartiere di Borgo Ticino.
pregevoli affreschi dell’epoca. Dall’altra parte della città c’è il Parco naturale di Stupinigi, vecchia riserva di caccia dei Savoia già dal XVI secolo. Per chi ama passeggiare nella natura non c’è di meglio che seguire le vecchie rotte di caccia oggi ripristinate. Certo senza dimenticarsi di dare uno sguardo alla straordinaria palazzina di caccia di Stupinigi eretta per i Savoia fra il 1729 e il 1733 su progetto dell’architetto Filippo Juvarra e dichiarata patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 1997. È sicuramente uno degli edifici settecenteschi più importanti d’Europa per i suoi arredi originali, i dipinti e i capolavori di ebanistica che conserva. Nel parco ci sono poi diverse belle cascine storiche, alcune delle quali risalenti alla fine del Quattrocento, e due importanti castelli medievali, quello di Parpaglia e quello di Castelvecchio. Per concludere il nostro viaggio tra i parchi piemontesi risaliamo in quota a respirare l’aria pura del Parco naturale del Monviso, in provincia di Cuneo. Gli itinerari proposti, tra stambecchi e camosci, sono molteplici. Si può andare alla scoperta delle sorgenti del Po a “Pian del Re”, a monte dell’abitato di Crissolo, oppure alla scoperta della Riserva naturale della Grotta di Rio Martino, che costituisce un’attrattiva anche dal punto di vista speleologico: degli oltre 3 km di lunghezza complessiva, solo i 530 m del ramo inferiore della grotta sono visitabili lungo un percorso attrezzato. Oppure, per chi ama l’arte, si può puntare sull’Abbazia di Staffarda, una tra le più antiche e importanti abbazie cistercensi del Piemonte.
7
TURISMO
1
In vacanza nel Paese più bello del mondo Che ne dite di una sana camminata sotto i portici in uno dei prossimi weekend? In tempi di lockdown, visto che non ci si può magari permettere una altrettanto sana passeggiata in montagna, nelle regioni del Nord, dove più sono diffusi, può essere una buona alternativa: soprattutto considerando che marzo e aprile sono solitamente un po’ più piovosi rispetto ad altri periodi dell’anno. In questo caso, non ci sarebbe pioggia che tenga! Ci sono portici antichi e portici moderni, eleganti e “spartani”… In ogni modo, non pensate che siano sempre passeggiate senza fatica: sappiate che a Torino, tanto per fare un esempio, sotto i portici si può camminare per ben 18 km! (Attenzione a non allontanarvi troppo da casa, però...). Allora, pur senza bisogno dello zaino in spalla, buona passeggiata tra i portici di Lombardia, Piemonte e Liguria.
Photoshot
Sotto i portici
1.
Brescia, piazza della Loggia
2.
Genova, Sottoripa
5.
Mantova, piazza delle Erbe
Una valida alternativa alla passeggiata in montagna. E senza rischio pioggia...
6.
Cuneo, via Roma
7.
Vercelli, piazza Cavour
8.
Torino, via Roma
Lombardia, da Piazza Duomo a Milano fino alle case di Varzi P
rima di iniziare il passeggio, a seconda dell’orario che scegliete, suggeriamo un aperitivo o un caffè. Perché il punto di partenza che abbiamo scelto sono i portici di Piazza del Duomo a Milano, che delimitano la grande spianata della cattedrale. Ci poteva essere di
meglio? Direi di no. Sì, certo, visto il posto, l’aperitivo potrebbe costarvi un po’, anche perché ci sono locali storici molto famosi, come il Caffè Camparino che campeggia sull’angolo con la Galleria Vittorio Emanuele II fin dal 1867, fondato da quel Gaspare Campari che inventò l’omonimo bitter. Bere un caffè in quello che fu un abituale luogo di ritrovo per intellettuali e celebrità, soprattutto a inizio del secolo scorso, come Arrigo Boito e altri esponenti del movimento della Scapigliatura o Tommaso Marinetti…, beh, può valerne la pena. Comunque, avviamoci per questi portici che, in tempi normali, soprattutto nei periodi di maggiore shopping, sono superaffollati. L’itinerario al coperto non si limita alla piazza, ma può proseguire nella prestigiosa Galleria Vittorio Emanuele II fino a piazza della
Scala, oppure lungo tutto corso Vittorio Emanuele II fino a piazza San Babila. Siamo nel “salotto di Milano” e possiamo pure proseguire sotto i portici, certo un po’ meno prestigiosi, di corso Europa con la galleria Passarella. Ma diverse città lombarde si segnalano per i loro portici. Su tutte svetta Brescia con Piazza della Loggia, diventata purtroppo tristemente famosa per la strage che il 28 maggio del 1974, durante una manifestazione antifascista, portò alla morte di 8 persone e ne ferì altre 102. Si tratta di una bellissima piazza circondata da una serie di edifici di epoca veneziana con un lungo porticato rinascimentale. Oltre alla Loggia, sede della Giunta comunale della città, spicca la Torre dell’Orologio, eretta a metà del XVI secolo, che ospita un complesso
3.
Chiavar, piazza Fenice
4.
