giovedì 14 maggio 2015 anno 119 - numero 112 euro 1,40
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JUVE DA IMPAZZIRE COL REAL. ORA TUTTI A BERLINO
FIESTA! A Madrid un eroico pari: 1-1 L’ottava finale è con Messi BIANCHIN, BOCCI, CENITI, CONDO’, DELLA VALLE, FROSIO, GRAZIANO, IARIA, RICCI, SCHIANCHI, VERNAZZA DA PAG. 2 A PAG. 13
L’EDITORIALE di Andrea Monti 23
ALLEGRI, IL LIMITE È IL CIELO Tutto vero: la banda Allegri azzecca la partita perfetta, infilza il toro madrilista e va a Berlino a giocarsi la finale di Champions, ottava della sua storia, con il sogno del terzo successo. Vada come vada contro il Barcellona, ieri la Juve è partita per un viaggio stellare. E il dito di Buffon puntato verso l’infinito nella notte di Madrid indica la direzione. Il tuo limite, giovine Signora, è solo il cielo…
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L'ARTICOLO A PAGINA 23
E OGGI E’ ATTESA LA FIRMA DI DYBALA
L’esultanza degli juventini dopo il gol di Morata che ha regalato la finale il 6 giugno col Barcellona IPP
LAUDISA A PAGINA 11
IL NAPOLI CERCA UN GOL, LA VIOLA UN MIRACOLO Semifinali Europa League: Benitez parte dall’1-1 col Dnipro, Montella deve ribaltare il 3-0 di Siviglia
CALAMAI, CECERE, MALFITANO, SARDELLI, ALLE PAGINE 16-17
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È UN CONTADOR DA CAPO... GIRO MA ARU È LÌ Lo spagnolo in rosa sull’Abetone, ma il sardo lo batte in volata. Vince Polanc SERVIZI DA PAGINA 26 A 33. COMMENTO A PAG. 23
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TENNIS
Roma, Fognini principe del Foro Battuto Dimitrov CALABRESI, CRIVELLI, MARTUCCI, STOPPINI, VALENTI DA PAG. 36 A 40
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PALLAVOLO
Trento in trionfo: è il quarto scudetto Schiacciata Modena PASINI, SALVINI ALLE PAGINE 42-43
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IL ROMPIPALLONE di Gene Gnocchi Dimitrov battuto. Per punizione la Sharapova è uscita con un raccattapalle.
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Champions R Ritorno semifinali LA JUVE IN CHAMPIONS LEAGUE NEGLI ULTIMI 10 ANNI
L’ANALISI I NUMERI DELLE ULTIME STAGIONI
IL BILANCIO TOTALE
15 le partecipazioni*
CAMPIONE FINALE Arsenal SEMIFINALE Non disputa QUARTI Coppe europee OTTAVI eliminata da GIRONI
LEGENDA
Stagioni
2005-06
Chelsea
Gioca l’Europa League
Bayern
37
148
vittorie pareggi sconfitte
gare giocate 70
41 2006-07
2007-08
2008-09
2009-10
2010-11
2011-12
2012-13
2013-14
2014-15
E’ Realtà! Un gol di Morata L gela il Bernabeu Juve in finale contro Messi
Paolo Condò INVIATO A MADRID
a parola fine la scrive il campione più campione di tutti i campioni convenuti in questo luogo magico. E’ il minuto 47 della ripresa quando Carvajal penetra l’area da destra, sfruttando una delle rare smagliature di una difesa bianconera ormai esausta. Allora Gigi Buffon, che è più distante dal pallone dell’avversario in maglia bianca, scatta come una molla allargando le braccia come se volesse dispiegare il mantello da supereroe, si getta in scivolata sulla sfera per accartocciarsi su di lei con la grinta di una belva e la cura di un papà. Carvajal, che gli arriva addosso, quasi gli chiede scusa, ed è il segnale definitivo della resa. La Juve va in finale, e del favoloso Barcellona di Messi, Neymar e Suarez comincerà a preoccuparsi da domani: questo è il momento del trionfo per un traguardo impensabile a inizio stagione, e i quattromila lassù a destra - che mentre scriviamo stanno ancora cantando - potranno raccontarlo ai nipotini.
LA CHIAVE E’ venuta fuori una partita strana, sbagliata dal Real nel dosaggio delle energie esattamente come tre anni fa col Bayern: mezz’ora di fuoco nel primo tempo, con frequenti fuori giri che l’afa da micro-onde rende costosissimi, ma un solo gol di margine, frutto di un rigore esatto quanto evitabile di Chiellini su Bale. Così, quando la Juve rimette il naso fuori a inizio ripresa, si accorge di aver attraversato un fortunale che ha fatto molti danni (13 tiri a 1 nel primo tempo), ma tutto sommato nessuna vittima. E bastano un paio di discese per scoprire che molti avversari hanno la lingua di fuori. I giocatori si guardano in faccia l’un altro, e anche dalla tribuna si percepisce un rovesciamento dei ruoli nel campo della paura: molto meglio non avere niente da perdere, in certe serate e in certi stadi. REAL SOPRA RITMO Ma andiamo con ordine, perché in avvio di serata a poter perdere qualcosa era appunto la Juve. Retto bene l’impatto del Bernabeu nei primi 15’, culminati nel violento destro dalla distanza di Vidal deviato da Casillas, la Juve gode di un Real intimidito dalla sua stessa formazione, così offensiva da rasentare
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GIOVEDÌ 14 MAGGIO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
Partita finita al Bernabeu, c’è tempo solo per la festa. E il gruppo dei campioni d’Italia va sotto lo spazio occupato dai 4.000 tifosi bianconeri arrivati a Madrid PEGASO
con 9 qualificazioni Italia, comprendenti preliminari, finali e semifinali in gara unica
Stagioni
vra madridista. L’aumento repentino del ritmo fa emergere il palleggio superiore del Madrid, sempre verticale alla ricerca del taglio assassino. Il rigore, trasformato da Ronaldo in uno dei rari segni di vita di questa sua doppia semifinale (pur avendo segnato i due gol del Madrid), viene annunciato da un tracciante di Bale sul quale Buffon si esalta, e seguito da venti minuti che la difesa bianconera non dimenticherà: Buffon è ancora super su Benzema, che giustamente Ancelotti rischia dal 1’, visto che è il suo attaccante più intelligente, e in un paio di mischie da corner. Ma la Juve non esce praticamente mai, sedotta e ipnotizzata dalla tecnica in velocità del palleggio avversario. Ma Buffon e gli stopper parano tutto, e a un certo punto pare di essere dentro a un Rocky, quando l’allenatore gridava a Stallone «non fa male!» a ogni pugno preso, e quello lo ripeteva a voce ancora più alta incurante dell’assedio di Apollo Creed (o era Ivan Drago?).
LA SVOLTA Il tempo di pensare che il calcio all’italiana 2.0 di Allegri ha raggiunto con la semifinale il suo traguardo massimo, e la partita cambia sull’onda del SEMIFINALI travaso di energie: quelle 2-1 bianconere salgono, quelle JUVENTUS Real Madrid madridiste scemano, e la 1-1 buona stella di Max si vede 3-0 dal tempo che ci mette la JuBarcellona Bayern 2-3 ve a capitalizzare lo spread rovesciato. Quasi nulla, MoFINALE rata sfrutta un valzer difensiBERLINO, 6 giugno vo di Varane e Ramos per far scendere la palla ricevuta da BARCELLONA Pogba al punto giusto di batJUVENTUS tuta: non esulta esteriormente, ma nell’intimo dev’esserci il sabato del villaggio. Di lì in poi il copione è scritto (e blindato da Allegri col passaggio a cinque in difesa), il Real insegue il gol Olympiastadion dei supplementari attraverso Capienza: 70.500 spettatori un paio di schemi basic - gli Inaugurazione: 1 agosto 1936 inserimenti sulle fasce di GDS Marcelo e James - che però non trovano mai il colpo conl’autocombustione. Ancelotti organizza dei tur- clusivo (Bale ne sbaglia parecchi), mentre il conni - manca solo la coda con i numerini - per an- tropiede della Juve costruisce due palle-gol enordare a pizzicare Buffon, in modo da non conce- mi: ma nell’uno contro uno sia Marchisio che Podere troppo campo alle ripartenze bianconere. gba non riescono ad avere la meglio su Casillas. Il Troppo bello per essere vero a lungo, però; allo fischio finale di Eriksson arriva con Tevez e Lloscoccare del quarto d’ora Marcelo salpa in mare rente che stanno facendo passare il tempo nei aperto trascinandosi dietro Carvajal dall’altra pressi del corner avversario, e gli juventini quasi parte, e Kroos resta l’unica sentinella in mezzo non ci credono. Poi vedono Ronaldo e James crolal campo prima dei due centrali. La Juve arretra lare in ginocchio disperati, e allora si abbracciadi botto perché l’unico ad aggredire in mezzo no piangendo, stretti attorno al grande Buffon. resta Vidal: Marchisio soffre gli attacchi di Mar- Hanno attraversato l’inferno, e ne sono usciti col celo, Pogba pare svagato, Tevez non si fa vedere, navigatore impostato su Berlino. Pirlo viene sorvolato dalla velocità della mano© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’ULTIMO ATTO
1Buona partenza dei bianconeri, ma il
rigore di Ronaldo mette i brividi. Non brillano Pirlo e Tevez. Ci pensa l’ex Real a fare 1-1 e a riportare a Berlino un grande Buffon
2005-06
2006-07
2007-08
LA MOVIOLA di FRANCESCO CENITI
CHIELLINI SU RODRIGUEZ: OK IL RIGORE
2008-09
Juve
2011-12
2012-13
REAL MADRID
1 1
2013-14
Roma
2010-11
Juve Milan Napoli
Fiorentina
2009-10
Juve Milan
20sfide a eliminazione diretta
Inter Milan Napoli
32
Juve Milan
108
gare giocate
Inter Milan Roma
*esclusa la vecchia Coppa dei Campioni
46
Inter
Milan Roma
SUBITI
CAMPIONE FINALE SEMIFINALE QUARTI OTTAVI GIRONI
Inter Lazio Milan Roma Fiorentina Inter Juve Roma
149
FATTI
LE ITALIANE IN CHAMPIONS NELLE ULTIME 10 STAGIONI
Inter
231
30
vittorie squadre italiane pareggi vittorie squadre spagnole
Udinese
LE SFIDE ITALIA-SPAGNA IN CHAMPIONS
Inter Juve Milan
I GOL
2014-15
JUVENTUS
PRIMO TEMPO 1-0 MARCATORI C. Ronaldo (RM) su rigore al 23’ p.t.; Morata (J) all’11’ s.t. REAL MADRID (4-3-3) Casillas; Carvajal, Varane, Sergio Ramos, Marcelo; Isco, Kroos, J. Rodriguez; Bale, Benzema (dal 22’ s.t. 14 Hernandez), C.Ronaldo. ALLENATORE Ancelotti PANCHINA Navas, Arbeloa, Pepe, Coentrao, Illarramendi, Jesé. CAMBI DI SISTEMA nessuno ESPULSI nessuno AMMONITI Isco per gioco scorretto, J. Rodriguez per simulazione
JUVENTUS (4-3-1-2) Buffon; Lichtsteiner, Bonucci, Chiellini, Evra; Marchisio, Pirlo (dal 34’ s.t. Barzagli), Pogba (dal 44’ s.t. Pereyra); Vidal; Morata (dal 39’ s.t. Llorente), Tevez. ALLENATORE Allegri PANCHINA Storari, Sturaro, Padoin, Coman. CAMBI DI SISTEMA dal 34’ s.t. 3-5-2. ESPULSI nessuno. AMMONITI Tevez per gioco scorretto, Lichtsteiner per comportamento non regolamentare
ARBITRO Eriksson (Svezia) NOTE spettatori 78.153. Tiri in porta 7-4. Tiri fuori 13-1. Angoli 8-5. In fuorigioco 1-4. Recuperi p.t. 1’, s.t. 4’.
Il fallo di Chiellini su Rodriguez: ok il rigore per il Real LAPRESSE Eriksson dà alla semifinale la sua impronta: i contatti devono essere importanti per meritare il fischio. All’11’ punizione per il Real: rischia Vidal in barriera, devia il tiro di Ronaldo col gomito largo, poteva esserci una punizione bis dal limite più il giallo al cileno. Subito dopo lancio di Pirlo, chiamato fuorigioco a Morata: c’è. Al 22’ il rigore per il Real: intervento ingenuo e imprudente di Chiellini su Rodriguez, colpito da dietro su polpaccio e ginocchio in modo evidente. Eriksson è a due passi e indica il dischetto. Al 28’ protesta Pogba per una lieve trattenuta di Carvajal in area: troppo poco per un rigore. Al 44’ ancora Rodriguez: finisce a terra dopo un contatto con Vidal (allunga il braccio senza motivo). L’arbitro ammonisce il giocatore del Real per simulazione: scelta severa, più giusto lasciar correre senza cartellino. Nella ripresa arriva il pari della Juve: nasce da una punizione di Pirlo (bravo l’assistente a segnalare il fallo di Ramos) e un’uscita di Casillas che non subisce carica da Chiellini. Poi Pogba evita l’offside e innesca Morata. Al 28’ altra protesta degli spagnoli: cross di Marcelo, corpo a corpo tra Evra ed Hernandez a pochi passi da Buffon. Duello ruvido, ma regolare. Per il resto, a parte le sbavature su un paio d’angoli regalati al Real, sono corretti i gialli a Isco, Tevez e Lichtsteiner (perdita di tempo).
PRIMO TEMPO 6’ Real subito in pressione Benzema si libera in area di Lichtsteiner ma poi calcia altissimo con il sinistro. 11’ Il compasso di Ronaldo CR7 conta i passi su punizione e si sistema a compasso: parte un destro che scende improvvisamente, Buffon deve toccare sopra la traversa. 14’ Scintilla Juve Tevez va in break centrale e serve Vidal, che dai 20 metri ci prova di sinistro: Casillas deve allungarsi a deviare. 20’ Bale da casa Si accende Bale: sinistro di lontano, Buffon in angolo. 23’ CR7 di rigore James penetra, Chiellini gli dà un calcetto: rigore. Ronaldo non perdona: 1-0. 29’ Cristiano troppo cristiano Contropiede Real, Ronaldo si beve Lichtsteiner ma invece di calciare cerca l’assist e l’azione sfuma.
SECONDO TEMPO 12’ Diamante Morata Sugli sviluppi di una punizione, Vidal rimette il pallone in area, Pogba di testa riesce a servire Morata, che controlla e spara in rete con il sinistro (foto LAPRESSE). È il gol qualificazione. 18’ Sciagurato Bale James con il tacco manda Marcelo sul fondo, cross sul primo palo dove Bale incredibilmente appoggia a lato. 23’ James calcia, Buffon guarda Il colombiano riceve al limite dell’area e da fermo spara di sinistro: palla appena sopra l’incrocio con Buffon immobile. 25’ Chance Marchisio Vidal mette Marchisio davanti alla porta, Casillas gli chiude lo specchio. 43’ Pogba perdona Altra chance per chiuderla prima: Llorente per Pogba, destro sulle mani aperte di Casillas.
Champions R Ritorno semifinali
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GIOVEDÌ 14 MAGGIO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
LE PAGELLE di SEBASTIANO VERNAZZA JUVENTUS
REAL MADRID
5,5
5
BALE DELUDE CR7 È SOLO BENZEMA GENEROSO IL TECNICO ANCELOTTI
6
5,5
5,5
CARVAJAL La difesa non è il reparto forte del Real, anche se il Carvajal di ieri sera non è stato neppure tra i peggiori. Spingente per un tempo (il primo) e sperso per l’altro, quando il Real attaccava alla rinfusa, nella speranza che i tre davanti azzeccassero il colpo. Forse Carvajal non è da Real. Tutto qua.
SERGIO RAMOS Rimesso davanti a Casillas, nel suo alveo naturale, non combina i disastri dell’andata, quando Ancelotti lo piazzò in mediana. Ciò non toglie che il Madrid abbia concesso quattro-cinque situazioni gol alla Juve e che in certi frangenti i quattro dietro si siano aperti come cozze.
VARANE Cristiano Ronaldo se la piglia con lui per l’1-1 di Morata, anche se nell’occasione non tutte le colpe ci sembrano sue. Ha fisico, ma ci pare che fatichi a trovare la giusta posizione e che scarichi un po’ troppi palloni all’indietro. Restiamo convinti che in giro ci sia di meglio.
MARCELO La solita trafficata «avenida», dove c’è Marcelo c’è flusso di palloni e di avversari (nel bene e nel male). È difficile valutarlo: a volte il brasiliano pare padrone del ruolo, in altre soffre di amnesie pazzesche. Data l’eliminazione, propendiamo per il bicchiere mezzo vuoto.
