TURISMO
In vacanza nel Paese più bello del mondo
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Rovereto, città della pace in Trentino
In vacanza nel Paese più bello del mondo
In viaggio tra arte, storia e scienza Da Depero a Canova, le grandi mostre al Mart di Rovereto
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ra Trento e Verona, Rovereto è da sempre crocevia di culture, anello di congiunzione tra pianura e montagna, cultura italiana e tedesca. La città racconta epoche diverse, dal giurassico dei dinosauri alla dominazione veneziana del XV secolo, dall’epoca della fiorente industria della seta, fino alle vicende della Grande Guerra. La pace universale è evocata dai cento rintocchi di Maria Dolens, la grande campana realizzata con il bronzo fuso donato dalle nazioni che hanno partecipato alla Prima guerra mondiale.
Visite guidate in città e attività per famiglie nei luoghi della cultura Il sabato mattina l’Azienda per il Turismo Rovereto Vallagarina e Monte Baldo propone itinerari tematici alla scoperta di Rovereto, in compagnia di guide esperte e appassionate.
Inoltre, tutto l’anno, nei fine settimana, i luoghi di cultura della Vallagarina accolgono le famiglie con un ricco calendario di proposte per bambini e ragazzi da 1 a 15 anni. Al Mart e a Casa Depero si sperimentano i linguaggi dell’arte, al Museo Civico si viaggia nel mondo della robotica, sulle orme dei dinosauri e si osservano le stelle. Al Museo della Guerra si esplorano cunicoli e torrioni e ci si addentra nella vita dei soldati, in biblioteca si ascoltano bellissime storie e se ne inventano altre. Al Castello di Avio e a Castel Beseno si viaggia nel tempo, tra affreschi con racconti di dame e cavalieri, accampamenti medievali, contadini, armi e costumi dell’epoca. Nel Parco del Monte Baldo si scoprono i segreti della sostenibilità ambientale e con Hydrotour Dolomiti si impara come l’acqua diventa energia.
Disegnato dall’archistar Mario Botta, con i suoi 5mila metri quadri espositivi, il Mart di Rovereto è un vero e proprio viaggio attraverso gli ultimi 150 anni della storia dell’arte, con particolare attenzione alle vicende italiane. Quest’inverno sono almeno due le mostre da mettere in agenda: “Depero new Depero” (a cura di Nicoletta Boschiero, fino al 13 febbraio 2022) e “Canova.
Tra innocenza e peccato” (da un’idea di Vittorio Sgarbi. A cura di Beatrice Avanzi e Denis Isaia fino al 18 aprile 2022). Ai visitatori delle mostre, l’Azienda per il Turismo Rovereto Vallagarina e Monte Baldo propone menu a tema e degustazioni in cantina da abbinare al biglietto d’ingresso al museo, con possibilità di pernottare sul territorio (proposta in giornata € 47, offerta 3 giorni/2 notti da € 88. Info e prenotazioni online su visitrovereto.it). Un secolo di storia per il Museo della Guerra La lunga storia del Museo inizia nel 1921 con la raccolta dei cimeli di guerra provenienti dai campi di battaglia e che oggi viene raccontata con un suggestivo percorso di visita ospitato nel Castello di Rovereto e adatto a un pubblico di tutte le età. La visita consente di fare un vero e proprio viaggio nella storia, partendo dalle colorate divise ottocentesche e da una particolarissima collezione di ceramiche patriottiche, per
arrivare all’ampio patrimonio di uniformi, oggetti e documenti della Prima guerra mondiale, narrata anche attraverso diari, memorie e produzioni artistiche.
European Wildlife Photografers of the Year 2021 al Museo di Scienze e Archeologia Archeologia, zoologia, botanica, astronomia, scienze della terra, robotica: queste le discipline che animano il Museo di Scienze e Archeologia, dalle sale permanenti con le preziose collezioni fino alle importanti mostre temporanee che approfondiscono temi diversi ogni anno. Da fine gennaio grandi novità con il nuovo e spettacolare allestimento al Planetario. La struttura dedicata all’astronomia, unica in regione, cambia veste e propone al suo interno una mostra che accompagna in un viaggio attraverso il Sistema Solare e fino allo Spazio più profondo, oltre a proporre lezioni a tema sotto la volta celeste proiettata in cupola. Dal 25 febbraio si inaugura una nuova mostra con le appassionanti immagini dei migliori fotografi naturalistici europei selezionati e premiati nel concorso European Wildlife Photografers of the Year 2021.
Monte Baldo, la neve di casa tua
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a ski area Polsa-San Valentino-San Giacomo è la prima stazione sciistica del Trentino per chi vi giunge da Sud. Con ampie piste panoramiche esposte al sole, è ideale per trascorrere lunghe ore sugli sci, raggiungendo velocemente gli impianti. Protagonisti delle vacanze in famiglia il Polsa Baby Park, parco giochi sulla neve, piste da bob e slittini e la pista di apprendimento Polsa Primi Passi per bambini dai 3 anni. Imperdibile per gli amanti del vintage è la Pista Momo, rinnovata mantenendo il tracciato uguale a quello degli anni ‘80 con la seggiovia che ancora va a gasolio. Sulle spettacolari piste di San Giacomo si può praticare lo sci di fondo. Convenienti settimane bianche per famiglie, con bimbi gratis in hotel da gennaio a marzo e escursioni con le ciaspole in compagnia di una guida alpina. Trentino Ski Sunrise Domenica 9 e 23 gennaio, sabato 19 febbraio. Golosaneve Domenica 5 febbraio
Info e prenotazioni: visitrovereto.it
TURISMO
Alla corte di poeti e scrittori Prima parte
In vacanza nel Paese più bello del mondo Insieme a loro abbiamo viaggiato con la fantasia, leggendone le poesie, i racconti, i romanzi. Ora vi proponiamo di seguirne, in un certo senso, le orme: visitando i luoghi dove sono passati o quelli dove hanno ambientato i loro scritti. Un’immersione nelle loro storie, tra realtà e fantasia.
