La Gazzetta dello Sport (04-09-2015)

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giovedì 9 aprile 2015 anno 119 - numero 83 euro 1,40

Soci vip da 1000 euro e l’ingresso di fondi stranieri per far partire la nuova rivoluzione n nerazzurra con Pellegrini in regia

INTER, LA SVOLTA POSSIBILE

IL PIANO MORATTI CON 30 MILA AZIONISTI

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I ROSSONERI

Inzaghi ci crede «Milan in Europa Menez re del gol» Il messaggio di Pippo: «Vogliamo regalare una gioia ai tifosi»

CECERE, GUIDI, IARIA, PAGLIARA, CE TAIDELLI ALLE PAGINE 10-11

TRIPLETE? JUVE SI PUÒ

OLIVERO, PASOTTO A PAGINA 13

6

ANCORA LAZIO PIOLI IN FINALE CONTRO ALLEGRI

Un’esultanza di Carlos Tevez, 31 anni, alla seconda stagione con la Juve

I grandi ex credono nell’impresa: «Se i big saranno al meglio, può vincere la Champions» E Carlitos recupera per il Monaco Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano

9 771120 506000

Lulic entra, segna e poi salva sulla linea. Il Napoli battuto al San Paolo, fuori dalla Coppa Italia e in ritiro BERARDINO, BIANCHI, CIERI, CITO, MALFITANO, G. MONTI, SCHIANCHI DA PAGINA 6 A PAGINA 9

16

IL RECUPERO

Il cuore del Parma è infinito Varela stende l’Udinese (1-0) LONGHI, VELLUZZI A PAGINA 16

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NEL MONDO

DELLA VALLE, LICARI ALLE PAGINE 2-3

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Senad Lulic, 29 anni, festeggiato dai compagni dopo il gol

Messi e Ronaldo, gol no stop Per Ibra due finali di Coppa GRANDESSO, RICCI ALLE PAGINE 18-20

TEVEZ AL BOCA? C’É DYBALA

Offerti 25 milioni per l’attaccante del Palermo. Ma si muove anche l’Inter LAUDISA A PAGINA 5

Paulo Dybala, 21 anni

IL COMMENTO di Sebastiano Vernazza

L’ANALISI di Massimo Cecchini

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ELOGIO DI PIOLI TECNICO INVISIBILE

LA LEZIONE AMERICANA DI MISTER PALLOTTA

Che cosa deve fare ancora Stefano Pioli per avere l’attenzione che merita? La sua Lazio in campionato tallona la Roma nella corsa al secondo posto, che vale la Champions diretta, e ieri sera si è qualificata per la finale di Coppa Italia contro la Juve. Di Pioli però si continua a parlare poco o a non parlare per niente, come se fosse invisibile.

Sono passati esattamente 30 anni da quando Italo Calvino realizzò (non per intero) le sue «Lezioni americane: sei proposte per il prossimo millennio». Quel millennio è arrivato, ma a darci lezioni americane di chiarezza e visibilità stavolta è toccato a un uomo d’affari bostoniano che ha trovato parole per gli ultrà finora rimaste a galleggiare nei corridoi.

L'ARTICOLO A PAGINA 23

L'ARTICOLO A PAGINA 23

DA NON PERDERE 1 Destini da cartoni in F.1 «Paperino» Alonso e «Gastone» Vettel CASADIO, COMMENTO DI ALLIEVI PAG. 24

2 Lo scopritore di Marquez «Era un ragazzo di 38 chili con la testa di un 25enne» FALSAPERLA A PAGINA 25

3 Basket: favola Mussini unico italiano nella sfida che lancia verso l’Nba DI SCHIAVI A PAGINA 31

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IL ROMPIPALLONE di Gene Gnocchi Moratti torna all’Inter. Si è stancato di andare a vedere i cantieri, preferisce osservare le macerie


Primo piano R I bianconeri tra presente e futuro

2

Juve Sognando il triplete

Allegri come Mou? Tra Lazio, Monaco, fortuna e analogie è caccia aperta

1 Fare come l’Inter nel 2010 è dura, ma la Juve c’è: in comune difese di ferro e super mediane In Europa pericolo grandi, ma anche il Barça 5 anni fa lo era

Fabio Licari

S

ognando la tripletta, come un tempo si sognava la California. Sognando scudetto, Coppa Italia e Champions League nello stesso anno, come l’Inter di Mou nel 2010. Mica facile. Pazza idea, il triplete (chissà poi perché in versione spagnola). I più scaramantici tra i tifosi juventini non vogliono neanche sentirlo pronunciare: ma a sognare non si fa peccato, altrimenti meglio ritirarsi prima, no? Lo stesso Allegri, uno poco abituato ai proclami, l’ha messa lì col sorriso: «Sarebbe bello dover spostare la finale di Coppa Italia», prevista il 7 giugno. Poco opportunamente. Perché un giorno prima, il 6 a Berlino, è fissata da tempo la finale di Champions. La Lega a quanto pare non scommette mai su un’italiana che arrivi fino in fondo, visto che da due

IL TRIPLETE? CONTA ESSERE COMPETITIVI FINO ALLA FINE MASSIMILIANO ALLEGRI 27 GENNAIO 2015

stagioni fissa la data della coppa nazionale a ridosso della ex Coppa Campioni e non pensa neanche alla Nazionale (in campo il 12 in Croazia). Scomodiamo Freud? D’accordo il calendario intasato, forse qualcosa andrà ripensato. Ma la domanda è: Juve, si può? RARO «TRIPLETE» La tripletta non è proprio uno scherzo se ci sono riuscite soltanto sette squadre: dopo l’Inter (2010) ce l’ha fatta il Bayern di Heynckes (2013). In precedenza Celtic

Fernando Llorente, 30 LAPRESSE

CHAMPIONS DA OUTSIDER Il cammino dell’Inter nel 2010 non è stato troppo diverso. Era finita seconda nel gruppo, con qualche spavento, alle spalle del Barcellona (Juve dietro un’altra spagnola, l’Atletico, con non pochi brividi). Negli ottavi doppio successo con il Chelsea che, due anni prima, aveva perso la finale di Champions nel derby con lo United (il Borussia, messo sotto due volte, nel 2013 è andato k.o. con il «cugino» Bayern). Nei quarti la migliore, ossia il Cska Mosca come il Monaco: le similitudini del calendario, non poche, si

SERIE A A UN PASSO DALLO SCUDETTO Con 14 punti di vantaggio sulla seconda (più lo scontro diretto a proprio favore) a 9 giornate dalla fine, la Juve ha il tricolore quasi in tasca: mancano 13 punti per la matematica certezza. Sabato i bianconeri torneranno in campo a Parma (ore 18).

CHAMPIONS LEAGUE MIRINO SULLA SEMIFINALE Eliminando il Dortmund, la Juve si è qualificata per i quarti di Champions dopo due anni. I bianconeri sfidano il Monaco (andata il 14 aprile, ritorno il 22): la semifinale manca dal 2003. Gli altri quarti: Atletico-Real, Porto-Bayern e PSG-Barcellona

IL NUMERO

1

Il k.o. della Juve nel 2015: semifinale d’andata di Coppa Italia, 1-2 con la Fiorentina (per i bianconeri in gol Llorente)

I TRE FRONTI GLI IMPEGNI BIANCONERI

(1967), Ajax (1972), Psv (1988), Manchester United (1999) e Barcellona (2009). Sembra che con il nuovo secolo le possibilità si siano moltiplicate invece di ridursi. Diceva il saggio Mou: in campionato vincono i più forti, la Champions è il torneo dei «dettagli». E mai come in questa edizione i famosi dettagli saranno decisivi, almeno per la Juve outsider come l’Inter 2010. Il Monaco è, in teoria, un bel dettaglio, nel senso di squadra da prendere per i quarti. Bianconeri favoriti. Ma dopo? Le percentuali che l’evento accada non sono altissime, ma Psg, Atletico e Porto, tutte più abbordabili, potrebbero avere la meglio su Barça, Real e Bayern. Magari basterebbe trovarne una in semifinale...

IL CONFRONTO INTER 2009-10

JUVE 2014-15

IN CHAMPIONS BARICENTRO MEDIO 51,2 m Medio

Molto basso 47 m

LUNGHEZZA Media 39,2 m 33,8 m Corta LARGHEZZA

48,5 m

51,6 m

TIRI IN PORTA 4,77

5,38 TIRI FUORI

5,08

5,63 % REALIZZAZIONE 13

14

IN CAMPIONATO BARICENTRO MEDIO Basso 50,5 m 53,1 m Medio

fermano qui (per la cronaca, i russi furono stesi con un doppio 1-0). Poi Barça e Bayern in finale. In campo due difese quasi insuperabili (0,7 gol subiti a partita l’Inter, 0,6 la Juve fino ad oggi), mediane potenti e tecniche (Sneijder, Zanetti, Cambiasso, Stankovic come Pirlo, Pogba, Marchisio, Vidal) e un argentino non più giovane ma goleador (Milito-Tevez). A proposito di dettagli: l’infortunio di Pirlo con il Borussia ha semplificato il ricorso alla difesa a 4; il possibile rientro di Pogba in semifinale può spostare equilibri. Le differenze, che sono poi quelle tra Mou e Allegri, si vedono: Juve più alta, più corta e più larga; meno rinvii dal fondo (la metà dei nerazzurri, eredità post-Conte); recupero palla più alto. Entrambe erano sorprese, le ultime della storia: da allora hanno sollevato il trofeo quelle ricche e potenti (Barcellona, Chelsea, Bayern e Real).

LUNGHEZZA Media 39,3 m 34,9 m Corta LARGHEZZA

46,2 m

49,7 m

TIRI IN PORTA 5,59

5,47 TIRI FUORI 7,05

6,93 % REALIZZAZIONE 16

16 GDS

COPPA ITALIA MIRINO SULLA DECIMA Quest’anno la Juve non molla neanche la coppa Italia. Dopo il k.o. dell’andata a Torino, la squadra di Allegri ha fatto l’impresa a Firenze e ora è in finale, in programma il 7 giugno a Roma contro la Lazio. La Juve ha vinto il trofeo nove volte, l’ultimo trionfo risale al 1995.

CINQUE ANNI FA L’IMPRESONA DEI NERAZZURRI ● La foto qui a fianco immortala una data storica: è il 22 maggio 2010, a Madrid l’Inter batte il Bayern Monaco con una doppietta di Milito e vince la Champions League dopo 45 anni. Ma quella è un’annata strepitosa, nella quale la squadra di Mourinho realizza il celebre triplete visto che alza al cielo anche la coppa Italia e lo scudetto. Una stagione perfetta, che i tifosi nerazzurri non dimenticheranno mai.

TRIPLETE? SAREBBE BELLO SPOSTARE LA FINALE DI COPPA ITALIA... MASSIMILIANO ALLEGRI 7 APRILE 2015

CAMPIONATO: CHE DIFESA Un piccolo vantaggio la Juve ce l’ha: salvo sorpresissime, un titolo su tre è già suo. Mentre Mou si trovava ad affrontare la rimonta della Roma, addirittura il sorpasso a fine marzo, e alla fine vinse di 2 punti, oggi il vantaggio della Juve sui giallorossi è siderale (+14). Un eventuale sorpasso non potrebbe verificarsi prima della 34ª giornata. Come dire: gestendo un po’ i 9 turni mancanti, la Juve potrebbe avere più energie per le coppe. Rispetto all’Inter, la me-


GIOVEDÌ 9 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

A DORTMUND LA JUVE È STATA TRAVOLGENTE, STA FACENDO MEGLIO DEGLI ANNI PASSATI ALESSIO TACCHINARDI CENTROCAMPISTA JUVE 1994-2005

QUESTA SQUADRA STA REALIZZANDO COSE INCREDIBILI: SE BATTE IL MONACO, POTRÀ PENSARE IN GRANDE FABRIZIO RAVANELLI ATTACCANTE JUVE 1992-96

3

L’ANNATA BIANCONERA NON MI SORPRENDE, I GIOCATORI SONO FORTI FISICAMENTE E CARATTERIALMENTE GIUSEPPE FURINO CENTROCAMPISTA JUVE 1969-84

fIL PARERE DEI GRANDI EX

TRA TIFO E SCARAMANZIA

«Max, ce la puoi fare Ma in Champions servono i big al meglio» 1Da Tacchinardi a Ravanelli, i bianconeri del passato credono

nell’impresa. I punti di forza? «Società, mentalità e meno stress» Fabiana Della Valle

C’

L’URLO DI FIRENZE L’urlo di Bonucci dopo il 3-0 alla Fiorentina in Coppa Italia: con lui Sturaro, Morata e Chiellini SYNC

dia gol è uguale (1,97), ma la difesa ancor più blindata: 0,5 invece di 0,9 gol subiti, in media, a partita. E meno sconfitte. COPPA ITALIA Qui l’Inter era una macchina di successi «essenziali»: contro Livorno, Juve, e Fiorentina in semifinale (guarda un po’), e poi Roma all’epilogo, quattro volte 1-0 e un 2-1. Più ballerina la Juve: 6-1 al Verona, 1-0 al Parma, una sconfitta e poi un gran successo con i viola. E una statistica terribile: l’ultimo successo bianconero nel 1995, poi tre finali perse con Parma (2002), Lazio (2004) e Napoli (2012). Vent’anni all’asciutto sono tanti. Soprattutto con la «decima» all’orizzonte: solo Juve e Roma, ormai out, hanno vinto 9 Coppe Italia. Ma sì, è un bel gioco, e neanche l’Inter ci credeva. Finché non cominciò a crederci. © RIPRODUZIONE RISERVATA

TUTTE LE COMBINAZIONI

In Europa 7 italiane Dipenderà tutto da Napoli e Montella

Q

uante italiane nelle prossime coppe: 6 o 7? Chi ai gruppi e chi ai playoff? Tanti dubbi perché mai come quest’anno il quadro delle qualificazioni è stato così complicato. «Colpa» di alcune belle novità regolamentari, come la vincente di Europa League qualificata di diritto alla Champions. Vediamo cosa succederebbe con la classifica di oggi (29a giornata), in attesa degli sviluppi di Coppa Italia, Champions ed Euroleague. E con un paio di avvertenze: il 7° posto non serve a niente; la finalista sconfitta di Coppa Italia non ha diritto a posti in Europa. CHAMPIONS Oggi la Juve sarebbe ai gruppi (e, in quanto campione d’Italia, testa di serie). Anche la Roma, 2a, ai gruppi (con il suo coefficiente tra terza e quarta fascia). La Lazio, 3a, ai playoff di fine agosto. EUROPA LEAGUE Si qualificano 4a, 5a e vincente di Coppa Italia. Il 6° posto dà l’accesso alle coppe quest’anno in quanto la vincente di Coppa Italia (una tra Lazio e Juve) è tra le prime 6 del campionato. La Fiorentina (4a) va ai gruppi assieme alla

Samp (5a). Infine il Napoli: obbligato al terzo preliminare in quanto 6° in campionato. ITALIANA VINCE EL Se poi una tra Napoli e Fiorentina vince l’Euroleague, va in Champions ma non aggiunge un posto per le italiane in EL. Quindi 6 italiane nelle coppe (4 CL+2 EL). Se però Napoli (o Fiorentina) finiscono oltre il 6° posto e vincono l’Euroleague, qualificandosi alla Champions, allora si aggiungerà un’italiana in Europa League (la 6 a in campionato). Quindi 7 italiane in totale (4 CL+3 EL). CASI PARTICOLARI 1)Se il Napoli vince l’EL, va ai playoff di Champions. A meno che la Champions 2015 sia vinta da una squadra che s’aggiudica anche il campionato (Juve, Chelsea, Bayern, Psg...): in questo caso si qualificherebbe ai gruppi. E se fosse 3° in campionato avremmo allora 3 squadre ai gruppi e nessuna ai playoff. 2) Se invece il Napoli vince l’EL e si piazza oltre il 3° posto in campionato, lascia in Europa League solo due italiane: se è 6°, le due italiane vanno ai gruppi; se è 4° oppure 5°, l’italiana peggio piazzata va al terzo preliminare. f.li. © RIPRODUZIONE RISERVATA

è chi sogna e chi invece frena, perché per raggiungere gli obiettivi è meglio restare con i piedi ben piantati per terra. In casa Juventus tutti glissano sulla parola triplete: «Andiamo piano piano — è stato il commento di Max Pereyra subito dopo la vittoria in Coppa Italia sulla Fiorentina —, pensiamo al Parma». Idem Giorgio Chiellini: «Sono una persona equilibrata, penso gara dopo gara. È giusto che i tifosi sognino, noi dobbiamo pensare al presente e vivere la quotidianità». AUTOSTIMA MAGICA Gli juventini però adesso ci credono davvero, e non stiamo parlando soltanto dei supporter bianconeri. Anche di ex giocatori, gente che negli anni ha sollevato parecchi trofei con quella maglia addosso e sa riconoscere una squadra che è in grado di superare i propri limiti. Per loro il triplete non è un solo un sogno impossibile, ma un obiettivo da perseguire fino in fondo. «Per arrivare al triplete ci vogliono grandi giocatori — dice Alessio Tacchinardi —. A Firenze la Juventus ha sorpreso tutti, dimostrando di saper vincere anche senza Tevez, Buffon,

Pogba e Pirlo, ma in Champions League il livello è più alto. Per questo Allegri avrà bisogno di tutti i suoi campioni al top, perché nelle partite importanti sono loro a fare la differenza. A Dortmund la Juve è stata travolgente, in questo momento c’è grande autostima e autoconvinzione, tutto può succedere». Anche Fabrizio Ravanelli è possibilista: «Il sogno adesso c’è ed è legittimo, ma una grande squadra deve salire un gradino per volta. La finale di Coppa Italia è stata conquistata, sabato la Juve deve battere il Parma e mettere ancora più al sicuro lo scudetto, poi deve superare l’ostacolo Monaco in Cham-

È GIUSTO CHE I TIFOSI SOGNINO IL TRIPLETE, NOI DOBBIAMO PENSARE AL PRESENTE E VIVERE LA QUOTIDIANITÀ GIORGIO CHIELLINI DIFENSORE DELLA JUVENTUS

pions. Se andrà in semifinale, potrà davvero puntare al triplete. Ha acquisito un’autostima che non sfocia in presunzione e può raggiungere qualsiasi traguardo. In ogni caso arrivare tra le prime quattro sarebbe già un grande successo». STREGATI DA MAX Per Giuseppe Furino questa Juve «è forte fisicamente e caratterialmente e può giocarsela con tutti. Non sono sorpreso, mi aspettavo una grande stagione». Tacchinardi invece non immaginava che la Juve riuscisse a fare meglio degli anni passati: «Allegri mi ha sorpreso, essendo lui nell’occhio del ciclone è diventato non volendo un parafulmine per la squadra. Non credevo che questa squadra potesse giocare a quattro dietro e che riuscisse a vincere senza Tevez. I giocatori sono sereni e poco stressati e tutto questo è merito dell’allenatore. Buffon e Chiellini hanno ereditato la nostra mentalità vincente e l’hanno trasmessa a tutti gli altri. Non è stato tagliato il cordone ombelicale». «Allegri ha messo in risalto il gioco della squadra — aggiunge Ravanelli —, come dice Andrea Agnelli, tutti sono fondamentali ma nessuno è indispensabile. Dietro però c’è un grande lavoro di programmazione della società: il presidente, Marotta e Paratici hanno fatto un grandissimo lavoro». © RIPRODUZIONE RISERVATA


Il concorso sarà valido dal 31/03/2015 al 26/05/2015, montepremi € 3.789,60 + Iva. Regolamento completo su www.inter.it/milionidinomi

4 GIOVEDÌ 9 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT


Primo piano R I bianconeri tra presente e futuro

Juve serena Tevez c’è Ma il Boca fa sul serio 1Carlitos sta bene, però l’ex club

pressa sempre di più per riaverlo Offerti 25 milioni per Dybala: l’Inter vede gli agenti del palermitano Carlo Laudisa @carlolaudisa

P

remessa: Tevez è tornato subito in gruppo, gli esami strumentali hanno escluso lesioni muscolari. Dunque, l’Apache ha già la testa al Monaco. Sorride il pianeta Juve, che però nel frattempo guarda con preoccupazione all’ennesimo assalto del Boca Juniors al dieci bianconero. Già, in vista delle prossime elezioni presidenziali appunto del Boca è infatti partito un nuovo avvicinaento al «jugador del pueblo». Si parla da mesi di questo corteggiamento che, guarda caso, ha indotto l’Apache a comunicare per tempo ai dirigenti bianconeri la volontà di chiudere la propria esperienza italiana nell’estate 2016.

L’OFFERTA Ma nei giorni scorsi da Buenos Aires è arrivata una proposta ancor più circostanziata. All’attuale presidente Daniel Angelici ha deciso di contrapporsi Mauricio Macri, il potente imprenditore e politico che in passato ha già ricoperto l’incarico di numero uno del club tanto caro a Tevez. E per dare lustro alla sua campagna elettorale l’ex presidente ha stanziato l’equivalente di 10 milioni di euro per riportare a casa il bianconero. La tempistica non gioca a favore della società di corso Galileo Ferraris. Tevez in estate sarà impegnato quasi certamente con la nazionale argentina nella Coppa America e avrà bisogno di vacanze adeguate, limitando non poco il suo rendimento nella prima parte della prossima stagione. Aggiungiamoci che gli impegni elettorali permetteranno a Macri di formalizzare la sua proposta solo a fine 2015. Tutto lascia credere, dunque, che Marotta e Paratici debbano gestire questa situazione con assoluta cautela. Nessuno si permette di mettere in discussione l’attaccante argentino che si sta distinguendo non solo per il rendimento realizzativo, ma anche per la sua esemplare applicazione professionale. Quindi la società campione d’Italia deve per forza lasciare la prima mossa al giocatore. Non a caso nelle scorse settimane l’a.d. Beppe Marotta è stato chiaro: «Siamo i primi a essere contenti se Tevez vuol restare». In altri termini: deve dirci lui se intende scacciare le tentazioni argentine. Ma è chiaro che la Juve non

Paulo Dybala, 21 anni ANSA

Carlos Tevez, 31 anni, seconda stagione alla Juventus LAPRESSE

può restare con le mani in mano. Se a fine stagione Carlitos davvero cedesse alle nostalgie di casa, si renderebbe indispensabile una soluzione di primaria importanza. E ciò spiega perché Marotta continua a dialogare con Maurizio Zamparini per Dybala, considerato in grado di raccogliere lo scettro dell’Apache. CONTATTI Ieri il presidente del Palermo ha visto Pierpaolo Triulzi, l’agente della Joya, che in questi giorni milanesi ha avuto altri importanti contatti. Nel dialogo con i bianconeri è emersa una valutazione intorno ai 25 milioni più bonus, mentre il proprietario del club rosanero ne chiede 40. La tattica bianconera ricalca quella di un anno fa per Iturbe con il Verona. In quell’occasione ebbe la meglio la Roma che, guarda caso, ha rifatto capolino proprio nelle ultime ore. IL MEETING Ma la mossa più esplicita è arrivata dall’Inter. Dopo i complimenti pubblici di Roberto Mancini s’è fatto vivo anche il d.t. nerazzurro Piero Ausilio. Nel vertice di martedì sera a Milano il dirigente interista s’è confrontato con l’entourage di Dybala, esprimendo la disponibilità a formulare al più presto un’offerta importante. Ovviamente la sortita interista deve fare i conti con le priorità acquisite dal management juventino. Peraltro il giocatore sa bene come a Torino le prospettive professionali siano molto più intriganti per via di quella vetrina in Champions che a Milano non possono garantire. Certo, l’assalto interista fa il gioco del Palermo. Ma sul tavolo l’insidia più pericolosa è sempre quella inglese. L’Arsenal metterà davvero sul piatto i 40 milioni tanto cari ai venditori? È questa la vera incognita. La Juve per ora prende tempo. Magari domani in Lega può esserci occasione per un’accelerata. © RIPRODUZIONE RISERVATA

GIOVEDÌ 9 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

Un brivido per Barzagli Lichtsteiner e Pirlo okay 1Indolenzimento a un polpaccio

per il difensore: gli esami escludono lesioni. Solo una botta per lo svizzero, Andrea in gruppo

Mirko Graziano MILANO

B

rivido Barzagli ieri pomeriggio. Allarme che sarebbe però già rientrato. Un dolorino al polpaccio, comparso nel prepartita di Firenze, aveva fatto pensare al peggio, d’altronde la zona è parecchio subdola a livello di tempi di recupero. In serata le rassicurazioni da parte della Juventus: «Andrea Barzagli è stato sottoposto ad accertamenti – si leggeva su Juventus.com –. Gli esami hanno escluso lesioni muscolari ed evidenziato un modesto sovraccarico al muscolo soleo. Le condizioni verranno costantemente monitorate, ma la sua presenza a Parma

Stephan Lichtsteiner, 31 anni, alla Juve dal 2011 LAPRESSE

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rimane in dubbio». Diciamo pure che il 33enne gigante di Fiesole al Tardini non ci sarà, troppo importante averlo a disposizione martedì prossimo, in Champions League, quando Allegri difficilmente rinuncerà al solido 3-5-2, con il muro tutto azzurro a proteggere Gigi Buffon. BENE LICHT!In precedenza, erano arrivate solo buone notizie dall’infermeria. Zero danni a livello muscolare per Carlitos Tevez. E un gran un sospiro di sollievo anche dal fronte Stephan Lichtsteiner, bloccato da un problema alla coscia destra durante il riscaldamento a Firenze: una semplice contusione per l’esterno svizzero, che ieri ha naturalmente lavorato a parte, seguendo un programma leggerissimo a base soprattutto di terapie. Massimiliano Allegri recupera allora pezzi importanti, anzi fondamentali in vista dei 180’ europei contro il Monaco. PIRLO IN GRUPPO E da ieri è a pieno regime Andrea Pirlo, a secco di minuti ufficiali dal 24 febbraio scorso, gara d’andata con il Borussia Dortmund. C’è però grande prudenza attorno al polpaccio destro del genio bresciano, e allora non è assolutamente scontato il rientro in campo sabato sera, a Parma. Certa invece la presenza in Champions, probabilmente partendo dalla panchina. Nella testa di Allegri la formazione anti Monaco è già fatta, naturalmente nella speranza che la sfortuna non crei ulteriori problemi. Sarà 3-5-2 con Buffon in porta, Barzagli, Bonucci e Chiellini dietro, Lichtsteiner ed Evra sulle fasce, Marchisio in regia, Vidal e Pereyra interni, Morata e Tevez là davanti. Nel caso invece venisse rischiato Pirlo dal primo minuto, sarebbe quasi certamente Pereyra a scivolare in panchina. TREZEGUET... PRESIDENTE! Ieri, giornata di riposo per i protagonisti del capolavoro di Coppa Italia, da oggi ranghi compatti. A Parma non è da escludere un 4-3-3 con parecchio turnover. Azzardiamo un undici: Buffon in porta; Padoin, Bonucci, Ogbonna e De Ceglie dietro; Sturaro, Marchisio e Pereyra a centrocampo; Pepe, Llorente e Coman in attacco. In ogni modo, solo l’allenamento di questa mattina e la rifinitura di domani daranno indicazioni concrete sotto il profilo tattico. Intanto, David Trezeguet torna ufficialmente nella Juventus, e ricoprirà il ruolo di Presidente delle «Juventus Legends» . «Lascio il calcio giocato – dice a Juventus.com uno dei più grandi attaccanti della storia bianconera –, ma ho la possibilità di iniziare una nuova avventura con la squadra che mi ha fatto crescere come giocatore e come uomo. Sono davvero fiero che il presidente Agnelli abbia pensato a me. Sarà un’avventura interessante, un’avventura bella, un’avventura da sviluppare anche con ex giocatori della Juventus. Esportiamo la storia bianconera in giro per il mondo, e da parte mia inizierò il 4 maggio a Fukuoka, in Giappone: avremo una partita interessante e altri sviluppi a livello sociale e culturale». © RIPRODUZIONE RISERVATA

Andrea Barzagli, 33 anni ANSA


Coppa Italia R Ritorno semifinali

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1

2

● 1 Il gol di Lulic che ha deciso la partita: azione devastante di Felipe Anderson, assist in area e Lulic mette dentro ANSA ● 2 Un tentativo senza fortuna di Gabbiadini LAPRESSE ● 3 L’esultanza dei giocatori della Lazio per il gol-qualificazione. Biancocelesti di nuovo in finale di Coppa Italia a due anni di distanza GETTY IMAGES

Lulic, ancora lui Questa Lazio è inarrestabile Disastro Napoli 1Pioli sbanca il San Paolo e sfiderà

la Juve: segna il bosniaco, decisivo nella finale di 2 anni fa. Benitez manca un altro obiettivo, De Laurentiis infuriato Fabio Bianchi INVIATO A NAPOLI twitter@fabiowhites

I

l Napoli perdona, Senad Lulic no. Soprattutto se si tratta di Coppa Italia. Due anni fa si prese il trofeo segnando il gol partita nel derby, ora regala a Pioli le sue prime finali. Quella di Coppa ma anche la Supercoppa italiana, dato che lo scudetto alla Juve non lo toglie nessuno. Higuain perdona, Lulic no. L’argentino fallisce alcune occasioni importanti sullo 0-0. Il bosniaco non soltanto segna, ma poi va anche a evitare i supplementari tirando fuori dalla porta il tiro di Insigne, appena entrato, a conclusione di un’azione fantastica. Lazio meno brillante del solito, bloccata per lungo tempo, ma più cinica. Napoli sprecone e punito dalla vecchia e sempre valida legge del calcio: se sbagli, finisce che paghi. Non si può dire che Benitez sia fortunato ma certo non si può parlare di furto. E adesso non resta che l’Europa League per il sogno Champions, perché sarà dura recuperare 8 punti alla banda Pioli. SOLO UN ROUND Avete presente Fiorentina-Juventus? Ecco, tutta un’altra cosa. Lo spettacolo

annunciato non c’è stato. C’era il pubblico e l’atmosfera delle grandi occasioni, ma il gioco no. Solo nel secondo round, quando le squadre si sono allungate e la Lazio non poteva far altro che rischiare, si è visto qualcosa. Il primo round è stato una partita a scacchi, anche nel ritmo. Fasce bloccate, sviluppo della manovra centrale abbastanza prevedibile, con Biglia e Inler che non riuscivano a prendere il sopravvento. Lazio davvero troppo compassata, Napoli con leggera prevalenza territoriale e anche più deciso in attacco, tanto che sembrava il ciuccio quello che doveva rimontare il risultato. Comunque i portieri hanno sofferto più degli altri l’improbabile freddo napoletano perché sono stati senza lavoro. L’unico brivido del primo round l’ha regalato Gabbiadini con la sassata su punizione finita sul palo. E’ stato il solo tiro in porta. Gabbia ha avuto un’altra occasione, quando sul cross di Hamisk ha mandato fuori di testa da buona posizione. Dall’altra parte, solo qualche tiro da lontano. Se i migliori sono stati i terzini, da una parte Basta e dall’altra Maggio (ma anche Ghoulam), si può capire l’andazzo della sfida. Mertens reso inoffensivo e Felipe Anderson oscurato da Maggio. L’unico a soffrire ai lati era appunto Braafheid, sostituto dell’infortunato Radu, su Gabbiadini. L’olandese, in una del-

IL TABELLONE SEMIFINALI

FINALE A R

9 Lazio

SEMIFINALI R A

0 2 Fiorentina 6

1 1 ROMA, 7 giugno Lazio Juventus

4 Napoli

1 0

3 1

Juventus 7

In rosso sono indicate le squadre che hanno disputato in casa le partite di ritorno (i numeri definiscono la griglia) GDS

le poche avventure in offesa, ha anche sbagliato la chance più ghiotta della Lazio quando ha colpito in area di testa da difensore, spedendo a lato invece che centrare la porta. QUANDO SI SVEGLIA IL CAMPIONE Pioli ha capito che doveva osare di più e dopo l’intervallo ha speso subito Mauri per Cataldi passando al 4-23-1 e poi Lulic per un evanescente Candreva. Mosse azzeccate, anche se la Lazio ha subito dei

contropiede micidiali sprecati davanti alla porta da Pipita e compagnia. Higuain non ha trovato il pallone un paio di volte. De Guzman, entrato per Mertens, si è mangiato un gol davanti alla porta. Sventati i pericoli, Felipe Anderson ha pensato bene di tornare magico. E con un paio di incursioni con cross ha cambiato il destino della sfida. Nel primo Andujar ha fatto la prodezza sulla zuccata di Lulic, nel secondo si è arreso al bosniaco, che ha anticipato tutti. Mancava un quarto d’ora scarso alla fine, recupero incluso. Benitez aveva già tolto, chissà perché, Gabbiadini per inserire Callejon. Poi nel finale ha inserito Insigne che ha fatto subito l’Anderson. Volata, tre giocatori dribblati ed esterno a superare Berisha in uscita. Ma Lulic ha detto no. Sono finite qui le speranze del Napoli di allungare la partita e difendere il titolo di campione in carica. Ed è cominciata la rabbia di De Laurentiis. Il presidente è sceso infuriato negli spogliatoi e il succo del discorso è stato questo: abbiamo un attacco stratosferico e non riusciamo a fare un gol. Poi ha deciso di mandare tutti in ritiro. Beh, una cosa è certa: la partita è stata decisa dagli episodi. E da un campione quando ha deciso di fare il campione. Con la collaborazione del franco tiratore di coppa. © RIPRODUZIONE RISERVATA

LE PAGELLE di MIMMO MALFITANO BASTA INDEMONIATO SULLA DESTRA, BIGLIA DIRIGE. MERTENS POCO CONCRETO. HIGUAIN, CHE FINE HAI FATTO? NAPOLI

5,5

ANDUJAR 6 Prima di soccombere, compie una prodezza su Lulic. ALBIOL 5,5 Klose gli va via una sola volta, ma arriva in ritardo sul cross di Anderson da cui scaturisce il gol. BRITOS 5,5 Si ritrova spesso a dover raddoppiare su Candreva e Klose con risultati modesti. GHOULAM 5 Nel secondo tempo crolla sotto i colpi di Felipe Anderson che, nel frattempo, s’è spostato dalla sua parte. GARGANO 5 Un rientro sotto tono, tanta aggressività, ma poca praticità. Cataldi lo tiene in apprensione. INSIGNE 6 Crea l’unica vera occasione da gol, ma sulla linea di porta trova un grande Lulic che salva.

6

INLER 6 Prova a creare qualcosa sul piano del gioco, ma nemmeno stavolta è supportato dagli attaccanti. GABBIADINI 6 Merita la sufficienza per il palo colpito su punizione e per un’apertura che mette Higuain solo dinanzi a Berisha. CALLEJON 5 Benitez lo inserisce convinto di poterne sfruttare l’estro, ma lui delude ancora. HAMSIK 6 Si rivede sul finire della gara quando libera De Guzman al tiro e quando ci prova lui stesso dalla distanza. MERTENS 5 Solito corridore, soliti dribbling, ma non sa essere concreto. Ha una buona occasione che sbaglia. DE GUZMAN 5 Si fa notare per un fallo su Biglia che gli costa l’ammonizione. ALL. BENITEZ 5 Gli resta l’Europa League per evitare il fallimento di un’intera stagione.

IL MIGLIORE MAGGIO

6,5 Fino a quando Felipe Anderson ha agito dalle sue parti, Maggio l’ha contenuto impedendogli d’incidere sul gioco.

IL PEGGIORE HIGUAIN

5 Non s’era mai visto così impreciso e svogliato. Avrebbe potuto sbloccare il risultato, ma ha fallito la deviazione un paio di volte.

ORSATO Dirige con autorità e non si fa sorprendere dal nervosismo crescente. Giuste le ammonizioni e chiude la gara senza contestazioni particolari.

LAZIO

6,5

BERISHA 6 Chiude lo specchio a Mertens e resta quella la parata più difficile. BASTA 7 Un indemoniato sulla fascia destra, dalle sue parti è praticamente impossibile passare. DE VRIJ 6 Impeccabile nel gioco aereo, un po’ meno nei raddoppi su Higuain. MAURICIO 6 Prova in tutti i modi a rendere inoffensivo il Pipita e ci riesce. CAVANDA s.v. Negli undici minuti che gli concede Pioli s’invola due volte verso Andujar. CATALDI 5,5 Ha corso tanto e ha chiuso su Gargano, ma a inizio ripresa è stato sostituito. MAURI 6 Utilissimo soprattutto nel tenere palla una volta passati

in vantaggio. BIGLIA 6,5 Non c’è stata azione che non si partita dai suoi piedi: instancabile metodista. PAROLO 6 Ha saputo inserirsi negli spazi che gli ha concesso Inler. Due buone conclusioni. CANDREVA 6 Ha costretto Ghoulam a parecchie rincorse. Troppo velleitario nel cercare il tiro da fuori. KLOSE 6 Ha lottato con grande forza contro Albiol tenendolo in apprensione, anche se ha concluso poco. FELIPE ANDERSON 7 Quando ha deciso di accelerare ha fatto la differenza. Suo il cross per il gol di Lulic. ALL. PIOLI 7 Ottava vittoria consecutiva nelle due competizioni e finale di coppa Italia: il momento è tutto suo. TONOLINI 5,5 PASSERI 6

IL MIGLIORE LULIC

7 In 23 minuti (più recupero) segna il gol vincente e lo difende salvando sulla linea un tiro a colpo sicuro di Insigne.

IL PEGGIORE BRAAFHEID

5 Commette un paio di errori tra cui un retropassaggio che mette i brividi a Berisha.


GIOVEDÌ 9 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

3

NAPOLI

0 1

fIL PERSONAGGIO

LAZIO

RIECCO IL «BOMBER» LULIC

PRIMO TEMPO 0-0 MARCATORE Lulic al 34’ s.t. NAPOLI (4-2-3-1) Andujar; Maggio, Albiol, Britos, Ghoulam; Gargano (dal 40’ s.t. Insigne), Inler; Gabbiadini (dal 27’ s.t. Callejon), Hamsik, Mertens (dal 22’ s.t. De Guzman); Higuain. PANCHINA Rafael, Colombo, Strinic, Henrique, Jorginho, Zuniga, D. Lopez, Koulibaly, D. Zapata. ALL. Benitez. ESPULSI nessuno. AMMONITI Albiol, De Guzman per gioco scorretto BARICENTRO MEDIO 53,3 M. CAMBI DI SISTEMA nessuno

LAZIO (4-3-3) Berisha; Basta, De Vrij, Mauricio, Braafheid (dal 38’ s.t. Cavanda); Cataldi (dal 10’ s.t. Mauri), Biglia, Parolo; Candreva (dal 22’ s.t. Lulic), Klose, Felipe Anderson. PANCHINA Marchetti, Strakosha, Ciani, Ederson, Pereirinha, Ledesma, Cana, Perea, Novaretti. ALL. Pioli ESPULSI nessuno AMMONITI Mauricio, Parolo per gioco scorretto, Berisha per c.n.r. BARICENTRO MOLTO BASSO 47,2 M. CAMBI SISTEMA dal 10’ s.t. 4-2-3-1

NOTE Spettatori paganti 46.477, incasso di 328.792 euro. Tiri in porta 3-3. Tiri fuori 7-4. In fuorigioco 3-5. Angoli 3-5. Recuperi: 0’ p.t., 4’ s.t.

PRIMO TEMPO 3’ Prima chance Lazio Candreva si inserisce alla perfezione sul lancio di Felipe Anderson, ma sull’esterno biancoceleste chiude con tempestività Britos.

1Un’altra rete dopo quella della finale derby nel 2013: «La Juve è forte ma non imbattibile»

Stefano Cieri

25’ Terza occasione per gli ospiti Parolo gli dà una bella palla, Felipe Anderson ignora il meglio piazzato Cataldi e si fa stoppare il tiro da Maggio.

ià, non poteva essere che lui a regalare alla Lazio l’ottava finale di Coppa Italia, la settima negli ultimi diciassette anni. Lui che, alla squadra biancoceleste, due anni fa ha consegnato l’ultima coccarda tricolore, quella che i tifosi laziali non dimenticheranno mai perché ottenuta in finale con la Roma. Senad Lulic lo ha fatto con un gol molto simile, anzi praticamente uguale, a quello che il 26 maggio 2013 all’Olimpico diede alla Lazio la vittoria nella finalederby. Un piatto destro a pochi metri dalla porta. Allora, due anni fa, il cross era stato di Candreva, stavolta è stato di Felipe Anderson. Lui, Lulic, in entrambi i casi ha risposto presente all’appuntamento con la storia. Qui, in realtà, la storia è

ancora da scrivere, però questo gol segnato dal bosniaco quando la partita pareva ormai difficile da sbloccare, consentirà alla Lazio di giocarsi ben due trofei nei prossimi mesi. La Coppa Italia a giugno, la Supercoppa ad agosto, entrambi contro la Juve «che – dice Lulic – è la squadra più forte d’Italia, ma non è imbattibile, specie se giochiamo sempre così».

INVIATO A NAPOLI

G

41’ Lazio sprecona Braafheid, pescato in area da un lancio di Candreva, di testa butta fuori il pallone.

SECONDO TEMPO

Il colore è più intenso nelle zone in cui ci sono stati più tocchi di palla

MINUTI GIOCATI

PASSAGGI POSITIVI 75%

12

ATTACCO

12’ Ora faccio da solo Felipe Anderson prende palla e va, poi in area si incarta davanti a Ghoulam, che allontana.

1 14’ Una beffa e mezzo Biglia lancia Klose, fermato fallosamente da Britos al limite dell’area. Sulla ripartenza, Higuain si trova solo davanti alla porta ma incespica al momento del tiro.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

gara con il Napoli realizzando il gol decisivo e un salvataggio sulla linea

TOCCHI PER ZONA

5’ Basta e avanza È il serbo a salvare su Higuain dopo che il rasoterra dalla destra di Maggio, imbeccato da Hamsik, era stato appena sfiorato dal portiere Berisha.