● CROSS 5 ● RECUPERI 10 ● PASSAGGI 55
● LANCI 13 ● RECUPERI 6 ● PASSAGGI 51
● LANCI 4 ● RECUPERI 1 ● PASSAGGI 24
● CROSS 8 ● DRIBBLING 4 ● PASSAGGI 64
EVRA METTE A TACERE BALE E CARLITOS SI SACRIFICA IL TECNICO ALLEGRI
4,5 Straperde il derby degli allenatori con Allegri. Questo Real sembra un’accozzaglia di grandi giocatori (alcuni lo sono sul serio, altri meno). Disequilibri difensivi e pensieri deboli a centrocampo, questi i problemi
IL MIGLIORE CASILLAS
7 La prova vivente e (parante) che la Juve ha meritato il pari e la qualificazione: interventi decisivi su Vidal, Marchisio e Pogba. Tre momenti da «Iper» Casillas, dedicati a chi lo fischia e a chi lo critica. ● PARATE 3 ● RINVII 6 ● PRESE ALTE 1
BALE
5 Mister cento milioni di euro si è deprezzato, oggi come oggi faticheremmo a sborsarne dieci. Non vede e non sente più la porta, come dimostrano gli errori. Il recente infortunio è un’attenuante molto generica. ● TIRI 7 ● CROSS 1 ● SPONDE 4
6,5
6,5
7
7
BUFFON Parate, paratone, paratine. Tutto il campionario in una notte. A lungo è lui a sorreggere la Juve. Anzi, diciamola tutta: se non ci fossero lui e Vidal, la Juve nel primo tempo farebbe naufragio anticipato e buonanotte ai suonatori. San Gigi non smette ancora di fare prodigi.
LICHTSTEINER Real col tridente e così gli tocca in sorte Cristiano Ronaldo, che va a scaricare il suo talento sul fianco destro della Signora. Diciamo che per 45 minuti si nota una certa differenza, ma nella ripresa lo svizzero subisce meno il fascino e l’ipnosi di CR7. Lich-sta (in piedi, senza scivoloni).
BONUCCI Calmo e riflessivo, consapevole di essere a un passaggio cruciale, sta attento a non commettere «bonucciate». Compensatore dell’irruenza di Chiellini, si focalizza su Benzema e dà uno sguardo ai lati. Prestazione non scintillante, ma importante, perché votata al bene comune.
EVRA Giocatori così sono cruciali in serate simili. Perché hanno già disputato un sacco di partite del genere e in memoria hanno un file per ogni situazione. Evra si misura con Bale e lo fa con grande sapienza, non gli dà quasi mai modo di puntarlo e sprintarlo. Evviva Evra, alla faccia dell’età.
● PARATE 4 ● RINVII 17 ● PRESE ALTE 5
● DRIBBLING 4 ● RECUPERI 6 ● PASSAGGI 32
● LANCI 2 ● RECUPERI 6 ● PASSAGGI 29
● CROSS 2 ● RECUPERI 4 ● PASSAGGI 21
8 5,5
6
6
6,5
ISCO Nulla da dire sul giocatore, che è forte e continuo. Molto da ridire sull’interpretazio ne tattica. Come altri compagni, sembra scollegato dalla squadra. A suo modo la dimostrazione che non basta sommare forti individualità e personalità per comporre una formazione forte.
KROOS Se non ci fosse lui, gli avversari tratterebbero il Real come un’autostrada sgombra a 4 corsie. Il solo a garantire filtro e a tentare un minimo di assemblaggio. Forse ha responsabilità in certe situazioni, ma fare a meno della sua attitudine al sacrificio non si può.
J. RODRIGUEZ Giovane e astuto: Chiellini è un pollo, ma James «massimizza» il contatto, cade con enfasi e si piglia il rigore. Più avanti l’arbitro non abbocca e lo ammonisce per simulazione. È bravo, diventerà un grandissimo e forse ha frequentato l’accademia d’arte drammatica.
BENZEMA All’andata Real senza «benza» perché senza Benzema. Qui è un’altra storia. Il francese è centravanti vero e consente l’allargamento di Bale e Ronaldo. Per un tempo il tridente blanco fa impressione e a Benzema manca giusto il gol. Meglio così. Sostituito per esaurimento di energie.
● TIRI 1 ● CROSS 7 ● PASSAGGI 45
● TIRI 3 ● LANCI 13 ● PASSAGGI 65
● TIRI 0 ● CROSS 5 ● PASSAGGI 55
● TIRI 2 ● SPONDE 3 ● PASSAGGI 15
6
IL PEGGIORE
8
8
5
RONALDO Il gol facile all’andata, il rigore al ritorno. Sembra che abbia perso il gusto per le giocate impossibili, anche se un suo tiro sull’esterno nel primo tempo è stata roba d’alta scuola. Cristiano forse oppresso dalla solitudine del fuoriclasse: senza un’idea forte di gioco è dura per chiunque.
HERNANDEZ Il «Chicharito» per Benzema, un cambio per nulla in linea con la struttura galattica del Real, e se ne è avuta conferma in questa semifinale di Champions. Ancelotti gli ha concesso un po’ di spazio sia all’andata sia al ritorno, ma di lui non si è accorto nessuno. «Chicharito» già bollito?
● TIRI 2 ● SPONDE 5 ● PASSAGGI 25
● TIRI 0 ● RECUPERI 1 ● PASSAGGI 27
Bravo è l’allenatore che annulla le distanze tecniche. Non c’è dubbio che tecnicamente parlando il Real sia superiore alla Juve, eppure nelle due partite non si è notato. Allegri ha «europeizzato» la Juventus.
IL MIGLIORE VIDAL
8 È il più duro, quello che in avvio, assieme a Buffon, meno si impressiona. Suo il primo, e a lungo unico, tiro juventino. Suo un salvataggio su Isco. Ovunque e comunque. «Livin’ la Vidal loca» (cit.) ● TIRI 2 ● RECUPERI 8 ● CROSS 4
6,5
6,5
6,5
MARCHISIO D’accordo, ha avuto sui piedi la palla del k.o. e si è fatto ammaliare da Casillas, ma non fermatevi al particolare, guardate al generale. Scoprirete che Marchisio ha giocato 90 minuti di sostanza e che ha messo il silenziatore a gente con piedi di molto superiori ai suoi.
PIRLO Quando esce, il Bernabeu lo ricopre di applausi: il tributo che lo storico stadio riserva ai fuoriclasse. Il fatto è che da qualche tempo Pirlo non è più il vero Pirlo perché viaggia in differita di corsa e di pensiero. Fa valere l’esperienza di chi ha calcato e calciato.
POGBA Come cervo che sta guarendo da ferita, Pogba trotta, ma non galoppa. Sbaglia qualche passaggio di troppo e molti ne maledicono l’impiego dal 1’. Fino all’attimo del pareggio, quando tiene vivo il pallone e di testa imbocca Morata. Il momento del fuoriclasse. Pog-sa...
TEVEZ Diciamo che viene molto utile nel finale, quando bisogna tenere su palloni per far rifiatare e risalire la squadra. Il vero Apache però qui non si è visto. Mai al tiro, mai pericoloso. Si è sacrificato e ha lottato. Forse ha riservato il meglio di sé per la finale contro Messi e i suoi compari.
● TIRI 2 ● RECUPERI 3 ● PASSAGGI 35
● LANCI 4 ● RECUPERI 8 ● PASSAGGI 38
● SPONDE 3 ● LANCI 3 ● PASSAGGI 35
● TIRI 0 ● RECUPERI 3 ● DRIBBLING 3
7
7,5
IL PEGGIORE CHIELLINI
6 Come un elefante in un negozio di cristalli. Sei al Bernabeu e ti avventi su James in area: non puoi pensare di farla franca. Ma piano piano si ripiglia, si resetta: in una serata così il 6 non si nega a nessuno. ● LANCI 1 ● RECUPERI 2 ● PASSAGGI 46
ERIKSSON Al riparo dai soliti sospetti (è multimilionario...), lascia giocare e fischia solo quando lo ritiene necessario. Come sul rigore dato al Real, provocato dall’entrata ingenua di Chiellini: sembra poca cosa in diretta, ma il replay gli dà ragione. Non interviene su Pogba e Hernandez: coerente
6,5
s.v.
s.v.
MORATA Chi è il grande attaccante? Colui il quale, nel quadro di una partita difensiva della squadra, capitalizza l’unica palla gol che gli i compagni gli recapitano. Morata freddo e implacabile nel momento in cui serve. Due gol in due partite con la sua ex squadra: che rosicamento per il Real.
BARZAGLI Difesa a quattro dall’inizio e a tre verso la fine, quando c’è da proteggere il tesoretto. Allegri ripropone al Bernabeu lo schema già collaudato allo Stadium e Barzagli esegue, va a puntellare Bonucci e Chiellini, a evitare che cadano nell’errore agli sgoccioli.
LLORENTE Pochi minuti, ma significativi. Allegri gli chiede di fungere da pilone, di tenere su la squadra per quanto gli è possibile. Llorente esegue il compito, appena può difende palla e l’appoggia al compagno in risalita. Non gli capita l’occasione, ma forse era previsto che non gli capitasse.
PEREYRA Vedere alla voce Llorente. Si segnala per come mantiene viva una palla in alto a destra e per come esce da una situazione intricata in basso a destra, nella sua area. Uno scampolo di gara, non possiamo dargli il voto, ma se potessimo sarebbe una abbondante sufficienza.
● TIRI 2 ● CROSS 1 ● PASSAGGI 15
● LANCI 0 ● RECUPERI 0 ● PASSAGGI 0
● SPONDE 2 ● RECUPERI 1 ● PASSAGGI 5
● DRIBBLING 1 ● RECUPERI 1 ● PASSAGGI 1
KLASENIUS 6 WÄRNMARK 6,5
MARTIN STRÖMBERGSSON 6 MARKUS STRÖMBERGSSON 6
TRA CONTI E CALENDARIO
Campagna europea da record: 100 milioni di entrate 1Con la Juventus a Berlino il 6 giugno
la Roma la torta italiana del market pool. Questa pioggia di denaro farà schizzare il fatturato a livelli mai visti, sui 315-320 milioni (erano 280 l’anno scorso). E non abbiamo considerato i bonus dei contratti di sponsorship. Se poi la Juve vincerà la Champions i 6,5 milioni di premio Uefa che spettano alla finalista perdente saliranno a 10,5, col conseguente gettone della Supercoppa europea (3 o 4 milioni).
la finale di Coppa Italia contro la Lazio a Roma è anticipata a mercoledì 20 maggio
Marco Iaria twitter@marcoiaria1
U
na campagna trionfale, una campagna da 100 milioni di euro. Avete sentito bene: 100 milioni. È quanto la Juve si è assicurata galoppando in Champions fino alla finale di Berlino. L’ammontare tiene conto dei bonus Uefa (30,9 milioni), del market pool, cioè la quota spettante dai diritti (49,4 milioni) e degli incassi
al botteghino: a quelli casalinghi registrati sino alle semifinali (14,6 milioni) si sommerà la quota (30%) dei proventi da biglietteria della finale organizzata dall’Uefa, che si può stimare in 3,7 milioni. Il totale sfiora, appunto, i 100 milioni. Gli 80,3 milioni di premi rappresentano un record per la competizione: mai nessun club aveva incassato così tanto. La Juve è stata brava e fortunata: brava per aver raggiunto la finale, fortunata perché si è divisa solo con
Il presidente Andrea Agnelli, 39 anni, e l’a.d. Beppe Marotta, 58 ANSA
CALENDARIO Con la Juve in campo il 6 giugno per la Champions, in Lega è già scattato il piano B per la finale di Coppa Italia a Roma contro la Lazio, originariamente prevista per il
7 giugno. Si giocherà il 20 maggio, sempre alle 20.45 all’Olimpico. Quindi incastrata nella volata finale del campionato. Diversamente non era possibile fare visto che la Serie A termina il 31 maggio. Quindi, se la squadra di Allegri ha già festeggiato lo scudetto, quella di Pioli dovrà pensare all’atto conclusivo della Coppa Italia con la mente già assorbita dagli impegni cruciali di campionato in ottica qualificazione alla Champions. In particolare, la sfida con la Juve cadrà quattro giorni prima del derby: la Lazio potrebbe chiedere di posticiparlo a lunedì 25. Ma come la mettiamo con l’ordine pubblico? © RIPRODUZIONE RISERVATA
Champions R Ritorno semifinali
GIOVEDÌ 14 MAGGIO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
1Alvaro Morata non ha numeri esagerati ma la sua partita va oltre le cifre. Ha ricevuto palloni da tutta
LA SUA PARTITA NEL SUO VECCHIO STADIO I PUNTI DA CUI HA TIRATO IN PORTA GOL RESPINTO
la squadra, li ha difesi, ha fatto salire i compagni, ha spesso preso fallo: guardare il grafico dei duelli aerei per capire. Poi il dato dei numeri 9: un tiro in porta, un gol. Quando contava, Morata c’era (AP)
CLASSIFICA TIRI
I DUELLI AEREI FALLI GUADAGNATI
PERSI
JUVENTUS
Bale
21
PASSAGGI 7
4 POSITIVI
Il colore è più intenso nelle zone in cui ci sono stati più tocchi di palla ATTACCO
1 1 1
1
1
1
2
1
1
1
1
2 1 1 1
2
1
3
2
2
2
33
2
26 Lichtsteiner 6 9
1 26
1
1
MORATA INVIATA A MADRID
L
o spirito allegro era stato evocato già dopo la partita di andata. Gli ex non portano fortuna al Real Madrid e i giocatori prestati ancora meno. Terremotato da Huntelaar nell’ottavo di finale con lo Schalke 04, colpito da Alvaro Morata a Torino nella prima semifinale, il Madrid si è ricordato improvvisamente della lunga serie di ex giocatori che avevano picconato la Casa Blanca, da Zamorano in poi, e ha ripensato con un leggero brivido a Morientes, che da prestato al Monaco lo eliminò dalla Champions League segnando sia all’andata che al ritorno e esultando selvaggiamente, cosa che il tenero Alvaro non ha fatto neppure ieri. Ma quanto fosse felice il ragazzo cresciuto nel mito di Raul è comprensibile anche senza scene da pazzo. Il padre Alfonso lo aveva detto: «E’ concentrato, non avrà paura del Bernabeu, d’altra parte in questo stadio qualche mese fa ottantamila spettatori invocavano il suo nome». Alvaro Morata era sicuro di potercela fare: tornare a casa, fare il suo lavoro, dimostrare la crescita di questi mesi torinesi. Suo padre era ancora più sicuro. Agli amici ieri pomeriggio ha raccontato di avere già in tasca il biglietto per Berlino.
TENTATIVI C’è un giorno che segna l’inizio di questa storia e di questo viaggio verso Berlino. Il 19 luglio la Juve annuncia di avere ingaggiato Alvaro Morata. Quello che la gente non sa, e che i giornali spagnoli scriveranno molti mesi dopo, è che i dirigenti del Madrid al momento della firma dell’accordo per il prestito con diritto di ricompra (nel 2016, diritto che ieri Marotta ha detto chiaramente di «voler togliere») aveva provato a convincere la Juve a inserire la cosiddetta Clausola del Miedo, ovvero della paura, come è definita
IN EUROPA
4
i gol di Morata in questa Champions, tutti pesantissimi: andata e ritorno con il Borussia, andata e ritorno col Real
33 Evra 23 Vidal 6 Pogba
fIL PERSONAGGIO
Alessandra Bocci
NEGATIVI
6
Morata
2
Vidal
2
Marchisio
2
Sergio Ramos
2
Ronaldo
2
84’
CROSS 1
LANCI 1 DRIBBLING
POSITIVI
1 50%
NEGATIVI
2
1 50%
10 Tevez 10
23
15
3
Kroos
PASSAGGI RICEVUTI
MINUTI GIOCATI
I DATI DI MORATA
REAL MADRID
Benzema
TOCCHI PER ZONA
5
in Spagna, che impedisce al club che prende il giocatore in prestito di schierarlo contro la squadra di origine. E’ una regola non accettata dalla Uefa, e alla fine, vero o no che sia l’episodio, nulla ha impedito ad Allegri di schierare Alvaro e mostrarlo ai suoi antichi tifosi nello splendore della crescita. Aiutato da Pogba, un altro che a Madrid seguono con occhi prensili, ha rimesso la squadra sulla via
IL GOL
1
CONTRASTI VINTI 1
FALLI SUBITI 3
PALLE RECUPERATE 2
FUORIGIOCO 3 GAZZETTA
Alvaro, non solo rispetto «Che festa in spogliatoio!» 1Non ha esultato
come a Torino, ma poi si è scatenato. Marotta: «Vogliamo togliere il diritto di ricompra»
di Berlino, dove nessuno all’inizio della stagione avrebbe neppure pensato di arrivare, ma dove adesso, secondo il comando già impartito dal capo Buffon, nessuno vorrà andare a fare il turista. NUMERI 19, il giorno del contratto del match-winner, perché tale è stato Morata nei 180 minuti di semifinale. 4, i gol di Morata in undici partite di Champions. 57, il
minuto magico: tre degli ultimi quattro gol della Juve in Champions sono arrivati al 12’ della ripresa. E pensare che tutto sembrava poter finire con il rigore di Ronaldo, il Real che procedeva a ondate, la Juve che sembrava ormai spremuta dopo i tanti chilometri accumulati nelle gambe in questi mesi. Ronaldo segna al 23’, Morata risponde al 57’: tutto sommato la Juve è stata fuori dalla
Champions per un periodo brevissimo. La strada però è stata lunga, Allegri alla vigilia sembrava rilassato ma sentiva crescere la pressione, e figurarsi se non la sentiva Morata, lo spiritello che ha scombinato i piani del Real. La fiducia nella remuntada (minima, visto il punteggio di Torino) e nella finale, a Madrid era fitta e pesante come l’aria calda. Sembrava una pratica banale, rimontare un gol a una italiana che non vedeva la finale da 12 anni. Poi è tornato Morata. Un fantasma educato, mica uno di quelli che trascinano catene rumorose nei vecchi castelli e spaventano la gente. Gli è bastato fare gol, senza urlare. «Sono molto contento, ringrazio i tifosi allo stadio, daremo tutto per vincere la finale. Sarà difficile ma se continuiamo a lavorare così penso che possiamo farlo». VOCI E in fondo alla serata anche lo spiritello leggero si è lasciato andare e ha confessato di aver cantato nello spogliatoio con i compagni. Poi, su Twitter, ha ringraziato Llorente «per tutto l’aiuto»: elegante. Alla fine lo hanno fischiato, ma Morata sorvola. «Io non ho esultato, ho fatto soltanto il mio lavoro da giocatore della Juve e nello spogliatoio ho festeggiato anch’io. Dedico gol e qualificazione alla mia famiglia, alla mia ragazza, ai miei amici e al mio procuratore. Lo scorsa estate è stata dura». Poi capita di trasformarsi in uno spirito allegro, scombinare le trame e scoprire che cambiare vita non è poi tanto brutto. © RIPRODUZIONE RISERVATA
MARCA.COM
Moratazo! ● Il sito di Marca ha scelto il titolo «Moratazo». Dice tutto, come «Maracanazo» nel ‘50.
