La Gazzetta dello Sport (03-03-2015)

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martedì 3 marzo 2015 anno 119 - numero 52 euro 1,40

MAGIA DI TEVEZ, 1-1 DI KEITA IN 10. MA I GIOCHI SEMBRANO FATTI

VIA LIBERA JUVE Il pari tiene lontano la Roma: +9 con vista scudetto

L’esultanza dei giocatori della Juve a fine partita INSIDE

Primo tempo senza sussulti, poi l’argentino dà la scossa su punizione, Torosidis viene espulso. I bianconeri perdono il controllo della gara e l’occasione di allungare, anche se nella corsa al titolo, grazie agli scontri diretti, sono virtualmente a +10. I giallorossi si consolano col +4 sul Napoli BOCCI, CATAPANO, CECCHINI, CENITI, DELLA VALLE, FROSIO, GRAZIANO, PICCIONI, PUGLIESE, STOPPINI, VERNAZZA DA PAGINA 2 A PAGINA 11

25

Un pari all’Olimpico la Juve l’avrebbe firmato in anticipo con i pugni al cielo: eppure questo 1-1 sa di spreco, di match-ball perso per strada un’altra volta, e insinua qualche ombra in prospettiva

Borussia. Paradosso del calcio: neanche la Roma può esaltarsi per un risultato che allontana il Napoli ma è terreno perso sulle emergenti Lazio e Fiorentina. L'ARTICOLO A PAGINA 25

17

È TORNATO L’AMORE MONTELLA GUIDERÀ I VIOLA NEL FUTURO CALAMAI A PAGINA 17

ROSSONERI IN CRISI

Milan, girone-no Inzaghi è isolato Da Verona a Verona, 19 gare da 14° posto. Pippo diventa primo accusato

Apache alla Pirlo: segnali tricolori Furia Allegri «Siamo spariti»

Rimonta senza Totti-De Rossi Garcia: «Non è ancora finita»

DARMIAN-GLIK-MAXI I SOLDATI DI VENTURA LANCIANO I GRANATA

Totti lascia il posto a Nainggolan

L’ANALISI di Gianni Valenti 25

FIORENTINA E TORO LA FORZA DEL PROGETTO

BRAMARDO A PAGINA 16

12

21

IL CASO

Lento e smarrito Malagò sul Parma L’Inter cerca attacca Tavecchio il vero Kovacic «Fuori i colpevoli»

OLIVERO A PAGINA 13

w

9 771120 506000

DA NON PERDERE 1 Extratime: Kakà e Villa le nuove stelle negli Usa E per il soccer è boom INSERTO DI 8 PAGINE

CATAPANO, LAUDISA, PICCIONI PAG. 21

IL ROMPIPALLONE di GENE GNOCCHI Schiarita al Parma. Oggi il sindaco Pizzarotti ha incontrato una cordata di imprenditori guidata da Wanna Marchi Mateo Kovacic, 20 anni

C’è una parola che accomuna la bella stagione di Fiorentina e Torino, due tra le squadre più in forma del campionato che ci stanno facendo fare bella figura anche in Europa. La parola è progetto... L'ARTICOLO A PAGINA 25

ICARDI RINNOVA

BREGA, DALLA VITE A PAGINA 12 50 3 0 3>

QUI ROMA

16 Vincenzo Montella, 40 anni

Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano

COL BORUSSIA SERVIRÀ PIÙ CATTIVERIA

QUI JUVE

Kamil Glik 27 anni

IL COMMENTO di Fabio Licari

2 Da Nibali a Contador: la Tirreno-Adriatico schiera un cast mai visto MARABINI A PAGINA 31

3 Il mondiale di sci velocità è sempre casa Origone Ma stavolta vince Ivan MOLINARO A PAGINA 35


2

Serie A R Il big match

COME È CRESCIUTO IL DISTACCO NELLE ULTIME 10 GIORNATE PUNTI

58

60

20ª giornata Juventus-Chievo 2-0 Fiorentina-Roma 1-1

57

55

X

DISTACCO

46

45

40

9

49

50

43 39 3

40 39

7

50

41

42

7

Giornata

17ª

48

49

24ª

25ª

43 24ª giornata Juventus-Atalanta 2-1 Verona-Roma 1-1

18ª giornata Roma-Lazio 2-2 Napoli-Juventus 1-3

36 16ª

47

46

1 35

9

7

7

5

3

40

54

53

19ª giornata Palermo-Roma 1-1 Juventus-Verona 4-0

18ª

19ª

20ª

21ª

22ª

23ª

GDS

Juve, pari e fatta Punto scudetto La Roma si sveglia soltanto alla fine 1Non è in discussione il successo finale

dei bianconeri che però non hanno più il «killer instinct». Al gol di Tevez risponde Keita in un finale nel quale Garcia fa i cambi giusti. Ma serve un centravanti Sebastiano Vernazza ROMA

C

hi l’avrebbe mai detto, la Juve mostra una vena buonista. A meno di mezz’ora dalla fine aveva in mano partita e scudetto. Sopra di un gol e in superiorità numerica poteva schiacciare la Roma, spedirla a meno dodici e concentrarsi in esclusiva sulla Champions, ma quella che una

volta chiamavano Signora Omicidi ha smarrito il «killer istinct», si è fatta rimontare. Nulla di grave, lo scontro diretto dell’Olimpico ha detto che la Juve merita di vincere il suo quarto campionato di fila, e a 13 giornate dalla fine 9 punti di vantaggio, col favore degli scontri diretti, sono un margine ottimo e abbondante, Negli ultimi venti minuti la Juve però non ha fatto la Juve, si è travestita da onlus umanitaria e Gigi Buffon, uno

juventino vero, si è imbestialito di brutto, come se non riconoscesse più la squadra. GIUSTO COSÌ È giusto che una partita bruttina e nervosa sia finita in pareggio, è giusto che la Roma non faccia suo lo scudetto a onta di innumerevoli pronostici estivi. Ieri, per un’ora, la Roma è rimasta più che altro aggrappata allo status quo dello 0-0. Meglio aumentare di un punto il vantaggio sul Napoli

terzo che lanciarsi in un improbabile inseguimento della capolista, questo si percepiva. E così è andata. In una notte in cui per scuotere i suoi Garcia ha dovuto togliere Totti e De Rossi, resta la certezza del punto guadagnato sul Napoli, più quattro sul terzo posto. Settimo pareggio romanista nelle ultime otto gare di Serie A, sesto di fila in casa: con tran tran simili non si va lontano. L’imbattibilità dura da 15 turni, ma il non perdere paga poco, la pareggite uccide i sogni. Ma sì, il campionato è finito, andate in pace. L’ha vinto la Juve ed è giusto così. NOIA E NERVOSISMO Di rado capita di assistere a partite in cui per l’intero primo tempo non si trova traccia di tiri in porta. È successo ieri sera all’Olimpico, zero conclusioni nello specchio durante i primi 45’. Nelle note di cronaca soltanto un diagonale di Tevez verso la fine, con palla

IL NUMERO

7

La Roma ha pareggiato 7 delle ultime 8 partite (5 col punteggio di 1-1): i giallorossi non perdono da 15 giornate

Francesco Totti e Daniele De Rossi seguono la partita dalla panchina, entrambi sono stati sostituiti dal tecnico Garcia

fuori, causa deviazione di Manolas. Qualche spunto di Lichtsteiner, uno sprint di Evra sulla sinistra e null’altro. Calma piatta, noia diffusa. Gli unici brividi li hanno regalati due «entratacce» romaniste in partenza. La prima di De Rossi su Vidal al sedicesimo secondo di gioco, tackle che ha ricordato la «zompata» di Tardelli su Rivera in un preistorico Juve-Milan e che Orsato ha scelto di non punire col giallo. La seconda di Totti su Lichtsteiner poco dopo, scivolata a vuoto che al capitano è costata una ramanzina. Due indizi fanno una prova, evidente la sudditanza di Orsato nei confronti dei due califfi. A farne le spese è stato il soldato semplice Torosidis, primo ammonito giallorosso per fallo su Evra. Orsato, che voleva arbitrare all’inglese e poco ammonire, ha finito per estrarre un rosso e undici gialli, compresi i due sventolati sotto il naso dell’espulso Torosidis.


MARTEDÌ 3 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

ROMA

CLASSIFICA SQUADRE

JUVENTUS ROMA NAPOLI LAZIO FIORENTINA SAMPDORIA GENOA TORINO INTER MILAN PALERMO SASSUOLO UDINESE EMPOLI VERONA CHIEVO ATALANTA CAGLIARI CESENA PARMA (-1)

PT

58 49 45 43 42 39 36 36 35 34 34 29 28 28 28 25 23 20 19 10

PARTITE

RETI

G

V

N

P

F

S

25 25 25 25 25 25 24 25 25 25 25 25 24 25 25 25 25 25 25 23

17 13 13 13 11 9 9 9 9 8 8 6 7 5 7 6 5 4 4 3

7 10 6 4 9 12 9 9 8 10 10 11 7 13 7 7 8 8 7 2

1 2 6 8 5 4 6 7 8 7 7 8 10 7 11 12 12 13 14 18

52 38 44 43 37 32 36 28 39 35 38 29 26 25 29 18 22 32 24 20

14 19 31 27 24 28 29 25 32 30 39 38 32 27 44 30 37 47 47 47

* 1 PUNTO DI PENALIZZAZIONE

CHAMPIONS PRELIMINARI DI CHAMPIONS EUROPA LEAGUE RETROCESSIONI

PROSSIMO TURNO SABATO 7 MARZO SAMPDORIA-CAGLIARI ore 18 MILAN-VERONA ore 20.45 DOMENICA 8 MARZO, ore 15 CESENA-PALERMO ore 12.30 CHIEVO-ROMA EMPOLI-GENOA PARMA-ATALANTA UDINESE-TORINO NAPOLI-INTER ore 20.45 LUNEDÌ 9 MARZO LAZIO-FIORENTINA ore 19 JUVENTUS-SASSUOLO ore 21

(2-2) (3-1) (1-2) (0-3) (1-1) (0-1) (0-1) (2-2) (2-0) (1-1)

MARCATORI

La super punizione calciata da Carlos Tevez: barriera superata, De Sanctis immobile, la Juve passa al 18’ della ripresa ANSA

RISVEGLI E SOSTITUZIONI Qualcosina di più e di meglio si è visto nella ripresa. La partita si è animata quando è stata scollinata l’ora di gioco. Fallo di Torosidis su Vidal lanciato verso l’area, secondo giallo ed espulsione per il greco. Tevez ha trasformato la punizione con bello stile, alla Platini, e ha dimostrato che sui calci piazzati in questa Juve c’è vita oltre Pirlo. A quel punto Garcia ha fatto quel che fa da qualche tempo, ha tolto Totti e De Rossi, gli intoccabili della casata. Qualcosa di affine aveva architettato Ranieri contro la Lazio nel 2010 e aveva poi vinto quel derby. Ieri sera l’uscita dei due «vecchi» re dei Sette Colli ha scosso la squadra, gli innesti di Iturbe e Nainggolan hanno portato velocità e forza, e in dieci contro undici la Roma è riuscita nell’impresa di mettere alle corde la Juve. Ha riacciuffato la partita con Keita, bravo a sfruttare di testa una punizione

RIl pari giallorosso

in dieci contro undici e con l’uscita dei simboli Totti e De Rossi

di Florenzi, subentrato a Ljajic, segno che Garcia ha azzeccato le sostituzioni. Con un po’ di psicanalisi d’accatto si potrebbe dire che Garcia ha ucciso il padre e la madre, De Rossi e Totti, in senso metaforico, ma non è la prima volta che accade, per cui andiamoci piano, si fa presto a essere smentiti. Però l’eternità non è per nessuno e forse è giusto il momento di interrogarsi. Se la Roma vuole rivincere uno scudetto, deve avere la forza di immaginarsi oltre chi l’ha resa grande negli ultimi vent’anni. CONCLUSIONI I report dicono

15 RETI Tevez (2, Juventus). 14 RETI Icardi (2, Inter). 12 RETI Menez (6, Milan); Higuain (2, Napoli); Dybala (2, Palermo). 10 RETI Gabbiadini (Napoli; 7 nella Sampdoria); Toni (2, Verona). 9 RETI Callejon (Napoli); Quagliarella (2, Torino); Di Natale (Udinese). 8 RETI Mauri (Lazio); Ljajic (1, Roma); Eder (1, Sampdoria); Zaza (1, Sassuolo); Thereau (Udinese). 7 RETI Maccarone (1, Empoli); Babacar (Fiorentina); Matri (Juventus; 7 nel Genoa); Djordjevic (Lazio); Vazquez (Palermo); Berardi (3, Sassuolo).

che la Roma ha fatto suoi possesso palla – 58,4% a 41,6 – e supremazia territoriale, 58% a 42. Numeri che contano fino a un certo punto. La Juve ha disputato la partita che si era prefissa, aspettare e ripartire, e sulle fasce, dove Gervinho e Ljajic avrebbero dovuto dispiegare un’incontenibile potenza, per un’ora e passa si sono notati di più Lichtsteiner ed Evra. La predominanza della Roma è stata sterile. Il pallone girava in lungo e in largo, ma in area si entrava poco e di meno ancora si tirava. I campionati li vinci coi centravanti veri, non coi falsi nove: Pruzzo nel 1983, Batistuta nel 2001. La Roma, dopo 25 turni, non ha attaccanti in doppia cifra: Ljajic 8 gol, Totti 5 e Gervinho 2. No, non si vincono così gli scudetti. Non per caso il capocannoniere ce l’ha la Juve, Tevez con 15 reti. © RIPRODUZIONE RISERVATA

JUVENTUS

1 1

PRIMO TEMPO 0-0 MARCATORI Tevez (J) al 18’ del s.t.; Keita (R) al 33’ ROMA (4-3-3) De Sanctis; Torosidis, Manolas, Yanga-Mbiwa, Holebas; Pjanic, De Rossi (dal 27’ s.t. Nainggolan), Keita; Ljajic (dal 20’ s.t. Florenzi), Totti (dal 26’ s.t. Iturbe), Gervinho. PANCHINA Skorupski, Curci, Cole, Astori, Spolli, Paredes, Ucan, Verde, Sanabria. ALLENATORE Garcia. ESPULSI Torosidis al 17’ del s.t. per doppia ammonizione (entrambe per gioco scorretto). AMMONITI De Rossi, Pjanic, YangaMbiwa, Nainggolan per gioco scorretto. BARICENTRO MEDIO 53.3 M CAMBI DI SISTEMA 4-3-2 dal 18’ s.t. JUVENTUS (3-5-2) Buffon; Caceres, Bonucci, Chiellini; Lichtsteiner (dal 45’ s.t. Padoin), Pereyra, Marchisio, Vidal, Evra; Tevez, Morata (dal 38’ s.t. Coman). PANCHINA Storari, Rubinho, Ogbonna, Pogba, Pepe, Llorente, Barzagli, De Ceglie, Matri. ALLENATORE Allegri. ESPULSI nessuno. AMMONITI Evra, Morata, Marchisio, Chiellini, Vidal per gioco scorretto. BARICENTRO MOLTO BASSO 46 M CAMBI DI SISTEMA nessuno.

3

PRIMO TEMPO Dopo 21 minuti di torpore, arriva il primo brivido della partita. Sulla destra trova spazio Pereyra: cross in mezzo basso per l’accorrente Morata, prima di lui ci arriva Manolas, ma invece di spazzare sfiora il clamoroso autogol con una deviazione di piatto che si perde a pochi centimetri dalla porta di De Sanctis. Ancora la Juventus pericolosa al 26’: questa volta l’azione si sviluppa sulla sinistra con l’inserimento di Evra, altro pallone nel cuore dell’area giallorossa con Marchisio che manca di un soffio la probabile deviazione vincente. La Roma si fa vedere dalle parti di Buffon solo in una occasione: al 29’ traversone dalla trequarti di Holebas verso Keita piazzato dentro l’area della Juve, non perfetto controlla del romanista e il portiere bianconero può uscire e agguantare il pallone. Il primo tiro verso la porta al 33’ è di Morata: pallone distante alcuni metri dal palo destro. Più concreto il contropiede di Tevez al 43’: l’argentino appena entrato in area tenta il diagonale deviato in angolo da Manolas.

SECONDO TEMPO Juve subito pericolosa in avvio di ripresa: da Tevez a Vidal che cerca un difficile diagonale e quasi fa centro, palla fuori di pochissimo La Roma resta in dieci dopo 18 minuti: espulso Torosidis per doppia ammonizione, il secondo giallo per un fallo ai danni di Vidal poco fuori l’area di rigore Sulla punizione successiva la Juve passa: fantastica parabola a giro di Tevez, palla sopra la barriera e poi in rete proprio nell’angolino. Al 27’ reazione della Roma: punizione dalla trequarti di Florenzi, in area svetta Manolas e costringe Buffon a una difficile deviazione

ARBITRO Orsato di Schio. NOTE paganti 28.058, incasso 1.817.976 euro; abbonati 27.593, quota di 602.751 euro. Tiri in porta 4-4. Tiri fuori 1-4. In fuorigioco 1-0. Angoli 1-5. Recuperi: p.t. 0’, s.t. 3’.

Al 33’ la Roma trova il pareggio: altra punizione, cross dalla destra di Florenzi, questa volta è Keita a colpire di testa: Buffon non può nulla e non riesce neppure il salvataggio di Marchisio a un passo dalla linea.

LA MOVIOLA di FRANCESCO CENITI

DE ROSSI, TOTTI E VIDAL GRAZIATI TOROSIDIS, OK IL SECONDO GIALLO

Orsato mostra il secondo giallo a Torosidis LAPRESSE

Nove ammoniti e un espulso: eppure... Eppure non convince del tutto Orsato (per carità, ha dimostrato personalità e dunque di meritare la designazione), specie per la partenza buonista. Il fischietto di Schio pensa di poter controllare la gara e «perdona» De Rossi, YangaMbiwa e Totti autori di entrate dure, da punire col giallo. Si limita al rimbrotto e quando si rende conto di dover dare un segnale, mostra il cartellino a Torosidis per un fallo meno grave

su Chiellini. Nel primo tempo, manca una punizione alla Roma (braccio di Evra) e il giallo a Vidal (da regolamento) per una mani volontario a interrompere un passaggio diretto a un romanista. Nella ripresa Orsato alterna ammonizioni puntuali (Morata e YangaMbiwa per sgambetti reciproci a distanza di pochi minuti) ad altre dimenticate: la meritava Iturbe (duro su Evra, ma neppure punizione) e ancora Vidal per un fallaccio su Florenzi. Giusto, invece, il secondo giallo per Torosidis, sfortunato nell’incrociare la gamba di Vidal lanciato verso la porta. Per il resto: corretto il cartellino per Marchisio, Vidal e Chiellini (giura sulla sua innocenza nonostante la netta irregolarità). Protesta la Roma per un contatto in area tra Caceres e Keita: bene Orsato, il primo fallo è del romanista.


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MARTEDÌ 3 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

DA

OGG

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Serie A R Il big match

MARTEDÌ 3 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

fIL PERSONAGGIO

1L’attaccante argentino è sempre nel vivo della manovra

IL NUMERO 10 DECISIVO

TEVEZ

L’Apache come Pirlo Una punizione divina diventa il gol tricolore

5

juventina. Costruisce, lotta e conclude: solita prova da guerriero a tutto campo, impreziosita da una punizione degna di Pirlo

TOCCHI PER ZONA Il colore è più intenso nelle zone in cui ci sono stati più tocchi di palla

DRIBBLING 2

RIUSCITI 67%

PALLE RECUPERATE 5

ATTACCO

2

1

3

1

2

1

2

5

1

5

2

4

2

2 1

39

PASSAGGI

1

1

2

4

2

1 3

2

1

PALLE PERSE 12 FALLI SUBITI

1

1

CORRETTI 33

0

SBAGLIATI 6

2

CLASSIFICA PASSAGGI JUVE

CLASSIFICA TIRI 4

Tevez

Marchisio

MINUTI GIOCATI

48

Vidal

2

Caceres

34

Morata

2

Tevez

33

Keita

2

Vidal

Manolas

2

Pereyra

Iturbe

2

33

90

30

VERTICALIZZAZIONI 16 IL PUNTO DA CUI HA CALCIATO IN PORTA

% REALIZZATIVA

IL GOL

25%

Carlos Tevez, 30 anni, ha segnato l’1-0: il gol è arrivato col primo tiro in porta di tutta la partita LAPRESSE

Alessandra Bocci ROMA

U

no squarcio sulla tela bianca della partita. Uno strappo sul campionato che la Roma ha provato a ricucire, colorando improvvisamente quella tela che però era già stata marchiata da Carlos Tevez. A questo punto pare difficile che la corsa scudetto si riapra: verrà il tempo delle scaramanzie, e anche quello del rispetto dovuto agli avversari, ma lo squarcio parla da solo. Carlitos Tevez ha cominciato la sua storia italiana con un gol all’Olimpico contro la Lazio in Supercoppa, era la Juve di Conte e lui era appena arrivato in Serie A dopo aver sfiorato il Milan. Ieri Tevez ha probabilmente restituito ad Allegri lo scudetto del rimpianto e tutto quello che il tecnico ex milanista non può dimenticare: l’affare fallito in un giorno di gennaio, l’affare fatto dalla Juve tempo dopo.

tutti che i match point non si sprecano, che ci vuole l’atteggiamento giusto e che la differenza la fa sempre la squadra, mai il singolo. Eppure pochi come lui possono simboleggiare insieme la Juventus di Conte e quella di Allegri, le metamorfosi tattiche e il filo bianconero che lega il campionato. Il primo match point è arrivato e Tevez l’ha colto a modo suo perché, come di-

1Carlos con 15 reti

è capocannoniere da solo: «Ma sono incavolato, non si può regalare una gara così»

GDS

chiarava prima di giocare, ci vuole l’atteggiamento giusto, e se la Roma perde non cambia nulla, ma se vince si può riaprire il campionato. Lui il campionato ha voluto chiuderlo per dedicarsi poi all’Europa e provare a portare la Juve più su. PITTORI Tevez ha il suo marchio che non è quello di Pirlo. Pirlo su punizione vuol dipinge-

re, ma Tevez ieri ha fatto proprio come Andrea, dopo che per tutta la settimana, come rivelato da Allegri, si era allenato sui calci da fermo. «Uno cerca di copiare i grandi campioni – ha poi detto l’Apache –. I miei modelli? Seguo Andrea, che si allena sempre sulle punizioni da ogni posizione». La Roma, dopo la punizione divina, si è risvegliata, ma era tardi. Era già il tempo

di Tevez, che scorre con il primo posto solitario nella classifica dei marcatori (con 15 gol), i tifosi che urlano impazziti di gioia e altre due imprese da compiere: portare la Juventus in finale di Coppa Italia (vincendo contro la Fiorentina) e superare lo scoglio tedesco il 18 marzo a Dortmund. Perché Tevez non è il tipo che lascia una tela bianca. © RIPRODUZIONE RISERVATA

DOPO ROTTERDAM

Inchiesta Uefa sul Feyenoord e pure su Ljajic

EUFORIA Le facce parlano. Parla la faccia di Tevez che corre come un folle sotto lo spicchio di stadio juventino, parla la faccia di Marchisio, l’ultimo a cadere quando la palla del pareggio romanista è entrata in porta. Parla la faccia di Chiellini, che ancora non si è scrollato di dosso la scivolata fatale contro il Borussia e a Roma con un fallo avvicina la Roma al pareggio. Parlano le facce dei tifosi che dopo il gol del loro idolo intonano impazziti il coro argentino che ha fatto da mantra al Mondiale in Brasile. Qui la rivale non sta perdendo di goleada come la Seleçao contro i tedeschi, ma per un quarto d’ora, fino al pareggio, la Juve e i suoi fan vivono 15’ di entusiasmo folle, di senso di superiorità, di dominio della scena. Poi la Roma prende il pennello e prova a colorare la tela. La Juve resta comunque a +9.

● BERNA (CH) Il Feyenoord è stato messo sotto accusa per i comportamenti razzisti e il lancio di oggetti da parte dei suoi tifosi nel corso del match di Europa League di giovedì scorso conto la Roma. Lo annuncia la Uefa. Ma dalla confederazione europea emerge che sotto inchiesta c’è anche il giocatore della Roma Adem Ljajic che, secondo la Uefa, avrebbe «provocato gli spettatori» dopo aver segnato il primo gol contro gli olandesi nella partita di Rotterdam. Responsabilità tutte da dimostrare: il rischio per l’attaccante è di un turno di squalifica. Se così fosse il serbo non salterebbe la doppia sfida agli ottavi con la Fiorentina, sua ex squadra. Infatti l’udienza Uefa è prevista il 19 marzo, giorno della gara di ritorno a Roma. Il club olandese invece dovrà affrontare anche un procedimento disciplinare per le carenze dell’organizzazione. L’arbitro è stato costretto a sospendere la gara, vinta dai giallorossi 2-1, in due occasioni a causa del lancio di una banana di plastica gigante nel primo tempo e per il lancio di oggetti nella ripresa.

VINCENTE C’è il momento dell’entusiasmo e quello della ragione, e Tevez c’è sempre. Anche quando dice: «Gli ultimi 20’ abbiamo sbagliato una partita dove abbiamo fatto molto bene per 70’, sono molto incavolato, come Allegri. La Roma era in 10, non possiamo regalare una partita così. Siamo una squadra forte e non mi è piaciuta l’ultima parte di gara». Prima della sfida dell’Olimpico aveva ricordato a

Adem Ljajic, 23 anni AFP


Serie A R Il big match

6

MARTEDÌ 3 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

LE PAGELLE di MASSIMO CECCHINI E MIRKO GRAZIANO JUVENTUS

ROMA

6

PROF. KEITA, MERITA UN 7 BOCCIATI DUE GRECI SU TRE IL TECNICO GARCIA

6

6,5

5,5

DE SANCTIS Nonostante finisca il primo tempo con i guanti immacolati, ha una carica tale da battibeccare all’intervallo con Manolas. Ad ammutolirlo però ci pensa la punizione di Tevez, che spolvera l’incrocio alla sua destra. Per il resto, riposa quasi.

MANOLAS Della troika ellenica è il Pie’ Veloce come Achille: toccano a lui gli scatti nelle praterie giallorosse quando la Juve riparte e in fondo è quello il meglio del suo repertorio Con Morata il duello è da uomini veri, lui lo vince e di testa va anche a sfiorare il gol.

YANGA-MBIWA Se vi piacciono i difensori dal piede dolce meglio cambiare canale. Non è un caso che nel gioco del pressing Allegri scelga di lasciarle lui libero. Sul piano della fisicità, però, difficile pretendere di più, recuperando 9 palloni. Ammonito, sarà squalificato.

HOLEBAS A lungo è l’anello debole della falange greca, non a caso Lichtsteiner e Vidal scelgono di cavalcare le sue zolle con buona continuità. In avanti, poi, si dedica a cross (9) con scarsa precisione, senza contare che perde più palloni di tutti (20).

5

● PARATE 0 ● RINVII 10 ● USCITE 1

● PASSAGGI 28 ● RECUPERI 7 ● CONTRASTI 1

● PASSAGGI 37 ● RECUPERI 9 ● CONTRASTI 2

● PASSAGGI 54 ● CROSS 9 ● CONTRASTI 6

6

BONUCCI CON CLASSE LICHTSTEINER COMPITINO IL TECNICO ALLEGRI

6 Nel facile gioco del senno di poi si può dire che sbaglia le scelte iniziali oppure, al contrario, che azzecca i cambi. La Roma più bella si è persa in autunno, però stavolta ha ritrovato carattere.

IL MIGLIORE KEITA

7 I successi masticati soprattutto con il Barça gli regalano senso della posizione e tocco facile: logico che non abbia il ritmo dei giorni belli, però l’incornata di astuzia è ossigeno per il campionato.

TOROSIDIS

5 È l’Ulisse greco della fascia: parte e ritorna vedendo la difesa come un’Itaca da blindare. Lo fa finché la squadra è tonica, ma a spazi larghi bastano due entrate su Vidal per mandarlo in doccia. ● PASSAGGI 29 ● CROSS 0 ● CONTRASTI 0

5,5

5,5

5

PJANIC Sembra avere lasciato la scatola magica in qualche ripostiglio di Trigoria, visto che non riesce mai ad accendere la luce, soffocato dalla mediana bianconera. Per paradosso, pare svegliarsi sui titoli di coda, quando a muovere le gambe è l’orgoglio.

DE ROSSI Il fallo su Vidal dopo una ventina di secondi pare essere un trailer del classico «Non aprite quella porta». Come dire, non vi avvicinate. Infatti l’azzurro gioca bassissimo a protezione della difesa finché, per l’assalto finale, non serve la corsa del Ninja.

● PASSAGGI 56 ● RECUPERI 4 ● OCC.CREATE 1

● PASSAGGI 49 ● RECUPERI 2 ● OCC.CREATE 1

5,5

5

LJAJIC Ormai investito del ruolo di capocannoniere giallorosso, trasloca da destra a sinistra provando a punzecchiare il corpaccione bianconero con veroniche e accelerazioni. Nella sua ora in campo però gli spazi intasati lo limitano. Chissà se avesse partecipato al gran finale...

TOTTI Diciamo la verità, nel suo più che ventennale duello con la Juventus ha visto compagni e avversari migliori. Nella mediocrità attuale si districa quando i ritmi sono blandi, ma le 16 palle perse e lo zero nei tiri in porta stavolta lo condannano.

● OCC.CREATE 0 ● TIRI 0 ● DRIBBLING 0

● OCC.CREATE 0 ● TIRI 0 ● DRIBBLING 0

Juve ai limiti della perfezione tattica per 70’. Imperdonabile, però, il crollo di concentrazione che permette alla Roma di rientrare in partita con l’uomo in meno e di avvicinare anche il clamoroso 2-1.

IL MIGLIORE TEVEZ

7 Gara di sacrificio, poche palle giocabili. In un lampo, però, l’Apache ipoteca lo scudetto: smarca Vidal, poi steso da Torosidis (espulso il greco), quindi trasforma la punizione con un capolavoro. Vincente!

5,5 CHIELLINI Per buona parte della gara non deve nemmeno fare a botte. Totti gira spesso a largo dalla zona calda, e gli incursori giallorossi stimolano raramente il carrarmato bianconero. Il Chiello sbanda però nel finale: è senza senso soprattutto il fallo dal quale nasce l’1-1.

LICHTSTEINER Gervinho e Ljajic cambiano spesso fascia, serve un’attenzione particolare per entrambi. E allora lo svizzero deve dare una mano concreta a Caceres, scegliendo con cura le scorribande in terreno nemico. Si va di compitino, svolto comunque senza sbavature.

6

● PARATE 2 ● RINVII 6 ● USCITE 2

● PASSAGGI 29 ● RECUPERI 4 ● CONTRASTI 1

● PASSAGGI 26 ● RECUPERI 2 ● CONTRASTI 1

● PASSAGGI 22 ● CROSS 5 ● CONTRASTI 1

6,5

6

PEREYRA Non sempre preciso, ma polmoni senza fine. Sporca decine di palloni, innesca i contropiede più pericolosi, manca la volée vincente su centro di Evra e alla fine è lui a costringere i dirimpettai giallorossi a inseguire e a lavorare di vanga. Spinge Pjanic al «giallo».

MARCHISIO È l’esecutore della strategia di Allegri. Regia intelligente, non certo creativa, in ogni modo efficace e funzionale alla gara impostata. Va spesso a infastidire l’azione di Totti, riparte, poi cala vistosamente e ricorre a maniere più dure. Si incarta sotto porta sul gol di Keita.

VIDAL Sembra quasi che vadano a cercarlo: in meno di 20’ subisce due entratacce firmate De Rossi e Torosidis. Gira a lato da buona posizione, nella ripresa un suo diagonale passa a un centimetro dal palo. Procura la punizione-gol e il rosso a Torosidis.

EVRA Pure lui va in apnea nel quarto d’ora finale, aprendo qualche pericoloso corridoio agli avversari. Approccio invece convincente dietro e in fase offensiva. Un paio di centri ben fatti mandano in crisi la retroguardia giallorossa: uno, in particolare, è un cioccolatino che Pereyra non gradisce.

● PASSAGGI 30 ● RECUPERI 10 ● OCC.CREATE 2

● PASSAGGI 48 ● RECUPERI 8 ● OCC.CREATE 2

● PASSAGGI 33 ● RECUPERI 7 ● OCC.CREATE 3

● PASSAGGI 20 ● CROSS 2 ● CONTRASTI 0

6,5

6

● OCC.CREATE 0 ● TIRI 4 ● DRIBBLING 2

5,5

6,5

6,5

6,5

GERVINHO Inutile nasconderlo: quando ha la palla una gabbia gli si materializza intorno con grande facilità, però il ghepardo dei giorni belli avrebbe regalato almeno 3-4 spunti utili a liberare i compagni, stavolta invece mostra di avere denti e artigli spuntati.

FLORENZI Entra dopo l’espulsione di Torosidis e con lui in campo si segnalano subito due dati: sul suo binario il ritmo sale e la romanità della squadra resta rappresentata dopo l’uscita dei due totem Totti e De Rossi. Innesto mai banale.

ITURBE Entra per il capitano e innesca quel turbo onomatopeico che rimbalza nel suo nome. Sprint e accelerazioni squassano il ritmo compassato del finale bianconero e, pur con qualche errore di mira, è l’elettroshock che serve al gruppo.

NAINGGOLAN Entra per De Rossi e ci si chiede se fosse davvero indispensabile lasciarlo in panchina per la seconda volta di fila. Certo, non ha la linearità dei mediani juventini, però ha quella grinta e quella corsa che servono per provare a dare la spallata.

● OCC.CREATE 1 ● TIRI 1 ● DRIBBLING 1

● PASSAGGI 16 ● RECUPERI 2 ● OCC.CREATE 2

● OCC.CREATE 0 ● TIRI 2 ● DRIBBLING 3

● PASSAGGI 12 ● RECUPERI 1 ● OCC.CREATE 1

IL PEGGIORE CACERES

5,5 Rovina tutto facendosi uccellare da Keita. Peccato, perché fino a quel momento l’uruguaiano si era dimostrato solido in fase di copertura e propositivo anche più avanti, in appoggio ai centrocampisti. ● PASSAGGI 34 ● RECUPERI 6 ● CONTRASTI 1

ORSATO La gara è difficile, però le due nette ammonizioni che risparmia subito a De Rossi e Totti sembrano dire che (quasi) tutto è permesso. Non sarà così perché poi arriverà una pioggia di cartellini (quello a Vidal in netto ritardo), ma il metro univoco ormai non c’è più

CALENDARIO

5,5

s.v.

s.v.

MORATA La sua partita offensiva si riduce a un diagonale a lato. Ma ieri ha mille alibi il baby prodigio spagnolo, costretto a una gara tattica e a gestire palloni davvero poco invitanti. Ci mette comunque tanto cuore, andando a prendersi falli anche lontano da De Sanctis.

COMAN Dentro nei minuti finali per cercare di riabbassare un po’ la linea difensiva di Garcia. E il francesino in effetti produce qualche volata interessante che regala ossigeno ai campioni d’Italia.

PADOIN Spiccioli di gara, largo a destra, al posto di uno stremato Lichtsteiner. Giocate semplici: ordinato.

● OCC.CREATE 0 ● TIRI 2 ● DRIBBLING 1

● TIRI 0 ● RECUPERI 1 ● PASSAGGI 2

● PASSAGGI 0 ● RECUPERI 0 ● OCC.CREATE 0

TONOLINI 6 MANGANELLI 6

TAGLIAVENTO 6 BANTI 6

L’EX PARMA

Tour de force bianconero Ora la Viola in Coppa Italia E Barzagli scalda i motori

C

Andrea Barzagli, 33 anni FORTE

6,5 BONUCCI Gran recupero che spegne sul nascere una pericolosa ripartenza giallorossa. Di testa le prende tutte, solita tranquillità con la palla fra i piedi: a un certo punto si esibisce pure in un disimpegno vincente di tacco. Nel difficile finale, là dietro è l’unico a non sbandare mai.

6

● PASSAGGI 50 ● RECUPERI 4 ● OCC.CREATE 0

IL PEGGIORE

6,5 BUFFON Nel primo tempo sgranchisce le gambe solo per evitare un calcio d’angolo. Sale in cattedra nella ripresa. È soprattutto lui ad arginare la furia giallorossa dopo il rosso a Torosidis e la perla di Tevez: gran parata su Manolas, sicuro sul missile di Nainggolan, poi due uscite da libero di ruolo.

alendario serrato. Giovedì è Coppa Italia. A Torino arriva la spumeggiante Fiorentina di Montella, semifinale d’andata di una competizione che la Juventus ha messo nel mirino. «Sono troppi anni che non la portiamo a casa - ha detto l’a.d. Marotta -, vogliamo andare in fondo». I bianconeri inseguono la decima «Coppetta» e quindi la stelletta d’argento. Anche la Roma è a quota nove, ma i giallorossi sono già fuori, eliminati nei quarti proprio dalla Fiorentina. Per la sfida ai viola, si annuncia l’ennesimo tutto esaurito della stagione.

I NUOVI SPINGONO Oggi seduta leggera per chi ha giocato all’Olimpico, carichi normali per gli altri. E non sono da escludere le prime prove tattiche in vista di giovedì. Possibili maglie da titolare per Matri e De Ceglie, mentre per Sturaro andrà monitorato nelle prossime ore il lieve trauma distorsivo al ginocchio destro che ha impedito all’ex Genoa di prendere parte alla trasferta di Roma.

La stoccata di Cassano «La Juve? L’ho rifiutata in quattro occasioni»

«L

BARZAGLI L’esordio più atteso è però quello di Barzagli, zero minuti in questa stagione. Il miglior centrale italiano è pronto, e nelle prossime due settimane lavorerà sodo per rispondere presente nella delicatissima sfida di Dortmund. Il Borussia stasera sarà impegnato per gli ottavi di Coppa di Germania, sul campo della Dinamo Dresda. m. gra. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Antonio Cassano, 32 anni GETTY

a Juventus? Non mi ha mai affascinato, l’ho rifiutata quattro volte». Parola di Antonio Cassano, diretto come di consueto nel raccontarsi ai microfoni di Heroes, su Canale 5. In serata arriva la smentita di Beppe Marotta, perlomeno per il periodo in cui l’a.d. ha lavorato alla Juve: «Con tutto il rispetto per il ragazzo, per il quale provo affetto, non l’abbiamo mai cercato negli ultimi cinque anni». Nel resto dell’intervista, l’attaccante giura di non avere rimpianti. A tormentarlo è piuttosto il ri-

morso per la conclusione dell’esperienza a Genova, segnata da una lite con l’allora presidente doriano Riccardo Garrone: «È stato un errore clamoroso, ho cercato di rimediare. A distanza di anni non me lo perdono ancora». PIANI FUTURI Il futuro resta da definire: non è chiaro nemmeno se Cassano — senza squadra da quando ha risolto il contratto col Parma nella tempesta — calcherà ancora i campi. Si era scritto dell’interessamento di diverse squadre, l’Inter su tutte, per ingaggiarlo da svincolato. Di certo, dice Antonio, «non mi vedrei come allenatore. Preferisco il ruolo di direttore sportivo, guardare le partite». Chiarissimo invece l’obiettivo sul piano personale: «Vorrei essere un eroe positivo per i miei figli». © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Serie A R Il big match

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JUVENTUS

ROMA

BARICENTRO ROMA 25 2 26

44

132126

ANGOLI

MEDIO 53,3 metri

1

5

16

POSSESSO PALLA

50

10 1620 15 8 27

4 58,4%

PASSAGGI EFFETTUATI

11

62

379 PASSAGGI RIUSCITI

4

41,6%

82,9% TIRI NELLO SPECCHIO

35

533

PALLE RECUPERATE

PALLE PERSE

78,1%

BARICENTRO MOLTO BASSO 46 metri JUVENTUS 26 4 37 19 9 8 1 10 23

3

33

FALLI COMMESSI

GDS

fLA PARTITA AI RAGGI X

cale uno sull’altro, da De Rossi, il più arretrato, a Gervinho, il più avanzato, e i due terzini solitariamente abbandonati a gestire la zona esterna del campo. Soltanto Keita ha provato qualche inserimento senza palla in zona centrale.

Alex Frosio Twitter @alexfrosio

Roma imbottigliata È Solo Florenzi e Iturbe riescono a stapparla 1Keita l’unico a muoversi senza palla, mentre nella Juve Vidal e Pereyra corrono al fianco di Tevez e incidono LA MOSSA TATTICA TEVEZ: passaggi positivi 33 VIDAL: occasioni create 3 PEREYRA: palle recuperate 10 VIDAL DE ROSSI

TOROSIDIS

TEVEZ MORATA

MOVIMENTO CON PALLA PASSAGGIO MOVIMENTO

La Juve si raccoglie nella propria metà campo e contiene la Roma, pronta a partire in contropiede. Anche Tevez si abbassa, per poi lanciarsi palla al piede dopo averla recuperata. Vidal gli corre a fianco e si infila nello spazio lasciato libero da Torosidis, “alto” per aiutare la costruzione ma a quel punto in ritardo sulla copertura. GDS

stata la partita che la Juventus immaginava, voleva e aveva impostato: difesa ordinata, dieci uomini dietro la linea del pallone, COPRIRE E RIPARTIRE Per la Juve muscolare per chiusura di ogni traiettoria di passaggio, zero caratteristiche dei giocatori in campo, più votata profondità concessa tenendo sempre tre uomini al sacrificio che alla costruzione e alla corsa in fissi a guardia dell’area di rigore. Max Allegri assenza di Pirlo e Pogba, è stato fin troppo facile l’ha pensata così perché la Roma ha confermato rinchiudersi centralmente. E da lì poi ripartire. i tanti difetti di questo periodo. Da quando non Tevez è arretrato spesso a protezione, pronto a ha più un centravanti, di fatto Garcia ha visto scattare come una molla a quel punto ben assistisvuotarsi completamente l’area di rigore. Né si è to dalle corse dei due interni. Nel primo tempo capito, di conseguenza, il progetto l’ha fatto di più Pereyra, ma con secondo il quale i giallorossi poca precisione alla conclusione, avrebbero dovuto far male alla JuIL NUMERO e nel secondo Vidal in modo deciventus. sivo: suo un diagonale finito fuori di pochissimo, suo l’inserimento TUTTI IN FILA La Roma ammassache ha costretto Torosidis al tocco va giocatori da un lato del campo da dietro, alla seconda ammoniGervinho, Ljajic e Totti sempre zione e alla punizione che Tevez molti vicini, pure troppo, su una I dribbling tentati ha magistralmente trasformato in fascia, di solito la destra -, dove la da Gervinho (2), gol. Soluzione particolarmente Juve chiudeva gli spazi e costrinefficace perché il terzino greco doTotti (1) e Ljajic (0): geva i giallorossi a cambiare camveva andare di rincorsa, essendo po. Ma dall’altra parte, a quel pun- dell’ivoriano l’unico «alto» per allargare il campo in fato, si ritrovava da solo Holebas, andato a buon fine se di costruzione, e perché De Roscon quaranta metri di campo dasi - centrale difensivo aggiunto in vanti sgombri di compagni di squadra ma sem- questi casi - ha faticato a tenere il passo dei mepre con un avversario, se non due, da fronteggia- diani juventini lanciati in avanti. Il pareggio poi re (il terzino bianconero più l’aiuto costante del- è stato frutto del finale da «non abbiamo più la mezzala, Pereyra da quella parte). A quel pun- niente da perdere» da parte della Roma e anche to, aveva un’unica soluzione: il cross dalla dal dinamismo che hanno aggiunto Florenzi, trequarti, sempre preda dei centraloni juventini bravo nelle due fasi, Nainggolan e Iturbe. Anche in un’area con un solo romanista e troppi bianco- qui dati significativi: Gervinho ha cercato due neri, o dover ricominciare il giro palla. Che la volte il dribbling con uno riuscito e uno negatiRoma ha sempre effettuato in modo troppo lento vo, per Ljajic zero dribbling tentati (e un solo e statico. La squadra di Garcia ha sì amministra- dribbling tentato e perso, per Totti); per contro, to il possesso ma in modo orizzontale, senza cre- in una ventina di minuti, tre dribbling positivi su are pericoli. Il grafico delle posizioni medie della tre sia per Florenzi sia per Iturbe. Cambiare priRoma, qui in alto, è particolarmente significati- ma, no? vo: sei giocatori praticamente sistemati in verti© RIPRODUZIONE RISERVATA

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UTIN

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Serie A R Il big match

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fAREA TECNICA

fAREA TECNICA

L’ALLENATORE DELLA ROMA

GARCIA, CHE GRINTA «GRANDE REAZIONE LA CORSA SCUDETTO NON È FINITA» Il francese: «Mancano ancora 13 partite, noi pensiamo a difendere il secondo posto: abbiamo guadagnato un punto sul Napoli» Andrea Pugliese ROMA

A

guardare il bicchiere mezzo pieno, com’è abituato lui, c’è da essere felice per aver guadagnato un punto sul Napoli e aver tenuto a distanza le avversarie nella corsa alla Champions diretta. A voler invece vedere quello mezzo vuoto, per Rudi Garcia il pareggio - il sesto di fila in casa, mai successo - è di fatto l’addio (quasi) ufficiale allo scudetto,

quel sogno che aveva sbandierato subito dopo la sfida d’andata per poi far retromarcia strada facendo, fino alla pubblica ammenda di domenica scorsa. In cuor suo, nonostante tutto, ci credeva ancora, sperava di andare a -6 e poi chissà. Da ieri, invece, dovrà pensare soprattutto a congelare il secondo posto. E a infrangere il tabù Olimpico, dove la Roma non vince ormai dal 30 novembre (4-2 all’Inter). REAZIONE SUPER «È stata una partita molto tattica, in questi casi le gare vengono spesso decise dai calci piazzati ed è stato così anche questa volta – dice alla fine il tecnico della Roma –. Gara noiosa? Nel primo tempo siamo mancati nella pazienza, dovevamo girare palla di più, sfruttare l’ampiezza e ac-

L’ALLENATORE DELLA JUVENTUS

celerare sulle fasce, cosa che abbiamo fatto troppo poco. Poi è chiaro che loro sono primi, si difendono bene. Ma se Buffon non ha fatto parate, neanche De Sanctis. Poi, una volta andati sotto e con un uomo in meno, abbiamo dovuto per forza prendere dei rischi, giocando con tre centrocampisti e due attaccanti. Era l’unico modo per pressare alto e provarci. Peccato non essere riusciti a fare anche il secondo gol, lo avremmo meritato per quanto fatto nell’ultima mezz’ora. Abbiamo avuto una reazione eccezionale, sotto di un uomo e di un gol e fare quel finale vuol dire che siamo vivi e abbiamo personalità e carattere. E abbiamo avuto anche coraggio, non era semplice. Soprattutto considerando anche che in casa non vinciamo da un bel po’». SCUDETTO O NO? Già, e allora verrebbe quasi da dire per fortuna che domenica si gioca fuori, anche se poi a Verona (contro il Chievo) in difesa mancheranno YangaMbiwa e Torosidis. Toccherà allora ad Astori e Florenzi, che ieri è entrato bene in partita e ha pennellato la punizione per il pari di Keita. «Quelli che sono entrati a partita in corsa hanno fatto bene, anche se la squadra ha bisogno di un po’ di fiducia in più – dice ancora Garcia – L’espulsione di Torosidis? Mi sembra esagerata. Il fallo c’è, ma non l’intenzionalità, ha fatto di tutto per non toccare Vidal». Ma è addio allo scudetto o no? «Restano ancora 13 partite, non ce lo dimentichiamo. Dobbiamo solo pensare a difendere il secondo posto. Cosa che abbiamo fatto stavolta, guadagnando un punto sul Napoli. Questo è l’unico modo per provare ad attaccare ancora il primo posto». Da segnalare quattro feriti lievi per lancio reciproco di petardi tra il settore ospiti e la curva nord. © RIPRODUZIONE RISERVATA

DE SANCTIS VS. MANOLAS

ALLEGRI, CHE RABBIA «BENE PER 70 MINUTI POI ABBIAMO SMESSO DI GIOCARE» Il tecnico dei campioni d’Italia insoddisfatto per il calo nel finale: «Poco lucidi, abbiamo rischiato di perdere. Potevamo fare meglio» Fabiana Della Valle

vale doppio nella corsa scudetto, perché permette ai bianconeri di rimanere a +9 sulla Roma con il doppio scontro diretto a favore, ovvero un virtuale +10, che peserebbe in caso di arrivo a pari punti. Eppure Allegri non esulta né si lascia andare a scene d’entusiasmo. Anzi, esce dal campo lesto e arrabbiato.