UOMO OVUNQUE Sembrava sparito dai radar, il laterale bosniaco. Colpa anche di un infortunio che lo ha tenuto fermo ai box per quasi tre mesi. Il rientro nella Lazio è stato graduale, in sordina. Ma nella parentesi vissuta con la sua nazionale Lulic era stato capace di regalare tre assist a Dzeko (nel match vinto dalla Bosnia con Andorra). Segno che il piede tornava a essere caldo. Attendeva solo il momento giusto, Senad, per lasciare nuovamente il suo marchio. E questo momento non poteva che arrivare nella «sua» Coppa Italia. Quella che ha regalato due anni fa alla Lazio è diventata anche una linea di abbigliamento. E non è uno scherzo. Si chiama Lulic 71, dal suo nome e dal minuto in cui realizzò il gol-vittoria sulla Roma. Da ieri

accanto a Lulic 71 ci sarà Lulic 79, il minuto (non troppo distante dall’altro) in cui ieri ha regalato alla Lazio la finale. Ma, forse, questo successo al San Paolo può essere griffato anche Lulic 87. Il minuto in cui il bosniaco è stato protagonista di una prodezza ancora più importante del gol: il salvataggio «impossibile» sulla linea sul tiro di Insigne. Il San Paolo era pronto a esplodere, ci ha pensato lui a ricacciare in gola l’urlo del pubblico di casa. Lui, l’uomo degli appuntamenti con la storia. Non a caso, dopo quel famoso gol alla Roma, i laziali lo hanno ribattezzato «The History man». Un nomignolo che pareva destinato a finire nel dimenticatoio. Fino a ieri. «Ma no – si schermisce alla fine il bosniaco –. Ho fatto solo il mio dovere, l’importante era arrivare in finale. Ci siamo riusciti con pieno merito». E sul salvataggio impossibile su Insigne ammette sincero: «Non so come ho fatto, per fortuna la palla è uscita. Brava Lazio, ma non abbiamo ancora vinto nulla. Non siamo in Champions e non abbiamo conquistato la Coppa Italia. Ma se continuiamo così qualcosa di importante può succedere».

1Senad Lulic, 29 anni, ha risolto la

IL BOSNIACO DECISIVO IN 23’

LA MOVIOLA di VINCENZO CITO

Al 27’ dubbi sulla punizione che poi Gabbiadini tira sul palo: Inler schizza in aria sul lieve tocco di Biglia. Al 32’ Albiol abbatte Klose: il giallo è giusto. Al 14’ del s.t. Biglia lancia Klose, Britos lo colpisce alla gamba al limite dell’area. L’arbitro non se ne accorge e sulla ripartenza Higuain rischia di segnare. La rete di Lulic, su lancio di Felipe Anderson, viziata dal fuorigioco di Klose ma quando l’azione era appena cominciata

Senad 71 è il re di Coppa «Se continuiamo così può succedere di tutto»

19’ Ancora Lazio Bella combinazione tra Candreva e Klose, la conclusione del primo, però, si perde a lato.

27’ Palo Gabbiadini L’occasione più limpida di tutto il primo tempo capita al Napoli. Tocco di Biglia ai danni di Inler e l’arbitro concede agli azzurri una punizione che Gabbiadini tira sul palo alla sinistra del portiere.

SU KLOSE FALLO MA NON RIGORE

7

1

2

1

5

2

3 70

1

2

1

2

16

23’ 2

1 Secondo tempo

2

NEGATIVI 25%

4 1

30’ Prova generale Felipe Anderson se ne va sulla destra e mette in mezzo. Lulic da solo può colpire di testa, miracoloso Andujar.

RECUPERI 2

IL GOL 34’ Questa è buona Azione fotocopia: Felipe Anderson fa ancora sfracelli sulla destra, stavolta mette in area rasoterra e Lulic non sbaglia.

TIRI 2

PALLONI GIOCATI

41’ Ma chi è, Maradona? No, Insigne che fa tutto da solo prima che Lulic salvi sulla linea.

34’ ST

25

L’ANALISI TECNICA pressing, ma guai a scoprirsi troppo. In simili condizioni soltanto l’invenzione del singolo può far saltare il banco.

La rapidità di Anderson fa saltare l’equilibrio 1Il brasiliano

soffre contro i difensori azzurri, ma poi regala l’assist-gol Andrea Schianchi

I

l copione della sfida è chiaro fin dall’inizio: vince chi sfonda sulle fasce. Il Napoli si presenta con Gabbiadini e Mertens, la Lazio si affida a

Candreva e Felipe Anderson. Per lunghi tratti della partita, tuttavia, probabilmente complice anche l’1-1 dell’andata, le difese riescono ad arginare con facilità le galoppate degli attaccanti avversari, e non c’è traccia di spettacolo. In questi casi, di solito, si parla di «predominio della tattica». In sostanza: nessuno vuole rischiare, nessuno vuole mettere la testa fuori dalla tana perché altrimenti rischia di prendere freddo. Benitez e Pioli si sbracciano in panchina, guidano le squadre con attenzione e prudenza, chiedono aggressività e

LA MOSSA KLOSE F. ANDERSON

CANDREVA BIGLIA

PASSAGGIO

MOVIMENTO GDS

ACCELERAZIONE Felipe Anderson s’infila sulla fascia destra trascinandosi dietro mezza difesa del Napoli, crossa in mezzo e trova Lulic pronta alla deviazione vincente. Un lampo che vale l’impresa. Eppure per l’esterno laziale, fino a quel momento, non era stata una serata di meraviglie. Lo testimoniano i numeri: 65 palloni toccati, 32 passaggi (7 sbagliati), nessun tiro in porta. Prestazione grigia, insomma. E lo dicono anche i 23 palloni persi e i 7 dribbling falliti (5 quelli riusciti). Nel primo tempo Maggio lo ha contenuto ed è anche ripartito di slancio, ne ha bloccato gli spunti e ha duellato in velocità. Nella ripresa, una volta

cambiata la fascia (e di conseguenza il diretto avversario), Anderson si è scatenato. Quando il brasiliano ha schiacciato il pedale dell’acceleratore, per la retroguardia di Benitez è calata la notte. Sono stati 5 i cross, 4 le occasioni create, 2 i lanci riusciti. FANTASIA Il sostanziale equilibrio (49,8% il possesso palla del Napoli, 50,2 quello della Lazio) viene rotto dall’improvvisazione e della rapidità, a testimonianza del fatto che nel calcio le qualità atletiche e la fantasia sono doti che marcano la differenza. Nel Napoli la batteria di ali schierata da Benitez (Gabbiadini, Mertens, De Guzman, Insigne) produce azioni pericolose, ma non riesce mai a ribaltare il senso della partita. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Felipe Anderson, 22 anni, è alla seconda stagione con la Lazio


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GIOVEDÌ 9 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT


Coppa Italia R Ritorno semifinali fQUI NAPOLI

L’ALLENATORE E IL PRESIDENTE

BENITEZ «CRISI? NO, 7 PALLE GOL» DE LAURENTIIS «NOI SQUALLIDI» Il patron è una furia: «Giocatori distratti, i tifosi hanno ragione a essere scontenti. Se non si cambia, in ritiro fino a fine stagione» Gianluca Monti

«Questi giocatori sono presi da troppe distrazioni. Ho investito 386 milioni nell’acquisto di calciatori in questi anni, ho il diritto di essere ripagato dai risultati. I tifosi hanno ragione a essere scontenti. Stiamo offrendo prestazioni squallide, non da Napoli. Se non cambiano le cose, si va in ritiro sino a fine stagione».

NAPOLI

I

l Il primo obiettivo è sfumato ed anche Aurelio De Laurentiis l’ha presa male, malissimo. E’ sceso negli spogliatoi a fine partita e ha annunciato il ritiro.per tutta la squadra

CONTESTAZIONE E’ stato ferito De Laurentiis dal suo Napoli e non è stato risparmiato dalle contestazioni dei tifosi che fuori dallo stadio hanno intonato cori di protesta mentre la Polizia era in assetto antisommos-

GIOVEDÌ 9 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

sa. Il «meritiamo di più» urlato a gran voce dai sostenitori azzurri è figlio delle promesse disattese di inizio stagione. La squadra detentrice della coppa Italia ha abdicato ed è uscita tra i fischi del San Paolo. La crisi della formazione di Benitez è nei fatti, e il tecnico cerca giustificazioni che non convincono: «Ci è mancato il gol, abbiamo avuto sette occasioni per segnare ed invece la rete l’hanno trovata loro nel finale – ha detto Rafa -. Siamo dispiaciuti, ma l’atteggiamento della squadra mi fa essere ottimista. Avremmo meritato di più, quando si arriva così tante volte davanti al portiere avversario serve un po’ di fortuna». STAGIONE A RISCHIO Il gioco appare molto involuto e la paura di sbagliare ha preso il sopravvento. Così, però, la stagione è a rischio: il terzo posto in campionato resta lontano otto punti, ragion per cui ci si giocherà tutto o quasi in Europa League contro il Wolsfsburg. «Gli obiettivi? Per capire dove possiamo arrivare, bisogna vedere da dove siamo partiti. L’Europa League? Non siamo costretti a vincerla, ricordatevi che dopo ventisei anni abbiamo vinto la Supercoppa». Ieri dall’Inghilterra rimbalzavano voci di un interessamento per il Manchester City nei confronti di Benitez, anche se di certo Rafa non sta facendo tanto nell’ultimo periodo per attirare le attenzioni dei grandi club. Anzi, come Mazzarri nel 2012 è stato vittima di Pioli in coppa Italia. Anche questo non ha fatto piacere a De Laurentiis. © RIPRODUZIONE RISERVATA

zione da questa gara, ma ora buttiamoci di nuovo sul campionato per proseguire nel nostro momento positivo».

fQUI LAZIO L’ALLENATORE

PIOLI «BRAVI CON LA TESTA MA ADESSO NON FERMIAMOCI» Per i biancocelesti un altro successo di prestigio: «Avevo pensato questa gara proprio come poi si è sviluppata» Nicola Berardino INVIATO A NAPOLI

L

a felicità della Lazio è tutta sul volto di Stefano Pioli. Al fischio finale il tecnico ha fatto un salto sul campo, un’immagine che va quasi a simboleggiare il balzo della

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sua squadra arrivata in finale. Un percorso partito il 24 agosto dal successo dell’Olimpico sul Bassano fino alla notte della gioia pazzesca del San Paolo. Pioli riporta subito i meriti su tutta Lazio. «Lulic ci ha mezzo lo zampino ed è stato importante, ma sono stati tutti bravi. Abbiamo saputo lottare, soffrire contro un avversario forte. Meritavamo di arrivare in finale». SGUARDO AL FUTURO La sfida con la Juventus per conquistare la Coppa Italia non abbraccia l’intero orizzonte biancoceleste. «Una bellissima soddisfa-

LE MOSSE Anche al San Paolo Pioli ha saputo cogliere l’attimo giusto per le sostituzioni. A partire dall’innesto di Lulic. «Siamo partiti col centrocampo a tre per essere più compatti. Poi si sono creati degli spazi che abbiamo cercato di sfruttare. Avevo pensato questa gara per come poi si è sviluppata. Sapevo che la squadra poteva poi trovare la zampata vincente. Dal punto di vista mentale abbiamo fatto una grande partita». Così le strategie del tecnico si sono rivelate ancora felici anche sul piano della gestione degli uomini. Un organico che Pioli sta valorizzando in tutte le sue risorse. In una stagione partita in sordina. «Non avevo un nome altisonante quando sono arrivato a Roma. Ma i tifosi hanno giudicato me e la squadra per il lavoro svolto. Sin dal ritiro precampionato ho capito che questo gruppo aveva qualità e potenzialità enormi, oltre che grandi valori umani. Complimenti a tutti, ma voglio sottolineare anche la bella prestazione di grandi campioni come Klose e Biglia per come sono stati disposti a scarificarsi durante la gara». e poi aggiunge. «In questo finale di stagione vogliamo il massimo». Anche per regalare una gioia importante ai tifosi biancocelesti che martedì pomeriggio alla partenza della Lazio hanno invaso la stazione Termini. «Li ringraziamo di cuore, ci hanno dato una carica incredibile». Ieri sera la squadra è subito ripartita per Roma, in pullman. «Domenica ci aspetta l’Empoli e domani (oggi, ndr) ci alleniamo…». La Lazio di Pioli ha fame di altre vittorie. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Serie A R La possibile svolta

L’AZIONARIATO DIFFUSO AL MEAZZA

Una coreografia della Nord, il nocciolo del tifo interista al Meazza BOZZANI

30.000 soci A San Siro occuperebbero questo spazio

CURVA NORD

CURVA SUD

81.277 posti

GDS

SOCIETÀ VEICOLO Moratti - che negli anni ha già dato abbastanza... - manterrebbe il proprio 29,5%, quindi non aggiungerebbe soldi, se non per ripianare il bilancio in proporzione alle proiovono immancabili le smentite, ma prose- prie quote. Il 70%, attualmente in mano a Thohir gue lo studio da parte di Massimo Moratti e al suo socio indonesiano Handy Soetedjo, verper capire se c’è la possibilità di riprendersi rebbe acquistato da una società veicolo (sul mol’Inter. Anzi, il piano assume contorni più nitidi e dello della ISC, International Sport Capital, creatrova conferme negli ambienti finanziari e circo- ta dai due indonesiani) in cui confluiranno le la ai vertici di alcuni istituti di credito e di alcuni quote dell’azionariato diffuso, ma anche di altri studi legali. investitori o fondi. Oltre alla voce di un fondo cinese interessato a una quota di minoranza e a un AZIONARIATO D’ELITE Oltre investitore americano (il mercaall’ex patron, il regista sarebbe to finanziario, oltre a quello di proprio Ernesto Pellegrini, Londra, cui si rivolgerebbe Mol’imprenditore da cui Moratti ratti), la società prevederebbe comprò l’Inter nel 1995. Più diversi livelli di ingresso a seche investire in proprio, il re conda di quanto si investe. Chi della ristorazione collettiva metterà più soldi avrebbe diritto non solo a una maggiore voce dovrebbe sfruttare le sue nuin capitolo nelle decisioni del merose e altolocate amicizie club ma anche a benefit legati a per formare una sorta di aziopostazioni e servizi allo stadio. nariato che, più che popolare, SONO AFFEZIONATO si potrebbe definire di élite. Si A MORATTI, MA THOHIR ET, TELEFONO CASA Ribadito punta a creare una base forte VUOLE RIFARE QUELLO che siamo in una fase di studio e di 20-30mila persone. L’idea è CHE HA FATTO LUI. POI che le difficoltà non mancano, quella di chiedere a ciascuno NON SI PUÒ MAI SAPERE vale la pena sottolineare alcuni un contributo minimo di mille concetti. Questa operazione euro all’anno. Di fatto sarebnon nascerebbe certo da una vabero 20-30 milioni che ogni ROBERTO MANCINI lutazione negativa dell’operato dodici mesi entrerebbero nel- ALLENATORE INTER di Thohir (che ieri ha telefonato le casse societarie. Vero che alcuni interisti doc hanno le possibilità di contri- allo stesso Moratti e a Mancini), ma da un «pruribuire ben oltre la quota minima, ma il rastrel- to» dell’ex patron di tornare al comando del suo lamento di così tanta gente rimane non facile. grande amore. E soprattutto tutto passa dalla voAl momento infatti sarebbe un atto di fede più lontà dell’azionista di maggioranza, che da Giache un investimento, ma la psicologia del tifo- carta ha fatto trapelare il proprio pensiero. ET so nerazzurro è particolare e la possibilità di ammette che il momento (della squadra) non è contribuire al rilancio della propria squadra facile. Ma ribadisce che il progetto avviato a nopuò essere un propellente unico. Al proposito vembre con Mancini, le strategie di mercato e il va segnalato che per l’80% dei lettori che han- restyling societario stanno procedendo e che lui no partecipato al sondaggio sul nostro sito il detiene il 70% dell’ Inter e il 30% è della famiglia ritorno di Moratti aiuterebbe il club a tornare Moratti. Con buona e reciproca stima e convivenza, che restano immutate. Insomma, non ci saai vertici.

Pellegrini regista P e azionisti vip Ecco l’idea Inter di Moratti

Luca Taidelli Mario Pagliara

1Malgrado le inevitabili

smentite, il piano prevede sm quota di mille euro all’anno una quo per 20-30mila tifosi più i fondi stranieri. E Thohir chiama l’ex patron A sinistra due ex presidenti nerazzurri: Ernesto Pellegrini, 74 anni, e Massimo Moratti, 69 FOTOGRAMMA-BOZZANI

BLOG E SOCIAL

Tanto affetto e un po’ di nostalgia per l’ex presidente 1Tifoseria divisa, ma il partito che sta con l’artefice del Triplete è in crescita La curva nord invece non si esprime

Marco Guidi

A

ffetto sì, nostalgia nì. Il popolo nerazzurro è rimasto scosso dal possibile ritorno di Massimo Moratti alla presidenza dell’Inter. I commenti non mancano sul web, dai social network ai blog di fede interista. C’è una maggioranza più o meno silente che rivorrebbe il presidente del Triplete 2010 come proprietario del club, almeno stando a quanto emerge dai sondaggi sui maggiori siti d’informazione. Schiacciante in particolare il risultato su Gazzetta.it: quasi

l’80% vede in Moratti una buona soluzione per il futuro. Va specificato però che potevano votare tifosi di tutte le squadre. Davvero tra gli interisti la pensano tutti così? SUI BLOG Sicuramente no su interfans.org, uno dei più noti forum online dei tifosi nerazzurri. Qui i cuori si dividono. Per un Adriano che spera nel ritorno del «presidente che ci ha fatto vincere il Triplete e portato sul tetto del mondo», ecco Rafael93: «Moratti se ne stia alla larga. Ha fatto il suo tempo». C’è poi chi resta perplesso: «Thohir farebbe una brutta fi-

gura a livello mondiale», commenta Angelus. Più pragmatico MattInter10, che non apprezza l’operato dell’attuale presidente indonesiano, ma neppure vede di buon occhio un Moratti bis. «Non importa chi sia, ci vuole semplicemente uno che arrivi e metta i soldi». In fondo vincere è l’unica cosa che conta. Anche a queste latitudini. Opinione condivisa da qualche utente anche su SoloInter.it, autentico «muro online» dove ogni cuore nerazzurro può scrivere i suoi pensieri in libertà. Mourinhomito fa fede al suo nome e strizza l’occhio a Moratti: «Questa si che è una bella notizia. Moratti-TronchettiPellegrini al comando dell’Inter». Punti di vista. Come quello decisamente fatalistico di Ilary85: «Tra Moratti e Thohir non so che augurarmi».

SUI SOCIAL Su Facebook e Twitter il partito dei «morattiani» cresce. «Torna presidente, l’Inter non è la stessa senza di te», scrive Michele Saponara sulla pagina di Gazzetta. «Sarebbe bellissimo», gli dà ragione Francesco Capone. Il tenore dei commenti dei tifosi nerazzurri è piuttosto favorevole al ritorno dell’ex presidente, mentre in pochi difendono l’operato di Thohir in quest’anno e mezzo da numero uno dell’Inter. Non è bastato al tycoon indonesiano accollarsi i debiti, riportare Roberto Mancini sulla panchina nerazzurra e aver condotto a Milano giovani e interessanti prospetti come Shaqiri e Brozovic. Per @ZacLoris su Twitter può tranquillamente tornare in Indonesia, «l’invasore». Un epiteto forte, ma che testimonia il

mancato feeling tra la nuova proprietà e il popolo nerazzurro. Un amore mai nato, a differenza di quello con Moratti, che nonostante qualche crisi passeggera fa ancora battere il cuore.

IL SONDAGGIO

80%

FAVOREVOLI AL RITORNO DI MORATTI

CONTRARI AL RITORNO DI MORATTI

LA CURVA Non si esprime, al momento, l’ala più estrema del tifo interista. Nel giugno del 2013, all’ultima festa della Nord sotto la sua proprietà, Moratti fu applaudito e invitato a restare. Il nome di Thohir cominciava a circolare sui giornali, ma non convinceva. Poco dopo l’Inter divenne indonesiana. Moratti a San Siro compare ancora in qualche striscione, anche polemico, come gli ultimi su Calciopoli. Normale, tutte le storie d’amore hanno i loro alti e bassi...

GDS

© RIPRODUZIONE RISERVATA

20%


GIOVEDÌ 9 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

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fGLI IMPEGNI FINANZIARI

Il club costa per ora 100 milioni all’anno E prima c’è Thohir... 1Tra versamenti e prestiti l’Inter richiede costanti iniezioni

di soldi. L’indonesiano, se volesse cedere, andrebbe liquidato

Marco Iaria twitter@marcoiaria1

P

rebbe alcuna volontà di cedere la maggioranza del club. Anzi, Thohir continua a lavorare per rendere il club competitivo il prima possibile. SMENTITE ITALIANE, MA... Concetti di cui non c’è motivo di dubitare, anche se resta il fatto che il piano di rilancio si sta rivelando più complicato del previsto e non si può escludere che, a determinate condizioni e rientrando del suo investimento, si aprano nuovi scenari. Cosa che al momento - ma non avrebbero potuto fare diversamente, viste anche la delicatezza del momento e dell’operazione - hanno escluso anche Ernesto Pellegrini e Marco Tronchetti Provera. Quest’ultimo in effetti non sarebbe coinvolto se non in veste di sponsor che, complice la recente acquisizione di Pirelli da parte dei cinesi, potrebbe rinnovare un contratto pluriennale che scadrà nel 2016. La prima smentita comunque l’ha fornita lo stesso Moratti: «Non c’è nulla di vero, sostengo Thohir e spero che faccia bene. Ci sono i presupposti perché questo avvenga, si sta sacrificando tantissimo. Poi è chiaro che mi può mancare l’Inter come tifoso e che vorrei avere più soddisfazioni. Come credo che avvenga per Thohir». Smentite che vanno registrate. Ma allo stesso tempo giova ricordare che in passato spesso, strategicamente, l’ex patron ha dichiarato intoccabili alcuni allenatori, salvo esonerarli poco dopo. E che nel 2013 aveva anche negato per mesi l’esistenza di una trattativa con lo stesso Thohir. MANCIO PENSIERO A chiudere la carrellata, Roberto Mancini a Sky. Il tecnico prima ha parlato di campo («Contro il Parma abbiamo dato poco, a volte serve la linea dura. Ora sotto con Milan e Roma. Rivoluzione? A volte servono, lo dice la storia») poi ha commentato la questione societaria: «Sono molto affezionato a Moratti, però credo che Thohir voglia fare proprio quello che era riuscito all’ex patron. Certo che serve tempo. Quello che succederà poi non si può sapere». © RIPRODUZIONE RISERVATA

fDUE GRANDI INTERISTI

rima tappa: convincere Thohir a cedere il controllo dell’Inter. Seconda tappa: mettere assieme piccoli e grandi soci, nell’ottica dell’azionariato diffuso, che siano disposti a liquidare l’indonesiano e a sobbarcarsi l’impegno di garantire la continuità aziendale di un club in perenne deficit. Sarebbero questi i passaggi di un ipotetico ribaltone. Posto che senza la disponibilità di ET non se ne fa nulla (lo statuto sociale, semmai, impedisce alla cordata di Giacarta di disfarsi del 70% senza il consenso di Moratti e concede a quest’ultimo il diritto di prelazione in caso di cessione), la partita si gioca tutta attorno ai soldi.

LE TAPPE Massimo ed ET La storia nasce alla fine del 2013 LA SVOLTA La nuova storia dell’Inter inizia alla fine del 2013. Erick Thohir e Massimo Moratti raggiungono l’accordo il 15 ottobre e lo ufficializzano con due comunicati. THOHIR «Penso che la storia dell’Inter sarà arricchita da una nuova stagione, grazie ai nostri nuovi partner internazionali che, sono certo, contribuiranno a proseguire la serie di successi», recitava un passaggio del comunicato morattiano. MORATTI «Oggi è davvero un giorno speciale. Sono onorato che Massimo Moratti mi abbia affidato la responsabilità di guidare l’Inter in un nuovo capitolo della sua storia, e sono molto felice per il fatto che continuerà a essere presente come mio partner», una parte della risposta di Thohir. L’UFFICIALIZZAZIONE Il 15 novembre 2013, un mese dopo, arriva l’ufficializzazione dei nuovi ruoli. Thohir presidente con il 70% delle quote, Moratti socio di minoranza con il 29,5% (il restante 0,5% ai soci minori, tra cui Pirelli)

COME UNA FIGLIA Ce ne vogliono tanti perché l’Inter non è una società in equilibrio contabile, non lo è da un’eternità: il vecchio patron, in un’intervista alla Gazzetta, aveva auspicato che la sua «figlia» imparasse a camminare da sola. Speranza vana, per il momento, almeno finché la trasformazione manageriale darà i suoi frutti, la squadra tornerà competitiva e i proventi della Champions riprenderanno a piovere copiosi dalle parti di Corso Vittorio Emanuele. Fino ad allora, di sicuro, l’Inter avrà bisogno di massicce iniezioni di denaro da parte degli azionisti. Senza correre troppo indietro nel tempo, all’epoca in cui Moratti era solito staccare assegni a getto continuo per tenere in vita il giocattolo e cavalcare le ambizioni di una piazza intera, basta fare un calcolo su quanto è stato im-

messo nelle casse dell’Inter nella Nuova Era. LISTA DELLA SPESA Ecco cosa è servito per supportare la gestione corrente della società, sin dall’insediamento indonesiano del novembre 2013: aumento di capitale da 75 milioni di Thohir e soci per rilevare il 70% (novembre 2013); versamento di Moratti, in due tranche, di 5 (novembre 2013) e 15 milioni (giugno 2014); finanziamento di 30 milioni del pool di banche guidato da Goldman Sachs (maggio 2014); prestito di 22 milioni da parte di Thohir (maggio-giugno 2014); secondo prestito del socio di maggioranza pari a 60 milioni (in queste settimane). Occhio, dei 230 milioni del maxi-prestito delle banche abbiamo considerato solo i 30 destinati al circolante e non i 200 con cui si sono estinti i vecchi debiti. C’è da aggiungere che Thohir ha erogato altri 10 milioni a titolo di prestito nel corso dei mesi scorsi. Somman-

do tutto si arriva a 217 milioni, nell’arco di nemmeno due stagioni. PURE LA LIQUIDAZIONE Questo significa che l’Inter ha bisogno di 100 milioni di “alimenti” all’anno, che poi è il disavanzo entrate-uscite dell’ultimo bilancio licenziato. Certo, le cose potrebbero, anzi dovrebbero, migliorare in futuro grazie alla crescita dei ricavi, ma la presenza di nuovi azionisti sarebbe giustificata solo da maggiori risorse a disposizione per potenziare l’organico. Altrimenti che senso avrebbe il ribaltone? Quindi, in soldoni, i 100 milioni a stagione bisognerà trovarli da qualche parte. E, prima di tutto, andrebbe liquidato l’attuale numero 1. Con quanto? Questo lo sa solo Thohir. Considerati i 75 milioni investiti inizialmente e l’impegno finanziario a supportare l’Inter con i successivi prestiti (per quanto fruttiferi), potrebbe servire un altro centone.

Erick Thohir Il presidente dell’Inter, 44 anni, è azionista di maggioranza dal novembre 2013 IPP

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Mazzola: «Che sollievo se tornasse Massimo» Suarez: «Questa gestione disorienta i tifosi»

Nicola Cecere

non con i ragionamenti degli imprenditori. Non so se mi spiego».

do assai meno di quanto vale. E quello sarà compito dell’allenatore, che è bravo e merita di continuare».

VERSO EST Sì, capitano, ragionamento chiaro. Massimo Moratti aveva sottolineato come il suo ripiegamento su una quota di minoranza nasceva da esigenze finanziarie che Thohir dovrebbe essere in grado di affrontare e risolvere. «Beh, il mondo del calcio sta andando verso Est, cioè nella direzione dei soldi. Lo so che vedere capitani di industria italiani quali i Moratti e i Berlusconi cedere i loro club a milionari cinesi o indonesiani o thailandesi fa male al cuore e all’orgoglio italico. Del resto gli inglesi da tempo hanno i petrolieri russi o gli sceicchi a capo delle squadre più antiche e prestigiose. E se si sono abituati gli inglesi, popolo legatissimo alle tradizioni, dovremo farci la bocca anche noi. Va così».

SUAREZ Luisito Suarez sta seguendo la vicenda da Barcellona, da anni la sua seconda casa. «La smentita di Massimo mi sembra quella che fanno i presidenti prima di esonerare il tecnico in difficoltà: lavori tranquillo, non si tocca... E la partita dopo è fuori... Io sono con lui, non soltanto per questioni di affetto, ma perché so quanto sia disorientato il tifoso interista da questa non gestione. ma dico io, hai lì Zanetti che sa di calcio: dagli un ruolo operativo, diamine! Se lo tieni così a fare solo l’uomo immagine significa che fra due anni intendi mandarlo via ed è un peccato». Cosa serve, Luisito? «Abbiamo un bravo allenatore, dobbiamo dargli bravi giocatori. Non medi o in declino: 5 campionissimi. Poi bisogna scegliere bene chi confermare, alcuni oggi paiono dei brocchi ma non lo sono. Pagano la stagione catastrofica. Sia chiaro che Mancini da solo non può annullare il gap dalla Juve e dalle altre, la squadra va rifatta. E lui non deve fare il manager ma impegnarsi solo sul campo. Ruoli chiari e separati, per ripartire con convinzione ed efficacia. Con Moratti o senza».

MILANO

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uando Sandro Mazzola riceve la telefonata, ha già fatto il giro telefonico per scambiare le sue idee con quelle di altri nerazzurri vip. «Il ritorno sulla scena di Massimo è una prospettiva suggestiva e anche auspicata da molti, a questo punto: la gestione Thohir ha ancora troppi lati oscuri e troppi punti deboli. In primis la confusione dei programmi: voi avete capito dove andiamo a parare, che squadra si intende costruire... Io no. Scudetto o rifondazione? Cambia tanto! Sento parlare di una squadra impostata su giovani come Icardi e Kovacic, poi però spuntano obbiettivi di mercato ultratrentenni come Touré... Ottimo elemento, ma costoso e non di prospettiva. Quindi i soldi da investire ci sono? Boh».

E ALLORA, CAPITANO? «Ecco che Moratti sarebbe accolto con sollievo dai più. Anzitutto perché alla famiglia sono legati tutti i nostri trionfi. Quindi è sinonimo di fiducia, dà garanzia di impegno e di comportamenti in linea con i sentimenti dei tifosi,

MI AUGURO CHE MORATTI RIPRENDA IN MANO LA SITUAZIONE SANDRO MAZZOLA INTER 1960-77

LA SMENTITA DI MASSIMO PARE QUELLA DEI PRESIDENTI PRE-ESONERO LUIS SUAREZ INTER 1961-70

RINFORZI Quindi Moratti alla fine non tornerà? «Mah, a volte si smentisce per necessità del momento... Ripeto, io mi auguro che riprenda in mano lui la situazione e porti a compimento, insieme con Mancini, un mercato serio. Non penso sia possibile cambiare 10, ma 5 giocatori veri servono. A centrocampo e in difesa. Salvo poi recuperare gente che sta renden-

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Il Milan schiera ancora i suoi ministri della difesa

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L’ALLENATORE

1Maldini, Galli, Baresi, Tassotti e le altre glorie rossonere da Sacchi

«Galliani diceva: “Qui puoi spendere”». E l’ad dalla platea: «Bei tempi» 1

Marco Pasotto

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Jeremy Menez, 27 anni, al Milan dall’estate 2014 FORTE

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a un certo effetto vederli seduti uno accanto all’altro. Ed è un gran bell’effetto. Ma non serve poi un eccessivo sforzo di fantasia per immaginarli ancora in campo. Stessa linea, o quasi. Da destra: Paolo Maldini, Filippo Galli, Franco Baresi e Mauro Tassotti. Basta invertire i terzini. Oppure, per chi li ha di fronte come Galliani, per formare lo schieramento corretto occorre che si scambino la sedia i centrali. Poco più in là ci sono anche Pippo Inzaghi, Daniele Massaro e Italo Galbiati, oltre a figure storiche come l’ex dirigente Paolo Taveggia e il preparatore atletico Vincenzo Pincolini. Tutti insieme compongono le pagine più vincenti e luminose dell’album rossonero, e si sono presentati allo stesso appuntamento perché a sfogliare quell’album c’è Sacchi. Un libro, più che un album: «Calcio totale», il libro di Arrigo (Mondadori), presentato ieri alla Feltrinelli di piazza Piemonte. ANEDDOTI E RISATE Sacchi racconta e si racconta, con leggerezza e senso dell’umorismo, ma la sensazione in sala è un po’ strana perché tutti quei trionfi stridono parecchio con gli stenti del presente. Lo si sente nell’aria, anche se poi la rimpatriata non esce mai dalla piega umoristica. «Quando arrivai al Milan, Galliani mi disse “Guarda che qui puoi spendere...”», racconta divertito Sacchi. E l’a.d. aggiunge dalla platea: «Bei tempi!». Risata generale. Arrigo nomina più volte Berlusconi, il collante di tutto, e sta bene attento a non scivolare sull’attualità: «Per il calcio è stato come una valanga in uno stagno, ha fatto uscire il pallone italiano dall’apatia». Lo stesso concetto con cui Galliani descrive Arrigo: «Con lui è cambiata la mentalità del calcio nostrano, Sacchi è stato un grande innovatore. Si giocava per vincere e convincere, è stato qualcosa di meraviglio-

Inzaghi ci crede «Milan in Europa e Menez sarà capocannoniere» 1Pippo manda un messaggio alla squadra: «Vogliamo regalare una gioia ai tifosi»

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● 1 In piedi: Maldini, Galbiati, Tassotti, Sacchi, Galliani e Massaro. In basso Galli e Pincolini 2 Sacchi con Inzaghi 3 Maldini, Tassotti e Baresi giocatori 4 Da sinistra: Massaro, Maldini, Galli, Baresi e Tassotti PASSONI/OMEGA

so ed è qualcosa di irripetibile. E Sacchi, anche se ha allenato la Nazionale, il Real e il Parma, sarà sempre ricordato come il tecnico del Milan. Anzi, del Milan più bello di sempre. Arrigo è stato un’intuizione di Berlusconi, era uno spettacolo vederlo allenare col megafono». CHE LINEA Quando sale sul palco, Galliani non sa bene dove voltarsi. Accanto ha Arrigo, di fronte quei giocatori: «Vedere schierata la difesa più forte del mondo mi commuove. E nessuno ha saputo allenarla meglio di Sacchi». Tassotti, Galli, Baresi e Maldini insieme

sommano la bellezza di 80 (!) titoli. Sacchi esalta «prima gli uomini, e dopo i giocatori, perché le grandi squadre hanno innanzitutto bisogno di un grande progetto e grandi persone». Sacchi con lo stress, Sacchi con la gastrite, Sacchi con le ossessioni, Sacchi il maniaco del lavoro. Baresi non lo dice con queste parole, ma fa capire che si faticava tanto, soprattutto perché non si usciva dal campo fin quando per Arrigo non erano perfetti anche i movimenti più piccoli. La platea ride di gusto quando ricorda questa domanda di Van Basten: «Mister, ma perché a tutti gli altri basta vincere, mentre

noi dobbiamo anche convincere?». E poi conferma: «Galliani ogni tanto mi dice di tornare ad allenare il Milan. Ma non ho più l’energia per farlo». La serata continua a cena. Tavolata illustre. Con Sacchi, Galliani e Tassotti c’è anche Inzaghi, che sta vivendo un (altro) momento cruciale e non sa ancora che cosa succederà da maggio in avanti. Ma per una volta è un’occasione per parlare del passato e non del futuro. Riportare a galla le imprese fa bene allo spirito. Anche Pippo ne ha tante da raccontare. E chissà che non sia di buon auspicio per il presente.

gelo dell’ultima partita casalinga, quando a San Siro c’erano davvero pochissimi tifosi. Stavolta è attesa più gente a fare da cornice a una partita che può avere risvolti molto importanti per la classifica del Milan. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Van Ginkel rischia di fermarsi La Sud chiede aiuto ai supereroi

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desso che ha trovato continuità, spera di non doversi fermare. Marco van Ginkel si è guadagnato nelle ultime settimane un posto da titolare nel Milan, ma ieri non ha partecipato all’allenamento a Milanello (dove in mattinata si è svolto un evento legato allo sponsor Fujitsu) a causa di un’infiammazione al ginocchio che sarà valutata giorno per giorno. Si era sparso un po’ di pessimismo a proposito del suo recupero per la gara di domenica con la Samp, ma in realtà lo

staff medico non ha perso le speranze di metterlo a disposizione di Inzaghi. Già oggi Van Ginkel effettuerà una prova per verificare le condizioni del ginocchio. Se non dovesse farcela, le scelte di Inzaghi sarebbero obbligate e a centrocampo, insieme a De Jong e Bonaventura, toccherebbe ad Andrea Poli. Il recupero di Riccardo Montolivo, infatti, dovrebbe avvenire probabilmente la prossima settimana, quella che terminerà con l’attesissimo derby con l’Inter. LA PROTESTA DEI TIFOSI Intanto, in occasione della parti-

ta con la Samp, è prevista un’altra manifestazione di dissenso da parte dei tifosi. L’invito non è quello di disertare lo stadio come accaduto durante MilanCagliari, ma di accorrere in massa esprimendo il malcontento attraverso l’esposizione di fogli che riportino immagini di super eroi, personaggi dei cartoni animati, grandi campioni della storia del Milan, fino ad arrivare a protagonisti di famosi film e telefilm: tutte immagini già viste sui social network con l’hashtag #saveacmilan, quello lanciato dagli ultrà della Curva Sud. Una protesta ironica, insomma, dopo il

Marco Van Ginkel, 22 anni, centrocampista olandese in prestito al Milan dal Chelsea LAPRESSE

Europa ha sempre esercitato un fascino particolare per Pippo Inzaghi: «Di città ne ho viste poche, di aeroporti tanti. E di stadi ancora di più... Non ho mai giocato a Liverpool e a Lisbona, purtroppo. E non ho mai sfidato il Chelsea: spero di riuscirci da allenatore del Milan». E allora questa storia dovrà andare avanti a lungo perché l’anno prossimo il Chelsea farà la Champions e il Milan chissà: magari nulla, magari l’Europa League. Che è ancora distante, ma meno di poche settimane fa. Inzaghi è un lavoratore, ma anche un sognatore perché i sogni l’hanno sempre aiutato a lavorare meglio. Questa mentalità sta cercando di trasmetterla ai suoi giocatori e anche per questo motivo parla spesso delle «nove finali» che mancano prima della conclusione della stagione. Pippo sa cosa sono le finali, ma evocarne lo spirito può aiutare i giocatori del Milan a credere in questo sprint. LA SPINTA PER MENEZ Ieri Inzaghi ha partecipato negli studi di Sky alla presentazione di JEREMY DEVE «Dove ti porta il calFARE PIÙ GOL cio», il libro scritto DI TUTTI PER da Massimo MariaIL BENE SUO nella con Letizia Conte. «Un tour E DEL MILAN d’Europa attraverso gli stadi» che In- PIPPO INZAGHI zaghi vorrebbe ri- TECNICO DEL MILAN cominciare a vivere sulla panchina del Milan nella prossima stagione: «Spero di regalare ai tifosi qualcosa di bello da qui alla fine del campionato - garantisce il tecnico rossonero -. Stiamo lavorando per tornare in Europa. Domenica con la Samp sarà un banco di prova importante. Dobbiamo mettere in campo la voglia di comandare il gioco, perché siamo il Milan». Il trascinatore del gruppo, ovviamente a modo suo, è Jeremy Menez che giorno dopo giorno viene tormentato da Inzaghi: «Gli ripeto quotidianamente che deve vincere la classifica cannonieri: per il bene suo e del Milan. Non mi prendo meriti per la sua esplosione. E’ stato bravo Jeremy sia da centravanti che da esterno. Bisogna fare i complimenti alla dirigenza che lo ha preso dopo una stagione difficile». Lo sprint di Menez è teoricamente più semplice di quello del Milan: i rivali sono sostanzialmente cinque (Tevez, Icardi, Toni, Higuain e Dybala), ma lo juventino e il napoletano avranno rispettivamente la Champions e l’Europa League a cui pensare. Insomma, è relativamente più semplice la strada di Jeremy (2° con un gol meno di Tevez) di quella del Milan (a -7 dal quinto posto), che però può correre un po’ in discesa se il francese segna tanto. Anche Menez, d’altronde, non vede l’ora di ricominciare il tour degli stadi europei.

VERSO MILAN-SAMP

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G.B. Olivero


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Tra Coppa Italia e Serie A R

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Fiorentina, un flop nella terra di mezzo E ora cercasi leader

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Tifosi razzisti: Croazia-Italia a porte chiuse Fabio Licari

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nche la pazienza (eccessiva) dell’Uefa ha un limite. Quindi arriva la squalifica. Una gara a porte chiuse per la Croazia, proprio contro l’Italia (12 giugno a Zagabria). In teoria situazione favorevole per gli azzurri visto il «calore» dei tifosi locali, e visto quello che alcuni teppisti s’erano inventati a Milano. Anche se giocare senza pubblico, oltre che spettrale, è sempre una sconfitta.