Virgilio e Mantova
� E quell’ombra gentil
per cui si noma Pietola più che villa mantoana, del mio carcar diposta avea la soma �
Cominciamo da Dante e dalla Divina Commedia. Siamo al XVIII canto del Purgatorio e si parla di Virgilio e della sua città natale, Pietola, l’antica Andes. Si tratta di una piccola frazione di quello che oggi è il comune di Borgo Virgilio. Partiamo da
L’isola di San Giorgio sul Lago d’Orta
vecchia. All’inaugurazione del monumento intervenne anche Giosuè Carducci, all’epoca Ispettore Superiore Scolastico, che declamò un discorso inaugurale. A proposito di grandi scrittori, furono in molti a recarsi qui dove Virgilio era nato: la loro presenza è testimoniata in brani letterari di Boccaccio, Enea Silvio Piccolomini, Tasso, Goethe e molti altri. Borgo Virgilio ha pure creato un museo dedicato all’autore dell’Eneide che oggi unisce l’antica tradizione del luogo
Il Teatro Bibiena di Mantova
qui, dal paese natale di Virgilio e da un monumento dedicato proprio al poeta latino che nelle sue opere richiama spesso la terra natale e il suo fiume, il Mincio: si tratta di una colonna sormontata dal busto del poeta (modellato da Agamennone Paganini e realizzato in ghisa con finitura a bronzo) collocata sull’incrocio tra la via che porta a San Benedetto Po e la strada per Pietole Palazzo del Podestà di Mantova, Virgilio in cattedra
alle suggestioni dell’arte contemporanea e propone un percorso didattico. Un salto va fatto al Parcobaleno, un centro di educazione ambientale alle porte della città: fu istituito nel 1930, in occasione del bimillenario della nascita di Virgilio e venne progettato per ospitare tutte le specie botaniche citate dal poeta nelle sue opere, in particolare nelle Bucoliche. E non potete andarvene da Borgo Virgilio senza esservi seduti sul “sasso di Virgilio”: si tratta, appunto, di un masso dove, secondo la tradizione, il sommo poeta sedeva a guardare il fiume immaginando l’edificazione di un tempio a Cesare proprio in quel luogo. Collocato originariamente a ridosso dell’argine del Mincio, il cosiddetto “sasso di Virgilio” si trova ora a Pietole Vecchia, presso la piazzetta “Prof. Serafino Schiatti”. Ci spostiamo quindi a Mantova, dove i “segni virgiliani” sono numerosi, a cominciare dallo stemma della città, un semplice scudo
bianco con una croce rossa, che all’interno propone il volto del poeta. Partiamo dall’edicola che racchiude l’altorilievo di Virgilio in cattedra, col poeta che indossa la berretta dottorale e poggia le braccia su un leggio, posta nel Palazzo del Podestà, sul lato volto verso Piazza Broletto. Ci spostiamo a Palazzo Ducale, che chi si reca a Mantova non può non visitare. Tra i gioielli d’arte custoditi, vi sono anche importanti testimonianze del legame della città con il poeta Virgilio: la sala di Troia, affrescata da Giulio Romano e aiuti con scene tratte dal poema omerico, ma anche dall’Eneide e da altre fonti, ospita il presunto busto di Virgilio noto come “Busto Carli”, prototipo di numerosi ritratti mantovani del sommo poeta; il Salone di Manto, invece, propone la storia della leggendaria figlia dell’indovino Tiresia e mitica fondatrice della città secondo quanto narrato proprio da Virgilio nell’Eneide, una straordinaria opera di Lorenzo Costa il Giovane. Numerose le statue che rappresentano il poeta latino sparse per la città. Segnaliamo l’altorilievo con Virgilio in cattedra al Museo della Città di Palazzo San Sebastiano, una scultura in marmo rosso di Verona con tracce di policromia che in origine era collocata sull’arengario di
Palazzo della Ragione. Qui si trova anche un grande busto in terracotta raffigurante il poeta latino, derivazione dal disegno mantegnesco del Louvre. I bibliofili sappiano, invece, che nella straordinaria Biblioteca Comunale Teresiana sono custoditi circa 500 testi a stampa antichi e moderni che riguardano Virgilio, tra cui due manoscritti dell’Eneide del XV secolo, due incunaboli e svariate edizioni del XVI secolo. Edizioni rare e antiche delle opere del poeta sono conservate anche nel Palazzo Accademico che ospita l’Accademia Nazionale Virgiliana: al suo interno è anche il singolare Teatro Bibiena, destinato alle riunioni accademiche, alle recite e ai concerti. Tra i suoi ornati plastici, le sculture e gli affreschi spicca la statua lignea di Virgilio, raffigurato con tre volumi, allusione alle sue tre opere principali, collocata, insieme a quella del filosofo Pietro Pomponazzo, in una delle due nicchie create appositamente nella scena fissa del teatro. Infine, facciamo contenti anche gli appassionati di numismatica, segnalando che nel Museo Numistatico Mantovano un posto di rilievo è rappresentato dal ruolo che l’immagine di Virgilio riveste per la storia della monetazione cittadina.
Gianni Rodari e il Lago d’Orta Dal lontano passato al quasi presente, dal poeta sublime al più importante scrittore per l’infanzia del XX secolo, autore di poesie, ma anche di romanzi, racconti, favole e pure filastrocche. Parliamo di Gianni Rodari, morto solo una quarantina d’anni fa, nato nel 1920 a Omegna, sulla punta nord del Lago d’Orta. Ed è proprio da qui che vogliamo partire, da questa splendida località lacustre che ha aperto il Parco della Fantasia “Gianni Rodari”, un parco letterario che permette di immergersi nei racconti dello scrittore piemontese, alla scoperta di luoghi che fanno conoscere ed emozionare, conoscere, immaginare… Un luogo magico, innanzitutto per i bambini che sperimentano ciò che non si aspettano: diventano attori sopra un palcoscenico, sono artisti o artigiani, si trasformano in maestri, giornalisti, astronauti o baroni che vivono due volte. A proposito di baroni che vivono due volte, è proprio sul Lago d’Orta e sulla sua isoletta dedicata a San Giulio, che si muovono gli strampalati e simpatici personaggi del suo romanzo “C’era due volte il Barone Lamberto” del 1978. «In mezzo alle montagne c’è il lago d’Orta. In mezzo al lago La facciata della basilica di San Giorgio sul Lago d’Orta
Il pulpito romanico della basilica di San Giorgio sul Lago d’Orta
d’Orta, ma non proprio a metà, c’è l’isola di San Giulio. Sull’isola di San Giulio c’è la villa del Barone Lamberto, un signore molto vecchio (ha 93 anni), assai ricco (possiede 24 banche in Italia, Svizzera, Hong Kong, Singapore eccetera), sempre malato». La descrizione è di Rodari che lungo il romanzo cita a suo modo molti dei paesi intorno al lago che attirano turisti: da Verbania a Domodossola, da Gozzano ad Arona fino a Varallo Sesia e al suo Sacro Monte dove, scrive Rodari, «se scoppia un temporale si fa presto a rifugiarsi nelle cappelle in cui le statue di terracotta colorata, coperte di polvere e tarlate dalla vecchiaia raccontano silenziosamente la storia di San Francesco». Sull’isola non perdetevi la visita della basilica di San Giulio che, secondo la tradizione, sarebbe la centesima e ultima chiesa fondata da san Giulio: arrivato intorno al 390, dice la leggenda, navigando sul proprio mantello, il santo liberò l’isola dai draghi. La facciata della basilica, visibile anche dal lago, conserva un aspetto romanico nonostante le modifiche seicentesche che portarono all’edificazione di un pronao sormontato da una grande finestra. All’interno ammirate un vero capolavoro della scultura romanica del XII secolo: un ambone scolpito in marmo serpentino verde d’Oira e sorretto da quattro colonne più antiche, tutto decorato con simboli cari alla cristianità. Comunque, oltre a questi pochi suggerimenti, potreste leggere il libro e visitare i paesi elencati da Rodari. Non ve ne pentirete.