Milano, piazza del Duomo
orologio astronomico meccanico dell’epoca e una campana ricca di decorazioni che raffigurano la Madonna con il Bambino, Cristo crocefisso, i Santi protettori, il leone rampante cittadino e i patroni Faustino e Giovita. Sono stati molto apprezzati da sempre. Così ne scriveva il francese Stendhal nel 1801: «I portici di Brescia sono il suo Palais-Royal. Sono molto estesi, vi si trovano un gran numero di caffè...». Passeggiando lì sotto, vi imbatterete in una delle “statue parlanti” della città, la “Lodoiga”, su cui i bresciani erano soliti in passato affiggere messaggi anonimi, contenenti critiche contro i governanti di ogni epoca, per cui era considerata una specie di “portavoce” delle lamentele del popolo. E citiamo, almeno, i portici di Piazza Mercato e quelli di via
Liguria, a Sottoripa con De Andrè e a Zuccarello con Ilaria del Carretto I 3 l cuore di Genova pullula di portici. Sono quelli di Sottoripa, e sono i più antichi porticati pubblici di cui si abbia conoscenza in Italia. Così chiamati perché le loro fondamenta si trovavano al di sotto del livello del mare e le onde arrivavano a lambire i portici, vennero iniziati fra il 1125 e il 1133: direttamente affacciati sul porto e protetti dalle mareggiate da bassi argini in pietra, vennero realizzati per creare gli spazi necessari ai commerci
2
portuali, e ospitava negozi, botteghe artigiane e magazzini in cui venivano stipate le merci appena sbarcate dalle navi o in attesa di essere spedite. Nel 1432 Enea Silvio Piccolomini, il futuro papa Pio II, in visita a Genova, li definì «un porticato lungo mille passi dove si può acquistare ogni merce». In origine erano lunghi circa 900 m, oggi ridotti a poco più di metà, di cui 300 m corrono al di sotto della Palazzata che costituisce il fronte a mare del sestiere
della Maddalena, tra via al Ponte Reale e via al Ponte Calvi e prosegue a levante nel sestiere del Molo fino a piazza Cavour. È da queste parti, a “La Borsa di Arlecchino”, un caffè-teatro situato nel piano interrato del Palazzo della Borsa, che Fabrizio de Andrè fece le sue prime esibizioni ed è sotto questi portici che il cantautore scorrazzava insieme all’amico Paolo Villaggio. Se, invece, preferite dei portici più moderni, non vi resta che spostarvi in Piazza De Ferrari, la principale della città di cui rappresenta il fulcro commerciale, finanziario ed economico, su cui si affacciano, tra gli altri, il Teatro Carlo Felice e il Palazzo della Regione. Ma in Liguria chi vanta portici talmente unici da poter diventare Patrimonio Unesco è la città di Chiavari: la candidatura potrebbe essere pronta nel 2023. In effetti, il capoluogo del Tigullio ne
è davvero ricco: ci sono quelli più antichi, della metà del XII secolo, di Palazzo dei portici neri situato immediatamente sotto al castello e vicino alle mura, ma anche quelli cinquecenteschi e poi dei secoli successivi: sotto i portici si può praticamente camminare dal ponte delle Libertà sul torrente Estella, lungo corso Dante prima e via Vittorio Veneto e via Martiri della Liberazione poi, fino a sbucare su viale Enrico Millo. Per non dire della parallela via Rivarola, un carruggio tutto porticato. Ci spostiamo nell’Imperiese, a Pieve di Teco, il cui centro storico è proprio caratterizzato da una serie di portici ogivali costruiti a partire dal 1400: sono di diverse dimensioni anche se stilisticamente abbastanza coerenti, perché, essendo privati, la loro altezza era proporzionata alla ricchezza della famiglia proprietaria. Le volte
di corso Mario Ponzoni portano ancora gli anelli a cui venivano appese le stadere dei commercianti per pesare le merci e le carrucole per la movimentazione dei carichi. Concludiamo il nostro percorso con gli altrettanto pittoreschi portici del borgo medievale di Zuccarello, in provincia di Savona, col suo affascinante ponte romanico finito sulla copertina del Time negli anni Sessanta.
Se volete rendere ancora più suggestiva la passeggiata nel centro storico, pensate che sotto questi portici ha camminato quell’Ilaria del Carretto, morta durante il parto della figlia Ilaria Minor nel 1405, resa immortale dal sarcofago realizzato da Jacopo della Quercia e oggi visibile nella cattedrale di San Martino a Lucca. In suo onore è stata posizionata una statua bronzea all’ingresso sud del borgo medievale.