1Contro la Juventus si è sentita l’assenza di Pizarro Mediana da rifare: nel mirino Bertolacci e Fernando Giovanni Sardelli FIRENZE

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l giorno dopo è una continua ricerca dell’equilibrio nella città degli eccessi. La sottile via di mezzo tra chi pensa che sia tutto da buttare, e coloro che nascondono i problemi della Fiorentina come polvere sotto il tappeto. Quell’equilibrio che forse è mancato anche in campo nel martedì più buio, quello dello 0-3 contro la Juventus. Attaccare e proporre come consuetudine, o aspettare e calcolare sfruttando il risultato d’andata? Ne è uscito un pastrocchio. Ed è uscita, dalla Coppa, la Fiorentina. Serviva appunto un equilibratore. In grado di stabilire l’atteggiamento giusto. E capace di farsi seguire dal resto dei compagni. CLONARE IL PEK L’identikit porta dritto a Pizarro, assente contro la Juve per i cronici fastidi muscolari. Non tanto, o meglio non solo, per l’innata capacità di domare palloni donando ritmo. Quanto per la

leadership che emana il cileno dentro e fuori dal campo. «Togliamoci lo smoking e rimbocchiamoci le maniche», disse a mezzo stampa qualche mese fa con la Fiorentina balbettante di inizio stagione. I risultati sono lì. La personalità non si compra, semmai si compra chi ne ha. E a prezzi alti. Per questo la Viola è ancora così legata a questo ragazzo di 35 anni e mezzo. Tanto da pensare a un ulteriore anno di contratto (quello attuale scade a giugno). Sempre per il medesimo motivo di tanto in tanto spunta fuori l’interesse per il centrocampista centrale dello Shakhtar Donetsk, Fernando. Classe ‘92, equiparato a Dunga (idolo per anni da queste parti), buona esperienza internazionale. Non è certo l’unica idea. Anche perché, con l’addio di Macia (Pradè invece sembra destinato a rinnovare il contratto in scadenza), i quadri dirigenziali futuri devono ancora essere definiti.

dell’investimento estivo di mercato. Borja Valero non è reduce dalla stagione della vita. Ma a vita (fino al 2019) rimarrà a Firenze . Badelj sta convincendo tutti e rimarrà, Mati Fernandez è un pupillo del tecnico. Discorso diverso invece per Aquilani che ha il contratto in scadenza a giugno e l’accordo con la Fiorentina (differenza sulla durata) non è mai stato trovato. E difficilmente si troverà. I continui viaggi a Monaco per risolvere la tendinopatia achillea che lo limita nelle prestazioni, hanno dato pochi frutti. Giocare sul dolore per farlo passare. Questo l’esito dei controlli. Non è un mistero che la Fiorentina segua con grande attenzione il centrocampista del Genoa Andrea Bertolacci (’91) già cercato a gennaio nel processo di «italianizzazione» della Fiorentina. I viola monitorano Pajtim Kasami, centrocampista ex Palermo e attualmente in forza all’Olympiacos, classe ‘92, nazionale svizzero.

NOVITÀ AQUILANI La terra di mezzo, il centrocampo, è il reparto dove andrà buona parte

PATTO DI FERRO Una parte della città ha reagito male alla batosta con la Juve. L’altra metà è

Nazionale R

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invece fedele al motto che la Viola si ama e basta. In mezzo, la squadra e la guida tecnica. La direttiva è ripartire subito. Fin dalla trasferta di Napoli e quella successiva di Kiev. Perché l’Europa League adesso è obiettivo primario. Traguardo che unirebbe la voglia di alzare finalmente un trofeo con quella di arrivare in Champions. L’assioma che vede la Fiorentina squadra bella e mai vincente va smentito. I prossimi 50 giorni serviranno per avere le risposte. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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● 1 David Pizarro, cileno, 35 anni ● 2 Il genoano e nazionale azzurro Andrea Bertolacci, 24 anni ● 3 Fernando, brasiliano, 23 anni, dello Shakhtar Donetsk ANSA

PRECEDENTI... Non poteva essere diversamente. Gli ultrà croati sono stati protagonisti di vari episodi negli ultimi anni. 1) CroaziaGeorgia (3-6-11, Spalato): 80mila di multa per invasione di campo, simboli vietati, razzi e fumogeni. 2) C r o a z i a - I rl a n d a Antonio Conte, 45 anni (10-612, Poznan): invasione, razzi e petardi, 25mila . 3) Croazia-Italia (14-6-12, Poznan): petardi, canti e simboli razzisti, 80mila . 4) Croazia-Spagna (18-6-12, Danzica): 30mila per petardi e simboli razzisti. Infine, in questo gruppo europeo, tanti episodi: Croazia-Bulgaria (10/10, lancio petardi); Bulgaria-Croazia (13/10, invasione di campo); Italia-Croazia (16/11, razzismo, lancio di razzi e petardi, gara sospesa). ...E NORVEGIA La punizione dopo l’Italia era stata la chiusura di un settore da 8mila posti contro la Norvegia il 28 marzo. Ma proprio qui si sono ripetuti i comportamenti razzisti. E quindi porte chiuse e 50mila euro di multa. © RIPRODUZIONE RISERVATA


Serie A R Il caso

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IL PRESIDENTE E I TIFOSI

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LA CURVA CHIUSA 1

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Comunicazione difettosa e niente avvisi allo stadio: i motivi dello stop 1La società non

ha fatto tutto quello che serve per ottenere le attenuanti

● 1 Il manager James Pallotta, 57 anni, è presidente della Roma dal 2012 ● 2 Lo striscione riferito alla madre di Ciro Esposito, Antonella Leardi ● 3 Un altro striscione con riferimento all’ultrà Daniele De Santis, accusato dell’omicidio di Ciro ITALY PHOTO PRESS-ANSA-D’ANNIBALE

Alessandro Catapano

Pallotta spacca Roma «Ci liberi». «No, ci tuteli»

1L’attacco agli ultrà «fottuti idioti» divide la città. Dal calcio ancora

nessun segnale di vicinanza. E Malagò: «Lo striscione? Che disagio»

Davide Stoppini ROMA

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di et amo, James Pallotta si consoli: è la stessa faccia di Roma, che il pollice lo gira all’insù o all’ingiù a seconda del momento, di una frase, di un risultato sportivo, in generale di un episodio. Il presidente ha diviso, spaccato. Fucking idiots è diventato un hashtag su Twitter, argomento di discussione principale, quasi unico, del mondo Roma di ieri. Cosa che certo non ha sorpreso Pallotta, ben consapevole di aver lanciato un sasso senza doversi preoccupare delle conseguenze. Era già successo dopo Roma-Juventus di un anno fa, maggio 2014, quando lui stesso rimase sconvolto dall’atteggiamento di alcuni suoi tifosi a difesa di Daniele De Santis. La telefonata di due giorni fa, le parole oltre il comunicato di domenica, sono figlie di un presidente che ha visto accosta-

to il suo nome e quello della Roma, soprattutto al di là dell’Oceano, a fatti extracalcistici. Ironia della sorte, facendo passare in secondo piano una vittoria di fondamentale importanza in chiave campionato. Pallotta ha fatto la somma ed è sbottato. SPACCATURA E pazienza se...odi et amo. E pazienza se le sue parole non sono piaciute a tutti. Se in molti hanno visto nei toni usati da Pallotta un assist per la chiusura dell’intera Curva Sud, a svantaggio di chi nel settore era presente senza colpe. «Continui così, ci liberi da quegli idioti» da una parte, «Perché non si è mosso a difesa dei tifosi della Roma in altre occasioni?»: questa la sintesi delle due posizioni. Delle quali, ancora ieri, Pallotta ha preso atto senza grandi sussulti. Ben cosciente, per quanto lontano fisicamente dalla quotidianità romana, che sono davvero pochi i precedenti di presidenti del calcio italiano che hanno avuto la

forza di andare contro i propri tifosi, ben oltre la tutela degli interessi personali. ZERO SOLIDARIETÀ Pallotta non è in grande compagnia. Ma in fondo non dev’essere segnale di preoccupazione, come pure il fatto che nessuno del mondo calcio ieri si sia esposto — né pubblicamente né privatamente — per esprimergli vicinanza. Preoccupazione è altro. Non è neanche l’odi et amo, che ha riguardato molti presidenti della Roma del passato. Verrebbe da dire quasi tutti, almeno in epoca moderna. Dino Viola veniva osannato per i righelli e criticato perché «bagarino», salvo poi tornare a essere omaggiato giusto per bombardare il suo successore, Giuseppe Ciarrapico. Destino molto simile a Franco Sensi, che un record in questo senso lo vanta: persino nel giorno della festa scudetto al Circo Massimo c’era chi gli dedicava un «bla bla bla». Ecco, Pallotta non è arrivato a tanto. Ma cer-

tamente ha avuto la forza di stimolare un dibattito. A cui si è iscritto il numero uno del Coni, Giovanni Malagò, che così ha commentato gli striscioni di sabato scorso: «Ero allo stadio e onestamente ho provato un senso di grande disagio nel leggere quel messaggio. Ho partecipato alla presentazione del libro della mamma di Ciro Esposito. Qual è la sua colpa? Dopo una tragedia ci può essere chi è più riservato e chi meno — ha aggiunto —. Ma conosco la finalità di quell’iniziativa, benefica, sociale, una missione nei confronti di chi non ha fortuna nella vita. Non mi sembra che ci sia nessuna speculazione. E alla fine questa vicenda penalizza la società perché si chiude la curva. La maggioranza delle persone che erano in quel settore adesso pagheranno un prezzo così elevato che non potranno vedere la partita». In fondo la fotocopia, in termini più urbani, del Pallotta pensiero. © RIPRODUZIONE RISERVATA

ROMA

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ancata comunicazione. Due parole bastano a spiegare la ragione (non l’unica peraltro) per cui il giudice sportivo Gianpaolo Tosel due giorni fa ha disposto la chiusura della curva Sud per i due striscioni esposti contro la madre di Ciro Esposito, mentre il 25 febbraio dello scorso anno sanzionò le due scritte juventine sulla tragedia di Superga (citate in queste ore dai romanisti come termine di paragone) solo con un’ammenda di 25mila euro. Perché questa differenza di trattamento? Facile: la Roma, a differenza della Juventus (e di altre 17 società, ne manca all’appello solo una seconda), non ha mai inviato al giudice sportivo la comunicazione che tutti i club di A forniscono a inizio stagione sulle misure e gli investimenti che verranno impegnati per prevenire le condotte violente dei propri tifosi. Certamente ha impiegato uomini e denari, ma non lo ha comunicato (da Trigoria sostengono di aver inviato la missiva a dicembre, ma sul tavolo del giudice non è mai arrivata, che si sia persa nel tragitto?), e per questa mancanza praticamente il club giallorosso non può mai ottenere dal giudice il massimo delle attenuanti (che scattano qualora si verifichino le circostanze previste dall’articolo

IL BRASILIANO AI BOX

Maicon non esce dal tunnel: addio vicino 1Nonostante le cure al ginocchio, il recupero è un mistero. C’è chi parla di rescissione, intanto tocca a Florenzi Massimo Cecchini ROMA

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n vincente per antonomasia. Uno di quelli – tanto per citare le sue parole – «che fa paura agli avversari solo nel vederlo in campo». Parliamo di Douglas Sisenando, al secolo calcistico Maicon, 34 anni a luglio. L’ultima sua apparizione è datata 3 febbraio, in Coppa Italia contro la Fiorentina. Poi il vuoto, con la cartilagine del ginocchio destro «ferita» (una sorta di condrite) quanto basta per fargli saltare complessivamente finora 21 partite. In questi ultime due mesi il brasiliano e la Roma, di comune ac-

cordo, hanno deciso di provare a evitare l’intervento chirurgico, optando per una terapia conservativa che lo rimettesse in campo per la fine della stagione. Maicon è volato a Barcellona dal professor Cugat quattro volte per sottoporsi ai cosiddetti fattori di crescita. Non è bastato, tant’è che il 23 marzo c’è stato bisogno di una nuova seduta. Sulla carta tutto è andato nel migliore dei modi possibili per uno di quella età e con quei problemi, ma per il suo ritorno in campo lo staff medico non fa più previsioni. Si vive alla giornata, proprio perché ogni giornata è differente dalle altre: una volta il difensore fa progressi, la volta successiva maga-

Maicon, 33, «scade» nel 2016 ANSA

ri scivola indietro di un paio di passi. BUONUSCITA Inutile dire che tutto questo penalizza pesantemente la squadra di Garcia e il club stesso, che a settembre gli ha fatto rinnovare il contratto fino al 2016 (con opzione

2017), a dispetto di tutte le voci che si accavallavano sul conto del giocatore. A questo punto che fare? Occorrerà vedere. C’è chi dice che a Maicon possa essere proposta una sorta di rescissione con buonuscita, come fu fatto a suo tempo per Juan e Pizarro. C’è chi invece spera in una resurrezione, grazie magari anche a un miglioramento delle condizioni o a un intervento chirurgico. Di sicuro la società sta pensando al futuro per quel ruolo, visto che sono stati contattati sia gli svincolati Johnson (Liverpool) e Maxi Pereira (Benfica), che i bersagli grossi Bruno Peres e Darmian (Torino). TOCCA A FLORENZI Al momento, però, le grane sono di Garcia, che domenica Torino avrà anche Torosidis squalificato. Il primo candidato a sostituirlo è il jolly Florenzi, che in questa stagione è stato più volte ado-

perato in quella zona di campo. Ma da un paio di partite l’allenatore francese ha anche trovato una soluzione di emergenza, anche questa – diciamo così – più conservativa. Nei momenti di estrema difficoltà ha piazzato a terzino destro YangaMbiwa, un centrale di ruolo, che però ha quella fisicità che occorre per tenere botta nei momenti più difficili. Almeno, contro Cesena e Napoli è successo. Logico che al francese non si possa chiedere di spingere sulla fascia perché non ha queste caratteristiche, però almeno può diventare un’alternativa per i momenti di emergenza, come quelli che sta affrontando da tanto tempo Garcia. Insomma, ci sarebbe tanto bisogno di Maicon. Ma di quello vero e non la pallida copia scesa in campo in tante partite di questa stagione. «Fare paura solo con la faccia», forse, adesso non basta più. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Mauro Baldissoni, d.g. Roma ANSA

13, comma 1 del Codice di giustizia sportiva). Ecco spiegato perché per Roma-Napoli Tosel non abbia potuto «alleggerire» la sanzione a carico dei giallorossi. Ma non è l’unica ragione. Sulla decisione del giudice sportivo hanno influito anche l’ampiezza di uno dei due striscioni, la durata dell’esposizione (svariati minuti), il fatto che non siano stati né rimossi né disapprovati dal resto del pubblico (anzi), la mancanza di avvisi dello speaker dello stadio, il contesto in cui è avvenuto il fatto (il clima di tensione già alto tra le due tifoserie) e, dulcis in fundo, i soliti cori discriminatori che hanno accompagnato gli striscioni, su cui il club risultava peraltro recidivo. SÌ O NO? Codice (e buon senso) alla mano, ci sono molte ragioni per cui la Roma eviti di ricorrere contro la sanzione di Tosel alla Corte sportiva d’Appello. In realtà, Pallotta non ha ancora deciso, e le riflessioni sul tema hanno monopolizzato (spingendo per il ricorso) le ultime telefonate con Boston. Forse oggi il presidente farà una scelta. Se ne attende anche un’altra, sul comportamento del raccattapalle perditempo per cui la Roma ha beccato 12mila euro di multa. Anche qui, basterebbe il buon senso. Chissà... © RIPRODUZIONE RISERVATA

TACCUINO NAZIONALI

L’Under 18 è pronta al test con la Turchia ● Il c.t. dell’Italia Under 18 Vanoli ha convocato 19 azzurrini, che si raduneranno domenica, per l’amichevole di mercoledì 15 a Casale Monferrato contro la Turchia. L’evento è stato organizzato nell’ambito dei festeggiamenti per il centenario per lo scudetto vinto nel 1914.

DONNE

Oggi in campo le Under 19 e 17 ● (m.cal.) Doppio impegno per le nazionali femminili nella Fase Elite di qualificazione all’Europeo. Alle 15 a Pecinci (Serbia), l’U19 affronta la Svezia nella sfida decisiva per il passaggio del turno: alla squadra di Corradini, a punteggio pieno dopo le prime 2 giornate, basta un pari. A Montepulciano l’U17 debutta con la Rep. Ceca. Inizio alle 16, diretta su RaiSport 1.


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Serie A R Recupero della 24a giornata

PARMA

1

UDINESE

0

GIOVEDÌ 9 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

LE PAGELLE di G.LO.

PRIMO TEMPO 0-0 MARCATORE Varela al 25’ s.t.

RIVINCITA LODI GHEZZAL C’È SEMPRE KARNEZIS CI PROVA DI NATALE DURA 45’

PARMA (3-5-1-1) Mirante; Santacroce, Costa (dal 4’ s.t. Mendes), Feddal; Cassani, Mauri (dal 30’ s.t. Gobbi), Lodi, Nocerino, Varela; Ghezzal; Coda (dal 22’ s.t. Belfodil). PANCHINA Bajza, Iacobucci, Prestia, Esposito, Taider, Jorquera, Haraslin, Broh, Palladino. ALL. Donadoni. BARICENTRO MOLTO BASSO 45,6 M. CAMBI DI SISTEMA nessuno. ESPULSI nessuno. AMMONITI Mauri per gioco scorretto, Varela per c.n.r.

PARMA

IL MIGLIORE VARELA

7 Era un cross o un tiro? Poco importa: il gol, il primo in Serie A, premia una partita maiuscola. Incassa i complimenti del tecnico: «Uno come lui può fare tutto».

UDINESE (3-4-2-1) Karnezis; Wague, Danilo, Bubnjic (dal 1’ s.t. Allan); Widmer, Badu, Guilherme, Pasquale; B. Fernandes (dal 32’ s.t. Geijo), Aguirre (dal 1’ s.t. Thereau); Di Natale. PANCHINA Scuffet, Meret, Hallberg, Coppolaro, Gabriel Silva, Perica. ALL. Stramaccioni. BARICENTRO MEDIO 52,5 M. CAMBI DI SISTEMA dal 1’ s.t. 43-1-2; dal 32’ s.t. 4-3-3. ESPULSI nessuno. AMMONITI Wague per gioco scorretto. ARBITRO Cervellera di Taranto NOTE spettatori paganti 192, abbonati 9.580, incasso e quota gara non comunicati. Tiri in porta 7-1 (con 1 palo). Tiri fuori 5-5. In fuorigioco 0-2 . Angoli 2-4. Recuperi: 1’ p.t.; 4’ s.t.

La gioia dei giocatori del Parma, che festeggiano Silvestre Varela, autore del gol vittoria: per il portoghese è la prima rete in Serie A ANSA

Parma, che cuore Varela dà i 3 punti Udinese in ritiro 1Dopo il pari con l’Inter, ecco la vittoria che mancava

dal 6 gennaio. Friulani puniti. Strama: «Noi troppo molli»

Guglielmo Longhi INVIATO A PARMA

E

a un certo punto, dopo il gol di Varela, la curva del Tardini comincia a cantare: «Torneremo, torneremo in Serie A». E poi: «Donadoni, portaci in Europa». Orgoglio e autoironia, va in scena un altro capitolo del Parma-pride, forse il più bello perché segna il ritorno alla vittoria in A che mancava dal 6 gennaio (1-0 alla Fiorentina). Mentre la società crolla sotto il peso dei debiti e la classifica ricorda cose terribili come le 20 sconfitte, i «falliti» di Donadoni danno un’altra lezione: dopo l’Inter, costretta al pari a San Siro, tocca alla demotivata e apatica Udinese. Lezione di dignità, e questo si sapeva e lo si ripete

da settimane rischiando di sconfinare nella retorica, ma anche e soprattutto di calcio. APPLAUDITO Il Parma merita tutti gli applausi dei suoi dolenti tifosi. Gioca meglio, con più voglia e più qualità. Dietro al Donadoni-pensiero c’è un’idea di calcio ben definita, quella che manca ancora al gruppo benestante allenato da Stramaccioni. Squadra ridisegnata con un 3-51-1 equilibrato e propositivo: Lodi tornato uomo chiave del centrocampo, Nocerino a sostenere il peso dell’azione quasi come ai tempi del Milan, il giovane Mauri a dare un po’ di creatività. E poi i due migliori: il portoghese Varela, che è arrivato a gennaio con Rodriguez e a differenza del «Cebolla» ha deciso di restare sulla barca che affonda, è

stato devastante sulla sinistra, mandando subito in confusione Widmer. Dietro l’unica punta Coda ha spadroneggiato l’algerino Ghezzal, piedi buoni e idee interessanti. La testa ha tenuto, il gioco pure. Il Parma ha fatto la partita sin dall’inizio, affidandosi alla semplicità: da Lodi a Varela per lo scatto sulla fascia. Oppure Lodi che ci prova su punizione (6’ del secondo tempo). O ancora Ghezzal che si muove leggero tra le traballanti linee dell’Udinese. Risultato: il Parma ha giocato facile come se non avesse due piedi in B. E ha chiuso con qualche record di nicchia, ma comunque significativo: è imbattuto da due giornate e non ha mai tirato così tanto in porta. Donadoni ha ammesso di essersi commosso sentendo i cori su di lui e ricordato che con la

Juve «sarà una sfida difficile ma non impossibile». Ma la testa è al futuro: il 15, giorno dell’altro recupero col Genoa, i curatori fallimentari spiegheranno al Tribunale se si può continuare con l’esercizio provvisorio. PUNITA «Non siamo scesi in campo, abbiamo sbagliato in pieno l’approccio alla partita: troppo molli, senza cattiveria», sentenzia uno Stramaccioni al culmine della depressione. Lui l’aveva previsto: «Quando dicevo che questa partita era una trappola, mi davano del matto. E invece qui si gioca in un clima particolare...». Penalizzata dai guai altrui (che paradosso) l’Udinese è stata dunque vittima della sua confusione: un solo tiro in porta, anzi sul palo, poi lo zero assoluto. Strama ha anche provato a cambiare uomini e modulo dopo l’intervallo: abbandonata l’idea del doppio trequartista, dentro Allan e Thereau per passare al 4-3-1-2 con Bruno Fernandes dietro la coppia di attaccanti. In teoria, la soluzione migliore disponibile in quel momento. In realtà, non è cambiato nulla. La squadra ha faticato a costruire, lasciando molti dubbi su chi doveva fare cosa: per esempio, tra Allan e Guilherme non si è capito a chi toccassero i compiti del regista. Mentre Di Natale si spegneva del tutto, il tecnico è passato al 4-3-3 con un attaccante in più (Geijo). Niente da fare. E per punizione da oggi tutti in ritiro fino a domenica.

CLASSIFICA SQUADRE

JUVENTUS ROMA LAZIO FIORENTINA SAMPDORIA NAPOLI TORINO MILAN GENOA INTER PALERMO SASSUOLO UDINESE EMPOLI VERONA CHIEVO ATALANTA CESENA CAGLIARI PARMA (-3)

PT

70 56 55 49 48 47 42 41 38 38 35 35 34 33 33 32 26 22 21 13

PARTITE

RETI

G

V

N

P

F

S

29 29 29 29 29 29 29 29 28 29 29 29 29 29 29 29 29 29 29 28

21 15 17 13 12 13 11 10 9 9 8 8 8 6 8 8 5 4 4 4

7 11 4 10 12 8 9 11 11 11 11 11 10 15 9 8 11 10 9 4

1 3 8 6 5 8 9 8 8 9 10 10 11 8 12 13 13 15 16 20

57 40 54 43 37 47 34 43 38 43 39 35 32 30 36 21 24 28 35 23

14 21 28 31 30 37 31 36 34 37 43 43 38 32 51 31 40 52 56 54

CHAMPIONS PRELIMINARI DI CHAMPIONS EUROPA LEAGUE RETROCESSIONI

PROSSIMO TURNO SABATO 11 APRILE GENOA-CAGLIARI (ore 18) PARMA-JUVENTUS (ore 18) VERONA-INTER (ore 20.45) DOMENICA 12 APRILE, ore 15 CESENA-CHIEVO (ore 12.30) ATALANTA-SASSUOLO LAZIO-EMPOLI NAPOLI-FIORENTINA TORINO-ROMA UDINESE-PALERMO MILAN-SAMPDORIA (ore 20.45)

(1-1) (0-7) (2-2) (1-2) (0-0) (1-2) (1-0) (0-3) (1-1) (2-2)

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IL PROTAGONISTA

Quel gol triste di Silvestre per il papà malato 1L’ex Porto alle prese con i problemi

del Parma e anche con un genitore in fin di vita. Donadoni: «A lui un doppio grazie» Francesco Velluzzi INVIATO A PARMA

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uasi scoppia a piangere. Silvestre Varela ha lasciato il papà a Porto in fin di vita. E gli ha regalato il gol, il primo nel campionato di Serie A «che me gusta mucho». Quell’esultanza è per il papà che lotta in Portogallo ma Varela, che è un professionista consumato, dribbla tutto perché non sa che Donadoni ha

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rivelato tutto: «Ho esultato più per la squadra che per me stesso, perché qui la vittoria mancava da tanto tempo. E’ stato un giusto sfogo». Mendes gli fa da interprete, Silvestre non parla proprio l’italiano, ma ama il nostro campionato e chissà che non riesca a restarci. DA HULK E FALCAO Giocava nel Porto che tremare il Portogallo faceva, ha vinto due titoli e due Supercoppe di casa sua, l’Europa League con Villas Boas («Lui

e Donadoni sono diversi, ognuno ha il suo metodo»), ha giocato con Hulk e Falcao, è amico di Cristiano Ronaldo, ha vinto il bronzo a Euro 2012. Poi, dopo una fugace presenza in Inghilterra (7 presenze e un gol) con il West Bromwich, si è ritrovato a Parma da gennaio e da quel momento è accaduto di tutto. Lui qui, con moglie e due figli, senza soldi, in una situazione surreale a sentir parlare solo di conti, fallimenti, manette. E con il papà in fin di vita. Dopo la sosta ha avuto un giorno di permesso in più. Poi è tornato e ha dispensato calcio: numeri e scatti, assist (per Lila contro l’Inter) e gol (un po’ fortunoso, ma un gol) e giocate di

PASSAGGI NEGATIVI

POSITIVI

40

7

47

CONTRASTI VINTI 4

PERSI 1

PALLONI INTERCETTATI 3 PALLE RECUPERATE 6

4

TIRI NELLO SPECCHIO

2

PARATI

1

FUORI

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grandi qualità. Perché con l’Udinese è stato il migliore. «E’ un esterno, ma è tanto duttile: è questa la differenza tra un giocatore normale e un gran giocatore», lo racconta Donadoni. Che davanti ai grandi uomini si inchina. «Ha vissuto situazioni che non gli hanno permesso di esprimersi al meglio. Sta soffrendo, ma sta reagendo da gran professionista. A lui va un doppio grazie». Ieri, per un attimo, a Varela non sono scappate le lacrime. Silvestre si è chiuso nel silenzio. Ha esternato sommessamente la soddisfazione per il gol che ha ridato la vittoria al Parma dopo tre mesi. E poi a casa, a sperare per papà. © RIPRODUZIONE RISERVATA

MIRANTE 6 A lungo inoperoso, salvato dal palo. SANTACROCE 6 Serata di assoluta tranquillità: dalla sua parte l’Udinese non ha mai spinto. COSTA 6 Esce per una botta all’inizio della ripresa dopo aver rischiato pochissimo. MENDES 6,5 Si fa notare per un salvataggio su Badu al 13’ s.t. FEDDAL 6 Jolly della difesa e del centrocampo, se la cava anche da centrale. CASSANI 5,5 Limita al minimo la spinta, forse poteva osare di più. MAURI 6,5 Il ragazzo ha talento, e questo si sa. Fuori per un dolore al ginocchio. GOBBI 6 Entra nell’ultimo quarto d’ora quando c’è da puntellare l’1-0. LODI 7 Spente le ultime polemiche: Donadoni gli dà spazio e lui ricambia con 51 palloni giocati e la solita punizione gioiello. NOCERINO 6,5 Nel primo tempo è il più pericoloso: tre occasioni. GHEZZAL 7 La spalla ideale per Coda: 5 cross e una presenza costante al centro dell’azione. CODA 6,5 Centravanti di peso, in tutti i sensi. Ci prova un paio di volte. BELFODIL 6 Contribuisce, suo malgrado, all’episodio chiave fallendo il tocco di testa. ALL. DONADONI 7 Qualcuno sarà stanco di sentire complimenti buonisti, ma stavolta li merita tutti. Questo povero Parma gioca davvero bene.

UDINESE

5 IL MIGLIORE KARNEZIS

6,5 Straordinario su un tiro di Coda e sulla punizione di Lodi destinata all’angolo alto. Sul gol tradito dal non-tocco di Belfodil, ma la palla di Varela è una scheggia impazzita. WAGUE 5 Settima partita di fila da titolare e qualche affanno di troppo. DANILO 5,5 Soffre, ma almeno mantiene la lucidità: 76 palloni giocati. BUBNJIC 5,5 Non giocava titolare dalla seconda giornata, prende il palo anche se il tiro sembra abbastanza casuale. ALLAN 5 Strama gli chiede di svegliare la squadra. Non ci riesce. WIDMER 5 La controfigura dell’esterno ammirato nelle ultime partite. Spento e impreciso: 21 palle perse. BADU 5 Corre e corre, ma non capisce cosa fare. GUILHERME 5 In teoria, è il regista. Ma scompare davanti a Lodi. PASQUALE 5 Spostato in difesa col cambio di modulo: inesistente. BRUNO FERNANDES 5 Tutti aspettano ancora il salto di qualità. GEIJO 5,5 Il meno colpevole: entra nel momento peggiore. AGUIRRE 5 Deve fare il secondo trequartista, non trova la posizione. THEREAU 5 È l’uomo dei gol in trasferta: stavolta resta ai margini. DI NATALE 5,5 Benino per un tempo, poi si fa prendere dalla malavoglia. ALL. STRAMACCIONI 5 Attacca la squadra, fa autocritica e incassa malissimo lo stop alla serie dei 4 risultati positivi. CERVELLERA Il clima è soft e così la partita non è complicata da dirigere: sono giusti i gialli, compreso quello a Varela per un’evidente simulazione IORI 6 - PERETTI 6 BANTI 6 - SACCHI 6

6,5


Serie A R Il derby a distanza

GIOVEDÌ 9 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

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L’ALTRA GENOVESE

Filippo Grimaldi GENOVA

Intervallo fatale Il sogno del Genoa s’è spento dopo 45’

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on è una questione di luna, e neppure di stelle. Prima i fatti: perché, meno prosaicamente di quanto racconta lui stesso, Mihajlovic ha ormai saldato il (debito) morale che riteneva di avere contratto vent’anni fa, quando approdò da giocatore alla Samp. Dopo la chiamata, una stagione e mezzo addietro, di Edoardo Garrone al capezzale di una Samp malata, tutto s’è detto. Sinisa disse sì, salutò la panchina della Serbia per centrare un (doppio) miracolo. Prima una salvezza con i fiocchi, quindi – dopo il lavoro sul mercato estivo e di gennaio del d.s. Osti, che ha messo tanta classe a disposizione del tecnico - una stagione ben al di sopra delle aspettative, dove il finale, comunque roseo, è ancora tutto da scrivere. COUNTDOWN Mihajlovic resterà? Sulla carta, il raggiungimento dell’aritmetica quotasalvezza ha automaticamente portato al rinnovo dell’accordo. Nella pratica, la Samp è ancora alla finestra, ma non potrà aspettare la fine del campionato per saperlo. Anche perché, paradossalmente, l’approdo in Europa – più o meno nobile, non importa – comporterebbe l’inizio anticipato della preparazione per la nuova stagione alla fine di giugno, dunque non sarebbe pensabile attendere la ancora due mesi per decidere chi guiderà la Samp nella prossima stagione. Tempo limite: fine aprile, all’incirca. Ma la decisione non sembra figlia dei prossimi risultati della Samp. L’Europa potrebbe rendere più forte l’idea di Mihajlovic di salutare la piazza da vincente, considerando che Sinisa non vorrebbe mai proseguire il suo mandato, con la prospettiva di andare in Europa da comparsa. La bilancia al momento non tende all’ottimismo. Mihajlovic ha preso tempo, e questo già di per sé non è un buon segnale. Anche, perché, in caso di accesso all’Europa League, o ai preliminari di Champions, pur avendo già in cassaforte Moisander, Osti dovrà fatalmente operare sul mercato. La Samp vuole crescere, ma le follie sono vietate, dunque difficilmente Sinisa potrebbe avere a disposizione una rosa così forte da poter sostenere ad altissimi livelli il triplo fronte di campionato, Coppa Italia ed Europa. Sinisa non ha, al momento, un’alternativa già pronta, ma è possibile che, considerando esaurita la sua mission sotto la Lanterna, si metta alla finestra aspettando qualcosa di intrigante. L’EREDITA’ Ecco che, allora, diventa lecito ipotizzare quali po-

1Nelle ultime 11 gare Gasperini ha perso 7 punti nei secondi tempi. E l’Europa ora è un miraggio

punti, ma questi ultimi possono contare sul recupero casalingo contro il Parma di mercoledì prossimo). Durante il secondo tempo sono sfumate ben tre vittorie, quelle con Fiorentina, Empoli, e Udinese, e pure un pareggio, quello con il Chievo, divenuto poi addirittura un’amara sconfitta casalinga.

Sinisa Mihajlovic, 46 anni, prima della Samp ha allenato Bologna, Catania, Fiorentina e Serbia ANSA

Sinisa più lontano La Samp di domani affare per quattro 1Mihajlovic nicchia sul rinnovo. Per la panchina

corrono Iachini, Di Francesco, Mandorlini e Ventura

Gian Piero Gasperini, 57 GETTY

Alessio Da Ronch GENOVA

I

l tempo è tiranno, si sa. Per il Genoa lo è in maniera particolare soprattutto il secondo tempo. Il sogno europeo dei rossoblù, infatti, si è affievolito in maniera decisa dopo l’intervallo. Un dato che ha lasciato un segno importante nelle ultime giornate di campionato, dopo un girone di andata di segno opposto, nel quale il Grifone aveva conquistato 4 punti in più proprio dopo la pausa di metà partita.

QUINTO POSTO Se si allarga l’analisi dei risultati all’intera stagione si scopre che il Genoa con i soli risultati dei primi tempi non solo sarebbe in lotta per l’Europa, ma si porrebbe addirittura al quinto posto della classifica, con 41 punti (frutto di 10 vittorie e 11 pareggi), dietro Juventus, Lazio, Roma e Milan, ma davanti al Napoli e alla Fiorentina, nonché alla Sampdoria, che seguirebbe i rossoblù a 5 lunghezze di distanza. Curiosamente a incidere sono in particolare le sfide in casa. Al Ferraris il Grifone nei primi tempi avrebbe conquistato 22 punti invece di 18, fuori casa invece avrebbe sommato 19 punti invece che 20. MOTIVO Un dato statistico al quale non è semplice dare un significato. Probabilmente è frutto soprattutto di episodi. Certo, però, che ha basi solide, tanto da far pensare ad un problema più serio e maggiormente identificabile. Se ad esempio si esclude il pareggio con l’Udinese, l’ultimo della serie, il momento meno positivo risale al periodo in cui il tecnico non ha avuto a disposizione un vero centravanti in forma. © RIPRODUZIONE RISERVATA

trebbero essere i candidati alla successione di Sinisa. Si era parlato tempo addietro di Iachini, ex molto stimato dalla piazza blucerchiata. La vicendaBarreto, tuttavia, potrebbe consigliare i blucerchiati a cambiare obiettivo, anche perché fra l’altro l’allenatore di Zamparini ha ancora un anno di contratto con il Palermo. Di Francesco è un’alternativa: tecnico valido sul piano umano, serio professionista, capace di risolvere situazioni difficili in classifica. L’unica nota da valutare riguarda il suo passato: tutte squadre senza grandissime tensioni. Ci sono poi altri due allenatori che

piacciono, ma la cui situazione futura è in evoluzione. Il primo è Mandorlini, capace di gestire la pressione di piazze importanti come quella veronese. L’altro è Ventura, la cui situazione con il Torino è in… evoluzione. Ma qui, bisognerà vedere semmai cosa penserà il presidente Ferrero di un tecnico che già ben conosce la piazza, da giocatore e poi da allenatore. Una (quasi) certezza c’è: la sede del prossimo ritiro. La Samp andrà a Pinzolo, in Trentino. Una decisione in tal senso è prevista a breve, forse già all’inizio della prossima settimana. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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● le partite di Mihajlovic in A sulla panchina della Sampdoria dal novembre 2013 a oggi, con 25 successi conquistati e 93 punti ottenuti

4

● i moduli di gioco utilizzati in una stagione e mezza, partendo dal 4-2-3-1 iniziale, per passare poi al 4-3-3, al 4-4-2 e, recentemente, al 4-3-1-2

SETTE PUNTI IN MENO A gennaio il Genoa aveva inaugurato il 2015 recuperato il risultato della sfida con l’Atalanta al Ferraris, passando dallo 0-1 dei primi 45 minuti, al 2-2 finale. Quella, però, è stata l’ultima sfida giocata in crescendo dai genovesi, quantomeno dal punto di vista del punteggio. Da quel giorno la squadra di Gasperini ha disputato 11 partite, perdendo, dopo l’intervallo, ben 7 punti, quasi tutti quelli che, al momento, la distanziano dalla lotta per un posto in Europa League, (visto che il Napoli precede i liguri di 9

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● i punti conquistati dal Genoa in un’ipotetica classifica dei primi tempi. Punteggio che porterebbe i rossoblù al quinto posto dopo 45 minuti

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● i punti persi dalla squadra di Gasperini nel secondo tempo nelle ultime 11 partite di campionato, con 3 vittorie e un pari sfumati dopo l’intervallo


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Mondo R Spagna

GIOVEDÌ 9 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

Lionel Messi, 27 anni e Luis Suarez, 28, entrambi a segno nella partita contro l’Almeria REUTERS

Il Barcellona in scioltezza sull’Almeria Super Messi 1Almeria travolto: con Leo in gol anche Suarez (2) e Bartra. Ora il tour de force BARCELLONA

4

Filippo Maria Ricci

ALMERIA

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CORRISPONDENTE DA MADRID @filippomricci

PRIMO TEMPO 1-0 MARCATORI Messi (B) al 33’ p.t.; Suarez (B) al 10’, Bartra (B) al 30’, Suarez (B) al 48’ s.t. BARCELLONA (4-3-3) Bravo; Dani Alves (dal 19’ s.t. Montoya), Bartra, Mascherano, Adriano; Rakitic (dal 22’ s.t. Rafinha), Sergi Roberto, Xavi; Messi Suárez, Pedro. PANCHINA Ter Stegen, Mathieu, Piqué, Iniesta, Neymar. ALLENATORE Luis Enrique AMMONITI Mascherano per gioco scorretto ESPULSI nessuno ALMERIA (4-5-1) Julián; Antonio Marín, Trujillo, Ximo Navarro, Casado; Partey, Espinosa (dal 34’ s.t. Mané); Wellington Silva (dall’11’ s.t. Soriano), Corona, Edgar (dal 27’ s.t. Zongo); Thievy. PANCHINA Rubén, José Ángel, Azeez, Hemed. ALLENATORE Sergi Barjuan AMMONITI Casado per gioco scorretto ESPULSI nessuno ARBITRO Hernandez Hernandez NOTE spettatori 73.837 Tiri in porta 11-2, tiri fuori 2-2, angoli 14-5, fuorigioco 1-3 Recuperi 0‘ p.t. e 3‘ s.t.

