TURISMO
In vacanza nel Paese più bello del mondo
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In vacanza nel Paese più bello del mondo
Photoshot 1.
Il Porrettana Express che porta da Pistoia a Pracchia
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Varallo Sesia dove arriva un treno storico che parte da Novara
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Il Treno storico a vapore NovaraArona-Stresa
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Laveno Mombello e la funivia che porta al Sasso del Ferro
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Il Sebino Express che raggiunge la stazione di Paratico-Sarnico
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Le Crete Senesi attraversate dal treno storico che porta da Siena a Chiusi
Un tuffo nella storia… in treno
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Alla scoperta del Bel Paese guidati da una vera locomotiva a vapore Una gita in treno. Ma non su un treno qualsiasi, bensì su un treno storico, di quelli che sbuffano, con la locomotiva a vapore. Un viaggio, quindi, molto particolare, che affonda nelle tradizioni, che richiama alla memoria il tempo che fu, ma che propone quella lentezza (anche se alcuni treni oggi non è che siano molto più veloci…) che permette di apprezzare gli straordinari paesaggi che propone il nostro Bel Paese. Ecco i treni e i percorsi proposti nelle regioni raggiunte dai nostri giornali sui treni storici di Fondazione FS Italiane.
Piemonte Sulle linee ferroviarie piemontesi ci sono attualmente un paio di treni storici che Fondazione FS Italiane propone ai viaggiatori. Il primo è il Treno storico a vapore Novara-Arona-Stresa che tocca anche Oleggio. Dietro alla locomotiva a vapore, si viaggerà su carrozze degli anni ‘50 alla volta della nota località turistica del Lago Maggiore. Il 12 settembre è in programma un viaggio che permetterà di passeggiare tra le bancarelle di Stresantiqua, mercatino dell’antiquariato, collezionismo, giocattoli d’epoca, libri antichi, dischi e altro ancora. Per chi non ama l’antiquariato, Stresa offre comunque tante altre possibilità turistiche, a cominciare da un’escursione sul lago Maggiore alla scoperta delle Isole Borromee. Informazioni e prenotazioni: Museo Ferroviario Valsesiano tel. 338.9252791 info@museoferroviariovalsesiano.it www.museoferroviariovalsesiano.it. Partendo sempre da Novara, è altrettanto suggestivo il viaggio che porta a Varallo Sesia con il Treno del Sacro Monte che si ferma anche a Romagnano Sesia e a Borgosesia.
Si tratta di una linea ferroviaria di 54 km che consente di raggiungere, da qui il nome del treno, l’imponente complesso architettonico del Sacro Monte di Varallo, patrimonio Unesco. E i passeggeri che vorranno seguire la visite guidate che permetteranno di far scoprire il ricco patrimonio culturale della capitale della Valsesia. Dal centro storico con i suoi suggestivi viottoli lastricati ai nobili musei fino a giungere al Sacro Monte eretto a partire dal 1491 dal frate Bernardino Caimi, che per la bellezza del luogo e per le testimonianze di fede e di arte
costituisce il monumento più antico e di più grande rilevanza nel suo genere. Questa terra che propone vite di personaggi eccezionali, come quelle legate alla Beata Panacea o a Fra Dolcino, Gaudenzio Ferrari e Tanzio da Varallo, Giuseppe Magni e Vincenzo Lancia, offre alla vista paesaggi indimenticabili. Così come
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dal 1886, la ferrovia che si inserisce armoniosamente nel territorio con il procedere dei km si trasforma da pianeggiante a collinare a montana, fino a fare il suo ingresso in Valsesia, racchiusa tra le vette delle Alpi Pennine e conosciuta anche come “valle più verde d’Italia”, dominata dal massiccio del Monte Rosa. Ma un viaggio da queste parti vuol dire anche... gusto: i sapori della cucina tradizionale sono legati all’ambiente alpino e prealpino e sono basati sui prodotti del lavoro montano come latte, burro, formaggio, polenta, pane, miele e salumi tipici insieme alla secolare produzione di vini, ben tre DOC (Boca, Sizzano, Coste della Sesia) e due DOCG (Gattinara e Ghemme). Informazioni e prenotazioni: Museo Ferroviario Valsesiano tel. 338.9252791 info@museoferroviariovalsesiano.it www.museoferroviariovalsesiano.it.
Lombardia I tre treni storici proposti da Fondazione FS Italiane sulle linee ferroviarie lombarde partono dalla stazione di Milano Centrale e hanno tutti come meta una nota località lacustre su tre diversi specchi d’acqua: il Lago Maggiore, quello di Como e il Lago d’Iseo. Il Laveno Express è il treno storico che si dirige verso Laveno Mombello e porta alla scoperta del Lago Maggiore. La sbuffante locomotiva, al traino delle carrozze “Centoporte” anni ’30, ferma anche alle stazioni di Rho, Busto Arsizio e Gallarate. Giunti a destinazione, Laveno Mombello offre un panorama mozzafiato sul Lago Maggiore, ma anche la possibilità di trascorrere la giornata a bordo di un battello sul lago, magari raggiungendo col piroscafo l’Isola Bella o l’Isola Madre. Si può anche salire in funivia all’imponente Sasso del Ferro da cui si gode uno dei panorami più apprezzati del Lago Maggiore con vista sulle Alpi, le Prealpi, i laghi lombardi e la pianura Padana: è il posto ideale per praticare anche sport, come downhill, trekking e deltaplano. Una visita potrebbero meritarla la settecentesca Villa De Angeli Frua, uno degli edifici più rilevanti di Laveno che ebbe tra i suoi ospiti Giuseppe Garibaldi, oggi sede del Comune e della Biblioteca, il Museo Internazionale del Design Ceramico (MIDeC) di Cerro, che si trova all’interno del cinquecentesco Palazzo Guilizzoni (oggi Perabò) e in undici sale testimonia la storia ceramistica di Laveno Mombello, e il Forte Castello, che era l’elemento centrale del sistema difensivo austriaco. Se il bel tempo lo consente, si può sempre optare anche per un po’ di relax sul lungolago o su una delle belle spiagge di Laveno Mombello. Ci spostiamo sul lago di Como con il treno storico Lario Express che porta da Milano Centrale a Lecco, ma che fa un largo giro che passa anche da Como e tocca diverse altre stazioni (Monza, Lissone, Desio, Seregno, Como-San Giovanni, Cantù, Brenna-Alzate, Anzano del Parco, Merone, CaslettoRogeno e Molteno). Tra le maggiori attrazioni culturali che si incontrano lungo l’itinerario, segnaliamo la basilica minore di Seregno risalente al 1700, l’abbazia benedettina di fine ‘800 e l’antico borgo di Cantù con le sue affascinanti architetture risalenti al Medioevo. A Lecco, città cara al Manzoni per il suo
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lago, i viaggiatori del treno storico avranno a disposizione numerosi itinerari culturali tra cui optare, ovvero gita sul lago a bordo di un battello, trekking nelle attigue riserve naturali, cicloturismo, e la possibilità di praticare sport acquatici sul lago. Se poi qualcuno volesse fermarsi a Como, può prendere un battello per andare alla scoperta del Lario e delle sue ville (anche solo nel bacino della città ci sono Villa Olmo, Villa Sucota, Villa Grumello, Villa Geno), oppure visitare la città senza perdersi il Duomo, Palazzo Terragni, il Teatro Sociale e le chiese romaniche di San fedele, Sant’Abbondio e San Carpoforo. Infine, si può andare alla scoperta del Lago d’Iseo con il Sebino Express, il treno storico che da Milano Centrale porta a Paratico Sarnico fermandosi anche a Milano Lambrate, Bergamo e Palazzolo sull’Oglio. I viaggiatori avranno l’opportunità di trascorrere una giornata all’insegna della natura, con possibilità di gita sul lago a bordo di un battello, oppure cimentandosi in diversi sport acquatici. Gli amanti della storia e dell’arte potranno riscoprire la bellezza di questi luoghi visitando, nell’entroterra, i resti del castello e della torre Lantieri, di epoca medievale, realizzato dalla famiglia Lantieri presumibilmente nel XIV secolo, insieme ad alcune case-forti adiacenti, racchiuse da un muro difensivo: la torre ha una pianta quadrangolare e un’altezza di circa 15 m articolata su quattro livelli e, per essere meglio difesa, fu edificata su uno sperone roccioso al quale si accedeva attraverso una scala esterna. Tornando verso il lago, si possono ammirare gli antichi pontili di attracco delle chiatte per il trasporto merci, i cui carichi venivano trasferiti su quella che oggi è la Ferrovia turistica del Sebino, e il Parco delle erbe Danzanti, un parco pubblico dal taglio naturalistico, raro esempio di una politica di gestione
A Como, torna “Parolario” Dal 10 al 19 settembre torna a Como il festival letterario “Parolario” e avrà per tema “L’abbraccio”. Un abbraccio vale più di mille parole: dalla letteratura latina classica in poi, l’abbraccio è stato protagonista di brani e momenti letterari indimenticabili. Dopo la necessaria distanza che ci è stata imposta da oltre un anno a questa parte, Parolario – insieme ai suoi ospiti scrittori, filosofi, poeti, studiosi - vuole tornare a scoprire l’importanza e l’unicità di questo gesto semplice e primordiale. L’abbraccio inteso non solo dal punto di vista fisico, ma nel senso più ampio di vicinanza, comunione, commistione, vicinanza tra le diversità. Il festival si svolgerà prevalentemente nei due luoghi che sono l’inizio e la fine del Chilometro della Conoscenza: Villa Olmo, edificio neoclassico con il parco affacciato direttamente su lago di Como, e Villa Bernasconi, gioiello Liberty di Cernobbio con un giardino ricco di vegetazione e di molte specie di ortensie. Con appuntamenti anche al Liceo Alessandro Volta di Como, a Villa del Grumello e allo Yacht Club di Como. Gli appuntamenti di Parolario sono tutti a ingresso gratuito ma con prenotazione obbligatoria tramite link sul sito www.parolario.it (dove si può scoprire il programma completo della manifestazione e gli aggiornamenti) per garantire il rispetto delle disposizioni governative.