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Alla corte di poeti e scrittori Seconda parte
In vacanza nel Paese più bello del mondo Insieme a loro abbiamo viaggiato con la fantasia, leggendone le poesie, i racconti, i romanzi. Ora vi proponiamo di seguirne, in un certo senso, le orme: visitando i luoghi dove sono passati o quelli dove hanno ambientato i loro scritti. Un’immersione nelle loro storie, tra realtà e fantasia.
Manzoni e l’itinerario lecchese dei Promessi Sposi
�Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi...� è obbligatoriamente il punto di partenza di un itinerario che vuole mettersi sulle orme di Alessandro Manzoni. Lecco innanzitutto, che fa da sfondo principale de “I promessi sposi”, con le abitazioni e i quartieri intuiti, più che esplicitamente citati nel romanzo; e poi la Brianza e Milano dove ci si deve muovere per seguire le orme di Renzo Tramaglino e Lucia Mondella. A Lecco non si può che cominciare da Villa Manzoni, residenza principale della famiglia dello scrittore, dove
Lecco, Pescarenico
la casa di Lucia: quella “presunta” si trova nel quartiere di Olate, ed è considerata da vari studiosi di topografia manzoniana come l’abitazione più attendibile; poi c’è quella “tradizionale” nel quartiere di Acquate. Soprattutto non perdetevi la discesa di via Tonio e Gervasio, in fondo alla quale si trova il famoso tabernacolo descritto dal Manzoni dove Don Abbondio incontra i Bravi. Vi consigliamo anche un salto, magari in battello, fino alla vicina Somasca dove gli studiosi hanno collocato la Rocca dell’Innominato. Poi via in direzione Milano, con sosta a Monza per uno sguardo alla chiesa di San Maurizio: qui sorgeva il monastero di Santa Margherita, fondato dagli Umiliati nel XIII secolo, dove risiedeva Marianna de Leyva, la Gertrude monaca di Monza dei Promessi Sposi. E dove
Milano, il monumento ad Alessandro Manzoni in piazza San Fedele
si possono trovare le prime edizioni dei Promessi Sposi, dipinti e illustrazioni relativi a Manzoni e ai luoghi descritti nella sua opera; ma anche interessanti cimeli come gli occhiali e la culla dello scrittore. Da qui ci si dirige a piedi al borgo di Pescarenico, l’unico luogo espressamente citato nel romanzo: attraversando le sue viuzze e le case addossate le une alle altre e passeggiando a fianco delle barche adagiate nel lago sembra di tornare al rione popolato di pescatori di qualche secolo fa... Qui è il convento dei Cappuccini in cui vivevano Fra Cristoforo e fra Galdino e da queste sponde è partita in barca Lucia per fuggire dalle mire di Don Rodrigo. Più difficile individuare
Dalla Lecco manzoniana de “I promessi Sposi” alle Cinque Terre di Montale fino alle Langhe di Pavese
Renzo lascia Lucia prima di recarsi a Milano. Nel capoluogo lombardo si può oggi visitare la chiesa di San Carlo al Lazzaretto, dalla pianta centrale di forma ottagonale, descritta nel 36° capitolo de “I Promessi Sposi”, mentre del Lazzaretto, creato a fine ‘400 per far fronte all’epidemia di peste che colpì la città e descritto dal Manzoni, resta solo una fila di mura in via San Gregorio. Comunque, a Milano va sicuramente visitata la casa-museo di Alessandro Manzoni in via Morone dove lo scrittore visse dal 1814 alla morte e dove vennero ad omaggiarlo numerosi personaggi: da Cavour a Garibaldi fino a Giuseppe Verdi. Qui sono conservati, in particolare, lo studio e la camera dello scrittore. Non lontana è la chiesa di San Fedele, un esempio di architettura sacra della controriforma, dove Manzoni era solito recarsi e dove, uscendo da messa, cadde sui gradini e si procurò il trauma alla testa che lo portò alla morte nel 1873. Al centro della piazza è stato eretto, una decina d’anni dopo, il monumento dedicato allo scrittore, una statua in bronzo di Francesco Barzaghi. Concludiamo il nostro viaggio sulle orme del Manzoni al Cimitero monumentale di Milano: nel Famedio o “Tempio della Fama”, dove sono stati sepolti i milanesi illustri, nella
tomba principale, innalzata al centro, accanto a personaggi come Carlo Cattaneo, Carlo Forlanini e Bruno Munari si trovano i resti di Alessandro Manzoni.
