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martedì 17 marzo 2015 anno 119 - numero 64 euro 1,40
APPELLO DELL’EX PATRON PER L’EUROPA LEAGUE
IL RITORNO DEL BOEMO
NO
S TRE
Moratti dà la carica per ribaltare il k.o. col Wolfsburg «Possiamo segnare diversi gol, conterà non prenderne»
IN
ST
E
LE
«Inter, niente paura Hai Guarin e Icardi»
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TAIDELLI A PAGINA 13
Zeman: «Per la A rinuncio a tutto Anche al golf» «Salvare il Cagliari è il mio chiodo fisso, persino le mazze possono attendere...» CALVI A PAGINA 19
LA RIVOLUZIONE CAPITALE
GRANDE RIMONTA DELLA FIORENTINA: 2-1
INZAGHI L’HANNO FATTO VIOLA
CHE SAMP! ROMA A -14 GARCIA IN DISCUSSIONE NE De Silvestri e Muriel: 0-2. L’Olimpico contesta, il d.g.. mpo Baldissoni: «E’ finito il tempo di sbagliare». Il tecnico: «Non sarò mai un peso» CECCHINI, PUGLIESE, STOPPINI, VERNAZZA ALLE PAGINE 8-9
ANDERSON SCATENA IL DERBY: LAZIO A -1 Due gol del brasiliano: il Toro si arrende (0-2) e i biancocelesti vedono il secondo posto dei giallorossi
CALAMAI, CENITI, FROSIO, GOZZINI, OLIVERO, PASOTTO DA PAGINA 2 A PAGINA 7
L’ANALISI di Paolo Condò
BRAMARDO, CECERE, CIERI, PIERELLI ALLE PAGINE 10-11 La delusione di Pippo Inzaghi, 41 anni. A fianco l’esultanza della Fiorentina dopo la seconda rete realizzata da Joaquin AFP
RISULTATI & CLASSIFICA 27a GIORNATA
SABATO CAGLIARI-EMPOLI PALERMO-JUVENTUS DOMENICA ATALANTA-UDINESE GENOA-CHIEVO INTER-CESENA SASSUOLO-PARMA VERONA-NAPOLI IERI FIORENTINA-MILAN ROMA-SAMPDORIA TORINO-LAZIO
14
DA NON PERDERE
OTTAVI DI CHAMPIONS
BOLDRINI, DELLA VALLE, GRAZIANO, GRIMALDI, RICCI PAG. 14-15-17 Buffon, Bonucci, il recuperato Barzagli e Chiellini
A «SENZA APPELLO»
Donadoni e il crack «Il Parma va avanti ma rispettateci»
EXTRA TIME FRA I MIGRANTI DOVE IL CALCIO E’ SPERANZA Reportage nei centri di accoglienza in Sicilia LUCHETTA NEL DORSO
w
IL ROMPIPALLONE di GENE GNOCCHI Dopo la Francia Ibrahimovic se la prende anche con la Germania: «Paese di Merkel»
Rinnova in sicurezza, ti regaliamo l’ABS!
1 Vettel leader umile aiuta anche i meccanici per rilanciare la Ferrari PERNA A PAGINA 26
2 Alla Tirreno-Adriatico la zampata di Sagan con vista «Sanremo» GIALANELLA, GHISALBERTI PAG. 28-29
3 Tomba 20 anni fa vinceva la prima coppa del Mondo Tutta l’Italia in estasi MOLINARO A PAGINA 31
ROTTAMA
Felipe Anderson ha restituito al campionato la leggerezza, quella dote magica - e rara - che per 90 minuti ti fa dimenticare la pesantezza e l’opacità del mondo, e appassionare allo spettacolo del calcio.
JUVENTUS 64 PALERMO 35 1-1 ROMA 50 UDINESE* 32 0-1 LAZIO 49 SASSUOLO 32 NAPOLI 46 VERONA 32 0-0 FIORENTINA 45 EMPOLI 30 0-2 SAMPDORIA 45 CHIEVO 29 1-1 37 ATALANTA 25 4-1 GENOA* 37 CAGLIARI 21 2-0 INTER TORINO 36 CESENA 21 2-1 MILAN 35 PARMA** (-3) 9 0-2 0-2 *Una partita in meno **Due partite in meno
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23
Agnelli toglie pressione: «Non è decisiva» Oggi Arsenal a Monaco e Atletico in casa contro il Leverkusen: rimontano o addio
Felipe Anderson, 21 anni, brasiliano,8 gol in A con la Lazio
10
In vantaggio con Destro, il Milan si lascia riprendere e superare da due colpi di testa di Rodriguez e Joaquin Ma il tecnico non rischia
Pirlo non ce la fa Juve a Dortmund col muro azzurro
Lorenzo De Silvestri, 26 anni, esterno Samp, autore dell’-1-0
8
2
Serie A R Posticipi 27a giornata
Povero Diavolo preso a testate dalla Fiorentina Ma Pippo è salvo 1 L’ennesima sconfitta fa ancora
più male. Avanti con Destro, il Milan subisce la rimonta con due gol su colpo di testa: prima Rodriguez, poi all’89’ Joaquin. Altro che Europa League... FIORENTINA
MILAN
2 1
PRIMO TEMPO 0-0 MARCATORI Destro (M) all’11’, Rodriguez (F) al 38’, Joaquin (F) al 44’ s.t. FIORENTINA (3-4-2-1) Neto; Richards (dal 1’ s.t. Joaquin), Rodriguez, Basanta; Rosi (dal 35’ s.t. Babacar), Aquilani (dal 1’ s.t. Badelj), Kurtic, Pasqual; B. Valero, Ilicic; Gilardino. PANCHINA Rosati, Lezzerini, Alonso, Vargas, Diamanti, Lazzari, Mati Fernandez, Salah. ALLENATORE Montella. CAMBI DI SISTEMA dal 30’ pt 4-5-1; dal 1’ st 4-3-3; dal 35’ st 4-2-4 BARICENTRO MEDIO 53.5M AMMONITI Pasqual, Go.Rodriguez e Ilicic per gioco scorretto. MILAN (4-3-2-1) D. Lopez; Abate (dal 41’ s.t. Bonera), Paletta, Mexes, Antonelli; Van Ginkel, Essien (dal 45’ s.t. Pazzini), Bonaventura; Honda (dal 35’ s.t. Cerci), Menez; Destro. PANCHINA Abbiati, Gori, Alex, Bocchetti, Albertazzi, Muntari, Suso, Mastalli, Locatelli. ALLENATORE Inzaghi. CAMBI DI SISTEMA dal 45’ st 4-2-4 BARICENTRO MOLTO BASSO 47.5M AMMONITI D. Lopez per comportamento non regolamentare; Menez, Mexes e Van Ginkel per gioco scorretto. ARBITRO Russo di Nola. NOTE paganti 8.272, incasso 260.762; abbonati 23.160, quota 385.150. Tiri in porta 5-2. Tiri fuori 9-2. Angoli 8-8. Fuorigioco 1-4. Recuperi: pt 0’; st 6’
PRIMO TEMPO 7’ Primo squillo di Ilicic. Lo sloveno parte da destra, si accentra e di sinistro a giro sfiora il palo alla destra di Diego Lopez. 12’ Risposta di Honda. Anche i rossoneri vicini al gol del vantaggio: bella combinazione in velocità Van Ginkel-Antonelli, palla che arriva al giapponese che da dentro l’area in posizione decentrata spara addosso a Neto: deviazione in angolo. 15 Si vede Menez. Accelerazione del francese sulla fascia sinistra, ma al momento del tiro, dentro l’area, viene stoppato da Rosi in recupero. 30’ Traversa di Basanta. Punizione dalla sinistra, Ilicic mette in mezzo un bel pallone a giro che Basanta impatta di testa: traversa piena, Diego Lopez è il più rapido sul rimbalzo. 42’ Borja Valero tiro centrale. Azione a più fasi della Fiorentina: prima Gilardino fa sponda di testa ma non trova compagni, sugli sviluppi tiro dello spagnolo che Lopez blocca a terra senza problemi.
SECONDO TEMPO 7’ Ilicic fuori misura. Lo sloveno replica l’azione del primo tempo: da destra si accentra e tira a giro di sinistro, ma la palla questa volta esce abbondantemente alla destra di Diego Lopez. 9’ Tiro di Badelj, deviato. Sugli sviluppi di un angolo il croato tira dal limite. il pallone deviato termina fuori. 11’ Gol del Milan, Destro. Conclusione da fuori area di Bonaventura, l’ex romanista sulla traiettoria ci mette il piede e la sua deviazione spiazza Neto. 38’ Pareggio Fiorentina, Rodriguez. Cross dalla destra di Joaquin, Rodriguez la schiaccia di testa alla sinistra di Diego Lopez per il pareggio viola. 44’ Joaquin la ribalta. Fascia opposta per l’azione della Fiorentina, esito identico: Pasqual mette in mezzo un cross che viene leggermente deviato, Joaquin impatta di testa e la piazza sotto la traversa.
Luca Calamai FIRENZE
È
sempre la stessa storia. Il Milan segna, per uno spicchio di gara propone anche un calcio gradevole poi, all’improvviso, va in confusione. Trasformandosi in una squadra impaurita, senza idee e senza anima. Stavolta è la Fiorentina a beneficiare del blackout. I viola capovolgono il risultato in 7’ alimentando un dato statistico che deve far arrossire Menez e compagni: sono 21 i punti bruciati dai rossoneri da una situazione di vantaggio. Un vero suicidio. Pippo Inzaghi non merita il licenziamento in tronco perché non ci sono segni di rivolta dentro il gruppo. E perché per un’ora il Milan ha fatto una bella figura contro una delle formazioni più rock del campionato. Ma ci sono chiare responsabilità dell’allenatore in questa incapacità di gestire il risultato. Non è una questione di cambi più o meno azzeccati. Stavolta gli attaccanti sono rimasti in campo. È una questione di mentalità che Superpippo non è riuscito a trasmettere. Perché dopo l’1-0 l’unico obiettivo è stato quello di difendere il vantaggio? Perché non sfruttare la velocità di Menez o magari Cerci per colpire in contropiede? Perché non
provare a fare un po’ di possesso palla per far respirare la difesa? Il Milan non ha una rosa di campioni ma un materiale umano che vale sicuramente più della classifica. È normale che la proprietà stia già lavorando per trovare a giugno una nuova guida tecnica. CORREZIONI MONTELLA Il Milan si allontana sempre più dalla zona Europa. L’obiettivo minimo di inizio stagione. La Fiorentina, invece, grazie al 2-1, è a soli 4 punti dal terzo posto. Che vale il sogno-Champions. La faccia triste di Inzaghi fa da contraltare agli occhi birichini di Montella. Il tecnico viola, per
E LA GARA VA SENZA ARBITRO ● Russo infortunato (41’ s.t.) a bordo campo, ma la gara riprende senza di lui. E l’arbitro sgrida i giocatori
proteggere molti titolari in vista del ritorno di Europa League con la Roma, sbaglia qualcosa nell’undici iniziale. Così nel primo tempo in campo c’è più Milan. È bravo Neto a ribattere un destro ravvicinato di Honda e a neutralizzare una conclusione di Destro, ed è decisivo un recupero di Rosi su Menez. L’unico lampo dei viola nei primi 45’ è un colpo di testa di Basanta che centra la traversa. Montella prima cambia modulo, passando dal 3-4-2-1 iniziale al 4-5-1, poi, nell’intervallo cambia anche un paio di uomini inserendo Joaquin e Badelj (due titolari) al posto di un deludente Aquilani e di un Richards che fatica a entrare nel Montella-pensiero. CHE RIMONTA La Fiorentina cresce ma, a sorpresa, è il Milan a passare in vantaggio all’11. Un tiro sbagliato di Bonaventura viene corretto in rete da Destro. Guizzo da bomber vero dentro una gara quasi anonima. L’ex romanista, al secondo centro in rossonero, continua a essere un corpo estraneo nei meccanismi di gioco di Inzaghi. Come, del resto, lo è stato anche Torres. Il Milan si abbassa di colpo di una trentina di metri portando dieci uomini dietro la linea della palla. La Fiorentina, invece, non si impaurisce. Montella azzecca il terzo cambio lanciando nella
MARTEDÌ 17 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
44’ S.T. Joaquin manda il diavolo all’inferno. Milan rimontato, Diego Lopez — incredulo — si aggrappa al palo LAPRESSE
SQUADRE
PT
JUVENTUS ROMA LAZIO NAPOLI FIORENTINA SAMPDORIA GENOA INTER TORINO MILAN PALERMO UDINESE SASSUOLO VERONA EMPOLI CHIEVO ATALANTA CAGLIARI CESENA PARMA (-3)
64 50 49 46 45 45 37 37 36 35 35 32 32 32 30 29 25 21 21 9
PARTITE
RETI
G
V
N
P
F
S
27 27 27 27 27 27 26 27 27 27 27 26 27 27 27 27 27 27 27 25
19 13 15 13 12 11 9 9 9 8 8 8 7 8 5 7 5 4 4 3
7 11 4 7 9 12 10 10 9 11 11 8 11 8 15 8 10 9 9 3
1 3 8 7 6 4 7 8 9 8 8 10 9 11 7 12 12 14 14 19
54 38 49 46 39 36 37 42 30 38 38 29 33 33 27 20 22 33 25 21
14 21 27 35 29 28 32 35 30 34 40 34 40 46 29 30 37 50 48 51
1Dentro il k.o. qualche nota positiva. «Se perdi quando ti dicono
che meritavi di vincere t’inc... Comunque vada, andrò a testa alta»
Marco Pasotto INVIATO A FIRENZE
L’
SABATO 21 MARZO CHIEVO-PALERMO ore 18 MILAN-CAGLIARI ore 20.45
(0-1) (1-1)
DOMENICA 22 MARZO, ore 20.45 EMPOLI-SASSUOLO ore 12.30
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il paradosso di Inzaghi Il Milan col gioco giusto nella serata sbagliata
CHAMPIONS PRELIMINARI DI CHAMPIONS EUROPA LEAGUE RETROCESSIONI
PROSSIMO TURNO
mischia Babacar e passando a un coraggioso 4-2-4 con il doppio centravanti (Baba-Gilardino). La partita diventa un assedio alla porta di Diego Lopez. La Maginot rossonera evidenzia crepe pericolose sulla corsia di sinistra dove Joaquin è quasi imprendibile. Al 38’ un cross dello spagnolo si trasforma in un assist perfetto per Gonzalo Rodriguez (5° centro) dimenticato da Abate e Mexes. Ancora una volta la Fiorentina trova reti importanti dai difensori. Il pareggio non ferma la banda Montella. Chiede il cambio l’arbitro Russo, vittima di un problema muscolare. Il portiere del Milan non si accorge di questa «sostituzione» e fa ripartire il gioco senza direttore di gara. Per una manciata di secondi la partita va avanti. Poi, finalmente si fermano tutti. Ma solo per permettere l’ingresso di Valeri. Non si ferma la Fiorentina che al 44’ va in vantaggio con l’imprendibile Joaquin che devia in rete di testa un cross di Pasqual corretto involontariamente da Bonera. Montella resta in corsa per tutti i suoi obiettivi: Champions, Coppa Italia ed Europa League. E giovedì sbarcherà all’Olimpico con un 1-1 casalingo da capovolgere ma avendo lasciato a riposo tante pedine preziose. Una in particolare, Salah.
L’ALLENATORE ROSSONERO
* 3 PUNTI DI PENALIZZAZIONE
(1-3)
JUVENTUS-GENOA ore 15
(0-1)
CESENA-ROMA
(0-2)
LAZIO-VERONA
fatto peggio.
fIL PERSONAGGIO
CLASSIFICA
(1-1)
NAPOLI-ATALANTA
(1-1)
PARMA-TORINO
(0-1)
SAMPDORIA-INTER
(0-1)
UDINESE-FIORENTINA
(0-3)
LA MOVIOLA di FRANCESCO CENITI
ABATE RISCHIA IL RIGORE SU RODRIGUEZ
allenatore resta, l’Europa se ne va. In fondo sono sufficienti poche parole per spremere il succo del Milan alla fiorentina. La missione è compiuta a metà: Pippo Inzaghi seppur a sprazzi - ritrova un parente molto prossimo del gioco che era riuscito a dare alla squadra a dicembre, ma smarrisce ancora una volta il risultato. Questo basta, comunque, ad allontanare gli spettri che ululavano sopra la sua panchina. Probabilmente in maniera definitiva,
PAURA Fra i vari motivi di rimpianto che Pippo avrà alla fine del campionato, ci sarà anche la miriade di punti consegnati al nemico nei secondi tempi. O comunque partendo da situazioni di vantaggio. E pensare che Galliani aveva sostanzialmente chiesto una cosa sola lungo la settimana: cancellare l’ultimo minuto di Milan-Verona, che aveva spento il sorriso ai rossoneri proprio sul più bello. Niente
21 PUNTI PERSI DA SITUAZIONI DI VANTAGGIO CONTRO: 3 (ritorno)
FIORENTINA Verona
2
Empoli
2
TORINO
3
LA CLASSIFICA DEL 2015 (11 partite)
1,29
Juventus 25 punti Lazio 22
media punti di Inzaghi in campionato
Fiorentina 21 Napoli 19
2 3
Sassuolo Inter
2
SAMPDORIA
2
Fiorentina
2 (andata)
9 PARTITE IN TRASFERTA SENZA VITTORIE (non accadeva dal 2000-2001) Fiorentina-Milan Chievo-Milan Juventus-Milan Lazio-Milan Torino-Milan Roma-Milan Genoa-Milan Sampdoria-Milan Cagliari-Milan
9 RETI SUBITE DI TESTA IN CAMPIONATO (record negativo della Serie A) 2ª Parma-Milan
In MAIUSCOLO la squadra che ha giocato in casa
2-1 0-0 3-1 3-1 1-1 0-0 1-0 2-2 1-1
da fare. Solo che stavolta la frittata è stata completa e il dato delle amnesie, su situazioni di vantaggio, è una pugnalata: il Milan ha perso 21 punti. Tre volte sono stati disastri totali: contro Sassuolo, Lazio e Fiorentina è finita con una sconfitta; in altre sei occasioni i rossoneri sono stati riagganciati sul pari. Mancanza di maturità, di spessore, sfortuna, paura: i motivi possono essere tanti. Più che paura a volte è stato terrore. Anche ieri il Milan nella ripresa si è abbassato troppo e nell’ultimo quarto d’ora il pallone era una sfera di fuoco. Poi, altra pecca ormai storica: le reti prese di testa. Con queste fanno nove, nessuno ha
trasferta senza vittorie, punti conquistati nell’anno solare, punti persi da situazioni di vantaggio: tutte le cifre che condannano il Milan di Inzaghi.
LAZIO
L’incredibile accade al 41’ della ripresa: Russo ha chiesto il cambio al suo collega Valeri (il primo addizionale, come prevede il regolamento) per un problema alla caviglia e mentre entrambi sono fuori dal campo per mettere a posto gli auricolari, la gara riprende senza arbitro. Russo «sgrida» i giocatori per lo strano tentativo di autogestione. Per il resto, l’episodio più controverso accade un attimo prima dell’avvicendamento: Abate rischia il rigore tirando per un braccio Rodriguez. Regolare il gol del Milan (Destro non è in fuorigioco). Corrette le 7 ammonizioni decise da Russo con Mexes vicino alla seconda per aver affossato Gilardino.
dal momento che ora alle vacanze mancano undici partite, e pensare a un cambio in corsa proprio adesso che fa capolino qualcosa di interessante, non avrebbe grande logica.
1 Media punti da inizio stagione, gol incassati di testa, striscia di gare in
I NUMERI DELLA CRISI
Ieri 28-2-2015 7-2-2015 24-1-2015 10-1-2015 20-12-2014 7-12-2014 8-11-2014 29-10-2014
3
4-5 Marcatori: Cassano; Lucarelli
4ª Empoli-Milan
2-2
Marcatore: Tonelli 9ª Cagliari-Milan
Torino 19 Sampdoria 18 Inter 16 Roma 15 Verona 15 Chievo 13 Empoli 13
1-1
Marcatore: Ibarbo
Palermo 13 Cesena 12
14ª Genoa-Milan
1-0
Marcatore: Antonelli 18ª Torino-Milan
1-1
1-1
Marcatore: Maccarone 27ª Fiorentina-Milan
Genoa 11 Atalanta 10
Marcatore: Glik 23ª Milan-Empoli
Sassuolo 12
2-1 Marcatori: Gonzalo Rodriguez; Joaquin
MILAN 10 Udinese 10 Cagliari 9 Parma 5
CATTIVERIA Non resta che ripartire dagli aspetti positivi. Stavolta se ne trovano. Quella scintilla cercata da oltre due mesi forse è scoccata, adesso occorre lasciare inserita la presa nella corrente. «Siamo tornati a giocare come sapevamo, ho rivisto il mio Milan, quello di fine dicembre - racconta Inzaghi - Dobbiamo tenerci la spavalderia e la personalità mostrate in questa partita. A detta di tutti avremmo meritato la vittoria, anche il pari ci sarebbe stato stretto. E allora se perdi quando devi vincere, t’incazzi... Si può dire?». Pippo sorride amaramente, perché la sensazione della beffa provoca sofferenza. Come mai è finita un’altra volta così? Il tecnico ha una spiegazione ben precisa. E come dargli torto: «Non puoi tenere aperta la partita con avversario di qualità così elevata. Occorreva più cattiveria in zona gol, avremmo dovuto farne due o tre nella prima mezzora. Questa è stata la nostra pecca. E’ una sconfitta che ha dell’incredibile». Ma ormai Pippo sta imparando a diventare fatalista, soprattutto sul proprio destino: «Lavoro giorno dopo giorno e poi il club farà le sue considerazioni. Non ho bisogno di rassicurazioni da parte di nessuno. Voglio fare questo lavoro per 30 anni e restare il più possibile al Milan, altrimenti andrò avanti per la mia strada a testa alta». © RIPRODUZIONE RISERVATA
4
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5
LE PAGELLE di G.B. OLIVERO FIORENTINA
MILAN
6,5
6
AQUILANI DOV’È? KURTIC TIMIDO BENE PASQUAL BADELJ ORDINATO
6
6 La formazione sembra sorteggiata, il modulo di conseguenza è fluttuante. Due cambi nell’intervallo sono un’ammissione di colpa. Stavolta ha avuto soprattutto fortuna dalla sua parte.
IL MIGLIORE JOAQUIN
7 Parte a sinistra, ma fa danni a destra: un tiro pericoloso, nove cross, un assist e un gol. Trucca il motore della Fiorentina trasformando la sua squadra e sorprendendo il Milan. ● TIRI 3 ● RECUPERI 2 ● PASSAGGI 19
IL PEGGIORE GILARDINO
4,5 Ei fu, ma adesso è immobile. Fu vera gloria, è stato un grande attaccante, però è lontanissimo da una condizione accettabile. Dispiace molto vederlo così in difficoltà. ● TIRI 1 ● SPONDE 4 ● DRIBBLING 0
6
6
NETO In questo periodo fargli gol è più difficile che sbancare un casino. E infatti lo batte solo una carambola fortuita.
RICHARDS Quando abbassa il testone e spinge come un toro imbizzarrito il pubblico si esalta. Generoso anche se un po’ confusionario.
RODRIGUEZ Per molto tempo gioca da solo contro tutti, visto che i compagni lo assistono poco. Il gol è da bomber e in fondo ci sta: è il quinto in campionato.
BASANTA Abbastanza solido dietro, pericoloso davanti: prende la traversa di testa al 30’ del primo tempo. Sbaglia poco, segnale di concentrazione.
● PARATE 1 ● RINVII 2 ● PRESE ALTE 3
● CONTRASTI 0 ● LANCI 1 ● PASSAGGI 24
● CONTRASTI 3 ● LANCI 5 ● PASSAGGI 49
● CONTRASTI 3 ● LANCI 2 ● PASSAGGI 47
IL TECNICO MONTELLA
7
5,5
5
5
6,5
ROSI La cosa migliore della partita è una rincorsa su Menez lanciato verso Neto. Però è troppo impreciso al cross, anche quando è facile.
AQUILANI I tifosi viola vanno a casa interrogandosi sulla sua presenza in campo: non si vede proprio mai. Impossibile non sostituirlo.
KURTIC Perde il pallone del gol milanista, ma quello è il meno: nel giro palla cerca sempre il compagno all’indietro. Zero iniziative, molta timidezza.
PASQUAL Dodici cross e quattro occasioni create. Sbaglia un po’, ma quando sono quasi tutti in doccia lui è sul fondo per fare l’assist decisivo.
● TIRI 0 ● RECUPERI 0 ● PASSAGGI 22
● TIRI 1 ● RECUPERI 3 ● PASSAGGI 21
● TIRI 0 ● RECUPERI 5 ● PASSAGGI 48
● TIRI 1 ● RECUPERI 3 ● PASSAGGI 37
6
5
6
5,5
ILICIC Meriterebbe di più per l’intensità dal punto di vista fisico e l’interpretazione tattica. Ma spreca tre potenziali occasioni.
BORJA VALERO Perde più palloni in un tempo che in tutta la sua avventura italiana. La posizione avanzata non l’aiuta, ma gioca davvero male.
BADELJ Senza fare nulla di eccezionale riesce a dare ordine a tutta la squadra. Cifre di spessore: 47 passaggi positivi contro 8 negativi.
BABACAR La sua presenza in area forse destabilizza un po’ la difesa del Milan, ma in 16’ tocca sei palloni e ne perde tre.
● TIRI 3 ● RECUPERI 5 ● PASSAGGI 39
● TIRI 2 ● RECUPERI 8 ● PASSAGGI 48
● TIRI 2 ● RECUPERI 4 ● PASSAGGI 47
● TIRI 0 ● DRIBBLING 0 ● SPONDE 0
6
6
VAN GINKEL C’È DILEMMA MEXES MENEZ SCIUPA HONDA VA LENTO IL TECNICO INZAGHI
5,5 Non meritava di perdere: studia bene la gara e concede poco ai viola. Ma, anche se le alternative erano poche, poteva fare prima un paio di cambi perché la squadra sembrava stanca.
IL MIGLIORE PALETTA
7 Quando i viola spingono, lui alza la... paletta e li ferma. Gila non gli basta, così va a prendere Ilicic e chiunque passi. I cross decisivi lo scavalcano, ma non cancellano la grande prova. ● CONTRASTI 3 ● LANCI 4 ● PASSAGGI 25
IL PEGGIORE HONDA
4,5 Non fa onore al suo cognome rallentando tremendamente ogni giocata. Quando arriva davanti a Neto lo centra al petto come l’orsetto del Luna Park: bambolina vinta, partita persa. ● TIRI 1 ● RECUPERI 6 ● PASSAGGI 21
RUSSO Si aiuta con i cartellini per evitare che la partita gli sfugga di mano: sette ammonizioni. Si infortuna nel finale e lascia il fischietto a Valeri.
Sarri più Valdifiori Salta il vertice ma il feeling resiste sto. Valdifiori è certo, Sarri quasi. Preferisco però pensare al presente, non dobbiamo creare troppa confusione attorno ai ragazzi. Se non facciamo bene in questi due mesi se ne va in fumo tutto il lavoro».
Maurizio Sarri, 56 anni GETTY
Carlo Laudisa MILANO @carlolaudisa
A
ppuntamenti, depistaggi e una verità che galleggia tra le smentite: il feeling del Milan per Maurizio Sarri e il suo calciatore prediletto, Mirko Valdifiori. Ieri tra il ritiro rossonero a Firenze e la vicina Empoli i segnali di fumo sono stati frequenti, anche se la sponda milanista sin dal mattino ha fatto sapere che non erano in programma incontri tra l’a.d. del Milan Adriano Galliani e il presidente del club toscano Fabrizio Corsi. PROFILO BASSO Il clamore suscitato dalle indiscrezioni sulla candidatura di Sarri per la prossima stagione ha consigliato i protagonisti di tenere un profilo basso. Comunque ieri a Radio Onda Libera il numero uno empolese s’è lasciato scappare dichiarazioni significative. «Se Valdifiori e Sarri interessano ai rossoneri? Credo di sì, altrimenti non ci sarebbe tanto trambu-
RETROSCENA Dietro il sipario i bene informati assicurano che in effetti il vertice è saltato solo in extremis per evitare che occhi indiscreti rubassero troppi indizi. Del resto il Milan è stretto attorno a Inzaghi per proteggerlo sino a fine stagione. Sarebbe destabilizzante ammettere una fuga in avanti così esplicita. Prima Milan Channel smentisce un vertice coi toscani, accompagnato a un incoraggiamento per SuperPippo, segue l’uscita pomeridiana di un irritato Adriano Galliani che a Sky liquida la vicenda in modo secco: «Non ci sarà nessun incontro con Sarri e non si capisce perché si continui a insistere con queste voci». INTRECCIO Presto, però, tutto sarà più chiaro, anche perché in attesa c’è pure il Napoli. De Laurentiis ha già un’intesa per Valdifiori con i toscani, ma Corsi ha chiesto ancora tempo per chiudere il dialogo con i rossoneri, anch’essi sulle tracce del regista toscano. E non è un caso. Si sa che Sarri ha plasmato il gioco dell’Empoli attorno al suo centrocampista prediletto. Nell’affare potrebbe anche entrare Saponara, ora in prestito a Empoli. Ecco perché le trame affiorano a dispetto delle ritrosie di facciata. © RIPRODUZIONE RISERVATA
5,5
5
5,5
LOPEZ Innocente sui gol, meraviglioso quando fa riprendere il gioco senza arbitro. Mancava solo dicesse: «Oh, sia chiaro: chi segna va in porta».
ABATE Rientra e corre. Il serbatoio però si svuota in fretta e comincia ad arrancare. E mentre il cambio è vicino, Rodriguez lo sovrasta di testa.
MEXES Peggio dare due milioni in tre anni alle Olgettine o quattro milioni all’anno a lui? Dilemma berlusconiano, anche ieri irrisolto.
ANTONELLI Parte bene, sale spesso e crea una buona occasione con un inserimento centrale. Cala come tutti e patisce moltissimo Joaquin.
● PARATE 3 ● RINVII 16 ● PRESE ALTE 4
● CONTRASTI 1 ● CROSS 2 ● PASSAGGI 29
● CONTRASTI 2 ● LANCI 8 ● PASSAGGI 47
● CONTRASTI 2 ● CROSS 1 ● PASSAGGI 29
6,5
5,5
6
6
VAN GINKEL Il Milan gioca col pigiama giallo forse per non fargli sentire il peso della maglia... E infatti va benino: una grande apertura e non solo.
ESSIEN Il ritmo basso gli consente di cavarsela con esperienza e senso della posizione. Ma nell’arrembaggio viola fa poco filtro e sparisce.
BONAVENTURA Il pane lo porta sempre in tavola, perché macina chilometri e tocca 62 palloni. Però partendo così dietro il dolce non riesce a garantirlo.
DESTRO Nel primo tempo potevano dargli l’ombrello per ripararsi. Fa un gol da opportunista e chissà quanti ne farebbe se gli passassero la palla.
● TIRI 0 ● RECUPERI 3 ● PASSAGGI 25
● TIRI 0 ● RECUPERI 6 ● PASSAGGI 33
● TIRI 1 ● RECUPERI 6 ● PASSAGGI 35
● TIRI 2 ● DRIBBLING 1 ● SPONDE 6
5,5
5,5
s.v.
s.v.
MENEZ La tocca sempre una volta di troppo. Consente a Rosi di rientrare dal bar e recuperare. Poi guarda Joaquin emettere la sentenza.
CERCI Inzaghi lo inserisce per chiudere la partita, che invece si riapre completamente e si ribalta. Non riesce a mettersi in moto.
BONERA Entra al posto di Abate, devia il cross di Pasqual, ma quando la stagione è sfortunata succede che la palla finisce sulla testa di Joaquin.
PAZZINI Ingresso della disperazione, alla ricerca di un tocco, di una deviazione, di un guizzo. Nulla da fare.
● TIRI 0 ● DRIBBLING 1 ● SPONDE 9
● TIRI 0 ● DRIBBLING 0 ● SPONDE 0
● CONTRASTI 0 ● LANCI 1 ● PASSAGGI 2
● TIRI 0 ● DRIBBLING 0 ● SPONDE 0
MARRAZZO 6 CRISPI 6
VALERI 6 FABBRI 6
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Serie A R Posticipi 27a giornata
MARTEDÌ 17 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
fLA PARTITA AI RAGGI X
Viola macchina da cross: 33 Al Milan non basta il sacrificio 1Joaquin sfonda a destra, Pasqual spinge a sinistra, Honda e Menez aiutano fino a un certo punto. E quando entra anche Babacar gli uomini da controllare diventano troppi Alex Frosio
LA MOSSA TATTICA
JOAQUIN: cross 9 ILICIC: sponde 8 MENEZ: palloni recuperati 6
@alexfrosio BORJA VALERO
N
on c’è niente di disdicevole nel giocare in contropiede: sono tanti gli squadroni che hanno scritto la storia del calcio applicando una tattica del genere, il Chelsea di Di Matteo - per dirne una - ci ha vinto una Champions. Se però vuoi ritirarti nella tua metà campo, se non addirittura dentro l’area portandoti il nemico in casa, come ha fatto il Milan praticamente per tutta la ripresa, la prima regola da applicare è difendere forte, fortissimo, con tutti i tuoi uomini. E poi ripartire negli spazi. Il Cholo Simeone è un cattedratico della materia: spazi asfissiati in copertura, e poi via, ripartire veloci cercando di sfruttare gli spazi. Al Milan è mancato un po’ di tutte e due: perché Abate si è fatto mangiare in testa da Gonzalo Rodriguez sul primo gol, e poi perché non ha saputo sfruttare i tanti spazi che la Fiorentina, protesa in avanti alla ricerca del pari, lasciava dietro. L’ASSE DI SINISTRA Andando per ordine, nel primo tempo il Milan è pure piaciuto. Il 4-3-3 è il sistema preferito di Inzaghi e quello su cui ha lavorato di più.
ROSI
Menez ILICIC
JOAQUIN
GILARDINO Antonelli
PASSAGGIO MOVIMENTO
L’ingresso di Joaquin svolta la partita della Fiorentina, soprattutto quando Ilicic lascia la fascia sinistra per andare ad accrescere la superiorità numerica: con Rosi che si sovrappone, Antonelli e Menez, pur attento in ripiegamento, hanno un uomo in più da dover controllare. Da lì, la Fiorentina crea e mette alle corde il Milan aumentando la pressione che sfocia nei gol GDS
POCO POSSESSO
33,1
È la percentuale di possesso palla del Milan nel secondo tempo. Nel primo, i rossoneri hanno avuto il 53,7%
E si vede. I rossoneri riescono a muoversi in modo organico, costringere Menez largo a sinistra lo emargina un po’ dal gioco rispetto al solito (60 palloni toccati) ma garantisce una copertura degli spazi più omogenea. Il francese combina bene con Bonaventura che lo serve con continuità (10 passaggi dalla mezzala all’ala) oppure gli va in sovrapposizione (ricevendo 8 palloni). Proprio da quest’asse nasce il gol in avvio di ripresa
dopo un primo tempo in cui comunque il Milan aveva sofferto poco una Fiorentina ingolfata in mezzo. RADDOPPI Proprio per questo Montella cambia sistema, già nel primo tempo e poi ancora più marcatamente a inizio ripresa. Con l’ingresso di Joaquin - secondario quello di Badelj, anche se contribuisce a ridare ordine al gioco - la Fiorentina si schiera con due linee da quat-
tro, con lo spagnolo che inizia a sinistra e Ilicic a destra, con Borja a cercare di sfruttare le sponde di Gilardino (4 in partita). Il Milan è stato a lungo capace di sacrificarsi - Honda e soprattutto Menez tornavano in copertura (6 palle recuperate per entrambi) - ma non ha saputo colpire in contropiede quando, nell’«all in» di Montella, Ilicic si allargava anche lui a destra lasciando a Pasqual il compito di spingere sulla mancina. E lì Honda, o meglio ancora Cerci, forse entrato troppo tardi, avrebbe dovuto colpire. UNO IN PIÙ IN AREA Con lo spostamento di Joaquin a destra, la Fiorentina diventa una macchina da cross: 33 totali, 12 quelli prodotti da Pasqual, 9 quelli di Joaquin in 45 minuti. Non è un caso che i gol siano arrivati da quella situazione di gioco. Anche se per sfruttare a pieno l’arma serviva un’ultima munizione, cioè l’ingresso di Babacar a fianco di Gilardino: il senegalese tocca appena 6 palloni ma la sua presenza è decisiva. Il Gila unico centravanti era infatti quasi sempre preda della morsa Paletta-Mexes. Con un uomo in più in mezzo all’area, ecco i gol. Sul primo Abate difende male su Gonzalo Rodriguez - sul solito cross di Joaquin - ma ancor più esemplificativa è la rete della vittoria viola, perché il calcio è meno casuale di quanto si pensi: quando Pasqual crossa, Paletta è uscito al limite su Babacar ed è dunque lontano dal centro dell’area, Mexes va a occupare lo spazio sul primo palo, Antonelli chiude la diagonale su Gilardino. E sul secondo palo ecco spuntare Joaquin, inutilmente inseguito da Menez. Che aveva seguito diligentemente l’uomo, ma non gli si può chiedere anche di fare il difensore puro. © RIPRODUZIONE RISERVATA
FIORENTINA
MILAN
BARICENTRO
MEDIO 53,5 metri 23 19
1
20 72 9
1610
2 4
38
ANGOLI
8
8 POSSESSO PALLA
56,8%
43,2%
TIRI NELLO SPECCHIO
5
2 PALLE PERSE
140
129 FALLI COMMESSI
11
15 CONTRASTI
16
23 PASSAGGI EFFETTUATI
507
395 PASSAGGI RIUSCITI
85,6%
80,3%
BARICENTRO MOLTO BASSO 47,5 metri 20 10 9
21 28 7
29 15
23 5
31 GDS - DATI OPTA
Serie A R Posticipi 27a giornata
MARTEDÌ 17 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
Montella si gode la Viola di scorta «Ora vogliamo la Champions»
LA NOTA POSITIVA
Il Milan si aggrappa al Destro ritrovato: a segno ogni 172’ 1L’ex romanista
alla 40a rete in A: «Ma commentare un gol dopo un k.o. non ha senso»
1Il tecnico esalta il gruppo: «Tutti sono
allo stesso livello, lotteremo su 3 fronti»
Alessandra Gozzini INVIATA A FIRENZE
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ontella aveva minacciato: «Contro il Milan giocherà la squadra migliore». Sbucata dal tunnel la Fiorentina ha fatto un po’ meno paura: un paio di titolari e mezzo, portiere incluso. La proporzione, due undicesimi di vera viola, è segnale di ricchezza: dentro un impianto consolidato le alternative si muovono come fossero prime scelte. Volendo esagerare, si può dire che la Fiorentina B ha schiacciato il Milan: quella da battaglia si presenterà giovedì sera sul prato della Roma, in palio i quarti di finale di Europa League. Consapevolmente, Montella ha fatto fuori Alonso, Badelj, Mati Fernandez, Joaquin, Salah e Babacar. Per squalifica ha dovuto rinunciare a Tomovic, per infortunio non ha potuto schierare Savic, Pizarro e Mario Gomez, l’asse centrale del gruppo. Ovvio, l’allenatore non condivide l’etichetta ma il concetto resta: «Secondo linee? Non le chiamerei così, semmai gioca-
tori che si vedono un po’ meno ma questo dimostra come siamo stati capaci di portare tutti sullo stesso livello». TIQUI TAKA Insieme a una formazione di titolari-riserve Montella ha ritrovato la Fiorentina del tiqui-taka, più che per i gol che parlano spagnolo che non per l’armonia della manovra. Nel tunnel Gonzalo Rodriguez, uomo del pari, e Diego Lopez si sono abbracciati a lungo: per anni sono stati compagni di squadra nel Villarreal. L’argentino, unico indiscusso titolare di ieri, ha battuto il cinque, con il quinto gol in campionato. Di Joaquin la firma spagnola della rimonta, con il colpo di testa che ha infilzato Diego Lopez, connazionale. Joaquin è l’uomo delle rimonte di gloria: aveva segnato il 3-2 nella vittoria in goleada contro la Juventus. Ieri, in più, l’aveva prevista: «Dopo il gol dell’1-1 ho detto alla squadra che mancava ancora molto tempo per provare a vincere. Così è bellissimo, la dedico a mio zio». La Fiorentina del tiqui-taka, marchio di fabbrica di Montella, ha
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INVIATA A FIRENZE
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Vincenzo Montella (a destra), 40 anni, stringe la mano a Inzaghi, 41 GETTY
sempre puntato la Champions. Questa non fa eccezione e l’allenatore, dopo aver riallontanato il Milan («giusto continuare a parlare di Sarri») conferma: «Per la forza mentale che abbiamo dimostrato dico di sì, possiamo puntare al terzo posto. Siamo in ballo su tre fronti e vogliamo restarci: la Champions è uno di questi. Abbiamo vinto da squadra matura e che sa sacrificarsi: Rosi aveva i crampi, Gilardino e Ilicic sono stati fisicamente straordinari. Questa vittoria vale più dei tre punti, aiuta anche per il morale». Le altre voci viola ribadiscono il concetto. Diego Della Valle, patron presente ieri in
tribuna: «Se crediamo in quello che facciamo possiamo vincere sempre, la differenza con le prime della classe la farà solo la determinazione». Andrea Della Valle, presidente viola: «Quando giochiamo così divento fiducioso per tutti gli obiettivi che abbiamo. Io per primo sono elettrizzato». Il d.s. Pradè: «Il terzo posto? Vincere aiuta a vincere, dobbiamo crederci. E intanto il motto vale per giovedì». Pasqual, il capitano: «Siamo una grande squadra, l’immagine della serata è quello che è successo dopo il pari, nessuno ha esultato, solo pensato a vincere la partita». © RIPRODUZIONE RISERVATA
oteva essere l’inizio della terza vita: l’otto dicembre del 2013, finito il lunghissimo calvario post infortunio, il romanista Destro rinacque dopo aver steso la Fiorentina con un gol decisivo, con una rabbia urlata davanti a tutto l’Olimpico. Ieri il centravanti ha segnato il suo secondo gol milanista (con un accenno di esultanza ad aeroplano…), e sembrava un gol pesantissimo, prima che venisse oscurato dalla rimonta viola. Resta allora il dato che esalta le sue doti da killer d’area: tornato titolare, dopo l’esclusione a sorpresa dall’undici contro il Verona, la rete è arrivata con il suo secondo tiro della partita, il primo nello specchio della porta. Così Destro festeggia i suoi primi 40 gol in A, 38 firmati da dentro l’area, con la media da bomber mantenuta: un centro ogni 172 minuti, in pratica uno ogni due partite.
L’ATTEGGIAMENTO A fine partita l’attaccante spiegherà, con non poco rammarico: «Commentare un gol quando si perde non ha senso, siamo tutti amareggiati. Peccato perché avevamo fatto una grande partita contro una squadra in forma, ma una volta subìto il gol ci siamo abbassati troppo quando invece dovevamo continuare a spingere». E ancora: «Dobbiamo però prendere le cose positive, il gioco del primo tempo e in parte del secondo, quando eravamo riusciti ad andare in vantaggio». Linea condivisa da Keisuke Honda, ieri suggeritore alle sue spalle: «Non sono contento, dovevamo vincere ed essere concentrati. Dobbiamo cambiare mentalità, è una nostra responsabilità. Dobbiamo rimanere uniti e contro il Cagliari non sarà semplice, non lo è mai». a.g. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Mattia Destro, 23 anni, Milan GETTY
Serie A R Posticipi 27a giornata
8 #
ROMA
0
SAMPDORIA
2
1
PRIMO TEMPO 0-0 MARCATORI De Silvestri (S) al 15’, Muriel (S) al 33’ del s.t. ROMA (4-3-3) De Sanctis; Torosidis (dal 27’ s.t. Ljajic), Yanga-Mbiwa, Astori, Holebas; Florenzi, Keita, Pjanic; Iturbe (dal 23’ s.t. 88 Doumbia), Totti (dal 18’ s.t. Verde), Gervinho PANCHINA Lobont, Skorupski, Cole, Calabresi, Spolli, Paredes, Uçan, Pellegrini, Sanabria ALL. Garcia ESPULSI Keita al 36’ del s.t. per proteste AMM. Astori, Pjanic per g.s. BARICENTRO MOLTO ALTO 56,4 METRI. CAMBI DI SISTEMA 4-2-3-1 dal 28’ s.t.; 4-2-3 dal 36’ s.t. SAMPDORIA (4-3-3) Viviano; De Silvestri, Silvestre, Romagnoli, Regini; Soriano, Palombo, Obiang (dal 18’ s.t. Duncan); Eder (dal 47’ s.t. Wszolek), Okaka (dal 29’ s.t. Muriel), Eto’o .PANCHINA Romero, Frison, Correa, Djordjevic, Coda, Marchionni, Bergessio ALL. Mihajlovic AMMONITI Obiang, Silvestre, Palombo per gioco scorretto BARICENTRO MOLTO BASSO 42,1 METRI CAMBI DI SISTEMA nessuno
● 1 Il gol di De Silvestri che ha portato in vantaggio la Samp AFP ● 2 Il balletto di Muriel e compagni dopo il 2-0 del colombiano REUTERS ● 3 La disperazione di Pjanic per l’ennesimo flop della Roma che mette a rischio il 2° posto. Il centrocampista, ammonito, salterà Cesena ACTION 2
ARBITRO Calvarese di Teramo NOTE paganti 5.645, incasso 337.445 euro; abbonati 27.605, quota 602.969 euro. Tiri in porta: 9-3 (un palo) Tiri fuori: 4-3 In fuorigioco: 3-3 Angoli: 12-3. Recuperi: p.t. 2’; s.t. 4’.
Roma, ora guardati dalla Lazio
1Una grande Sampdoria spezza con De Silvestri e Muriel la serie dei pareggi giallorossi
all’Olimpico. Squadra contestata e segni di scollamento da Garcia: i cugini sono a un punto
Sebastiano Vernazza ROMA
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eggio di così per la Roma non poteva finire. La squadra di Garcia è stata battuta dalla Samp, adesso la Lazio incombe a meno uno e per giunta il primo gol doriano l’ha segnato un ex laziale, De Silvestri. C’è da difendere il secondo posto e il vantaggio ormai è esiguo: più uno sulla Lazio, più quattro sul Napoli, più cinque su Fiorentina e Doria. Per la volata Champions prende forma una grande ammucchiata. Roma sconfitta e contestata. Fischi all’Olimpico, col solito repertorio di cori che si fanno in casi del genere.
FINE CICLO? Qualcosa si è rotto tra Garcia e i giocatori e tra la squadra e l’ambiente. Oggi come oggi si ha l’impressione che il biennio dell’allenatore francese si avvii ad ingloriosa fine. Sì, rimane in piedi l’avventura in Europa League, ma l’obiettivo stagionale era altro e alto, si puntava allo scudetto. La «pareggite» ha azzerato i sogni di gloria. In campionato la Roma non vince in casa dal 30 novembre, 4-2 sull’Inter. Poi sette partite senza successi, sei pari e la batosta di ieri. Una sequenza horror, che non si verificava dal 1992-93 e
che costituisce un record negativo nella storia della società. Vero che l’imbattibilità durava da 16 partite, ma che cosa te ne fai di non perdere se vinci col contagocce? Il fatto che questo colpo grazia l’abbia inferto la Samp suona sinistro, perché proprio qui all’Olimpico e contro lo stesso avversario i blucerchiati si imposero nella primavera del 2010, con doppietta di Pazzini, e tagliarono fuori i giallorossi dalla corsa scudetto. SENZA SBOCCHI L’unico sbocco offensivo della Roma rimane Gervinho, che goleador non è. Il possesso palla resta la cifra del gioco di Garcia - 60,7 per cento a 39,3 -, ma senza un vero finalizzatore è dura capitalizzare. Ieri la squadra ha giocato come sempre con due ali, Iturbe e Gervinho, e con Totti falso centravanti. Una minestra ormai riscaldata, funzionale a creare la solita palla profonda per Gervinho in velocità. L’ivoriano ha avuto un paio di occasioni del genere e le ha fallite, anche se va detto che Viviano in tutte e due le circostanze è stato molto bravo. La Roma è monotematica, è diventata prevedibile, appena due le reti segnate nelle ultime cinque giornate di campionato. Ci vorrebbe un centravanti: Doumbia, per quel che si è visto nel finale, è soltanto un’ipotesi di attaccante. Alla Samp è bastato arricciarsi all’indietro e colpire in contropiede, ché poi non è neppure del tut-
to vero neppure questo, perché lo 0-1 è arrivato sugli sviluppi di un corner.
sembra uno dei problemi principali. Totti a Roma non si discute, si ama e basta, però qualche domanda bisogna cominciare a porsela.