del territorio innovativa e coraggiosa, giocoso e mutevole, che propone diverse stanze tematiche, come il Giardino delle Aiuole Fiorite, formata da grandi contenitori rialzati di ferro, disposti diagonalmente, traboccante di erbacee perenni e graminacee ornamentali, o la Stanza delle Onde, caratterizzata dalla pavimentazione ad onde, e da giochi di ghiaia e graminacee, o ancora la Stanza delle ninfee, composta da due vasche d’acqua rettangolari, sedute in legno, alberi, arbusti e perenni. Nella vicina Sarnico, uno dei borghi più belli del Nord
Toscana Sono tre anche i treni storici della Fondazione FS Italiane che percorrono le linee ferroviarie toscane. Visto che quest’anno si celebrano i 700 anni della morte del Sommo Poeta, è doveroso partire dal Treno di Dante. Si tratta di un treno storico che parte dalla stazione di Firenze Santa Maria Novella e arriva dall’altra parte dell’Italia, a Ravenna, dov’è la tomba dell’Alighieri. E proprio in occasione di questo anniversario sono stati
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Italia con riconoscimento di Bandiera Arancione del Touring Club, si possono ammirare la torre medievale e la rocca dei Zucchellis, costruita nel XIII secolo, della quale si conservano ancora parti della cinta muraria e della torre, ma anche i resti dei castelli di Castione e dei Marenzi. All’interno del borgo, in piazzetta San Paolo, degna di nota, la Torre dell’Orologio del XII secolo. E poi numerose costruzioni architettoniche che rappresentano importanti testimonianze di stile Liberty in Lombardia, opera dell’architetto Giuseppe Sommaruga: l’asilo Infantile in piazza SS. Redentore, Villa Surre, Villa Faccanoni che si trova nel parco pubblico. Per tutti e tre i percorsi, le tariffe si trovano su www.trenord.it/it/ biglietti/tariffe.aspx
programmati ben 14 weekend (da giugno fino al 6 ottobre) con treni storici che viaggeranno tra Firenze e Ravenna, attraversando gli splendidi paesaggi dell’Appennino ToscoRomagnolo e ripercorrendo i luoghi della produzione letteraria del Sommo Poeta. Si parte, appunto, da Firenze, città in cui il Sommo Poeta nacque nel 1265, per poi proseguire verso Vaglia, il primo comune del Mugello, quindi Borgo San Lorenzo. Il treno continua poi verso Ronta, Scarperia e San Piero a Sieve, quindi sale sulle colline di Vicchio che ha dato i natali a Giotto e Beato Angelico. Oltrepassato il borgo di Crespino del Lamone, il treno continua per Marradi, cittadina appenninica dove nacque il poeta Dino Campana, per poi fare tappa
a Brisighella, considerato tra i borghi più belli d’Italia. Le ultime tappe, infine, sono Faenza e Ravenna, città quest’ultima in cui Dante completò la sua Commedia e visse fino alla sua morte, nel 1321. Durante il viaggio, gli assistenti a bordo del treno forniranno preziose indicazioni su cosa visitare a ogni fermata del treno (musei, rocche, teatri e palazzi), a cui i passeggeri potranno accedere gratuitamente, semplicemente esibendo all’ingresso il biglietto del Treno di Dante, stampato o in digitale, anche in un giorno diverso da quello del viaggio. In composizione al treno storico viaggerà anche uno speciale carro bagaglio attrezzato per il trasporto delle biciclette così che una volta raggiunta la località romagnola chi lo desideri possa visitare, oltre naturalmente alla Tomba di Dante, gli otto monumenti Patrimonio dell’Umanità, ricchi di mosaici bizantini realizzati tra il V e il VI secolo d.C. da abili artisti, artigiani e architetti dell’epoca: il mausoleo di Galla Placidia, il battistero Neoniano, il battistero degli Ariani, la cappella Arcivescovile, la basilica di Sant’Apollinare Nuovo, il mausoleo di Teodorico, la basilica di San Vitale e, un po’ fuori dalla città, la basilica di Sant’Apollinare in Classe. Informazioni e prenotazioni: tel. 337 1560535, info@iltrenodidante.it, www.iltrenodidante.it. Altro treno storico è la Porrettana Express che porta da Pistoia a Pracchia con un’unica fermata a Piteccio. La Porrettana, conosciuta anche come “la Transappenninica”, è la linea ferroviaria che nel 1864 congiunse il nord Italia e il centro, valicando per la prima volta gli appennini: collegava Bologna a Pistoia, seguendo la valle del Reno e dell’Ombrone, ma aveva rilevanza internazionale, perché costituì una prima via di comunicazione tra Europa e sud
Italia. Si tratta di un viaggio unico sull’Appennino tosco-emiliano, che incontra numerosi viadotti e ben sei gallerie che all’epoca rappresentavano l’avanguardia in fatto di progettazione: sarà possibile ammirare i boschi di castagni, scorgendo dietro ardite curve le stazioni che spuntano come incastonate a metà della montagna. Informazioni e prenotazioni: info@porrettanaexpress.it www.porrettanaexpress.it. Concludiamo il nostro viaggio sui treni storici con il singolare Treno Natura proposto da Fondazione FS Italiane che, in diversi weekend, percorre singolari itinerari e offre straordinarie occasioni di conoscere la Toscana più profonda. Così il 26 settembre è in programma il Treno Natura: festa dell’uva e del vino, da Siena a Chiusi con fermata ad Asciano, attraversando la spettacolare area delle Crete Senesi, caratterizzata da un susseguirsi infinito di biancane e calanchi, caratterizzati da profondi solchi del terreno “a lama di coltello”, posti in tutta l’area intorno all’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore. È l’occasione per partecipare alla tradizionale Festa del Vino e dell’Uva di Chiusi, giunta alla XXXVIII edizione, e per unire la visita culturale del borgo ad eventi spassosi e divertenti, tra degustazioni di vini tipici proposti dalle cantine del territorio e prodotti locali disponibili nelle numerose botteghe del paese, spettacoli itineranti, intrattenimenti musicali. Il Comune di Chiusi offrirà a tutti i passeggeri del treno storico un servizio shuttle per il trasferimento dalla stazione ferroviaria al centro storico e un servizio di navette gratuite per il lago di Chiusi. Tra le attività previste, ad orari prestabiliti e previa prenotazione potrà essere effettuata una visita guidata alla Chiusi Sotterranea (Museo della Cattedrale con Labirinto di Porsenna e Museo Civico –La città sotterranea) oppure visitare il Museo Nazionale Etrusco (a prezzo ridotto per i passeggeri del treno storico). La settimana successiva, il 3 ottobre, si può salire sul Treno Natura: dagli Etruschi al Brunello, treno storico che parte sempre da Siena e si dirige verso Murlo e Montalcino, mentre il 10 ottobre si va sul Monte Amiata e Torrenieri con il Treno Natura: sapori e profumi dei boschi amiatini. Informazioni e prenotazioni: tel. 0577.48003 - email: booking@visionedelmondo. com.