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re punti facili facili e una buona dose di riposo: il Barcellona si è disfatto senza problemi dell’Almeria preparandosi con tranquillità al delicato momento della stagione: le prossime partite saranno con Siviglia, Psg, Valencia e ancora i francesi. Al Camp Nou è finita 4-0: debutto amaro in Liga per Sergi Barjuan, che col Barça da giocatore ha vinto tutto, ha fatto bene da tecnico con l’Hercules in Segunda ed è appena approdato in prima divisione con una missione quasi impossibile, salvare l’Almeria, 3 punti nelle ultime 8 partite. Il Barça aveva fatto 4 reti nelle ultime 3 uscite: ha approfittato della debolezza del rivale per riprendere il suo ritmo abituale. TURNOVER MASSICCIO Per Luis Enrique era l’ultima occasione per fare turnover e l’ha sfruttata a dovere: Piqué, Mathieu, Iniesta e Neymar si sono accomodati in panchina, Busquets (squalificato) e Jordi Alba (infortunato) in tribuna. Come all’andata, Mascherano e Bartra coppia di centrali, Pedro e Adriano titolari. Terza

volta da titolare per Sergi Roberto, dopo le due gare con l’Eibar. Il canterano trascurato si è messo nella per lui inedita mattonella di Busquets, con Rakitic da una parte e Xavi dall’altra e se l’è cavata egregiamente. In attacco fuori Neymar, a secco di gol dal 15 febbraio. CI PENSA LEO Cominciava a preoccupare anche la strana assenza tra i marcatori di Leo Messi, già 3 partite senza reti tra Liga e Champions. Il digiuno è finito al 33’ di una partita noiosa, spessa, con lo sterile possesso del Barça in formato assedio inutile e la difesa ad oltranza dell’Almeria, 9 uomini stretti stretti davanti al portiere, Leo ci ha pensato un po’ quindi ha risolto la faccenda. Palla sull’estremo destro, rientro puntando il suo marcatore Casado (i due giocavano insieme nel Juvenil A del Barça, uno da 10 e l’altro da ala oggi riconvertita in terzino) e bruciando il portiere con un sinistro pieno d’effetto. Gol meraviglioso, il 33° in Liga, 27° nelle 22 partite giocate in questa stagione da Leo al Camp Nou, 275° in Liga, uno in più di quelli segnati dal ‘pichichi’ storico della serie A Silvio Piola (considerando solo il girone unico). Un lampo che ha bruciato l’Almeria che già non riusciva a tenere la palla per più di 4-5 secondi. La partita si è ulteriormente spenta fino al raddoppio di Suarez (10’ della ripresa) che ha fatto un gol molto simile a quello di Messi: diagonale rientrando da destra verso il centro e sinistro a giro sul secondo palo. Luis Enrique ha fatto uscire anche Dani Alves e Rakitic, Bartra seguendo la scia disegnata nelle ultime gare da Mathieu ha confermato l’ottimo lavoro di Luis Enrique e del suo aiutante Unzue nel preparare i calci piazzati segnando di testa su un angolo di Xavi. Nel recupero Pedro ha regalato a Suarez il 10° gol in Liga. Da sabato per il Barça sarà un’altra musica, meno compiacente. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Cristiano Ronaldo esulta dopo aver segnato al Rayo. Il portoghese tiene il Real in scia del Barça REUTERS

Real, ci pensa sempre CR7 E James torna al gol 1Battuto il Rayo, per Carlo Ancelotti è la

cinquantesima vittoria in Liga . Vetta a -4 RAYO

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R. MADRID

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PRIMO TEMPO 0-0 MARCATORI Cristiano Ronaldo (RM) al 23’, James Rodriguez (RM) al 28’ s.t. RAYO VALLECANO (4-3-3) Cobeño; Tito, Amaya, Zé Castro, Nacho Martinez; Fatau (dal 12’ s.t. Jozabed), Trashorras; Kakuta, Bueno (dal 24’ s.t. Miku), Embarba (dal 36’ S.T. Aquino); Manucho. PANCHINA Toño, Ba, Nacho, Licá. ALLENATORE Jemez AMMONITI Tito, Nacho Martinez, Amaya per gioco scorretto, Cobeño per comportamento non regolamentare REAL MADRID (4-3-3) Casillas; Carvajal, Varane, Sergio Ramos, Marcelo; Modric, Kroos, James Rodriguez; Bale, Benzema (dal 26’ s.t. Isco), Cristiano Ronaldo. PANCHINA Keylor Navas, Nacho, Coentrao, Illarramendi, Jesé, Hernandez. ALLENATORE Ancelotti AMMONITI James Rodriguez per comportamento non regolamentare, Cristiano Ronaldo per simulazione, Kroos per proteste, Bale, Carvajal per gioco scorretto. ARBITRO Melero Lopez NOTE spettatori 14.000 circa Tiri in porta 5-3, tiri fuori 5-6, angoli 7-1, fuorigioco 1-5 Recuperi 0‘ p.t. e ‘ s.t.

R

onaldo è tornato. Dopo i 5 gol al Granada di domenica ieri una rete che a metà della ripresa ha aperto il complicato derby col Rayo Vallecano, che ha dominato nel primo tempo e si è sgonfiato nel secondo, quando il Madrid si è svegliato dal letargo. A Vallecas è finita 2-0 per il Madrid, Ancelotti ha rimediato la sua 50a vittoria in Liga (68 partite) e resta a -4 dal Barça quando alla fine del campionato mancano 8 giornate. LA SCELTA DI CARLO Con i suoi Magnifici 7 tutti disponibili (l’acciaccato Bale ha recuperato) Carlo ha fatto una prima scelta, indicativa: in panchina Isco, quindi la BBC davanti e Modric e James Rodriguez a fiancheggiare Kroos. Sulla carta è la formazione più equilibrata, considerando che i 3 davanti devono giocare per forza. O la meno sbilanciata, se volete. Il problema è che il test andava in onda contro una delle squadre che, per stessa ammissione di Ancelotti, più fa soffrire il Madrid. E allora siccome ieri i 3 tenori offensivi del Real facevano una fatica matta a rientrare a dare una mano tanto in fase difensiva come in costruzione aspettando pigri e fiduciosi la palla lunga, nel primo tempo i 3 del centrocampo

madridista sono finiti rapidamente in apnea, e a salvare il Madrid ci ha pensato la difesa (su tutti Sergio Ramos) e in ultima istanza Casillas, decisivo su Bueno e soprattutto Trashorras in una frazione dominata dal Rayo. LA TRASFORMAZIONE Ancelotti ha confessato di aver propinato ai suoi il suo primo gran cazziatone proprio a Vallecas un anno fa, e ieri nell’intervallo deve essere stato nuovamente piuttosto duro, perché il Madrid nella ripresa ha cambiato faccia. E avrebbe meritato subito un rigore per un fallo chiaro di Amaya su Ronaldo con l’arbitro che ha ammonito il portoghese per una simulazione inesistente. Salvo ricorso, Cristiano sarà squalificato per la gara con l’Eibar come James e Kroos, tutti diffidati e ammoniti. Dopo il rigore negato i tiri in rapida successione di Benzema, Marcelo e Bale, tutti fuori di poco, e una generale sensazione di continua pericolosità, col Rayo preoccupato e molto meno spavaldo. Il Madrid ha preso la palla e poi anche la porta: al 23’ Carvajal ha servito a Ronaldo il 37° gol di questa Liga, un tuffo di testa perfetto preciso. Rete numero 48 nella stagione e 300 con la maglia del Madrid (in 288 partite). Più tardi anche la meritata rete di James Rodriguez, ispirato ispiratore e poi anche finalizzatore, il migliore dei suoi. L’inseguimento al Barça continua. f.m.r. © RIPRODUZIONE RISERVATA

30a GIORNATA. Martedì: Atletico Madrid-Real Sociedad 2-0, Levante-Siviglia 1-2, Eibar-Malaga 1-0. Ieri: Deportivo-Cordoba 1-1, Rayo VallecanoReal Madrid 0-2, Barcellona-Almeria 4-0, Granada-Celta 1-1. Oggi: Athletic Bilbao-Valencia, Elche-Getafe, Villarreal-Espanyol. CLASSIFICA Barcellona 74, Real Madrid 70, Atletico Madrid 65, Valencia*, Siviglia 61, Villarreal* 50, Malaga 45, Athletic Bilbao* 39, Rayo Vallecano 38, Real Sociedad 37, Celta 36, Espanyol* 35, Getafe* 32, Eibar 31, Levante, Elche* 28, Deportivo 27, Almeria 25, Granada 24, Cordoba 19. *Una in meno.

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Mondo R Inghilterra BLACKBURN

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LIVERPOOL

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GIOVEDÌ 9 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

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A LONDRA

Dossena fermato e rilasciato per furto «Una dimenticanza»

PRIMO TEMPO 0-0 MARCATORI Coutinho al 25’ s.t. BLACKBURN (4-2-3-1) Eastwood; Henley, Baptiste (dal 35’ s.t. Spurr), Kilgallon, Olsson; Evans, Williamson; Conway (dal 20’ s.t. Gestede), Cairney, Marshall; Rhodes. PANCHINA Steele, Nyambe, Songo’o, Lenihan, Mahoney. ALLENATORE Bowyer ESPULSI nessuno AMMONITI Evans per gioco scorretto.

1L’esterno

del Leyton Orient, ex Napoli e Udinese, non ha pagato del cibo da Harrods

LIVERPOOL (4-3-3) Mignolet; Johnson, Lovren, Sakho (dal 28’ p.t. Kolo Toure), Alberto Moreno; Henderson, Lucas Leiva, Allen; Coutinho, Sturridge (dal 40' s.t. Lambert), Sterling. PANCHINA Jones, Javi Manquillo, Brannagan, Markovic, Borini. ALLENATORE Rodgers. ESPULSI nessuno. AMMONITI Sterling per comportamento non regolamentare.

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ARBITRO Friend. NOTE spettatori 28.415. Tiri in porta 4-5. Tiri fuori 6-11. In fuorigioco 0-0. Angoli 4-10. Recuperi: p.t. 1’; s.t. 4’.

● 1 Il tiro di Coutinho, 22 anni, che dà la vittoria al Liverpool sul campo del Blackburn● 2 La gioia del brasiliano● 3 In serata Balotelli posta su Instagram la sua foto col termometro: febbre a 38,7° AP/REUTERS

Coutinho salva Liverpool E a Balo sale la febbre

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ndrea Dossena è stato fermato a Londra per un presunto furto nei magazzini di lusso di Harrods. Dossena, esterno sinistro ex Udinese, Liverpool e Napoli, ora al Leyton Orient nella terza serie inglese, è stato rilasciato poco dopo. Così ha spiegato quanto successo attraverso il profilo Twitter del suo agente Federico Pastorello: «Stavo facendo shopping con mia moglie e mio figlio e ho dimenticato di pagare un barattolo di miele e dell’affettato che avevamo precedentemente ordinato. All’uscita sono stato fermato dalle guardie che hanno

1FA Cup: il gol del brasiliano al Blackburn vale la semifinale con

l’Aston Villa. Il tecnico: «Mario fuori, stamattina non stava bene...»

Luca Bianchin @lucabianchin7

P

hil a 5 anni giocava a calcetto con i bambini di dieci: dai e vai, tocco e tiro. È piccolo ora, figuriamoci ai tempi. Phil Coutinho ha allargato il campo e le ambizioni ma in fondo resta quello di Rocha: dai e vai, tocco e tiro. Ieri sera ha deciso così l’ultimo quarto di finale di Fa Cup: BlackburnLiverpool 0-1 dopo un uno-due con Henderson. Il Liverpool ha ancora una chance di chiudere la stagione con un trofeo perché in semifinale giocherà da favorito contro l’Aston Villa, poi forse troverà la vincente di Reading-Arsenal. Il Blackburn invece non ha giocato male ma il calcio a volte è cattivo: ha preso gol quando ha provato a vincere la partita mandando in campo Gestede, un attaccante. Cinque minuti dopo è arrivato

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il gol dell’ex interista. P.s.: come sempre. non è l’ex interista di cui a Liverpool si parla più spesso. BALO INVISIBILE L’ultimo tweet di Coutinho è vagamente misterioso: promuove un sito di medicina sportiva. Sembrerebbe più utile a Balotelli, che sembra destinato a vivere da intruso il momento chiave della stagione. È stato lui il calciatore del giorno, anche se non ha giocato. Il Sun ieri mattina ha raccontato che Mario avrebbe passato in una discoteca di Manchester la notte dopo la

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● I gol di Philippe Coutinho con la maglia del Liverpool in 93 partite giocate. Il trequartista brasiliano ha anche fornito 20 assist ai compagni.

sconfitta con l’Arsenal di sabato. Particolari da gossip: gli amici avrebbero ordinato abbondante vodka e Balo sarebbe entrato nel bagno delle donne. Particolari tecnici: Mario si era auto-escluso dalla partita per una botta al ginocchio. Ieri non è stato un giorno troppo diverso. Il 45 era atteso in panchina ma non si è visto, poi ha postato su Instagram una foto con termometro: 38.7 di febbre. Brendan Rodgers ha spiegato prima della partita: «Mario ha viaggiato con noi. Si è allenato bene ma si è svegliato che non si sentiva bene. I dottori hanno consigliato di non farlo giocare». Se vedete un fondo di polemica tra le sillabe, avete compagnia. EASTWOOD (NON CLINT) Una parte dei tifosi del Liverpool non gradisce Sturridge da punta del 4-3-3, il sistema di gioco usato ieri. Il punto è che al momento Balotelli nelle gerarchie

può finire dietro a Rickie Lambert, anni 33, minuti necessari per essere pericoloso 2: ieri è entrato all’85’ e ha mandato subito la palla vicino al palo. Robbie Savage, commentatore Bbc, sul tema aveva aggiunto peperoncino: «Balotelli? Patetico. Io avrei saltato un quarto di finale di Fa Cup solo se fossi stato davvero, davvero malato». L’importante, per Rodgers, è che Mignolet fosse più in forma di tutti. Il Liverpool aveva tanti problemi in difesa e l’infortunio di Sakho ne ha aggiunto uno. Il portiere belga però ha parato tutto: un sinistro di Olsson, una testata di Marshall e l’ultimo tiro di Eastwood. Lui, il portiere, salito per l’angolo, ha calciato col destro, nemmeno piano ma centrale, un po’ troppo per il grande ritorno del Blackburn. Gli anni Novanta, con i gol di Shearer, sono un’altra vita. © RIPRODUZIONE RISERVATA

chiamato la polizia come da procedura. Poiché non avevo con me documenti di identità, mi è stato chiesto di andare alla stazione di polizia più vicina per essere identificato, dopo di che sono tornato a casa». Dossena gioca in Inghilterra dal 2013: dopo le 7 partite con il Sunderland in Premier League nel 2013-14 è passato al Leyton Orient, di proprietà dell’italiano Francesco Becchetti. In stagione, Dossena ha giocato 13 partite, che possono aumentare da qui a maggio, quando il Leyton Orient si giocherà la salvezza. A 33 anni, l’ex mancino del Napoli è a fine carriera: ha dato il meglio in una notevole stagione 2007-08 con l’Udinese e nella stagione successiva al Liverpool. Con i Reds segnò anche in Champions League al Real Madrid. MOORE L’episodio ha fatto ripensare ad altri casi di presunti furti da parte di sportivi e calciatori. Su tutti, l’arresto di Bobby Moore, campione del mondo e leader dell’Inghilterra, alla vigilia del Mondiale ‘70. Moore venne accusato del furto di un bracciale in Colombia durante il ritiro premondiale. Il caso venne risolto e Moore scagionato, non prima di essere stato al centro di un caso diplomatico internazionale. l.b.

Andrea Dossena, 33 anni GETTY

© RIPRODUZIONE RISERVATA

TACCUINO EURO 2016

MESSICO

Montenegro-Russia: 0-3 a tavolino

Arango come Suarez Morso e squalifica

La Disciplinare Uefa ha decretato lo 0-3 a tavolino per Montenegro-Russia, gara valida per il gruppo G di qualificazione a Euro 2016 giocata lo scorso 27 marzo a Podgorica. Deferito per lancio e accensione di fumogeni e lancio di oggetti, il Montenegro è stato sanzionato anche con una gara interna a porte chiuse più un’altra con la condizionale oltre a una multa di 25 mila euro. Per la Russia ammenda da 25 mila euro per la condotta impropria dei suoi tifosi.

L’ex nazionale venezuelano Juan Arango, ex Borussia Moenc. e Maiorca, ora in Messico nel Tijuana è stato squalificato per due giornate per aver morso un avversario del Monterrey, il centrocampista Zavala. Arango, emulo di Suarez, è stato smascherato dalla prova tv.

COPPA D’AFRICA

Il Gabon organizzerà l’edizione del 2017 L’Esecutivo della Confederazione africana riunito al Cairo ha scelto il Gabon come sede della Coppa d’Africa 2017. Battuta la concorrenza di Algeria e Ghana.

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Mondo R Coppa di Francia

GIOVEDÌ 9 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

Ibrahimovic: tris prima del processo Il Psg va in finale 1Tre gol al St Etienne: Zlatan a quota 102 coi parigini Ma oggi rischia 4 turni di stop per insulti all’arbitro

Alessandro Grandesso PARIGI @agrandesso

L

o champagne per il centesimo gol stava in fresco da Marsiglia, dove domenica avrebbe potuto stapparlo se il guastafeste Morel non gli avesse negato, anticipandolo in autorete, un palcoscenico godereccio come il Velodrome. Il tutto in una sfida diretta per il titolo, comunque andata al Psg, grazie appunto a un paio di giocate dello svedese. Poco importa, tutto sommato. Ibrahimovic ieri ha fatto festa lo stesso, nella semifinale di Coppa di Francia. Anzi ha esagerato, davanti al suo pubblico. Sfondando con una tripletta il Saint Etienne (4-1) e quota cento, diventando così il secondo marcatore di sempre, e in solitaria, della storia parigina. In finale il Psg troverà l’Auxerre, solo ottavo in Ligue2, che nell’altra semifinale aveva battuto il Guingamp. SHOW Il tutto con il sottile

PAULETA 109 A fine gara un bambino ha consegnato a Ibra un premio per il centenario. Naturale che abbia messo nel mirino Pauleta, l’attaccante portoghese che a Parigi ha segnato più di tutti. Siamo quasi al passaggio di consegne, visto che il record è di appena 109 gol: Ibrahimovic avrà tutto il tempo per segnare altre sette volte. Nonostante la squalifica che rischia stasera, fino a quattro turni, per via degli insulti agli arbitri dopo Bordeaux-Psg (3-2) di metà marzo. Allargati poi anche al resto della Francia, «paese di m...», dove però Ibrahimovic regna sovrano, inseguendo un «quadriplete» sempre possibile. Il Psg è primo in Ligue1, qualificato per le due finali delle coppe nazionali e sogna sempre la Champions. L’unico palcoscenico in cui lo svedese finora si è accontentato di fare la comparsa.

COPPA DI GERMANIA

Bayern avanti ai rigori con Neuer e Thiago Arminia in semifinale

Neuer e Thiago festeggiano ACTION

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Ibrahimovic, 33 anni, abbraccia Lavezzi, 29, dopo il gol AFP

piacere di negare il piazzamento a Rocheteau, ormai direttore sportivo degli avversari di serata, accomodato in tribuna vip, che a suo tempo si era fermato a 100 reti parigine. Zlatan è arrivato invece a 102 gol, in sole 124 partite, in meno di tre anni. Con uno

show personale di serata, un estratto del suo immenso repertorio: gol su rigore, gol in contropiede e stoccata di sinistro dal limite, dopo un dribbling secco da ventenne. Spazzando via così le critiche delle ultime settimane e senza dimenticare un palo.

PSG-SAINT ETIENNE 4-1 MARCATORI Ibrahimovic (P) su rigore al 21’, Hamouma (S) al 25’ p.t.; Lavezzi (P) al 15’, Ibrahimovic (P) al 36’ s.t. e 47’ s.t. PSG (4-3-3) Douchez 6,5; Van Der Wiel 5, Marquinhos 6, Thiago Silva 6,5, Digne 5,5; Verratti 7 (dal 30’ s.t. Matuidi 7), Cabaye 6,5, Rabiot 7; Lavezzi 7 (dal 37’ s.t. Bahebeck 6), Ibrahimovic 8,5, Pastore 7 (dal 43’ s.t. Augustin s.v.). (Sirigu, Maxwell, Camara, Aurier). All. Blanc 7. SAINT ETIENNE (4-3-3) Ruffier 6; Clerc 5,5, Theophile-Catherine 5,5, Perrin 6, Tabanou 5,5; Lemoine 5,5, Clement 5,5, Diomandé 6 (dal 14’ s.t. Corgnet 5); Hamouma 7 (dal 33’ s.t. Monnet-Paquet 6), Erding 5, Mollo 6 (dal 17’ s.t. Gradel 5). (Moulin, Baysse, Brison, N’Guemo). All. Galtier 5. ARBITRO Fautrel 6. NOTE spettatori 45mila circa. Ammoniti Verratti (P), Lemoine (S), Clerc (S) per gioco scorretto, Lavezzi (P) per comportamento non regolamentare Tiri in porta 8 (con 1 palo)-3. Tiri fuori 5-1. In fuorigioco 4-1. Angoli 7-3. Recuperi: p.t. 1’; s.t. 3’.

Pierfrancesco Archetti

M

anuel Neuer è sparito negli spogliatoi dopo la fine dei supplementari: non aveva preso alcun gol, con un paio di prodigi aveva salvato su Bellarabi, poi è corso via. Bisognino o ripasso dei rigoristi del Leverkusen? Non importa: il portiere è tornato sul prato, si è tolto la fascia da capitano (forse stringeva) e ha parato a Drmic l’unico penalty fallito della serie. Pep Guardiola non guardava, seduto su una seggiolina di legno, non in panchina. Ha mandato all’ultimo tiro un suo pupillo, Thiago Alcantara, appena rientrato da un anno di stop. Il figlio di Mazinho non ha fallito: 5-3 per il Bayern che passa alla semifinale di coppa di Germania dove troverà il Borussia

Dortmund. Pep arriva a 10 vittorie di fila nel torneo che i bavaresi vincono da due anni. La tripletta è ancora possibile così come la doppia finale a Berlino (30 maggio coppa di Germania, 6 giugno Champions). La partita? Alaba e Schweinsteiger si possono rimpiazzare, Ribery e Robben fuori insieme però hanno tolto la specificità al variegato gioco del Bayern. Bravo Leno a fermare Müller e Lewandowski, ma il salvataggio della serata è quello di Rafinha, al 91’, con la punta del piede a rendere inutile il tiro di Brandt: 0-0 al 120’, e il Leverkusen era uscito ai rigori anche in Champions con l’Atletico. IMPRESA ARMINIA In semifinale anche la capolista della terza divisione: l’Arminia Bielefeld,che sfiderà il Wolfsburg, ha eliminato il Borussia Moenc., terzo in campionato: 1-1 al 120’ (Junglas e Kruse), 6-5 ai rigori con errore decisivo di Traorè che si fa parare da Schwolow il primo dei tiri a oltranza. L’Arminia aveva già tolto dal torneo Hertha e Werder: è il 7° club di terza divisione a raggiungere la semifinale, ma il primo dalla riforma dei tornei nel 2008. Un anno fa, dopo la retrocessione, era sull’orlo del fallimento, con 25,7 milioni di debiti. Semplicemente: un’impresa. © RIPRODUZIONE RISERVATA

QUARTI Arminia-Borussia Moenc. 6-5 rig; Leverkusen-Bayern 3-5. rig Martedì: Wolfsburg-Friburgo 1-0; Borussia Do-Hoffenheim 3-2 d.t.s.


Serie B R L’analisi

GIOVEDÌ 9 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

I nuovi Di Gennaro e Fossati Svolta tattica con modelli doc

1Sono partiti dal Milan all’ombra di Pirlo, stanno brillando in B come fece Verratti

Da trequartisti a playmaker: nasce anche qui la stagione d’oro di Vicenza e Perugia

Nicola Binda

IL RUOLO

@NickBinda

A

ndrea Pirlo insegna. Se un raffinato trequartista arretra e riesce a unire la quantità alla qualità, può diventare un ottimo playmaker. Anche Marco Verratti, ai tempi del Pescara di Zeman, l’aveva capito. Ed era in B, dove oggi si assiste all’evoluzione tattica di due giocatori di talento, che hanno cambiato ruolo alla stessa maniera, guadagnando attenzioni dalla A dando un grande contributo alle loro squadre. Parliamo di Davide Di Gennaro del Vicenza e di Marco Fossati del Perugia. Lo stesso percorso di Pirlo. Cominciato anche per loro proprio al Milan. DI GENNARO Se Pirlo deve fare un monumento ad Ancelotti, a priori anche Di Gennaro gli deve dare ragione. Perché il tecnico del Real, ai tempi del Milan, lo suggeriva a quel ragazzo della Primavera che spesso si affacciava in prima squadra. Lui era un trequartista da doppia cifra, gli piaceva mandare in gol le punte e pure segnare. Girando l’Italia però Di Gennaro non sbocciava. Bologna, Genoa, Reggina, Livorno, Padova, Modena, Spezia, Palermo, la consacrazione tra i big della Serie B ma anche il distacco dal Milan: cessione allo Spezia e da qui al Palermo. Una nuova vita. Serviva una svolta per camminare da soli. La stagione scorsa Iachini l’ha arretrato a mezzala, lui ne ha parlato col tecnico e hanno deciso di provare a fare il play. Poi, con il Palermo in A, serviva una nuova sistemazio-

LA GAZZETTA DELLO SPORT

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TACCUINO IL RECUPERO

Latina, appello ai tifosi «Venite a Frosinone» ● LATINA Martedì alle 18 si recupera il derby FrosinoneLatina, che era stato rinviato per motivi di ordine pubblico. Ma le polemiche non si placano. Con un comunicato i copresidenti Paola Cavicchi e Pasquale Maietta spiegano di non condividere la scelta di parte della tifoseria del Latina di disertare la trasferta: «La strada verso la salvezza è difficile, complicata: il Latina non va abbandonato proprio adesso, abbiamo bisogno del sostegno di tutti voi che siete la nostra gente». E ancora: «Via i rancori, via le proteste, martedì 14 aprile l’unica cosa che conta è fare risultato per aggiungere punti alla nostra classifica. Chi non seguirà la squadra al Matusa non farà un dispetto alla Lega, non lo farà neanche al Frosinone, nemmeno ai tifosi gialloblù o alle istituzioni in generale: a risentirne sarà soltanto il Latina».

LA SITUAZIONE

Sabato testa-coda Brescia-Bologna

Davide Di Gennaro, 26 anni, è stato ceduto in prestito dal Palermo al Vicenza la scorsa estate, quando la squadra veneta è stata riammessa in Serie B

ne; Di Gennaro ne ha parlato con il suo manager Tinti (toh, lo stesso di Pirlo) e hanno deciso che la strada era quella. Serviva una squadra che lo facesse giocare lì e il Vicenza ha colto al volo l’occasione. Di Gennaro è cresciuto, soprattutto dopo l’arrivo di Marino, e fa il perno centrale del 4-3-3. Ha ancora un anno di contratto con il Palermo. Che forse non lo sa, ma ha in casa un regista vero.

LIVERANI

FOSSATI Ancora più tortuoso il percorso di Fossati, che nelle giovanili è riuscito a fare avanti e indietro tra Milan e Inter e in

nerazzurro, negli Allievi, era stato Bernazzani ad arretrarlo; lì conobbe Zavettieri, che la stagione scorsa ha ritrovato al Bari. Nel periodo tra Inter e Bari ha sempre giocato davanti, anche seconda punta, anche nell’Under 21, anche oggi con Di Biagio che spesso al sabato lo vede guidare il Perugia da veterano (è stato pure capitano) e poi in azzurro lo riporta in avanti. Fossati al Milan si allenava con Pirlo, lo studiava. Quando è partito per fare esperienza (Latina e Ascoli) era acerba mezzapunta, quando è arrivato a Bari ha acceso la lam-

padina di Zavettieri, che l’ha arretrato. In estate il Perugia cercava un playmaker e Camplone s’è fidato di lui, ha aspettato che guarisse dalla pubalgia e gli ha affidato le chiavi della squadra. I numeri dicono che ha una percentuale di passaggi sbagliati bassissima, chi lo vede giocare non può non notarlo. E siccome il contratto con il Milan scade a giugno, le proposte (Genoa, Fiorentina, ecc) stanno già arrivando. Il distacco dalla casa madre è vicino. Poi magari, quando compirà 30 anni, il Milan si ricorderà di lui.

Marco Fossati, 22 anni, è di proprietà del Milan, che lo ha girato in prestito al Perugia. Nella foto al centro Andrea Pirlo e Marco Verrati insieme in Nazionale LIVERANI

© RIPRODUZIONE RISERVATA

● Così la 35a giornata di B. Domani (ore 20.30): VicenzaAvellino (andata 1-0). Sabato (ore 15): Bari-Crotone (0-3); Brescia-Bologna (2-1); CataniaTrapani (2-2); Cittadella-Carpi (2-5); Frosinone-Pescara (0-3); Lanciano-Latina (0-1); ModenaEntella (1-1); Pro VercelliLivorno (1-3); Spezia-Ternana (0-0). Lunedì (ore 20.30): Perugia-Varese (1-1). Questa la classifica dopo la 34a: Carpi p. 68; Bologna (-1) 56; Vicenza 53; Avellino 52; Frosinone* 51; Livorno, Spezia e Perugia 50; Pescara 48; Lanciano 46; Bari 44; Trapani 42; Latina*, Ternana ed Entella 40; Modena, Cittadella, Crotone e Pro Vercelli 39; Catania 38; Brescia (-6) 31; Varese (-4) 28. (* una partita in meno).

Lega Pro R COPPA ITALIA: ANDATA FINALE

GIRONE B: I RECUPERI

LA SITUAZIONE

Cosenza travolgente: gran poker sul lago Criaco, De Angelis, Statella e Calderini gol Il Como crolla e viene anche contestato

Botta e risposta tra Misuraca e Petkovic ma a Reggiana e Pisa il punto serve poco Pistoiese, quanti errori: Ancona in salvo

Disciplinare, si apre una calda due giorni E’ in arrivo una raffica di penalizzazioni Si discute anche il deferimento di Macalli

COMO-COSENZA 1-4 MARCATORI Criaco (Cos) al 24’, De Angelis (Cos) al 26’ p.t.; Statella (Cos) al 12’, Le Noci (Com) al 24’, Calderini (Cos) al 47’ s.t. COMO (4-3-1-2) Crispino 5; Ambrosini 5,5, Lebran 5, Cassetti 5, Fautario 5,5; Rolando 5,5, Berardocco 5, Fietta s.v. (dal 13’ p.t. Cristiani 6); Le Noci 6; Ganz 5 (dal 17’ s.t. Marconi 5,5), Maritato 5 (dal 21’ s.t. Defendi 5). (Falcone, Ardito, Marchi, De Sousa). All. Sabatini 5. COSENZA (4-4-2) Saracco 6; Blondett 6,5 (dal 40’ s.t. Magli s.v.), Tedeschi 6,5, Carrieri 7, Ciancio 6,5; Criaco 7 (dal 18’ s.t. Zanini 6,5), Arrigoni 6,5, Caccetta 7, Statella 7,5; De Angelis 7 (dal 20’ s.t. Calderini 7), Cesca 7. (Ravaglia, Novello, Tortolano, Chidichimo). All. Roselli 7. ARBITRO Piccinini di Forlì 5,5. NOTE paganti 1.871, incasso di 18.381 euro. Espulso Cassetti al 13’ s.t.; ammonito Ambrosini. Angoli 2-3. ● COMO Per il Cosenza sarà poco più di una formalità, mercoledì 22, alzare al cielo la Coppa Italia di Lega Pro. La squadra di Giorgio Roselli ha offerto una prova perfetta, figlia di un’ottima organizzazione di gioco. Persino imbarazzante la resa del Como. Segnata forse dalle due sconfitte consecutive in campionato che hanno preceduto questa finale di andata, la squadra di Sabatini ha fatto acqua da tutte le parti. In difesa, tanto per cominciare. Subendo due gol in due minuti, con un tiro dal limite non irresistibile di Criaco e con De Angelis bravo a sfruttare una respinta corta maldestra di Crispino. E né prima né dopo alcun tentativo pericoloso davanti alla porta di Saracco.

Un cambio immediato, con l’uscita di Fietta al posto di Cristiani, non è stata la causa dei problemi del Como. Anzi Cristiani, insieme a Le Noci, è quello che più ha cercato di dare un po’ di verve. Inutilmente. Gol dubbio il terzo, con un fallo di mano di Statella nel portarsi avanti la palla prima di superare un impacciato Crispino: proteste e Cassetti si fa espellere. Segna Le Noci su punizione, mentre sale la contestazione della curva verso il Como. Chiude la giornata nerissima il gol di Calderini in pieno recupero, anche lui libero di segnare. Lilliana Cavatorta IL CASO Il derby Savoia-Juve Stabia vietato ai tifosi: è polemica ● TORRE ANNUNZIATA (Na) Ancora una tegola sul Savoia. Casms e prefettura di Napoli hanno disposto il divieto per i tifosi di assistere al derby Savoia-Juve Stabia di sabato. Consentito l’ingresso ai soli abbonati locali. Lo stesso provvedimento fu adottato il 20 marzo scorso in occasione di Savoia-Matera. Stavolta si rischia di non giocare perché il Savoia senza incasso non può sostenere le spese per l’organizzazione della partita. Al club è arrivata la solidarietà della Lega Pro: il presidente Macalli ha scritto che «nel ribadire la fermissima contrarietà ai delinquenti comuni che macchiano l’immagine positiva del calcio, auspico che decisioni del genere non debbano più essere prese dall’autorità a tutela degli appassionati che vogliono bene allo sport».

REGGIANA-PISA 1-1 MARCATORI Misuraca (P) al 26’, Petkovic (R) al 38’ s.t. REGGIANA (4-3-3) Feola 6; Andreoni 5,5, Spanò 7,5, Sabotic 6, Mignanelli 6; Maltese 5,5 (dal 25’ s.t. Parola 6), Vacca 6, Angiulli 6 (dal 31’ s.t. Petkovic 6,5); Giannone 5,5 (dal 1’ s.t. Alessi 6), Ruopolo 5,5, Siega 6. (Messina, De Biasi, De Giosa, Messetti). All. Colombo 6. PISA (4-4-2) Pelagotti 6; Pellegrini 6, Sini 6,5, Paci 6,5, Costa 7; Finocchio 5,5, Misuraca 6,5 (dal 43’ s.t. Arrighini s.v.), Iori 6,5, Floriano 6,5 (dal 20’ s.t. Frediani 6,5); Arma 6,5, Napoli 6 (dal 29’ s.t. Mandorlini s.v.). (Adornato, Benga, Ricciardi, Beretta). All. Amoroso 6,5. ARBITRO Marini di Roma 6. NOTE paganti 4.263, abbonati 1.176, incasso di 30.863 euro. Ammoniti Paci, Finocchio, Parola e Ruopolo. Angoli 3-5. ● REGGIO EMILIA Il primo gol di Petkovic salva la Reggiana e frena la voglia di riscossa del Pisa. Inalterato il vantaggio di 4 punti dei granata sui toscani, che hanno giocato una partita ricca di slancio e di contenuti. Il Pisa ha messo sotto i granata soprattutto nel primo tempo, con un palo di Floriano al 9’ e altre azioni pericolose, tra cui un colpo di testa di Arma, al 30’. Più equilibrata la ripresa, ma quando la Reggiana sembrava aver preso le misure ecco il gol di Misuraca, al 26’. Al 38’ Petkovic brucia Finocchio e in spaccata infila da pochi passi. Ezio Fanticini

PISTOIESE-ANCONA 1-1 MARCATORI Di Bari (P) su rigore al 25’ p.t.; Lisai (A) al 18’ s.t. PISTOIESE (4-3-3) M. Ricci I 6; Celiento 6, Piana 6, Di Bari 6,5, Frascatore 6,5; Calvano 6 (dal 31’ s.t. Coulibaly s.v.), Mungo 6,5, Vassallo 6 (dal 16’ s.t. Pacciardi 5,5); Falzerano 5,5, Romeo 6, Piscitella 5,5 (28’ s.t. Martignago 5,5). (Olczak, Golubovic, Falasco, Anastasi). All. Sottili 6. ANCONA (4-4-2) Lori 6; Parodi 6 (dal 44’ s.t. Sampietro s.v.), Paoli 6, Mallus 6, D’Orazio 5,5; Lisai 6,5, Camillucci 6, Di Ceglie 6, Bambozzi 5 (dal 7’ s.t. Bondi 7); Morbidelli 6 (dal 31’ s.t. Cangi s.v.), Cognigni 5,5. (Polizzi, Barillaro, Gelonese, Bacchetti). All. Cornacchini 6. ARBITRO Pillitteri di Palermo 6. NOTE paganti 235, abbonati 501, incasso di 3.250 euro. Espulso Polizzi (dalla panchina) al 28’ s.t.; ammoniti Romeo, Piana, Paoli, Cognigni, Di Ceglie e Sampietro. Angoli 1-2. ● PISTOIA La Pistoiese, dopo il vantaggio propiziato da Di Bari su rigore (fallo di D’Orazio su Falzerano) non ha saputo trasformare in gol tre grosse occasioni capitate a Romeo (traversa), Falzerano e Piscitella, fallendo l’opportunità di fare un balzo verso la salvezza. L’Ancona, che aveva faticato a frenare gli attacchi della Pistoiese, ha cambiato volto con l’ingresso di Bondi, autore del cross deviato in rete da Lisai per il pareggio. Mercoledì 15 la Pistoiese giocherà il secondo recupero, in casa contro il Santarcangelo (ore 15). Enzo Cabella

● Ecco i due giorni che, nel momento cruciale della stagione, possono stravolgere le classifiche della Lega Pro. Dopo la pioggia di deferimenti, sono in arrivo dalla Disciplinare altre penalizzazioni: oggi tocca a Barletta (2 deferimenti), Ischia, Savoia e Venezia, domani è ancora più calda con Novara (6), Reggina (4), Savona (2) e Aversa Normanna. Sempre oggi si discute anche il deferimento di Mario Macalli per la questione dei marchi del Pergocrema. ● Questo il programma della 34a giornata nei tre gironi: DOMANI Ore 19.30 Pro PiacenzaSantarcangelo (girone B, 0-2). Ore 20.45 Foggia-Casertana (C, 21, diretta su Raisport). SABATO Ore 14.30 Giana-AlbinoLeffe (A, 30); Tuttocuoio-Savona (B, 2-2); Savoia-Juve Stabia (C, 1-2). Ore 15 Mantova-Novara (A, 0-1); Grosseto-Ascoli (1-1) e TeramoLucchese (B, 0-0). Ore 16 Arezzo-Cremonese (A, 1-3); Aversa Normanna-Barletta (0-0) e Salernitana-Lupa Roma (C, 4-0). Ore 17 Alessandria-Monza (3-2) e Pro Patria-Feralpi Salò (A, 0-0); Benevento-Reggina (C, 2-0). Ore 19.30 Pordenone-Südtirol (A, 0-2); Martina-Matera (C, 1-3). DOMENICA Ore 11 Pistoiese-L’Aquila (B, 0-2). Ore 12.30 Lumezzane-Como (A, 0-

2); Ancona-Prato (B, 3-2). Ore 14.30 Torres-Real Vicenza (A, 3-3); Reggiana-Carrarese (B, 3-1); IschiaCosenza (1-3) e Melfi-Lecce (C, 1-4). Ore 16 Pavia-Renate (A, 1-0); Catanzaro-Messina (1-1) e Vigor Lamezia-Paganese (C, 0-1). Ore 18 Bassano-Venezia (A, 2-1); ForlìPontedera (1-2) e San Marino-Gubbio (B, 0-2). LUNEDÌ Ore 20.45 Pisa-Spal (1-0). LE CLASSIFICHE GIRONE A Novara e Bassano p. 64; Alessandria 62; Pavia (-1) 60; Como 54; Feralpi Salò 49; Real Vicenza 47; Arezzo 45; Südtirol e Venezia 44; Cremonese 42; Mantova (-3) e Renate 40; Giana e Torres 39; Monza (-2) 36; Lumezzane 31; AlbinoLeffe 29; Pordenone 27; Pro Patria (-1) 25. GIRONE B Teramo p. 65; Ascoli 60; Reggiana 56; L’Aquila 54; Pisa 52; Spal e Ancona 49; Lucchese 47; Pontedera 45; Tuttocuoio 44; Carrarese 41; Gubbio 39; Grosseto (-1) 38; Santarcangelo* 37; Prato 36; Pistoiese* e Savona 35; Forlì 33; Pro Piacenza (-8) 29; San Marino 26. (* una partita in meno). GIRONE C Salernitana p. 73; Benevento 68; Juve Stabia 60; Lecce e Matera 57; Casertana* 56; Foggia (-1) 54; Catanzaro 48; Barletta 43; Cosenza e Vigor Lamezia 41; Melfi (-2) 38; Martina* e Lupa Roma 36; Paganese 34; Ischia 29; Messina e Savoia 28; Aversa Normanna 26; Reggina (-4) 22. (* una partita in meno). RECUPERO GIRONE C La gara Martina-Casertana, già fissata per mercoledì 15, slitta al 22 (ore 20.30).