TOTTICENTRISMO La Roma resta Totticentrica, e non sappiamo se sia un male o un bene. Non è sano SAMP Per un’ora il Doria non ha mai tirato. Zero conche una squadra dipenda dai ragionamenti e dai colpi clusioni. Poi, sugli sviluppi di un corner. Eto’o si è bevuto tre romanisti, ha messo in mezzo di un fuoriclasse di 38 quasi 39 anni. Totti ormai gioca da fermo e, data e De Silvestri di punta ha infilato De LA CIFRA l’età, è normale che sia così. Ieri sera, Sanctis. Gol umiliante per chi lo subinell’ora in cui è stato in campo, ha fatsce. Lo 0-2 è stato fisiologico, figlio di to cose buone, un paio di palloni dei un inevitabile contropiede, con Musuoi per quello «sciupagol» di Gerriel che prima ha scosso il palo e poi vinho, e meno buone, un paio di occaha insaccato. Anche in questo caso resioni buttate via. Il «Totticentrismo» te mortificante da incassare. Samp genera da tempo un effetto collatera- mesi che la Roma ostica e agnostica. Quella di Mihajlole, emargina Miralem Pjanic: colui non vince in casa: vic non è squadra che elabori troppi che dovrebbe diventare il Totti del fupensieri. Eto’o a sinistra smista palloturo, non si è visto come spesso è capi- sono 7 partite, ni e crea situazioni. Gli altri sgobbano non succedeva dal tato nella corrente stagione. Talento compatti, si rinchiudono e ripartono. congelato, sul centro-sinistra. Pjanic campionato 1992-93 Varietà di schemi sulle palle inattive non ha creato nulla e non si è speso come dimostra lo 0-1. Una squadra granché in non possesso palla, in più di una situazio- che è bella soltanto quando può distendersi , ma che ne è stato tagliato fuori dai «dai e vai» altrui. Totti e è solida ed efficace. Non si fanno 45 punti in 27 giorPjanic sembrano ormai una dicotomia, separati nella nate per caso o per qualcos’altro che inizia lo stesso medesima casa, pare che il primo escluda o meglio per c. © RIPRODUZIONE RISERVATA fagociti il secondo. La mancata integrazione tra i due
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OGGI I QUARTI DI YOUTH LEAGUE
Roma per la Final Four Col City c’è anche Verde? ● Parola d’ordine: dimenticare. La Roma di Alberto De Rossi è già entrata nella storia, come prima italiana ad accedere ai quarti di Youth League, ma oggi al Francioni di Latina può aggiornare il suo primato e centrare il pass per le Final Four di Nyon (dal 10 al 13 aprile) dove c’è già il Chelsea (2-0 all’Atletico Madrid). Ma per farlo dovrà superare il Manchester City di Patrick Vieira, già affrontato due volte nella fase a gironi: finì 2-0 a Manchester, mentre a Trigoria gli inglesi si imposero 4-0. Quindi, dimenticare. Perché la Roma ha la qualità per sognare l’impresa, ancor di più se dovesse (ipotesi difficilissima, ma fino a ieri sera viva) avere a disposizione eccezionalmente per questa super sfida il talento di Daniele Verde, ormai a tutti gli effetti un giocatore di Garcia. Ci sarà
Sanabria (ieri in panchina con la Samp, con Pellegrini e Calabresi), da capire se con due esterni da doppia fase (come Di Livio e Di Mariano) o da esterno del tridente, con Vestenicky centravanti. De Rossi carica i suoi ragazzi: «Sono curioso di vedere quanto siamo cresciuti rispetto alle gare perse. Speriamo di vedere lo stadio pieno». Già, anche i tifosi potrebbero diventare un fattore. Così a Latina, ore 18 ROMA (4-3-3) Marchegiani; Paolelli, Calabresi, Capradossi, Anocic; D’Urso, Machin, Pellegrini; Di Livio, Sanabria, Di Mariano. All. De Rossi. MANCHESTER CITY (4-3-3) Gunn; Bossaerts, Maffeo, Aradabioyo, Tesande; Byrne, Bryan, Ntcham; Ambrose, Pozo, Barker. All. Vieira. ARBITRO Raczkowski (Pol) TV Eurosport
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MARTEDÌ 17 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
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fI PROTAGONISTI
LE PAGELLE
di MASSIMO CECCHINI
DE SILVESTRI IN CAMPO, FERRERO FUORI
Viperetta, dolce veleno: «Sinisa, ti amo alla follia»
1Il presidente blucerchiato, romano e romanista: «Non ho un portiere, ma un tir». E il laziale De Silvestri gli dedica il gol: «Champions? Siamo lì» tempo,lo dedico a tutto il mondo Samp - dice l’esterno - Ci tenevamo a vincere per il presidente, è un regalo, arrivato con grande sacrificio. La Champions? Siamo lì. Vogliamo rompere le scatole alle squadre più attrezzate di noi».
LA MOVIOLA di FRANCESCO CENITI
KEITA, ROSSO PER GLI APPLAUSI POI È QUASI CRISI DI NERVI Buona gara di Calvarese: personalità e decisioni giuste. Come il rosso diretto nel finale a Keita: il romanista prima protesta in modo scomposto per una presunta trattenuta (nulla di particolare) in area di De Silvestri e quando l’arbitro gli mostra il giallo, non trova di meglio che applaudirlo in modo plateale. Il maliano ha poi una crisi di nervi dopo un tentativo di spiegazione non riuscito con l’arbitro: si rifiuta di uscire e i compagni quasi lo spingono negli spogliatoi. Per il resto, nel primo tempo lo stesso Keita si era visto annullare un gol per un netto fuorigioco. Timide proteste di Gervinho dopo una chiusura di De Silvestri sulla linea dell’area: nessun fallo. Poca cosa pure il contatto tra De Silvestri e Keita: niente rigore
Il patron della Samp Ferrero, 63 anni. A destra, De Silvestri, 26 ANSA/REUTERS
Andrea Pugliese ROMA
A
lla fine è una vittoria colorata di mille colori, ma tutti intensi come quelli del cuore. Quello di un De Silvestri laziale fino al midollo e non poteva che essere lui ad aprire le danze e lanciare la sua Lazio ad un soffio dalla Roma. Quello di un Massimo Ferrero, testaccino doc, che sognava di vincere proprio lì dove da bambino faceva il tifo per quei colori, quelli giallorossi. E quello di un Mihajlovic, strano ex, che ha mandato giù gli insulti per il suo passato da biancoceleste, per poi sfogarsi con un urlo liberatorio a fine partita, sommerso dall’abbraccio di tutta la panchina.
CUORE BIANCOCELESTE Quel telefonino ieri sera non smetteva
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● Le vittorie consecutive della Sampdoria contro Atalanta (1-2), Cagliari (2-0) e Roma (0-2). L’ultima sconfitta risale al 15 febbraio (2-1 con il Chievo)
di squillare. Telefonate, sms, whats app. Tanti tifosi biancocelesti, amici, alcuni ex compagni. Tutti intorno a De Silvestri, cresciuto con la Lazio tatuata sul cuore, lui che il 26 maggio 2013 (derby nella finale di Coppa Italia) era all’Olimpico a tifare, dopo che da bambino aveva rischiato di diventare un fondista nello sci. Ieri, magari, avrebbe cambiato disciplina, dedicandosi più alla discesa libera che al fondo, considerando quante volte ha attaccato la profondità. «Sono contento per il gol, lo cercavo da
GIOIA INFINITA L’altra parte del cuore, invece, ieri era giallorossa ed era quella del presidente Ferrero. Uno show in tribuna, capo avvolto dalla sciarpa, saluti ed imprecazioni, fino a quella corsa verso il campo, salutando tutti i giocatori. «Ma il cuore è una cosa, la testa un’altra - dice lui - Non riesco a crederci, vincere qui dove venivo a fare il tifo con mia figlia Emma. Emozione? Macché, è una gioia indescrivibile, mi sono sentito male. Ma ci ho creduto perché ho visto subito che davanti la Roma non aveva un portiere, ma un tir. Viviano ha parato tutto, questo è il calcio: gol sbagliato, gol segnato». Già, e ora la sua Sampdoria sogna la Champions. «Ce lo meritiamo, non ci ha regalato niente nessuno. Muriel? Una grande soddisfazione, ci ho puntato molto. Eto’o sapevamo chi era, Muriel mi aveva promesso che non mi sarei pentito».
MIHAJLOVIC CI HA DATO ORGANIZZAZIONE E AUTOSTIMA, E CI FA DIVERTIRE. ANDREMO AVANTI AD ALTI LIVELLI DE SILVESTRI L’UOMO DELLO 0-1
GIOIA INDESCRIVIBILE, MI SONO SENTITO MALE. CE LO MERITIAMO, NON CI HA REGALATO NIENTE NESSUNO ETO’O SAPEVAMO CHI ERA, SU MURIEL HO PUNTATO MOLTO, MI AVEVA PROMESSO CHE NON MI SAREI PENTITO MASSIMO FERRERO PRESIDENTE BLUCERCHIATO
SIPARIETTO BLUCERCHIATO Ed allora è anche giusto che lo show continui, come è successo proprio a fine gara, quando davanti alle telecamere si sono incrociati Ferrero e Mihajlovic. «Io Sinisa lo amo follemente, dice il presidente. La replica? «Io amo solo mia moglie». «Ma lui non può ammetterlo, è un amore platonico, di stima». Ed allora l’ultima parola va a Mihajlovic, l’altro vincitore morale dell’Olimpico: «E’ stata una grande vittoria, con tanto sacrificio da parte di tutti. Ma è una vittoria che avrà poco valore se domenica non riusciremo a battere l’Inter». Quell’Inter che magari ci pensa su. «Vorrà dire che la rimetterà a posto, visto che è sfasciata», è la chiosa di Ferrero.
Sinisa Mihajlovic - proprio lui era un giocatore della Roma. Dopo sei pareggi, ecco la sconfitta. Ecco soprattutto la Lazio soffiare alle spalle, a un solo punto di distanza in classifica. «Mercenari, mercenari» e «andate a lavorare»: questo il repertorio urlato dalla Curva Sud dopo il raddoppio della Samp. I buoi erano ormai scappati, i segnali confortanti dell’1-1 di Firenze in Europa League annientati a fronte di una squadra che ha smesso di credere nell’idea di calcio che aveva costruito. L’idea, in fondo, che aveva convinto Seydou Keita a firmare per la Roma l’estate scorsa: è finita con il maliano in
AUTODIFESA GARCIA Che poi hai voglia, a discutere. Contestati i giocatori, nel mirino c’è anche Rudi Garcia, stritolato tra un mercato di gennaio inadeguato e una società che certo non può essere soddisfatta dell’andamento in campionato, ben al di sotto delle aspettative stagionali. Ma il tecnico ha difeso il suo lavoro: «Per un’ora in campo ho visto una buona Roma, ci è mancato solo il gol, la Samp ha trovato la rete alla prima occasione. E Keita non meritava il rosso». Poi, come già successo nel post Chievo, Garcia ha puntato il dito verso i suoi giocatori: «Finché creiamo occasioni, vuol dire che il gioco c’è - ha aggiunto -. Ma bisogna essere più cattivi sotto porta. In questo momento la Roma non
Davide Stoppini ROMA
A
lamentarsi dei pareggi, succede anche peggio. Succede che la Roma perde la faccia in casa, ancor prima della partita. «Siamo i favoriti per il secondo posto», aveva detto prima del match il d.g. Mauro Baldissoni. Chissà se la pensa ancora così, dopo aver visto una squadra centrare il record più impensabile e meno ambito: sette partite consecutive senza vittoria all’Olimpico, eguagliato il...primato del 1992-93, quando
Rudi Garcia, 51 anni FOTOPRESS
IL MIGLIORE FLORENZI
6 Al terzo ruolo in una settimana, anche in mediana si dimostra utile: è l’ultimo ad arrendersi.
DE SANCTIS 5,5 Ripresa da incubo in cui non governa più la banda del buco davanti a sé. TOROSIDIS 6 Spinge con buona lena: non è lui il colpevole. LJAJIC 5 Entra per accendere la luce, ma sbaglia tutto. YANGA-MBIWA 5 Buone chiusure , poi annega negli spazi. ASTORI 5,5 Nel primo tempo fa valere il suo piede (5 lanci ok) fino al crac collettivo. HOLEBAS 5 Corre sul suo binario, recupera palloni (9), però ne perde il doppio (18): la crisi greca è anche la sua. KEITA 4,5 Dirige il traffico anche se a ritmi slow. L’isteria da «rosso» però è imperdonabile. PJANIC 4,5 Il Piccolo Principe ha perso la bacchetta magica. Ammonito, sarà squalificato ITURBE 4,5 Corsa e impegno sì, ma da una punta si pretendono tiri in porta. Esce fischiato. DOUMBIA 4,5 Entra per Iturbe e nel confronto con il «vecchio» Eto’o sfigura: inutile. TOTTI 5,5 Tira in porta più di tutti, ma certe mollezze indicano il tempo che passa. VERDE 5 Entra senza che la sua voglia incida nella gara. GERVINHO 5 Il ghepardo ha un paio di guizzi, ma troppo poco per saziare il tifo. ALL. GARCIA 4,5 Senza idee, senza gambe, senza gol (2 negli ultimi 5 match) e ora senza punti: la sua Roma è sparita.
7 VIVIANO
7,5 Da ultrà viola, si porta avanti (il ritorno della gara di Europa League è giovedì) parando bene su Pjanic, Torosidis, Gervinho, Pjanic e Totti (due volte). Chapeau.
Brutta aria per Garcia: «Non sarò mai un peso» Il d.g. Baldissoni: «Il tempo di sbagliare è finito, ora siamo tutti in discussione»
4,5
IL MIGLIORE
IL CASO
preda a una crisi di nervi, dopo l’applauso all’arbitro Calvarese.
ROMA
SAMPDORIA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
1Il tecnico e un futuro sempre più incerto.
KEITA ESPULSO MURO VIVIANO ETO’O SENZA FINE
sta avendo tanto dai suoi giocatori di talento, sono loro che devono risolvere le partite. La Lazio si avvicina? La mia preoccupazione è passare il turno in Europa League, poi penseremo al Cesena. In campionato nulla è perduto». Però il giochino s’è ormai rotto: «Se i giocatori sono con me? L’avete chiesto a Ljajic e ha detto sì, forse è il caso di chiederlo a tutti, uno ad uno. Ma dico una cosa: non sarò mai un peso per la Roma». Parole non banali. Unite a quelle del d.g. Baldissoni: «Il tempo di sbagliare è finito, due mesi negativi sono troppi, la Roma si è involuta. Parlare ora del futuro di Garcia è inutile, siamo tutti in discussione. Se non raggiungeremo gli obiettivi, ci sarà modo di parlare». Avviso ai bookmaker: ogni scenario è possibile, da qui in avanti. © RIPRODUZIONE RISERVATA
DE SILVESTRI 7 Da cuore Lazio, infigge la banderilla nel toro giallorosso con soddisfazione doppia. E funziona anche in difesa. SILVESTRE 6,5 Nel gioco aereo è una sicurezza. ROMAGNOLI 6,5 L«’enfant prodige» in prestito mostra gran parte dell’argenteria. REGINI 6 Un paio di pasticci: sembra l’anello debole della difesa, poi cresce. SORIANO 6,5 In fase di non possesso, la prima missione è di restare sulle zolle di Keita, ma col passare dei minuti prende campo. PALOMBO 6,5 Fa bene il frangiflutti, trovandosi in difficoltà solo nelle ripartenze a campo aperto, però dirige la manovra e salva un gol sulla linea. OBIANG 6 Patisce un po’ il dinamismo di Florenzi, poi lievita. DUNCAN 6 Entra e fa legna. EDER 6,5 Brasiliano di lotta e di governo, mastica tutta la fascia da maratoneta. Si capisce perché Conte lo voglia in Nazionale. (WSZOLEK s.v.) OKAKA 5,5 Ex poco rimpianto. La sua prova solo di sacrificio non aiuta le nostalgie. MURIEL 7 Entra per Okaka e chiude il match con una zampata. ETO’O 7 Finito lui? Gioca più palloni di tutti i suoi (62) e nella prima rete è decisivo. Immortale. ALL. MIHAJLOVIC 7 I cori offensivi («zingaro») lo motivano: la sua Samp non sbaglia nulla. CALVARESE Tiene sotto controllo una partita non facile, vedendo bene in tutti gli episodi chiave (espulsione compresa). PASSERI 6 - PAGANESSI 5,5 DI BELLO 6 - PAIRETTO 6
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Serie A R Posticipi 27a giornata
Toro Anderson, Lazio terza!
1Granata incornati dalla doppietta del brasiliano: Pioli stacca il Napoli nella corsa
Champions e arriva a -1 dalla Roma seconda. Ventura pensa all’Europa e paga il turnover TORINO
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PRIMO TEMPO 0-0 MARCATORE Felipe Anderson al 26’ e al 33’ s.t. TORINO (3-5-2) Padelli; Maksimovic, Jansson, Bovo; Bruno Peres, Benassi, Basha (dal 34’ s.t. Farnerud), El Kaddouri, Gaston Silva (dal 17’ s.t. Darmian); Amauri, Martinez (dal 17’ s.t. Maxi Lopez). PANCHINA Ichazo, Castellazzi, Gonzalez, Moretti, Glik, Quagliarella. ALLENATORE Ventura. AMMONITI Maksimovic per proteste, Amauri e El Kaddouri per gioco scorretto. CAMBI DI SISTEMA nessuno. BARICENTRO BASSO 49 METRI
3 LAZIO (4-3-3) Marchetti; Basta, De Vrij, Mauricio, Radu; Cataldi (dal 12’ s.t. Onazi), Biglia, Parolo; Felipe Anderson (dal 34’ s.t. Ederson), Klose, Mauri (dal 12’ s.t. Keita). PANCHINA Berisha, Strakosha, Braafheid, Lulic, Ledesma, Ciani, Perea, Cavanda, Novaretti. ALLENATORE Pioli. AMMONITI Basta e Radu per gioco scorretto. CAMBI DI SISTEMA nessuno. BARICENTRO MEDIO 52,5 METRI ARBITRO Orsato di Schio NOTE paganti 2.858, incasso di 61.065 euro; abbonati 10.074, quota di 124.428,00 euro. Tiri in porta 2-6. Tiri fuori 2-2. Angoli 46. In fuorigioco 0-2. Recuperi: p.t. 0’, s.t. 3’
Nicola Cecere INVIATO A TORINO
C’
è partita finché Felipe Anderson non decide... di deciderla: metà ripresa, Klose lo innesca, lui si produce nella sua tipica progressione veloce, con dribbling e finte che fanno fuori l’intero reparto arretrato del Toro. Proprio così, il brasiliano salta prima Maksimovic, sul controllo, poi Jansson, sullo slancio, e infine Bovo al momento della conclusione: sono tre i difensori schierati da Ventura e fin lì si erano ben comportati. Poi il tiro della punta brasiliana, nell’angolino, è quasi una carezza che lascia ammirato Padelli.
CHAMPIONS ARRIVIAMO La Lazio ha trovato un’altra aquila su cui volare. Verso la Champions, certo: quinto successo consecutivo, il passo è decisa-
● 1 Mauricio e i compagni festeggiano Felipe Anderson: la Lazio vola AFP 2 L’attaccante brasiliano segna l’1-0 laziale dopo una splendida azione personale ANSA 3 Ancora Felipe chiude il match con il sinistro AP
mente accelerato ed è giusto uscire allo scoperto, come aveva fatto Pioli alla vigilia di questa trasferta. Col Napoli staccato di tre punti e, soprattutto, la Roma ormai a un solo passo la Lazio è la squadra del giorno. E questo derby che elettrizza la Capitale adesso promette di durare sino all’ultima giornata mentre Rafa Benitez non può che accusare il colpo, trovandosi nella scomoda posizione di chi deve riconquistare un traguardo che pareva al sicuro appena un mese fa. Espugnare l’arena del Toro non è mai facile, ma quest’anno i biancocelesti c’erano già riusciti in coppa Italia e pure in campionato l’Olimpico della Capitale aveva applaudito il successo laziale. FESTA PER DUE Giusto sottolineare, in tema di entusiasmi, che qui alla fine la festa è per due. I biancocelesti vanno a salutare i loro super appassionati che hanno sfidato questa coda
invernale e adesso cantano sotto la pioggia. Mentre la Maratona chiama sotto i suoi gradoni gli sconfitti, per incitarli e spronarli in vista del retour match di coppa. Non si vede spesso e non si vede dappertutto una simile reazione a una sconfitta casalinga: la curva del Toro è pronta a fare la sua parte giovedì per rimontare lo Zenit. PENSARE IN RUSSO Del resto era stato Ventura a dettare al suo popolo la priorità: l’Europa prima dell’Italia. Quindi in campo ha mandato una formazione piena di seconde scelte, ricavandone comunque un primo tempo più che dignitoso. Se Amauri al 28’ fosse riuscito ad angolare lo smash sul cross perfetto di Gaston Silva, per la Lazio si sarebbe fatta dura perché i 45’ iniziali non promettevano la cavalcata vista nella ripresa. Con Quagliarella, Glik e Moretti in panca e Darmian e Maxi Lopez
calati solo per la mezzora conclusiva, Ventura ha preparato l’assalto allo Zenit cercando di cavarsela col minor danno possibile al cospetto di una Lazio impegnata a inseguire la coppa del prossimo anno e perciò molto più motivata di chi occupando una tranquilla quanto anonima posizione di metà classifica doveva per forza privilegiare l’impegno con i russi (0-2 a San Pietroburgo).
ORSATO BRAVO: REGOLARI I GOL E TUTTI I GIALLI SONO CORRETTI
IL GUIZZO E comunque il Toro ha controllato il confronto per oltre un’ora, manovrando anche meglio degli avversari, resisi pericolosi nel primo tempo solo con un tiro da fuori di Parolo. Il punto di svolta, il segnale di allarme per i granata, giunge al 64’, quando il tenero Keita, da poco subentrato a Mauri, si divora in modo sciagurato (ah, i vent’anni...) un delizioso assist di Felipe Anderson (ma guarda). Alla seconda occasione
Partita combattuta ma abbastanza corretta. E di conseguenza senza criticità per Orsato. Nessun episodio complicato per l’arbitro di Schio che comunque tiene in pugno la gara con personalità. In particolare, è corretta la distribuzione dei cinque gialli del match (tre per il Torino, due per la Lazio), nulla da segnalare neanche sui due gol di Felipe Anderson.
LA MOVIOLA di MATTEO PIERELLI
(Klose intercetta un appoggio orizzontale di Basha) il brasiliano ignora giustamente il compagno e fa tutto da solo. Scardinando la porta di Padelli. REAZIONE Qui il Toro ha un sussulto con Darmian, che da lontano riesce a spedire un tiro maligno nell’angolino basso dove però arrivano le braccia di Marchetti. Parata difficile e pure decisiva visto che di lì a tre minuti Anderson concede il bis facendo vedere a Keita come si sfruttano i passaggi da gol (di Klose). E’ il 2-0 del pokerissimo biancoceleste. Nulla più si può chiedere al Toro che riesce a servire soltanto in una occasione il suo ariete Amauri con un cross di El Kaddouri deviato a fil di traversa. Finisce così una partita gradevole orientata da una prodezza personale più che da una evidente superiorità di una Lazio comunque sempre più convinta. © RIPRODUZIONE RISERVATA
LE PAGELLE di NI.CE. KLOSE ORA È ANCHE UOMO ASSIST. MARTINEZ MALE, MEGLIO PADELLI E MARCHETTI: GUANTI TAGLIA XL TORINO
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MAKSIMOVIC 5,5 Saltato netto in occasione del primo gol ma il resto del match è disputato con rigore e attenzione. JANSSON 6 Anche lui rimedia una brutta figura contro Felipe Anderson in un contesto più che dignitoso. BOVO 6 Cerca di fermare in extremis il brasiliano nell’azionechiave. Non ci riesce. Il resto è buono. BRUNO PERES 5,5 Forse troppo lontano dalle zone calde, non va oltre un improduttivo tran-tran. BENASSI 6 Più quantità che qualità, accusa la fatica nella seconda parte. BASHA 6 Bentornato! Dopo 11 mesi di calvario una sola sbavatura che purtroppo per lui origina lo 0-1. ma
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la prestazione resta valida: argine centrale davanti alla difesa. (Farnerud s.v.) EL KADDOURI 6 Buone accelerazioni sulla fascia sinistra. Lucido e preciso al cross. SILVA 6 Spinge con diligenza ed efficacia sulla fascia finché il fiato glielo consente. AMAURI 6,5 Gli arrivano due cross in tutta la partita. Sul primo non riesce ad angolare ma è comunque reattivo il portiere. Sul secondo invece sfiora la traversa. MAXI LOPEZ 5,5 Ha disposizione una mezzoretta ma viene servito poco e non entra nel match. DARMIAN 6,5 Sua la più seria minaccia alla porta di Marchetti. ALL. VENTURA 6 Lascia a casa Gazzi e Molinaro, manda in panca altri cinque titolari: ogni pensiero sullo Zenit. Giusto.
IL MIGLIORE PADELLI
6,5 Reattivo sulla staffilata da fuori di Parolo, salva lo 0-0 con una tempestiva uscita su Keita. Nulla può quando si scatena Anderson.
IL PEGGIORE MARTINEZ
5 Fallisce il tap-in dopo l’inzuccata di Amauri a porta spalancata. Errore rilevante nell’economia di una sfida equilibrata.
ORSATO La partita non presenta fasi spigolose o episodi contestati. L’accompagna col giusto piglio ed inevitabili cartellini.
LAZIO
7
MARCHETTI 7 Due soli interventi nella sua partita ma entrambi decisivi, specie quello su Darmian che evita l’1-1. BASTA 6 Meno propositivo del solito in fase di spinta, attento però nelle chiusure. DE VRIJ 6,5 Un paio di anticipi netti, puliti. Sta crescendo anche in personalità. MAURICIO 6 Di testa Amauri è un brutto cliente, gli concede un paio di stacchi. RADU 6 Anche lui piuttosto prudente, bada essenzialmente alla fase difensiva. CATALDI 6 Non al meglio, assicura comunque ordine e spirito di sacrificio. ONAZI 6 Cambio dell’astro nascente
Cataldi. Entra subito in partita e non lo fa rimpiangere. BIGLIA 6,5 La solita diligente regia, stavolta senza capolavori balistici... PAROLO 7 È dal suo piede che parte la prima insidia per il Toro. Conferma l’ottima condizione atletica. MAURI 6 Il capitano paga qualcosa sul piano fisico e viene sostituito, però gioca la parte più difficile della sfida, sullo 0-0. KLOSE 7 Si spende per i compagni di reparto stavolta. Le reti di Anderson nascono dai suoi piedi, specie la seconda. EDERSON s.v. In cambio per far sì che Anderson riceva il giusto tributo dalla sua curva. Gioca gli ultimi minuti in una partita già finita. ALL. PIOLI 7 Ha fatto benissimo ad alzare l’asticella pubblicamente: ha una squadra in formissima, giusto non porsi limiti. PRETI6 VIVENZI 6
IL MIGLIORE FELIPE ANDERSON
8 Altro spunto da campionissimo per tre punti ricchi di significato. Poi il bis e prima un assist al bacio per Keita
IL PEGGIORE KEITA
4,5 Si divora un gol già fatto per eccesso di confidenza o, peggio ancora, di presunzione. Un errore che poteva costare assai caro MAZZOLENI 6 ABISSO 6
MARTEDÌ 17 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
fL’UOMO PARTITA
Stefano Cieri
FELIPE ANDERSON
INVIATO A TORINO
Segna pure se non vuole «Lo 0-1? Volevo passarla Lo 0-2? Dovevo uscire» 1L’attaccante sale a 8 gol in campionato, come Klose e Mauri «Il rinnovo? Sì, ci siamo quasi. La Seleçao può attendere» LA SUA GARA AI RAGGI X
1I numeri di Felipe non sono impressionanti: solo 2 tiri, 3 dribbling e una occasione creata. In compenso, 17 perse. Anderson però ha deciso: perfetto quando conta. I giocatori super a volte fanno così
TOCCHI PER ZONA Il colore è più intenso nelle zone in cui ci sono stati più tocchi di palla ATTACCO
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PARATI
L’ALLENATORE DEL TORO
Ventura e il bicchiere mezzo pieno «Bravi, giovedì possiamo farcela» Avessimo pareggiato con Darmian, non avremmo rubato. Abbiamo giocato da squadra. Il pubblico ci ha sostenuto sempre e questo mi fa ben sperare per giovedì, possiamo farcela». f.bra.
Giampiero Ventura, 67 anni LAPRESSE
L’ALLENATORE DELLA LAZIO
Pioli da record, 5 vittorie in fila «Felipe diventerà immarcabile» ● TORINO Cinque vittorie consecutive in A, per Pioli è record personale. Basta per mettere la freccia e lasciare alle spalle il Napoli, con la Roma nel mirino. «Una grande prova di maturità - dice Pioli - Abbiamo disputato una gara intelligente, non era facile. Siamo stati capaci di colpire al momento giusto, concedendo poco. Avevamo impostato la partita con il possesso palla». C’è voluta una giocata, anzi due, di Anderson. «Nel primo tempo non mi è piaciuto, nel secondo ha fatto molto bene. Se continua con questa umiltà può diventare immarcabile come Cristiano Ronaldo. I cambi ci hanno dato una mano. La classifica? Non la guardiamo. Pensiamo alla
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B. Peres
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Biglia
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I PUNTI DA CUI HA CALCIATO GOL
prossima gara. Se siamo qua è perché abbiamo avuto questo atteggiamento». Pioli concede l’onore delle armi a Ventura: «Il Toro ha l’impegno europeo e ha fatto giocare qualcuno che ha avuto meno spazio». f.bra.
Stefano Pioli, 49 anni ANSA
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Maksimovic
Basta
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I GOL
● TORINO È un Toro senza mezze misure: dopo 12 risultati utili consecutivi in A, terza sconfitta di fila tra campionato e coppa. Non ha giocato male il Toro-2, con tre soli probabili titolari di giovedì contro lo Zenit. Fino a quando hanno retto le gambe a Basha, da undici mesi lontano dal campo, la Lazio non ha avuto vita facile. Ventura promuove le seconde linee: «Buonissima partita contro la più in forma della A. Avevamo la necessità di far rifiatare un po’ di giocatori. Per 70’ abbiamo concesso poco, ma abbiamo commesso tre errori e siamo stati puniti». Per la Lazio solo complimenti: «Qualità assoluta, quando sbagli paghi.
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El Kaddouri
RESPINTI
È
una Lazio che più Felipe non si può. La quinta vittoria consecutiva in A, il terzo posto solitario, la possibilità di andare all’assalto del secondo della Roma: erano anni che l’ambiente biancoceleste non viveva un periodo così esaltante. Un momento d’oro che non può che avere come uomo-copertina Felipe Anderson. Perché il suo nome di battesimo, Felipe, sembra fatto apposto per fotografare quanto sta accadendo e perché è proprio lui, Anderson, ad avere spinto la banda di Pioli laddove nessuno avevo osato pronosticarla a inizio stagione. NUMERI PAZZESCHI Un uomocopertina che piace a tutti, non solo ai laziali. Perché Felipe Anderson è uno di quei giocatori che ciascun appassionato vero non può che amare incondizionatamente. Serpentine, finte, gol, assist, movimento con e senza palla: ha tutto per diventare un fuoriclasse. Compreso un carattere d’oro che lo rende il «cocco» del gruppo. Un gruppo che lui, appena ventunenne, sta trascinando verso traguardi incredibili: con lui in campo la Lazio non perde mai. La doppietta di Torino lo ha portato a otto gol in campionato, miglior marcatore laziale con Klose e Mauri. I passaggi vincenti invece sono sette. Sarebbero stati otto se ieri Keita non si fosse impappinato su quella palla d’oro servitagli dal brasiliano sullo 0-0. Così quando, qualche minuto più tardi, si è verificata una situazione analoga, Felipe ha pensato bene di andare a concludere da solo: è stato il gol spacca-partita. «In realtà volevo passarla, quella palla – racconta lui -, ma
il difensore del Toro (Jansson, ndr) non ha chiuso e così ho deciso di tirare». Con la facilità, la leggerezza e la precisione che contraddistinguono ogni sua giocata. E poi ha concesso pure il bis. «Avevo chiesto il cambio per i crampi, per fortuna il mister ha ritardato la sostituzione, così ho fatto in tempo a fare il secondo gol». SECOND LIFE Era esploso a dicembre, Felipe, dopo un anno e qualcosa vissuto da oggetto misterioso. Un’esplosione improvvisa e inesorabile, fatta di grandi prestazioni, gol e assist. Fino al derby dell’11 gennaio, vissuto da protagonista assoluto. Poi il destino sembrava essersi rivolto contro. Prima la vicenda del padre, accusato di omicidio per un incidente stradale in cui hanno perso la vita due persone; quindi un infortunio muscolare che lo ha costretto a rientrare ai box per oltre un mese. La favola pareva finita. E invece è ricominciata, con contorni ancora più belli di prima. Perché ora c’è anche una Champions che, da miraggio, si è trasformata in obiettivo concreto. «Ci credevamo prima, ci crediamo ancor di più adesso. Siamo terzi e vogliamo restarci fino alla fine». Sognare è lecito. Anche la sfida, nella prossima Champions, all’amico fraterno Neymar. Ex compagno nel Santos e, chissà, presto di nuovo compagno in nazionale. «È il sogno di qualsiasi giocatore, anche il mio. Ma non ho fretta, non mi aspettavo di essere chiamato già ora, quindi non sono rimasto male per la mancata convocazione di Dunga». Un passo alla volta: prima la Champions con la Lazio, poi la Seleçao. E in mezzo un rinnovo contrattuale che è dietro l’angolo: «Sì, ci siamo quasi...». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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● La Lazio ormai ha il diritto di chiedere 40 milioni per Felipe Valore in aumento vertiginoso
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Serie A R Sogni infranti
MARTEDÌ 17 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
Quelli che alzano bandiera bianca DOPO IL CESENA
Errori in serie Così Mancini pensa già all’Inter ’15-’16 1Una falla dopo l’altra l’inseguimento al
terzo posto si è sgonfiato. Ma a differenza del 2008 Roby stavolta non vuole mollare
NELL’INCENERITORE Non basta mai per vari motivi. Innanzitutto: in qualche modo la sua Inter prende sempre gol. Se non sbaglia uno, falliscono gli altri difensori. Una falla c’è sempre. Solo in 3 gare (di A) l’Inter del Mancio non ha preso gol (Chievo, Empoli e Palermo). Questione di sbadataggine dietro ma pure di protezione: per questo cerca Touré e Toulalan, due califfi che sappiano gestire la terra di mezzo. L’ottimismo del Mancio è andato anche a sbattere su una squadra che - pur lavorando tanto - ha dei limiti strutturali, un po’ perché leggera/giovane e un po’ perché costruita per un altro allenatore. Lavorano, i ragazzi, ma peccano nelle traduzioni sul campo. E quando va bene tutto per un tempo o per una frazione, ecco che poi il «buono» finisce nell’inceneritore degli errori: e Mancio, che ne ha viste, si stropiccia gli occhi dall’incredulità.
DOPO VERONA
La Champions si allontana da Napoli Benitez pure 1Rafa non fa autocritica per il turnover
forsennato. Fallito il progetto scudetto, pensa al ritorno in Premier: piace al City
MANCA LO SCERIFFO Nel dettaglio: Shaq non ha ancora (in Kovacic) un valido ricambio; Podolski non è ancora esploso (e una punta esperta in più, un Osvaldo, manca per la turnazione); dietro non c’è una vera guida alpina, perché Ranocchia deve anche star dietro alla crescita (impalpabile) di Jesus e tutto si traduce in esitazioni sparse. In pratica: manca un Samuel, uno sceriffo. Se poi a queste amnesie si aggiungono gli altri errori del reparto (Carrizo, Vidic, D’Ambrosio etc...), ecco il frittatone. Ah, sia chiaro: anche Mancio ha sbagliato, ci mancherebbe. Il tutto mentre Ranocchia, in vista del Wolfsburg, posta su twitter una foto di Facchetti scrivendo «serve una notte da Inter». Roberto Mancini, 50 anni, ha sostituito Mazzarri a novembre LAPRESSE
Matteo Dalla Vite MILANO
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uel giorno a Cesena, esattamente un girone fa, il mondo-Inter comincia a capovolgersi: Icardi infila un rigore e Mazzarri vince al Manuzzi, in tribuna ci sono Roberto Mancini, Michael Bolingbroke, Marco Fassone e Piero Ausilio. Presenza di pura coincidenza, quella del Mancio? Beh, non del tutto, e intanto scorrono chiacchiere fra lui e i vertici nerazzurri. Saluti. E un timido, in quel momento, arrivederci. RIFLESSIONE Quel giorno - che poi si capirà essere Il Giorno -, il Mancio pensa che in questa Inter ci sia del buono. E’ il 26 ottobre, e nemmeno un mese dopo l’ex completa il Ritorno dell’anno:
SONO STATO TROPPO OTTIMISTA: L’IDEA DI POTER PUNTARE AL TERZO POSTO MI PARE RIDICOLA ROBERTO MANCINI DOPO INTER-CESENA 1-1
pensando di poter sgommare ma vedendo più gomme bucate che intatte. «Sono stato troppo ottimista» ha detto domenica con gli occhi rossi e davanti a Defrel che pareva Tevez. Era sicuro che la montagna si potesse scalare e ancora oggi è convinto che del buono ci sia. Solo che quel «buono» non basta mai e su quella montagna c’è sempre aria da neve. Che lo fa riflettere sul futuro e gli congela gli entusiasmi.
Shaq verso il forfait Tourè: il City apre 1Dodò sarà operato,
fuori un mese. Citizens disponibili a cedere l’ivoriano. Domenica visionato Mandanda
Matteo Brega
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n mattinata si saprà se Shaqiri ci sarà giovedì contro il Wolfsburg o se andrà in tribuna. L’ecografia evidenzierà i danni provocati dal risentimento muscolare ai flessori della coscia sinistra. Le sensazioni non sono positive, si va verso il forfait. Stop certo per Dodò che ha subìto una lesione del
menisco mediale del ginocchio sinistro: l’intervento chirurgico è alle porte, si ferma almeno un mese. CONTATTO CITY Sullo sfondo resta il Fair Play Finanziario che darà le indicazioni su come potersi muovere sul mercato, intanto si cerca di capire margini di manovra e possibilità. Nei giorni scorsi è avvenuto un primo contatto tra i nerazzurri e il Manchester City per Yaya Touré. Una chiacchierata informale dalla quale sono emersi alcuni punti chiave: il club inglese è disposto a cedere l’ivoriano (scadenza 2017) nonostante le parole di Pellegrini (il cui futuro è in bilico); servono tra i 20 e i 23 milioni e l’Inter può arrivarci solo cedendo un pezzo pregiato (Icardi, che ha
RESTA A PATTO CHE... Bene: ma davanti a tutto questo Mancini cosa sta pensando? L’incazzatura trattenuta nel post-Wolfsburg e gli occhi rossi post-Cesena darebbero segnali di ripensamenti anche futuri. Nel 2008, dopo il Liverpool, Mancini disse che non avrebbe più allenato l’Inter ma lì c’era altro, ovvero il fantasma di Mou dietro l’angolo. Qui, e oggi, è diverso: Mancio non ha intenzione di mollare dopo un «comeback» così sgonfio. Per questo sta facendo il mercato che verrà e il casting su chi c’è (per vedere chi rimarrà). Fra l’altro, poi, non ripeterebbe 4 volte la parola scudetto (per l’anno prossimo) se non sapesse di poter concorrere. Mancio vuole due cose: cominciare una stagione per vincere e col mercato plasmato sulle proprie esigenze. Poco non è, ma sufficiente per vederlo ancora tecnico dell’Inter sì. © RIPRODUZIONE RISERVATA
detto «se non rinnoverò, ho ancora 3 anni di contratto»); il giocatore percepisce circa 13 milioni, per smussarli bisogna spalmare lo stipendio fino al 2020. E bisognerà contare sul legame con Mancini. Nei sondaggi in corso resta sullo sfondo Jovetic. Pellegrini lo ha escluso dalla Champions e i rapporti tra i due sono freddi; fu pagato 26 milioni e il City non vuole perderci molto. Ma se Pellegrini parte, lui resta. MARSIGLIA E TOULALAN Capitolo portiere: con Handanovic in uscita, aumentano i profili del casting. L’ultimo è Begovic dello Stoke. Nel gruppo anche Mandanda, seguito domenica sera dal vivo in Marsiglia-Lione. Tra gli altri sul taccuino pure Ayew, Gignac, Thauvin e Fekir. Infine, Toulalan. Stasera in Champions contro l’Atletico dovrebbe giocare, ma non vuole rinnovare. La visita milanese di un mese fa pare essere stata decisiva. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Benitez, che nel dopo partita non ha esitato un solo istante a scaricare sui giocatori tutte le colpe del caso. I SUOI LIMITI Fin qui, la sua carriera è stata caratterizzata prevalentemente da successi europei. Di campionati ne ha vinti soltanto due, in Spagna, alla guida del Valencia nel 2002 e nel 2004. Poi tante coppe, come le due vinte col Napoli. Ma da alcuni anni, Aurelio De Laurentiis sta lavorando a un progetto legato alla conquista dello scudetto. L’aveva affidato, nelle prime stagioni, a Walter Mazzarri, però le ansie e la presunzione dell’allenatore toscano ne hanno limitato la consistenza. Ci sarebbe voluto un tecnico esperto, in grado di trasmettere carisma e certezze alla squadra. Sì, proprio di quel Rafa Benitez, fresco vincitore dell’Europa League sulla panchina del Chelsea. Dopo quasi due anni, però, lo scudetto resta ancora un sogno, la crescita non è costante e il salto di qualità viene continuamente rimandato. SCELTE SBAGLIATE Benitez ha provato a spostare l’interesse della critica sugli arbitraggi, sulla fragilità della squadra e lasciando trapelare il malcontento per una campagna acquisti priva di talenti, di gente in grado di fare la differenza e vincere. Ha accettato un budget limitato, impostogli da De Laurentiis, per il mercato estivo, accontentandosi di elementi di seconda e terza fascia come David Lopez, De Guzman, Michu, giocatori che non avrebbero mai potuto reggere il confronto con i campioni della Juve.
Rafa Benitez, 54 anni, guida il Napoli dall’estate del 2013 GETTY
Mimmo Malfitano NAPOLI
M
edita, Rafa Benitez. Sulla sconfitta di Verona, certo, che ha messo a nudo la fragilità del suo Napoli. Chissà se ha riflettuto anche sui suoi errori, su quelle scelte sbagliate, che potrebbero aver messo a rischio il progetto Champions League. Prevale la preoccupazione, in queste ore. Il timore di potersi ritrovare, a fine stagione, senza un bel niente in bacheca (esclusa la Supercoppa italiana) e dover metabolizzare il conseguente fallimento del suo biennio napoletano. D’accordo, il suo palmares si è arricchito di una Coppa Italia e di una Supercoppa, in questi due anni.
EUROPA LEAGUE Ecco il programma delle gare di ritorno degli ottavi di finale di Europa League. GIOVEDI’ 20 MARZO Dinamo Mosca (Rus)-NAPOLI (andata 1-3), ore 18, Premium Calcio ROMA-FIORENTINA (andata 1-1), ore 19, Premium Calcio Dinamo Kiev (Ucr)-Everton (Ing) (andata 1-2), ore 19 Ajax (Ola)-Dnipro (Ucr) (andata 0-1), ore 21.05 TORINO-Zenit (Rus) (andata 0-2), ore 21.05 (Premium Calcio) INTER-Wolfsburg (Ger) (andata 13), Canale 5, ore 21.05 Siviglia (Spa)-Villarreal (Spa) (andata 3-1), ore 21.05 Besiktas (Tur)-Bruges (Bel) (andata 1-2), ore 21.05
AI GIOCATORI DEL NAPOLI MANCA LA CONTINUITÀ CHE SERVE PER COMPETERE A CERTI LIVELLI RAFA BENITEZ DOPO VERONA-NAPOLI 2-0
Ma, il campionato sta dimostrando tutti i limiti di questo allenatore, che è stato accolto come il nuovo Messia, come l’uomo che avrebbe riportato lo scudetto da queste parti dopo 25 anni. E invece, il rendimento del Napoli è deludente, la sconfitta di Verona, la terza consecutiva in trasferta dopo Palermo e Torino, ha gettato nello sconforto l’intero ambiente. E sotto processo c’è finito proprio lui, Rafa
FUORI HIGUAIN Domenica, comunque, ha toppato parecchio, ha ignorato il momento eccellente che vivono Higuain e Gabbiadini e li ha tenuti entrambi in panchina, favorendo il successo del Verona: davvero incomprensibili le sue scelte. Non si capisce perché Cristiano Ronaldo e Messi giocano tutte le partite e nel Napoli i migliori non possono andare oltre le quattro gare consecutive. È nato così quel turnover maniacale, che potrebbe aver messo in discussione la zona Champions League. Un obbiettivo al quale è legata la permanenza a Napoli del Pipita: senza l’Europa dei grandi, Higuain andrà via, mentre Benitez è pronto a ritornare in Premier League (lo vorrebbe il Manchester City). L’addio si prospetta mesto e privo di entusiasmo. E sul fronte campionato, il fallimento sarebbe totale senza la Champions. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Gabbiadini-Higuain: coppia di fuoco nel gelo di Mosca ● NAPOLI Mai, nell’era De Laurentiis, il Napoli ha centrato i quarti di finale di una manifestazione europea. Di conseguenza, giovedì a Mosca è in programma un appuntamento con la storia e Rafa Benitez intende arrivarci con la migliore formazione possibile. Per questo motivo a Verona ha preservato Gabbiadini e Higuain. Che il Pipita dovesse riposare, prima o poi, era chiaro, anche se era lecito aspettarsi che lo facesse proprio a Mosca, invece continua a stupire il fatto che Gabbiadini sia tenuto sistematicamente in panchina nelle gare in trasferta. È accaduto a
Palermo, Torino e Verona e, forse, non a caso sono arrivate altrettante sconfitte. Titolare a Roma contro la Lazio e in casa del Trabzonspor, è stato protagonista. Giovedì ci sarà. Per il resto, dovrebbe rientrare Maggio sulla destra mentre sono sicuri di scendere in campo Ghoulam (confermato a sinistra) e Jorginho (potrebbe riposare Inler). Ballottaggio in difesa tra Britos e Henrique. Partiranno dalla panchina sia Zuniga sia Insigne. Quest’ultimo ieri ha smentito di aver sputato sullo stemma del Verona negli spogliatoi del Bentegodi. Gianluca Monti © RIPRODUZIONE RISERVATA
Serie A R Il personaggio
MARTEDÌ 17 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
A TU PER TU CON...
Moratti
«INTER, CREDICI ALTRIMENTI NON GIOCARLA NEMMENO» L’INTERVISTA di LUCA TAIDELLI @LucaTaidelli
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Inter può fare l’impresa. Gli uomini ci sono, molto dipende dal morale e a quello contribuiremo noi tutti, andando allo stadio giovedì». La chiamata alla armi in vista della sfida (im)possibile contro il Wolfsburg arriva dal primo tifoso nerazzurro: Massimo Moratti. L’ex patron continua a giocare a nascondino («Ormai non conto nulla», il suo refrain), ma ha pur sempre il 29% dell’Inter e i colori del cielo e della notte nel sangue. Per rispetto verso la nuova proprietà se ne resta defilato, ma si aggiorna continuamente su tutto quello che riguarda squadra e società. Moratti va anche meno a San Siro perché ritiene che in tribuna debba starci l’attuale dirigenza. Ma sull’agenda si è già appuntato la data in cui il suo istinto da tifoso non vuole sentire ragioni: giovedì 19 marzo, ore 21.05, Inter-Wolfsburg. Dottor Moratti, ci dica la verità. Lei crede alla possibilità che l’Inter elimini i tedeschi? «Dobbiamo tutti crederci e avere fiducia». L’Inter in passato è stata capace di rimonte clamorose. Quale ricorda più volentieri? «Il 3-0 con cui ribaltammo giusto un 3-1 dell’andata contro il Liverpool nella semifinale della coppa Campioni 1965. Poi il 3-0 all’Aston Villa nel 1990, dopo uno 0-2 là. Stessa situazione con lo Strasburgo, nel ‘97. L’Inter per definizione è capace di qualsiasi cosa. Basti pensare a quel 3-2 contro la Sampdoria, nel 2005 e proprio con Mancini: all’88’ eravamo sotto di due reti. Peccato che non ci sia più uno come Recoba...». Ride. E per scaramanzia evita di ricordare che tutti quegli euro ribaltoni portarono poi alla conquista del trofeo.