San Vigilio Dolomites: la prima destinazione turistica sostenibile in Alto Adige
E il 16 settembre una tavola rotonda sugli effetti del clima che cambia Chi cerca il turismo sostenibile lo trova qui, a San Vigilio di Marebbe e a San Martino in Badia (BZ). E non perché lo dicano loro, ma perché è stato certificato. Nei giorni scorsi, infatti, la Cooperativa Turistica San Vigilio San Martino, a nome della destinazione turistica “San Vigilio Dolomites”, ha ottenuto la certificazione GSTC per il turismo sostenibile a seguito del processo di verifica condotto da Vireo srl, società accreditata per il rilascio e la verifica della stessa certificazione. E’ la prima in Alto Adige. Insieme alla regione turistica anche due strutture ricettive di San Vigilio di Marebbe hanno deciso di intraprendere questo percorso ottenendo a loro volta la medesima certificazione. E s’inserisce in questo contesto la tavola rotonda organizzata dalla Cooperativa Turistica di San Vigilio di Marebbe in collaborazione con Swarovski Optik Italia, e con il patrocinio dell’Ufficio Natura della Provincia di Bolzano, celebra la Giornata Internazionale per la “Preservazione dello strato di Ozono”. E’ in programma il 16 settembre, a partire dalle 10,30, presso il Centro Visite
Parco Naturale Fanes-Senes-Braies e avrà per titolo “Effetto Clima, il volto che cambia di paesaggi e natura. Le sfide per la preservazione dello strato di Ozono”. Un evento che ci spinge a riflettere con convinzione sulle cause dei cambiamenti climatici e dell’intero ecosistema.
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Nelle prossime settimane trionfo di festival musicali, sagre enogastronomiche e mostre da non perdere
Quanti eventi e manifestazioni! Dal Lago di Como alle montagne del Trentino, fino alle colline piemontesi; ovunque sono in programma eventi che rendono settembre il mese ideale, non solo climaticamente parlando, per mettere in programma un week end o una giornata da passare in qualche straordinaria località del nostro Bel Paese.
Sulle sponde del Lario in Lombardia E a proposito di lago, segnaliamo alcuni eventi che caratterizzeranno le prossime settimane su entrambe le sponde del Lario. A cominciare dalla rassegna concertistica Pianomaster, ospitata a Gravedona ed Uniti (CO) giunta alla sua trentaquattresima edizione: tutti i venerdì fino al 22 ottobre, alle ore 18 il salone di Palazzo Gallio, splendida location affacciata sul lago, sarà la cornice di concerti di altissimo livello. Per maggiori informazioni: Infopoint Gravedona ed Uniti: infopoint. gravedona@northlakecomo. net - Tel. 0344 85005 – www. northlakecomo.net. La musica trionfa anche dall’altra parte del lago visto che a Lecco sono in programma gli ultimi appuntamenti del Lecco jazz festival che ha ospitato artisti nazionali e internazionali di riconosciuto livello. Settembre sarà il momento di Jazz Off Festival dal titolo “Re nudi in Jazz”, realizzati grazie alla collaborazione del CRAMS: l primo evento è in programma giovedì 23 settembre dal titolo “Contemporary Project + Marco Colonna”, mentre il secondo appuntamento della rassegna, dal titolo “Barinduza”, è fissato per sabato 25. A metà lago, invece, si consiglia la partecipazione al Bellagio Wine Festival che permetterà di scoprire i migliori vini italiani sulla caratteristica Salita Serbelloni. L’appuntamento, aperto a tutti, è in programma nella serata del prossimo 24 settembre (dalle 18,30 alle 23). Il BWF vuole essere un incontro con il produttore, per chi vende il vino e per chi lo compra, un incontro semplice come incontrare un amico per un bicchiere di vino. Per informazioni: info@ bellagiowinefestival.it
Sulle montagne del Trentino In montagna per ammirare i capolavori di Sandro Botticelli. Mancano, infatti, pochi giorni alla
chiusura della grande mostra al Mart di Rovereto “Botticelli. Il suo tempo. E il nostro tempo”, aperta fino al 26 settembre. È una straordinaria occasione per ammirare alcune opere del maestro fiorentino accostate a capolavori dell’arte contemporanea che dall’artista rinascimentale prendono ispirazione: come Pallade e il Centauro, proveniente dagli Uffizi, la Venere della Galleria Sabauda di Torino e il Compianto sul Cristo morto in prestito dal Museo Poldi Pezzoli di Milano. In mostra sono presenti anche opere di Filippo Lippi, di Filippino e di altri grandi artisti, come Antonio del Pollaiolo e Andrea del Verrocchio. Le opere di Botticelli hanno ispirato artisti della Pop art italiana, come Mario Ceroli, Giosetta Fioroni e Cesare Tacchi, ma anche in anni immediatamente successivi figure come Michelangelo Pistoletto e Renato Guttuso. Le influenze di Botticelli si ritrovano nelle opere di artisti internazionali come Fernando Botero, David LaChapelle, Oliviero Toscani, John Currin; rivivono nella moda e nel cinema, invadono le riviste patinate su cui posa Kate Moss e sono coprotagoniste alle foto di influencer come Chiara Ferragni. E già che siete a Rovereto, perché non partecipare a uno dei cinque itinerari, della durata di un paio d’ore ciascuno alla scoperta dell’Atene del Trentino? Info e prenotazioni su www.visitrovereto.it. Un’esperienza davvero unica è invece quella che viene proposta in Alta Badia: partecipare alla transumanza, la migrazione stagionale delle greggi, delle mandrie e dei pastori che si spostano dai paesi a valle verso i pascoli situati negli alpeggi e viceversa. Lo si potrà fare in compagnia di Matteo, un giovane contadino di Badia legato alle tradizioni e autentico custode dei valori legati alla cultura rurale che cerca di preservare e portare avanti con coerenza e convinzione. Ecco, quindi, la possibilità di trascorrere, domenica 19 settembre, qualche ora con lui mentre accompagna
il bestiame negli ultimi chilometri di transumanza fino al fondovalle. Ulteriori informazioni e prenotazione presso gli uffici turistici dell’Alta Badia: www.altabadia.org. Per gli amanti dei cavalli e delle corse, infine, l’appuntamento imperdibile è a Merano dove, domenica 26 settembre, è in programma il Gran Premio all’Ippodromo: si tratta anche un evento mondano, con le signore elegantemente vestite che sfoggiano cappelli di ogni misura e colore.