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GIOVEDÌ 9 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT


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OPINIONI La vignetta

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ALESSIA TROST Azzurra di atletica ● Non sarebbe male saltare con queste gambe ;) #ombre @alessiatrost

LEANDRO CASTAN Calciatore della Roma ● Daje Roma !!! Che allegria!!! @l_castan

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MARC MÁRQUEZ Iridato di MotoGP ● Ciao da Austin! Ultimi 7 giorni per partecipare al concorso quale casco per il GP di Catalunya? @marcmarquez93

Il tecnico della Lazio terza e in finale di Coppa Italia

Il caso Castellacci-Marchisio

ELOGIO DI PIOLI, ALLENATORE INVISIBILE IL COMMENTO di SEBASTIANO VERNAZZA twitter: @GazzaVernazza

C

he cosa deve fare ancora Stefano Pioli per avere l’attenzione che merita? La sua Lazio in campionato tallona la Roma nella corsa al secondo posto, che vale la Champions diretta, e ieri sera si è qualificata per la finale di Coppa Italia contro la Juve. Di Pioli però si continua a parlare poco o a non parlare per niente, come se fosse invisibile. Forse perché è una persona educata. Non strilla, non fa notizia fuori dal campo, non va in tv a rilasciare dichiarazioni roboanti. A ottobre compirà cinquant’anni, viene da lontano, da una gavetta cominciata a fine Novecento nelle giovanili del Bologna. Il suo è un calcio logico. Pioli esamina i giocatori e decide quale gioco attuare, quando tanti suoi colleghi fanno l’inverso, partono

dalla loro idea fissa di pallone e cercano di imporla ai calciatori, senza curarsi troppo delle loro caratteristiche. Lo stesso approccio di Pioli l’aveva Osvaldo Bagnoli e la cosa forse non è casuale. Il Pioli giocatore, un difensore elegante e attento, venne allenato da Bagnoli al Verona, sul finire degli anni Ottanta. Il tecnico della Lazio ci sa fare coi giovani. Ha trasformato Felipe Anderson da brutto anatroccolo a cigno che prima o poi farà incassare una montagna di milioni a Lotito. Con pazienza, e per gradi, ha reso titolare il ventenne Danilo Cataldi, per certi versi il ragazzo italiano più interessante della stagione, un centrocampista dinamico e di piedi buoni, destinato, se continua così, ad arrivare in Nazionale. Eppure Pioli resta avvolto nel silenzio. Su di lui non girano voci, nessuno - ci sembra - lo ha ancora accostato a una grande società straniera o a uno dei top club italiani. Non risulta che le tre grandi del Nord e il Napoli ci abbiano mai fatto un pensierino. La Roma oggi la

escludiamo per ovvi motivi, sebbene a suo tempo Zeman sia passato dalla Lazio alla Roma. E comunque proprio la Roma cercò Pioli quando era al Chievo. Walter Sabatini lo incontrò, espresse giudizi lusinghieri, però non lo prese. Da allora la Roma ha avuto in panchina il «tikitakaro» Luis Enrique, l’infausto Zeman-bis e Rudi Garcia con la sua chiesa. Pioli a Roma è arrivato lo stesso, sull’altra riva del Tevere, e prima o poi qualcuno si accorgerà di lui, perché è bravo. Ha un unico difetto: non sa vendersi e non vende fumo. A Rafa Benitez non rimane che l’Europa League per raddrizzare la stagione, con quella rosa l’allenatore spagnolo aveva il dovere di competere per lo scudetto o per il secondo posto. Il biennio di Benitez a Napoli rischia di trasformarsi in un mezzo fallimento. Le due coppe del 2014, la Coppa Italia e la Supercoppa italiana, non possono bastare, sono dei palliativi. Soltanto l’Europa League renderebbe positivo il dare/avere del Rafa napoletano. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Il caso Ciro Esposito

PALLOTTA, LE DURE LEZIONI AMERICANE L’ANALISI di MASSIMO CECCHINI INI email:mcecchini@rcs.it twitter: @maxceck

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ono passati esattamente 30 anni da quando Italo Calvino realizzò (non per intero) le sue «Lezioni americane: sei proposte per il prossimo millennio». Quel millennio è arrivato, ma a darci lezioni americane di chiarezza e visibilità – magari stilisticamente poco calviniane ma di certo impeccabili – stavolta è toccato a un uomo d’affari bostoniano che ha trovato parole per gli ultrà finora rimaste a galleggiare nei corridoi. Per James Pallotta quei tifosi della Roma che sabato scorso hanno esposto striscioni contro Antonella Leardi, madre di ciro Esposito, sono «degli stronzi e dei fottuti bastardi». Frasi pronunciate in diretta radiofonica, secche come frustate, che hanno spazzato via il ricordo del comunicato ritardato ed esangue del

giorno di Pasquetta, che salmodiando una sorta di «Spoon River» dei morti da stadio, parlava di «sconfitta della società civile, al di là delle appartenenze», sfiorando però il rischio di accarezzare il concetto: tutti colpevoli, nessun colpevole. Il pensiero vero di Pallotta è inequivocabile. Pur contestando la sanzione della chiusura della Curva Sud – ed è la sesta volta che accade sotto la sua presidenza – il presidente ha detto di essere stanco che una parte importante dei tifosi del suo club siano perennemente messi all’indice per violenze, razzismo o discriminazione territoriale. Altro che la retorica del «12° uomo» o della «purezza» delle Curve: se si vuole recuperare nel nostro calcio civiltà e business, occorre che i «fottuti idioti» vadano a casa. Meglio se per sempre. La lezione al nostro calcio è evidente: mai nessun presidente aveva parlato in questo modo dei propri ultrà, e sì che di motivi in questi ultimi anni ce ne sono stati fin troppi. Pallotta, tra l’altro, questa è la seconda volta che

CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DIRETTORE RESPONSABILE ANDREA MONTI andrea.monti@gazzetta.it VICEDIRETTORE VICARIO Gianni Valenti gvalenti@gazzetta.it VICEDIRETTORI Pier Bergonzi pbergonzi@gazzetta.it Stefano Cazzetta scazzetta@gazzetta.it Andrea Di Caro adicaro@gazzetta.it Umberto Zapelloni uzapelloni@gazzetta.it Testata di proprietà de “La Gazzetta dello Sport s.r.l.” - A. Bonacossa © 2015

PRESIDENTE Angelo Provasoli VICE PRESIDENTE Roland Berger AMMINISTRATORE DELEGATO Pietro Scott Jovane CONSIGLIERI Fulvio Conti, Teresa Cremisi, Luca Garavoglia, Attilio Guarneri, Piergaetano Marchetti, Laura Mengoni DIRETTORE GENERALE DIVISIONE MEDIA Alessandro Bompieri

sale in cattedra ne confronti dei nostri veleni. Ricordate le parole di fair play che aveva regalato dopo la discussa sconfitta dei giallorossi a Torino contro la Juve? Un dirigente italico avrebbe sollevato le piazze, il presidente bostoniano invece cerco di frenare la lingua della squadra, peraltro senza fortuna. Certo, la via per il cambiamento è lastricata anche di decisioni discutibili dovuti forse alla larghezza dell’Oceano Atlantico. In parecchi, infatti, ricordano come meno di un mese fa i cancelli di Trigoria furono aperti ad un gruppo di ultrà che voleva incontrare la squadra, tra l’altro pochi giorni più tardi sottoposta a una imbarazzante gogna pubblica sotto la Sud dopo il k.o. in Europa League. Ma se è giusto chiedere a Pallotta di fare ancora di più (attendiamo, in stile Chelsea, l’annullamento degli abbonamenti agli ultrà identificati), sarebbe bello che tutti i presidenti di unissero al suo messaggio. Non aspettiamo che le lezioni americane, stavolta, arrivino a sei. Potrebbe essere troppo tardi.

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IL MALATO O SANO IMMAGINARIO LA ROVESCIATA ATA di ROBERTO BECCANTINI

I

l Malato immaginario di Molière è del 1673. Il Sano immaginario di Enrico Castellacci, del 2015. Non ricordo, nella storia dello sport italiano, un episodio così clamoroso, così teatrale. Non siamo di fronte a un eccesso di farmaci. Siamo di fronte a un esubero di informazioni. Ero rimasto a un altro medico, il dottor Fino Fini, e a un altro c.t., Edmondo Fabbri, detto Mondino. Il Mondiale inglese del 1966 si era trasformato nella gogna mediatica della fatal Corea. Uscimmo al primo turno, come già in Cile, quattro anni prima. Ma se laggiù, in Sud America, erano stati i reportage di alcuni giornalisti (Antonio Ghirelli, Corrado Pizzinelli) ad aizzare il sentimento popolare di un Paese intero, il gol di Pak Doo-ik, che dentista non era, portò a quel clima di tutti contro tutti che titilla noi italiani, specialisti nella fuga dei cervelli e spesso, sotto stress, «dal» cervello. Fabbri accusò Fini di aver sabotato gli azzurri attraverso la misteriosa distribuzione di non meglio identificate fialette rosa. Si scatenò il «Fini-mondo» e, al di là delle battute, delle querele e delle squalifiche, i rapporti calciomedicina ne uscirono ustionati. Antonio Conte non ha accusato nessuno. La consecutio di Claudio Marchisio va oltre. Nel giro di poche ore, venerdì 27 marzo, lo tsunami di una possibile lesione grave del legamento crociato anteriore del ginocchio destro, roba da sette mesi di prognosi, è stato declassato a ponentino romano. Tanto che, dopo aver saltato Bulgaria-Italia, ItaliaInghilterra e Juve-Empoli, il centrocampista è rientrato in gruppo per la partita di coppa, la sera di martedì 7 aprile, a undici giorni di distanza. Da FirenzeCoverciano a Fiorentina-Juve 0-3,

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quando si dice il destino. E che ritorno. Regista al posto di Andrea Pirlo. In campo, per 94 minuti, dall’inizio alla fine. Protagonista assoluto. «Tuttosport» gli ha dato 8; «Corriere della Sera», «Corriere dello Sport-Stadio», «Gazzetta», «La Stampa» e «Repubblica», 7,5. Il più severo è stato il «Giornale»: 7. Li sento, i tifosi: hanno riesumato il familiare slogan di Vujadin Boskov («Chi ha sbagliato: Pagliuca?»). Lo strano caso del dottor Castellacci e del signor Marchisio, spunto narrativo che avrebbe ingolosito persino Robert Louis Stevenson, padre di Jekyll e Hyde, ha contribuito ad agitare i secolari rapporti tra la disciplina più universale e i controlli più sofisticati. Scritto della volgare e improvvida uscita di John Elkann sugli allenamenti di Conte, la cesura tra le risonanze degli esperti fiorentini e quelle dei periti juventini giustifica un supplemento d’indagine: sicuri che il ginocchio di Marchisio sia proprio «vergine»? Lo sport è zeppo di pizzini sanitari, di ricette disattese (o troppo attese), di terapie che hanno accorciato o allungato i tempi di recupero. Adriano Galliani offrì all’onore del mondo, con legittimo orgoglio, i macchinari e le seduzioni dell’ospedale milanista, il celeberrimo «Milan Lab». Ci è sempre piaciuto pensare, e raccontare, che facesse miracoli. Stranamente, i dirigenti milanisti erano contenti. Immagino l’imbarazzo del giocatore, prigioniero com’era tra due fuochi, e trovo «almeno» curioso che Castellacci possa aver preso un granchio di simili proporzioni. Un estratto del nuovo corso l’ha fornito Andrea Bertolacci: dolorante a una spalla, lasciò il ritiro della Nazionale senza corteo di referti. Non era mai capitato che, aggirando la privacy, la Federazione diffondesse il filmato dell’infortunio di un dipendente (Marchisio, appunto) allo scopo, manifesto, di stornare sospetti e dispetti. La crociata del crociato era già diventata materia di studio. Figuriamoci dopo la «risonanza» del Franchi.

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Formula 1 R GP Cina

GIOVEDÌ 9 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

L'ANALISI di PINO ALLIEVI

RAIKKONEN-ROSBERG CONDANNATI IN CINA A CORRERE DA GRANDI

Nico Rosberg, 29 anni, sulla Mercedes LIVERANI SHANGHAI (CINA)

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i sono già tutte le piante in fiore, malgrado il termometro stenti a superare i 10 gradi. Ma ai box fa più caldo perché la vittoria della Ferrari a Sepang ha scosso tutti dal torpore. Specialmente la Mercedes, che ha sbagliato assetti e tattiche, costruendosi da sola le basi della sconfitta. Per cui dopo due gare c’è Hamilton leader del Mondiale con 3 punti su Vettel, 10 su Rosberg e 31 su Raikkonen. Si dirà che la graduatoria conta poco in un campionato che è alle prime battute. Ma non è così perché Toto Wolff e la Mercedes stanno mostrando una certa irrequietezza. In Malesia, messa sotto pressione, la squadra iridata si è mostrata fragile, andando in confusione in modo plateale quando ha fatto rientrare ai box, contemporaneamente, entrambi i piloti, consentendo a Vettel sia il sorpasso a Hamilton sia la successiva fuga verso il successo, con un cambio di pneumatici in meno.

A sinistra Sebastian Vettel, 27 anni, che in Malesia ha riportato la Ferrari al successo; a destra Fernando Alonso, 33, che a Sepang si è ritirato dopo 22 giri EPA

I destini incrociati di «Gastone» Vettel e «Paperino» Alonso 1Da quando è arrivato Seb (2007), a Fernando è andato tutto

storto: tra deb ingombranti, macchine deludenti e tattiche sballate

Mauro Casadio INVIATO A SHANGHAI

«Tra noi e la Ferrari è iniziato un confronto per il titolo che andrà avanti sino alla fine», ha dichiarato Wolff. Sarebbe bello se fosse così ma non è scontato, visto che la Mercedes resta in vantaggio. Oppure sarà la Ferrari a compiere il passo in avanti che ci si aspettava arrivasse da metà stagione? Le risposte le avremo domenica su un tracciato probante quanto quello di Sepang, con una serie di curve micidiali, dopo il lungo rettilineo dei box, che rappresentano un severo banco di prova per l’aerodinamica. Il risultato sarà cruciale pure per Rosberg e Raikkonen: Nico è reduce da due gare in cui non ha fatto vedere nulla della vivacità di un anno fa. È sembrato rassegnato e non è da lui. Altrettanto Kimi da un lato ha avuto parecchia sfortuna ma dall’altro si è anche messo nei guai con la partenza anticipata dal pit stop di Melbourne (da cui si è originato il guasto al filetto del portamozzo) e l’errore in qualifica in Malesia, che lo ha estromesso dal Q3. Sia Nico sia Kimi sono quindi chiamati a una gara maiuscola, pena l’incubo di ritrovarsi già nel ruolo di «seconde guide» di Hamilton e Vettel, se i due dovessero riconfermarsi ai vertici. Perché con un confronto esasperato tra Mercedes e Ferrari non ci sarebbe più spazio per i sentimentalismi e diverrebbe logico stabilire delle priorità, per evitare dispersione di punti. Sono cose dolorose ma inevitabili con una posta in palio importante. Tra l’altro, tutti e 4 i piloti in questione hanno già vinto a Shanghai: Hamilton nel 2008, 2011 e 2014, Rosberg nel 2012 (primo successo suo e di Mercedes), Raikkonen nel 2007 e Vettel nel 2009 (prima affermazione con Red Bull). Un confronto tra campioni sulla pista in cui il più titolato di tutti, Michael Schumacher, colse qui nel 2006 l’ultima delle sue 91 vittorie. Sembra ieri… © RIPRODUZIONE RISERVATA

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ella vita ci vuole fortuna. E anche in Formula 1 molto spesso la buona sorte ci mette lo zampino. Al contrario, ci sono campioni che imboccano un tunnel negativo e non riescono proprio a uscirne. I protagonisti di questa storia sono Sebastian Vettel e Fernando Alonso, i più acclamati fenomeni della F.1, assieme a Lewis Hamilton, nelle ultime stagioni. Ebbene, da quando il neo ferrarista ha messo piede nel massimo campionato (2007), per lo spagnolo sono iniziati i problemi, sportivamente parlando. Seb e Fernando non si sono mai amati e di certo le ultime vicende agonistiche non li hanno avvicinati. «Che cosa avrà pensato Fernando in Malesia vedendo vincere Vettel, sulla macchina su cui sedeva fino a qualche mese prima?», si è chiesto Hamilton (assieme a milioni di appassionati), mettendo il dito nella piaga sportiva di Alonso. Lo spagnolo in inverno ha lasciato la rossa, con cui in 5 anni non aveva mai vinto il titolo, per la McLaren-Honda: una scelta che, almeno sinora, si è rivelata disastrosa dal punto di vista dei risultati. Se poi ci aggiungiamo anche il misterioso incidente di Montmelò… Vettel invece ha preso in mano una Ferrari che non vinceva dal maggio 2013 e l’ha riportata al successo alla seconda gara. Quello che sta succedendo in questi ultimi giorni è però solo la punta di un iceberg di fortunasfortuna che si è iniziato a formare 8 anni fa.

INDY…GESTA Nel 2007 Alonso, reduce da due Mondiali di fila, è

la grande star della F.1. Lo spagnolo passa dalla Renault alla McLaren, con l’obiettivo del tris iridato. Ma ben presto deve fare i conti con il debuttante d’oro, Hamilton, che lo batte spesso e volentieri. Uno dei duelli che vedono soccombere Fernando va in scena il 17 giugno 2007 nel GP Stati Uniti a Indianapolis; la gara sarà ricordata anche per l’esordio in F.1 di un biondino tedesco, cresciuto nel mito di Schumi. Si chiama Sebastian Vettel e corre sulla Bmw al posto di Kubica, reduce dal terribile incidente di Montreal. Ebbene, quel ragazzino chiude 8o ed è il più giovane della storia, a nemmeno 20 anni, ad andare a punti nel Mondiale. Alonso intanto continua a non sentirsi tutelato abbastanza dalla McLaren, che però ha grane più grosse (Spy Story) da risolvere. In Brasile Woking fa harakiri e il Mondiale

clic PAPERINO E GASTONE PERSONAGGI DISNEY

● Paperino, disegnato per la prima volta nel 1934, è l’antieroe nel mondo Disney: sfortunato e scansafatiche. Il suo contraltare è Gastone, il cugino nato nel ‘48: elegante fanfarone e fortunato.

va per un punto al ferrarista Raikkonen. GIOIA ITALIANA Nel 2008 Alonso lascia la McLaren e torna all’amata Renault, che però non è più la corazzata che aveva lasciato. Vince solo due gare, tra cui il GP Singapore del «crashgate». Vettel invece riesce nell’impresa dell’anno: ovvero pole e successo a Monza sulla Toro Rosso (motorizzata Ferrari). E pure qui fa un dispetto ad Alonso: diventa infatti il più giovane (21 anni e 73 giorni) a vincere un GP, togliendo il record proprio allo spagnolo… CHE NOTTE Nel 2010 Alonso sbarca a Maranello e sembra avviato a grandi passi verso il terzo Mondiale, ma anche stavolta qualcosa va storto. Nell’ultima gara ad Abu Dhabi la strategia del Cavallino toppa clamorosamente: la scelta è quella di «marcare» Webber, Vettel ringrazia e va a vincere il primo Mondiale con la Red Bull. Due anni dopo, a Interlagos, quando Bruno Senna tocca Vettel i ferraristi pensano che finalmente sia la volta buona per Alonso. Invece il Dio dei motori ancora una volta assiste il tedesco e punisce lo spagnolo: la Red Bull riesce a proseguire la gara e Seb porta a casa il terzo titolo. Il resto è storia recente. Il ferrarista prova a mantenere i piedi per terra, proiettandosi verso il GP: «La cosa più importante sarà confermarci seconda forza del campionato. Però mi aspetto una Mercedes molto forte. In Malesia hanno sofferto le alte temperature, ma a Shanghai farà più freddo». Per Alonso, invece, sarà già un successo vedere la bandiera a scacchi. © RIPRODUZIONE RISERVATA

DE NIRO SVELA IL FILM «SARÒ ENZO FERRARI» ● Robert De Niro interpreterà Enzo Ferrari. A rivelarlo lo stesso attore, 71 anni: «Per me è un onore raccontare la vita di un uomo che rivoluzionò il mondo dei motori». Il film sarà prodotto da Gianni Bozzacchi (Triworld), che ha appena firmato un accordo con Tribeca Film. La regia? Si fa il nome di Clint Eastwood.

SCHUMI JR. SULLA F.4 «OBIETTIVO I GP» ● La bandiera tedesca e il nome «M. Schumacher» sull’auto: nei test di Oschersleben è iniziata l’avventura di Mick Schumacher, 16 anni, figlio di Michael, in F.4. «La F.1 è nella sua testa ma crescerà per gradi» ha detto la manager Sabine Kehm.


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A TU PER TU CON...

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CONTENUTO PREMIUM

CHI POTRÀ SCALZARLO? CI SONO TANTI NOMI: BASTIANINI, SUO FRATELLO ALEX, RINS, QUARTARARO, VIŇALES... SUI POSSIBILI EREDI LE NUOVE GENERAZIONI

ROSSI, LORENZO E LE DUCATI SONO VICINI. SARÀ UN MONDIALE COMBATTUTO. MA MARC È IN FORMA PERFETTA

Alzamora

SULLA STAGIONE 2015 SARÀ ANCORA UN DOMINIO?

«MARC ERA UN BIMBO DI 38 KG, MA CON LA TESTA DI UN 25ENNE» L’INTERVISTA di FILIPPO FALSAPERLA INVIATO AD AUSTIN (STATI UNITI)

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uno dei personaggi più importanti del paddock, visto che gestisce i fratelli Marc e Alex Marquez, iridati 2014 in MotoGP e Moto3. Ma la presenza di Emilio Alzamora è sempre discreta, come il titolo 125 del 1999, conquistato senza vittorie. Nessun acuto, tanta sostanza, serietà e professionalità. E tanta esperienza. Emilio, come crede che la ricorderà la gente: campione 125 o scopritore di Marc Marquez? «Non mi sento tanto importante. Forse più per Marc. Da bambino mai avrei pensato che avrei vinto il titolo. Ma ancor di più di incontrare un fenomeno come Marc e aiutarlo». Che pilota era Emilio Alzamora? «Un appassionato che lavorava molto: testone, come diceva Massimo Matteoni (ex pilota e grande preparatore; n.d.r.)».

Le dispiace un po’ che per fare un esempio «negativo» si parli del suo titolo senza vittorie? «No. Sono onesto: avevo talento, ma non ero un fenomeno. Però avevo il mio sogno, mi sentivo il migliore, ho sfruttato al massimo il mio potenziale. Sono stato intelligente. Ma non è un problema, sul libro c’è scritto Emilio Alzamora». Diventare manager è stato naturale o casuale? «Naturale. Già da pilota pensavo a come restare nell’ambiente. Sono entrato in Monlau Competi-

zione. Dirigevo la scuola e c’era un team di giovani nel campionato di Spagna 2004. Ho imparato un lavoro diverso, cambiato mentalità».

pure in pista».

L'IDENTIKIT EMILIO ALZAMORA

L’attività più impegnativa? «Seguire Marc e Alex, poi gestire il team Moto3». Come nasce il miracolo del vivaio spagnolo? «C’è voluto tempo. La federazione ha fatto una struttura piramidale intelligente. I ragazzi iniziano a 5-6 anni nei campionati enduro o cross, dove conta l’abilità. Quindi mini-moto su piste di kart, fino ai 10 anni. Poi Pre-GP 80-125 su circuiti veri, da Mondiale. Infine il Cev: hanno 14-15 anni, ma corrono da 10. E tanti ex, come me, Aspar Martinez o Sito Pons, hanno un team per riversare l’esperienza sui ragazzi. Il livello è alto e da tutti i Paesi arrivano da noi». Che ruolo hanno gli sponsor? «In Spagna la storia motociclistica è importante, da Angel Nieto in poi. Abbiamo 4 giornali sportivi, la diretta tv e tanto ritorno anche sulla Moto3». Perché in Italia facciamo così fatica a trovare eredi dei grandi di ieri, o di oggi, come Rossi? «Nei campionati promozionali si può fare di più, ma in Moto3 ci sono Bastianini, Fenati, Bagnaia, Migno, Manzi. Serve lavorare: la federazione imiti la spagnola, con le minimoto». Giusto dare titolarità iridata al Cev Moto3? Non si toglie importanza agli altri campionati? «Si corre in Francia, in Portogallo. Dorna lo farà diventare sempre più internazionale».

NATO IL: 22 MAGGIO 1973 A: LÉRIDA (SPAGNA) TITOLI MONDIALI: 1 IN 125 CON LA HONDA (1999)

1994 Debutta nel Motomondiale 125 con la Honda al GP di Malesia. Miglior risultato: 5o in Argentina. Marc Marquez davanti a Valentino Rossi ad Aragon 2014 ACTION IMAGES

Dovizioso-Iannone «Austin una pista buona per la GP15» ● Dopo il GP del Qatar, in cui Andrea Dovizioso e Andrea Iannone sono saliti sul podio alle spalle di Valentino Rossi, il team Ducati sbarca negli Usa con intenti bellicosi. «Nel 2014 sono riuscito ad ottenere il mio primo podio con la Ducati ad Austin, in una gara un po’ anomala — ha detto Dovi —, ma quello texano è un circuito che mi piace molto... Sono molto carico e curioso di vedere come andrà la GP15 nelle prossime piste». «Dopo il mio primo podio in MotoGP — ha detto dal canto suo Iannone — andiamo su una pista dove l’anno scorso ho “rischiato” di salire sul podio. Con la Desmosedici potremo puntare ad ottenere un buon risultato». © RIPRODUZIONE RISERVATA

Marquez, Lorenzo e Pedrosa sono stati scoperti da piloti di «seconda fascia», come lei, Amatriain e Puig. In Italia molti ex hanno puntato all’estero: è pure questa una causa? «L’esperienza del pilota può aiutare un ragazzo, soprattutto all’inizio. A trovare la moto, i tecnici giusti. Vedo un cambiamento con Rossi: fa le cose molto intelligentemente, aiuta i giovani talenti». Il Marc del debutto iridato era quasi terrorizzato: «Se non andavo bene a scuola Emilio mi vietava di correre». Il manager deve essere maestro di vita? «Sicuro. Puoi avere talento, ma non si deve dimenticare che passi più tempo a casa che in pista. A 12 anni molto dipende da come ti prepari. Quanti arrivano al Mondiale? Stanno nelle dita delle mani. Per esperienza dico che un bravo studente è intelligente e ciò aiuta ad avere un metodo nelle corse. Se studi anche un’ora al giorno, capisci che per ottenere le cose serve lavoro, applicazione. Nella mia esperienza in Monlau, i ragazzi bravi nello studio li vedi

PARLA LO SCOPRITORE DI MARQUEZ E OGGI IL MANAGER PIÙ INFLUENTE DEL PADDOCK: «FATICAVA A TENERE SU LA 125, PERÒ ASSORBIVA TUTTO COME UNA SPUGNA. E SE NON STUDIAVA NIENTE CORSE»

1995 Sempre in Argentina ottiene la prima vittoria. A fine stagione è 3° con 4 podi. 1997 Passa in 250 ma a fine anno torna in 125. 1999 Conquista il titolo, senza mai vincere: gli bastano 10 podi. Smette a fine 2003. 2005 Diventa direttore di Monlau, scuola tecnica di Barcellona. Emilio Alzamora, 41 anni, in scooter. In alto il manager con un giovanissimo Marc Marquez IPP

Come si riconosce in un ragazzino un futuro campione? «La prima cosa è il talento. Poi come si evolve fino ad arrivare al Mondiale: ma devi avere chi ti segue. In circuito devi “giocare”, ma da professionista. Ti serve chi ti costruisce». Con Marc lo ha capito da...? «Dal talento, ma era difficile: pesava 38 chili e faceva una fatica tremenda a portare la 125. Ma impressionava il comportamento: estremamente umile, ascoltava molto e, soprattutto molto maturo per l’età. Andava in pista, tornava al box e ti guardava con gli occhi che parevano una spugna. Voleva sapere tutto. Parlavi con un ragazzo di 25 anni. Voleva andare forte, ma ascoltando». Chi lo potrà scalzare? «Ci sono tanti nomi. Bastianini, suo fratello Alex, Rins, Quartararo, Miller, Viñales. Generazioni diverse, ma dipende come saranno guidati». Perché Marc è così forte? «Si è costruito con dedizione, sforzo, umiltà. E non ha ancora espresso il massimo. Ha 22 anni e più esperienza per gestire quanto gli succede intorno». Dominerà il 2015? «C’è la possibilità. Lo stato di forma è perfetto, ma la Yamaha, Valentino, Lorenzo e la Ducati si sono avvicinati. Sarà una stagione molto bella, combattuta. Vincere 10 gare in fila è stato eccezionale. Marc dovrà sapere arrivare anche 2° o 3°. L’esperienza di Brno, quando ha saputo accontentarsi del 4° posto servirà. Anzi, è già servita in Qatar». Quante gare vincerà? «Non è importante. Ma di sicuro in questa MotoGP è impossibile vincere il titolo senza nemmeno una vittoria…». © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Mondomotori R L’evento

GIOVEDÌ 9 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

A Milano, Fuori... salone dell’auto 1Ormai è tradizione: la Design Week (13-19 aprile) vedrà la contaminazione mobili-4 ruote 1

Paolo Matteo Cozzi @paolocozzi

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l salone dell’auto alla milanese? Durante la Design Week e gli appuntamenti Fuorisalone. La tradizione è ormai consolidata e, così, anno dopo anno, i più famosi marchi automobilistici portano in città opere, installazioni, organizzano vernissage, tavole rotonde, rassegne tematiche che strizzano l’occhio al design e alla prossima forma di mobilità. Per una settimana (13-19 aprile), la contaminazione auto-mobile è protagonista di un carnevale di appuntamenti che investono con forme e colori stravaganti l’intera città. ARTE L’americana Ford accende l’installazione Favilla di Attilio Stocchi (piazza San Fedele) e apre la Ford Lounge al Padiglione Euroluce (Fiera di Rho): esposizione di oggetti lifestyle creati dai designer dell’Ovale Blu e panel su futuro e tendenze del design moderato da Emanuele Farneti, direttore del magazine di architettura AD (Condé Nast). Appuntamento in Fiera (Padiglione 6) anche con i complementi d’arredo firmati Formitalia Luxury Group e Aston Martin, mentre la Mazda Design Collection si ammira al Mazda Design Space (via San Carpoforo 9); dopo la KODO Chair della passata rassegna, l’azienda nipponica presenta quest’anno cinque nuovi oggetti progettati dai designer delle auto e ispirati al caratteristico design KODO. A La Torneria (via Tortona 32) Lexus porta il suo A journey of the senses: viaggio attraverso tre aree tematiche per sollecitare i cinque sensi con l’installazione multisensoriale del francese Philippe Nigro e i sapori del primo chef giapponese 3 stelle Michelin, Hajime Yoneda. Alla porta accanto, Peugeot Design Lab espone allo Spazio Quattrocento (via Tortona 31) i nuovi oggetti per l’arredo d’interni come il lampadario Onyx e le lampade della serie NewspaperWood Lamps. MADE IN GERMANY Bmw Spheres by Alfredo Häberli (via Sciesa 3) è il progetto espositivo che comprende sketches, modelli e documenti che intendono offrire il punto di vista Bmw sulla mobilità del

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● 1. Progettato da Peugeot Design Lab, ecco il Foodtruck Le Bistrot du Lion. 2. Mini Citysurfer Concept, il monopattino elettrico 3. Allo Spazio Quattrocento, per l’arredo d’interni, il lampadario Onyx e le lampade NewspaperWood Lamps; 4-5. Land Rover collabora con Nino Mustica che intrappola nella sua installazione la Discovery Sport

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futuro. Mini colora con le cromie e i tratti dell’artista spagnolo Jaime Hayon la propria idea di mobilità urbana di domani. Appuntamento allo Spazio Bergognone (via Bergognone 26) con Mini Citysurfer Concept, versatile monopattino elettrico destinato a rendere più individuale e agile il movimento in città: inserito nell’installazione Urban Perspectives, una giungla urbana illustrata da Hayon con colori, strade in marmo di Carrara e lumi in ottone che indicano la via di una meta immaginaria. MUSICA Land Rover collabora con l’artista Nino Mustica che intrappola nella sua maestosa installazione futurista la nuova Discovery Sport disegnata dal fuoriclasse Gerry McGovern, celebrando la fusione fra arte e design automobilistico. Unstoppable Spirit (Piazza Gae Aulenti Torre B) è alta più di sette metri e realizzata in acciaio e fibra di vetro e sceglie come sfondo naturale la nuova skyline di Milano. Si chiama invece World Cloud la struttura d’alluminio che riproduce la sagoma della nuova berlina Jaguar XE attraverso 95 parole in 7 lingue diverse: in collaborazione con designjunction, si ammira alla Casa dell’Opera Nazionale Balilla (via Mascagni 6). © RIPRODUZIONE RISERVATA

MARCHIONNE A TERMOLI «QUI DUE MOTORI ALFA» ● Una vera e propria giornata dell’orgoglio Fiat è andata in scena allo stabilimento di Rivolta del Re a Termoli. La seconda visita dell’a.d. di Fca Sergio Marchionne, coincisa con il trentennale del motore Fire, ha portato anche l’annuncio che l’impianto è stato scelto per produrre due nuovi motori. Si tratta dei propulsori che verranno montati sulle Alfa Romeo in arrivo, fondamentali per il rilancio - voluto fortemente dallo stesso a.d. - del marchio a livello internazionale. Il primo motore è un 4 cilindri a benzina sviluppato in modo specifico per l’Alfa Romeo. Il secondo è un 6 cilindri di derivazione Ferrari. La produzione consterà di oltre 200.000 motori, in grado di soddisfare circa la metà dei volumi previsti nel piano Alfa fino al 2018. I lavori per i nuovi impianti sono già stati effettuati e nel corso dell’incontro è stato anche installata una macchina per la lavorazione meccanica della testa cilindri. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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LA MOTO

Il profilo della CLA Shooting Brake caratterizzato da linee morbide, linea di cintura molto alta e fiancata muscolosa segnata da una profonda nervatura

Le linee spigolose (e aggressive) della MV Agusta Stradale 800

Shooting Brake, la coupé wagon ora ha una figlia

Altro che Stradale questo motore Mv è da competizione

1Mercedes trasferisce lo stile CLS sulla Classe A Da 31.390 euro con il motore benzina 122 Cv

Alessandro Giudice

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l modo più inconsueto di guidare Mercedes si traduce nell’idea di design che la Casa di Stoccarda ha lanciato nel 2012 con la CLS Shooting Brake e che ora propone su una compatta come la Classe A. Una contaminazione di segmenti, destinazioni d’uso, stili di vita che si fondono per creare un’auto fuori dall’ordinario, perfetta per chi ama le linee da coupé senza rinunciare alla capacità di una wagon e alla comodità di una berlina. Insomma, un’auto trasversale, che può piacere indifferentemente a una clientela giovane come a quella che voglia uscire dagli schemi. LINEE MORBIDE La CLA Shooting Brake ha forme morbide e filanti, linea di cintura molto alta e una fiancata muscolosa, segnata da una profonda nervatura che ne accentua dinamismo e sportività. Il padiglione si allunga fino alla coda, alta e arrotondata, esaltando il tetto spiovente con una fine-

stratura laterale che si abbassa finendo in un triangolo molto acuto. Un espediente puramente estetico, perché all’interno la CLA è accogliente e i sedili posteriori offrono spazio per la testa (addirittura più della berlina) e una piacevole sensazione di riservatezza ai passeggeri. Bello il cruscotto, con volante multifunzione a tre razze e due strumenti circolari a sottolineare l’estetica sportiva. L’ampia console centrale che riunisce tutti i comandi, chiari e ordinati, è sormontata dal display da 7”. Delle due motorizzazioni diesel disponibili, abbiamo guidato la 220 CDI da 177 Cv (l’altra è la 200 CDI da 136 Cv), brillante

Volante multifunzione a tre razze

al punto giusto per un’auto da quasi 1600 kg e con una coppia di 350 Nm che la rende agile nel traffico grazie alla prontezza di spunto già dai bassi regimi. Anche nei tratti misti la CLA Shooting Brake regala inserimenti precisi (notevole lo sterzo servoassistito elettricamente) e un coricamento laterale contenuto, a tutto vantaggio di un comfort (anche acustico) davvero notevole. Ottima la frenata, che risente solo di un alleggerimento della coda un po’ fastidioso alle alte velocità, quando si agisce sul pedale con determinazione. ANCHE AMG La CLA 220 CDI Shooting Brake costa 40.160 euro nell’allestimento di partenza Executive (ne servono 3.000 in meno per la 200 CDI), mentre per i successivi Business, Sport e Premium si sale fino a quota 44.260. Più ampia la gamma a benzina, con quattro modelli che partono dalla CLA 180 da 122 Cv (31.390 euro) per arrivare alla supersportiva CLA 45 AMG 4Matic, motore biturbo da 360 Cv e trazione integrale.

LA SCHEDA MERCEDES CLA 220 CDI SHOOTING BRAKE

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MOTORE 4 CILINDRI IN LINEA DA 2.143 CMC POTENZA MASSIMA 177/130 CV/KW COPPIA MASSIMA 350 NM DA 1400 A 3.400 GIRI/MIN CAMBIO AUTOMATICO A 7 MARCE, A DOPPIA FRIZIONE TRAZIONE POSTERIORE PESO A VUOTO 1.555 KG DIMENSIONI LUNGHEZZA 4.630 MM, LARGHEZZA 1.777 MM, ALTEZZA 1.435 MM CONSUMO MEDIO 4,3 L/100 KM EMISSIONI CO2112 G/KM VELOCITÀ MASSIMA 228 KM/H ACCELERAZIONE 0-100 KM/H IN 8”3 PREZZO 40.160 EURO

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IL NOSTRO GIUDIZIO

Sì Capacità Bagagliaio capiente, anche se di accesso non molto comodo. Cambio Veloce ed efficace quello doppia frizione di serie sulla 220 CDI. Abitabilità Ottima, anche dietro.

No Visibilità Le dimensioni contenute del lunotto posteriore sacrificano la visibilità Dettagli Qualche particolare dell’interno meriterebbe materiali migliori

© RIPRODUZIONE RISERVATA

UN TEST PARTICOLARE

tamento nella presenza della trazione integrale Quattro ed è in questi modelli top di gamma che la Casa tedesca esprime il proprio elevato potenziale.

Alessandro Bolzoni

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SLALOM La prova più suggestiva è avvenuta sulle piste del Sestriere, proprio sui campi da sci al volante di una RS 6: si

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ual è il modello giusto per una domenica in moto? La supersportiva è una scelta ormai rara. La naked lascia esposti all’aria. La classica turistica rischia di essere troppo ingombrante. Ecco, quindi, modelli che offrono prestazioni, comfort per due, facilità di guida. E un pizzico di divertimento, se possibile. MV Agusta, dopo l’ingresso di Mercedes-AMG con il 25% delle quote azionarie, prosegue nell’ampliamento della gamma: la nuova Stradale 800 è nata per chi ambisce al blasone e alla sportività MV ma non disdegna di viaggiare in coppia, affrontando distanze di qualche centinaio di chilometri nel weekend. MASSIMO SVILUPPO Per quanto la base di sviluppo sia la nota Rivale 800 sarebbe sbagliato considerare la Stradale una versione turistica di quel modello. Le differenze, infatti, sono sostanziali: il telaio mantiene la struttura a traliccio in tubi di acciaio con piastre in alluminio, ma ha quote diverse, con il forcellone monobraccio più lungo e interasse di conseguenza superiore (1.460 mm). Cambiano il serbatoio (più capiente con i suoi 16 litri), la sella e il manubrio, per una posizione di guida del tutto nuo-

LA SCHEDA

Sulle piste di sci con l’Audi ai piedi a Via Lattea, splendido comprensorio sciistico dell’Alta Val Susa a cavallo tra Italia e Francia, ha fatto da scenario alle ammiraglie Audi: dalla versatile A6 allroad col nuovo 3.0 TDI 272 Cv, alla A8 4.2 TDI; dalla A7 Sportback 3.0 TDI bi-turbo 320 Cv alla nuova A6 3.0 TDI competition 326 Cv, fino alla supersportiva RS 6 Avant spinta dal 4.0 TFSI da 560 Cv.

Edoardo Margiotta

L’Audi R6 si arrampica senza problemi sulle piste di sci del Sestriere

parte a valle, pulsante start, messa in moto con leva del cambio S tronic a 7 rapporti in posizione S, e a tutto gas si risale la pista. Dopo essere arrivati in cima, si scende rapidamente, iniziando un vero e pro-

prio slalom tra le porte appositamente collocate per questa incredibile esperienza di guida. Performance, piacere di guida e sicurezza sono caratteristiche comuni a tutte le Audi, che trovano naturale comple-

OBIETTIVO A queste doti naturali si uniscono comfort, attenzione per i dettagli e finiture di qualità superiore, per garantire ai clienti la migliore esperienza di guida in ogni situazione e su ogni tipo di fondo. Per Audi il messaggio è quello di essere vicini alla gente per fare provare le proprie vetture in situazioni particolari, sempre in massima sicurezza e trasmettere sensazioni e forti emozioni. © RIPRODUZIONE RISERVATA

MV STRADALE 800

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MOTORE TRE CILINDRI IN LINEA, 4 TEMPI, 12 VALVOLE DA 798 CMC ALESAGGIO X CORSA 79 MM X 54,3 MM POTENZA MASSIMA 115 CV (84,5 KW) A 11000 GIRI/MIN COPPIA MASSIMA 78,5 (8 KGM) A 9000 GIRI/MIN INTERASSE 1.460 ALTEZZA SELLA 870 MM FRENI ANTERIORE DUE DISCHI DI 320 MM, PINZA A 4 PISTONCINI; POSTERIORE DISCO DI 220 MM CON PINZA A 2 PISTONCINI PNEUMATICI ANTERIORE 120/70 ZR17, POSTERIORE 180/55 ZR17 COLORI BIANCO PERLATO, GRIGIO SABBIA METALLIZZATO ROSSO-ARGENTO, BRONZO METALLIZZATO, BIANCO PERLATO PREZZO 13.990 EURO FRANCO CONCESSIONARIO DISPONIBILITÀ IMMEDIATA

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va. Il design è caratterizzato da valigie laterali che inglobano i gruppi ottici e dal piccolo plexiglas regolabile in altezza e inclinazione. Il motore tre cilindri offre un’erogazione specifica con quattro mappe: potenza di 90 Cv in modalità Normal e Rain, di 115 Cv in Sport, con l’opzione Custom che permette di scegliere tra numerosi parametri. Il controllo di trazione su otto livelli è disinseribile. Progettato a Varese, trova sulla Stradale 800 il punto più alto dello sviluppo: sportivo per indole, qui è anche docile, elastico e mai impegnativo. Il miglior tre cilindri MV finora arrivato nelle concessionarie. POCO SPAZIO La posizione di guida, invece, non convince: il piano di seduta più basso (870 mm) e il manubrio più alto rispetto alla Rivale, unitamente a un tampone che delimita gli spazi di passeggero e pilota, lasciano a quest’ultimo poco spazio per muoversi longitudinalmente. Diventa difficile, di conseguenza, sia caricare sportivamente l’avantreno come sulla Rivale, sia guidare rilassati e con il busto eretto come ci si aspetterebbe su una moto destinata al turismo. È un peccato, perché la Stradale 800 è ben realizzata e vanta un motore di assoluto riferimento. Nota di merito per il cambio elettronico, che interviene anche in scalata: all’inizio può sembrare solo un gadget, ma dopo pochi chilometri non se ne riesce a fare a meno. © RIPRODUZIONE RISERVATA

IL NOSTRO GIUDIZIO

Sì Motore Messa a punto e carattere: un’accoppiata vincente Finiture L’assemblaggio e i dettagli sono curati Prestazioni All’altezza delle aspettative

No Posizione di guida C’è poco spazio per muoversi in sella Prezzo Superiore rispetto alla concorrenza


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CIRCUITO DELLA SARTHE

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Malori a crono li straccia tutti E balza in testa

Q ● 1 Il groviglio di bici e corridori dopo la caduta: con la maglia azzurra in secondo piano Andrea Guardini, reo di aver innescato l’incidente. ● 2 L’irlandese Sam Bennet, il primo uomo urtato da Guardini, dolorante a terra. ● 3 Il francese Maxime Daniel immobilizzato con il collarino; seduto sul marciapiede Elia Viviani AFP

Maxicaduta tanta paura Poi è ancora Kristoff

OBIETTIVO GIALLO «Miravo a questa tappa e tutto è filato al meglio — ha detto il due volte campione d’Italia della specialità, che per quest’anno mira alla prima maglia gialla al Tour e al podio mondiale —. Il percorso era abbastanza duro all’inizio e nel finale, con una parte centrale molto tecnica. Ho avuto ottime sensazioni, sono molto soddisfatto. La classifica? Mantenere la maglia sarà per me molto complicato, ma da questo punto di vista noi della Movistar abbiamo anche altre carte da giocare, a cominciare da Jesus Herrada, che è messo bene in classifica». Con quella di ieri, Malori raggiunge quota 13 vittorie in carriera, 11 delle quali contro il tempo.