Dieci Giornate da piazza della Loggia a corso Giuseppe Zanardelli. Di altrettanto rilievo sono i portici disseminati per Mantova. Tutto il centro storico è costellato da portici che costituiscono un elemento identificativo della città perché ogni arcata corrispondeva a una diversa bottega. Infatti, alzate gli occhi e guardate i capitelli: vedrete che riportano decorazioni differenti che stanno a indicare le attività che si svolgevano nelle rispettive botteghe. Insomma, i capitelli erano una sorta di moderna insegna pubblicitaria e venivano personalizzati per segnalare merci e servizi. Cominciamo dai portici di via Broletto, voluti dai monaci benedettini alla fine del XII secolo per affittare poi le rispettive botteghe: ogni bottega coincideva con un solo arco del portico, di otto piedi di larghezza per otto piedi di profondità, misure che si riscontrano ancora oggi sotto il portico medievale nonostante i vari rifacimenti. Approfittiamone per dare un’occhiata alla piazza con il Palazzo Broletto, la Torre all’angolo, Casa Tortelli, il Palazzo del Massaro, del XIV secolo, al cui interno sono presenti importanti affreschi del Quattrocento della scuola del Pisanello e, al centro della piazza, l’ottocentesca Fontana dei delfini. E che dire della splendida abitazione in stile veneziano che si affaccia sulla vicina Piazza Erbe? Sotto la volta del portico
5
4
si legge ancora l’iscrizione con il nome del proprietario, il mercante Boniforte da Concorezzo, mentre i fregi che lo incorniciano riportano, quasi come un catalogo su pietra, tutte le merci che si vendevano nella bottega, dai pettinini alle matasse di lana, dai fusi ai guanti. E i portici caratterizzano anche corso Umberto, per un tratto su entrambi i lati: si contano ben 162 colonne, elevate tra il 1444 e il 1484 dai marchesi Ludovico e Federico Gonzaga. Ma in provincia di Mantova vanno sicuramente segnalati anche altri caratteristici porticati. Come quello, davvero singolare, della Galleria degli Antichi a Sabbioneta, dove il Duca Vespasiano Gonzaga Colonna conservava la sua ricca collezione archeologica, oggi trasferita nel Palazzo Ducale e nel Palazzo di San Sebastiano a Mantova.
Si tratta di uno stretto corridoio pedonale lungo 97 metri, con volte a crociera e 26 scenografiche arcate a tutto sesto, separate da pilastri. Si tratta di un ambiente unico, tant’è vero che è stato più volte scelto come ambientazione cinematografica: in “Addio fratello crudele”, film del 1971, per la scena della peste de “I Promessi Sposi” nella produzione Rai del 1989 e per la fiction tv “I Medici” del 2017. Portici storici si trovano anche a Gazzuolo, costruiti agli inizi del Cinquecento da Ludovico Gonzaga, figlio di Gianfrancesco Gonzaga, e si estendono su via Roma per 120 metri su una trentina di arcate, sostenute da ventinove colonne in marmo rosso di Verona, tutte diverse. Probabilmente la struttura coperta venne ideata con lo scopo di facilitare gli spostamenti verso il castello dei
signori di Gazzuolo. Ci spostiamo nella Bassa Bergamasca perché Romano di Lombardia e Martinengo ci propongono dei portici medievali molto ben conservati. I Portici della Misericordia, voluti da Bartolomeo Colleoni insieme all’omonimo palazzo, caratterizzano il centro storico di Romano di Lombardia. Sono così chiamati perché proprio sopra alle 16 botteghe a piano terra (una per ogni campata) vi sono degli appartamenti destinati ai più bisognosi. Notate, all’inizio dei Portici, sotto il Palazzo della Ragione, un banco in marmo, ritenuto di epoca romana, sul quale nel Medioevo si vendeva il pesce: da questa funzione è rimasto il nome con cui lo si indica, “Banco del pesce”. Di origine quattrocentesca sono anche i portici di Martinengo, segno della vocazione commerciale del borgo:
una sorta di prolungamento esterno protetto delle botteghe per esporre sulle bancarelle la merce. Sono gli stessi portici che compaiono nell’indimenticato film di Ermanno Olmi “L’albero degli zoccoli” che vinse la Palma d’Oro al Festival del Cinema di Cannes del 1978: sotto quei portici si vedono nonno Anselmo e Bettina vendere i pomodori. In terra bergamasca, segnaliamo anche la breve Via Porticata di Averara, una sorta di antico centro commerciale lungo la Via Mercatorum, che per secoli collegò il territorio bergamasco con la Valtellina e con i Grigioni: interessanti gli affreschi con immagini sacre, come quella di San Antonio protettore degli animali, e quelli con gli stemmi delle maggiori imprese gentilizie e commerciali preesistenti all’avvento della Repubblica Veneta. Detto che una citazione la meritano
8
Piemonte, Torino e Cuneo tra le città più porticate d’Italia 6
18
chilometri di cui oltre una dozzina interconnessi. Tanto sono lunghi i portici di Torino, per lunghezza secondi in Italia solo dopo quelli di Bologna, ma, per eleganza e stile, i numeri uno. Tanto che fanno di Torino una vera città-salotto con i loro stili e materiali differenti, dalla pietra grigia di via Po al marmo di via Roma. Ci sono dei tratti che risalgono al Medioevo, però sono quelli costruiti a partire dal XVII secolo per volontà dei Savoia che ne compongono il cuore. Come i portici che circondano piazza Castello o piazza San Carlo a cui seguirono quelli di porta Palazzo, fino alla costruzione dei portici monumentali di piazza Vittorio Veneto, piazza Carlo Felice e piazza Statuto realizzati nell’Ottocento. La ragione principale della loro costruzione era evidente: permettere alla nobiltà di fare lunghe passeggiate al riparo dalla pioggia nei periodi invernali e dal sole nei mesi estivi. Pensate che il portico che unisce piazza Castello con piazza Vittorio Veneto attraverso via Po sul lato sinistro fu voluto da Vittorio Emanuele