Santo Stefano Belbo, paese natale di Cesare Pavese
Eugenio Montale e le Cinque Terre
� ...nelle chiare mattine si fondevano dorsi di colli e cielo; sulla rena dei lidi era un risucchio ampio, un eguale fremer di vite una febbre del mondo; ed ogni cosa in se stessa pareva consumarsi... � Così scriveva in “Riviere”, (da “Ossi di seppia”), Eugenio Montale. Nei suoi occhi lo splendido paese di Monterosso e il paesaggio delle Cinque Terre liguri (oltre a Monterosso ci sono Riomaggiore, Vernazza, Manarola, Corniglia), dove la famiglia era solita recarsi in vacanza. E lungo quei “dorsi di colli e cielo” che sono stati riconosciuti Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco vi invitiamo a passeggiare, magari partecipando alle iniziative del Parco letterario dedicato al poeta ligure, uno spazio en plein air che copre tutto il territorio delle Cinque Terre: con i suoi sentieri, la sua natura, la sua filiera agroalimentare, espressione della qualità del paesaggio. È qui che si può andare alla scoperta de “i limoni, le lame d’acqua e i
muri d’orto” che trovano posto nella raccolta “Ossi di Seppia”. Un’occasione per ammirare, camminando tra un paese e l’altro, singolari spettacoli della natura, gli stessi che restarono impressi negli occhi e nel cuore del giovane poeta e di cui riuscì poi a trasmettere le emozioni provate in versi indimenticabili. Per chi ama camminare, proponiamo un’escursione a Punta Mesco, luogo delle passeggiate giovanili di Eugenio Montale, a cui il poeta dedicò i versi dell’omonimo componimento presente ne “Le Occasioni”. Lungo il sentiero che conduce alla vetta del promontorio fino all’Eremo San Antonio si possono ammirare molteplici vedute panoramiche con fiori rari e numerose orchidee selvatiche. Infine, inutile dirvi che ciascuno di questi cinque caratteristici antichi borghi marinari situati nella zona del Levante ligure meritano di essere visti e vissuti: sono davvero uno più incantevole dell’altro.
Cesare Pavese e le sue Langhe
Monterosso, dove Eugenio Montale passava le vacanze da giovane
Dici Cesare Pavese e pensi subito alle Langhe, quelle incomparabili terre che si estendono tra le province di Cuneo e Asti dove le vigne la fanno da padrone e dove è ambientato il suo romanzo più famoso, “La luna e i falò”. «Il mio paese sono quattro baracche e un gran fango, ma lo attraversa lo stradone provinciale dove giocavo da bambino – scriveva Pavese ne “I racconti” - Siccome sono ambizioso, volevo girare per tutto il mondo e, giunto nei siti più lontani, voltarmi e dire in presenza di tutti: Non
avete mai sentito nominare quei quattro tetti? Ebbene, io vengo di là». E quel paese è Santo Stefano Belbo, dove lo scrittore piemontese nacque nel 1908 in una grande casa sulla strada verso Canelli e dove da bambino trascorreva ogni estate. Qui, una Fondazione a lui dedicata organizza visite guidate nel suo ricordo. Si può visitare la biblioteca: sulla bella scala elicoidale conoscere, attraverso pannelli, poster e citazioni, la vita e le opere di Pavese. Al piano superiore, ammirare manoscritti e cimeli pavesiani: i suoi occhiali rotondi, le pipe e una copia della lettera d’addio che scrisse il 27 agosto 1950, prima di togliersi la vita in una camera d’albergo di Torino. Oltre alla casa natale, a Santo Stefano Belbo ci sono la Casa di Nuto, un tempo bottega dell’amico falegname Pinolo Scaglione: dai suoi racconti orali Pavese attinse a piene mani, reinventando e trasfigurando quelle storie. Poi c’è la collina di Gaminella, cuore de “La luna e i falò”, talmente lunga da sconfinare nel territorio di Canelli, “tutta vigne e macchie di riva”. Infine, c’è il cimitero, con la sua tomba sulla cui lapide è scritto “Ho dato poesia agli uomini”. Per concludere, approfittate dei prodotti di queste terre per un sano turismo enogastronomico: qui nascono straordinari vini, dal Barolo al Moscato d’Asti alla Barbera; nei boschi si può scovare il pregiato Tartufo bianco; nel comune più alto del territorio, Roccaverano, si produce la gustosa e omonima Robiola, prodotto Dop; e un altro simbolo delle Langhe è la Nocciola ingrediente del giandujotto. A voi la scelta.
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Alla corte di poeti e scrittori Terza parte
In vacanza nel Paese più bello del mondo Insieme a loro abbiamo viaggiato con la fantasia, leggendone le poesie, i racconti, i romanzi. Ora vi proponiamo di seguirne, in un certo senso, le orme: visitando i luoghi dove sono passati o quelli dove hanno ambientato i loro scritti. Un’immersione nelle loro storie, tra realtà e fantasia. Giuseppe Parini, sulle sponde del “vago Eupili mio”
�Oh beato terreno del vago Eupili mio, ecco al fin nel tuo seno m’accogli; e del natìo aere mi circondi... Io de’ miei colli ameni nel bel clima innocente passerò i dì sereni tra la beata gente, che di fatiche onusta è vegeta e robusta.� Quello che Giuseppe Parini canta nell’ode “La salubrità dell’aria” del 1759 è il paese in cui era nato una trentina d’anni prima e che da lui poi ha preso il nome, Bosisio Parini. Siamo sulle sponde del Lago di Pusiano e partiamo da qui e dalla piazza principale (che non poteva che chiamarsi “piazza Parini”), davanti al municipio, dove campeggia una colonna con un busto in bronzo del poeta. Punto di riferimento, però, è il non lontano Museo della Casa Natale, in cima a un colle che domina il borgo vecchio, che si può visitare contattando l’ufficio segreteria del Comune (031.3580511): nei quattro locali dove il poeta trascorse la sua infanzia, sono conservati oggetti appartenuti alla vita rustica di quei tempi e si trovano pannelli illustrati che raccontano i diversi aspetti della vita vissuta dal Parini bambino. A pochi passi dalla casa natale c’è Villa Appiani-Banfi-Cantù, la residenza signorile più nota del paese, con il suo ampio parco che degrada fino alle rive del lago: qui nacque il suo grande amico, il pittore Andrea Appiani, padre del Neoclassicismo, di cui fu in diversi casi stretto consulente per numerose opere pubbliche,
Bosisio Parini vista dal lago di Pusiano
prima fra tutti la decorazione della Rotonda dedicata ad Amore e Psiche che si trova nella Villa Reale di Monza. Un’altra singolare dimora di Bosisio è Villa Bordone Rocchetta che ha ospitato anche le riprese di alcune scene della commedia “La banda dei Babbi Natale”, con Aldo, Giovanni e Giacomo. Si presenta con pianta “a farfalla” e ricorda un castelletto tardo medioevale, con aggiunte rinascimentali, barocche, romantiche e liberty. Se vi capita di passare da queste parti in una delle giornate di “Ville Aperte in Brianza” val davvero la pena approfittarne