In Piemonte alla scoperta dei vini (e non solo) Fino al 3 ottobre i week end nelle piazze, nelle strade e nelle più suggestive dimore storiche di Asti e tra le colline del Monferrato sono nel nome della Douja d’Or. La 55esima edizione della manifestazione avrà per tema “Il vino al centro” e protagonista il vino, conosciuto e amato in tutto il mondo: la Barbera d’Asti e i vini del Monferrato, l’Asti spumante e il Moscato d’Asti, le etichette di tutte le denominazioni piemontesi rappresentate da Piemonte Land of Wine - il consorzio che riunisce i 14 consorzi piemontesi del vino ufficialmente riconosciuti dal Ministero dell’Agricoltura - i vini biologici, il vermouth, i vini aromatizzati in purezza e in miscelazione e le grappe. Il programma è ricco di iniziative in tutta la provincia: degustazioni, live tasting, masterclass ma anche arte,
incontri, spettacoli teatrali, mostre, visite guidate alla scoperta di Asti, del Monferrato e delle sue colline, patrimonio dell’Unesco. Sul sito www. doujador.it sarà possibile prenotare in anticipo gli appuntamenti. Sono aperte anche due singolari mostre a Palazzo Mazzetti: “Asti, Città degli arazzi”, che ospita gli arazzi delle due prestigiose manifatture astigiane Scassa e Montalbano, e “Una rotaia lunga 170 anni”, ricorda la linea ferroviaria su cui si è fatta l’Italia, la Torino-Genova, nata per collegare la capitale del Regno di Sardegna al suo porto sul mar Ligure. A completare l’offerta territoriale, dedicata agli enoturisti c’è l’esperienza di “Vendemmia didattica”: fino a metà ottobre sarà possibile sperimentare il lavoro di vendemmia nelle cantine di Langhe Monferrato Roero, su prenotazione al Wine Corner di Piemonte On Wine. Ma non solo vini. A Bra, dal 17 al 20 settembre, i protagonisti saranno i formaggi. In quei giorni, infatti, va in scena Cheese, il più grande evento internazionale dedicato ai formaggi a latte crudo e alle forme del latte che avrà per tema “Considera gli animali”, perché senza di loro non esisterebbero i formaggi protagonisti di Cheese.La quattro giorni di settembre infatti si conferma il palcoscenico perfetto in cui pastori, casari, formaggiai e affinatori raccontano, attraverso i loro prodotti, metodi produttivi che mettono al centro la qualità delle materie prime, il benessere animale, la tutela del paesaggio. Li troviamo nel grande Mercato dei Formaggi e tra le bancarelle dei Presìdi Slow Food, ma non solo. Immancabili la Gran sala dei formaggi e l’Enoteca dove abbinare un buon calice di vino alle decine di formaggi naturali e a latte crudo. A chi vuole ritrovare il piacere di saperne sempre di più sono dedicati i Laboratori del Gusto (a Bra e a Pollenzo, presso la Banca del Vino), con formaggi in abbinamento a pani, vini e birre, e i percorsi educativi di Slow Food pensati per grandi e piccini. Il programma completo si può trovare su cheese.slowfood.it.
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La presentazione ufficiale il 24 settembre al resort “Sole in Me” di Ostuni (Brindisi)
Arriva in Puglia un nuovo concetto di turismo: il biohacking weekend nemici cronici del nostro tempo rispondono al nome di stress, problemi di peso, dolori articolari, stanchezza mentale e invecchiamento precoce. Spesso si sente il bisogno di “staccare la spina” e rigenerarsi con qualche giorno in un centro benessere, salvo poi riprendere una volta terminata la vacanza ad accumulare gli effetti nefasti della frenetica vita quotidiana. In Puglia, terra che offre già molto dal punto di vista turistico e dell’ospitalità, sta nascendo un nuovo concetto di turismo, grazie a cui prendersi cura di se stessi in un modo differente dal solito. Stiamo parlando di biohacking weekend, ovvero un servizio innovativo che coniuga “leisure” e benessere, opportunità unica per fare una sorta di reset psicofisico
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e metabolico. Facciamo chiarezza: il biohacking è una disciplina nata una ventina d’anni fa negli Stati Uniti. Il termine “hackerare” significa “alterare” e, in questo caso, nella sua accezione positiva, è riferito alla biologia e alle reazioni del nostro corpo. A parlarcene è Stefano Santori, biohacker e coach, fondatore della prima accademia italiana di biohacking: è lui a gestire il team che si occupa di biohacking del resort “Sole in Me” di Ostuni. Sarà proprio la struttura a cinque stelle ad ospitare i primi biohacking weekend, esempio di una “remise en forme” del terzo millennio: “Venerdì 24 settembre avverrà la presentazione ufficiale, quindi lo start è previsto per l’ultimo fine settimana di ottobre, per poi continuare senza soste - ha spiegato - si
tratta di un weekend lungo, di quattro giorni, che si svolgerà all’interno di Sole in Me. Il resort è adeguatamente attrezzato con i device più moderni che la tecnologia mette a disposizione del biohacking. Non c’è da spaventarsi: il
programma si svolgerà nel massimo del relax, con ritmi soft, coniugato all’ottima cucina pugliese e alla tipica ospitalità regionale”. Il biohacking si rivolge a manager, atleti, artisti, attori e a chi tutti i giorni richiede parecchio al proprio corpo
e ha a cuore le proprie performance: è nato per creare alterazioni attraverso un nuovo “stile di vita”, che inneschino miglioramenti psicofisici e che possano arginare i problemi elencati in precedenza. Continua Santori: “Il vero punto di leva è dunque re-imparare a mangiare, a respirare, a muoversi, a idratarsi, a gestire lo stress, a ottimizzare il sonno, a meditare per calmare la mente - ha spiegato il coach, che negli ultimi sei mesi è intervenuto su Radio 105 con una rubrica fissa sul biohacking - sono cinque le aree che possiamo ottimizzare, dall’alimentazione alla rigenerazione anti-aging, dalle neuroperformance all’efficienza del corpo, fino ad arrivare alla gestione dello stress e delle difese immunitarie”.
Il biohacking weekend rappresenta quindi un momento speciale dedicato alla persona: “Una volta entrati nel resort Sole in Me ci sarà il colloquio iniziale con il coach e in seguito si andrà a stilare il programma secondo le proprie esigenze, è prevista una base comune e una parte personalizzata ad hoc - ha concluso Santori - si lavorerà con un team multidisciplinare composto sia da formatori/coach che da medici specializzati in materia, sempre presenti. Terminato il weekend, una volta tornati alla quotidianità, sarà comunque possibile (e fortemente consigliato) continuare il percorso avvalendosi di un’app e del rapporto a distanza con il digital coach. Così facendo il periodo di rigenerazione profonda non sarà stato vano”.
Da Taranto a Brindisi, una stagione lunga dodici mesi
Il resort “Sole in Me” ospiterà i biohacking weekend che saranno presentati ufficialmente il prossimo 24 settembre. Allargando il campo possiamo affermare che si tratta di un’altra tipologia di turismo che va ad arricchire l’offerta di una regione unica: la Puglia propone mare, colline, folclore, storia, arte, cultura millenaria e tradizione, il tutto immerso in una comunità ospitale e capace di accogliere con il sorriso. Tant’è che National Geographic l’ha da poco definita la regione più bella del mondo, sintesi perfetta fra territorio, clima e contesto sociale e relazionale. Questi elementi hanno fatto
sì che il territorio crescesse in modo esponenziale, soprattutto nell’ultimo decennio. Con Michele Carriero, amministratore di “Sole in Me”, abbiamo analizzato la stagione turistica in corso: “Il 2021 ha confermato il trend in rialzo, nonostante l’assenza dei turisti stranieri, e ciò è di buon auspicio per il futuro, quando si potrà tornare a muoversi liberamente. La Puglia si è attestata come prima destinazione in Italia, grazie alla presenza del mare ma anche di un’entroterra straordinario. Penso alle ultime colline delle Murge che accarezzano Ostuni e alle Valle d’Itria”. Questo momento d’oro è confermato anche da un alto rating di fidelizzazione: in sostanza chi scopre la Puglia poi ci ritorna. C’è un’altra tendenza molto importante che sta emergendo, in particolare nella fascia centrale della regione che idealmente va da Taranto a Brindisi, dallo Ionio all’Adriatico: la stagione si sta allungando, arrivando a coprire praticamente tutto l’anno. Continua Carriero: “Il resto del mondo diluisce le vacanze nell’arco dei dodici mesi, perciò stiamo cercando di avere un approccio maggiormente internazionale, favorito ovviamente dal nostro clima mite anche nei mesi più freddi. Sole in Me, essendo una struttura agile, quest’anno riuscirà a restare aperto non-stop. E’ qui che si inserisce la nuova iniziativa in rampa di lancio dei biohacking weekend: si tratta di una leva strategica importante, andiamo ad aggiungere nuovi servizi al turismo tradizionale. Così facendo si va ad implementare l’offerta classica con un soggiorno dedicato alle attività di coaching
mentale, al benessere e alla disintossicazione. Andiamo ad alzare l’asticella del benessere con percorsi dedicati che avranno un impatto positivo sulle persone. Il tutto coniugato con ospitalità, buon cibo, cultura e tutti i fattori di successo della nostra regione”. A completare il quadro è la semplicità di movimento: “La logistica è fondamentale per il successo di un’iniziativa turistica - ha proseguito l’indice di dotazione infrastrutturale del Sud Italia è 60 su base 100, la provincia di Brindisi è invece 110. Ostuni è a breve distanza dagli aeroporti di Brindisi e di Bari, con i quali è facilmente collegata e tutto ciò aiuta a destagionalizzare, fornendo una soluzione rapida e comoda nell’ottica di organizzare dei weekend lunghi”.