I di Savoia per giungere fino al fiume senza bagnarsi in caso di pioggia e per permettere alla famiglia reale di arrivare agevolmente alla Chiesa della Gran Madre. Anche le due stazioni ferroviarie di Porta Nuova e Porta Susa vennero unite con un percorso porticato attraverso Corso Vittorio Emanuele II, corso Vinzaglio, via Sacchi, via Nizza, via Pietro Micca e via Cernaia. Un privilegio che oggi possiamo sfruttare appieno anche noi. Tra le città più porticate d’Italia figura anche Cuneo che ha la particolarità di poter essere percorsa a piedi in modo longitudinale da piazza Torino sino a corso Einaudi al riparo da ambo i lati, e in modo trasversale da corso Nizza sino al rondò della stazione ferroviaria. Le arcate solenni e omogenee si estendono nel capoluogo della Granda per ben 8 chilometri. I portici più simbolici sono quelli di via Roma, allora via Maestra, la principale arteria pedonale della Cuneo storica: vennero realizzati per combattere i rigidi inverni e consentire a uomini, bestie e mercanzia di stare al coperto. Ma sono molto caratteristici anche quelli di
Contrada Mondovì, nel centro storico. Più recenti i portici di Piazza Galimberti, di matrice ottocentesca e quelli di corso Nizza risalenti al dopoguerra. Comunque, la maggior parte delle città piemontesi custodisce aree porticate. Così a Vercelli si segnala in particolare piazza Cavour, nel cuore del centro storico, cinta da portici in tutti e quattro i lati: spicca la Torre dell’Angelo, uno degli emblemi della città, che forma uno scorcio caratteristico con il sottostante porticato, con archi ogivali, una elegante decorazione in cotto e vaste porzioni di superfici ad affresco. Mentre a Novara si segnalano i portici tra piazza Martiri della Libertà, via Rosselli e piazza della Repubblica, che risalgono addirittura al XII secolo come ricorda Carlo Francesco Frasconi nel suo “Topografia antica di Novara e suoi sobborghi”. Oggi è una zona particolarmente amata dai novaresi per lo shopping o una passeggiata e qui si trovano i palazzi più importanti di Novara, tra cui il municipio, il teatro Coccia, il Duomo e il Broletto. A Biella va segnalato lo storico quartiere del Piazzo, la parte
anche le case con portici di via del Mercato a Varzi, costruite tra la fine del XIII e la prima metà XV secolo, concludiamo in bellezza con il porticato rinascimentale nella piazzasalotto di Vigevano. Lunga 134 metri e larga 48, Piazza Ducale è circondata su tre lati da portici ad arcate, sorretti da 84 colonne in serizzo con capitelli lavorati (il quarto lato è occupato dalla Chiesa Cattedrale di Sant’Ambrogio). La sua costruzione, in stile rinascimentale, iniziò nel 1492 per volere di Ludovico il Moro come anticamera del Castello e fu ultimata nel 1494. Sotto i porticati, le botteghe e le locande antiche sono divenute oggi negozi e locali eleganti dove sedersi per bere un caffè o mangiare un gelato e ammirare la splendida facciata barocca del Duomo. È sicuramente una delle più belle piazze d’Italia!
medievale della città posta su un’altura a cui è unita da una pittoresca funicolare aperta nel 1885. I portici caratterizzano il tratto che va da Porta Torrazza a Piazza Cisterna, il cuore del borgo, che è circondata da portici medievali che costeggiano palazzi a due o tre piani e che, fino alla seconda metà dell’Ottocento, aveva ospitato la sede del Comune ed era sede del mercato. Anche Asti annovera diverse piazze e vie dove i portici fanno bella mostra. Innanzitutto l’enorme piazza Vittorio Alfieri, di forma triangolare, quasi interamente circondata dai portici Anfossi e dai portici Pogliani; e poi piazza Statuto, piazza san Secondo con la
7
bella collegiata omonima e la via Pietro Gobetti. Meritano di essere percorsi anche i portici di Gattinara, recentemente restaurati, che toccano il centro storico nelle vie Vercelli, Valsesia, piazza Italia... Ritroviamo portici anche nell’antica Pollenzo, già citata da Plinio il Vecchio, nel comune di Bra, in provincia di Cuneo, un borgo caratterizzato dall’omonimo castello fatto costruire dal re di Sardegna Carlo Alberto di Savoia tra il 1832 ed il 1848. Altrettanto a Saluzzo, situata ai piedi del gruppo montuoso del Monviso, uno dei borghi medievali meglio conservati del Piemonte: portici se ne trovano a Piazza Risorgimento, e poi quelli settecenteschi lungo Corso Italia, dov’erano le antiche mura trecentesche; portici medievali si incontrano, invece, nella stretta e caratteristica via Alessandro Volta. Sempre nel Cuneese, praticamente tutto il centro di Cherasco, dall’Arco di Porta Narzole all’Arco del Belvedere, lungo tutta via Vittorio Emanuele II, è costellato da portici: caratteristico quello in mattoni dell’abitazione dove nacque l’ammiraglio
Baldassarre Galli della Mantica, con tanto di targa che lo ricorda, vicino alla Torre civica. Pure Alba, al centro delle Langhe, sicuramente più nota al grande pubblico per i suoi tartufi, non si è fatta mancare i portici: quelli che caratterizzano anche il Palazzo comunale (Loggia dei Mercanti) in piazza Risorgimento, davanti al Duomo dalla facciata neogotica coi mattoncini rossi decorata da quattro bassorilievi raffiguranti i simboli dei quattro evangelisti (che ne dite di una sosta all’ottocentesco Caffè Calissano, definito dallo scrittore albese Beppe Fenoglio, “il caffè dei signori”?), ma anche i portici della piazza dedicata all’industriale Michele Ferrero (già piazza Savona) che poi proseguono lungo tutta via Roma. Concludiamo il tour piemontese con i caratteristici portici di Avigliana, cittadina alla fine della Val di Susa nota per i suoi laghi e per la vicina Sagra di San Michele: particolarmente suggestivo il tratto nel centro storico che parte da piazzetta san Giovanni e sale lungo via Umberto I, tocca piazza Conte Rosso, con la sede del Comune, e prosegue in via Porta Ferrata.