6
Champions R Ritorno semifinali
REAL MADRID
JUVENTUS
BARICENTRO
8
6
8 2
11
25 12
11 5
54,2%
PASSAGGI EFFETTUATI
507
122
POSSESSO PALLA
10 7 9
4
23
146
ANGOLI
ALTO 55,7 metri 12
1
GIOVEDÌ 14 MAGGIO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
86,6% TIRI NELLO SPECCHIO
PALLE PERSE
FALLI COMMESSI
26
PASSAGGI RIUSCITI
7
4
45,8%
15
BARICENTRO MOLTO BASSO 42,6 metri
437
CONTRASTI
79,2%
19
8 9 23 21 10 6
1 3 33 GDS
fLA PARTITA AI RAGGI X
gba, Marchisio che si fiondano nell’area nemica.
Andrea Schianchi
Morde, ruba, imposta: P con un Vidal così la Juve gioca in dodici 1Allegri schiera il cileno da trequartista, e lui lo fa con la grinta del mediano: 11,9 chilometri fatti, 71 tocchi e 8 palle recuperate LA MOSSA TATTICA
BALE: tiri effettuati 7 BENZEMA: sponde 3 RONALDO: occasioni create 3 J. RODRIGUEZ: palle perse 21 J. RODRIGUEZ KROOS
RONALDO BENZEMA
BALE
PASSAGGIO MOVIMENTO
Determinante, per il gioco offensivo del Real Madrid, il movimento di Benzema. Parte in posizione di centravanti, ma svaria su tutto il fronte d’attacco: va ad aggredire la zona di sinistra consentendo a Ronaldo di accentarsi e di ricevere il passaggio dai centrocampisti. Il portoghese, poi, in posizione di trequartista, ha la possibilità di calciare in porta o di confezionare l’assist GDS
er portare a casa la pelle dal Santiago Ber- PRECISIONE Il 54,2% di controllo della partita nabeu e disegnare un vero e proprio capo- da parte del Real Madrid produce 19 tiri, che lavoro, a parte le solite questioni tecniche sono parecchi: 5 nello specchio e 14 fuori. È qui e tattiche, le marcature e le sovrapposizioni, i la discriminante: manca precisione alle stelle di raddoppi e il pressing, serve una qualità che non Ancelotti. La Juve, invece, di conclusioni ne eftutte le squadre hanno: il carattere. La Juve ne fettua soltanto 6, ma 4 sono nello specchio e 2 possiede in abbondanza e in mezzo alla bolgia fuori. A conti fatti, dunque, la sfida delle occamadridista, anche quando è sotto di un gol e i sioni si chiude: 5-4. Ciò che appare lampante, più la danno per spacciata, dimostra di avere la una volta che i bianconeri hanno raggiunto il forza per rialzarsi e andare a prendersi quello pareggio, è la lentezza nella costruzione della spicchio di gloria che la conduce sulla strada per manovra da parte del Real Madrid. ProbabilBerlino. I centrocampisti, cioè gli mente la stanchezza si fa sentire, uomini più importanti per i bianprobabilmente la benzina scarconeri, non sono in serata di graIL NUMERO seggia, probabilmente gli uomini zia, perlomeno all’inizio, e tutta la di Ancelotti sono poco portati al manovra ne risente. Però, a disacrificio, di certo i centrocampispetto di una condizione fisica sti della Juve sono bravissimi a che non è sicuramente ottimale, i chiudere tutti i buchi. Vidal parteragazzi di Allegri riescono a restacipa con la testa, con le gambe e re uniti, a non concedere spazi ai i palloni persi da con il cuore. Corre per 11,9 chilopalleggiatori spagnoli e a proteg- James Rodriguez. metri, e sempre con grande intengere, per quanto possibile, la renon si tira mai indietro se c’è Troppi. E il Real non sità, troguardia. da entrare in contrasto con gli avriesce a superare il versari, è il primo a farsi vedere DOPPIO COMPITO In questo lavo- muro Juve. quando i difensori devono effetro di sacrificio, molto operaio e tuare il disimpegno. Sono 71 i tocforse poco artistico (tuttavia estremamente effi- chi del cileno (solo Chiellini ne fa di più: 73), 51 cace) brilla Artur Vidal. Allegri gli affida un ruo- i passaggi (10 sbagliati), 2 i tiri (1 in porta e 1 lo scomodo: trequartista. Che significa: in situa- fuori). E poi, a impreziosire la prestazione, anzione offensiva il cileno deve insinuarsi tra le che 3 lanci smarcanti, 4 cross, 2 sponde e un’oclinee avversarie e dare fastidio ai difensori del casione creata, quando mette Marchisio solo daReal; in situazione di contenimento, quella più vanti a Casillas con un passaggio filtrante. Altri comune in una sfida come quella del Bernabeu, numeri da leggere con attenzione: 4 contrasti (3 Vidal ha l’obbligo di aggiungersi ai compagni vinti), 8 palloni recuperati (record per gli juvendel centrocampo, di rubare palloni, di contra- tini), 15 persi, 3 falli commessi e 1 fallo subito. stare i presunti architetti di Ancelotti. Così ecco Tanta sostanza, insomma. È il giocatore-simboil cileno andare sulle piste di Kroos, il regista lo della Juve che sbarca in finale di Champions. degli spagnoli, correre dietro a Isco, pressare Ja- Nessuno l’aveva previsto, ma il calcio è bello anmes Rodriguez. E, una volta ripreso il controllo che perché è un gioioso mistero. © RIPRODUZIONE RISERVATA del pallone, è lui a imbeccare Tevez, Morata, Po-
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GIOVEDÌ 14 MAGGIO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
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Champions R Ritorno semifinali rono a salvare il futuro Marchese di Spagna, ed è per questo che l’avventura di Ancelotti al Madrid potrebbe essere al capolinea.
fAREA TECNICA
L’ALLENATORE DEL REAL
ANCELOTTI PIANGE «LA FINALE È SFUMATA A TORINO» Filippo Maria Ricci CORRISPONDENTE A MADRID @filippomricci
E
ora il futuro si fa incerto. Dopo un 2014 storico, mai nella sua illustre storia il Madrid aveva vinto 4 trofei in un anno solare, Carlo Ancelotti deve fare i conti con un 2015 sottotono e l’umore sepolcrale del presidente Perez. Via la Copa del Rey contro l’Atletico in gennaio, la Liga che è scivolata verso Barcellona (manca solo la certezza matematica), via la Champions con la Juventus. Quella di ieri sera per Ancelotti potrebbe essere stata l’ultima partita sulla panchina del Madrid: Carlo ieri è stato squalificato per le ultime 2 giornate di Liga per l’applauso ironico a Clos Gomez alla fine di RealValencia di sabato scorso, e a meno di un ricorso non ancora annunciato la sua stagione si è
GIOVEDÌ 14 MAGGIO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
chiusa col pareggio europeo. DEL BOSQUE 2003 Sembra una follia poter anche solo pensare di mandar via Ancelotti ma qui alla Casa Blanca le date di scadenza dei tecnici sono peggio di quelle del latte fresco: nel 2003 Del Bosque fu sollevato dall’incarico nonostante avesse vinto la Liga quell’anno e la Champions l’anno prima, oltre a quella del 2000. Sette titoli in 3 stagioni e mezzo non basta-
SUL FUTURO
Il tecnico del Real deve fare i conti con l’umore nero del presidente Perez: capolinea vicino Vista la squalifica di due giornate, potrebbe essere stata l’ultima partita con il Madrid
IL GATTO SENZA VITE? Nella primavera del 2014 i dirigenti del Madrid avevano iniziato a chiamare Carlo «el gato» perché pareva avere sette vite: a cadenza quasi settimanale Florentino minacciava di cacciarlo e il Madrid di Ancelotti, coi giocatori unitissimi al tecnico, sfoderava prestazioni memorabili, fino alla finale di Lisbona: esonerato al 92’, campione nei supplementari. Questa stagione è iniziata con la vittoria sul Siviglia in Supercoppa Europea, poi la sconfitta con l’Atletico in quella Spagnola, il record di vittorie consecutive (22) suggellato dalla conquista del Mundialito in Marocco. Finito il 2014, finita la magia. La striscia di derby senza vittorie, la difficile ricerca dell’equilibrio complicata dagli infortuni (Modric in primis), la nuova vita ottenuta nei quarti di Champions con l’Atletico, le critiche per l’idea Ramos a centrocampo che aveva fatto infuriare il presidente e ora il buio bianconero. Ai primi di gennaio il rinnovo del contratto di Carlo (scadenza 2016) era dato per scontato. Ora sembra esserlo l’esonero. «BARÇA FAVORITO» Non c’è equilibrio alla Casa Blanca, e l’allenatore emiliano lo sa bene: per lui in caso di esonero potrebbe aprirsi un futuro al Manchester City, il Madrid dovrà decidere se confermare Ancelotti, far fare un giro sulla giostra al pupillo Zidane o se guardare altrove, tipo a casa di Klopp. Sempre all’insegna dell’instabilità. «Ci siamo giocati la finale nella gara di Torino, dove ci è mancata intensità. Qui al Bernabeu abbiamo dato il meglio e in generale sono orgoglioso dei miei giocatori. Nel calcio contano i dettagli: lo scorso anno recuperammo la finale all’ultimo minuto e alcuni dissero che fummo fortunati: con la Juve di fortuna non ne abbiamo avuta. Ora parlare del mio futuro non ha senso. Mancano ancora due partite di Liga. Le giochiamo, poi ci siederemo e parleremo del futuro. La finale? Il favorito è il Barcellona ma in una gara secca tutto può succedere». © RIPRODUZIONE RISERVATA
fAREA TECNICA
L’ALLENATORE DELLA JUVENTUS
ALLEGRI CANTA «LA VITTORIA DEL CORAGGIO. PRENDIAMOCI QUESTA COPPA» Mirko Graziano INVIATO A MADRID
«G
rande soddisfazione, bella partita, niente barricate dice Massimiliano Allegri a fine battaglia -. Dovevamo giocarcela per forza, altrimenti ci avrebbero schiacciato, era l’unico modo per portare a casa questa semifinale. E abbiamo spesso sbagliato l’ultimo passaggio nel secondo tempo, si poteva infatti addirittura vincere». Passa la Juve. E lo fa da grande squadra. Andando sotto, non perdendo mai la presa sulla partita, incassando quando c’è stato da incassare e colpendo alle prime vere distrazioni dei campioni d’Europa uscenti. IL TRIONFO DI MAX Prestazione super, che regala nuova dignità al calcio italiano e che
premia la filosofia di un tecnico mai pessimista, allergico alla politica di mettere le mani avanti, spavaldo al punto giusto e tatticamente preparatissimo a ogni tipo di gara. Sì, festeggia l’intero pianeta Juve, ma è il trionfo soprattutto di Massimiliano Allegri, allontanato da Milano non certo con gli onori del caso, accolto a Torino fra pernacchie, insulti e altro da una buona fetta dei tifosi bianconeri. E si registra, da un po’ di tempo a questa parte, un’imbarazzante corsa
IL RINNOVO? ORA NON CI PENSO. DOBBIAMO PREPARARE CON GRANDE ATTENZIONE LA COPPA ITALIA MASSIMILIANO ALLEGRI ALLENATORE JUVENTUS
generale a salire sul carro del tecnico livornese. Su quel carro, invece, il posto d’onore spetta ad Agnelli e Marotta, lucidi e veloci di mente nell’arginare l’addio a preparazione iniziata di Antonio Conte, e poi muro granitico davanti alle proteste dei tifosi. GUIDA SOLIDA Siamo a metà maggio, e la Juve ha già incamerato lo scudetto, mercoledì prossimo si giocherà la finale di Coppa Italia contro la Lazio e il 6 giugno sarà invitata speciale al gala di Berlino. Di sicuro, la stagione già strapositiva prima della gara del Bernabeu, assume ora contorni eccezionali. Il prossimo 19 maggio saranno cinque anni di presidenza di Andrea Agnelli, baby dirigente ieri, oggi punto di riferimento in Italia ed eccellente “politico” a livello internazionale. Quattro scudetti, due Supercoppe italiane, la Juve di nuovo in finale nell’Europa che conta, bilanci a posto e un futuro radioso, sotto ogni punto di vista, soprattutto tecnico. Già in cantiere un mercato piuttosto interessante. Il nipote dell’Avvocato e figlio di Umberto ha saputo mettere a punto una macchina da guerra, in campo e dietro le scrivanie più delicate. E ORA IL CONTRATTO!Decisiva la scelta di Beppe Marotta, vero e proprio gentiluomo in mezzo a una giungla piena di improvvisati faccendieri, dirigente capace, onesto e abile. E una delle prossime mosse sarà quella di ufficializzare il rinnovo del contratto proprio di Allegri: nuovo accordo fino al 2017 con opzione per il 2018, ingaggio che salirà sensibilmente. «A quest’ora non ci penso - continua Max - così come non ho al momento in testa la finale di Champions, perché bisogna preparare con grande attenzione la finale di coppa Italia». Cannibale! Ma è l’atteggiamento giusto. E ancora: «Giocare qui al Bernabeu non è facile, ci vuole coraggio e bisogna limitarli in ogni fase della gara. Nel primo tempo abbiamo sofferto un po’ a destra, ma nel secondo tempo siamo venuti fuori bene e ci siamo imposti. È una bella notizia anche per il calcio italiano, ci voleva. I ragazzi hanno meritatamente conquistato la finale: questo è un gruppo straordinario. Il Barcellona? Ce la giochiamo, in una gara secca può succedere di tutto». Serata speciale: fa addirittura pace con Arrigo Sacchi in tv... © RIPRODUZIONE RISERVATA
Tevez sicuro: «Abbiamo l’allenatore migliore» 1L’attaccante: «Finale meritata, troviamo un grande Barça e il miglior Messi, ma si può. Per il futuro non ho ancora deciso»
Fabiana Della Valle INVIATA A MADRID
L
acrime calde e gioia, abbracci, mani che s’intrecciano, corse a perdifiato sotto lo spicchio degli indemoniati tifosi bianconeri. C’è Pirlo che corre come fece Grosso dopo la finale mondiale vinta a Berlino, qualcuno cerca di placcarlo ma non è impresa facile. Andrea si è preso gli applausi del Bernabeu, cosa che capita solo ai grandi campioni, al momento del cambio, e ora si gode la festa. SOGNO TRIPLETE «Allegri portaci a Berlino», cantavano i tifosi a Madrid ieri pomeriggio, quan-
do l’adrenalina era già a livelli stellari. Ora la Juve è a Berlino, la Cenerentola dei quarti è arrivata fino in fondo, alla faccia di chi la dava sfavorita, dimostrando che ci si può sedere in un ristorante da 100 euro anche se ne hai solo 10 da spendere. Basta saper investire bene, essere capaci di scegliere un bravo allenatore in poche ore e far sempre sentire la propria vicinanza alla squadra. E’ la vittoria della società, di Allegri, dei giocatori, che erano stufi di sentirsi dire che vincevano solo grazie a Conte. Così si sono ripresi lo scudetto, ormai ordinaria amministrazione per loro, e hanno fatto molto di più. Finale di Coppa Italia e di Champions.