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Certo che ora le premesse non sembrano le migliori, vista la prestazione contro il Cesena. «Se ci si limita al primo tempo, decisamente non ci siamo. Ma nella ripresa la squadra ha saputo reagire. Anche se...». Anche se...? «Anche se in difesa bisogna avere più sicurezza, meno paure». Eppure certe leggerezze continuano a ripetersi. «Ma ogni partita è vita nuova. Non bisogna mai rifarsi ai timori del passato». Ci sta dicendo che vede meno difficile passare con un 4-1 che con un 2-0? «Sono convinto che i ragazzi possano segnare diversi gol. La chiave sarà non prenderne più di uno». Icardi e Palacio sembrano in forma. Il primo sforna assist e partecipa molto di più alla manovra. Il secondo è tornato a fare gol con continuità. «Sono felice per il miglioramento di entrambi. Giovedì la squadra dovrà aggrapparsi a loro due». Anche perché Podolski in Europa non può giocare e Shaqiri rischia di dare forfait per infortunio. «Lo svizzero è fortissimo. Ma credo che convenga ragionare e preparare la partita come se non ci fosse. Se poi dovesse recuperare, tanto meglio». Toccherà comunque ad almeno uno tra Hernanes e Kovacic. Una grande occasione di riscatto. «Entrambi hanno le qualità per fare bene, ma quelli fondamentali rimangono Icardi e Palacio». Un altro uomo che potrà essere decisivo?
L’EX PRESIDENTE GIOVEDÌ SARÀ A SAN SIRO E CHIAMA I TIFOSI A RACCOLTA: «CON ICARDI E PALACIO IL WOLFSBURG NON FA PAURA»
● 1 Massimo Moratti, 69, in trionfo a Parigi, quando nel 1998 vinse l’Uefa, primo trofeo da proprietario dell’Inter 2 Moratti con la Champions vinta nel 2010 3 Icardi e Palacio 4 Moratti con Guarin DFP/REUTERS/FORTE
«Guarin, uno generosissimo. Il classico giocatore che spariglia. Magari sbaglia certi palloni, ma dà sempre la sensazione di poter segnare o far segnare». Cosa l’ha colpita di più del Wolfsburg nella gara d’andata? «Per la verità non mi sono certo sembrati imbattibili. Hanno fatto tre gol su errori nostri di cui avrebbe approfittato qualsiasi avversario. L’unica vera palla gol che si sono costruiti l’hanno fallita nel recupero. Speriamo che sia un buon segno...». Tra l’altro è squalificato Naldo, che dei due centrali difensivi è parso il più forte. «Anche questo può aiutare. Ma ripeto, il Wolfsburg non mi sembra proprio un avversario che debba spaventarci. Anzi, i ragazzi devono capire che in una notte come questa la paura è proprio il sentimento più inutile. Mancini, che prepara sempre bene le partite, dovrà lavorare sotto questo aspetto».
LA RIMONTA PIÙ FOLLE? IL 3-2 ALLA SAMPDORIA, TRE GOL DALL’88’ CON MANCINI. PECCATO NON CI SIA PIÙ RECOBA MASSIMO MORATTI EX PROPRIETARIO DELL’INTER
Ma lei ci crede davvero? «Certo che ci credo. È dura e potremo sbagliare poco o nulla. Ma se non ci credi, non entri nemmeno in campo». Quanto potrà essere importante l’effetto San Siro giovedì? «Io ci sarò di sicuro. Uno stadio pieno farebbe la differenza. I tifosi darebbero quella prova di fiducia di cui la squadra ha bisogno. Giovedì serviranno cuore, tecnica e fortuna. Ma credo che la chiave sarà la componente emotiva. E un Meazza pieno darebbe la carica a tutti». © RIPRODUZIONE RISERVATA
IN EUROPA, IL 3-0 AL LIVERPOOL NEL ‘65 E IL RIBALTONE CON L’ASTON VILLA, NEL ‘90, IN COPPA UEFA MASSIMO MORATTI EX PROPRIETARIO DELL’INTER
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Nazionale R
MARTEDÌ 17 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
Tavecchio-Juve prove di disgelo Agnelli: «Mai Conte qui da avversario»
ABBRACCI E REGALI ASPETTANDO GLI AZZURRI 1
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1Tutti a Torino per presentare Italia-Inghilterra
Il c.t.: «Bravo Verratti, siamo molto contenti di lui»
Mirko Graziano TORINO
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ndrea Agnelli e Antonio Conte sotto lo stesso tetto. E’ successo ieri, a Torino, in occasione della presentazione dell’amichevole ItaliaInghilterra del 31 marzo, che si giocherà proprio nella casa bianconera. Fa sempre un certo effetto, ma l’incontro non è un inedito, i due si erano già rivisti a Vinovo, a gennaio. Presenti a Palazzo Madama anche il sindaco Fassino e il presidente Figc Tavecchio. «Sono felice ed emozionato di ritornare qui da c.t. e non da avversario — le parole di Conte — Onoreremo la sfida con l’Inghilterra, non dimentichiamoci però che tre giorni prima ci giocheremo punti fondamentali in Bulgaria». Non vorrebbe parlare più di tanto Conte, e allora i colleghi della Rai (conduttori dell’evento) hanno giusto il tempo di stuzzi-
PERCHÉ TANTE PRESSIONI SU QUESTA GARA? UNA STAGIONE NON SI GIUDICA DA UNA PARTITA ANDREA AGNELLI SU BORUSSIA D.-JUVENTUS
TONI È ANCORA SUPER A 37 ANNI, MA SERVE LAVORARE SUI GIOVANI, FARLI CRESCERE E AVERE PAZIENZA ANTONIO CONTE C.T. DELLA NAZIONALE
carlo su Toni e Verratti. Il primo segna a raffica. Mister — gli chiedono — potrebbe tornare utile? Il periodo in effetti non è proprio brillantissimo là davanti, anche a livello di nuove leve. «Luca è ancora sulla cresta dell’onda a 37 anni — dice Conte — segno di grandissima professionalità. Bisogna però lavorare sui giovani, farli crescere e avere pazienza. Verratti? Sta facendo davvero bene, siamo molto contenti di lui». BORUSSIA SENZA PRESSIONI «Fa sempre piacere rivedere Conte a Torino — dice Agnelli — Fa piacere a lui, a noi e ai tifosi. Ed è bello incontrarlo da c.t. e non da avversario. Spero anzi che ci torni ancora per tanti anni da commissario tecnico». Insomma, come dire: caro Conte, nemici mai, «e credo che pure Antonio non abbia voglia di tornare da avversario», spiega il presidente della Juve. Capitolo Champions: «Un’annata
● 1. L’abbraccio tra Andrea Agnelli e Antonio Conte durante la conferenza stampa di presentazione di Italia-Inghilterra ● 2. Il presidente della Figc Carlo Tavecchio regala la maglia azzurra personalizzata al sindaco di Torino Piero Fassino ● 3. L’a.d. bianconero Beppe Marotta LAPRESSE/GETTY IMAGES/ANSA
non si valuta da una partita, ma dall’essere ancora competitivi su tutti i fronti in primavera, e noi lo siamo — continua — Non ha senso caricare di tutte le pressioni la gara di Dortmund. Poi, naturalmente, chi indossa questa maglia sa bene che deve puntare a vincere, ovunque». DISGELO? NON PROPRIO Agnelli e Conte sono in prima fila, sul palco c’è Tavecchio. Già, fra Juve e Figc ballano ancora oltre 440 milioni di euro, danni derivanti secondo i bianconeri da un frettoloso processo nell’ambito di Calciopoli. «Nessun disgelo, perché non c’è nulla di congelato — continua
Agnelli — Con la Federcalcio c’è un dialogo costante e continuo». Tavecchio chiarisce a sua volta che «vorremmo chiudere ogni cosa in maniera bonaria. Ottimismo? Credo di sì, abbiamo interesse a non avere alcun problema federale con questa squadra». La posizione della Juve non è però mai cambiata da quando emerse la relazione Palazzi (2011) e il club bianconero decise di far valere le proprie ragioni con la Figc al Tar: in corso Galileo Ferraris attendono semplicemente che venga completato ogni iter processuale a livello di giustizia ordinaria. Insomma, potrebbe non essere così agevole trovare una solu-
zione «bonaria», intanto Tavecchio prova a respingere l’assalto di chi chiede una dirigenza più giovane e competente ai vertici del calcio. «Ci sono pochi 40enni? Forse Agnelli ha ragione, la statistica non la conosco, però bisogna vedere i fatti dei 40enni e i fatti dei 70enni». Già, in generale, anche a prescindere dalle carte d’identità, bisognerebbe vederli eccome i fatti in un calcio italiano che invece da un po’ di tempo a questa parte colleziona «scivoloni» piuttosto imbarazzanti. Conclude Agnelli: «La Lega come la Premier League è solo un sogno? I sogni ogni tanto si avverano...». © RIPRODUZIONE RISERVATA
Champions R Ritorno ottavi
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LE CINQUE STAGIONI DEL MURO STAGIONE 2010-11
STAGIONE 2011-12
Il 5 febbraio 2011 (in campionato in Cagliari-Juventus 1-3) la prima volta insieme di Buffon, Barzagli, Bonucci e Chiellini
STAGIONE 2012-13
GARE 24
STAGIONE 2013-14
GARE 24
GARA 1
IL BILANCIO 64 le partite giocate assieme da titolari
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GARE 7 24
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311’ MINUTI GIOCATI
STAGIONE 2014-15
GARE 15
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3 1
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VITTORIE
7 39
2.022’
1.410’
612’
997’
180’
75’
3
90’
PAREGGI
15 12
GOL SUBITI 3
GOL SUBITI
GOL SUBITI
GOL SUBITI 8
10 Campinato
Champions
Supercoppa di Lega
Gare
3
3
7 LEGENDA
GOL SUBITI 0
9 0
da titolari
6
3
SCONFITTE
In nazionale 6 gare, 4 gol subiti GAZZETTA DELLO SPORT
Pirlo è out, tocca ai Fantastici 4 1Juve senza il regista. Allegri schiera la diga dei trionfi: Buffon, Barzagli, Bonucci e Chiellini Fabiana Della Valle
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MILANO
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a prima volta che hanno giocato tutti insieme è stato 5 anni fa: 5 febbraio 2011, Cagliari-Juventus 1-3, sulla panchina della Juventus c’era ancora Gigi Delneri. Quel giorno Buffon, Barzagli, Bonucci e Chiellini erano contemporaneamente in campo, ma la linea difensiva era ancora a quattro. La svolta ci fu 9 mesi dopo, con Antonio Conte: a Napoli il 29 novembre il tecnico bianconero sperimentò la difesa a tre (che poi divenne un must nel girone di ritorno) e capì che quel modulo e quei quattro erano indispensabili per vincere in Italia. PIRLO, BANDIERA BIANCA Allegri non ha avuto la stessa fortuna: ha dovuto fare a meno di Barzagli a lungo, ma l’ha recuperato per la partita più importante. Max li ha testati tutti e quattro insieme a Palermo e ora vuole riproporli a Dortmund. Il muro azzurro per fronteggiare la marea gialla e per sopperire all’assenza di Pirlo, altro nazionale e altro artefice dei tre scu-
● I quattro moschettieri azzurri della Juventus 1. Gigi Buffon, 37 anni, portiere 2. Andrea Barzagli, 33, difensore 3. Leonardo Bonucci, 27, difensore 4. Giorgio Chiellini, 30, difensore LAPRESSE/ANSA
detti della Juve, che però in Germania non ci sarà. Ieri il controllo ecografico ha spento anche le ultime (pochissime) speranze: il polpaccio va meglio, ma niente ritorno degli ottavi di Champions con il Borussia. Senza Andrea in mezzo al campo ha gli uomini contati, meglio rinunciare al trequartista. TRE TITOLI, ZERO EUROPA I quattro moschettieri hanno giocato insieme nella Juve 64 par-
tite da titolari: 43 vittorie, 15 pareggi e 6 sconfitte. In Nazionale il bilancio è di 471 minuti, 6 gare insieme tutte da titolari (1 vittoria, 2 pareggi e 3 sconfitte, una subita ai rigori). In bianconero hanno conquistato tre scudetti, con l’azzurro sono arrivati secondi all’Europeo 2012. In Champions League la somma delle loro presenze fa 157 (Buffon guida il gruppetto con 82) ma la casella dei trofei è vuota. Il massimo finora sono stati i quarti di finale di due stagioni
fa, quando vennero eliminati dal Bayern (altra tedesca). TABÙ BARZAGLI Barzagli ha fatto il tagliando a Palermo, prima partita giocata per intero dopo nove mesi d’inattività, e Allegri l’ha subito promosso. Per lui sarà il debutto in Champions in questa stagione, in più in uno stadio che conosce già: «Con il Wolfsburg non ho mai vinto a Dortmund — ha raccontato nel dopo partita di Palermo —, ma è bello giocare a Iduna
Park. È molto caldo, però a questi livelli non può essere uno stadio a intimorirci». POGBA, NIENTE ALLARME Allegri vuole una Juve senza paura, per questo punterà sugli uomini di maggiore esperienza. Contro l’Olympiacos a Torino, quando i bianconeri vinsero la prima partita stagionale in Europa, Allegri era passato dalla difesa a tre a quella a quattro, per non essere costretto a rinunciare a nessuno dei suoi uomini a centrocampo: Pirlo, Pogba, Vidal e Marchisio devono giocare sempre se stanno bene. A Dortmund, nella gara che può valere una stagione, si torna all’antico e ai quattro moschettieri azzurri. Loro dovranno evitare di subire gol, compito fondamentale perché anche con lo 0-0 si può passare. Allegri però preferisce mettersi al sicuro segnando almeno una rete. A questo dovranno pensare gli attaccanti o magari Pogba. A proposito del francese, ieri ha finito prima l’allenamento, ma non ci sono allarmi: lo staff medico bianconero fa sapere che è stata solo precauzione, ma la sua presenza domani sera non è in dubbio. © RIPRODUZIONE RISERVATA
INFERMERIA AFFOLLATA
Anche Sturaro e De Ceglie k.o. Fuori 15 giorni ● Debutto sfortunato per Sturaro e De Ceglie: i due giocatori, titolari contro il Palermo, saranno costretti a dare forfait per la Champions e anche per le prossime partite di campionato. Entrambi saranno costretti a una quindicina di giorni di stop. Sturaro al Barbera era stato costretto a uscire per una botta: il bollettino medico bianconero parla di trauma distorsivo alla caviglia destra. De Ceglie è tornato con un trauma contusivo del ginocchio. I due sono stati sottoposti ad accertamenti più approfonditi che hanno escluso lesioni gravi ai legamenti. Ora si aggiungono agli indisponibili Caceres, Romulo, Asamoah, Marrone e Pirlo. Per Allegri problemi soprattutto a centrocampo, dove la coperta è corta. © RIPRODUZIONE RISERVATA
GLI AVVERSARI
Non solo Klopp o Reus A Dortmund si gioca pure contro il muro giallo 1All’Iduna Park
c’è la curva più grande d’Europa, anima di una big rimasta popolare
Alessandra Bocci
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eppure un’eliminazione potrebbe far cadere il muro. Non c’è riuscita l’ultima posizione in Bundesliga, e salutare la Champions League agli ottavi in confronto a una retrocessione sarebbe una passeggiata. Non che fossero contenti di una classifica ora in parte risanata, ma i tifosi del Borussia sono speciali, granitici come il muro giallo che li unisce e li solidifica. «È probabilmente la cosa più bella del
club. Io sono qui da parecchio tempo, ma ogni volta che metto un piede sul terreno di gioco mi viene la pelle d’oca», dice il tecnico Jurgen Klopp. Che per battere la Juve conta anche sulla curva più calda, unita e bella (dicono) d’Europa. YELLOW FAN Nemmeno la ricca e fortunata Bundesliga è immune da episodi di violenza legati al calcio, ma il muro giallo è un’altra cosa. È la passione che trabocca e si fonde con la squadra. «Se un arabo o un russo mi chiamassero per chiedermi il club - ha detto una volta il presidente Watzke - la telefonata potrebbe durare al massimo venti secondi». Il Borussia non si vende, l’anima popolare di un club che tiene bassi i prezzi di biglietti e abbonamenti deve restare intatta. Per questo il muro giallo è un luogo mitico per le tifoserie orga-
nizzate di tutta Europa. Si nutre della passione di una città e di un pubblico che nulla hanno a che vedere con il cosmopolitismo del Bayern Monaco. Dortmund non è la Baviera e il Westfalenstadion, che in questi anni si chiama Iduna Park per contratto, non è una meraviglia architettonica e non è citato nelle guide chic. La curva più grande d’Europa è inserita nello stadio più grande della Bundes, ottantamila posti circa, ridotti a 68 mila in Champions League. Vibra come il colore che la domina e che nella cromoterapia rappresenta la ricerca del nuovo, la stimolazione dell’intelletto. Il giallo non è elegante, ma è energetico. La Juve in bianco e nero farà bene a ricordarsene. FOLLIE DI DORTMUND I tifosi non fanno gol, come ripetono spesso i giocatori, ma possono
Il muro giallo: centinaia di tifosi che trascinano il pubblico e rendono caldo lo stadio di Dortmund REUTERS
dare un grande sostegno a una squadra in difficoltà, ed è quello che i tifosi del Borussia sono preparati a fare con il loro senso di identità fortissimo. L’attaccamento alla squadra raggiunge picchi di gioiosa follia: c’è la storia di Katharina Winkelmann che ha ridisegnato il giardino a forma di Westfalenstadion e ha dipinto di giallo e nero la casa, una costruzione del 1938 che mai pri-
ma aveva sperimentato cambiamenti. E c’è quella di Daniel Loercher, ex capo ultrà discusso per i suoi atteggiamenti antisemiti, che adesso organizza visite nei campi di concentramento. Perché l’onore del Borussia merita di essere salvato dal razzismo di questi anni. CLUB MODELLO Modello per molteplici aspetti, il Borussia è anche il club che nel 2014 ha
espulso uno dei suoi tifosi fino al 2020 perché durante un minuto di silenzio aveva urlato Sieg Heil. Tutto normale per una società che negli anni del nazismo ha visto presidenti e dirigenti interdetti perché non aderivano al partito. Ma di normale non c’è nulla quando il muro giallo incombe su di te. Klopp lo sa e sa anche che sarà difficile abbatterlo. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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MARTEDÌ 17 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
Champions R Ritorno ottavi
MARTEDÌ 17 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
Monaco bunker contro le speranze dell’Arsenal 1I monegaschi in Europa non perdono in casa
da 10 anni. Wenger ci crede: «Il calcio è riscatto» Stefano Boldrini Filippo Grimaldi
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a concretezza del Monaco contro la leggerezza dell’Arsenal: la sfida di stasera allo stadio Louis II è soprattutto filosofica. Poi c’è tutto il resto, compresa la suggestione del ritorno di Arsene Wenger nel Principato, dove la sua carriera di allenatore spiccò il volo tra il 1987 e il 1994. Il 3-1 incassato il 25 febbraio all’andata all’Emirates ha però azzerato i sentimenti. Oggi i Gunners devono compiere un’impresa per ribaltare una sentenza che sembra quasi definitiva, mentre il Monaco ha un’occasione d’oro per sbarcare nei quarti di Champions, dove l’ultima apparizione risale 2003-04. Ma il numero forse più importante per la squadra di Jardim è un altro: l’imbattibilità casalinga europea risale al 2005. Dieci anni senza un k.o. nello stadio amico sono un inno all’ottimismo per il Monaco e una sferzata per l’Arsenal.
Theo Walcott, a sinistra, con Aaron Ramsey, speranze dell’Arsenal REUTERS
pericolosa aria di festa che si respira già in un Principato blindatissimo in vista dell’arrivo dei 1.400 tifosi inglesi. Guai a pensare di avere un piede nei quarti. «Soltanto l’idea di sentirci già qualificati equivarrebbe alla nostra morte», parola di Moutinho. «A Londra abbiamo semplicemente giocato la partita perfetta. Ora, però, serve tenere gli occhi aperti, perché non abbiamo ancora fatto nulla. È come se fossimo fermi all’intervallo. Ci aspetta una ripresa difficilissima nell’appun-
RCaso Welbeck:
arrestato un quindicenne che lo ha insultato su Twitter
tamento più duro della nostra stagione». Toulalan, alla fine, dovrebbe essere in campo, nonostante la voce di una sua esclusione dopo la decisione imminente di accettare l’offerta dell’Inter a fine stagione, quando si libererà a parametro zero, senza discutere il rinnovo con il Monaco. QUI ARSENAL Il 2-1 al Manchester United nei quarti di FA Cup, il 3-0 al West Ham in campionato e le parole di un nemico storico come José Mourinho che ha inserito l’Arsenal nella corsa per il titolo hanno dato una bella scossa al morale dei Gunners. Wenger e la sua banda credono davvero alla grande impresa. I sorrisi nell’allenamento di ieri sono la prova che l’Arsenal è su di giri. Le parole di Wenger sono indicative: «Talvolta nella vita commetti un grande errore e non hai la possibilità di riscattarlo, ma il calcio ti offre sempre un’altra opportunità. Nella gara di andata abbiamo pagato l’impazienza. Stavolta dovremo usare la testa». Il talento tedesco Mesut Özil attraverso il sito del club ha detto: «È importante segnare presto, ma restare calmi. Lotteremo dal primo all’ultimo secondo». WELBECK Wenger dovrebbe affidarsi ad un prima linea in cui Sanchez, Giroud e Welbeck avranno il compito di abbattere il fortino del Monaco. Welbeck è tutto sorrisi, nonostante l’episodio sgradevole di cui è stato vittima la scorsa settimana: la polizia britannica ha arrestato un tifoso di soli 15 anni, che ha twittato un commento razzista su di lui. L’episodio è accaduto dopo il successo sul Manchester, in cui Welbeck ha segnato il gol della vittoria. Il ragazzo resterà in carcere fino al 13 aprile, giorno in cui dovrebbero essere concluse le indagini.
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IL TABELLONE OTTAVI Schalke (Ger)
0-2 4-3
REAL MADRID (Spa)
Basilea (Svi)
1-1 0-4
PORTO (Por)
dts
PARIS S.G. (Fra)
1-1 2-2
Chelsea (Eng)
Shakhtar Donetsk (Ucr)
0-0 0-7
BAYERN MONACO (Ger)
RITORNO Oggi B. Leverkusen (Ger)
1-0
Atletico Madrid (Spa)
Arsenal (Ing)
1-3
Monaco (Fra)
RITORNO Domani Manchester City (Ing)
1-2
Barcellona (Spa)
Juventus
2-1
Borussia Dortmund (Ger)
*in maiuscolo le qualificate
QUARTI
SEMIFINALI
A: 14-15 APRILE R: 21-22 APRILE
A: 5-6 MAGGIO R: 12-13 MAGGIO
FINALE 6 GIUGNO A BERLINO, OLYMPIASTADION GDS
ATLETICO M. (4-4-2)
MONACO
(4-3-3)
LEVERKUSEN (4-2-3-1)
ARSENAL
(4-2-3-1)
OGGI Ore 20.45
OGGI Ore 20.45 1 SUBASIC
13 OBLAK 20 23 JUANFRAN MIRANDA 10 ARDA TURAN
24 18 GIMENEZ JESUS GAMEZ
14 4 6 GABI MARIO SUAREZ KOKE
9 MANDZUKIC 7 SON
14 CASTRO 18 WENDELL
8 MOUTINHO 7 DIRAR
7 GRIEZMANN 9 DRMIC
10 CALHANOGLU
2 6 FABINHO CARVALHO
3 KURZAWA
28 22 TOULALAN KONDOGBIA 9 BERBATOV
23 MARTIAL
13 GIROUD
38 BELLARABI
23 WELBECK
17 BOENISCH
5 14 SPAHIC PAPADOPOULOS
5 ABDENNOUR
11 OZIL
16 RAMSEY
13 HILBERT
17 SANCHEZ
34 COQUELIN
18 6 4 39 MONREAL KOSCIELNY MERTESACKER BELLERIN 13 OSPINA
1 LENO
ATLETICO MADRID PANCHINA 1 Moyá, 15 Ansaldi, 28 Lucas Hernandez, 8 Raul Garcia, 22 Cani, 19 Torres, 11 Jimenez ALLENATORE Simeone SQUALIFICATI Godin, Tiago DIFFIDATI Gabi, Ansaldi INDISPONIBILI Saúl Ñíguez
MONACO PANCHINA 16 Stekelenburg, 38 Tourè, 15 Silva, 13 Wallace, 17 F. Carrasco, 12 Matheus, 21 Elderson ALLENATORE Jardim SQUALIFICATI nessuno DIFFIDATI Moutinho, F. Carrasco, Kurzawa INDISPONIBILI Raggi, L. Traorè, Bakayoko
Simeone stasera si gioca il futuro Il Bayer attacca: «Provocatori»
LEVERKUSEN PANCHINA 25 Kresic, 3 Reinartz, 6 Rolfes, 11 Kiessling, 8 Bender, 19 Brandt, 26 Donati ALLENATORE Schmidt DIFFIDATI Spahic, Boenisch SQUALIFICATI nessuno. INDISPONIBILI Bender, Kruse, Jedvaj
ARSENAL PANCHINA 1 Szczesny, 21 Chambers, 3 Gibbs, 20 Flamini, 19 Cazorla, 7 Rosicky, 14 Walcott ALLENATORE Wenger SQUALIFICATI nessuno DIFFIDATI Flamini, Monreal, Özil INDISPONIBILI Debuchy, Arteta, Wilshere, Oxlade-Chamberlain, Gnabry, Diaby
1L’Atletico deve rimontare l’1-0 dell’andata ma è in crisi: solo una vittoria nelle ultime 6
ARBITRO Rizzoli TV Sky Sport 1 HD, Calcio 1 HD
QUI MONACO Il timore (legittimo) di Jardim è però proprio la
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L’ALTRA PARTITA
ARBITRO Moen (Nor) TV Sky Sport Plus HD; Calcio 2 HD
Il d.g. del Leverkusen Schade: «Loro graffieranno e morderanno, fanno sempre così»
BORUSSIA DO.(4-2-3-1) Filippo Maria Ricci CORRISPONDENTE DA MADRID
M
arzo 2014: l’Atletico si godeva una striscia di 6 vittorie consecutive, aveva appena rifilato un 5-1 complessivo al Milan negli ottavi di Champions e in Liga era secondo a 3 punti dal Madrid. Marzo 2015: l’Atletico ha vinto solo una delle ultime 6 partite, confermarsi campione di Spagna pare missione impossibile, quarto posto a -9 dal Barça, e dopo l’1-0 incassato a Leverkusen stasera al Calderon contro il Bayer serve una vittoria seria per non chiudere in maniera prematura e poco fruttifera (in bacheca resterebbe solo la Supercoppa di Spagna vinta in agosto) la stagione 14-15. MOMENTO DELICATO In estate l’Atletico ha perso i gol di Diego Costa e le parate di Courtois, però ha investito oltre 100 milioni per prendere Griezmann e Mandzukic, Siqueira e Cerci, Moya e Oblak, Jimenez e Jesus Gamez. E poi a Natale ha investito ancora, nello stipendio di Fernando Torres e nei prestiti di Ansaldi e Cani. La transizione è andata così così: già 5 sconfitte in Liga, una in più di quelle accumulate nelle 38 giornate del campionato scor-
so, e l’obbligo di giocarsi tutto in un momento di appannamento. Dopo la sconfitta in Germania 3 pareggi consecutivi in Liga, un solo gol segnato nelle 4 gare. Da Koke. ATTACCANTI SENZA GOL Perché le punte sono a secco: Raul Garcia da 7 partite (480 minuti), Torres da 6 (327’), Griezmann (282’) e Mandzukic (181’) da 3. Il croato è caduto in disgrazia agli occhi del Cholo per ruggini caratteriali, il francese è in calo, El Niño sem-
bra aver dato tutto nei 3 gol fatti in Coppa del Re: zero reti in Liga e difficoltà sparse. Stasera l’Atletico deve segnare e vincere: cosa non facile se si considera che il Bayer Leverkusen all’andata ha dominato, viene da 5 vittorie di fila, tutte senza incassare reti anche se 3 sono state con rivali minori, mancheranno Godin e Tiago, squalificati. Che attaccanti non sono ma sanno segnare gol importanti e danno solidità. FORT CALDERON L’Atletico ha
DUE ALLENATORI, UN PALLONE ● Roger Schmidt, allenatore del Leverkusen, a sinistra, e Diego Simeone, tecnico dell’Atletico Madrid, a destra, sembrano accomunati dallo stesso pallone AFP, LAPRESSE
dalla sua il Calderon: pubblico capace di trascinare e un campo dove Simeone non prende gol in Europa da oltre un anno. Appunto da quell’inutile rete di Kakà in maglia rossonera, all’inizio di marzo del 2014. Poi Barcellona, Chelsea, Juve, Malmoe e Olympiacos non sono state capaci di far gol ai colchoneros in casa. «Se non segniamo, il fatto di non prender gol non ci serve», ha detto ieri il Cholo. La partita si preannuncia calda: all’andata sono volati stracci tra le panchine, il coraggioso Schmidt contro la coppia argentina Simeone-Mono Burgos, in campo e in conferenza stampa. «Sono dei provocatori», ha detto il tedesco. «L’Atletico graffierà, morderà, scalcerà, provocherà… Lo sappiamo, così come sappiamo che sanno giocare a calcio», ha aggiunto ieri Michael Schade, d.g. del Bayer. Simeone ha respinto teorie fatalistiche né ha voluto ipotizzare un eventuale fine del suo spettacolare ciclo in caso di sconfitta, ma è apparso decisamente freddo: in conferenza stampa parecchia ironia, risposte secche, poca voglia di compiacere la platea. Il Cholo sa che quella di stasera è una partita dura e con un peso specifico importante. Magari anche sul suo futuro. © RIPRODUZIONE RISERVATA
JUVENTUS
(3-5-2)
DOMANI ORE 20.45
BARCELLONA (4-3-3) MAN. CITY (4-2-3-1) DOMANI Ore 20.45
1 WEIDENFELLER 21 KIRCH
4 SUBOTIC 18 SAHIN
16 BLASZCZYKOWSKY
15 29 HUMMELS SCHMELZER
8 GUNDOGAN 23 11 KAMPL REUS 17 AUBAMEYANG
10 TEVEZ
9 MORATA
33 6 8 23 26 EVRA POGBA MARCHISIO VIDAL LICHTSTEINER 3 CHIELLINI
19 BONUCCI
15 BARZAGLI
1 BUFFON
22 DANI ALVES
1 TER STEGEN 3 24 18 PIQUÉ MATHIEU JORDI ALBA
4 RAKITIC
14 MASCHERANO
8 INIESTA
10 MESSI
9 SUAREZ
11 NEYMAR
10 DZEKO 7 16 MILNER AGÜERO 42 6 YAYA TOURÉ FERNANDO
8 NASRI
11 KOLAROV
26 20 5 DEMICHELIS MANGALA ZABALETA 1 HART
BORUSSIA DORTMUND PANCHINA 22 Langerak, 5 Kehl, 25 Papastathopoulos, 6 S. Bender 7Kagawa, 9 Immobile, 10 Mkhitaryan ALLENATORE Klopp SQUALIFICATI nessuno DIFFIDATI nessuno INDISPONIBILI Grosskreutz, Piszczek, Durm
BARCELLONA PANCHINA 13 Bravo, 6 Adriano, 15 Bartra, 20 Sergi Roberto, 12 Rafinha, 6 Xavi, 7 Pedro ALLENATORE Luis Enrique DIFFIDATI Dani Alves SQUALIFICATI nessuno INDISPONIBILI Vermaelen, Busquets
JUVENTUS PANCHINA 30 Storari, 5 Ogbonna, 37 Pereyra 7 Pepe, 20 Padoin, 14 Llorente, 32 Matri ALLENATORE Allegri SQUALIFICATI nessuno DIFFIDATI Lichtsteiner, Pogba, Vidal, Morata, Pereyra. INDISPONIBILI Romulo, Asamoah, Caceres, Pirlo, Sturaro, De Ceglie, Marrone
MANCHESTER CITY PANCHINA 13 Caballero, 3 Sagna, 4 Kompany, 15 Navas, 25 Fernandinho, 8 Nasri, 14 Bony ALLENATORE Pellegrini DIFFIDATI Agüero, Dzeko, Fernando, Zabaleta SQUALIFICATI Clichy INDISPONIBILI nessuno
ARBITRO Mazic TV Canale 5
ARBITRO Rocchi TV Sky Sport 1, Plus, Calcio 1 HD
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Serie A R Il caso
LE TAPPE DELLA VICENDA
MARTEDÌ 17 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
7 DICEMBRE 2014 Ghirardi dà l’addio al Parma Tommaso Ghirardi cede la società sommersa dai debiti e in ritardo col pagamento degli stipendi. Mistero sulla nuova proprietà: russi, ciprioti, albanesi? Viene fuori il nome della Dastraso, società riconducibile a Rezart Taçi.
26 GENNAIO 2015 Cassano saluta: si salvi chi può Dopo mesi e mesi di stipendi non pagati, Cassano e il Parma si accordano per la risoluzione del contratto. Prima il barese aveva minacciato la messa in mora per gli arretrati. Rescinde anche Felipe, lasciano De Ceglie e Paletta.
9 FEBBRAIO 2015 Il club passa a Manenti Nuovo cambio di proprietà per il Parma: Giampietro Manenti, titolare della Mapi Group (capitale sociale di 7.500 euro e sede in Slovenia) diventa presidente e annuncia: «Salvo il club». Ma i bonifici per pagare il pregresso non arrivano.
Donadoni: «Andiamo avanti perché non accada mai più»
20 FEBBRAIO 2015 Rinviata la partita con l’Udinese La Figc rinvia la gara di campionato con l’Udinese, che per il Prefetto di Parma andava giocata a porte chiuse, vista l’assenza degli steward: Tavecchio asseconda i giocatori che non vogliono andare in campo. Il 27 rinviata anche la gara con il Genoa.
6 MARZO 2015 Lega: ok al piano di salvataggio L’assemblea della Lega Serie A delibera un aiuto economico di 5 milioni per consentire al Parma di terminare il campionato, qualora venga concesso l’esercizio provvisorio. Ora la palla passa al Tribunale: giovedì c’è l’udienza fallimentare.
VERSO IL FALLIMENTO
1Il tecnico del Parma ospite a Senza Appello: «È brutto vedere
che certa gente non è come pensavi. Vogliamo essere rispettati»
S’avvicina l’udienza ma chi paga il conto per domenica sera?
Marco Iaria
I
nomi non li fa, Roberto Donadoni, ma le parole che pronuncia a Senza Appello, il talk show di GazzettaTv, pesano come macigni su chi ha gestito il Parma negli ultimi anni, l’ex presidente Ghirardi e l’ex a.d. Leonardi. Eccole: «La cosa più spiacevole è quando ti rendi conto che le persone non sono come pensavi, o meglio come volevano apparire. Io ho un pregio, quello di non portare rancore. Però qui sono in ballo i destini di tante persone». L’allenatore della squadra emiliana, ormai nell’anticamera del fallimento, se la prende con chi ha portato il club nell’abisso dei 96 milioni di debiti netti (al 30 giugno 2014) ma anche con le istituzioni del calcio colpevoli di aver alleggerito i controlli sulla solidità finanziaria dei club e di non aver posto paletti per gli ingressi azionari, salvo correre ora ai ripari. Ecco perché Donadoni lancia una sorta di avviso, in attesa delle decisioni del consiglio federale in materia normativa e dell’udienza al Tribunale fallimentare: «Sembra che si sia tornati alla normalità perché abbiamo giocato due partite, ma non è così. La situazione è paradossale, non ci si può ridurre all’ultimo secondo per aspettare chissà quali decisioni. Il problema è a monte. È impossibile pensare di cambiare qualcosa facendo sempre le stesse cose. Ci deve essere una presa di posizione da parte di tutti e avere la coscienza di dire che forse qualcosa si è sbagliato. Non basta metterci la toppa all’italiana». CATEGORIE INFERIORI Insomma, norme nuove e controlli più rigidi per evitare nuovi casi Parma. «Se oggi il sottoscritto e i giocatori continuano a fare il loro mestiere con dignità è perché vogliamo che questo non ricapiti a nessun altro, e non mi riferisco alla Serie A ma ai club di B e Lega Pro che hanno meno visibilità e maggiori necessità. Pensiamo veramente in concreto a quali possono essere le soluzioni per cambiare passo». E quando gli chiedono se Parma-Torino si giocherà, Donadoni risponde così: «Vogliamo vedere cosa accade e in funzione di quello ci muoveremo. Cercheremo di rispettare tutti ma anche noi vogliamo essere rispettati. È semplice dire che i giocatori guadagnano tanti soldi ma in squadra ci sono ragazzi che non ce la fanno perché da 8 mesi non percepiscono lo stipendio. Coric, che ora è andato via, mi diceva: mister, come faccio se chiudono la mensa? Gli ho detto di venire da me, anche se era alto più di 2 metri e facevo fatica a tenerlo nel letto». INZAGHI Nel corso della trasmissione, Donadoni affronta ovviamente altri argomenti. Il Milan,
L’ex presidente Tommaso Ghirardi e l’attuale Giampietro Manenti
1Giovedì la palla al Tribunale che difficilmente
emetterà sentenza subito: a rischio la partita interna col Torino. Fumata nera Manenti-Proto
Andrea Schianchi INVIATO A PARMA
L
a settimana decisiva del Parma si apre con una trattativa che sfuma: è quella tra il finanziere-immobiliarista Alessandro Proto e il presidente del club emiliano Giampietro Manenti. Proto avrebbe offerto 500 mila euro per acquisire la società, ma si sarebbe sentito «sparare» una richiesta di 5 milioni. Manenti smentisce di aver mai preteso una cifra simile: «Il Parma non è in vendita». Ora si prepara alla partita di giovedì, in tribunale, quando si discuterà dell’ipotesi di fallimento.
Roberto Donadoni, 51 anni, è alla quarta stagione sulla panchina del Parma ITALYPHOTOPRESS
NON BASTA METTERCI LA TOPPA ALL’ITALIANA BISOGNA CAMBIARE LE NORME PER EVITARE ALTRI CASI PARMA SE IL MILAN MI CHIAMA SULLA PANCHINA? NON PENSO CHE SIA COMPLICATO RISPONDERE ROBERTO DONADONI ALLENATORE PARMA
of course. Lui che ne è stato una bandiera negli anni ruggenti di Berlusconi, usa tutta la diplomazia per dire che «le ultime partite potevano cambiare il volto di questo periodo ma purtroppo sono andate male». E a proposito del futuro: «Se il Milan mi chiama in panchina? Non penso sia complicato rispondere». Inzaghi è sul banco degli imputati, Donadoni ricorda la gavetta: «Ho cominciato ad allenare a Lecco perché volevo misurarmi in prima persona. Certo, capisco Inzaghi: se Berlusconi e Galliani ti chiamano diventa molto difficile rinunciare al Milan e andare al Sassuolo». Una riflessione, infine, sui vivai e sulla crisi del movimento: «Bisogna ragionare sul modo di fare calcio che forse non agevola i giovani. All’estero tendono a fare divertire i ragazzini, si respira un altro clima. Dovremmo prendere esempio». © RIPRODUZIONE RISERVATA
STRATEGIA Tre le soluzioni sul tavolo: il fallimento, la concessione del concordato preventivo, la concessione del concordato preventivo «in bianco». E’ su quest’ultima idea che lavora Manenti: se il collegio giudicante gli concedesse questa possibilità, avrebbe altri 60 giorni di tempo per approntare un piano di risanamento finanziario e per le sorti del Parma Football Club e dei suoi dipendenti sarebbe un problema. Non si farebbe altro che spostare in avanti la questione. Per questa ragione è complicato ottenere il concordato «in bianco», soprat-
tutto tenendo presente il fatto che Manenti ha avuto più di un mese per valutare la situazione e disegnare una strategia di salvataggio. Se il tribunale decretasse il fallimento, verrebbe nominato un curatore e concesso l’esercizio provvisorio dell’attività industriale. In questo caso al Parma Football Club potrebbero arrivare i 5 milioni promessi dalla Lega e questi soldi sarebbero gestiti direttamente dal curatore fallimentare che, in seguito, provvederebbe a mettere all’asta i beni della società (titolo sportivo incluso). DUBBIO Esiste tuttavia un problema. L’udienza è fissata per giovedì mattina, ma difficilmente la sentenza verrà pronunciata subito. Nel frattempo, domenica alle ore 20.45, al Tardini, è in programma la partita tra Parma e Torino. Chi organizzerà l’evento? Il Comune concederà lo stadio alla società gialloblù in assenza di una sentenza di fallimento, visto che i rapporti con Manenti sono inesistenti? Inoltre: visto che la cassaforte del Parma è vuota, chi si accollerà le spese per la partita, per il pagamento dell’energia elettrica, degli steward e dell’impresa di pulizie? Interverranno, come accaduto in occasione della gara contro l’Atalanta, generosi sponsor o si andrà incontro a un altro weekend da batticuore: si gioca o non si gioca? © RIPRODUZIONE RISERVATA
Serie A R L’intervista
MARTEDÌ 17 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
A PRANZO CON...
Zeman
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CONTENUTO PREMIUM Ritiene Sarri pronto per allenare il Milan? «Non so niente, non parlo di questo argomento». Restiamo in area Milan. Crede che davvero il club di Berlusconi farà la rifondazione, virando verso un progetto imperniato sui giovani? «L’ha fatto 25 anni fa con Sacchi che era più “estremista”. Non regge il confronto: allora il Milan effettuava ben altri investimenti sul mercato». Sabato affronterà proprio i rossoneri a Milano. Si aspettava che Inzaghi soffrisse tanto? «Non è giusto limitare l’analisi solo al periodo targato Pippo. Piuttosto, faccio una domanda: il Milan dell’ultima fase di Allegri e quello di Seedorf hanno patito meno di Inzaghi?». Il Cagliari punterà su un gioco iperoffensivo anche in casa Milan? «Non cambiamo in funzione dell’avversario , però pure il Cagliari si esprime in funzione di quanto concede chi ha di fronte». La Juventus è di un altro pianeta o viaggia tanto veloce perché la concorrenza è scarsa? «Parla la classifica. La Juventus è forte ma Milan, Inter e Roma hanno fatto le ex grandi...». Chi ha deluso di più tra Milan e Inter? «Tutte e due allo stesso livello. Hanno in organico giocatori importanti, che non rendono come era lecito attendersi». Tra Roma e Lazio chi è andata fuori programma? «La Lazio si è spinta ben oltre le previsioni, lotterà per traguardi prestigiosi. Della Roma non parlo: rispetto alla Lazio, è finita fuori programma».
«PER SALVARE IL CAGLIARI RINUNCIO ANCHE AL GOLF» HA DETTO È L’ITALIANO PIÙ FORTE, CONTINUA A CRESCERE E HA RAGIONE QUANDO DICE CHE RENDE DI PIÙ GIOCANDO ALLA PIRLO SU MARCO VERRATTI CENTROCAMPISTA DEL PSG
PESA ECCOME: SOLO IN ITALIA SUCCEDE CHE I GIOCATORI DECIDANO SE E QUANDO ANDARE IN CAMPO SUL CASO PARMA E IL CAMPIONATO IRREGOLARE
NON POTREI MAI FARE COME CONTE E A MOLLARE NON PENSO NEANCHE: SE DEVO ANCORA COMINCIARE... SUL SUO FUTURO E IL LAVORO QUOTIDIANO
INTERVISTA di GIUSEPPE CALVI
tà: non si infilano per caso 7 risultati utili consecutivi per due volte nello stesso campionato».
INVIATO A CAGLIARI
S
i è ripreso il Cagliari, ora vuole tenersi la Sardegna in Serie A. Zdenek Zeman è (ri)sbarcato sull’isola, con l’idea fissa di custodire il patrimonio calcistico di una terra innamorata pazza della squadra del cuore. «Devo salvare il Cagliari, sono concentrato solo su questo obiettivo – dice il boemo -. Tornando qui, neppure ho portato da Roma le mazze per concedermi qualche ora a tirare. Anche il golf può attendere...». Se l’aspettava di ritrovare subito un Cagliari così pimpante? «Mi è piaciuto nel primo tempo, davvero non credevo che dopo tre mesi i ragazzi si ricordassero il mio calcio. Sono stato piacevolmente sorpreso dalla risposta tanto positiva. Magari potevamo fare qualche giocata in più. E, dopo appena quattro giorni di lavoro, avevo previsto che la squadra avrebbe registrato un calo, non era pensabile che riuscisse a mantenere certi ritmi». In curva nord striscione e cori di contestazione verso società e calciatori: così il percorso verso la salvezza può diventare in salita? «Non possiamo essere condizionati, anche i giocatori più giovani sanno bene che tocca a noi, sul campo, meritarci il calore e l’entusiasmo dei tifosi. Se sono delusi, è giusto che manifestino, sempre con civiltà, quanto sentono dentro nei confronti di allenatore, squadra e società. Ma solo tutti insieme possiamo restare in A: il tesoro della Sardegna vale tantissimo. Io non sono il salvatore, però devo salvare il Cagliari!». Tanto spreco in zona-tiro, solito difetto, dopo un primo tempo nel quale si poteva bissare il 4-0 rifilato all’Empoli nella partita d’andata. «Meritavamo molto più del solo gol di Joao Pedro. Comunque, l’Empoli ha confermato quali-
Diakitè e Ceppitelli sono una coppia valida? «Giocavano insieme per la prima volta, si sono mossi bene. Possono migliorare anche loro». Joao Pedro, oltre a segnare, ha guidato la squadra. Può essere il leader? «Sul piano atletico e tecnico, ha qualità. Tatticamente, deve fare di più». Quota-salvezza e griglia di squadre coinvolte: si può allargare la zona a rischio? «Non faccio tabelle. Il Chievo ha vinto a Genova? Allora il Cagliari deve correre tantissimo, per racimolare più punti delle concorrenti. Poi, chissà, qualche formazione va in crisi ed è risucchiata nella lotta». Lo sa che Sarri era dispiaciuto per lei, visto il pareggio maturato negli ultimi secondi? «L’ho conosciuto, di lui parlano bene diversi giocatori. Nella sfida a Empoli ci eravamo scambiati la stima reciproca. Poi siamo entrambi grandi fumatori: una settimana fa nella riunione a Coverciano ci siamo goduta qualche sigaretta...». A chi assegnerebbe la sua panchina d’oro? «Proprio a Sarri. Perché ha dotato l’Empoli di un’efficace organizzazione di gioco, pur non disponendo di protagonisti con qualità straordinaria. Di Francesco pure continua a crescere, però Eusebio può contare su quei tre in attacco».
Lo straniero e il giovane italiano da mettere in vetrina? «Anderson, Rugani e i ragazzi del Sassuolo. Per me Romagnoli non è una sorpresa». Ha allenato Verratti. Ora è lui il calciatore italiano più forte? «Sì. E’ in continua crescita, visto che si cimenta da anni in un club di livello mondiale. Verratti ha ragione quando dice che rende al meglio giocando alla Pirlo. In quel ruolo si esalta».