ROMA

C

i sono pareggi che non servono a niente e altri che valgono più di una vittoria. Massimiliano Allegri lo sa bene, perché sull’erba dell’Olimpico, quattro anni fa, uno 0-0 con la Roma gli permise di festeggiare il suo primo (e unico finora) scudetto. L’1-1 di ieri sera non regala certezze matematiche né consente di stappare bottiglie di champagne, però

GESTIRE IL VANTAGGIO A Max non è piaciuto l’ennesimo match ball fallito, il terzo dopo le occasioni mancate di Udine e Cesena. Tre pareggi in trasferta che, trasformati in altrettante vittorie, avrebbero chiuso senza appello la pratica tricolore. «Sono contento per quello che abbiamo fatto fino al 70’ — dice — poi abbiamo smesso di giocare, dobbiamo fare meglio sotto l’aspetto tecnico. Questo pareg-

gio ci fa uscire dal campo arrabbiati perché il campionato è ancora lungo e dobbiamo ricominciare a vincere in trasferta. Alla fine non eravamo più lucidi e abbiamo rischiato anche di perdere. Siamo ancora lontani dall’obiettivo, dobbiamo riprendere a non subire gol e migliorare nella gestione della partita. Dopo il vantaggio la squadra poteva fare molto meglio. Abbiamo fatto un passettino avanti, ma restano due punti persi. Anche se avessimo vinto, mi sarei arrabbiato per gli ultimi 20 minuti giocati male». Allegri teme i cali di tensione e non vuole che la sua squadra abbassi la guardia, soprattutto in una fase della stagione così delicata. Andare in vantaggio e poi farsi raggiungere, come è accaduto contro il Borussia, proprio non gli va giù. Dopo Cesena, Max e il suo staff hanno dovuto lavorare molto sull’aspetto psicologico, perché il gruppo aveva perso un po’ di fiducia. Max vuole una Juve più feroce, anche in prospettiva Champions. JUVE TRASFORMISTA Incontentabile? Forse. Però Allegri ha buoni motivi per sorridere. A Roma la Juve ha tenuto botta senza Pirlo, con Pogba in panchina e con il modulo B, quello che fece la fortuna di Conte e che adesso la Juventus usa nelle emergenze. Una ricchezza per i bianconeri, un’arma in più. Max lo aveva detto subito quattro mesi fa, dopo la grande svolta in Champions contro l’Olympiacos: «Non abbandoneremo il 3-5-2, è una risorsa in più». Il tecnico trasformista aveva visto giusto. Max preferisce il 4-31-2, però a Firenze la difesa a tre è stata utile alla Juventus per mettere in cassaforte un punto prezioso, a Roma è servita a conquistare un altro pareggio e ad allungare le mani sullo scudetto. Il quarto di fila per la Juve, il secondo per Allegri, il primo senza Conte. «Certo che ho ripensato allo scudetto vinto qui con il Milan - confessa Allegri - ma era un’altra situazione. Ora siamo ancora lontani». © RIPRODUZIONE RISERVATA

RIMPIANTI JUVE

Keita ci mette la testa, mentre gli altri litigano Davide Stoppini ROMA

A

lmeno c’è Seydou. Quello vero. Quello che la Coppa d’Africa non l’ha vinta e non ha problemi di mal di schiena. Quello che quando è tornato in Europa, un mese fa, non riconosceva più la Roma lasciata a dicembre, in piena corsa scudetto. «È una questione di fiducia, l’abbiamo persa», spiega Keita. Forse la fiducia l’hanno smarrita pure De Sanctis e Manolas, protagonisti alla fine del primo tempo di un battibecco, al rientro verso negli spogliatoi. La scintilla era scattata qualche minuto prima, con un rimprovero a distanza del portiere verso l’altro greco, Torosidis. Gli animi erano caldi, il nodo era sempre il solito: la gestione del pallone in uscita, in fase di impostazione, uno dei grandi problemi di questa Roma. Appena Orsato ha fischiato la fine dei primi 45 minuti, De Sanctis e Manolas hanno cominciato a discutere,

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Il maliano Seydou Keita, 35 anni ANSA

avvicinandosi pericolosamente, prima di essere divisi dal preparatore dei portieri Guido Nanni. La lite è poi proseguita anche negli spogliatoi: toni alti, con i compagni che assistevano alla scena quasi increduli. Garcia ha commentato: «Allora significa che siamo vivi». QUESTIONE DI TESTA Incredulo pure Keita. Altro tipo di stupore, non quello di un girone fa allo Juventus stadium, quando i suoi occhi alla Totò Schillaci stile Italia ‘90 e le sue mani nei

capelli che non ha, erano stati il simbolo delle urla romaniste per l’arbitraggio di Rocchi. Così Keita ha pensato bene di metterci la testa. In tutti i sensi. Ce l’ha messa per il pareggio, non un’abitudine per la Roma, che in questo modo ieri sera ha segnato il suo terzo gol in campionato: solo il Chievo ha fatto peggio, il limite giallorosso è anche qui. “Dopo il pareggio abbiamo prodotto un doppio sforzo alla ricerca del successo, ma non è bastato – ha raccontato alla fine Keita –. Questo 1-1 non è un buon risultato per noi, volevamo tre punti, l’obiettivo era quello. Certo, la Juve è una grande squadra, ma in campo contava solo vincere: ecco perché sono molto deluso». Parole da capitano. E infatti il gol è arrivato con la fascia al braccio, dopo l’uscita di Totti e De Rossi. «La differenza in campo l’ha fatta solo la fiducia. In assoluto c’è distanza perché la Juve è abituata a vincere da anni e ha la tranquillità che a noi manca: sono sempre stati davanti in classifica, è difficile per noi inseguire sempre». Ora c’è da guardarsi alle spalle, sul Napoli la Roma ha guadagnato un punto. Merito di Keita, che magari qualche pillola di saggezza sarà chiamato a regalarla a De Sanctis e Manolas. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchisio duro «Ora scordiamo i cali di tensione» ROMA

O

biettivo Coppa. No, non la Champions, a quella la Juve comincerà a pensare più avanti, ma la Coppa Italia. C’è poco tempo per recuperare, perché tra due giorni i bianconeri torneranno in campo allo Stadium contro la Fiorentina. Obiettivo: arrivare fino in fondo in un torneo che Allegri non ha mai vinto e che la Juventus non mette in bacheca da troppi anni. DIFESA DA REGISTRARE Per riuscirci però, bisognerà migliorare soprattutto nella fase difensiva, perché nella doppia sfida i gol incassati pesano ancora di più. La Juventus ha preso sei reti nelle ultime cinque partite (compreso il Borussia). I bianconeri hanno sempre subito nelle ultime quattro gare di campionato e per tre volte nelle ultime cinque Buffon è stato infilato di testa. Su questo il tecnico dovrà lavorare, anche se i tempi sono stretti.In-

Claudio Marchisio, 29 anni LAPRESSE

tanto rimane qualche rimpianto: «Per come si sono messe le cose nel secondo tempo, c’è grande rammarico per non aver conquistato i tre punti – dice Claudio Marchisio –. Una squadra come la nostra, che lavora tutti i giorni per raggiungere una maturità importante, non deve permettersi certi cali di tensione». Campionato a parte, nel giro di un mese la Juventus dovrà giocare andata e ritorno con la Fiorentina e in mezzo avrà la difficile trasferta di Dortmund, dove sarà fonda-

mentale non prendere gol per non vanificare il 2-1 dello Stadium. Maniche rimboccate, quindi, per cercare di portare a casa la Coppa nazionale. In Champions l’obiettivo dichiarato sono i quarti, ormai alla portata, se poi si arrivasse anche in semifinale sarebbe un ottimo risultato. RINNOVI L’a.d. Beppe Marotta ha ribadito il desiderio della Juve di trattenere Tevez anche oltre il 2016: «Per Carlitos, come per Buffon vale un discorso di rispetto per quello che rappresentano, che significa in sostanza anche la voglia da parte nostra di poter prolungare il contratto con loro. Loro fanno parte integrante di questa Juventus, sono dei professionisti seri, sono degli ottimi calciatori, quindi il contratto è sempre firmato in bianco da parte nostra e sono loro a decidere il loro destino. Di sicuro per Tevez valgono la voglia e il desiderio di poterlo tenere ancora per più anni». Tevez giovedì in Coppa Italia ci sarà (è l’unica competizione in cui quest’anno non ha ancora segnato), ma non è detto che sia titolare: Allegri cercherà di dare spazio a chi gioca meno. Come Coman, che anche a Roma quando è entrato non si è mosso male. Ma sempre con un unico obiettivo: centrare la finale di Coppa Italia. f.d.v. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Calcio R Manovre a palazzo

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Governo, Coni, Agnelli Che pressing sulla Figc

1Il presidente della Juve incontra Malagò, domani vedrà Delrio E nel faccia a faccia di 90’ con Tavecchio disgelo per Calciopoli

Alessandro Catapano Valerio Piccioni

T

re incontri. Malagò, Pallotta, Tavecchio. In ordine cronologico. Ma forse la vera notizia sta nel quarto, quello che manca ancora e che è in programma per domani, quando Andrea Agnelli vedrà Graziano Delrio. Anche perché se per i tre incroci di ieri si può parlare di «visite di cortesia», nate dall’impegno della Juve all’Olimpico, il confronto con il sottosegretario vigilante sullo sport avrà un contesto diverso. Nessun desiderio di chiedere al Governo di scegliere l’Opposizione nella geografia del calcio italiano. Ma probabilmente un modo per condividere alcune forti preoccupazioni sul futuro del pallone, preso a schiaffi dal caso Parma e dal Lotito gate, e confrontarsi su quale strategia scegliere per provare a modificarne la governance: se morbida o traumatica, se provando a introdurre un commissario per le riforme o cercando un nuovo scontro, magari sfruttando gli strascichi giuridici del caso Lotito-Iodice. IL DISGELO La «campagna» di Agnelli è cominciata con Malagò, un «caffè e una discussione sui temi dell’attualità», secondo le parole del presidente del Coni. Che però ha tenuto a sottolineare la mezz’ora di colloquio al Foro Italico. E ad annunciare che nel pomeriggio il numero uno juventino avrebbe visto Carlo Tavecchio. Un faccia a faccia lungo almeno tre volte. Con i rispettivi staff ad accreditare la tesi di un disgelo fatto anche di battute sull’«interismo» di Tavecchio, ma anche sui suoi parenti juventini. Ma si fa fatica a credere a un’ora e mezza scivolata via fra le risate. Anche perché fra riforma dei campionati e strapotere di Lotito, di argomenti da discutere ce n’erano in quantità. Senza dimenticare l’ombra della richiesta di maxi-risarcimento firmata dalla Juve per Calciopoli. Argomento che però, almeno nelle versioni ufficiali, non è stato affrontato. IL PASTICCIACCIO Il problema è che parallelamente agli incontri di Agnelli, fra i palazzi più noti dello sport italiano si aprivano altri capitoli dell’ormai notissimo pasticciaccio della clausola, cioè la vicenda della deroga (concessa, in 48 ore) a Claudio Lotito per denunciare Pino Iodice, dopo che analoga richiesta (negata, dopo diverse settimane) era stata formulata da Marotta, proprio per l’offesa ricevuta dal presi-

RConfronto con

il sottosegretario su crisi del calcio e modifica della governance

RMentre il Coni

vuole vederci chiaro sulla concessione della deroga a Lotito

dente della Lazio. Un argomento che Giovanni Malagò non ha evitato di affrontare, con una provocazione («Il consenso di Lotito? Faccia il presidente di Lega se ne ha così tanto...») e un ragionamento: «Stiamo verificando se ci sono stati due pesi e due misure, o cinquanta pesi e cinquanta misure. Sarebbe inaccettabile se fosse stato così». Quello «stiamo verificando» si presta a diverse interpretazioni. Prima di tutto, quella politica: sta a significare che di fronte a una violazione, il Coni — e il Governo — non potrebbero far finta di niente. Ma forse anche

un po’ giuridico-sportivo, visto che il super procuratore Cataldi potrebbe partecipare in qualche modo alla «verifica» su norme e fonti giuridiche della famosa deroga. Al Coni aspettano che Pino Iodice presenti l’esposto-denuncia contro Lotito e Tavecchio, mossa che dovrebbe consentire a Cataldi di verificare con il procuratore Figc Palazzi se il comportamento del presidente federale — che in due giorni, e senza interpellare né la commissione consultiva, né il Consiglio, ha autorizzato il presidente della Lazio — abbia affettivamente rispettato lo statuto e seguito la pras-

si abituale. LE DOMANDE Lotito doveva essere autorizzato, o, come sostengono lui e la Figc, poteva procedere autonomamente ravvisando nelle parole di Iodice gli estremi della «calunnia»? Ma in ogni caso, perché la Commissione, a differenza di come vuole la prassi, non è stata interpellata per esprimere almeno un parere? E infine, quali sono le «fonti» che regolano questo sì o no alla deroga che fa scavalcare la clausola? Domande che aspettano una risposta chiara. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Il presidente della Juventus Andrea Agnelli, 39 anni, con il numero uno del Coni Giovanni Malagò, 55. I due si sono incontrati ieri mattina. Non è la prima volta che condividono preoccupazioni e idee sul calcio italiano IPP


Serie A R

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MARTEDÌ 3 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

IL CAMPIONATO DI MATEO I SUOI VOTI GIORNATA PER GIORNATA (*sq= squalificato, s.v. = senza voto)

7,5

8

7

7 6,5

7

7,5 7,5 6

6,5

7

6

4

5,5 2ª

5,5

4,5 6ª

10ª

5

5

11ª

12ª

5,5

5 13ª

14ª

15ª

16ª

17ª

5,5 18ª

giocatore

tot.

18 Medel

169

22 Dodô

129

media ruolo 1,11

PALLONI PERSI A GARA

4,5 4,5 5,5

PASSAGGI EFFETTUATI

Kovacic 0,67

s.v.* 6

sq*

6 5

PALLONI INTERCETTATI A GARA

19ª 20ª 21ª

4,5

5 Juan Jesus 107

Kovacic

12,88

88 Hernanes

media ruolo

10,64

17 Kuzmanovic 80

22 5 17 10 18

88

81

22ª 23ª 24ª 25ª DATI OPTA-INFOGRAFICA GDS

GIOVANI IN VETRINA

Matteo Brega

H

ai voglia a zittire tutti dopo un gol se i numeri, tacendo, urlano una discontinuità tremenda. Mateo Kovacic a Cagliari aveva realizzato l’1-0 (di qualità) accompagnandolo a una prestazione molto buona (voto 7 in pagella per la Gazzetta). Poi, panchina contro il Celtic giovedì sera al Meazza (ingresso a dieci dalla fine al posto di Hernanes) e nuova opportunità dal principio domenica pomeriggio contro la Fiorentina. Ma la fiducia che Roberto Mancini gli aveva affidato, è stata disattesa. E purtroppo l’andamento dei voti in campionato certifica che l’affidabilità non è una dote che Kovacic ha nel suo Dna attuale. Mancini con ogni probabilità lo sa, ecco perché nell’ultimo mese gli ha riservato un posto in panchina per quattro match consecutivi prima di rilanciarlo a Cagliari.

VOTI NEGATIVI Usare solo il bastone non è salutare, evidentemente. Ma altrettanto evidente è che la carota offerta dal tecnico a Mateo non è stata rosicchiata, bensì sputacchiata. I dati Opta guarniscono i voti delle pagelle Gazzetta. Kovacic ha giocato 24 gare su 25 di campionato, ma non è mai stato in grado di prendere la sufficienza per più di tre volte di fila. Il croato va a sprazzi, troppi per le necessità di questa Inter e per i desideri di Mancini. Fino alla nona giornata il suo campionato poteva anche definirsi positivo con sei partite dal 6 in su e solo tre negative. Poi è salito su un ascensore che non si è mai fermato, tra alti e bassi improduttivi. E soprattutto con la sensazione che il suo ritmo di gioco non sia da Inter, da questa Inter di Mancini specialmente. PASSA CHE TI PASSA Quando gioca Xherdan Shaqiri da trequartista si ha sempre l’impressione che la scintilla possa scoccare da un momento all’altro. Quando invece su quelle zolle passa Kovacic il pallone gira più lentamente, attaccato idealmente a un elastico che non lo allontani troppo dal portatore. Il Mancio gli chiede meno tocchi, più rapidità di esecuzione. Il che vuol dire anche pensare più

Çalhanoglu & co. I 20enni d’Europa sono già decisivi 1Negli altri campionati i classe ‘94 giocano da star. Come Depay, 15 reti in maglia Psv

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Mateo Kovacic, 20 anni, è nato a Linz in Austria LAPRESSE

Kovacic si è perso Inter, che succede al tuo trequartista? 1Prestazioni discontinue, andamento lento,

poco coraggio: Mancio deve recuperare il croato

rapidamente. I dati Opta mettono in evidenza anche la direzione dei passaggi di Kovacic. I suoi 5 principali destinatari sono compagni di reparto (Medel, Hernanes e Kuzmanovic) e difensori (Juan Jesus e Dodò), non gli attaccanti. I numeri sembrano comunicare una scarsa voglia di rischiare, un richiamo al passaggio semplice. La cui lunghezza media raggiunge i 16 metri. Altro dato curioso. In giro per l’Europa, chi ha le caratteristiche simili, va molto più lontano. I passaggi di Pirlo mediamente ha un raggio di 22 metri, quelli di Xabi Alonso 20 e quelli di Modric 18. I 16 metri di Kova-

cic sono gli stessi di Danilo D’Ambrosio, un esterno difensivo. Mateo pare non voler rischiare, non voler andare oltre il compito basico (solo 1,58 passaggi lunghi a gara va a buon fine, nel suo ruolo la media in A è oltre i 2). «È chiaro che poteva dare molto di più - ha detto Mancini domenica sera riferendosi a Kovacic -. Visto come si è comportato Shaqiri, potrei dire di essere pentito di non averlo messo dall’inizio». SVEGLIA Insomma, sono tanti gli aspetti su cui il croato dovrà lavorare e su cui lavorerà lo stesso tecnico. Perché anche la pre-

cisione in fase offensiva latita, attestandosi su un 35% che viaggia sotto la media del suo ruolo (40%). Da trequartista non sfonda, da regista non ha la maturità, da interno gli manca la fisicità per impattare l’urto avversario. In 24 presenze, ha effettuato solo 36 contrasti, poco più di uno a match. E i palloni intercettati sono stati solo 16. Più che quel dito davanti alla bocca per zittire tutti, forse serve una suoneria per svegliare il vero Mateo. Perché l’Inter, allungandogli il contratto fino al 2019, ha detto a tutti che su di lui intende puntarci. © RIPRODUZIONE RISERVATA

20 anni Pelé aveva vinto un Mondiale con il Brasile, Valentino Rossi ne aveva conquistati un paio in due categorie differenti del motomondiale (in 125 e 250) e Mathias Ginter ha festeggiato con la Germania in Brasile poco meno di un anno fa. Insomma, a quell’età si può fare tanto in diversi settori. Vero allo stesso modo che un genio come Leonardo da Vinci a 20 anni non aveva ancora prodotto alcuna opera (tra quelle certe). Insomma, non è che si possa andare tutti alla stessa velocità. Eppure nell’Europa calcistica contemporanea ci sono diversi esempi di ragazzi nati nel 1994 come Mateo Kovacic che stanno scalpellando la storia con gol e giocate. CLASSE ‘94 Partiamo da Hakan Çalhanoglu, turco di Mannheim (Germania), che con il Bayer Leverkusen ha messo un freno momentaneo alle ambizioni dell’Atletico

Dall’alto Hakan Çalhanoglu, 21, e Raheem Sterling, 20 AFP-REUTERS

Madrid in Champions battendolo all’andata in casa. In crescita perenne anche Raheem Sterling, dalla Giamaica con allegria. E due piedi così, visto che da tre anni ormai il Liverpool lo considera un titolare. Lui sta ricambiando mettendosi al servizio della squadra e ascoltando sempre meno il suo ego. Tale Mario, compagno di squadra, potrebbe seguirlo un po’ di più... Che dire di Memphis Depay? Per ora ha timbrato 15 gol in 21 partite di Eredivisie con il Psv. Lui e il compagno De Jong guardano tutti dall’alto. Segna meno, ma la qualità è elevata, Domenico Berardi. Sette gol in A quest’anno (l’anno scorso furono 16 in tutto) e un destino a tinte bianconere juventine dopo Sassuolo. Studia giocando in un grande club Marquinhos, tra un consiglio e un parere di Thiago Silva e David Luiz al Psg. Nel libro dei bomber ci entra anche Mitrovic: 12 gol con l’Anderlecht nei 25 match di campionato giocati. Non male come media. E GLI ALTRI E se volessimo aprire un po’ la forbice, allargando il raggio d’azione oltre il 1994, troviamo altri simil-ventenni in movimento. Uno ha un recente passato nerazzurro, Coutinho, che a Liverpool fa impazzire per l’estro. Qui da noi c’è un Dybala (‘93) che dopo averci messo un po’ ad ambientarsi è esploso. A Lione ci sono Umtiti (‘93, uno dei segreti del bel Lione in difesa) e Fekir (talento offensivo). E poi c’è Fabinho, terzino destro del Monaco. Infine, altro ‘93, Kane. Non sarà un talento, ma se il Tottenham gioca per lui, lui risponde: 14 gol in Premier. m.b. © RIPRODUZIONE RISERVATA

ACCORDO FINO AL 2019

Icardi: ingaggio triplicato e diritti d’immagine 1A giorni l’ufficialità: Mauro riesce a

l’Inter ha potuto abbassare la propria proposta d’ingaggio (la richiesta era di oltre 3 milioni) lasciando al giocatore i proventi derivanti dagli sponsor personali (ben 8), ma è anche vero che se dovesse arrivare l’offerta irrinunciabile le parti non avrebbero più vincoli extra se non quello della trattativa con l’eventuale acquirente. Nel frattempo, però, l’Inter non potrà sfruttare il volto di chi sta emergendo come bomber-copertina.

tenersi i propri sponsor. Ausilio chiaro: «Non vedo un’Inter futura senza di lui»

Matteo Dalla Vite

L’

uomo da 20 gol stagionali — quello che Roberto Mancini non vuole perdere — ha virtualmente firmato il contratto che lo legherà all’Inter fino al 2019. L’ufficialità (dopo gli incontri fra il ds Ausilio e l’agente Morano avvenuti domenica e ieri mattina) ci sarà nei prossimi giorni. Ci sono due cose da sapere: da 900.000 eu-

ro, Mauro passerà a un ingaggio di 2,3 milioni più bonus legati ai gol e alle conquiste; i famosi diritti d’immagine (dai quali Mauro incassa 3 milioni) saranno tutti del giocatore, a patto che non confliggano con gli sponsor del club. MENO SOLDI MA PIU’ LIBERTA’ E’, questa piega legata all’immagine che tanto ha allungato i tempi dell’accordo, un aspetto dalla doppia lettura: vero è che

Mauro Icardi, 22 anni GETTY

NON HA NUMERO In estate (perché il capitolo resta aperto) si vedrà. «Io - dice il ds Piero Ausilio a Il Processo del Lunedì non ci voglio pensare a un’offerta irragionevole. Non ha un nu-

2,3 ● i milioni di euro, più bonus, che prenderà Mauro Icardi secondo il nuovo contratto fino al 2019. Il vecchio prevedeva 900.000 euro di ingaggio

19 ● i gol realizzati fino ad ora dall’attaccante argentino: 14 in serie A, uno in Coppa Italia e 4 in Europa League. A quota 20 scatterà il secondo bonus

mero. Nell’Inter futura è prevista la presenza di Icardi». Mentre il club è in attesa della sanzione per il Fairplay finanziario («Avremo rispetto delle situazioni che arriveranno» continua Ausilio), eccoci ancora al mercato. «Chi può partire fra Icardi, Handanovic e Guarin? Io vorrei tenerli tutti e tre, poi non è detto che se devi vendere dai via il migliore, abbiamo una rosa lunga». Tradotto: più cessioni piccole anziché una grossa. «Quanto manca a un’Inter vincente? Senza vendere false illusioni, non manca tanto: il periodo di costruzione con Mancini è appena iniziato. Torneremo ai livelli che ci competono». © RIPRODUZIONE RISERVATA


Serie A R La crisi rossonera

MARTEDÌ 3 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

INFERMERIA

DA VERONA A VERONA, DALLE ZONE ALTE A QUELLE BASSE VERONA-MILAN 1-3 3° 4° 5° 6° 7° 8° 9° 10° 11° 12°

Punti

29 6° 7°

14

Giornata 7ª

15

Posizione

16

16

17

18

24 21

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25

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26

26

10°

10°

19ª

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30

34

33

MILAN -VERONA

9° 12°

21ª

22ª

11°

11°

11°

23ª

24ª

25ª

26ª GDS

1

2

● 1: Honda realizza il suo secondo gol personale al Bentegodi nella partita contro il Verona del 19 ottobre 2014. Il Milan vinse 3-1 e si piazzò al 4° posto ANSA ● 2: La palla calciata da Honda (a destra) finisce sulla traversa: è l’occasione migliore del Milan sul campo del Chievo di sabato. Oggi il Milan è decimo LAPRESSE

Milan sparito in un girone tra rimpianti e problemi

1Partenza sprint, poi rendimento da salvezza: con il successo a Verona Inzaghi sognò l’Europa, ma se non vince sabato rischia la panchina

G.B. Olivero MILANO

E

ra il 19 ottobre 2014, sembra passata un’era geologica. Quel giorno il Milan vinse a Verona contro l’Hellas: un netto 3-1 che piazzò i rossoneri al quarto posto in classifica, a cinque lunghezze dalla Juve capolista. Nelle prime sette giornate del campionato il Milan aveva perso solo contro i bianconeri, aveva viaggiato alla media di due punti a partita, aveva realizzato 16 gol e ne aveva incassati 10. Honda aveva festeggiato 6 reti, El Shaarawy sembrava in crescita e tutto il gruppo aspettava con ansia il rientro di Montolivo per aggiungere qualità al centrocampo. Insomma, la partenza di Inzaghi era stata molto positiva. Poi... IL CROLLO Sabato scorso, sempre a Verona ma contro il Chievo, il Milan ha pareggiato 0-0 con l’ennesima prestazione scialba dell’ultimo periodo. Dal Bentegodi al Bentegodi sono passati 18 incontri nei quali i rossoneri hanno conquistato

appena 20 punti segnando 19 gol e incassandone 20. Nella speciale classifica di queste 18 giornate il Milan è addirittura al 14° posto: peggio hanno fatto solo Verona (17 punti), Atalanta (16), Cagliari (15), Udinese (15), Cesena (13) e Parma (8 sul campo, poi uno è stato tolto per la penalizzazione). Cosa sia successo non lo sanno nemmeno a Milanello. Le cause del crollo possono essere tante: limiti strutturali della rosa, problemi tecnici e caratteriali dei giocatori, infortuni, errori individuali gravi che hanno indirizzato certe partite, mancanza di movimento senza palla, manovra poco fluida. Berlusconi e Galliani stanno analizzando la situazione e hanno individuato nel tecnico il primo colpevole. Inzaghi rischia l’esonero immediato se non batte sabato il Verona e comunque ha pochissime possibilità di restare sulla panchina nella prossima stagione. Se però i dirigenti non andranno più in profondità con la loro analisi, tra dodici mesi il Milan sarà nella stessa situazione: gli allenatori passano ma i problemi restano se non vengono risolti con un progetto chia-

ro e interventi rapidi. TRE VELOCITA’ La realtà che in queste 25 giornate di campionato il Milan si è mostrato in tre versioni differenti. Nei primi 7 turni, come detto, la velocità di crociera era alta, perfino troppo per la qualità del gruppo: la proiezione attuale, con una media di 2 punti a partita, sarebbe di 50 punti. In pratica, il Milan lotterebbe per lo scudetto. Situazione inverosimile. E’ altrettanto inverosimile, però, che

20

● i punti conquistati dal Milan nelle ultime 18 giornate. Se si considera solo questa parte di campionato, i rossoneri sarebbero al 14° posto

9

● i punti conquistati dal Milan nelle 9 giornate di campionato giocate nel 2015: la media di un punto a partita è da zona retrocessione

questa squadra debba lottare per la salvezza come vorrebbe il rendimento del 2015: 9 punti in 9 partite, per una proiezione finale a quota 38. Il vero Milan probabilmente è quello del periodo centrale, dell’autunno, in cui la squadra ha avuto alti e bassi, ha giocato alcuni buoni incontri, è stato deludente in altri. La media era comunque insufficiente (1,22 punti a partita), ma l’impressione era che andando avanti per quella strada sarebbero arrivati risultati migliori e magari un piazzamento importante. Ma invece di accelerare il Milan ha rallentato e ogni occasione per invertire la rotta è diventato un rimpianto. «Cosa sarebbe successo se avessimo battuto a San Siro il Sassuolo, l’Atalanta, l’Empoli?»: se lo chiedono tutti a Milanello, ma sono domande che non hanno più senso. Bisogna solo pensare a correre e a vincere, senza guardare la classifica, senza porsi obiettivi se non quello di dimostrarsi degni della maglia del Milan.

Pippo Inzaghi, 41 anni ANSA

S

pesso le campagne acquisti del Milan vengono criticate perché sono in gran parte rivolte al potenziamento del gioco offensivo. Si sa: Berlusconi ama il calcio d’attacco, i fantasisti e le punte che aggrediscono l’area. Anche Inzaghi sposa la tesi: lui ama gli esterni che rientrano e puntano la porta. Una filosofia che a volte va a discapito di altri settori del campo, magari più carenti e bisognosi di innesti mirati (la me-

1Agli infortuni si somma anche il problema disciplinare: Poli e Bonaventura sono diffidati

Nigel de Jong, 30 anni, e Riccardo Montolivo, 30. Entrambi sono al Milan dal 2012 ANSA/FORTE MILANO

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a domanda è: quando rientreranno, in panchina troveranno ancora lo stesso allenatore? Domanda lecita visto che Inzaghi ha ricominciato a camminare sul filo dell’equilibrista e loro due sono destinati a rimanere fuori per infortunio. Ieri, come previsto, sono arrivate le diagnosi relative a Montolivo e De Jong dopo lo stop di Verona. Il capitano ha riportato una lesione al flessore della gamba destra, l’olandese una lesione al bicipite femorale sinistro. Tempi di recupero? Il sito rossonero informa che Riccardo sarà rivalutato con altri esami fra una settimana, mentre per Nigel occorrerà attendere una decina di giorni. A spanne, significa che Montolivo dovrebbe saltare Verona e Fiorentina e rientrare presumibilmente col Cagliari il 21 marzo, mentre per De Jong se ne riparlerà dopo la sosta (il Milan riprenderà da Palermo il 4 aprile). PILASTRI Si parte dunque dalla certezza che contro Verona e Fiorentina mancheranno di certo entrambi. Ed è un problema perché parliamo di due pilastri della mediana rossonera. Proprio adesso che Inzaghi era riuscito a rimetterli in campo insieme, ecco altre brutte notizie. Sabato sera col Verona, partita da vincere a tutti i costi – per la classifica e per il futuro della panchina – Inzaghi potrebbe decidere di tornare al 4-2-3-1, irrobustendo la fase offensiva e piazzando due baluardi davanti alla difesa. A centrocampo sono disponibili Poli, Muntari, Essien, Van Ginkel e Bonaventura (nel caso venisse mantenuta la linea a tre). OCCHIO AI GIALLI Ma c’è anche un’altra problematica da non sottovalutare assolutamente in vista delle prossime partite in cui mancheranno Montolivo e De Jong. La lista dei diffidati, infatti, è corta ma molto pericolosa: Poli e Bonaventura. Ovvero un altro centrocampista e l’imprescindibile tuttofare. Soprattutto in vista della trasferta di Firenze, se col Verona uno dei due dovesse incappare in un giallo, sarebbe un mezzo disastro. m.pas. © RIPRODUZIONE RISERVATA

MARONI

C’era una volta il super attacco Dal 2006-07 mai così pochi gol MILANO

Montolivo fuori due settimane De Jong rientra dopo la sosta

© RIPRODUZIONE RISERVATA

SEGNATE SOLO 35 RETI

Marco Pasotto

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diana, per esempio). Il problema è che quest’anno, nonostante la quantità industriale di punte passate da Milanello (in ordine alfabetico: Cerci, Destro, El Shaarawy, Honda, Mastour, Menez, Niang, Pazzini, Torres), c’è un grande paradosso: il Milan fatica a segnare. NONI Il dato è inquietante: era dalla stagione 2006-07 che i rossoneri dopo venticinque partite non facevano registrare un prodotto peggiore alla voce gol fatti. Furono 33 (però fu anche l’annata della Champions...). Stavolta sono 35. Quello che

Keisuke Honda, 28 anni, 6 gol in campionato ANSA

per qualche settimana era persino stato il miglior attacco del torneo (primato giustamente sbandierato da Inzaghi un giorno sì e l’altro anche), adesso langue al nono posto. Contro il Chievo è stata la sesta partita senza fare gol. In pratica è successo una volta ogni quattro gare. Che è tantissimo. I motivi? Uno è senz’altro la Menez-dipendenza: il francese, a quota 12, ha firmato un terzo delle marcature totali, ma sotto di lui è più o meno tutto fermo. Honda ne ha fatti 6, l’ultimo dei quali però risale a un girone fa. E poi c’è Bonaventura con 4, uno da cui non si può pretendere numeri da attaccante puro. L’altro motivo è la mancanza di un gioco capace di armare le bocche da fuoco. Potenzialmente devastanti, in realtà con la miccia spesso bagnata. © RIPRODUZIONE RISERVATA

«Berlusconi mi ha detto che cosa farà del Milan» ● MILANO A suo dire, era stato il depositario delle confidenze presidenziali già all’epoca del cambio di panchina che aveva portato Seedorf alla guida della squadra. Ora Roberto Maroni avrebbe di nuovo in mano qualcosa che scotta in relazione al club rossonero. Il presidente della Lombardia, ospite ieri a «24Mattino» su Radio 24, ha affermato che Silvio Berlusconi gli ha rivelato che cosa farà della squadra: «Ogni tanto lo chiamo quando il Milan vince, cioè pochissimo ormai. Gli ho chiesto se vende, lui mi ha risposto, ma mi ha detto di non dire niente. Se dico qualcosa tradisco una promessa fatta. Invece posso dire che son molto contento del progetto di costruire il nuovo stadio al Portello, anche se ci sono proteste come è naturale che sia, ma io sostengo questo progetto». E sulla eventuale vendita del Milan, Maroni ha risposto: «Sono muto come un pesce, certo Berlusconi mi ha detto qualcosa. Quando scopriremo? Dopo la fine del campionato, credo».


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MARTEDÌ 3 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT


Serie A R

MARTEDÌ 3 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

Sceneggiata e strigliata Benitez contro tutti

fIL TIFOSO AZZURRO

MAURIZIO DE GIOVANNI «Il silenzio di Rafa è il chiaro segnale di una rottura»

1Lo scrittore raccoglie in un romanzo le voci del tifo in un fantomatico bar

1Arbitri nel mirino e squadra

Vincenzo Cito

a rapporto: il tecnico del Napoli è delusissimo e il club sta con lui

Mimmo Malfitano NAPOLI

I

l giorno dopo si studiano le strategie per provare a stemperare la tensione. Le immagini dell’irritazione di Rafa Benitez, nel dopo partita di Torino, hanno invaso il web, così come le sue risposte alle domande dei cronisti, sintetiche e decisamente ironiche, tanto da scatenare le reazioni degli stessi giornalisti e degli opinionisti. Una sceneggiata napoletana, con un finale a sorpresa, diverso dal solito dramma che va consumandosi nella scena finale. Stavolta, il sipario si abbassa per nascondere l’imbarazzo. Quel volto contratto e inespressivo ha aperto a una serie di interrogativi, ai quali il Napoli ha risposto con uno strano comunicato, nel quale si legge del confronto avuto, ieri mattina, tra tecnico e squadra, con strigliata allo spogliatoio da parte di Benitez: «Il tecnico ha analizzato gli errori ... contro il Torino, evidenziando l’approccio e l’atteggiamento sbagliati della squadra nel primo tempo confrontandoli ... con l’intensità e la condotta di gioco avuti nel secondo ... Benitez ha inoltre ricordato alla squadra che ... gli obiettivi e i titoli raggiunti fino ad oggi sono frutto di questo tipo di lavoro e atteggiamento». Un faccia a faccia duro, che non ha risparmiato nessuno: a tutti i protagonisti sono stati contestati gli errori dell’Olimpico che hanno portato al secondo k.o. di fila esterno dopo Palermo. E per tutelare l’immagine dello spagnolo, compromessa dopo la sceneggiata torinese, la società non ha avuto esitazioni nello scaricare la colpe sulla squadra. SCELTE SBAGLIATE Probabilmente, sarebbe stato meglio se Benitez avesse ammesso pure i

H

suoi errori, se avesse riflettuto sull’opportunità delle scelte fatte. Quella di tenere fuori Gabbiadini il giocatore più in forma di cui dispone, per non rinunciare ad uno spento e inutile Hamsik, oppure insistere su Callejon che da diversi mesi ha perso brillantezza e, forse, pure le motivazioni per restare a Napoli. Perseverare è diabolico e il tecnico del Napoli continua a farlo per tutelare giocatori che non sono funzionali, al momento, al suo progetto. La rabbia mai nascosta di Higuain è dovuta soprattutto alla scarsa reattività di alcuni compagni e alla mancanza di palloni giocabili. La scelta dell’allenatore di non volere la qualità a centrocampo non può prescindere, però, da quella del reparto offensivo. E quando viene meno il lavoro di Hamsik e Callejon, allora il Pipita è abbandonato al proprio destino. L’allenatore spagnolo del Napoli, Rafa Benitez, 54 anni EPA

ATTACCO ARBITRI «Sono stanco di commentare certi episodi», ha detto nel dopo partita Benitez. Il riferimento immediato è stato alla direzione di Irrati, reo secondo il club di decisioni sbagliate che avrebbero danneggiato il Napoli. Riferimento che, in parte, la società ha corretto attraverso il comunicato che lascia intendere che la rabbia dell’allenatore sia stata scatenata solo dalla mediocre prestazione dei suoi. D’altra parte, in questa stagione il Napoli ha usufruito di alcuni errori arbitrali: fallo di mano in area di Albiol, in LazioNapoli, non rilevato; un rigore non concesso al Torino all’andata; il gol in fuorigioco di Higuain e il rigore concesso per un presunto tocco di Kucka sullo stesso Pipita col Genoa; il rigore generoso concesso contro l’Udinese, in Coppa Italia. Intanto, le quotazioni di Lazio e Fiorentina sono in rialzo per il terzo posto. Altro che persecuzione! © RIPRODUZIONE RISERVATA

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In Coppa Italia c’è Mertens Henrique e Britos si candidano ● NAPOLI Per dimenticare un brutto k.o. come quello di Torino, la cosa migliore da fare è scendere in campo al più presto. Il Napoli lo ha fatto ieri mattina per cominciare a preparare la semifinale di andata di Coppa Italia in casa della Lazio. Un appuntamento importante per un collezionista di titoli come Rafa Benitez, che ci tiene particolarmente a difendere il trofeo vinto lo scorso anno. Logicamente, Benitez farà turnover. Del resto, soltanto in due occasioni ha riproposto lo stesso undici della gara precedente. A Roma dunque troveranno spazio alcuni elementi che

sono rimasti a guardare domenica sera. Su tutti Mertens, che dopo la squalifica è chiamato ad impadronirsi della fascia sinistra. Alle sue spalle dovrebbe agire Ghoulam, che in questo momento appare più in forma di Strinic. Anche uno tra Koulibaly ed Albiol potrebbe riposare con Henrique e Britos che scalpitano. Gabbiadini e Jorginho sono autorevoli candidati per un posto da titolari mentre resta il dubbio portiere. Fin qui in Coppa Italia ha sempre giocato Andujar, ma adesso l’argentino è protagonista anche in campionato. Rafael spera, ma sembra avere poche chance. Gianluca Monti © RIPRODUZIONE RISERVATA

a preso l’anima di Napoli e l’ha messa in un libro Maurizio De Giovanni, scrittore di successo, fine e arguto opinionista del «Processo del lunedì», soprattutto tifoso del Ciuccio. Il suo personaggio, stavolta, non è il commissario Ricciardi della fortunata serie gialla ma un professore che per studiare il fenomeno del tifo in città, si siede al tavolo del bar gestito da un vecchio amico e ascolta la gente. Lo fa dal lunedì al sabato, nei giorni che precedono l’evento, non a caso il libro si chiama Il resto della settimana (Rizzoli editore, 304 pagine, 17 euro). È un magma incandescente di voci, passioni, colori, chi entra prosegue il discorso fatto di un altro, come se già sapesse cosa è stato detto in precedenza, una febbre che divora tutti, senza distinzione di sesso, condizione sociale, livello culturale, forse perché il calcio oggi è l’unico argomento che può unirci. Imperdibile il capitolo dedicato al talk televisivo (e che li rappresenta tutti), con la bellona di turno che storpia tutti i nomi (la scuola calcio diventa «scuola calcia») omaggiata da un doppio giro di palpeggiamento collettivo al gol del Napoli. C’è anche un figlio che torna dagli Stati Uniti per vedersi col papà morente (e fatto uscire di nascosto dalla clinica) l’ultima partita. E poi - lo avevamo sempre sospettato – fu una strega a dirigere quella incredibile rimonta sul campo della Juventus (da 2-0 a 2-3) del campionato 2009-2010. CORO Ogni personaggio («Tutti

Maurizio De Giovanni, 56 anni: il suo nuovo romanzo s’intitola «Il resto della settimana»

veri, li ho conosciuti a uno a uno») finisce sul taccuino del Professore mentre, col passare dei giorni, cresce la tensione per la prossima partita, si ipotizzano formazioni, si studiano tattiche, si analizzano arbitro e avversari. «Un bar come tanti – rivela lo scrittore – però esiste sul serio, nel cuore della vecchia Napoli, dove palpita la città vera». Un coro narrante che si spegnerà solo in estate, quando la gente correrà verso le spiagge, in attesa di un altro campionato. C’è da chiedersi cosa, in quel bar, oggi si dica di Benitez. De Giovanni non ha dubbi. «Dopo la partita persa col Torino, è successo qualcosa di speciale, credo il segno di una svolta. Mai silenzio fu così rumoroso come quello del tecnico, che ha risposto a monosillabi, accampato scuse, evitato il dialogo. Avrebbe potuto sottrarsi al confronto, come faceva tante volte Mazzarri, mandando avanti il vice. Invece, col suo atteggiamento, ha voluto mandare un segnale, non è chiaro se alla città o alla società». Messaggio in codice, come quello dello stesso scrittore, capace - in tutto il libro - di non nominare mai -per pura devozione - quel famoso argentino che giocava col 10. Ovviamente, non lo facciamo neppure noi.... © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Serie A R La squadra rivelazione

MARTEDÌ 3 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

1

Francesco Bramardo

2

IL CAPITANO

TORINO

Portiere, difensore e ora mister 6 gol L’evoluzione di Glik

S

tessi punti e stessa classifica di un anno fa, ma senza i gemelli del gol Cerci e Immobile – 35 gol in due – e con l’Europa League di mezzo (dall’estate a oggi dodici partite). A Udine saranno trentotto le gare nelle gambe dei granata, un’intera stagione che per il Toro deve ancora cominciare. Il Friuli è tappa importante per arrivare a 13 risultati utili di fila in campionato (non accadeva dal Toro ‘77 del dopo scudetto), una gara fondamentale per preparare al meglio l’andata degli ottavi di Coppa contro lo Zenit a San Pietroburgo. Insomma, un progetto in piena espansione, riassumibile in almeno tre capisaldi. 1. L’ALLENATORE Rispetto a un anno fa in casa granata sono cambiati gli allievi, non il maestro. Uno dei segreti del Torino è nel manico, la conferma di un maestro di calcio come Ventura, alla quarta stagione consecutiva sulla panchina granata. Mai accaduto con Urbano Cairo, una rarità anche per la storia del Toro. Il progetto del nuovo grattacielo granata è stato affidato a un archistar che per la prima volta quest’anno ha varcato i confini nazionali, ma che a casa nostra ha insegnato calcio da una vita. Partendo dalla gavetta, ha ricostruito giocatori che sembravano avviati a fine carriera, ha plasmato giovani promettenti, ha consegnato alla Nazionale giocatori costruiti per durare come Bonucci, Ranocchia, Ogbonna, Cerci, Darmian, Immobile, tanto per citarne alcuni. Ha raccolto meno di quanto seminato, il tecnico ligure, liquidato con troppa fretta a Cagliari, Napoli, Bari, neppure profeta in patria

RTra le scommesse vinte pure Maxi Lopez, che lascia il segno anche se non è titolare

con la sua Sampdoria. Raccontano gli uomini del suo staff quanto sia maniacale e puntiglioso nel far applicare la sua idea di calcio, come tartassi i giocatori fino a quando la lezione non è entrata nella testa. Chi non si adegua al lavoro e al gruppo è fuori, ma chi entra nel meccanismo, ovunque andrà a giocare, saprà di calcio. 2. LA TATTICA In estate sono cambiati gli interpreti e in parte il modo di sviluppare il gioco, ma non lo schema: un 3-5-2 che permette a Ventura di coprirsi quando serve, e far male con gli

1In Europa nessuno segna più del polacco 3

tra i pari ruolo. E dire che aveva iniziato tra i pali

LA CLASSIFICA

● 1 Il tecnico Giampiero Ventura, 67 anni, guida il Torino dal giugno 2011 2. Matteo Darmian, 25 anni, ha trovato continuità nel Torino 3 Maxi Lopez, 30 anni, è arrivato a gennaio dal Chievo ANSA/LAPRESSE

I segreti di Ventura Così il Torino 2.0 è ritornato al top 1Stessi punti di un anno fa senza Cerci e Immobile: merito del tecnico e di un gruppo sempre più unito

esterni quando il Toro è in possesso di palla. Il Torino è pericoloso quando le frecce granata spingono sui binari esterni e questa non è una novità rispetto allo scorso anno, con Molinaro subentrato a D’Ambrosio. Gioca però con due punte di ruolo, Quagliarella-Martinez, a differenza della scorsa stagione con Immobile punta di riferimento e Cerci libero di svariare. Il Toro di oggi ha fatto di necessità virtù, senza un bomber da 20 reti a stagione sblocca partite importanti sfruttando le palle inattive con i difensori, coinvolge i centrocampisti. È questo è il nuovo che avanza del Toro 2.0, una squadra nel senso letterario della parola, che necessita dell’apporto di tutti per arrivare al risultato. 3. LE INDIVIDUALITÀ Maxi Lopez ne è testimone. L’attaccante argentino in meno di un mese è rinato, ma non per questo è

titolare, anzi, entra con il contagocce e lascia il segno a prescindere. Come al debutto a Cesena, o con le tre reti nelle due gare contro l’Athletic Bilbao. Anche lui una scommessa vinta dall’allenatore, capace di mettere nelle condizioni migliori i giovani come i giocatori più esperti. Ventura vive una seconda giovinezza, tanto da suscitare la curiosità di club di prestigio per la stagione che verrà, se Cairo lo permetterà. «Con Cairo il feeling è incredibile, tant’è vero che non ci sono mai stati problemi di rapporti – le parole del tecnico ieri sera a Tiki Taka –. È un ottimo presidente e può diventare grande. Piuttosto c’è stato un periodo difficile per la crescita di squadra: dopo le partenze dell’anno scorso c’era bisogno di tempo per far crescere i tanti nuovi innesti. Ora siamo una squadra più matura, più consapevole». © RIPRODUZIONE RISERVATA

15

● le gare di imbattibilità del Toro tra campionato ed EuroLeague dalla sconfitta nel derby. L’unico scivolone in Coppa Italia il 15/1

10

● i gol del reparto difensivo granata contro i 13 degli attaccanti. Quagliarella cannoniere con 9 reti, Glik è a 6

0

● i gol subiti col Napoli: non accadeva dal 25/1, Inter-Torino 0-1. Nelle sei gare successive i granata hanno sempre subito gol

Kamil Glik, 27 anni GETTY TORINO

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ei gol in venti partite sono un record per Kamil Glik. Record personale e primo gradino del podio, seppur in condivisione, nei massimi campionati europei. Pochi difensori segnano quanto il centrale polacco del Toro, in piena corsa per migliorare un record di tutto rispetto, perché il gioco di Ventura lascia libertà di attaccare al panzer di Varsavia solo su palla inattiva, preferibilmente su calcio d’angolo. Glik, che fino a 16 anni faceva il portiere, in zona gol in Europa si ritrova a quota 6 gol in compagnia del centrale Naldo (Wolfsburg, 23 presenze) e del terzino sinistro del Lorient Guerreiro (26 gare), seguito con 5 reti da Verhaegh (Augsburg, 20). Di questo passo il capitano granata potrebbe, se non insidiare, almeno avvicinare i numeri di Marco Materazzi, difensore centrale con il vizio del gol: ben 12 reti in Serie A con il Perugia nel campionato 200001, 10 reti con la maglia dell’Inter (due delle quali segnate al Torino) nel 200607. GOL PESANTI In casa granata un altro difensore storico, Roberto Cravero, aveva segnato altrettante reti nel 1990, ma in tutta la stagione, e i granata languivano in Serie B. Fabio Galante, che di testa andava a nozze, era arrivato a quota 4. Kamil

I difensori con più gol all’attivo nei massimi campionati europei in questa stagione (tra parentesi le gare giocate) 6 GLIK (Torino, 20), Guerreiro (Lorient, 26), Naldo (Wolfsburg, 23) 5 Verhaegh (Augsburg, 20) 4 ANTONELLI (Genoa/Milan, 23), AVELAR (Cagliari, 21), Ivanovic (Chelsea, 26), G. RODRIGUEZ (Fiorentina, 22), TONELLI (Empoli, 21) 3 23 calciatori, di cui in Serie A DE CEGLIE (Parma, 11), LICHTSTEINER (Juve, 21), RUGANI (Empoli, 25), ZAPPACOSTA (Atalanta, 21)

Glik, con 5 gol su 6 realizzati di testa, insidia in casa Toro il palmarès di Fabio Quagliarella, l’attaccante granata più prolifico a quota 9. L’intera difesa (10 reti segnate) tallona gli attaccanti, che sono a quota 13. Gol pesanti e spesso decisivi arrivano quindi dal pacchetto arretrato, come il gol partita di Darmian (quattro le reti tra campionato e Coppa) contro il Parma o di Moretti contro l’Inter, o le reti di Bruno Peres, belle ma non incisive ai fini del risultato finale (Juve e Sampdoria). Otto punti in classifica valgono le reti di capitan Glik, 14 i punti portati dalla difesa tutta. PLUSVALENZE Kamil Glik, approdato nel 2011 al Toro per 300 mila euro in compartecipazione col Palermo, fa parte con Darmian e Vives della vecchia guardia, i tre giocatori partiti con Ventura dalla Serie B e arrivati in Europa. Glik, Darmian e Bruno Peres sono i pezzi pregiati che i top club di casa nostra e all’estero si contenderanno lungo il mercato estivo nonostante i contratti in scadenza nel 2017. La conferma arriva del presidente Urbano Cairo. «Darmian? Lo terrei molto volentieri con noi ma non nascondo che ci sono molti club che hanno messo gli occhi su di lui. E non è il solo». A proposito di obiettivi, il presidente non pone limiti. «Non ho dichiarato un obiettivo all’inizio della stagione, non lo faccio adesso dopo dodici risultati utili in campionato e in piena corsa in Europa League». f.bra. © RIPRODUZIONE RISERVATA


Serie A R

MARTEDÌ 3 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

IL PERSONAGGIO

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CONTENUTO PREMIUM

IL GRANDE RILANCIO DAL MERCATO INVERNALE CON IL COLPO SALAH. ORA CACCIA A JUAN JESUS E DARMIAN, PUNTANDO A VINCERE UN TROFEO

Montella CON FIRENZE E’ RINATA LA SUA STORIA D’AMORE

COSÌ LA PROSSIMA STAGIONE? SALAH BORJA VALERO

GOMEZ

SAVIC

PIZARRO

ROSSI

GONZALO

TATARUSANU

DARMIAN

GDS

Vincenzo Montella, 40 anni, alla Fiorentina dal 2012 GETTY

Luca Calamai

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CACCIA A UN TROFEO Montella sa che la strada più semplice per convincere i Della Valle ad accettare questa sfida è regalare alla proprietà un trofeo. Sarebbe il primo dopo quindici anni di soldi spesi nel mondo del calcio dai proprietari della Tod’s. L’ideale sarebbe conquistare l’Europa League. Che si porterebbe in dote i milioni della Champions. Ma quello che conta è alzare comunque una coppa. Pure la Coppa Italia, sfuggita di mano dieci mesi fa nella dolorosa notte all’Olimpico contro il Napoli. Ecco perché il tecnico viola punta moltissimo sulla semifinale contro la Juve, gara d’andata giovedì sera a Torino. Non a caso, ha di genio; Diamanti un’ottima idea, Gilardino scelto di far riposare contro l’Inter il centrouna buona opzione e in più sono stati riportati campo titolare cioè Pizarro, Borja Valero e in cassa 35 milioni. Un capolavoro. Mati Fernandez. E due terzi del pacchetto offensivo: Gomez e Joaquin. La Fiorentina arriNUOVO SLANCIO Montella non ha più inten- va al momento chiave della stagione con l’auzione di scappare. Anzi, con il patron Della tostima alle stelle e con un progetto tattico Valle e il presidente operativo Cognigni sta già ben definito. Che va oltre la logica del modulo lavorando per il futuro. L’aeroplanino ha chie- fisso. I viola possono passare nel corso della sto ai proprietari della Fiorentistessa partita dal 3-5-1-1, al 4na di completare un percorso. E 3-3 o magari al 4-3-1-2 senza IL NUMERO di autorizzare gli investimenti mandare in confusione i giocanecessari a compiere l’ultimo tori. Quello che conta è non absalto di qualità. Non chiede la bassare la qualità. luna. Sul piatto ha messo quattro nomi per quattro ruoli da miLA FORZA DEI NUMERI Un progliorare: due esterni, un centrogetto vincente che trova risconcampista e un difensore centra- le partite di fila tro anche in un altro dato statile. Per la fascia destra il primo senza sconfitte stico. Il tecnico viola ha una meobiettivo è il granata Darmian. dia incredibile di successi in traCerto, costa tanto. Ma il club in campionato, per sferta. Il marchio delle grandi granata potrebbe accettare una un totale di 18 punti squadre. A giugno l’aeroplanino contropartita tecnica. In difesa il (5 vittorie e 3 pari) penserà anche a come sviluppasogno di Montella è il centrale re il reparto offensivo. Molto, dell’Inter Juan Jesus. Altra operazione com- anzi tutto, dipenderà dal ritorno di Pepito. plicata. Ma se Babacar pretendesse di essere Montella ha un sogno nel cassetto: far giocare ceduto al club nerazzurro... Un altro sudame- insieme Rossi-Gomez e Salah. Un tridente da ricano, invece, sarebbe perfetto per il centro- paura. Con tre fenomeni così sarebbe un delitcampo. Stiamo parlando di Lucas Martin Fer- to non costruire intorno una squadra ambizionando, dello Shakhtar, corteggiato durante il sa. Questo pensa Montella. E se Della Valle mercato estivo e in rotta di collisione con Lu- avrà la stessa idea la clausola rescissoria dicescu. Oggi costa molto meno dei venti milio- venterà solo un’inutile coda del contratto. © RIPRODUZIONE RISERVATA ni chiesti pochi mesi fa dal club ucraino. E Fer-

8

FERNANDO JUAN JESUS

nando potrebbe funzionare sia come vice-Pizarro, sia al fianco del cileno. Il quarto colpo verrà strada facendo anche se rispetto a sei mesi fa Pasqual ha riconquistato posizione nella hit-parade del tecnico. Che, infine, ha chiesto ai suoi uomini mercato di seguire il giovane Zielinski dell’Empoli, un trequartista che potrebbe trasformarsi nel futuro Aquilani.

a clausola rescissoria l’ha voluta per non sentirsi prigioniero. Vincenzo Montella è un uomo ambizioso. E con le idee chiare. Lui vuole vincere. Non vivacchiare. Nel contratto che lo lega alla Fiorentina fino al giugno 2017 c’è una via di fuga. Cinque milioni di penale da versare ai Della Valle e l’accordo diventa carta straccia. Un’appendice che conoscono bene i dirigenti del Milan, del Napoli, anche della Juve. Perché sono tante le società che negli ultimi otto mesi hanno pensato di portar via l’aeroplanino. In Italia e anche in Inghilterra. E’ da inizio stagione che una domanda rimbalza sulle onde di radio-mercato: «Che fa Montella, va o resta?». Negli ultimi due mesi sono cambiate tante cose nel rapporto tra la Fiorentina e il tecnico. La guerra fredda che aveva portato l’aeroplanino a bocciare tutta la campagna acquisti estiva (ricordate? Marin mai schierato in campionato, Badelj e Richards sempre tenuti ai margini e Brillante visto e bocciato) è finita. Oggi Montella si sente nuovamente al centro del progetto e le scelte del mercato di riparazione hanno restituito entusiasmo a tutti. Salah è stato un colpo

COSÌ IN VIOLA VINTE

PAREGGIATE

PERSE

2012-2013

24

7

42 PARTITE

11 CAMPIONATO

4° posto

COPPA ITALIA

Eliminata quarti

2013-2014

29

11

55 PARTITE

15 CAMPIONATO

4° posto

COPPA ITALIA

Sconfitta in finale

EUROPA LEAGUE Eliminata ottavi

2014-2015

18

11

35 PARTITE

6 CAMPIONATO

5° posto

COPPA ITALIA

In semifinale

EUROPA LEAGUE Negli ottavi

In Coppa coi cerotti: Babacar out 2-3 settimane ● FIRENZE (g.s.). Per la semifinale di andata della Coppa Italia giovedì contro la Juve, Montella spera di recuperare Basanta (guaio muscolare), Borja Valero (ferita al malleolo) e Mati Fernandez (caviglia). Gli altri acciaccati sono out. Savic non ha riportato rotture muscolari, ma uno stimolo alla giunzione tendinea del

flessore. Babacar ha una lesione di I° grado al flessore, in 2-3 settimane sarà pronto. Tatarusanu ha un problema alla schiena rimediato contro il Torino. Non ha più dolore, ma l’infiammazione deve essere smaltita e giovedì farà un nuovo controllo. Per quanto riguarda Tomovic, infortunatosi con l’Inter, si tratta di’ un trauma cranico non commotivo con

sollecitazione del rachide cervicale. «Ora sta bene assicura il responsabile sanitario Paolo Manetti - ma in questi casi serve massima cautela per almeno 5 giorni» . C’è qualche buona nuova. Bernardeschi 4 mesi dopo la frattura della tibia ha ripreso gli allenamenti con il gruppo e anche Giuseppe Rossi ha iniziato il lavoro sul campo.