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Photoshot 1.
Torre Monumentale di San Martino della Battaglia
2.
Goito, Monumento al Bersagliere
In vacanza nel Paese più bello del mondo
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Novara, Piramide-ossario
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Peschiera del Garda, Verona.
della Bicocca Fortezza veneziana con ponte di Porta Brescia
Tra ricordi di scuola e stratagemmi per far imparare la storia ai nostri figli, eccovi la proposta di “ripassare” o scoprire le vicende del nostro Paese visitando i luoghi dove si sono svolti gli eventi Quanti hanno sudato (e quanti suderanno) sui libri di storia per approfondire le Guerre di Indipendenza del nostro Paese? Praticamente tutti gli italiani! Ripensandoci, quanti nomi riecheggiano: Goito, Custoza, San Martino, Solferino, Peschiera… Ci sembra, quindi, un’interessante proposta quella di andare alla scoperta turistica di almeno alcune di quelle località che abbiamo conosciuto perché lì accamparono gli eserciti o si combatterono dure battaglie. Un mix tra una visita didattica e una gita scolastica? Mah, anche una gita in famiglia imparando o “ripassando” un po’ di storia.
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L’ossario di Custoza
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La Rocca di Solferino
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Verona, Castel San Pietro
Sulle tracce della Storia
Le Guerre d’Indipendenza La Prima Guerra d’Indipendenza tra Milano, Verona e Novara Tutto prese il via dalle “Cinque giornate di Milano”, cioè l’insurrezione armata avvenuta tra il 18 e il 22 marzo 1848 che portò alla temporanea liberazione della città dal dominio austriaco e spinse il re di Sardegna Carlo Alberto a dichiarare guerra all’Impero austriaco dando inizio alla Prima Guerra d’Indipendenza italiana. Per i più curiosi, di quei moti restano alcuni segni anche nella Milano di oggi: una palla di cannone con una targa che indica la data “20 marzo 1848” sulla facciata di palazzo Acerbi, in corso di Porta Romana, e una sbrecciatura con l’indicazione “Marzo 1848” su un portale di Casa De Maestri in Corso di Porta Venezia 13, poco prima dell’imbocco di via della Spiga. Gli austriaci, comunque, dovettero lasciare Milano e ripiegare nelle fortezze del cosiddetto Quadrilatero: Verona, Peschiera, Mantova, Legnago. Carlo Alberto con il suo esercito riuscì a conseguire un certo numero di vittorie nel Mantovano e a sud del Lago di Garda, in particolare a Goito, Monzambano e Valeggio, giungendo a pochi chilometri dalle imponenti mura di Verona a Santa Lucia, oggi un quartiere cittadino. A proposito di Goito (MN), sulle sponde del Mincio, da allora venne chiamata “piccola
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città del Risorgimento”: nella primavera del 1848 si tennero due importanti battaglie in cui l’esercito piemontese sconfisse gli austriaci usciti in forze da Verona per soccorrere Mantova assediata. Li ricordano due sculture: il monumento bronzeo, posto fra il Ponte della Gloria e il prato di villa Giraffa, opera allo scultore torinese Giorgio Ceragioli, eretto il 20 settembre 1926 su iniziativa della Sezione bersaglieri di Mantova, ricorda un’eroica azione dei bersaglieri guidati dal colonnello La Marmora che nell’occasione rimase ferito; e il vicino monumento
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bronzeo al granatiere di Sardegna, opera dello scultore Giovanni Solci, eretto nel 1998, che ricorda invece il combattimento del 30 maggio 1848, nel quale rimase ferito il futuro re Vittorio Emanuele II. Si approfitti anche per dare un’occhiata ai ruderi del castello di Goito, un’antica roccaforte risalente al XII secolo situata in centro, e al castello di Cerlongo, anche noto come villa Magnaguti, situato nell’omonima frazione, che conserva inalterato l’originario impianto, oltre ad alcuni edifici medievali e le opere difensive, tra cui le tre torri e le mura perimetrali.
È proprio della primavera 1848 anche la resa della fortezza di Peschiera. Qui la visita è d’obbligo perché si tratta di un’imponente opera difensiva, un intero complesso militare che per secoli ha protetto il centro abitato di Peschiera del Garda e che dal 2017 è entrato a far parte del Patrimonio dell’Umanità Unesco. La fortezza di Peschiera è composta da numerosi edifici a funzione militare, racchiusi da possenti cinte murarie in laterizio e difese da cinque baluardi, tutti realizzati tra il 1551 ed il 1553: si può visitare a piedi oppure accomodandosi su uno dei battelli che segue il corso del Mincio che circonda i vari edifici della Fortezza. Tra gli edifici visitabili ci sono la Rocca Scaligera, l’Ospedale militare d’Armata, la Polveriera Austriaca, l’Ex Caserma di Cavalleria, oggi sede del Municipio, e il Palazzo del Provveditore Veneto. Nonostante queste vittorie, le vicende della Prima Guerra di Indipendenza volsero a favore degli austriaci e il conflitto si concluse con diverse battaglie perse, l’ultima delle quali si svolse alle porte di Novara ed è conosciuta anche come “battaglia della Bicocca” dal nome dell’omonimo sobborgo sud-est di Novara, dove si combatterono gli scontri più importanti e che vide la vittoria dell’esercito imperiale austriaco guidato dal maresciallo Josef Radetzky contro
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l’Armata Sarda comandata dal generale polacco Wojciech Chrzanowski. La Piramide-ossario della Bicocca commemora la battaglia e conserva al suo interno, senza distinzioni, i resti dei caduti sia dell’esercito piemontese sia asburgico. Ricordiamo, inoltre, che a Novara è stato istituito un Museo Risorgimentale che conserva oggetti e cimeli dell’epoca e che ogni anno, prima della pandemia, nella città piemontese si svolgeva una manifestazione che rievocava la storica battaglia risorgimentale. Già che siete a Novara, non perdete la possibilità di visitare la basilica di San Gaudenzio con la sua imponente cupola neoclassica a pinnacolo (alta 121 metri) progettata da Alessandro Antonelli, da molti considerata la più alta al mondo in mattoni, e all’interno della chiesa il bellissimo Polittico di Gaudenzio Ferrari.
La Seconda Guerra di Indipendenza, le cruente battaglie di Solferino e San Martino È soprattutto la Seconda Guerra di Indipendenza che spinge alla visita di città e monumenti strettamente legati al conflitto. Lo scontro più duro prese il via all’alba del 24 giugno 1859 e si protrasse per tutto il giorno in una serie di battaglie contro l’esercito austriaco combattute dall’esercito francese attorno all’altura di Solferino (MN) e da quello piemontese attorno a San Martino (BS), che lasciarono sul campo più di 20.000 morti. Queste due località meritano una visita. A Solferino, si veda la rocca conosciuta anche come “Spia d’Italia”, il Museo del Risorgimento che conserva documenti e cimeli e la chiesa di San Pietro all’interno della quale è stato realizzato un Ossario che
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offre un tragico spettacolo dei reali effetti della guerra. Ma è soprattutto d’obbligo uno sguardo al memoriale della Croce Rossa Internazionale realizzato cent’anni dopo quell’eccidio di tante vite umane che ispirò Henri Dunant nella costituzione di un organismo che si occupasse dei feriti indipendentemente dal colore della loro divisa: si arriva attraverso un lungo viale di cipressi, detto di San Luigi Gonzaga, e sul lato del monumento sono collocati dei marmi provenienti da tutto il mondo, sui quali sono incisi i nomi dei Paesi che aderiscono alla Croce Rossa e che hanno contribuito alla realizzazione del memoriale. Nella vicina San Martino della Battaglia, frazione di Desenzano del Garda (BS), si può visitare la torre monumentale che celebra solennemente l’intera epoca risorgimentale e che venne inaugurata il 15 ottobre 1893
alla presenza di re Umberto I e della regina Margherita. Alta oltre 64 metri, sale dal piano terreno, dove sono diverse opere che celebrano la storia del re Vittorio Emanuele II, per una rampa inclinata a spirale appoggiata alle pareti che si sviluppa su una lunghezza di 410 metri; la rampa, intervallata da sette ripiani dove viene proposta una serie di grandi dipinti rappresentanti i fatti salienti dell’indipendenza dal 1848 al 1870, porta sulla cima della torre dalla quale si gode un notevole panorama del basso Lago di Garda e delle colline moreniche circostanti.