LA MIA PANCHINA D’ORO A SARRI: GRANDE FUMATORE COME ME... MI DOMANDO: MA ALLEGRI E SEEDORF HANNO PATITO MENO DI INZAGHI? ZDENEK ZEMAN ALLENATORE CAGLIARI
Nel Cagliari ci sono giocatori che meriterebbero le attenzioni di un grande club? «Ci sono, ma niente nomi. Ibarbo, per esempio, lo considero all’altezza di una big e ci è finito». Quanto pesa il caso Parma sulla regolarità del campionato? «Pesa, eccome. Solo in Italia è possibile che i giocatori decidano se e quando andare in campo. E non so se qualche altra società della Serie A ha una situazione simile a quella del Parma». Si è mai detto: è arrivata l’ora di mollare? «Mollare? Macché. Ma se devo ancora cominciare... Non ci penso proprio ad abbandonare». L’esonero deciso da Giulini l’ha ferito più degli altri subiti in carriera? «Ogni esonero porta dolore. Incidono differentemente le motivazioni di ciascun esonero». Quale campionato straniero la intriga di più? «Mi sono convertito alla Bundesliga e non solo perché lì c’è Guardiola. In Germania tutti provano a giocare calcio di qualità». Che ne pensa della lectio di Bielsa a Coverciano? «Mi piace molto, per filosofia e idee, giuste o sbagliate che siano. É per il gioco offensivo, forse studia troppo. Sarei felice se venisse ad allenare in Italia». Lei al posto di Conte avrebbe scelto di allenare una Nazionale? «Non resisterei senza il lavoro quotidiano sul campo. Conte ha deciso di tentare una nuova avventura e anche a lui già manca il campo. Perché non ha qualcuno con il quale sfogarsi...». © RIPRODUZIONE RISERVATA
LE MAZZE LE HO LASCIATE A ROMA, HO UN SOLO CHIODO FISSO: RESTARE IN SERIE A, PERCHÉ IL TESORO DELLA SARDEGNA VALE TANTISSIMO
Zdenek Zeman, 68 anni, è stato richiamato sulla panchina del Cagliari la scorsa settimana ANSA
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MARTEDÌ 17 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
Magic +3 R Campionato
MARTEDÌ 17 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
Paloschi è una rondine «Volo sempre a primavera»
VERONA
Super Hallfredsson Venuto dal freddo, ma col piede caldo 1Cinque assist
nelle ultime cinque per l’islandese, arrivato quando i gialloblù erano in C
1Due gol domenica, la punta del
Matteo Fontana
Chievo sboccia con la bella stagione
Fabiana Della Valle
S
i vede che anche la primavera, oltre al Genoa, gli porta bene. Alberto Paloschi non è uno che ricorda a memoria statistiche e tabellini (strano, per uno che è cresciuto con il mito di Filippo Inzaghi...), però la somiglianza tra questa stagione e la scorsa non gli è sfuggita: un anno fa, esattamente il 9 marzo, aveva segnato solo 5 gol. Dopo sei gare a secco si sbloccò, guarda un po’, con una doppietta al Genoa. E non si fermò più: poi altre 6 reti, 13 in totale a fine stagione, salvezza del Chievo e prima volta in doppia cifra. Quest’anno stessa storia contro la sua ex squadra. Paloschi, lei ha segnato 7 gol ai rossoblù. Che cosa le ha fatto di male il Genoa? «Diciamo che mi porta fortuna... Scherzi a parte, è stata una vittoria importantissima per il Chievo e io avevo bisogno di segnare dopo 10 gare in bianco. Con questo successo ci siamo tirati un po’ fuori dalla zona rossa, ma non è ancora finita. Però i punti strappati alle squadre sulla carta più forti di noi faranno la differenza nella lotta per la salvezza». Quanto l’ha aiutata il fatto che Maran le abbia dato fiducia nonostante il momento no? «Tantissimo. Giocare mi ha dato continuità. A noi attaccanti capitano momenti così, in cui ti gira tutto storto. Ho ripensato alla scorsa stagione, quando a inizio anno mi ero bloccato e mi sono detto: “Non mollare, il lavoro prima o poi paga”. Così ho continuato ad allenarmi al massimo. Nulla arriva mai per caso: quello che fai prima o poi ti tor-
Il gol di quest’anno che le è piaciuto di più? «Direi il secondo al Genoa. Meggiorini mi ha dato una grandissima palla e io ne ho approfittato. Subito dopo metterei il gol nel derby, perché quella è sempre una partita speciale. Segnare a pochi minuti dalla fine in una partita così tesa dà un’emozione incredibile. Mi piacerebbe fare qualche gol in più di sinistro: lo uso poco. Devo prendere esempio da Morata contro il Palermo». I tifosi dell’Hellas di solito non sono teneri con il Chievo. Come vivete questa rivalità? «Noi la viviamo in maniera molto serena. E’ bello avere due
ARCO DI TRENTO: ALLE 15 LA FINALE (SU RAISPORT 1)
La Juve è una corazzata Il Verona prova lo scherzo ● (f.o.) Una finalista prevedibile e una inattesa alla 44a edizione del «Beppe Viola», che si conclude alle 15 ad Arco con Juventus-Verona (diretta su RaiSport 1). Proveranno a fare come l’anno scorso i bianconeri, quando in finale c’era il Chievo e fu maltrattato con un netto 5-1, sotto gli occhi dell’allora c.t. Prandelli. Oggi per la cerimonia di chiusura è annunciato Luca Toni, ma la Juve è cambiata completamente: i ragazzi sono saliti di categoria, al posto di Della Morte in panchina c’è Felice Tufano, uno che allenava la Sampdoria Primavera ai tempi di Zaza e Icardi. Qui ha promosso con due anni di anticipo Kean, centravanti che dovrebbe giocare coi Giovanissimi: ha fatto la differenza da subito, ma oggi non ci sarà, ha raggiunto la
VERONA
I
slanda, terra di geyser, musicisti e, novità freschissima, uomini assist del pallone. Eccovi servito Emil Hallfredsson: c’è il suo piede sinistro a spedire il Verona verso nuove praterie, nel mare tranquillitatis di una salvezza che è in vista, dopo aver temuto di scivolare tra le sabbie mobili della zona a rischio. Hallfredsson che, con il Napoli, firma il quinto passaggio vincente nelle ultime cinque partite giocate, il sesto stagionale (erano stati tre nel campionato scorso), porgendo a Luca Toni il piatto prelibato del bis che schianta gli uomini di Rafa Benitez, usciti dal Bentegodi più gelati di Reykjavík quando la temperatura si abbassa verso climi polari.
na indietro. Adesso l’obiettivo è arrivare almeno a 13 reti, come nel 2013-14, ma soprattutto salvare il Chievo. Magari con un po’ meno sofferenza dell’anno scorso. Lo dobbiamo a Campedelli, che sta troppo male durante la partita: non riesce a vederne una dall’inizio alla fine. Dopo la doppietta è venuto ad abbracciarmi: era stravolto». Con Corini sembravate spacciati, Maran ha cambiato modulo e vi ha rivitalizzato. Che cosa è successo con il suo arrivo? «Maran è un grandissimo lavoratore. E’ pacato ma deciso, mette un’incredibile passione nel suo lavoro. Fosse per lui ci farebbe stare delle ore in campo. Insiste tantissimo per farci assimilare la sua idea di gioco. Abbiamo lavorato molto sulla compattezza: stare corti e ripartire. I risultati si vedono: con lui c’è stata la svolta. Abbiamo fatto grandi progressi, lo dimostra il fatto che abbiamo battuto Napoli e Genoa e pareggiato con la Roma. Certi risultati non si ottengono per caso».
Nazionale Under 15 al termine della tiratissima semifinale di domenica con il Parma. La squadra emiliana, allenata da Fausto Pizzi, ha eliminato nel girone Milan e Chievo, e in semifinale aveva rimontato dal 3-0 al 3-3, prima di incassare il 4-3 del senegalese Ndiaye al termine del recupero. Protagonista della partita, con una doppietta, il numero 7 bianconero Morselli, mentre Manicone, figlio dell’ex interista Antonio, giocherà in attacco al posto di Kean. Il Verona di Andrea Vitali deve ringraziare il portiere Leonardo Ravetta, decisivo nella semifinale contro la rivelazione Nordsjaelland, primo nel girone di ferro con Inter, Torino e Lazio: un rigore parato nel primo tempo, due nella serie finale, dopo lo 0-0 nei regolamentari.
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Alberto Paloschi, 25 anni, attaccante del Chievo dal 2011 LAPRESSE
squadre in Serie A nella stessa città. Speriamo di salvarci entrambe così giocheremo altri derby». Qual è l’arma in più del Chievo nella lotta salvezza? «Il gruppo. Qui ci sentiamo tutti coinvolti e lottiamo tutti insieme». Il suo amico Inzaghi non se la passa bene al Milan. Ha consigli da dargli? «Pippo ci sta mettendo tutto se stesso, sono sicuro che il Milan si risolleverà. In ogni caso quando dai tutto non devi vivere con i rimpianti». Neanche Paloschi vuole averne: la primavera è arrivata e lui non intende fermarsi finché il Chievo non sarà al sicuro. © RIPRODUZIONE RISERVATA
SEGNO SEMPRE AL GENOA, È IL MIO TALISMANO. CHE BRAVO MARAN: CI TERREBBE IN CAMPO PER ORE VOGLIO LA SALVEZZA PER CAMPEDELLI E PER GIOCARE I DERBY CON L’HELLAS: È BELLO BATTERLI ALBERTO PALOSCHI ATTACCANTE CHIEVO
VENUTO DAL FREDDO Lì è nato Emil, nel 1984. Ne farà trentuno il 29 giugno, di anni, e cinque di questi li ha trascorsi a Verona. Rientrato dall’esperienza inglese al Barnsley, era pressoché fuori rosa alla Reggina nell’estate del 2010. All’Hellas serviva una mezzala sinistra, e l’allora ds gialloblù Gibellini lo prelevò inserendolo in un Verona che, in Lega Pro, era guidato da Giuseppe Giannini. Risultati flop, il cambio in panchina a novembre, il club che sceglie Andrea Mandorlini. E Hallfredsson diventa subito un fulcro di quella squadra, destinata a centrare la promozione in B dopo una ferale doppia sfida nella finale playoff con la Salernitana. Da lì in poi, un’ascesa continua. La conferma a Verona e, dopo due campionati cadetti, ecco il salto in Serie A. Con Mandorlini l’alleanza è
Emil Hallfredsson, 30 anni LAPRESSE
di ferro: i due, tra l’altro, abitano nello stesso stabile, poco distante dal centro storico di Verona, oltre la curva dell’Adige. Uno al piano di sopra, l’altro a quello di sotto. VERONA MON AMOUR Nel frattempo, era il 2011, Emil ha avuto un bambino, Emanuel, dalla moglie Maria. Contratto con l’Hellas in scadenza nel 2017, vocazione a un ruolo di bandiera silenziosa per un ambiente che l’ha adottato. Quando suo padre, Hallfredur, si è spento a settembre dopo una terribile malattia, intorno al centrocampista del Verona si è stretta un’intera città, la dirigenza e lo staff tecnico gli hanno dato il tempo per riprendersi da quel trauma devastante, dicendogli: «Quando te la senti, torna». All’andata, a Napoli, il gol del vantaggio dell’Hellas al San Paolo l’ha festeggiato piangendo, alzando le dita verso il cielo, per dedicare al babbo quella rete. Poi il Verona perse per 6-2. Al ritorno altra musica, per lui che in cuffia, ascolta rap, reggae e Sigur Rós band di culto che viene dal suo paese. Ed Emil è stato decisivo. Il pallone recuperato, la fuga sulla fascia, il tocco per Toni, gioia sconfinata. Ancora un assist, ancora una pagina di una storia d’amore che non finisce. Hallfredsson, l’Hellas, Verona: l’Islanda abita qui. E non è così fredda. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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MARTEDÌ 17 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
I Messi di domani sono su GazzettaTv
1 Debutta «Le nuove forze del calcio», speciale sui giovani campioni. A Calciomarket l’agente di Babacar 2
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● 1 Lo studio di «Calciomarket» con il nostro Carlo Laudisa e Federica Migliavacca che parleranno anche dei top player destinati a rafforzare l’attacco della Juventus. 2 Giorgio Chiellini è nel mirino del trio comico Autogol in vista della sfida con il Borussia Dortmund BOZZANI LAPRESSE
Gabriella Mancini
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utti su GazzettaTv, canale 59: alle 14.15 debutta Le nuove forze del calcio, dedicato ai giovani talenti del pallone. Interviste, classifiche e curiosità con Sarah Castellana e il giornalista della Gazzetta dello Sport Luca Bianchin. La prima puntata è dedicata alla riorganizzazione del settore giovanile del Milan negli ultimi due anni e ai cinque migliori calciatori dell’Under 21 e della Serie A. Un quarto d’ora dopo largo a Tutto gol per rivivere le emozioni della 27a giornata, poi via al trio comico degli Autogol: Alessandro Iraci, Michele Negroni e Alessandro Trolli si scatenano nelle parodie di Giorgio Chiellini alla vigilia di Borussia Dortmund-Juventus e
di Massimo Moratti dopo la prova deludente dell’Inter contro il Cesena. AVVENTURA Un altro appuntamento con Explorers, dedicato all’avventura, nel pomeriggio, poi Campioni a confronto alle 15.30, dove il paragone sarà tra Sergio Ramos e Pepe e tra Frank Lampard e Juan Manuel Mata. I programmi continuano con Sport Science alle 16.05, le attività sportive spiegate attraverso la scienza, e alle 18.30 scatta la trasmissione imperdibile per gli appassionati di fantacalcio: +3 Fantanews, con Deborah Schirru, l’esperto Francesco Letizia e il nostro giornalista Luca Bianchin; in studio, un altro cronista della rosea, Alex Frosio, per commentare le pagelle di Sassuolo-Parma.
L’ORARIO
14.15 Debutta «Le nuove forze del calcio», programma dedicato alle stelle del futuro: oggi fari puntati sul vivaio rossonero
MERCATO Serata in compagnia di Calciomarket, la rubrica in diretta con tutti gli aggiornamenti e i retroscena del calcio mercato presentati da Federica Migliavacca e il giornalista della Gazzetta Carlo Laudisa a partire dalle 19. Ospite della puntata è il procuratore Patrick Bastianelli, agente di Babacar, Crisetig, Andreolli e Agazzi. Obiettivo puntato anche sugli ipotetici top player destinati alla Juventus tra i più votati nel sondaggio di Gazzetta.it, a cominciare dagli attaccanti Cavani, Falcao, Van Persie, Jovetic e Dybala. La linea passa ai motori con The SpeedGang, protagonista David Coulthard. Non è ancora finita. La giornata si concluderà con i commenti del campionato di basket all’interno di Gazzetta News delle 23. © RIPRODUZIONE RISERVATA
POMERIGGIO 14.15 Le nuove forze del calcio 14.30Tuttogol 14.45Autogol News 15.05Explorers 15.30 Campioni a confronto 16.05 Sport Science 17.05 Magazine Sci Freestyle 17.30 Campioni a confronto 18.05 Explorers 18.30 +3 Fantanews 19 Calciomarket 19.30 Gazzetta News SERA 20 Gazzetta News 20.30Gazzetta News 20.45.00 Autogol News 21.05.00The SpeedGang 22.05+3 Fantanews 22.35 Condo’ Confidential 23 Gazzetta News - Basket 24 Calciomarket
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IL BLUFF DI PIPPO E L’AZZARDO DELLA FIORENTINA
di Valerio Marini
I FISCHI ALL’INTER LE COLPE DI MANCINI E DEI GIOCATORI
L’ANALISI ONDÒ di PAOLO CONDÒ @paoloCond
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elipe Anderson ha restituito al campionato la leggerezza, quella dote magica - e rara che per 90 minuti ti fa dimenticare la pesantezza e l’opacità del mondo, e appassionare allo spettacolo del calcio. La suprema agilità con la quale il brasiliano ha penetrato la difesa del Torino nel momento chiave della partita, realizzando uno splendido 1-0, basta a spiegare la corsa ormai irresistibile della Lazio, che come un quattrocentista in prima corsia ha filato a lungo coperto, ma ora che stiamo planando sul rettilineo finale ha praticamente annullato il décalage dalla Roma, oltre ad aver sopravanzato di netto il Napoli, a sua volta attaccato con decisione da Fiorentina e Sampdoria. Il turno numero 27, chiuso ieri sera dopo uno spezzatino di orari eccessivo, segna l’avvicinamento al potere delle due squadre - Lazio e Samp - che non giocano in Europa League (cosa che esalta, e lo vedremo, il successo della Viola); ma se il Napoli domenica ha dato l’impressione di aver gettato un’occasione insistendo su un robotico turnover, la Roma del primo tempo di ieri è stata viva. Ha perso su due grandi giocate di Eto’o e Muriel - due campioni che ormai si avvertono in ogni gara - ma soprattutto sullo zero che raccoglie in area a fronte di quanto produce per arrivarci. Ma la leggerezza di Felipe Anderson è un’esplosione, mentre la velocità di Gervinho, per come si concludono le sue iniziative, una frustrazione. Il calendario dice che il derby dell’Olimpico si giocherà alla penultima giornata (e all’ultima c’è Napoli-Lazio): fine maggio a Roma ha il clima degli dei. E dei Champions.
Nel successo al tramonto di partita della Fiorentina sul Milan c’è un dettaglio nascosto - nemmeno troppo - che descrive la malinconica stagione rossonera meglio delle mille parole spese fin qui. Dovendo dosare le forze in vista del fondamentale «ritorno» di Europa League giovedì a Roma, Montella si è sentito libero di destinare al Milan una formazione così raffazzonata e incompleta da lasciarsi dominare nei primi quindici minuti, quelli necessari per riorganizzare a quattro la difesa, e comunque affrontare alla pari sino al vantaggio di Destro. La Fiorentina è ancora molto coinvolta nella corsa per i posti europei - non esclusa la Champions - e il rovinoso (nonché freschissimo) precedente del Napoli a Verona consigliava di spostare qualche posta in più (Salah?) sul lunedì. Montella invece ha giocato d’azzardo convinto che Inzaghi avesse in mano un bluff. E aveva ragione. O meglio, un Milan che pure era stato meno tremendo di altre volte si è dissolto una volta segnato il primo gol, arretrando con l’occhio fisso sul cronometro, giocando contro il tempo oltre che contro una Fiorentina rinvigorita dai cambi. E due avversari sono troppi, in questa stagione di incompiute seriali: con i tre di oggi il Milan ha perso 21 punti partendo da una situazione di vantaggio. Una mostruosità. Cambiare Inzaghi adesso non avrebbe senso, com’è ovvio che i sondaggi di questi giorni disegnino l’inevitabile scenario di un altro allenatore per il futuro. Il Milan di oggi è una macchina che ha perso giri su giri, ferma ai box per noie meccaniche, mentre le avversarie volavano via: ora deve girare fino al traguardo, senza classifica, per testare le (poche) soluzioni da non gettare per il prossimo anno. Utile, anche se un po’ umiliante; ma servirà anche a Pippo per ripartire altrove irrobustito.
AS ROMA Club di Serie A ● Anche quest’anno la @SerieA_TIM sostiene la Giornata Mondiale sulla sindrome di Down @OfficialASRoma
ANDRÉS INIESTA Calciatore del Barcellona ● Obiettivo: incrementare i miei numeri in @ChampionsLeague @andresiniesta8
MATTEO TAGLIARIOL Azzurro di scherma ● In attesa di #Expo2015 alle prese con Spaghetti aglio, olio e peperoncino @MatteoTaglia
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TEMPI SUPPLEMENTARII RUTI di ALBERTO CERRUTI email: acerruti@rcs.it
Non rimpiango Mazzarri, ma Mancini ha molte colpe. Il terzo posto è sfumato, il quinto è lontano, la Coppa Italia è persa e non vedo come si possa andare avanti in Europa League se in porta si rivedrà Carrizo. Inoltre è stato sbagliato rilanciare l’inguardabile Kovacic per Hernanes. La difesa è modesta, ma col Cesena bisognava vincere. I fischi sono tutti meritati. Claudio Pastorini Masi di Cavalese (Trento)
P
arto dal fondo comprendendo i fischi degli interisti, prima illusi e poi delusi dal ritorno di Mancini. Nessuno, da Thohir a Moratti, immaginava che l’esonero di Mazzarri si rivelasse inutile, almeno per i risultati che fino a prova contraria determinano la classifica, con relativi risvolti economici. Qui non si tratta di rimpiangere Mazzarri, come fa capire il signor Pastorini, ma di guardare in faccia la realtà senza lasciarsi condizionare dal fascino mediatico di Mancini o, in senso opposto, dal carattere più ruvido del suo predecessore. A parte il fatto che nelle prime otto giornate del girone di ritorno, contro gli stessi avversari quindi, l’Inter di Mancini ha ottenuto 11 punti, uno in meno dei 12 dell’Inter di Mazzarri nelle prime otto partite, la vera differenza è l’organico a disposizione dei due tecnici. Malgrado le difficoltà, la società nerazzurra ha trovato altri milioni per un nuovo tecnico e quattro nuovi giocatori (Santon, Brozovic, Podolski e Shaqiri) con il dichiarato obiettivo di raggiungere il
terzo posto con vista Champions, condizione indispensabile per rinforzare la squadra nella prossima stagione. Proprio questa doppia svolta, a livello tecnico e ambientale, aveva generato un entusiasmo che quattro mesi dopo si è rivelato eccessivo per lo stesso Mancini, la cui resa («forse sono stato troppo ottimista») è più preoccupante del pareggio col Cesena, come ha lasciato capire ieri Fabio Licari. Questo peccato, di amore o di presunzione secondo i punti di vista, è il primo errore di Mancini da condividere però con tutti quelli che, prima di lui, hanno sopravvalutato la qualità di un organico in cui ci sono troppi giocatori con limiti tecnici e di personalità. Se l’Inter di Mancini è rimasta imbattuta in campionato soltanto in 3 partite su 16, con i vari Ranocchia, Juan Jesus, Vidic e Andreolli al centro, e ha incassato 3 reti sia a Glasgow sia a Wolfsburg, significa che il problema non è la difesa a tre o a quattro. Prendersela dopo con Carrizo, o con Mancini, è troppo facile visto che nessuno prima dell’1-3 in Germania aveva sollevato dubbi sulla scelta del tecnico. Caso mai, ripensando ai ripetuti sbandamenti difensivi, si potrebbe eccepire sulla mancanza di equilibrio della squadra, troppo sbilanciata in avanti e quindi esposta al contropiede. E poi, passando dal generale al particolare, non bisogna dimenticare gli errori di valutazione sull’eterna promessa Kovacic, giustamente accantonato da Mancini, al quale è stato rinnovato il contratto fino al 2019 con la stessa fretta con cui era stato esaltato Alvarez. Perché Mancini può peccare di ottimismo in generale, ma non sbaglia mai il giudizio sui giocatori come ripete Capello. E allora, pensando al futuro, affiorano scomodi interrogativi. Se l’Inter non tornerà almeno in Europa League, come si troveranno altri soldi per puntare allo scudetto? E allora che cosa farà Mancini? © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il giallo
CERRO TORRE 1959: COSA SI PUÒ DEDURRE DA UNA FOTOGRAFIA? L’AVVENTUROSO di REINHOLD MESSNER
S
econda puntata a proposito del Cerro Torre. Rolando Garibotti ha realizzato una foto quasi identica a quella che c’è nel libro di Cesare Maestri «Arrampicare è il
mio mestiere». E ha a così dimostrato che la didascalia è sbagliata nell’indicare il luogo: non Il Torre, ma vicinanze del Colle Standhardt. Garibotti però accetta che la didascalia sia corretta dove indica in Toni Egger lo scalatore ripreso da lontano. E scarta la tesi che si possa trattare di una foto fatta nel 1958, perché nella relazione ufficiale di quella spedizione non si fa cenno a una esplorazione verso la parte Nord del Gruppo del Torre.
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Garibotti ne deduce che l’austriaco e Maestri nel ‘59 sarebbero andati a esplorare il versante Ovest nei giorni in cui per la storia ufficiale erano a fare la prima salita del Torre, lungo la parete Est e, poi, quella Nord. Su quest’ultima non sono mai state trovate tracce del loro passaggio: nemmeno da parte dei fortissimi Colin Haley e Marc Leclerc che recentemente vi hanno aperto una nuova, bella via diretta .
salendo dal versante Ovest verso il Colle Standhardt. Garibotti ne deduce che si era calato in lunghe corde doppie sul ghiacciaio sottostante per andare alla parete Ovest del Torre. E che la foto è stata scattata al ritorno. Io non credo impossibile che Maestri nel 1958 (con Luciano Eccher, come sostiene oggi) o nel 1959 con Egger sia semplicemente riuscito a scendere, arrampicando, fino alla posizione che si vede nella foto. In un tentativo di esplorazione presto abbandonato, come sostiene Maestri? Lui ha detto anche una cosa più importante: non esistono foto di Egger sul Torre.
L’alpinista nella foto incriminata sta in effetti
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MARTEDÌ 17 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
Serie B R Il posticipo della 31a giornata
MARTEDÌ 17 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
Il Vicenza si perde i gol Catania, in trasferta la vittoria è un’illusione 1Marino, senza Cocco e poi Petagna, reclama un rigore La squadra di Marcolin è solida, ma fuori non sa vincere VICENZA
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CATANIA
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VICENZA (4-3-3) Vigorito 6; Sampirisi 6, Brighenti 6, Gentili 6, D’Elia 6; Moretti 5 (dal 21’ s.t. Sbrissa 5), Di Gennaro 7, Cinelli 5; Laverone 5 (dal 36’ s.t. Vita s.v.), Petagna 6 (dal 23’ p.t. Spinazzola 5), Giacomelli 6. PANCHINA Bremec, Alhassan, Garcia Tena, Camisa, Ragusa, Mancini. ALLENATORE Marino 6. CATANIA (3-5-2) Gillet 7; Schiavi 6, Ceccarelli 6, Capuano 6; Parisi 6, Sciaudone 6 (dal 13’ s.t. Escalante 6), Odjer 6,5, Rosina 6,5, Mazzotta 6; Calaiò 5 (dal 19’ s.t. Maniero 5,5), Castro 5,5 (dal 45’ s.t. Rossetti s.v.). PANCHINA Terracciano, Lovric, Barisic, Sauro, Jankovic, Di Grazia. ALLENATORE Marcolin 6. ARBITRO Gavillucci di Latina 5. GUARDALINEE De Troia 6-Tolfo 6. ESPULSI nessuno. AMMONITI Capuano (C), Odjer (C) e Giacomelli (V) per proteste; Escalante (C) per gioco scorretto. NOTE paganti 3.346, incasso di 41.293 euro; abbonati 5.411, quota di 16.272 euro. Tiri in porta 5-2. Tiri fuori 2-2. In fuorigioco 3-0. Angoli 1-1. Recuperi: p.t. 1’, s.t. 4’.
Emanuele Calaiò, 33 anni: la punta del Catania è rimasta a secco LAPRESSE
Guglielmo Longhi INVIATO A VICENZA
IL MIGLIORE
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a squadra ripescata che lotta per andare in A, quella retrocessa che lotta per non finire in Lega Pro: al Menti si celebra il paradosso del campionato e finisce senza gol. Il Vicenza continua la serie positiva (ora 6 vittorie e 4 pareggi) che significa terzo posto. Passo avanti, non si sa quanto utile, anche per il Catania: quarta X di fila e la conferma di un inquietante zero alla voce vittorie in trasferta.
7 ● DI GENNARO
CENTROCAMPISTA VICENZA
Vero uomo ovunque: copre, imposta e ci prova nel finale
SENZA CENTRAVANTI Il Vicenza comincia bene, anzi benissimo: erroraccio di Capuano e Gillet si esalta due volte su Laverone e Petagna. Ma l’intimo derby di Marino (in Sicilia non hanno dimenticato la promozione in A del 2006) continua in modo diverso, perché il Catania è bravo a organizzarsi in fretta. Rischia poco dietro, dove i due esterni Parisi e Mazzotta sono terzini di ruolo e fanno con profitto la doppia fase. Rosina si sacrifica come mezz’ala a sinistra del ringhioso Odjer, 19 anni da compiere, chiamato a sostituire Rinaudo. In avanti, la coppia Calaiò-Castro. Il Vicenza fatica contro una squadra tanto solida: intanto perde subito quell’armadio a due ante chiamato Petagna (stiramento?) e questo comporta una minirivoluzione in avanti: Spinazzola a sinistra, Giacomelli centravanti regalando chili e centimetri a Ceccarelli. Risultato: il Vicenza rinuncia al lancio lungo, che comunque non è contemplato nel Marino pensiero, perché il piccolo falso nueve, molto vivace sulla sinistra, su un campo così pesante non è in grado di reggere il peso dell’azione. Mancano anche le incursioni dal centro: Moretti non è in serata e Di Gennaro dà il via a ogni azione ma poi non sa a chi affidare il compito di chiuderla. Il Catania si fa vedere al 18’: tiro di Castro da fuori area, Vigorito non trattiene e poi rimedia. CHE FINALE Nel secondo tempo, le pene del Vicenza si moltiplicano, perché il Catania conquista campo e non cede posizioni. Al 25’ contatto in area tra Capuano che tira giù Spinazzola: è rigore, ma l’arbitro fa proseguire. Nell’ultimo quarto d’ora il Vicenza si risveglia, ma è troppo nervoso. Paratona di Gillet su Di Gennaro, poi finisce con un pari che pesa in modo tanto diverso. © RIPRODUZIONE RISERVATA
CLASSIFICA SQUADRE
PT
CARPI BOLOGNA (-1) VICENZA AVELLINO FROSINONE LIVORNO PESCARA SPEZIA LANCIANO PERUGIA BARI MODENA LATINA TRAPANI ENTELLA TERNANA CITTADELLA PRO VERCELLI BRESCIA CATANIA CROTONE VARESE (-3)
59 52 49 49 48 47 46 46 43 43 40 38 37 37 37 36 35 35 33 32 32 28
25
TACCUINO
PARTITE
RETI
G
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P
F
S
31 31 31 31 31 31 31 31 31 31 31 31 31 31 31 31 31 31 31 31 31 31
16 14 13 13 13 13 12 12 9 10 11 8 8 9 8 9 7 9 8 7 8 7
11 11 10 10 9 8 10 10 16 13 7 14 13 10 13 9 14 8 9 11 8 10
4 6 8 8 9 10 9 9 6 8 13 9 10 12 10 13 10 14 14 13 15 14
47 39 34 31 45 47 53 42 44 35 35 26 26 43 31 28 39 33 35 42 30 33
23 26 28 27 39 36 41 32 37 36 39 25 28 54 43 40 42 44 43 46 40 49
VARESE
Nuovo presidente e l’Irpef è pagata ● VARESE I 4 k.o. di fila hanno spinto all’ultimo posto il Varese, che ieri avrebbe potuto subire il colpo di grazia. Se non fosse stata rispettata la scadenza relativa all’Irpef di novembre e dicembre, la squadra avrebbe preso un altro -2. La società ha però trovato i 178 mila euro necessari a onorare la scadenza grazie a un nuovo investitore: è un vulcanico avvocato di Varese che verrà presentato questa mattina come nuovo presidente.
SERIE A PLAYOFF PLAYOUT RETROCESSIONI
ABODI
Tecnologia ai playoff: «Servono i soldi»
PROSSIMO TURNO VENERDÌ 20 MARZO ore 20.30 PESCARA-BARI SABATO 21 MARZO ore 15 AVELLINO-PERUGIA CROTONE-BRESCIA ENTELLA-CATANIA LATINA-SPEZIA LIVORNO-CITTADELLA MODENA-VICENZA PRO VERCELLI-LANCIANO TERNANA-CARPI TRAPANI-BOLOGNA LUNEDÌ 23 MARZO ore 20.30 VARESE-FROSINONE
(1-1) (0-0) (1-2) (1-5) (1-1) (1-1) (2-0) (0-2) (1-3) (1-2) (1-1)
Lutto a Crotone E’ morto Senatore ex della Gazzetta ● CROTONE Si è spento ieri all’età di 75 anni Pasquale Senatore, ex sindaco di Crotone (per due mandati) e per molti anni anche collaboratore de La Gazzetta dello Sport da Crotone. Le spoglie sono da ieri esposte nella camera ardente del municipio di Crotone. Oggi saranno celebrati i funerali.
● MILANO Andrea Abodi è tornato a parlare di tecnologia per i playoff: «E’ un progetto da realizzare in 8 stadi in due settimane: vediamo se ci sono le condizioni economiche». Il presidente della B a «La Politica nel Pallone» ha anche parlato della riforma dei campionati: «Ogni componente deve mettere un piccolo spazio di sovranità a disposizione del tavolo comune per trovare soluzioni che portino a un sistema più moderno e a campionati più emozionanti e credibili».
PERUGIA
Lanzafame prolunga La firma è fino al 2017 ● PERUGIA Il Perugia ha prolungato il contratto a Lanzafame sino al 2017. Il giocatore, rientrato dopo lo stop per il calcioscommesse, era in scadenza.
Lega Pro R Girone C: il posticipo della 30a giornata
All’ultimo respiro c’è Diop Salernitana, brutto k.o. Il Matera attacca i playoff Gaetano Imparato
LA GENIALATA Il riposo serve ad appuntire salernitani e materani: Mendicino per Caetano (spento, acciaccato) e Diop per Albadoro: è la mossa che fa la differenza. Diop crea problemi da subito: al 15’ scatto, Colombo lo atterra, ammonizione da... rosso, esce per infortunio. Menichini, quindi, cambia dietro (Tuia esterno, Trevisan centrale). Auteri assembla un tridente seminuovo e vince. Mazzarani gioca l’ultimo pallone pennellandolo per la testa di Diop: è l’ultimo assalto. E’ da scacco matto.
INVIATO A SALERNO
I
l Matera dà scacco matto alla capolista: la blocca, la lascia gomito a gomito col Benevento e sorpassa il Lecce. Ci pensa Diop, nell’ultimo attimo della gara: di testa beffa Lanzaro e Gori, sfruttando al meglio un cross di Mazzarani. Non solo calcio, all’Arechi s’è giocato soprattutto a... scacchi, ed è un bel vedere tra Menichini e Auteri. Il tecnico dei lucani (a ragione) non credeva a un Caetano in panchina; Menichini stravolge la difesa (sebbene imbattuta da 3 turni, Benevento compreso) temendo di non reggere al tridente materano (Carretta, Albadoro e Letizia in mezzo): meglio quindi Bocchetti e Tuia (due interventi da sballo), e ha ragione ma solo per... 89’. LA CHIAVE Sì, come negli scacchi: pedine spostate, a sorpresa. La Salernitana parte con Negro dietro a Caetano (a tratti Nalini), libero di giocare tra le linee. Ma il Matera è compatto, Iannini e Coletti randellano, tant’è che Negro si muove tanto, raccoglie poco e imposta meno. In compenso, la fase difensiva granata è lucida, a ragnatela: non si slabbra, nemmeno una fessura per infilarsi, le micidiali ripartenze lucane
restano inesplose (botta da 40 metri di Letizia: Gori devia in angolo, poi colpo testa di Mucciante fuori). Caetano spedisce nell’incrocio un pallone che Gori devia, poi una palla di Favasuli taglia l’area e un gol annullato per fuorigioco a Bocchetti. L’aria da padrone di casa, insomma, la Salernitana ce l’ha tutta, ma non basta.
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Abou Diop, 21 anni, esulta dopo il gol a Salerno IANUALE
LA CLASSIFICA ● Questa la situazione nel girone C della Lega Pro dopo il posticipo di ieri sera che ha completato la 30a giornata: Salernitana e Benevento p. 64; Casertana e Juve Stabia 55; Matera 53; Lecce 51; Foggia (-1) 49; Catanzaro 44; Barletta e Vigor Lamezia 39; Cosenza 36; Martina 35; Lupa Roma e Paganese 33; Melfi (-2) 32; Savoia 26; Aversa Normanna e Messina 25; Ischia 24; Reggina (-1) 22. ● Questa è invece la classifica del girone A, pure giunto alla 30a giornata: Alessandria e Pavia (-1) p. 58; Novara 57; Bassano 55; Como 51; Feralpi Salò 46; Real Vicenza 45; Südtirol e Arezzo 42; Venezia 41; Renate e Mantova (-3) 39; Torres 36; Monza e Cremonese 35; Giana 34; Lumezzane 28; AlbinoLeffe e Pro Patria (-1) 24; Pordenone 21.
SALERNITANA-MATERA 0-1 MARCATORE Diop al 49’ s.t. SALERNITANA (4-3-1-2) Gori 6; Colombo 6 (dal 17’ s.t. Trevisan 6), Lanzaro 5, Tuia 6,5, Bocchetti 5,5; Moro 6, Pestrin 5,5, Favasuli 5,5 (dal 38’ s.t. Franco s.v.); Negro 5,5; Nalini 6, Caetano 6,5 (dal 1’ s.t. Mendicino 5,5). (S. Russo, Bovo, Tagliavacche, Cristea). All. Menichini 5,5. MATERA (3-4-3) Bifulco 6,5; D’Aiello 6,5, De Franco 6,5, Mucciante 6,5; Ferretti 6, Coletti 7, Iannini 6,5, Mazzarani 6,5; Carretta 6 (dal 45’ s.t. Faisca s.v.), Letizia 6,5 (dal 24’ s.t. Pagliarini 6,5), Albadoro 6 (dal 7’ s.t. Diop 7,5). (G. Russo, Ashong, Bernardi, Flores). All. Auteri 7. ARBITRO Guccini di Albano L. 5,5. NOTE paganti e abbonati 12.572, incasso nc. Ammoniti D’Aiello, Mucciante, Colombo e Diop. Angoli 3-6.
GIRONE B
IL GIUDICE
Pisa, il nuovo tecnico è Pillon Domani c’è la 30a giornata: altro rinvio per la Pistoiese
Barletta, esposto per salvare il club e maxi ammenda
● PISA Giuseppe Pillon è il nuovo allenatore del Pisa al posto di Piero Braglia. La stagione scorsa era a Carpi e ieri ha diretto il primo allenamento: contratto fino a giugno con rinnovo se promosso. «Ho accettato perché si può centrare la serie B, visto che ci sono tanti buoni giocatori». Il secondo sarà come sempre suo fratello Albino al posto di Marco Piccioni, esonerato anche lui dopo la sconfitta interna di domenica con L’Aquila. Sempre in questo girone, ufficiale a Grosseto il ritorno di Silva (al posto di Stringara) annunciato sabato. ● Domani si giocano le partite della 30a giornata del girone B: Pistoiese-Santarcangelo è stata rinviata a mercoledì 15 aprile perché lo stadio di Pistoia è ancora inagibile a causa del maltempo. Ecco il programma: Ore 15 Forlì-Prato (andata 1-3). Ore 18 Pro Piacenza-Teramo (1-1). Ore 19 L’Aquila-Spal (3-0). Ore 20.30 Ancona-Tuttocuoio (2-0), Pontedera-Ascoli (0-1), Reggiana-Gubbio (1-3) e San Marino-Pisa (0-1). Ore 20.45 Carrarese-Savona (0-1) e Grosseto-Lucchese (1-2; diretta su Raisport 1). ● CLASSIFICA Ascoli p. 57; Teramo 55; Reggiana* 49; Pisa* 47; Pontedera 43; Ancona* e L’Aquila* 42; Tuttocuoio* 38; Spal, Lucchese e Carrarese 37; Gubbio 36; Pistoiese* e Grosseto (-1) 33; Santarcangelo 31; Prato e Savona 30; Forlì 29; Pro Piacenza (-8) 28; San Marino 23. (* una partita in meno). ● RECUPERO La Lega ha finalmente fissato la data del recupero di Reggiana-Pisa, gara rinviata il 6 febbraio scorso per neve: si gioca mercoledì 8 aprile alle 20.45. ● Nel weekend tornano i gironi A e C, che hanno già fatto il turno infrasettimanale e faranno la 31 giornata: VENERDI Ore 19.30 Feralpi Salò-Mantova (girone A, 0-1). Ore 20.45 Casertana-Benevento (C, 0-1, su Raisport). SABATO Ore 14.30 Messina-Cosenza (0-0) e Paganese-Savoia (C, 1-0). Ore 15 Lumezzane-Monza (0-3) e Pordenone-Como (A, 1-3); Matera-Vigor Lamezia (C, 0-1). Ore 16 AlbinoLeffe-Südtirol (A, 1-1); Lecce-Aversa Normanna (1-0) e Reggina-Melfi (C, 0-2). Ore 17 Bassano-Pro Patria (2-2) e Cremonese-Real Vicenza (A, 1-1). Ore 19.30 Giana-Venezia (1-2) e Novara-Renate (A, 3-1). DOMENICA Ore 11 Arezzo-Alessandria (A, 0-1). Ore 12.30 Catanzaro-Salernitana (1-2) e Lupa Roma-Foggia (C, 0-1). Ore 14 Juve Stabia-Ischia (C, 2-1). Ore 14.30 Torres-Pavia (A, 1-1). LUNEDI’ Ore 20.45 Martina-Barletta (C, 1-2).
● BARLETTA Acque sempre agitate a Barletta. I tifosi hanno presentato un esposto alla Guardia di Finanza per chiedere di fare luce sui conti della società e poi hanno consegnato nella mani del sindaco Cascella, oltre all’esposto, anche una petizione contenente circa 500 firme. Nello stesso giorno in cui i tifosi si mobilitano per salvare il club, arriva però una multa di 7.500 euro per il Barletta: domenica, nel minuto di raccoglimento per l’arbitro Luca Colosimo, dopo aver gridato con un megafono espressioni oltraggiose, gruppi di sostenitori impedivano il silenzio con cori di incitamento. ● ALTRO GIUDICE Squalificati 44 giocatori. Espulsi: due giornate a Pelagatti (Ascoli); una a Galli (Cremonese), Sirignano (Ischia), Murolo (Casertana), Di Piazza (Savoia), Cernuto (Venezia), Pastore (Forlì), Celli (Lupa Roma), Ekuban (Lumezzane), Ricciardi (Pisa) e Giorgione (Savona). Non espulsi: una giornata a Mallus (Ancona), Fabris (Feralpi Salò), La Camera (Juve Stabia), Spezzani (Melfi), Colombini e Gargiulo (Tuttocuoio), Bizzotto (Bassano), Scrosta (Mantova), Marino (Pavia), Piccinni (Real Vicenza), Togni (Spal), Marconi (Savona), Zaccagni (Venezia), Allievi e Pesenti (AlbinoLeffe), Giorno (Pro Patria), Padella e Som (Benevento), De Angelis (Cosenza), Rosato (Gubbio), Schetter (Ischia), Forte e Nole (Lucchese), Fortunato (Pordenone), Gabbianelli (Prato), Angiulli e Parola (Reggiana), Benassi e Cuffa (San Marino), Guidone e Obeng (Santarcangelo), Improta e Malerba (Vigor Lamezia). Ammende: 5.000 euro Prato, 2.000 Pisa.
26
Formula 1 R Dopo il GP Australia
Vettel leader umile Parla con Kimi, aiuta i meccanici, scatena la Ferrari 1Seb ha un modo tutto suo di essere campione:
dopo il GP si è messo a riempire le casse col team... in India, dopo il quarto Mondiale conquistato con la Red Bull.
Luigi Perna INVIATO A MELBOURNE (AUS)
E
ra leggero come chi si è tolto un peso. Perché riportare la Ferrari sul podio alla prima gara in rosso ha il sapore di una scommessa già vinta, per Sebastian Vettel. Non era facile per niente, considerando dove si trovava la vettura di Maranello a fine 2014. Ma Seb ci ha creduto, si è fatto conquistare dalla storia Ferrari fin dalla prima visita in fabbrica e ha sposato un progetto di rilancio su cui non c’erano garanzie assolute. Poi, da buon tedesco, si è rimboccato le maniche e ha cominciato a lavorare. Come anche domenica a Melbourne, dopo la gara, quando ha aiutato i meccanici a riempire le casse da spedire al prossimo GP in Malesia, per fare più in fretta e correre a festeggiare. La stessa scena che si vide nel 2013
UMILTÀ «Sebastiano» è così, umile e determinato. E la sua applicazione, la voglia di dimostrare per riscattare le batoste prese l’anno scorso da Daniel Ricciardo, stanno avendo un ruolo importante nella rinascita Ferrari. Si ha la netta impres-
RIl tedesco sta
interpretando al meglio la prima «vera» rossa del d.t. Allison
Kimi Raikkonen, 35 anni, e Sebastian Vettel, 27: cinque Mondiali in due LIVERANI
sione che le prestazioni del tedesco non vengano solo dal talento e dal feeling con una SF15-T a misura sua e di Kimi Raikkonen. Ma anche dalla capacità di riflettere, analizzare, cercare di tirare fuori il meglio da ogni dettaglio. Con Kimi parla e si confronta tantissimo, dentro e fuori dal garage. Una complicità che non c’era mai stata fra il finlandese e Fernando Alonso. E questo, unito all’entusiasmo portato da Vettel, ha contribuito a creare un’atmosfera più distesa, dopo gli anni tormentati del matrimonio con Alonso, fatti di spaccature e malumori. ARTEFICE L’arrivo di Seb è stato una ventata di freschezza. Il tedesco vuol conquistare squadra e pubblico italiano, perciò è disposto a dare di più anche fuori dalla pista. Ma c’è dell’altro. Questa Ferrari contesa fra tanti padri veri o presunti (Montezemolo, Domenicali, Mattiacci oppure Marchionne e Arrivabene), ha in realtà un genitore legittimo. È il d.t. James Allison, vero artefice di questa svolta. La SF15-T è la sua prima Ferrari. Non nel senso che l’ha disegnata, ma ne ha coordinato globalmente il progetto (motore compreso, senza nulla togliere al responsabile Mattia Binotto), avendo l’ultima parola su tutte le decisioni. E la pista gli sta dando ragione. La rossa attuale ricorda moltissimo quelle Lotus firmate Allison con cui Raikkonen, al rientro nel Mondiale, riuscì a vincere due gare e a piazzarsi una volta sul podio iridato fra il 2012 e il 2013. Macchine senza difetti, ben bilanciate, eccezionali nella costanza di degrado delle gomme. Proprio alcune delle caratteristiche che Vettel e Kimi stanno scoprendo in una rossa che non ha nulla a che spartire con la precedente. Non a caso Seb ha costruito il suo terzo posto a Melbourne proprio
Sebastian Vettel in azione sulla SF15-T. Il tedesco è alla prima stagione alla Ferrari LIVERANI
grazie all’ottimo ritmo con le mescole medie nella seconda parte di gara. CAVALLI Un taglio col passato, da cui è scaturito il licenziamento di Tombazis e Fry, che non si ferma al telaio e all’aerodinamica. Il più grosso balzo in avanti si è visto sulla power unit, che ha messo le ali anche alla Sauber. Dopo l’addio di Luca Marmorini sono state fatte finalmente scelte più coraggiose e i tanti cavalli guadagnati, di cui si vociferava in inverno, non erano un bluff. «Fidatevi, i motori a Maranello li sanno fare. Magari ci arrivano un po’ più tardi, ma li sanno fare», ha ripetuto il team principal Maurizio Arrivabene. La direzione è giusta. Ora il passo più complicato è raggiungere le Mercedes? «No, non è più difficile. Serve solo convinzione, non pensare da secondi». © RIPRODUZIONE RISERVATA
IL GUAIO AL SECONDO PIT STOP
Raikkonen si è ritirato perché montava una soft
● Si pensava che Kimi Raikkonen si fosse fermato a bordo pista perché stava per perdere la gomma posteriore sinistra mal fissata alla seconda sosta ai box: invece i meccanici non sono riusciti neppure a togliere il pneumatico per colpa del dado che si era
sfilettato nel primo pit stop. In sostanza il finlandese era ripartito con tre gomme medium e una soft: cosa che avrebbe comportato una automatica squalifica dal GP. La Ferrari aveva comunque avvertito il pilota che c’era un guaio e la Fia non l’ha punita. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Formula 1 R Dopo il GP Australia
MARTEDÌ 17 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
27
MotoGP R Test
I NUMERI
11a
Pioggia nel deserto E la Ducati resta regina
8
Paolo Gozzi
● Stagione della Red Bull nel Mondiale F.1. La scuderia di Mateschitz esordì nel 2005 con Coulthard, Klien e Liuzzi (sostituto di Klien per 4 GP)
LOSAIL (QATAR)
Il d.t. della Red Bull Adrian Newey, 56 anni, osserva sconsolato la RB11 di Daniil Kvyat GETTY
● Mondiali conquistati dalla Red Bull (nel 2010, 2011, 2012 e 2013), equamente divisi fra piloti (con Sebastian Vettel) e costruttori
50
● Vittorie iridate: la prima è stata conquistata da Sebastian Vettel nel GP Cina 2009, l’ultima da Daniel Ricciardo nel GP Belgio 2014
PUNTO DI VISTA di ANDREA CREMONESI
VA FUORIGIRI CHI CHIEDE INTERVENTI DELLA FIA
M
a come! La Red Bull che sbuffava quando la Fia interveniva per tarpare le ali (è proprio il caso di scriverlo) al genio di Adrian Newey ora invoca lo stesso trattamento per la Mercedes in nome dello spettacolo: ridicolo se si pensa che soltanto un anno e mezzo fa, Sebastian Vettel conquistava nove (nove!) gran premi di fila e il quarto Mondiale con 4 gare d’anticipo. Oggi, come allora, è ingiusto che il legislatore (la Fia) intervenga a correggere le norme o a modificarne l’interpretazione, calpestando chi è stato più abile e, perché no?, furbo a sfruttarle. Certo poi è pure legittimo sospettare che la neutralità della Fia sia legata al peso politico di un grande costruttore come Mercedes che è superiore a quello degli euro di Mateschitz. Fosse anche così la Red Bull dovrebbe farsene una ragione e concentrarsi sul core business: sviluppare la macchina e spingere la Renault a fare altrettanto. Lasci perdere invece l’idea di farsi da sola una power unit così complessa (neppure la Honda ne viene a capo). Se poi vuol vendere tutto ad Audi... Beh, è un altro discorso. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Red Bull, due scenari Audi Renault su Toro Rosso?