TOTALE

71

29

(54%)

(22%)

132 PARTITE

32 (24%) GDS


18

Serie A R La corsa all’Europa

MARTEDÌ 3 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

L’AVANTRENO BIANCOCELESTE...

KLOSE ● 6 GOL Miroslav Klose, 36 anni, attaccante tedesco, finora ha realizzato sei gol LAPRESSE

FELIPE ANDERSON ● 6 GOL Felipe Anderson, 21 anni, attaccante brasiliano: sei reti anche per lui LAPRESSE

La ricchezza della Lazio è un tridente con più stelle 1Pioli vanta il terzo attacco del

torneo con Anderson, Keita, Klose e Candreva. Però si ferma Mauri: infrazione a un dito del piede Nicola Berardino INVIATO A FORMELLO (ROMA)

U

n tridente che risplende di stelle. È la grande ricchezza della Lazio di Pioli. Che però ieri si è ritrovata in infermeria il suo goleador, Stefano Mauri, 35 anni, 8 gol in campionato e jolly nella prima linea biancoceleste. Domenica, col Sassuolo, è tornato al ruolo di falso nueve , ricoperto l’anno scorso con Reja. Nella ripresa, ha ceduto il posto a Klose. Un colpo al piede che ieri ha fatto emergere non poche preoccupazioni. Infrazione al quinto dito, che rimane molto gonfio. Oggi farà la risonanza. Tempi di recupero incerti. Intanto, non sarà in campo domani sera nella semifinale d’andata di Coppa Italia contro il Napoli. Una tegola per Pioli che proprio nella trasferta col Sassuolo ha rivisto l’abbon-

danza in attacco. Candreva e Klose partiti dalla panchina con una prima linea formata da Felipe Anderson, Mauri e Keita. A Reggio Emilia è arrivata la terza vittoria consecutiva per consolidare il 4° posto e sono stati aggiunti altri 3 gol al fatturato offensivo. Con 43 reti, la formazione di Pioli è al terzo posto nella graduatoria dominata dalla Juve. A un gol di distacco dal Napoli. Che è nel mirino anche per quel terzo posto in classifica che vale la Champions. STOP E RILANCI È stato un duro colpo l’infortunio di Djordjevic, 7 gol . Il 24 gennaio, contro il Milan, il Antonio Candreva, 28 anni, è arrivato alla Lazio nel gennaio 2012: in questo campionato ha segnato 4 gol LAPRESSE

E QUELLO BLUCERCHIATO

KEITA ● 0 GOL Balde Keita, 19 anni, attaccante senegalese: 0 gol in campionato, 3 in Coppa Italia LAPRESSE

OKAKA ● 4 GOL Stefano Okaka, 25 anni, attaccante, quattro gol fino a questo momento LAPRESSE

serbo è finito k.o. per la frattura del malleolo: tornerà a maggio. Ma Pioli sta tirando fuori tutte le risorse dell’organico. A Reggio Emilia, si è rivisto Keita, da titolare. All’inizio della stagione il talento ex Barcellona era considerato l’astro nascente. Poi tanta discontinuità per riemergere col Sassuolo. Domenica ha ripreso a brillare Felipe Anderson, la stella più luminosa. Il brasiliano ha riassaporato il gol, ovviamente con una perla delle sue. La sesta in campionato. Segna e fa segnare: sei anche gli assist. Colpi d’artista e classe pura: ora attende la chiamata nella Seleçao. Domenica è rientrato dopo un turno di squalifica, recuperando la migliore condizione svanita con la distorsione al ginocchio di metà gennaio. «Giochiamo con allegria» ha scritto ieri su Instagram. Il ventunenne di Brasilia ha anche pennellato tre assist doc per Klose, che ne ha capitalizzato solo uno. Così il 36enne tedesco ha siglato la sua sesta rete in campionato. Prima tanto part-time, poi titolare per sostituire Djordjevic, Klose sta lavorando anche a sostegno della manovra.

Dilemma Sampdoria Chi fa posto ora a Eder?

FARO E OPZIONI A Reggio Emilia, è subentrato nel finale Candreva, che aveva deciso le due gare precedenti. Una botta al ginocchio nella caduta per esultare dopo il gol al Palermo lo aveva frenato in settimana. L’esterno, 28 anni, 4 gol, è il faro del gioco offensivo di Pioli.Ma il tecnico potrebbe anche riproporre un assetto più offensivo. Passando dal 4-3-3 al 42-3-1, visto l’ultima volta nel derby dell’11 gennaio. Con una batteria di trequartisti alle spalle del centravanti. In pratica, una stella in più da far risplendere in un finale di stagione con tante ambizioni. © RIPRODUZIONE RISERVATA

MURIEL ● 2 GOL Luis Muriel, 23 anni, attaccante colombiano, è arrivato alla Samp a gennaio: 2 gol finora ANSA

1Col suo miglior marcatore

squalificato, Mihajlovic ha sbancato Bergamo con il terzetto Muriel-Okaka-Eto’o Filippo Grimaldi GENOVA

E

adesso Eder dove lo metto? Avrà pensato proprio questo (ed altro), Sinisa Mihajlovic, tirando le somme di una vittoria pesantissima contro l’Atalanta, non solo per i sogni europei della sua Samp, ma anche per lasciarsi alle spalle un mese maledettamente complicato, fra giocatori da recuperare (Muriel su tutti) e qualche incomprensione di troppo (con Eto’o, ovviamente). IL RISCHIO PAGA Poi, a Bergamo, costretto a fare di necessità virtù, con il brasiliano capocannoniere blucerchiato costretto ai box per la squalifica, Mihajlovic si è affidato — oltre all’in-

toccabile Okaka — proprio a Muriel e ad Eto’o. Un azzardo, all’apparenza, più che una scommessa, considerando che ad entrambi il tecnico aveva chiesto alla vigilia lo stesso lavoro e i medesimi sacrifici per coprire anche la fase difensiva sulla fascia a cui erano abituati Eder e, sino a quando ha vestito il blucerchiato, Gabbiadini. TROPPA GRAZIA Missione compiuta, tanto che ora contro il Cagliari al Ferraris il tecnico della Samp potrebbe riproporre il medesimo tridente, anche se diventa dura pensare di lasciar fuori Eder, 28 anni, attaccante brasiliano, è arrivato alla Samp nel gennaio 2012, in Serie B: in questo campionato ha segnato 8 reti ANSA

ETO’O ● 0 GOL Samuel Eto’o, 33 anni, attaccante camerunese, 5 presenze e 0 gol AP

(oltre a Eder) anche Soriano, trequartista fisso nel 4-3-1-2 del lungo interregno post-Gabbiadini. Oggi, alla ripresa della preparazione, avremo le prime verifiche sul campo. «Giocherà chi mostrerà di essere nelle migliori condizioni», l’unica certezza di Sinisa, ben felice — finalmente — di poter nuotare nell’abbondanza. Resta il fatto che Eder, miglior realizzatore della Samp con otto reti, ne ha segnate ben sette al Ferraris, dove è andato consecutivamente a segno nelle ultime quattro gare interne. Molto più di un semplice amuleto: semmai, una sorta di polizza sull’Europa, per cui è indubbio che sull’utilizzo del brasiliano Mihajlovic avrà molto da pensare. LE ALTERNATIVE Sulla carta, le strade praticabili per Sinisa sembrano essenzialmente due, partendo dal presupposto che Eder si riprenderà il suo posto in avanti, al fianco di Okaka. La prima: riconferma del 4-3-3 con una staffetta fra Muriel ed Eto’o. La seconda: ritorno al 4-3-1-2, con OkakaEder in avanti e, di nuovo, uno fra il colombiano e il camerunese alle spalle dei due, arretrando in mediana Soriano. RAGION DI STATO Certo, lasciar fuori Eto’o, dopo i vistosi progressi di domenica, potrebbe non essere semplice, ma Mihajlovic ha ampiamente dimostrato negli ultimi mesi quanto a lui interessi soltanto ed esclusivamente il bene della squadra, e non quelli dei singoli. Ne ha fatto — soprattutto — le spese Eto’o, ma prima di lui era toccato pure ad Okaka, sacrificato quando aveva smesso di schiacciare forte sull’acceleratore. © RIPRODUZIONE RISERVATA


Serie A R

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L’ANDAMENTO DELLA QUOTA CON IL TORNEO A 20 SQUADRE

L’ANALISI

Calcolata aggiungendo un punto alla classifica della terzultima *Spareggio Parma-Bologna **Considerando le penalizzazioni di Calciopoli

Proiezione

42* punti 40

40

37

37

36

35

37 33

30**

33 31

30

2004-05

2005-06

2006-07

2007-08

2008-09

2009-10

2010-11

2011-12

2012-13

2013-14

2014-15 GDS

Altro che 40 punti, ora ne bastano 31 C’è per il Cagliari un finale in discesa

Agriturismo Cesena La salvezza si coltiva

1Le piccole contano

1Di Carlo ha scelto di abitare con il suo staff: colline e ottimismo

I

«Ci confrontiamo, poi decido io. Decisivi i 3 scontri diretti in casa»

Guglielmo Longhi INVIATO A BERTINORO (CESENA)

Djuric, perché «anche Toni all’inizio aveva qualche problema»). Momenti di evasione? Di Carlo si concedeva qualche giro in bici prima che Lego, il giovane boxer di casa, gli divorasse occhiali e caschetto.Per non correre il rischio di odiarsi, il venerdì sera è considerato free, una specie di pastiglia anti nausea: ognuno fa ciò che vuole, vietato parlare di calcio. Si fanno programmi alternativi: cena fuori o cinema. Se poi le scelte coincidono, meglio...

fINSIEME 24 ORE

C

olazione, pranzo, cena. Sempre insieme. A parlare, discutere, programmare. E anche: incazzarsi, rimproverarsi, lamentarsi. La salvezza del Cesena passa da qui, un agriturismo a 5 minuti dal campo d’allenamento e un quarto d’ora dallo stadio Manuzzi. Qui dove Mimmo Di Carlo ha voluto sin dall’inizio ritirarsi per una full immersion con i suoi collaboratori: il vice Claudio Valigi, il tattico Michele Santoni, il preparatore Lorenzo Riela. L’unione di fatto si svolge così.

I PROGETTI Appena arrivato, il 9 dicembre, il tecnico ha fatto una richiesta precisa al presidente: «Non c’interessa abitare in centro, ci faccia lavorare insieme perché non c’è tempo da perdere». Detto, fatto. Lugaresi non ci ha pensato su e portato l’allegra brigata nell’agriturismo di un amico: Al Colle di Bertinoro. Posto splendido e silenzio assoluto. «L’ideale per lavorare», spiega Di Carlo, rigoroso come un trappista. La settimana è scandita in modo regolare: domenica sera erano già nel ritiro come accade quando il Cesena gioca in casa, ieri mattina breakfast con riunione informale, poi l’allenamento, verso sera la prima chiacchierata pensando al Palermo, avversario di domenica (tema: come fermare Dybala?), oggi scambio di opinioni con la squadra. «Ci confrontiamo su tutto», spiega Valigi. «Ma poi

● Foto di gruppo con Lego Lo staff del Cesena: da sinistra, il preparatore Lorenzo Riela, il vice allenatore Claudio Valigi, Mimmo Di Carlo e il tattico Michele Santoni

decido io», rettifica Di Carlo. Spiega Santoni, che ha lavorato 5 anni nel vivaio dell’Ajax e, con Valigi, è stato chiamato da Di Carlo a Livorno, un anno fa: «In Italia non c’è pazienza, dai giovani si vuole tutto e subito. Se uno sbaglia, non ci si chiede in cosa può migliorare». Parlano e ogni tanto litigano. E’ successo dopo il 3-2 col Toro quando hanno dato tre versioni differenti del k.o. Di Carlo: «Troppi errori individuali». Valigi: «No, sono stati errori collettivi». Santoni: «No, è mancato l’equilibrio». Alla fine è stata trovata la sintesi. Come accadrà quando il video analista arrivato dall’Olanda farà un mix delle partite che lo staff vedrà tra oggi e

domani: Palermo con l’Empoli (Di Carlo), la Samp (Valigi), la Lazio (Santoni). Il prodotto finale sarà esaminato giovedì sera nella camera attrezzata a studio tv. Verso le 23 tutti a dormire: Valigi nella 1, Riela nella 2, Di Carlo nella 6, Santoni nella 7. La settimana scorre così, tra riunioni e progetti (ora l’obiettivo è migliorare i piedi di

COSÌ IN CODA CHIEVO 25 ATALANTA 23 CAGLIARI 20 CESENA 19 PARMA (2 gare da recuperare, penalità -1) 10

19

LA QUOTA I quattro sono sbarcati in collina col Cesena ultimo e il morale a fondo corsa: «Abbiamo rifatto la preparazione, ma in modo graduale approfittando della sosta di Natale». Serviva anche un cambio di mentalità: quando comandava Bisoli, la squadra era abituata ad aspettare nella sua metà campo per ripartire, ora no: contro l’Udinese (e soprattutto Juve e Lazio) ha giocato con personalità ritrovando autostima. Di Carlo: «Abbiamo anche cercato di coinvolgere i giocatori chiedendo proposte sulla tattica, come gli schemi su palle inattive. Hanno risposto con entusiasmo, soprattutto i più vecchi». Intanto, tra cipressi, orto e animali da fattoria è stata buttata giù una tabella salvezza. Bisogna arrivare a 34 punti, quindi servono 5 vittorie: nei tre scontri diretti, tutti in casa (Chievo, Atalanta e Cagliari), con Sassuolo e Torino all’ultima. Ma basteranno? «Noi ci proviamo». Ma se non arriva la salvezza, chi si butterà in piscina per nascondersi? © RIPRODUZIONE RISERVATA

i punti necessari per rimanere in A Al momento sarebbe il minimo storico

Luca Bianchin @lucabianchin7

l gol di Juanito Gomez in Cagliari-Verona ha fatto alzare in piedi mezza Italia. Praticamente una ola trans-mediterranea. Esultanza a Bergamo, esultanza a Verona - per un gol dei cugini? massì -, esultanza a Empoli, forse anche a Udine e Sassuolo. A 13 giornate dalla fine sono già cominciati i ragionamenti salvezza e in coda ci si marca. Le due sconfitte consecutive del Cagliari hanno abbassato la quota salvezza e in questo momento siamo ai minimi storici: il Cagliari ha 20 punti dopo 25 partite e di questo passo arriverebbe a 30,4. Ok, facciamo 30 perché il decimale inganna ma la conseguenza è chiara: avanti così, alle altre squadre basterebbero 31 punti per restare in Serie A. LA LEGGENDA DEI 40 Tecnicamente, è un affarone, roba da saldi di fine attività. Il campionato è a 20 squadre dal 2004-05 e la quota salvezza non è mai stata così bassa, se si esclude il 200506 con la Juve retrocessa via tribunale. Addirittura, in tre anni si è passati da 37 a 31 punti. Quando un allenatore parla in tv di «40 punti da conquistare», avete il diritto di confrontare le dimensioni del naso con quelle delle vecchie foto: c’è il sospetto che stia mentendo. Al momento ci si salva facilmente con 35 punti. «Noi siamo già a 28 ma abbiamo la necessità di conservare un certo vantaggio - dice Marcello Carli, direttore sportivo dell’Empoli -. Per scelta, giochiamo sempre a calcio e dobbiamo essere leggeri. Non deve cambiare mai il nostro modo di pensare».

LE CHIAVI Le variabili non mancano, altrimenti sarebbe matematica, non calcio, e fuori dagli stadi venderebbero calcolatrici. Il Parma 2007 e il Sassuolo 2014 arrivarono alla venticinquesima con 17 punti, poi trovarono il tasto del turbo: salve entrambe, il Parma addirittura con 42 punti. Il Cagliari ci spera e si augura che il campionato assuma dimensione chiara. In quattro delle ultime cinque, Zola incontrerà Parma, Juve, Palermo, Cesena e Udinese. Se la Juve fosse campione, l’Udinese salva, il Parma e il Cesena già in B, l’intensità calerebbe. Il Parma è ovviamente un discorso a parte, tra l’altro complesso, mentre è più utile chiedersi se un campionato a 18 regalerebbe una classifica meno allungata e più interessante. Per questa stagione, risposta negativa. Il torneo a 18 aumenterebbe livello medio, tempi di recupero e competitività internazionale ma cambierebbe nulla in coda. Senza il Sassuolo, la prima delle squadre salve nel 2014, e il Cesena, l’ultima delle promosse, avremmo due squadre quasi retrocesse e una volata in coda. Tutto addirittura più sbilanciato di adesso. P.s.: nel dubbio, non fate vedere la classifica a Colantuono © RIPRODUZIONE RISERVATA

CON 18 SQUADRE Come sarebbe la classifica di Serie A se il campionato fosse a 18 squadre? Così. Ci sarebbero comunque due squadre molto staccate in coda e una lotta-salvezza aperta JUVENTUS 52 ROMA 44 NAPOLI 36 SAMPDORIA 36 FIORENTINA 35 LAZIO 34 TORINO 33 GENOA 32 MILAN 30 INTER 29 PALERMO 28 VERONA 27 UDINESE 26 EMPOLI 24 CHIEVO 21 ATALANTA 19 CAGLIARI 13 PARMA 10 esclusi il Sassuolo, quartultimo nel 2013-14, e il Cesena, promosso ai playoff

CHIEVO

ATALANTA

CAGLIARI

Difesa ok, ma l’attacco è fermo Ora si punta sul giovane Mattiello

Sono troppe le rimonte subite Pinilla è uno dei più continui

Tanti infortuni e Zola a rischio M’Poku è il nuovo riferimento

● VERONA «Lo spirito Chievo, battagliero dal primo all’ultimo minuto, sarà la nostra guida verso la salvezza». L’allenatore Rolando Maran inquadra la situazione della squadra che quando va in campo con la giusta determinazione riesce a creare grattacapi a tutti, come ha dimostrato col Milan. Il Chievo ha anche mostrato di essere in buone condizioni atletiche. Intanto dal mercato di gennaio sono arrivati nuovi innesti e uno, Federico Mattiello (nella foto), potrebbe risultare decisivo. Il terzino, classe ‘95 di proprietà della Juventus, col Milan ha giocato una partita di grande personalità. Visto l’handicap che avrebbe potuto creare alla squadra la lunga assenza di Frey,

● BERGAMO Come all’andata. Fiorentina, Inter, Juve, Samp, quattro sconfitte di fila per scoprire di avere paura. L’Atalanta è sempre più invischiata nella bassa classifica, nonostante il vantaggio sulla zona retrocessione sia sceso di due soli punti (da +5 a +3): però quelle davanti si allontanano e dietro, oltre al Cagliari, c’è il Cesena che risale. L’involuzione della ripresa contro la Samp è preoccupante, perché ha cancellato i buoni segnali di un primo tempo convincente: l’Atalanta double face fa paura, non è la prima volta che va in vantaggio e si fa rimontare. E’ successo in tre

● CAGLIARI Una corsa contro il tempo, gli infortuni e il gol che fa voltare pagina. Il Cagliari di Zola soffre, subisce in avvio e non segna. La sconfitta con il Verona, terza di fila in casa, dissipa il tesoretto messo su nelle vittorie interne con Cesena e Sassuolo. La classifica, 20 punti a -3 dall’Atalanta quartultima, è indigesta. «Mancano 13 partite, siamo già stati in difficoltà e non ci siamo fasciati la testa. Non lo faremo neppure adesso», spiega Zola». La squadra è con l’ex capitano rossoblù. Che fa i conti, fin dal giorno del suo arrivo, con l’infortunio di Sau. E con il Verona, giusto per non farsi mancare niente, si è

la felice scoperta di Mattiello garantisce a Maran la possibilità di sostituire il difensore senza particolari scompensi. Le note dolenti sono avanti: il Chievo ha segnato solo 18 reti in 25 partite. E’ il peggior attacco del campionato perché non solo le punte non sono molto prolifiche, ma mancano anche i gol di centrocampisti e difensori. Ma è anche vero che tutti i giocatori gialloblù devono contribuire alla fase difensiva: il Chievo è la squadra meno perforata tra le pericolanti. Giancarlo Tavan

delle ultime quattro partite e in cinque delle ultime nove, periodo in cui la squadra bergamasca è andata in vantaggio ben sette volte, portando a casa solo due vittorie e due pareggi. La sindrome da rimonta spaventa, perché nello stesso periodo l’Atalanta ha buttato via tredici punti potenziali. Troppi per una squadra che deve salvarsi e che ha sempre meno certezze. Tra i pochi a salvarsi nella partita con la Samp c’è il cileno Pinilla (nella foto). Matteo Spini

bloccato anche Donsah: la mezzala ghanese non ha lesioni osseo-articolari alla caviglia sinistra. Ma è da escludere la sua presenza sabato a Marassi, sponda Samp. Saltano la trasferta anche Conti e Joao Pedro, squalificati. Dunque, altri forfait pesanti. Con l’undici di base che continua a cambiare volto e ha un nuovo punto di riferimento: il belga M’Poku (nella foto) , arrivato in gennaio. «La società è col tecnico», dice Giulini. Ma è chiaro che l’allerta rimane. Mario Frongia


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MARTEDÌ 3 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT


Serie A R Un club sull’orlo del baratro

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L’ASSALTO

LA GUIDA

Affari a costo zero E’ caccia a Defrel, José Mauri e Cerri

Venerdì prevista l’assemblea di Lega Il 19 palla al Tribunale La Lega A conferma di aver convocato l’assemblea del 6 marzo per discutere della crisi del Parma e valutare ogni iniziativa che possa consentire alla squadra di portare a terminare il campionato. Intanto è arrivata la richiesta di fallimento.La Procura di Parma, attraverso i pm Paola Dal Monte, Giuseppe Amara e Umberto Ausiello, ha infatti chiesto il fallimento della società per le inadempienze fiscali verso l’erario di 16 milioni e 746mila euro: di cui 8 milioni e 443mila euro riguardano redditi da lavoro dipendente, e 7 milioni e 218mila euro l’Irap. La società è stata convocata in tribunale il 19 marzo, e a questo punto l’unico modo per evitare il fallimento sarebbe di saldare la somma entro l’udienza.

Il presidente del Coni Giovanni Malagò, 55 anni, e il presidente della Figc Carlo Tavecchio, 71 anni GETTY IMAGES

Parma, lite Malagò-calcio «Colpevoli o interveniamo»

1«Regole totalmente sbagliate». Tavecchio: «Approvate dal Coni» Oggi Tommasi dal Sindaco. Spazi stretti, ma spunta una cordata

«R

calcio è stato molto attento a guardare virgole e parole della riforma della giustizia sportiva ed è strano che nessuno si sia accorto che c’erano cose che potevano consentire una situazione così difficile da spiegare».

«INTERVERREMO NOI» Ma lo scontro Coni-Calcio è palese. È anche una questione di vocabolario. «Campionato anomalo», dice Malagò. Mentre Beretta insiste sull’aggettivo «regolare». Il calcio fa quadrato: le norme sono state rispettate. È un atteggiamento che fa arrabbiare il presidente del Coni: «Non è accettabile che non ci sia nessuno capace di dire “in effetti è colpa mia”». Ma Malagò va oltre: «Se nessuno si prende le responsabilità, allora sarà responsabilità delle istituzioni individuare di chi è la colpa». Il tutto con una postilla significativa: «Altrimenti mi confronterò con il sottosegretario Delrio, anche ufficialmente». Come dire: Il Governo è con me. «Certe volte sembra che il mondo del calcio sia specializzato nel cercarsi guai». Ma c’è un altro sassolino che Malagò vuole togliersi: «Il

«REGOLARE» Secondo Maurizio Beretta, «Lega e Federazione non hanno responsabilità: ci sono regole, organi, controlli, decisioni successive, e sanzioni anche a stagione in corso». Morale: «Il campionato è regolare», dice il presidente della Lega a «Radio anch’io». Il contrario dell’«anomalo» di Malagò. In ogni caso, venerdì in Lega, ci sarà pure Tavecchio, mossa rischiosa, perché ancora una volta rischia di farlo apparire troppo vicino alle posizioni di chi gestisce, nei fatti, la Lega di A. «La Figc monitorerà la questione e interverrà in maniera drastica. Noi abbiamo un interesse legittimo che il Parma finisca il campionato — dice Tavecchio —. Non solo la Figc, ma credo che ce l’abbia soprattutto la Lega». Lega a cui guarda anche Damiano Tommasi, il presidente dell’Assocalciatori, che oggi sarà a Parma: «Sarà un momento importante», dice. Già, ma cosa potrà decidere l’assemblea di Lega? Al massimo, e non è affatto scontato, l’impegno a mettere a disposizione un «contributo di solidarietà» (500.000 euro a società) da utilizzare, però, solo a fallimento dichiarato. Il sindaco Pizzarotti si pone come mediatore

Alessandro Catapano Valerio Piccioni egole totalmente sbagliate, ingiuste e inattuali. Come non si è pensato prima a cambiarle?». «Quelle regole le ha approvate pure il Coni, non sono delibere inventate». Il caso Parma fa litigare Malagò e Tavecchio, mentre il sindaco Pizzarotti prova a rimettere insieme i cocci e l’assemblea di Lega di venerdì diventa un’ultima spiaggia.

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fra Aic, Lega e Figc, ma il problema è il tempo, è come se un Tir pieno di debiti dovesse passare per un vicolo strettissimo. Su una cosa sono tutti d’accordo: basta con Manenti (che ora dice perfino «Sono disposto a vendere...»). Ma non è così facile. E prima del 19 marzo, momento in cui potrebbe essere il Tribunale a decretare il fallimento, ci sono altre due partite. STADIO, STEWARD, CORDATE C’è un problema stadio. Ieri è arrivata un’offerta del sindaco di Piacenza per l’uso del «Garilli». Si è pure parlato di Reggio Emilia. E c’è l’ipotesi di una «agenzia esterna» (ne parla Pizzarotti) che potrebbe gestire temporaneamente lo stadio e pagare gli steward. Il problema, però, non si risolve con qualche decine di migliaia di euro né nelle 24 ore tra l’assemblea di Lega e la partita con l’Atalanta. É il discorso che fanno i giocatori: bisogna ritrovare una prospettiva, morto un Parma se ne deve fare subito un altro. E sulla «prospettiva» lavora lo stesso Pizzarotti. Provando a mettere insieme cordate di salvataggio. Ieri Alessandro Nuccilli, imprenditore nell’edilizia e nelle pulizie, si è riproposto. Ma il consorzio più credibile farebbe capo a Massimo Zanetti, mister Segafredo. I giorni sono però pochi, gli spazi ristretti. Si accettano miracoli, direbbe il titolo di un film. Ma qui c’è poco da scherzare. © RIPRODUZIONE RISERVATA

SU TWITTER

Altobelli jr e Lucarelli, polemica social ● PARMA Scambio di messaggi via Twitter tra i calciatori Mattia Altobelli, figlio del campione del mondo del 1982 Alessandro, e Alessandro Lucarelli, del Parma. Il primo ha accusato il capitano dei gialloblù di indignarsi solo per i propri soldi: «Caro Alessandro Lucarelli, dov’eri quando in serie C fallivano squadre ogni anno e giocatori che di certo non prendevano cifre come le tue perdevano 6-7 mesi di stipendio? - ha scritto in un lungo post, riferendosi anche ad alcune sue esperienze - Non ti indignavi ai tempi, vero? Certo, non li perdevi tu, quindi che problema c’era...». «Caro Mattia, io i miei soldi li posso anche perdere visto che con il calcio ci ho mangiato abbastanza», ha risposto Lucarelli. «La mia battaglia sta nel mettere in discussione il sistema di controllo e tutela che ha fallito in tutte queste circostanze e per garantire lo stipendio a chi ne ha veramente bisogno (dipendenti)».

Alberto Cerri, 18 anni GETTY

Gregoire Defrel, 23 anni ANSA

1Il West Ham

estate possano crearsi i presupposti per un ritorno alla Sampdoria. Ovviamente in completa autonomia. Del resto il barese ha rinunciato agli emolumenti anche per la prossima stagione, al contrario degli altri che ora rivendicano le sacrosante spettanze.

Carlo Laudisa

IL CASO Ancor più intricata la vicenda di Gregoire Defrel, protagonista di un’eccellente stagione nel Cesena. L’esterno francese, 23 anni, è in comproprietà fra la società romagnola e quella emiliana ed entro giugno la titolarità del suo cartellino va assegnata: non potrà più essere in condominio. Ovviamente, però, se a Collecchio le cose si mettessero male a sorridere sarebbe proprio il Cesena, che ne diventerebbe automaticamente unico proprietario. Nel frattempo il d.s. cesenate Rino Foschi ha già stretto un patto con il Palermo, ma attenzione anche al Bologna che già a gennaio si era mostrato molto interessato. Anche per lui va messa nel conto un’asta, nonostante Zamparini faccia leva sugli ottimi rapporti con il suo ex direttore sportivo.

segue Belfodil. Mariga, Mirante e Palladino hanno molti estimatori

twitter @carlolaudisa

I

guai del Parma ingolosiscono il mercato. E mentre i giocatori di Donadoni aspettano con ansia buone nuove sul pagamento degli stipendi, abbondano le tentazioni per il loro futuro: ovviamente a costo zero. È la conseguenza più rilevante del temuto fallimento del club gialloblù. Come sempre avviene in questi casi sono in tanti a farsi avanti, anche se nessuno vuole fare la parte dell’avvoltoio. Nell’ultima puntata di Calciomarket a GazzettaTv l’a.d. della Juve Beppe Marotta è stato molto chiaro: «Siamo interessati a José Mauri e Alberto Cerri, ma non abbiamo intenzione di muoverci adesso, augurandoci che la società emiliana possa risolvere i suoi problemi». Ovviamente sul centrocampista italo-argentino in rosa alla società parmigiana e sull’attaccante in prestito al Lanciano non stanno lavorando soltanto i campioni d’Italia. Anche Inter, Milan e Roma stanno facendo le loro considerazioni. Hanno entrambi 18 anni e sono nel giro delle nazionali giovanili, il loro valore in prospettiva è di livello primario e ciò giustifica un interesse così diffuso. Fa storia a sé Antonio Cassano che ha risolto il contratto con il Parma già il 27 gennaio scorso. Ha scelto di non accasarsi subito, nella speranza che in

GLI ALTRI Sotto traccia vanno segnalati anche i movimenti per il resto della rosa. Prendiamo Belfodil (ex Inter) per il quale è sempre forte l’interesse del West Ham, ma ha molti estimatori in serie A anche Mariga. Per il difensore Costa, invece, si sono fatti avanti da tempo Atalanta e Palermo, oltre al solito Bologna. Fari puntati anche sul portiere Mirante e sull’attaccante Palladino. In generale tutti hanno interesse a tornare in campo il più presto possibile. Non solo per chiudere in maniera dignitosa la stagione, ma anche avere la vetrina necessaria e catturare le attenzioni del prossimo datore di lavoro. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Magic +3 R Campionato

MARTEDÌ 3 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

Udine, non si fa più gol Strama? Non rischia

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L’ARGENTINO

1Dopo 3 k.o. di fila, squadra in ritiro. I motivi della crisi:

pochi palloni per Di Natale, esterni a terra, gioco involuto

È tornato Juanito Mandorlini ritrova il talismano Gomez

Francesco Velluzzi Massimo Meroi

E’

passato un mese dall’1 febbraio, domenica in cui l’Udinese, con un capolavoro tattico, fermò la Juventus al cantiere Friuli. Da quel momento la squadra di Andrea Stramaccioni si è smarrita. In tre partite neppure un punto. Sconfitte a Napoli e Cesena (domenica) e sconfitta interna con la Lazio. Se i cinque gol subiti non sono un’enormità, il solo gol segnato al Napoli, da Therau, implacabile fuori casa, allarma e non poco. Dov’è finita la bella Udinese vista a Empoli e in casa con la Juve? Che succede? La squadra non gira. E domenica Stramaccioni è uscito furibondo dal campo. Decisione immediata: niente giorno di riposo. La società ci ha messo il carico pesante: da oggi si va in ritiro all’hotel Astoria. La pratica è particolarmente cara ai Pozzo che anche in occasione delle trasferte di Parma e Cesena avevano disposto il ritiro anticipato. POCHI CAMBI Il principale problema tecnico di questa squadra, pur avendo Di Natale (in gol solo a Empoli nel girone di ritorno) e Thereau che hanno segnato 17 volte in due, è il gol. Quello bianconero, con 26 reti, è il sesto peggior attacco della A. E il Parma non ha giocato due partite, una di queste proprio contro l’Udinese. Dove sta il problema? A Di Natale arrivano pochissimi rifornimenti, non viene più innescato in velocità sulla fascia o centralmente, cosa che gli permetteva di partire e puntare la porta. Il tecnico ha due alibi di ferro: gli esterni non funzionano come nell’avvio brillante (cinque vittorie in sei gare). Gabriel Silva non è il giocatore dal quale si aspettava il salto di qualità, Widmer accusa pesanti battute a vuoto e non salta l’uomo come dovrebbe. Il miglior esterno è Pasquale (33 anni) che alla maglia tiene ec-

1La punta a quota

40 reti col Verona, 14° bomber gialloblù di sempre, dalla C1 alla Serie A

Matteo Fontana VERONA

C Andrea Stramaccioni, 39 anni, qui con Kone, prima stagione all’Udinese dopo aver allenato l’Inter LAPRESSE

come. Le punte non hanno alternative. Più volte Strama ha sottolineato l’assenza di cambi. Tutte le squadre nella ripresa sostituiscono i giocatori offensivi. L’Udinese ha poche possibilità per farlo perché dietro Totò e Cyril ci sono Aguirre e Perica, per ora acerbi e Gejio a lungo fuori per infortunio. Muriel, che ha ripreso a segnare alla Samp, non è stato sostituito. ACCUSE Il gioco ha subito un’involuzione. Badu, dopo la coppa d’Africa, si è perso; Kone non dà il cambio di passo. Heurtaux sembra distratto dal mercato che può vederlo protagonista se riprenderà a giocare come sa. Domizzi e Pinzi non hanno garantito, anche per gli infortuni, l’esperienza che serve. I soli Allan e Danilo danno

TACCUINO A COVERCIANO

Lunedì la Panchina d’oro Arriva anche Bielsa Lunedì al Centro tecnico federale di Coverciano (Firenze) saranno assegnate dal Settore tecnico della Figc la Panchina d’oro al miglior allenatore della Serie A e la Panchina d’argento al migliore della Serie B. A votare, come da tradizione, gli stessi tecnici. La cerimonia, che vedrà premiati anche i migliori di Lega Pro e calcio femminile), inizierà alle 10.30 con l’intervento di Marcelo Bielsa, tecnico del Marsiglia e si chiuderà con la lezione di Ulivieri.

EMPOLI

Spazio a Laurini: torna col Genoa (g.c.) Non gioca dal 9 novembre scorso (Empoli-Lazio). Poi la pubalgia, le terapie in un centro specializzato, il rientro e tanta panchina vista la contemporanea

Juanito Gomez, 29 anni, esulta dopo il gol al Cagliari KOMUNICARE

esplosione di Mario Rui e Hysaj. Adesso che quest’ultimo sarà squalificato, per la gara col Genoa di domenica è facile che si riapra uno spazio tra i titolari per Vincent Laurini. Intanto ieri a Empoli si è festeggiato il 36° compleanno del capitano Francesco Tavano. Tutto l’ambiente aspetta il suo ritorno al gol, che manca dal 23 novembre a Parma.

SASSUOLO

Peluso vicino al rientro Oggi Natali in campo (s.f.) In attesa di Natali (ieri gli ultimi test, oggi in campo), sul Sassuolo continua a pesare l’incognita-difesa. Gazzola sarà squalificato, togliendo un’altra pedina a Di Francesco, che spera di poter recuperare almeno uno tra Peluso e Vrsaljko. Più possibilità per il primo che per il secondo. In attacco contrattura per Floro Flores.

sempre tutto. A Strama sarebbero stati promessi rinforzi concreti per l’estate. La società crede ancora nel suo lavoro. Anche se la piazza qualche mugugno lo fa: «Stramaccioni non rischia nulla. Gode della nostra fiducia e non abbiamo mai pensato a un cambio», ha chiarito ieri il ds Cristiano Giaretta. Tocca invertire la rotta. Già domenica al Friuli col Torino. Lo pensa anche Strama che ieri ha parlato a margine del premio Bearzot: «Sono tranquillo. Credo in questo progetto e sono sicuro di poter costruire qualcosa di importante. Ne ho parlato per un’ora col presidente e siamo sulla stessa lunghezza d’onda. Ho parlato con la squadra e ho visto negli occhi dei ragazzi una gran voglia di riscatto». © RIPRODUZIONE RISERVATA

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● Sono i punti dell’Udinese nel 2015. I bianconeri hanno disputato 8 gare di campionato nell’anno nuovo, vincendo solo a Empoli il 26 gennaio

1

● Totò Di Natale ha segnato una sola rete nel nuovo anno, a Empoli. Nelle ultime 10 partite giocate, il bomber ha fatto gol in sole due occasioni

on Juanito Gomez il pranzo è servito. Resta indigesta al Cagliari, la portata del lunch time match domenicale, mentre il piatto è prelibato per un Verona che si allontana dagli scogli di una classifica che rischiava di diventare complicata. Ride l’Hellas con Luca Toni che non smette di segnare, e ride pure per il ritorno al gol di Gomez. Tanto più perché la marcatura viaggia su cadenze da record. Cronometro alla mano, al Sant’Elia trascorrono quindici secondi dall’ingresso in campo di Juanito, subentrato a Bosko Jankovic, al colpo di testa che stende Brkic, ma soltanto tre se si computa l’effettiva ripresa del gioco: se non è un primato mondiale, poco ci manca. Calcio di punizione di Emil Hallfredsson, zuccata dolce a castigare l’immobilismo della difesa del Cagliari, Verona esulta. E lo fa grazie a uno dei fedelissimi gialloblù, rientrato a pieno servizio dopo i tormenti muscolari che l’hanno afflitto negli ultimi mesi. NELLA STORIA Nel 4-3-3 di Andrea Mandorlini, Gomez

è una presenza talismanica, un po’ amuleto, un po’ soldato: «Juanito è un giocatore universale, uno che sa difendere e attaccare leggendo sempre le situazioni. E di gol ne ha fatti tanti», dice il tecnico. Apri gli almanacchi e sfili la classifica dei marcatori all-time del Verona. Gomez, con il «marchio» di Cagliari, è salito a quota 40, quattordicesimo, avvicinandosi a Totò De Vitis (41) e alla coppia formata da Giovanni Chiecchi e Fabrizio Cammarata, a 42. A proposito: sabato, l’Hellas va a San Siro – campo tabù: mai ci ha vinto – e sfida il Milan, contro cui fu proprio Cammarata a segnare il gol del definitivo pareggio nel ruggente 3-3 del 2000, ultimo punto fuori casa contro il Diavolo. Proverà a rompere l’incantesimo, Juanito, che sta trattando con la società il rinnovo del contratto che va in scadenza il prossimo 30 giugno (probabile la soluzione positiva). Una storia, quella di Gomez con l’Hellas, che parte da lontano: era il 2008, la squadra si era appena salvata dalla retrocessione in C2 superando ai playout la Pro Patria. La rosa fu rovesciata per contenere le spese. Tra i nuovi acquisti c’era anche questo argentino, prelevato in comproprietà dalla Triestina, che si è affermato a dispetto della scarsa considerazione di alcuni: l’estate dopo, alle buste, non fu offerto neanche un euro per il suo cartellino. Restò all’Hellas. A gennaio del 2010 il passaggio al Gubbio, in prestito. In Umbria il doppio salto fino alla B. Il ritorno a Verona, l’ascesa in Serie A: Speedy Juanito continua a fare gol per l’Hellas. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Calciomercato e Serie B: giocate il 59

1Su GazzettaTv spazio a gol, rubriche e approfondimenti. E domani c’è Totti in versione «Bomber» 1

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DA NON PERDERE

COME RISINTONIZZARE I VOSTRI TELEVISORI PER VEDERE IL CANALE 59

Oggi Calciomarket: tutto su Giovinco Sabato c’è il basket Oggi, ore 19 CALCIOMARKET Torna l’appuntamento settimanale col calciomercato: insieme ai nostri Carlo Laudisa e Federica Migliavacca oggi c’è Andrea D’Amico, che racconta i primi giorni canadesi di Sebastian Giovinco, appena passato nella Mls. Domani, ore 21.05 BOMBER - TOTTI Francesco Totti dopo Totò Di Natale. Il docufilm che racconta le migliori stagioni dei bomber della A questa settimana è dedicato al capitano della Roma e al campionato 2006-07, con i giallorossi che chiudono al secondo posto e lui che vince la classifica dei marcatori con 26 gol. Venerdì, ore 21.35 CONDÒ CONFIDENTIAL - VIDAL Il nostro Paolo Condò incontra Arturo Vidal, stella della Juventus e della nazionale cilena. Un’intervista «confidenziale», alla scoperta di tutti i segreti del bianconero. Sabato, ore 20.30 BASKET: BRINDISI-CREMONA Ritorna la Serie A di basket. Alle 20 si comincia con il prepartita: nello studio del nostro tg, Michele Gazzetti, Luca Chiabotti e l’opinionista Franco Casalini. Poi, alle 20.30 inizia la diretta da Brindisi: telecronaca di Massimo Oriani e Dan Peterson

clic

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● 1 Francesco Tott, 38 anni, in azione contro la Juve, contrastato da Vidal, è il protagonista della puntata di domani di Bomber. 2 Lo studio di Gazzetta Tv durante la puntata di «Calciomarket» 3 Luca Bianchin, Deborah Schirru e Francesco Letizia conducono «+3 Fantanews» ANSA/BOZZANI

Francesco Velluzzi

I

l mercato del calcio è sempre work in progress. il mercato è la vera passione dei tifosi che vogliono sapere continuamente chi compra questo, chi compra quello. E stasera, alle 19 su GazzettaTv torna Calciomarket, la speciale rubrica con Carlo Laudisa condotta da Federica Migliavacca . Dopo aver ospitato nella puntata inaugurale l’a.d. e d.g. della Juve Beppe Marotta, oggi negli studi della Gazzetta a parlare del mercato che verrà ci sarà l’agente Andrea D’Amico. Già procuratore di Del Piero e Gattuso, D’Amico ha seguito ultimamente tutto il trasferimento in Canada del fantasista juventino Sebastian Giovinco.