DALLA DANZA... Evra-Pogba al fischio finale: la festa diventa danza LAPRESSE
PRESTAZIONE STORICA E STOICA. IL PRONOSTICO ERA SFAVOREVOLE, MA A VOLTE TRIONFA LA PIÙ PICCOLA GIUSEPPE MAROTTA A.D. JUVENTUS
... AL TWEET Pogba-Lichtsteiner negli spogliatoi: non servono le parole
IMPRESA STORICA Festa in campo, festa sugli spalti, festa che è continuata a lungo negli spogliatoi. Da dove Storari ha postato i canti di festa, mentre Sturaro su instagram: «Andiamo a Berlino, siamo matti». E poi tutta la grinta di Tevez: «Siamo una grande squadra, nessuno ci ha regalato niente e in ogni partita facciamo grandi cose. L’allenatore più for-
te ce l’abbiamo noi, Allegri ha preparato benissimo la gara, ci dà sempre fiducia. Messi? Di un altro pianeta, e lo becchiamo nel suo momento migliore, in un grande Barça. Il futuro? Non ho ancora deciso». La festa ci sta tutta, visto che la celebrazione dello scudetto era stata in tono minore, proprio per non deconcentrarsi. Marotta, che insieme
ad Agnelli è il principale artefice di questa cavalcata trionfale, stavolta si lascia andare: «È un’impresa storica, abbiamo sovvertito i pronostici. Abbiamo messo in campo personalità e sofferenza. La Coppa è un sogno, ma i sogni si possono realizzare. Abbiamo dimostrato che questa società, questi giocatori e questo allenatore possono andare lontano. Dopo il pari guardavo l’orologio di continuo, loro possono segnare sempre. Allegri ha fatto una grande mossa in difesa inserendo Barzagli. Andiamo a Berlino meritatamente, nessuno ci ha regalato nulla. Siamo andati sotto su rigore, ci siamo rialzati e abbiamo pareggiato. Ora pensiamo prima alla Coppa Italia, è un traguardo che vogliamo a tutti i costi». Questa Juve è incontentabile. «Sportivamente sì – chiude Marotta – e siamo contenti». E adesso la parola triplete non è più impronunciabile. © RIPRODUZIONE RISERVATA
GIOVEDÌ 14 MAGGIO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
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Champions R Ritorno semifinali
GIOVEDÌ 14 MAGGIO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
Buffon vede Berlino «Ma non da turista, le finali si vincono»
no perché di finali di Champions non se ne giocano tante: quando ci sei, devi provare a vincerle». RIVINCITA Buffon non ha paura di niente e di nessuno. A Berlino ci sarà il Barcellona di Messi e Neymar, quello che ha strapazzato il Bayern, ma poco importa. Gigi aspetta da 12 anni questo momento e adesso vuole la rivincita. La Champions persa ai rigori a Manchester contro il Milan è una ferita che non si rimarginerà mai. Fa male ogni volta che ci pensa, un dolore che si porterà dentro per sempre. La Coppa, quella che ieri sera prima della partita era a bordo campo al Bernabeu, non è mai riuscita a vincerla. «Non mi è ri-
1«Sembrava uno scherzo del destino, ora la Coppa»
E nello spogliatoio si fa festa col po-po-po del 2006... Fabiana Della Valle INVIATA A MADRID
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iceva Gotthold Ephraim Lessing, filosofo tedesco del 1700, che l’attesa del piacere è essa stessa il piacere. Se è davvero così, la Juventus deve essersela goduta fino in fondo, perché 12 anni sono un lasso di tempo interminabile. Gigi Buffon ne sa qualcosa, lui che c’era nel 2003, quando i bianconeri giocarono l’ultima finale di Champions. Gigi il leader, il capitano, il guerriero, quello che niente ha potuto sul rigore di Cristiano Ronaldo. Il gol blanco per mezzora abbondante ha riportato i cinquemila tifosi di Madama, mai in silenzio dal primo all’ultimo minuto, dritti all’inferno. Ma anche dall’abisso si può risalire, Buffon l’ha sperimentato sulla propria pelle. E’ sceso in B, ha superato infortuni e depressione ed è tornato più forte e più vincente di prima. ROTTO L’INCANTESIMO Stringe i pugni Buffon, esulta come un pazzo verso i suoi tifosi, quel-
DI FINALI DI CHAMPIONS NON SE NE GIOCANO TANTE. QUANDO CI SEI DEVI PROVARE A VINCERLE ESULTO MOLTO DENTRO, SONO ORGOGLIOSO DEI MIEI COMPAGNI E DEL LAVORO CHE ABBIAMO FATTO GIGI BUFFON CAPITANO JUVENTUS
li che non hanno mai smesso di crederci. Gli mancava un’impresa al Bernabeu, uno stadio che era sempre stato tabù per lui. Tre partite, tre sconfitte, fino a una notte magica di metà maggio. È bastato un pareggio, un risultato che è arrivato anche grazie alla grande prova di Gigi. È stato costretto a intervenire spesso nel primo tempo, quando il Real è stato più pericoloso. Bale, Benzema, infine Varane, tutti si sono dovuti arrendere di fronte al numero uno della Juve. È stato lui a tenere dritta la barra durante i momenti di burrasca, ad arrabbiarsi quando serviva e a cercare di tenere calmi i suoi dopo il pareggio. A BERLINO PER VINCERE «Sembrava uno scherzo del destino e invece è andata come speravamo – ha detto il portiere a fine gara –. Adesso siamo in finale, ma non dobbiamo andare a fare i turisti. Andiamo a giocare una partita che vale tantissimo per tutti noi. Esulto molto dentro, sono orgoglioso dei compagni, del lavoro che abbiamo fatto, della crescita di questa squadra. Ma guardo già a Berli-
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● Per Buffon è la seconda finale di Champions in carriera. La prima, nel 2003, sempre con la Juventus: sconfitta ai rigori contro il Milan a Manchester
masto molto tempo – scherzava qualche giorno fa –, ho 37 anni e ancora qualche anno di contratto». Gigi il Supereroe ha rinnovato fino al 2017 e se continua così potrà parare fino a 40 anni. Però le occasioni che la vita ti regala bisogna saperle sfruttare. Probabilmente neanche Buffon a inizio Champions, quando la Juve perse a Madrid contro l’Atletico nella prima trasferta, poteva immaginare un finale così. I bianconeri sono stati bravi a non mollare mai, nello spogliatoio fanno festa intonando il po-popo mondiale del 2006... E ora vanno a Berlino. In Germania troveranno una squadra di extraterrestri, ma non si faranno spaventare. Dopo aver aspettato 12 anni, non vogliono prolungare l’attesa neanche di un minuto. Gigi Buffon, 37 anni, capitano della Juventus: bianconero dal 2001 LAPRESSE
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Champions R Ritorno semifinali
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È festa col sì di Dybala. Oggi l’incontro
1Marotta vedrà l’agente dell’attaccante per la firma dopo l’ok del Palermo. Poi il vertice con Tevez 1
Carlo Laudisa
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@CARLOLAUDISA
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ora via al tango di mercato. Al rientro da Madrid l’agenda di Beppe Marotta è fitta di impegni: l’appuntamento con l’agente di Paulo Dybala, quello con i rappresentanti di Carlitos Tevez e, sullo sfondo, i contatti con l’entourage di Edinson Cavani. Sul futuro dei tre attaccanti sudamericani la Juve ha scommesso da tempo. E con risultati sinora più che incoraggianti. LA JOYA Esattamente una settimana fa l’amministratore delegato bianconero ha messo le mani sul goleador del Palermo nel vertice con Maurizio Zamparini. In quel decisivo faccia a faccia è stato convenuto il prezzo (e le modalità) per il trasferimento: 32 milioni di euro con pagamento in 3 anni a cui aggiungere 4 milioni di bonus e un ulteriore riconoscimento di 4 milioni in caso di rivendita entro le prossime due stagioni. Lo sforzo del club di Andrea Agnelli s’è reso necessario dopo che Erick Thohir era arrivato a offrire 28 milioni, mentre Silvio Berlusconi si era detto disposto a spenderne 36 nel corso della visita di Zamparini ad Arcore del 4 maggio scorso. La Juve, però, ha saputo sbaragliare la concorrenza, contando anche su un’intesa di massima con il giocatore. E tra oggi e domani Marotta e Paratici attendono la verifica di questo orientamento. È in programma, infatti, l’incontro con Pierpaolo Triulzi, l’agente che da mesi sta tessendo questa tela per conto del talento rosanero. L’idea di un quinquennale da 2,5 milioni a stagione piace alle parti. C’è una sola incognita all’orizzonte: dall’estero sono arrivate nel frattempo le sirene di cui si parla da tempo? Un po’ di su-
Del Piero si esalta: «Dalla B a Berlino, grandi ragazzi» ● Pochissimi minuti dopo il fischio finale al Bernabeu, Alessandro Del Piero twitta la sua gioia per la Juve: «Da Berlino alla B, dalla B a Berlino: grandissimi ragazzi». Augurio non banale: lui c’era in B, c’era nell’ultima Champions vinta dai bianconeri nel 1996 e c’era anche a Berlino nel trionfo azzurro ai Mondiali del 2006. Intanto, miracolo dei social network, anche i protagonisti in campo, da Chiellini a Bonucci, mandano i loro messaggi di giubilo. Twitta pure Luis Enrique: «Ci vediamo a Berlino». Cech fa il suo personalissimo tributo a Buffon: «Vorrei vedere “The maestro” con la coppa tra le mani». E Ruud Gullit la butta lì: «Calcio italiano in crisi? La Juve in finale di Champions e due semifinaliste di Europa League».
Alessandro Del Piero, 40 anni
1 Paulo Dybala, attaccante del Palermo, 21 anni 2 Carlitos Tevez, 31 anni, alla Juventus dal 2013 3 Edinson Cavani, uruguaiano del Psg, 28 anni
RPer l’Apache
pronto il rinnovo fino al 2017, ma occhio alla Mls. Attesa per Cavani
spance è d’obbligo, nonostante in casa Juve prevalga l’ottimismo. L’APACHE Dopo la sua rottura con il Boca Juniors la Juve si è affrettata a mandare messaggi positivi a Carlitos Tevez. La società di corso Galileo Ferraris è disponibile a prolungargli sino
al 2017 l’attuale contratto da 5 milioni netti a stagione in scadenza nel giugno 2016. Una base evidentemente interessante per l’argentino, anche se proprio nelle ultime ore dagli Usa giungono notizie di offerte per un suo approdo della Mls. Nonostante ciò a Torino contano di convincere Carlitos a re-
stare senza particolari apprensioni. IL MATADOR In questa suggestiva campagna di rafforzamento del fronte d’attacco ha un posto di rilievo anche il corteggiamento a Edinson Cavani. La scorsa settimana Fernando, il fratello-agente del Matador,
ha mandato messaggi positivi agli emissari bianconeri. Quella disponibilità juventina a sottoporgli un contratto da 7,5 milioni netti a stagione sino al 2019 è la prova di un progetto importante. E l’ex napoletano ha dimostrato di gradire questo apprezzamento. Certo, il Psg è condizionato dal Fairplay finanziario, con un tetto di spesa di 60 milioni di euro. Così prima di vendere Cavani deve riflettere bene. E sicuramente a non meno di 50 milioni di euro. Aggiungiamoci i mal di pancia di Ibrahimovic, anche lui a caccia di nuove emozioni. E i francesi non possono certo privarsi di entrambi. Insomma, questa partita appare più complicata delle altre, ma la Juve ha le sostanze economiche e la determinazione per giocarsela al meglio. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Champions R Ritorno semifinali
Quel brivido Finale
1985: IL SIMBOLO MOSTRATO AI TIFOSI SOTTO GLI OCCHI DELLA POLIZIA In alto, la prima volta della Juventus campione d’Europa, nella tragica notte dell’Heysel: 1-0 al Liverpool, il 29 maggio 1985. A sinistra, in grande, il secondo e ultimo successo bianconero: la Champions alzata all’Olimpico di Roma dopo aver battuto l’Ajax ai rigori il 22 maggio 1996
È l’ottava sinfonia bianconera Dopo 19 anni tanta voglia del bis 1Sette precedenti bianconeri nella coppa più importante con due soli successi
Lippi primatista: 4 finali con il trionfo romano del 1996. All’Heysel una vittoria tragica
Alex Frosio Twitter @alexfrosio
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dopo il quarto scudetto consecutivo - poker servito meno di due settimane fa - arriva la finale di Champions. La proporzione con la storia bianconera è perfettamente rispettata: la strada per giocarsi la coppa dalle grandi orecchie è lunga, in media, quattro titoli nazionali. Ma solo perché dagli anni Ottanta in avanti la Juve ha dato un’accelerata. Per la prima finale, stagione 1972-73, servirono quindici scudetti, l’ultimo completato poche settimane prima grazie al «suicidio» del Milan nella fatal Verona. La Signora dominatrice d’Italia, guidata dal cecoslovacco Vycpalek - sì, proprio lo zio di Zeman scoprì tuttavia che fuori dai confini nazionali l’Europa era un feudo dell’Ajax. Rinus Michels aveva impiantato i semi del calcio totale nella terra ajacide, l’ungherese Kovacs ne raccolse i frutti: tre Coppe dei Campioni consecutive, la seconda strappata all’Inter con una doppietta del profeta oranje Johan Cruijff, la terza - appunto - ottenuta contro la Juve grazie a un golletto di Rep a inizio partita.
LA DELUSIONE La Juve, insomma, non era la favorita, quell’anno. Non quanto dieci anni esatti dopo - e altri cinque scudetti, per aggiungere la seconda stella sulla maglia - al secondo assalto.
La finale di Atene, contro l’Amburgo che prima e dopo non avrebbe mai più raggiunto vette simili, fu vissuta quasi come un tradimento. Era la Signora di Trapattoni, asse portante dell’Italia campione del mondo un anno prima, con l’aggiunta di un 10 e un 11 non qualsiasi, Michel Platini e Zibì Boniek. Ma a deludere furono proprio le braccia che avevano alzato la Coppa del Mondo a Madrid e le gambe che lo avevano permesLA MALEDIZIONE so: Dino Zoff sca- La prima volta nel 1973 valcato dal perfido tiro di Magath contro l’Ajax di Cruijff - in avvio di par- Nel 1983 l’armata del tita, come contro Trap beffata da Magath l’Ajax - Paolo Rossi addirittura A Manchester, sostituito prima dell’ora di gioco nel 2003, apoteosi da Marocchino. I italiana in finale: ma quarantamila fi- a sorridere fu il Milan duciosissimi tifosi bianconeri arrivati in Grecia tornano a casa con il bagaglio vuoto, la coppa va in Germania. I TRIONFI Poi, finalmente, il trionfo. Ma a che prezzo. Lo sbarco sulla vetta d’Europa avviene nella notte che tutti vorrebbero dimenticare e che invece resterà indimenticabile, ma per i motivi sbagliati. 29 maggio 1985, l’Heysel, il Liver-
pool. E più che il fallo fuori area su Boniek, il rigore segnato da Platini, la corsa gioiosa e grottesca del fuoriclasse francese dopo il gol-vittoria, il ricordo è tutto per le 39 vittime della follia degli hooligan. La Juve campione d’Europa è senza gioia. Trionfo e gloria sono destinati a essere vissuti undici anni dopo, stavolta senza discussioni, senza tristezza. Solo tripudio. L’Olim-
Marcello Lippi con la Coppa all’Olimpico nel 1996
pico di Roma è il teatro del secondo - ma primo di cuore - successo europeo juventino, nella notte infinita conclusasi soltanto ai rigori contro l’Ajax di Van Gaal, a completare un ideale cerchio con il k.o. del 1973. Ravanelli segna, Litmanen pareggia, si arriva al 90’ e poi al 120’ e sale in cattedra Peruzzi: para i rigori di Davids e Silooy, per la Juve segnato tutti. Ferrara e Pessotto,
Padovano e Jugovic. Vialli alza la coppa, intorno a lui Del Piero e Deschamps e Sousa e Di Livio. I DUE K.O. DI FILA La squadra di Marcello Lippi è un feroce meccanismo calcistico, sono anni in cui la finale di Champions è praticamente prenotata. Ma la maledizione delle origini torna a colpire. Nel 1997 - quinta finale, da campioni del mondo in carica - si gioca in Germania contro una tedesca. E il Borussia Dortmund non sembra all’altezza dell’armata bianconera. Illusione. Kalle Riedle colpisce due volte, Ricken beffa Peruzzi da lontano, una magia di tacco di Del Piero serve solo ad aumentare i rimpianti. Tutto rimandato di un anno, perché la Juve di Lippi - con Del Piero-Inzaghi in attacco, Zidane a ispirarli - può riprovarci. E stavolta l’avversario fa paura anche alla vigilia. E infatti il Real Madrid trionfa grazie a un gol di Mijatovic. MANCHESTER La parziale vendetta si consuma nel 2003. Il Real di Del Bosque annientato a Torino dalla squadra del Lippi-bis, l’Europa diventa proprietà italiana. Ma nella finale contro il Milan, l’ultima fino a ieri, la Juve è di nuovo sconfitta, stavolta ai rigori. La Signora ha aspettato tanto, per tornare lassù: dodici anni, tra Calciopoli, la Serie B, la lenta risalita, Conte e ora Allegri. È l’ottava finale. Come il Barcellona, sconfitto ai quarti nel 2003. Ci si vede a Berlino. © RIPRODUZIONE RISERVATA
DALL’AJAX AL MILAN QUANTI SGARBI ALLA SIGNORA
AJAX-JUVENTUS 1-0 ● 30 MAGGIO 1973 Cruijff che alza la coppa con la maglia bianconera è un’illusione. La prima finale bianconera, a Belgrado, è decisa da Rep.