1Gp Scheldeprijs al re del Fiandre Ma Guardini fa «saltare» il gruppo

Claudio Ghisalberti

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ncora Kristoff! E ora, chi lo ferma più? Vero che ieri a Schoten, traguardo della 103a edizione del Gp Schledeprijs, mancavano Cavendish, Greipel e un Kittel ormai pronto per «Chi l’ha visto?». Ma lo sprint col quale il norvegese re del Fiandre ha centrato l’undicesimo successo 2015 davanti a Theuns e Hutarovich (6° Trentin, 7° Marini, 12° Petacchi) è stato di una facilità disarmante. Un successo che lui condivide con i compagni: «È incredibile quello che la squadra sta facendo finora. Anche qui ha lavorato duramente tutto il giorno. Ai 2 km eravamo troppo dietro e i miei compagni mi hanno portato su alla perfezione tanto che ai 500 metri ero nella posizione ideale, quella in cui volevo essere. Così ho potuto lanciarmi nel momento giusto. Però mi sentivo un po’ stanco per la progressione di prima e non ero molto sicuro, temevo che qualcuno mi rimontasse. Invece è stata una grande sensazione vedere che non arrivava nessuno».

GROVIGLIO La volata ha vissuto peraltro momenti di paura. A 800 metri dall’arrivo il gruppo infatti è esploso. Borut Bozic, sloveno dell’Astana, ha cercato di pilotare Andrea Guardini nella posizione migliore, ma si è ritrovato in asfissia. Come ultimo «aiuto», ha usato la mano destra per dare una spinta, sulla sella, al compagno: manovra proibita e molto pericolosa. Il velocista veronese a quel punto ci ha messo del suo cercando di passare, a centro gruppo, in uno strettissimo varco tra due avversari. Caduta inevitabile e groviglio tremendo, con alcuni corridori scaraventati gambe all’aria e strada sbarrata per il grosso del gruppo. «Sono stato chiuso a sandwich, mi hanno tirato giù dal manubrio», dirà Guardini a Stefano Zanini, il diesse del team celeste. NON VEDO, MA SENTO «Ci siamo portati avanti poco prima — ha spiegato dal canto suo Kristoff — quindi non ho visto quello che è successo, però ho sentito il rumore della caduta molto bene. Ma questo è il ciclismo, può sempre essere perico-

fL’ANNIVERSARIO

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Adriano Malori BETTINI Un’altra netta vittoria per Alexander Kristoff, 27 anni: nel 2015 la Katusha è già a quota 16 BETTINI

loso e un incidente può succedere». LA RABBIA DI ELIA Il più grave sembrava il francese Maxime Daniel, trasportato in ambulanza all’ospedale con tanto di collarino, ma per fortuna tutto si è risolto con qualche punto di sutura. A terra è finito pure Elia Viviani, che già era caduto per colpe altrui nella seconda tappa della Tirreno-Adriatico, perdendosi la Sanremo. La sua visione però è meno fatalista. «Devo ancora guardare il video di quello che è successo e forse è meglio che non lo faccia, perché negli ultimi chilometri sono successe cose incredibili. Il livello di esasperazione sta raggiungendo punte impensabili. Ok, sono volate, d’accordo. Ma c’è un limite a tutto. Nessuno ti-

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è una mezza vittoria. Nel 1990 Ballerini si avvicina: 19°. Nel 1991 sfiora: quinto. Nel 1992 ondeggia: 11°. Nel 1993 precipita sul traguardo con Gilbert Duclos-Lassalle ed esulta. Raramente i corridori sbagliano a giudicare l’esito di una volata. Ma stavolta Ballerini sbaglia: dopo una lunga e meticolosa Tac fotografica, i giudici assegnano la vittoria al francese per 8 millimetri. Franco è più che mai franco: «Mai più alla Roubaix», giura. E spiega che «Non ho sbagliato a fare la volata, ho sbagliato a fare il corridore». Ma giuramenti e spiegazioni dei corridori sono come quelli dei marinai: evaporano, svaniscono, si dimenticano.

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AMORE La Roubaix si ama o si odia. Ballerini si accorge di amarla a prima vista: è il 1989, lui ha 24 anni, la Roubaix 87, la vittoria è del belga Jean-Marie Wampers, eppure finire 34° a 12’50”

ra mai i freni, neppure davanti a un rischio palese. Questo vuol dire inevitabilmente cadere e far cadere gli altri. Noi siamo velocisti, i rischi ce li prendiamo, sono parte del nostro mestiere. Ma davanti a gravi pericoli bisogna sapere tirare indietro la bici». Poi un mezzo sorriso: «Ho sette vite, come i gatti. Ho sentito crac a un braccio e non so che cosa sia stato. Una costola, dal male che avevo, la davo per partita. Invece ho “solo” ematomi in tutto il corpo. Mi dispiace perché è un periodo che mi gira male. Vado forte ma sono sfortunato. Ora avrò tempo fino al Giro per recuperare e ritrovare la condizione». Tra tre giorni, intanto, sarà Parigi-Roubaix. E le quotazioni di Kristoff salgono ancora.

Baschi, risorge Rodriguez Battuti Henao e Quintana ● Non vinceva da oltre un anno: 30 marzo 2014, classifica finale della Volta Catalunya. Ieri il ritorno. Attacco secco sulle rampe finali dell’ultima delle sette salite di giornata, con Sergio Henao e Nairo Quintana, poi 5 km di picchiata verso il traguardo di Zumarraga e successo in volata sui due colombiani nella 3a tappa del Giro dei Paesi Baschi. Joaquin Rodriguez ritrova così il sorriso e, grazie al 43° centro personale, regala un’altra gioia alla Katusha di super Kristoff. Ma a sorridere è anche un altro redivivo, Sergio Henao, nuovo leader della classifica con lo stesso tempo di Rodriguez e Quintana, reduce da un 2014 da dimenticare causa problemi a un ginocchio. In evidenza ieri anche l’iridato Kwiatkowski, Majka e Scarponi, 7° in classifica a 7” dal leader. Oggi 4a tappa, 162,2 km da Zumarraga ad Arrate, con 7 gpm e arrivo in salita (Eurosport dalle 15.30).

Da Templeuve a Roubaix, quel volo sul pavé Vent’anni fa Ballerini entrava nella leggenda

Marco Pastonesi 34 km dal traguardo, sul pavé di Templeuve, Franco Ballerini è solo. Sempre che si possa considerare solo un corridore che sta combattendo la sua Parigi-Roubaix, 266,5 km di sole e vento, sudore e polvere, facce e garretti, ruote e mozzi, Francia e ciclismo. L’armatura di Ballerini è maglia, calzoncini e guanti a cubetti della Mapei, involontario ispirato colorato artistico omaggio alla corsa delle pietre. E il suo cavallo è una Colnago C40, con anima di carbonio e forcelle diritte, che trema ma galleggia, che vibra ma vola. Quando Ballerini irrompe nel velodromo, ancora un giro e trequarti, cioè 700 metri dalla gloria, sa di apparire come una divinità, anche se infernale, almeno a quella latitudine nord: «Oggi camminavo sull’acqua – dirà – proprio come Gesù». Oggi precisamente di 20 anni fa.

uando la corsa è contro il tempo, Adriano Malori è ormai una garanzia. Quattro crono disputate in questa prima parte di stagione e il bottino parla da solo: tre vittorie e un 2° posto, a soli 4” da un certo Cancellara nella tappa di chiusura della Tirreno-Adriatico. Ieri il terzo centro stagionale è arrivato attorno ad Angers, in Francia, nella frazione pomeridiana della seconda tappa del Circuito della Sarthe: 6,8 km volati in 7’58”, cioè 9” meglio del britannico Alex Dowsett, suo compagno nelle file della Movistar, e 15” più veloce del lituano Ramunas Navardauskas, con l’altro italiano Manuele Boaro (Tinkoff-Saxo) ottimo 5° a 20”. Il tutto è poi coinciso con la maglia di leader, sfilata al francese Anthony Roux (Fdj) che l’aveva indossata poche ore prima grazie al successo nella frazione in linea.

DOPPIETTA INDIMENTICABILE ● Domenica 9 aprile 1995: Franco Ballerini all’attacco nel finale della Roubaix, che vincerà con 1’56” su Andrei Tchmil. Tre anni dopo il bis, con 4’16” sul compagno Andrea Tafi, ultimo italiano a domare l’inferno del Nord, un anno più tardi BETTINI

LA SUA VITA Nel 1994 Ballerini lotta: terzo. Nel 1995 trionfa: primo. Nel 1996 guerreggia: quinto. Nel 1997 rema: 24°. Nel 1998 ritorna: primo. Sazio no, stanco forse. Nel 1999 resiste: 11°. Nel 2000 spopola: ottavo. Quella del 2001 è, comunque, l’ultima Roubaix, ma anche l’ultima corsa della vita, perché la Roubaix è la sua vita, almeno a due ruote: 32°. Però quello che conta è il ringraziamento che «il Ballero» ha scritto sulla sottomaglia e che mostra come un saluto di addio: «MERCI ROUBAIX». Tutto in maiuscolo.

DA INFERNO A PORCHERIA Stavolta il tutto in maiuscolo è sacrosanto, perché la Roubaix è una corsa enorme ed esagerata, che ha voluto bene anche agli italiani, dal successo di Giulio/Jules Rossi, parmense di Boccolo dei Tassi (1937) alla doppietta dei fratelli Coppi (Serse nel 1949 e Fausto nel 1950), dall’assolo di Felice Gimondi (1966) alla tripletta di Francesco Moser (19781979-1980), dall’uno-due di Ballerini all’ultimo hurrah di Andrea Tafi (1999). Fu Maurice Garin, vincitore — ancora da valdostano prima di diventare francese — della seconda edizione nel 1897 e della terza nel 1898, a giudicarla «l’inferno del nord». Lui, che dal 1895 al 1901 abitava a Roubaix e gestiva un negozio di bici, lo sapeva. Altri l’hanno ribattezzata «la regina delle classiche» e «la classica delle classiche». Ma c’è anche chi l’ha definita «pellegrinaggio» (Henri Pélissier), «porcheria» (Bernard Hinault) e «ciclocross» (Beppe Saronni). Per la sua natura archeologica la Parigi-Roubaix è vischiosa, infiammata, irta, rossa di porfido e nera di carbone, forestale e minerale, infame e meravigliosa. Terribilmente affascinante. © RIPRODUZIONE RISERVATA


Basket R Nba

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GIOVEDÌ 9 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

Per il titolo tutti dietro a Warriors e Spurs

RISSA A NEW YORK

Copeland accoltellato Sefolosha e Peric finiscono in manette

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genitori negli Usa lo dicono sempre: «Dopo la mezzanotte non accade mai nulla di buono». Figuratevi alle 4 del mattino in discoteca. Se ne sono resi conto in prima persona tre giocatori Nba, protagonisti di una rissa all’esterno di un locale di Chelsea, quartiere alla moda di New York. Chris Copeland, ala di Indiana, è finito all’ospedale dopo essere stato accoltellato all’addome (non è in pericolo di vita, ma la sua stagione è finita), assieme alla fidanzata, ferita solo di striscio. In manette invece due riserve (di lusso) degli Atlanta Hawks, lo svizzero ex Biella Thabo Sefolosha, e il macedone Pero Antic, con l’accusa di aver assalito dei poliziotti intervenuti per indagare sull’accaduto.

1Sono le grandi favorite. Unica

vera alternativa i Cavs di LeBron

Massimo Oriani

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eno nove. Sabato 18 aprile parte la vera stagione Nba, quella che assegna l’anello. In teoria la corsa è aperta alle migliori 16 squadre (8 per conference), in pratica è ipotizzabile che la rosa delle contendenti non vada oltre 4 favorite. Anzi, forse ci può fermare a 3. Cleveland con un +10.7 di differenziale punti (fatti/subiti), San Antonio con +10.5 e Golden State con +9.3 rappresentano un livello d’eccellenza che non si vedeva da tempo. Per trovare 3 squadre con quelle statistiche, bisogna infatti risalire al 2007-08 con Boston (+10), Orlando (+9.6) e Lakers (+8.9). Solitamente un solo team a stagione arriva a superare quota +9. E’ veramente una stagione speciale quella che stiamo vivendo. Chi alzerà quindi al cielo il Larry O’Brien Trophy a giugno? GOLDEN STATE Ha il miglior bilancio della Nba, è sana, con Steph Curry, potenziale mvp, che per la prima volta arriva alla postseason in grande forma senza i problemi alle caviglie

HOUSTON OUTSIDER Houston

Golden State

15% 35% 20%

30% Cleveland

San Antonio RCS

che lo avevano limitato in passato. Gioca una pallacanestro splendida, che non si limita alle triple degli Splash Brothers, Curry e Klay Thompson, che pure ne tentano 15 a gara, (i Warriors peraltro sono primi dall’arco col 39.6%). Ha il miglior attacco (109.6 punti di media) ma anche la difesa che tiene gli avversari alla percentuale più bassa dal campo (42.6%). Chi non crede nei californiani sostiene che sono squadra costruita per la regular season, un basket meno fisico rispetto a quello dei playoff. Ma con Bogut, Iguodala e la sorpresa dell’anno, Draymond Green, non avranno problemi a far sentire il loro peso anche nei playoff. Così come non peserà l’inesperienza del rookie head coach, Steve Kerr. I favoriti sono loro. SAN ANTONIO Sarà l’aria di primavera che risveglia i vecchietti Duncan e Ginobili, fatto sta che gli Spurs arrivano alla postseason essendosi messi alle spalle la crisi invernale (a dicembre hanno perso 10 partite su 16), con 18 vittorie nelle ultime 21 gare. Non avranno il fattore campo, neppure al primo turno, ma non è mai stato un fattore determinante nell’era Popovich. La differenza la sta facendo Kawhi Leonard, mvp delle ultime finali, che da inizio marzo viaggia a 19.6 punti, 6.6 rimbalzi, 2.8 recuperi (è lui il leader stagionale con 2.32), col 55.2% dal campo. E difende come pochi. Con lui in campo San Antonio concede 5.6 punti in meno agli avversari rispetto a quando è in panchina. Unica vera alternativa ai Warriors a Ovest. CLEVELAND Difficile pensare a un’altra finalista a Est. LeBron

Steph Curry, 27 anni, play dei Golden State Warriors REUTERS

James non potrà non fare la differenza contro Atlanta o Chicago (se Rose, rientrato in nottata, si dimostrerà in forma). Ma per il titolo forse manca qualcosa. Difficile passare dal nulla all’anello in un solo anno. Si può fare, per carità: basta pensare ai già citati Celtics 2008 dopo l’arrivo di Garnett e Allen. Dopo l’All Star Game i Cavs sono primi nella lega per rating offensivo (punti segnati per 100 possessi) con 110.4 alla pari con i campioni. Ma sono cresciuti tantissimo anche in difesa, con l’aggiunta di Mozgov, JR Smith e Shumpert. Comunque vada a finire, lo spettacolo è garantito. © RIPRODUZIONE RISERVATA

NOTTE La prima domanda che sorge spontanea è: cosa diavolo ci facevano a quell’ora in discoteca tre giocatori Nba, soprattutto i due degli Hawks, che avevano giocato la sera stessa in casa con Phoenix, prima di volare a New York in vista della sfida di ieri notte con Brooklyn? Vero che i pro’ lasciano ai loro atleti ampia libertà su come gestire la vita privata, altrettanto vero che preferirebbero vederli a letto a quell’ora alla vigilia di un match. Copeland, ex Knicks, che avrebbe dovuto scendere in campo nella notte contro Bargnani e soci al Madison, ha avuto un alterco con

Thabo Sefolosha in manette AP

un cliente del locale, sfociato poi in violenta rissa. La polizia ha fatto sapere d’essere in possesso del coltello e di avere arrestato l’individuo sospettato d’aver colpito l’ala dei Pacers. DISCIPLINA Resta da capire quali saranno le conseguenze legali e disciplinari per i tre. In chiave strettamente sportiva, soprattutto guardando ai playoff, la perdita di Sefolosha e Antic sarebbe un bruttissimo colpo per Atlanta, che con 58 vittorie è già certa della testa di serie n.1 a Est. Entrambe le squadre coinvolte hanno rilasciato dichiarazioni di circostanza, facendo sapere di essere in attesa di venire a conoscenza dei fatti prima di esprimersi. Solitamente negli Usa non scattano sospensioni preventive, si attende che il procedimento legale faccia il suo corso, a meno di casi clamorosi. Comunque sia, un occhio nero per Hawks e Pacers. m.o. © RIPRODUZIONE RISERVATA

RISULTATI

Eurolega: c’è Milano-Cska

Ottava vittoria di fila per gli Spurs (16-3 dopo il Rodeo Trip), che battendo i Thunder li fanno scivolare al 9° posto a Ovest (fuori dai playoff) con i Pelicans ora ottavi grazie alla vittoria sui Warriors. Il trio Ginobili-DuncanParker ha centrato il successo n.730, superando gli storici Big Three dei Celtics, Bird-Parish-McHale. Leggero infortunio per Bargnani, che sta giocando da un paio di partite con il legamento di un pollice lesionato (mano sinistra). Risultati: LA Clippers-LA Lakers 105100; Atlanta-Phoenix 96-69; MiamiCharlotte 105-100; New OrleansGolden State 103-100; Oklahoma CitySan Antonio 88-113; SacramentoMinnesota 116-111.

● Ultima delle Top 16 per Milano, già eliminata, che alle 20.45 (Fox Sports 2) ospita il Cska Mosca. Girone E: Alba Berlino-Maccabi Tel Aviv; Stella Rossa BelgradoPanathinaikos. Domani: Galatasaray-Barcellona; Real Madrid-Zalgiris Kaunas. Class.: Real*, Barcellona* 103; Maccabi 8-5; Pana, Alba 76; Zalgiris 5-8; S.Rossa 3-10; Galatasaray 2-11. Girone F: Milano-Cska; FenerbahceEfes; Malaga-Vitoria. Domani: Olympiacos-Nizhny.

Class.: Cska* 11-2; Fener* 10-3; Olympiacos* 9-4; Efes, Vitoria 67; Milano 4-9; Malaga, Nizhny 310. *: già qualificate. PLAYOFF DONNE - Ieri gara-2 dei quarti (al meglio delle 3): Cagliari-Schio 62-74 (serie 0-2); Lucca-Ragusa 45-69 (0-2); Napoli-San Martino 64-57 (2-0); Umbertide-Venezia 67-61 (1-1, sabato gara-3). AURIEMMA - Battendo Notre Dame in finale, Connecticut ha conquistato il 10° titolo collegiale femminile, tutti sotto la guida di coach Geno Auriemma.

Nuoto R Trials australiani: la finale dei 100 sl

Campbell sorelle sprint Vince ancora la maggiore 1Cate eguaglia il

1° tempo 2015 in 52”69 e batte Bronte: «Senza di lei non sarei qui»

Stefano Arcobelli

L

a Campbell night ha esaltato l’agonismo e la sorellanza. Neanche un’operazione alla spalla, e una sorella Bronte mai così in vena, hanno fermato Cate ieri a Sydney per i trials mondiali dell’Australia. Nel fortino della velocità mondiale, l’ha

spuntata ancora la campionessa mondiale dei 100 sl di Barcellona, che resta ancora imbattuta (dal 2012) e la più veloce al mondo, a pochi giorni dal 52”69 di Femke Heemskerk. Cate ha eguagliato l’olandese dopo aver virato dietro Bront e con una seconda vasca da 27”41 (contro 27”83) ha timbrato la sua dodicesima volta sotto i 53”, lasciando la sorellina più giovane di un anno a 53”03, il terzo crono mondiale dell’anno. «Senza di lei non potrei fare tutto questo, sono in credito con Bronte e devo molto al mio coach Simon Cusack» s’è quasi scusata l’iridata che in semifinale aveva pagato dazio alla sorella (53”03) di tre centesimi, più veloce su una

sola vasca. «Bronte mi rende sempre la vita difficile ma posso solo ringraziarla e questa sfida mi piace sempre di più». E la battuta: «Cate sembrava più vulnerabile ma ha tratto dal dolore una spinta in più, e sono super contenta». Una finale che ha lasciato stordita, esausta l’iridata che guida una staffetta veloce sensazionale, in cui non trova posto Alicia Coutts da 54”43. SEMPRE INSIEME Le sorelle della velocità fanno tutto insieme, ma se Cate vince di più è quasi più importante il ruolo di Bronte soprattutto nei momenti difficili come ai Giochi di Londra: cate è tornata in acqua grazie alla sorellina, la sorellina ha

TEDESCHI AL VIA

Biedermann no ai 400 sl

Bronte e Cate Campbell, 21 e 22 anni. La vincitrice è iridata e olimpionica

scoperto il nuoto inizialmente per farle compagnia in piscina. Poi la tentazione si emularla s’è fatta irresistibile. «Amiamo fare tutto insieme perché ci provoca tanta emozione; la cosa più bella è allenarci altre 12 settimane una di fianco all’altra». © RIPRODUZIONE RISERVATA

Finali. Uomini, 200 do Larkin 1’55”52,

Beaver 1’56”48, Delaney 1’58”84; 200 ra Schafer 2’12”47, Bremer 2’13”63, Tierney 2’13”66. Donne, 100 sl C. Campbell 52”69 (25”28), B. Campbell 53”04 (25”21), Wright 53”50 (25”91), Elmslie 53”66, McKeon 53”68, Coutts 54”43: 200 ra Wallace 2’23”34, McKeown 2’23”77, Hunter 2’24”38. Semif., 50 sl McEvoy 22”24, Magnussen 22”31, 100 fa Hadler 51”66, D’Orsogna 51”90, donne 200 do Wilson 2’08”27; 50 fa Elmslie 26”32; bat. 800 sl Goldman 8’36”06.

(al.f.) Alla vigilia dei trials tedeschi da oggi a Berlino, Paul Biedermann annuncia che dopo l’Olimpiade di Rio de Janeiro lascerà. Il 28enne di Halle rinuncia quest’anno ai 400 per i 100-200 sl. ● IRIE AL TOP (al.f.) Ai campionati giapponesi di Tokyo, Ryosuke Irie vince i 100 dorso in 52”99: è il primo a scendere sotto i 53” nel 2015. Finali. Uomini: 100 do Irie 52”99, Kaneko 53”56; 100 ra Koseki 59”73 (2° t. 2015), Tateishi 1’00”04, Kitajima 1’00”18; 50 fa Kawamoto 23”60, Kishida 23”63. Donne: 100 fa Hoshi 58”62, Hosoda 59”06. Semifinali. Uomini: 200 sl Hagino 1’46”73. Donne: 100 ra K. Watanabe 1’06”64.


Basket R Il personaggio

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AMERICA AMERICA

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CONTENUTO PREMIUM

DA GARNETT A LOVE ECCO DA DOVE SONO PARTITI I CAMPIONI DI OGGI

KEVIN GARNETT (1995) Con 10 rimbalzi e 9 stoppate condusse gli Usa al successo 86-77. Nel Resto del Mondo c’era anche Giacomo Galanda.

DIRK NOWITZKI (1998) Il tedesco dei Mavs trascinò il Team World Select alla vittoria 104-99 sugli statunitensi con 33 punti e 14 rimbalzi.

TONY PARKER (2000) L’attuale play dei San Antonio Spurs segnò 20 punti con 7 assist e il Resto del Mondo sfiorò la vittoria sugli Usa (98-97).

KEVIN DURANT (2006) L’mvp 2014 non fu il top scorer (Wayne Ellington con 32) di quell’edizione, ma quello con la carriera pro’ più brillante

DERRICK ROSE (2007) Con 8 punti, 5 rimbalzi e 3 assist, il play dei Bulls diede un assaggio di quello che sarebbe poi diventato nella Nba

KEVIN LOVE (2007) La spalla di LeBron ai Cavs con 13 punti, 8 rimbalzi, 3 assist e 3 stoppate contribuì al successo degli Usa 100-80.

Mussini tra le stelle C’È UN ITALIANO ALL’EVENTO CHE APRE LE PORTE DELLA NBA

LA STORIA di VINCENZO DI SCHIAVI

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on le dovute proporzioni, per farci un’idea, prendiamo Dirk Nowitzki. Nel 1998 non ha ancora 20 anni quando, con 28.9 punti e 9.9 rimbalzi di media, sta trascinando il Wurzburg in Bundesliga. E allora? Allora gli vale un invito che gli cambierà la vita. Al Nike Hoop Summit, nato tre anni prima, per infilare in un campo da basket i migliori liceali americani e una selezione di pari età pescati in ogni parte del mondo. Gara secca. In cui WunderDirk piazza una doppia doppia da 33 punti e 14 rimbalzi. A giugno Milwaukee lo sceglie col numero 9, girandolo subito a Dallas. Ma l’atto fondante di una carriera straordinaria va collocato là, in quell’esibizione giovanile, giocata a San Antonio.

INVITO Schegge di storia che Federico Mussini, malato di America e di Nba, conosce a memoria. E chissà che ora non tocchi a lui, giovane play di Reggio Emilia, fresco di esordio in Serie A, in dirittura d’arrivo con la maturità e irretito dal sogno americano. Perché Federico vive come gioca: a mille, con quel suo tiro mortifero che gli ha consentito di bruciare le tappe. Tre volte in doppia cifra nelle prime 9 giornate di A,

quando la sfilza di infortuni gli ha concesso la ribalta insieme al «fratello» Amedeo Della Valle (si fanno chiamare gli «Splash Brother» come Curry e Thompson). «Grazie al suo talento ha sempre giocato con i più grandi» ricordava tempo fa Simone Fontecchio, altra stellina del giro azzurro. Dove, la scorsa estate, Mussini ha dato il meglio di sè all’Europeo Under 18: 22.2 punti di media, con picchi da star: 33 alla Francia, 24 alla Grecia, 23 alla Lituania. Inseguendo, un giorno, l’Nba, mitizzata più che mai attraverso le magie del suo idolo Stephen Curry. A Federico infatti l’invito per il Nike Hoop Summit è arrivato (gli ultimi furono Bargnani e Datome). Un mese fa, l’11 marzo, l’ufficializzazione. Il giorno prima del suo 19° compleanno. E’ volato negli States martedì, accompagnato da Andrea Menozzi, responsabile del settore giovanile del club emiliano, l’uomo che lo ha creato. Per la settimana più importante della sua vita. Sabato sarà in campo al Moda Center di Portland, la casa dei TrailBlazers. Sulle tribune un pubblico che ti può cambiare l’esistenza: esperti di mercato, giornalisti, gli emissari di tutti i college d’America e delle franchigie Nba. Perché vista l’alta qualità del prodotto, il Nike Hoop Summit (trasmesso anche in diretta tv e via streaming su alcuni siti specializzati) è diventato col tempo un evento che non ha eguali nel mondo. Ba-

IL PLAY O DI REGGIO EMILIA A ND PORTLAND KE PER IL NIKE HOOP SUMMIT, LA AI SFIDA TRA MIGLIORII 9 UNDER 19 DEL MONDO DO Faderico Mussini, 19 anni, 4.5 punti di media in Serie A CIAM

sta una ca carrellata di volti per capire. Dalla «partitella organizzata dalla Nike sono pas«partitella» gio sati 5 giocatori che hanno vinto il premio di Rookie of the year nella Nba: Kyrie Irving, Tyreke Ev Evans, Derrick Rose, Kevin Durant e Brand Le tre prime scelte del draft 2014, Elton Brand. Wiggin Jabari Parker, Embiid e quelle Wiggins, del 2012, Davis, Kidd-Gilchrist e Beal. E poi gente che si è messa l’agognato a anello al dito come Tony Parker, Kev Garnett o Ron Artest, il Metta vin W World Peace che sta esaltando Cantù. Il record di punti (35) appartiene a Shabazz (Minnesota), che lo ha strappato a Kanter, il pivot turco d Thunder. Ma da lì sono passati dei a anche Love, OJ Mayo, Stephon Marbu Ajinca, Batum e Dario Saric, il bury, ta talentuoso lungo croato dell’Efes che a all’Nba è destinato. Può bastare? COLLEGE A sfidarsi undici prospetti CO ame americani e altrettanti nel World Team con tre t soli europei: Mussini, Stefan Pep no, play serbo del Barcellona e Nedim Buza Buza, ala bosniaca del Sarajevo: «Li conosco b bene — rivela Federico —. Gli altri non li conoscevo e così sono andato a vedermi qualche video su Youtube. Mi inorgoglisc goglisce comunque il fatto di essere fra i tre eur europei convocati, sarà l’occasione per conosce conoscere tanti altri ragazzi provenienti da tutto il mondo». mo In viaggio verso il futuro. Perché la stellin stellina di Reggio Emilia è a un bivio: accettare l’offe l’offerta quinquennale da professionista del club che lo ha cresciuto, oppure tentare l’avventura del college. Gonzaga, l’ateneo che fu di John Stockton Stock e ora di Domantas, figlio del grande Sab Sabonis, è quello che pressa di più (ci sono pure D Davidson, St. John’s e Providence). «Questa esp esperienza mi servirà per prendere una decisione sul su mio futuro». Altre grandi storie sono nate prop proprio così. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Siamo in onda R

GIOVEDÌ 9 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

MATTINA 7 e 7.15 Gazzetta News 7.30 e 7.45 Gazzetta News 8 e 8.15 Gazzetta News 8.30 e 8.45 Gazzetta News 9.05 Campioni a confronto 9.30 Explorers: avventure pericolose 10.05 Extreme Fishing 11.05 Condo’ Confidential - VIDAL

11.30 Campioni a confronto 12.05 The Speedgang - La banda dei motori 13 e 13.30 Gazzetta News 13.45 e 14 Gazzetta News POMERIGGIO 14.15 Sottorete 14.45 Autogol News 15.05 Sfide senza limiti - 1^ TV

15.30 Campioni a confronto 16.05 Extreme Fishing - 1^ TV 17.05 The Speedgang - La banda dei motori 18.05 Sfide senza limiti 18.30 Sottorete 19 Calcio Market 19.30 Gazzetta News 20 Speciale motori-Il Sorpasso 20.30 Gazzetta News

SERA 20.45 Autogol News 21.05 Condo’ Confidential 21.35 The Speedgang-La banda dei motori 22.30 Campioni a confronto 23 Calcio Market 23.30 Gazzetta News 0 e 0.30 Gazzetta News dalle 9 ogni ora il notiziario 11x90

Un super weekend di volley e basket

1Pallavolo con Mosca-Trento e Bergamo-Novara. A canestro con Trento-Pesaro e Milano-Roma

U

n altro ricco weekend fra basket e pallavolo. Che alla ormai classica partita di domenica pomeriggio (alle ore 19, fra Bergamo e Novara, gara-2 dei quarti di finale dei playoff) si aggiunge un altro appuntamento internazionale dopo la recente Final Four di Champions League. C’è il debutto maschile per Gazzetta Tv con una partita di cartello ovvero la finale di ritorno della Coppa Cev maschile, con gli uomini di Rado Stoytchev opposti alla squadra in cui gioca Ivan Zaytsev. Cognome russo, ma anima e passaporto italiano: il bomber azzurro ha scelto Mosca, sponda Dinamo per proseguire la sua carriera e sulla sua strada ha incontrato la squadra trentina, che ha perso la prima partita in casa e sabato a partire dalle 16.55 cerca il riscatto per aggiudicarsi la Coppa: deve vincere 3-1 o 3-0 e poi imporsi al golden set per salire sul gradino più alto del podio. Con a commentare ancora Rachele Sangiuliano, campionessa del mondo 2002. Oggi, invece, alle 14.15 il volley inaugura il weekend con Sottorete, la trasmissione condotta da Sarah Castellana che oltre che di Trento e della sua avventura europea parlerà di playoff: quelli maschili che scattano venerdì e quelli femminili che sono in pieno svolgimento con il primo turno e i quarti. PALLA A SPICCHI Si avvicina il grande weekend del basket di Serie A con la novità della doppia partita in diretta sul canale 59, col commento tecnico di Dan Peterson. Al tradizionale anticipo del sabato, che alle 20.30 vedrà Trento ospitare Pesaro, si aggiunge domenica alle 17 la sfida delle metropoli, con l’Emporio Armani Milano che riceve l’Acea Roma. Non solo. Domani alle 14.15 torna l’appuntamento con la rubrica settimanale Sotto

clic

COME RISINTONIZZARE I VOSTRI TELEVISORI E VEDERE IL CANALE 59

Pippo Lanza che prova a superare il muro della Dinamo Mosca: finale di andata della Coppa Cev. TRABALZA

Canestro: ospite sarà Alessandro Dalla Salda, amministratore delegato della Grissin Bon Reggio Emilia. Nuovo appuntamento con l’opinionista Franco Casalini e i giornalisti Gazzetta poi per lo studio prepartita di sabato sera, quando a partire dalle 20 sarà ospite di Gazzetta Tv il coach dell’Olimpia Luca Banchi. MUSICA Appuntamento su Gazzetta Tv ieri per i Dear Jack, teen band italiana del momento, fresca di partecipazione a Sanremo dopo l’esplosio-

ne ad Amici 2013. È in rotazione radiofonica il brano Eterna, scritto da Kekko Silvestre (Modà), secondo singolo da Domani è un altro film. I cinque ragazzi - Alessio Bernabei, Francesco Pierozzi, Lorenzo Cantarini, Alessandro Presti e Riccardo Ruiu - hanno parlato di sport, scegliendo una canzone per descrivere Tevez, Messi e Cristiano Ronaldo. Per chiudere col saluto al concittadino Leonardo Bonucci. Il video è su gazzetta.it. r.v. © RIPRODUZIONE RISERVATA

● Eseguire le seguenti procedure. Se possiedi Tv o Decoder Digitale Terrestre 1. Premere il tasto MENU sul telecomando 2 Selezionare Impostazioni/Avanzate 3. Posizionarsi sulla voce relativa alla Sintonizzazione automatica dei canali e premere il tasto OK, accedi alla configurazione dei canali 4. Impostare Modalità di sintonia dei canali su DTV 5. Posizionarsi sul pulsante Avvia scansione e premere il tasto OK per avviare la ricerca. Soluzione dei problemi Se avete già provveduto alla risintonizzazione senza esito e il vostro televisore è collegato ad un sistema con antenna centralizzata, fate verificare dal vostro antennista che sia presente nella centralina dell’antenna stessa il modulo (o filtro) necessario per la ricezione dei segnali tv del canale/mux 55 (frequenza 746 MHz), quello che supporta anche il canale 59 di Gazzetta Tv. Se il modulo manca, fatelo inserire: è un’operazione molto semplice. Se possiedi una Sky Digital Key 1. Premere il tasto Menu del telecomando SKY e premere OK per accedere al digitale terrestre 2. Premere il tasto rosso (Ricerca) e lasciare inviata la configurazione 3. Premere due volte il tasto rosso (Avvia ricerca) 4. Attendere il completamento dei canali e quindi premere OK


Tennis R L’annuncio

GIOVEDÌ 9 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

Ci sono Serena e Venus Azzurre, è proprio dura

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IL 10-17 MAGGIO

1Le sorelle Williams minacciano l’Italia nello spareggio di Fed Cup del 18-19 aprile a Brindisi. Vinci infortunata, ma c’è super Pennetta Vincenzo Martucci @VinceMartucci

A

hinoi! Ci saranno tutt’e due, sia Serena che Venus, il 18-19 aprile, nello spareggio per restare nella serie A di Fed Cup sulla terra del TC Brindisi. E, davanti alle monumentali sorelle Williams, anche capitan Corrado Barazzutti fa una deroga al suo umorismo alla Buster Keaton: «Gli Stati Uniti, con la numero 1 del mondo e la 15 di singolare, ed il doppio più forte, sono nettamente favoriti. Ma è una partita di tennis, il peggio che può succederci è perdere. Anche se qualcuno, poi, chiederà la mia testa». DESTINO Solo timbrando tre volte il cartellino in nazionale nel quadriennio 2012-2016 si è eleggibili per l’agognata Olimpiade di Rio dell’anno prossimo. Così le Williams, a febbraio, si sono sobbarcate la trasferta sulla terra di Buenos Aires, e ora vanno anche a Brindisi, riscoprendosi patriottiche come Sharapova e altre big. Perciò, in fondo, sorprende di più la defezione della tarantina Roberta Vinci, peraltro nella sua Puglia, per un problema fisico che, da Miami, s’è ingigantito: infiammazione alla zona epitrocleare del gomito destro. «Tornerà in maglia azzurra per la prossima sfida. E comunque il doppio, al momento, non è il problema più importante», chiosa sempre il

Si giocherà su terra Negli Usa anche Riske e McHale ● Il 18-19 aprile si disputano le semifinali del gruppo mondiale di Fed Cup, Repubblica CecaFrancia e Russia Germania, e gli spareggi-retrocessione nei gruppi di zona 2016 OlandaAustralia, Polonia-Svizzera, Canada-Romania e Italia-Usa. Per la gara sulla terra al Tc Brindisi, il c.t. azzurro, Corrado Barazzutti, ha convocato Sara Errani (n. 14 del mondo), Flavia Pennetta (27), Camila Giorgi (34) e Karin Knapp (54); quello Usa, Mary Joe Fernandez, ha chiamato: Serena Williams (n. 1), Venus Williams (15), Alison Riske (45) e Christina McHale (63).

c.t. ricordando che, semmai, ci si arriverebbe solo sull’eventuale 2-2, dopo i singolari. La verità non s’ubriaca coi luoghi comuni: «Se siamo costretti a giocarci la serie A contro Serena e Venus non è per vendetta del destino dopo che abbiamo vinto due Fed Cup battendo in finale gli Usa senza le Williams. E’ colpa nostra: non dovevamo perdere con la Francia». E si rimbocca già le maniche per le sfide fra 9 giorni: «Comunque ce la giocheremo, non abbiamo già perso. Loro non giocano sulla superficie preferita». ARMA SEGRETA La terra rossa, prevedibilmente lenta di Brindisi, e i 4000 tifosi locali non saranno i soli alleati delle azzurre. A Serena, mancherà l’apporto del medico della nazionale, il Dottor Laser, Pierfrancesco Parra, che nei tornei la salva spesso dagli acciacchi. Eppoi rientra in squadra e nella sua città Super Flavia, oggi più forte ed esperta che mai, a 33 anni, motivatissima ad aggiungere un’altra perla a questa sua seconda, fantastica, carriera, rilanciata dalle semifinali degli Us Open 2013. Flavia che, nei precedenti contro Serena, ha perso 6 volte su 6, ma sul rosso di Roma nel 2012 era infortunata e, contro Venus, è 4-4 con l’ultimo successo l’anno scorso sul cemento di Dubai. Numeri simili all’altra singolarista, Sara Errani: 0-7 con Serenona, 1-3 con Venus (che l’anno scorso ha preso per stanchezza proprio agli Us Open). Numeri che, per la Tyson del tennis, costituiscono l’ennesimo record: 14 partite disputate in nazionale e 14 successi, 11 in singolare e 3 in doppio, cedendo appena un set (!). Lei che, con Venus, in doppio, è stata numero 1 del mondo, aggiudicandosi 13 Slam e 3 Olimpiadi. E che vorrà essere ancora protagonista, lasciando le briciole alla sorella e ad Alison Riske e Christina McHale, chiamate a far numero da capitan Mary Jo Fernandez. Così come, sulla terra, sono già sicure in singolare Errani e Pennetta. A meno che Barazzutti non emuli Amelie Mauresmo (ricordate la miracolosa sostituzione in corsa Cornet-Mladenovevic a Genova?), e rischi la carta Camila Giorgi. In partenza riserva, con Karin Knapp. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Roma: più posti, prevendita record «E avremo il tetto» Marco Calabresi

I

l segreto che sta dietro gli Internazionali Bnl d’Italia è il non volersi accontentare mai. Ecco perché, da qualche anno, pubblico e incasso crescono di pari passo con la passione e l’entusiasmo di chi parte da tutta Italia – o dall’estero – per vivere l’atmosfera del Foro Italico. L’edizione 2014 si era chiusa con un record, quella 2015 inizia con un altro: la prevendita, rispetto allo stesso periodo di un anno fa, ha già portato un +15%. Cioé 6 milioni e 336mila euro, e chissà quanto si alzerà la cifra da qui al 17 maggio, quando il pubblico di Roma sognerà un’altra italiana in finale, proprio come accadde nel 2014, con Sara Errani che fu costretta ad arrendersi a Serena Williams e a un infortunio che causò pure il ritiro di Sara e Roberta Vinci dalla finale del doppio.