Piatto forte della puntata i top e i flop del mercato di gennaio. Da ieri gazzetta.it ha aperto una finestra per gli appassionati che, attraverso un sondaggio, potranno indicare i propri migliori e peggiori. Oggi gioca la Serie B. All’interno del tg presentazione e ultime novità sulla giornata di campionato. SUPER TOTTI Domani il palinsesto serale (ore 21.05) offre la seconda puntata di Bomber, la serie dedicata ai grandi attaccanti. Dopo Totò Di Natale è il turno di Francesco Totti. Il capitano e numero 10 della Roma si racconta parlando della stagione 2006-2007, quella che segue il trionfo nel Mondiale tedesco. Totti parte in sordina e finisce in trionfo vincendo la classifica marcatori e la Scarpa

IL NUMERO

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le puntate della prima serie di Condò Confidential con le confessioni di grandi personaggi dello sport

D’oro come cannoniere più prolifico in Europa. La Roma disputa una grande stagione finendo seconda dietro l’Inter. RE ARTURO Venerdì (21.35) la seconda puntata di Condò Confidential è la confessione di Arturo Vidal, il guerriero cileno della Juve che racconta a Paolo Condò la sua infanzia poverissima, quando tutti i fratelli dormivano assieme per scaldarsi perché in casa il riscaldamento non c’era. RUBRICHE In settimana i soliti spazi con le rubriche: Sottorete giovedì alle 14.15 e Sottocanestro venerdì alle 14,15. Il basket ha il clou sabato alle 20.30 con l’anticipo in diretta tra Brindisi e Cremona. © RIPRODUZIONE RISERVATA

● Se non vedi Gazzetta Tv sul canale 59 puoi eseguire le seguenti procedure Se possiedi un TV o un Decoder Digitale Terrestre 1. Premere il tasto MENU sul telecomando 2. Selezionare Impostazioni/Avanzate 3. Posizionarsi sulla voce relativa alla Sintonizzazione automatica dei canali e premere il tasto OK per accedere alla configurazione dei canali. 4. Impostare la Modalità di sintonia dei canali su DTV 5. Posizionarsi sul pulsante Avvia scansione e premere il tasto OK per avviare la ricerca dei canali. Se possiedi una Sky Digital Key 1. Premere il tasto Menu del telecomando SKY e premere OK per accedere al digitale terrestre 2. Premere il tasto rosso (Ricerca) e lasciar invariata la configurazione 3. Premere due volte il tasto rosso (Avvia ricerca) 4. Attendere il completamento dei canali e quindi premere OK


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OPINIONI La vignetta

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Il big match contro la Roma

A proposito di ritorni

JUVE, PIÙ CATTIVERIA CON IL BORUSSIA IL COMMENTO TO CARI di FABIO LICARI twitter: @fabiolicarigaz arigaz

U

n pari all’Olimpico la Juve l’avrebbe firmato in anticipo con i pugni al cielo: eppure questo 1-1 sa di spreco, di matchball perso per strada un’altra volta, e insinua qualche ombra in prospettiva Borussia. Paradosso del calcio: neanche la Roma può esaltarsi per un risultato che allontana il Napoli ma è terreno perso sulle emergenti Lazio e Fiorentina. Con in più la conferma di interrogativi cruciali sul ruolo dei simboli Totti e De Rossi. Cosa sia successo alla Juve non è facilmente comprensibile. In totale controllo del gioco, quasi irridente per la superiorità a centrocampo e per la sicurezza in difesa visto che

erano prima contro seconda, scompare letteralmente dopo il gol di Tevez e il «rosso» a Torosidis. E in undici contro dieci rischia quel k.o. che avrebbe riaperto i giochi. Sarebbe stata una mazzata da «svolta». Il crollo psicologico c’è stato: forse per aver considerato troppo presto lo scudetto in tasca, forse per quella «cattiveria» che si vede a corrente alternata soprattutto fuori casa. Da non sottovalutare però la risposta tattica per Allegri: il 3-5-2 è il modulo giusto per Dortmund. Lo sarebbe stato soprattutto con Pirlo che, con il 4-3-1-2 e la sua forma fisica meno convincente, soffre di mancanza di protezione, riceve meno aiuto dal vice-play Bonucci (non più centrale ma defilato a destra), e finisce col limitare il raggio d’azione alla fase difensiva. Ma anche con Marchisio, ormai pronto per il nuovo ruolo, la mediana a cinque può essere la

soluzione contro i centometristi tedeschi: il problema è chi tagliare tra i centrocampisti, visto come rende bene Pereyra nel suo ruolo più vero, e cioè mezzala. Stessa domanda potrebbe porsi Garcia sul suo centrocampo: serve insistere su De Rossi, almeno il De Rossi di questi tempi, e rinunciare al peso enorme di Nainggolan? Uscito l’azzurro e Totti, che come Pirlo dovrebbe selezionare gli impegni per dare di più, e dentro Iturbe e il belga, s’è vista un’altra Roma. All’improvviso su ritmi sconosciuti e, soprattutto, non più arresa com’era parsa per oltre un’ora. Di problemi ce ne sono parecchi, a cominciare da quel vuoto a sinistra nel quale per un tempo la Juve ha imperversato, e Garcia è troppo intelligente per non capire che la Juve ha graziosamente collaborato alla rimonta. Dopo il Feyenoord, però, un altro segnale positivo.

VIOLA E TORO, LA FORZA DEL PROGETTO inferi che sta vivendo il povero Parma. Un cammino di rinnovamento necessario che in Italia ha visto come antesignana la Juve di Andrea Agnelli grazie anche alla costruzione dello stadio di proprietà.

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C’

è una parola che accomuna la bella stagione di Fiorentina e Torino, due tra le squadre più in forma del campionato che ci stanno facendo fare bella figura anche in Europa. La parola è progetto e racchiude dentro di sé sia l’aspetto tecnico che in modo più ampio quello societario. Non è un caso che alla guida di queste realtà ci siano imprenditori di successo come i fratelli Diego e Andrea Della Valle da una parte e Urbano Cairo dall’altra. Dopo massicci investimenti e innestando nelle rispettive strutture un approccio manageriale, sono riusciti a riportare un equilibrio economico di gestione che oggi va a braccetto con risultati sportivi lusinghieri. D’altra parte questa è la legge che deve vigere nel calcio degli anni Duemila. O così, o si rischia seriamente la discesa agli

I risultati ottenuti finora da Fiorentina e Torino assumono particolare rilievo perché parliamo di società blasonate che però hanno un bacino di tifosi ridotto rispetto alle grandi della Serie A. Ciò si traduce in minori incassi dai biglietti e introiti contenuti sul fronte del merchandising. Ci sono i soldi dei diritti tv e ora quelli della Coppa, ma non bastano. Serve calmierare gli stipendi dei giocatori, tagliare gli sprechi e saper agire in modo efficace sul mercato garantendosi ricche plusvalenze. L’operazione Cuadrado-Chelsea messa a segno dai viola in gennaio è stata un capolavoro: denaro fresco (35 milioni) per sistemare i conti e da reinvestire nel prossimo mercato oltre al prestito per 18 mesi di Salah, subito decisivo. Così come può essere considerato un

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TEMPI RI SUPPLEMENTARI di ALBERTO CERRUTI RUTI

acquisto l’essere riusciti ad aspettare il recupero di Gomez, evitando le tentazioni di una cessione frettolosa. Sulla stessa linea s’era mosso in estate il Toro vendendo al momento giusto la coppia gol Immobile-Cerci grazie alla quale sono entrati in cassa 25 milioni. E azzeccando prima la scommessa Quagliarella e, in gennaio, quella Maxi Lopez. Tutte le operazioni elencate finora sono compito della società, nelle sue varie componenti. Poi serve l’uomo giusto dentro lo spogliatoio. Montella e Ventura lo incarnano alla perfezione finalizzando il progetto nella parte squisitamente tecnica. Sono allenatori di generazioni e prospettive diverse uniti però dall’idea comune di trovare i risultati attraverso il bel gioco. E capaci allo stesso tempo di valorizzare i giovani. Babacar e Bernardeschi sul fronte viola, Darmian e Benassi su quello granata, costituiscono il vero patrimonio tecnico-economico del futuro.

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undicesimo: fin qui il piazzamento peggiore della gestione-Berlusconi, a 22 punti dalla Juve di Lippi campione d’Italia.

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Caro Cerruti, ma a Mancini non serviva l’esperienza di Sacchi e Capello? Partiti vincitori dal Milan e naufragati miseramente quando sono ritornati! Mi sembra sia la fine che sta facendo anche lui, non le pare? Mario De Martin, Conegliano Veneto (Treviso)

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Due società sugli scudi

L’ANALISI di GIANNI VALENTI ALENTI T

MANCINI ALL’INTER NON FINIRÀ COME HERRERA E SACCHI

L

a sconfitta contro la Fiorentina, quinta in assoluto della sua gestione, terza in casa dopo quelle contro Udinese e Torino, ripropone un interrogativo: chi gliel’ha fatto fare a Mancini di tornare dove aveva già vinto, per guidare un’Inter nettamente inferiore a quella lasciata nel 2008, tra l’altro in corsa e non all’inizio della stagione? La risposta l’aveva fornita lo stesso Mancini nella sua presentazione, dicendo che l’amore per l’Inter era troppo forte per rifiutare. Guarda caso, la stessa motivazione che aveva spinto prima Sacchi e poi Capello a tornare al Milan, dopo aver vinto ancora più di lui. Comprendo, quindi, lo scomodo paragone con altri grandi ritorni, rivelatisi poi fallimentari, anche se bisogna distinguere tra chi come Capello è arrivato all’inizio, chiudendo al decimo posto nel 1998, e chi come Sacchi è invece subentrato in corsa, a Tabarez, il 2 dicembre 1996. Visto che Mancini è stato chiamato per far meglio subito, come Sacchi allora, soltanto questo è il vero precedente per il quale i tifosi nerazzurri sono autorizzati a fare gli scongiuri. Anche Sacchi, infatti, fu chiamato dopo 11 giornate, le stesse concesse a Mazzarri. Anche allora c’era il tempo per migliorare e invece quel Milan, nono a 7 punti dalla vetta, finì

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Agli interisti che non gradiscono i confronti con i rivali ricordo che anche Herrera, dopo aver vinto tutto negli anni Sessanta, fallì al suo ritorno, arrivando soltanto quarto nel 1974. Eppure, nonostante questi precedenti poco incoraggianti, il caso di Mancini è diverso perché, al contrario di Herrera, Sacchi e Capello, il tecnico dei primi scudetti di Massimo Moratti ha la certezza di rimanere il prossimo anno, a prescindere da come finirà questa stagione. Non si tratta quindi soltanto di un’operazione di nostalgica urgenza, come dimostra l’abbondante campagna acquisti invernale. Semmai, visto che lo slogan aziendale recita «la strada è giusta» anteponendo il futuro al presente, e visto che lo stesso Mancini ha ripetuto che questa squadra con Mazzarri «probabilmente avrebbe qualche punto in più», c’è da chiedersi perché Thohir abbia avuto tanta fretta di cambiare l’allenatore, compromettendo i traguardi immediati. Se contano i numeri, infatti, Mazzarri lasciò l’Inter al nono posto a 5 punti dal terzo del Napoli e a 3 dal quinto della Lazio, rispettivamente in zona Champions ed Europa League. Oggi, invece, malgrado i dispendiosi inserimenti di Podolski, Shaqiri, Brozovic e Santon, l’Inter è sempre nona, ma a 10 punti dal terzo posto del Napoli e a 7 dal quinto della Fiorentina. Perché, al di là delle simpatie personali, in campo vanno i giocatori. E se la difesa continua a sbandare, con o senza il timido Ranocchia, mentre il ritrovato Guarin non basta per mascherare i limiti di personalità degli altri centrocampisti, a cominciare dal sopravvalutato Kovacic, Mancini non può fare miracoli. Come non li poteva fare Mazzarri che bene o male, però, un anno fa portò l’Inter al quinto posto, con vista sull’Europa.

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26

Serie B R Stasera la 29a giornata (ore 20.30)

MARTEDÌ 3 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

Carpi, una notte col sapore di A Anche l’Avellino si mette a tavola 1Castori senza Mbakogu non segna più, ma con quattro 0-0 è solido in vetta Rastelli si affida al capocannoniere Castaldo per sfruttare il momento d’oro

Roberto Pelucchi

Q

uando il 12 ottobre Avellino e Carpi si sfidarono per l’andata al Partenio, il secondo posto occupato da entrambi (12 punti) sembrava già essere il punto più alto raggiungibile. A quei tempi erano altre le squadre pronosticate per un campionato di vertice. A vincere fu la squadra di Rastelli, che approfittò di un’indecisione di Gabriel per segnare con Comi. Gli irpini salirono in vetta con il Frosinone, un primato perso la settimana successiva e mai più riguadagnato.

BARI

CLASSIFICA SQUADRE

PT

CARPI BOLOGNA (-1) VICENZA AVELLINO FROSINONE LIVORNO PESCARA SPEZIA PERUGIA LANCIANO BARI TERNANA PRO VERCELLI LATINA TRAPANI BRESCIA CITTADELLA MODENA ENTELLA CATANIA VARESE (-3) CROTONE

53 47 46 46 44 43 39 39 39 38 36 36 34 33 33 32 31 30 30 28 28 28

(4-3-3)

CATANIA

PARTITE

RETI

G

V

N

P

F

S

28 28 28 28 28 28 28 28 28 28 28 28 28 28 28 28 28 27 28 27 28 28

14 13 13 12 12 12 10 10 9 8 10 9 9 7 8 8 6 6 6 7 7 7

11 9 7 10 8 7 9 9 12 14 6 9 7 12 9 8 13 12 12 7 10 7

3 6 8 6 8 9 9 9 7 6 12 10 12 9 11 12 9 9 10 13 11 14

43 36 30 29 40 44 47 32 31 41 31 25 29 24 39 34 35 24 25 39 32 28

21 25 24 24 34 32 37 28 32 35 36 32 36 26 51 40 40 25 39 43 40 38

SERIE A PLAYOFF PLAYOUT RETROCESSIONI

PROSSIMO TURNO SABATO, ore 15 CATANIA-SPEZIA CROTONE-TRAPANI LATINA-CARPI LIVORNO-TERNANA MODENA-FROSINONE PERUGIA-LANCIANO PESCARA-VICENZA PRO VERCELLI-BRESCIA VARESE-BOLOGNA AVELLINO-BARI, ore 18 LUNEDÌ, ore 20.30 ENTELLA-CITTADELLA

(0-3) (1-3) (1-2) (4-0) (0-2) (1-1) (1-2) (1-2) (0-3) (2-4) (1-0)

SCATTO DECISIVO? Il Carpi ha infilato quattro 0-0, dimostrando di aver patito troppo l’assenza del bomber Mbakogu e confermando di non avere sufficienti ricambi per difendere con scioltezza il primato. Castori ha ragione quando sottolinea che mentre gli avversari si sono imbottiti di giocatori di categoria superiore il Carpi accetta la sfida con ragazzi che la A non l’hanno mai vista o arrivano dai dilettanti, ma ormai tutti considerano la sua squadra al pari di Bologna o Livorno. Contro un Avellino che è un lupo affamato di gloria, il Carpi ha l’occasione per dimostrarsi definitivamente maturo per la promozione.

Cominciò invece l’entusiasmante corsa del Carpi, balzato al comando alla decima giornata e lì rimasto, sempre più padrone. MATURITÀ Oggi Carpi-Avellino è un’altra sfida che profuma di Serie A - a Lotito piacendo - perché mentre i cosiddetti «grandi club» stentano a dimostrarsi tali, nonostante rose nettamente migliori, loro continuano a stupire. La supersfida avrebbe meritato miglior collocazione, non a tre giorni dall’ultima partita. Perché questa è una occasione d’oro e non va sprecata. L’Avellino è reduce da quattro vittorie e un pari nelle ultime cinque par-

(3-4-1-2)

ORE 20.30

ANDATA 3-2 1 GUARNA

2 SABELLI

13 BENEDETTI

23 SCHIATTARELLA 10 GALANO

5 DONATI 17 EBAGUA

19 CASTRO 43 MAZZOTTA

21 RADA

39 ODJER

27 CALDERONI

33 BELLOMO

Roberto Inglese, 23 anni IPP

BOLOGNA

ORE 20.30

7 BOATENG

10 ROSINA

BRESCIA

(3-4-2-1)

(4-3-3)

MODENA

(4-3-3)

ANDATA 2-1

35 COPPOLA CECCARELLI 32 28 20 GASTALDELLO MAIETTA 14 ZUCULINI

MASINA 25

5 16 MATUZALEM CASARINI 21 LARIBI

9 CACIA

18 VALIANI

24 45 15 CAPUANO CECCARELLI SAURO 1 GILLET

4 TONUCCI

CARPI

(4-4-1-1)

AVELLINO

(3-5-2)

ORE 20.30

ANDATA 0-1

6 DI CESARE 17 BENALI

15 ZAMBELLI

13 21 STRUNA ROMAGNOLI 31 MOLINA

7 CORVIA

CITTADELLA

(4-4-2)

VARESE

(3-4-3)

ORE 20.30

15 CIONEK

13 GOZZI 12 PINSOGLIO

3 LETIZIA

17 11 PORCARI DI GAUDIO

ANDATA 2-2

25 13 CAPPELLETTI SCAGLIA 30 KUPISZ

8 RIGONI

9 COMI 3 ZITO 2 CALAPAI

30 CULINA

10 CASTALDO

18 4 8 14 SCHIAVON ARINI D'ANGELO REGOLI 20 BITTANTE

27 19 CHIOSA PISACANE

23 28 CRISTIANO CAPEZZI 25 SIMIC

22 GOMIS

5 BORGHESE

BOLOGNA Lopez deve reinventare il centrocampo per la squalifica di Bessa e l’infortunio di Krsticic. Rientra Matuzalem, Zuculini, Casarini e Buchel per due maglie. Torna Ceccarelli. PANCHINA 1 Da Costa, 2 Oikonomou, 24 Ferrari, 7 Mbaye, 29 Buchel, 8 Garics, 19 Troianiello, 33 Improta, 11 Sansone. ALL. Lopez. SQUAL. Bessa. DIFF. Abero, Buchel, Garics, Laribi e Matuzalem.

BRESCIA Manca solo Antonio Caracciolo, sostituito da Tonucci. Calori medita di fare un cambio in attacco: in lizza per una maglia Da Silva, Scaglia e Bentivoglio. PANCHINA 22 Andrenacci, 2 Lancini, 8 Scaglia, 14 Ntow, 18 H’Maidat, 23 Morosini, 29 Bentivoglio, 28 Valotti, 34 Sodinha. ALL. Calori. SQUAL. Ant. Caracciolo. DIFF. Corvia, Morosini, Sodinha e Tonucci.

CARPI Possibile il rientro di Romagnoli per lo squalificato Gagliolo, altrimenti Struna centrale e Pasciuti terzino. Sempre k.o. Suagher, Mbakogu, Mbaye e Loi, in mediana torna Porcari, in attacco Inglese favorito su Lasagna. PANCHINA 30 Brunelli, 2 Modolo, 32 Pasini, 4 Sabbione, 18 Pugliese, 28 Laner, 14 Gatto, 19 Pasciuti, 15 Lasagna. ALL. Castori. SQUAL. Gagliolo. DIFF. Bianco, Poli, Porcari, Romagnoli e Struna.

CITTADELLA Pellizzer out, è probabile l’impiego di De Leidi. Sgrigna potrebbe lasciare il posto a Gerardi o Coralli. PANCHINA 22 Valentini, 18 Donazzan, 16 Benedetti, 32 Camigliano, 7 Coralli, 10 Sgrigna, 23 Paolucci, 19 Schenetti, 20 Bazzoffia. ALL. Foscarini. SQUAL. nessuno. DIFF. Benedetti, Coralli e Sgrigna.

CATANIA Martinho e Calaiò non ce la fanno, Coppola mancherà per un mese. Rosina sarà la spalla di Castro. PANCHINA 22 Terracciano, 18 Del Prete, 2 Lovric, 28 Parisi, 27 Jankovic, 25 Piermarteri, 14 Barisic, 30 Di Grazia, 34 Rossetti. ALL. Marcolin. SQUAL. Escalante, Maniero e Schiavi. DIFF. Calaiò, Castro, Gyomber, Odjer, F. Rinaudo, Rosina e Sciaudone.

LATINA Rientra Oduamadi, utilizzato a sinistra se Bidaoui dovesse partire dalla panchina. Staffetta tra Litteri e Paolucci, ballottaggio tra Brosco e Bruscagin. PANCHINA 12 Farelli, 3 Bruscagin, 5 Bouhna, 9 Paolucci, 20 Ammari, 21 Sowe, 24 Bidaoui, 28 Jaadi, 29 Figliomeni. ALL. Iuliano. SQUAL. nessuno. DIFF. Bruscagin, Figliomeni, Milani, Oduamadi e Valiani.

MODENA I nuovi tecnici Melotti-Pavan dovrebbero cambiare modulo con un inedito tridente con Fedato, Granoche e Garritano. Scelte obbligate in difesa. PANCHINA 1 Manfredini, 16 Zucchini, 25 Martinelli, 24 Marsura, 7 Acosty, 19 Beltrame, 9 Ferrari, 37 Guidiala. ALL. Melotti-Pavan. SQUAL. Nizzetto. DIFF. Nizzetto e Signori.

AVELLINO Rastelli ha annunciato il turnover. Rientra Arini dalla squalifica, fuori Kone non in perfette condizioni. Oltre 500 tifosi al seguito. PANCHINA 1 Frattali, 6 Fabbro, 25 Almici, 21 Kone, 23 Angeli, 11 Sbaffo, 15 Soumarè, 30 Mokulu, 29 Trotta. ALL. Rastelli. SQUAL. nessuno. DIFF. Castaldo, Chiosa, Fabbro e Pisacane.

VARESE Dionigi debutta col 3-4-3 e ci sono ballottaggi in tutti i reparti. Frantumato il vetro dell’automobile di Komatsuzaki, collaboratore tecnico di Dionigi: rubato il computer utilizzato per preparare le gare. PANCHINA 22 Birighitti, 2 Luoni, 3 De Vito, 27 Jebbour, 21 Barberis, 7 Falcone, 9 Miracoli, 18 Capello, 20 Forte. ALL. Dionigi. SQUAL. nessuno. DIFF. De Vito, Falcone, Neto Pereira e Osuji.

ARBITRO Candussio di Cervignano. GUARDALINEE Bellutti-Gori. TV Sky C. 3 HD e MP1. PREZZI 10-50 euro.

ARBITRO Saia di Palermo. GUARDALINEE Bolano-Borzomì. TV Sky Calcio 1 HD. PREZZI 12-65 euro.

ARBITRO Abisso di Palermo. GUARDALINEE Tolfo-D’Apice. TV Sky Calcio 10. PREZZI 5-80 euro.

ARBITRO Gavillucci di Latina. GUARDALINEE Di Vuolo-Mondin. TV Sky C. 7 HD e MP2. PREZZI 10-42 euro.

ARBITRO Ghersini di Genova. GUARDALINEE Lo Cicero-De Troia. TV Sky Calcio 11. PREZZI 12-45 euro.

PESCARA

(4-4-2)

SPEZIA

(4-2-3-1)

TERNANA

(3-5-2)

TRAPANI

(4-4-2)

VICENZA

CROTONE

(4-3-3)

PRO VERCELLI

(4-4-1-1)

ENTELLA

(4-3-3)

LIVORNO

(3-4-3)

LANCIANO

17 PAGANINI

5 GORI

8 GUCHER

9 D. CIOFANI

18 DIONISI

45 ARDEMAGNI

11 FABINHO

15 7 19 CRESCENZI VERRE FOSSATI

10 SODDIMO

18 2 RIZZO FARAONI

25 29 6 COMOTTO GIACOMAZZI GOLDANIGA 1 KOPRIVEC

FROSINONE Stellone torna al 4-4-2 e cambia sette giocatori dal primo minuto. In difesa rientrano Russo, M. Ciofani e Crivello. Santana recupera, ma partirà dalla panchina. PANCHINA 22 Pigliacelli, 2 Zanon, 30 Pamic, 15 Cosic, 23 Sammarco, 7 Frara, 11 Santana, 29 Carlini, 19 Lupoli. ALL. Stellone. SQUAL. nessuno. DIFF. Blanchard. PERUGIA A casa gli acciaccati Fazzi e Mantovani e l’influenzato Lanzafame. Non è al meglio Crescenzi: se non ce la fa possibile arretramento di Fabinho, con l’inserimento in avanti di uno tra Falcinelli e Parigini. PANCHINA 32 Amelia, 20 Baldan, 3 Lo Porto, 33 Vinicius, 4 Nielsen, 8 Nicco, 10 Taddei, 9 Falcinelli, 27 Parigini. ALL. Camplone. SQUAL. Hegazy. DIFF. Crescenzi, Falcinelli, Fazzi, Fossati e Parigini. ARBITRO Maresca di Napoli. GUARDALINEE Peretti-Santoro. TV Sky Calcio 6 HD. PREZZI 10-40 euro.

19 REA

BARI Cambiano i centrali difensivi per le squalifiche di Contini e Rinaudo. Benedetti, Rada e Camporese per due maglie. Rientra Schiatarella. PANCHINA 22 Donnarumma, 3 Salviato, 16 Filippini, 24 Camporese, 25 Defendi, 14 Minala, 4 Romizi, 9 De Luca, 18 Caputo. ALL. Nicola. SQUAL. Contini e L. Rinaudo. DIFF. Calderoni, Camporese, Caputo, De Luca, Defendi ed Ebagua.

(4-4-2)

1 ZAPPINO 4 6 30 RUSSO BLANCHARD CRIVELLO

13 FIAMOZZI

1 PERUCCHINI

(3-5-2)

2 M. CIOFANI

24 ZECCHIN 8 CORTI

PERUGIA

ANDATA 1-0

3 BARRECA

9 GERARDI

17 KURTISI

FROSINONE

ORE 20.30

4 DE LEIDI

17 11 BUSELLATO MINESSO

31 STANCO

9 INGLESE

38 32 39 GARRITANO GRANOCHE FEDATO

33 RUBIN

● VICENZA (a.m.) Impossibile fermare l’entusiasmo dei tifosi del Vicenza, anche se Pasquale Marino ripete come un mantra che bisogna arrivare alla quota-salvezza dei 50 punti. Ma la gente dopo 6 vittorie di fila e il terzo posto ormai crede alla serie A. In tanti rivedono nella squadra di oggi quella che 20 anni fa Francesco Guidolin riportò nella massima serie. Marino però invita tutti all’equilibrio e chiunque al posto suo toccherebbe ferro, come ha fatto ieri quando, alla vigilia della partita, gli è stato ricordato che con un’altra vittoria contro il Lanciano verrebbe uguagliato il record dei 7 successi di fila stabilito, sempre in B, da Mandorlini.

20 LOLLO

26 23 20 SIGNORI SCHIAVONE SALIFU

22 DI GENNARO

Vicenza da... 7? Il solito Marino fa gli scongiuri

1 PIEROBON 5 POLI

8 BIANCO

9 AND. CARACCIOLO

6 ANGELO

I PROTAGONISTI

22 GABRIEL

5 BUDEL

19 21 SESTU QUAGGIOTTO

8 CRIMI

23 BROSCO

ANDATA 1-1

© RIPRODUZIONE RISERVATA

1 ARCARI

10 MANCOSU

7 VIVIANI

14 15 ALHASSAN DELLAFIORE

ORE 20.30

26 DA SILVA

35 11 13 ODUAMADI LITTERI RISTOVSKI

21 20 RINAUDO 44 CHRAPEK SCIAUDONE

Luigi Castaldo, 32 anni LIVERANI

(4-3-1-2)

LATINA

tite, con appena un gol subìto e con un Castaldo in formissima (capocannoniere con 15 gol, un record per lui). Con un altro successo Rastelli ridurrebbe a 4 i punti di distacco dalla capolista e sarebbe costretto a pensare alla promozione diretta (a pari punti gli irpini sarebbero anche favoriti negli scontri diretti).

ORE 20.30

ANDATA 4-1 1 FIORILLO 13 15 ZUPARIC SALAMON

11 ZAMPANO POLITANO 7

24 SELASI

32 MEMUSHAJ

29 ROSSI BJARNASON 8

9 42 MELCHIORRI SANSOVINI 39 STOIAN 6 DEZI 24 MARTELLA

9 TORREGROSSA 14 MATUTE

13 FERRARI

ORE 20.30

ANDATA 0-1

1 CHICHIZOLA 31 26 17 PICCOLO VALENTINI MIGLIORE 30 29 BREZOVEC BAKIC 10 7 18 SITUM DE LAS CUEVAS CATELLANI

2 MADONNA

21 NENÉ

17 MAIELLO

3 DOS SANTOS 1 CORDAZ

30 BALASA

PESCARA Baroni dà fiducia all’undici che ha vinto a Chiavari. Pasquato è ancora squalificato, Fornasier probabilmente si rivedrà in panchina. Bruno e Pesoli ancora out. Convocazione nell’Under 19 il portiere della Berretti Kastrati. PANCHINA 12 Aldegani, 17 Abecasis, 2 Pucino, 6 Fornasier, 20 Gessa, 16 Brugman, 10 Caprari, 27 Lazzari, 19 Pettinari. ALL. Baroni. SQUAL. Pasquato. DIFF. Aresti, Bjarnason, Gessa, Memushaj, Politano, Selasi e Zampano.

21 CASTIGLIA

25 SCAGLIA

26 COLY

14 FAZIO

4 10 VALJENT VIOLA

19 MASUCCI

32 BERETTA 18 BELLONI

1 SALA 6 16 MECCARIELLO BASTRINI

20 AVENATTI

9 MARCHI

28 CIANO

ORE 20.30

8 SCAVONE

10 FABIANO

5 COSENZA 1 VIOTTI

3 GERMANO

SPEZIA In tribuna per scelta tecnica Gagliardini, Canadjija e Stevanovic. Ballottaggio Madonna-Milos e AcamporaBrezovec. PANCHINA 22 Nocchi, 11 Luna, 20 Datkovic, 25 Milos, 4 Acampora, 8 Juande, 32 Kvrzic, 9 Giannetti, 14 Cisotti. ALL. Bjelica. SQUAL. Bianchetti. DIFF. Canadija, Datkovic, De Col e Piccolo.

ANDATA 1-2

ORE 20.30

17 POPESCU

15 13 PERTICONE CALDARA

23 RUSSO

3 VITALE

NADAREVIC 26 14 CIARAMITARO

31 CUTOLO

17 23 4 COSTA BOTTA VOLPE FERREIRA 24 16 27 2 BELLI CESAR LIGI IACOPONI 1 PARONI

9 ABATE

6 ZAMPA

23 LO BUE ARAMU 28

27 BIAGIANTI

31 7 SAMPIRISI BRIGHENTI

17 14 MANFREDINI GARCIA TENA 4 21 8 MORETTI DI GENNARO CINELLI

27 LAVERONE

11 CURIALE

38 APPELT

ANDATA 0-4 22 VIGORITO

33 TERLIZZI

20 24 26 JELENIC VANTAGGIATO SILIGARDI 11 LAMBRUGHI

(4-3-3)

ORE 20.30

1 GOMIS

9 CERAVOLO

9 SFORZINI

ANDATA 0-6

(4-3-3)

23 MAICON

21 4 17 GONNELLI BERNARDINI CECCHERINI 1 MAZZONI

19 10 COCCO GIACOMELLI

28 GATTO

9 THIAM

10 PICCOLO

23 GROSSI

25 BACINOVIC

24 DI CECCO

3 6 MAMMARELLA AMENTA

5 TROEST

2 AQUILANTI

1 ARIDITA’

TERNANA Brignoli e Eramo infortunati, Piredda influenzato. In porta Sala, difesa inedita con Meccariello, Bastrini e Popescu. A centrocampo Valjent e Russo. Gavazzi non al meglio va in panchina. PANCHINA 12 Gava, 2 Janse, 5 Ferronetti, 7 Gavazzi, 28 Palumbo, 24 Dianda, 26 Crecco, 19 Dugandzic, 31 Milinkovic. ALL. Tesser. SQUAL. Falletti. DIFF. Falletti e Fazio.

TRAPANI Boscaglia, oltre agli squalificati Barillà e Basso, deve fare a meno di Scozzarella. Probabile recupero di Aramu, Ciaramitaro e Rizzato. Infortunati Citro e Vidanov. PANCHINA 22 Marcone, 3 Daì, 4 Pagliarulo, 19 Martinelli, 20 Falco, 21 Feola, 25 Lombardi, 29 Rizzato, 31 Malele. ALL. Boscaglia. SQUAL. Barillà e Basso. DIFF. Aramu, Daì, Lo Bue, Nadarevic e Rizzato.

VICENZA Ancora fermo D’Elia, in difesa ci sarà Garcia Tena. Allarme rientrato per Vigorito. Marino conferma la squadra che ha vinto a Bologna. PANCHINA 1 Bremec, 23 Gentili, 26 Camisa, 6 Alhassan, 20 Sbrissa, 16 Vita, 34 Mancini, 11 Spinazzola, 24 Petagna. ALL. Marino. SQUAL. nessuno. DIFF. Cinelli, Cocco, D’Elia, Di Gennaro, Laverone, Petagna, Ragusa e Sciacca.

CROTONE Tornano Matute e Balasa, ma Drago perde Modesto e Suciu. Martella dovrebbe farcela. PANCHINA 22 Stojanovic, 23 Gigli, 27 Zampano, 4 Galardo, 8 Saba, 7 Ricci, 10 De Giorgio, 18 Padovan, 19 Rabusic. ALL. Drago. SQUAL. Modesto e Suciu. DIFF. Dezi, Ferrari, Galardo e Maiello.

PRO VERCELLI In dubbio Russo, in mediana Castiglia e Scavone, per le altre due maglie è corsa tra Fabiano, Di Roberto, Belloni ed Emmanuello. Bllottaggio tra Luppi e Beretta come spalla a Marchi. PANCHINA 22 Russo, 6 Milesi, 11 Liviero, 2 D’Alessandro, 4 Bani, 14 Emmanuello, 16 Sprocati, 30 Di Roberto, 7 Luppi. ALL. Scazzola. SQUAL. Musacci. DIFF. Belloni, Ardizzone, Castiglia, Ferri e Ronaldo.

ENTELLA Rientra Sforzini al centro dell’attacco, va fuori Russo dalla difesa, ma Cesar è pronto a rientrare. Dubbi per Belli. In attacco Cutolo, Masucci e Mazzarani si giocano due maglie. PANCHINA 34 Ayoub, 35 S. Lanini, 6 Di Tacchio, 7 Staiti, 8 Troiano, 32 Battocchio, 10 Mazzarani, 19 Rozzi, 20 E. Lanini. ALL. Prina. SQUAL. Russo. DIFF. Iacoponi.

LIVORNO In difesa torna Gonnelli al posto dello squalificato Emerson. In attacco ballottaggio tra Siligardi e Rivas e tra Vantaggiato e Galabinov. PANCHINA 39 Bastianoni, 9 Rivas, 16 Galabinov. 3 Gemiti, 18 Jefferson, 7 Belingheri, 8 Moscati, 19 Rafati, 28 Djokovic. ALL. Gelain. SQUAL. Emerson e Luci. DIFF. Djokovic, Jelenic, Mazzoni, Moscati, Siligardi e Vantaggiato.

LANCIANO In attacco Thiam dovrebbe giocare al centro (alternativa Cerri), Gatto torna a sinistra. Grossi per Vastola, ballottaggio Amenta-Ferrario. PANCHINA 22 Petrachi, 19 Ferrario, 21 Nunzella, 17 Vastola, 20 Paghera, 29 Agazzi, 32 Pinato, 15 De Silvestro, 27 Cerri. ALL. D’Aversa. SQUAL. Monachello. DIFF. Aquilanti, Di Cecco, Ferrario, Troest e Vastola.

ARBITRO Ros di Pordenone. GUARDALINEE Calò-Ceccarelli. TV Sky Calcio 9. PREZZI 10-55 euro.

ARBITRO Minelli di Varese. GUARDALINEE Liberti-Zappatore. TV Sky Calcio 7 HD. PREZZI 1-45 euro.

ARBITRO Chiffi di Padova. GUARDALINEE Citro-Marinelli. TV Sky Calcio 12. PREZZI 7-35 euro.

ARBITRO Pairetto di Nichelino. GUARDALINEE Caliari-Intagliata. TV Sky Calcio 4 HD. PREZZI 10-27 euro.

ARBITRO Aureliano di Bologna. GUARDALINEE Carbone-Cangiano. TV Sky Calcio 5 HD. PREZZI 14-40 euro.


Serie B R Stasera la 29a giornata (ore 20.30)

3

Reggiana, solo pari col Santarcangelo REGGIANA-SANTARCANGELO 1-1 MARCATORI Ruopolo (R) al 10’, Obeng (S) al 26’ s.t. REGGIANA (4-3-3) Feola 6; Rampi 6, Spanò 6, Sabotic 5, Mignanelli 5,5; Maltese 5,5 (dal 32’ s.t. Messetti s.v.), Vacca 6 (dal 30’ s.t. Parola 6), Angiulli 6; Giannone 6,5 (dal 39’ s.t. Petkovic s.v.), Ruopolo 6,5, Siega 5,5. (Messina, De Giosa, Gueye, Tremolada). All. Colombo 6. SANTARCANGELO (4-4-1-1) Lombardi 6,5; Adorni 5 (dal 16’ s.t. Garufi 6), Olivi 6, Capitanio 5,5, Rossi 5; Argeri 5,5 (dal 21’ s.t. Graziani 6), Bisoli 5,5, Taugourdeau 6, Obeng 7; Berardino 6 (dal 35’ s.t. Possenti s.v.); Guidone 6,5. (Cottignoli, Cola, Falconieri, De Respinis). All. Cuttone 6,5. ARBITRO Vesprini di Macerata 6. NOTE paganti 1.412, abbonati 1.176, incasso non comunicato. Ammoniti Mignanelli. Angoli 14-3.

2

● le panchine saltate dopo le partite di sabato: a Modena al posto di Novellino adesso tocca a Melotti e Pavan, a Varese c’è Dionigi al posto di Bettinelli

6

● Oltre al Modena e al Varese, in 28 giornate hanno cambiato allenatore anche Catania (3 volte), Brescia e Latina (2), Bari, Livorno e Vicenza Diego Lopez, 40 anni, prima stagione sulla panchina del Bologna LAPRESSE

Il Bologna al bivio Ultimatum Lopez «Sono ottimista» 1Società e tifosi hanno perso fiducia nel tecnico Se va male col Latina ecco Reja, Rossi o Guidolin

BOLOGNA

N

on è facile di questi tempi calarsi nei panni di Diego Lopez che resiste sulla panchina del Bologna, forte del secondo posto e del rapporto con la squadra, ma fuori dallo spogliatoio è bersaglio di critiche sempre più dure. L’allenatore non ha scaldato i cuori dei dirigenti e nemmeno dei tifosi. Un’emittente locale ha lanciato un sondaggio: Lopez sì, Lopez no. Su 2.500 sms, il 62% dei votanti si è espresso per l’esonero. Non è un plebiscito, ma il dato è significativo e paradossale. PRESSIONE E FIDUCIA E’ bastato il k.o. interno contro il Vicenza che ha spezzato l’infilata di 8 risultati utili per rimettere in discussione Lopez, già sotto esame almeno un paio di volte. La caduta sotto gli occhi della

27

LEGA PRO

● le panchine a rischio nel turno di questa sera: oltre a quella di Lopez del Bologna, ci sono anche quelle di Gelain del Livorno e di Prina dell’Entella

Andrea Tosi

MARTEDÌ 3 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

famiglia Saputo è stata rumorosa e deludente. Il magnate canadese è tornato a Montreal con la faccia scura. Stasera contro il Latina in grande risalita (3 vittorie di fila), Lopez si gioca tanto del suo futuro e il fatto di tornare al Dall’Ara, dove il Bologna ha raccolto 22 punti contro i 25 esterni (2 punti e 0 gol nelle ultime 3 gare interne), potrebbe aggiungere ulteriore pressione. «Io non avverto tutta questa negatività - ha detto il tecnico - nel calcio una sconfitta fa vedere tutto più nero e cancella i buoni risultati precedenti. E’ così a Bologna come altrove. Sono ottimista, ma dobbiamo cambiare gioco e atteggiamento. La pressione bisogna saperla gestire, io ci convivo da 20 anni. Non è questo il problema. Il vero guaio è che dovremo fare a meno di Krsticic per 45 giorni». L’ex doriano ha riportato la lesione di primo-secondo grado del legamento collaterale

del ginocchio destro. Per lui la stagione finisce qui. OSTRACISMO I tifosi rimproverano a Lopez la povertà del gioco e l’ostracismo nei confronti di Zuculini (stasera in campo), in panchina da oltre un mese. La sconfitta col Vicenza ha allargato il dissenso e se stasera dovesse finire male (oppure sabato a Varese), per Lopez sarebbe la fine. I candidati per rimpiazzarlo non mancano: in testa c’è Reja, poi viene Delio Rossi ma potrebbe spuntare il colpo a sorpresa, ovvero il ritorno di Guidolin che si è lasciato male con la piazza ma che in B ha un record imbattibile: nei suoi tre campionati con tre squadre diverse (Vicenza, Palermo, Parma), l’attuale supervisore tecnico dei Pozzo ha ottenuto tre promozioni in A. Gli americani sono molto attenti alle statistiche di questo tipo. © RIPRODUZIONE RISERVATA

REGGIO EMILIA Obeng risponde a

Ruopolo e il Santarcangelo ferma la Reggiana. I padroni di casa hanno condotto il match per lunghi tratti e sembravano aver trovato il gol della svolta grazie al settimo sigillo stagionale del proprio attaccante, bravo a sfruttare un cross dal fondo di Giannone al 10’ della ripresa. Al 26’ il pareggio del Santarcangelo (che per motivi disciplinari ha lasciato a casa Nardi e Traorè) con un pasticcio di Sabotic che si fa soffiare la palla da Guidone, bravo a servire Obeng che prima prende il palo e poi insacca al secondo tentativo. LA POLEMICA Intanto da Ascoli parte una legittima richiesta: «Ma è regolare un campionato nel quale una partita sospesa per neve viene recuperata dopo due mesi?» dice il d.g. Lovato, visto che non è ancora stata indicata la data del recupero di Reggiana-Pisa rinviata il 6 febbraio malgrado una circolare della Lega Pro dica che le partite rinviate vadano recuperate entro 15 giorni. Pioppi-Ercoli

La guerra in Lega Nuova assemblea richiesta al Coni ● Riprende la guerra in Lega Pro. Dodici società dissidenti (AlbinoLeffe, Bassano, Carrarese, Forlì, Grosseto, Ischia, Lecce, Pontedera, Prato, Torres, Tuttocuoio e Venezia) hanno presentato un’istanza al Collegio di Garanzia del Coni per disporre la convocazione dell’assemblea della Lega Pro per la revoca del Direttivo e l’elezione di uno nuovo, l’esame e l’approvazione del bilancio e un’azione di responsabilità nei confronti del Direttivo e anche dei Revisori dei Conti, previa autorizzazione della Figc. E’ la quarta richiesta di questo tenore (presentata a norma di Statuto): le precedenti non hanno mai avuto risposta.

IL GIUDICE SPORTIVO

LA SITUAZIONE

Cremonese, stop per 4 giocatori e due turni al tecnico Giampaolo Forti ammende per Ascoli e Pisa

Domani torna in campo il girone A Il Novara rischia grosso a Como Alessandria e Pavia sono in casa

● FIRENZE Il giudice sportivo della Lega Pro ha squalificato 54 giocatori, dei quali quattro della Cremonese, più l’allenatore Giampaolo. Pesanti ammende ad Ascoli e Pisa. Ecco il dettaglio.

● Il programma del prossimo turno: il girone A gioca domani la 28a giornata, gli altri due la giocheranno nel weekend (quando il girone A sarà alla 29a). COSI’ DOMANI (solo il girone A) Ore 15 Pavia-Lumezzane (0-1) e Venezia-Arezzo (2-0). Ore 18 Real Vicenza-AlbinoL. (2-1) e Renate-Giana (0-3). Ore 19 Pro Patria-Pordenone (3-2) e Südtirol-Feralpi Salò (1-4). Ore 20.30 Alessandria-Torres (2-0), Como-Novara (0-4) e Monza-Cremonese (1-0). Ore 20.45 Mantova-Bassano (1-3, diretta su Raisport 1). COSI’ VENERDI Ore 19.30 Aversa Normanna-Martina (C, 1-3). Ore 20.45 Lecce-Juve Stabia (C, 1-1, su Raisport 1). COSI’ SABATO Ore 14.30 Pistoiese-Ancona (B, 0-0); Ischia-Catanzaro (1-2) e Savoia-Foggia (C, 0-1). Ore 15 Salernitana-Benevento (C, 0-0). Ore 16 Carrarese-Teramo (B, 1-2); Cosenza-Matera (3-2) e Melfi-Paganese (C, 2-2). Ore 17 Forlì-Tuttocuoio (2-3), Pro Piacenza-San Marino (0-3) e Santarcangelo-Savona (B, 0-2). Ore 19.30 Grosseto-Pisa (B, 2-1); Barletta-Casertana (C, 1-2). COSI’ DOMENICA Ore 14.30 Lupa Roma-Reggina (1-1) e Vigor LameziaMessina (C, 0-1). Ore 16 Pontedera-Gubbio (B, 1-0). Ore 18 Ascoli-Lucchese (2-0) e Spal-Prato (B, 0-1). COSI’ LUNEDI’ Ore 20.45 L’Aquila-Reggiana (B, 1-1). LE CLASSIFICHE GIRONE A Novara, Alessandria e Pavia (-1) p. 53; Bassano 46; Como 44; Feralpi Salò 42; Real Vicenza 41; Südtirol 40; Venezia 37; Arezzo* 36; Torres e Renate 35; Mantova (-3) e Monza 33; Cremonese e Giana 31; Lumezzane* 27; AlbinoLeffe 22; Pordenone 20; Pro Patria (-1) 17. (*una partita in meno). GIRONE B Ascoli p. 53; Teramo 49; Reggiana* 45; Pisa* 44; Pontedera* e Ancona 39; L’Aquila** 38; Carrarese 36; Tuttocuoio* e Lucchese 34; Grosseto (-1), Spal e Pistoiese 33; Gubbio 32; Prato e Forlì 29; Savona e Santarcangelo 27; Pro Piacenza (-8) 25; San Marino 23. (**due partite in meno, *una in meno). GIRONE C Benevento p. 60; Salernitana 58; Juve Stabia 51; Lecce e Casertana 48; Matera 47; Foggia (-1) 46; Catanzaro 40; Barletta 36; Vigor Lamezia 33; Martina 31; Paganese e Lupa Roma 30; Cosenza 29; Melfi (-2) e Messina 25; Ischia 22; Aversa Normanna 21; Savoia 20; Reggina (-1) 19.

● Giocatori espulsi: due giornate a Djiby (Benevento), Quaini (Cremonese), Ferrani (Pordenone) e Marchetti (Savona); una a Dell’Orco (Ascoli), Guglielmotti (Pro Patria), Palermo e Gambaretti (Cremonese), Finizio (Ischia), Pinna (Melfi) e Cernuto (Venezia). ● Non espulsi: una giornata a Mucciante, Mazzarani e Coletti (Matera), Pestrin e Trevisan (Salerntana), Altobello e Corona (Messina), Addae (Ascoli), Taino (Pro Patria), Sbraga (Carrarese), Agnelli (Foggia), Bulevardi (Ischia), Salvi, Abruzzese e Filipe (Lecce), Tortori (Melfi), Gavazzi, Pesce ed Evacuo (Novara), Vassallo (Pistoiese), Dramane (Tuttocuoio), Mora e Rantier (Alessandria), Bondi (Ancona), Guidi (Arezzo), Liverani e Meola (Barletta), Furlan (Bassano), Zappacosta (Catanzaro), Luperini e Madrigali (Pontedera), Briganti (Cremonese), Montesano (Giana), Fofana (Grosseto), Corvesi (Pavia), Pizza (Lucchese), Montalto (Martina), Misuraca (Pisa), Sorbo (Prato), Masini (Reggina), Bregliano (San Marino), Scarpa (Savoia) e Montella (Vigor Lamezia). ● Allenatori: due giornate a Giampaolo (Cremonese). Dirigenti: inibito fino al 10 Basile (Ischia). Ammende: 7.500 euro Ascoli (propri sostenitori prima della gara a Pisa sfondavano i cancelli d’accesso al loro settore, aggredivano due addetti alla sicurezza e due agenti che necessitavano di ricovero in ospedale; esplosione di un petardo e lancio di tre fumogeni nel settore dei tifosi pisani); 6.000 Pisa (lancio verso un guardalinee di una bottiglia di vetro, bottiglie di plastica piene d’acqua, monete e accendini che lo colpivano; esplosione di petardi, lancio in campo di un fumogeno); 1.500 Messina, Alessandria, Benevento e Monza. ● FERALPI SALO’, TUTTO OK PER BELFASTI Nazzareno Belfasti è fuori pericolo. Il difensore della Feralpi Salò dopo la partita di domenica con l’AlbinoLeffe è stato trasportato al pronto soccorso dell’ospedale di Gavardo per la valutazione dell’entità del trauma cranico che lo ha costretto ad abbandonare il campo. Gli accertamenti eseguiti hanno dato esiti negativi. Belfasti, dimesso già nella nottata, sosterrà un giorno di riposo prima di essere rivalutato al fine di definire i tempi di ripresa con il gruppo.

Il caso R Eccellenza

Acri e Guardavalle, una faida calabrese 1Accuse reciproche dopo la gara non giocata per presunte minacce. E qualcuno cita il dramma Licursi Alessandro Russo

«P

retendiamo che si possa giocare a calcio serenamente, senza rischiare la pelle. Non ci interessa l’eventuale sconfitta a tavolino, l’incolumità dei nostri giocatori vale molto più». E’ il grido d’allarme del presidente dell’Acri Angelo Ferraro che racconta il sabato di tensione a Guardavalle, in Calabria, dove si doveva giocare la partita del campionato di Eccellenza tra i padroni di casa e l’Acri. E invece

solo cronaca nera e polemiche. Secondo il racconto dell’Acri infatti, prima del match in un ristorante della zona, la squadra sarebbe stata pesantemente minacciata da un gruppetto di sconosciuti: «Se non perdete vi spaccheremo le gambe».Un incubo specialmente per l’attaccante camerunese Rabihou Amadou, che ha giocato anche con la Primavera del Milan (nel 2002), Amiens e Sturm Graz, preso per un orecchio e minacciato con un coltello alla gola. Un fatto che ha lasciato il giocatore sotto shock, così come il

capitano Sposato, che si è rifiutato di seguire i malintenzionati in macchina dove avrebbero voluto spiegargli meglio le loro intenzioni. In questo clima di paura, la squadra acrese ha deciso di arrivare al campo solo 15 minuti prima del match scortata dai carabinieri. A quel punto, secondo l’Acri è andata in scena una nuova aggressione. «Stavolta sotto gli occhi del commissario di campo - spiega Francesco Falco, team manager dell’Acri - un nostro giocatore, il giovane Siciliano è stato raggiunto da un pugno».