AMBURGO-JUVENTUS 1-0 ● 25 MAGGIO 1983 Felix Magath ha appena scagliato il tiro che scavalca Zoff. La Juve, favoritissima, cade ad Atene contro l’Amburgo.
BORUSSIA D.-JUVENTUS 3-1 ● 28 MAGGIO 1997 La magia di tacco di Del Piero è inutile contro il Borussia Dortmund. A Monaco, la Juve campione d’Europa fallisce il bis.
REAL MADRID-JUVENTUS 1-0 ● 20 MAGGIO 1998 Alla terza finale consecutiva, la Juve sbatte sul Real Madrid. Ad Amsterdam, Mijatovic sferra il colpo del k.o.
MILAN-JUVENTUS 3-2 ● 28 MAGGIO 2003 Il rigore di Shevchenko mette fine al primo derby italiano in finale di Champions. Per Lippi è la terza sconfitta in finale.
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Juve-Barça in tre atti Chiellini ritrova i denti di Suarez Chi morde di più? 1A un anno da Italia-Uruguay, di nuovo avversari
Luis ora ha anche uno psicologo: «Cerco di capirmi» Luca Bianchin @lucabianchin7
L’
L’INCREDIBILE GESTO CHE SCIOCCÒ IL MONDIALE
che la carriera fosse rovinata, che il Barça si tirasse indietro. Quando mi ha chiamato il mio agente mi sono messo a piangere. Era il sogno di una vita: io venivo a Barcellona a farmi le foto nel negozio del Camp Nou, i primi scarpini comprati in Europa sono stati quelli di Ronaldinho, a Barcellona è nata mia figlia...».
Il momento del morso di Luis Suarez a Giorgio Chiellini durante Italia-Uruguay al Mondiale 2014 in Brasile. Era l’ultima gara del girone D, vinsero i sudamericani 1-0: per gli azzurri fu l’addio al torneo
episodio è stato piuttosto rivisitato. Una marea di citazioni, come i grandi film. Suarez con la maschera da Hannibal, Suarez Pac-Man che rincorre Chiellini, Suarez col collare da cane. La pubblicità dello snack: «Più buono LO PSICOLOGO Suarez e Chiellini non si sono più di un italiano». Il logo della Apple con «Suarez è rivisti, la spalla del Chiello sta benissimo e i denstato qui». La foto di Luis versione apribottiglie e tisti a Barcellona non hanno lavoro extra. In queil Suarez-sauro, dinosauro che sti undici mesi un ricorso (al rincorre Giorgio in maglia azTas) e, apparentemente, neszurra. La più bella resta la figusun rimorso. In compenso Suarina di Chiellini mangiata da un rez ha scritto un libro e accettalato ma il concetto è chiaro: il to interviste. «Nessuno dei miei morso di Suarez è uno dei dieci morsi è stato come quello di Tyeventi calcistici del 2014. Era il IN CHAMPIONS FIN QUI son all’orecchio di Holyfield. La 24 giugno, Italia-Uruguay 0-1, È 1-1, GRAZIE A ZALAYETA pressione sale e non c’è valvola ultima partita dell’Italia al di sfogo. Appena prima avevo Mondiale. Luis ha preso 4 mesi ● Due precedenti tra Juve e avuto una grande occasione. Se di squalifica, è tornato in un Barça in Coppa Campioni e Buffon non avesse fatto quella Clasico e dopo 4 minuti ha camChampions. Nei quarti 1986, parata non avrei combinato biato gioco trovando Neymar: 1-0 Barça, poi 1-1 a Torino. nulla...». Luis al Liverpool avegol e 0-1 Barça. «Dopo il morso Nel 2003 1-1 in Italia e 1-2 in va provato con uno psicologo, ho passato giorni in casa – ha Spagna: Zalayeta-gol al 114’ però ha rinunciato: «Temevo raccontato a Esport3 –. Pensavo che il trattamento mi avrebbe
calmato troppo. Io sono uno che si ucciderebbe per un fallo laterale al 90’. Non volevo perdere questa cosa». Cento per cento Luis Suarez. SPINGERE Luis ha ripreso a vedere specialisti e ha svoltato: «Mi stanno facendo capire che non devo tenermi dentro le cose né caricarmi di tanta responsabilità. Non so ancora perché mordo, però sono sulla strada giusta per capirlo». Messi e Neymar aiutano, Suarez in Champions ha segnato sei gol in nove partite e martedì ha dato un doppio assist a Neymar, modalità «basta spingere». Allegri invece rischia la modalità «mal di testa». Come si marcano i tre davanti? Difendere a quattro o coprirsi a cinque? In un caso o nell’altro, il 9 blaugrana e il 3 bianconero si vedranno da vicino. Sulla partita un’etichetta, come sulle copertine dei cd: «Attenzione. Contenuti espliciti».
precedenti
IN ATTACCO
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A CENTROCAMPO
Tevez vs Messi C’è in ballo anche il Pallone d’oro 1La Pulce detta S legge anche in
questo a Milano hanno firmato una pace in ottica nazionale. «Leo è il numero uno al mondo, questo lo dico da parecchio tempo. Giocare con lui è il massimo piacere che possa capitare a un calciatore. Noi due? Voi giornalisti dovete sempre vendere qualcosa. Quando l’ho incontrato, abbiamo parlato di un sacco di cose, per un’ora e mezza». Carlitos, aggiungi questo tema: chi vince il Pallone d’oro?
Pirlo vs Iniesta Due scienziati da premio Nobel 1Xavi li spiega bene: «Guardo la Juve per P
nazionale. L’Apache, bandito a lungo, non ha dimenticato...
20 A 40 Messi nella semifinale d’andata ha avanzato una timida candidatura: diciamo che al momento non si comincerebbe neanche a votare. Tevez può rimontare battendolo in finale perché il premio ha pur sempre una tradizione: chi vince i trofei più importanti della stagione - negli anni dispari, leggere Champions League - allarga la bacheca di casa. Finora, siamo al confronto numerico: per Tevez 20 gol in campionato e due in Supercoppa, per Messi 40 gol in Liga e 3 in Coppa del Re. Poi c’è l’Europa... e in Europa si è visto quanto siano importanti. Messi è leader tecnico, Tevez tecnico e non solo: la Juve va dove la porta il capo tribù Apache. «Non sono uno stupido, prima sapevo che non era il momento del mio ritorno - ha detto recentemente -. Ora è il momento opportuno. Adesso capisco che la nazionale è un premio». I segnali di fumo dicono pace ma la battaglia è già stata fissata: 6 giugno, al tramonto. l.b.
Andrea. Andres è il più grande talento della nostra storia »
embra «1984», il libro. Messi contro Tevez è stata evidentemente una piccola grande guerra nello spogliatoio dell’Argentina, anche se ora Leo e Carlitos fanno le foto insieme, giurano che non è successo nulla e assicurano che Oceania e Eurasia sono sempre state alleate. Tevez tra il 2014 e il 2015 ha giocato 150 minuti con l’Argentina ma in nazionale mancava dal luglio 2011. In mezzo la rottura al Mondiale 2010: pare che nell’ultimo test, contro la Germania, Carlitos tenne la palla un po’ troppo per sé e chiese a Maradona di valutare gli allenamenti prima di fare la formazione. Fuori parafrasi: fammi giocare. Tevez finì per avere minuti e dichiarò: «Tutti parlano di Messi, ma nessuno di noi deve essere invidioso, Lionel la fama se l’è meritata. Merita di essere una star ma qui siamo tutti importanti. Io sono uno del popolo, la gente lo sa e mi vuole bene». In Coppa America, un anno dopo, i due non tornarono amiconi.
PACE A MILANO L’Argentina adesso è la squadra del Tata Martino, che ha sempre apprezzato Carlitos. Per questo Tevez è tornato in squadra, per
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ochi hanno schiacciato il tasto X come loro. Quasi nessuno il triangolo. Andrea e Andres hanno una precisione da omini della PlayStation: il tasto X è quello del passaggio mentre il triangolo porta al filtrante, al verticale in profondità. Pirlo e Iniesta sono due visi pallidi ma nei grafici delle statistiche hanno più frecce degli indiani, perché da loro partono palloni in tutte le direzioni. Sono la garanzia che Barça-Juve, oltre le tensioni, oltre le marcature su Messi e Tevez, oltre i morsi, sarà una partita di classe. Berlino sarà il secondo uno contro uno della loro vita in una finale europea: si sono visti anche a Kiev, Spagna-Italia 4-0 per l’Europeo 2012. Iniesta finì da miglior giocatore del torneo e lo spionaggio industriale dell’Uefa rivelò che, se avesse vinto l’Italia, quel premio sarebbe finito al 21 azzurro. Questa volta, Andrea lo ha dichiarato prima: vincesse la Champions, penserebbe seriamente a salutare la Juve. MAGNUS VS NEWTON «Pirlo è il mio preferito, da anni il mio modello nel ruolo», ha detto Iniesta nel 2007. Sette anni dopo ha confermato: «Andrea è una leggenda». Pirlo ha ricambiato l’inchino sulla Gaz-
zetta del 4 maggio 2015: «Amo molto Xavi e Iniesta, gente di qualità sopraffina che pensa solo alla squadra». È chiaro, sono della stessa famiglia. Gli inglesi scrivono «pass masters», maestri del passaggio, ma basta guardarli per capire: solo quattro o cinque al mondo portano il pallone al guinzaglio come loro. Differenze: Pirlo da fermo è di un altro pianeta, Iniesta è più bravo negli ultimi sedici metri e per tutta la carriera ha giocato cinque ruoli – esterno d’attacco sulle due fasce, interno destro, volendo play, interno mancino – mentre Andrea è al 100% un playmaker. Ognuno ha la sua legge scientifica preferita. La Maledetta di Pirlo ha trasferito l’effetto Magnus dai libri di fisica ai bar di paese, mentre Iniesta ha ringraziato pubblicamente Newton per il gol all’Olanda nella finale mondiale 2010: «Prima di colpire il pallone ho dovuto attendere che scendesse un po’. Se non avessi aspettato non avrei segnato. In quella frazione di secondo la gravità ha fatto il suo dovere». FANNO I MIRACOLI Scegliere tra i due è esercizio di stile vagamente blasfemo: non si fa. Xavi ha messo tutti d’accordo: «Andrea è fantastico, guardo le partite della Juve solo per lui. Iniesta invece è il giocatore spagnolo con più talento di sempre». Tra l’altro, fa i miracoli. Nove mesi dopo il suo gol al Chelsea, ultimo respiro della semifinale 2009, a Barcellona + 45% di nascite e ospedali esauriti. Nove mesi dopo il gol nella finale mondiale, boom in tutta la Spagna. Il Benedetto contro la Maledetta. l.b. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Champions R Il giorno dopo
GIOVEDÌ 14 MAGGIO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
Bayern, Pep e il messaggio Un patto per la Champions
IL DERBY A MANCHESTER
United-City Under 21: caos e tre arresti ● (bold) Incidenti nel derby Under 21 giocato martedì sera all’Old Trafford. Ha vinto 4-0 lo United (sempre più vicino al titolo), ma dopo il terzo gol i tifosi del City hanno cercato il contatto con i rivali e qualcuno, fermato, ha provato a invadere il campo. Sono intervenuti gli steward ed è stata riportata la calma, ma sono stati arrestati tre giovani, tra i quali un minorenne. Le indagini proseguono: i filmati potrebbero individuare altri protagonisti. I due club hanno garantito il pieno sostegno alla polizia, ma c’è preoccupazione in vista del ritorno. All’Old Trafford, lo United aveva aperto i cancelli: ingressi liberi. Si sono presentati in 16 mila. Nell’impianto dell’accademia del City, in data ancora da stabilire, potranno entrare solo in 7 mila: stavolta difficilmente l’accesso sarà libero: per la capienza, ma anche per questioni di sicurezza.
1Frecciata del d.s. Sammer a Guardiola: «Il Bayern è più grande di un solo uomo» Ma il club è con l’allenatore e i tifosi pure
nuto il leader del futuro, gli altri riserve che si sono stancate di esserlo, ma sarebbero serviti per le rotazioni in un campionato vinto sempre in anticipo. Meno minuti, meno guai fisici, è chiaro, anche se Alaba si è spaccato in nazionale. Fra l’altro in Kroos e Hojbjerg, Pep rivedeva il potenziale di crescita che attira gli allenatori: trasformare uno bravo in un fuoriclasse. Il Bayern dello scorso autunno non si sarebbe sottomesso così ai catalani, anzi. Ma sono proprio gli errori della primavera a far riflettere Guardiola. Fragilità e sfortuna; la seconda non si può eliminare, la prima sì. Neuer ringrazia i tifosi alla fine di Bayern-Barcellona ACTION
Pierfrancesco Archetti INVIATO A MONACO DI BAVIERA
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uando è arrivato nello spogliatoio, Pep Guardiola ha chiuso la porta e guardato negli occhi i suoi giocatori. Stava per iniziare il discorso dell’orgoglio e del ringraziamento, tecniche psicologiche per saldare il gruppo anche nelle sconfitte, quando si è accorto che ne mancava uno. Thomas Müller era passato dal campo allo studio televisivo della Zdf: stava parlando del gol di Benatia quando è sparito. Il conduttore si è giustificato esterrefatto: «Giuro, non c’è una botola, Müller era davvero qui e ora è scomparso». Prelevato quasi fisicamente dall’addetto stampa e rimandato in diretta dopo oltre sette minuti. Il giocatore ha spiegato che non era stata una domanda sbagliata a farlo fuggire, ma «Pep ci vo-
leva parlare: ci ha ringraziato». CADUTI IN PIEDI MA CADUTI L’elogio pubblico dei calciatori è una delle caratteristiche ricorrenti dello stile di Guardiola. L’altra notte ha promesso un patto per «ritentare subito di prendere la Champions». Nella prima stagione il tecnico aveva centrato quattro titoli su sei, stavolta uno su quattro. Non è del tutto la squadra che voleva, perché non sono state soltanto le assenze a rendere impari il duello con il Barcellona. Al club sono scappati in sei mesi Kroos, Shaqiri, Hojbjerg; il primo rite-
RIl tecnico ha
riunito la squadra dopo la partita, Müller strappato alle interviste tv
QUASI TUTTI CON LUI «Il Bayern è più grande di un solo uomo», ha detto Sammer nella notte, facendo intendere che anche una semi divinità come Pep deve sottostare al giudizio del club. Ma finora la sintonia non è mai mancata, sul mercato e sulla politica interna (il cambio del medico). Cinquecento tifosi hanno dimostrato affetto ieri, all’allenamento del Bayern. Sole, caldo e positività. Niente funerale sportivo e anche applausi; nessuna lamentela o fischi; la consueta coda per gli autografi. Più che altro è stata una condivisione della delusione, un sentirsi uniti. La reazione d’orgoglio viene riconosciuta anche dalla stampa: titoli come «Peccato Bayern, una vittoria per l’addio» (Bild), oppure «Niente danni senza miracolo» (Merkur). BENATIA IN DIFESA Sport Bild, settimanale stampato domenica, 48 ore prima della partita, ha fatto la lista di amici e nemi-
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TACCUINO INGHILTERRA
Liverani, già chiusa l’esperienza Leyton
Pep Guardiola, 43 anni, a testa bassa dopo l’eliminazione EPA
PALMARES TEDESCO
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I trofei vinti da Pep col Bayern: 2 Bundesliga, 1 Mondiale per club, 1 Supercoppa europea e 1 Coppa di Germania In due stagioni a Monaco Guardiola ha perso due Supercoppe tedesche, due semifinali Champions, una di Coppa di Germania
ci di Pep: tra i presunti oppositori Müller, Ribery, Schweinsteiger, Dante e Götze. Oliver Kahn ha criticato le impostazione della difesa, scordandosi che Badstuber è k.o. e Dante una sciagura, tirando in ballo anche Benatia, non all’altezza di Boateng, secondo l’ex portiere: «Dovevamo giocarcela così, rischiando, restando alti, perché loro sono forti e avevano tutti i top player. Noi no. Non ha senso chiudersi contro il Barcellona, un gol te lo segnano» replica l’ex romanista. Che aggiunge: «La mia stagione è positiva: un titolo è arrivato, ho avuto problemi all’inizio perché non avevo svolto una preparazione giusta, per il trasferimento. L’ambientamento non è stato facile per gli infortuni, una nuova lingua cui si è dovuta abituare anche la mia famiglia, altre piccole cose che poi si sono sistemate. Sono contento». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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LONDRA Si chiude dopo pochi mesi l’esperienza inglese di Fabio Liverani. Il Leyton Orient, dopo la retrocessione in League Two, la quarta divisione, ha annunciato il divorzio dal tecnico italiano e dai suoi due collaboratori, Maurizio Cantarelli e Marcello Donatelli.