Ivrea turrita, i colli di Montalto, la Serra dritta, gli alberi, le chiese; e il mio sogno di pace si protese da quel rifugio luminoso ed alto. � Bastano forse questi versi della sua poesia più nota, “La signorina Felicita ovvero la Felicità”, per dire dell’amore di Guido Gozzano per il Canavese. Qui il poeta crepuscolare piemontese, morto a soli 32 anni di tubercolosi, ricorda i giorni felici e lontani trascorsi nella “Vill’Amarena a sommo
circondata da un giardino dal gusto romantico e oggi sua casa-museo. Fatta costruire nella seconda metà del 1800 dal senatore Massimo Mautino, la villa fu poi donata alla figlia Deodata come regalo di nozze per il suo matrimonio con Fausto Gozzano, dalla cui unione nacque, tra gli altri, Guido. Luogo di ispirazione per Gozzano che qui compose molte poesie, la villa riecheggia in diversi suoi componimenti, come ad esempio la poesia “L’amica di Nonna Speranza” dove viene descritto il celebre salotto in stile liberty: e ancora oggi potrete trovare
Boccaccio e Certaldo Facciamo un lungo salto nel tempo e ci spostiamo in Toscana, alla corte di quel grande scrittore che è stato Giovanni Boccaccio. Il suo luogo d’elezione è la bellissima Certaldo, dove nacque (ma qualcuno dice che avvenne a Firenze) nel 1313, e dove sicuramente morì nel 1375. Però ci arriviamo dopo altre due tappe. Infatti, consiglierei di partire da Firenze e da una delle sue magnifiche chiese, Santa Maria Novella. Perché è qui che prende il via il suo Decameron: nel 1348, mentre in città dilaga la peste, Boccaccio immagina
Certaldo, il borgo dove nacque Boccaccio
Agliè, Villa il Meleto dove Gozzano compose diverse poesie
per visitarla. E non lasciate Bosisio senza aver fatto una piacevole passeggiata sul lungolago dedicato al noto giornalista Gianni Brera che qui possedeva una villa ed era solito solcare le acque del lago in barca. Cosa che potrete fare anche voi quando, a primavera, verrà riattivato il servizio di navigazione con il battello elettrico. Se vi avanza un po’ di tempo, merita una visita la chiesetta romanica di Sant’Ambrogio, in località Garbagnate Rota, una piccola perla la cui origine risale addirittura al V secolo.
Guido Gozzano e il suo amore per il Canavese Bosisio Parini, la casa natale del poeta
Dalle sponde del pariniano Lago di Pusiano alle amenità del Canavese di Gozzano fino alla Certaldo di Boccaccio
“Non vero (e bello) come in uno smalto a zone quadre, apparve il Canavese:
dell’ascesa” a Torre Canavese, in compagnia di una donna semplice e spontanea di cui si era invaghito. Un borgo bello che vi invitiamo a visitare, anche per ammirare sia le opere pittoriche di artisti dell’ex Unione Sovietica - esponenti del “Realismo Socialista” che creano un museo a cielo aperto lungo le vie del paese, sia quella che viene chiamata “La Viassa”, la via felliniana lungo la quale sono esposti, sotto forma di sculture dipinte, i personaggi dei film del Maestro che ha reso grande il cinema italiano nel mondo. Ma il cuore di Gozzano batte soprattutto per la vicina Agliè, oggi nota per il suo Castello Ducale, collocato tra le Residenze Sabaude patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, reso famoso dalla serie televisiva “Elisa di Rivombrosa”. In particolare batte per Villa Il Meleto, la residenza estiva di Gozzano dallo stile liberty
“i fiori in cornice (le buone cose di pessimo gusto!) / il caminetto un po’ tetro, le scatole senza confetti, / i frutti di marmo protetti dalle campane di vetro, / un qualche raro balocco, gli scrigni fatti di valve, / gli oggetti col mònito salve…”; ma poi anche la sala da pranzo, lo studio con la biblioteca e la camera da letto del poeta con la collezione di farfalle da Gozzano stesso allevate e catturate nello stagno collocato nel giardino della villa. Potete anche fare un salto alla Chiesa di San Gaudenzio dove sono conservate le spoglie di Gozzano dietro una semplice lapide di marmo grigio sulla quale sono incise in oro le parole dettate dal professor Carlo Calcaterra, amico del poeta: «Ha qui pace Guido Gozzano che nel suo Canavese trovò la via del rifugio e da colloqui con gli uomini salì purificato a Dio».
che in Santa Maria Novella si incontrino sette fanciulle e tre giovani e decidano, per fuggire al contagio, di rifugiarsi in una villa nei dintorni di Fiesole. Approfittatene per ammirare i capolavori custoditi in questa chiesa: la Trinità del Masaccio, nella terza arcata della navata di sinistra, uno dei primi e più perfetti esemplari di prospettiva rinascimentale; il Crocifisso di Giotto, al centro della chiesa ed Firenze, Santa Maria Novella
elevato in alto, che evidenzia il tema della passione rispetto a quello della gloria; la Cappella Strozzi, nel transetto destro, con gli affreschi realizzati da Filippino Lippi che raccontano le Storie della vita dei santi Filippo Apostolo e Giovanni Evangelista; e la Cappella Tornabuoni con il racconto della vita della Vergine dipinto dal Ghirlandaio. Da Santa Maria Novella ci spostiamo a Villa Palmieri che il Boccaccio così descrive nell’introduzione alla terza giornata del Decameron: «Il veder questo giardino, il suo bello ordine, le piante e la fontana co’ ruscelletti procedenti da quella, tanto piacque a ciascuna donna e a’ tre giovani che tutti cominciarono ad affermare che, se Paradiso si potesse in terra fare, non sapevano conoscere che altra forma che quella di quel giardino gli si potesse dare». Questa residenza, amata dagli inglesi e anche dalla Regina Vittoria, oggi è uno dei luoghi preferiti per i matrimoni nel capoluogo toscano. Però è sicuramente Certaldo il luogo che Boccaccio amò di più, dopo Napoli. Nel cuore di questo straordinario borgo medievale si trova la sua casa con la svettante torre e una loggia da cui si gode uno stupendo panorama della Valdelsa. Oggi è sede di un museo dedicato alla memoria dello scrittore e di una biblioteca specialistica che conserva ben 3.500 volumi a lui dedicati, tra cui alcune tra le più antiche edizioni a stampa e illustrate del Decameron. Il viaggio si conclude sulla lapide in marmo della sua tomba, nella chiesa dei Santi Jacopo e Filippo, dove Boccaccio volle essere sepolto.