TURISMO
1
Photoshot
In vacanza nel Paese più bello del mondo La primavera è tornata, e si avvicina il momento ideale per visitare una delle tantissime e straordinarie ville e dei relativi giardini che le circondano. Naturalmente, sperando che dopo Pasqua si possa tornare ad ammirarli… Intanto prepariamoci, andando alla loro scoperta con un viaggio che, in due puntate, tocca come sempre le quattro regioni interessate dai nostri giornali. Cominciamo con Piemonte e Liguria.
Ville e giardini Alla scoperta delle dimore di delizia e dei loro suggestivi parchi - 1a puntata Piemonte, palazzi che si specchiano nel lago o immersi nei tulipani
Q
uando le occasioni per visitare ville e giardini da sogno sono tante come quelle che offre il Piemonte, potrebbe esserci il classico imbarazzo della scelta da cui cominciare. In questo caso non è per nulla così, perché il punto da cui partire è sicuramente Stresa, sulle sponde del Lago Maggiore,
2
3
dove c’è una concentrazione di queste bellezze forse unica nel panorama italiano. Prendiamo subito il battello e via verso le isole Borromee. Cominciamo dall’Isola Bella che i Borromeo hanno saputo trasformare, in quattro secoli, in un vero e proprio scrigno di bellezze. Gran parte dell’isola (320 metri di lunghezza e 180 di larghezza), infatti, è occupata dal Palazzo Borromeo e dal suo giardino all’italiana. Qui, dove Antonio Fogazzaro fa concludere il romanzo “Piccolo mondo antico”, ci si può smarrire innanzitutto visitando il bel palazzo che occupa la costa sud-orientale dell’isolotto, con ambienti unici come la Sala del Trono, la Sala delle Regine, il Salone degli Arazzi, nati per stupire gli ospiti trasportandoli in un magico mondo marino, e che custodiscono diverse opere pittoriche di Luca Giordano, Francesco Zuccarelli e Pieter Mulier, detto il Tempesta. Da non perdere le grotte, che tanto estasiarono Stendhal, ricoperte di pietre e conchiglie di un’infinita varietà di tipi. E soprattutto il giardino, costruito dal 1631 al 1671 circa, che contiene un’incredibile varietà di piante esotiche e molteplici monumenti. Il Teatro Massimo è quello più importante del giardino dell’Isola Bella: qui si tenevano le rappresentazioni sceniche che appassionavano i Borromeo. Statue, obelischi e fontane si integrano perfettamente con la vegetazione delle dieci scenografiche terrazze, sulla cui cima svetta la statua dell’Unicorno, simbolo araldico della famiglia Borromeo. E poi il Parterre delle azalee e il Giardino d’Amore, con i pavoni bianchi che vivono in libertà. E quante piante rare: la Canfora secolare, la Gunnera manicata, le cui foglie possono raggiungere i 2 metri di diametro, e la rarissima Halesia Diptera con i suoi fiori che sembrano fiocchi di neve. Non è da meno lo spettacolo sulla vicina Isola Madre. Gustave Flaubert, che si può certamente ritenere “uno che se ne intendeva”…, la definì « il luogo più
voluttuoso mai visto al mondo». Gli interni del Palazzo Borromeo sono più intimi, familiari; in ogni caso custodiscono numerose opere d’arte, quali arazzi, mobili e quadri del Seicento lombardo. Interessanti il Salone di Ricevimento, la Sala delle Bambole che conserva un’importante collezione di bambole ottocentesche provenienti dalla Francia e dalla Germania, e la collezione di marionette e teatrini risalenti ai secoli XVII-XIX. Davvero meritevoli gli otto ettari dedicati al giardino all’inglese realizzato ai primi dell’Ottocento che conserva un importante patrimonio botanico, con piante e fiori portati da viaggi lontani e acclimatati grazie alle dolci e favorevoli temperature: si va dai boschetti di magnolie a quelli di bambù, dalle profumate pergole di glicini alle spalliere di agrumi, dai parterre di camelie antiche e rododendri fino alle vasche traboccanti di ninfee e fior di loto. A completare il quadro molteplici uccelli variopinti che vivono in perfetta libertà nel parco, fagiani argentati e dorati e pavoni bianchi su tutti.