1 Mateschitz pensa a una fornitura tedesca o a cedere il team. Marko: «Le F.1 di Faenza possono diventare tutte gialle o cambiare proprietà»
Paolo Ianieri INVIATO A MELBOURNE
«G
li imputati Honda e Renault si alzino in piedi. Cosa avete da dire a vostra discolpa?». Il Mondiale si è appena lasciato alle spalle la prima tappa, ma un verdetto è già stato emesso: i giapponesi, rientrati in F.1 al fianco dello storico partner McLaren, e i francesi, chiamati a un immediato riscatto dopo il mezzo disastro 2014, hanno fallito clamorosamente i loro obiettivi. Ma se in casa McLaren, dove per il momento ci si può ancora aggrappare alla scusa di un debutto che si pronosticava in anticipo difficile e complicato, i toni continuano a restare tutto sommato pacati, tra Red Bull e Toro Rosso da un lato e Renault dall’altro, siamo già alla guerra aperta. I bibitari ex campioni del mondo non risparmiano accuse e insulti pesanti al motorista francese, dimenticando però gli anni in cui erano loro a dominare le corse con Vettel, e lanciano strali anche verso la Fia, ventilando il ritiro. FURIA HORNER Rob White, direttore tecnico Renault, non ha neppure aspettato la gara prima di tornare in fretta e furia a Parigi alla caccia di soluzioni per dare competitività a una power unit che, rispetto allo scorso anno, ha fatto addirittura passi indietro. «Non riesco a capire come siano riusciti a incasinare tutto in questo modo», è stato l’attacco frontale di Christian Horner, team princi-
Ecclestone sta con Horner e sulla Manor: «Una farsa» ● La Red Bull trova un potente alleato nella battaglia che ha deciso di ingaggiare affinché la Fia intervenga per stoppare lo strapotere della Mercedes: Bernie Ecclestone. «Ha ragione al 100% — ha detto alla Reuters—. C’è una regola che Max Mosley ha voluto nella
pal di una Red Bull che domenica con Ricciardo (6° col 2o dei 4 motori a disposizione durante l’anno) ha subìto l’onta del doppiaggio da parte della Mercedes, mentre Daniil Kvyat si è fermato nel giro di installazione con il cambio probabilmente k.o. per un problema derivato sempre della power unit. «Abbiamo un telaio che è mezzo secondo più veloce di un anno fa, invece le Sauber che montavano le ali 2014 erano nettamente più veloci di noi. La differenza la fa il motore. Noi siamo indietro rispetto ad Abu Dhabi, sia come potenza sia come guidabilità. Se la Ferrari sembra aver fatto un passo avanti, noi ne abbiamo fatto uno indietro», è esploso Horner. A spalleggiarlo c’è Helmut Marko, il responsabile del Motorsport, per il quale «il rendimento Renault è inaccettabile. «Siamo costretti a girare con 80-100 cavalli in me-
eventualità in cui un team o un fornitore di motore faccia qualcosa di magico, come ora la Mercedes. La Fia dovrebbe impiegarla». La ricetta del gran capo della Fom è quantomeno controversa perché secondo lui «la Fia dovrebbe congelare i motori tedeschi e consentire
no. I problemi di software sono tutti iniziati con gli sviluppi del motore». Il d.t. Adrian Newey aggiunge: «È frustrante avere un motore nettamente indietro, senza vedere una luce in fondo al tunnel. Noi continuiamo a provare a dialogare, ma quando il tuo partner non sembra essere molto interessato a voler parlare con te…». DIVORZIO La separazione ormai è cosa certa. Renault pare sempre più intenzionata all’acquisto della Toro Rosso e lo stesso Marko non fa nulla per negarlo. «Sì, stiamo parlando per un’altra forma di cooperazione relativamente alla Toro Rosso. Le auto potrebbero diventare tutte gialle, ma potrebbe anche esserci un cambio di proprietà». Pare che nei giorni scorsi il capo di Renault Sport F.1 Cyril Abiteboul, accompagnato dal neo consulente della Casa francese Bob Bell (ex Mercedes), abbia già effettuato un sopralluogo a Faenza. In ogni caso, Red Bull sarà costretta a trovarsi un altro fornitore di motori. Due le ipotesi: la prima è in casa, con la collaborazione della Ilmor di Mario Ilien, che già lavora al rifacimento della testata che sarà introdotta presumibilmente in
LA FIA RIEQUILIBRI LE FORZE IN CAMPO O LASCIAMO LA FORMULA 1 CHRIS HORNER TEAM PRINCIPAL RED BULL
agli altri di fare ciò che vogliono in modo da poter recuperare». Ma comunque Ecclestone non crede che la Red Bull lascerà davvero la F.1: «Dietrich Mateschitz è uno sportivo, non credo che intenda lasciare la F.1 perché perde, semmai lo farebbe in caso di successo». In Australia la cosa che meno è piaciuta a Bernie è invece la farsa della Manor. «Non avremmo mai dovuto
permettere quello che hanno fatto. E’ colpa nostra ma io lo avevo detto», facendo trapelare che ad insistere per la sua presenza sia stata la Fia e non la Fom. «Non avevano intenzione di correre in Australia. Zero. Ma dovranno pagare per ciò che hanno fatto». Infine secondo Ecclestone se dovesse saltare, il GP di Germania non verrà recuperato. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Spagna. L’altra, molto più fondata, porta all’Audi, nonostante la Casa tedesca continui a ribadire di non essere interessata a sbarcare in F.1. ADDIO Audi potrebbe anche entrare in prima persona (con Stefano Domenicali a capo?), subentrando a una Red Bull che pare stufa di questa F.1 e che nel dopo-gara di Melbourne ha attaccato la Fia. «Quando vincevamo, hanno proibito i doppi diffusori, gli scarichi venivano spostati, le ali flessibili sono state messe fuori legge, le mappature dei motori sono state cambiate. Sarebbe il caso di creare una situazione in cui la Fia, all’interno delle regole, crei un meccanismo di riequilibrio», ha attaccato Horner. «Mentre con la Mercedes nessuno dice una parola», gli fa eco Newey. Che insiste: «La Fia deve essere più attiva, invece di continuare a ribadire che non è un loro problema». Parole che hanno scatenato la reazione di Toto Wolff, capo Mercedes: «Invece di piangere già alla prima gara, abbassino la testa, lavorino duro e risolvano i guai. E se vogliono piangere, c’è un famoso muro a Gerusalemme...». © RIPRODUZIONE RISERVATA
PER PIANGERE, A GERUSALEMME ESISTE QUEL FAMOSO MURO... TOTO WOLFF TEAM PRINCIPAL MERCEDES
L
a nuova Ducati può vincere al debutto? Il dubbio resterà altre 2 settimane, dopo che un diluvio ha cancellato l’ultimo giorno dell’antipasto MotoGP in Qatar. Niente simulazioni di gara e tutto rimandato alla prima sfida, qui il 29 marzo, alle 19 italiane. Sul giro secco, almeno a Losail, la GP15 è stata formidabile, prima con Andrea Iannone, poi con Andrea Dovizioso, meglio del record dell’epoca ducatista di Casey Stoner. DETTAGLI Ma tecnici di Borgo Panigale tornano alla base senza i dati importanti per una GP15 attesa al debutto con appena 5 giornate di collaudo alle spalle. «La moto è nata molto bene, stiamo già lavorando su piccoli particolari. Sarebbe stato interessante capire come andiamo sulla distanza: proveremo a recuperare nel week end del GP», ha commentato Desmo-Dovi (ora ha questo logo sulla tuta) prima di rifugiarsi in hotel. DUBBI Il contrattempo pesa anche per gli avversari. Marc Marquez chiude il precampionato Honda con 184 millesimi di ritardo dalla Ducati e avrebbe voluto cambiare qualcosa sul posteriore per aumentare il grip. Identico problema per le Yamaha di Lorenzo e Rossi. «È il nostro punto debole da tempo — dice Valentino —. Qui molto dipende anche dalle condizioni di aderenza, che in pieno deserto cambiano ogni giorno. Vedremo cosa troveremo tra due settimane. «La chiave sarà essere reattivi per adattarci al momento.» MIX La nuova Ducati già così forte ha scombussolato gli equilibri e aggiunto ulteriore interesse ad un campionato che parte nella totale incertezza, dopo 2 anni di dittatura Marquez. I magnifici 4 – Marquez, Rossi, Lorenzo e Pedrosa – sono diventati 6. Ma anche i comprimari si avvicinano: nella combinata dei due giorni ci sono 14 piloti e 4 marche (Ducati, Honda, Yamaha e Suzuki) in 9 decimi. Quindi le qualifiche diventeranno bollenti, con le inseguitrici, Ducati compresa, col vantaggio della gomma soffice. Qui l’anno scorso Rossi partì 10o , ma si giocò la volata con Marquez. Stavolta, con le rosse in mezzo, sarà ancora più dura. Oggi restano i pista Pirro e Aoyama, collaudatori Ducati e Honda, mentre a Jerez, scatta l’ultimo test Moto2-Moto3. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Schumi Jr, brivido al Lausitzring: esce di pista a 160 km/h, illeso ● Per fortuna soltanto un brivido. Durante la sua prima sessione di test in Formula 4 sul circuito del Lausitzring, Mick Schumacher, figlio del grande Michael, è finito fuori pista a 160 km/h fortunatamente senza conseguenze. Ha terminato la sua corsa nella ghiaia dopo
aver perso il controllo dell’auto. «È agli inizi — ha detto il team manager Frits van Amersfoort — e deve ancora imparare molto. L’aspetto positivo è che ha fame di conoscenza». E Vettel: «Il passaggio dai kart alle monoposto è difficile di per sé, ma per lui il peso sarà ancora più grande».
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Ciclismo R La 50a edizione della corsa Gazzetta: sesta tappa
Luca Gialanella
IL BORSINO PER LA CLASSICISSIMA
INVIATO A PORTO SANT’ELPIDIO (FERMO)
U
rlo, liberazione, uscita dal tunnel. Peter Sagan aveva sette anni e mezzo quando Marco Pantani scosse l’Alpe d’Huez al Tour 1997, e il funambolo slovacco non immaginava certo che un giorno sarebbe toccato anche a lui scaricare mesi di rabbia, frustrazioni, delusioni e fatica sul traguardo in quel modo. Motivazioni diverse, il Pirata veniva dalla frattura di tibia e perone alla Milano-Torino ‘95, ma per Sagan, che ha in tutti i cromosomi la scritta «Vittoria», non deve essere stato facile correre per quasi nove mesi senza poter alzare le braccia al cielo. DIGIUNO Domenica 29 giugno 2014, Slavkov, 6000 abitanti, vicino a Brno, ospita il campionato slovacco. Sedici classificati, l’ultimo a 21’, gara di 192 km: Sagan conquista per la quarta volta consecutiva il titolo, con 50” su Velits. Quella maglia l’ha poi tolta al Tour per la casacca verde della classifica a punti (tris consecutivo), ha cambiato team (dalla Cannondale alla Tinkoff-Saxo), ma il gradino più alto del podio è sempre stato un miraggio. Sono passati 260 giorni, quasi nove mesi. E dalle acque dell’Adriatico, a Porto Sant’Elpidio, è nato un nuovo Peter. Dopo 20 piazzamenti nei primi cinque senza mai vincere: 8 volte secondo (4 al Tour e 1 alla Vuelta), 2 volte terzo, 7 volte quarto, 3 volte quinto. Battuto da Kittel, Trentin, Kristoff, Van Avermaet, Bouhanni. BATTAGLIA La sesta tappa della Tirreno-Adriatico è flagellata dalla pioggia per cinque ore. Ma i corridori la interpretano, dopo l’arrivo sul Terminillo con la neve nei due chilometri finali, in modo straordinario. Una battaglia sugli Appennini tra Lazio e Marche. È un testa a testa, in particolare, tra la Tinkoff-Saxo e l’Etixx-Quick Step. Domenica c’è la MilanoSanremo e questa volata è l’ultima occasione prima della Classicissima. L’ultima possibilità per gonfiare il petto, o restare rinchiusi nella stanza dei dubbi. L’altro sprint, a Cascina, era finito con Cavendish in bici... con un piede solo e Viviani a terra a 70 all’ora. E allora Contador e Basso prendono per mano Sagan. Alberto, il grande sconfitto da Quintana sul Terminillo, accelera sul Montelparo, una collinetta sopra Fermo. Ma in quei 3 km al 5% Contador frantuma il gruppo e cancella le speranze di Mark Cavendish di restare nel gruppo dei migliori. E poi in pianura verso Porto Sant’Elpidio ci pensa anche quel vecchietto di Ivan
KRISTOFF La certezza. Il norvegese ha vinto nel 2014. Sconosciuto? Da allora a oggi 17 vittorie, con due tappe al Tour, la classica di Amburgo. E l’8° posto al Mondiale
SAGAN Il talento. Beffato da Ciolek nel 2013, può aspettare la volata o rispondere agli attaccanti come Cancellara o Kwiatkowski. L’incognita è la squadra
DEGENKOLB La trappola. Esce dalla Parigi-Nizza con un’ottima condizione. Il tedesco è il prototipo di chi non vorresti mai avere vicino. Velocissimo, già 5° alla Sanremo 2012
CAVENDISH L’incognita. Vincitore nel 2009 al debutto, si merita il traguardo in via Roma. Si è raffreddato andando in Sudafrica per gli sponsor. Squadra-top
CIMOLAI L’Italia. Fuori gioco Colbrelli e Modolo, oltre a Nibali c’è la coppia-Lampre: Pozzato, ma soprattutto Davide Cimolai, 25 anni, che ha vinto una tappa alla Parigi-Nizza
GALLOPIN L’attaccante. Riecco il francese che entusiasmò al Tour 2014. Simbolo di attacchi e fughe. Può dare il via ad azioni di rilievo. Alla Parigi-Nizza volava
● VITTORIE 31 ● NEL 2015 5 ● GIORNI-GARA 22
● VITTORIE 66 ● NEL 2015 1 ● GIORNI-GARA 19
● VITTORIE 46 ● NEL 2015 1 ● GIORNI-GARA 18
● VITTORIE 126 ● NEL 2015 6 ● GIORNI-GARA 20
● VITTORIE 2 ● NEL 2015 2 ● GIORNI-GARA 18
● VITTORIE 7 ● NEL 2015 1 ● GIORNI-GARA 19
Sagan si sblocca Un urlo di rabbia che arriva fino a Sanremo 1 Tirreno-Adriatico Sotto il diluvio
a Porto Sant’Elpidio lo slovacco torna a vincere dopo 260 giorni: è rinato LA CHIAVE
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i secondi di vantaggio di Nairo Quintana prima della crono sull’olandese Bauke Mollema, secondo in classifica
Il leader Nairo Quintana, 25 BETTINI
Basso a insegnare come si lavora per un compagno. Risultato: impossibile sbagliare la volata. E per rendere ancora più gustoso il trionfo, Sagan batte il tedesco Ciolek, che gli tolse la Sanremo 2013 (quella con la neve, ricordate?) quando pensava ormai di avercela fatta. TAVOLO VERDE Insomma: quello di Peter Sagan è l’urlo dei due mari, che dalle spiagge marchigiane arriva sino agli scogli della Liguria. E serve per togliere dall’ingranaggio un granello di polvere. Soprattutto mentale. Sagan si può sedere al tavolo verde della 106a Sanremo con le fiches giuste in mano. Non così Cavendish, che non vince dal 1° marzo (a Kuurne), è andato in Sudafrica per la Cape Epic (35 mila cicloamatori al via), si è ammalato e poi non ha più fatto una volata vera. E non ci è piaciuto, per inciso, il ritiro suo
e di Renshaw, Sabatini, Terpstra e Stybar ieri al penultimo giro del circuito finale. Mark è il plurivittorioso stagionale, ma crescono le quotazioni delle altre punte: l’iridato Kwiatkowski e Stybar. La Sanremo, poi, ritorna in via Roma, la strada più famosa della storia del ciclismo. Qui debuttò nel 1949 con Fausto Coppi e vi restò sino al 1985, tra Merckx, Gimondi, Saronni (l’ultimo iridato a vincere nel 1983). Freire 2007 è stato l’ultimo a trionfarvi. E l’Italia per domenica? Nibali a parte, un nome nuovo: Davide Cimolai, friulano di 25 anni. Intanto oggi la 50° TirrenoAdriatico si chiude con la cronometro di San Benedetto: Nairo Quintana è saldo in maglia azzurra di leader, da Adriano Malori ci aspettiamo il bis di Lido di Camaiore. E dello scorso anno. © RIPRODUZIONE RISERVATA
SCATTA IL BETTO di PAOLO BETTINI
QUEI DUBBI DI PETER E CAV
I
nnanzitutto voglio applaudire tutti i corridori, che si sono fatti una tappa intera sotto l’acqua il giorno dopo la neve del Terminillo. È stato un test molto importante in chiave Sanremo, che ha dato due risultati. Il primo riguarda Sagan: arriva alla Classicissima con quelle risposte che, se non le avesse avute, se le sarebbe portate in Liguria. Il dubbio che ho è sulla squadra: quali compagni
potranno scortarlo negli ultimi 30 km? Compagni specifici, da classiche? Il secondo tocca Cavendish: sino a pochi giorni fa era uno dei grandi favoriti della Sanremo, ma ha avuto qualche difficoltà. Non è stato bene prima della Tirreno, ha cercato di recuperare, ha fatto finta di nasconderlo, però il meteo e i percorsi non l’hanno aiutato. I chilometri li ha nelle gambe, ma quanto sta bene? © RIPRODUZIONE RISERVATA
MARTEDÌ 17 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
L’urlo liberatorio di Peter Sagan sul traguardo di Porto Sant’Elpidio ANSA
fIL TRIONFATORE
LA GUIDA
PETER SAGAN
«E adesso un successo che non si dimentica»
1«Ci sono gare che ti fanno entrare nella storia. La Sanremo è una di queste, la prima che arriva. Sono pronto, lo vedrete domenica»
suo compagno che domenica potrebbe avere un ruolo molto importante. Preoccupato? «Mi dispiace molto che Daniele sia stato costretto ad abbandonare, per un’infiammazione al tallone. Domenica sera aveva così male che quasi non riusciva a camminare per venire a cena. Spero che con qualche giorno di riposo si rimetta a posto perché lui potrebbe essere un corridore decisivo».
VESTE INSOLITA
Contador fa il gregario per Peter: «È normale»
clic SI RITIRANO IN 5 A 14 KM DALL’ARRIVO LA ETIXX CHIUDE IN 3 ● Saranno soltanto tre oggi i corridori della Etixx-Quick Step (la squadra che ha vinto di più nel 2015, già 16 volte) che prenderanno il via della cronometro conclusiva: Rigoberto Uran (3° in classifica), Gianluca Brambilla e Julien Vermote. Infatti ieri, quando mancavano soltanto 14 chilometri al traguardo di Porto Sant’Elpidio, si sono ritirati Mark Cavendish, Niki Terpstra, Fabio Sabatini, Zdenek Stybar e Mark Renshaw.
● PORTO SANT’ELPIDIO — «Que va, a me mi piace questo». Con queste parole, mischiando spagnolo e italiano, Alberto Contador ha risposto a Peter Sagan che, dopo il Gpm di Montelparo, lo ringraziava. Il fuoriclasse spagnolo in salita s’era messo a disposizione del suo compagno per frantumare il gruppo ed eliminare più rivali possibili per la volata. Missione compiuta. «Riis ci ha chiesto di rendere dura la corsa per vedere se qualche velocista si staccava — spiega Alberto —. A quel punto ho detto che ci avrei pensato io, che mi sarei messo in testa a tirare. Ho chiesto a Peter che ritmo voleva e mi ha risposto ‘a tutta’». Un campione come Contador che tira il gruppo è qualcosa di davvero insolito. «Ma no, non è strano per niente. A me piace farlo e sono contento di avere dato una mano a un mio compagno. Così finalmente Sagan ha potuto vincere! E per me è stato anche un buon allenamento, che mi verrà anche utile al Giro». Poi Contador parla anche delle sue prestazioni e della classifica (5°) certamente al di sotto delle aspettative. «Non sono nella condizione in cui mi sarebbe piaciuto essere e questo è innegabile — spiega —. Resto convinto che se sul Terminillo fossi stato in una posizione migliore sarei riuscito a seguire Quintana quando ha attaccato. Il podio? No, credo che ormai sia impossibile. Nella crono non ci saranno grandi differenze. Però al Giro sarà un’altra storia». c.ghis © RIPRODUZIONE RISERVATA
Peter Sagan, 25 anni, è anche leader della classifica a punti BETTINI
Claudio Ghisalberti INVIATO A PORTO SANT’ELPIDIO
«O
ra ci vuole una vittoria di peso, una di quelle indimenticabili». Avvolto in un caldo piumino, Peter Sagan scende le scale della scuola media che ha accolto il quartier tappa della sesta frazione della TirrenoAdriatico. E scioglie un po’ della molta tensione accumulata in questo non facile avvio di stagione. Finalmente il talento slovacco è andato a bersaglio. In una giornata fredda e piovosa dal primo all’ultimo metro di gara, con anche il supporto di Alberto Contador che in salita si è messo a sua disposizione, Sagan ha centrato il primo successo stagionale, il sesto nella Corsa dei Due Mari. «Ma quanti di voi qui dentro sono contenti che ho vinto?», chiede con tono confidenziale. Un dubbio. Ma non certo l’unico e di sicuro non il più importante. Sagan: dal campionato slovacco, nove mesi senza vincere. Dov’era finito? «Non lo so che cos’è successo. Quante volte sono arrivato secondo in questo tempo? Quindici? No, otto. Non sono poche comunque (sorride, ndr). An-
«SPERO DAVVERO CHE BENNATI RECUPERI, PERCHÉ PER ME POTRÀ ESSERE UN UOMO DECISIVO» PETER SAGAN 25 ANNI, TINKOFF-SAXO
che voi lo avete scritto mi pare, 20 volte nei primi cinque. Vuol dire che ci sono, sono sempre lì. Eppure mancava qualcosa, forse anche la fortuna. Chissà. Il ciclismo in fondo è come la vita, ci sono momenti alti, nei quali ti va tutto bene, e momenti bassi. In Qatar sono caduto, in Oman faceva troppo caldo e io in quelle condizioni non mi trovo bene. Solo alle Strade Bianche non ero al cento per cento anche se pensavo di esserlo. Ad Arezzo, invece, ho fatto una bella volata ma ero piazzato male, troppo dietro, al momento di lanciarla. Adesso finalmente ho vinto. Sono contento e a pochi giorni dalla Sanremo è ancora più importante. Sicuramente dà morale anche alla squadra». A proposito della Classicissima: ieri dopo soli 3 chilometri di corsa s’è ritirato Daniele Bennati,
Oleg Tinkov, il padrone della sua squadra, ha affidato come d’abitudine il suo parere a twitter. La prima riflessione è stata: «Pressione? Un grosso talento è sempre sotto pressione, di sé stesso o di Dio. E se hai un contratto multimilionario a maggior ragione è così». La seconda: «Mi metto pressione io tutti i giorni, loro sono atleti e diesse ma non principesse sul pisello». Non proprio leggero. «È vero che un corridore si mette lui la pressione. Pure io lo faccio. Non serve che ci pensino altri e il contratto non c’entra. Io ho vinto tanto in quattro anni e non è arrivato per caso. Però uno i soldi se li deve meritare e sono contento di avere vinto per la mia nuova squadra. Voglio fare sempre meglio, alzare le braccia tante volte per me e il team». Peter, conta di più vincere tanto o vincere bene? «Vincere bene, nelle corse importanti. Il mio obiettivo è quello. Volessi conquistare 30 o 40 gare all’anno farei corse piccole. Invece io adesso voglio portare a casa una di quelle che non si dimenticano. La Sanremo è una di queste. La prima che arriva». Quindi si sente pronto. «Prontissimo. Perché per voi non lo sono? Aspettate domenica e vedrete». Poi s’infila sull’ammiraglia giallo fluo della Tinkoff. Ad accompagnarlo Jacinto Vidarte, l’addetto stampa di quel Contador che ieri ha dato tutto per aiutare il suo compagno. Chapeau. © RIPRODUZIONE RISERVATA
ARRIVO: 1. Peter SAGAN (Slk, Tinkoff-Saxo) 210 km in 5.04’13”, media 41,417, abb. 10”; 2. Gerald Ciolek (Ger, Mtn), abb. 6”; 3. Jens Debuscchere (Bel, Lotto-Soudal), abb. 4”; 4. Cort (Dan); 5. Richeze (Arg); 6. Boasson Hagen (Nor); 7. Arndt (Ger); 8. Bennett (Irl); 9. Navardauskas (Lit); 10. Lutsenko (Kaz); 11. Brandle (Aut); 12. Poels (Ola); 13. Paolini; 14. Mollema (Ola); 15. Brambilla; 16. Montaguti; 17. Uran (Col); 18. Oss; 19. Vermote (Bel); 20. Van Avermaet (Bel); 34. Contador (Spa); 36. Quintana (Col); 49. Nibali; 140. Gaudin (Fra) a 11’26”. Partiti 157, non partiti Clement (Ola), Hesjedal (Can), Vicioso (Spa). Ritirati 17 tra cui Bennati, Cavendish (Gb), Sabatini, Rolland (Fra). CLASSIFICA GENERALE: 1. Nairo QUINTANA (Col, Movistar) 996,4 km in 24.58’58”, media 39,879; 2. Bauke Mollema (Ola, Trek) a 39”; 3. Rigoberto Uran (Col, Etixx-Quick Step) a 48”; 4. Pinot (Fra) a 57”; 5. Contador (Spa) a 1’03”; 6. A. Yates (Gb) a 1’04”; 7. Pozzovivo a 1’06”; 8. Rodriguez (Spa) a 1’07”; 9. Cummings (Gb) a 1’12”; 10. Poels (Ola) a 1’13”; 11. Kreuziger (Cec) a 1’15”; 12. Van den Broeck (Bel) a 1’22”; 13. Niemiec (Pol) a 1’23”; 14. D. Caruso a 1’47”; 15. G. Caruso a 2’03”; 16. Nieve (Spa) a 2’05”; 17. Castroviejo (Spa) a 2’12”; 18. Nibali a 2’23”; 19. Losada (Spa) a 2’27”; 20. Siutsou (Bie) a 2’48”; 140. Ventoso (Spa) a 1.18’27”. LE ALTRE MAGLIE Bianca (giovani): Quintana; Rossa (punti): Sagan; Verde (montagna): Carlos Quintero (Col, Colombia)
A SAN BENEDETTO
Crono finale Malori contro Cancellara ● La crono che oggi sul Lungomare di San Benedetto del Tronto chiude i giochi misura 10 km ed è completamente piatta. Il primo a partire alle 13.30 sarà lo spagnolo Ventoso. I pronostici parlano di un duello tra Malori e Cancellara, già 1° e 2° mercoledì nel prologo: il parmense della Movistar (1° nel 2014 su Cancellara, Wiggins e Martin) si lancerà alle 14.44, lo svizzero della Trek alle 14.55. Meteo: cielo coperto, ma non dovrebbe piovere. I più attesi: 15.32 Nibali, 15.33 Castroviejo (Spa), 15.34 Nieve (Spa), 15.35 G. Caruso, 15.36 D. Caruso, 15.37 Niemiec (Pol), 15.38 Van den Broeck (Bel), 15.39 Kreuziger (Cec), 15.41 Poels (Ola), 15.43 Cummings (Gb), 15.45 Rodriguez (Spa), 15.47 Pozzovivo; 15.49 A. Yates (Gb), 15.51 Contador (Spa), 15.53 Pinot (Fra), 15.55 Uran (Col), 15.57 Mollema (Ola), 15.59 Quintana (Col). IN TV: RaiSport 1 alle 14.10, Eurosport 14.30, Rai3 15.10, RaiSport 1 16.10.
NIBALI IN DIFESA DELLO SQUALO E PER LA SANREMO AVVISA: «TRANQUILLI, DOMENICA CI SARÒ»
IL BERGAMASCO VINSE UNA TAPPA AL GIRO 2000
● (c.ghis.) Lo Squalo per lo squalo. Vincenzo Nibali, ieri sera ha aderito alla campagna «Squalo anch’io», l’iniziativa promossa dall’Acquario di Cattolica (a destra nella foto Bettini) per diffondere una cultura di tutela degli squali. Si tratta di una raccolta di firme, attraverso una cartolina, che arriverà al Parlamento Europeo per mettere al bando la pratica del finning, cioè il taglio delle pinne dello squalo e il successivo abbandono dell’animale in mare. La campagna sarà sostenuta anche il 10 maggio a Messina dai partecipanti alla Granfondo Nibali e il 17 maggio nella prova gemellata, la Gran-
● Il 2 giugno di 15 anni fa vinceva tutto solo a Briançon la 19a tappa del Giro d’Italia, quella della risurrezione di Marco Pantani (2° e gregario di lusso di Stefano Garzelli lanciato verso la maglia rosa). Fu il più importante dei 9 successi di Paolo Lanfranchi, pro’ dal ‘93 al 2004, 2 maglie azzurre, un 2° posto al Lombardia ‘97 e un 2° al Tricolore ‘95. Il bergamasco — che oggi lavora come rappresentante per la Ferrero — domenica ha debuttato sulla maratona. E che debutto! Alla Brescia Art Marathon ha chiuso al 4° posto (in realtà 2°, perché i primi due hanno gareggiato fuori classifica) correndo la sua prima fatica in 2h39’52”, gran tempo conside-
fondo degli squali a Cattolica. Ieri Vincenzo è voluto anche tornare sulla Sanremo: «Non ci sono le Mànie, ma tranquilli, la corro. Ho comprato anche il viaggio per i miei genitori che mi verranno a vedere». In gara, invece, uno dei protagonisti di giornata è stato Alessandro Vanotti, il gregario più fidato di Nibali, in fuga due volte nel corso della tappa. «Ci ho provato appena partiti — spiega il bergamasco — ma andare all’arrivo in due era impossibile. Poi ho pensato che era meglio in quella situazione stare vicino a Vincenzo, e mi sono rialzato. Nel finale avevo ancora buone gambe e ci ho riprovato».
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Ricordate Lanfranchi? Prima maratona: 2h39”52”
Paolo Lanfranchi quand’era pro’ rato che fra i molti ex ciclisti che ci hanno provato è il terzo di sempre dopo Leonardo Calzavara (2h26’26”) e l’ex iridato Abraham Olano (2h39’19”). «E pensare che ho iniziato a correre solo a dicembre e che ho già quasi 47 anni» dice Lanfranchi. Il servizio completo su Gazzetta.it
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Basket R Serie A: il posticipo
MARTEDÌ 17 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
Roma apre la crisi di Reggio 1D’Ercole trascina l’Acea. Emiliani al 3° k.o. in 4 gare. Menetti: «Momento difficile» ROMA
NBA E UNIVERSITA’
66
REGGIO EMILIA 56
Davis spettacolo Ma vince Gallo Tifiamo Villanova
(20-15, 35-29; 44-43) ACEA ROMA: Stipcevic 14 (1/3, 2/6), Freeman 5 (1/5, 1/4), Ejim 8 (1/6, 1/2), Jones 9 (1/4, 1/4), Morgan (0/3); Ebi 4 (2/5), D’Ercole 11 (1/3, 3/3), Sandri 2 (1/2, 0/1), De Zeeuw 13 (3/3, 2/2). N.e.: Kushchev, Reali, Romeo. All.: Dalmonte.
1Bene Gallinari, Bargnani e
GRISSIN BON REGGIO EMILIA: Cinciarini 4 (2/3, 0/6), Diener 12 (1/1, 2/4), Kaukenas 10 (3/7, 1/4), Polonara 10 (3/6, 1/7), Cervi 8 (3/3); Della Valle (0/2 da tre), Lavrinovic 6 (2/2, 0/1), Mussini (0/1, 0/1), Pini 6 (3/3), Pechacek. N.e.: Strautins. All.: Menetti. ARBITRI: Rossi, Di Francesco, Filippini. NOTE - T.l.: Rom 14/17, Reg 10/13. Rimb.: Rom 42 (Ejim 10), Reg 25 (Polonara 7). Ass.: Rom 14 (Stipcevic 5), Reg 14 (Cinciarini 7). Usc. 5 f.: Lavrinovic 37’24” (59-53), Pini 38’42” (60-54). Progr.: 5’ 8-11, 15’ 24-22, 25’ 37-40, 35’ 57-49. Spett. 1.411.
Mario Canfora ROMA
L
a sorpresa che non ti aspetti. Stavolta, non è uno dei soliti italiani che vanno per la maggiore a fare la differenza. Il timbro a fuoco sulla vittoria di Roma su Reggio Emilia, davanti al c.t. azzurro Simone Pianigiani, è del capitano giallorosso Lollo D’Ercole, 11 punti (prima volta in doppia cifra nella stagione) ma soprattutto 8 di fila all’inizio dell’ultima frazione. Due triple e un canestro da due che in 2’ lanciano l’Acea sul +7 (52-45), uno strappo decisivo. Roma mette in un angolino Reggio Emilia, fermata a 56 punti (63 era il precedente minimo, contro Cantù e Trento): pochi, tremendamente pochi per una squadra travolta a rimbalzo (42-25) e con un Della Valle da virgola in 13’ (mai successo quest’anno ma con l’attenuante dell’influenza).
JOLLY Non è un buon momento, per gli emiliani, alla 3a sconfitta (tutte in trasferta) nelle ultime 4 uscite. Di sicuro, il problema infortunati è pesante e condiziona il lavoro di Max Menetti, ieri costretto a non utilizzare Cervi negli ultimi 15’. «Non ci nascondiamo dietro questi problemi che però sono reali spiega il tecnico della Grissin Bon -: Cinciarini aveva tre allenamenti negli ultimi 15 giorni,
Belinelli. E c’è un altro azzurro nel torneo dei college: Arcidiacono
Ndudi Ebi, 30 anni, a Roma dal 22 gennaio, contrastato da Riccardo Cervi (23). L’Acea torna alla vittoria dopo 3 k.o. CIAM
Silins non c’è, Cervi ha di nuovo sentito dolore al polpaccio. Si tratta di un momento difficile ma è chiaro che puntiamo a stare bene in salute per un buon finale». Roma costruisce il successo nei primi 2 quarti, quando trova il 50% da tre (7/14), mentre gli avversari si fermano al 14% (2/14 e 4/25 finale, la coppia Cinciarini-Polonara 1/13). Succede così che dopo l’iniziale vantaggio Grissin Bon (11-5)
LA GUIDA DOMANI PISTOIA-TRENTO MITCHELL: SCUSE A CREMONA (c.t.) Archiviata la 7a giornata di ritorno, la serie A torna domani alle 20.30 con il recupero Pistoia-Trento della sesta di ritorno. Tony Mitchell, della Dolomiti Energia, si è scusato con i tifosi di Cremona, irritati per la sua esultanza prima della fine del match, domenica scorsa. «A mente fredda mi rendo conto che il mio comportamento può essere sembrato irriverente. Non era mia intenzione offendere o provocare nessuno, chiedo scusa» CLASSIFICA: Milano* 38; Venezia 34; Sassari 32; Reggio Emilia 30; Brindisi, Trento* 24; Cremona, Bologna (pen. -2), Cantù* 20; Pistoia* 18; Avellino, Capo d’Orlando, Roma 16; Varese, Pesaro 14; Caserta (pen. -1) 7. * una gara in meno. ● IN ASIA La Fiba ha confermato che la World Cup 2019 si disputerà in Asia: Cina o Filippine le candidate. E ha ufficialmente sancito l’«attacco» all’Eurolega per riappropriarsi delle coppe europee. ● REGIONI (a.p.) A Roma, dal 1 al 6 aprile, si disputerà il Trofeo delle regioni Cesare Rubini-Kinder Sport. Si sfideranno 540 atleti e atlete nati nel 2000 e 2001 in 108 gare.
dopo 6’, l’Acea trova ordine in attacco e Jones torna sui livelli che l’hanno visto tirare la carretta per oltre 5 mesi tra campionato ed Eurocup. Come spesso accade, è dai particolari che si intuisce la possibilità per la squadra di Dalmonte di conquistare i due punti. Nello specifico, dal jolly alla fine del primo quarto di Freeman che sulla sirena da 16 metri trova il tabellone e canestro che vale il +5 (20-15). Un vantaggio che si allunga fino al +8 (33-25) al 19’ con una tripla di De Zeeuw prima che 4 punti di un positivo Pini e un canestro ancora di De Zeeuw (10 punti con 2/2 da due e da tre) chiudessero il 2° quarto sul 35-29. Si riparte col break di 7-0 piazzato da Reggio. Poca roba, perché Roma nonostante non riesca più a segnare da due punti (finirà con 11/34, 32%) ha una vitalità tripla in difesa e uno Stipcevic che in lunetta è una sentenza. «Una gara più che discreta - il commento di Luca Dalmonte -, la panchina ci ha dato una grande mano, va bene così». Roma torna ad avere piccoli pensieri di playoff, mentre Reggio Emilia resta a quota 30 e fallisce l’aggancio a Sassari al terzo posto. Ma il calendario le sorride perché da qui alla fine del campionato ha ben 5 gare in casa (contro Bologna, Venezia, Sassari, Cantù e Brindisi) e solo tre in trasferta (a Capo d’Orlando ma in campo neutro, Pistoia e Caserta). © RIPRODUZIONE RISERVATA
fIL CASO
Paradosso replay Il fischio è giusto Capo d’Orlando esplode lo stesso
L
a tecnologia aiuta gli arbitri, le squadre e i tifosi a vivere con più serenità decisioni altrimenti difficili da spiegare e digerire. Quante volte lo abbiamo sentito dire da quando è stato introdotto l’instant replay?
DECISIONE A Capo d’Orlando, quando Paternicò ha fischiato fallo a Campbell su Ross a 43/100 dalla fine della gara contro Pesaro sotto di 1, ha rivisto l’azione non per valutare il suo fischio (fallo o no non è nella casistica prevista) ma per sincerarsi che il fallo fosse stato commesso prima della sirena. Così è stato e ha sancito i due liberi del successo di Pesaro. Se il replay avesse dimostrato che il fallo non c’era, come sostiene il coach dell’Upea, Griccioli, l’arbitro non avrebbe potuto cambiare decisione. Pensate cosa sarebbe potuto accadere... Ma anche le immagini in circolazione da una sola angolazione, e non 4 come nel replay, sostengono Paternicò più che smentirlo. SERENITA’ Ma la tecnologia non ha portato serenità. Squalifica del campo per 2 giornate, il presidente dell’Upea Sindoni inibito un mese e mezzo, invasione di campo, oggetti lanciati, calci, sputi, minacce, multe. Non si può sperare che una macchina cambi la mentalità delle persone. Ma è utile: stavolta ha dimostrato che un club ha sbagliato. Due volte. chiabo
Ryan Arcidiacono, 20, 1.91, azzurro di Villanova AFP
S
tatistiche di Anthony Davis, di New Orleans, contro Denver: 36 punti, 14 rimbalzi, 9 stoppate, 7 assist. Solo l’Ammiraglio, David Robinson, ha fatto meglio di lui nella storia Nba o, meglio, da 30 anni, quando hanno cominciato a rilevare le statistiche. Nonostante questo i Pelicans hanno perso al doppio overtime con i Nuggets dove Danilo Gallinari non ha tirato benissimo (17 punti con 6/15) ma segna una tripla fondamentale del +5 a 90” dalla fine del secondo supplementare. Denver, ormai fuori dai playoff, ha vinto 4 gare di fila e, come dice Faried, da quando c’è Melvin Hunt in panchina gioca «col fuoco negli occhi» (cosa che non faceva con Shaw...). Faried ha vinto il Mondiale la scorsa estate con una nazionale Usa considerata di secondo livello... Domenica, oltre a Davis e al compagno di Gallo, vanno segnalati i 37 punti di Harden e i 33 di Irving... Con Curry e Thompson, 6 dei migliori 10 realizzatori Nba erano a Madrid. Scarsi? parlando di nazionali, 13 punti per Belinelli contro i TWolves, 18 di Bargnani nella sconfitta di NY a Phoenix. MADNESS E ha a che fare anche con l’azzurro anche la partenza della March Madness, la follia di marzo, che ha svelato il tabellone del torneo universitario. Le quattro teste di serie sono la favorita Kentucky ancora imbattuta, Duke, Wisconsin e Villanova il cui play è Ryan Arcidiacono, la scorsa estate in tournée con la nostra sperimentale in Cina. Regista, votato co-giocatore dell’anno della quotata conference Acc non è Okafor, Towns o Kaminsky, i giocatori più pregiati degli avversari, ma ha possibilità di vincere il titolo. Debutto giovedì contro Lafayette: sapete per chi fare il tifo. Risultati: San Antonio-Minnesota 123-97; Toronto-Portland 97-113; Phoenix-New York 102-89; LA Lakers-Atlanta 86-91; LA Clippers-Houston 98-100; New OrleansDenver 111-118; Orlando-Cleveland 108-123.
BRAVI&CATTIVI di VINCENZO DI SCHIAVI PESARO LAQUINTON ROSS 23 ANNI
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Quando si dice il destino: il 22 novembre Ross passa la notte in caserma, accusato di stupro da una ragazza. Tutto falso. Dopo poche ore va in campo e segna il canestro decisivo, in avvitamento, a due secondi dalla fine, contro Capo d’Orlando. Due giorni fa, l’instant replay gli mette nelle mani i liberi che valgono la salvezza di Pesaro. E LaQuinton non li sbaglia. Indovinate contro chi?
LOGAN Nella Sassari che vince la quarta di fila, tampinando da vicino il secondo posto di Venezia, brilla sempre più la stella di Logan. Il suo 2015, finora, è da cinema: 18.1 punti di media, mvp dello storico bis in Coppa Italia, quasi sempre decisivo. Beautiful? Sì, ma questa non è fiction.
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STONE Il roccioso ruolino di Venezia (nove vittorie in trasferta, meglio pure di Milano, in attesa del recupero con Cantù), ha la faccia tosta del suo playmaker atipico, alla sua quarta doppia doppia in stagione: 14 punti e 13 rimbalzi. Duro come la pietra.
MILANO Regolata Varese, la striscia di Milano (Brooks nella foto) sale a 16 di fila. Le 19 vittorie della passata stagione sono a tiro. Le 26 dell’Olimpia di Rubini 1962-63, con 9 partite ancora da giocare, si possono solo lambire ma non agganciare. Però i miti sarebbero lì, a un passo...
SINDONI 21 contro Sassari, 23 contro Bologna, 7 contro Roma e 45 contro Pesaro. I punti di una guardia dalla mano buona? No, i giorni di squalifica accumulati dal patron di Capo d’Orlando e sindaco della città. Più di tre mesi. Calma, sindaco, un po’ di calma...
BUCCHI Punti di vista/1: Brindisi, alla quarta gara in otto giorni, si spegne a Bologna. Bucchi: «Bologna si dimostra squadra di valore, ma noi abbiamo fatto fatica a recuperare le energie mentali, eravamo stanchi». E’ pur sempre un alibi, ma ci sta.
AMOROSO Punti di vista/2: Pistoia, alla seconda gara in quindici giorni, non riesce a fermare il passo di Venezia. Amoroso: «Abbiamo giocato bene un quarto e mezzo, poi siamo sembrati stanchi. Non so darmi una spiegazione: eravamo cotti» Ma dai....
● PUNTI 19● ASSIST 2 ● RIMBALZI 5
● PUNTI 26 ● RIMBALZI 3 ● ASSIST 3
● PUNTI 14 ● RIMBALZI 13 ● ASSIST 3
● POSIZIONE IN CLASSIFICA 1a ● BILANCIO 19-2
● POSIZIONE IN CLASSIFICA 12a ● BILANCIO 8-14
● POSIZIONE IN CLASSIFICA 6a ● BILANCIO 12-10
● POSIZIONE IN CLASSIFICA 18a ● BILANCIO 9/12
9 L’uomo del destino
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Sci R Il 18 marzo 1995
MARTEDÌ 17 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
I MITI DELLO SPORT
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CONTENUTO PREMIUM
Tomba
VENT’ANNI FA LA COPPA E UNA FESTA MAI VISTA gigante di Adelboden, Robert Brunner gli regala le «tavole della legge», due pezzi di polistirolo in cui sono impressi tutti i successi. Ma c’è la Coppa del Mondo da conquistare. «Non era facile – racconta Tomba – perché le regole Fis, come era già successo con Stenmark, privilegiavano i polivalenti e le combinate. Insomma, per loro non avrei potuto vincere» Ma con così tante vittorie tutto è possibile. La conquista aritmetica avrebbe dovuto avvenire in Giappone, a Furano. Una spedizione preparata con cura, ma conclusa con zero punti in classifica, con due uscite in slalom e gigante. «Ho fatto un piacere ai giapponesi che sono sempre miei tifosi».
Tomba dopo la vittoria in gigante che vale la Coppa
VINCE A BORMIO E RIPORTA IL TROFEO IN ITALIA: IN 40.000 BALLANO FINO A NOTTE. «VIVEVO IN UN ALBERGO A META’ PISTA, IN PRATICA UN “CONVENTO”. MA I TIFOSI SALIVANO A PIEDI DI SERA PER SALUTARMI» LA STORIA di PIERANGELO MOLINARO
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uel giorno a Bormio c’erano 40.000 persone. Il piccolo parterre pieno, migliaia di persone ai lati della pista arrampicate sulla neve, altri ancora nei bar dietro le tribunette e nel paese. Tutti aspettavano lui, quella Coppa alzata al cielo, attesa per vent’anni dall’ultimo trionfo di Gustavo Thoeni. Nessuno come Alberto Tomba ha saputo scatenare l’entusiasmo della gente, con quel modo di essere imprevedibile, genuino, simpatico, giocherellone. Sì, Alberto regalava felicità. Finali di Coppa del Mondo in Valtellina, 18 marzo 1995. Una stagione fantastica, una cavalcata iniziata con un rifiuto. A dicembre, con due vittorie già in tasca negli slalom di Tignes e Sestriere, nel gigante della Val d’Isere il bolognese è ottavo dopo la prima manche. Ma la pista, la Oreiller Killy, non gli piace, troppo piatta, poco selettiva. E poi il 30 novembre ‘89 su quella stessa pista si era rotto una clavicola in uno degli ultimi superG disputati. Rinuncia alla seconda manche, fa la valigia e parte per Lech, in Austria. Lo staff resta sconcertato.