Amadou Rabihou, 30 anni

I PRECEDENTI Il clima, evidentemente, era già avvelenato da diversi precedenti e dalla gara d’andata vinta dal Guardavalle. Risultato ribaltato a tavolino dopo un ricorso dell’Acri. ll Guardavalle non ci sta e ribatte. «Ci meraviglia questa indignazione dell’Acri - afferma la dirigenza catanzarese - che nulla può rimproverare ai nostri tesserati. La stessa indignazione avremmo voluto sentirla anche due anni fa quando in casa loro siamo stati aggrediti solo perché avevamo esultato per il pareggio. Oppure all’andata

quando il nostro giocatore Casas è stato schiaffeggiato, guarda caso dal 19enne che ha lamentato lo strattonamento e le ingiurie sabato». Le scintille dunque continuano. Il presidente del Comitato regionale Saverio Mirarchi ha aggiunto: «Per ora stiamo ascoltando solo le prese di posizione di parte. I fatti, se ce ne sono, emergeranno dal referto degli arbitri e del commissario di campo». Chiusura ancora con il team manager acrese Falco: «Prima che che ci sia un nuovo caso Licursi (il dirigente della Sammartinese ucciso nello stadio cosentino di Luzzi nel gennaio 2007 durante una rissa al termine di una partita di Terza categoria, ndr) occorre che chi deve intervenire lo faccia prima che sia troppo tardi». © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Formula 1 R Verso la nuova stagione

MARTEDÌ 3 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

ECCO LA GRIGLIA GAZZETTA SULLA BASE DI IMPRESSIONI E TEMPI DI MONTMELÒ 1ª FILA

2ª FILA

3ª FILA

4ª FILA

5ª FILA

6ª FILA

7ª FILA

8ª FILA

9ª FILA

10ª FILA

ROSBERG

BOTTAS

RAIKKONEN

RICCIARDO

GROSJEAN

SAINZ JR

NASR

PEREZ

BUTTON

STEVENS

Mercedes

Williams-Mercedes

Ferrari

Red Bull-Renault

Lotus-Mercedes

Toro Rosso-Renault

Sauber-Ferrari

Force India-Mercedes

McLaren-Honda

Manor-Ferrari

6

77

1 1’22’’792

7

3 1’23’’063

8

3

5 1’23’’276

7 1’24’’638

55

9 1’24’’200

12

11 1’24’’191

22

11

13 1’24’’023

15 1’25’’113

-

17 1’25’’327

19 -

HAMILTON

VETTEL

MASSA

KVYAT

VERSTAPPEN

MALDONADO

HÜLKENBERG

ERICSSON

ALONSO

?

Mercedes

Ferrari

Williams-Mercedes

Red Bull-Renault

Toro Rosso-Renault

Lotus-Mercedes

Force India-Mercedes

Sauber-Ferrari

McLaren-Honda

Manor-Ferrari

44 2 1’23’’022

5 4 1’23’’469

19 6 1’23’’262

26 8 1’25’’947

33 10 1'24"527

27

13 12 1’26’’705

9

14 1’24’’939

16 1’24’’276

14

20 -

18 -

N.B.: tempi relativi all’ultima sessione di test sul circuito di Montmelò GDS

Cavallino, che salto in alto

1La Ferrari (voto 8) ha fatto i maggiori progressi: può contare sulla classe di Vettel (8) e su un Raikkonen (7,5) rinato. Ma la Mercedes (9) ha ancora 1” di vantaggio am pare già in crisi. E il rendimento da ultima fila della McLaren-Honda (voto 4) è come sale sulle ferite. La vera preoccupazione, più che il potenziale della MP4-30 tutto da scoprire, sarà arrivare al traguardo, con una power unit che ha fatto in totale solo 1.751 km.

Luigi Perna INVIATO A MONTMELÒ (SPAGNA)

I

n un certo senso sembra la rivincita dei secondi: Nico Rosberg che strappa il record invernale a Lewis Hamilton, Kimi Raikkonen che sta davanti a Sebastian Vettel, Valtteri Bottas che va più forte di Felipe Massa. Ma, anche se gli outsider delle varie squadre hanno messo il pepe sulla coda ai capitani più blasonati, i tempi delle prove vanno presi sempre con cautela e i veri conti (anche in famiglia) si faranno solo al via del Mondiale il 15 marzo a Melbourne.

I NUMERI

MERCEDES STELLARE Di sicuro le Mercedes (voto 9) negli ultimi test si sono confermate astronavi. Rosberg e il campione in carica Hamilton (voto 9 anche per loro) sono stati i più veloci senza neppure montare le gomme supersoft degli avversari. Segno che il divario è superiore a 1” al giro. Margine che rischia di allargarsi in gara. Si annuncia una replica del monopolio 2014 made in Stoccarda. A meno che l’affidabilità, che ha penalizzato soprattutto Hamilton, non tradisca. Ma i motori Mercedes intanto hanno percorso 18 mila chilometri con 4 squadre. BALZO FERRARI A sentire Niki Lauda e i tedeschi, la Ferrari (voto 8) è quella che ha fatto i progressi maggiori. Muso a papera, assetto picchiato in avanti, aerodinamica più efficace e un’iniezione di cavalli. Ora se la può giocare con Red Bull (voto 7) e Williams (voto 8), che l’hanno battuta più o meno nettamente nel 2014. La vettura di Sir Frank è apparsa più in forma dell’ultima creatura di Adrian Newey e Bottas (voto 8) sarà un vero scoglio per Massa (7,5). Mentre la rossa della rivoluzione ha rigenerato Raikkonen (voto 7,5) come un cardiotonico: ora Kimi sente la vettura e si fida a cercare il limite. Ma c’è la sensazione che la classe e il metodo del nuovo Vettel versione secchione (voto 8) faranno la differenza. INCOGNITA RED BULL Volevamo stupirvi con effetti speciali e una livrea camouflage… Adesso, però, i bibitari dovranno mostrare gli attributi

IL GIALLO ALONSO

Fernando correrà in Australia? Nei prossimi giorni sosterrà nuove visite, poi toccherà ai medici Fia decidere. Però il rapporto con la McLaren...

SORPRESE Il circuito dell’Albert Park si presta alle sorprese. E chi meglio di Lotus (voto 6,5) e Toro Rosso (6,5) può essere outsider? La prima è arrivata in ritardo, ma ha dimostrato di essere subito veloce nonostante qualche guaio di gioventù, grazie al nuovo motore Mercedes: il talento Romain Grosjean (voto 7) torna a sperare. La seconda ha macinato tanti chilometri (5.534) e giri (1.206) con i baby terribili Max Verstappen (voto 7) e Carlos Sainz jr (voto 6,5), riuscendo magicamente a far funzionare il motore Renault. Ma la vera rive- ● I km percorsi nei 3 test lazione è stata la Sauber (voto invernali dai motori Mercedes, 7), seconda solo alla Mercedes che equipaggiano pure Williams, per chilometri e giri fatti, col de- Lotus e Force India. La Ferrari buttante Felipe Nasr (voto 7) (più la Sauber) arriva a 11.132 nel ruolo di maratoneta. Vedremo se si confermerà. Ma risollevarsi dal fondo della griglia, a dispetto delle vicissitudini finanziarie, è già un miracolo. ● I secondi guadagnati in CRISI La Force India (voto 6) è media dalle monoposto, grazie riuscita a presentare la nuova anche a nuove gomme monoposto solo tre giorni pri- posteriori e mescole supersoft ma della fine dei test, ma si è su- della Pirelli bito comportata degnamente con Nico Hülkenberg e Sergio Perez. La seconda scocca però non è stata ancora completata e il futuro della squadra è nelle mani di Bernie Ecclestone, che ● I km totali percorsi da avrebbe promesso 10 milioni di Fernando Alonso sulla McLaren sterline di anticipo (circa 14 mi- prima del botto di domenica lioni di euro) entro fine settima- 22 febbraio: nemmeno la na al team di Mallya, alla Sau- distanza di 2 GP ber e alla Lotus, per garantire respiro in vista del via della stagione. La Manor Marussia, rientrata in lizza solo sulla carta, invece chi l’ha vista? Per ora, in Australia, sono certe solo 18 vetture di 9 team. La nuova F.1 turbo ibrida dell’era di Jean Todt è in crisi di audience tv e spettatori. E Mister E deve rimetterci quattrini. Qualcosa nel giocattolo non funziona più.

18.378

Sebastian Vettel, 27 anni, 4 volte iridato con la Red Bull, alla prima stagione sulla Ferrari GETTY

sotto alla carrozzeria. Nei test dell’inverno non hanno fatto vedere tempi da paura o una robustezza invidiabile. Anzi, i veri problemi sono venuti proprio dalla fragilità e dalle modeste prestazioni della power unit Renault (voto 5,5). Non si può credere che i francesi siano rimasti a guardare dopo un anno pessimo come il 2014. C’è da aspettarsi che a Melbourne arrivino un bel po’ di cavalli, magari firmati Illien. Nell’attesa la Red Bull, pur sembrando formidabile nell’aerodinamica, resta un oggetto misterioso. E i suoi piloti, Daniel Ricciardo e Daniil Kvyat, difficili da giudicare. Sulle loro giovani spalle il compito di guidare lo sviluppo della RB11. MISTERO ALONSO Ci sarà o non ci sarà a Melbourne? La F.1 si tinge del giallo Alonso. Le vere cause dell’incidente al Montmelò, che ha costretto Fernando a un ricovero di tre giorni e a saltare gli ultimi test, non sono ancora chiarite. Sembra che lo spagnolo in settimana tornerà in ospedale per sottoporsi ad alcuni controlli che dovrebbero rassicurare sulla sua salute. Ma dovranno essere i dottori della commissione medica Fia a sciogliere la riserva. Intanto il rapporto di fiducia col te-

Riduzione dei pass Arrivabene: «No al paddock vuoto» ● (lu.pe.) Maurizio Arrivabene lancia l’iniziativa simpatia. La trovata di sabato, quando è andato a sedersi in tribuna con il d.s. Massimo Rivola, il terzo pilota Esteban Gutierrez e Michele Giraudo, figlio dell’ex dirigente Juve e responsabile Phillip Morris, potrebbe essere solo l’inizio. «Se vogliamo portare la F.1 in mezzo alla gente, dobbiamo andarci – ha detto –. Lo farei anche a Monza? Perché no. Amo le provocazioni. L’importante è non avere un paddock vuoto, riducendo i pass come minacciato per il GP d’Australia. Mi aspetto una telefonata da Ecclestone».

LA RED BULL È PIÙ VIOLA SULLE FIANCATE

TACCUINO

● Dopo un inverno passato con la livrea camouflage, ieri la Red Bull ha svelato i colori definitivi della RB11 di Ricciardo e Kvyat: c’è molto più viola sulle fiancate.

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DAI KART ALLE AUTO

INGAGGIATO DA NISSAN

IERI A GINEVRA

Schumi Jr in F.4

Max Chilton a Le Mans

Passat Auto dell’Anno

● Mick Schumacher, 15 anni, correrà la Formula 4 tedesca con l’olandese Van Amersfoort Racing. TORNA PIQUET A 62 anni Nelson Piquet correrà nella Porsche Cup brasiliana.

● Dalla F.1 a Le Mans: sembrava il destino di Adrian Sutil, invece toccherà all’inglese Max Chilton, che ha corso le passate due stagioni con la Marussia, partecipare alla prossima 24 Ore al volante della Nissan.

● La VW Passat è stata eletta Auto dell’Anno 2015: l’annuncio è stato dato ieri a Ginevra, dove oggi si apre il Salone. Il riconoscimento, inaugurato nel 1964, viene assegnato da 58 giornalisti di 22 Paesi.


Mondomotori R Auto

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STORIE GAZZETTA

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CONTENUTO PREMIUM 1

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MACERIE, VETRI ROTTI, SAGOME DI VETTURE MAI NATE: LA FABBRICA DI MODENA ORMAI È RIFUGIO DI SBANDATI 4

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De Tomaso

● 1 Il capannone dove venivano assemblati i prototipi di alta gamma ● 2 Una cassa da trasporto ● 3 La scocca dell’ultimo concept realizzato nel 2000: la nuova Pantera, il modello più conosciuto del costruttore argentino ● 4 La desolazione del capannone produttivo ● 5 Un manifesto che reclamizza il raduno della settimana italiana 1999: il logo era quello usato dalla famiglia in Argentina per marchiare il bestiame FOTOSERVIZIO BRANCOLINI

DOVE RUGGIVANO LE... PANTERA IL RACCONTO di PAOLO IANIERI INVIATO A MODENA

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na storia gloriosa e affascinante finita nella polvere, in preda allo sfascio totale. Dove un tempo ruggivano le... Pantera, oggi il silenzio è rotto dall’acqua che gocciola insistente dal tetto in rovina, dai vetri che si infrangono sotto le suole delle scarpe, dal sibilo del vento che penetra dalle finestre rotte. Stretta in un angolo tra le vie Virgilio e Ovidio, questa per anni è stata la culla della De Tomaso, marchio che la poesia la scriveva con il suono dei suoi motori, preferibilmente robusti V8 targati Ford. MARCHIO BESTIAME Un nome magico, che ha contribuito a fare dell’Emilia quella Motor Valley che il mondo ci invidia: Ferrari, Maserati, Lamborghini e appunto De Tomaso. Della scuderia che don Alejandro aveva creato nel 1959, all’interno della vecchia sede ora restano sparpagliate per terra centinaia di buste trasparenti con sopra impresso uno dei marchi più eleganti: una T stilizzata in campo biancoazzurro (i colori della bandiera argentina), uguale a quello con cui la famiglia (ricchissima) della madre di De Tomaso marchiava il bestiame nelle sue fattorie. FUGA IN ITALIA Suo padre, Antonio De Tomaso, era di origini napoletane: ministro dell’agricoltura e candidato a presidente, muore nel 1933 a

soli 38 anni, quando Alejandro ne ha 5. Amico e compagno di scuola di Ernesto Che Guevara (i due si videro anche a Cuba nel 1958, quando nel weekend del GP i guerriglieri castristi sequestrarono Juan Manuel Fangio), don Alejandro nel ‘55 è costretto a fuggire in Italia per contrasti con il presidente Juan Peron. Qui, mentre coltiva il sogno di pilota, negli uffici della Maserati conosce Isabelle Heskell, ricchisDECADENZA sima ereditiera americana a sua Per terra centinaia volta pilota (prima donna a par- di buste trasparenti tecipare nel ‘56 con la T stilizzata, alla 12 Ore di Se- il marchio di famiglia bring), che sposa nel 1957. Due Il declino in seguito alla anni più tardi nasce la De To- morte del fondatore maso Modena, nel 2003: stabilimento che se all’inizio chiuso un anno dopo si concentra sulla costruzione di vetture da corsa (nel 1970 la Williams correrà con la sua 505, disegnata da Gian Paolo Dallara e spinta da motore Cosworth), in breve punta sulla produzione industriale. POCHI INVESTIMENTI «Tanti dicevano che De Tomaso fosse una persona cattiva e molto dura, ma per me, che lo ho conosciuto bene, era soprattutto una persona timida. Di certo, però,

aveva un carattere scorbutico, era abituato a comandare». A ricordarlo così è Sergio Seghedoni, che per 25 anni ha lavorato per la De Tomaso e negli ultimi 10, dopo che nel 1993 un ictus lo aveva colpito, ha fatto da autista a don Alejandro. «Vedere che cosa è rimasto della De Tomaso mi fa sentire male. Ma oggi, se non hai soldi, non si va da nessuna parte. E lui di soldi ne ha sempre investiti pochi, anche perché erano della moglie. Poi, una volta stato male, è caduto l’impero: lui non aveva più le forze per seguire l’azienda e il figlio Santiago, pur essendo una bravissima persona, non ha Alejandro De Tomaso nel ‘90 mai avuto per gli affari il pelo del padre. Don Alejandro aveva un gusto sopraffino per le auto, le conosceva e le capiva come pochi. Un prototipo veniva realizzato in metà del tempo rispetto ai nostri concorrenti. Poi, però, ad allungarsi erano i tempi di produzione». ASCESA E DECLINO L’alleanza con la Ford, modelli sportivi come Vallelunga, Mangusta e Pantera, o di lusso come Deauville e Longchamp,

l’acquisizione di Maserati, Moto Guzzi e Benelli, il rapporto con carrozzieri del calibro di Vignale, Fantuzzi e Ghia, la cooperazione con la Innocenti che portò alla Nuova Mini, aspirata e quindi turbo, a livello numerico il più grande successo di De Tomaso. Nella sua carriera imprenditoriale il costruttore argentino ha svariato su più fronti, riportando successi ma anche pesanti sconfitte. La fine inizia negli anni 2000, con un accordo mai andato in porto con i russi della Uaz. Dopo la morte di De Tomaso, nel 2003, l’azienda è messa in liquidazione e un anno dopo, la produzione nello stabilimento di via Virgilio 9 interrotta. Le ultime cronache parlano dell’acquisto del marchio nel 2009 da parte dell’imprenditore torinese Gian Mario Rossignolo, poi finito in carcere per truffa ai danni dello Stato. ELVIS Oggi, della De Tomaso restano solo macerie, con gli stabilimenti occupati di sbandati, mobili sventrati, documenti a macerare all’aria, carcasse lasciate ad arrugginire, manichini della nuova Pantera preda del tempo. Ma 40 anni fa, quando la vide, anche il Re del rock and roll, Elvis Presley, volle una Pantera: gialla, la regalò a Linda Thompson, la sua fidanzata. Un giorno, dopo un litigio, quando la macchina non si mise in moto, Elvis non ci pensò due volte: uscì e sparò un colpo attraverso la portiera. I segni sono ancora oggi visibili su volante e pianale. E la De Tomaso ferita entrò nella leggenda. © RIPRODUZIONE RISERVATA

ALLE ORIGINI

Alejandro, l’argentino col pallino delle supercar 1Emigrato in Italia, prima pilota e poi

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costruttore: nel ‘65 lanciò la Mangusta per sfidare Ferrari, Maserati e Lambo

Alessandro Giudice

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vventuriero e genio, visionario e innovatore, Alejandro De Tomaso, scomparso nel 2003, è stato un personaggio affascinante e controverso. Approdato in Italia dall’Argentina alla metà degli Anni 50, De Tomaso corre per Maserati e Osca ed è titolare di una piccola officina specializzata nella preparazione di auto da corsa a Modena. LA SCINTILLA Ed è proprio lì

che, nel 1959, nasce la De Tomaso Modena, con lo scopo di costruire auto sportive in piccola serie. Cosa che accade nel 1963 con i 60 esemplari della Vallelunga, una berlinetta agile e leggera con carrozzeria in vetroresina e motore (4 cilindri Ford da 1,6 litri e 104 Cv) montato in posizione centrale. LA SFIDA La svolta avviene però nel 1965 con la Mangusta, con cui De Tomaso vuole insidiare Ferrari e Maserati e la neonata Lamborghini, che ha appena lanciato la Miura. La

● 1. La Pantera, la vettura più rappresentativa: tra gli acquirenti pure Elvis Presley, che la volle gialla. Era spinta da un V8 Ford; 2. La Guarà, ultima auto realizzata da Alejandro: montava un V8 Ford o Bmw

Mangusta monta il V8 Ford di 4,7 litri che i tecnici portano a 306 Cv, ha una splendida linea disegnata dal giovane Giugiaro e il cofano motore (posteriore) diviso in due parti, che si aprono ad ali di gabbiano. Nel 1970

viene lanciata la Pantera, il modello in assoluto più conosciuto della De Tomaso, spinta da un V8 Ford da 5,8 litri che passa dai 330 Cv della prima versione agli oltre 350 delle successive evoluzioni. A capo dello staff

tecnico dell’azienda c’è Gian Paolo Dallara che conduce anche la breve avventura in F.1, con un team gestito da Frank Williams. LE ALTRE Nel frattempo, men-

tre la Pantera impazza negli Stati Uniti, la gamma De Tomaso si amplia con la berlina Deauville (1971) e la coupé Longchamp (1972). La produzione della Pantera termina nel 1993, sostituita dalla Guarà, ultima auto realizzata da Alejandro De Tomaso: 50 esemplari dotati dei V8 di Bmw e Ford. ULTIMA ZAMPATA Avendo nel tempo acquisito la proprietà di Maserati (celebre la sua Biturbo), Benelli e Moto Guzzi, De Tomaso dà il suo marchio (unione della bandiera argentina e della T con cui si marchiava il bestiame nella hacienda di famiglia) anche alla piccola Mini Turbo, disegnata da Bertone e prodotta da Innocenti dal 1976. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Ciclismo R Fra 8 giorni la corsa Gazzetta

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POKER D’ASSI NEL LORO PALMARES 4 TOUR, 4 VUELTA E 3 GIRI D’ITALIA

ALBERTO CONTADOR: PRIMO UN ANNO FA Vincitore di due Tour de France (2007 e 2009), un Giro d’Italia (2008) e tre edizioni della Vuelta (2008, 2012, 2014), il 32enne spagnolo della TinkoffSaxo ha corso due volte la Tirreno-Adriatico: 3° nel 2013 e 1° un anno fa con 2 vittorie di tappa BETTINI

VINCENZO NIBALI: DUE VOLTE A SEGNO Re della Vuelta nel 2010, padrone del Giro nel 2013 e sul trono dell’ultimo Tour de France, il 30enne siciliano dell’Astana ha partecipato sei volte alla corsa Gazzetta: 5° nel 2011, l’ha vinta nel 2012 su Horner) e nel 2013 (su Froome) GETTY IMAGES

CHRIS FROOME: 2° NEL 2013 Dominatore del Tour de France 2013, dopo il 2° posto dell’anno prima dietro al compagno Wiggins, il 29enne britannico del Team Sky torna alla Tirreno-Adriatico per la seconda volta: nel 2013 l’unica presenza, battuto da Nibali per 23” BETTINI

NAIRO QUINTANA: 2° NEL 2014 Secondo al Tour de France 2013, vincitore lo scorso anno del Giro d’Italia, il 25enne colombiano della Movistar si ripresenta al via della Corsa dei Due Mari un anno dopo l’unica partecipazione: nel 2014 fu 2° a 2’05” da Contador BETTINI

La prima volta dei Fantastici 4

1Contador, Nibali, Froome, Quintana: alla 50

Tirreno-Adriatico prove tecniche di Tour de France. In una corsa a tappe non si erano mai trovati di fronte tutti insieme a

Paolo Marabini

SETTE TAPPE: IL VIA DA CAMAIORE PARTENZA Lido di Camaiore

I

EMILIA ROMAGNA

Camaiore Mar Adriatico Arezzo

Cascina

MARCHE Castelraimondo

Indicatore (Arezzo)

Esanatoglia

Porto Sant’Elpidio

TOSCANA UMBRIA San Benedetto del Tronto Terminillo Rieti LAZIO

Data

Tappa Partenza/Arrivo ROMA

11/3 12/3 13/3 14/3 15/3 16/3 17/3 Totale

1ª 2ª 3ª 4ª 5ª 6ª 7ª

ABRUZZO

km

M O L 22,7 ISE Lido di Camaiore (cronosquadre) Camaiore-Cascina 153 Cascina-Arezzo 203 Indicatore (Arezzo)-Castelraimondo 218 Esanatoglia-Terminillo 194 CAM Rieti-Porto Sant’Elpidio 210 San Benedetto del Tronto (crono individuale) 10 Napo 1.010,7 GDS

l miglior regalo per le nozze d’oro? Avere al tavolo della cinquantesima edizione i quattro più forti specialisti dei grandi giri: Alberto Contador, Vincenzo Nibali, Chris Froome e Nairo Quintana. Sarà il primo e unico confronto diretto fra i «Fantastici 4», o «Fab Four» come più vi aggrada, prima del Tour de France. Ma alla prossima TirrenoAdriatico, la corsa che dall’11 al 17 marzo lancia il grande ciclismo, si consumerà soprattutto la prima volta assoluta in una gara a tappe di questa super sfida, che già promette scintille. I tre soli precedenti sono legati infatti a corse in linea: la Liegi-Bastogne-Liegi 2013, il Mondiale 2012 e il Mondiale 2013. PIATTO APPETITO Benché l’appuntamento clou per tutti loro sia sulle strade francesi nel mese di luglio, i «Fantastici 4» non arriveranno alla corsa Gazzetta per fare da comparse. La «Tirreno» è una classica tra le più appetite, che fa comunque

gola a tanti: ormai, da diversi anni, fra tutte le brevi corse a tappe è quella con il cast più qualificato di partenti, non è più semplicemente la gara che serve per preparare la MilanoSanremo e basta. Prova ne è che, a impreziosire un albo d’oro già di per sé prestigioso, sono entrati nell’ultimo decennio anche nomi da grandi giri: da Cadel Evans agli stessi Nibali e Contador. Resterà memorabile il podio 2013: 1° Vincenzo, 3° Alberto e, in mezzo, lo stesso Froome, in quello che fu un capolavoro del siciliano, preludio al Giro d’Italia da dominatore indiscusso. Un anno fa, invece, lo spagnolo in maglia TinkoffSaxo strapazzò letteralmente Quintana e compagni (Nibali era alla Parigi-Nizza, Froome ai box per problemi alla schiena): straordinaria la sua prova di forza nella tappa con arrivo sul Muro di Guardiagrele, dopo 32 km all’attacco, per quella che lo stesso Alberto giudicò come una delle imprese più belle della carriera. PROVA DI NERVI Con questo poker d’assi al via, ci sarà da divertirsi, soprattutto nelle tappe

RUn cast mai visto. E tra i velocisti ci sarà la sfida tra Kittel, Sagan e Cavendish

chiave della cinquantesima edizione: quella di sabato 14, da Indicatore a Castelraimondo, con quattro gran premi della montagna prima della breve picchiata verso il traguardo, e quella del giorno dopo, con arrivo al Terminillo, la montagna reatina che il Giro d’Italia scoprì nel 1936, prima cronoscalata nella storia del ciclismo internazionale. Difficile pensare che in salita uno solo tirerà indietro la gamba. E non solo per inseguire il risultato, ma anche per vincere una sorta di prova di nervi proprio in chiave Tour: troppo importante, nell’inevitabile guerra psicologica che molto fa nell’economia di un grande obiettivo, far sentire il fiato sul collo agli avversari già in primavera. E si azzereranno anche i conti di questo inizio stagione: il 3° posto al Tour de

San Luis di Quintana, primo a entrare in azione, così come l’avvio in sordina di Nibali tra Dubai Tour e Oman, o il 2 a 1 a favore di Froome nel primo testa a testa con Contador, alla Vuelta Andalucia. CAV VERSUS KITTEL Ma la Tirreno-Adriatico 2015 non si ferma certo ai «Fantastici 4». Per la classifica concorreranno altri nomi di spicco come Uran, Rodriguez, Mollema, Pinot, Van den Broeck, Gesink, Hesjedal, Betancur e Pozzovivo. Poi un bello stuolo di velocisti capeggiato dai due più forti di tutti, Mark Cavendish e Marcel Kittel — anche loro al loro primo testa a testa stagionale con vista sul Tour — ai quali cercheranno di fare le scarpe Sagan, Boasson Hagen, Ciolek, i nostri Viviani, Modolo, Pelucchi. E poi gli uomini per i colpi di mano, come Van Avermaet, Daniel Martin, Moreno, Vanmarcke, Battaglin, Pozzato, De Marchi e Pirazzi. O i cronomen Cancellara, Malori e l’ex primatista dell’ora Brändle. A ben guardare, difficile trovare in passato un cast così ricco di big. © RIPRODUZIONE RISERVATA

IL GIOVANE EMERGENTE

C’è un nuovo Minali: studia da Boonen 1Riccardo, figlio di Nicola, ha centrato

la prima vittoria da under 23: «Le imprese di Tom sul pavé sono leggenda» «TECNICAMENTE RICCARDO È UN PASSISTA-VELOCE POTENTISSIMO, MOLTO PIÙ RESISTENTE DI ME» NICOLA MINALI 50 VITTORIE DA PRO’

Claudio Ghisalberti

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arigi, 27 luglio 1997: Nicola Minali tocca l’apice della carriera di sprinter vincendo l’ultima tappa del Tour («come vincere un mondiale per noi velocisti»). Melzo, 1° marzo 2015: Riccardo, il figlio di Nicola («ma c’è anche Michael, 2° anno allievi»), vince — in volata, ovvio — la prima gara da under 23. Forse l’alba di una nuova carriera. «Io ho finalizzato un lavoro eccezionale dei miei compagni della Colpack — spiega il vero-

nese, 20 anni il prossimo 19 aprile —. E se andiamo così forte il merito è anche di Maurizio Mazzoleni, il nostro preparatore, con cui mi trovo benissimo». Un diploma di ragioniere per ora mancato all’ultimo chilometro («ho fatto le serali fino al 4° anno ma poi, anche se mi dispiace, non sono più riuscito ad andare avanti»), senza passioni sfrenate («troppo poco il tempo libero e troppo stanco la sera per pensare ad altro che il riposo»), Riccardo ha un sogno che si chiama Parigi-Roubaix e un idolo a cui un giorno vorrebbe somigliare: Tom Boonen («corridore fantastico, le sue imprese sul pavé sono da leggenda»). «Tecnicamente Riccardo è un passista-veloce potentissimo, di sicuro più resistente di me», afferma il padre. «Sì, sono poten-

Da sinistra Riccardo Minali, 19 anni, con papà Nicola, 45 BETTINI

te, tanto che in volata ho toccato i 1.746 watt, ma i suoi 150 metri finali erano insuperabili», replica l’erede. Riccardo è salito in sella da G1, nel 2002, l’anno in cui ha smesso suo padre. Nicola, però, dopo le 50 vittorie tra i pro’ — 3 tappe al Tour, ma anche 2 al Giro, 7 alla Vuelta e 2 Parigi-Tours — è sceso di sella ma non è uscito dal gruppo. Pri-

«I 150 METRI FINALI DI MIO PADRE RESTANO INSUPERABILI. LA CORSA DEI SOGNI? LA ROUBAIX» RICCARDO MINALI UNDER 23 NEL TEAM COLPACK

ma diesse dell’Isolano, la squadra dove è passata tutta la famiglia, ora tra gli juniores della Cipollini-Assali Stefen, oltre a essere responsabile del negozio Cipollini-Dmt. Con lui, quindi, inevitabile fare un discorso più ampio sulla situazione del ciclismo. «Conosco alla perfezione quello giovanile e purtroppo devo dire che è un mondo di vecchi. Vedo ancora le facce di quando correvo io. Ma non è questo il problema principale. Il guaio sono i genitori, soprattutto quelli che hanno praticato in qualche modo ciclismo e che sono, come li chiamo io, i “corridori repressi”. Dai figli vogliono tutto e subito, per loro esiste solo la vittoria. Un dramma. Provate venire a una corsa di esordienti e ve ne accorgerete. Vogliono che i loro bambini di 12-13 anni abbiano il preparatore. Il preparatore di cosa? L’aspetto ludico e formativo per queste persone non esiste». © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Basket R Serie A

MARTEDÌ 3 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

Hazell, il sopravvissuto «Virtus, si va ai playoff»

IL POSTICIPO

1Colpito da un proiettile 4 anni fa e salvo per un pelo. La guardia sta trascinando Bologna in alto: «Mai stato bene come in questa città» Luca Aquino BOLOGNA

I

l 25 dicembre 2010 il miracolo di Natale non avvenne nel cuore di Manhattan sulla 34ª strada, come da pellicola cinematografica, ma diversi chilometri più a nord, sulla 104ª ad Harlem. Jeremy Hazell era appena uscito da una cena con amici quando quattro individui lo avvicinarono tentando di rapinarlo. Nella fuga, venne raggiunto da un colpo di pistola sotto l’ascella destra. I punti vitali furono evitati per un soffio, la sua carriera, per non parlare della vita, si sarebbe potuta interrompere su quel marciapiede del suo quartiere d’origine. Invece, 18 giorni dopo, Jeremy era di nuovo in campo con la maglia di Seton Hall, il suo college. «Quel giorno è stato un punto di svolta della mia vita – ricorda Hazell -. Pochi centimetri e sarei potuto rimanere para-

AL RUCKER HO SFIDATO KEVIN DURANT, IL MIO MODELLO. FECI 40 PUNTI MA LUI ARRIVÒ A 66... JEREMY HAZELL VIRTUS BOLOGNA

lizzato se non morire. È capitato in un periodo particolare dell’anno, così ad ogni Natale rivivo quell’episodio. Sono molto religioso, ogni volta che torno a casa mia madre mi porta in chiesa, evidentemente Dio ha fatto in modo che quello non fosse ancora il mio momento». CRESCITA Della Virtus che sta volando in piena zona playoff, il 28enne newyorkese è stato il trascinatore in questo inizio di 2015 insieme al gemello Allan Ray, originario del Bronx. I bianconeri hanno vinto 5 delle ultime 6 partite, senza la penalizzazione sarebbero nel gruppo delle quinte, e Hazell nelle ultime 7 gare viaggia a 22,7 punti di media con il 48,1% da tre. Con lui ha cambiato marcia anche la squadra: «Stiamo giocando un’ottima pallacanestro, i giovani seguono noi veterani, c’è una grande chimica. In casa

Tony Mitchell, 25 anni. Per l’ala di Trento 14 punti e 10 rimbalzi CIAM

possiamo battere chiunque perché i tifosi ci danno tantissima energia, puntiamo a strappare un paio di successi in trasferta per arrivare ai playoff. Io devo ringraziare la fiducia di coach Valli e dei compagni di squadra per il mio buon momento, da un po’ parto titolare e questo è molto importante perché mi sento subito nel ritmo partita». La sua esplosione offensiva è coincisa con quella della squadra, che nelle ultime 6 partite sta segnando 85,7 punti di media (seconda solo ai 95,3 di Milano) e nelle ultime 4 casalinghe (tutte vinte) addirittura 91,5. Domenica alla Unipol Arena, per la gara contro Pistoia, c’erano quasi 8000 spettatori, attirati dal basket divertente e spettacolare della Virtus di questo periodo. Un basket quasi da playground, quello con il quale è cresciuto Hazell: «La pallacanestro di strada a New York è come la Nba. Vengono giocatori di altissimo livello, una volta al Rucker è venuto Kobe Bryant, un’altra Kevin Durant, il mio modello di giocatore. Giocai contro di lui quella sera, feci 40 punti, ma lui arrivò a 66». PRIMO AMORE E dire che la pallacanestro non è stato il suo primo amore, anzi fino ai 15 anni non gli si era mai avvicinato. Preferiva il football e soprattutto il baseball: «Ero un lanciatore, ai tempi della High School feci un provino in California per alcune franchigie professionistiche, però sentivo nostalgia di casa e sono tornato a New York. Ho poi mollato perché con il freddo non si poteva giocare e ho cominciato con il basket». Fin qui, quella di Hazell è stata una carriera da giramondo: DLeague, Venezuela, Repubblica Dominicana, Spagna, Lituania, prima della tappa a Bologna: «Il miglior posto in cui abbia mai giocato, con un’atmosfera mai vissuta altrove». Anche in spogliatoio si respira aria giovane e di grande compattezza. La settimana scorsa Ray e Hazell («Allan è una specie di fratello maggiore per me, siamo come gli “Splash Brothers”») si sono tinti i capelli di rosso: «Volevamo farlo per i playoff ma non abbiamo resistito. Vorremmo fosse una cosa di squadra, speriamo che qualcuno ci segua». © RIPRODUZIONE RISERVATA

Trento, che difesa Varese nel tunnel Caja parte male TRENTO

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VARESE

65

(20-9, 39-34; 65-44) DOLOMITI ENERGIA TRENTO: Forray 5 (1/1, 1/3), Mitchell 14 (1/6, 3/8), Pascolo 3 (1/3, 0/2), Sanders 8 (4/5, 0/3), Owens 10 (5/8); Grant 12 (3/5, 2/5), Flaccadori 9 (2/3, 1/2), Armwood 4 (0/1 da 3), Spanghero 7 (1/2, 1/3), Baldi Rossi 6 (0/1, 2/4). All.: Buscaglia. OPENJOBMETIS VARESE: Maynor 19 (4/12, 3/5), Diawara 3 (0/2, 1/7), Eyenga 12 (5/7, 0/3), Kangur 8 (1/4, 2/4), Jefferson 6 (2/4); Casella 12 (4/8 da 3), Callahan 5 (2/5, 0/2). N.e.: Okoye, Lepri, Balanzoni, Pietrini. All.: Caja. ARBITRI: Taurino, Bettini, Attard. NOTE - T.l.: Tre 12/17, Var 7/13. Rimb.: Tre 37 (Mitchell 10), Var 43 (Jefferson 10). Ass.: Tre 17 (Forray 5), Var 13 (Maynor 6). Progr.: 5’ 77, 15’ 28-22, 25’ 51-34, 35’ 69-56. Usc. 5f.: Callahan 39’14” (76-63). Spett. 3000.

Massimo Oriani INVIATO A TRENTO

E’

Jeremy Hazell, 28 anni. Viaggia a 14.5 punti di media CIAMILLO

La classifica ● La classifica di Serie A dopo la 5a di ritorno: Milano 36; Venezia 30; Sassari, Reggio Emilia 28; Trento, Brindisi 22; Cremona, Bologna* 20; Pistoia, Cantù 18; Avellino 16; Roma, Capo d’Orlando 14; Varese, Pesaro 12; Caserta** 7. * -2; ** -1. ● CIAO WELP E’ morto a 51 anni, per insufficienza cardiaca, Christian Welp, ex Reggio Calabria. Nel 1993 vinse l’Europeo con la Germania (mvp del torneo). In Nba giocò con Philadelphia, San Antonio e

Golden State. In Europa vinse l’Eurolega con l’Olympiacos (1997). In Italia giocò con Ginobili a Reggio Calabria. ● NBA Michael Jordan entra nella lista di Forbes, quella degli uomini più ricchi del mondo: è al numero 1741 su 1826 con un patrimonio netto 1 miliardo di dollari. Risultati: HoustonCleveland 105-103; SacramentoPortland 99-110; Boston-Golden State 101-106; IndianaPhiladelphia 94-74; OrlandoCharlotte 83-98; LA LakersOklahoma City 101-108; DenverNew Orleans 92-99 (Gallinari 21).

il gioco delle parti. La felicità di Trento che bissa il successo pre Coppa Italia con Brindisi (che aggancia al 5° posto), la delusione di Varese che, al debutto di Caja in panchina, va in bambola per 5’ a inizio terzo periodo, incassa un 13-0 e cade per l’ottava volta nelle ultime 9 gare. Sensazioni strane, con Pozzecco, fresco di dimissioni ma ancora in società, che dà cinque ai giocatori prima della palla a due a pochi metri dal suo sostituto. Poi una Openjobmetis che lotta, pasticcia, non riesce a coprire le falle sul perimetro con rotazioni degli esterni ridotte all’osso. «Abbiamo un solo play, Maynor dice Caja, privo di Rautins e in attesa di Lehto -. Le palle

perse (19, ndr.) sono nate anche dalla mancanza di gente che sappia trattarle. Casella ed Eyenga ci hanno provato ma non è il loro mestiere». DIFESE Trento macina il suo gioco, quando si sblocca dopo aver attaccato a testa un po’ troppo bassa la zona ritrova fluidità, circolazione di palla, tiri aperti, e vola via. Buscaglia pone l’accento sull’altra metà campo, giustamente: «Abbiamo tenuto il 4° miglior attacco del campionato (80.7 punti di media, ndr.) a 65. L’impatto difensivo è stato quello giusto. Così come la reazione al loro rientro nel 4° periodo». Che aveva rimesso in partita Varese sul 69-61 dopo che aveva toccato il fondo sul 65-44 a fine del 3°. Anche Caja parla di difesa: «Trento in casa viaggia a 87 punti a partita, ne hanno fatti solo 78. Di questa partita voglio prendere le cose positive. Ci abbiamo creduto sino alla fine, ci hanno punito l’1/6 ai liberi nel momento del loro break, qualche tiro da tre aperto che non è entrato e quelle 4-5 palle perse banalmente. Ma sono soddisfatto di come abbiamo giocato per 35’». A Varese, che se avesse avuto Kangur sano avrebbe almeno 4-6 punti in più perché anche ieri si è visto come sia di un’intelligenza cestistica di altro livello, è mancato Diawara, stupendo in difesa, ma che ha fatto a botte col ferro per tutta la partita (1/9). Trento invece ha avuto un ottimo bilanciamento offensivo. «Vittoria per nulla scontata chiude Buscaglia - tenendo conto del fattore emotivo che forse andava oltre quello tecnico. Dobbiamo però essere meno ondivaghi, mantenere la stessa aggressività per 40’». La matricola è quinta, i playoff se li stramerita per come gioca. Varese deve continuare a soffrire. La nottata non è ancora passata. © RIPRODUZIONE RISERVATA

BRAVI&CATTIVI di VINCENZO DI SCHIAVI MILANO

9

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I 34 assist sono il nuovo record assoluto nel campionato italiano (superati i 33 di Roseto nel 2005), così come il 79.6% al tiro. L’83.3% da due è primato del club e terza prestazione di sempre. Il 164 di valutazione è il record societario. Milano (Kleiza nella foto) timbra contro Reggio una prestazione che entrerà negli annali. Uno sfoggio di potenza da lasciare basiti. E che ti fa pensare che non ci sia storia. Sarà vero?

VALLI A tre anni dalla scomparsa, la Virtus Bologna onora la memoria di Lucio Dalla (suo grande tifoso), rilanciando le ambizioni playoff dopo la 5a vittoria nelle ultime 6. Ad applaudire la banda Valli erano in 8 mila. Come ai vecchi tempi. Dark (ma anche un po’ white) Bologna.

BASILE Tiri ignoranti li chiamavano nei giorni belli. Il marchio di fabbrica di Gianluca Basile che, a 40 anni, guida Capo d’Orlando contro Avellino: 3/3 da tre, 5 rimbalzi e 5 assist. All’alba dei 40 aveva quasi invocato: «Ditemi che non sono pronto per la pensione». No, Baso, non finisce qui

LUCA VITALI Ha ragione: «A febbraio con 20 punti e in zona playoff: chi l’avrebbe detto?». Noi no. Bravi. Ma ora si fa spinosa, perché Vitali ha pure chiarito: «Siamo salvi». Dopodiché, spesso, ci si sgonfia. Lo spieghi ai giovani e intraprendenti italiani e agli ottimi americani di cui è leader

REGGIO EMILIA «Figuraccia, batosta, vergogna, macchia nera». È la peggior sconfitta della storia del club reggiano in Serie A. Tirare in ballo le assenze di Diener e Cervi ha poco senso. Molto più sapere che il progetto Reggio (Menetti nella foto) è ambizioso, intrigante, ma solo all’inizio

VITUCCI All’ottavo k.o. in nove gare, il coach irpino guarda al mercato che però è stato bloccato dalla Fiba, scacciando i sospetti di un ammutinamento: «Non penso che questo gruppo giochi alla rovescia per fare un danno a me. Magari avessero questa solidità mentale...» .

BASCIANO Ok, Francesco Conti, non sarà un giocatore da sogno (5 punti nelle ultime 7 gare), ma il patron di Trapani e presidente Lnp, esagera: «Conti ruba lo stipendio. Ogni volta che entra in campo fa fallo e perde sempre palla come un cogl...». Va be’, ma che modi..

● POSIZIONE IN CLASSIFICA 1 a ● BILANCIO 18-2

● POSIZIONE IN CLASSIFICA 8a ● BILANCIO 11-9

● PUNTI 13 ● RIMBALZI 5 ● ASSIST 5

● PUNTI 19 ● RIMBALZI 9 ● ASSIST 2

● POSIZIONE IN CLASSIFICA 4a ● BILANCIO 14-6

● POSIZIONE IN CLASSIFICA 11a ● BILANCIO 8-12

● POSIZIONE IN A-2 GOLD 10a ● BILANCIO 8-12

Numeri da sballo


Il caso R La denuncia della stella del basket

MARTEDÌ 3 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

BABY FENOMENI

PRODIGI GIA’ NELLA CULLA? Lebron Jr. ha 10 anni ed è figlio del più forte giocatore di basket in attività. In molti devono aver pensato che il piccolo erede di James possegga le stimmate del talento del fenomenale padre e quindi è già partita la caccia ad accaparrarselo. Lebron Sr. si è arrabbiato, ma la ricerca del talento precoce ormai ha distrutto l’etica. Come dimostrano troppi casi

NON TUTTI SONO MESSI

LEO MESSI, portato in Spagna dal Barcellona a 12 anni: un investimento certamente riuscito GETTY

GIOVENTU’ BRUCIATA L’esasperazione del business sta bruciando la gioventù e le speranze di migliaia di piccoli atleti in tutto il mondo. Una ricerca svizzera ha dimostrato, negli anni passati, che su 600 calciatori africani ingaggiati in Europa da ragazzini, solo il 13 per cento ha ottenuto un contratto professionistico. Il Barcellona, che pure ha stravinto la scommessa con Leo Messi, portato in Catalogna a 12 anni, recentemente è stato punito dalla Fifa per la gestione poco limpida nella compravendita di minorenni. Nel calcio, l’elenco delle presunte stelline inghiottite nel magma di aspettative troppo grandi riempirebbe probabilmente un museo. Freddy Adu, ghanese classe 1989 emigrato negli Usa a otto anni grazie a un biglietto della lotteria che metteva a disposizione una green card, solo sei anni dopo si meritò il soprannome di «Nuovo Pelé» e ottene dalla Nike un contratto da un milione di dollari. Dopo l’ultima fallimentare esperienza in Serbia nel 2014 (14 minuti giocati nello Jagodina), oggi si barcamena facendo ospitate nei locali notturni di Washington. Lebron James, 30 anni, con il figlio Lebron Junior, 10: l’Università di Ohio State avrebbe già messo gli occhi sul bambino

LeBron jr STAR A 10 ANNI? IL PADRE: «DEVE FARE IL BAMBINO» Q

NICKLAS KULTI, a 14 anni considerato l’erede di Borg con sponsor milionario, al massimo numero 32 AP

CONTENUTO PREMIUM sa, lasciategli godere i suoi 10 anni. Trovo sia contro la legge permettere che vengano contattati anche i bambini».

LA STORIA di RICCARDO CRIVELLI

VINCENZO SARNO, a 11 anni, nel ‘99, pagato 120 milioni dal Torino, ha avuto una carriera modesta ANSA

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uando nel 1977 nacque Franziska, nelle stanze occulte della Stasi, la famigerata polizia segreta della Germania Est, non si badò troppo a violare il protocollo stappando bottiglie di champagne, un simbolo della corrotta civiltà capitalista. Il matrimonio tra Roland Matthes, il più forte dorsista della storia e Kornelia Ender, la ragazza prodigio dello stile libero all’Olimpiade di Montreal, che i funzionari del partito comunista avevano, per così dire, «caldeggiato», produceva finalmente il frutto desiderato, una bambina geneticamente perfetta che avrebbe dominato in vasca come già c’erano riusciti i genitori.

LA RABBIA DI LEBRON E invece quel presunto prodigio del Dna, messa in acqua, si rivelò una schiappa totale ed oggi fa il medico, ben lontana dai riflettori e dalle piscine. Il caso di Franziska Matthes è l’emblema della ricerca, spinta oltre ogni limite etico e di buon senso, del talento sportivo fin dalla culla. Un fenomeno che nell’epoca dei social network, dei blog, di Youtube che ti sbatte in faccia in ogni momento le prodezze delle baby star, spesso con la nefasta complicità di

Lebron Jr. durante una partita di basket: i video sono anche su Youtube

mamma e papà, subisce un’amplificazione e una globalizzazione incontrollabili. Ne è rimasto vittima, suo malgrado, perfino Lebron James, che sulla precocità (poi supportata dai fatti, c’è da dire) ha costruito una carriera leggendaria. Ovviamente, in molti devono aver pensato che il figlio Lebron Jr., 10 anni, abbia ereditato i cromosomi del padre e si sono già mossi per reclutarlo all’università, che eventualmente comincerebbe a frequentare nel 2023... Anzi, il coach di basket di Ohio State, Thad Matta, ha candidamente ammesso di avergli messo gli occhi addosso, estasiato come milioni di altri utenti dai video dei suoi canestri scolastici che circolano in rete. Ma il Prescelto non l’ha presa bene: «Lasciatelo tranquillo, lasciategli vivere quell’infanzia che io non ho mai avuto. Mio figlio ama il basket, ma gli piacciono anche i videogame e i compiti a ca-

ITALIANI In Italia, tralasciando il caso più famoso, quello di Diego Jr., figlio illegittimo di Maradona e di Cristiana Sinagra, quanti si ricordano ancora del giro di campo che il Torino, prima di una gara di campionato con la Cremonese, offrì in pasto a Vincenzo Sarno, appena acquistato in settimana per 120 milioni? Era il 1999, lui era un bambino di 11 anni che sognava di imitare Del Piero e aveva perfino palleggiato davanti a Vespa nello studio di «Porta a Porta». In Piemonte rimase tre mesi, la serie A non l’ha mai conosciuta e si è regalato un’onesta carriera tra B (poca) e Lega Pro. E i suoi 11 anni di gloria non sono più neppure un record: la Roma ha acquistato dall’Anderlecht Pietro Tomaselli, che di anni ne ha solo nove, sperando possa ripetere le magie contro i coetanei viste su Youtube anche quando sarà grande. Tutto il mondo è paese, comunque: nel 1985 la Svezia, ancora traumatizzata dal ritiro di Borg, si coccolava il quattordicenne Nicklas Kulti e uno sponsor lo riempiva di milioni (almeno 400) in attesa di essere ricompensato dai risultati che certo non avrebbe fatto mancare. E invece è stato solamente un ottimo giocatore, arrivato al 32° posto della classifica Atp, ma comunque ben lontano dagli standard attesi. Anzi, una volta abbandonata la racchetta, Nicklas confidò che quel contratto e quelle pressioni finirono per distruggerne l’autostima una volta approdato nel tennis che contava davvero. Negli Stati Uniti, invece, il sito Rivals.com si è specializzato nella valutazione di tutti i prospetti di 16/17 anni che possono interessare i college (ma anche i professionisti) in tutti gli sport. Solo che adesso si è spinto un po’ troppo oltre, finendo per ospitare il profilo di Daron Bryden, 12 anni, che sul suo blog (sì, ne ha già uno..) si definisce molto semplicemente il nuovo Tom Brady, il quarteback dei Patriots freschi vincitori del Super Bowl. Papà Craig è entusiasta: «I sistemi di reclutamento sono cambiati, adesso puoi valutare un talento fin da giovanissimo. Io e mia moglie dobbiamo fare di tutto perché realizzi il suo sogno». Fermateli, prima che sia troppo tardi. © RIPRODUZIONE RISERVATA

NEL CALCIO LA TRISTE PARABOLA DI ADU «NUOVO PELE’» E DI SARNO CHE PALLEGGIAVA DA VESPA, LA SVEZIA COPRI D’ORO IL BABY TENNISTA KULTI


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Doping R L’intervista

Sci R Coppa del Mondo

Casasco, Fmsi: «Ci vorrebbe una Wada italiana per l’antidoping»

LA LEADER

1145 1. Tina Maze SLOVENIA

3 vittorie Altri 6 podi

L’INSEGUITRICE

1101

Valerio Piccioni

2. Anna Fenninger

M

aurizio Casasco è orgoglioso. La Federazione Medico-Sportiva che presiede, organizzerà a maggio insieme con la Wada, un’iniziativa scientifica importante. «Sarà di altissimo livello». Intanto la lotta al doping ha il solito problema: la necessità di autonomia, l’equazione controlloricontrollati da evitare. Voi siete una federazione nell’ambito del Coni. Siete sicuramente controllori, gestendo il laboratorio antidoping e i medici prelevatori. Quanto vi sentite controllati? «In realtà il laboratorio, la cui autorevolezza è stata certificata internazionalmente, ha comunque una sua autonomia amministrativa. Noi siamo una federazione di garanzia, lo ha certificato pure l’Istat. Quanto ai medici prelevatori: a Torino 2006 sapete quante “non conformità” furono registrate su 1500 controlli? Zero».