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Alla corte di poeti e scrittori Quarta parte
In vacanza nel Paese più bello del mondo Insieme a loro abbiamo viaggiato con la fantasia, leggendone le poesie, i racconti, i romanzi. Ora vi proponiamo di seguirne, in un certo senso, le orme: visitando i luoghi dove sono passati o quelli dove hanno ambientato i loro scritti. Un’immersione nelle loro storie, tra realtà e fantasia. La Milano di Carlo Porta Il filologo Dante Isella, che più di tutti lo studiò e ne fu l’esegeta, disse che tutti coloro che dopo lui scrissero in milanese furono ritenuti “suoi imitatori”. Perché Carlo Porta fu davvero il cantore della sua Milano in dialetto. E sono tanti gli angoli del capoluogo lombardo che riecheggiano nelle sue poesie, quasi protagonisti o importanti comparse dei suoi racconti. Porta nacque il 15 giugno 1775 in via Manzoni, in una casa di fronte alla chiesa di San Francesco di Paola, oggi demolita, si trasferì in contrada degli Omenoni al n. 1723 nel 1799, quindi, dal 1811, in contrada del Monte, l’attuale via Montenapoleone. Se vi mettete sulle orme dei suoi traslochi avrete di che lustrarvi gli occhi davanti alle varie vetrine visto che vi trovate nel Quadrilatero della moda. Siete vicini al Teatro alla Scala, spesso punto di riferimento nelle poesie di Porta. Ad esempio, la prima scena delle “Olter desgrazzi de Giovannin Bongee” si svolge nell’affollato loggione del teatro: «Quand per vedè el Prometti trii mes fa / el correva alla Scara tutt Milan / e vegneven giò a tròpp de là e da scià / i forastee de tante mia lontan...» (Quando al Prometeo, tre mesi fa, accorreva alla Scala tutta Milano, venivano truppe di qua e di là di forestieri, anche da lontano…). Ma siete vicini anche al Teatro dei Filodrammatici, che ai
Vittoriale degli Italiani a Gardone Riviera
tempi del Porta si chiamava Teatro Patriottico, dove il nostro poeta si cimentò come attore dilettante recitando insieme ai suoi amici della “Cameretta”, un cenacolo di amici immortalato in un celebre quadro, dall’omonimo titolo, che vi invitiamo a vedere alla Pinacoteca di Brera: ritrae il poeta con Gaetano Cattaneo, Giuseppe Taverna e il segretario di Brera, autore del dipinto, Giuseppe Bossi. Non pensate, però, di trovare nelle sue poesie i più famosi monumenti cittadini: pochi passaggi riguardano il Duomo o il Castello Sforzesco. Porta privilegia le contrade, le zone meno conosciute, spesso anche malfamate. Come la Contrada San Raffaele, ai tempi una zona che pullulava di prostitute: il Giovannin Bongee nelle “Desgrazzi” invita il soldato francese ad andarci, per sfogare le sue voglie. Vi sorgeva l’osteria della Corona, dove esercitava la Mora dallo scialle giallo, evocata dalla “Ninetta del Verzee” alla fine del suo racconto. O, appunto, il Verziere, dove la Ninetta ha il suo banco del pesce: qui, nel giardinetto dietro Santo Stefano, è collocata una statua del poeta, un bronzo del docente di Brera Ivo Soli realizzato nel 1966. Consigliamo di finire questo tour sulle orme di Carlo Porta nella zona di Porta Venezia: quando morì venne sepolto nel cimitero di San Gregorio, come Vincenzo Monti e Andrea Appiani. Ora il cimitero non c’è più ma nella cripta della chiesa di San Gregorio Magno è custodita una lapide che lo cita.
Milano, Teatro dei Filodrammatici, già Teatro Patriottico, dove recitò anche Carlo Porta
Al Vittoriale, immersi nel mondo di D’Annunzio
�Ho trovato qui sul Garda una vecchia villa appartenuta al defunto dottor Thode. È piena di bei libri... Il giardino è dolce, con le sue pergole e le sue terrazze in declivio... Rimarrò qui qualche mese, per licenziare finalmente il Notturno � Così scriveva Gabriele D’Annunzio alla moglie Maria nel febbraio del 1921. In quella casa, però, non rimase solo
Nella Milano di Carlo Porta, con D’Annunzio al Vittoriale e nella Maremma di Carducci della Musica, dove amava ascoltare Luisa Bàccara, sua ultima amante, alla stanza del Lebbroso, realizzata come sua ultima dimora. E poi i due musei, quello di “D’Annunzio Eroe”, legato alla sua esperienza militare, con cimeli storici, armi e bandiere, e il “D’Annunzio Segreto” con i vestiti del Vate, le scarpe e gli stivali, la biancheria e le vesti fatte appositamente confezionare dallo scrittore per le sue donne. Nell’auditorium, invece, potete vedere, sospeso alla cupola, l’aereo S.V.A. con il quale il 9 agosto 1918
anche l’architetto Gian Carlo Maroni.