LA CAVALCATA Thoeni, il capo allenatore gli chiede perché: «Lascia stare Gustavo, qui fa schifo, ci sono tre gare in una settimana, vinco le prossime tre». Detto fatto, a Lech domina i due slalom, il secondo con un’acrobazia incredibile che gli evita di uscire dal tracciato. Il terzo giorno c’è il gigante dell’Alta Badia. E’ l’inizio di una cavalcata incredibile, 10 vittorie di cui 9 consecutive. Alla decima, nel
BORMIO Rimanevano le finali. In casa, a Bormio. «Sono stati giorni bellissimi, anche se dovevo vivere in convento». Su a mezza montagna, al Ciuk, nell’hotel Da Mario. «Ma sentivo anche lassù il calore della gente. Molti sapevano che ero là, il ristorante alla sera era sempre pieno, mi cercavano». Sì, è vero, anche se Alberto e lo staff erano obbligati a cenare in una saletta per avere un poco di tranquillità. Il 18 marzo 1995 il gigante, tutto esaurito. Alberto fila come un treno, solo una piccola incertezza sul Feilet, il muro finale, ma è primo, la Coppa è sua. Vent’anni dopo Thoeni, il suo ultimo maestro. «Per me sono sempre stati più importanti Mondiali e Olimpiadi e le vittorie di tappa, ma quella vittoria mi fece sentire davvero completo». La gente impazzì, sino a notte per le stradine di Bormio si sentì inneggiare ad Alberto. IL REGALO Ma la testa di Tomba era già altrove: «Volevo far vedere alla gente come davvero sapevo sciare». Perché quello che si ammirava nelle gare di Coppa del Mondo era solo l’ottanta per cento del potenziale del campione. Sciava con un margine di sicurezza mostruoso (vedi il recupero nel secondo slalom di Lech), solo in allenamento arrivava al 100 o al 110 per cento. Pochi passaggi in cui andava sempre a caccia del limite. «Perché è questo che devi allenare», afferma. C’era davanti lo slalom, la specialità che un Incredibile Hulk come Tomba sapeva trasformare in un balletto. Ci provò, ma inforcò alla seconda porta. Incredibile. Emozione? Troppa voglia di fare? «Non lo so, è andata così». Ma Alberto non si dimenticò dei suoi tifosi. Tornò in albergo, levò la tuta, infilò bermuda, maglietta e bandana, tutto giallo, e scese prima della seconda manche a lato della pista dando il cinque a migliaia di tifosi. LA SFERA DI CRISTALLO Stagione finita, ecco le premiazioni. La sfera di cristallo alzata al cielo, anzi tre, con le coppette di slalom e gigante. Un momento di paura quando le migliaia di persone su per la pista hanno cominciato a correre verso il traguardo per non perdersi la scena. Una valanga umana. E cosa fa Tomba? Lancia la sfera di cristallo (14 kg) al suo staff. Il preparatore atletico Giorgio D’Urbano la afferra d’istinto. Papà Franco Tomba, defilato rispetto al podio rischia l’infarto. «Ha impiegato vent’anni per conquistarla e vuole mandarla in pezzi. Quello è matto», sussurra. Ma questo è Tomba.
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● Le vittorie in Coppa del Mondo, 35 in slalom e 15 in gigante: la prima il 27 novembre ‘87 in slalom al Sestriere, l’ultima il 15 marzo 1998 a Crans in slalom
FESTA IN CANOTTIERA E BERMUDA Alberto Tomba nasce a Bologna il 19 dicembre 1966. Oltre alla Coppa del Mondo generale nel 1995 e a cinque podi olimpici, vanta otto coppe di specialità e quattro medaglie mondiali (2 ori, 2 bronzi). Nel 1995, durante le finali di Bormio, uscì in slalom ma prima della seconda manche scese in canottiera e pantaloncini corti a salutare la gente che era lì per lui AP
I MONDIALI Una sola cosa non va giù al bolognese, la cancellazione dei Mondiali di Sierra Nevada, in Andalusia, per mancanza di neve. «Ero in una condizione straordinaria e mi girarono le scatole», confessa. Sì, il titolo mondiale, l’unico successo che mancava all’incredibile palmares. Ma era solo una questione di tempo. Un anno dopo Sierra Nevada è pronta. Ma non è una trasferta facile per Tomba: ad accoglierlo ci sono le proteste degli spagnoli dopo che un giornale in Italia aveva messo in bocca ad Alberto: «Andiamo a fare i Mondiali in Africa». Apriti cielo. «Fui travisato e strumentalizzato». Ma bastarono poche curve per riconquistare gli spagnoli: oro in gigante e slalom. Alberto aveva conquistato tutto e il 15 marzo 1998, dopo aver vinto lo slalom della finali di Coppa a Crans Montana, nel parterre si buttò faccia nella neve e pianse. «Addio mondo dello sci». Lasciava con una vittoria. Perché? «Ero stressato, una pressione terribile che non riuscivo più a gestire». Rimpianti? «Un anno dopo forse sarei tornato, avrei corso lo slalom ai Mondiali dei 1999 a Vail per poi rientrare in Coppa, una carriera che avrebbe potuto chiudersi ai Mondiali di St. Moritz 2003 dopo i Giochi di Salt Lake City. Ma le regole mi erano contro, sarei partito in slalom con il numero 100». L’OGGI Viene da chiedersi cosa avrebbe potuto fare questo Tomba con gli sci attuali. «In slalom ho iniziato con sci lunghi 2.05, poi 2.03 e infine 2.01. Adesso fra le porte strette si va con 1.65. Mah. Per l’assetto che avevo sugli sci avrei potuto fare bene. Guardate Razzoli: quello di Kraniska è il migliore di sempre e mi sembra che con quella posizione sugli sci si faccia risultato...». E’ Giuliano il suo erede? «Hirscher è forte, ma io mi sono trovato davanti tre generazioni di avversari, da Stenmark, a Zurbriggen e Girardelli, sino a Kosir. Razzoli? Ci deve credere e può batterlo». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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● Le medaglie olimpiche conquistate da Tomba: oro in gigante nel 1988 e nel 1992, oro in slalom nel 1988, due argenti in slalom nel 1992 e nel 1994
LA GUIDA Finali a Meribel Prove di discesa Vonn la più veloce
Lindsey Vonn, 30 anni Da domani a Meribel, in Francia, le finali di ogni disciplina di Coppa del Mondo, cui prendono parte i migliori 25 classificati in ogni specialità più il campione mondiale juniores. La prima prova della discesa femminile è andata all’americana Lindsey Vonn in 1’31”42, che ha staccato la compagna di squadra Alice McKennis di 58 centesimi e la svizzera Lara Gut di 72. Quarta Tina Maze e sesta Anna Fenninger, le due atlete che sono in lotta per la conquista della Coppa assoluta. La migliore delle azzurre Johanna Schnarf con il nono tempo a 1”61 dalla Vonn. Nadia Fanchini 11a e Elena Fanchini 15a. Oggi la seconda prova. IL PROGRAMMA DI MERIBEL Questo il programma delle finali di Coppa del Mondo in programma a Meribel, in Francia. Domani: discesa: uomini ore 9.30, donne 11.30. Giovedì: superG: uomini 9.30, donne 11.30. Venerdì: team event 10.30. Sabato: slalom donne (9/11.30) e gigante uomini (10/12.30). Domenica: slalom uomini (9/11.30) e gigante donne (10/12.30).
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Scherma R L’intervista
MARTEDÌ 17 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
Di Francisca 2.0 «Riparto da Cuba direzione Giochi»
LA GUIDA Uomini a L’Avana: Garozzo è terzo
1L’olimpionica del fioretto ha rotto il digiuno in
Coppa del Mondo: «Sarà un anno tutto di un fiato» prattutto paura che fosse un problema difficile da superare e che mi stesse complicando la preparazione per una stagione impegnativa come questa».
Stefano Arcobelli
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er Elisa, anche il posto è evocativo. Dove puoi ritrovare il sorriso se non a Cuba? E fu svolta, in Coppa del Mondo di fioretto, per la trentaduenne biolimpionica jesina, che da quasi tre anni non liberava l’urlo nel circuito che sarà decisivo dal primo maggio per raccogliere punti e qualificarsi a Rio 2016. Questione di sensazioni: la Di Francisca è la solarità fatta scherma. E il suo fioretto s’è illuminato al momento giusto. Elisa, dopo l’ultima vittoria a San Pietroburgo, arrivano i giorni felici di Londra 2012. Poi il lungo digiuno in Coppa... «E’ stata davvero importante questa vittoria a L’Avana». Si stava smarrendo in pedana? «L’8 gennaio mi sono infortunata alla caviglia sinistra, sembrava una distorsione banale, non s’è poi rivelata grave. Mi è mancata da morire la scherma».
Dolori, dubbi, paura? «Stavo tanto male, avevo so-
E’ STATO IMPORTANTE E BELLO VINCERE, PERCHÉ HO DOMINATO DI TESTA MENTRE IL DOLORE ALLA CAVIGLIA RIAFFIORAVA CERCAVO LA CONFERMA DI ESSERE SEMPRE IO E L’HO TROVATA. A RIO VORREI FAR FESTA CON SAMBA E CAIPIRINHA ELISA DI FRANCISCA 32 ANNI
Rotti gli indugi, adesso? «E’ stato importante e bello vincere, perché ho dominato di testa (in finale contro la russa Deriglazova 15-5, ndr), col dolore che riaffiorava alla fine. Ma ormai mi sono sbloccata. Ora, però, c’è tanto da fare: la Coppa (a maggio Tauber e Shanghai, ndr), gli Europei a giugno (a Montreux), i Mondiali a luglio a Mosca e tutto questo anno varrà per il ranking olimpico».
DUELLO Lo straordinario duello tra Elisa Di Francisca (a destra) e Arianna Errigo nella finale olimpica individuale del fioretto a di Londra 2012 dove la marchigiana ha conquistato la medaglia d’oro AFP
Ci risiamo: ne passano solo due e voi italiane siete almeno quattro. Questo trionfo è un messaggio anche per Errigo, Vezzali e Batini? «No, è un messaggio solo per me stessa, e questa vittoria ha voluto dire solo questo: cercavo la conferma di essere sempre io e a l’Avana l’ho trovata».
Ha paragonato le gare tra italiane ad un reality... «Una specie di reality in cui ci sarà solo da lavorare duramente: alla fine andrà chi meriterà i due pass olimpici».
Ora si concederà una vacanza?
«Solo un giorno in questo mare meraviglioso, mi aspetta un impegno a Vinitaly: passo direttamente dal mojito al Verdicchio, di cui sono ambasciatrice. Cuba mi ha fatto ritrovare anche come persona: adesso sono pronta per l’avventura verso i Giochi. Un anno tutto d’un fiato».
Vincere a Cuba con la testa già in Brasile? «Il prossimo sogno sarebbe vincere e festeggiare con una caipirinha, e poi ballare il sam-
(r.r.) L’Italia del fioretto guidata da Cipressa conquista a Cuba un podio anche tra gli uomini. Grazie a Daniele Garozzo, fratello minore del bronzo mondiale di spada, Enrico, nella prova vinta dal russo Dmitry Rigin. Il 23enne catanese era già salito sul podio a gennaio, a Parigi. A fermarlo a L’Avana è stato, in semifinale, lo statunitense Alexander Massialas. Fioretto. Uomini. Finale: Rigin (Rus) b. Massialas (Usa) 15-12. Semifinali: Massialas (Usa) b. Garozzo 15-8; Rigin (Rus) b. Imboden (Usa) 15-13. Quarti: Massialas b. Luperi 15-12, Garozzo b. Davis (Gb) 15-7, Imboden b. Khovanskiy (Rus) 15-12, Rigin b. Le Pechoux (Fra) 15-12. Ottavi: Luperi b. Kruse (Gb) 15-10, Massialas (Usa) b. Cassarà 15-12, Garozzo b. Ha (S.Cor) 15-14, Imboden (Usa) b. Foconi 15-12. Sedicesimi: Luperi b. Chen (Cina) 1514, Cassarà b. Li (Cina) 15-9, Garozzo b. Ganeev (Rus) 15-11, Foconi b. Joppich (Ger) 15-14, Rigin (Rus) b. Paroli 15-12.
ba, che ho imparato a “Ballando con le stelle”...».
nel 2016 sarebbe pazzesco fare il bis del 2012».
Adesso che il gioco si fa duro sta riemergendo la vera Elisa? «Ripetersi è sempre più difficile ma anche esaltante. Il vantaggio è che le emozioni di Londra all’ultimo secondo nessuna avversaria me le potrà più togliere. Resteranno solo mie, e sono sicura che ce ne saranno altre».
Ma a 32 anni si sente migliore, diversa, più sicura, oppure... «Sono più consapevole della mia forza, perché in questi anni ho saputo raccogliere i frutti di tanti anni di sacrifici».
Con una Errigo così costante, una Batini in crescita e una Vezzali che non tramonta, che Elisa sarà? «Arianna me l’aspettavo così forte. Ora ogni allenamento sarà importante. Il fattore mentale sarà decisivo in gara, saranno assalti infiniti, di sicuro
Una vittoria tira l’altra? «Dietro una medaglia ci sono tante cose: io adesso, dopo quest’altra vittoria, sono di nuovo pronta a raccogliere. Ma non voglio che diventi un pensiero fisso, da qui all’Olimpiade: spero di essere sempre in forma quando conterà il doppio o il triplo come ai Mondiali di Mosca». © RIPRODUZIONE RISERVATA
Pallavolo R La novità
Pallanuoto R
MARTEDÌ 17 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
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Andrea Giani, classe 1970, era nello staff della Nazionale italiana fino all’ultimo Mondiale in Polonia TARANTINI
Aleksandar Ivovic, 29 anni, oro agli Europei 2008, col Recco ha vinto 3 scudetti e una Champions BORSARELLI
se è vero che in un certo senso puntare tanto sugli sloveni, in questo periodo di crisi, è stato come far di necessità virtù (ma fino un certo punto), è poi vero che storicamente i vari periodi di moda delle varie nazionalità in A-1 (olandesi, spagnoli…) hanno fatto da prodromi ai successi delle corrispondenti nazionali.
la Champions League: «Non nascondo che mi è dispiaciuto riununciare all’A-1 al termine del girone d’andata, però ho compreso perfettamente i motivi della sostituzione con Pijetlovic. Le condizioni fisiche di Aicardi erano incerte e bisognava tutelarsi ai due metri. Intanto sono felice per il sorpasso in vetta alla classifica, ma il Brescia ha dimostrato di essere un osso durissimo» avverte Aleksandar, fratello di Blagoje che gioca nella Sport Management. Italia-Montenegro va in scena proprio nella terra in cui vive Ivovic, Genova (che a più riprese ha chiesto di essere inserita nel progetto dell’Olimpiade 2024). Tutto esaurito alla piscina della Sciorba: «Pubblico competente, dal palato fine: un motivo in più per non sfigurare. Sarà difficile anche perché il Settebello in casa difende sempre con molta aggressività e noi peraltro non disponiamo di tutti i titolari». Nella gara di Budva, tre mesi fa, gli azzurri conquistarono una storica vittoria, imponendosi ai rigori (15-13) dopo essere stati sotto anche 5-1 nel secondo tempo.
Giani se ne va «La bandiera» sventolerà in Slovenia 1Il recordman di presenze con l’Italia
diventa c.t. di una «nazionale con molte potenzialità. Ci vediamo all’Europeo»
Mario Salvini
S
arebbe bello provare un sondaggio tra gli appassionati italiani e chiedere chi indicherebbero come uomo-bandiera dalla Nazionale italiana. Perché abbiamo avuto la gran fortuna di averne visti tanti di giocatori grandissimi, e dunque ognuno a suo modo simbolico. Ma per la lunghissima militanza (474 presenze, solo Leo Lo Bianco nel femminile ne ha più, non solo ragionando di pallavolo, ma proprio considerando tutto lo sport italiano), per via che c’era in tutti e tre i Mondiali vinti (come Gardini, Bracci e De Giorgi), perché ancora fino all’anno scorso era nello staff tecnico azzurro, la bandiera non potrebbe che essere Andrea Giani. Una bandiera che adesso va a sventolare altrove: il Giangio è il nuovo c.t. della Slovenia. POTENZIALITÀ «E’ una scelta fortemente voluta», specifica subito lui. Nel senso, prosegue «Che tutto è venuto in accordo con Verona, nell’intenzione di fare più esperienza possibile. Perché sono dell’idea che alle-
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● Gli italiani c.t. all’estero. A tanto arriva il totale con Giani in Slovenia: otto allenano nazionali maschili, sei sono nelle femminili
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● Panchine internazionali di Camillo Placì che diventa 2° della Serbia, dopo essere stato 2° della Russia e c.t. della Bulgaria
nare solo per pochi mesi all’anno non sia più sufficiente. E la Slovenia è un’ottima occasione. E’ da almeno tre anni che la seguo e che ci facevo un pensiero, perché secondo me ha potenzialità enormi». Lo dice anche il nostro campionato: dove due dei migliori cinque marcatori sono sloveni: Cebulj (Ravenna) e Urnaut (Latina). O anche quattro dei migliori 14: 9° Gasparini (Verona), 14° Sket (Molfetta). E dunque la storia suggerisce che Giani possa aver visto giusto: perché
OBDOJKA Il tutto in un Paese di soli 2 milioni di abitanti in cui la pallavolo (in lingua locale: obdojka) è molto dietro, nell’interesse, rispetto non solo al basket, ma anche all’hockey ghiaccio e alla pallamano. «Le risorse sono scarse», conferma Giani. «E anche il tempo»: già il 24 maggio c’è l’andata della doppia sfida-spareggio col Portogallo che vale l’ammissione all’Europeo di ottobre in Italia e Bulgaria. «Sulla carta noi siamo più tosti e più solidi, ma poi devi andare a vincere sul campo». E per farlo, data la necessità di essere pronti in poche settimane, Giangio ha puntato sullo staff di Verona, quindi Oscar Berti preparatore e come secondo Teo De Cecco che peraltro vive a Majano (Udine), a soli 30km dal confine VERONA STUPENDA Del resto, a parte la ripassata presa l’altro ieri a Ravenna (in cui lo sloveno Cebulj si è messo in mostra col futuro c.t., diciamo così), «Con Verona stiamo facendo una stagione stupenda – dice Giani – non solo per i risultati ma anche per come stanno crescendo alcuni giocatori». Ragion per cui. «Speriamo di andare più avanti possibile», considerando che il quarto di finale sarà quasi certamente con Perugia. Dopodiché sarà Slovenia, quindi European League, «Un obiettivo a cui la federazione tiene molto, per qualificarsi alla World League 2016». E poi, Portogallo permettendo, l’Europeo. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Ivovic, sfida al numero 1 «Quanti talenti nel Settebello» 1Italia-Montenegro vista dal miglior giocatore del mondo: «Scommetto su Fondelli, Di Fulvio e Velotto»
World League: alle 20 a Genova e su RaiSport 1 ● Italia-Montenegro si gioca a Genova alle 20 con diretta su RaiSport 1. Per Campagna è la panchina numero 250 sulla panchina azzurra. L’altra sfida del girone C (7a giornata) è Croazia-Francia. Class.: Croazia 15 (giocate 5); Italia 11 (5); Montenegro 7 (4); Turchia 3 (5); Francia 0 (5). LA FORMULA Alla Final Eight di Bergamo (23-28/6) passa la prima di ogni gruppo, l’Italia è qualificata di diritto. GLI AZZURRI Tempesti, Del Lungo, Bruni, Velotto, Gallo, Renzuto, S.Luongo, Bini, Busilacchi, Aicardi, F.Di Fulvio, A.Fondelli, Giorgetti, Giacoppo, N.Gitto e Coppoli. RIUNIONE A margine della partita, a Genova, si riuniscono le società per discutere anche dell’A-1 che verrà. Qualche club in difficoltà auspica un allargamento a 16 squadre, ma per fortuna appare un’ipotesi campata in aria. Sarebbe un passo indietro.
Franco Carrella
È
come nel calcio: difficilmente ti premiano se non hai vinto un titolo. Aleksandar Ivovic lo sa: «Se giocassi in un’altra Nazionale anziché nel Montenegro, forse Fina e Len mi avrebbero dato qualche riconoscimento, ma non ne faccio un cruccio. Sono fiero di appartenere a questa squadra, non ambisco ai premi personali». Però l’etichetta di miglior giocatore del mondo gli sta su misura, su quei 107 chili di muscoli distribuiti su 1 metro e 98 di altezza. A farne il numero uno della pallanuoto è soprattutto la versatilità: «Mi diverte ricoprire più ruoli, ho sempre lavorato per diventare un giocatore completo e polivalente» osserva «Leka», 29 anni, braccio dalla potenza devastante, stasera impegnato contro una nutrita pattuglia di compagni di club nella sfida di World League col Settebello. LA STAFFETTA È un asso della Pro Recco, ma ora curiosamente tesserato soltanto per
TRAGUARDI A Ivovic, simpatizzante della Lazio («Perché vi giocavano Mihajlovic e Stankovic»), manca l’oro olimpico: «Mi accontenterei anche di una medaglia meno preziosa. Dopo due quarti posti, sarebbe il giusto premio a una generazione di tanti campioni». Sul campo sperimentale da 25 metri non si esprime in maniera netta: «Qualcosa di interessante c’è, più attacchi e più tiri ad esempio». Oggi dunque avrà di fronte diversi compagni recchesi: «Non mi va di perdere e di subire i loro sfottò». Apprezza i talenti valorizzati dal c.t. Campagna: «Tre nomi su tutti. Fondelli e Di Fulvio, che giocano con me a Recco, e Velotto della Canottieri Napoli. A Rio, l’Italia si presenterà tra le grandi favorite». Se lo dice il più bravo di tutti... © RIPRODUZIONE RISERVATA
Tennis R Il torneo di Indian Wells
Wawrinka e Federer, la Svizzera a due facce 1 Stan perde da Haase, Roger vince e ora
attende Seppi per la rivincita di Melbourne Riccardo Crivelli
N
otte di numeri in California. Non c’è che l’imbarazzo della scelta. Dal mazzo ne escono alcuni sorprendenti, come le 20 vittorie in stagione dell’emergentissima ceca Pliskova, la prima a raggiungere il traguardo nel 2015. Ovvero altri che non sorprendono affatto, come i sette punti concessi nei propri game di servizio (e il 96% con la prima) da Rafa Nadal con-
tro Sijsling, o i 12 game su 13 infilati da Serena Williams dopo aver perso a zero il primo gioco contro la kazaka Diyas. CASA SVIZZERA E mentre la Halep continua a giocare con il dolore nel cuore del suicidio di una cugina appena prima del torneo, sono le vicende di casa Svizzera a destare l’interesse di un pubblico che deve ancora scaldarsi prima della settimana decisiva. Federer, al solito, è una delizia per gli occhi: 13 punti su 14 a
rete e nessuna palla break concessa (a proposito delle certezze dei numeri) contro Schwartzman per regalarsi la rivincita con il nostro Seppi. Un incrocio che Roger attende ansioso: «Sarà bello rigiocarci dopo averci perso in Australia: adesso so che mi può battere, ma non è quello il problema. Il problema è di come io avevo colpito la palla in quell’occasione. Ora un po’ di pressione è anche su di lui, io sono in forma». Ma non ancora sicuro di giocare a Roma: «Vedremo dopo Madr id». Piange invece Wawrinka, piegato dal misero 46% di prime e dalla voglia di rivalsa di Robin Haase, che ci aveva perso 6 volte su 6 e in questa
stagione, prima di Indian Wells, era uscito sei volte al primo turno, precipitando oltre la centesima posizione in classifica (ora è 104). DONNA D’ACCIAIO Per fortuna la consolazione può declinarsi al femminile: Timea Bacsinszky, nata a Losanna da genitori ungheresi, raggiunge le 20 vittorie stagionali qualche ora dopo la Pliskova e prosegue una striscia di 14 successi consecutivi: due in Fed Cup, cinque a Monterrey e Acapulco, dove ha vinto i tornei e due a Indian Wells. Nel 2011, piegando male il piede sinistro, si ruppe il metatarso e si procurò una distorsione dell’articolazio-
ne, rimanendo in pratica ferma per tre anni. Contro la Makarova, una top ten, Timea è stata sotto di un break nel secondo set e addirittura di due nel terzo: «E’ tutto così incredibile, non so da dove ho tirato fuori le energie. A volte penso che gli esseri umani abbiano risorse che non si aspettano». E lei ha del tempo da recuperare. © RIPRODUZIONE RISERVATA
L’olandese Robin Haase, 27 EPA
Principali risultati di Indian Wells (5.000.000 , cemento) gli altri su www.gazzetta.it. Uomini, secondo turno: Federer (Svi) b. Schwartzman (Arg) 6-4 6-2; Nadal (Spa) b. Sijsling (Ola) 6-4 6-2; Haase (Ola) b. Wawrinka (Svi) 6-3 3-6 6-3. Doppio: Bolelli-Fognini b. Klaasen (Rsa)Paes (Ind) 6-4 4-6 10-2 Donne, terzo turno: S. Williams (Usa) b. Diyas (Kaz) 6-2 6-0; Halep (Rom) b. Lepchenko (Usa) 6-1 3-6 6-1; Bacsinszky (Svi) b. Makarova (Rus) 3-6 7-5 6-4; Pliskova (Cec) b. Muguruza (Spa) 7-5 6-4.
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Milano Via Solferino, 36 tel.02/6282.7555 - 7422, fax 02/6552.436 Si precisa che ai sensi dell’Art. 1, Legge 903 del 9/12/1977 le inserzioni di ricerca di personale devono sempre intendersi rivolte ad entrambi i sessi ed in osservanza della Legge sulla privacy (L.196/03).
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MARTEDÌ 17 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
TUTTENOTIZIE
1VELA: RIPARTE LA VOLVO Autorizzata la partenza della 5
a tappa della Volvo Ocean Race, rimandata domenica scorsa per il ciclone Pam. Si parte alle 21 italiane per la frazione più lunga, da Auckland a Itajai (Brasile), 6.776 miglia, con arrivo previsto tra 1° e 5 aprile.
TERZA CANDIDATA
La Germania ha scelto Anche Amburgo contro Roma nella corsa all’Olimpiade 2024 1La città portuale, preferita a Berlino, si aggiunge a Boston. Ma
per l’ufficialità servirà l’ok espresso da un referendum popolare Andrea Buongiovanni
E’
dunque Amburgo la città tedesca che, con ogni probabilità, sfiderà Roma (oltre a Boston e chissà a quali altre candidate) nella corsa all’organizzazione dell’Olimpiade e della Paralimpiade estiva 2024. Preferendola a Berlino, lo ha suggerito ieri l’Esecutivo del comitato olimpico nazionale, composto da dieci membri e capitanato dal presidente Alfons Hoermann, al termine di una riunione di dieci ore, dopo che nel weekend aveva ascoltato le presentazioni di entrambi i comitati promotori. La scelta, maturata dopo colloqui con membri delle varie federazioni nazionali e con 43 rappresentanti del mondo della politica, dell’industria, della chiesa e della cultura, sabato a Francoforte verrà ratificata da un’assemblea generale straordinaria.
I MOTIVI «Non è stata una scelta facile – ha ammesso Hoermann – erano entrambe ottime possibilità. L’offerta di Amburgo è comunque affascinante. Sarebbe un importante punto di riferimento per lo sviluppo a lungo termine della città». Dei dieci membri, hanno votato in sette. E non unanimemente, sebbene l’esito preciso non sia stato reso noto. A sfavore di Amburgo, rispetto a Berlino, già sede a cinque cerchi nel 1936, il fatto che la maggioranza degli impianti dovrà essere creata ex novo. Nelle intenzioni, alcuni verranno costruiti nell’area denominata Kleiner Grasbrook, nei pressi del porto, a dieci minuti a piedi dal centro città. Secondo le nuove direttive Cio, il progetto prevede che tutti siano in un raggio di una decina di chilometri. In negativo, la volontà della Germania di ospitare, nello stesso 2024, gli Europei di calcio. Impossibile portare avanti entrambe le candidature. Per la cronaca: attualmente in Bundesliga, la squadra cittadina è quart’ultima, a due punti dalla zona retrocessione.
Alfons Hoermann, presidente del comitato olimpico, ieri a Francoforte AP
IL SONDAGGIO Decisivo è risultato l’esito di un sondaggio effettuato la scorsa settimana secondo il quale il 64% dei residenti sarebbe favorevole a ospitare i Giochi, contro il 55% dei berlinesi, che già avevano osteggiato la candidatura per l’edizione del 2000, con tanto di episodi violenti. Anche le federazioni hanno recitato un ruolo importante: su 33, 18 si sono espresse a favore, contro le 11 pro Berlino. La stessa città
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portuale, situata nel nord del Paese (moderno centro commerciale e culturale), dovrà presto coinvolgere i propri 1.700.000 abitanti in un referendum per avere la certezza che l’iniziativa sia ben gradita, al fine anche di evitare contestazioni nei due anni di campagna (peraltro già annunciate) e di non ripetere le esperienze della candidature invernali di Monaco 2018 e 2022, fallite soprattutto per volere popolare.
LE ALTRE Anche Parigi, intanto, nel tentativo di ospitare i Giochi per la terza volta dopo le edizioni del 1900 e del 1924. in tempi più o meno rapidi è attesa a una discesa in campo. Le candidature (possibili anche quelle di Doha, Istanbul, Budapest e Baku), in ogni caso, dovranno essere formalizzate entro il 15 settembre, mentre la decisione finale verrà presa durante la Sessione Cio del settembre 2017 a Lima, in Perù. © RIPRODUZIONE RISERVATA
ATLETICA ●
AZZURRI SECONDI (si.g.) Conclusa a Leiria (Por) la Coppa Europa di lanci invernali: azzurri secondi a squadre, azzurre quarte. Uomini. Peso: 9. Secci 18.85. U. 23: 16. Del Gatto 15.62. Giavellotto: Iordan (Rus) 83.00; 5. Bonvecchio 77.62. U. 23: 13. Orlando 60.12. Squadre: 1. Russia; 2. Italia; 3. Estonia. Donne. Disco. I: Muller (Ger) 65.27. II: 4. Strumillo 55.47; 5. Aniballi 55.00. Martello: Bulgakova (Rus) 72.06; 7. Salis 68.85. Squadre: 1. Germania; 2. Francia; 3. Russia; 4. Italia. ● SUPER DINIZ (si.g.) Yohann Diniz (Fra) ha vinto la 20 km di marcia su strada di Lugano (Svi) in un grande 1h17’24”, tempo non lontano dal proprio fresco record europeo. Uomini. 20 km: 10. Caporaso 1h25’55”; 14. Maltoni 1h26’35”; 16. Antonelli 1h27’07”. Donne. Drahotova (R. Ceca) 1h28’52”; 8. Gabellone 1h35’33”; 9. Becchetti 1h35’45”; 11. Pruner 1h36’43”.
BASEBALL ●
COLPO NETTUNO (m.c.) Doppio colpo del Nettuno 2 che riprende dal San Marino il lanciatore Valerio Simone, classe ‘91 e l’esterno-ricevitore 25enne Mattia Reginato. C’è anche il terza base ex Foggia Zappone. Nel Parma debutto dell’esterno-lanciatore Nicola Garbella e l’esterno Santolupo, reduci da Grosseto.
BOXE ●
KOVALEV (r.g.) A Montreal (Can) il russo Sergey Kovalev (26-0-1) mantiene le cinture Wba, Ibf, Wbo mediomassimi contro Jean Pascal (Can, 29-2-1) costretto al kot all’8° round.
CRICKET ●
FASE FINALE Al via nella notte tra oggi e domani i quarti di coppa del mondo in Australia. Alle 4.30 SudafricaSri Lanka a Sidney. Poi una partita al giorno: Bangladesh-India a Melbourne, Australia-Pakistan ad Adelaide e Nuova Zelanda-Indie Occidentali Britanniche a Wellington. Finale domenica 29 alle 5.30 italiane. Diretta tv FoxSports2.
HOCKEY PISTA ● ANTICIPI (m.nan) Alle 20,45 quattro anticipi di 23a di A-1: Valdagno-Bassano, Follonica-Giovinazzo, Forte dei MarmiMatera, Breganze-Trissino. Sabato le altre. Classifica: Forte dei Marmi* 54, Cgc Viareggio e Breganze* 47, Valdagno 46, Bassano 41, Trissino 39, Follonica 30, Lodi 29, Pieve 28, Matera 23, Giovinazzo 21, Sarzana 19, Prato 8, Correggio 6. (*= una in meno).
IPPICA ●
IERI 16-15-12-5-4 A Taranto (m 1600): 1 Syrma (G. De Filippis) 1.14.3; 2 Scandalo Font; 3 Scuhmann Bigi; 4 Sansicario; 5 Saving Grace; Tot.: 3,04; 1,99, 2,07, 2,94 (13,12). Quinté: 1.786,63. Quarté: 69,69. Tris: 38,08. ● OGGI QUINTÉ A SOUTHWELL Ennesima tris abortita a Roma e si passa a Southwell (ore 17.20): scegliamo Spowarticus (10), Black Dave (7), Alpha Tauri (2), Cadeaux Pearl (11), Colourbearer (5) ed Electric Qatar (6). ● SI CORRE ANCHE Trotto: San Giovanni Teatino (15.10), Trieste (15.15) e Albenga (15.50). Galoppo: Roma (14.30).
NUOTO DOPATO RUSSO, ITALIA D’ORO Squalifica di due anni (fino a dicembre 2015) e tolte le due medaglie europee di vasca corta a Herning 2013 al dorsista russo Vitaly Melnikov: per la sua positività, l’Italia scala da argento a oro in staffetta mista uomini; e nei 100 do il francese Lacourt e il britannico Chris Walker Hebborn da bronzo ad argento. ● HACKETT (al.f.) Dopo aver nuotato 200-400, il 34enne Grant Hackett chiude 2° i 100 sl a Brisbane in 51”38.
PALLAVOLO ● TROFEO GAZZETTA (c.g.) Uomini (23) 86: Atanasijevic, 81: Lanza, 69: Bruno, 67: Starovic, 65: Kaziyski, 64: Petric, 62: Cebulj, 60: Nemec. Donne (20) 86: Fabris, 83: Barun, 75: Ozsoy, 70: Van Hecke, 65: Tomsia, 60: Nikolova.
SPORT INVERNALI BOXE IN AUSTRALIA
Perde e va in coma Smith muore due giorni dopo ● Sabato aveva perso conoscenza dopo aver regolarmente concluso l’incontro per il titolo asiatico pesi piuma, perso ai punti dopo 10 riprese contro il filippino John Moralde. Era la sua prima sconfitta in 13 match. È morto ieri a 23 anni il pugile australiano Bradyon Smith, detto il «Grande Bianco». Era ricoverato all’ospedale Princess Alexandra di Brisbane, dove era stato condotto sabato sera stesso. Dopo il match Smith si era congratulato con Moralde e, un’ora e mezza dopo il match, si è sentito male negli spogliatoi, portato in ospedale in uno stato di coma indotto. EUROPEO MARSILI (r.g.) La difesa ufficiale dell’Europeo leggeri di Emiliano Marsili (310-1) si svolgerà il 24 aprile a Helsinki (Fin) contro lo sfidante Edis Tatli (24-1), finlandese, nato in Kosovo. In carriera ha battuto Di Silvio (2011), Gassani (2012) e De Vitis (2014). La OPI2000 si è aggiudicata l’asta per allestire l’Europeo mosca tra il titolare Vincent Legrand (Fra, 15) 23 anni e lo sfidante Andrea Sarritzu (34-7-5), 38 anni. L’incontro in Italia a maggio.
Braydon Smith aveva 23 anni
RUGBY SEI NAZIONI
IPPICA
Italia, torna già Castrogiovanni Fuori gli infortunati Allan e Aguero arriva anche l’ora di Rizzo e Garcia
Martin Castrogiovanni, 33 anni, svetterà sulla mischia azzurra? FAMA ● Il k.o. (29-0) subito contro la Francia (seguito su DMax da 667.000 telespettatori, pari al 3.7% di share), in casa Italia ha lasciato i segni non solo nel morale. La Nazionale, a causa degli infortuni, perde altri preziosi pezzi. Ieri, in vista dell’ultima partita del Sei Nazioni di sabato (ore 13.30) a Roma contro il Galles, Tommaso Allan e Matias Aguero hanno dovuto lasciare il gruppo. L’apertura, domenica uscito dopo soli 14’, soffre di una lesione di secondo grado al retto femorale della gamba destra. Il pilone, invece, ha riportato un trauma dell’emitorace destro, con lesioni delle cartilagini costali. Meno serie appaiono le condizioni di Sergio Parisse: una risonanza magnetica ha evidenziato una lesione all’alluce del piede destro, ma il suo recupero è possibile. Come quello di Luca Morisi, risultato negativo a tutti i test previsti in caso di sospetto trauma cranico.
Il c.t. Jacques Brunel, che già aveva previsto di far tornare il flanker Robert Barbieri, ha così aggiunto tre convocazioni. Una destinata a far particolare rumore, perché riguarda il rientro in rosa di Martin Castrogiovanni, escluso per scelta tecnica prima del match contro i transalpini. Insieme a lui chiamati l’altro pilone Michele Rizzo, col Leicester protagonista di una buona stagione nella Premiership inglese e il centro Gonzalo Garcia. La coperta appare corta soprattutto alla voce «apertura» dove, oltre alla rinuncia di Allan, ci sarà da fare i conti con le condizioni di Kelly Haimona, costretto a saltare l’impegno di domenica per il duro colpo subito ai genitali. ● RANKING (i.m.) Il Galles sale al 5° posto del ranking mondiale superando l’Australia (6°). Invariate le altre posizioni, ma l’Italia (14°) vede dimezzato a 0.74 punti il vantaggio sulla Georgia (15°) vittoriosa a Tbilisi 33-0 sulla Russia in European Nations Cup.
Hurricane Fly ha nel mirino i salti di Auteuil ● Il campione dei saltatori Hurricane Fly, allevato da Giovanni Caiani e allenato in Irlanda da Willie Mullins, ha vinto 22 gruppi 1: nessuno ha fatto meglio. Settimana scorsa è finito terzo nel Champion Hurdle di Cheltenham e, dopo aver dettato legge in questi anni in Inghilterra e Irlanda, Hurricane ora ha nel mirino la pista di Auteuil, a Parigi, il tempio francese degli ostacoli. L’11 anni figlio di Montjeu molto probabilmente prenderà parte alla Gran Corsa siepi di Auteuil del 7 giugno. I salti della pista parigina sono già stati calcati da Hurricane Fly in due occasioni nel lontano 2008 e i risultati sono stati eccellenti: vittoria nel Prix de Longchamp (gr. 3) e secondo posto nel Prix Alain du Breil (gr. 1). «La corsa di Auteuil è in pratica l’equivalente del Champion Hurdle - ha detto Willie Mullins - e mi piacerebbe molto farla. C’è anche l’omologa prova a Punchestown l’1 maggio (nel mirino anche di Faugheen) e se starà bene farà entrambe le gare».
Hurricane è allevato da Caiani AP
GOLF RYDER CUP 2022, LA TURCHIA SI RITIRA La Turchia ha ritirato la candidatura all’organizzazione della Ryder Cup 2022. Restano Spagna, Portogallo, Germania e Austria a contendere l’evento all’Italia, che come eventuale sede ha scelto il Marco Simone Golf & Country Club, di Guidonia. Gli ispettori hanno iniziato la ricognizione in Germania. La settimana prossima saranno in Italia e Spagna.
HOCKEY GHIACCIO SEMIFINALI, OGGI GARA-4 E IL VERDETTO SU MILANO (m.l.) Dopo il ricorso di Milano per errore tecnico, il Giudice sportivo ha sospeso l’omologazione del successo 32 di Asiago in gara-3 in attesa di leggere il rapporto di cronometristi e arbitri. Oggi il verdetto e gara-4 all’Agorà (potenzialmente decisiva). Ore 20.30: Milano-Asiago (serie 0-3*, gara3 sub judice); Renon-Val Pusteria (1-2). ● EBEL (m.l.) Bolzano campione con le spalle al muro. Sotto 3-2 col Linz, alle 19.30 in casa deve vincere gara-6 (su 7) per evitare l’eliminazione.
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EUROSCI TONETTI (s.f.) Riccardo Tonetti ha vinto l’ultimo slalom di coppa Europa a Kraniska Gora (Slo): in testa alla generale, sua la coppa di specialità e il posto fisso in coppa del Mondo. ● EUROFONDO SCARDONI (g.v.) Lucia Scardoni ha vinto la Opa Cup alle finali di Chamonix (Fra), davanti a Giulia Stuerz (15a Vignaroli). Uomini: 1° Paul Goalabre, 3° Giandomenico Salvadori. Nella tappa di Coppa Italia Sportful a Monte Pana (Bz) successi di Sara Pellegrini su Debertolis e Agreiter e di David Hofer su F. Kostner e Di Centa. ● FREUND ALLUNGA Coppa del Mondo di salto a Holmenkollen. Hs114: 1. Freund (Ger) 258.9; 2. Kasai (Gia, 43 anni) 254.9; 3. Prevc (Slo) 251.5; 32. Bresadola 104 (120.5). CdM. 1. Freudn 1643, 2. Prevc 1549, 52. Bresadola 48.
Marco Bogarelli, Andrea Locatelli e Giuseppe Ciocchetti partecipano commossi al cordoglio di Massimo Magrì per la scomparsa del papà
Mauro Magrì
- Milano, 16 marzo 2015.
Tutto lo staff di Infront Italy partecipa commosso al lutto di Massimo Magrì per la scomparsa del papà
Mauro
- Milano, 16 marzo 2015.
DIRITTI AUDIOVISIVI La Lega Nazionale Professionisti Serie A comunica l’avvio della quarta procedura di commercializzazione dei diritti audiovisivi relativi al Campionato di Serie A da disputarsi nelle stagioni sportive 2015/2016, 2016/2017 e 2017/2018. Trattasi dei seguenti diritti: Diritti accessori per il Pacchetto A o per il PacchetPacchetto C to B assegnati in esito all’invito a presentare offerte pubblicato il 19.05.2014 La Lega Nazionale Professionisti Serie A comunica che sono disponibili le descrizioni dei diritti in epigrafe e le condizioni alle quali saranno accettate offerte dai soggetti interessati alla loro acquisizione. La richiesta dei documenti descrittivi dei singoli diritti in epigrafe per i soggetti interessati alla loro acquisizione, dei requisiti e delle condizioni generali minime per le offerte può essere fatta alla Lega Nazionale Professionisti Serie A - Milano, Via Rosellini n. 4 - tel. 02/69910303, fax 02/69010091. Ogni singolo documento è comunque disponibile sul sito Internet della Lega Serie A: www.legaseriea.it. Le offerte per la licenza dovranno essere presentate alla LNPA entro e non oltre le ore 12.00 di mercoledì 1 aprile 2015.
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MARTEDÌ 17 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
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MARTEDÌ 17 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
IL FATTO DEL GIORNO UNO SCANDALO TIRA L’ALTRO
Ettore Incalza, 70 anni, già capo della Struttura tecnica di missione al ministero delle infrastrutture IMAGOECONOMICA
L’arresto di “Ercolino” farà tremare il Palazzo o la corruzione ormai è un’abitudine italiana? 1In carcere il potente boiardo Incalza e altri tre. Rapporti
sospetti col ministro Lupi che nega. Intanto, proprio ieri, il governo ha presentato l’emendamento sul falso in bilancio (condannato poi a tre anni e otto mesi) e che fece scoppiare lo scandalo relativo ai Mondiali di nuoto (Balducci assolto con formula piena).
di GIORGIO DELL’ARTI gda@gazzetta.it
Il governo ha presentato l’emendamento sul falso in bilancio, che completa il nuovo disegno di legge anticorruzione, proprio nel giorno in cui un ex alto papavero del ministero delle Infrastrutture, Ercole Incalza, è finito dentro nel quadro di un’inchiesta che ha individuato o crede di aver individuato, l’ennesimo, vasto sistema di tangenti. Insieme ad Incalza, sono stati arrestati gli imprenditori Stefano Perotti e Francesco Cavallo e un collaboratore di Incalza che si chiama Sandro Pacella. Gli indagati sono però una cinquantina, ieri i carabinieri del Ros (Reparto Operativo Speciale) hanno compiuto un centinaio di perquisizioni. I comunicati dicono che il ministro Maurizio Lupi è nei guai perché il figlio Luca avrebbe lavorato per Perotti in una logica di “favori” o di faccende simili a “favori”.
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Chi indaga? La Procura di Firenze, la stessa della grande inchiesta sul ministero dei Lavori Pubblici che mise nei guai a suo tempo Angelo Balducci
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Sarà la solita storia di cui abbiamo sentito parlare decine di volte, l’imprenditore piglia l’appalto e restituisce il favore girando un bel po’ di mazzette? È quello che dicono gli inquirenti, i quali parlano di «articolato sistema corruttivo che coinvolgeva dirigenti pubblici, società aggiudicatarie degli appalti ed imprese esecutrici dei lavori». Il prefetto di Firenze, Luigi Varratta, con un tono che somiglia a quello della sua domanda, ha
L’ITALIA È PREDISPOSTA ALL’IRREQUIETEZZA, QUASI ALL’ILLEGALITÀ. LA CORRUZIONE È UN TUMORE, COME LA MAFIA LUIGI VARRATTA PREFETTO DI FIRENZE
commentato: «L’Italia non è un paese strano? Purtroppo noi abbiamo una predisposizione all’irrequietezza, non vorrei dire all’illegalità, che purtroppo c’è. È un paese il nostro in cui la corruzione è un tumore come la mafia. Sono dell’avviso che la corruzione va combattuta come la criminalità organizzata. Non vorrei dire che l’Italia è un paese corrotto, però lo dicono studi e osservatori internazionali che ci collocano all’ultimo posto fra i paesi europei come percezione della corruzione. Quello che è accaduto stamattina purtroppo è in linea con queste riflessioni». Incalza, 70 anni, chiamato “Ercolino”, 14 inchieste da cui è uscito sempre assolto, al ministero da una vita, avrebbe avuto il seguente regalo: la figlia e suo marito Alberto Donati hanno potuto comprare un appartamento a piazzale Flaminio in Roma sborsando appena 390 mila euro. Il milione scarso mancante lo avrebbe tirato fuori il celebre Zampolini, l’architetto che pagò parte della casa al Colosseo all’allora ministro Claudio Scajola a «sua insaputa». Nelle intercettazioni un alto dirigente F.s. dice: «Ercolino (Incalza appunto, ndr.) fa il bello e il cattivo tempo».
TASCABILI
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SCOPPIA IL CASO PER IL GESTACCIO
E Lupi? Ieri le agenzie hanno diffuso un vecchio giudizio entusiasta di Lupi sul dominus presunto di questo presunto sistema, legato specialmente alla realizzazione delle grandi opere (No Tav, ecc.). «Incalza — ha detto un giorno Lupi — era ed è una delle figure tecniche più autorevoli che il nostro paese abbia sia da un punto di vista dell’esperienza tecnica nazionale che della competenza internazionale, che gli è riconosciuta a tutti i livelli». In questo clima, un giudizio come questo suona una specie di confessione. I magistrati sostengono di sapere anche la natura dei regali fatti dagli imprenditori a Lupi e alla sua famiglia in cambio degli appalti ricevuti: Franco Cavallo avrebbe regalato un vestito «sartoriale» al ministro, il figlio avrebbe avuto un Rolex da diecimila euro. In un’intercettazione l’indagato Giulio Burchi dice al dirigente Anas Massimo Averardi che l’imprenditore Perotti ha assunto il figlio di Lupi e aggiunge «tu sai che Perotti e il ministro sono non intimi, ma di più». Lupi si difende con molta energia, attraverso un comunicato che comincia: «Non ho mai chiesto all’ingegner Perotti né a chicchessia di far lavorare mio figlio. Non è nel mio costume e sarebbe un comportamento che riterrei profondamente sbagliato». So che d’istinto non gli crede nessuno. Pure bisogna ascoltarlo: dice che il figlio, laureato con la lode al Politecnico, ha ricevuto un’offerta di lavoro dalla SOM di San Francisco, in attesa del visto è stato impiegato dallo studio Mor di Genova con un contratto a partita Iva per 1.300 euro al mese, dopo un anno è arrivato il visto e s’è trasferito negli Usa. Controprova addotta da Lupi: il curriculum del giovane.
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Lei che ne dice? Sono tutti innocenti fino a prova contraria. L’inchiesta, a quello che ho capito, è come al solito basata quasi esclusivamente sulle intercettazioni. Questo non è bene.