MARTEDÌ 3 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

AUSTRIA

4 vittorie Altri 6 podi

LA SFIDA Questo il programma delle ultime otto gare della Coppa del Mondo femminile. Sabato: discesa a Garmisch (Ger) Domenica: superG a Garmisch Venerdì 13: gigante ad Are (Sve) Sabato 14: slalom ad Are Mercoledì 18: discesa a Meribel (Fra) Giovedì 19: superG a Meribel Sabato 21: slalom a Meribel Domenica 22: gigante a Meribel

Il presidente Maurizio Casasco

ve le regole sono severe, ma lei sa quanti sono stati i “non negativi” a Torino 2006? 71. I positivi? Uno». Non proprio il massimo della severità. E l’altra criticità? «Norme sulla reperibilità e controlli a sorpresa. Su questo, è uno dei successi di Malagò, l’accesso alla banca dati Adams, pure in Italia, è stata un passo decisivo».

E poi ora arrivano i Nas. Non siete «gelosi»? «Abbiamo contribuito alla loro formazione come ispettori investigativi antidoping, e la collaSolo in Italia, borazione però, il «prelecon i nostri SONO CONVINTO vatore» è per Dco è stata CHE MALAGÒ SAPRA’ legge un medistraordinaCOSTRUIRE UNA SOLUZIONE co sportivo. ria. Non ci CHE RENDA IL SISTEMA Nelle regole sono motiSEMPRE PIÙ AUTONOMO Wada, questo vi per non obbligo non andare c’è. avanti co«Ma è chiaro. MAURIZIO CASASCO sì». Serve armo- PRESIDENTE MEDICI SPORTIVI nizzazione e Però siamo in molti Paesi, i medici per fare i sempre lì. Come si arriva a controlli non ci sono. Sapete pe- una vera terzietà? rò che cosa significa avere un «Perché non replicare ciò medico di fronte, per esempio, che accade nel mondo? Una a un atleta che può avere una Wada italiana. Sono convincrisi ipoglicemica o vagale». to che Malagò abbia il coraggio e la volontà di costruire – Intanto il presidente del ciclismo con la ministro Lorenzin e il Di Rocco ha parlato, pur lodando sottosegretario Delrio - una il direttore Botrè, di un laborato- soluzione che renda il sisterio «troppo domestico» visto ma sempre più autonomo». che dipende dalla Fmsi. «Siamo troppo domestici noi o Come potrebbe funzionare la portare a Losanna i controlli e Wada italiana? utilizzare DCO dell’Uci, uscen- «Dieci membri, 5 di nomina do di fatto dalla legge penale Coni, 5 del Governo. Presiitaliana e imponendo rogatorie dente una volta “sportivo”, internazionali?» un’altra no. Come nella Wada. Curriculum seri, comL’inchiesta di Bolzano ha eviden- portamenti etici, competenziato un sistema colabrodo… ze. Senza un perito che di«Oggi, nell’antidoping vedo so- fende un dopato un giorno, e prattutto due criticità. Il siste- poi è membro di una comma delle esenzioni terapeuti- missione in un altro…» © RIPRODUZIONE RISERVATA che è il primo: non in Italia, do-

La Coppa in 44 punti Fenninger-Maze la volata più bella 1L’austriaca vince il superG di Bansko, la slovena

è seconda: in otto gare si giocheranno la stagione LA GUIDA Elena Curtoni 5a Nadia Fanchini 9a Brignone 15a con il 50 SuperG femminile a Bansko (Bul): 1. Fenninger (Aut) 1’14”59; 2. Maze (Slo) a 16/100; 3. Vonn (Usa) a 28/100; 4. Hosp (Aut) 55/100; 5. E. CURTONI a 56/100; 6. Rebensburg (Ger) a 66/100; 7. Weirather (Lie) a 85/100; 8. Huetter (Aut) a 90/100; 9. N. FANCHINI a 96/100; 10. Gut (Svi) a 1”01; 11. Goergl (Aut) a 1”41; 12. MARSAGLIA a 1”49; 13. Stuhec (Slo) a 1”66; 14. D. Gisin (Svi) a 1”96; 15. BRIGNONE a 2”09; 19. Suter (Svi) a 2”31; 22. STUFFER a 2”66; 25. BASSINO a 3”00. Ritirate: E. FANCHINI, MERIGHETTI. Coppa del Mondo (24 prove): 1. Maze 1145; 2. Fenninger 1101; 3. Shiffrin (Usa) 750; 4. Vonn 706; 5. Zettel (Aut) 586; 6. Rebensburg 573; 22. N. FANCHINI 269. Coppa superG (5 gare): 1. Fenninger 372; 2. Vonn 340; 3. Maze 250; 12. N. FANCHINI 106.

Simone Battaggia

I

l leopardo continua la sua caccia e la gazzella continua a scappare, indomita. La volata tra Anna Fenninger e Tina Maze diventa sempre più intrigante. L’austriaca, che in passato si era fatta fotografare con le fattezze del felino per una campagna ambientalista, ieri si è avvicinata ancora un po’ alla slovena grazie al trionfo nel superG di Bansko, il suo secondo nella specialità in gare di Coppa del Mondo. Come era successo domenica nella supercombinata, l’iridata della discesa di Beaver Creek ha limitato i danni chiudendo seconda. Ma in due gare ha comunque perso 40 punti di margine e ora gliene sono rimasti solo 44. A metà stagione ne aveva 370. TRE SU TRE Sotto il sole, dopo

il maltempo che aveva fatto saltare le gare di venerdì e sabato e ritardato quella di domenica, ieri Anna Fenninger ha confermato il suo stato di grazia con la terza vittoria nelle ultime tre prove di Coppa. La pista, tracciata dal responsabile azzurro Alberto Ghezze, era ripida e molto tecnica. L’austriaca ha sciato con la consueta grazia, senza commettere errori. «Ho spinto forte e ho tenuto un buon ritmo — ha detto la 25enne, olimpionica e iridata della specialità —. Non ho mostrato il mio miglior modo di sciare per via delle condizioni meteo, ma va bene così. Sono stati due giorni perfetti». La vittoria le ha anche permesso di prendersi il primo posto nella classifica di specialità ai danni di Lindsey Vonn, comunque terza e in ripresa dopo la delusione dei Mondiali.

SCHERMAGLIE E ora tra il leopardo e la gazzella iniziano le schermaglie. Mancano ancora otto prove di Coppa (in attesa che la Fis decida sul recupero del secondo superG saltato in Bulgaria), due per ogni specialità, e sembra di essere tornati alla stagione scorsa: Fenninger in piena rimonta, Maze che lotta per mantenere il vantaggio. Nel 2014 la rimonta riuscì. «Sì, ora sono più vicina — spiega Fenninger —, ma non so se ce la farò. Devo solo andare avanti così e vedere cosa succede. Lei ha due gare in più a disposizione». Cioè gli slalom, che (di solito) l’austriaca non disputa. «Di certo avere una specialità in più aiuta — ribatte la slovena —, ma è facile perdere punti, come a Maribor e a St Moritz». ELENA CRESCE L’Italia porta a casa il quinto posto di Elena Curtoni. La 24enne valtellinese ha eguagliato il miglior risultato in carriera (fu 5a in superG a Garmisch nel 2012), e altre tre ragazze si sono piazzate tra le migliori 15, con Nadia Fanchini nona, Francesca Marsaglia 12a e Federica Brignone 15a partendo con il pettorale 50. «Sono soddisfatta — spiega Elena —, la pista era bella, il difficile stava nell’adattarsi. C’erano lastre, ma anche tratti con molto grip. Ho iniziato la stagione fuori dalle 30 con l’obbiettivo di rientrare tra le migliori quindici e ce l’ho fatta. Proseguo un passo alla volta, e ben vengano i passi più lunghi come questo. Ora c’è Garmisch e anche lì di solito mi sento a mio agio. Non credo di essere lontana dal podio». © RIPRODUZIONE RISERVATA


Sci velocità R Ad Andorra

MARTEDÌ 3 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

Origone fratelli Mondiali Ivan-jet batte Simone

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LA GARA FEMMINILE

1Oro e argento iridati a 181 km/h, ma a sorpresa si impone il più giovane

«Simone capirà cosa vuol dire perdere». «Io e Ivan siamo una squadra, ma...» Pierangelo Molinaro erdere un titolo mondiale per 0,3 km/h fa arrabbiare, un po’ meno se a vincere è tuo fratello. Simone Origone, dopo cinque titoli mondiali di sci di velocità, ieri sulla pista Grandvalira di Pas de la Casa ad Andorra sui Pirenei, è stato battuto dal fratellino Ivan appunto per questa inerziale differenza. Una lotteria, perché il titolo si è giocato su una sola picchiata alle ore 10. Alle 12 era prevista la finale che però è stata annullata per il troppo vento nella parte alta della pista. Così la giuria ha deciso di considerare valido il risultato della semifinale.

L’ERRORE «Ma sono stato io a sbagliare — precisa Simone — non ho seguito la traccia giusta. Invece di stare nel mezzo della pista, mi sono spostato sulla sinistra e lì c’è una leggera contropendenza che mi ha costretto a due curvette quasi invisibili per tornare in carreggiata che però mi sono costate il titolo. Vabbé, ma questo titolo è rimasto in casa, a Champoluc, la cosa importante era battere gli austriaci. Pensate che a fine gara hanno pure presentato ricorso per il troppo vento. Le condizioni erano al limite, ma non si protesta a giochi fatti». «Beh, almeno una volta Ivan prova cosa significhi arrivare secondo» punzecchia Ivan. «Sono contento per lui — entra Simone —, il titolo lo ripaga della scorsa Coppa del Mondo persa all’ultima gara». RIVALITA’ Ma quanto si può essere fratelli in una disciplina individuale? «Siamo una squadra — spiega ancora Ivan Origone — ma quando entriamo in gara, ognuno tira l’acqua al suo mulino. Domenica sera ad esempio abbiamo preparato insieme i nostri sci ed evidentemente lo abbiamo fatto bene...». Non sempre però è girata così — aggiunge il fratello maggiore Simone —, ci sono stati momenti in cui la nostra rivalità è stata più accesa. Quando ad esempio lui era in squadra con la Red Bull mentre io ero stato escluso perché considerato troppo vec-

Greggio, che strano oro «Non me ne ero accorta»

LA SFIDA

P

Valentina Greggio, 23 anni

IVAN ORIGONE SIMONE ORIGONE

H

MONDIALI VINTI

1

5

RECORD DI VELOCITÀ

250 252 COPPE DEL MONDO VINTE

1

8

GARE DI COPPA VINTE

19

29

Simone Origone, 35 anni: esordì in Coppa del Mondo di velocità nel 2004, secondo a Sun Peaks (Canada)

Gara in una sola manche. Tra i due una differenza di soli 0,3 km/h. Simone: «Ho sbagliato io» A fine marzo, nella gara di Coppa del Mondo a Vars, i due cercheranno il record del mondo chio. In quel momento non ci passavamo molte informazioni. Ma in generale siamo vicini, ci alleniamo insieme, e Ivan mi aiuta diverse volte con le testature degli sci». «Simone comunque è il faro dello sci di velocità — rivela ancora Ivan — prima era uno sport da hippie, con tanta improvvisazione e ancor più coraggio. Lui l’ha fatta diventare una attività professionale, con le sue ricerche. Ha insegna-

LA RIVINCITA A quando la rivincita? «In questi giorni su questa stessa pista c’è una prova di Coppa del Mondo, ma quella vera sarà a fine marzo a Vars, dove, appena il tempo lo permetterà, andremo all’attacco del primato mondiale. Ma possiamo fare una piccola dedica? — chiede Ivan —. I nostri risultati e quello della Greggio sono per Matteo Viana, un nostro compagno di allenamento che si è gravemente infortunato e ora è in ospedale in terapia intensiva. Con il nostro cuore siamo intorno al suo letto».

NEVE MOLLE Come quella maschile, anche la gara femminile di ieri si è disputata su una sola picchiata. Vista le condizioni, gli organizzatori hanno tenuto buoni i risultati della semifinale, nei quali Valentina si era imposta con 175,08 km/h, due in più rispetto alla svedese Baginski. «La neve era molle, ho cercato una buona linea ma spigolavo. Nelle fotocellule ho rischiato di cadere, mi sono “aperta” per non perdere l’equilibrio. All’arrivo mi sono lamentata: È stato un addetto a dirmi che ero in testa». Valentina ha un primato di 230 km/h. «Il record? È a 242 km/h, ma non ci penso. È stato fatto a Les Arcs, la pista più veloce che però è stata chiusa. Però vorrei migliorarmi». si.ba.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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il prossimo 31 marzo, è maestro di sci e maestro d’ascia. «Lavorare il legno — spiega il fratellino — è per me una vera passione. Con due amici abbiamo messo in piedi una piccola azienda che riveste le case, dentro e fuori».

LA CHIAVE

Azzurri da podio: da sinistra Simone Origone, Valentina Greggio, Ivan Origone

to a tutti quanto siano importanti i particolari». LA STORIA Ci vuole fegato a buttarsi con gli sci a 200 all’ora. Ma può diventare una vocazione. Simone era un discesista, ma quando ha provato la velocità pura se ne è innamorato. «Non è possibile spiegare cosa si prova quando l’aria tende a sollevarti da terra, che adrenalina c’è in quei pochi secondi». E c’è

da credergli visto che il valdostano detiene anche il primato mondiale assoluto con 252,454 stabilito lo scorso anno a Vars, in Francia. Ed è stato lui naturalmente a portare Ivan a questa disciplina. «Pure lui era un discesista, veniva una volta all’anno, poi a 19 anni ha fatto una scelta definitiva». Ma di velocità non si vive. Simone, 35 anni, è maestro di sci e guida alpina, Ivan, che ne festeggerà 28

a iniziato con lo sci alpino, come tutti. Poi, quattro anni fa, la proposta di un allenatore. «Perché non provi la velocità?». Valentina Greggio, 23enne di Verbania, studentessa di Scienze Motorie a Saronno, non ci ha pensato due volte. E ieri ha centrato il primo, grande risultato in carriera, con l’oro mondiale. «Due anni fa, a Vars, vinsi il titolo della categoria produzione, con gli sci da discesa, mentre questa volta mi sono presa il titolo Speed 1. Andare forte mi è sempre piaciuto. Sì, sono felice della scelta che ho fatto. Certo, lo sci alpino è un’altra cosa, ma sono contenta per quello che sto vincendo. Certo, la mamma all’inizio era un po’ preoccupata, ma lo sport è così. Basta un messaggino dopo la gara per dirle che sto bene e tutto va a posto».


Pallavolo R La storia

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MARTEDÌ 3 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

Novara, nuova vita imparata all’oratorio «Così siamo rinati»

VARIE: PREMIO

Pearl Awards il giornalismo nello sport PARIGI

N

1Tre anni fa l’addio al campionato, il ritorno

alle origini e la Coppa Italia: esempio per tanti

volta, dall’oratorio dell’Agil di Suor Giovanna Saporiti, nella vicina Trecate. La direzione NOVARA tecnica è affidata ad Enrico a Coppa Italia di Novara è Marchioni, un altro che nel un successo che dovrebbe 2001 c’era e che nel frattempo dare fiducia a tutto il si- (a Montichiari nel maschile) è stema sportivo italiano. La le- diventato grande. Comune e zione che ne deriva è che an- Banco Popolare di Novara troche in tempi di crisi si possono vano anche lo sponsor giusto: portare avanti progetti seri Fabio Leonardi è il vulcanico nello sport. patron della Igor GorgonBasta avere il LA SVOLTA zola. L’obietticoraggio di programma- Si è ripartiti da dove tutto vo è tornare in alto, ma senza re. bruciarsi. La Novara è stata cominciò la prima volta: scelta è di riper oltre dieci dall’Agil Trecate e dalla anni una delle passione di suor Giovanna parte dalla A-2. In poche piazze più imsettimane portanti del Il d.s. Marchioni: Marchioni rivolley rosa costruisce da italiano, a cui «Abbiamo fatto le scelte giuste, ma non pensavamo zero l’Agil, è mancata soche ha appena lo la gioia del- di vincere subito» terminato la lo scudetto. Poi, l’estate di tre anni fa, l’im- B-2, allestendo una squadra provviso addio dello storico che riconquista la n A-1.. sponsor, e di mezza società. Pare la fine inevitabile di una IN ALTO «Non era per nulla bella favola sportiva. Ma a No- scontato che riuscissimo subivara non ci stanno e in tanti si to a vincere - racconta Marmobilitano. Si riparte da dove chioni - ma sono convinto che tutto era cominciato la prima quella di ripartire dalla A-2 sia

Andrea Crippa

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squadra composta dai tanti sponsor che ci hanno seguito in questo nostro progetto (una ventina tra main e top sponsor, più un’altra cinquantina di partner minori, ndr) e che si sono appassionati alla pallavolo in modo fantastico. Tutti stanno dando il proprio contributo per fare qualcosa di importante per il nostro territorio». In campionato è stato sin qui un quasi dominio (16 vinte e 2 perse), con la sola Modena capace ti tenerne il passo. Ed al primo appuntamento importante, la final four di Coppa italia, è arrivato anche primo trionfo della nuova era Igor. E allora sì, adesso si può dire «Ben tornata Novara».

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IL GRUPPO GIUSTO Il resto è storia di oggi. Tornano a Novara Guiggi, Sansonna e Barun, tre veterane, ma si scommette anche sul futuro azzurro con Signorile, Chirichella, Partenio, Bonifacio e Zanette; Mi Na Kim e Alberti (protagoniste dalla A-2 al trionfo di ieri) sono il collante e la squadra si completa con Klineman e Hill, quest’ultima ingaggiata poco prima della sua esplosione nel Mondiale, vinto con gli Usa con tanto di titolo di Mvp. «Alle spalle di quella che va in campo - spiega il patron Fabio Leonardi - abbiamo costruito in pochi mesi un’altra

Suor Giovanna Saporiti, l’«anima» delle due vite di Novara TARANTINI

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stata la scelta giusta. Anche se mai avremmo pensato di tornare a vincere una Coppa Italia così in fretta». Anche perché l’impatto con la A-1 è durissimo: dopo tre sconfitte, senza neppure un set vinto, l’anno scorso, è l’ora di un altro ritorno. Luciano Pedullà si accomoda sulla panchina della squadra della sua città: è l’inizio di una scalata che porta la Igor a concludere la stagione regolare al quarto posto e a vivere i play off da protagonista (fino alla semifinale).

asce un premio mondiale il cui scopo è promuovere il giornalismo sportivo e la sua cultura. Lo organizza l’Abu Dhabi Media, piattaforma con oltre 20 testate fra carta, televisione, radio, new media e pubblicità che, in accordo con l’Aips, l’associazione mondiale dei giornalisti sportivi presieduta da Gianni Merlo, dà vita allo «Sport Media Pearl Awards». I premi saranno divisi in cinque categorie: fotografia, stampa scritta, audio, video e new media. Ammessi giornalisti sportivi di tutto il mondo, che potranno mandare i loro lavori in lingua originale. Sarà poi compito del Comitato esecutivo della Aips selezionare per ogni categoria i migliori dieci lavori che verranno poi esaminati da una giuria di nove esperti, più il presidente dell’Aips e una personalità dello sport:, che alla fine aleggeranno i tre finalisti.

TERMINI I lavori potranno arrivare dal 23 marzo sino al 30 settembre, a ottobre la selezione dei dieci e a novembre si conosceranno i finalisti. La premiazione sarà a dicembre ad Abu Dhabi. al vincitore andranno 10.000 dollari, 1500 al secondo ed al terzo. La premiazione sarà un grande evento preceduto da due giorni di convegni sul giornalismo sportivo. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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MARTEDÌ 3 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

TUTTENOTIZIE

1BASEBALL: ADDIO MINNIE (r.r.) A 89 anni è morto il restes Miñoso, per tutti Minnie, cubano, il primo latino nero in MLB, vera bandiera dei Chicago White Sox, che hanno ritirato il suo numero 9, con cui ha giocato in 12 stagioni tra il 1951 al 1964.

BOXE

RUGBY

Dong, Muraglia sul ring E la Cina va al massimo

Francia, il c.t. è furioso «Squadra di starlette»

1Alto 2.13 per 130

1Dopo il k.o. col

kg, è emigrato da De la Hoya per diventare un campione

S

i sa, agli americani qualche volta andrebbero date lezioni di fantasia. Così, di fronte a un cinese di due metri e 13 e 130 kg, era logico che gli appioppassero il soprannome «Grande Muraglia». AGILITA’ In realtà il nome di Dong, Taishan, richiama una delle cinque montagne sacre del taoismo. E, come dimensioni, quasi ci siamo. La peculiarità di Dong, però, è che abbia scelto di fare la boxe senza neppure un incontro da dilettante alle spalle e, per riuscirci, sia emigrato in California da Oscar de la Hoya, che lo ha accolto nella sua Golden Boy Promotion. Di più: nonostante la stazza, ha dimostrato fin da subito agilità e velocità fuori dal comune per un uomo così imponente. Ha debuttato a luglio, poi ha disputato un al-

TENNIS

37

tro match a novembre e venerdì scorso ha ottenuto la terza vittoria , contro McCrary, il primo avversario con un record positivo: «Ho iniziato con il basket, ho provato la kick boxing, ma il pugilato è la mia strada. Non ho fatto fatica ad adattarmi, devo soltanto imparare a proteggere meglio il corpo». AMBIZIONI La Cina da qualche anno ha scoperto la boxe con le imprese di Zou Shiming, doppio oro olimpico e oggi sfidante al Mondiale Ibf dei mosca e di Zhang Zilei, il massimo sconfitto da Cammarelle ai Giochi di Pechino, ma Dong potrebbe diventare cioè che Yao Ming fu per l’Nba, un ambasciatore straordinario del paese negli Stati Uniti: «De la Hoya — dice Taishan — vuole conquistare il mercato cinese perché crede in me e sa che posso diventare un crac. Le mie potenzialità sono ancora inesplorate, ma mi rendo conto di progredire ad ogni match». Gli manca casa, però è convinto che le vittorie leniranno la nostalgia: «Mi do tre anni per raggiungere il livello più alto, poi tornerò in patria da campione». Guardando tutti dall’alto. © RIPRODUZIONE RISERVATA

ri.cr.

IPPICA

Galles Saint-André attacca: «Servono gladiatori». Parra assente con l’Italia

Alessandro Grandesso PARIGI @agrandesso

Taishan Dong, 26 anni, in palestra con gli allenatori della Golden Boy Promotion: per arrivare alla sua altezza (2.13) devono usare gli sgabelli che si mettono all’angolo dei pugili

L

L’ala Yoann Huget e il terza linea Loann Goujon dopo il k.o. col Galles AP

TRADIMENTO Così, domenica Saint-André è passato alle maniere forti. Prime nel fac-

cia a faccia burrascoso, durato più di mezzora. Poi pubblicamente: «Non ho bisogno di starlette. La carriera si costruisce in campo, non nei media. La stella è la squadra e ho bisogno di campioni. Sabato invece non ne ho visti». E non solo in campo, ma forse neppure dopo, per il terzo tempo quando i più giovani si sono presentati sorridenti, più interessati allo champagne che all’analisi della seconda sconfitta in tre partite. Il c.t. non avrà neppure apprezzato che qualcuno abbia prolungato i festeggiamenti in discoteca, presentandosi in ritardo alla riunione di domenica mattina.

DUBBI Concetto ripetuto ai giornalisti: «Li ho difesi per tre anni, ma ad alto livello bisogna saper essere dei gladiatori». Per i media però Saint-André continua a non convincere. E non solo per l’incapacità di garantire un gioco chiaro, nonostante le 80 convocazioni del suo triennio. La sua sfuriata potrebbe trasformarsi in un boomerang. E contro l’Italia non ci sarà Morgan Parra che sabato ha rimediato la rottura del crociato posteriore destro e uno stop di oltre due mesi.

40-5) abbandono 9 per la la cintura massimi America Wbc.

maschile di hockey su prato conquista la sua prima storica vittoria nella Fase due di World League battendo 2-1 il Cile con i gol di Andrea Corsi e Tommy Keenan su corto. Oggi lo scontro proibitivo contro L’Irlanda grande favorita per il successo finale.

a vorrebbe di «gladiatori», e invece si ritrova con una squadra di «starlette». È la Francia di Philippe Saint-André, c.t. di una nazionale in crisi di nervi. Colpa di certi giocatori che preferiscono farsi belli in tv, o in discoteca. E poi in campo rimediano figuracce. Come quella di sabato, allo Stade de France, con il Galles (13-20). Come quella che i Bleus vorrebbero evitare il 15 marzo a Roma, contro un’Italia che nel Sei Nazioni ha gli stessi punti. E che rievoca le umiliazioni del 2011 e nel 2013.

LA CERIMONIA ATLETICA

Davis: finale in campo neutro e un servizio?

Pascià Lest nel Vitesse con Gelormini

Nella settimana del 1° turno del gruppo mondiale di coppa Davis, con Kazakistan-Italia da venerdì a domenica ad Astana, e il re degli Us Open, Cilic, che deve rinunciare alla sfida con la Serbia di Djokovic per la spalla dolorante, Francesco Ricci Bitti, presidente della Federazione internazionale (Itf), azzarda possibili, prossime, novità: dalla finale in campo neutro a una sola palla di servizio, ai set brevi di Coppa. NUOVI NUMERI Classifiche mondiali, uomini: 1. Djokovic (Ser) 13.165 punti; 2. Federer (Svi) 9.205; 3. (4) Nadal (Spa) 5.675; 4. (5) Nishikori (Gia) 5.415; 5. (3) Murray (Gbr) 5.370; 6. Raonic (Can) 4.980; 7. Wawrinka (Svi) 4.595; 8. (9) Ferrer (Spa) 4.535; 9. (8) Berdych (R.Cec) 4.340; 10. (11) Cilic (Cro) 3.450; gli italiani: 22. Fognini; 35. (36) Seppi; 49. (52) Bolelli; 79. (78) Lorenzi; 113. (109) Vanni; 152. (150) Cecchinato; 186. (185) Starace; 195. (203) Arnaboldi; 196. (193) Viola; donne: 1. S. Williams (Usa) 9592 p.; 2. Sharapova (Rus) 8215; 3. Halep (Rom) 6571; 4. Kvitova (R.Cec) 6395; 5. Wozniacki (Ola) 4730; 6. Ivanovic (Ser) 4425; 7. Bouchard (Can) 4306; 8. A. Radwanska (Pol) 4065; 9. Makarova (Rus) 3420; 10. Petkovic (Ger) 3190; le italiane: 12. Errani; 16. Pennetta; 33. (32) Giorgi; 39. (38) Vinci; 55. (57) Knapp; 70: (72) Schiavone; 180. Brianti; 211. (210) Barbieri; 253. (248) Gatto Monticone; 287. (285) Grymalska.

● Sono 25 i rimasti iscritti al Criterium de Vitesse (m 1609) di domenica a Cagnes-surMer, in Costa Azzurra. Sei gli italiani: Re Italiano Ur, Osasco di Ruggi, Princess Grif, Owen Cr, Linda di Casei e Pascià Lest. Quest’ultimo, che non corre dal 6 novembre, sarà interpretato per la prima volta da Gabriele Gelormini, il driver piemontese di stanza in Francia che può già vantare un secondo posto nell’Amérique di un mese e mezzo fa. Pascià si trova particolarmente a suo agio sulla pista nizzarda: lo scorso anno, in coppia con Andrea Guzzinati, proprio nel Vitesse finì ottimo secondo dietro Univers de Pan che sarà al via anche quest’anno così come Timoko, (il re del France) che ha vinto a Cagnes due anni fa. ● LEMAIRE TROPPI TWEET Il jockey francese Christophe Lemaire, che attualmente si trova in Giappone, è stato squalificato dalle autorità nipponiche per 30 giorni e non potrà montare nella Dubai Cup. La colpa? Ha twittato durante il periodo di «quarantena» dei fantini.

Pascià Lest ha 6 anni FORNI

Oggi a Catania l’intitolazione di piazzale Cannavò

Piazzale Cannavò a Catania ● (l.m.) Una giornata per ricordare Candido Cannavò nella sua Catania. Una festa nella città dove era nato nel 1930 e dove, giovanissimo, aveva mosso i primi passi nel giornalismo fino a diventare una firma dello sport mondiale e per 19 anni direttore della Gazzetta dello Sport. Da oggi Piazzale Oceania, che si affaccia sul mare, il litorale ionico così amato da Candido Cannavò, si chiamerà Piazzale Candido Cannavò. Alla presenza del direttore della Gazzetta Andrea Monti e della Fondazione Cannavò, due gli eventi in programma: alle 10.30 la cerimonia pubblica di intitolazione del Piazzale e a seguire, nel vicino Teatro Musco di via Umberto, la presentazione delle iniziative promosse dalla Fondazione. Oltre alle autorità (assente il sindaco Enzo Bianco impegnato a Bruxelles col Presidente della Repubblica Sergio Mattarella) ci saranno gli amici catanesi di Cannavò, sportivi e personalità della cultura che arriveranno a Catania per ricordare la sua figura di uomo e giornalista.

● ITALIA INDOOR (si.g.) A Modena progresso dell’allieva italoivoriana classe ‘99 Zaynab Dosso, 7”38 nei 60 metri: sarebbe primato nazionale U.18 (e 2° tempo 2015 in Italia) ma non è omologabile per la cittadinanza. Donne. Alto: Arduini (a) 1.77. A Lione (Fra), completamento. Juniores maschile. 400. 2. Vanzo 48”32. Lungo: Randazzo 7.44. Triplo: 2. Bocchi 15.90. Femminile. Alto: 3. Omoregie 1.82. Triplo: Cuneo 13.25. 3000 marcia: Stella 13’19”39. A Lexington (Usa. Uomini. 800 (batt): 2. Lahbi 1’50”85. A Geneva (Usa). Uomini. Martello 35 lb: 5. Ferretti 20.85. A Winston Salem (Usa). Donne. 800/Miglio: 1./2. Mattagliano 2’10”66/5’01”34. ● LISEK RECORD (si.g.) A Bad Oeynhausen (Ger), in un centro commerciale, record polacco indoor di Piotr Lisek, 5.90 nell’asta. A San Pietroburgo (Rus). Donne. Alto: Gordeyeva 1.96. A Praga (R. Ceca). Donne. Asta: Ptacnikova 4.62. A Vaxjo (Sve). Uomini. Peso: Nedow (Can) 20.46. ● CAMPIONI USA (si.g.) Così nei campionati Usa indoor a Roxbury, Boston. Uomini. 60: Bracy 6”55. 300: Man. Mitchell 32”86. 600: Loxsom 1’15”33 (r.n.); Wieczorek 1’16”07. 60 hs: Harris 7”51. Alto: Kynard 2.34; Robertson 2.31. Asta: Kendricks 5.76. Peso: Cantwell 20.41. Eptathlon: Taiwo 6273. Donne. 60: Bartoletta 7”08; Young 7”16 (b. 17”14). 300: Hastings 36”52; Beard 36”65. 600: Montano 1’26”59. 60 hs: Stowers 7”84. Asta: Payne 4.55. Peso: Carter 19.45 (mpm ‘15). Pentathlon: Day 4654.

BOXE ●

IN EUROPA (r.g.) A Belfast (Irl. N.) il locale Carl Frampton (20) mantiene l’Ibf supergallo ai danni di Avalos (Usa, 25-3) ko 5. A Londra (Ing) il massimo irlandese Tyson Fury (24) costringe alla resa Christian Hammer (Rom, 17-4) e si conferma sfidante ufficiale di Vladimir Klitschko per la Wbo. Il figlio d’arte Chris Eubank jr. (19-1) conquista l’interim Wba medi, scalzando Chudinov (Rus, 14-1-2) ko 12. Frank Buglioni (15-1) resta europeo Wbo supermedi contro Jukic (Cro, 21-4) ko 1. ● LOVAGLIO BATTUTO (r.g.) Ad Antalya (Tur), il campione italiano cruiser Maurizio Lovaglio (18-11) è stato battuto dal turco Aziz Karaoglu (3) sulle 8 riprese. Il cubano Solís (20-3), oro olimpico 2004, ha subito la seconda sconfitta contro Tony Thompson (Usa,

GOLF WOODS ACCUSATO DA OLSEN «FERMO PER DOPING» Il Pga Tour e l’agente di Tiger Woods hanno negato oggi che l’ex numero uno del mondo di golf sia fuori da campi per una sospensione per doping. Dan Olsen, un giocatore che non partecipa ad un torneo Pga dal 2011, ha detto venerdì ad una radio del Michigan che «un testimone, una persona credibile» gli aveva detto che Woods era stato sospeso dalla Pga per un mese per doping. ● HONDA CLASSICPadraig Harrington ha vinto con 274 colpi (67 66 71 70, -6) l’Honda Classic, torneo del Pga Tour sul Champion Course (par 70) di Palm Beach Gardens superando alla seconda buca supplementare Daniel Berger (274 - 68 71 71 64).

GHIACCIO ●

PISTA LUNGA IRIDATA Mirco Nenzi 12° ai Mondiali sprint (2x500, 2x1000) in pista lunga di Astana (Kaz). Uomini (500, 1000): 1. Kulizhnikov (Rus) 138.325 (34”68/1., 1’09”06/1.); 2. Otterspeer (Ola) 139.335; 3. Yesin (Rus) 139.855; 12. Nenzi 141.0975 (35”34/ 10., 1’10”37/13.); 21. Bosa 143.060 (35”67/22., 1’11”81/22.). Donne (500, 1000): 1. Bowe (Usa) 149.600 (37”71/1., 1’14”50/1.); 2. Richardson (Usa)150.815; 3. Erbanova (R.Ceca) 152.625; 21. Daldossi 159.115 (38”99/17., 1’20”85/23.). ● SHORT TRACK A Osaka (Giap) conclusi i Mondiali jr di short track. Uomini: 1. Kim Dagyeom (S.Cor); 37. Palla; 38. Antonioli; 50. Giordano. Staffetta: 1. Sud Corea; 14. Italia. Donne: 1. Kong Sangjeong (S.Cor); 20. Sighel; 24. Botter Gomez; 26. Malfatti. Staffetta: 1. Sud Corea; 9. Italia.

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IPPICA ●

IERI 4-14-9-13-7 A Palermo (m 2020): 1 Rispetto Op (A. Pecoraro) 1.16.1; 2 Locomotion Om; 3 Otilia; 4 Milagro; 5 Merkury Caf; Tot.: 4,76; 1,85, 1,36, 3,93 (17,83). Quinté: 2.749,15. Quarté: 599,78. Tris: 154,83. ● OGGI QUINTÉ A S. GIOVANNI TEATINO A Pescara (inizio convegno alle 14.55) scegliamo Surprise Ek (12), Sagunto (11), Sea Point Jbay (10), Santiago di Celo (14), Salomé Laser (15) e Saquila (13). ● SI CORRE ANCHE Trotto: Albenga (15.40) e Trieste (15.15). Galoppo: Roma (14.30).

NUOTO ●

DETTI E TURRINI (al.f.) A Livorno (25 m). Uomini: 50 sl Zazzeri 22”42; 1500 sl Detti 14’49”29, Tarocchi 15’09”23; 400 mx, 200 ra Turrini 2’14”90, 4’17”60. Donne: 200 sl Masini Luccetti 1’56”40, De Memme 1’59”41; 800 sl Carli 8’23”87, Masini Luccetti 8’27”57, De Memme 8’34”87. ● PEATY VOLA (al.f.) A Berlino (Ger), il britannico Adam Peaty vince i 100 rana in 59”04 (27”64), miglior crono dell’anno. Uomini: 50 sl Oswald 22”76; 100 do, 50-100 fa Cseh (Ung) 55”31, 24”03, 53”19; 50-200 ra Peaty (Gb) 27”34, 2’14”78. Donne: 200 do Mensing 2’10”79.

PALLAVOLO HOCKEY GHIACCIO ●

SERIE A: QUARTI PLAYOFF (m.l.) Serie A Playoff, Quarti di finale. Milano e Val Pusteria sono a un passo dalle semifinali già raggiunte dal Renon Tricolore. Oggi gara-5 (al meglio delle 7). Programma. Ore 20.30: Val Pusteria-Vipiteno (serie 3-1); AsiagoAppiano (serie 2-2); Milano-Valpellice (serie 3-1). Il Renon ha vinto la serie 4-0 sul Gardena.

HOCKEY PRATO WORLD LEAGUE, 2A FASE L’ITALIA BATTE IL CILE (g.l.g.) A San Diego (Usa), la nazionale

TROFEO GAZZETTA (c.g.) Uomini (dopo la 21° giornata): 76: Atanasijevic, 75: Lanza, 67: Bruno, 61: Starovic, 60: Kaziyski, 58: Petric, Nemec, 55: Sander, 52: Cebulj, 51: Urnaut, Padura Diaz, 49: Sabbi, 48: Ngapeth, Kurek, 47: Deroo, Anzani, 46: De Cecco, 45: Parodi.

RUGBY ●

RANKING (i.m.) La sconfitta con l’Italia (stabile al 14° posto) fa perdere un posto nel ranking mondiale alla Scozia (10°) a vantaggio di Samoa (9°). L’Irlanda battendo l’Inghilterra (4°) la supera e risale al 3° posto. Le altre posizioni restano immutate.


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MARTEDÌ 3 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT


MARTEDÌ 3 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

GAZZA SPECIAL

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1Mimì e la nazionale di pallavolo Il cofanetto da 16 dvd e 104 episodi contiene la serie

completa del cartone giapponese che ancora oggi è lo spot della pallavolo nel mondo. Sarà in edicola ogni martedì: il 10 marzo «Un terribile segreto» a 5.99€; a 9.99€ le uscite successive

LA PRIMA USCITA

1.99€

Mimì

Prezzo lancio per «Pallavolo che passione» il primo dei 16 dvd dedicati a Mimì e in vendita da oggi con la Gazzetta e il Corriere Gianluca Pasini

I

Torna il cartone sul volley amato dalle azzurre 1Da oggi con la Gazzetta

l volley vive di statistiche, negli ultimi anni sono diventate imperanti, ma questa difficilmente vedrà mai la luce: quante ragazze, ragazzine dei vari continenti hanno iniziato a giocare a pallavolo grazie a Mimì? Difficile dirlo, di certo molte migliaia, forse milioni. Sì perché questo cartone animato giapponese che troverete in vendita da oggi, ogni martedì e per 16 settimane quanti sono i dvd della collana, con la Gazzetta dello Sport e il Corriere della Sera, è stato forse il più grande (e involontario) veicolo pubblicitario per lo sport delle schiacciate. In Giappone all’inizio, ma anche in Italia, per restare agli esempi più noti. Ancora se la Nazionale italiana è diventata campione del mondo nel 2002 ed oggi ha una delle scuole più studiate del mondo, lo deve certo alle alzate di Leo Lo Bianco, alle difese di Paola Cardullo, alle schiacciate di Elisa Togut o Francesca Piccinini, ma anche certo alle funamboliche evoluzioni di Mimì e la Nazionale di Pallavolo. «Sì perché - come ha raccontato più volte la stessa Piccinini, ancora protagonista del campionato italiano e una delle protagoniste della finale di Coppa Italia giocata nell’ultimo weekend a Rimini -. Io faccio solo cose normali, Mimì faceva cose impossibili». Per imitare le schiacciate della scatenata attaccante giapponese molti soprammobili di casa Cardullo - oggi libero a Piacenza - sono finiti in pezzi. «Giocavamo con una palla fatta in casa che ovviamente finiva ovunque - racconta Paola - poi un giorno mi hanno mandato in palestra». ATTACK N. 1 All’origine si trattava di un manga (fumetto), che poi in Giappone è diventato una serie televisiva composta di 104 episodi (nella nostra collana ci sono tutti!) e dal nome fortunato di Attack number 1 (alla fine degli Anni 60). Partiva dalla storia vera della Nazionale di pallavolo femminile giapponese che da una fabbrica tessile, fra mille sacrifici, finisce per vincere, contro ogni pronostico, la medaglia d’oro ai primi Giochi Olimpici della storia della pallavolo, nel 1964, proprio a Tokyo. Quella vittoria lasciò un segno talmente forte nella società giapponese, come esempio di abnegazione, che il successo di Attack n. 1 fu quasi scontato.

la serie completa sulla schiacciatrice giapponese che ha ispirato anche la Piccinini: «Io gioco, lei fa cose impossibili»

Ecco in azione Kozue Ayuhara che in Italia è diventata Mimì Ayuhara o la Fantastica Mimì, come canta la sigla del cartone animato

KOZUE Kozue Ayuhara (diventa Mimì in Italia) è una studentessa appassionata di pallavolo, sport che l’ha aiutata a guarire dalla tubercolosi quando era più piccola. A Tokyo gioca nella squadra della scuola, il Fujimi. La storia comincia da lì... Se oggi la pallavolo sta alle donne, come il calcio sta ai ragazzini, una parte del merito è anche di Mimì e delle sue schiacciate. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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MARTEDÌ 3 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

IL FATTO DEL GIORNO RIVOLUZIONE DELLA RETE

Il governo vuole portare entro il 2020 la connessione a 30 megabit al secondo, per il 50% della popolazione a 100 mega

Ma come mai in Italia avere Internet veloce è un’operazione tanto complicata? 1Oggi il governo esamina il piano per passare alla banda larga

e colmare il ritardo rispetto all’Europa: incentivi per sei miliardi

di GIORGIO DELL’ARTI gda@gazzetta.it

Oggi il consiglio dei ministri discute di un oggetto misterioso che si chiama “Piano Ring”. Misterioso, ma, a quello che abbiamo capito, importantissimo.

1

Riforma della boxe? È effettivamente un settore abbastanza in crisi… Non faccia lo spiritoso, sa benissimo che qui è vietato parlare di sport. “Ring” è un acronimo – un bell’acronimo – che significa «Rete Italiana di Nuova Generazione». Ha presente quando suona il telefono in un fumetto? Il disegnatore fa vedere l’apparecchio in primo piano, e poi scrive, in alto: “Ring Ring…”. Il “Piano Ring” del governo riguarda i telefoni, cioè la rete telefonica.

2

La rete di fili su cui corrono le nostre voci quando telefoniamo da un fisso, suppongo.

Esatto. Questa rete appartiene alla Telecom, che è una società privata, la quale però svolge un servizio pubblico, perché la rete telefonica, facendo circolare masse impressionanti di dati e di conversazioni telefoniche, svolge un servizio pubblico essenziale e persino con importanti risvolti di sicurezza. Uno dei problemi, che non sarà affrontato oggi dal consiglio dei ministri, riguarda proprio la sicurezza perché, grazie al nostro maledetto sistema di scatole cinesi, a controllare la società è una compagnia straniera, la spagnola Telefónica. E con quattro soldi: col 66 per cento delle azioni è socio di maggioranza assoluta in Telco, che a sua volta, possedendo il 22% di Telecom, è azionista di maggioranza relativa, ma indiscutibile, della compagnia telefonica. Il resto delle azioni, a parte un 5% di Findim, e un 2% cinese, sta in Borsa. Ora questa nostra compagnia telefonica, essendo privata, deve badare al profitto. E il profitto dice che smontare l’attuale rete telefonica per far-

ne partire un’altra non è un buon affare: si perderà, con un’operazione simile, un miliardo l’anno.

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Come può il governo intervenire nelle questioni che, in definitiva, riguardano un privato? Glielo chiedo, capendo bene che in ogni caso questo privato svolge un servizio pubblico. Il fatto è che l’Unione Europea pretende una forte modernizzazione della connettività italiana, tale da farci recuperare posizioni nella classifica di questo settore. Non ho bisogno di dirle che, come al solito, siamo, in questa classifica, agli ultimi posti, dietro Grecia, Turchia e Paesi balcanici, ventottesimi tra i paesi Ocse, con una velocità di connessione media imbarazzante, cioè 9,18 megabit al secondo. Nel “Piano Ring” si programma di portare entro il 2020 la velocità di connessione per tutti i cittadini a 30 megabit al secondo, e per metà della popolazione a 100 mega. Chiariamoci che non si tratta di velocità stratosferi-

che: 30 megabit al secondo è già oggi la media delle connessioni europee.

NOTIZIE TASCABILI

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L’OPPOSITORE DI PUTIN

Si può ottenere un risultato simile con il doppino di rame? No, e il Piano Ring dovrebbe prevedere la morte del doppino di rame entro il 2030. Ma le resistenze all’abbattimento di queste migliaia di «ultime miglia» fatte in rame sono fortissime. Per ragioni economiche, ma anche per ragioni politiche. Chi governerà e come la nuova rete? Le nostre Autorità hanno già dimostrato che Telecom non è stato un gestore imparziale della sua rete, ma ha operato in modo da rendere complicata la vita dei concorrenti. Quindi, forse, ci vorrebbe un gestore pubblico, cioè bisognerebbe che lo Stato sostituisse Telecom. Oppure basterebbe un gestore misto pubblico-privato, con regole ferree che garantiscano il rispetto dei concorrenti. La rete telefonica, come la rete ferroviaria, è un cosiddetto monopolio naturale, e anche qui abbiamo una distorsione, perché a posar cavi sono oggi in due, cioè Telecom e Fastweb, spesso duplicandosi (cioè mettono i cavi negli stessi posti, che sono guardacaso quelli più redditizi…). Oggi probabilmente il governo guadagnerà tempo limitandosi ad analizzare un piano di incentivi da sei miliardi per la banda larga. Piano molto importante, peraltro.

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C’è un qualche nesso tra questa vicenda e quella delle torri Rai su cui ha messo gli occhi Mediaset? Forse c’è. L’idea di Berlusconi continua a sembrare assurda, perché vuole il 100 per cento di Raiway e la legge impedisce alla Rai di scendere sotto al 51%, e nonostante questo ci sono già le date (offerta dal 20 aprile al 2 giugno). Un’interpretazione possibile è che quelli di Mediaset – i quali hanno anche dichiarato di essere aperti ad altre soluzioni – vogliano soprattutto sedersi al tavolo dove il destino delle reti di telecomunicazioni sarà deciso, dato che con le reti di telecomunicazioni, tra l’altro, si guadagna bene. Potremmo immaginare il progetto di una società mista pubblico privato, che abbia sotto di sé l’ex sistema Raiway, l’ex sistema Ei Tower (quello di Berlusconi), la nuova o seminuova rete telefonica. Un tutt’uno per andare tutti più veloci. Ogni dieci punti in più di penetrazione della banda larga porta un punto e mezzo di crescita del Pil.

Nemtsov, funerali vietati all’amico e alla fidanzata ● La Russia è ancora sotto shock per la morte del leader dell’opposizione Boris Nemtsov, ucciso venerdì mentre era in compagnia della fidanzata, la giovane modella ucraina Anna Duritskaya. La ragazza ieri ha fatto sapere di aver fornito la propria testimonianza, anche se non ha visto il killer, sottolineando poi che gli investigatori non la lasciano andare per motivi di sicurezza. E oggi ci sono i funerali

La modella Anna Duritskaya AP di Nemtsov: «Non posso uscire, probabilmente non andrò». E non ci sarà neanche Alexiei Navalni, il blogger anti-Putin che sta scontando 15 giorni di carcere per disturbo della quiete pubblica. Aveva chiesto la sospensione temporanea della pena, ma i giudici hanno detto no.

RISTORANTI E PALAZZINE SETTORE IN RIPRESA

La procura indaga Il mercato auto sulle proprietà torna a volare: di Ruby in Messico +13,2% a febbraio La procura di Milano ha firmato e inviato in Messico una rogatoria per raccogliere elementi utili su alcune proprietà riconducibili a Ruby. Nel dettaglio, si tratta di attività che si trovano a Playa del Carmen, in particolare il ristorante Casa Sofia con annesso pastificio, che vengono gestiti dal suo compagno Luca Risso, e un paio di palazzine con appartamenti da affittare.

● C’è un mercato in Italia che appare in netta ripresa: quello delle auto. Nel mese di febbraio sono state immatricolate infatti 134.697 vetture, facendo segnare un +13,21% sullo stesso mese del 2014. Gli operatori del settore restano però prudenti, sostenendo che il mercato è ora sostenuto dal lancio di nuovi modelli e dal contenimento dei prezzi di vetture e carburanti.

SCHIANTO NEL BRESCIANO: ALTRI SEI FERITI

Resti dell’auto dopo l’incidente: a terra le travi perse dal tir ANSA

Tir perde il carico in galleria: 2 morti e un bimbo gravissimo ● Due vittime e un bambino che rischia di non farcela: è il tragico bilancio di un incidente stradale avvenuto ieri nella galleria lungo la statale 42 a Breno (Brescia) in Valcamonica. A causare lo scontro un sorpasso azzardato di un’Audi, guidata dal 47enne Fabio De Filippi, morto sul colpo, che ha urtato un tir che nello scontro ha perso il suo carico di semilavorati metallici, finiti su altre quattro auto in transito e su un furgone, su cui viaggiava la 47enne Luisella Mariotti, la seconda vittima dell’incidente. I feriti sono in tutto sette, di cui tre in modo grave. La situazione più critica è quella di un 12enne che viaggiava in auto con la madre, trasportato in eliambulanza all’ospedale civile di Bres. In tilt il traffico lungo la statale, chiusa per oltre 4 ore.