E non mancano gli animali Tornati a terra, la nostra meta è Villa Pallavicino e il suo maestoso parco di quasi una ventina di ettari che si affaccia sul lago con scorci e panorami impareggiabili. Questo è noto sia per il patrimonio botanico che dà mostra della sua bellezza nel Giardino dei fiori sia, in particolare, per la ricchezza faunistica delle oltre 50 specie, tra mammiferi e volatili, che vi abitano, compresi alcuni esemplari selvatici salvati dalla guardia forestale e che non sopravvivrebbero se reimmessi in libertà. Molti degli animali si trovavano già qui quando la gestione del parco è passata ai Borromeo nel 2017, come le zebre, i canguri, i coati, la gru antigone, i fenicotteri. A cui si sono aggiunti le capre orobiche, la mula “Bellavista”, gli alpaca, gli asini, i furetti, le galline di Polverara... Per queste caratteristiche, Parco Pallavicino è apprezzato soprattutto dai
1.
Isola Bella, Lago Maggiore
2.
Villa Pallavicino a Stresa
3.
I giardini di Villa Taranto
4.
La Reggia di Venaria
5.
Villa Serra a Sant’Olcese
6.
Villa Grock a Imperia
7.
Giardino esotico Pallanca a Bordighera
bambini. Prima di abbandonare Stresa, diamo uno sguardo anche alla Villa Ducale che ospita il Centro Internazionale di Studi Rosminiani. Qui, oltre all’abate Antonio Rosmini, soggiornarono, tra gli altri, anche Alessandro Manzoni, Niccolò Tommaseo e San Giovanni Bosco. Il bellissimo giardino che circonda la villa, di circa 13.000 m², pullula di palme, olea fragrans, magnolia grandiflora, ma anche camelie antichissime, azalee, rododendri e un imponente cedro deodara trapiantato dal castello di Agliè nel 1860 il cui tronco misura, alla base, sette metri e trenta centimetri di circonferenza. Ci spostiamo di poco per raggiungere Verbania e visitare i giardini di Villa Taranto (oggi sede della Prefettura della provincia del Verbano-CusioOssola), considerati tra i più belli del mondo e che richiamano migliaia di turisti da ogni dove. L’artefice è il Capitano Neil Mc Eacharn che acquistò la villa e la trasformò tra il 1930 e il 1940 dedicando ben 16 ettari ai giardini tra aiuole, fontane, boschetti e prati. Meritano una sosta diversi punti, tra cui la Fontana dei putti, una vasca quadrilobata su basamento quadrato circondata da aiuole che in primavera ospitano piccole piante da fiore, e il cosiddetto labirinto, un percorso tortuoso che in primavera ospita aiuole con 36 cultivar ornamentali di tulipani per un totale di circa 80.000 fiori in una composizione ideata da McEacharn stesso e ispirata ai giardini di Keukenhof nei Paesi Bassi: questo conduce alla serra delle piante tropicali e subtropicali che ospita, fra le altre specie, la Victoria cruziana, una pianta acquatica originaria del Sudamerica la cui fioritura è un’altra delle attrazioni del giardino botanico. Ricordiamo anche l’area dedicata alle camelie, delle quali sono presenti nel parco circa 450 piante di numerosi cultivar a fioritura primaverile e autunnale, il bosco dei rododendri, pianta particolarmente amata da McEacharn che ne portò numerosi esemplari dalla Scozia, la vasca del fior di loto e il giardino delle eriche con il monumento al capitano McEacharn.
Ma che bei castelli Ci sono poi diversi castelli piemontesi, con tanto di parco, che meritano di essere segnalati e visitati. A Caravino (To), nel cuore del Canavese, c’è il Castello e il Parco di Masino, sede d’un museo di carrozze settecentesche veramente unico. Il maniero era circondato da alte mura e imponenti torri di guardia fino al Rinascimento, quando vennero abbattute per lasciare il posto a monumentali e splendidi giardini. All’interno del Castello, il Fai ha riportato alla bellezza di un tempo le sale monumentali riccamente arredate, tra cui spicca lo splendido Salone da ballo e l’appartamento di Madama Reale che ospitò Giovanna Battista di Savoia Nemours, reggente di casa Savoia. Intorno, appunto, un monumentale parco romantico
con uno dei più grandi labirinti d’Italia, un ‘rompicapo’ di siepi dove, soprattutto i bambini, amano avventurarsi alla ricerca dell’uscita. Interessante è anche il Castello di Pralormo (To), di origini medievali ma trasformato nei secoli successivi, con diversi restauri conservativi, in residenza nobiliare. È tuttora permanentemente abitato dai proprietari che lo aprono al pubblico tra aprile e novembre (Covid permettendo). L’apertura coincide di solito con la fioritura dei tulipani di cui è ricco il parco, caratterizzato da grandi viali e delle lunghe distese erbose che circonda la dimora e visitabile proprio in questa occasione. Non dista molto il cosiddetto Castello di Miradolo a San Secondo di Pinerolo (To), situato all’imbocco della Val Chisone, da dove si gode una meravigliosa vista sul Monviso. “Cosiddetto” perché si tratta più di una villa di campagna con elementi neogotici che richiamano i tradizionali castelli medievali. All’interno sono interessanti il grande camino in legno intagliato del salone al piano terra e alcuni affreschi con raffinate decorazioni a grottesca sulle volte raffiguranti motivi vegetali e animali. Il suo parco, che ha avuto una risistemazione tipicamente romantica con la creazione dell’attuale viale di accesso e di un sentiero ad anello che si inoltra nel bosco, è
attraversato da un notevole sistema di canali irrigui che, insieme alla posizione particolarmente felice da un punto di vista climatico, al crocevia fra valli, pianura e montagna, lo rendono un sito di notevole interesse anche sotto l’aspetto ecologico, permettendo l’esistenza di numerose specie esotiche come nel caso del suggestivo bosco di bambù giganti, l’angolo delle camelie, la radura dei cipressi calvi. Nel Cuneese si distingue il Castello di Govone, che domina l’ampia valle del Tanaro, una delle residenze della casa reale dei Savoia dal 1792 al 1870. Il monumentale e scenografico scalone d’onore a due rampe ricco di rilievi e telamoni che provengono dai giardini di Venaria Reale introduce in un percorso che attraversa gli appartamenti reali dove si fanno notare il salone da ballo e il grande salone centrale caratterizzato da affreschi che, con la tecnica trompe-l’œil, simulano la presenza di statue. L’intera costruzione è delimitata a nord e ad ovest da un vasto parco all’inglese e ad est da un giardino pensile, ricco di aiuole e vialetti che confluiscono a una fontana centrale. In primavera si possono ammirare soprattutto i blu e gli azzurri dei muscari e delle pervinche e il rosso dei tulipani Tulipa oculus solis Saint-Amans che, come un regale tappeto rosso, invadono gran parte del
4
sottobosco. Da raccomandare la visita al roseto collocato nell’area retrostante la Chiesa barocca dello Spirito Santo, ricco di una grande varietà di rose antiche.