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Resta da dire qualcosa sul falso in bilancio. Il governo ha presentato l’emendamento che reintroduce il reato di falso in bilancio nel disegno di legge anti-corruzione. Pietro Grasso, che ha promosso questo disegno di legge un paio d’anni fa (e fino ad ora è rimasto fermo) ha salutato la notizia così: «C’è una buona notizia. Alleluia, alleluia!». Falsificando un bilancio, i vertici delle società quotate rischiano da 3 a 8 anni, quelli delle società non quotate da 1 a 5. Ma è presto per cantare vittoria. Il Parlamento deve ancora approvare e ieri l’esame del ddl al Senato è già slittato alle 13 di domani.
L’ATTACCO A RENZI
Salvini in Sicilia: «I migranti, un business» 1Il leader della Lega in visita al centro di Mineo: «Sperpero di soldi pubblici, il premier chiarisca»
Filippo Conticello @filippocont
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ice che i disperati tanto disperati non sono se giocano a calcio e vanno in bici. Ieri Matteo Salvini li ha visti in faccia al Cara di Mineo, nel Catanese, il più grande d’Europa che sarebbe figlio «del business dell’immigrazione» fatto
«sulla pelle dei nuovi schiavi». Il leader della Lega Nord è sceso al Sud per visitare il Centro di accoglienza per rifugiati politici e ribadire la posizione sull’immigrazione: non solo chiusura immediata del Cara, ma pure «navi a difendere i confini», perché i dispositivi «Triton e Mare Nostrum sono porcherie». Replica polemica anche a chi, a voce alta, gli ha contestato che il «Villaggio della solidarietà» – secondo la definizione dell’allora premier, Silvio Berlusconi – è stato aperto quando alloggiava al Viminale il suo compagno di partito, Roberto Maroni: «È nato per un’emergenza, ma adesso la struttura non può contenere 4 mila persone e discriminare gli italiani».
NODO VENETO Ieri all’ingresso c’erano decine di cittadini armati di mutande verdi e manifesti con la scritta «Matteo stai sereno», ma Salvini ha preferito parlare di
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Matteo Salvini, 42 anni, ieri a Mineo, nel Catanese ANSA
numeri: «Come vengono spesi 150 milioni di denaro pubblico?», la sua domanda. E, a ruota, ecco pure il racconto di ciò che ha visto: «Immigrati con la scheda telefonica prepagata, che giocano a pallone, ascoltano musica, vanno in bici o a scuola. Case da 160 metri quadrati dove abitano in media 7-8». Insomma, «soluzioni che molti italiani gradirebbero». Queste accuse gli sono costate polemiche da Roma, ma la spina per Salvini resta in casa, in Veneto. Mentre proseguono le prove di intesa con Berlusconi, ci sono già tre “tosiane” di ferro pronte alla scissione: le senatrici Raffaella Bellot, Emanuela Munerato e poi Patrizia Bisinella, che di Tosi è pure compagna. © RIPRODUZIONE RISERVATA
PRIMI DATI «INCORAGGIANTI»
Inps, già 76 mila imprese si sono mosse per assumere ● «I primi dati sono incoraggianti», ha detto ieri il presidente dell’Inps Tito Boeri a proposito della legge di Stabilità. «Nei primi 20 giorni di febbraio sono state 76 mila le imprese che hanno fatto richiesta di decontribuzione per assunzioni a tempo indeterminato» e secondo il numero uno dell’istituto di previdenza potrebbero diventare «molte di più». «Sono solo i primi dati, a fine mese avremo quelli più consolidati, ma posso confermare che esiste un’importante azione ed intenzione del sistema economico e imprenditoriale ad agire in questo modo», ha commentato poi il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti.
Il dito medio di Varoufakis divide Germania e Grecia
Il gestaccio di Varoufakis in una conferenza del 2013 ● Non si placa la polemica sul dito medio di Yanis Varoufakis alla Germania. Il video gestaccio, trasmesso domenica sera in un talk-show tedesco di cui era ospite, risale al 2013, mostra l’attuale ministro delle Finanze greco mentre in una conferenza in Croazia sostiene che la Grecia avrebbe dovuto dichiarare fallimento piuttosto che accettare il programma di austerità nel 2010. Quindi ecco quello in tedesco viene chiamato «stinkefinger», accompagnato da questo messaggio: «La Grecia alzi il dito alla Germania e dica loro: adesso potete risolvere da soli la crisi dell’euro». Varoufakis ha sostenuto da subito che «il video è stato manipolato, senza dubbio, una cosa del genere io non l’ho mai fatta», ma l’emittente tedesca ha invece chiarito di non aver rilevato «nessun segno di manipolazione». Il video che rischia di mandare in crisi la trattativa tra Grecia e Germania è stato preso da YouTube e l’utente che lo ha caricato è l’italiano Alessandro Del Prete: «È autentico, io ho soltanto preso 6 minuti interessanti di una vecchia conferenza che ne durava 57».
NEL PROCESSO A TARANTINI
Udienza escort, porte chiuse per l’intercettazione hot ● Qualcosa di insolito è accaduto ieri durante il processo escort a carico di Gianpaolo Tarantini in corso a Bari relativamente al traffico di ragazze per l’ex premier Silvio Berlusconi. Il tribunale ha infatti deciso di proseguire a porte chiuse la deposizione di Sonia Carpentone perché una delle intercettazioni tra lei e Tarantini era troppo spinta dal punto di vista sessuale. Un’altra escort, Michaela Pribivosa, ha invece raccontato che dopo l’annullamento di una cena a Palazzo Grazioli, «io e altre persone raggiungemmo Milano con l’aereo presidenziale: c’eravamo io, Berlusconi, la Polanco e Tarantini».
A LUNGO CON AN: AVEVA 88 ANNI
È morto l’ex senatore Selva Una vita tra Rai e parlamento ● È morto ieri nella sua casa di Terni dopo una lunga malattia l’ex senatore Gustavo Selva. Aveva 88 anni. A lungo giornalista Rai (37 anni fa fu lui a dare per primo la notizia del rapimento Moro al Gr2), era stato prima europarlamentare con la Dc, poi deputato per tre mandati con An e senatore con Forza Italia per uno. Nel 2007 aveva creato clamore il caso dell’ambulanza-taxi che lo aveva portato a dimettersi da senatore. In una trasmissione de La7, Selva aveva ammesso di aver preso un’ambulanza per raggiungere in tempo gli studi televisivi perché Roma era bloccata dalla visita di Bush.
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MARTEDÌ 17 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
Sesso con gli alunni Undici anni al “prof” «Sono disperato» 1Condannato un insegnante delle medie nel Cuneese Furiosa la difesa: «Una pena morale più che giuridica»
sarebbero state 19 in quattro anni: sei si sono costituite parte civile
anche il sequestro di tutti i beni (circa 300 mila euro in beni immobili e denaro) e l’interdizione permanente dai pubblici uffici e dall’insegnamento. E dire che nella sua zona era una vera celebrità: la sua associazione culturale Marcovaldo, grazie ad un trasversale appoggio politico, gestiva 14 edifici storici e musei. SCONVOLTO «Sono disperato, undici anni sono troppi», ha detto il professore ai suoi avvocati, sconvolto dopo la lettura
Veglia per Assange Da mille giorni “recluso” a Londra
della sentenza. «A fronte delle accuse mosse, non comprendiamo questa pena — hanno ribadito i legali Emiliana Olivieri e Luca Dalla Torre — non c’è stato nessun costringimento, ma libera adesione agli atti da parte dei ragazzi coinvolti che, tra l’altro, non erano bambini». I due avvocati avevano chiesto l’assoluzione con formula piena dalle accuse di violenza sessuale e induzione alla prostituzione minorile, ammettendo soltanto la detenzione di materiale pedopornografico per uso personale e quindi non finalizzato alla diffusione come sosteneva l’accusa. Ma il gup ha una diversa visione dei fatti, per lui in quella casa lontana dagli occhi dei genitori è successo qualcosa di gravissimo. Qualcosa che andava punito in modo esemplare.
CENTROSINISTRA FAVORITO
Israele va oggi al voto Netanyahu: «Con me no a stato palestinese»
Il premier Benjamin Netanyahu ieri nella colonia di Har Homa a Gerusalemme
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ggi la fila ai seggi, ieri gli ultimi appelli a effetto. Si è chiusa in Israele la campagna elettorale e Benjamin “Bibi” Netanyahu ha finito di giocarla tutta sui temi della sicurezza e della politica estera: così, l’attuale premier conservatore ha prima annunciato, in caso di vittoria, nuovi insediamenti israeliani a Gerusalemme Est. Poi l’altra dichiarazione solenne: «Non per-
metterò che sia creato uno Stato palestinese, sarebbe una base di lancio per gli attacchi dell’Islam radicale». Per gli osservatori, sarebbe solo l’estremo tentativo di recuperare i voti che lo separano dal laburista Herzog. E in trasferta nella controversa colonia di Har Homa (considerata illegale dalla quasi totalità della comunità internazionale), il leader del Likud ha accusato gli avversari di
Per Stasi condanna di 16 anni
voler dividere Gerusalemme: «Preserveremo l’unità della città nella sua integrità», ha detto.
Il professore di lettere Fabrizio Pellegrino è stato arrestato ad agosto LAPRESSE
SPINOSI Oggi faranno la fila in sei milioni ai seggi: in lizza ci sono 25 partiti e i sondaggi continuano a dare in testa la coalizione di centrosinistra guidata dal leader laburista Isaac Herzog e dalla centrista Tzipi Livni, alleati nel cartello elettorale «Unione Sionista». Herzog (che in caso di vittoria darà vita ad una staffetta con la Livni alla guida del governo) ha esortato gli elettori a non disperdere il voto se vogliono mettere fine ai sei anni di governo Netanyahu. In suo sostegno sono scesi in campo anche l’ultimo premier laburista, Ehud Barak, e l’ex presidente di Israele, Shimon Peres. In ogni caso, in base ai numeri che circolano, potrebbe essere difficile per il centrosinistra formare un governo: l’Unione Sionista dovrebbe ottenere tra i 24 e i 26 seggi, sui 120 di cui è composto il Parlamento, rispetto ai 20-23 seggi del Likud. E l’agenda di lavoro del prossimo primo ministro appare comunque densa: dai rapporti con i palestinesi e l’Iran a quelli con Usa e Ue, oltre alle tensioni sociali nel Paese, tanti temi in ballo. Tutti spinosi.
CASO RISOLTO
È riapparso Putin «Senza pettegolezzi vi annoiereste tutti» 1Il leader russo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
U
RLe vittime di abusi
«Stasi uccise Chiara perché pericolosa»
● L’ha uccisa senza pietà per difendere la propria reputazione. Nelle motivazioni della Corte d’Assise d’Appello di Milano, che a dicembre ha condannato Alberto Stasi a 16 anni per l’omicidio di Chiara Poggi, si legge infatti: «Stasi ha brutalmente ucciso la fidanzata che per un motivo rimasto sconosciuto era diventata una presenza pericolosa e scomoda, come tale da eliminare per sempre dalla sua vita di ragazzo perbene e studente modello, da tutti concordemente apprezzato». E ancora: è stata una «motivazione forte» a causare «il raptus omicidia». Quale? «Il movente dell’omicidio è rimasto sconosciuto», ma ipotizzano che la scoperta di Chiara della «passione» di Alberto «per la pornografia» avrebbe potuto «provocare discussioni, anche con una fidanzata “di larghe vedute”». I giudici hanno anche sottolineato: «La dinamica dell’aggressione evidenzia come Chiara non abbia avuto nemmeno il tempo di reagire, dato questo che pesa come un macigno (...) sulla persona con cui era in maggior e quotidiana intimità. È rimasta del tutto inerme. Era così tranquilla, aveva così fiducia nel visitatore da non fare assolutamente niente, tanto da venire massacrata senza alcuna fatica, oltre che senza alcuna pietà». E inoltre il dato del «sicuro lavaggio delle mani da parte dell’assassino (...)» ha portato la Corte ad attribuire «una indubbia valenza probatoria alle uniche due impronte rilevate sul dispenser del sapone, che appartengono all’imputato».
Elisabetta Esposito ndici anni e quattro mesi di carcere e 50 mila euro di multa. Una condanna pesante quella inflitta dal Gup di Torino, nel processo con rito abbreviato, a Fabrizio Pellegrino. «Una pena non giustificata, che ha una connotazione molto morale anziché giuridica», hanno commentato i suoi legali. Ma come si può non pensare alla morale di fronte ad abusi sessuali su ragazzini da parte di un insegnante, ovvero la persona a cui i genitori affidano i propri figli nella convinzione che possa proteggerli? Il professore di lettere della scuola media di Costigliole Saluzzo, nel Cuneese — arrestato la scorsa estate con le accuse di violenza sessuale, induzione alla prostituzione minorile e detenzione di materiale pedo pornografico — è stato infatti condannato per aver avuto rapporti con i suoi allievi. Secondo l’accusa, per almeno quattro anni, dal 2010 al 2014, l’uomo ha abusato della sua posizione per avvicinare i ragazzi (si parla di diciannove vittime) e attirarli nella sua abitazione, dove pagava per pratiche sessuali documentate con immagini poi salvate nel computer. I pm avevano chiesto 14 anni e 40 mila euro di multa, mentre le famiglie dei sei ragazzi che si erano costituiti parte civile un risarcimento di 400mila euro. Al momento, oltre alla multa di 50 mila, Pellegrino pagherà 15 mila euro di provvisionale per ognuno dei sei, ma per lui — che è stato comunque assolto per alcuni casi e a cui sono state riconosciute le attenuanti generiche — è stato disposto
LE MOTIVAZIONI
● Mille giorni in una stanzetta, con un bagno, una piccola cucina, diversi computer e una cyclette: è la vita a cui è costretto dal 19 giugno 2012 Julian Assange per evitare l’estradizione in Svezia dove è accusato di violenza sessuale. Ieri una piccola folla si è radunata davanti all’ambasciata dell’Ecuador a Londra per ricordare con una veglia i mille giorni di sostanziale reclusione del fondatore di WikiLeaks, ricercato dagli Usa per la diffusione di file segreti che hanno messo in imbarazzo i governi di mezzo mondo.
“sparito” per undici giorni: nessuna spiegazione sulla lunga assenza
«S
enza i pettegolezzi sarebbe una gran noia». Così Vladimir Putin ha commentato le variopinte voci sulla sua assenza negli ultimi giorni. Il presidente russo è tornato infatti a mostrarsi in pubblico ieri, in occasione di un incontro con il presidente kirghizo Almazbek Atambayev a San Pietroburgo, 11 giorni esatti dopo la sua ultima apparizione, quando ricevette a Mosca Matteo Renzi. Un periodo in cui intorno presidente, complice pure il recente omicidio di Nemtsov, è stato costruito un vero giallo su cui, ovviamente, ancora non c’è chiarezza. LE IPOTESI L’ipotesi più accreditata era quella di una malattia: si è andati dall’influenza fino a un tumore, al pancreas o alla spina dorsale. Ieri, per dar forza al concetto che invece tutto va bene, sulla questione è intervenuto lo stesso Atambayev: «Il presidente è in grande forma! Non solo cammina, ma guida anche. Come si dice in russo, non se la prende comoda». Il leader kirghizo ha raccontato infatti che il Putin lo ha portato in giro in auto nel palazzo Konstantinovski di Strelna. Per altri l’assenza era invece dovuta alla nascita di una figlia che Putin avrebbe avuto con la compagna Alina Kabaeva. Ma con il passare dei giorni, tra i «no comment» del Cremlino, si era fatta strada anche l’idea che si fosse vicini a un golpe. Soprattutto quando i telegiornali di stato hanno iniziato a modifi-
Vladimir Putin ieri a San Pietroburgo
care l’agenda del presidente dando per fatti incontri ancora da fare per calmare la bufera in corso. SENZA RISPOSTE Quello che è certo è che ieri Putin, 62 anni, appariva tranquillo e senza evidenti problemi di salute. Inevitabile poi che i giornalisti russi che seguono il presidente abbiano preso d’assalto il suo portavoce, Dmitri Peskov, per conoscere le ragioni — possibilmente vere — di questa prolungata e misteriosa “scomparsa”. Lui ha cercato di scherzarci su: «Avete visto il presidente paralizzato, bloccato dai generali? È appena arrivato dalla Svizzera, dove ha assistito a un parto, come ben sapete». Gli chiedono del possibile arrivo di un osteopata dalla Svizzera e Peskov: «Certo, c’era anche lui tra i generali che hanno preso in ostaggio Putin». Di sicuro, come fanno notare alcuni membri dell’opposizione, il prolungarsi del mistero Putin — in cui a un certo punto si è arrivati persino a parlare della sua morte — ha distolto l’attenzione dei media dall’omicidio di Boris Nemtsov e le indagini sui mandanti. E una spiegazione convincente su quanto sia accaduto negli ultimi dieci giorni ancora non c’è. © RIPRODUZIONE RISERVATA
VANUATU CONTA I DANNI (E RIPARTE) ● L’apocalisse tra venerdì e sabato: il ciclone tropicale Pam ha colpito le isole di Vanuatu, piccolo arcipelago a est dell’Australia e uno degli stati più poveri del mondo, facendo almeno 24 morti e decine di feriti con venti fino a 300 chilometri orari. I soccorsi sono al lavoro e il numero delle vittime potrebbe salire mentre gli aiuti arrivano alle aree più remote. Metà della popolazione è senza casa: ci vorranno giorni per quantificare i danni del ciclone, dissipatosi mentre era diretto nel sud-est della Nuova Zelanda. Nell’attesa si prova a ripartire, come fa il bambino che nella foto (Ap) palleggia a Port Villa davanti alle rovine di casa.
Alcuni pro-Assange ieri a Londra
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MARTEDĂŒ 17 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
RESTIAMO “CON-NESSIâ€? ALLE LEGGI DELLA CIVILTĂ€
Virna e il cinema di una volta... Nostalgia canaglia
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1Esce Latin Lover, ultimo film interpretato dalla Lisi
DIVERSAMENTE AFFABILE di FIAMMA SATTA
artedÏ scorso sono andata a teatro a vedere Nessi, il nuovo spettacolo di Alessandro Bergonzoni, il comico-filosofo-giocoliere del linguaggio, una surreale ed esilarante rappresentazione della vitale necessità di rimanere davvero profondamente con-nessi, legati come siamo tutti da universali fili di comuni esperienze e appartenenze. La sala gremita sussultava per le risate, stupita dalla scoperta di insospettati nessi fra esseri umani e situazioni. Ridevo anche io, nonostante mi rimbalzasse nella testa una domanda fastidiosa: perchÊ al Teatro Vittoria, sala storica e frequentatissima, ci sono infiniti gradini ma nemmeno l’ombra di ascensori, montascale o entrate secondarie per le persone in sedie a rotelle? Io ero accompagnata da due volenterosi amici che hanno rischiato un’ernia per sollevare i miei 58 kg piÚ sedia. E se fossi stato un omone di 92 kg? Ho visto una signora in carrozzina, ancora in grado di fare le scale a piedi, boccheggiare stremata. PerchÊ in Italia esistono luoghi totalmente inaccessibili e discon-nessi dai basilari criteri di un armonico umano convivere? Per dirla alla Bergonzoni, le norme ci sarebbero ma l’e-norme inciviltà impedisce di applicarle.
La regista Comencini: ÂŤĂˆ dedicato a lei, era un’amicaÂť glia, per commemorare i dieci anni dalla scomparsa del padre/marito.
Virna Lisi, scomparsa il 18 dicembre, sul set con Cristina Comencini
Emanuele Bigi ROMA
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n omaggio al cinema italiano di un tempo e a Virna Lisi. Latin Lover di Cristina Comencini (nelle sale da giovedĂŹ) è dedicato proprio “a Virnaâ€?, l’attrice che ci ha lasciato a dicembre e che qui regala la sua ultima interpretazione. ÂŤEravamo amiche — dice la Comencini —. Abbiamo lavorato insieme quattro volte. Credo che questa sua performance sia tra le piĂš belle, soprattutto la scena in cui si ubriaca. Se n’è andata via all’improvviso, probabilmente voleva raggiungere suo marito. La ricordo sorridente proprio come in questo filmÂť. Qui la grande attrice interpreta Rita, una delle due mogli di Saverio Crispo (Francesco Scianna), un divo del cinema italiano che
BLOG segui Fiamma anche su diversamenteaffabile.gazzetta.it
QUI SONO UN PO’ TOGNAZZI, UN PO’ GASSMAN... QUESTO RUOLO Ăˆ UN REGALO FRANCESCO SCIANNA ATTORE
nel corso della sua vita ha avuto due mogli, molti flirt e sei figlie (Angela Finocchiaro, Valeria Bruni Tedeschi, Candela PeĂąa, Pihla Viitala, Nodeah Miranda e Cecilia Zingaro) sparse in giro per il mondo. Tutte si ritrovano a casa di Rita, in Pu-
OROSCOPO LE PAGELLE di ANTONIO CAPITANI 21/4 - 20/5 TORO
21/5 - 21/6 GEMELLI
22/6 - 22/7 CANCRO
23/7 - 23/8 LEONE
24/8 - 22/9 VERGINE
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Gli zebedei vi fumano come turchi. PerchÊ lavoro e amore appaiono (ma non sono!) sfigaterrimi. Fate la tara, don’t azzann anybody e fornicate. Subito.
La vostra creatività cresce, rutila, lievita. E anche grazie a essa conseguite successi fulgiderrimi, non solo nel lavoro. Il sudombelico je l’ammolla.
News di soldi vi spiazzano: non inscenate sfigodrammi, tutto si risolve. L’intelletto fa faville, il sudombelico, l’amor e la gentilezza meno.
Vista la Luna opposta, sia voi, sia le persone attorno a voi siete tolleranti e pacifici come gli alligatori. Niente colpi di testa, please, nemmeno suini.
Le cose da fare sono tante e richiedono un lavoro certosino. Ma il cuore è contento e i successi arrivano. Fornicazione muy fantasiosa.
23/9 - 22/10 BILANCIA
23/10 - 22/11 SCORPIONE
23/11 - 21/12 SAGITTARIO
22/12 - 20/1 CAPRICORNO
21/1 - 19/2 ACQUARIO
20/2 - 20/3 PESCI
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Il lavoro e le vostre passioni personali vi procurano consensi, voi recuperate buonumore e posizioni. A sud dell’ombelico un po’ piÚ di brio pepatino.
L’umore is a little bit stort, i rapporti con la gente sminuzzano gli zebedei. E aleggiano impicci di varia natura. Pure l’ormone non è che brilli granchÊ.
Grazie alla faccia (e ai colpi) di glutei vincete a man bassa nel lavoro e in amor. Il vigore cresce, la grinta pure, la fornicazione vi vien benissimo.
Il lavoro rinfranca e offre riscontri utili e concreti, pure sul piano economico (anche se non mancano le spese). Ormoni un cicinĂŹn inappetenti. Come mai?
Fiuto, fortuna e charme vi fan var(i)are ogni cosa con successo. Ma non abbiate il garbo del bue muschiato. Impeto suino super, con venature sentimentali.
Siete forse in crisi sfigoabbandonica, confusi, demotivati. Insomma, una palla, diciamolo. I stagliano impedimenti anche alla fornicazione. Passeranno.
SHOWBIZ L’ULTIMA SFILATA TRA UN MESE A SAN PAOLO
Gisele Bundchen, 34 anni, è stata scoperta quando ne aveva 14 AP
Gisele, addio alle passerelle dopo vent’anni di carriera � Fa un certo effetto leggere che ad andare in pensione è una bellissima donna classe 1980. Ma nel mondo magico e spietato della moda accade anche questo: dopo vent’anni di onoratissima carriera, sta per lasciare le passerelle la top model brasiliana Gisele Bundchen. Secondo il sito Estadao, l’ultima sfilata sarà il mese prossimo alla Fashion Week di San Paolo. Continuerà a fare moda come stilista e testimonial, ma ha deciso di lasciare per poter stare di piÚ con i due figli avuti dal marito, il quarterback Tom Brady.
PRESTO LA 3a STAGIONE
LA SERIE LA DAMA VELATA
QUELLA DONNA CHE LOTTAVA PER LA LIBERTĂ€ Non solo melò, perchĂŠ mistero e giallo sono in agguato. Ăˆ un melodramma rivisitato in chiave moderna ÂŤLa dama velataÂť, serie in 12 episodi da stasera su Rai 1. Ambientata alla fine dell’Ottocento e interpretata da Miriam Leone, racconta la storia di una donna che lotta per la propria libertĂ : da un padre autoritario, da un matrimonio combinato e da tutte le convenzioni della sua epoca. DA VEDERE STASERA SU RAI 1 ALLE 21.15
IL BASSISTA DEI POOH
Braccialetti rossi Sollievo Canzian Volano gli ascolti dopo l’aneurisma Su Rai 1 6,5 milioni Ora sto bene � Chiusura in bellezza per Braccialetti rossi 2: la fiction sull’amicizia in corsia e la lotta contro la malattia ha incollato domenica sera su Rai 1 6 milioni 500 mila spettatori con il 24,10% di share. Solo 15,09% per la soap di Canale 5 Il segreto. E ci si avvia verso la 3a stagione: Verrà girata in estate, ha detto il direttore di Rai Fiction, Eleonora Andreatta.
� Mamma mia, che botta.... Red Canzian, il bassista e cantante dei Pooh, dal suo luogo di convalescenza sul Lago di Garda, ha raccontato il miracolo di avere superato la dissecazione dell’aorta, causata da un’aneurisma. Operato d’urgenza al cuore il 25 febbraio a Roma, l’artista 63enne sul suo profilo Facebook ha tranquillizzato tutti: Adesso sto bene, ha raccontato.
L’ANNUNCIO DEL CANTANTE SU TWITTER
Ramazzotti papĂ per la terza volta Ăˆ nato Gabrio Tullio: ÂŤE giĂ suonaÂť â—? ÂŤIeri alle 16.40 è nato Gabrio Tullio. Pesa 3.800 e suona giĂ la chitarra. Un’emozione totaleÂť. CosĂŹ su Twitter il cantante Eros Ramazzotti ha annunciato la nascita del suo terzo figlio, avuto domenica dalla moglie e modella Marica Pellegrinelli. La coppia (nella foto) ha giĂ una bambina, Raffaella Maria, nata nel 2011. Eros ha un’altra figlia, Aurora, nata dalle nozze con Michelle Hunziker (anche lei l’8 marzo è diventata mamma per la 3a volta).
Š RIPRODUZIONE RISERVATA
CONSIGLI
21/3 - 20/4 ARIETE La cooperazione nel vostro staff cresce ed è concausa di soddisfazionone nel lavoro. E il fronte amorososudombelicale viaggia verso il trionfissimo.
POLIEDRICO Scianna si è divertito ad essere un po’ Ugo Tognazzi, un po’ Marcello Mastroianni, Vittorio Gassman o Gian Maria VolontĂŠ. ÂŤĂˆ rarissimo che ti capiti un ruolo del genere — dice Scianna — Cristina mi ha fatto un regalo immenso. Mi sono confrontato con questi mostri sacri con leggerezza, ho giocato un po’ con loro e nello stesso tempo ho cercato di comprendere l’umanitĂ di Saverio. Certo è un latin lover, ma dietro quella maschera nasconde un profondo bisogno d’amoreÂť. Il film parla di un uomo osannato dalle donne e di un periodo del cinema ÂŤdi cui siamo tutti pazzi — dice la regista — Ma di cui, però, dobbiamo liberarci. Non possiamo vivere solo di ricordi. Dobbiamo raccoglierne l’ereditĂ per andare oltre e raccontare senza paura, con la stessa libertĂ , la nostra modernitĂ Âť. Un po’ come fanno queste donne, ÂŤche dopo aver mitizzato il marito/ padre, vengono a conoscenza dopo anni delle sue fragilitĂ e scoprono la libertĂ di essere finalmente se stesse, libere dalla sguardo maschile. Latin Lover, in fondo, attraverso il mito del cinema racconta le piccolezze dell’essere umanoÂť conclude la Comencini. ÂŤLeggendo il copione temevo che il personaggio di Scianna potesse risultare fuori dal tempo e antipatico — dice uno dei protagonisti, Neri MarcorĂŠ — invece alla fine, per mia sorpresa, ho scoperto che conduce a una nostalgia commoventeÂť. Insomma, ci si diverte ci si commuove.
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LO SPORT IN TV
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Siviglia vola con Vitolo. Che chiama la Roja
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INGHILTERRA
L’Everton salvi la Regina e il ranking Uefa
FRANCIA
Ibrahimovic diventa un caso politico
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1Viaggio in Sicilia nei centri
di accoglienza, tra i migranti che vedono nel calcio un mezzo d’integrazione e un obiettivo di vita 1 Con indosso le maglie dei club italiani e stranieri, appena sbarcati, a ET dicono: «Voglio diventare professionista» o «Una volta nella vita desidero andare allo stadio di Milano»
Andrea Luchetta alle pagine 2-4
Sognando San Siro
CANADA
Donadel: «Qui, a Montreal, per la Champions»
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Settimanale di calcio internazionale Extratime@gazzetta.it - @etgazzetta Martedì 17 Marzo 2015 Numero - 170
BHUTAN
La nazionale di Thimphu per la storia
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EXTRATIME
REPORTAGE
La palla pr messa 1Siamo andati in Sicilia tra i migranti per scoprire come il calcio è visto quale àncora di salvezza e si è fatto veicolo del mito europeo 1E appena sbarcati dai barconi, con le maglie dei club italiani o stranieri indosso, raccontano: «Voglio diventare
professionista da voi», «Io posso fare anche meglio di Balotelli» o ancora «Almeno una volta nella vita voglio vedere San Siro»
Andrea Luchetta da Lampedusa, Augusta, Siracusa, Palermo, Catania e Caltagirone
I FLUSSI MIGRATORI VERSO L’ITALIA
E’
notte e freddo, quando la gru della nave Dattilo cala l’ultima bara sulla banchina del porto di Augusta. Tre uomini con tuta bianca e mascherina caricano il feretro in un furgone. Dieci corpi ripescati e decine di punti interrogativi: «Credi davvero che siano affogati solo loro?» sferza la delegata di un’ong. Il primo a darle ragione è un padre di Damasco, sbarcato assieme a tre bambini. Racconta che in mezzo al Canale di Sicilia è scomparso il suo figlio più piccolo, un bimbo di due anni. Impossibile stabilire il numero dei dispersi, stimato intorno alle 50 persone. Badr, un ragazzo marocchino, ci descrive scene infernali: esistono prima e seconda classe anche su quei catorci, e troppo spesso la differenza la fa un salvagente in vendita per 50 euro. «Gli africani non hanno i soldi per comprarlo e non sanno nemmeno nuotare. Quando il gommone si è rovesciato chi non aveva il salvagente si è aggrappato a chi lo indossava, finendo per trascinarlo con sé». I 439 sopravvissuti vengono condotti in una tendopoli nel porto. Stanno in fila per la cena, sulle spalle una coperta di lana grezza per combattere l’umidità che ha vinto le ossa dopo giorni di mare. Un gruppo di palestinesi guarda incuriosito.
Sofia
Istanbul
TURCHIA MALTA TUNISIA Ouargla
Damasco
Tripoli
Baghdad IRAQ
IRAN
LIBIA
EGITTO
ARABIA SAUDITA
Djanet NIGER
Port Sudan
Selima
MALI
RICHIEDENTI ASILO FEBBRAIO 2015
Agadez Bamako SUDAN
Kano NIGERIA
Gambia
SUD SUDAN
gli sbarchi in Italia nei primi 2 mesi 2015: per un totale di 7.882 persone, +2.376 rispetto a gennaio-febbraio ’14. Per le stime Unhcr sono stati 3.538 i morti nel 2014 nel Canale di Sicilia
835
Senegal
ETIOPIA
Juba
663
Nigeria
656
SOMALIA GAMBIA
COSTA D’AVORIO
Islamabad
PAKISTAN
Sebha
Mogadiscio
Kampala
GHANA
Nairobi
KENYA
«Totti selfie, Inzaghi offside...» Appena sentono la parola «calcio» distendono il sorriso più largo del mondo. Un ragazzo di 25 anni, una cicatrice sul collo che manco Tevez, comincia a saltellare frenetico: «Totti! Totti, selfie!» ride. «Inzaghi offside, Inzaghi offside! Ac Milan, Barbara Berlusconi!». È scappato dal Libano, orfano di padre («My father… Israel… bum bum bum»), e tale è l’entusiasmo che, dopo averci aggiornato sul risultato del Real Madrid, passa a elencare tutti i commentatori di Al Jazeera per il calcio italiano. A pochi centimetri due ragazzi ridacchiano imbarazzati. Farest ha 23 anni, è cresciuto in un campo per profughi palestinesi in Siria e a causa della guerra ha abbandonato l’università: «Non volevo essere ucciso, né diventare un assassino». Educato, timido, racconta che nel naufragio sono scomparsi almeno sette bambini. Il gommone si è rovesciato dopo l’aggancio a un mercantile giunto
AFGHANISTAN
Cairo
ALGERIA
SENEGAL
Kabul
SIRIA
Bengasi
Pakistan Ucraina
511 498 dati Ministero degli Interni
Il Milan di Aliou
per i soccorsi. Contagiato dall’entusiasmo del vicino, Farest confessa un debole per Totti e il Barcellona. La prima partita che ricorda è Francia-Brasile 3-0, finale del Mondiale 1998. «Quando ha vinto il Brasile...» aggiunge un amico. Come il Brasile? «Noi tifavamo per loro: sai, avevano Ronaldo». Nel quarto d’ora scarso che trascorriamo fra le tende, facciamo in tempo a vedere un ragazzo con la maglia del Milan, un altro con una felpa del Barça e un terzo che indossa scarpe da calcetto: tutto ciò con cui hanno affrontato sole e sale, deserti e mari.
«Nel deserto eravamo in 26, siamo arrivati in 13». Aliou è un ragazzo tranquillo, dallo sguardo dolce. Lo incontriamo in un centro di prima accoglienza per minori a Caltagirone. È tornato prima dal campetto in cui decine di ospiti ridono e litigano, chi esultando come Cristiano Ronaldo e chi giocando scalzo o quasi. «Non saprei dirti in che modo amo il Milan - racconta emozionato, governando a stento la voce -. Rappresenta un sacco di cose per me, è un po’ il sentimento che un padre deve provare per un figlio». Spinto dalle difficoltà materiali e da un sogno segreto, un giorno ha lasciato il Senegal: Mali, Burkina Faso e poi Niger, per attraversare il Sahara e raggiungere la costa libica. «Abbiamo passato 9 giorni nel deserto, ci eravamo persi. Per tre e mezzo siamo rimasti senza cibo e senza acqua. Era tutto finito: il pick-up rotto, abbandonato dal trafficante, e noi lì. C’era una bottiglia da un litro e mezzo per cinque perso-
La Champions come Hollywood Dopo giorni di burrasca i nuovi arrivi in Sicilia erano attesi col fatalismo di un’onda. Il 2015 si annuncia come nuovo anno dei record: al primo marzo sulle coste italiane sono sbarcate 7.882 persone, il 43% in più rispetto allo stesso periodo del 2014 (5.506), concluso con oltre 170 mila arrivi (circa quattro volte quelli del 2013, quasi 43 mila). Inevitabile, in una fase storica in cui per la prima volta dalla Seconda guerra mondiale più di 50 milioni di persone si trovano costrette a lasciare la propria casa, e le istituzioni della principale base di partenza per l’Italia, la Libia, sono collassate sotto il peso della guerra civile in corso da quattro anni. Scopo del nostro viaggio è capire quanto il calcio ha inciso nella formazione dell’immaginario di questi uomini. In che misura la Champions League si è fatta veicolo del mito europeo, un po’ come Hollywood per l’America, contribuendo a scolpire le attese per cui questi giovani hanno sfidato il Sahara, i predoni e il Mediterraneo. Una domanda che ci porterà a girare per mezza Sicilia e oltre, da Palermo a Lampedusa.
Dei migranti ospitati nella chiesa del Santo Curato d’Ars, Palermo
mila e 128 i migranti presenti in Italia a febbraio 2015 nelle strutture temporanee, Cara e Sprar: in Sicilia sono 13.999, il 21 per cento del totale
MARTEDÌ 17 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
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La squadra più CARA «Ma il razzismo c’è» 1Il Centro Accoglienza Richiedenti Asilo di Mineo, il più grande in Europa, ha messo su un team che dal 2013 partecipa ai campionati Figc1«Non tutti ci accolgono bene»1E alcuni rifugiati lavorano in nero come braccianti Andrea Luchetta a Mineo 2
3
● 1) In campo a Lampedusa; ● 2) in preghiera a Mineo (Catania); ● 3) un ospite del centro di Lampedusa (foto Reuters, Afp)
4
5
● 4) Un profugo juventino sbarca al molo Ronciglio di Trapani (foto Ipp). ● 5) Una maglia azzurra fra i superstiti di uno sbarco a Porto Empedocle (Agrigento) ● 6) Un papà in bianconero dà da bere al suo bimbo ad Augusta (Siracusa). ● Sotto, uno dei ragazzi del Centro Cara (Centro accoglienza richiedenti asilo) di Mineo
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(foto Lapresse)
3
A
l 70’ della gara contro il Real Picanello, Seconda categoria, V. crolla e cede ai singhiozzi. I ragazzi del Cara Mineo hanno appena subito il terzo gol: finirà 2-3, in un crescendo di grida e proteste. Il Cara di Mineo (3.200 ospiti quando lo visitiamo) è il centro d’accoglienza per richiedenti asilo più grande d’Europa, e dal 2013 partecipa ai campionati Figc. Il direttore Sebastiano Maccarrone ci assicura che il solo obiettivo è regalare un sorriso ai ragazzi: ma nella parte di gara cui assistiamo non troviamo tracce di questi sorrisi, né dei connotati da favola con cui la stampa di mezzo mondo ha descritto la «Nazionale dei rifugiati». I ragazzi giocano con foga, con un’urgenza che incendia. Troviamo, questo sì, la complicità di un gruppo vero e l’empatia dei due operatori-allenatori, Giuseppe Manzella e Gianluca Trombino.
«Barbara, voglio il Milan» B., il portiere, è fuggito dal Gambia per ritrovarsi schiacciato in un pick-up nel Sahara, «impacchettato come merce», mentre i trafficanti picchiavano i vicini. Il viaggio è durato più della scorta d’acqua. Poi la Libia, le violenze e un barcone malconcio: storia comune ai suoi compagni di spogliatoio, a iniziare dal concorrente per la porta, Baca, un ragazzo di 21 anni con treccina alla Taribo West: «Cosa dici, io sono solo Baca!» ride, lanciando un appello a Barbara Berlusconi: «Barbara, sto arrivando! Voglio giocare per il Milan, perché non potrei essere meglio di Abbiati? Voglio firmare un contratto a vita!». Uno degli obiettivi della squadra è favorire l’integrazione: non sono mancati i problemi, come nella struttura. A fine febbraio i carabinieri sono dovuti intervenire dopo 90 minuti di botte e insulti - anche a sfondo razziale, denunciano i giocatori. «Molta gente nel territorio siciliano non ci accoglie bene», dice Trombino. «Gli episodi di razzismo sono capitati, anche se quest’anno meno della stagione precedente».
Il Residence di Sigonella
ne: abbiamo bevuto un sorsetto tre volte al giorno», dice, stringendo pollice e indice per indicare una quantità minima. «Ci ha raccolti una pattuglia della polizia, siamo andati ad Agadez, nel Niger, e là abbiamo dovuto pagare di nuovo per riprendere il cammino. Ma nel Sahara non è stato peggio della Libia»: un anno e mezzo a spaccarsi la schiena nei cantieri, per subire quattro rapimenti e vedersi rubare i dinari risparmiati per il Mediterraneo. Non ti è mai venuta voglia di tornare a casa? «Mai. Ho deciso di venire in Italia per integrarmi e almeno un giorno - almeno un giorno – andare a San Siro a vedere il Milan. Amo il Milan, amo il Milan», ripete veloce, incespicando sulle parole più ancora di quando ricorda il Sahara. Ti piacerebbe diventare calciatore? «Non so cosa mi riservi il destino. Ma almeno una volta voglio vedere San Siro. È il sogno che più mi è caro al mondo, te lo dico dal fondo del cuore». Dopo il deserto, quattro giorni di mare, di cui ricorda
soprattutto il freddo. «Col Milan ho imparato ad amare l’Italia: non so se sono mai stato felice come il giorno in cui ha vinto il Mondiale». «Pirlo deve continuare altri 30 anni, perché mi piace. Quando entrerà in campo a 60 anni dimostrerà ancora di sapere il fatto suo».
Renzi l’interista Fra i suoi compagni non si contano quelli convinti di poter diventare professionisti. Slavin, gambiano di 17 anni, adora Muntari con buona pace di Salvini. Non credi che faccia troppi falli? «No, a centrocampo bisogna entrare duro», sorride un po’ imbarazzato. Definisce «tumultuoso» il suo viaggio, cominciato quando di anni ne aveva 15: una settimana nel deserto, i compagni che vomitavano sangue, un anno d’inferno in Libia («non voglio parlarne, alcune cose vanno tenute per sé»), e una traversata in balia delle correnti, stretto fra 100 profughi su un gommone malandato di dieci metri e poco
I MIGRANTI SBARCATI IN ITALIA
170.100
dati Ministero degli Interni
INIZIO CONFILITTO IN LIBIA
42.925
64.261 22.939
22.016
20.455
2005
2006
2007
36.951
2008
9.573
4.406
2009
2010
13.267 2011
2012
2013
2014
più. Simpatizza per il Milan, ma tifa Manchester United, e in Gambia consacrava il weekend al calcio europeo. Dice di essere partito, oltre che per problemi di cui preferisce tacere, «per soddisfare la mia ambizione di diventare professionista». Calcio a parte, dell’Europa conosceva «i diritti umani». Sai chi è Silvio Berlusconi? «Certo, quello del Milan». E Matteo Renzi? «Come no! Gioca nell’Inter». La gara più bella, ale di ricorda distendendo i lineamenti, è la finale un torneo locale che la sua squadra ha vinto 2-0.
Abdoul e Supermario gazzo Fra questi sognatori svetta un altro ragazzo za da gambiano, Abdoul, e non solo per l’altezza prima punta. Stupisce la determinazione robon tono tica con cui parla della sua «carriera». Un sogna al titanio, inattaccabile, al punto che bisogna ovare sforzarsi di guardarlo negli occhi per ritrovare ra un il lampo del ragazzino. Per gli altri è ancora gioco, per lui una missione, e si capisce dalla uro e serietà con cui si muove sul campo, maturo intelligente, mentre i compagni si fanno risucsciuto chiare dalla palla. Nel vivaio in cui è cresciuto lrooy. lo paragonavano all’olandese Van Nistelrooy. erico«Sono partito perché la mia vita era in pericodi che lo». Orfano di padre, investiva i pochi soldi ma a gli passava la madre per andare al cinema vo raguardare le gare europee, «e quando vedevo gazzi di 16 anni mi dicevo: wow, posso farr mento. Il glio di loro, quando arriverà il mio momento. hara, calcio è la mia vita». Quattro giorni nel Sahara, due senza bere, «pensavo che sarei morto», ma il peggio doveva ancora venire. Continua a pagina 4
L’ingresso del centro è guardato a vista da un gruppo di soldati. Il Cara sorge nel «Residence degli aranci», un complesso che fino al 2010 ospitava i militari Usa di stanza a Sigonella. Le vie conservano nomi come «Constitution Avenue» e nessuno ha abbattuto le reti con filo spinato. Gli ospiti sono liberi di uscire, ma la domanda è per andare dove: la struttura è isolata is nei pressi della statale. Difficile D integrarsi, quando il pa paese più vicino è così scomod raggiungere. Non lo sono do da però gli ettari di campi intorno r al residence. Nuccio Valenti ( (Flai Cgil) denuncia a ET: «2-300 ospiti del centro lavorano in nero come braccianti, e non sono a alieni a fenomeni di capora ralato. I proprietari li pagano 10-15 euro all’ora, contro i 60 di un bracciante in regola». Non l’unica ombra che lam lambisce la struttura, in cui nel dicembre 2013 si è tolto la vita un ragazzo eritreo. Il Cara è tornato al centro delle cron cronache negli ultimi giorni: il pres presidente dell’autorità Anticorru corruzione, Raffaele Cantone, de ha definito «illegittima» la gad’a ra d’appalto per gestirlo; le indagin della procura di Catania dagini coinv coinvolgerebbero anche il sottoseg tosegretario all’Agricoltura Giuse Giuseppe Castiglione (Ncd). © RIPRODUZIONE RISERVATA
4
EXTRATIME
MARTEDÌ 17 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
REPORTAGE
L’ex pro gambiano Lamin: «Calcio o morte» a.luch.
Uno scorcio delle abitazioni del Cara di Mineo.
S
rompendo una finestra. «Dio ci ha aiutati: se ci avessero visti saremmo morti».
Michael tifa Bayern
u quei barconi fragili come conchiglie sono partiti anche dei professionisti, per quanto abituati a standard ben diversi da quelli europei: 20 euro al mese, un paio di bonus, al massimo un posto nell’esercito. In estate la Caritas di Palermo ha allestito una squadra niente male, a giudicare dal curriculum degli ospiti. Il più timido è Tamba, difensore di 18 anni, nome di battaglia «Pablo» in onore di Sorin, di cui si è innamorato al Mondiale 2006. Tifa Manchester United come Lamin, mediano di 19 anni, aria spavalda e una stagione nella A gambiana per 20 euro al mese. In Italia cosa vuoi fare? «Calcio o morte», dice ridendo. Per lui deserto significa il gelo patito a dormire sulla sabbia, in notti senza coperte. Poi un incubo libico di un anno e mezzo, fra guerra civile e polizia che arrestava per arraffare gli ultimi spiccioli: Lamin evade dal carcere di notte,
Storia simile a quella di Michael, pure lui evaso, regista con una convocazione nell’Under 17. «Mi piace giocare la palla, come Pirlo. Alle nostre partite c’era pubblico, qualche migliaia di persone». Michael adora Effenberg e il Bayern, meno il tiki-taka di Guardiola: «Il Gambia è anglofono, si tifa per le inglesi. La prima partita che ho visto è stata la finale di Champions 1999: tutti per lo United, e così io ho scelto il Bayern. Nel mio villaggio non era arrivata l’elettricità, ci siamo spostati in un paese vicino. Alla fine ero triste: forse non era solo calcio, era la premessa di qualcos’altro». Facile vedere a posteriori quella tendenza a non allinearsi che 15 anni dopo lo porterà a fuggire, lui impegnato contro il regime di «Sua Eccellenza lo
Sceicco Professor Dottor» Yahya Jammeh, capace di somministrare pozioni di allucinogeni a centinaia di donne accusate di stregoneria. Il più blasonato fra gli ex pro gioca al Cara di Mineo. S., difensore di 27 anni, ha sfiorato l’ingresso nella Champions con la squadra dell’esercito gambiano: «Vivevo in modo dignitoso, stipendio da sergente più bonus». Un giorno del 2014 lo avvisano che la polizia militare è sulle sue tracce: «Vengo dalla stessa tribù dell’ufficiale che nel ’09 tentò di rovesciare Jammeh. Molti commilitoni sono spariti nel nulla». Macina migliaia di km in poche settimane, e dopo il deserto spera di stabilirsi in Libia, ma i gruppi che danno la caccia ai subsahariani lo convincono a scappare: «Mentre salivamo sul barcone è cominciata una sparatoria violenta, ta-ta-ta-ta ovunque: molti sono fuggiti, noi siamo salpati».
DECATREND
di Alessandro de Calò
PELÉ, IL BIAFRA BABY DONSAH E IL POTERE DEL CALCIO
© RIPRODUZIONE RISERVATA
1Fra i profughi arrivati in Sicilia ci sono anche
degli ex calciatori, che vorrebbero ora trovare club in Italia1 «Siamo evasi dal carcere di notte» 1
La palla pr messa Segue da pagina 3 Era il Mediterraneo, che lui si ostina a chiamare «fiume»: uno sbaglio candido, ingenuo, capace di svelare il terrore per l’ignoto che questi ragazzi hanno dovuto vincere. «Ohh, ecco… È stata così dura, amico… Voglio solo dimenticare». «Abbiamo visto un elicottero e poi per ore la barca ha continuato ad andare, ad andare, ad andare», si incanta sopraffatto. E da qui, dal terrore di finire inghiottito dall’acqua, nasce il sogno di Abdoul di giocare per l’Italia: «Voglio ringraziare gli italiani, hanno rischiato la vita per salvarmi. Se mi aiuteranno a trovare una squadra, prometto che li ripagherò. Vedo Balotelli di fronte a gente fantastica come Pirlo, De Rossi, Buffon - sospira speranzoso-. Ricordo i gol alla Germania all’Europeo nel 2012, e mi dico che se riuscirò a giocare per l’Italia potrò fare anche meglio di lui. La disciplina è tutto, se vuoi ottenere qualcosa».