AFFARE NEYMAR
Barça: Bartomeu rinviato a giudizio BARCELLONA Il giudice José de la Mata, ha rinviato a giudizio Josep Maria Bartomeu, attuale presidente dei blaugrana, il suo predecessore Sandro Rosell e la stessa società blaugrana in quanto soggetto giuridico in relazione all’affare Neymar. L’accusa è di frode fiscale ai danni dell’erario per circa 13 milioni di euro. La Procura ha chiesto una condanna a due anni e tre mesi di carcere per Bartomeu e di sette anni e sei mesi per Rosell.
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Europa League R Ritorno semifinali
GIOVEDÌ 14 MAGGIO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
L’ANDALUSO VIOLA
in finale se COSÌ IN CAMPO A FIRENZE, 0RE 21,05 UNICA OPZIONE: VINCERE CON 4 GOL DI SCARTO ● La Fiorentina, dopo la sconfitta per 3-0 a Siviglia, si qualifica per la finale di Varsavia se vince con almeno quattro gol di scarto. Con il 3-0 al 90’ per la squadra di Montella si va ai supplementari ed eventualmente ai calci di rigore. Se la squadra viola dovesse vincere con tre gol di scarto ma subendo gol (4-1, 5-2 eccetera), sarebbe eliminata in virtù delle reti in trasferta segnate dal Siviglia.
1.5
● La media gol delle partite in casa dell’Intera stagione della Fiorentina, coppe incluse.
TV Premium Calcio 1/HD2 INTERNET gazzetta.it
ARBITRO Skomina (Slo) GUARDALINEE Praprotnik - Vukan (Slo) QUARTO UOMO Kovacic (Slo) ADDIZIONALI Jug – Vincic (Slo)
28. ALONSO 1. NETO
19. BASANTA 20. BORJA VALERO
2. G.RODRIGUEZ
17. JOAQUIN
7. PIZARRO
15. SAVIC
23. COKE 19. BANEGA
74. SALAH
20. VITOLO
4. KRYCHOWIAK
1Lo spagnolo
6. CARRICO
25. MBIA 29. RICO
FIORENTINA 4-3-3 ALLENATORE: Montella
22. VIDAL
33. M.GOMEZ 9. BACCA
14. MATI FERNANDEZ
15. KOLODZIEJCZAK
SIVIGLIA 4-2-3-1 ALLENATORE: Unai Emery
2. TREMOULINAS
PANCHINA: 13 Beto, 3 Navarro, 5 Figueiras, 17 Suarez, 12 Iborra, 10 Reyes, 7 Gameiro SQUALIFICATI: nessuno DIFFIDATI: nessuno INDISPONIBILI: Pareja
PANCHINA: 12 Tatarusanu, 40 Tomovic, 23 Pasqual, 5 Badelj, 10 Aquilani, 29 Bernardeschi, 72 Ilicic SQUALIFICATI: nessuno DIFFIDATI: nessuno INDISPONIBILI: Rossi, Babacar, Vargas, Richards, Lezzerini
CENTIMETRI
Mission impossible viola, Montella vara il piano: «Al 10-15% ce la facciamo» 1Il tecnico della Fiorentina e i suoi dettami per ribaltare il 3-0 di Siviglia «Un gol subito e accendiamo la gara. Sogno tante possibili rimonte» 1
Luca Calamai
L’eterno derby di Gioacchino che sogna il gol
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è il giocatore chiave. Una vita a sfidare il Siviglia col Betis Giovanni Sardelli FIRENZE
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n torero viola con il cuore biancoverde. Joaquin prova ad afferrare l’altra metà di Siviglia per le corna. Lui che a Siviglia è cresciuto a forza di Betis e Pata Negra, con la fantasia al potere e l’animo gentile. Gioacchino (come lo hanno ribattezzato a Firenze) alla fine della partita d’andata, con i compagni gonfi di tristezza e ansiosi di volare subito via dal Sanchez Pizjuan, decise di fermarsi a parlare con i cronisti presenti nonostante in teoria non toccasse a lui. Per rispetto di tutti coloro che stavano lavorando, aspettandolo da giorni per potergli chiedere qualcosa. «Mi hanno fischiato per novantacinque minuti. Ma è normale, io sono del Betis, è giusto così», disse giustificando l’atmosfera infuocata che lo aveva circondato per tutto il match. Unico.
FIRENZE
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oi ci crediamo e voi?» I tifosi viola sono pronti a giocarsela. Stadio praticamente esaurito e social network intasati di appelli alla rimonta. Si va dal «CisifA», al «si può fare», passando per il classico «Remuntada» e per il fiorentinissimo «Si pole». Ma la squadra ci crede? Vincenzo Montella ha un’espressione più dura del solito. Le idee però sono chiare. «Io questa convinzione ce l’ho. A Siviglia nonostante il 3-0 abbiamo dimostrato di non essere inferiori agli spagnoli. Servirà tanto cinismo e un pizzico di fortuna, abbiamo il 10-15% di farcela. Questa è una sfida che vale triplo. Può portarci in finale di Europa League, può aprirci le porte della Champions. Con tutto quello che ciò comporta anche a livello economico. Possiamo fare la storia ma per riuscire in una simile impresa dovremo crederci veramente. Lo sto ripetendo in continuazione ai miei giocatori». Montella martedì sera ha visto in tv Bayern-Barcellona. Finale scritto. «Ma che orgoglio i tedeschi». A tavolino ha disegnato il suo piano di battaglia. Che può essere riassunto in tre mosse: 1) segnare almeno un gol nel primo tempo; 2) per almeno un’ora attaccare senza regalare praterie ai rivali; 3) affrontare la mezz’ora finale con tutte le punte in campo in un inconsueto 4-2-3-1. Rischiando il tutto per tutto. IL DUBBIO Il tecnico viola non ha ancora scelto chi partirà titolare tra Gomez e Ilicic. La sensazione è che, ancora una volta, la bilancia penderà dalla parte dell’ex stella del Bayern. «Non ho ancora deciso la formazione. Ma ricorderò a tutti che a volte sono decisivi i giocatori che entrano dalla panchina. È
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1 Vincenzo Montella mentre dirige l’allenamento della vigilia ANSA 2 Mario Gomez. Il centravanti viola è favorito per partire titolare AFP 3 Josep Ilicic. L’attaccante sloveno è l’eventuale alternativa a Gomez LAPRESSE
IN CAMPO SI PUÒ PERDERE MA DOBBIAMO USCIRE A TESTA ALTA. VALE PER LA SQUADRA, I TIFOSI, LA CITTA’ VINCENZO MONTELLA ALLENATORE FIORENTINA
SPERO IN SALAH AL 100%. NON DOVREBBE ESSERE PENALIZZATO PIÙ DI TANTO DAL FASTIDIO ALLA SCHIENA VINCENZO MONTELLA ALLENATORE FIORENTINA
chiaro che dovremo forzare il nostro gioco ma non necessariamente dal primo minuto. In questi giorni mi sono fatto tanti film. Ho anche sognato possibili rimonte. Magari basta un gol per accendere la gara. Può arrivare su rigore, un rimpallo, magari un’autorete. E’ tanto che una mia squadra non segna su autorete». CROCEVIA FUTURO La notte del Franchi rappresenta un passaggio chiave per molti personaggi di casa viola. Gomez ha un piede e mezzo lontano da Firenze. Un’altra esibizione deludente spazzerebbe via anche gli ultimi dubbi. E poco importa che il giocatore abbia dichiarato di avere ancora un contratto per 2 anni e di non essere intenzionato a cambiare aria. La gara col Siviglia è importante anche per Montella. I Della Valle non pretendono l’impresa, ma vogliono vedere una Fiorentina giusta, cattiva. Capace, come ha fatto il
Bayern con il Barcellona, di vivere una notte da protagonista. Concetto espresso dallo stesso tecnico viola: «In campo si può perdere ma dobbiamo uscire a testa alta. Questo vale per la squadra, per i tifosi, per la città. Rispetto a qualche giorno fa sono più ottimista. La vittoria in campionato a Empoli ci ha dato un’ulteriore spinta. Tra l’altro spero di avere Salah al 100%, non dovrebbe essere penalizzato più di tanto da un fastidio alla schiena». Arbitrerà Damir Skomina che diresse la Fiorentina nella magica notte di Champions a Liverpool. Montella, però, non ha voglia di parlare di direttori di gara. «Non mi piace appellarmi agli arbitri anche se a Siviglia qualcosa avrei potuto dire, giusto? E non mi interessano le accuse di De Laurentiis a Platini e Uefa. Gli arbitri possono sbagliare ma non vanno in campo per indirizzare le gare». © RIPRODUZIONE RISERVATA
RIBALTONE E dire che a inizio stagione più che riserva era un separato in casa. Nelle ultime amichevoli d’agosto giocava quando i titolari riposavano. Scambiare il pallone con Iakovenko non è la stessa cosa di provare a portare la Fiorentina in finale di Europa League. Perché in autunno è cambiato tutto. Gli allenamenti hanno convinto
Joacquin, 33 anni
Joacquin è cresciuto nel Betis. Sei stagioni in prima squadra prima di passare al Valencia AP
Montella, che non lo aveva mai visto correre e sudare così. Adesso, insieme a Salah, è il miglior viola di stagione. Buona parte delle speranze di rimonta poggiano sulle sue spalle andaluse. DERBYSSIMO Trentaquattro anni il prossimo luglio, ancora un anno di contratto con la Fiorentina. Poi tornerà al Betis, a meno che il grande amore per il biancoverde non lo convinca ad anticipare. La gara di stasera, come quella d’andata, ha il sapore speciale del derby personale. Sogna un gol, sarebbe il primo in questa Europa League, mentre in campionato ne sono arrivati due. E magari la storica rimonta per regalare alla sua gente la finale di Varsavia. Sette giorni fa a Siviglia ci ha provato in ogni modo. Un grande primo tempo fatto di serpentine e assist, come quello divorato da Mario Gomez in avvio di gara. Ma anche qualche pecca nelle chiusure difensive su quella furia che porta il nome di Aleix Vidal. Prima di arrendersi come gli altri alla marea biancorossa. Gli avversari lo temono, il tecnico Unai Emery lo conosce alla perfezione. Avendolo allenato tre anni ai tempi del Valencia. Gioacchino ci proverà in ogni modo. Come fosse al centro dell’arena. © RIPRODUZIONE RISERVATA
GLI AVVERSARI SPAGNOLI
Emery non abbassa la guardia: «Concentrati, gara imprevedibile» ● Forse finirà al Milan. Sicuramente prima vuol andare a Varsavia. Emery ha lo sguardo triste, qualche giorno fa è mancato il padre Juan. Parlare di calcio, però, lo riaccende. «Concentrazione e intensità, è l’unica ricetta per far bene - tuona il tecnico del Siviglia - L’esperienza insegna che nel calcio può accadere di tutto. Sta a noi evitarlo. Il risultato dell’andata è positivo e ci ha dato fiducia e autostima. Ma solo giocando al primo come al novantesimo andremo a Varsavia». Emery recupera Beto, anche se la porta potrebbe rimanere a Rico, bravissimo all’andata. Davanti ancora Bacca, con Vitolo e Vidal sulle fasce. «Sarà
una partita lunga – prosegue Emery – qui tutti credono alla rimonta. Il mio futuro? Conta solo la gara con la Fiorentina (il tecnico ha un altro anno di contratto). Sono a Siviglia, amo il Siviglia, voglio la finale». La Fiorentina è stata studiata al dettaglio. Gli elogi sono sinceri. «Conosciamo il loro valore e questo aumenta la nostra concentrazione». Anche perché la semifinale dello scorso anno è ancora ben impressa nelle menti dei giocatori. Il Siviglia vinse 2-0 in casa con il Valencia, salvo trovarsi al ritorno sotto di tre gol al novantesimo. Mbia nel recupero consegnò la finale (vinta poi col Benfica) agli uomini di Emery. Ma la paura ha forgiato l’esperienza. g.sar. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Europa League R Ritorno semifinali
GIOVEDÌ 14 MAGGIO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
PARLA HIGUAIN
in finale se COSÌ IN CAMPO A KIEV, ORE 21.05 AZZURRI AVANTI VINCENDO O CON UN PARI DAL 2-2 IN SU ● Il Napoli di Benitez, dopo l’1-1 della semifinale di andata con il Dnipro al San Paolo, si qualifica per la finale di Varsavia se: a) vince; b) pareggia segnando più di una rete (2-2, 3-3, eccetera). Con lo 0-0 a Kiev passerebbero gli ucraini in virtù del gol segnato fuori casa. Se al 90’ la gara fosse sull’1-1 si andrebbe invece ai supplementari ed eventualmente ai calci di rigore. Una vittoria del Dnipro eliminerebbe gli azzurri.