Nel segno dei Savoia Il luogo di villeggiatura per eccellenza della famiglia reale dei re di Sardegna nei mesi estivi e autunnali fu il Castello di Racconigi. Da fortezza medievale venne nei secoli trasformata in “villa di delizie”. All’interno presenta diversi ambienti affascinanti: dal celebre gabinetto etrusco, studio privato del re, alla sala del ricevimento, l’ambiente del castello più sontuoso dove Carlo Alberto e i suoi successori ospitarono personaggi importanti quali ambasciatori, consiglieri e dignitari con un prestigioso
lampadario in cristallo di Boemia, fino alla camera da letto di Maria José, dove la regina Elena del Montenegro diede alla luce l’ultimo re d’Italia, Umberto II. Il castello si affaccia a nord verso un imponente parco alla francese di circa 170 ettari, delimitati da un muro di cinta lungo in totale 6 km, in cui si sviluppa una rete di viali e sentieri per complessivi 25 km, bacini d’acqua (tra cui il lago di 18 ettari di superficie) e grandi aiuole fiorite. Nel parco ci sono oltre 2.000 alberi, alcuni dei quali raggiungono altezze superiori ai trenta metri: i più grandi sono un platano orientale alto 42 metri, il cui fusto a sezione circolare possiede uno sviluppo di circa 6 metri e una zelkova alta 35 metri, di circa duecento anni, che, con un fusto di 8,45 metri di circonferenza,
è l’esemplare più grande del Piemonte. Il parco conserva significative costruzioni come l’eremitaggio, una piccola chiesa gotica poi divenuta Fagianaia, il Tempietto dorico con la cosiddetta Grotta del Mago Merlino, ovvero un piccolo tunnel artificiale rivestito di intonaco impastato a pietre luccicanti e contestuali installazioni di stalattiti e stalagmiti, e il complesso rurale della Margarìa, cascina in stile neogotico che conserva il Reposoir della Regina. Concludiamo il nostro viaggio piemontese con la Reggia di Venaria, tra le residenze sabaude Patrimonio dell’Unesco, e i suoi incomparabili giardini. Posta ai piedi delle Valli di Lanzo, fu pensata come base per le battute di caccia nei boschi detti del Gran Paese, ricchissimi di selvaggina. La
visita del vasto complesso è una vera immersione nel mondo sabaudo con la Sala di Diana, l’imperiosa Galleria Grande, la solennità della Cappella di Sant’Uberto e la grandiosità della Citroniera e della Scuderia grande, capolavori settecenteschi di Filippo Juvarra, e il suggestivo allestimento sulla vita di corte “Ripopolare la Reggia” di Peter Greenaway. E che dire dei favolosi giardini? Innanzitutto che nel 2019 si sono aggiudicati la XVII edizione del concorso “Il Parco Più Bello d’Italia”. Poi che sono stati inaugurati solo nel 2007, e che si possono visitare anche in modo divertente, come con il trenino Freccia di Diana, la Gondola o la Carrozza a cavallo, ideale se avete con voi dei bambini. Si suddivide in più spazi: il Parco Alto, che comprende il rinato Gran Parterre con al suo crocevia la suggestiva installazione dell’artista Giovanni Anselmo, le grandi Allee, i boschetti dove scorgere pavoni e pavoncelle, e il Fantacasino, l’attrazione del Boschetto dei Giochi pensata per le famiglie; il Parco Basso con il grande bacino d’acqua della Peschiera, lo spazio del Giardino delle Sculture Fluide di Giuseppe Penone, le grotte seicentesche, i resti della Fontana dell’Ercole e del Tempio di Diana e gli orti e i frutteti del Potager Royal più grande d’Italia; e l’Asse Centrale che tocca la Fontana d’Ercole e il Tempio di Diana.