Serena (in alto) e Venus Williams: le sorelle più vincenti dello sport

Giorgi ed Errani avanti a Katowice e Charleston ● A Katowice (Pol, 220mila , veloce indoor), Camila Giorgi (n. 34) doma dopo 2 ore 26 minuti Magda Linette (Pol, 106) per 6-7 (3) 6-2 6-3 e va ai quarti contro la vincente di Kulichkova-Kanepi. Secondo turno: Cornet (Fra) b. Hercog (Slo) 4-6 6-1 6-3; Koukalova (Cec) b. Zvonareva (Rus) 6-1 6-4. Primo turno: Niculescu (Rom) b. Mladenovic (Fra) 6-4 6-4. A Charleston (Usa, 731mila dollari, cemento) la Errani batte la Cepelova (Slk) 6-3 7-6 (5) all’esordio. Secondo turno: Arruabarrena (Spa) b. Stosur

(Aus) 6-3 3-6 6-4; Kovinic (Monte) b. Bencic (Svi) 46 6-3 6-2. VAI DONATI Nel Challenger di Napoli (113mila , terra) colpo grosso del 20enne azzurro Matteo Donati (n. 355 del mondo) che elimina il n. 1 del torneo, Golubev (Kaz, 111) per 6-7 (3) 6-4 6-2. Altri, 2° turno: Arnaboldi b. Volandri 7-5 5-7 6-4; Munoz De La Nava (Spa) b. Gaio 6-2 5-7 6-2. STOP LORENZI A Houston (500.000 , terra) Lorenzi si ritira sotto 6-3 4-3 sotto contro Verdasco per dolori alla gamba sinistra.

Scherma R Mondiali giovani

Fiorettiste e sciabolatrici d’oro Piccola grand’Italia

L

a piccola Italia della scherma si conferma grande. Il bottino globale tra giovani e cadetti ad una giornata dalla fine, raggiunge quota 10 ai Mondiali di di Tashkent (Uzb), dove ieri hanno trionfato i quartetti del fioretto femminile e della sciabola femminile. L’oro del fioretto femminile è firmato da Erica Cipressa, Claudia Borella (entrambe figlie d’arte, del c.t. Andrea e di Borella e Francesca Bortolozzi), Elisabetta Bianchin e Camilla Rivano che

superano in finale gli Usa 3736. Le statunitensi, sempre indietro, hanno recuperato ma le ultime due frazioniste, Erica Cipressa per l’Italia e Sabrina Massialas si sono ritrovate sul 36-36. A piazzare il colpo vincente è stata la diciottenne di Mogliano Veneto. «Non si può che essere orgogliosi di loro — dice il ct Cipressa —. Ci hanno regalato un’emozione fortissima. Hanno risposto con una prestazione eccellente ma soprattutto hanno eseguito con

Abete, Binaghi, Malagò e Pietrangeli tennisti allo Stadio Olimpico TEDESCHI

GIORNO E NOTTE Una coppia che, almeno per quest’anno, non infiammerà il Foro ma, aspettando che la «missione riconciliatrice» del presidente della Federtennis, Angelo Binaghi e di quello del Coni, Giovanni Malagò, vada a buon fine anche in prospettiva Olimpiade di Rio 2016, i campioni sono attesi tutti. Djokovic e Nadal si sono divisi le ultime dieci edizioni del torneo maschile, ma Federer tira e fa ancora il pienone, così come Murray e Raonic e, tra le donne, Serena Williams e Sharapova. E come gli azzurri (wild card a Bolelli, Lorenzi, Knapp e Schiavone). Proprio per venire incontro alle tantissime richieste, Coni Servizi e Fit hanno allargato di duemila posti la ca-

pienza del Pietrangeli (a proposito, Nicola in coppia con Malagò è stato battuto in un mini tiebreak sull’erba dell’Olimpico da Binaghi e Abete, presidente di Bnl) e della Grand Stand Arena, legata al nome di SuperTennis, la tv che trasmetterà il torneo femminile e le fasi decisive di quello maschile, in onda invece su Sky Sport. Ci sarà anche GazzettaTv con due talk show quotidiani di 30’ dal Foro Italico. PROMOZIONE «Batteremo tutti i record», assicura Binaghi, che per lanciare gli Internazionali ha «preso la valigetta ed è andato, con Pietrangeli, in giro per l’Italia a parlare con tutte le società, affinché il torneo diventi il patrimonio di tutto il paese». Binaghi aspetta anche il «regalino di Giovanni», la copertura del Centrale che manca al Foro Italico per raggiungere l’eccellenza mondiale. «Ci vogliono forza, coraggio e soldi per realizzare il tetto ed estendere la capienza – ribatte Malagò, che con le istituzioni ha già aperto un tavolo operativo –. I primi due elementi li abbiamo, il denaro lo troveremo», per rendere il parco fruibile 12 mesi all’anno e non solo con Internazionali, beach volley, boxe e concerti. «Siamo partner della Fit da 9 anni e in questa avventura siamo più di uno sponsor» ha detto il presidente di Bnl-Bnp Paribas Luigi Abete. Che ha annunciato: «Nel 1960 siamo stati sponsor delle Olimpiadi, oggi offriremo tutto il supporto affinché Roma abbia l’occasione di essere caput mundi dello sport». PRE-QUALIFICAZIONI Intanto, c’è il «Combined »(quinto anno di fila) e la favola per 6.000 tennisti (Gene Gnocchi compreso) nelle pre-qualificazioni, con in palio, il 5-7 maggio, wild card per le qualificazioni e per il tabellone principale. Il sogno di tutti, da 72 anni. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Pallanuoto R L’ottava giornata grande tenacia e voglia di vincere, tutte le indicazioni: il gruppo è stata l’arma in più, buon punto di partenza per il futuro». Le neo iridate hanno anche battuto 45-25 la Francia, nei quarti il Giappone 45-37 ed in semifinali 45-35 la Polonia. CHE SCIABOLA Un assalto mozzafiato anche nella sciabola: Chiara Mormile, Sofia Ciaraglia, Rebecca Gargano ed Eloisa Passaro hanno respinto 45-41 la Russia. Gargano rimonta, Mormile dà il +2. La romana è stata poi brava a mantenere l’attivo ed a consegnare a Ciaraglia un parziale gestito nel migliore dei modi dalle ragazze del ct Giovanni Sirovich (semifinale 4536 all’Ungheria, quarti 45-37 agli Usa, ottavi 45-29 all’Ucraina), che dice: «Sono davvero ragazze d’oro, brave e grintose».

Il Brescia è fuori dalla Champions Pro Recco infallibile Fabio Pettenò

I

l Brescia saluta la Champions League. Le speranze di rimanere ancorati al treno qualificazione si sono infrante contro il muro dell’Eger, nell’8a giornata. Ungheresi sempre avanti e lombardi che restano all’ultimo posto del girone (a due gare dal termine). Oltre al Barceloneta qualificato di diritto, alla Final Six vanno le

prime due del gruppo A. La Pro Recco invece batte anche i greci dell’Olympiacos ad Atene. EGER-BRESCIA 10-5 (3-2, 2-1, 2-1, 3-1) Eger: Mitrovic, Angyal 1, Biros, Cuckovic, Hosnyanszki 2, Lorincz 1, Cuk 1, Szivos 1, Erdelyi 3, Vapenski 1, Bedo, Harai, Csoma. All. Dabrowski. Brescia: Del Lungo; Bruni, C.Presciutti 1, Pagani 1 rig., Molina, Rizzo 1, Giorgi, Nora, N.Presciutti, Bodegas, D.Fiorentini, Napolitano 1, Dian. All. Bovo. Arbitri: Ciric (Ser) e Teixido (Spa). Note: sup. num. Eger 15 (8 gol), Brescia 12 (3).

OLYMPIACOS-PRO RECCO 8-12 (1-2, 4-3, 2-1, 1-6) Olympiacos: Deligiannis, Mylonakys 1, Delakas, Vlachopoulos 1, Fountoulis 1, Radjen, Pontikeas, Ntoskas, Mourikis, Kolomvos, Mallarach 3, Gounas 1, Galandis.All. Vlachos. Pro Recco: Tempesti, D.Pijetlovic, Jokovic, Prlainovic 1, Giorgetti, Felugo, Giacoppo, Aicardi 2, F.Di Fulvio, F.Filipovic 2, A.Ivovic, N.Gitto 1, Pastorino. All. Milanovic. Arbitri: Peris (Cro) e Rakovic (Ser). Note: s.n. Oly 10 (4), Pro Recco 12 (3). Gir. A: Barceloneta (Spa)-Radnicki Kragujevac(Ser) 9-7. Class.: Pro Recco 24; Eger 13; Barceloneta 11; Radnicki 9; Olympiacos 7; Brescia 5. Gir. B: Partizan (Ser)-Szolnok (Ung) 7-13, Galatasaray (Tur)-Jug (Cro) 12-12, Spandau (Ger)-Primorje (Cro) 5-15. Class.: Szolnok 21; Primorje 18; Jug 16; Partizan, Spandau 6; Galatasaray 4. SETTEBELLO Il c.t. Campagna porterà a Spalato 14 azzurri per la sfida di martedì con la Croazia: Tempesti, Del Lungo, Bruni, Velotto, Gallo, S.Luongo, C.Mirarchi, F.Di Fulvio, Aicardi, Giorgetti, Figlioli, N.Gitto, Giacoppo, A.Fondelli.


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Pallavolo R Le pagelle della stagione regolare

GIOVEDÌ 9 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

Trento e Molfetta in testa e in coda ci sono sorprese 1Gli exploit degli uomini di Stoytchev e di

Di Pinto. Delusione (per ora) per i tricolori Lube Valeria Benedetti e Gian Luca Pasini

P

rima dell’inizio dei playoff che sono in programma a partire da sabato siamo a congedarci dalla prima stagione di Super-

MODENA

lega che ha riservato qualche sorpresa sia in testa che in coda. Un giudizio che solo per cinque squadre è «definitivo» quelle che da domenica scorsa sono in vacanza, per le otto che sono entrate nei playoff come cantava Ligabue, il meglio deve ancora venire...

MACERATA

PERUGIA

TRENTO

8 La migliore Giovani e sogni Si torna grandi All’inizio stagione diceva di essere in terza fila (!). Chiude da prima con un posto Champions e si rafforza pure con l’arrivo di Djuric in vista dei playoff. La cura Stoytchev con un mix di giovani e di senatori ha avuto successo, ma a questo punto adesso non si accontenta più nessuno. A cominciare dai giocatori. Sembrava avviata sul viale del tramonto e invece Trento è viva eccome... ● PUNTI 62● POSIZIONE 1 ● VITTORIE-SCONFITTE 21-3

VERONA

5

Due k.o. e sparisce un lungo primato

Lo scudetto l’ultima spiaggia

Confermarsi è stata dura

Le ambizioni salgono ancora

Stagione record Ora si diverte

Obiettivi ok ora il bilancio

Dopo aver condotto dalla terza di ritorno si è fatta sfilare il primato nello scontro diretto con Trento. Poi si è rifatta confermando il 2° posto

Come un anno fa. Persa la Coppa Italia e la Champions ha perso anche Baranowiz, arriva Ricardo con imperativo. Tricolore

Lo si sapeva già che non sarebbe stata una passeggiata per la Sir Safety ripetere la stagione dell’anno scorso. La finale non è facile...

Non ha fatto il salto di qualità che voleva, ma ha avvicinato di molto l’obiettivo. Potrebbero essere i playoff l’occasione buona?

Una stagione oltre le aspettative con vittorie di pregio come quelle su Macerata e Modena. Ai playoff arriva carica e ibera di testa

Centra gli obiettivi stagionali entrando nei playoff con autorità. Adesso resta il nodo palasport Forlì-Ravenna e la copertura finanziaria futura...

● PUNTI 60 ● POSIZIONE 2 ● VITTORIE-SCONFITTE 20-4

● PUNTI 57● POSIZIONE 3 ● VITTORIE-SCONFITTE 19-5

● PUNTI 50● PIAZZAMENTO 4 ● VITTORIE-SCONFITTE 17-7

● PUNTI 47● POSIZIONE 5 ● VITTORIE-SCONFITTE 16-8

● PUNTI 41● POSIZIONE 6 ● VITTORIE-SCONFITTE 13-11

● PUNTI 35● POSIZIONE 7 ● VITTORIE-SCONFITTE 11-13

PIACENZA

8

MONZA

4.5

7

RAVENNA

7,5

MOLFETTA

6.5

LATINA

PADOVA

6

7

MILANO

5

6,5

SANSEPOLCRO

4.5

4

I primi playoff il premio migliore

Tutto sbagliato tutto da rifare?

Un ritorno super lascia il sorriso

Italiana e giovane ma non va a fondo

Metropoli dura volley rimandato

Una migrazione senza fortuna

Ha retto a un via vai di giocatori e ha costruito un’identità forte agguantando i playoff a sorpresa. Gran lavoro del tecnico Di Pinto

Una stagione da dimenticare sotto tanti punti di vista. Può una piazza come questa congedarsi dopo un’annata così triste? Chiedere in città...

Sei vittorie nel girone di ritorno rimettono i lombardi in linea di galleggiamento La stagione si conclude con un più che dignitoso piazzamento

Conferma più o meno il trend dell’andata con in più la vittoria su un Piacenza ormai allo sbando. Ha portato avanti la sua linea italiana e giovane

L’unica nota positiva è che in extremis ha evitato l’ultimo posto. Ma per conquistare la metropoli ci vuole un’altra squadra e un altro progetto...

E’ andato tutto o storto o quasi. Città di Castello che disconosce e Sansepolcro non si innamora. La passione non basta restano le sconfitte.

● PUNTI 32 ● POSIZIONE 8 ● VITTORIE-SCONFITTE 12-12

● PUNTI 25● POSIZIONE 9 ● VITTORIE-SCONFITTE 8-16

● PUNTI 23● POSIZIONE 10 ● VITTORIE-SCONFITTE 7-17

● PUNTI 15 ● POSIZIONE 11 ● VITTORIE-SCONFITTE 5-19

● PUNTI 11● POSIZIONE 12 ● VITTORIE-SCONFITTE 4-20

● PUNTI 10 ● POSIZIONE 13 ● VITTORIE-SCONFITTE 3-21

(m.mar) Lo scorso anno era stata la finale scudetto, Piacenza-Busto di stasera (alle 20.30 su Sportitalia) vale i quarti playoff, con le due squadre che in questa stagione si sono già affrontate 3 volte. A inizio anno in Supercoppa, appannaggio delle

emiliane, quindi due successi per le formazioni che giocavano in casa. Busto ha il dubbio Marcon (problema a una caviglia rimediato nella finale di Champions League), mentre Piacenza sta recuperando la centrale dominicana Vargas.

CHE AZZURRINI (a.a.) Gli azzurrini superano la Russia all’Europeo Under 19 in svolgimento a Kocaeli (Tur) e vedono più vicina la semifinale. La formazione di Mario Barbiero si è imposta 3-0 (25-22, 25-20, 25-11) grazie a una buona prova del

collettivo. Miglior marcatore Matteo Maiocchi con 20 punti da annotare anche i 5 muri di Gabriele Di Martino. Oggi l’ultima gara del girone con la Francia dove serviranno almeno due set per continuare la corsa alle medaglie.

5 ANNI (m.mar) Cinque anni di inibizione dalle manifestazioni sportive. È la pena comminata al sostenitore di Chieri che nello scorso gennaio aveva spinto e gettato a terra Beatrice Francesconi al termine di una gara giocata dalla formazione torinese.

BUSTO A PIACENZA


Golf R Ad Augusta

GIOVEDÌ 9 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

I MAJOR DI TIGER

... E QUELLI DI RORY

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4

Open Championship: 2000, 2005, 2006. PGA Championship: 1999, 2000, 2006, 2007

Ha vinto: Us Open 2010. PGA Championship: 2012 e 2014. Open Championship: 2014.

I titoli Slam di Woods. Masters: 1997, 2001, 2002, 2005. Us Open: 2000, 2002, 2008.

Rory McIlroy è ancora distante dai successi dell’ex numero 1 che a sua volta insegue il record di 18 di Nicklaus

Tiger Woods, 39 anni, con la fidanzata Lindsey Vonn e i figli Sam e Charlie AFP

McIlroy per lo Slam Tiger per la storia Scatta il Masters ed è sempre duello 1Al n.1 al mondo manca solo questo Major, Woods

promette battaglia: «Se sono qui è per vincere il 15°» Massimo Lopes Pegna INVIATO A AUGUSTA (GEORGIA, USA)

L

a posizione di Tiger, meglio di qualunque Gps, la intuisci da quel piccolo stadio di gente che lo circonda e lo scorta a ogni passo, anche nell’ultimo allenamento della vigilia. Centinaia di tifosi dalla fede incrollabile, che lo inseguono infischiandosene della sua classifica da retrocessione (è sprofondato a numero 111 e si scherza su quei tre numeri uno in fila), sperando di rivedere i tocchi che per molto tempo sono stati inimitabili. Lo

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dicono tutti: ormai quel giocatore non c’è più, è rimasto solo il Mito. Tiger non vince ad Augusta dal 2005, un Major dal 2008 e un torneo del Pga da 18 mesi. Ammaccato da una sfilza infinita di infortuni, ha giocato poco nel 2014 e la miseria di 47 buche nel 2015. L’ultimo round completo, a Phoenix, con il peggior punteggio da professionista: 82. All’11a buca del torneo successivo se n’era andato, piegato dai dolori alla schiena. Ma il guasto maggiore lo aveva in testa: «Sono in condizioni pietose. Se non metto a posto il gioco corto non posso più competere a questi livelli».

clic IN 5 HANNO CHIUSO LO SLAM DI CARRIERA TIGER È STATO L’ULTIMO ● Se dovesse conquistare il Masters, Rory McIlroy entrerebbe nel ristretto club di quanti hanno completato lo «Slam di carriera». Al momento sono 5 (in ordine di Major vinti): Jack Nicklaus, Tiger Woods, Ben Hogan, Gary Player e Gene Sarazen

Rory McIlroy, 26 anni, con il caddie ospite: Niall Horan degli One Direction AFP

LA LUCE E’ riemerso quasi inaspettatamente l’altro giorno dopo due mesi, con l’ottimismo dei bei tempi: «Se sono qui è perché ritengo di essere pronto e di poter vincere, ma arrivare a domenica sarà un tragitto molto lungo. Mi sono fatto un mazzo enorme, ho lavorato dall’alba al tramonto, approfittando anche delle pause nanna dei bambini». Sorride, è cordiale, ha parlato dei suoi figli, firmato decine di autografi. Ieri ha giocato persino il torneo ricreativo del par-3 e non lo faceva da 11 anni. Più umano, hanno detto. Anche in campo, però, dove il suo successo è dato 40-1, risucchiato dal gruppo. TESTIMONE Ora quel gruppo lo pilota Rory McIlroy, il nuovo numero uno. E’ cresciuto sognando di diventare come Tiger e quando gli chiedono del suo idolo, scuote la testa sconsolato: «Mi piacerebbe immensamente che riuscisse a vincere ancora e a raggiungere Nicklaus a quota 18 Major, ma temo che non ce la farà. Il mio cuore dice di sì, la mia testa mi suggerisce altrimenti». La Nike ha girato un bellissimo video in cui anticipa la possibilità che proprio qui ad Augusta potrebbe esserci il passaggio ufficiale di consegne fra i due. Perché Rory è a un passo dalla storia: se vincerà il Masters avrà fatto centro in ogni singolo Major, insomma il Grande Slam personale. E metterebbe insieme il terzo grande torneo consecuti-

vo come riuscito solo ad altri due (Tiger e Ben Hogan nell’era moderna). C’è di che essere nervosi. E tutti conoscono la fragilità mentale di McIlroy. Proprio su questi prati, per lui ancora maledetti, collassò nel 2011. In testa dopo 54 buche con quattro colpi di vantaggio, affondò alla 10 con un triplo bogey e pianse. MANTRA Ma da allora ha vinto quattro Major e ieri ammetteva: «E’ un mantra che ho mandato a memoria: s’impara molto di più dalle sconfitte che dai trionfi». Ad Augusta in sei partecipazioni, il suo miglior piazzamento è l’ottavo posto dell’anno scorso. Rivela: «Il primo drive di questo torneo continua a innervosirmi come in nessun altro posto. Farfalline che volano e cuore a mille». Non molti ammetterebbero le proprie debolezze. Sicuramente non Tiger. Fra loro è come se ci fosse un legame mistico, che si rafforzerebbe se proprio qui dentro, in questo Santuario del golf, avvenisse lo scambio di testimone fra le due generazioni. «Certo che voglio essere come Tiger, essere considerato sempre l’uomo da battere a ogni singolo torneo. E’ un ruolo che mi piace», concede il nuovo campione. Del resto lo aveva scritto quando aveva nove anni in una letterina indirizzata al suo idolo: «Caro Tiger, sto per venire a prenderti». Ci sono voluti sedici anni, ma potrebbe accadere domenica.

LA GUIDA Bubba è favorito per il tris in verde Diretta Sky Sport 2 Rory McIlroy e Tiger Woods ieri hanno giocato il classico «Par3 contest» con caddie d’eccezione. Per il n. 1 il la star degli One Direction Niall Horan, per la Tigre i figli Sam e Charlie. Il grande favorito di questa 79a edizione del Masters è il campione in carica Bubba Watson, che l’anno passato ha indossato la seconda giacca verde (la prima nel 2012). Il campo si adatta alla lunghezza dei suoi colpi e dice di essere prontissimo. Partirà alle 9.24 (le 15.24 italiane) insieme a Justin Rose e Gunn Yang. Rory McIlroy inizierà alle 10.41 (16.41) con Phil Mickelson e Ryan Moore, mentre Woods comincerà il suo 20° Masters nel penultimo gruppo alle 13.48 (19.48) in compagnia di Jamie Donaldson e Jimmy Walker. IN TV Dir. Sky Sport 2 dalle 20.30.

Intanto Manassero guida a Garlenda Fuori dal Masters e in attesa di partire per i prossimi tornei in Cina, Matteo Manassero gioca a Garlenda. Matteo e Andrea Maestroni sono al comando con 67 (-5) colpi dopo la prima giornata del Campionato Nazionale Open Memorial Cavaliere del Lavoro «Gin» Noberasco che si sta svolgendo sul percorso ligure del Golf Club Garlenda (par 72). Li seguono Corrado De Stefani, terzo con 68 (-4), Simone Baroni e Cristiano Terragni, quarti con 69 (3), Andrea Zanini e Cristian Lanza, sesti con 70 (-2).

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AZZURRO PALLIDO

Molinari: «Torneo senza Italia, ma torneremo» 1Nessuno dei nostri si è qualificato.

Francesco, sempre in campo dal 2010: «Coincidenza sfortunata, ma non è crisi» + AUGUSTA

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rima la presenza di un italiano al Masters era un fatto straordinario: Alfonso Angelini (nel 1964), Roberto Bernardini (nel 1969), Costantino Rocca per quattro volte fra il ’94 e il ’98 (suo il miglior piazzamento azzurro: 5° nel ‘97). Ma dal 2010 era quasi diventata una consuetudine: cinque anni consecutivi con almeno un nostro connazionale sui mitici prati dell’Augusta National Golf Club. Francesco Moli-

nari era stato il più assiduo: sempre presente dal 2010 al 2014. Ma in quel fantastico 2010 gli azzurri erano stati addirittura tre (primato). Oltre a Francesco si era qualificato il fratello maggiore, Edoardo Molinari (che ci era andato anche nel 2006) e soprattutto il 16enne Matteo Manassero, che aveva scritto due importanti capitoli di storia: più giovane all-time e più giovane a passare il taglio. Storico, appunto. Nel 2011 e 2012 le presenze erano scese a due (i due Molinari) e nel 2013 e 2014 Francesco e Manassero.

Francesco, ci eravamo semplicemente abituati male? «In generale, non è un periodo brillantissimo per tutti e tre. Io sono andato abbastanza vicino a entrare, perché alla fine dell’anno scorso ero arrivato al numero 55. Speravo di rimontare quelle cinque posizioni in questo avvio di stagione e invece non è successo. Non essere ad Augusta dopo cinque partecipazioni consecutive mi manca molto. Spero di riuscire a qualificarmi per gli U.S. Open di giugno dove entrano i primi 60 della classifica». Ma che cosa è accaduto? «Io ho giocato prevalentemente sul Pga americano. Ho passato la maggior parte dei tagli, non sempre con risultati eccellenti. Ma un minimo di adattamento sapevo di doverlo mettere in

conto. Ho frequentato campi nuovi, con una concorrenza di livello più alta rispetto all’Europa. Il mio gioco sta migliorando, anche sui green. Poi però a San Antonio mi sono infortunato a un polso. Mi ha fregato una zolla più profonda del solito. Comunque niente di grave». E suo fratello Edoardo? «Ha subito una serie di infortuni che lo hanno fermato. Si è operato alla mano e al polso, l’ultima volta a metà del 2013. Sta

5 Francesco Molinari, 32 anni, numero 1 del golf italiano AFP

● I Masters giocati da Francesco Molinari. che avrebbe giocato il sesto consecutivo ad Augusta. Il miglior piazzamento è stato il 19° posto del 2012

cercando di tornare sui suoi livelli abituali». E Manassero? «Succede in tutti gli sport che i talenti precoci subiscano dei contraccolpi. Gli consiglio di riuscire a isolarsi, di fare quello che si sente senza pressioni. E soprattutto di essere felice fuori dal campo. Il resto verrà da sé». Ma il golf italiano deve preoccuparsi ? «Assolutamente no. E’ solo un caso che tutti e tre stiamo attraversando contemporaneamente delle difficoltà. Certo la presenza di noi top a tornei del genere aiuta sicuramente il movimento, ma non drammatizzerei. Non credo che il nostro golf subirà alcun danno». m.l.p. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Golf R Storie che emozionano

NEL 2010 CON LA MOGLIE E IL TRIO AZZURRO

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● I momenti da ricordare di Dodo Molinari al Masters. 1. Nel 2010 con la moglie Anna «caddie» per il Par 3 Contest. 2. Foto di gruppo con il fratello Francesco (destra) e Matteo Manassero sempre nel 2010, con tre italiani nel field. 3. Un’immagine dell’Augusta National

«Il mio Masters da brividi»

1Edoardo Molinari racconta la sua prima volta ad Augusta nel 2006, in campo con Tiger: «Non mi pareva vero di giocare con lui. Questo è davvero un posto speciale»

Carolina Durante

Edoardo Molinari e Tiger Woods, due giri insieme nel 2006 AP

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he peccato che non sventoli la bandiera italiana, al 79° Masters: gli azzurri ci avevano abituati bene ultimamente. Nel 2010, ad esempio: gli italiani in campo per il primo Major della stagione golfistica furono addirittura tre. Francesco Molinari e Matteo Manassero debuttavano in quell’occasione sui green immacolati dell’Augusta National – il primo grazie al ranking mondiale, il secondo, non ancora passato al professionismo, per diritto acquisito con la epocale vittoria del British Amateur Championship l’anno precedente, a soli 16 anni. Il terzo italiano a giocare quell’edizione che ci rese tanto orgogliosi del nostro piccolo Paese golfistico – quale altra nazione, con meno di centomila giocatori registrati, poteva vantare una rappresentanza così numerosa e qualificata nel torneo più importante del mondo? – era Edoardo Molinari, fratello maggiore di Francesco. Ma per Dodo non era la prima volta: lui l’emozione dell’Augusta National con i suoi riti d’altri tempi l’aveva già vissuta nel 2006, quando percorse Magnolia Lane – la strada d’ingresso al club – in veste di detentore del titolo dello U.S. Amateur Championship. Sollevando quel trofeo nell’agosto 2005, al Merion Golf Club in Pennsylvania, ci pensava che l’anno dopo avrebbe giocato il Masters? «Eccome. Sapevo bene che finalista e vincitore dello U.S. Amateur Championship sono invitati a tre dei quattro major professionistici dell’anno successivo, quindi già arrivando in finale ero molto gasato. Quando poi ho battuto Dillon Dougherty ho pensato che avrei giocato i primi due giri nella stessa partenza con il detentore della Giacca Verde, ovvero Tiger Woods. Appena ho potuto, ho approfittato della possibilità di provare il campo». Era diverso da come se lo immaginava? «È una sensazione strana giocare un tracciato che pensi di conoscere alla perfezione perché hai seguito almeno una dozzina di edizioni del Masters dal salotto di casa, e che invece dal vero è un’altra cosa. Penso che non capiti con nessun altro campo, gli altri major si giocano su percorsi sempre diversi. La differenza più grande la fanno sicuramente i dislivelli delle piste, e le pendenze dei green: in tv si intuiscono, ma niente a che vedere con la realtà. La buca 10, ad esempio: sembra un po’ in discesa, ma quando sali sul tee non vedi il fairway, tale è la pendenza!»

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● Il miglior piazzamento al Masters per Dodo Molinari è stato l’11° posto nel 2011

vamo una casa a pochi minuti dal club insieme alle nostre famiglie e agli amici; Chicco si piazzò 30°, Matteo, che era amateur, 36°, io invece non superai il taglio per due colpi». L’Augusta National è considerato un campo ostico e molto delicato. Qual è il miglior modo per affrontarlo? «È fondamentale tirare bene la palla dal tee e metterla nella posizione ottimale per il green: se sei in fairway ma dalla parte sbagliata, o addirittura in rough o in bunker, diventa un’impresa impossibile. Aiuta tirare lungo, ma è più importante essere nel posto giusto. I green? La loro durezza può variare leggermente di anno in anno se piove, ma sono sempre perfetti e velocissimi; se si è un po’ abituati al tour americano, non fanno paura più di tanto».

«SAPEVO CHE VINCENDO LO US AMATEUR AVREI POTUTO GIOCARE AD AUGUSTA. HO SUBITO PROVATO IL CAMPO» EDOARDO MOLINARI VINCITORE US AMATEUR 2005

NEL 2011 HO GIOCATO CON MICKELSON: CHE FOLLA! RICORDO QUELLA DOMENICA COME UNA GIORNATA INCREDIBILE SUL MASTERS 2011 MIGLIOR PIAZZAMENTO

ROCCA E I GIGANTI: ERA IL 1998 ● Pezzi di storia dal torneo più famoso al mondo: da sinistra Josè Maria Olazabal, Nick Price, Greg Norman e il nostro Costantino Rocca, scherzano durante il giro di prova del Masters 1998. Rocca nel 1997 si era classificato 5° posto GETTY

Quando arriva l’aprile 2006 lei ha 25 anni, di lì a poco si laureerà al Politecnico di Torino in ingegneria ma ha già deciso che vuole tentare la carriera professionistica nel golf. Prima però si vuole godere gli inviti a Masters, U.S. Open e British Open guadagnati l’anno prima. «I primi due giri con Tiger, quasi non mi sembrava vero. Chicco (il fratello Francesco, ndr) mi faceva da caddie, eravamo emozionati. Sembrava di essere sul set di un film, pieno di gente intorno; è passato tutto molto velocemente. Sapevo che sarebbe stato difficile superare il taglio, quindi volevo godermi ogni momento: cercavo di concentrarmi sul mio gioco, ma anche di guardare Woods. Mi aspettavo che se ne stesse sulle sue, invece è stato gentile, chiacchierava volentieri. In compenso io giocai male: 80 colpi il primo giro, 77 il secondo. Vuoi l’inesperienza, l’emozione, e in più il fatto di giocare con Tiger che di sicuro non mi ha aiutato: il campo è già difficile di per sé, e poi non ero in un momento di buona forma». Come dilettante ha avuto il privilegio di essere ospitato nel «Crow’s nest» (il nido del corvo, ndr), la piccola foresteria dell’Augusta National. «È un locale abbastanza angusto, con cinque posti letto e un salottino all’ultimo piano della clubhouse, ma dà il grandissimo vantaggio di essere già sul

posto: la mattina ti svegli, scendi le scale e fai colazione quando ancora è tutto calmo, non c’è nessuno. I cancelli sono chiusi, di lì a poco si scatenerà una gran confusione, ma quel momento è magico». Dopo quell’anno ha giocato torneo altre tre volte. Che ricordi conserva? «Nel 2010 è stato bello condividere i momenti oltre la gara con gli altri due italiani; abbiamo giocato insieme il Par-3 Contest, il torneo-esibizione che si disputa tradizionalmente alla vigilia del Masters. Condivide-

R«Nel 2006 ho

potuto dormire nella foresteria dell’Augusta National»

R«Nel 2010 è stato bello condividere la gara con mio fratello Chicco e con Manassero»

Nel 2011 ha avuto il miglior risultato, 11°. «Non partii bene, feci 74, ma poi segnai tre giri sotto il par, che al Masters non è scontato. La domenica giocai con Mickelson e un sacco di pubblico al seguito, Phil è molto amato; fu una gran giornata, con birdie alla 13, 14 e 15, quest’ultimo con un bel lob a un metro dall’asta con l’acqua dietro. Un risultato che mi ha reso molto orgoglioso, ma allo stesso tempo sai di dover continuare a lavorare duro per mantenere certi standard. L’anno dopo ho passato il taglio, ma ho chiuso in fondo, al 57° posto: cominciava a farmi male la mano, avevo fatto una serie di infiltrazioni perché volevo giocare a tutti i costi, ma un paio di mesi dopo sono stato operato». Quali sono le sue buche preferite dell’Augusta National? «La 12 perché è la dimostrazione che anche un par 3 di 140 metri può essere difficilissimo, e la 13 perché in base alla bandiera e alla strategia che adotti dal tee, ci sono almeno 20 modi per giocarla: devi fare molta attenzione in base al vento e alla posizione dell’asta». C’è un colpo che vorrebbe rifare se potesse tornare indietro? «Nel 2011, l’ultimo giro: alla 16 giocai un gran ferro 6 che si fermò tre metri dopo la buca. Avevo un putt in discesa, ne ho fatti tre. Avrei potuto chiudere meglio dell’11° posto, e un po’ me ne rammarico». © RIPRODUZIONE RISERVATA


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TUTTENOTIZIE

1 RINALDI SI TUFFA IN TV Il trampolinista azzurro Tommaso Rinaldi farà parte da domani dello show di

Rai 1 condotto da Carlo Conti «Si può fare»: è uno dei 12 protagonisti. Figlio d’arte, dice: «Sono emozionato ma soprattutto motivato: farò del mio meglio e spero di riuscire a farmi conoscere come atleta e persona» quel punto ho dovuto soccorrere mia figlia Jane (6 anni, che ha perso una gamba nell’attentato, ndr.) perché sapevo di poterla salvare. Così ho guardato Martin, per l’ultima volta...».

IL VERDETTO

Maratona di Boston Tsarnaev colpevole Ora pena di morte? 1Nella seconda fase del processo i dodici giurati dovranno decidere tra l’ergastolo o l’esecuzione I FATTI Alle 14.49 del 15 aprile 2013 due bombe esplodono nei pressi del traguardo della Maratona di Boston. Tre le vittime, 282 i feriti, a molti dei quali verranno amputate gambe o braccia. CACCIA ALL’UOMO Tre giorni dopo la polizia di Boston rende pubbliche le immagini di due sospettati, che le telecamere di sorveglianza colgono nell’attimo in cui depositano gli zaini contenenti gli ordigni esplosivi. Quella stessa sera, Dzhokhar e Tamerlan Tsarnaev, i colpevoli, decidono di fuggire verso New York, rubando un auto e prendendo in ostaggio il conducente. Poco dopo uccidono il poliziotto Sean Collier. Durante una sosta in una stazione di servizio, l’ostaggio fugge e chiama la polizia. Nello scontro a fuoco Tamerlan viene ucciso, Dzhokhar fugge ma dopo una caccia all’uomo durata quasi 24 ore, viene catturato.

IPPICA

Massimo Oriani

U

na ferita che non si chiuderà mai, a livello personale per chi ha perso un bambino di 8 anni come la famiglia Richard, chi una figlia, chi un fratello, chi una sorella. O per chi in quel maledetto pomeriggio del 15 aprile 2013 ha lasciato sull’asfalto insanguinato di Boylston Street un braccio o una gamba. Ma anche a livello collettivo, perché Boston è sempre più «Strong», ma non potrà mai cancellare il dolore che l’ha attraversata e segnata per sempre. CECENO La parola «colpevole», è risuonata trenta volte ieri nell’aula di tribunale dove sette donne e cinque uomini hanno deciso che il 21enne ceceno Dzhokhar Tsarnaev ha agito

HOCKEY GHIACCIO

con intento assassino quando, assieme al fratello Tamerlan, ha fatto esplodere due bombe lungo il tratto finale del percorso della storica maratona bostoniana. Colpevole per tutti e trenta i capi d’accusa. E’ bastato il primo perché la pena di morte diventasse una possibilità concreta: «Cospirazione di uso di armi di distruzione di massa risultante in decessi». La sentenza verrà emessa nella seconda parte del processo, con gli stessi giurati che dovranno decidere se infliggere la pena capitale (serve l’unanimità) o l’ergastolo all’assassino. FREDDO Faceva freddo ieri a Boston, reduce dall’inverno più nevoso della sua storia. All’esterno della Federal Court House i reporter delle televisioni erano in fila, ordinati, aspettando che dall’interno, dove le

Dzhokhar Tsarnaev, col cappellino bianco, il giorno dell’attentato REUTERS

RL’attentatore

ceceno è stato condannato per tutti e trenta i capi d’accusa

FOOTBALL ALPINISMO

Milano trotto apre il 9 maggio con Varenne

Varenne a San Siro DE NARDIN ● (e.lan.) Sarà Varenne, invitato a Milano per festeggiare il ventesimo compleanno, l’ospite d’onore della giornata di apertura del nuovo trotter alla Maura, ufficialmente prevista per sabato 9 maggio. Di fatto ultimati i lavori di realizzazione della pista, che sarà saggiata nel weekend da alcuni allenatori milanesi e collaudata verosimilmente lunedì prossimo dai funzionari ministeriali. Giovedì 16 aprile inizieranno quelli di installazione della tribuna coperta da 500 posti circa. Il pubblico avrà a disposizione anche due ampi parterre, realizzati a ridosso del tracciato, ed altrettanti rilievi erbosi, collocati in posizione strategica rispetto alla dirittura finale. La postazione gioco, il bar e i locali di servizio troveranno posto invece alle spalle della tribuna, di cui, a seconda delle presenze registrate e dei riscontri ottenuti nel corso del prossimo trimestre primaverile-estivo, potrà essere possibile l’ampliamento.

Asiago-Renon stasera la bella per lo scudetto ● (m.l.) Gli ultimi 60’ di gioco effettivo oppure i supplementari a oltranza (niente rigori) decideranno alle 20.30 (diretta RaiSport 2) in un PalaOdegar esaurito la squadra tricolore: l’Asiago padrone di casa o il Renon a caccia del bis. Dopo 6 match palpitanti, che hanno inchiodato sul 3-3 la serie su 7, l’81° scudetto si decide alla bella. Non accadeva da 10 anni (Milano Vipers-Cortina del 2005). In caso di vittoria, i vicentini sarebbero al 5° titolo (il quarto nelle ultime 6 stagioni). Sarà la partita di commiato del 39enne Michel Strazzabosco, mitico n° 96, pluriscudettato (un titolo con i Milano Vipers nel 2006 e 4 con l’Asiago, il primo nel 2001). Dopo il brutto infortunio (trauma facciale) che lo ha costretto a diversi mesi di stop con il rientro nei playoff, la voglia di festeggiare da parte del roccioso difensore idolo dei tifosi giallorossi è tanta. Assente Enrico Miglioranzi per l’incidente in gara-6 e già operato al braccio fratturato. Rientro record, dopo la nascita della primogenita, Sean Bentivoglio top-scorer dell’Asiago.

Michele Strazzabosco all’addio

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La Nfl accoglie la prima donna arbitro: Thomas

MORO E LUNGER RINUNCIANO AL MANASLU IN NEPAL Simone Moro e Tamara Lunger rinunciano alla vetta del Manaslu, in Nepal, in invernale, e tornano a casa. Ad annunciarlo è stato lo stesso Moro sul suo account Facebook con un video di lui e Tamara e un testo. «Una spedizione non è mai solo pura performance, una scalata fatta con il cuore in gola. È spesso un gioco di pazienza e di nervi e penso che Tamara e io abbiamo davvero fatto tutto per dare tempo al tempo e alla montagna di coprirsi di neve e farsi spazzare dal vento. Questa attesa però non ha cambiato nulla», scrive Simone Moro.

Sarah Thomas, 41 anni ESPN ● La National Football League accoglie la prima donna arbitro. Sarah Thomas entra a far parte degli ufficiali di gara della Lega, che ha confermato la nomina di 9 nuovi elementi in vista della stagione 2015. Thomas, che arbitrò due partite della defunta Ufl, è stata impiegata in passato come giudice di linea nelle partite di preseason e vanta una lunga esperienza a livello Ncaa nella Conference Usa. Tecnicamente, la prima donna a partecipare alla direzione di una gara ufficiale della NFL è stata Shannon Eastin: nel campionato 2013, cominciato con lo sciopero degli arbitri «titolari», fece parte dei «referee» di riserva. La Thomas, 41 anni, ex giocatrice di basket al college, nella vita di tutti i giorni è rappresentante farmaceutica e si innamorò del football dopo aver visto una partita nel 1996: «E’ vero, sono una donna, ma sarò soprattutto un arbitro ed è in questa vesta che chiedo di essere eventualmente giudicata al pubblico che verrà allo stadio».

telecamere non sono ammesse, arrivassero notizie. Che ormai viaggiano però velocemente via Twitter. Uno a uno in aula sono entrati i parenti delle vittime. C’erano anche Bill e Denise Richard, che sul traguardo hanno visto morire il loro piccolo Martin. La straziante testimonianza del padre nei giorni scorsi aveva commosso il mondo: «Ho visto Martin a terra e ho capito che non c’era più niente da fare anche se respirava ancora. A 9, Algeria 5. Nel prossimo turno, l’11 aprile, i Thunder Italia affrontano la Polonia ad Andria. ● PER MODUGNO (r.g.) L’Ebu, dopo la rinuncia di Michael Willish (Ger, 14), ha designato il francese Johann Duhaupas (31-2), 34 anni, cosfidante di Matteo Modugno (15) al vacante Ue massimi. Duhaupas, domani a Mosca (Rus), affronta Manuel Charr (Ger, 21-2). ● DI LUISA (r.g.) Al neo campione supermedi Ue, Andrea Di Luisa (17-2), l’Ebu ha concesso la sfida volontaria contro Thomas Cojean (Fra, 16-6-1) il 18 aprile (Montefiascone). Il vincitore dovrà affrontare Samy Anouche (1Fra, 6-2-1).