La Terza Guerra di Indipendenza, tra Custoza e Verona L’ultima delle Guerre di Indipendenza, pur portando poi all’Unità d’Italia, è costellata più da sconfitte che da vittorie. Tra le prime bisogna ricordare
la battaglia di Custoza (VR), località già legata a una sconfitta subita il 25 luglio 1848 durante la Prima Guerra d’Indipendenza. Poco meno di vent’anni dopo, il 24 giugno 1866 la storia si ripete con una nuova vittoria degli Austriaci. Nella località veronese si può visitare il Colle Belvedere dove, proprio accanto al paese, si trova l’Ossario, realizzato nel 1879 e inaugurato da Amedeo di Savoia duca d’Aosta, per raccogliere le spoglie delle migliaia di soldati caduti che continuarono ad essere ritrovati nelle campagne circostanti per molto tempo dopo la battaglia: nella parte superiore del memoriale un piccolo museo raccoglie cimeli ed equipaggiamenti delle truppe impegnate nelle battaglie. Una curiosità che molti, probabilmente, ricordano: uno storico personaggio legato alla località e a quegli eventi è il Tamburino sardo celebrato dal
De Amicis nel libro Cuore, il quale corse giù dalle colline di Custoza per chiamare i rinforzi. La Terza Guerra di Indipendenza si conclude, di fatto, il 16 ottobre 1866 quando le truppe italiane entrano a Verona. E qui, oltre a visitare i monumenti classici della città scaligera, dall’Arena alla Casa di Giulietta, immersi nelle guerre indipendentiste si potrebbe dare uno sguardo al formidabile sistema difensivo con mura bastionate e forti realizzato a partire dal 1833 dagli ingegneri austriaci guidati dal tenente colonnello Franz von Scholl: in particolare le fortificazioni del settore meridionale, l’ospedale, l’arsenale, la Santa Marta, il panificio dove si produceva pane e gallette per le truppe del quadrilatero e il castello sul colle San Pietro, raggiungibile anche con una funicolare, da cui si gode una splendida vista sulla città.
Eventi da non perdere Valli di Comacchio, torna la Sagra dell’anguilla Tre weekend speciali con spettacoli, mercatini, escursioni e l’immancabile degustazione di prelibati piatti a base di anguilla e di pesce di mare e di valle. E’ quello che propone, il 25-26 settembre, il 2-3 e il 9-10 ottobre, la Sagra dell’Anguilla di Comacchio (FE) che torna dopo le chiusure per Covid. Una festa per buongustai, ma non solo. Perché in quei giorni la località ferrarese è ricca di proposte di vario genere. Nel centro storico ci saranno tante coloratissime bancarelle di alimentari, artigianato, manufatti artistici, cose d’altri tempi, opere dell’ingegno, articoli da collezione e curiosità, ma sono in programma anche concerti, spettacoli, presentazioni letterarie, approfondimenti culturali, escursioni nelle Valli di Comacchio e visite guidate in città, convegni, animazione per bambini nei musei e lungo le vie del centro storico, spettacoli di teatro dialettale e messe in scena di storie di vita di un tempo. Da segnalare il viaggio fotografico di Piergiorgio Branzi “Un momento di grazia” le cui immagini saranno esposte alla Galleria d’Arte di Palazzo Bellini. Al sito www. sagradellanguilla. it è presente l’intero programma. Rovereto, dove i fiori crescono tra i binari E’ aperta ancora per pochi giorni, fino al 30 settembre, al Museo della città di Rovereto (TN), una mostra davvero singolare: “Binario 1. Biodiversità in transito”. Si tratta di una rassegna dedicata a piante e fiori che crescono lungo i binari, nel particolare habitat ferroviario. Il percorso espositivo, composto da pannelli, postazioni multimediali ma anche da reperti come preziosi campioni d’erbario, pubblicazioni e molto altro, porta a vedere l’ambiente ferroviario con occhi nuovi, indossando le insolite vesti del botanico. Sono molti gli approfondimenti trattati nella mostra volti a far comprendere alcune dinamiche importanti e vicine alla quotidianità di ognuno di noi come ad esempio il focus su alcuni curiosi stratagemmi utilizzati dalle piante per la
dispersione dei semi. Non mancano i richiami a tematiche attuali come la globalizzazione e i cambiamenti climatici: molte piante abituate a vivere negli ambienti più caldi utilizzano infatti la linea ferroviaria del Brennero per spostarsi da sud verso nord in risposta al riscaldamento climatico.
A Cervia si corre dietro gli aquiloni Dal 25 settembre al 3 ottobre Cervia si veste dei colori degli aquiloni provenienti da ogni parte del mondo. Sulla spiaggia di Pinarella si daranno, infatti, appuntamento i migliori aquilonisti dai 5 continenti per partecipare al 41° Festival internazionale dell’Aquilone: in programma display di aquiloni artistici, etnici, storici e giganti, esibizioni di volo acrobatico a ritmo di musica, combattimenti, performance multidisciplinari, mostre, laboratori didattici, “Giardini del Vento”, Volo notturno, “Notte dei Miracoli”, Cerimonia delle Bandiere, “Premio Speciale Per Meriti di Volo”, campionato Cervia’s Cup a cura di STACK Italia Federazione di volo acrobatico e di precisione, “Fiera del vento”, installazioni, air sculptures, mercatino e area food. A Bormio si può ascoltare il bramito del cervo Davvero singolare è l’esperienza che si può fare a Bormio (SO), in Alta Valtellina: ascoltare il bramito del cervo. Per tutto il periodo autunnale, infatti, è possibile ascoltare il canto d’amore dei cervi maschi che riecheggia nelle foreste e nelle valli del Parco Nazionale dello Stelvio. Il bramito è, appunto, il verso d’amore emesso dai maschi di cervo al fine di dimostrare tutta la loro forza e di conquistare l’harem delle femmine: più forte è il bramito più il cervo dimostra la propria potenza e comunica agli altri maschi di stare alla larga. Proprio per ascoltarlo, il Parco Nazionale dello Stelvio organizza alcune
escursioni guidate il 25 e 26 settembre e il 2-3 ottobre o in Val Zebrù (circa 5 ore di cammino) o in Val dei Forni (3 ore di cammino). Per info: www. bormio.eu A Merano si pensa già alla Festa dell’Uva Saremo già in pieno foliage, invece, immersi nei colori dell’oro, nella ricca vegetazione del centro e dei dintorni che si tinge di sfumature di rossi, arancioni e gialli, quando a Merano (BZ), il 16 e il 17 ottobre, andrà in scena la Festa dell’Uva. Si tratta di un appuntamento fisso in ottobre da oltre 130 anni, un’occasione in cui la tradizione è vissuta appieno sia dal punto di vista musicale che gastronomico. In origine era un evento volto al ringraziamento per il raccolto e mantiene fede alle proprie origini, ospitando bande musicali e carri allegorici realizzati in onore delle mele, dell’uva e delle castagne. La grande sfilata piena di colori parte da Porta Venosta passando attraverso il centro città: dalla via delle Corse, il Corso Libertà, la passeggiata e piazza Teatro per tornare in Corso Libertà. A Erba c’è RistorExpo Torna il salone dedicato ai professionisti della ristorazione. La manifestazione, che negli anni ha saputo guadagnare un posto privilegiato fra gli eventi di settore e oggi vanta un pubblico specializzato di oltre 20.000 operatori, dal 26 al 29 settembre occuperà i padiglioni del centro espositivo in provincia di Como. Il titolo pensato per questa edizione è “Ricomincio da me. Il nuovo umanesimo enograstronomico”.