Da Boko Haram a Pirlo Pedro, nigeriano di 19 anni, ce l’ha a morte con Massimiliano Allegri. Lo incontriamo alla periferia di Siracusa, la sera dopo Juventus-Fiorentina di Coppa Italia (1-2): «La Juventus mi piace e adoro Pirlo: se ci fosse stato ieri sarebbe finita diversamente, sono molto arrabbiato», dice, abbandonando per un secondo l’aria guardinga. Pedro viene dal Nord del Paese, flagellato dagli attacchi dei terroristi di Boko Haram e dalla repressione dell’esercito. Ha perso il padre e due sorelle negli attentati degli islamisti, ed è partito più in fretta che poteva. Tre giorni nel deserto, stretto con altre ventisette persone su un pick-up, picchiato dai trafficanti «che ci trattavano come animali». Poi il «fiume» Mediterraneo, il «capitano» che scappa a nuoto poco dopo la partenza e la carretta che comincia a imbarcare acqua, tre giorni prima dei soccorsi. Da allora soffre di piccole emorragie. «Qualcuno sulla barca è svenuto, ma ci siamo salvati tutti. Se penso di trovarmi in Europa sono molto felice, anche se non ho altri vestiti e
ora ho freddo. Amo il calcio da pazzi». Gioca ala sinistra, gli piace imitare il madridista Cristiano Ronaldo, ma la vera passione è il Barcellona: «Messi e Xavi sono incredibili».
L’africano bianco «Bravo, africano bianco!», si sente gridare su un campo del Picanello, quartiere incastrato fra le case della Catania più popolare. L’africano bianco - chiamato dai compagni anche «extracomunitario» o «uomo nero» - è Simone Poma, centravanti e unico giocatore non di colore dello Sporting Africa United, prima squadra italiana creata e gestita da immigrati. Simone si muove a suo agio e a fine primo tempo aspetta che l’allenatore termini il monologo in cui alterna wolof, inglese e francese, per ricevere le sue istruzioni. Lo Sporting ha la calma del più forte, e rimonta un doppio svantaggio, per assicurarsi con un 3-2 la qualificazione ai playoff di Terza categoria. Bouba, l’allenatore di 38 anni, è uno spettacolo: pantaloni mimetici e cappellino da rapper, urla in quattro lingue, si agita, ride, protesta, senza mai risultare intimidatorio malgrado il fisico da peso massimo. «Il mio preferito è Simeone», abbozza a fine gare. Il modulo ideale? «Segreto». Questa squadra improvvisata è un osservatorio privilegiato. Ci permette di trovare nel calcio un filtro per leggere la quotidianità dei ragazzi sbarcati, per misurare la distanza che li separa dai sogni, e ci racconta qualcosa sulla nostra disponibilità ad accoglierli. Aram, difensore di 17 anni e una sicurezza fuori dal comune, viene dal Gambia. Preferisce non parlare del viaggio: « Mi sono buttato nel calcio anche per dimenticare il mio
PAESI CHE OSPITANO PIU’ RIFUGIATI
100.000
Dati Unhcr a giugno 2014
PAKISTAN LIBANO IRAN TURCHIA GIORDANIA ETIOPIA KENYA CIAD UGANDA CINA
1.616.500 1.181.500 982.100 824.900 736.000 587.700 537.000 454.900 358.500 301.000
2
passato e cominciare da capo. La mia vita ruota intorno allo sport, voglio diventare un professionista come Pirlo o Marchisio». Sogno coltivato sin da bambino, quando si stringeva nei cinema con altre centinaia di persone: «C’è caos, la gente grida, litiga: sai com’è, i tifosi del Barcellona vogliono sempre che il Real Madrid perda».
Fra Senegal e Rosarno Il direttore sportivo Abdoulaye è già passato per i sogni di Aram. Ex trequartista di Serie A senegalese, innamorato del Barça e di Ivan de la Peña, è atterrato in Sicilia senza trovare squadra: troppi vincoli burocratici, e così è finito prima a vendere merce contraffatta e poi a raccogliere pomodori a Rosarno. «È dura. Dormi nelle tende, quando piove non c’è lavoro: la gente si fa 15 euro al giorno. Per 8 mesi siamo rimasti senza corrente e acqua calda. Ai padroni non fregava nulla se eravamo malati o stavamo giù di testa: o accetti o te ne vai, e a casa ci sono delle persone che aspettano il tuo aiuto». Il punto, per lui, sta tutto nelle attese: «I ragazzi in Africa sognano di partire. In tv vedono una vita da sogno, chi torna racconta cose meravigliose: non ti svegliano su che cos’è l’Europa davvero». Gli inizi dello Sporting non sono stati facili, e la dicono lunga sulla nostra apertura. «Abbiamo perso le prime 4-5 partite perché gli avversari ci provocavano, con cose del tipo “tornate sugli alberi”, “figli delle scimmie”, e i nostri andavano fuori di testa», racconta ridacchiando. «Poi abbiamo fatto una riunione e abbiamo capito: ora vinciamo col sorriso». Mentre camminiamo nei pressi della stazione, non c’è africano che non fermi Abdoulaye per chiedere notizie del risultato. Il presidente dello Sporting è un imprenditore senegalese, Moussa Mbaye. «Il razzismo esiste, stiamo cercando di combatterlo con il calcio. Vogliamo diventare una piattaforma d’integrazione, come dimostra l’ “uomo nero” in attacco. La nostra, da immigrati, è una battaglia per la legalità». Per molti, in Italia come in Niger, il migrante è solo un affare, e chi sogna San Siro rischia di finire a spaccarsi la schiena in qualche campo o fabbrichetta. «In Sicilia esiste la mafia e il caporalato di Rosarno qui si ritrova in condizioni peggiori. Negare la mafia, la mala gestione di questa terra fa male. Lo dice anche un nostro proverbio: quando sei nato non puoi più nasconderti». © RIPRODUZIONE RISERVATA
● 1) Gruppo di ragazzi su un campo del centro di accoglienza per minori di Caltagirone. ● 2) Lo Sporting Africa United milita in terza categoria catanese; fra i migranti un solo bianco detto «l’uomo nero», Simone Poma. Foto Luchetta
Il potere del calcio è fragile, impalpabile, enorme. Verso la fine degli anni Sessanta, Pelé era riuscito con la sua sola presenza a fermare una guerra civile in Nigeria, per la secessione della repubblica del Biafra, durata più di novecento giorni con oltre un milione e mezzo di morti. Nelle case per bene del ricco Occidente molti si scandalizzavano e qualcuno si commuoveva, spezzando la crisalide dell’indifferenza, davanti alle immagini di quei bambini scheletrici e affamati, con le pance gonfie di aria. In Biafra e in Nigeria, tra la gente percossa dalla guerra, Pelé incarnava la speranza di una tregua. Fermi tutti, arriva il Santos che non è solo la Perla Nera ma anche Gilmar e Zito, Mauro e Pepe: il migliore esempio di globetrotters applicato al calcio. Nel febbraio del 1969, i guerriglieri biafrani sospendono gli attacchi su Benin per permettere agli assi brasiliani di esibirsi contro una rappresentativa nigeriana (per la cronaca il match finisce 2-1). È normale che nel mondo globalizzato e dominato dai media, ancora oggi milioni di africani cerchino una tregua nel calcio, una via d’uscita da guerre per bande, povertà, dittature, sofferenze. Tanti dopo aver preso un barcone la trovano su qualche campetto in Europa, dove inseguendo un pallone si immedesimano nei loro idoli: Totti, Tevez, Van Nistelrooy o Muntari. La magìa del futbol è anche questa, lo sappiamo bene. Qualcuno, come Godfred Donsah, riesce a sfondare in Serie A. Nasce in Ghana, nel 1996, segue le orme del padre arrivato a Lampedusa su un barcone. Donsah muove i primi passi da calciatore nelle giovanili del Palermo, cresce nel Verona, squadra con cui gioca il Viareggio e debutta in A. In questa stagione Zdenek Zeman l’ha lanciato nel Cagliari, dove sta diventando un nuovo Nainggolan. La Roma gli ha già messo gli occhi addosso, Arsenal, City e Tottenham lo seguono per portarlo in Premier. Di sicuro, a 19 anni gli è già cambiata la vita. E molto ancora potrà cambiare. Il potere del calcio è anche questo. Abbastanza fragile, impalpabile, enorme.
EXTRATIME
MARTEDÌ 17 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
SPAGNA
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INGHILTERRA
L’Everton salvi la Regina e il ranking 1I Blues di Liverpool giovedì potrebbero essere l’unico club L’esultanza di Vitolo, 25 anni, del Siviglia e, dietro, del compagno Iborra: volti nuovi della Roja? (EPA)
Un’esplosione di Vitolo. Che ora sogna la Roja
inglese in Europa: allarme per la classifica Uefa e il 4° posto Champions in pericolo 1E dire che sono solo quattordicesimi in Premier 1Ma il bomber belga Lukaku ci crede: « A Kiev con la Dynamo possiamo superare il turno e pensare in grande» Stefano Boldrini corrispondente da Londra
1Il 25enne centrocampista canario del Siviglia è fra le rivelazioni della Liga 1Adesso spera nella chiamata di Del Bosque, come i compagni Iborra e Sergio Rico
Filippo Maria Ricci corrispondente da Madrid
I
l momento è significativo. Dopo 8 anni di dominio del calcio europeo e mondiale la Spagna è uscita dalla Top 10 del ranking Fifa. Non succedeva dal 2007, poco prima di dar vita allo straordinario ed inedito triplete Europeo-MondialeEuropeo. La Roja sta cambiando pelle dopo la batosta al Mondiale brasiliano, chiuso in 6 giorni, e le cadute con la Francia e la Germania in amichevole e la Slovacchia sulla strada per il prossimo Europeo. Vicente Del Bosque ha avviato la rifondazione, e mai come in questo turno di convocazioni è lecito attendersi la chiamata di facce nuove. La Spagna aspetta l’Ucraina a Siviglia per l’Euro 2016 (il 27 marzo) e poi andrà ad Amsterdam per l’amichevole-rivincita del 5-1 sofferto al Mondiale con l’Olanda.
Il bambino inarrestabile Per Victor Machin, in arte Vitolo, questa settimana è di quelle segnate col circolino rosso: giovedì al Sanchez Pizjuan arriva il Villarreal per il ritorno degli ottavi di Europa League, il giorno dopo a Madrid Del Bosque darà la lista dei convocati per le gare di cui sopra. Vitolo ha grandi chance di rimediare, a 25 anni, la sua prima chiamata in nazionale. È una delle facce emergenti di questa Liga: cresciuto nella cantera del Las Palmas, isola natale, 2 anni fa è arrivato al Siviglia (per 3,5 milioni di euro). Una prima stagione positiva, la seconda per la consacrazione, l’esplosione primaverile: sinora col Siviglia 30 partite e 8 gol, ma gli ultimi 5 centri sono arrivati nelle ultime 4 gare: doppietta nel 3-2 in Germania al Borussia Monch., doppietta nel 4-3 in trasferta al Deportivo, una rete nel 3-1 dell’andata col Villarreal, la
Romelu Lukaku, 21 anni, belga, attaccante dell’Everton (REUTERS)
più rapida nella storia dell’Europa League (13 secondi dal fischio d’inizio). In 3 gare Vitolo ha corso per quasi 12 km, più di tutti. Non è un caso: «Da piccolo era inarrestabile: non smetteva un secondo di muoversi, agitarsi, correre. Era impossibile mandarlo a dormire - ha raccontato sua madre ad Abc –. Le sorelle più grandi non lo sopportavano più e per me in casa era complicato. Lo mandavamo a scuola fino alle 5 del pomeriggio, e un amico mi disse che c’era una squadra, l’Arbol Bonito che iniziava gli allenamenti alle 18. A 7 anni l’abbiamo messo lì». E il suo primo allenatore, Pericuco, prosegue: «Inizialmente giocava in attacco ma lo spostammo sulla fascia perché aveva bisogno di correre e correre». Vitolo non ha ancora smesso. Col Siviglia fa l’esterno sinistro, a volte la seconda punta. È arrivato appena tardi al calcio che conta per un legamento che si è rotto nel 2010, e a fari spenti: sinora a livello di nazionale solo una convocazione per un ritiro nell’Under 19. Venerdì potrebbe arrivare la gran notizia.
SPA
Squadra di debuttanti
Come lui sono in tanti gli aspiranti alla telefonata di Del Bosque, ieri Marca ha addirittura messo giù un campetto di possibili debuttanti: Moyà (Atletico) in porta, Mario Gaspar (Villarreal), Victor Ruiz (Villarreal, ex Napoli), Dominguez (Borussia Mõnchengladbach) e il popolarissimo Gayà (Valencia) in difesa. Parejo (Valencia) e Darder (Malaga) in mezzo al campo, Tello (Porto) e i sivigliani Iborra e Vitolo dietro alla punta Bueno (Rayo Vallecano), miglior bomber spagnolo della Liga con 15 gol. E ancora i portieri Adrian (West Ham) e Sergio Rico (Siviglia) e i centrocampisti San José (Athletic Bilbao) e Ander Herrera (Manchester United). La nuova Spagna è pronta. Che poi riesca a seguire le orme della vecchia è decisamente complicato.
SIVIGLIA
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IL POSTICIPO
E il Liverpool senza Balotelli passa a Swansea ● (bold) La quinta vittoria di fila in campionato del Liverpool è firmata Henderson: il gol del nuovo capitano dei Reds permette alla squadra di Rodgers di sbancare il campo dello Swansea, restando in corsa per un posto in Champions (a 2 punti dallo United). Il successo in Galles arriva dopo 90 minuti di calcio davvero britannico: corsa, agonismo, determinazione. L’1-0 di Henderson, il terzo di fila per lo skipper dei Reds, matura al 68’. Mignolet blinda il risultato con i salvataggi sul francese Gomis – tornato dopo lo svenimento sul campo del Tottenham – e Sigurdsson. Gerrard, entrato al 64’ al posto di Moreno, è tornato in campo dopo lo stop per infortunio. Mario Balotelli non ha partecipato alla festa: è rimasto a Liverpool a curare un problema muscolare. Domenica la sfida delle sfide per i Reds: all’Anfield è di scena il Manchester United. «Non vediamo l’ora di giocare – dice Henderson -. Siamo carichi e convinti di poter superare lo United. Per noi la gara vale doppio: possiamo prenderci il 4°posto. Il mio gol? Bello, ma sono stato anche fortunato».
L’
tenuto all’andata con la Dynamo Kiev non è rassicurante, ma gli uomini di Roberto Martinez stanno sicuramente meglio di Arsenal e Manchester City. In questi ultimi giorni, attorno all’Everton si è creato un moto di simpatia. Il club di Liverpool viene considerato l’unica carta credibile per non sparire completamente dall’Europa. Il fatto incredibile è che stiamo parlando di una squadra quattordicesima in campionato e ottava per valore di mercato, preceduta persino dal Southampton. Secondo il sito Transfermarkt, quello dell’Everton è infatti un parco giocatori da 179,25 milioni di euro. Il calciatore più quotato, l’attaccante belga Romelu Lukaku, 21 anni, occupa il 18° posto nel borsino del campionato. Ed è proprio lui, 7 gol in Europa (e 8 finora in Premier, ma 15 l’anno scorso), a suonare la carica: «A Kiev non sarà facile, ma ho fiducia nella mia squadra. Possiamo superare il turno e pensare in grande. Tutti sanno che io voglio vincere l’Europa League».
ultimo dei paradossi è che giovedì sera il football d’Oltremanica potrebbe essere completamente azzerato, riportando la vecchia Inghilterra indietro di oltre vent’anni, al- Una coppa 30 anni fa la stagione 1992-93, quando Che il torneo continentale sia nessun club riuscì ad appro- l’obiettivo primario dell’Everdare ai quarti di finale di una ton è apparso chiaro sin dallo coppa europea. Clamoroso a scorso settembre. Con gli orizWembley, viene da dire, con- zonti limitati in campionato, siderato che la Predove il club di Livermier è la NBA del calpool non ha uomini e cio: il campionato più mezzi per competere ricco e più seguito al con le big, l’allenatomondo. Una vera dire spagnolo Roberto sfatta, che farebbe Martinez, forte anche scattare l’allarme nel del contratto valido ranking Champions fino al 2019, ha punLeague, dove, se la LIVERPOOL tato sull’Europa, rirotta non sarà invertischiando forse tropta in tempi brevi, i quattro po- po in Premier League, dove ad sti per le squadre inglesi po- un certo punto i Toffees si sotrebbero vacillare. no ritrovati ai margini della zona retrocessione. E anche Se Arsenal e City k.o. adesso hanno soltanto 6 punti Il destino europeo si consuma di vantaggio sul Burnley quinin queste ore. Arsenal e Man- t’ultimo. L’unico torneo contichester City devono compiere nentale conquistato dall’Everimprese ai confini della leg- ton nella storia è la Coppa delgenda per ribaltare, fuori ca- le Coppe edizione 1984-85. sa, l’1-3 contro il Monaco (og- Trent’anni dopo, l’obiettivo è gi) e l’1-2 contro il Barcellona riprovarci, con una missione (domani). Giovedì gioca inve- precisa: riscattare il calcio ince l’Everton, in Europa Lea- glese. gue, ottavi di finale. Il 2-1 ot© RIPRODUZIONE RISERVATA
ING
NOTIZIE DALL’EUROPA
SPAGNA MADRID
Alla Real Sociedad il posticipo contro il Getafe (1-0)
● Prima vittoria fuori casa per la Real Sociedad del tecnico scozzese David Moyes. L’ex Manchester United è passato a Getafe 1-0 al 21’ del secondo tempo su un’autorete del portiere Guaita, che tocca il pallone involontariamente dopo il colpo di testa del difensore Iñigo Martínez finito sul palo, su assist di Granero. E ora in classifica la Real Sociedad è al nono posto con 33 punti e ha lasciato il Getafe a 29.
FRANCIA TOLOSA
Fuori Casanova, tecnico più longevo di Ligue 1: qui dal ’08
● La sconfitta contro il Lens (1-0) che ha lasciato la squadra al terzultimo posto con 29 punti dopo 29 giornate mette fine alla panchina più longeva della Ligue 1. Il Tolosa, infatti, ha annunciato l’esonero di Alain Casanova, 53 anni, che era in carica dal maggio 2008. La guida della squadra è stata affidata a Dominique Arribagé, già nel settore tecnico del club. Il Tolosa è il 2° club a cambiare allenatore in stagione, finora solo Bastia.
INGHILTERRA FA CUP
Il Reading avanza Via il tecnico Poyet dal Sunderland
● Il Reading di Championship (seconda serie) batte il Bradford di League One (terza serie) 3-0 con gol di Robson-Kanu, McCleary e Mackie nel replay dei quarti di FA Cup. La semifinale con l’Arsenal è il 18 aprile. L’8 replay di Blackburn-Liverpool: chi vince affronta l’Aston Villa sempre il 18 aprile. Intanto il Sunderland di Giaccherini e Mannone ha esonerato il tecnico Gus Poyet dopo lo 0-4 con l’Aston Villa; è solo a +1 dalla retrocessione.
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EXTRATIME
MARTEDÌ 17 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
FRANCIA
POLONIA
Il Legia fa dei tifosi un esercito 1Il club di Varsavia ha creato un programma
fedeltà che ricalca i gradi dell’armata di Pilsudski
1 Intanto domina il torneo coi giovani come Duda Dario Falcini
Zlatan Ibrahimovic, 33 anni, domenica a Bordeaux: «Sono 15 anni che gioco, non ho mai visto un arbitro così marcio in un Paese di m...»
E Ibra diventa un caso La Le Pen e Valls contro 1Lo sfogo violento dopo la gara di Bordeaux rischia di costargli 4 turni di squalifica e scatena i politici1Il club non condivide certo la forma ma la sostanza Alessandro Grandesso
sufficienti per il ministro dello Sport, Patrick Kanner: «Resta l’esempio negativo». Più evasivi i politici dell’Ump guidato da Nicolas Sarkozy, gran tifoso del Psg ed ex capo di Stato. Mentre il premier Valls si è detto scioccato: «Non sta bene comportarsi così. Quando sei un idolo di milioni di ragazzini devi essere sempre esemplare. Ci sarà una sanzione, ma è importante che si sia scusato».
E Aurier aspetta la Uefa
A
lla fine è diventato un caso politico. E non poteva andare diversamente. Di mezzo c’è la star del club faro del campionato, tra i più in vista in Europa. Così la sfuriata di Zlatan Ibrahimovic, dopo la sconfitta di domenica a Bordeaux (3-2), contro arbitri e soprattutto contro la Francia «Paese di m…» che non si merita il Psg, ha superato ampiamente il quadro sportivo. Trasformandosi in invasione da campagna elettorale, pilotata dal Front National, colta anche dal premier Manuel Valls e finita in prima pagina del quotidiano Le Monde. Nella vignetta del noto disegnatore Plantu, che mostra un Ibrahimovic che insulta la Francia e la Le Pen che incassa voti a volontà. Un tocco di humour per un caso scomodo, già bacchettato dall’«Inaccettabile» in prima del Parisien, e dalle critiche dell’Equipe. Ieri mattina poi la leader del partito di estrema destra, favorito dai sondaggi per le elezioni dipartimentali di domenica, è entrata a gamba tesa: «Chi pensa che la Francia sia un Paese di merda, se ne può andare». A fargli eco anche il deputato socialista Jerome Guedji: «Che giochi e chiuda il becco». Duro François de Rugy, dirigente dei Verdi: «Ibra è strapagato e totalmente irrispettoso». In campo è scesa poi la ministra dell’Educazione Najat Vallaud-Belkacem: «È un grande giocatore, ma doveva controllarsi in una fascia oraria di grande ascolto per giovani influenzabili. Si è scusato. Meglio così». Scuse non
Dopo il comunicato di scuse di domenica, il Psg quindi è salito di nuovo al fronte per disinnescare la polemica che si somma a quella provocata da Serge Aurier. Il terzino ivoriano, infortunato, mercoledì dopo Chelsea-Psg 2-2 ha postato un video dove festeggiava la qualificazione ai quarti di Champions dando del «figlio di p…» all’arbitro olandese Kuipers, reo di aver espulso Ibrahimovic. L’Uefa ha avviato una procedura disciplinare. Per il presidente della commissione federale degli arbitri francesi, Eric Borghini, le frasi di sc occa t , Ibrahimovic sono «scioccanti», e giovedì finiranno d’ufficio in plinare della commissione disciplinare no del sindaLega. Con il sostegno élite, che ha cato degli arbitri d’élite, diffuso una letteraa aperta per radimensiocriticare «l’ego sovradimensionato» dello svedese che poi «inPARIGI ulisce i piedi verte i ruoli e si pulisce ». Ibrahimosu un Paese intero». on sarà punivic rischia 4 turni di squalifica, ma non erazione per to dal club, già in conflitto con la Federazione il calendario penalizzante in vista deii quarti di ondiviChampions League. E poi la società condivide il pensiero del giocatore che accusaa l’arn rebitro Jaffredo di non aver fischiato un aux, tropassaggio al portiere del Bordeaux, verpoco prima del gol vittoria degli avversari dei parigini. Sbagliata invece la nforma, così ieri il Psg ha diffuso un’inhe tervista video dell’ex rossonero che spuntualizza: «Non ce l’avevo con neso suno, ma ero arrabbiato. Mi scuso con chi si è sentito offeso. In Franciaa n sono felice fin dal primo giorno. Non confondiamo le cose. Stiamo parlan-do solo di calcio».
MONTECARLO
Rybolovlev e il mercante d’arte: truffato? ● (a.g.) Aperta un’inchiesta a Montecarlo su denuncia di Dmitri Rybolovlev, il proprietario del Monaco: il mecenate russo ha accusato Yves Bouvier, un mercante d’arte svizzero, di truffa, sovrafatturando il trasporto di tele di Leonardo, Picasso, Gauguin e Modigliani da lui comprate. Il mercante d’arte svizzero, fuori con cauzione, è accusato anche di riciclaggio di denaro sporco.
I fan del Legia Varsavia qui a Kiev col Metalist a ottobre (AFP)
U
na poltroncina un sedere. L’obiettivo di ogni dirigenza diventa imperativo per una società abituata a ragionare in termini militari. Lo impone la tradizione del Legia, club nato nel marzo 1916 nelle trincee della Volinia. Tra un massacro e l’altro i soldati inquadrati nell’armata austro-ungarica trovarono il modo di fondare una squadra lungo il fronte orientale. Stretto tra Hitler e Stalin, solo nel secondo dopoguerra il Legia divenne il club di riferimento dell’esercito polacco e prese a spopolare entro i confini. Oggi che la priorità è riempire i 30 mila posti de eps Arena e a la stradellaa Pepsi tegia corrispond corrisponde a un marketing aggressivo. aggres
di gagliardetti. Il Legia potrebbe non aver scelto il simbolismo più adatto, visto il preoccupante ritorno di passione per l’estremismo di destra in Polonia. O forse l’ha fatto proprio per quello. La curva di casa ne è tutt’altro che esente: negli ultimi anni più volte la società ha subìto multe per i cori razzisti. Anche nel continente gli ultrà del club, eliminato dall’Ajax ai sedicesimi di Europa League, brillano per intolleranza: in estate una loro coreografia rappresentò come un maiale la Uefa, rea di aver estromesso la squadra dalla Champions per aver schierato un giocatore squalificato contro il Celtic.
Il nuovo Hamsik
La fine della corsa europea permetterà alla squadra allenata dall’ex difensore del Manchester United il norvegese Henning Berg, 45 anni, di concentrarsi sulla Ekstraklasa. Per alzare il Abbonati colonnelli colo VARSAVIA terzo titolo consecutivo Un ragazzo con divisa il Legia deve superare la grigia e baionetta baionett in mano è il te- concorrenza dell’Jagiellonia, ora stimonial del pro programma Legiony. secondo a 5 punti di distanza a 6 I punti fedeltà ricalcano ric i 12 gradi turni dalla fine. Nonostante cesdei tempi del maresciallo mar Jozef Pi- sioni dolorose come la stellina lsudski (anni 1920-30): 192 chi assiste 17enne Bielik (Arsenal) e Miroa un match del Legia L diventa sol- slav Radovic (da febbraio all’Hedato semplice e così via fino agli bei China Fortune nella seconda ufficiali (a (almeno 14 ticket) divisione cinese), i campioni di e ai colonnelli, co proprie- Polonia continuano a reperire ritari di abbonamento sorse. E comunque hanno la rosa ann annuale. La scalata più cara del Paese (sui 20 milioni ma marziale prevede di euro il valore). Il nuovo nome priv privilegi: dagli auto- da annotare è quello del 20enne gra dei giocatori trequartista Ondrej Duda, autore grafi all alla possibilità di di un gran gol contro il Metalist. È as assistere alle sedu- già nel giro della nazionale slovacte tattiche, i posti ca che guida il girone di C di qualim migliori allo sta- ficazione a Euro 2016 (quello deldio e l’invito ai la Spagna), condizione ritenuta più piccoli sul sufficiente a Bratislava per l’etiterreno di gioco chetta di nuovo Hamsik. per lo scambio © RIPRODUZIONE RISERVATA
POL
FRA
© RIPRODUZIONE RISERVATA A
NOTIZIE DALL’EUROPA
TURCHIA ISTANBUL
Arveladze prima chiede fair play e poi si dimette
● (n.s.)Il tecnico georgiano del Kasimpasa Shota Arveladze, 42 anni, si è dimesso dopo la sconfitta per 2-1 col Konyaspor. Ma a spingerlo a questa decisione è stato il comportamento dei suoi giocatori che sono andati in vantaggio con Donk, mentre l’avversario Babel era a terra infortunato e gli altri si erano fermati. Subito Arveladze ha ordinato ai suoi di far pareggiare il Konyaspor. Cosa avvenuta subito. Il Konyaspor poi ha vinto 2-1. Arveladze era al Kasimpasa dal novembre 2012.
GRECIA SALONICCO
Ex capolista Paok in caduta libera Via Anastasiadis
● (a.m.) In testa fino alla sosta invernale, il Paok Salonicco è crollato al terzo posto, a dieci punti dalla vetta e dalla coppia Panathinaikos e Olympiacos. A farne le spese è l’allenatore Angelos Anastasiadis, a Salonicco dal maggio 2014: dopo lo 0-0 di domenica contro l’Asteras Tripolis (e una sola vittori anelle ultime 7 gare), la società lo ha esonerato affidando la panchina fino al termine della stagione a Giorgos Georgiadis, 42 anni, già altre due volte a d interim.
ROMANIA BUCAREST
Torna Stoican alla Dinamo e vince 4° tecnico in un anno
● (g.s.) Flavius Stoican, 38 anni, è stato richiamato sulla panchina della Dinamo Bucarest, dalla quale era stato allontanato a metà novembre (dopo 3 k.o. consecutivi, l’ultimo in casa contro il Viitorul) per far posto a Danciulescu e per 2 mesi nel 2015 a Mihai Teja. L’anno scorso con la Dinamo aveva chiuso al 4° posto. Al debutto sabato in casa contro il Ceahlaul l’ex difensore della nazionale romena ha vinto 3-1 in rimonta con doppietta di Grozav e rete di Niculae. Ora la Dinamo è quarta.
EXTRATIME
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CANADA
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RUSSIA 2018
Donadel: «Sono qui per giocare una finale Champions»
Mitico Bhutan Ora si prega per la storia 1L’ultima nazione al mondo (209 ) ha vinto in Sri Lanka1Oggi il ritorno per avanzare nelle qualifiche a
mondiali: da vedere in tv... introdotta nel 1999 Luca Bianchin @lucabianchin7
1L’ex viola, a Montreal da gennaio, è
domani in semifinale Concacaf contro l’Alajuelense 1«Qui l’organizzazione è stupefacente e Montreal è molto bella: un’esperienza di vita che apre la mente» Alessandra Gozzini
M
arco Donadel abita in una casetta nemmeno tanto piccolina in Canada, dove è volato alla fine dell’anno scorso. Alla collezione di maglie vestite in Italia ha aggiunto la divisa del Montreal Impact: «Si pensa ancora che il torneo americano sia di basso profilo. Invece abbiamo dati sugli spettatori impressionanti, i club creano un evento e vanno a vendere i biglietti. Ci sono pubblicità, cartelloni, è tutto uno show. E poi qui sono arrivati o arriveranno presto Kakà, Lampard, Gerrard, gente che se cercava soldi poteva andare a Est, negli Emirati, in Cina… Ok, se giochiamo contro la Juve 9 volte e Le squadre per le quali mezzo su 10 vincono loro ma ha giocato in Italia Marco contro un club medio possiamo Donadel, 32 anni il 21 aprile, dire la nostra. E a proposito, in di Conegliano. Ha iniziato col Italia è tutto bello se stai da un Milan nel 2000, poi nel 2002- certo livello in su. Ma se inizi a 03 col Lecce in serie B, quindi considerare gli insulti, la lotta al Parma un anno, poi alla per non retrocedere, i soldi che Sampdoria nel 2004-05, magari non arrivano, la bilanalla Fiorentina fino al 2011, 2 cia torna in equilibrio. Qui, al stagioni al Napoli, una al contrario, c’è una realtà pazza, Verona. Nazionale Under 21. divertente, spettacolare». Potrà Da gennaio a Montreal. anche essere vincente, per lei. Giocherà la semifinale della Concacaf, la Champions americana. Possibilità di successo? «Non siamo favoriti ma giocherò una gara storica contro i costaricani dell’Alajuelense. Siamo la seconda squadra canadese ad arrivare fin qui. Ci ha qualificato un gol all’ultimo secondo nella sfida col Pachuca, davanti a 40 mila persone. In casa loro avevamo sofferto l’altitudine e il fatto che fossero tecnici e rodati, come tutte le squadre latine». La sua esperienza in Canada è già un successo? «Lo rifarei tutta la vita. L’organizzazione è stupefacente: ricevo 4-5 mail al giorno dalla socie-
Tshering Dorji, 21, dopo il gol all’andata. Sotto, il tabellone (AFP - MONTAGUE)
tà con la definizione di tutto il programma. So già tutto dell’allenamento di domani: non solo l’orario, ma dove giocherò le partitelle, chi saranno i miei compagni di squadra, pure di che colore avrò la casacchina. MONTREAL Montreal è molto bella: giovane, con eccellenze nelle università, nella medicina, nella cultura. Si parlano tutte le lingue del mondo, è verde e viva. Città perfetta, non fosse per l’handicap delle temperature sotto zero, ma solo da gennaio a marzo».
CAN
Consigli da importare? «Il più banale: all’arrivo qui ti coinvolgono subito. E basta un video dove enfatizzano storia e ambizioni della società. Succedesse a Firenze, o a Napoli, per citare due piazze dove sono stato, che succederebbe? Qualcuno si metterebbe a piangere. In genere l’equità del campionato: chi arriva ultimo ha poi più soldi da investire, il monte ingaggi è uguale per tutti, così come i voli di linea obbligatori, per non favorire chi, con più possibilità, si muoverebbe con aerei charter».
I
Marco Donadel, 31 anni, in maglia blu dei Montreal Impact, qui marca Gutierrez dei messicani del Pachuca, nei quarti della Champions Concacaf, lo scorso 24 febbraio (AFP)
Altri vantaggi? «Quando giochiamo in casa non c’è ritiro. Partita alle 3 del pomeriggio? Basta essere in spogliatoio per l’1.30. In trasferta puoi uscire dall’albergo, vedrò Boston, Orlando, New York… Apri la mente con un’esperienza di vita. Vivere qui, con tutto il rispetto, non è come a Guangzhou: ho consigliato Gilardino di venire a provare. E poi se prima arrivavano giocatori a fine carriera, oggi ci siamo io e Giovinco… E presto anche un ragazzo di 20 anni, tra scegliere la Serie B per fare esperienza o provare l’America, si troverà in difficoltà. La mentalità sta cambiando, il livello si alzerà e se emergi, lo fai pure da qua. Gli scout si sono già sintonizzati ». Certo lo saranno sulla semifinale Concacaf: vale il Mondiale per club, soldi e soprattutto gloria. © RIPRODUZIONE RISERVATA
l centro del mondo oggi è Thimphu, 2.320 metri d’altitudine, e peggio per voi se pensate non ci sia nulla di meglio di Atletico Madrid-Bayer Leverkusen. Il Bhutan nella mattinata italiana giocherà per la sua storia: ritorno dello spareggio contro lo Sri Lanka per avanzare nelle qualificazioni al Mondiale 2018. All’andata i ragazzi hanno vinto 1-0 in trasferta e nella capitale c’è una certa attesa. Il mondo ha parlato del Bhutan perché la nazionale è 209a - cioè ultima - nel ranking Fifa. Considerato che negli altri continenti non si è cominciato a giocare per Russia 2018, il titolo è presto fatto: giovedì è stato il giorno in cui gli ultimi sono stati i primi.
Buono lo yak? Il calcio ovviamente in Bhutan non è nemmeno lo sport principale: molto meglio il tiro con l’arco. Sulla Gazzetta il Paese ha avuto solo tre titoli dal 2000 a oggi: uno per il mitico 4-0 a Montserrat del 2002, quando le ultime due nazioni della classifica giocarono una finale mondiale alternativa, alla rovescia. Si è parlato molto di più dello strano matrimonio del re - sposò quattro sorelle contemporaneamente - e delle mutazioni di una nazione storicamente isolata, che ha ammesso l’esistenza della tv solo nel 1999 e un anno dopo ha preso 20 gol dal Kuwait. Questa volta i giocatori sono arrivati in Sri Lanka alle due di notte della vi-
gilia, non il massimo, però si erano allenati a lungo insieme. Con loro c’era James Montague, giornalista che scrive per il Times: con un’idea da fenomeno, ha capito che per trovare la storia della settimana bisognava volare a sud dell’India. Ci sarà anche stamattina per il ritorno. Nell’attesa ha confermato che le costolette di yak, il bue tibetano, non sono niente male e ha raccontato che la nazionale ieri ha visitato un monastero per pregare prima della partita.
Il pilota con la fascia Kavazovic, il c.t. dello Sri Lanka, spera non servano: «Sì, è imbarazzante perdere contro l’ultima nazione al mondo», ha detto dopo l’andata. In Bhutan sarà peggio: attesi molto freddo e moltissimi tifosi, forse addirittura 30mila. Ecco, i giocatori del Bhutan magari non arriveranno al massimo. Dopo l’andata sono andati a mangiare pollo fritto a un KFC di Colombo e all’aeroporto sono stati ricevuti da una delegazioni di bhutanesi. Montague ha raccontato che il capitano, Karma Shedr up Tsher ing, nel weekend ha fatto un BhutanSingapore-Bhutan in aereo. Non per vacanza, per lavoro: per mantenersi fa il pilota di linea per la DrukAir. © RIPRODUZIONE RISERVATA
NOTIZIE DAL MONDO
OR DE EM M
E P RO GR GRE E SSO SSO O
BRASILE SAN PAOLO
Doppietta dell’ex cagliaritano Thiago Ribeiro
● (m.can.) Robinho viene risparmiato per il debutto del Santos stasera in Coppa del Brasile col Londrina. E allora nel paulista brilla Thiago Ribeiro, ex Cagliari, autore di una doppietta nel 4-1 sul Marília. Santos capolista del girone 4: 26 punti in 10 giornate. Il San Paolo passa con Ponte Preta 2-1, Corinthians fa 0-0 col RB Brasil, il Palmeiras vince 1-0 col XV de Piracicaba: le 3 comandano gli altri gironi. A Rio vincono il Vasco 5-1 sul Nova Iguaçu, il Flamengo 3-1 col Tigre e il Botafogo 3-0 al Resende.
ARGENTINA BUENOS AIRES
Tifoso precipita dagli spalti (50 metri) e muore
● (seu) Un derby atteso 4 anni e finito in tragedia: San Lorenzo e Huracan tornavano a affrontarsi ma a fine gara un banale incidente ha causato la morte di un fan, il 24 enne Pablo Gimenez, precipitato dal punto più alto della curva sud durante le feste per il successo del Ciclon (3-1). Gimenez è deceduto all’interno dell’impianto a causa delle ferite riportate dopo un volo di circa 50 metri. Il servizio d’ordine dello stadio è stato accusato di aver negato all’ambulanza l’accesso all’impianto.
ARGENTINA BUENOS AIRES
Quattro reti di Melano vola il Lanus
● (seu) In campionato, quinto turno, sempre in testa il Boca a 13 punti 8dopo il 2-1 col Defensa y Justicia), il Rosario (ha giocato stanotte) e il San Lorenzo a 12; il Newells ha battuto 2-1 il Sarmiento ed è a 10 punti con l’Estudiantes che ha pareggiato (2-1) con l’Argentinos Juniors. Mentre risalta il 5-1 del Lanus fuori casa col Godoy Cruz, con 4 reti del 22enne Lucas Melano. Il River ha giocato stanotte con l’Arsenal, il Quilmes ha battuto il Velez 2-1; stesso risultato per il Tigre sull’Atletico Rafaela.
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EXTRA FUN EXTRATIME
SPAGNA MADRID Guti: «Nel ’09 assunsi gli antidepressivi»
SMS
● (si.mar.). Di tutte le definizioni che si possono dare di Irina Shayk, quella di «criptonite di Cristiano Ronaldo» scelta dal sito «Vanitatis» è di certo la più vicina alla realtà, perché da quando lei e il portoghese si sono mollati, in campo lui non ha più vita facile. E nessuno può capirlo meglio del suo ex compagno al Real Madrid (per una stagione, nel 20092010), José Maria Gutierrez, detto Guti, ora 38 anni, che
passò una situazione ben più grave quando divorziò da Arancha de Benito, cadendo in depressione. «Separarmi nel 2009 mentre giocavo nel Real è stata molto dura, perché prendevo gli antidepressivi e nessuno lo sapeva», ha rivelato il centrocampista al programma tv «El Chiringuito«, aggiungendo di aver assunto pastiglie «per circa due anni», dopo la separazione dalla donna che gli ha dato due
Franz Beckenbauer presidente onorario del Bayern figlie. Per la verità ad aiutarlo ci hanno provato in tanti, dal medico sociale allo psicologo fino alla sua famiglia, «ma alla fine devi trovare la forza di farcela da solo - ha ammesso Guti -, anche se all’inizio ti sembra di essere in un tunnel e non riesci a pensare ad altro. Ecco perché capisco cosa sta passando Cristiano e quanto questa situazione possa influire sul suo lavoro».
Guti, 38 anni, 15 al Real Madrid
Gattuso per l’Oldham
Coppa del Re in... Galles Garman for Camerun
● (si.mar.) Lo Stoke ha aperto un’inchiesta su due fan Everton che si sono spacciati per un disabile e il suo accompagnatore per trovare i biglietti per il match.
● (si. mar) Sono 120 i tecnici che si sono candidati alla panchina dell’Oldham (terza serie inglese). Fra i tanti c’è anche Rino Gattuso, 37 anni, ex Ofi, Palermo e Sion.
● (s.m.) I fan dell’Athletic Bilbao stanno raccogliendo le firme per disputare la finale di coppa del Re a... Cardiff. «Se non ci vogliono a Madrid meglio allora il Galles»
EDURNE
● L’azienda italiana Garman ha firmato un accordo con la federcalcio camerunese: fornirà le divise a tutti i club di serie A (18) e B locali.
LA MISS DELLA SETTIMANA
CUBA HAVANA I Cosmos il 2 giugno in campo all’Havana
OGGI E DOMANI CHAMPIONS: ATLETICO E BARÇA Oggi ottavi di Champions: Atletico M.Bayer L. (Sky Sport 1 HD 20.45) e Monaco-Arsenal (SSP). Domani Barcellona-Man. City (Sky Sport 1 HD 20.45), Borussia D.-Juventus (Canale 5)
RUSSIA MOSCA
Jascin volava come un Ragno e il regime godeva
OR DE EM M
E P RO GR GRE E SSO SSO O
BRASILE RIO DE JANEIRO
● «Manchester? Non è mica carina, devi cercarti i posti giusti ma è più triste di un frigorifero visto da dietro». Detto che ci sono angoli della casa meno sexy delle serpentine refrigeranti, l’ardita metafora sottintende anche un risvolto di mercato: l’ha usata Edurne Garcia, una sorta di Britney Spears madrilena che rappresenterà la Spagna all’Eurovision Song Contest di quest’anno nonché fidanzata di David De Gea. Il portiere dei Red Devils è nel mirino del Real, e in attesa di capire se in estate arriverà l’accelerata ora c’è anche la questione familiare da considerare. Edurne ha poi messo miele specificando che «con David qualsiasi posto diventa meraviglioso», intanto il sindaco Karney l’ha invitata a fare un tour della città per farla ricredere.
EXTRATIME
La frase della settimana «Dante? Adesso sembra che giochi il gemello debole. O non sta bene fisicamente o ha problemi che non conosco»
Disabili per i biglietti
A Miss De Gea non piace il lato B del frigorifero
TV
MARTEDÌ 17 MARZO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
Ronaldinho attore in una clip del Trio Ternura ● Dopo 7 mesi di lavorazione è pronta la clip musicale cofirmata da Ronaldinho assieme a Jhama e al Trio Ternura, girata nell’appartamento sull’oceano dell’ex milanista a Barra da Tijuca, Rio. Non è la prima esperienza musicale di Dinho, patito di musica, ma è il suo debutto da protagonista davanti alla macchina da presa. La versione integrale della clip «Vem pra mim» (Vieni da me) è stata diffusa sabato, 14 marzo
● (Raul Rodriguez) Per una volta a Cuba il calcio batte il baseball. Sì, perché nell’ambito della nuova diplomazia americana, che ha annunciato di voler ristabilire le relazioni con l’isola dei Castro, il primo confronto sportivo fra i due Paesi sarà su un campo di calcio: il 2 giugno i New York Cosmos faranno visita all’Havana alla nazionale caraibica, e anticiperanno il desiderio dei Boston Red Sox, team di baseball, che voleva sfidare come primo club pro statunitense sull’isola, la Cuba del «batti e fuggi», sport nazionale anche all’Havana. I NY Cosmos, che negli anni 70 ebbero in squadra Pelé, Beckenbauer e Chinaglia, ora militano nella Nasl (la seconda lega americana) e hanno in organico l’ex mito del Real Madrid, Raul Gonzalez Blanco, e l’ex campione europeo Marcos
Senna, 38 anni, una vita al Villarreal. Inoltre sono molto seguiti a Cuba perché nel team ci sono anche molti sudamericani. Il 2 giugno, un martedì, saranno di pausa (2 settimane) durante la loro stagione, mentre la nazionale cubana starà preparando le gare di qualificazioni mondiali e la Gold Cup 2015 (la massima manifestazione Nord-centro americana) che si disputa proprio negli Usa a luglio. L’ultima volta che un team pro statunitense ha giocato sull’isola è stato nel marzo 1999: i Baltimore Orioles di baseball sconfissero Cuba 3-2. Ma le due nazionali di calcio si sono incontrate 7 volte in questi anni, di cui una anche di recente, nel 2013, sempre in Gold Cup (FOTO) a Sandy, nell’Utah, e vinsero gli Usa 4-1, poi campioni della coppa.
VENERDÌ 20 E SABATO 21 IL PSG ANTICIPA, IL CITY PER PRANZO Venerdì in Ligue 1 Psg-Lorient (Fox Sport 1, 20.30; sabato Lione-Nizza (FS, 21 diff.). In Premier il Man. City -Wba (FS, 13.45), Newcastle-Arsenal (FS, 16) e West Ham-Sunderland (FS, 18.30) In Liga venerdì Elche-Valencia (FS 2, 21); sabato: Atletico M.-Getafe (FS 2, 16), Athletic B.-Almeria (FS 2, 22).
Supplemento di calcio internazionale di Iacopo Iandiorio, progetto grafico di Domenico Coppola
● (m.iar.) Al di là della cortina di ferro il calcio era roba seria, serissima. Strumento di propaganda per il regime comunista, sotto le spoglie del dilettantismo. Balle. Gli atleti erano come gli stakanovisti delle fabbriche: modelli di riferimento per i giovani, simboli della supremazia di un modello sociale. Il simbolo per antonomasia era Lev Jascin, primo e unico portiere a vincere il Pallone d’oro (nel 1963), alfiere di un’era di successo dell’Unione Sovietica che a cavallo tra i Cinquanta e i Sessanta, in piena guerra fredda, inanellò un oro olimpico (1956), una vittoria (1960) e una finale (1964) agli Europei, un quarto posto mondiale (1966). Ma dietro quelle imprese c’era il travaglio di un
● La punta ivoriana dell’Hertha Salomon Kalou, 29 anni, ex Chelsea e Lilla, è stato multato ieri per 10 mila euro per aver usato martello e scalpello sul Muro di Berlino, che è patrimonio nazionale e monumento protetto.
uomo che sentiva il peso di un’intera nazione (per combattere lo stress, tra una partita e l’altra andava a pesca), come ben documenta la biografia «Jašin. Vita di un portiere», edita dal Melangolo e scritta da due sovietologi doc come Mario Alessandro Curletto e Romano Lupi. Pensate che l’esordio con la Dinamo Mosca in campionato fu da incubo: entrò dalla panchina, fece cilecca in uscita e lo Spartak segnò il gol-vittoria. Un alto gerarca sentenziò: «Non voglio più vedere in campo quel poppante». Quel poppante sarebbe diventato il Ragno Nero.
DOMENICA 22 MARZO IL CLASICO ALLE 21 In Premier Liverpool-Man. United (FS, 14.30) e Hull-Chelsea (FS, 17). In Eredivisie Feyenoord-Psv (FS 2, 14.30). In Spagna Barcellona-Real Madrid (FS, 21); Ligue 1: Lens-Marsiglia (FS 2, 21).
NEL WEEKEND BUNDES: BIG MATCH DOMENICA Venerdì Amburgo-Hertha (Sky Supercalcio HD 20.30), sabato: Hannover-Borussia D. (SS 15.30) e Schalke-Bayer (SSP 18.30). Domenica Bayern M.-Borussia M. (SSP 17.30).
GERMANIA BERLINO
Kalou martella il Muro: 10 mila euro di multa