Sul Viale dei Cipressi al fianco di Carducci
�I cipressi che a Bólgheri
alti e schietti Van da San Guido in duplice filar, Quasi in corsa giganti giovinetti Mi balzarono incontro e mi guardar � Ci mettiamo sulle orme di Giosuè Carducci partendo da quel Viale dei Cipressi che
Il Viale dei Cipressi che porta a Bolgheri riecheggia nei primi versi della poesia “Davanti San Guido” di Giosuè Carducci
qualche mese, bensì fino alla sua morte nel 1938. Beh, chiamarla “casa” è sicuramente un po’ riduttivo. Stiamo, infatti, parlando del Vittoriale, un complesso di edifici, vie, piazze, un teatro all’aperto, giardini e molteplici corsi d’acqua che si estende per circa nove ettari sulle colline di Gardone Riviera (BS) in posizione panoramica sul lago. La visita al Vittoriale è una vera e propria immersione nel mondo dello scrittore di origini pescaresi. A cominciare dalla casa in cui abitava, la Prioria, arredata e decorata seguendo il suo gusto, dove sono conservati circa 10.000 oggetti e 33.000 libri, che si abbinano a frasi enigmatiche e motti, leggibili su architravi e camini, in un gioco continuo di rimandi simbolici: D’Annunzio pensò e realizzò la villa con grande minuzia di particolari creando stanze adatte a vari momenti di vita, dalla stanza
volò su Vienna per lanciare i volantini con l’annuncio della vittoria italiana. Quindi c’è il parco da visitare, con laghetti e fontane indimenticabili. Qui trovate, innanzitutto, il MAS 96, il motoscafo anti sommergibile utilizzato da d’Annunzio durante la celebre Beffa di Buccari compiuta insieme a Costanzo Ciano e Luigi Rizzo nella notte tra il 10 e l’11 febbraio 1918; poi la Regia Nave Puglia, dono dell’ammiraglio Thaon di Revel, giunta smontata a Gardone su venti vagoni ferroviari e in seguito rimontata nella collina con la prua rivolta verso l’Adriatico, nella cui stiva, completamente restaurata, è ospitato il Museo di Bordo con diversi modelli di navi da guerra, appartenenti al duca Amedeo d’Aosta; infine, sul colle più alto del Vittoriale, il Mausoleo dove riposa Gabriele D’Annunzio circondato dai suoi fedeli compagni, tra i quali
riecheggia nei primi versi della poesia “Davanti San Guido”. Siamo in quella parte di Maremma dove Carducci passò oltre dieci anni della sua infanzia e dove tornò spesso, ma solo dopo essere diventato un celebre poeta. Innanzitutto nella frazione di Bolgheri (LI), dove il poeta arrivò che aveva tre anni,
Il borgo medievale di Castagneto Carducci
nel 1838, e vi rimase fino al 1848. Qui, sotto la mole dell’antico castello dei Della Gherardesca, sono rimasti diversi segni della sua presenza. Sulla piazza centrale del borgo si affaccia il palazzo in cui visse e una targa sulla facciata lo ricorda; davanti si trova una statua che ritrae la tanto amata nonna Lucia, sepolta nel piccolo cimitero del borgo. A Bolgheri Carducci lasciò anche una parte del suo cuore, perché qui conobbe Maria Banchini, figlia dei mugnai del borgo, il suo primo amore che gli ispirò la poesia “Idillio maremmano”. Ripercorriamo il Viale dei Cipressi e raggiungiamo Castagneto Carducci (LI), autentica perla medievale della Costa degli Etruschi, dove la famiglia si trasferì nel 1848 dopo che alcune fucilate erano state sparate contro la loro casa di Bolgheri a causa delle posizioni liberali del padre. Troviamo la Casa-Museo a lui dedicata, un paio di stanze, di cui una è la camera da letto del poeta con gli arredi originali tardo ottocenteschi e l’altra contiene documenti, fotografie e oggetti a lui appartenuti che testimoniano la sua presenza a Castagneto e a Bolgheri. Da parte al municipio, invece, c’è il Museo Archivio: propone un percorso espositivo che, attraverso alcuni pannelli, ripercorre i principali momenti dell’attività letteraria del poeta, in particolar modo quelli legati alla Maremma. Non andatevene senza prima aver dato un’occhiata alla propositura di San Lorenzo, con la sua torre campanaria in stile neomedioevale, le cui origini risalgono a prima del 1212.
TURISMO
Alla corte di poeti e scrittori Quinta parte
In vacanza nel Paese più bello del mondo Insieme a loro abbiamo viaggiato con la fantasia, leggendone le poesie, i racconti, i romanzi. Ora vi proponiamo di seguirne, in un certo senso, le orme: visitando i luoghi dove sono passati o quelli dove hanno ambientato i loro scritti. Un’immersione nelle loro storie, tra realtà e fantasia. Fogazzaro, dalla villa della Valsolda a quella vicentina Tra il Lago di Lugano e le colline vicentine passando per la Brianza. Un itinerario che volesse seguire i romanzi di Antonio Fogazzaro potrebbe snodarsi tra queste tre aree che corrispondono alle ambientazioni di “Piccolo mondo antico”, “Piccolo mondo moderno” e “Malombra”. Partiamo dalla Valsolda, in provincia di Como: una bella località, posta sulle sponde del Lago di Lugano, dove Fogazzaro trascorse parte della sua vita. Molti passaggi di “Piccolo mondo antico” sono autobiografici, a cominciare dalla descrizione della casa dello zio Piero ad Oria, che in realtà è quella materna dello scrittore. Nel borgo di Oria si può visitare, nelle giornate di apertura del Fai, Villa Fogazzaro Roi che si apre sulla deliziosa piazzetta che fa anche da sagrato alla chiesa di San Sebastiano. Gli interni, gli arredi e i cimeli di famiglia rievocano gli scenari ottocenteschi nei quali si muovono i protagonisti di “Piccolo mondo antico”: dallo studio, con i ricordi personali dello scrittore, alla biblioteca, dal salone alla sala da pranzo, alla galleria affrescata fino alla darsena privata dove nel libro si consumò la tragica morte della piccola Ombretta. Degno di nota è lo scrittoio di Antonio Fogazzaro che custodisce numerose annotazioni autografe vergate direttamente sul legno dei cassetti; fra
Lo scrittoio di Antonio Fogazzaro nella villa di Oria in Valsolda
Villa Valmarana ai Nani a Vicenza, dov’è ambientato “Piccolo mondo moderno”
queste, quella della data in cui venne terminato “Piccolo mondo antico”. Incantevole anche il giardino pensile, adorno di siepi e cespugli fioriti, meravigliosamente descritto nelle pagine del romanzo. Ci spostiamo sul lago di Como e poi in Brianza, alla scoperta dei luoghi di “Malombra”. La vicenda, infatti, sembra essere ambientata sulle rive del Lago del Segrino, alle porte di Canzo, nella Brianza comasca, e nell’antica villa Pliniana sul Lago di Como, che Fogazzaro visitò e che con la sua lugubre atmosfera costituì una delle principali fonti di ispirazione del romanzo. Fu proprio nella villa Pliniana che venne girata la versione cinematografica di Mario Soldati (1942), uno dei capolavori del cinema italiano. Infine, ci immergiamo nella storia di “Piccolo mondo moderno”. La “Villa Diedo”, che nel romanzo è abitata da Jeanne Dessalle e dal fratello Carlino, è identificabile nella Villa Valmarana “Ai Nani” di Vicenza. Vi invitiamo a visitarla e ad ammirare uno straordinario ciclo di affreschi di Giambattista Tiepolo e del figlio Giandomenico che ripercorrono temi mitologici e classici, con scene dall’Iliade, dall’Eneide, dalla mitologia, dalla Gerusalemme liberata di Torquato Tasso e dall’Orlando furioso di Ariosto.