HOCKEY IN LINE ●

SEMIFINALI (m.l.) Gara-2 (su 5) delle semifinali: Vicenza-Milano 2-11 (serie 0-2); Cus Verona-Cittadella 3-2 (serie 2-0).

OKTAGON (dav.mar.) È stata presentata ieri a Milano la 20a di Oktagon, il torneo internazionale di arti marziali e sport da combattimento che sabato porterà dalle 18 al Forum di Assago 28 grandi atleti per un matchmaking da 18 incontri. Sul ring anche Giorgio Petrosyan, plurititolato campione di K1 che sfiderà il campione tedesco Enrico Kehl, vincitore del K1 World Max 2014.

ATLETICA ● POWELL LENTO (si.g.) Esordio stagionale a San Antonio (Usa) di Asafa Powell, 6° nei 400 con un modesto 50”75: il velocista giamaicano ha unpersonale sulla distanza di 45”94 (2009). ● RIECCO VALERIA A 159 giorni dalla maratona di New York Valeria Straneo smaltito il fastidio al tendine rientra ad alto livello sabato nella prestigiosa Great Ireland Run di Dublino: sui 10 km sfida la beniamina locale Fionnuaia Britton.

IPPICA ● IERI 15-13-6-8-11 A Roma (m 2100): 1 Super Op (E. Moni) 1.15.5; 2 Sterlyng; 3 Subsonica Grif; 4 Shubert Thor; 5 Sea Point Jbay; Tot.: 1,68; 1,35, 2,31, 2,92 (12,10). Quinté: 2.006,39. Quarté: 279,42. Tris: 61,70. ● OGGI QUINTÉ A PISA A San Rossore (inizio convegno alle 15) scegliamo Sankir (4), Keplero (1), Wire (3), Performance (8), Maccagno (6) e Cianchino (7). ● SI CORRE ANCHE Trotto: Bologna (15), Montecatini (16.05) e Napoli (15.05).

NUOTO ●

BRASILIANI (m.can.) Il 18enne Brandonn Almeida migliora il primato brasiliano dei 1500 sl al trofeo Lenk di Rio de Janeiro nuotando 15’12”20, tempo che gli val il pass mondiale. Cesar Cielo ha nuotato 22”07 nelle batterie dei 50 sl dietro Bruno Fratus (21”91). Uomini: 200 ra Simon 2’11”79, 100 fa Mendes 52”33. Donne: 100 fa De Paula 58”82.

BOXE RECUPERO WSB (r.g.) A Mosca, nel recupero nelle Wsb relativo alla prima giornata, la Russia batte l’Algeria 5-0 nel girone A, portandosi a 25 punti, dietro Cuba. Questa la situazione dopo l’11° turno. Classifica: Cuba 33, Russia 25, Messico 22, Ucraina 21, Marocco 16, G.B. 12, Cina

Coppa del Mondo di pentathlon ha promosso ieri a Roma dalle qualificazioni femminili a 96 le azzurre Lavinia Bonessio, Camilla Lontano, Alice Sotero, Gloria Tocchi e Aurora Tognetti.

SPORT INVERNALI ●

SCI FIS (s.f.) Nella due giorni Fis di Selva Valgardena (Bz), doppio successo in superG per Silvano Varettoni su Battilani e Hintermann (Svi); in discesa Varettoni ed Heel secondi dietro Hintermann e l’altro svizzero Weber. ● PELLEGRINO Nella seconda Cervinia ski sprint di fondo, vince Federico Pellegrino in finale contro il norvegese Ludde Jensen.

DA CONI-MINISTERO IL VIA AL «BUONE PRATICHE» Per il secondo anno, il Coni e il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali avviano il programma di segnalazione delle buone pratiche, ovvero le azioni che attraverso lo sport favoriscono l’inclusione e l’integrazione di giovani provenienti da un contesto migratorio. Il progetto, che rientra nell’ambito del programma del Coni “Sport e Integrazione, è rivolto agli organismi riconosciuti dal Coni, associazioni sportive, enti territoriali e, più in generale, ogni forma di associazionismo. Per partecipare è necessario compilare, entro il 31 maggio, il modulo sul sito www.fratellidisport.it. I progetti devono attribuire un ruolo centrale all’etica sportiva, al rispetto delle regole, dei principi di fratellanza, non violenza, lealtà sportiva e valorizzazione delle diversità. Una Commissione di valutazione procederà poi alla selezione delle 12 migliori pratiche.

VELA PALLAMANO

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VARIE

ARTI MARZIALI ●

11 ORE Il processo è durato 16 giorni, l’accusa ha presentato 95 testimoni, la giuria ha deliberato in 11 ore e mezza. Gli stessi dodici che tra qualche giorno dovranno decidere se Dzhokhar vivrà o morirà. Diciassette dei 30 capi d’accusa comportano la possibilità della pena di morte, non prevista dalla legge del Massachusetts, ma applicabile in quanto caso federale. Il Giudice distrettuale George A. O’Toole Jr. aprirà la seconda fase del processo, durante la quale accusa e difesa porteranno nuovamente prove che dovranno servire alla giuria per decidere. I legali di Tsarnaev costruiranno la loro tesi difensiva sull’influenza del fratello maggiore, il Procuratore Federale ribatterà con la mancanza di rimorso e l’intento di causare il massimo numero di morti possibile. I precedenti di condannati a morte in casi federali sono soltanto tre da quando la legge è entrata in vigore nel 1988. Nel Massachusetts gli ultimi ad essere giustiziati furono i gangster Philip Bellino ed Edward Gertson il 9 maggio1947. Alla coscienza dei giurati ora il peso della decisione. Che comunque non riporterà alla vita Martin Richard, Lingzi Lu, Krystle Campbell e Sean Collier.

● ANTICIPO (an.gal.) Nell’anticipo della 5a playoff, Trieste-Bolzano 28-29 (d.r.). Classifica: Bolzano* 26; Trieste*10, Pressano 9; Cassano Magnago 6. (*1 in più).

PENTATHLON ●

A ROMA (g.l.g.) La terza tappa di

● BAIA RIO (r.ra.) La Baia di Guanabara di Rio che ospiterà le regate olimpiche non solo è inquinata dagli scarichi fognari ma anche dagli scarti delle opere per i Giochi. Il brasiliano Torben Grael, pluricampione olimpico e ex tattico di Luna Rossa, ha dichiarato: «L’intera baia è ridotta a una vera discarica». Per pulirla completamente si dovrà attendere almeno il 2026.


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GIOVEDÌ 9 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

IL FATTO DEL GIORNO VECCHIE FERITE

TASCABILI

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CONSEGNATI AI CURDI IN IRAQ

Non abbiamo condannato nemmeno De Gennaro? No, dopo quei fatti l’allora capo della polizia De Gennaro, assolto con formula piena anche in Cassazione («il fatto non sussiste»), ha percorso una magnifica carriera: capo dei servizi segreti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con Monti, infine presidente di Finmeccanica, nomina del governo Letta confermata da Renzi. Ieri, ci sono state una valanga di dichiarazioni contro di lui, compresa quella di Matteo Orfini, presidente del Pd, e dunque molto pesante. «Lo dissi quando fu nominato e lo ripeto oggi dopo la sentenza. Trovo vergognoso che De Gennaro sia presidente di Finmeccanica», ha scritto Orfini su Twitter. De Gennaro non ha risposto e del resto ha dalla sua l’assoluzione della Cassazione, contro la quale non se la può prendere nessuno dato che l’Alta Corte di Strasburgo ha elogiato senza riserve la magistratura che ha mandato tutti assolti. La questione di fondo, quindi, è la mancanza nel nostro sistema di una legge che riconosca il reato di tortura e lo punisca.

L’ex capo della polizia Gianni De Gennaro, 66 anni: dal 2013 è presidente di Finmeccanica ANSA

Come mai De Gennaro ha fatto carriera nonostante i fatti del G8 di Genova? 1Il Pd riapre la questione ma l’ex capo della polizia fu assolto

con formula piena. In realtà il messaggio che ci arriva dalla Corte di Strasburgo è l’assenza di una valida legge contro la tortura di GIORGIO DELL’ARTI gda@gazzetta.it

Sulla questione della Diaz e relativa condanna dell’Italia da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo ci sono due fatti nuovi: il testo sul disegno di legge che prevede il reato di tortura, già votato in prima lettura al Senato l’anno scorso, arriva oggi alla Camera che lo approverà con larga maggioranza e forse addirittura all’unanimità, ma dovrà poi rimandarlo al Senato per via di una serie di piccole modifiche. Il secondo fatto è la presa di posizione di molte forze politiche, e specialmente del presidente del Pd, Matteo Orfini, sulla presidenza di Finmeccanica a De Gennaro. Al tempo della Diaz, De Gennaro era capo della polizia.

1

purare la verità, dice la Corte, l’Italia non è un paese civile perché non ha una legge contro la tortura. Davanti alla Corte di Strasburgo ci sono altri 32 ricorsi.

Anche se di questo scandalo si parla da due giorni, io riassumerei i fatti. Luglio 2001, c’era un G8 a Genova, arrivarono black bloc da tutta Europa, la città fu messa a ferro e a fuoco, e il giovane carabiniere Mario Placanica sparò al giovane manife-

stante Carlo Giuliani che gli si era avvicinato brandendo un estintore. A questo omicidio seguì uno scatenamento inverecondo delle forze dell’ordine, culminato nelle violenze esercitate sui fermati nella caserma Bolzaneto e nei pestaggi da macelleria all’interno della scuola Diaz. Uno dei pestati, il vecchio rifondarolo Arnaldo Cestaro, all’ora di 62 anni, visti assolti o condannati a pene lievissime, o mai identificati, gli autori di quel massacro ha fatto ricorso alla Corte europea e la Corte europea, martedì, gli ha dato ragione. La polizia italiana ha impedito alla magistratura di ap-

LO DISSI QUANDO FU NOMINATO: TROVO VERGOGNOSO CHE DE GENNARO SIA PRESIDENTE DI FINMECCANICA MATTEO ORFINI PRESIDENTE DEL PD

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Come mai non abbiamo questa legge? Dovremmo averla intanto perché è giusto averla, ma anche perché nel 1989 abbiamo aderito alla Convenzione Onu contro la tortura. Da allora a oggi si è tentato parecchie volte di varare una norma, ma non ci si è mai riusciti perché la Dc prima e la destra poi hanno sempre pensato che una normativa contro la tortura avesse come obiettivo la polizia e i carabinieri. Se ci pensa, basta questa preoccupazione per capire quanto sia distorto, in troppi casi, il modo di operare delle nostre forze dell’ordine. Non ho bisogno di elencare i numerosi casi di questi anni, il caso Cucchi, il caso Aldrovandi, i pestaggi dei carcerati… Il giornalista Riccardo Iacona documentò questo orrore con una trasmissione tv l’anno scorso e scatenò una valanga di reazioni da parte di poliziotti e carabinieri.

4

Che cosa dice la legge in dirittura d’arrivo? La grande questione era se la tortura dovesse essere un reato da attribuirsi solo a uomini in divisa oppure a chiunque potesse valersi di una posizione dominante sulla vittima. Nella prima stesura (Manconi, Pd) si colpivano solo gli uomini in divisa. In quella che la Camera dovrebbe approvare adesso (versione Donatella Ferranti, Pd) può macchiarsi del reato di tortura chiunque, ed essere condannato a 4-10 anni. Ma se il torturatore è un pubblico ufficiale in servizio la pena passa a 5-12 anni. E se il torturato subisce lesioni gravi la pena è aumentata di un terzo. Se muore la pena arriva a 30 anni.

5

Che risarcimenti ha ottenuto il signor Cestaro, il pensionato che ha fatto ricorso a Strasburgo? Trentamila euro la prima volta e 45 mila adesso con la sentenza di Strasburgo. Ma non vedrà neanche un centesimo: fa il raccoglitore di ferro — cioè è un libero professionista — vive con 500 euro al mese e deve al Fisco un sacco di soldi. Nonostante uomini dello Stato gli abbiano rotto un braccio, una gamba e dieci costole, altri uomini dello Stato si sono già presi e si prenderanno ancora queste miserie di risarcimenti. © RIPRODUZIONE RISERVATA

NEL 1980 MORIRONO IN 81

Strage di Ustica: «Un missile colpì l’aereo» 1 La Corte d’Appello

di Palermo conferma la sentenza di 1° grado «Il governo risarcisca i familiari delle vittime»

L

a pagina nera si chiude, con buona pace di chi continua a sfornare ipotesi, vecchie e nuove: la strage di Ustica, quella del Dc-9 Itavia squarciato in volo all’improvviso, è stata causata da un missile. Una verità «al di sopra di ogni dubbio», secondo la prima sezione civile della Corte d’appello di Palermo che ieri ha rigettato gli appelli promos-

si dall’Avvocatura dello Stato contro quattro sentenze emesse nel 2011 su quegli 81 morti innocenti al largo dell’isola siciliana. Secondo la sentenza, ciò che avvenne nei cieli del basso Tirreno, in quella notte maledetta di fine giugno 1980, si deve a «un missile lanciato da un altro aereo che intersecò la rotta del volo Itavia». Niente bomba piazzata a bordo, niente cedimento strutturale. NON DICHIARATO A ricorrere in tribunale, citando i Ministeri dei Trasporti e della Difesa, erano stati 68 familiari delle vittime, assistiti dagli avvocati Daniele Osnato e Alfredo Galasso: in primo grado si erano visti riconoscere un danno pari

a oltre cento milioni di euro. E in appello rimane confermata la responsabilità dei due dicasteri per non aver assicurato «adeguate condizioni di sicu-

Il DC-9 dell’Itavia disintegrato in volo al largo di Ustica ANSA

rezza al volo». Poi, il complesso fronte dei risarcimenti: è stato confermato quello generale, «da fatto illecito», con tanto di rinvio all’udienza del 7 ottobre di quest’anno per l’esatta quantificazione del danno. È stato dichiarato prescritto, invece, il risarcimento sul depistaggio «per intervenuto decorso del termine quinquennale». A nome delle vittime, ha parlato Daria Bonfietti, la presidente dell’associazione dei familiari: per lei, leggendo le carte, «non poteva che finire così». Con la condanna dei ministeri per quell’aereo distrutto dopo un assurdo «atto di guerra non dichiarata». cont. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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L’Isis libera oltre 200 yazidi dopo otto mesi di prigionia ● Dopo aver contribuito al disgelo tra Usa e Iran, l’Isis facilita il riavvicinamento tra il regime siriano e Hamas, ala palestinese della Fratellanza musulmana la cui direzione in esilio aveva lasciato Damasco nel 2012: adesso, tra le macerie del campo profughi palestinese di Yarmouk, a 6 chilometri dalla capitale, combattono fianco a fianco le milizie di Assad e quelli che fino a pochi giorni fa erano rivali. Intanto, ieri le milizie del Califfato hanno rilasciato 216 yazidi, tra cui tantissimi bambini ma anche donne e anziani, dopo 8 mesi di prigionia: sono state consegnate alle forze curde vicino alla città di Kirkuk, in Iraq.

BUFERA SUL SEGRETARIO DELLA LEGA

Salvini shock sui campi rom «Li raderei tutti al suolo»

Il leader della Lega Matteo Salvini, 42 anni ANSA ● Bufera su Matteo Salvini. Nella giornata internazionale dedicata al popolo rom, il segretario della Lega ha infatti dichiarato a “Mattino 5”: «Cosa farei io al posto di Alfano e Renzi? Con un preavviso di sfratto di sei mesi, raderei al suolo i campi rom». Aggiungendo poi: «Preannuncio la ruspa così loro, come tutti gli altri cittadini, si organizzano: comprano o affittano casa. Poi io spiano e rado al suolo i campi rom che in Europa non esistono». «Sono fuorilegge — ha aggiunto poi a “L’aria che tira” su La7 — io dico integrazione solo per chi si vuole integrare e non per chi vuole campare alle spalle degli altri. I rom devono avere gli stessi diritti e doveri degli altri, come pagare l’Imu. Per me i campi rom sono un modello di segregazione, sfruttamento e isolamento». La prima a reagire è stata la presidente della Camera Laura Boldrini: «Trovo il verbo “radere” abbastanza inquietante, Salvini fa solo propaganda». E il cardinal Vegliò, capo dicastero Vaticano per i migranti: «Sono posizioni estreme, assurde, frasi stupide che non varrebbe nemmeno la pena commentare».

LA FIGLIA: «FRENA IL FRONT NATIONAL»

Francia, è guerra tra i Le Pen Marine: «Papà non si candida» ● È rottura totale tra Marine Le Pen, a capo del Front National, e il padre Jean-Marie, fondatore del movimento. Dopo le ultime provocazioni sulle camere a gas e sul maresciallo Petain fatte dal padre, la leader nazionalista francese ha annunciato il veto alla candidatura di Jean-Marie alle regionali in Provence-Alpes-Cote d’Azur. «È in una spirale tra terra bruciata e suicidio politico, il suo ruolo di presidente onorario non lo autorizza a prendere il FN in ostaggio», ha spiegato Marine. Nel primo commento dopo la «rottura», l’86enne ha risposto: «Madame Le Pen deve sapere se ciò che fa è utile agli interessi che pretende di servire».

DOPO UN INCIDENTE STRADALE

Il pilota dell’Alitalia sospeso trovato positivo all’alcol test ● Ancora guai per Maurizio Foglietti, il pilota dell’Alitalia sospeso dopo aver sparato in casa con una pistola. Nella tarda serata di martedì ha infatti avuto un incidente stradale a Todi (Pg), la sua città: sul posto sono intervenuti gli stessi carabinieri chiamati a Pasqua per gli spari che lo hanno sottoposto all’alcol test. L’esame ha rivelato un tasso di alcol nel sangue superiore ai limiti di legge, quindi patente sospesa e denuncia per guida in stato di ebbrezza. La Mercedes di Foglietti si è scontrata con la Lancia Delta di un 23enne: i due sono stati portati in ospedale ma erano entrambi in buone condizioni.


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GIOVEDÌ 9 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

Sos della Finanza Nel 2014 irregolare un appalto su tre 1Il rapporto della Gdf fotografa un Paese corrotto Frodi nel pubblico per 4,1 miliardi, 8 mila evasori totali Filippo Conticello @filippocont

C’

è gente che non ha mai pagato un centesimo di tasse: «evasori totali» li chiamano, 8 mila vampiri che succhiano il sangue alla gente per bene. In tanti, troppi perseverano nell’odiosa abitudine di truccare gli appalti: quelli pubblici «irregolari» ammontano a 1,8 miliardi. E poi l’elenco senza fine di dipendenti pubblici disonesti, le truffe sparse: il totale è un danno di 4,1 miliardi per le casse di questa Italia, denaro che servirebbe soprattutto adesso. Così, leggendo il «Rapporto annuale 2014» della Guardia di Finanza sale lo sconforto: è la fotografia di un Paese stretto tra corrotti e furbetti. Un tumore che finisce per avvolgere pure le parti sane: da queste parti, imprese e professionisti che rispettano la legge vedono le loro prospettive di crescita «seriamente compromesse».

DESOLANTE Per la prima volta i Finanzieri non hanno dato il complessivo sui redditi sottratti alle tasse. Basterebbero, però, i 52 miliardi dell’anno scorso e i 56 dell’anno prima, cifre che valgono tre finanziarie. Nessun numero preciso neanche su «quanto» hanno rubato i nostri 8 mila evasori totali: la Gdf parla soltanto di 1,2 miliardi di beni sequestrati per reati tributari e 13 mila denunciati (sul passato, invece, sappiamo che sono stati 16,1 i miliardi sottratti alle tasse nel 2013 da 8.316 evasori totali, ben 22,7 nel 2012 da 8.615). Maggiore chiarezza quando, tra le pagine, si affonda il coltello nelle frodi: inda-

La Finanza ha analizzato 220 appalti: quelli irregolari ammontano a 1,8 miliardi

RIl valore dei beni

sequestrati per reati tributari ammonta a 1,2 miliardi

gando sui finanziamenti pubblici, la Finanza ha scoperto «contributi illecitamente percepiti» per quasi 1,3 miliardi (666 milioni provenivano dai fondi dell’Ue, 618 da fondi nazionali). E, ancora, altre truffe per 113 milioni alla spesa previdenziale e per 141 alla spesa sanitaria. Gli sprechi nella pubblica amministrazione, invece, ci sono costati 2,6 miliardi. Dal virus si passa presto alla cura ed ecco, allora, i 18 mila denunciati, esibiti fieramente dalla Gdf: nel dettaglio, sono

stati «recuperati» e sequestrati 161 milioni dalle frodi all’Unione Europea, 164 dalle truffe ai fondi statali, 121 dai reati contro la pubblica amministrazione e 13 dalle truffe al sistema previdenziale. Ma la novità del Rapporto è quel faro puntato su 220 appalti pubblici, secondo due diverse direttrici: una, «in chiave preventiva, attraverso lo sviluppo di costanti sinergie con l’Autorità nazionale anticorruzione»; l’altra, «ai fini repressivi, per contrastare la diffusione dell’illegalità». E, viste le decine di inchieste aperte in sequenza dalle procure di mezza Italia, nessuno si stupisce più dell’ennesimo numero desolante: controllando gare pubbliche per 4,6 miliardi, si scopre che più di un terzo dei soldi sono stati assegnati irregolarmente. © RIPRODUZIONE RISERVATA

GIOVANI-EDITORI

Il futuro dei media: i grandi dell’editoria a confronto a Bagnaia

Il presidente dell’Osservatorio Giovani-Editori Andrea Ceccherini

Davide Marostica MILANO

«L

a sperimentazione deve diventare anche da noi la via maestra, perché non c’è innovazione senza sperimentazione: i media credano nel cambiamento e imparino a privilegiare il rinnovamento alla conservazio-

ne, la fiducia al timore, la speranza alla paura». È con queste parole che Andrea Ceccherini, presidente dell’Osservatorio Permanente Giovani–Editori, ha presentato ieri la nona edizione del convegno Crescere tra le righe, che si terrà il 22 e 23 maggio a Borgo La Bagnaia, in provincia di Siena. BIG IN CAMPO Un appunta-

mento dedicato al presente ma soprattutto al futuro dell’informazione, un’occasione per confrontarsi anche con chi, nel mondo, qualche passo avanti in tal senso l’ha già fatto. Al convegno prenderanno infatti parte non solo i protagonisti dell’editoria italiana, ma pure i più grandi leader del mercato americano: il direttore del New York Times Dean Baquet, il direttore del Wall Street Journal Gerard Baker, quello del Washington Post Marty Baron e quello del Los Angeles Times Davan Maharaj, senza dimenticare il direttore delle news e special projects di Google Richard Gingras e l’a.d. di Time Warner Jeff Bewkes. Dal nuovo modello di business del New York Times alle strategie della Cnn e della Warner Bros, sul tavolo si discuterà di tutte le novità dei media mondiali, siano essi cartacei, digitali o televisivi. Tematiche che coinvolgeranno numerosi esponenti non solo dell’editoria ma anche dell’impresa, del settore bancario e della società civile italiana. Con la certezza che il futuro dell’informazione, ad oggi, passa anche da qui. © RIPRODUZIONE RISERVATA

DECISIONE A SORPRESA

Il pm Di Matteo all’Antimafia: «no» del Csm

PROVE DI INTESA

Tsipras va da Putin e cerca l’alleanza «Stop a sanzioni» 1Il premier greco

Il pm Nino Di Matteo ANSA ● Il Csm spegne per ora le speranze di Nino Di Matteo, pm del processo sulla presunta trattativa tra Statomafia e al centro da tempo di pesanti intimidazioni da parte di Cosa Nostra, di essere trasferito alla procura nazionale antimafia. Con una decisione a sorpresa il plenum del Csm ha bocciato la sua candidatura al concorso, nominando Eugenia Pontassuglia (pm a Bari), il sostituto pg di Catanzaro Salvatore Dolce e il pm di Napoli Marco Del Gaudio. La loro nomina è stata ritenuta più funzionale alle esigenze della procura nazionale antimafia, a cominciare da quella di poter contare su una «squadra». Per Di Matteo, che intanto ha revocato la domanda per concorrere al posto di procuratore di Enna proprio perché il suo obiettivo resta quello di andare alla Dna, non si tratterebbe però di una sconfitta definitiva. Il Csm assegnerà altri due posti da sostituto sempre alla procura di via Giulia. Malumori intanto anche a Milano dove in procura si è aperto un nuovo scontro. A decidere di contestare la gestione del procuratore capo Edmondo Bruti Liberati sono stati tre pm dell’antiterrorismo. Al centro del nuovo fronte caldo al quarto piano del Palazzo di Giustizia, dopo quello che ha visto per protagonista l’aggiunto Alfredo Robledo, c’è la nomina di un sostituto nel dipartimento che si occupa di lotta all’eversione e frodi informatiche. La vicenda verrà discussa nel Consiglio giudiziario della prossima settimana.

a Mosca incontra il presidente russo Possibili prestiti e asse sull’energia Daniele Vaira @danvaira

L

a Grecia gioca tutte le sue carte e affina una nuova strategia geopolitica. Rassicura la Ue sulle scadenze, intanto. «Saremo in grado di onorarle», ha ribadito ieri il premier Alexis Tsipras. Oggi, inoltre, dovrebbe rimborsare 460 milioni di euro al Fmi. Le trattative per lo sblocco della nuova tranche di aiuti da 7,2 miliardi, sono, però, tutt’altro che in discesa. E così non può non avere valenza politica e «simbolica» la visita che ieri Tsipras ha fatto al presidente russo Vladimir Putin per cercare un nuovo alleato. «Siamo un Paese sovrano e possiamo esercitare una politica estera multilaterale», la risposta del primo ministro ellenico alle critiche e alle perplessità dell’Europa. «La Grecia — ha aggiunto Putin — non ha chiesto alla Russia aiuti finanziari, ma i prestiti nel quadro della cooperazione sono possibili. Non vogliamo però usare la Grecia come cavallo di Troia per condizionare i rapporti con la Ue». Oggi Tsipras incontrerà il primo ministro Dmitry Medvedev per discutere di collaborazione economica e commerciale. LA MOSSA Atene, intanto, si candida a diventare l’hub del gas russo: partecipando al progetto per il Turkish Stream — il nuovo gasdotto russo-turco che Mosca ha annunciato dopo la cancellazione del progetto South

Alexis Tsipras e Vladimir Putin

Stream — potrebbe diventare «uno dei principali centri per la distribuzione energetica» in Europa. E ciò — ha detto Putin — può «aiutare ad attrarre investimenti importanti nell’economia greca e a creare posti di lavoro». Tsipras ha poi cementato l’alleanza con Mosca parlando della crisi in Ucraina: «La Grecia non condivide la linea delle sanzioni e ha ripetuto spesso ai partner europei che la guerra economica non è una soluzione. Si tratta di un circolo vizioso». GLI SCENARI D’altra parte le sanzioni verso la Russia pesano come un macigno su Atene che a causa dell’embargo ha visto crollare le proprie esportazioni. Insomma, dopo che Berlino ha sbattuto la porta in faccia alla Grecia che rivendicava 279 miliardi di euro di danni di guerra, Atene prova a giocare altre carte e nuove alleanze. Anche perché proprio il ministro russo dell’Agricoltura rivela che Mosca potrebbe escludere Grecia, Ungheria e Cipro dal divieto di esportazioni verso i paesi dell’Europa, deciso dopo le sanzioni. Diversi quotidiani russi, inoltre, fanno trapelare la notizia che Gazprom potrebbe fare sconti ad Atene sulle vendite di gas. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Genietto a 17 anni Harold conteso dagli Atenei al top ● Si chiama Harold Ekeh, ha 17 anni ed è già considerato un genio: il teenager nero di Elmont, New York, è conteso da tutte le università. Harold frequenta un liceo di Long Island ed è stato accettato da tutti e 13 i college per i quali ha fatto domanda, tra cui Harvard, Princeton, Yale e il Massachusetts Institute of Technology (Mit). Entro il 1° maggio dovrà scegliere. Il suo curriculum parla chiaro: ha fatto ricerche scientifiche, è stato redattore capo del giornale della scuola e vice presidente di un progetto al Palazzo di Vetro. Ma la sua passione è la neurochirurgia.

Harold Ekeh, il genio 17enne

AGENTE SPARA A NERO IN FUGA E LO UCCIDE: TENSIONE NEGLI USA ● Dopo i fatti di Ferguson (Missouri), dove lo scorso 9 agosto un diciottenne afroamericano è stato ucciso da un poliziotto, un nuovo episodio scuote gli Stati Uniti e fa divampare lo sdegno e le polemiche e le proteste. Sabato a North Charleston, nel Sud Carolina, l’agente Michael Thomas Slager, ha ucciso Walter L. Scott 50 anni, afroamericano sparandogli a sangue freddo otto colpi di pistola. In un primo momento il poliziotto, 33 anni, bianco, ha dichiarato di aver agito per legittima difesa, poi però un video ha mostrato che l’agente ha sparato all’uomo mentre era in fuga. Slager è stato quindi incriminato per omicidio. Secondo il rapporto della polizia, la sparatoria è scoppiata dopo che l’ufficiale ha fermato il 50enne perché la sua auto aveva un fanale rotto. Ne è nata un’accesa discussione perché l’automobilista avrebbe tentato di appropriarsi del suo Taser.


AltriMondi R

GIOVEDĂŒ 9 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

La Clerici piĂš Conti Doppia scommessa sui big di Rai Uno 1La conduttrice sfida la De Filippi il sabato sera

E l’anchorman torna il lunedÏ con lo show dei vip Elisabetta Esposito ROMA

A

ntonella Clerici e Carlo Conti si scambiano abbracci e sorrisi, mentre il direttore di Rai 1 Leone li nomina ÂŤcoppia d’oroÂť della tv di Stato e ÂŤcandidati per eccellenza di ogni FestivalÂť. Ma è presto per parlare di Sanremo, ÂŤdiremo tutto a giugno, magari questi due lo faranno insieme, non lo soÂť, spiega Leone. Ma l’ipotesi al momento sembra impraticabile. Clerici e Conti sono uno accanto all’altro in viale Mazzini non per parlare di un programma da fare insieme, ma per lanciare i due show che presenteranno su Rai 1: lei sarĂ la regina di Senza Parole, che partirĂ sabato sera, lui per il secondo anno propone Si può fare!, che avrĂ il suo kick off venerdĂŹ al posto di Affari Tuoi e continuerĂ poi ogni lunedĂŹ. Un’insolita conferenza congiunta dunque, ÂŤcosĂŹ non vi facciamo venire due volteÂť, scherza Leone con i giornalisti.

ÂŤCHI CE LO FA FARE?Âť Il programma di Conti, fatto di sfide

Antonella Clerici e Carlo Conti alla conferenza stampa di ieri alla Rai ANSA

estreme a colpi di vip, cambia poco rispetto allo scorso anno. ÂŤDi sicuro cambia il giorno — dice lui — proviamo il lunedĂŹ, sperimentiamo. Sia io che Antonella avremmo potuto dire “chi ce lo fa fare?â€?, ma era giusto mettersi al servizio della reteÂť. GiĂ , perchĂŠ anche la sfida della Clerici non è facile per niente. Un programma nuovo, con la

MARIA USERÀ L’ARTIGLIERIA PESANTE, MA IO DARÒ FASTIDIO ANTONELLA CLERICI CONDUTTRICE TV

gente comune chiamata a sorpresa dalla platea per ricevere un messaggio speciale e vip sparsi qua e lĂ ÂŤse ben inseriti nel contesto di quel raccontoÂť. Un po’ C’è posta per te, ma in diretta, ÂŤcosa che rende tutto molto piĂš difficileÂť, dice lei. CONTRO MARIA Non solo, Antonellina si scontra ancora proprio con la De Filippi che giusto sabato debutta con il serale di Amici. ÂŤMaria ha messo in campo l’artiglieria pesante, da Renato Zero in poi, ma io le darò del filo da torcere. I suoi programmi sono sempre ben strutturati e di successo, ma vado avanti per la mia strada. Se mi fermo a pensare “oddio lei ha quell’ospiteâ€? non vado da nessuna parte...Âť. Quando le si fa notare che Senza parole ricorda un po’ (tanto) la posta di Maria lei ride: ÂŤIn fondo siamo tutti figli di Stranamore e di Carramba! Le differenze comunque ci sono, da noi le storie vengono raccontate in tanti modi diversi, immagini, musica o persino silenziÂť. Si piangerĂ anche qui? ÂŤForse, ma la mia natura non è strappalacrime, sarĂ un programma gioiosoÂť. La De Filippi viene nominata (ancora!) sul fronte sanremese, visto che proprio la Clerici in un’intervista ha detto di sognare un Festival da presentare insieme: ÂŤEra una boutade, ma sarebbe carino: due donne di due aziende diverse all’Ariston. Con Maria ne abbiamo anche parlato, ma penso che per lei sia impossibile, ormai fa l’imprenditrice, non avrebbe modo di pensare a un Festival che, lo dico per esperienza, ti prende a 360°. Qui interviene Leone: ÂŤFinchĂŠ in casa abbiamo dei grandi della tv non ne cerchiamo altrove. Quindi niente De FilippiÂť. La sfida del totosanremo va alla Clerici. Aspettiamo domenica per sapere chi vincerĂ quella del sabato sera. Š RIPRODUZIONE RISERVATA

LA CLASSIFICA DI AMAZON: CLASSICI IN DISCESA E TRA GLI AUTORI ITALIANI HA LA MEGLIO TERZANI

Auto-aiuto e come avere successo I saggi tra gli eBook piĂš sottolineati â—? Ăˆ ÂŤPensa e arricchisci te stessoÂť di Napoleon Hill, l’eBook piĂš sottolineato tra i lettori Amazon: un saggio che contiene consigli sugli approcci giusti con gli altri. La frase piĂš evidenziata è ÂŤChiunque voglia riuscire a vincere in un’impresa, deve essere disposto a bruciare le sue

2014 cambia direzione: gli italiani mostrano, infatti interesse per i saggi sull’incremento della propria forza e ai consigli per la gestione delle crisi nei rapporti. Secondo eBook piĂš sottolineato è ÂŤCome trattare gli altri e farseli amiciÂť. Terzo ÂŤPensieri lenti e velociÂť. Tra gli eBook piĂš evidenziati c’è ÂŤUn altro giro di giostraÂť di Tiziano Terzani. Al decimo posto la biografia autorizzata di Steve Jobs.

navi e tagliare i ponti per impedirsi di tornare sui suoi passiÂť. Nel 2013 i lettori italiani avevano preferito classici come ÂŤLa Coscienza di ZenoÂť o ÂŤI MiserabiliÂť accanto a best seller contemporanei come ÂŤZero Zero ZeroÂť di Roberto Saviano. La classifica Amazon dei top 10 nel

OROSCOPO LE PAGELLE di ANTONIO CAPITANI

CONSIGLI

21/3 - 20/4 ARIETE

21/4 - 20/5 TORO

21/5 - 21/6 GEMELLI

22/6 - 22/7 CANCRO

23/7 - 23/8 LEONE

24/8 - 22/9 VERGINE

7

6,5

6-

7-

8

5,5

La Luna sponsorizza viaggi, lavoro e studi. Ma ci sono cose che non quadrano e non quagliano, forse nel privato: indagate. Però si fornica con gaudio.

Gli zebedei scendono fino a Cape Town. Forse perchĂŠ un problema di soldi fa un cicinĂŹn sclerare. Ma tutto ÂŤsaÂť di successo! Baldanze suine giungono.

Giornata faticosa, coi rapporti interpersonali sul banco degli amputati: qualcuno di essi si incrina o si spezza. UssignĂšr. Fornicazione farraginosa.

Operosi, solerti, attenti al dettaglio, potete creare piccoli grandi capolavori. Peccato che martelliate mucho gli zebedei altrui. Pure fornicando. No!

Luna, Giove e Urano fanno irrompere la fortuna nel lavoro, nel privato, nel comparto finanziario. Il suino che c’è in voi, poi, è carico e giubila. Uau.

Viaggi, lavoro e famiglia vi brasano un cicinÏn gli zebedei. E la fiducia nel domani non è che vi sostenga granchÊ. Giornata grigetta. Pure suinamente.

23/9 - 22/10 BILANCIA

23/10 - 22/11 SCORPIONE

23/11 - 21/12 SAGITTARIO

22/12 - 20/1 CAPRICORNO

21/1 - 19/2 ACQUARIO

20/2 - 20/3 PESCI

7+

7

7,5

6+

7+

6-

Contatti, colloqui, social network e eventuali trasferte procurano soddisfazioni lavorative. Pure fornicatorie, se date corda. E che idee vincenterrime!

Potete lavorare su ritmi paciosi. Ottenendo risultati insospettabilmente brillanti. Anche fare i suini placidamente vi piacerĂ . I soldi chiedono cautela.

La Luna vi fa vincere, quagliare, seminare bene, con buona pace dei fallocefali che v’invidiano e magari sparlano. Avete pure ormoni come meloni. Urca.

Fatica, fatica e ancora fatica. Ma che belli e corposi, saranno poi i premi che vi porteranno le stelle. Don’t lagn, dunque. Fornicazione abbondantina.

La Luna imprime una certa carica a umore, vita sociale, rapporti d’amicizia e di lavoro. Anche l’amor trova conferme (ma forse non suine). Soldi OK.

Umore e umorismo all’improvviso, sfigopenzolano. Siate piĂš produttivi e lievi, non solo nel lavoro: vi tornerĂ utile. Sudombelico muy operativo, però.

ÂŤC.S.I - SCENA DEL CRIMINEÂť

TRA TECNOLOGIA E OMICIDI RIECCO UNA SERIE CULT Quando nacque nel 2000 nessuno avrebbe scommesso sul successo di corpi macellati e autopsie. Il segreto, però, è nel ritorno all’ordine alla fine di ogni episodio: il corpo è sempre ricomposto grazie alla tecnologia ed è resa giustizia alla vittima. Ăˆ la chiave di una delle serie crime piĂš amate (335 episodi in 15 anni) che riparte oggi: via alla nuova stagione di ÂŤC.s.i. – Scena del crimineÂť su FoxCrime (116 di Sky), ogni giovedĂŹ alle 21. DA VEDERE OGGI SU FOXCRIME ALLE 21

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SHOWBIZ IL CAPOLAVORO IN ARRIVO DA CEFALĂ™

Ritratto d’uomo di Antonello da Messina al museo Mandralisca

Esposto a Milano per Expo il “Ritrattoâ€? di Antonello â—? Il ÂŤRitratto d’uomoÂť di Antonello da Messina, pezzo forte del museo Mandralisca di CefalĂš, sarĂ esposto a Milano nella mostra dedicata a Leonardo per l’Expo 2015. L’ultima volta che il ÂŤRitrattoÂť ha lasciato la Sicilia è stato nel 2006 per il Metropolitan Museum di New York e dopo per le Scuderie del Quirinale. Il quadro sarĂ esposto al Palazzo Reale in una teca con gli stessi valori termoigrometrici mantenuti a CefalĂš, accanto al ÂŤRitratto di MusicoÂť di Leonardo. La mostra di Milano resterĂ aperta fino al 19 luglio.

INSIEME SUL SET

PER IL MERCATO ESTERO

Nuovo Verdone Dal cult alla serie: Faccio un film Django e Suspiria con Albanese ora sbarcano in tv � Lo ha confermato ieri lo stesso Carlo Verdone: il coprotagonista del suo nuovo film sarà Antonio Albanese. Ma il titolo non posso ancora annunciarlo, ha aggiunto l’attore romano dopo la presentazione della 16a edizione del Festival del cinema europeo di Lecce (13-18 aprile), dove consegnerà il premio Mario Verdone a un giovane autore di talento.

â—? I film ÂŤDjangoÂť e ÂŤSuspiriaÂť diventano due serie tv in lingua inglese per il mercato estero. La prima serie sarĂ l’adattamento del western di Corbucci del 1966, che ha reso celebre Franco Nero. La seconda è tratta dall’opera letteraria dello scrittore inglese Thomas De Quincey, giĂ portata sul grande schermo da Dario Argento: il regista ne curerĂ la supervisione artistica.

AVEVA 79 ANNI. ERA IL PADRE DI JULIETTE

Addio all’attore Geoffrey Lewis Paladino western con Eastwood â—? Ăˆ morto martedĂŹ, all’etĂ di 79 anni a Woodland Hills, in California, l’attore Geoffrey Lewis, padre dell’attrice Juliette. Ha lavorato in molti film western. Ăˆ stato, infatti, uno degli attori preferiti da Clint Eastwood, con cui ha recitato in ÂŤLo straniero senza nomeÂť, ÂŤUna calibro 20 per lo specialistaÂť, ÂŤFilo da torcereÂť e ÂŤFai come ti pareÂť. Lewis è stato il volto di tanti spettacoli e serie televisive, come ÂŤLaw&OrderÂť.

LO SPORT IN TV

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GIOVEDÌ 9 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT


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