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● I tiri nello specchio del Napoli in questa Europa League: azzurri primi nella speciale classifica
TV Canale 5, Premium Calcio HD INTERNET gazzetta.it
ARBITRO Mazic (Serbia) GUARDALINEE Ristic (Ser) , Djurdjevic (Ser) QUARTO UOMO Petrovic ADDIZIONALI Grujic (Ser) , Filipovic (Ser)
12. LEO MATOS 71. BOYKO
14. CHEBERYACHKO 25. FEDORCHUK
44. FEDETSKIY
10. KONOPLYANKA
23. DOUGLAS 7. KANKAVA
29. ROTAN 9. KALINIC
7. CALLEJON 11. MAGGIO
9. HIGUAIN
24. LUCHKEVYCH
17. HAMSIK
8. JORGINHO
45. ANDUJAR 5. BRITOS
ALLENATORE: Markevych PANCHINA: 16 Lastuvka, 2 Vlad, 19 Bezus, 20 Bruno Gama, 99 Matheus, 11 Seleznyov, 39 Svatok SQUALIFICATI: nessuno DIFFIDATI: nessuno INDISPONIBILI: Mazuch, Zozulya
NAPOLI 4-2-3-1 ALLENATORE: Benitez
31. GHOULAM
PANCHINA: 1 Rafael, 4 Henrique, 26 Koulibaly, 8 Inler, 77 Gargano, 14 Mertens, 23 Gabbiadini SQUALIFICATI: nessuno DIFFIDATI: nessuno INDISPONIBILI: Zuniga, De Guzman, Michu CENTIMETRI
Rafa punge e garantisce «Stavolta il Napoli non sbaglia»
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1Benitez sulla squalifica:
«Hanno sentito me e non gli insulti ai napoletani. Strano»
Mimmo Malfitano INVIATO A KIEV (UCRAINA)
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ersino una semifinale può diventare storica, se parliamo di Napoli. Perché un’emozione del genere manca da 26 anni, da quando Maradona e Careca annientarono il Bayern Monaco per poi accedere alla finale con lo Stoccarda: il trionfo di quella notte, con la conquista della Coppa Uefa, resta l’unico trofeo europeo nella bacheca del club. E allora stasera quelle emozioni si potrebbero rivivere qui a Kiev, in campo neutro, dove il Dnipro gioca le partite europee a causa del conflitto in corso tra Russia e Ucraina. Il momento, dunque, è particolare, potrebbe aprire a una nuova era napoletana, dopo quella vincente vissuta con Diego Maradona. Il Napoli arriva a quest’impegno quattro giorni dopo le tensioni di Parma, le accuse e le polemiche che ne hanno caratterizzato il dopo partita, portandosi dietro l’irritazione per quanto accaduto e, soprattutto, l’amarezza per le decisioni del giudice sportivo, che ha fermato per un turno Rafa Benitez e multato di 10.000 euro Gonzalo Higuain. Sulla questione il tecnico si è soffermato pochissimo, limitandosi a una stoccata contro chi lo ha punito: «Sono sorpreso che abbiano sentito soltanto un’opinione sull’ostruzionismo e non i cori contro i napoletani che sono proseguiti per tutta la
partita», ha osservato Benitez. «E con questo chiudo l’argomento Parma», ha detto, senza nascondere il malcontento. FIDUCIA Spazio al presente, dunque, e alla sfida di questa sera contro il Dnipro, una gara che il tecnico avrebbe voluto chiudere al San Paolo e che invece sarà costretto a giocarsi in un confronto dall’esito incerto. L’1-1 dell’andata ha lasciato intatte le possibilità di qualificazione per entrambi le contendenti, anche se i valori tecnici del Napoli dovrebbero garantirgli la finale. «Ho detto alla squadra che dobbiamo far gol e vincere. Loro difendono bene e ripartono altrettanto bene, e poi sono forti e imprevedibili sulle palle inattive. Noi, però, siamo forti in fase offensiva e un gol possiamo farlo in qualsiasi momento della partita. Abbiamo rispetto per il Dnipro, ma nessun timore. Se Higuain avrà qualche occasione da gol sono sicuro che stavolta non sbaglierà», ha chiarito Benitez. ARBITRO La questione arbitrale è stata al centro delle feroci critiche che Aurelio De Laurentiis ha espresso, al termine della gara d’andata, contro l’Uefa e il suo presidente Michel Platini. Proprio da un evidente errore del guardalinee e, quindi, dell’arbitro norvegese, è scaturito il gol del pareggio del Dnipro, con il centravanti Seleznyov in chiara posizione di fuorigioco non rilevata dall’assistente. Per il ritorno
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1 Rafa Benitez, 55 anni, durante l’allenamento di rifinitura di ieri a Kiev 2 Il gol del pareggio del Dnipro al San Paolo, firmato Seleznyov, in clamoroso fuorigioco 3 Il presidente Aurelio De Laurentiis, 65 EPA-ANSA
SE HIGUAIN AVRA’ QUALCHE OCCASIONE DA GOL, QUESTA VOLTA SONO SICURO CHE NON SBAGLIERÀ RAFA BENITEZ SUL SUO CENTRAVANTI
DOPO QUANTO ACCADUTO ALL’ANDATA, CREDO CHE STAVOLTA SARANNO TUTTI PIÙ CONCENTRATI RAFA BENITEZ SULL’ARBITRAGGIO
«Dimostriamo di essere squadra da Champions» 1Il Pipita carico:
19. DAVID LOPEZ 33. ALBIOL
24. INSIGNE
DNIPRO 4-2-3-1
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di questa sera il designatore Pierluigi Collina ha inviato un arbitro esperto, il serbo Mazic. «Il presidente è stato molto chiaro, siamo fiduciosi. Spero che tutti siano concertati per far sì che non si ripetano errori come quello dell’andata. La possibilità di un errore arbitrale sarà minima dopo quanto successo al San Paolo, saranno tutti più concentrati», ha detto l’allenatore del Napoli, che è ritornato anche sulla questione del suo futuro, ma senza aggiungere nulla di nuovo a quanto detto e scritto negli ultimi giorni. «Devo parlare con la mia famiglia, ho sentito il presidente De Laurentiis, entrambi conosciamo l’importanza di questa partita e adesso dobbiamo restare concentrati, guai a distrarsi. Il mio futuro, in ogni modo, si deciderà più avanti, a prescindere dal risultato di questa partita». © RIPRODUZIONE RISERVATA
«Con noi il migliore è sempre il portiere, quindi giochiamo bene» Nicola Cecere INVIATO A KIEV (UCRAINA)
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uattro giorni dopo il miracoloso Mirante di Parma, c’è un altro portiere «irriducibile» sulla strada del Pipita. Si chiama Denis Boyko, ucraino purosangue, 27 anni: all’andata fu il migliore in campo respingendo di piede e infine con un plastico volo all’indietro i quattro tentativi di Higuain per blindare il prezioso 1-0 ottenuto di testa da David Lopez. Qui va assolutamente superato, di stinco, di coscia, di... beh, un colpo di fortuna ci starebbe, visto il disastro combinato a Napoli da quel guardalinee norvegese. Anche se nel calcio quando non riesci a concretizzare tante occasioni capita spesso la fregatura. «Eh, sì, speriamo di avere qui la buona sorte che ci è mancata al San Paolo», filosofeggia il centravanti argentino che liquida in un amen il clamoroso litigio di domenica, rievocato, udite udite, dalla prima domanda dei cronisti locali... Ormai il mondo è davvero un paesone. «Sono cose che succedono in campo e preferisco parlare della partita, di questa semifinale sulla quale sono totalmente concentrato: si tratta di una gara fondamentale per tutti noi». Quindi non conferma i messaggi distensivi con Mirante, non commenta nemmeno la mano tesagli a mezzo stampa dal portiere emiliano («Paghiamo a metà la multa»). Un dribbling a superare gli imbarazzi. CONCENTRATO Sul resto, Higuain concede poche ma studiate riflessioni: «La voglia di vincere avrà un peso fondamentale. Dobbiamo dimostrare in campo di volere la finale, abbiamo le qualità per farlo». Questo significa:
Gonzalo Higuain, 27 anni, attaccante del Napoli, durante la rifinitura di ieri a Kiev EPA
siamo i più forti, ergo si deve battere un Dnipro che all’andata giocò con nove uomini dietro la linea della palla pensando unicamente a finire la gara col passivo meno pesante possibile. Quell’1-1 che adesso avvantaggia gli ucraini grida vendetta. Ma se il Napoli non dovesse entrare in Champions, il Pipita rifletterebbe a fondo sul suo futuro azzurro? Domanda lecita, risposta tranciante: «Penso unicamente al presente e il presente è questa sfida qui a Kiev. Poi c’è il campionato, mancano tre partite... Per noi è importante dimostrare che il Napoli merita di giocare la prossima Champions». ALL’ATTACCO In caso di necessità, magari nella ripresa, ci potrebbe essere Gabbiadini alle sue spalle, con Hamsik al posto di Jorginho: una modo pratico di dire agli avversari «vogliamo vincere». Ma sono argomenti dai quali il centravanti si tiene lontano. «Deve essere la notte di tutti: se giochiamo sempre con la voglia di vincere possiamo andare avanti. Però dobbiamo fare i fatti e non le chiacchiere». E lui, a quota sette gol, ci tiene a finire da capocannoniere? Gliene mancherebbero due. «Riusciamo a costruire molte palle gol, se in tante partite il miglior avversario è il portiere vuol dire che il gioco è valido. Nel calcio però un attaccante ha bisogno pure della buona sorte». © RIPRODUZIONE RISERVATA
QUI DNIPRO
Markevych, ottimismo e fiducia «Vedrete, meritiamo la finale» ● KIEV (ni.ce.) Ripeteranno la partita del San Paolo? Cioè due linee di quattro e cinque uomini molto strette fra loro a presidiare la metà del campo e il centravanti abbandonato a se stesso? Probabilmente sì. Mister Markevych sa che sa va alla sfida senza corazza rischia di prendere 3-4 sberle: il Napoli è più forte. Ma lui è fiducioso: «Abbiamo i nostri valori. Basta parlare del match di andata, dimostreremo di meritare la finale». E mentre il brasiliano Egidio fugge a casa, da Dnipopetrosk sono annunciati in 20 mila, l’Olimpico di Kiev ne contiene 70 mila e non è detto che i locali che tifano Dinamo non si schierino pro Napoli: insomma, non di sicuro si
giocherà in una bolgia... Probabile la conferma della formazione di partenza che al San Paolo dopo 3’ passò dal 4-2-3-1, schema abituale del campionato. Con il linguaggio dei moderni commentatori tv, tale disposizione prelude al seguente commento: «fanno densità in mezzo al campo». Non molti anni fa questa densità si chiamava catenaccio ed era una prerogativa del nostro calcio agli occhi stranieri. Gli uomini migliori sono Konoplyanka, Kalinic, Rotan e Seeznyov. Il Napoli ha un vantaggio: puntando da subito al gol, può prenderne uno senza che ciò produca disperazione. Ma se farà gol in tempi rapidi, il vantaggio del Dnipro è bell’e cancellato. Guardalinee permettendo. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Serie A R Il personaggio
GIOVEDÌ 14 MAGGIO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
NERAZZURRI ALL’EXPO
Matteo Brega MILANO
C
on la porta dell’Argentina che pare chiudersi, si spalanca il portone dell’Inter. Mauro Icardi vive così, sospeso tra due realtà evidentemente diverse. Il c.t. della Seleccion Gerardo Martino l’ha toccata di piatto: «Icardi? Ai calciatori non piace il suo stile di vita, il suo modo di gestirsi e nemmeno a me. Oggi non hanno possibilità di essere convocati nemmeno Dybala o Di Santo, ma questo perché ho già i migliori attaccanti del mondo». Il punto alla fine della frase è un masso. L’INTERISTA PIÙ RICCO Di contro, Mauro gira la maniglia nerazzurra e apre lo scrigno nerazzurro. Il rinnovo fino al 2019 è cosa fatta davvero adesso: dal primo luglio inizierà a percepire circa 3 milioni netti all’anno più vari bonus (oltre a quello di un milione e 600 mila euro, una cifra pattuita per «colmare» il gap tra nuovo e vecchio accordo vista la stagione ricca di gol), cifra destinata a salire gradualmente nel corso del quinquennio fino a un massimo di 4 con il raggiungimento della qualificazione alla Champions League. Dopo settimane di incontri (quello decisivo risale a otto giorni fa, quello di martedì invece è solo uno dei tanti di queste settimane che serviranno a limare dettagli fiscali) è arrivato il momento di firmare. L’accordo nuovo sistemerà Icardi al vertice della piramide salariale interista. I diritti d’immagine saranno distribuiti equamente tra l’attaccante e la società. L’entourage di Mauro e il d.s. Piero Ausilio hanno così aumentato la parte fissa dello stipendio. Il rinnovo (privo di clausola rescissoria, ma infarcito di bonus tra cui quello della conquista della prossima classifica marcatori, della Coppa Italia e di un tot di convocazioni in nazionale) non è propedeutico a una cessione estiva, è il puntellamento di uno dei prossimi (I)cardini della creatura nerazzurra di Roberto Mancini. All’estero la squadra più interessata all’argentino è sempre stata ed è l’Atletico Madrid. Un po’ perché Icardi piace a Simeone, un po’ perché delle grandi d’Europa è quella che più facilmente potrebbe cambiare il centravanti (Mandzukic). Ma Mauro ha in testa l’Inter e Milano. E un’idea lo sta stuzzicando, pian piano. Vivendo accanto all’attuale vice presidente Javier Zanetti sta imparando cosa significa diventare il simbolo del mondo interista. EFFETTO WANDA La risposta del Meazza alla lettura delle formazioni (Icardi viene tenuto appositamente ultimo per l’esplosione dello stadio) lo fa sentire nel cuore della gente. Qui subentra l’altro aspetto, quello umano. Nelle ultime settimane infatti è entrata in scena Wanda Nara. Lo ha fatto in
Roberto Mancini, 50 anni, all’Inter dal novembre scorso ANSA
Mancini: «Contro la Juve, stesso spirito di Roma» 1E Ranocchia sul tweet a Berlusconi: Mauro Icardi, 22 anni: entro fine stagione firmerà il contratto con l’Inter fino al 2019 LAPRESSE
Icardi, bufera Tata Ma diventerà il più pagato dell’Inter 1«Si è comportato male» dice il c.t. dell’Argentina
Intanto guadagnerà 4 milioni con l’aiuto di Wanda fiscali obbligano ad avere pazienza. Più facile che l’ufficializzazione arrivi a fine mese. E intanto, a quanto pare, l’agente Abian Morano potrebbe uscire di scena...
ICARDI? AI CALCIATORI NON PIACE IL SUO STILE DI VITA, IL SUO MODO DI GESTIRSI. E NEMMENO A ME GERARDO MARTINO C.T. ARGENTINA
maniera delicata. Ha solo voluto comprendere meglio il funzionamento di alcuni meccanismi. L’intenzione originaria era di annunciarlo nei giorni precedenti la sfida contro la Juventus. Gli aspetti
THOHIR: TUTTO PER YAYA Nel frattempo, Erick Thohir non vuole mollare il desiderio numero uno di Mancini: Yaya Touré. «Quante chance ci sono di acquistarlo - ha detto il presidente interista al quotidiano Tempo -? Questo non so dirlo, ma ciò che è evidente è che proveremo in ogni modo a portarlo all’Inter». Dei contatti continui fra giocatore e Mancini si sa, mentre è ancora da mettere sul piatto la cifra d’acquisto che il City farà. A quel punto, e dopo un sì definitivo del giocatore che vuole cambiare aria e rivedere Mancini, partirà la trattativa vera e propria. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Mancio spreme il gruppo: «Fate correre la palla» ● (l.t.) Seduta molto intensa ieri per l’Inter. Senza Vidic, in permesso, Mancini ha provato D’Ambrosio, Ranocchia, Felipe, Juan Jesus, Brozovic, Medel, Kovacic, Campagnaro ed Hernanes (squalificato per sabato). Le vere punte Icardi e Palacio - giocavano contro i titolari. Il tecnico ha insistito molto sui movimenti per attaccare la Juve («Voglio pressing alto, più aggressività») e su come velocizzare la manovra una volta recuperata la palla. Presente il d.g. Fassone.
«Ironico per stemperare le polemiche» Francesco Velluzzi INVIATO A RHO (MILANO)
L’
evento nell’evento. Perché Roberto Mancini e l’Inter all’Expo movimentano la manifestazione ricca di studenti in gita, coppiette romantiche e qualche manager in cerca d’affari. Padiglione zero, ore 18.15, Mancio, Ranocchia, Fassone e Williamson sbarcano con le golf kart. Li accoglie Giuseppe Sala, commissario unico del Governo per Expo. La maglia nerazzurra è già pronta per lui: «Expo 2015». Sala è interista sfegatato e confessa: «Non è la prima maglia nerazzurra che mi viene regalata. Il mio cimelio più importante è quella di Rummenigge che tengo nel mio studio. È proprio quella di un Inter-Juventus che finì 4-0 con doppietta di Kalle (11 novembre 1984, ndr)». Mancini annuisce e attacca: «Con la Juve sabato ci vuole lo stesso spirito che abbiamo avuto domenica a Roma contro la Lazio, bisogna giocare così». Il capitano Ranocchia puntualizza: «Stessa fisicità e stessa tecnica, perché è vero che con la Lazio è stata dura, ma con la Juve sarà ancora più difficile e poi ci sono Genoa ed Empoli. Poche storie, dobbiamo provare a fare nove punti. Il tweet a Berlusconi? Ho risposto ironicamente bisogna stemperare».