TURISMO
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Il Bel Paese dall’alto Lo spettacolare panorama che si può godere dalla cima di torri e campanili delle nostre città può valere un viaggio
In vacanza nel Paese più bello del mondo Oggi i droni permettono di vedere qualsiasi cosa dall’alto. Ma volete mettere con lo stupore che si può provare a vedere personalmente dall’alto una città come Siena o Bergamo, Cremona o Genova? Imparagonabile! Ecco perché, in questo scorcio di inizio autunno vi proponiamo di andare alla scoperta delle nostre città arrampicandovi lungo le scale di torri e campanili, almeno là dove si può salire. Senza dimenticare che molti di loro sono anche delle vere e proprie opere d’arte da ammirare anche solo dal basso.
Lombardia, dal Torrazzo di Cremona al “Matitone” lecchese Partiamo dalla torre campanaria medievale più alta d’Italia in laterizi e tra le prime in Europa: il Torrazzo, simbolo di Cremona, il campanile della Cattedrale di Santa Maria Assunta che raggiunge i 112,54 metri. Per arrivare fino in cima bisogna salire una scala di 502 gradini inserita nell’intercapedine della doppia canna di cui si compone il campanile, cioè di due torri inserite l’una nell’altra. Ma quando si arriva in alto, lo spettacolo è davvero singolare: innanzitutto sulla sottostante piazza con la Cattedrale e il Battistero, ma, nelle giornate più limpide, guardando verso nord è possibile scorgere le Prealpi e verso sud i primi colli appenninici. Da ammirare anche l’orologio meccanico astronomico zodiacale, uno dei più grandi del mondo: misura ben 8,20 m di diametro e venne costruito alla fine del XVI secolo (pensate, per
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fare un confronto, che l’orologio del Big Ben di Londra ha un diametro di 6,85 m). E poi le sette campane (del 1744 - dal peso compreso tra i 465 kg della più piccola ai 3.270 kg della più grande) più un’ottava, detta “delle ore” (1581) e, al suo interno, il Museo Verticale dedicato al tempo, sovrano della torre. Altro primato è quello che spetta alla Torre del Popolo di Palazzolo sull’Oglio (BS): dominata dalla statua del centurione San Fedele, è la torre campanaria a sezione circolare più alta d’Europa raggiungendo i 91,8 m (7 quelli del santo). Venne costruita tra il 1813 e il 1838 su uno dei torrioni della Rocca Magna palazzolese, la Torre Mirabella, che apparteneva alla cinta muraria dell’antica Rocha Magna. È dotata di un concerto di 12 campane dal peso di 10.197 kg: dieci campane minori sono montate sulle celle campanarie all’esterno della torre, mentre quelle maggiori sono collocate all’interno. Ci spostiamo sul Lago di Como,
sponda lecchese, per salire sul “Matitone”, com’è simpaticamente definito il campanile in stile neogotico della Basilica di San Nicolò che domina il capoluogo manzoniano. Costruito nella seconda metà dell’800, ha una possente base circolare risalente al Quattrocento che era parte integrante di una torre cannoniera merlata. Raggiunge i 96 m ed è il 6° campanile più alto d’Italia; è chiamato il “Matitone” per la pianta ottagonale e la punta piramidale. Grazie a un gruppo di volontari della parrocchia vengono organizzate visite guidate dei sotterranei del torrione, della loggia campanaria e della balconata che sovrasta la loggia. Dalla sua cima si gode un fantastico panorama sulla città di Lecco e sul suo lago, ma per arrivare sotto la cella campanaria bisogna pagare un faticoso prezzo: salire 396 gradini! Inutile dire che ne vale la pena. All’interno della cella campanaria, si trova un concerto di 9 campane: la maggiore ha un diametro di 1,68 metri e pesa 28 quintali circa con un battente di 60 kg circa. Segnaliamo una singolare coincidenza con l’altezza totale della torre: complessivamente il concerto di campane pesa 96 quintali. Concludiamo il tour lombardo (anche se molte altre costruzioni meriterebbero di essere citate, come il campanile della chiesa di San Giulio a Castellanza (VA) che, con i suoi 93 m, è all’8° posto nella classifica italiana o la Torre di San Martino a Desenzano (BS), simbolo del Risorgimento italiano, alta 64 m, e di cui abbiamo parlato nel precedente giornale) a Bergamo, con la Torre civica, detta il Campanone, che domina Piazza Vecchia e venne fatta costruire dalla potente famiglia Suardi nel dodicesimo. Dalla cima dei suoi 52,76 metri offre una vista panoramica mozzafiato sulla città antica e non solo. Alla sommità, raggiungibile a piedi (230 gradini) o più comodamente in ascensore, si trova la più grande campana della Lombardia che, ancora oggi, tutte le sere alle 22 batte i suoi suggestivi cento rintocchi a perenne ricordo della chiusura delle porte della città, lungo le mura, durante la dominazione veneta.
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Cremona, il Torrazzo e la Cattedrale
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Torre civica di Bergamo, detta il Campanone
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Alessandria, campanile del Duomo di San Pietro
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Asti, Torre Comentina
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La Lanterna di Genova
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Firenze, panorama della città con la Torre di Arnolfo e il Campanile di Giotto
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Siena, la Torre del Mangia
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Piemonte, ad Alessandria il campanile più alto, ma quante torri ad Asti! In terra piemontese abbiamo alcuni tra i più alti campanili d’Italia. Primo fra tutti quello del Duomo di San Pietro ad Alessandria. Alto 106 metri (compresa la croce in ferro, alta 8 metri e del peso di 12 quintali) venne costruito a più riprese tra il 1889 e il 1922, al posto del precedente e notevolmente più basso campanile, abbattuto dopo essere stato colpito da un fulmine. Cinque le campane che compongono il concerto, la più vecchia e la più grande delle quali risale al 1818.Vive, invece, di fama riflessa il campanile della basilica di San Gaudenzio a Novara. Questa, infatti, è nota per la sua cupola, opera di Alessandro Antonelli, l’architetto a cui si deve la Mole, simbolo di Torino e una delle costruzioni più famose d’Italia. La cupola, infatti, raggiunge i 121 metri, mentre il campanile, costruito prima, si ferma a 92 metri, risultando, comunque, il secondo più alto del Piemonte. Opera di Benedetto Alfieri, zio del famoso drammaturgo e architetto di Casa Savoia, è realizzato in laterizi e granito di Baveno e si trova isolato dalla chiesa, alla sinistra dell’abside, per non arrecare danni alla struttura dell’edificio con le vibrazioni prodotte dalle campane che sono 9, 8 che formano il concerto e una utilizzata come richiamo. Anche Torino può vantare un
campanile di rilievo: è quello della chiesa di Nostra Signora del Suffragio e Santa Zita, nel quartiere San Donato, che, con i suoi 83 metri, è una delle costruzioni più alte del capoluogo piemontese. Ma anche tra le più singolari per la sua struttura, curata in prima persona dal beato Francesco Faà di Bruno, e per le tecniche di costruzione usate: prima parte a base quadrata realizzata in muratura a mattoni pieni, mentre la parte superiore è a base ottagonale ed è realizzata con mattoni forati più leggeri; in mezzo è collocata la cella campanaria con delle bifore per ciascun lato, realizzata con 32 colonnine di ghisa per favorire il propagarsi del suono. Anche la guglia, sormontata da un angelo dell’Apocalisse che suona una tromba, è in ghisa. Nella parte più alta sono posizionati quattro orologi, posti ai quattro lati, che, secondo una leggenda, fu lo stesso beato a volere affinché potessero essere visti da tutti i lavoratori della zona, così da non essere ingannati sull’orario di lavoro. Poi ci sono le torri. E allora è Asti che fa la parte del leone perché la città ne è davvero costellata. Innanzitutto la Torre Comentina di piazza Roma, alta 38,55 metri, la più alta non solo di Asti ma di tutto il Piemonte. Usata per diversi secoli come postazione di comando per la corsa del Palio, si presenta come una canna liscia e quadrata, con un elevato numero di finestre per lato, che termina alla cima con due
fasce ad archetti in cotto ed arenaria e la merlatura ghibellina, a coda di rondine. È arrivata intatta fino a oggi anche la Torre Troyana o Torre dell’orologio, uno dei simboli architettonici della città, situata accanto al Palazzo Ducale o del Governatore. Alta 44 metri, ha una base quadrata di 5,90 metri per lato, termina con una merlatura “ghibellina” a coda di rondine e ha sopra un pinnacolo sporgente in metallo a copertura dell’orologio ancora funzionante: l’attuale campana del XVI secolo è tra le più antiche del Piemonte. E poi Torre dei Gazzelli di Rossana, di origine tardo duecentesca, tra le torri più spettacolari della città per la grandiosità architettonica (lato di 8,10 m), Torre Guttuari di piazza Statuto e la romanica Torre Rossa di San Secondo che, secondo la leggenda popolare, sarebbe stata l’ultima prigione del santo patrono della città (San Secondo) prima del martirio.