Liguria, affacciate sul mare crescono migliaia di piante esotiche 5
L
a vicinanza del mare e il clima particolarmente favorevole fanno della Ligura una regione ricca di ville e giardini. Facciamo una veloce carrellata muovendoci da Levante a Ponente. A Lerici abbiamo Villa Marigola, costruita su un promontorio che domina il golfo dei Poeti: nel suo parco romantico si snodano percorsi che conducono a vedute scenografiche su Lerici, San Terenzo, Porto Venere, la Palmaria e le altre isole dell’arcipelago spezzino. Ha ospitato artisti famosi come il pittore svizzero Arnold Böcklin a cui è dedicata un’area del parco ispirata alle tematiche della sua pittura: il bosco sacro e il mito di Pan. Sul monte di Portofino c’è l’Abbazia della Cervara, circondata da vari giardini, tra cui quello all’italiana a picco sul mare che le conferisce un’aura unica. Ha origini medievali, essendo stata costruita nel 1361, presenta un bel chiostro cinquecentesco e custodisce un bellissimo polittico, uno dei più grandiosi documenti della pittura fiamminga in Italia tra Quattrocento e Cinquecento.
Incomparabile è il suo giardino monumentale all’italiana che si affaccia direttamente sul mare e si estende su due livelli. Sempre a Santa Margherita Ligure merita uno sguardo Villa Durazzo-Centurione, che ospita il museo artistico “Vittorio Giovanni Rossi”, dedicato al noto scrittore e giornalista sanmargheritese, e offre un bel parco secolare,
6
che si estende per circa tre ettari, affacciato sul Golfo che comprende anche un piccolo “Agrumeto”, situato sul terrazzamento antistante il mare. In val Polcevera, nella frazione di Comago a Sant’Olcese, c’è la settecentesca Villa Serra Pinelli ristrutturata nel 1851 con l’aggiunta di una palazzina neogotica in stile Tudor e una torre medioevale. È circondata da un grande parco all’inglese, esteso per nove ettari, con ruscelli e laghetti popolati da anatre e cigni e alberi esotici ad alto fusto. Ci spostiamo nel Savonese per visitare Villa Faraggiana ad Albissola Marina, edificata nel XVIII secolo come dimora della nobile famiglia genovese dei Durazzo. Interessanti diverse sale della settecentesca dimora, come la Galleria delle Stagioni, con importanti affreschi e sculture, e la Cappella della Misericordia. Il vasto giardino è la somma dei
diversi stili: aiuole simmetriche, sculture e fontane del giardino all’italiana, ampie visuali del giardino alla francese, ma anche adeguamento pratico ai terrazzamenti tipici della morfologia ligure. Appena si potrà, non perdetevi i Giardini di Villa della Pergola ad Alassio. Realizzati a fine Ottocento in una posizione unica di affaccio sul mare, sono imperdibili per la collezione di Glicini (34 varietà diverse per forma e colore) che aspettano solo la primavera per cominciare a fiorire e, soprattutto, per gli Agapanti che, con quasi 500 varietà diverse, rappresentano una collezione esclusiva in Europa per vastità e importanza. A Imperia ci aspetta un edificio a dir poco singolare, Villa Grock, fatta costruire nel 1927 da Adrian Wettach, un clown di fama mondiale noto, appunto, come “Grock”. Per i numerosi richiami al
7
mondo circense, la villa viene anche chiamata “Circo di pietra”; ma ci sono anche tanti collegamenti al gusto di artisti contemporanei a Grock come Dalì, Picasso e Gaudì. Uno stile che si riflette anche nel parco circostante con decorazioni assolutamente irripetibili, le fontane e il laghetto col ponticello di ispirazione orientale: una scenografia davvero suggestiva e fiabesca. Alla fine della Liguria ci sono diverse dimore che meritano di essere segnalate. Come Villa Nobel a Sanremo, dove lo scienziato svedese Alfredo Nobel visse gli ultimi anni della sua vita, tra il 1891 e il 1896. Quando il Covid lo permetterà, si potrà di nuovo visitare dove ha vissuto e lavorato, compreso il suo laboratorio collocato al piano seminterrato della villa. Notevole il parco che la circonda: diverse le piante pregiate, tra cui l’altissimo Cupressus macrocarpa sotto il quale è sistemato un cannone usato anche da Nobel per i suoi esperimenti sulla gittata delle armi. Appuntamento a Bordighera con il Giardino esotico
Pallanca che possiede una delle più importanti collezione di cactus e piante succulente d’Europa. Nei 10.000 metri quadri di giardino si possono ammirare oltre 3.000 varietà, tra cui anche piante andine che hanno più di 300 anni e alcuni esemplari di Neobuxbaumia polylopha alti fino a 18 metri. Il nostro viaggio finisce sul promontorio della Mortola, a pochi chilometri dal confine francese: ai Giardini botanici Hanbury di Ventimiglia. Furono realizzati a partire dal 1867 grazie alla passione dal viaggiatore inglese sir Thomas Hanbury, con specie botaniche raccolte in ogni parte del mondo: nel 1912 ne vennero catalogate quasi 6.000, di origine prevalentemente tropicale e subtropicale. Nei giardini ci sono anche alcune statue, fontane (come la Fontana del Drago che deve il suo nome a un bronzo giapponese che Hanbury acquistò a Kyoto) ed elementi architettonici, fra cui il Mausoleo Moresco in cui sono tumulate le ceneri di Sir Thomas Hanbury e di sua moglie Katherine Aldam Pease.