Con Fenoglio riscopriamo le Langhe Torniamo nelle Langhe piemontesi per immergerci nel
mondo dei partigiani e della Resistenza protagonista dei romanzi di Beppe Fenoglio, in particolare ne “La malora”, “I ventitré giorni della città di Alba” e nell’ancora più famoso “Il partigiano Johnny” che quasi tutti gli alunni d’Italia hanno avuto tra le mani. E partiamo proprio da Mango, uno dei maggiori luoghi di produzione di vino Moscato Docg, il paese de “Il partigiano Johnny”, che ha ospitato anche lo scrittore durante i suoi anni nella Resistenza. Se attraversate il paese incrocerete l’osteria «che era stato il loro resort d’ogni
In Valsolda con Fogazzaro, nelle Langhe con Fenoglio e in Val Trebbia con Caproni rimorsi di coscienza», la mitica Cascina di Langa che «consiste d’un rustico, d’un civile e di un portico che chiudono per tre lati la vastissima aia»… Tutti luoghi che non sono solo il teatro delle vicende ma sono diventati essi stessi protagonisti. Non perdetevi il castello di Mango che fu un presidio partigiano e oggi ospita l’Enoteca Regionale del Moscato: costruito con funzioni difensive verso la fine del secolo XIII, conserva camminamenti segreti e sotterranei che andavano a sbucare in aperta campagna, prigioni, luoghi di
Alba, la cattedrale di San Lorenzo
giorno», la casa del medico in cui «Perez andò a sentire Radio Londra», il cimitero, la chiesa, la farmacia, il peso pubblico dove «c’è il posto di blocco dei fazzoletti azzurri», il borgo dei Battuti; e nei dintorni il Bricco d’Avene, Valdivilla, l’Annunziata dove «aveva deciso di aspettar Giorgio all’aperto», Cascina Isacco in cui alloggiava e poteva «leggere per ore e ore, senza
tortura ed è stato per secoli la residenza estiva dei Marchesi di Busca. Non è lontana la Cascina del Pavaglione da cui parte l’itinerario escursionistico denominato “Il Sentiero del Partigiano Johnny”: ripercorre idealmente i luoghi della fuga del partigiano Johnny e dei suoi compagni che, per evitare il terribile rastrellamento del novembre 1944, si gettarono a capofitto lungo i pendii di questa collina. Ci spostiamo a sud, a San Benedetto Belbo, dove Fenoglio trascorreva le vacanze estive, ospite di parenti paterni. Da qui parte e poi ritorna Agostino, il protagonista del romanzo “La Malora”, e qui sono ambientati alcuni dei suoi racconti di Langa più intensi. Voi potete seguire un percorso che si snoda ad anello all’interno del piccolo centro storico con dieci tabelloni esplicativi del rapporto tra il paese e lo scrittore e altrettante targhe con le citazioni dedicate ai luoghi legati alle sue opere. Concludiamo il percorso sulle orme di Beppe Fenoglio ad
Alba, dove lo scrittore era nato nel 1922. Nelle vie del centro storico trovate sedici tappe in altrettanti luoghi letterari, in cui rivivere passo dopo passo le opere di Fenoglio attraverso le citazioni che rivelano il suo particolare sguardo sulla città. Punto di partenza il Centro studi Beppe Fenoglio, collocato all’interno dell’edificio in cui visse dal 1928 al 1959, compresa la camera dove l’autore albese scrisse la maggior parte delle sue opere. Naturalmente, non perdetevi alcuni monumenti di Alba, come la cattedrale di San Lorenzo, costruita tra il 1486 e il 1517 in stile gotico con i caratteristici mattoncini rossi e un interno, diviso in tre navate, caratterizzato da splendidi colori che vanno dal blu all’oro, dal beige al marrone. Ma anche la chiesa gotica di San Domenico risalente al XIII secolo, che si racconta sia stata usata da Napoleone come stalla per i suoi cavalli, e le torri per cui Alba è nota: le tre più importanti e meglio conservate, Torre Bonino, Torre Astesiano e Torre Sineo, sono tutte visibili da Piazza Duomo.
Giorgio Caproni, tra Genova e la Val Trebbia
� Quando mi sarò deciso d’andarci, in paradiso ci andrò con l’ascensore di Castelletto…� Andiamo anche noi, insieme al poeta Giorgio Caproni, al paradiso che si ammira dalla spianata Castelletto, un
belvedere sulla città di Genova. E ci si arriva con l’ascensore in stile liberty, tutto vetrate colorate e ferro battuto, che parte da piazza Portello. Non si può fare inizio migliore se ci si vuole mettere sulle orme di Caproni, che a Genova ha passato gli anni della sua giovinezza e a cui è rimasto sempre legato. «La città più mia, forse, è Genova – scriveva - Là sono uscito dall’infanzia, là ho studiato, sono cresciuto, ho sofferto, ho amato. Ogni pietra di Genova è legata alla mia storia di uomo». Non per nulla “Litania”, una delle sue liriche migliori, è dedicata alla città della Lanterna. Le cose da vedere a Genova non sono poche: dal Porto Antico, dov’è anche il ben noto Acquario, al Palazzo Ducale, sempre ricco di mostre, dalla Cattedrale di San Lorenzo alla fontana di Piazza De Ferrari, senza perdervi, naturalmente, i carruggi mirabilmente descritti dalle canzoni di De Andrè e i Palazzi dei Rolli di via Garibaldi, Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Ma per seguire fino in fondo le orme di Giorgio Caproni, vi suggeriamo un salto nella vicina Val Trebbia, a Fontanigorda, dove, nel 1935, il poeta insegnò nella scuola del paese e poi, durante la guerra, fu partigiano. Qui è presente un’antica zona boschiva denominata Bosco delle Fate (ambiente ideale se avete dei bambini) dove si può passeggiare lungo un sentiero lastricato in ardesia su cui sono stati incisi i versi di Giorgio Caproni dedicati alla valle. Nel cimitero della vicina frazione di Loco, ci sono la tomba del poeta e della moglie. L’ascensore che porta alla spianata del Castelletto da cui si gode uno splendido panorama su Genova