Liguria, la Lanterna di Genova Non è una torre e nemmeno un campanile, ma è sicuramente la costruzione simbolo che s’innalza a Genova: la Lanterna, in genovese “a Lanterna de Zena”, il faro portuale del capoluogo ligure, per secoli strumento indispensabile alla navigazione notturna delle navi in entrata e uscita dal porto. Con i suoi 77 metri è il faro più alto del Mediterraneo e il secondo in Europa dopo il Faro dell’Île Vierge, nel dipartimento francese di Finistère e il quinto del mondo. E con lo storico scoglio sul quale si poggia, raggiunge i 117 metri d’altezza. Costruito nella sua struttura
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attuale nel 1543, è inoltre il faro più antico d’Europa, fra quelli ancora in attività. Sorge al margine orientale del quartiere di Sampierdarena, ed è accessibile dalla città esclusivamente attraverso una passeggiata pedonale di circa 800 metri che si sviluppa per la maggior parte a sbalzo esternamente alle vecchie mura cittadine attraverso un percorso che sovrasta le banchine del porto. Per raggiungere la sommità al suo interno, si sviluppa una scala in muratura di 365 gradini totali, di cui 172 aperti al pubblico per raggiungere la prima cornice.
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Toscana, campanili e torri che sono opere d’arte La regione è, a dir poco, ricca di torri (si pensi ad esempio a San Gimignano…). Ci focalizziamo sulle tre più simboliche e partiamo dalla più alta perché non si potrebbe definire qual è la più importante. La Torre di Arnolfo, che prende il nome dall’architetto Arnolfo di Cambio e svetta su Palazzo Vecchio, è alta circa 94 metri e venne costruita verso il 1310 quando il corpo del
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palazzo era quasi terminato. È posta sulla facciata ma è decentrata verso destra per chi guarda frontalmente il palazzo perché poggia su una casa-torre preesistente detta “della Vacca” a causa
del nomignolo affibbiato dai fiorentini alla grossa campana che la sormontava. All’interno della torre, 233 scalini portano in cima, dove si trovano due celle campanarie e la grande banderuola segnavento.
Salendo si incontra un piccolo vano, denominato l’Alberghetto, dove vennero tenuti prigionieri, tra gli altri, Cosimo il Vecchio prima di essere condannato all’esilio (1433) e Girolamo Savonarola prima di essere impiccato ed arso in piazza il 23 maggio 1498. L’orologio presente sulla torre conserva ancora il meccanismo risalente al 1667. Rimanendo a Firenze, come si fa a non salire sul Campanile di Giotto? La torre campanaria di Santa Maria del Fiore, la cattedrale di Firenze, è alta 82 metri e il numero degli scalini per salire sulla sommità è 398 originali a cui si devono aggiungere i 15 che fanno parte della prima rampa di accesso. Nel progetto originale di Giotto era addirittura prevista una terminazione a cuspide piramidale alta 50 braccia fiorentine (circa 30 metri), secondo cui l’elevazione totale sarebbe dovuta essere di 110-115 metri circa. Straordinaria la policromia creata dal raffinatissimo rivestimento in marmi bianchi, verdi e rossi ed eccezionale il grandioso ciclo figurativo che adorna il basamento del campanile (oggi sostituito con copie, mentre gli originali si conservano nel Museo
dell’Opera del Duomo) a cui parteciparono alcuni tra i migliori scultori presenti a Firenze da Andrea Pisano al figlio Nino, da Gino Micheli da Castello fino ai cosiddetti Maestro dell’Armatura e Maestro di Saturno. Ci spostiamo a Siena per salire sull’altrettanto famosa Torre del Mangia che domina Piazza del Campo e che prende il nome, o meglio il soprannome, da uno dei primi campanari, tale Giovanni di Balduccio che, probabilmente, aveva il brutto vizio di sperperare i suoi guadagni. La torre civica del palazzo Comunale, in cotto fino al coronamento, sotto la cella campanaria, e poi in travertino, arriva a 88 metri d’altezza che diventano 102 se si conta il parafulmine. All’interno ospita una scala per salire fino alla loggia in cui era riposta la campana: con 110 gradini si raggiunge il terrazzino con vista sulla piazza, mentre per arrivare alla cella campanaria se ne devono salire altri 242, che diventano, in tutto, più di 400 se si contano a partire dall’ingresso anteriore dei Magazzini del Sale. Inutile dire che, in tutti e tre i casi, lo spettacolo sulle due città che si gode dall’alto vale ampiamente la fatica.
Eventi da non perdere Al Parco La Mandria di Torino, ultimi giorni per ascoltare il bramito Volete provare un’emozionante esperienza come quella di ascoltare il bramito dei cervi maschi? Lo potete fare al Parco La Mandria di Torino (Venaria Reale). Duplice è la possibilità per ascoltare il grido d’amore e di sfida di questi animali: o attraverso una passeggiata serale con i bambini di almeno 5 anni d’età camminando lungo i sentieri e nel bosco (percorso non adatto ai passeggini) oppure in gruppo per soli adulti. Per tutti è obbligatoria la prenotazione. Ritrovo Venaria Reale, Via Scodeggio snc – Cascina Brero, alle 20.15 se avete i bambini, alle 21 per gli adulti. Per info e prenotazioni: www.arnicatorino.it
Arte sacra nella natura della Vallagarina L’Azienda turistica Rovereto e Vallagarina sta proponendo delle domeniche in cammino con visite a chiese, eremi e santuari. Itinerari escursionistici tra boschi e montagne, con gli occhi aperti sulle gemme di arte sacra in Vallagarina, da scoprire con un accompagnatore di media montagna e un mediatore del Museo Diocesano Tridentino. Tre gli appuntamenti che mancano: il 3 ottobre al Santuario di Montalbano e alla cittadina di Mori; la domenica successiva alla Madonna de la Salette e a Trambileno; e il 17 ottobre al Santuario di San Valentino. Per info e prenotazioni: www.visitrovereto.it
Monet al Palazzo Reale di Milano Inaugurata nei giorni scorsi l’attesissima esposizione dedicata al più importante rappresentante dell’Impressionismo, Claude Monet. Fino al 30 gennaio 2022 a Palazzo Reale di Milano si potranno ammirare 53 opere del pittore francese provenienti dal Musée Marmottan Monet di Parigi, tra cui le sue Ninfee (1916-1919), Il Parlamento. Riflessi sul Tamigi (1905) e Le rose (1925-1926), la sua ultima e magica opera. Il percorso cronologico ripercorre l’intera parabola artistica del Maestro impressionista, letta attraverso le opere che l’artista stesso considerava
fondamentali, private, tanto da custodirle gelosamente nella sua abitazione di Giverny. Per info e prenotazioni: 02.8929921 e www. palazzorealemilano.it
A Cremona torna la grande musica con lo Stradivarifestival Spazio alla musica a Cremona dove torna lo Stradivarifestival. La nona edizione ha preso il via sabato 25 settembre con il debutto assoluto al Museo del Violino di Lisa Batiashvili, una delle stelle più luminose della scena violinistica mondiale, mentre domenica 26 settembre è stato presentato in prima mondiale Stradivari concerto, concerto per violino composto appositamente da Roberto Solci e affidato all’interpretazione di Domenico Nordio. I concerti si susseguiranno fino a domenica 10 ottobre all’insegna del crossover con l’istrionico violoncellista Konstantin Manaev insieme al trascinante Signum Saxophone Quartet. L’intero programma su www.stradivarifestival.it. Errata Corrige – Festa dell’Uva a Merano Gli organizzatori dell’evento, in programma il 16 e 17 ottobre, comunicano che, a causa della pandemia, non si svolgerà la tradizionale sfilata dei carri che avevamo annunciato.