LE ELEZIONI REGIONALI

La Lega sceglie Zaia: «È il candidato in Veneto» 1Salvini commissaria il partito. Ultimatum

a Tosi. In Campania tensioni dopo la vittoria di De Luca alle primarie del centrosinistra

Daniele Vaira @danvaira

A

nd the winner is.... Luca Zaia. Applausi. Non c’è stata nessuna sorpresa cinematografica o hollywoodiana durante il consiglio federale della Lega. Sarà lui il candidato (scelto all’unanimità) per la presidenza del Veneto alle prossime regionali. Il principale antagonista, Flavio Tosi, segretario della Liga veneta e

sindaco di Verona, che aveva rivendicato l’ultima parola sulle liste per le regionali, ha dunque ceduto, conformandosi al volere dell’assemblea che si è riunita, ieri, nel quartiere generale del Carroccio, in via Bellerio a Milano. Gli altri candidati al voto ai quali è stato dato il via libera sono Edoardo Rixi (per la Liguria) e Claudio Borghi (per la Toscana). Il segretario del Carroccio Matteo Salvini ha cercato di «cementare» il gruppo e ha minimizzato le spaccature. «È

Il governatore Luca Zaia e il segretario della Lega Matteo Salvini ANSA

stato un bel consiglio federale, ha vinto il Veneto, non Salvini —. Nessuno ha vinto in pieno, nessuno ha perso su tutta la linea, il movimento è compatto». In realtà la questione «Veneto» è tutt’altro che risolta. Lo conferma la nomina dell’ex parlamentare Giampaolo Dozzo, come mediatore-commissario per la fase delle regionali . «Sono fiducioso che si troverà una soluzione partecipata», le sue prime parole. Il Consiglio federale della Lega ha, inoltre, imposto un ultimatum a Tosi e una settimana di tempo per decidere tra il Movimento e la Fondazione «Ricostruiamo il Paese», da lui promossa: due cose incompatibili, ha decretato l’organo del

Carroccio, che ha chiesto al sindaco di scegliere. «Se Tosi non ritirerà la tessera della Fondazione é automaticamente fuori dalla Lega come prescrive il nostro statuto», ha sottolineato il segretario federale, che si è però detto convinto che «tutti faranno la scelta più saggia». IL NODO Le polemiche e le crepe, però, non risparmiano nemmeno il centrosinistra. Vincenzo De Luca, ex viceministro del governo Letta, ed ex sindaco di Salerno ha vinto le primarie in Campania. Ma non c’è tempo di festeggiare. Condannato in primo grado per abuso d’ufficio, se vincesse le Regionali dovrebbe fare i conti con la Legge Severino che prevede la decadenza. Ma lui non molla: «Va cambiata, se fossi sospeso, farei subito ricorso al Tar». © RIPRODUZIONE RISERVATA


AltriMondi R GATES IL PRIMO AL MONDO

Maria Franca, moglie di Ferrero

Lady Ferrero italiana più ricca secondo Forbes ● Il fondatore di Microsoft, Bill Gates, è l’uomo più ricco del mondo, seguito dall’imprenditore messicano Carlos Slim e dal magnate statunitense Warren Buffett, che ha scalzato dal podio Amancio Ortega, fondatore del gruppo tessile Inditex (Zara). Sono questi i primi tre posti della classifica delle persone più facoltose del pianeta realizzata dalla rivista americana Forbes. Fra gli italiani spicca al 32° posto Maria Franca Fissolo, moglie del papà della Nutella Michele Ferrero, (morto il 14 febbraio) che precede Jack Ma, il numero uno di Alibaba. Leonardo del Vecchio (Luxottica) è al 40° posto e Silvio Berlusconi al 179°. Gates, ex presidente di Microsoft e ora filantropo alla guida di una fondazione che porta il suo nome e quello della moglie, si conferma in vetta con una fortuna di 79,2 miliardi di dollari. Slim, invece, direttore della compagnia di telecomunicazioni messicana America Movil, lo segue a 77,1 miliardi. Gli altri posti della top 10 sono occupati tutti da statunitensi, a eccezione della decima posizione, tenuta dalla francese Liliane Bettencourt di L’Oreal, la cui fortuna è stimata intorno ai 40,1 miliardi di dollari. La persona più giovane fra i primi 20 posti è Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, che con i suoi 33,4 miliardi di dollari occupa il 16° posto. Secondo la classifica questo è stato proprio l’anno dei giovani: sono 46 all’interno della lista gli under 40. Il più giovane miliardario è Evan Spiegel, 24 anni, fondatore di Snapchat. Dalla Silicon Valley invece provengono 23 miliardari. Rispetto al 2014, 138 persone sono uscite dalla lista tra cui il presidente ucraino Petro Poroshenko e diversi uomini d’affari russi.

MARTEDÌ 3 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

La disoccupazione scende ancora Renzi: «Non basta» E fra i giovani non lavora il 41,2%, il minimo da 17 mesi stesso tenore l’immancabile cinguettìo di Renzi: «Più 130 mila posti di lavoro nel 2014, bene ma non basta».

Il Pil è sceso dello 0,4% nel 2014, portandosi sotto ai livelli del 2000

Filippo Conticello @filippocont

N

on molto, certo, eppur si muove qualcosa da queste parti. In Italia c’è un calo a sorpresa della disoccupazione, un -0,1% che fa tenere ancora in freezer le bottiglie, ma regala qualche motivo di speranza: l’Istat ha rivelato che il tasso scende al 12,6% a gennaio, bissando il miglioramento di dicembre e tornando ai livelli di dodici mesi prima. Un dato positivo che fa passare in secondo piano l’altro numero seminato ieri dall’istituto di statistica: il 12,7% di disoccupazione che ha chiuso ufficialmente il conto del 2014 lo rende il peggior an-

131

● Gli occupati a gennaio sono stati 131 mila in più rispetto allo stesso mese del 2014. Rispetto a dicembre, invece, l’incremento è stato di 11 mila posti in più

no da quando se ne tiene traccia, ovvero dal 1977. Per il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, però, l’inversione di tendenza è un «risultato incoraggiante dopo anni di caduta»: per lui nel 2015 potrebbero esserci 150 mila occupati in più. Dalla Germania, il presidente Sergio Mattarella ha esultato con riserva: «Bene. Ma aspettiamo dati sempre migliori». Sullo

RENZICOTTERO, EMERGENZA E POLEMICHE ● Causa maltempo, l’elicottero su cui viaggiava Renzi è stato costretto ad un atterraggio di emergenza su un campo nell’Aretino. Ma la tempesta (di polemiche) doveva ancora arrivare. Grillo ha subito scritto «Quanto ci costa il Renzicottero?» e la Rete ne ha discusso tutto il giorno.

LO DICONO ANCHE GLI SCIENZIATI L’AGGRESSIVITÀ ROVINA IL MONDO tephen Hawking, uno dei più importanti scienziati al mondo (interpretato in «La teoria del tutto» dall’attore Eddie Redmayne, nella foto) noto per i suoi studi sui buchi neri e l’origine dell’universo, a proposito della minaccia rappresentata per la Terra da un’invasione degli alieni, aveva dichiarato al «Times»: «Credo che il risultato

I RILIEVI DEI RIS

1Istat: cresce la fiducia dopo il record negativo 2014

DIVERSAMENTE AFFABILE di FIAMMA SATTA

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sarebbe come quando Cristoforo Colombo approdò la prima volta in America: non è stata una buona cosa per i nativi americani». Come dire «gli alieni siamo noi». Hawking, recentemente ha considerato che l’aggressività, utile solo ai tempi delle caverne, è il peggior difetto umano e ha affermato che «potrebbe essere la causa della fine del

mondo». Così ha aggiunto l’aggressività all’elenco delle altre possibile cause stilato dagli scienziati della Oxford University: l’impatto di un mega asteroide, una mega esplosione vulcanica, mega epidemie, mega catastrofi climatiche, mega inquinamenti, mega distruzioni nucleari ecc. Non vi sembra bizzarro che accanto a tutti questi elementi mega Hawking ne abbia introdotto uno micro come il cervello di chi è aggressivo con il prossimo e con il pianeta? Come dire «mega abilioni». Quindi, non bisogna essere scienziati per comprendere un’equazione semplice: aggressività = stupidità. BLOG segui Fiamma anche su diversamenteaffabile.gazzetta.it

80 EURO Nella babele dei dati, si annota che adesso gli occupati sono 22 milioni e 320 mila, pressoché invariati rispetto a dicembre (+11 mila), ma in aumento dello 0,6% su base annua (+131 mila). Positivo anche il fatto che il numero di inattivi sia in calo dello 0,1% mensile e dell’1,3% rispetto a dodici mesi fa. Tradotto, c’è più fiducia e sempre più gente si tira su le maniche. E in più, il tasso di disoccupazione giovanile cala di 0,1 punti al 41,2% (ai minimi da 17 mesi), anche se l’incidenza di giovani senza lavoro sul totale della popolazione è superiore al 10,7%. Insomma, segnali positivi, da mescolare sempre a una giusta dose di cautela e, a volte, a dati decisamente negativi. Soprattutto quelli sul Pil 2014: il -0,4% finale ci trascina per i capelli sotto ai livelli del 2000. E se il delicatissimo rapporto deficit/Pil è salito fino all’insidia del 3%, ecco un debito da vertigine al 132,1%, livello mai visto dal ‘95. Poi, però, si scopre pure che la pressione fiscale starebbe diminuendo: nel 2014 si è assestata al 43,1% del Pil, in calo rispetto al 43,4% 2013 e al 43,5% 2012. Il calcolo è firmato dal Ministero dell’Economia che ha corretto l’Istat con un’arguzia: ha calcolato gli 80 euro come taglio dell’Irpef e non come spesa sociale. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Massimo Bossetti, 45 anni, continua a proclamarsi innocente ANSA

Yara, Bossetti filmato sette volte col suo furgone 1Poco prima che

la 13enne sparisse, il veicolo fu ripreso da tre telecamere Il muratore nega

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ono tre le telecamere che, tra le 18 e le 18.47 del 26 novembre 2010 — vale a dire nei minuti che gli inquirenti considerano immediatamente precedenti alla scomparsa di Yara Gambirasio, il cui cadavere venne trovato tre mesi dopo in un campo di Chignolo d’Isola — riprendono per sette volte il furgone Iveco Daily di Massimo Bossetti, l’uomo in carcere dallo scorso 26 giugno con l’accusa di aver ucciso la tredicenne. LE ANALISI A identificare il veicolo proprio «come quello di Bossetti» i carabinieri sono giunti attraverso una complessa attività di indagine e scientifica che ha tra l’altro portato a sentire come testimoni 2.000 possessori di altrettanti furgoni di quel tipo, poi scremati attraverso i riscontri incrociati. I filmati delle telecamere erano stati acquisiti nella primissima fase dell’indagine dai carabinieri del Ros e da quelli di Bergamo. Dopo il fermo di Bossetti i video sono stati riesaminati alla ricerca del furgone cassonato Iveco usato dal muratore. Un mezzo di quel tipo è stato individuato nelle immagini: a quel punto era necessario stabilire che fosse proprio

quello dell’uomo in carcere. LE INTERCETTAZIONI Il muratore di Mapello, però, continua a proclamarsi innocente anche se non mancano le zone d’ombra come emerge dalle intercettazioni con la moglie: «Marita ascoltami...non ho mai causato niente in vita mia...mai! Non ho mai ucciso nemmeno un animale... mai... poteva esser nostra figlia.. se io vedo qualcuno che mette le mani...». Sono le parole di Bossetti che, in un colloquio in carcere dello scorso 3 luglio, ribadisce alla moglie Marita Comi la propria estraneità al delitto. L’intercettazione è una di quelle agli atti dell’inchiesta che il pm di Bergamo Letizia Ruggeri ha chiuso lo scorso 26 febbraio in vista della richiesta di rinvio a giudizio del 45enne, accusato di omicidio con le aggravanti della crudeltà e sevizie. Il gup dovrebbe pronunciarsi entro il 16 giugno. Prima di ripetere di non aver «mai ucciso», Bossetti, come è riportato nell’atto di indagine ora depositato alla difesa, ricorda alla moglie di quando erano andati assieme a vedere il campo dove il 26 febbraio di quattro anni fa, venne trovato il cadavere di Yara e le difficoltà nel raggiungerlo: «Ti ricordi quella volta quando ti ho portato là? A Chignolo? Non sapevo neanche dov’era la strada...». Un passaggio, questo, ritenuto «molto significativo» perché per inquirenti e investigatori, Bossetti «sembra mettere in evidenza quanto fosse stato difficoltoso per lui raggiungere il posto, quasi a giustificarne la non pregressa conoscenza». dan. va. © RIPRODUZIONE RISERVATA

AUDIPRESS: PER LA ROSEA QUASI 3,5 MILIONI

NUOVO PASSO PER SCONFIGGERE L’AIDS

Quotidiani, lettori boom Gazzetta sempre leader

Équipe italiana scopre dove si “nasconde” l’Hiv

● La Gazzetta dello Sport ancora decisamente in testa. Poi Corriere della Sera e La Repubblica: ecco il podio dell’ultima rilevazione Audipress, che registra un aumento dei lettori di quotidiani, settimanali e mensili, con oltre 2,5 milioni di italiani che hanno scelto il digitale per le proprie letture. Nel dettaglio, la Gazza, malgrado un calo del 3,7%, conferma una solida leadership con 3.488.000 lettori di carta e/o copie digitali e 3.376.000 di sola carta. Al secondo posto il Corriere della Sera con 2.617.000 lettori complessivi (+2,5%) e 2.414.000 di carta. La Repubblica ha 2.540.000.000 lettori del primo tipo (+0,7%) e 2.349.000 del secondo. Tra gli sportivi, il Corriere dello Sport ha 1.560.0000 lettori totali, Tuttosport 837 mila. Più in generale, secondo i dati basati su 50.202 interviste su un campione rappresentativo della popolazione da 14 anni in su, dal 27 gennaio al 14 dicembre 2014, i giornali raggiungono 46.509.000 italiani. E la lettura degli stessi mostra pure segnali interessanti di crescita: +0,4% di lettori quotidiani +0.4%, +1,7% di settimanali, +0,2% di mensili.

● Uno dei maggiori ostacoli allo sviluppo di un farmaco che curasse il virus dell’Hiv, anticamera dell’Aids, era, fino a ieri, il fatto che quando il virus penetra nella cellula da infettare scompare. L’efficacia dei farmaci in commercio, poco più di una trentina, si ferma all’ingresso della cellula. Con il risultato di rallentare l’evoluzione del virus ma non di debellarlo. Ciò che hanno scoperto i ricercatori dell’Icgeb di Trieste, coordinati dal genetista Mauro Giacca, è invece la «tana» del virus. Fotografando la struttura del nucleo delle cellule infettate, il team di ricercatori ha scoperto che il virus integra il proprio Dna vicino al guscio esterno che delimita il nucleo. La scoperta italiana mostra come sia proprio l’architettura dei linfociti a favorirne il mascheramento. Non è un caso se dall’inizio degli Anni 80, quando l’Aids cominciò a dilagare, quasi 80 milioni di persone siano state infettate (stime Oms) e di queste nemmeno una sia guarita debellando il virus. La ricerca, pubblicata su «Nature», spiana la strada a farmaci più efficaci.


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MARTEDĂŒ 3 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

LA SFIDA HI-TECH

CLAUDIO Ăˆ SEMPRE STATO UNO DEI MIEI MITI, AVEVO PAURA CHE MI GIUDICASSE MALE PERCHÉ VENGO DAL WEB

Mossa Samsung Galaxy S6 è doppio con nuovi materiali e linee piÚ curve

FRANK MATANO ATTORE E YOUTUBER

CON FRANK TUTTO FUNZIONA, MICA LA SENTO LA DIFFERENZA D’ETÀ. E SPESSO SONO PIRLA QUANTO LUI

1Il colosso sudcoreano lancia la sesta generazione

CLAUDIO BISIO ATTORE Frank Matano, 25 anni, e Claudio Bisio, 57, in una scena di ÂŤMa che bella sorpresaÂť di Genovesi

del suo smartphone: i due cellulari robusti ed eleganti in arrivo il 10 aprile. I prezzi simili ai rivali della Apple

Bisio-Matano, che show Si ride al cinema e in tv

1Dall’11 marzo protagonisti del film Ma che bella sorpresa

e il giorno dopo giudici di Italia’s Got Talent: Intesa perfetta

Valentina Lodovini, 35 anni, nel cast del film di Genovesi, ÂŤMa che bella sorpresaÂť

Claudio quando perderĂ la testa per una ragazza troppo perfetta per essere vera...

Elisabetta Esposito ROMA

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i lanciano frecciatine, sguardi, scoppiano a ridere senza un vero perchĂŠ. La coppia Claudio Bisio e Frank Matano funziona eccome, per la gioia di Sky che li ha messi insieme nella giuria del nuovo Italia’s Got Talent, in onda dal 12 marzo su SkyUno. Il giorno prima però potremo giĂ vederli uno accanto all’altro in Ma che bella sorpresa, l’ultima commedia di Alessandro Genovesi che uscirĂ in 450 copie l’11 marzo, appunto. Qui Bisio è un professore di lettere milanese trasferito a Napoli (un po’ Benvenuti al Sud, anche perchĂŠ nel cast c’è pure Valentina Lodovini, ma stavolta il protagonista è innamorato della sua nuova e coloratissima cittĂ ), mentre Matano è un suo ex alunno diventato professore di educazione fisica. Sono amici e Frank si ritroverĂ ad aiutare

CHE COPPIA ÂŤQuando ho saputo che c’era Bisio non ci credevo... Lo seguo da quando ero piccoloÂť, dice Matano, prendendosi un allegro “vaffaâ€? dal suo nuovo compare. In effetti Frank è nato nel 1989 e all’epoca Bisio aveva giĂ alle spalle film con Dino Risi, Giuseppe Bertolucci e Gabriele Salvatores... Poi Matano, diventato famoso a colpi di video su YouTube, continua: ÂŤQuesta è stata una delle esperienze piĂš belle della mia vita. All’inizio avevo un po’ paura di Claudio: quando conosci uno dei tuoi miti sei sempre spaventato no? Anche perchĂŠ lui ha fatto la gavetta vera, io vengo da internet e temevo di essere accolto con un certo pregiudizio. Invece lui mi ascoltava, a un certo punto ho iniziato anche a dare dei suggerimenti e siamo diventati amici. Adesso lo amo e starò con lui per sempre!Âť. Ridono. Poi Bisio raccoglie e rilancia: ÂŤC’è una gran-

de intesa e lo vedrete anche in Italia’s Got Talent. Anche perchĂŠ io non avverto mica tutti questi anni di differenza (che sono 32, per la precisione, ndr). Io mi sento un pirla come lui!Âť. ÂŤAnche di piĂš!Âť, urla l’altro. ÂŤE poi — continua Bisio, che in questo 2015 era giĂ arrivato in sala con Si accettano miracoli di Siani — mio figlio che ha 16 anni è un suo grandissimo fan, ho anche recuperato un certo rapporto di fiducia con lui. Mi ha detto: “PapĂ , finalmente fai un film in cui si rideâ€?Âť. Consolante... A proposito di papĂ , nel film Claudio ha due genitori straordinari: Renato Pozzetto e Ornella Vanoni, che ha approfittato della conferenza stampa per rimproverare Carlo Conti: ÂŤDopo l’intervento a Sanremo di Virginia Raffaele non ha detto che era una mia imitazione! Ora in tanti mi fermano pensando che fossi davvero io... Ma io mica sono un’ubriacona!Âť. Ridono tutti. Frank e Claudio si guardano. E ridono di piĂš. Non vogliamo sapere perchĂŠ... Š RIPRODUZIONE RISERVATA

OROSCOPO LE PAGELLE di ANTONIO CAPITANI

CONSIGLI

21/3 - 20/4 ARIETE

21/4 - 20/5 TORO

21/5 - 21/6 GEMELLI

22/6 - 22/7 CANCRO

23/7 - 23/8 LEONE

24/8 - 22/9 VERGINE

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5,5

7+

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7

6-

Bella Luna, carica di positività per l’animo, per il lavoro, per le finanze. Forse per la carnalità suinruspante. Finanze in progressivo rimpinguamento.

Giornata ni. Non sfogatevi su chi non c’entra, non v’inventate niente di strambo. La diplomazia fa cilecca, la fornicazione pure. Ma migliora presto.

Luna OK per viaggiare, fare colloqui, vendere le vostre idee proficuamente. La palestra vi tonifica, la fornicazione è multigusto. Che gran gioia.

News di soldi, lavoro e amore vi fanno rinascere. Ma un filo di sfigopessimismo, aleggia. E l’amor abbatte. Il sudombelico, invece, furoreggia.

Il lavoro porta riconoscimenti, la fornicazione appaga ogni gusto e palato. Anche se gli zebedei girano ogni tanto come ventole e anemometri. Calmi.

Nulla vi accontenta. NĂŠ il lavoro (moscetto) nĂŠ la vita sociale, un cicinĂŹn contorta e non chiara. E pure il sudombelico stenta. UssignĂšr, state su.

23/9 - 22/10 BILANCIA

23/10 - 22/11 SCORPIONE

23/11 - 21/12 SAGITTARIO

22/12 - 20/1 CAPRICORNO

21/1 - 19/2 ACQUARIO

20/2 - 20/3 PESCI

7+

5,5

7,5

6+

5,5

6

L’aiuto di amici e sponsor vi torna utile nel lavoro e nel vostro privato. L’umore di tutti voi è piĂš roseo, ma l’amor e il sudombelico are a little sfighed.

Obblighi e rogne aleggiano, un po’ a tutto campo. Le tensioni con certa gente, poi, ci mettono il carico da undici. Urgono relax suini, urgentissimi

L’istinto vi fa azzeccare le scelte, un colpo di glutei realizza un desiderio. Bene soldi, lavoro, vigore sudombelicale. Nati a novembre un po’ in panne.

La stanchezza c’è. Insieme a un pelo di sfigocupezza. Non un momentone. Neanche per gli investimenti. NĂŠ per i congiungimenti suini. PasserĂ .

IN VETRINA Il Galaxy S6 (a destra) e il Galaxy S6 Edge, i due nuovi smartphone della Samsung presentati al Mobile World Congress di Barcellona

La Luna causa malumore e zebedei fumanti. Calmatevi e non litigate with all the world. Fornicazione piÚ semplice e liscia del previsto, però.

La Luna paventa acciacchi, intralci e tensioni. Ripigliatevi. E non perdete tempo utile. Il fascino è in ascesa, però, con conseguenze suine intuibili.

Massimo Arcidiacono

S

i chiamano Galaxy S6 e, a loro modo, sono ben piĂš di un cellulare. Sono un cambio di visione, sono la reazione di un colosso dell’hi-tech alle difficoltĂ sopraggiunte dopo anni di impetuosa crescita. Samsung li ha presentati al Mobile World Congress di Barcellona, dove erano l’annuncio piĂš atteso (ma la Gazzetta aveva avuto modo di vederli in anteprima). Prima notizia, gli smartphone sono due: il Samsung Galaxy S6 e il Samsung S6 edge. Stesse specifiche, ma un aspetto e una user experience molto differenti. La casa coreana imbocca, cosĂŹ, una via parallela a quella percorsa da Apple sei mesi fa: in quel caso erano le dimensioni a marcare la differenza e non il design. La vera novitĂ , non solo nell’estetica, è l’S6 edge, con i suoi bordi curvi e una stringa laterale su cui scorrono widget con info personalizzate, attivabili al tatto. Congegno sostituito, quando si riceve una chiamata, dalle icone dei cinque numeri prioritari.

LA DINASTY NERA CHE HA STREGATO PURE GLI OBAMA Negli Usa sono alla puntata 8 e il fenomeno rimbomba ai piani alti: Michelle Obama è superfan, il marito ha poco tempo libero e deve registrarla. ÂŤEmpireÂť, in prima visione oggi su Fox (112 di Sky), rischia di diventare la serie dell’anno con ascolti da capogiro. Al centro, una famiglia afroamericana, che ha costruito un colosso nell’industria discografica. In piĂš, sesso, droga e hip hop a insaporire il tutto. DA VEDERE STASERA SU FOX ALLE 21.50

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LO SPORT IN TV

LA SERIE ÂŤEMPIREÂť

SPECIFICHE Molte erano state le critiche sulla qualitĂ dei materiali degli ultimi prodotti Samsung (ed erano costate quote di mercato), i due S6 appaiono da questo verso inattaccabili, con una monoscocca in Gorilla Glass. Ai fan piĂš integralisti piacerĂ di piĂš l’S6 base, che richiama l’S4 – ma in molte cose anche il concorrente di Cupertino. Entrambi racchiudono le soluzioni piĂš avanzate, colmando dove c’erano i gap, soprattutto in materia foto e video, dall’HDR, allo stabilizzatore ottico dell’immagine, alle funzioni panoramica, slow e fast motion. Lo schermo è un Super Amoled da 5,1 pollici e 577 pixel (la densitĂ piĂš alta mai vista); la fotocamera frontale è da 5mp (selfie da urlo assicurati) e quella posteriore da 16mp: risultato le immagini appaiono avere piĂš luce e piĂš angolo rispetto a quelle identiche scattate con un iPhone. La memoria ram è da 3 giga, il processore a 64 bit e i due S6 sembrano averne giovamento anche perchĂŠ il software appare depurato da cose inutili del passato, non c’è slot per la scheda Sd e la batteria non è rimovibile (ma in 80 minuti si ricarica interamente). I due Samsung saranno venduti in Italia dal 10 aprile in due versioni – 32 e 64 bit – e quattro colori: bianco, nero zaffiro e oro, piĂš il blu per l’S6 e il verde smeraldo per l’S6 edge. Restano il costo (729 euro l’S6 base, 879 l’S6 edge) e la domanda decisiva: c’è cosĂŹ tanta gente disposta a pagare cifre simili? A giudicare dai 34 mila iPhone all’ora venduti nell’ultimo trimestre 2014, sembrerebbe di sĂŹ.

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MODA R SPECIALE SFILATE DI MILANO

MARTEDÌ 3 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

1Si è conclusa ieri con la sfilata di Giorgio Armani la settimana della moda milanese:

GAZZA LOOK

sei giorni (da mercoledì 25 febbraio) di collezioni donna autunno/inverno 2016. E come al solito Milano ha fatto il pieno di gente, party, bellezze e look eccentrici

IN PASSERELLA STILE IN LIBERTÀ E DETTAGLI ● 1. Trussardi L’abito elegante ● 2. Dsquared2 Jeans, gilet e giubbino ● 3. Tod’s Total look in pelle ● 4. Fay Doppiopetto e pantalone in velluto ● 5. Gucci Abito di seta a fiori ● 6. Antonio Marras Regina in bianco e nero ● 7. Cristina Ti Dettagli fluo

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Fabrizio Sclavi

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Collegiale, chic o sportiva La mamma ruba la scena 1I nuovi pantaloni di Armani e la sneakers stivale di Hogan

Il film fantasia di Prada, le rose rosse e i bebè di Dolce&Gabbana

er il prossimo inverno c’è l’imbarazzo della scelta, a ogni donna il proprio stile, non più imposizioni dall’alto di colori, lunghezze e forme. E’ ciò che è emerso dalla settimana della moda femminile conclusasi ieri a Milano. Miuccia Prada titola la collezione «Variazioni sulla bellezza». Mescola insieme bellezza naturale e bellezza finta in una visione da cartoni animati di Walt Disney. Tutto sembra perfetto e al proprio posto, cappottini redingote, stivali seconda pelle, spille e gioielli di plastica e guanti lunghissimi che sembrano di nappa e sono di nylon, tessuti che sembrano di lana e sono invece di neoprene, come le tute da sci. Quello che conta è l’aspetto e la fantasia ingenua con cui si guardano le cose. SENTIMENTI Anche da Dolce&Gabbana, si parla di bambini, ma questa volta dei loro sentimenti per la mamma. Mamma è la parola magica che entusiasma tutta la platea, dove sfilano abiti stampati a rose rosse. Sfilano le modelle con in braccio neonati che sembrano divertirsi a far parte di quel grande circo dell’allegria che riesce a colorare tutti gli abiti neri del gran finale. Stranezze di grande stile nella collezione di Giorgio Armani. Nuovi ed eccentrici i pantaloni stretti L’ISPIRAZIONE che si aprono a corolla verso l’alto. Nuovi i pantaloni di raso che vanno a Le indiane Dsquared2 stringersi sopra alla caviglia. Nuovo il hanno vinto grande scialle stampato rifinito con gli americani e ne lunghe frange ed eccentriche le giac- indossano le giacche che asimmetriche che sembrano sempre in movimento.

La donna Tod’s

COPERTE E PELLICCIA I due stilisti veste trench di pelle Dean e Dan avanzano con passo sicu- e gonne a basso ro dopo aver presento la collezione rilievo Dsquared2. Donne forti e battagliere, altere indiane native pronte per la danza della vittoria nella battaglia contro gli invasori americani, di cui indossano come cimelio le giacche graduate. In casa Hogan la tendenza è mescolare il ben fatto con la modernità di capi modellati su donne dalle proporzioni atletiche. Scarpe con zeppe vertiginose e stivali stretti come guanti. Cristina Ti è un inno ai grandi equilibri, lane cotte accostate a leggerissimi tessuti, bilancia di romanticismo e sensualità. Da Marni incute rispetto il minimalismo delle grandi cappe mescolate a pezzi di pelliccia e tenuti insieme da fasce di cuoio. E da Antonio Marras è offerto il lusso di poter essere almeno per un giorno Maria Antonietta. Con addosso gonne a teli di broccati che sembrano petali svolazzanti. Ai piedi pantofole con zeppa e stivali di pelliccia. PANTOFOLE DA SERA Scarpe, anzi pantofole con dentro la pelliccia per la moda presentata da Gucci. Ecco giovani ragazze che scappano di notte dal collegio per raggiungere i fidanzati mettendosi addosso quello che riescono a racimolare nel dormitorio. Sempre collegiali in passerella da Fay dove la divisa era la gonna scozzese a portafoglio e il blazer blu. Quasi collegiali le più grandi, quelle che possono insegnare bon ton alle figlie, ecco la collezione di Tod’s, per una donna che sa cosa è il buon gusto e sa destreggiarsi nel mondo dell’arte mettendosi su un trench di pelle o una gonna scolpita a bassorilievo.

4. HOGAN

3. PRADA

2. DOLCE&GABBANA

1. ARMANI

© RIPRODUZIONE RISERVATA

● 1. Armani La maglia con le zip e i pantaloni con le pinces, tutto verde acqua ● 2. Dolce&Gabbana Nero e rose rosse ● 3. Prada Mix di colori, fantasie e tessuti ● 4. Hogan La pelliccia over, la sottoveste e le sneakers a stivaletto

PRESENTAZIONI

Glitter, gioielli e comfort con Geox Zanotti e Guardiani Irene Traina

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entre una sfilata si sussegue all’altra, gli showroom milanesi presentano le collezioni della prossima stagione invernale a giornalisti e buyer: non solo abbigliamento, ma anche tanti produttori di scarpe e marchi di pelletteria che espongono come gioielli i loro accessori, oggi le vere calamite del business della moda.

Le scarpe spesso seguono le passerelle, come nel caso di Santoni, maestro del fatto a mano che rifacendosi alla forte tendenza Seventies propone stivali alti e bassi in un patchwork di suede nei toni caldi dell’autunno, illuminati da flash metallici di oro e di bronzo. Sofisticati e dal taglio geometrico i sandali in velluto di Casadei idealizzati in un party glamour degli Anni 60, mentre Church’s ci riporta nel mondo dei college con il mocassino con le frange in pelle dal fondo car-

rarmato. La scarpa è ben strutturata e con suola alta anche da Alberto Guardiani, dove lo Shark’s Boot si evolve in versione rock con strap gioiello e dettaglio in neoprene, e da Giuseppe Zanotti che propone una monk strap completamente glitterata. La scarpa che respira di Geox è pensata per la donna di città che ha bisogno di comfort, qualità e tecnologia: nascono così le sneakers d’ispirazione running, black and white dal gusto contemporaneo. Anche le borse si rinnovano, è il caso di Zanellato che cercando un’identità più sportiva realizza uno zainetto in morbida pelle imbottita o in montone rovesciato. Borbonese si concentra invece su nuove nuances di colore, quasi elettriche, per un tocco più accattivante e giovane per le sue borse iconiche. © RIPRODUZIONE RISERVATA

CHURCH’S MOCASSINO «Neema» in vitello spazzolato con fondo carroarmato e frange

CASADEI SANDALI in velluto con listini in pelle sulle caviglie e tacco sottile

BORBONESE BORSA a secchiello bicolore con tracolla e disegno rettile

● SANTONI STIVALI patchwork in suede e pelle dorata con tacco a cono

GIUSEPPE ZANOTTI DESIGN MONK STRAP ricoperta di glitter con fondo in gomma

ALBERTO GUARDIANI SHARKS’ BOOT in vitello gommato con ghetta in neoprene e strap gioiello

ZANELLATO ZAINETTO in montone bicolore con dettagli in pelle

GEOX RESPIRA SNEAKERS in camoscio e tweed con dettagli di vernice e pelle

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MARTEDÌ 3 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT


E M I T A R T EX CINA

Rivoluzione pechinese: il calcio ora si fa a scuola

4

Settimanale di calcio internazionale Extratime@gazzetta.it - @etgazzetta Martedì 3 Marzo 2015 Numero - 168

SPAGNA INGHILTERRA

Vietto, l’erede Adesso Coutinho di Pepito è Phil the Magic al Villarreal e i Reds volano

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ARGENTINA

Il Racing fa Bou Nel nome della madre

7

Kakà nei panni dello Zio Sam: inizia l’avventura a Orlando

IL BOOM DEL CALCIO USA

I want

stars 1Da Kakà al nostro Giovinco,

ai prossimi arrivi, Gerrard e Lampard: per il suo 20° compleanno il soccer Mls si regala campioni e talenti 1E grandi numeri in crescita: spettatori, diritti tv, sponsor, stadi e ben 70 milioni di tifosi Massimo Lopes Pegna alle pagine 2-3


2

EXTRATIME

PRIMO PIANO

Quante stelle fra le strisce 1Parte venerdì la 20 edizione della Mls, mai così ricca di campioni: Kakà, Lampard, Gerrard, Villa fino al nostro Giovinco 1Il soccer cresce: 20 club (e saranno 22 nel 2017), quasi 20 mila spettatori di media, oltre 80 milioni di diritti tv a stagione dove una volta dovevano comprare gli spazi per trasmettere 1Un patrimonio da 70 milioni di tifosi, +44 % rispetto al 2006 a

Massimo Lopes Pegna corrispondente da New York

MEDIA SPETTATORI: VANCOUVER

CANADA

SEATTLE

MONTREAL TORONTO PORTLAND BOSTON SALTLAKE CITY

USA

NEW YORK CITY CHICAGO

SAN JOSE DENVER

PHILADELPHIA

COLOMBUS KANSAS CITY

WASHINGTON D.C.

Anno

MLS

NBA

2014

19.151

17.407

2013

18.608

17.348

2012

18.807

17.273

2011

17.872

17.323

2010

16.675

17.149

2009

16.037

17.497

2008

16.460

17.394

2007

16.770

17.758

2006

15.504

17.557

NFL

LOS ANGELES

27,2

KAka

Football

DALLAS

17%

ORLANDO HOUSTON

Baseball

14%

a livello Hockey 34% internazionale

SPORT PREFERITI

DAVID

VILLA

JOZY

ALTIDORE

11% Basket

44% Calcio

Fascia 18-34 anni, dati in %

Nel grafico sotto la percentuale di tifosi (“sport preferito”) fra i 18 e i 34 anni. Nel tondo la percentuale di crescita di questi tifosi dal 2006 a oggi (dati 2014, Espn e Scarborough R.)

College Football

10,2

Pro Soccer

NBA

10,8

10,9

MLB

7,7 College Basketball

4,3 ATP Tennis

0,9

NHL

4,8

MMA Volleyball

1,3

1,4

Q

di New York, che per lui (e David Villa) avevano già comprato centinaia di maglie e sottoscritto 12 mila abbonamenti, mentendo sulla data del suo arrivo. Il prologo su Lampard (che, se pur in ritardo, sarà qui a luglio) era necessario per togliere subito di mezzo l’unica magagna che ha fatto increspare il sorriso al commissioner Mls, Don Garber.

nuova franchigia a Miami, che esiste la «Beckham Rule», quella che permette ai ricchi proprietari Mls (quasi tutti supermilionari e con partecipazioni in team di altri sport) di non rispettare l’austero salary cap per tre giocatori designati. È l’eccezione con cui a Toronto, a suon di milioni di dollari, sono riusciti a convincere Sebastian Giovinco a traslocare in Canada.

Altro che Mattheus e Djorkaeff

Atlanta e L.A. bis nel 2017

uando il 24 luglio, appena tolta la maglia blu del Chelsea (13 anni di gloriosa carriera), Frank Lampard è apparso a Brooklyn con quella azzurrina del New York City FC, la sua faccia sorridente fotografata davanti al celebre skyline della Big Apple è diventata la copertina della nuova stagione Mls: la ventesima, quella che parte venerdì. La grande macchina del marketing americana non prevede intoppi. Ma con Lampard qualcosa è andato storto. Poco dopo la sua presentazione è stato posteggiato al Manchester City, società proprietaria della nuova franchigia Usa assieme ai New York Yankees, con l’idea di tenerlo in forma prima dello sbarco nel nuovo mondo a gennaio. Almeno questo era il progetto iniziale. Invece, Lampard, diventato presto pedina indispensabile, è rimasto in Premier. Ma di poco, si è pensato: in fondo la Mls può attendere, neppure fosse un paradiso. Errore, perché qui non l’hanno presa bene: negli Usa il peggior reato di cui puoi macchiarti è raccontare frottole. E a Lampard ne hanno rimproverate un paio. La prima l’avrebbe detta ai tifosi del Chelsea, giurando che non avrebbe mai giocato per nessun altro team inglese. L’altra ai fan

Per il resto chi comanda la Lega dal 1999 dorme sonni tranquilli, orgoglioso degli enormi progressi fatti dalla sua creatura. «Non abbiamo una storia centenaria come il vostro calcio, il nostro football ha appena 16 anni. Dateci tempo di crescere», è uno dei suoi slogan preferiti. Nella vetrina di questa nuova stagione ha fatto sistemare i suoi gioielli, mai numerosi e pregiati come quest’anno. I nuovi, Lampard, ma anche Steven Gerrard, Giovinco, Villa, Altidore e soprattutto Kakà, ai quali si aggiungono gli altri Big già qui da qualche tempo, come Robbie Keane, Clint Dempsey, Michael Bradley e Jermaine Jones. Mica più i campioni, ormai bolliti, arrivati solo in virtù del nome e di un passato illustre a sfruttare il soccer, come i due ex interisti Lothar Mattheus e Youri Djorkaeff nel 2000 e 2005. Erano anni che la Mls non riusciva a mettere insieme una tale qualità, nonostante l’addio a fine stagione di Titi Henry e di Landon Donovan, considerato il miglior calciatore Usa all-time, che ad appena 32 anni ha scelto di autopensionarsi. I nuovi sbarchi sono arrivati sulla scia di David Beckham, che nel 2007 con il suo potere mediatico aveva rivoluzionato le leggi economiche della Mls. Perché è grazie all’inglese, ora investitore in una possibile

La Mls è in crescita. Questo fine settimana partirà con 20 squadre. Ci sono le novità dell’Orlando City e del New York City. Nel 2017 debutterà Atlanta e tornerà il secondo team a Los Angeles. Garber ha l’ambizioso traguardo di espandersi fino a 24 entro il 2020. Ma qualche tempo fa nel suo discorso sullo stato della Lega sparò alto: «Non pongo limiti al numero di società iscritte. Perché doMLS vrei? La Mls può benissimo seguire le orme della Nba». Che in questo momento conta 30 franchigie. Insomma sono lontani i tempi (2002) in cui fallirono Tampa e Miami (anche se nel 2014 c’è stata la liquidazione dei Los Angeles Chivas) e la Mls disputò un campionato a dieci squadre. Ci sono sempre più sponsor a reggere quella che sta diventando una corazzata ed è stato stipulato il nuovo contratto tv con Espn, Fox Sport e Univision (per la lingua spagnola): otto anni, fino al 2022, per 720 milioni di dollari (oltre 640 milioni di euro, oltre 80 all’anno). Una cifretta rispetto a ciò che produce l’altro football, quello americano, per lo stesso periodo: 5 miliardi (oltre 4 in euro). Ma agli al-

USA


24 8P i club della Mls entro il 2020; ora sono 20 e dal 2017 ci sarà pure Atlanta e un 2° club di L.A.

MARTEDÌ 3 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

«Io in Ncaa, dove mi sento quasi a S. Siro»

3

DECATREND

di Alessandro de Calò

1Da Milano a New York: Andrea Previati e una borsa di studio a St. John’s tra calcio e studio1«Qui prima

si corre e poi si gioca. Ma pure gli armadi sono da star»

Giulio Di Feo @fantedipicche

anni: la durata dell’accordo per i diritti tv firmato con Espn, Fox Sports e Univision Deportes.

SUPERATI BASKETE HOCKEY, ORA IL BASEBALL NEL MIRINO NHL

NFL

MLB

SERIE A

17.718

68.331

30.437

23.481

17.766

68.397

30.504

24.685

17.454

67.632

30.883

23.214

17.164

67.419

30.352

24.901

17.070

66.957

30.138

25.570

L’impatto

17.476

67.506

30.324

25.779

17.307

68.245

32.516

23.887

16,958

69.562

32.770

19.771

16,955

69.576

31.437

22.476

«Arrivi a New York, vedi i grattacieli, il negozio di Tiffany, gli Starbucks, i taxi gialli e ti prende un déjâ-vu: sei dentro a quel posto che hai visto mille volte nei film. Il campus di St. John’s è nel Queens, mezz’ora da Manhattan. È lì perché è talmente grande che altrove non potevano farlo: dormitori per oltre 4.000 persone, strutture universitarie, stadi per baseball e calcio, il palasport. Ma l’impatto più bello è stato con lo spogliatoio. Prima di partire mi chiedono che numero voglio, in Italia il numero te lo danno solo se giochi così scherzando rispondo “20, come la mia età”. Poi lì trovo l’armadietto con la targa “20” e il mio nome, la cassaforte, la poltrona, il portascarpe. Siamo la squadra più internazionale d’America: un francese, due inglesi, un ghanese, un haitiano, uno di Trinidad, tre neozelandesi, un messicano, un colombiano, due brasiliani e io. E non ti aspetteresti mai quanto sono forti i neozelandesi...».

Dati Espn, statista.com

CLINT

er guadagnarsi la svolta Andrea si mise davanti al cellulare, prese il pallone e si filmò in 2.023 palleggi in 15’. Poi provini, selezioni, gioie, dolori, la borsa di studio yankee e la sensazione di scoprire che ti svegli e stai ancora sognando. Andrea Previati da Milano, centrocampista, n.20 della squadra universitaria di St. John’s e studente modello al liceo prima e alla facoltà di Economia ora. Ci ha raccontato la sua America.

DEMPSEY

SEBASTIAN

GIOVINCO

ROBBIE

KEANE

La giornata tipo

bori, era la Mls a dover comprare lo spazio in tv per trasmettere le sue partite. E poi c’è il fiore all’occhiello: gli stadi. Quasi tutti (15 su 20) dedicati al pallone e di proprietà: teatri comodi e sicuri. Nel campionato scorso si sono toccati nuovi record di spettatori: 19.151 di media nella regular season e 23.633 nei playoff. Numeri che alcune società nella nostra serie A si sognano.

In 27,6 milioni davanti alla tv per gli Usa Ormai il soccer non è più il fanalino di coda del Paese che per lustri lo ha definito con disgusto: «Il passatempo degli emigranti». La crescita della Mls è la diretta conseguenza della maggior popolarità di tutto il movimento. Nell’ultima coppa del Mondo, gli Usa sono stati il Paese ad acquistare più biglietti (196 mila) di qualunque altra nazione, a parte il Brasile, Paese ospite. I match della nazionale hanno sbriciolato ogni record di audience tv (27,6 milioni per Usa-Portogallo) del calcio e sorpassato finali Nba (media 15,5) e World Series del baseball (media 14,9). Mentre in due milioni (altro primato) hanno guardato la finale Mls 2014. Impensabile solo fino a qualche anno fa. Gli studi sul fenomeno sono confortanti. Raccontano che oggi negli Usa ci sono 70 milioni di tifosi, un’impennata del 44% rispetto al 2006. Con l’arrivo di Gerrard e dopo aver conquistato tre degli ultimi quattro titoli, i Galaxy partono favoriti. Mentre dietro sarà lotta fra Seattle, Toronto (Giovinco e Bradley), New England e qualche outsider. Ma come si augura Garber, l’importante è assistere a una stagione spettacolare, equilibrata, con tanti gol e che soprattutto le stelle non stiano a guardare. © RIPRODUZIONE RISERVATA

«Sveglia alle 6, colazione e subito 2 ore di allenamento.Gli americani sulla puntualità sono fiscalissimi: se arrivi alle 7.01 sei fuori. Poi doccia, altra colazione e 3 ore di lezione. Pausa pranzo, altra lezione e studio: per gli atleti c’è la Study Hall, la nostra biblioteca, coi tutor che ci assegnano ore di lezione supplementari. Il tutto, se non c’è il doppio allenamento: in tal caso niente lezioni al pomeriggio, possiamo crearci il piano di studi in base agli allenamenti. Ci sono pure tanti divieti, però. Per le regole Ncaa, se sfiori solo doping o droghe sei fuori, così come se ti beccano a fumare. E fino a 21 anni la legge vieta l’alcol e l’ingresso in discoteca».

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70 gli stadi costruiti solo per il soccer; Orlando e DC United ne apriranno di nuovi entro 2anni.

Il gioco

i milioni (circa) di fan di calcio negli Usa: nel 2006 erano 48 milioni, con una crescita del 44%

«In Italia a un livello semi-pro al massimo fai 5-6 allenamenti di un’ora e mezza a settimana. Qui sono molti di più, e quasi tutti impostati su fisico e corsa. Ogni settimana 3-4 volte ci fanno fare i 5 km di corsa, con un tempo da battere: un incubo. Il pallone lo vediamo solo dopo: stanchi morti ci portano sul campo, ed è tutto possesso palla,

passaggi veloci, intensità. La cosa che più cambia è questa: tecnicamente non hanno fenomeni, ma non si fermano mai, manco il tempo di stoppare la palla e ne hai due addosso, i tempi di gioco diventano brevissimi. In qualsiasi esercizio, partitella o gara l’obbligo è di fare 2, massimo 3 tocchi. Non ne ho mai fatti di più, pur volendo non ce la fai».

DA PELÉ A ADU IL TESTACODA DEL PALLONE AMERICANO

Lo studio «Ogni semestre hai 5 materie con obbligo di frequenza. Non c’è l’esame dove o la va o la spacca, ma delle verifiche nel tempo più punti supplementari per ricerche. Le 5 class devi per forza finirle, e il voto graduale è la somma del tuo impegno. Non c’è corsa all’esame, ma uno studio costante. Un’esperienza del genere ti dà sicurezza: puoi continuare a coltivare il tuo sogno e intanto prenderti una laurea. È come buttarti col paracadute. Magari entrerò nel draft Mls fra 3 anni, altrimenti resterò sereno e saprò non aver rinunciato a nulla, né al calcio per lo studio né allo studio per il calcio».

Vivere lo sport «Se accendi la tv lì, da mezzogiorno a mezzanotte puoi nutrirti di sport. E nonostante ci siano tante cose da vedere a casa o al pub, gli stadi siano sempre pieni. Sono stato a vedere i Red Sox a Boston: giocano ogni due giorni, era un giovedì di luglio con altri 32 sport in contemporanea in diretta tv eppure lo stadio era pieno come un uovo. E anche se i Red Sox persero, alla fine tutti contenti a fare cori, pure in strada».

La prima partita «Prima in trasferta a Penn State, mi scaldo per 70’ senza giocare ma arrivando lì mi cade la mascella. Cinque campi perfetti come biliardi solo per allenarsi, poi entro allo stadio e mi trovo davanti il tutto esaurito e una troupe Espn. Avevo giocato contro l’Inter nella Beretti e pensavo potesse essere la partita più bella della mia vita: c’erano 80 papà e qualche osservatore. Poi l’esordio con Syracuse in casa: l’inno nazionale, e se fossi americano sarei stato ancora più gasato, le cheerleaders e la banda che ci seguono ovunque, mi sono quasi sentito a San Siro. Abbiamo perso 1-0, ma alla fine tutti i tifosi erano a bordocampo, volevano che facessimo il giro per darci il cinque».

La sfida «A fine stagione siamo lì che ci alleniamo e sfidiamo la squadra delle ragazze, per scherzare. Sì, ciao. Una cosa pazzesca: due tocchi e via, due tocchi e via, contrasti duri, colpi di testa… Ci hanno fatto un “mazzo” così. Il calcio femminile lì è di altissimo livello. E alcuni dei miei erano nel giro delle nazionali giovanili... Poi abbiamo vinto, certo, ma per 20’ non ci hanno fatto vedere palla».

Come si studia

1«Ogni semestre cinque materie: non c’è

la corsa a passare l’esame, ma uno studio costante, che premia l’impegno» 1«Magari tra 3 anni sarò nei draft Mls, di sicuro avrò preso una laurea»

Andrea Previati, 20 anni, BOZZANI

Il calcio è sempre stato un po’ un corpo estraneo, fenomeno marginale, nella storia sportiva degli Stati Uniti. I tentativi di innesto - per coltivare un nuovo show business - sono sembrati troppo astratti e premeditati, lontani dallo spirito di appartenenza che segna le discipline tradizionali dell’universo statunitense. Già il fatto che non si possa spendere la parola football per definire il calcio - è occupata da uno sport in cui si usa la palla ovale - ti fa capire contro quale catenaccio abbia dovuto giocare chi si è battuto per l’affermazione del «soccer». I tentativi di sfondamento sono stati ciclici e si sono appoggiati a grandi nomi. Dinosauri al capolinea, ma di grande livello: dai Pelé, Chinaglia, Beckenbauer e Cruijff di fine anni 70, ai Matthaeus, Zenga e Donadoni di vent’anni dopo. Sul Sunset Boulevard sono passati anche i vari Beckham e Henry, viaggi di andata e ritorno attraverso l’Atlantico che anticipano lo stop and go di Frank Lampard, la pensione dorata di un vecchio campione come Kakà, e di un trequartista di mezza età tipo Giovinco. Una delle ultime tentazioni è l’ex capitano degli Oranje, Van der Vaart e anche Mario Balotelli - stando alla stampa spagnola - potrebbe raggiungere Orlando per farsi coprire di dollari. Dopo aver accettato il fatto che le partite possano perfino chiudersi con un pareggio, la Mls (lega calcio nordamericana) piano piano cresce. L’aumento esponenziale della componente latinos tra i residenti negli Usa - siamo oltre ai 50 milioni assicura una base di interesse in espansione. Ma non ci sono solo loro a preferire questo football. Ora per fare un vero salto di qualità, il movimento ha bisogno biso di produrre qualche campio campione di livello mondiale. Una de decina di anni fa ci avevan avevano presentato il baby Freddy Adu come la reinc reincarnazione di Pelé. Ora, ven venticinquenne, Adu arr arrotonda lo stipendio con qu qualche comparsata nelle di discoteche di Washington. Bi aspettare che Bisogna cre cresca qualche vero talento nor nordamericano. E se non sar sarà bravo proprio come «O Rei», fa niente.


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EXTRATIME

MARTEDÌ 3 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

IL DOSSIER

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Rivoluzione cinese

● 1. Fan del Guangzhou. 2. L’esultanza del Guoan di Pechino dopo la vittoria a Brisbane. 3. Tim Cahill, 35 anni, del Shanghai Shenhua. 4. Alan, 25, Guangzhou. 5. Fabio Cannavaro, 41 anni IPP, LAPRESSE, AFP

Gennaro Bozza

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aggio 2013, a Parigi si giocano le finali dei Mondiali di tennistavolo e la tv nazionale cinese CCTV, col suo 5° canale dedicato allo sport, le trasmette in diretta. È il solito trionfo per la Cina, ma a un certo punto accade qualcosa di strano negli studi CCTV: iniziano ad arrivare telefonate dai telespettatori, sempre più numerose, centinaia e poi migliaia, tutte di protesta: «Vogliamo vedere il calcio, non il ping pong». Seguono uguali interventi sui blog. Impiegati e giornalisti della tv non ci possono credere, per la prima volta nella storia lo «sport nazionale», quello in cui si identifica la Cina intera, viene spazzato via. È come se crollasse la Grande Muraglia. Risultato: nel 2014 per i Mondiali a squadre di tennistavolo, la CCTV trasmette solo la finale maschile in diretta, quella femminile va in registrata, perché c’è il calcio.

Numero 82 del ranking Fifa Già, c’è il calcio, quello che paradossalmente in Cina ha i record al contrario: mai vinto alcunché, la nazionale al n.82 della classifica Fifa (ma era n. 97 mesi fa), scandali a ripetizione nella Superlega specie legati alla corruzione che negli anni passati ha coinvolto tutti, dai giocatori agli arbitri. Eppure, l’amore disperato dei cinesi non l’abbandona, anzi lo porta sempre più su, assecondato dalle cariche più importanti della Repubblica popolare, il cui presidente, Xi Jinping, che ricopre anche il ruolo (il più potente di tutti, anche del Premier Li Keqiang) di segretario del Partito Comunista Cinese, è ufficialmente il più forte ti-

foso di questo sport. E in questa settimana, con l’avvio del nuovo campionato, i sogni tornano ad avere il sopravvento, a dispetto delle tante difficoltà che il calcio cinese deve superare. Il 7 marzo si inizia con Hangzhou Greentown e Guangzhou R&F. Per vedere la squadra campione, il Guangzhou Evergrande, con Fabio Cannavaro alla guida, bisogna aspettare lunedì prossimo contro lo Shijiazhuang Yongchang. Sedici le squadre, con ben 9 allenatori stranieri. Oltre a Cannavaro, lo spagnolo Manzano (Beijing Guoan), lo svedese Sven-Goran Eriksson (Shanghai Sipg), il romeno Cosmin Contra (Guangzhou R&F), il brasiliano Cuca (Shandong Luneng), l’olandese Arie Haan (Tianjin Teda), il bielorusso Petrov (Shijiaz -huang) e due francesi, Francis Gillot (Shanghai Shenhua) e Philippe Troussier (Hangzhou). Tanti stranieri per cercare di migliorare il livello tecnico e tattico, ma è chiaro che i progressi sono difficili. Per quanto riguarda i giocatori, il regolamento ne ammette 4 per squadra, più uno asiatico, altrimenti i cinesi si estinguerebbero in poco tempo. Viste le potenzialità economiche di molti club, infatti, si potrebbero avere squadre senza neanche un giocatore locale. PECHINO Per gli stranieri la preferenza va ai brasiliani, ce ne sono 22 su un totale di 64 (34,4%). Ma il punto fondamentale è la necessità prospettata da Xi Jinping di avere una Cina in grado di partecipare al Mondiale.

CINA

Una media di 19 mila spettatori a gara La potenzialità strutturale del calcio cinese è enorme, ma finora se ne sono potuti cogliere solo alcuni segnali. Come quello delle strutture. Delle 16 squadre della Super League, ce ne sono 9 con stadi da 60 mila spettatori, volutamente «limitati» nella loro progettazione e costruzione per due

motivi. Il primo riguarda gli spettatori, che si entusiasmano per il calcio estero (di qui i numeri da sballo per le trasmissioni tv e i collegamenti internet), ma sono ancora frenati da quello nazionale. Nella Super League 2013 il totale dei paganti era stato di 4 milioni e 456mila, con una media di 18.600 spettatori a gara, nel 2014 solo un po’ superiore, 4 milioni e 556mila, media di 19.000 a partita. Insomma, ci vuole tempo per riempirli. Il secondo riguarda la nazionale e il Mondiale. La Cina, se volesse, potrebbe candidarsi a organizzare un Mondiale e garantire la costruzione, nel giro di 2 anni, di almeno 20 stadi con capienze da 50 a 100 mila spettatori a seconda delle esigenze. Ma non vuole farlo perché aspetta di avere una nazionale all’altezza, quella attuale è affidata al francese Alain Perrin. E qui entra in ballo Xi Jinping, grande fan di calcio. Nel momento del suo insediamento come segretario del Partico, a novembre 2012, disse di avere tre grandi obiettivi: una Cina che si qualifichi al Mondiale, una Cina che lo organizzi, una Cina che lo vinca. Beh, per il terzo, forse, si dovranno aspettare i suoi eredi, ma i primi due sono alla portata.

Materia da «qualificazione» universitaria Xi Jinping ha lanciato un ambizioso programma che coinvolge la scuola, dalle elementari all’uni-

versità: collaborazione con i club, calcio nelle ore di educazione fisica, «materia» che viene introdotta nel curriculum dello studente e che serve anche da «qualificazione» (in Cina di una difficoltà terribile) per l’iscrizione all’università. Si è partiti da 26mila scuole in 28 province e 40 città per un totale di 20 milioni di partecipanti con l’obbiettivo di arrivare a 400 mila scuole, 31 province e 120 città per 260 milioni di partecipanti nel 2023. Dell’iniziativa fa parte anche Cannavaro che, come partner della Gls Academy che ha siglato l’accordo col Governo cinese, sarà uno degli uomini immagine. Tutto questo non basta se non accompagnato da organizzazione burocratica e tecnica. Si spiega così la scelta, come presidente della Federazione calcio, di Cai Zhenhua, l’uomo simbolo del tennistavolo, con un passato da c.t. dell’Italia del ping pong dal 1985 al 1989 (parla ancora un po’ di italiano), che ha ristrutturato il calcio al suo interno e che ha fatto pazzie, inutilmente, per convincere Lippi a diventare il c.t. della nazionale. Inoltre, la lotta alla corruzione, voluta da Xi Jinping, sta cominciando a produrre effetti nella vita civile, col fallimento di tante aziende «spericolate» nel campo degli immobili, e anche nel calcio. Resta l’ultimo passo: vincere. Ma per quello serve ancora tanto tempo.

Anche a Pechino si ricomincia: il 7 marzo

1Con una novità epocale, voluta dal presidente della Repubblica Xi: il calcio diventa materia obbligatoria nelle scuole 1Saranno oltre 260 milioni gli studenti coinvolti entro il 2023 in 120 città e 31 province

1E poi lotta alla corruzione, stadi da 60 mila spettatori, tecnici stranieri, con l’obiettivo di organizzare e qualificarsi presto a un Mondiale

44 milioni davanti alla tv

Il Guangzhou di Fabio è il favorito numero 1 Ricardo Goulart, 23 anni, Guangzhou, al 1° gol in Champions (LAPRESSE)

Iacopo Iandiorio

1Sabato parte il nuovo

campionato e il team di Cannavaro è sulla carta il più forte1E ha messo a segno i migliori colpi di mercato: Goulart e Alan. E in Champions...

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hi fermerà il Guangzhou di Fabio Cannavaro? È lecito chiederselo alla vigilia del campionato pro n.22 in Cina che parte il 7 marzo. Perché da 4 stagioni la Super League non ha altri padroni. Prima con alla guida del club di Canton il sudcorea-

no Lee Jang-Soo e poi con una tripletta firmata da Lippi, appena andato via dal club. Chi fermerà il Guangzhou, perché poi sul mercato è la società che ha speso di più e meglio: Alan e Goulart. Il primo, 25 anni, brasiliano, scoperta del Salisburgo, 26 gol in campionato l’anno scorso e tuttora re dei bomber in Europa League (8 gol), anche se è più una seconda punta-ala. Il club di Alibaba, la e-commerce cinese (oltre 5 mi-

© RIPRODUZIONE RISERVATA

liardi di fatturato l’anno), ha speso 11 milioni per lui: è il colpo n.2 del mercato di Pechino. Il n.1 è sempre del Guangzhou: Ricardo Goulart, punta, 15 milioni, brasiliano, 23enne, bicampione col Cruzeiro, 15 reti nel 2014 nel Brasileirão e subito in rete in Champions asiatica. Sono i due acquisti più cari di sempre in Cina. Sono andati via Gilardino, i cui 5 gol hanno portato 5 punti decisivi per il titolo, e Diamanti, che ha rega-

lato 4 centri in campionato e 4 in Champions. Obiettivo nel 2014 sfumato nei quarti con gli australiani del Western Sydney, poi campioni. E i Wanderers sono ricapitati nel girone H di Champions, dove Cannavaro ha debuttato con un successo sul Seul. L’alloro continentale è il grande obiettivo del club di Canton e del calcio cinese che con Lippi 2 anni fa aveva raggiunto la vetta asiatica dopo ben 23 anni.

Per un popolo che aveva davanti alla tv ad agosto 44 milioni di persone per seguire la presentazione in Germania di Xizhe Zhang, 24enne di Pechino al Wolfsburg, i successi (di squadra e di nazionale) sono un’esigenza forte. E i quarti raggiunti in coppa d’Asia dalla nazionale del francese Perrin, con un girone (3 successi su 3 gare) mai a questi livelli in 40 anni, fanno ben sperare per il futuro. D’altronde questo è l’anno della Capra, che a Pechino significa prosperità e fortuna. E il 1° turno di Champions sembra confermarlo: 4 vittorie dei 4 club cinesi. Fra cui lo Shandong Luneng, che ha acquistato il brasiliano Diego Tardelli per 5,5 milioni dall’Atl. Mineiro, e il Beijing Guoan dello spagnolo Manzano, che è andato a vincere in Australia, a Brisbane. Sintomi di ripresa. © RIPRODUZIONE RISERVATA


EXTRATIME

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SPAGNA

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INGHILTERRA

Ora Coutinho è Phil the magic E i Reds volano 1Con l’aiuto di Rodgers quest’anno il brasiliano ex Inter è esploso 1Mvp

di febbraio in Premier, per il tecnico «dimostra che i soldi spesi due anni fa sono stati un investimento intelligente» Stefano Boldrini corrispondente da Londra

Luciano Vietto, 21 anni, argentino, ex Racing, punta del Villarreal: già 11 gol in Liga, 18 in stagione (AFP)

Veni Vidi Vietto Il Villarreal ha l’erede di Pepito 1Il 21enne argentino d’origini

italiane è la rivelazione di Liga e sulle orme di Rossi 1È stato pagato solo 5,5 milioni di euro. Domani in coppa con il Barça Filippo Maria Ricci da Madrid

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Lanciato dal Cholo

assaporto italiano e l’80 per cento del cartellino pagato 5,5 milioni di euro. Il fatto che Luciano Vietto sia finito al Villarreal e non in una squadra di Serie A è l’ennesima dimostrazione che da noi le cose in tema di mercato, di scouting e di appeal non vanno come dovrebbero. Perché questo ragazzo argentino di 21 anni è la grande sensazione della Liga e non pensiamo di sbagliarci dicendo che un tempo sarebbe finito in Italia e non in Spagna. Ora sarà difficile prenderlo, perché il prezzo sale ogni volta che scende in campo: nella sua prima stagione in Liga ha già fatto gol al Camp Nou, al Calderon e al Sanchez Pizjuan di Siviglia. Domenica sera al Bernabeu è entrato nella ripresa è ha avuto due occasioni: una scivolata inopportuna al momento decisivo e una grande parata di Casillas.

I Roig gongolano I Fernando Roig, intesi come padre e figlio (omonimi) che controllano il Villarreal, si sono mostrati gongolanti con Marca sabato scorso: «Nel 2013 l’Atletico Madrid aveva offerto al Racing di Avellaneda molti più soldi di quelli che abbiamo speso noi per prendere il ragazzo l’estate scorsa. Perché? Perché abbiamo avuto pazienza: il Racing nel 2013 non voleva vende-

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re, poi ha fatto un brutto campionato e lo stesso Vietto è andato male (solo 5 gol in 35 presenze, ndr). A noi il ragazzo sembrava comunque un gran giocatore, il prezzo è sceso e l’abbiamo portato a Vila-Real». E ora è già partita l’asta, condita dalle solite dichiarazioni tanto dell’interessato come del Villarreal: «Sto bene qui, il club ha investito su di me e devo ripagare la fiducia, non penso di andar via», dice lui. «Non abbiamo intenzione di venderlo, ha 5 anni di contratto», dicono i Roig. Smentiti però da quanto appena successo col brasiliano Gabriel, ceduto all’Arsenal per 20 milioni (e il prestito dell’ottimo costaricano Campbell), un’offerta che non si poteva rifiutare. Per Vietto potrebbe finire allo stesso modo: si parla di Liverpool, Barcellona e Real Madrid. Oltre che di Inter. E chissà che cosa pensa Diego Simeone, che nell’ottobre del 2011 fece debuttare Vietto contro il Lanus nell’Apertura quando aveva 17 anni, e l’ha visto finire al Villarreal e non all’Atletico Madrid e il 14 diVILA-REAL cembre scorso gli ha fatto i complimenti per il gol al Calderon che è valso al Sottomarino Giallo la vittoria. Vietto usa bene entrambi i piedi, non ha problemi a giocare davanti da solo o accompagnato, da prima o da seconda punta, ha già fatto 11 gol in Liga e altri 5 in Europa (più 2 nei preliminari): numeri che ricordano quelli di Nihat, Forlan o Giuseppe Rossi, i grandi attaccanti del passato recente del Villarreal. Che è sesto in Liga, per la prima volta in semifinale di Copa del Rey (domani ha da ribaltare il 3-1 subìto al Camp Nou contro il Barça dell’idolo di Vietto, Leo Messi) ed è anche negli ottavi di Europa League (derby col Siviglia). Una grande stagione, come quella dell’attaccante argentino (4 presenze e 2 gol anche con la Under 20 di Baires) al debutto europeo. Di origini italiane, presente e futuro in Liga o in Premier League.

SPA

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Philippe Coutinho, 22 anni, di Rio, a Liverpool da inizio 2013, dopo 6 mesi all’Espanyol e un anno mezzo all’Inter (REUTERS, GETTY)

LA GIORNATA

Il Southampton di Pellé stasera, domani tutte le big ● 28° turno: oggi Aston VillaWba, Hull-Sunderland, Southampton-Crystal P. Domani: QprArsenal, West Ham-Chelsea, M. City-Leicester, NewcastleM. United, Stoke-Everton, Tottenham-Swansea, LiverpoolBurnley. Classifica: Chelsea 60, M. City 55, Arsenal 51, M. United 50, Liverpool 48, Southampton 46, Tottenham 44, Swansea 40, West Ham e Stoke 39, Newcastle 35, Crystal P. e Wba 30, Everton 28, Hull 26, Sunderland 25, Qpr, Burnley, A. Villa 22, Leicester 18.

vato in Brendan Rodgers l’allenatore che non solo ha creduto in lui, ma che è riuscito a migliorarne il repertorio. Dal punto di vista tecnico, c’era poco da insegnare a Coutinho: il punto debole, soprattutto in un campionato dove corsa e potenza sono requisiti fondamentali, era la leggerezza del fisico. Il lavoro di potenziamento e l’orgoglio personale hanno permesso a Coutinho di diventare uno dei punti di riferimento di un Liverpool dove, tra Gerrard, Sturridge e Sterling, le grandi star possono rivelarsi ingombranti per un emergente. Coutinho ha mostrato carattere. Ha trovato la continuità. E sta trovando, soprattutto, la porta, che è poi una cartina di tornasole sulla quale c’è poco da discutere. «Coutinho è una delle star della Premier. È un calciatore che ha voglia di allenarsi con impegno ogni giorno, che si trattiene spesso sul campo per fare gli straordinari ed è una gioia vederlo giocare. Phil sta dimostrando che i soldi spesi 2 anni fa per portarlo a Liverpool sono stati un investimento intelligente», spiega Rodgers. Parole, queste, che non sono buttate a caso. Proprio ieri, sono infatti arrivate buone notizie sul versante dei conti: il bilancio chiuso il 31 maggio 2014 ha mostrato per la prima volta il segno più dopo sette anni di perdite. Il nero dei Reds...

volte ci ricascano. Non era bastato all’Inter l’errore fantozziano di bocciare Roberto Carlos come un bidone da rivendere in fretta e furia, senza pensarci due volte. La storia di Philippe Coutinho Correia di- Elogi da tutta la stampa mostra che ad Appiano Gentile Il Guardian definisce Coutinho e dintorni c’è qualche proble- «giovane mago». Il Times ricorma nella valutazione dei cal- da invece una profezia di Neyciatori. Coutinho, sul quale mar, vecchio compagno di avaveva invece visto giuventura del campione sto Massimo Moratti del Liverpool nelle gioche aveva un debole vanili del Brasile: «Veper il ragazzo brasiliadrete, diventerà una no, è stato venduto al star della Premier». Il Liverpool nel gennaio Liverpool Echo gli ha 2013 per 10 milioni di dedicato questo titolo: euro - più bonus - e ora «Magico». Secondo il i Reds possono brinda- LIVERPOOL Daily Mail «Coutinho re all’affare. Coutinho, sta vivendo il momencome scrive il Daily Telegraph, to migliore della sua carriera. «è uno dei gioielli della Pre- Questo campionato è la consamier». Lo straordinario gol al crazione e le sue prestazioni Manchester City, un tiro ad ef- stanno trascinando il Liverpool fetto che ha infilato il pallone in una volata che potrebbe risotto l’incrocio dei pali, è stato portare i Reds in Champions». il capolavoro dell’ultimo Sui siti di Liverpool impazzano weekend inglese. i sondaggi: meglio il gol di Coutinho o quello di HenderPotenziamento e carattere son? Il popolo dei Reds vota Un colpo che arriva una setti- Phil. Al tributo partecipa la mana dopo un’altra rete im- Premier, che ha eletto il brasiportante al Southampton e liano «giocatore del mese di consacra la stagione del talen- febbraio». La domanda a queto di Rio de Janeiro, 22 anni e sto punto è pertinente: perché contratto con il Liverpool (11 l’Inter ha venduto questo talenrisultati utili di fila in Premier) to? Ma davvero Roberto Carlos prolungato il 3 febbraio scorso non aveva insegnato nulla? fino al 2020. Coutinho ha tro© RIPRODUZIONE RISERVATA

ING

NOTIZIE DALL’EUROPA

SPAGNA BARCELLONA

E in coppa del Re domani c’è pure Espanyol-Athletic

● Domani si disputano le semifinali di ritorno di coppa del Re (campione in carica il Real Madrid). Il Villarreal di Vietto deve rimontare l’1-3 subìto a Barcellona, mentre l’Espanyol affronta l’Athletic Bilbao, dopo l’1-1 dell’andata. Per i baschi in recupero dopo il derby vinto a Eibar Laporte (era in panchina) e Aduriz, che ha giocato meno di mezz’ora. I «pericos» del tecnico Sergio González sono in un buon momento e non hanno infortuni.

SPAGNA BARCELLONA

Altra causa ieri contro il Barça: in ballo 100 milioni

● (f.m.r.) Si è aperto ieri il giudizio per una querela posta dalla MCM, che con l’ex presidente Laporta aveva acquisito dal Barça i diritti di sfruttamento dell’immagine visuale della facciata del nuovo centro tecnico. La vendita dei diritti è stata bloccata poi da Rosell e la società ha chiesto 100 milioni di danni. Il processo ieri si è incagliato quando Laporta si è rifiutato di parlare in castigliano e in tribunale non c’era un interprete dal catalano...

GIBILTERRA GIBILTERRA

Via il c.t. Bula Troppe 4 sconfitte e 21 gol subìti

● La federcalcio di Gibilterra ha licenziato il suo c.t. Allen Bula, 50 anni, ex calciatore e tecnico di club nella Rocca e sulla panchina della nazionale dal novembre 2010. Membro della Uefa dal 2013, Gibilterra sta disputando da settembre scorso le qualificazioni per Euro 2016 dove ha perso con Polonia, Irlanda, Georgia e Germania, 21 gol incassati e neanche uno segnato. Prossima impegno il 29 marzo in Scozia.


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EUROPA

Hrgota, 90’ di tabù «Guidetti? Meglio io Infatti gioco di più»

Martin Schmidt, 47 anni, al debutto in Bundesliga col Mainz (AFP)

Concarneau, li manda Dédé il c.t. amuleto 1Deschamps è di casa in Bretagna, dove la squadra di quarta serie è ai quarti di coppa1Domani Psg-Monaco Alessandro Grandesso da Parigi

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Branimir Hrgota, 22 anni, nato a Zenica (Bosnia) da genitori croati, ma è di passaporto svedese. Tre presenze in nazionale (AFP)

1Il centravanti del Gladbach e la maledizione

della gara intera: 52 di fila sempre sostituito o subentrante, ma è la punta più prolifica del club 1«Con la mia Svezia in coppia con Ibra è più facile, anche se vedo meno la palla: ce l’ha sempre lui...» Elmar Bergonzini

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● Le partite che Hrgota ha giocato col Borussia Mönchen. prima di completarne una intera

tanti il nome di Branimir Hrgota non dirà (ancora) molto. Attaccante svedese classe 1993, di professione fa il panchinaro. Il panchinaro al Borussia Mönchengladbach. In Bundesliga quest’anno è partito titolare in 7 gare su 22. C’è però un particolare. Branimir ha anche un secondo mestiere, e lo fa maledettamente bene: nessuno è bravo come lui a buttarla dentro. In questa stagione è il miglior marcatore del Borussia con 12 gol (uno ogni 132’). In Svezia sono pazzi di lui, tanto che in nazionale sta trovando più spazio di Guidetti, bomber del Celtic che due giovedì fa ha segnato all’Inter. Lucien Favre, tecnico del Gladbach, con lui usa bastone e carota. Ne parla benissimo, ma per stuzzicarlo non gli fa mai giocare partite intere e spesso lo tiene in panchina a fare il pieno di rabbia agonistica. In Bundesliga Hrgota ha stabilito un record: delle prime 52 partite non ne ha completata nemmeno una (43 volte è entrato a gara in corso, le 9 che è partito titolare è stato sostituito). Nonostante questo è riuscito a segnare una tripletta. Numeri contrastanti ma chiari: quando è in campo segna. E anche molto. «Non giocare sempre non è un problema - confida Branimir a ET -. Sono giovane, ho tutto il tempo per diventare inamovibile. Ora l’importante è crescere». Il 17 dicembre, finalmente, ha giocato l’intera gara col Werder, realizzando un gol all’ultimo minuto. Tenerlo fino alla fine frutta.

Famiglia croata «Una volta Favre mi tolse all’89’ - racconta Branimir -, dentro ero un vulcano. Giocavo col Gladbach da un anno e mezzo e non riuscivo a completare una partita. Stavamo pareggiando in casa del Werder: un risultato inaccettabile. A pochi minuti dalla fine presi un giallo per simulazione. Il mister, per punirmi, decise di togliermi. Una rabbia così non l’ho mai provata». Pur essendo giovanissimo, Branimir di strada ne ha fatta molta: nato a Zenica, in Bosnia, da genitori croati, da piccolissimo si trasferisce in Svezia. A 18 anni l’esordio in seconda divisione. Alla prima da titolare la butta subito dentro. Due volte. Termina la stagione con 18 reti in 25 partite, capocannoniere del torneo. Lo Jönköpings, grazie a un suo gol a pochi minuti dalla fine, si salva all’ultima giornata. Poi il passaggio al Gladbach per 400mila euro. «Seguo anche il campionato italiano – dice–. Questo grazie a Ronaldo che era il mio idolo: me lo ricordo al Real Madrid, ma il meglio lo ha fatto vedere all’Inter, che infatti è la mia squadra preferita».

Il nuovo Ibra La panchina per ora non gli pesa, anche perché «è vero, nessuno prima di me ha giocato 52 gare senza completarne una, ma il mister si affida spesso a me. Se fossi scarso non giocherei proprio». Lo pensano anche in Svezia, tanto che il c.t. Hamren lo ha già provato in coppia con Ibrahimovic: «Giocare con lui in parte è facile perché crea spazi e riesce a farti arrivare palloni impensabili. Però si tocca poco la palla perché ce l’ha sempre lui...». E se gli si fa notare che in attacco gioca anMÖNCHENGLADBACH che un altro talento come Guidetti, risponde con un misto di spavalderia e ironia: «Con John non ho giocato spesso, quindi non lo posso giudicare, ma sono più forte io, e infatti in nazionale sto trovando più spazio… Ora pensiamo al 3° posto in Bundes che ci garantirebbe la Champions. Mi piacerebbe giocarci dopo l’Europa League di quest’anno ». Forte, spavaldo e giramondo. È lui il nuovo Ibra. Per ora fa il panchinaro, ma da precario presto riuscirà a fare il bomber a tempo pieno.

GER

In alto, Didier Deschamps, 46 anni, e madame Claude.

on brilla di paillettes, odorando di milioni d’euro, come un Psg-Monaco (domani), ma per lo stile verace di coppa di Francia vale forse ancor di più. Concarneau-Guingamp di giovedì è un derby speciale. Non solo perché mette a duello due bretoni, ma anche perché di mezzo c’è pure un c.t., quello di Francia, Didier Deschamps che a Concarneau è di casa. Nelle vesti di ambasciatore. E portafortuna di lusso per un club di quarta serie che giovedì si gioca un posto in semifinale. Un binomio, quello tra Deschamps e il Concarneau, sbocciato per un colpo di fulmine. Quello che toccò il cuore dell’ex tecnico bianconero. Scoccato a 18 anni, quando DD studiava calcio a Nantes, dove incrociò Claude che invece studiava da ortofonista. Amore intatto nel tempo e coltivato anche sulla costa bretone. A Concarneau, paese natio della signora Deschamps dove il c.t. trascorre le vacanze. Ma tra una passeggiata e un aperitivo al ristorante del presidente Jacques Piriou, DD si è fatto prendere dalla passione per il club locale. Sei anni fa il Concarneau era sull’orlo del fallimento. Evitato anche grazie all’aiuto del c.t. che partecipa agli incontri con gli investitori locali, con gli educatori e che porta in beneficienza le maglie di Pogba e altri nazionali da mettere in premio per raccogliere fondi. E i tifosi possono strappargli un autografo in sede, un bungalow vicino allo stadio.

Verdura al mercato Dove sono nati gli exploit di una squadra con spirito di vendetta nei confronti dei cugini del Guingamp, 11° in Ligue 1 e detentore del trofeo, che lo scorso anno si impose ai sedicesimi per 3-2, ma ai supplementari. Si giocherà a Lorient: il Piriou da 7 mila posti non è omologato. Ma nel primo giorno di prevendita sono stati staccati 10 mila tagliandi. La qualificazione è storica e DD se l’è goduta passo dopo passo, inviando messaggi a Piriou, girati ai giocatori. Gente che per giocare in coppa deve mettersi in ferie, ma che all’indomani della vittoria sull’Iris, ai rigori, ha ottenuto in premio un fine settimana nella tenuta vinicola del presidente, sui Pirenei. Un vero bonus per ragazzi come il terzino sinistro Coty che si alza tutti i giorni all’alba per vendere la sua verdura biologica al mercato. Programma: oggi Boulogne-St.Etienne, domani: Psg-Monaco, giovedì pure Brest-Auxerre. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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NOTIZIE DALL’EUROPA

GERMANIA MONACO

Oggi in coppa il Borussia D. domani il Bayern

● (eb) Oggi ottavi di coppa: Bayer L.-Kaiserslautern, AalenHoffenheim, Friburgo-Colonia, Dynamo Dresda-Borussia D. Domani RB Lipsia-Wolfsburg, Arminia Bielefeld-Werder, Kickers Offenbach-Borussia M., Bayern M.-E. Braunschweig. Intanto a Friedhelm Schramm, abbonato al Bayern che la scorsa stagione è andato allo stadio solo in 7 delle 17 gare casalinghe, il Bayern ha annullato l’abbonamento per darlo a un tifoso più fedele. Lui ha denunciato la società, ma il giudice gli ha dato torto.

RUSSIA MOSCA

Coppa, Cska passa in semifinale c’è pure il Kuban

● È ripartita la stagione in Russia, dopo la lunga pausa invernale, con i quarti di coppa nazionale, campione in carica il FK Rostov. Ieri si sono giocate Cska-Krylya Sovetov finita 1-0 per i moscoviti con gol del 27enne centrocampista israeliano Natcho al 5’ del secondo tempo, e Kuban Krasnodar-Mordovia 1-0 con rete del difensore bosniaco Sunjic, 26 anni. Oggi scendono in campo Arsenal Tula-Gazovik Orenburg e Lokomotiv Mosca-Rubin Kazan.

ROMANIA BUCAREST

Steaua, 2 turni a porte chiuse in Europa

● La Steaua Bucarest disputerà le prossime due gare casalinghe in Europa a porte chiuse. Lo ha deciso l’Uefa, che ha sanzionato il club rumeno anche con 20mila euro di multa per il comportamento razzista di alcuni suoi tifosi in occasione della gara dello scorso 12 dicembre contro la Dinamo Kiev. È la terza volta che la Steaua viene penalizzata in questa stagione per episodi di questo genera, capitati già nelle gare con Ludogorets e Stromsgodset in Champions League.


EXTRATIME

MARTEDÌ 3 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

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MONDO

Cuper riparte dal Cairo Farà il c.t. 1Scelto dai Faraoni, che non nascondono di aver sondato altri tecnici1Ascesa e caduta dell’hombre

vertical, dal 5 maggio ai sospetti legami con la camorra

Andrea Luchetta

Gustavo Bou, 25 anni, attaccante del Racing campione d’Argentina. In Coppa Libertadores ha siglato già 6 reti in 2 gare (GETTY IMAGES)

Il Racing ha fatto Bou Nel nome della madre 1Ad Avellaneda l’ex River è

esploso con 10 reti in patria 1E due triplette di seguito in coppa Libertadores: l’aveva promesso alla mamma morta Adriano Seu

S

agosto, viaggia alla straordinaria media di un gol ogni 96 minuti, utile a far trionfare il Racing in campionato dopo un’astinenza di 13 anni. In parole povere negli ultimi 6 mesi è fra gli attaccanti più prolifici di tutto il continente. Tanto che il Principe Diego Milito, suo compagno di reparto, ne ha decretato la definitiva consacrazione. «Presto si trasferirà in Europa e arriverà anche la chiamata in nazionale, ormai è inevitabile».

i sono visti matrimoni con più slancio. Hector Cuper è il nuovo c.t. egiziano e alla Federcalcio non hanno fatto nulla per nascondere che si trattava del sesto nome sulla lista. Fallita la trattativa coi prescelti - su tutti Hervé Renard e Frank Rijkard Il Cairo ha ripiegato sull’argentino. «Cuper guadagnerà 50 mila dollari al mese - ha annunciato la federazione -. Il suo contratto verrà cancellato se dovesse mancare il Mondiale 2018». Quando si dice la fiducia.

L’Intratable, primo debuttante del Cholo

L

o sguardo rivolto al cielo, il dito indice puntato verso l’alto e un bacio all’avambraccio, dove campeggia una dedica alla mamma. È l’abituale gesto di Gustavo Bou per celebrare ogni gol, secondo un rito divenuto tanto comune come bere un bicchiere d’acqua. Sì perché, da sei mesi a questa parte, la scena si ripete con una frequenza strabiliante, praticamente ogni volta che gioca il Racing, tanto in campionato quanto in coppa. Settimana scorsa, poi, l’attaccante dell’Academia di Avellaneda è andato persino oltre, riuscendo a realizzare ben due triplette consecutive in coppa Libertadores nel giro di sette giorni contro Deportivo Tachira e Guaraní.

Macchina da gol Un’impresa, quella del potente attaccante classe 1990, riuscita in passato solo a due giocatori: a Juan Carlos Cardenas nel 1967, anch’egli con la maglia del Racing, e a Juan Carlos Sanchez nel 1985, con quella del Blooming. E adesso, dopo solo due giornate della fase a gruppi, Bou si ritrova in cima alla classifica dei goleador di Libertadores con un numero di reti superiore ai capocannonieri della scorsa edizione, che ne realizzarono 5. Ma il fiuto per il gol di Bou, che martedì scorso si è anche tolto la soddisfazione di segnare la 100ª rete in coppa nella storia del Racing, ha dimostrato di non conoscere frontiere. Da quando è sbarcato all’Academia, a fine

E dire che fino a pochi mesi fa erano in pochi a credere in Bou, giunto all’Academia dopo esperienze poco entusiasmanti al River Plate, all’Olimpo di Bahia Blanca, alla Liga de Quito e al Gimnasia, condite da appena 16 reti in 100 gare. Poi l’esplosione che gli ha fatto guadagnare il soprannome di «Pantera», per la potenza straripante associata alla fame di gol. O quello di «Intratable», perché sotto porta è semplicemente incontenibile. «I miei gol sono la risposta a tutti quelli che non hanno creduto in me», ha detto Bou a dicembre ricordando i tempi in cui, dopo aver debuttato a 18 anni col River grazie all’allora tecnico Diego Simeone (il primo deb del Cholo), fu sballottato in giro tra un prestito e l’altro. Se la Pantera di Concordia, Entre Rios, al confine con l’Uruguay, che aveva Saviola come modello, ha potuto consumare la propria rivincita personale, il merito va prima di tutto alla madre AVELLANEDA che, scomparsa 10 anni fa, ricorda puntualmente dopo ogni gol. «Mi ero appena trasferito a Buenos Aires per giocare nelle giovanili del River, a 14 anni, quando mia madre morì poco tempo dopo. Tornai a casa e ci rimasi per un mese, pensando di lasciare il calcio. Poi mi ricordai che sul letto di morte mia madre mi aveva chiesto di non mollare e crederci fino a quando avrei sfondato». E così è stato. Ecco perché, dopo ogni gol, non manca un bacio a quella scritta tatuata sull’avambraccio sinistro: «Anche se i miei occhi non ti possono vedere, so che sei sempre accanto a me».

ARG

Hector Cuper, 59 anni, qui all’Aris in Grecia; ora c.t. dell’Egitto, (AP)

85 Juan Carlos Sanchez, Blooming

● L’anno in cui sono state firmate le ultime due triplette consecutive in Libertadores: da Juan Carlos Sanchez col Blooming boliviano contro Dep. Italia e Tachira (Ven). Prima ancora solo un precedente: Juan Carlos Cardenas nel 1967, anch’egli col Racing, con 31 de Octubre e Bolivar (Bol).

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bocca, e negli occhi resta la spirale discendente, fra Georgia, Turchia, Emirati e bassa Liga. Fosse solo quello. L’Italia non juventina si innamorò di quel tecnico dall’aria severa e onesta, che non dimenticava di battere la mano sul cuore dei giocatori. L’hombre vertical è scivolato su un’inchiesta della Procura di Napoli: Cuper, secondo gli investigatori, avrebbe ricevuto 200 mila euro nascosti nelle mutande e nei calzini di due camorristi, ai quali il tecnico avrebbe fornito una dritta su 4 partite combinate. Accusa respinta dall’argentino, senza convincere gli inquirenti.

Instabilità

Sarà una bella gatta da pelare. Le attese dei tifosi sono Sarà una bella gatta da enormi, proporzionali pelare, ma non una sfial digiuno della nazioda inedita per Cuper: nale più vincente nella nel 2008 si trovò a diristoria africana: dopo gere la Georgia nei aver conquistato 3 Copgiorni in cui le truppe pe d’Africa di fila, i Fadi Mosca marciavano raoni non hanno cenverso Tblisi. Ennesima trato la qualificazione tappa di un peregrina- IL CAIRO nelle 3 edizioni sere senza tregua, cui guenti. Salah è il talenl’hombre vertical si è visto con- to più fulgido di una squadra dannato dal 5 maggio 2002, buona ma non stratosferica, codalle lacrime di Ronaldo e quel- stretta a battagliare con l’instalo scudetto sfumato fra un Gre- bilità che martoria il Paese dal sko e un Poborsky. Pietra tom- 2011. Il campionato riprenderà bale di una carriera da perdente il 22 marzo, dopo 40 giorni di come se ne sono viste poche. lutto per la morte di almeno 20 Sette titoli svaniti sul traguar- tifosi dello Zamalek nel caos do, fra complotti, sfortuna e psi- creato dai lacrimogeni della pocodrammi: un campionato ar- lizia. Mossa destinata a esaspegentino, una Copa del Rey, una rare il conflitto con gli ultrà, che Coppa Coppe, due Champions, costringe periodicamente alla lo scudetto interista e una Cop- sospensione del campionato. pa di Grecia. E poco importa se, Per il regime di Al Sisi la nazioInter a parte, Hector si è sempre nale potrebbe rivelarsi uno presentato all’appuntamento strumento di consenso. Tonnelda sfavorito, artefice in serie di late di pressione sulle povere piccoli miracoli destinati a non spalle di Hector l’argentino. compiersi. Conta l’amaro in © RIPRODUZIONE RISERVATA

Come in Georgia

EGI

NOTIZIE DAL MONDO

ARGENTINA BUENOS AIRES

Il Boca in testa, 3 vittorie su 3, con Central ed Estu

● (seu) Boca, Central ed Estudiantes tengono duro: 3 vittorie in 3 turni. Gli xeneizes passano 1-0 sull’Atl. Rafaela (Calleri); stesso risultato per il Rosario Central sul Crucero (Niell), 3-1 per l'Estu nel derby di La Plata col Gimnasia (Schunke, Carrillo, Cerutti; Vegetti). Il River passa 2-1 sul campo del Belgrano (doppietta di Mora) e il Racing di Milito con lo stesso punteggio contro il Temperley (Acuña e Bou): il River è a 7 punti, il Racing a 4; a 7 anche l’Argentinos, 1-0 al Defensa y Justicia.

OR DE EM M

E P RO GR GRE E SSO SSO O

BRASILE SAN PAOLO

Doppietta Robinho E anche il suo omonimo ne fa 2

● (m.can.) Ancora Robinho magnifico protagonista nel 4-2 del suo Santos col Linense. Doppietta e un palo dell’ex Milan. Ma Binho si è fatto ammonire per aver scavalcato la recinzione festeggiando il primo gol: un turno di squalifica nel Paulista, in cui il Santos comanda il suo girone dopo 7 giornate. Il San Paolo fa 0-0 col Rio Claro, il Corinthians 3-0 al Mogi Mirim e il Palmeiras vince 2-0 col Capivariano, doppietta di... Robinho, Róbson Michael Signorini, 27 anni. .

FIFA

MONDIALE 2018

Russia, Blatter contro i 200 casi di razzismo

● Sepp Blatter si è detto «molto interessato e consapevole» del report presentato ieri da Fare e Sova Center a proposito dei numerosi casi di razzismo in Russia, che ospiterà il Mondiale 2018. Le due associazioni, Fare (Football Against Racism in Europe) e la russa Sova, hanno contato nel calcio russo circa 200 casi negli ultimi due anni di razzismo e xenofobia. L’anno scorso Blatter aveva invitato Putin a lottare contro il razzismo: «Se non ci saranno progressi ci saranno sanzioni». Vedremo.


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EXTRA FUN EXTRATIME

Johnson, ruolo esterno, ha indossato in passato le maglie di Middlesbrough e Manchester City. Nel suo curriculum spiccano 12 presenze (2gol) con la nazionale inglese: debuttò nel maggio 2010, lanciato da Fabio Capello. Nella villa di County Durham dove Johnson vive con la fidanzata Stacey Flounders, la polizia ha rinvenuto anche un fucile, regolarmente denunciato dal calciatore. Johnson è stato

Mou: sponsor da 55 mln Godzilla sulla maglia

Capello nero, di ira...

Savage mai sul bus

● (sm) Il Chelsea ha firmato un accordo di 5 anni dal 2015-16 con la Yokohama (pneumatici) come sponsor di maglia da 55 milioni di euro all’anno.

● (falcini) Fabio Capello prenota una suite da 2.500 euro per 5 giorni, ad Antalya (Turchia), e si trova circondato da un meeting di mille venditori di cosmetici...

● (sm) Robbie Savage ex United e Blackburn, commentatore tv, evita il ritiro-patente: non può prendere i mezzi pubblici coi fan che lo detestano; solo la multa.

● (falcini) Il VK Linden belga è un club dilettante ma ha una maglia disegnata da Jeroom Snelders, fra i più noti fumettisti del Paese. Protagonista Godzilla.

CORAL

LA MISS DELLA SETTIMANA

PERU’ CUZCO Oggetto di razzismo Tejada lascia il campo

OGGI E DOMANI PREMIER E COPPA DI GERMANIA Premier: oggi Southampton-Crystal P. (FS, 20.45), domani West H.-Chelsea (FS). Coppa Germania: oggi Dynamo Dresda-Borussia D. (FS2, 20.30) domani Bayern-Braunschweig (FS2, 20.30).

SPAGNA BARCELLONA

Il metodo Valdes ora in libreria anche in Italia

INGHILTERRA MANCHESTER

● Di Sergi Roberto si sono sempre dette tre cose: a) che fuori dal campo somiglia a Marchisio senza barba; b) che in campo somiglia a Xavi; b) che se quello spazio lo vuole davvero deve andarsene (ipotesi al vaglio nonostante il recente rinnovo) o aspettare il suo turno, e di gente davanti ne ha. Beh, ora è tempo di saperne un’altra: la sua fidanzata, la modella israeliana Coral Simanovich, rischia presto di metterlo sotto quanto a popolarità come sta facendo con la connazionale Bar Refaeli. Anche lei blaugrana, ma meno richiesta dai fotografi da quando è piombata in pista Coral, che prima di mettersi con Sergi del Barça stava proprio con il fratello di Bar. Unica via d’uscita per Sergi: diventare davvero il nuovo Xavi, magari lontano da Xavi.

EXTRATIME

Zlatan Ibrahimovic attaccante del Psg

Adam Johnson, 27 anni

Sta superando persino la Refaeli E se supera Sergi?

TV

La frase della settimana Ibra accanto alla sua statua: «Uno è fatto di cera, l’altro di acciaio. Prossimo passo? Sostituire la Torre Eiffel con una mia statua»

arrestato alle 9 del mattino e i vicini di casa hanno raccontato: «Quando abbiamo visto le auto della polizia, abbiamo pensato che ci fosse stato un furto». Gli agenti hanno perquisito la villa fino all’ora di pranzo. È stato il Sun, il tabloid più venduto della Gran Bretagna, a dare per primo la notizia. Il nome di Johnson è rimasto coperto per oltre 30 minuti, poi sempre il Sun ha svelato la sua identità.

INGHILTERRA SUNDERLAND Arrestato Johnson sesso con minorenne

SMS

● (bold) Una brutta storia: Adam Johnson, 27 anni, giocatore del Sunderland, è stato arrestato ieri mattina con l’accusa di aver avuto rapporti sessuali con una quindicenne. Il calciatore è stato sospeso a tempo indeterminato dal club. Johnson, che nel pomeriggio avrebbe dovuto viaggiare con la squadra, impegnata stasera in casa dell’Hull, è stato prelevato dagli agenti nella sua abitazione.

MARTEDÌ 3 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

Beckham: «Quando Ferguson mi fece tagliare i capelli» ● (si.mar) Dopo 15 anni David Beckham ha raccontato un curioso aneddoto su uno dei suoi tagli. L’episodio risale alla Supercoppa fra Manchester Un. e Chelsea nel 2000, a Wembley: «Mancava un’ora all’inizio quando Ferguson ha visto il mio taglio alla mohicana e mi ha detto di raparmi a zero. All’inizio ho detto no, poi ho visto la sua faccia rossa per cui sono andato subito in bagno a rasarmi. Voleva sempre un look professionale».

● (seu) La piaga del razzismo non conosce confini e il calcio continua a essere terreno fertile per chi si alimenta a odio e discriminazione. Ne sa qualcosa Luis Tejada, 32 anni, attaccante panamense del Juan Aurich e massimo goleador della nazionale dello stretto (37 reti in 79 gare), che domenica si è ribellato nel bel mezzo della partita contro lo Cienciano, valido per la coppa Inca. Dopo un’ora abbondante di insulti a sfondo razzista da parte del pubblico di Cuzco, Tejada ha deciso di abbandonare il campo per protesta, lasciando la sua squadra in inferiorità numerica. «Sono un essere umano e non mi è rimasto altro da fare. Avrei forse dovuto andare avanti e sopportare? Io non ci sto», ha dichiarato Tejada a fine gara. «Sono un professionista, ma il rispetto per l’essere umano

viene prima di tutto». Un gesto di protesta. La pazienza di Tejada è durata 73 minuti, durante i quali i tifosi rivali lo hanno apostrofato con ogni genere di insulto. Poi ha detto basta e, quando si è ritrovato vicino alla curva rivale, ha afferrato il pallone con le mani scagliandolo all’indirizzo di chi lo stava apostrofando. Per tutta risposta si è visto sventolare il cartellino giallo dall’arbitro Ivan Chang, allorché si è sfilato la maglia abbandonando il campo e imboccando la via degli spogliatoi. Il Juan Aurich non ha potuto fare altro che giocare l’ultimo quarto d’ora in inferiorità numerica perché il tecnico Roberto Mosquera aveva già esaurito le sostituzioni. Per la cronaca, a cavallo del gesto di Tejada lo Cienciano è andato a rete due volte vincendo la gara per 2-0.

VENERDÌ 6 E SABATO 7 MARZO IN CAMPO OM E PSG, E LA FA CUP Venerdì solo Tolosa-Marsiglia (Fs, 20.30), poi sabato PsgLens (FS 2, 17) ed Evian-Monaco (FS, 20). In Inghilterra c’è la FA Cup: Bradford-Reading (FS, 13.45) e recupero di Premier Qpr-Tottenham (FS, 16). In Spagna: Athletic B.Real Madrid (FS, 18) ed Elche-Almeria (FS 2, 20).

Supplemento di calcio internazionale di Iacopo Iandiorio, progetto grafico di Domenico Coppola

● «Fare il portiere è questo: essere costretto a prendere decisioni fulminee con la massima determinazione, sperando sempre di limitare i danni. Ma anche così i danni arrivano, visto che in campo, come nella vita, di decisioni devi prenderne tante». Così nell’introduzione a «Il metodo V», appena uscito in Italia per Mondadori, 144 pagine, 17 euro, Victor Valdes, 33 anni, per una vita portiere del Barcellona, racconta il suo grande avversario: la pressione. Non è un’autobiografia classica, ma quasi un «consigli per gli addetti al ruolo». Lo dichiara subito l’ex blaugrana ora al Manchester United: «parlerò più volte della mia vita... ma solo per spiegarti

● C’è chi mormora che andrà a giocare a Orlando negli Stati Uniti con l’ex compagno milanista Kakà. Intanto Mario Balotelli si gode la figlia Pia, 2 anni, e si mette con lei su Instagram. Che papà tenerone!

il mio metodo». Perché da quando ha 8 anni e il fratello Ricardo lo mise in porta Victor non ha mai amato questo ruolo. «Ingrato» lo definisce lui; solitario, diverso dagli altri e facile oggetto di colpa. Il segreto del suo successo, di 23 titoli di squadra (fra cui un Mondiale e un Europeo) e di 5 trofei individuali quali miglior portiere di Liga? «La capacità di astrarmi e di gestire la pressione». Come ha fatto in oltre 15 anni di carriera? Beh, lo racconta in queste 144 pagine. In primis privare la pressione della sua forza, sminuire. Basterà?

DOMENICA 8 MARZO IL BARÇA A PRANZO, POI AJAX Apre la Liga alle 12 (FS): BarcellonaRayo; poi (Fs, 21) Atletico M.-Valencia. In Olanda: Ajax-Excelsior (FS 2, 14.30). Ligue 1: Montpellier-Lione (FS 2, 21). In FA Cup: Liverpool-Blackburn (FS, 17).

NEL WEEKEND BUNDES: APRE LO STOCCARDA Venerdì Stoccarda-Hertha (Sky Sport 1 HD, 20.30), sabato su Sky Sport Plus HD Hannover-Bayern (15.30) e Mainz-Borussia M. (18.30); domenica Paderborn-Bayer (17.30, SSP HD).

INGHILTERRA LIVERPOOL

Mario papà che tenerone! Si gode la sua Pia


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