INDONESIA Fatta la visita ufficiale, ecco l’omaggio al presidente Erick Thohir allo stand dell’Indonesia. È tutto pronto, come nel loro stile: massima disponibilità, sorrisi, donne in costume, cibo tradizionale. Il funzionario dell’ambasciata Agus Satono spiega tutto al Mancio: usi, costumi, tradizione, gastronomia. E gli fa fare da cavia: prima il pesce, poi il riso giallo. A Ranocchia tocca il pollo. Mancio apprezza: «Sono stato in Indonesia nel 1995 in tournée con la Samp, bel ricordo». Gli chiedono di tutto, lui spiega «che non bisogna buttare il cibo perché c’è troppa fame nel mondo». Lo ringraziano, inchini, applausi, regali. La sala è addobbata anche con maglie e palloni dell’Inter. Ranocchia parla di calcio, dopo che gli hanno tappato occhi e orecchie con cuffie e maschera, effetti della tecnologia. «Siamo pronti per sabato, crediamo nell’Europa League. Aver migliorato la fase difensiva è fondamentale, è quella che fa la differenza». Gli parlano della partenza di Kovacic: «Se ne dicono tante di cose, io ogni sei mesi dovrei andare via e invece sono qui e rimarrò qui. Sicuramente perdere dei ragazzi fa sempre dispiacere, ma sono cose che riguardano la società». A Mancio chiedono solo del compleanno di Touré, ma è abbondantemente scafato: «Glieli mando sempre gli auguri, ogni anno». Poi via veloce allo stand della Cina per un saluto e la promessa: «Ci vediamo presto, quest’estate». © RIPRODUZIONE RISERVATA
Serie A R
GIOVEDÌ 14 MAGGIO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
I PROSSIMI AVVERSARI
IL CONFRONTO
Missiroli, sfida con le treccine: «Un altro sgarbo ai rossoneri»
DE SCIGLIO EL SHAARAWY PARTITE GIOCATE
16
15
GOL
0
19
1
MINUTI IN CAMPO
1Il regista del Sassuolo andava a scuola
1297 1109
con la parrucca di Gullit: «Era il mio idolo»
ESPULSIONI
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0
Andrea Tosi INVIATO A SASSUOLO (MO)
S
AMMONIZIONI
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MEDIA VOTO Mattia De Sciglio, 22 anni, è nato rossonero: al Milan a partire dal settore giovanile FORTE
5,19 6,07
Stephan El Shaarawy, 22 anni, è arrivato al Milan nell’estate del 2011 dopo un anno a Padova ANSA
De Sciglio&El Shaarawy Il Milan vi aspetta ancora
1In coda a un anno nero, il terzino è k.o.: deve ritrovarsi, in che ruolo? Stephan torna con il Sassuolo, sarà la sua 100a partita in rossonero
Alessandra Gozzini MILANO
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videntemente non era la stagione dei classe 1992, nati nella seconda metà di ottobre e di martedì. Per De Sciglio, che festeggia il venti del mese, sotto il segno della bilancia, l’oroscopo non promette nulla di buono. La distorsione alla caviglia destra subita nell’allenamento di due giorni fa lo costringerà a saltare la trasferta con il Sassuolo, mentre non è escluso che torni disponibile per gli ultimi 180’ del campionato (l’infortunio non dovrebbe essere troppo serio se anche ieri il terzino ha guidato l’auto) ma dipenderà dai prossimi accertamenti. Dunque si può già passare ai bilanci, a partire dal 2014: dopo una manciata di partite da titolare, non memorabili se la media voto complessiva ne fa il peggior rossonero del campionato, arriva il primo stop dovuto alla fascite plantare, fastidio in compagnia del quale De Sci-
glio chiude l’anno. Si entra così sia opposta una settimana prinel 2015: espulso a Torino e ma con la Samp. Sono le ultime più tardi nella recente partita sei partite giocate, una certa di Napoli, dopo un’altra serie confusione può essere spiegata di uscite saltate per infortunio anche così: la prossima guida (il problema al piede si era nel lo aiuti a ritrovare una strada. frattempo aggravato: da infiammazione a CENTO EL SHA lesione). Inzaghi Con El ShaaIL DUO lo aveva sempre rawy, nato il 27 difeso («Mattia è Mattia ha giocato a ottobre, si entra il futuro e con invece nel segno destra e a sinistra: me gioc herà dello scorpione e sempre») ma vi- ha bisogno di una gli astri potrebsto che anche posizione stabile bero ancora rel’oroscopo rossogalare qualche nero di Pippo Elsha non gioca da soddisfazione. non invita all’otL’attaccante è timismo, per De quattro mesi, ma fuori da poco ora sta bene e sarà Sciglio la situameno di quattro zione si compli- tra i convocati mesi per via delca: dovrà riconla frattura al quistare il nuovo Milan e insie- quinto metatarso del piede deme la Nazionale, e per farlo po- stro. Prima le cose erano andatrebbe essere utile iniziare a te meglio, ma neppure troppo: uscire dall’equivoco. A Napoli qualche panchina, una lieve diMattia aveva iniziato a destra, storsione alla caviglia, quindici contro il Genoa a sinistra, col presenze e un solo gol, alla Toro a destra e con il Sassuolo Samp, per di più dopo un lundi nuovo a sinistra, fascia cal- ghissimo digiuno di 622 giorpestata anche con l’Inter dopo ni. Gli ultimi tre li ha trascorsi che si era ritrasferito sulla cor- allenandosi in gruppo e prima
ancora aveva seguito un intenso percorso di lavoro personalizzato: fisicamente è pronto e convocabile, come in effetti sarà con il Sassuolo. E semmai dovesse rimettere piede (ormai guarito) in campo festeggerà la sua centesima presenza ufficiale in rossonero. Vale allora la pena di affidarsi a un rapido amarcord: tra i gol meritevoli di menzione c’è di certo quello segnato nel derby con l’Inter del 24 febbraio del 2013, l’ultimo dei sedici realizzati nel campionato che lo elesse miglior marcatore rossonero. Dopo c’è pochissima altra fortuna in Italia (il gol alla Samp appunto) mentre le cose erano già andate meglio uscendo dai confini: decisiva fu la rete al Psv nel playoff Champions del 20 agosto 2013 e prima ancora quella, bellissima, siglata in slalom allo Zenit San Pietroburgo. L’oroscopo dello scorpione non parla esplicitamente di gol ma di una spinta favorevole sul lavoro: basterà a riscrivere una stagione? © RIPRODUZIONE RISERVATA
imone Missiroli domenica a Cesena ha suggellato la grande rimonta del Sassuolo con un destro dal limite che si è infilato sotto l’incrocio lanciando il club neroverde alla vittoria. Così il centrocampista calabrese è entrato di diritto nella storia del club completando un piccolo grande capolavoro personale. Due anni fa aveva segnato la rete della promozione in A contro il Livorno, quattro giorni fa invece ha realizzato quello della salvezza. Intanto Missiroli ha anche cambiato ruolo diventando regista senza perdere la bella vocazione di segnare gol pesanti. A 28 anni (saranno 29 tra nove giorni) il Missile, come lo chiamano tutti, ha scoperto una nuova dimensione come calciatore. Missiroli, tra il gol di Cesena e quello col Livorno del 2013 ci sono affinità? «Ho avuto il merito di segnare due gol importanti che mi hanno lasciato sensazioni uguali e diverse. Entrambi mi hanno fatto felice. Quello al Livorno è stato il più emozionate, quello al Cesena il più bello della mia carriera». Dopo tre anni e mezzo a Sassuolo, si sente un giocatorebandiera? «Il mio ruolo fuori dallo spogliatoio lo lascio giudicare agli altri. Io posso dire che in questo club sono maturato tanto come calciatore, perciò mi sento molto coinvolto e radicato nel Sassuolo». Come giudica la stagione della sua squadra dopo l’ottimo girone di andata e il vistoso calo nel ritorno? «Il calo è stato fisiologico
STRATEGIE SOCIETARIE
Silvio diviso fra club e politica E Galliani incontra il Santos 1Oggi summit di
mercato col presidente paulista. Maldini: «Io al Milan? Non lo so, ma non è detto sia un bene»
L
a fase di studio continua. Nella testa di Berlusconi le riflessioni sui destini del Milan sono continue e approfondite come quelle politiche. Il presidente rossonero da un lato combatte con un «pezzo di cuore» che se ne va e dall’altra sta valutando le due proposte (500 milioni per il 60%
del club, quella di Mr. Bee; 580 per il 51% quella della cordata cinese con il governo alle spalle e con Silvio che si relaziona col presidente Xi in persona). Gli interlocutori sono in attesa, ma è chiaro a tutti che per entrare nel vivo occorrerà attendere almeno i primi di giugno. C’è anche una remota possibilità che Berlusconi, come ha già spiegato, alla fine non venga convinto da nessuno e si tenga il Milan, dando vita al progetto tutto italiano. Un concetto fatto filtrare dagli ambienti politici a lui vicini anche nelle ultime ore. In questi giorni Silvio continua il tour elettorale: oggi sa-
Silvio Berlusconi, 78 anni FORTE
rà a Bari, domani a Lecce. E ieri si è rivisto a Milano anche Richard Lee, intermediario nelle trattative coi cinesi: in agenda qualche incontro a livello tecnico. Oggi, intanto, Galliani incontrerà il presidente del Santos, Modesto Roma Junior (ieri il Milan ha ufficializzato la risoluzione consensuale con Robinho): un’occasione per fare un punto di mercato, magari a proposito del 18enne attaccante Gabriel Barbosa, detto Gabigol. Ieri Paolo Maldini, ospite all’Università Humanitas di Rozzano, è tornato a parlare di Milan: «Per ricostruire ci vuole tempo e idee, e non sempre le idee ci sono. Un mio futuro in società? Non so se succederà, non è detto che sia un bene. La mia storia col Milan rimarrà comunque fantastica». paglia-m.pas. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Simone Missiroli, 28 anni FORTE
perché all’andata abbiamo girato a mille. Poi i tanti infortuni, che non sono un alibi ma un dato oggettivo, ci hanno frenato, ma è vero che potevamo fare qualcosa di meglio. L’importante è avere centrato con anticipo l’obiettivo della salvezza com’era nei programmi del club all’inizio di stagione». Lei ha cambiato ruolo: da fantasista con libertà d’azione a regista al servizio dei compagni. È stata un’esigenza sua o della squadra? «È stato un passaggio naturale dovuto all’infortunio di Magnanelli. Già in passato avevo giocato in regia. Ma non credo che sia un cambio definitivo, il mio ruolo naturale rimane quello di trequartista o di mezzala sinistra». Il Sassuolo sembra un progetto destinato a durare nel tempo. Come vede il suo presente e il suo futuro in neroverde? «Dopo Reggio Calabria, dove sono nato e cresciuto, Sassuolo è diventata la mia seconda casa. Ho trovato un ambiente serio e ambizioso che mi ha accolto benissimo. Quest’anno ho prodotto la mia migliore stagione in Serie A, il mio contratto scade nel 2016. Spero di fare parte del progetto del dottor Squinzi per molto tempo ancora». Domenica arriva il Milan di cui lei è tifoso. Quali ricordi conserva della squadra rossonera? «La mia famiglia è juventina, ma quando ero un bambino dominava il Milan mondiale di Sacchi e così mi sono legato ai colori rossoneri. Il mio idolo era Gullit. Ricordo che mi comprarono la parrucca con le trecce per somigliare a Ruud. La indossavo anche a scuola»
BABY SIMONE COI CAPELLI DI RUUD Un’immagine di Simone Missiroli all’età di 4-5 anni nel cortile di casa a Reggio Calabria, con maglia rossonera e cappellino con la parrucca di Gullit
All’andata avete vinto a San Siro, un anno fa Berardi con un poker di gol spinse all’esonero di Allegri. Siete un tabù per il Milan e lei non ha ancora segnato contro una big. Conclusione? «Vogliamo finire bene la stagione con un risultato positivo dentro una bella partita. Loro come noi non hanno più obiettivi da inseguire perciò se facessi uno sgarbo al mio Milan non sarebbe tanto male...» © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Serie A R Il capitano
GIOVEDÌ 14 MAGGIO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
Totti e quei 300 motivi per riprendersi la Roma 1Il capitano è a quota 298 reti in giallorosso e con l’Udinese vuole tornare titolare. E nel ritiro spunta un vademecum sui comportamenti Massimo Cecchini
datura a titolare nella sfida di domenica con l’Udinese.
LA VOLATA CHAMPIONS
ROMA
M
etti a Roma un pranzo fra amici. Ieri. Commensali il d.s. Sabatini e il d.g. Baldissoni (fronte giallorosso) e il presidente Ferrero, il d.s. Osti e l’avvocato Romei (fronte Samp). Alla Lazio pare siano fischiate le orecchie visto che sabato è in programma la sfida a Marassi tra i blucerchiati e la squadra di Pioli, ma d’altronde c’è in ballo la Champions e il mercato, con Romagnoli di ritorno alla Roma e Viviani che piace alla Samp (occhio però anche a Obiang e Destro). I commensali giallorossi però, dovendo guardare anche in casa propria, nel piatto avranno visto galleggiare una pietanza di sicura garanzia con cui saziare la fame di punti, Francesco Totti, che rilancia la sua candi-
21 ANNI FA L’ultima volta che Totti è rimasto in panchina per scelta tecnica per tre partite di fila è successo 21 anni fa, allenatore Mazzone, che lo fece sedere nella giornata successiva al suo primo gol in Serie A, avversario il Foggia. Era il 1994, i cellulari erano strumenti di lusso, Berlusconi vinceva le elezioni per la prima volta e la A si pavoneggiava per la sua bellezza, forse persino un po’ millantata. In quei giorni Totti aveva 18 anni e, pur con tutta l’autostima che in fondo doveva avere, non immaginava che 21 anni più tardi avrebbe ancora rivendicato un posto da titolare in una Roma a caccia di un posto in Champions. CANNONIERE USA D’altronde di questo primo quadriennio
ROMA PT. 64
36ª Udinese
37ª LAZIO
38ª Palermo
LAZIO PT. 63
SAMPDORIA
Roma
NAPOLI
Cesena
JUVENTUS
Lazio
NAPOLI PT. 60
La 2ª classificata va direttamente alla fase a gironi, la 3ª ai playoff (18-26 agosto) STATO DI FORMA: DIFFICOLTÀ:
facile
scarso media
In MAIUSCOLO le gare in trasferta
buono
ottimo
difficile JUVENTUS campione d'Italia GAZZETTA DELLO SPORT
Francesco Totti, 38 anni, capitano della Roma ANSA
americano, è ancora una volta il numero dieci giallorosso, a 38 anni, a essere il capocannoniere, con 37 reti segnate, 9 delle quali in questa stagione in cui divide il titolo di bomber della squadra col giovane Ljajic.
QUOTA 300 Con queste premesse, l’assalto ai 300 gol con la maglia della Roma è quasi d’obbligo. Attualmente Totti è arrivato a 298 centri, anche se alcuni gliene danno 299, concedendogliene uno in più rispetto al-
l’Uefa in base a due gol «contestati»: col Leverkusen (ottobre 2004: non dato) e Genk (luglio 2009: dato). Con cifre del genere, nessuna sorpresa che Garcia domenica torni a sdoganarlo. IL VADEMECUM Il capitano comunque pensa solo ad allen arsi, senza preoccuparsi delle fibrillazioni del gruppo. Hanno fatto discutere le integrazioni al regolamento interno che la dirigenza ha distribuito ai giocatori due giorni fa. Niente di sconvolgente: richiesta – tra l’altro – di massima puntualità negli orari degli allenamenti e un uso intelligente dei social network, ma Totti non si affaccia neppure in questo universo e quindi certi messaggi sono rivolti ai più giovani, i più esuberanti in tutti i sensi. CASO ETIHAD Inutile dire, poi, che il capitano giallorosso serva anche per veicolare il marchio Roma all’estero. In questo senso ieri hanno ripreso quota le voci di un accordo vicino fra il club ed Etihad per la sponsorizzazione della maglia e del futuro stadio. In realtà per ora – nonostante le trattative continuino – sviluppi non ce ne sono perché da parte degli arabi sponsorizzare la maglia per ora non interessa, mentre la questione stadio sarà affrontata quando ci sarà la certezza di avere tutte le autorizzazioni. Come dire, occorrerà attendere almeno sei mesi. E chissà se in quei giorni Totti sarà ancora titolare. © RIPRODUZIONE RISERVATA
CLASSIFICA SQUADRE
JUVENTUS ROMA LAZIO NAPOLI FIORENTINA SAMPDORIA GENOA INTER TORINO MILAN PALERMO CHIEVO UDINESE VERONA EMPOLI SASSUOLO ATALANTA CAGLIARI CESENA PARMA (-7)
PT
80 64 63 60 55 54 53 52 48 46 43 42 41 41 41 40 36 28 24 17
PARTITE
RETI
G
V
N
P
F
S
35 35 35 35 35 35 35 35 35 35 35 35 35 35 35 35 35 35 35 35
24 17 19 17 15 13 14 13 12 11 10 10 10 10 8 9 7 6 4 6
8 13 6 9 10 15 11 13 12 13 13 12 11 11 17 13 15 10 12 6
3 5 10 9 10 7 10 9 11 11 12 13 14 14 10 13 13 19 19 23
65 49 65 64 52 45 54 52 41 48 48 27 39 43 41 42 35 43 34 29
20 27 34 45 44 38 41 40 42 46 51 35 49 60 45 54 49 64 64 68
I VERDETTI: JUVENTUS CAMPIONE D’ITALIA, PARMA E CESENA GIÀ RETROCESSI CHAMPIONS PRELIMINARI DI CHAMPIONS EUROPA LEAGUE RETROCESSIONI
PROSSIMO TURNO SABATO 16 MAGGIO INTER-JUVENTUS ore 18 SAMPDORIA-LAZIO ore 20.45 DOMENICA 17 MAGGIO, ore 15 SASSUOLO-MILAN ore 12.30 ATALANTA-GENOA CAGLIARI-PALERMO TORINO-CHIEVO VERONA-EMPOLI ROMA-UDINESE ore 20.45 LUNEDÌ 18 MAGGIO FIORENTINA-PARMA ore 19 NAPOLI-CESENA ore 21
MARCATORI 20 RETI Tevez (2, Juventus). 19 RETI Toni (3, Verona). 18 RETI Icardi (4, Inter). 16 RETI Menez (8, Milan); Higuain (3, Napoli). 14 RETI Gabbiadini (Napoli; 7 nella Sampdoria); Di Natale (1, Udinese). 13 RETI Dybala (3, Palermo); Quagliarella (3, Torino). 12 RETI Klose (Lazio). 11 RETI Iago Falque’ (2, Genoa); Callejon (Napoli); Berardi (6, Sassuolo). 10 RETI Maccarone (1, Empoli); Felipe Anderson (Lazio).
Serie A R
GIOVEDÌ 14 MAGGIO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
Tutti vogliono FA7 Il Psg fa sul serio la Lazio fa muro 1Lotito ha blindato Felipe Anderson fino al 2020 e chiede 80 milioni. Ma le big europee ci pensano Stefano Cieri INVIATO A FORMELLO (ROMA)
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l Paris Saint Germain su Felipe Anderson. La «bomba» arriva dal quotidiano «Le Parisien», che rivela che il talento brasiliano della Lazio è entrato nel mirino del club francese. Parlare di trattativa è quanto meno prematuro. Ma l’interesse c’è ed è concreto. Non si tratta insomma di una delle tante voci che si stanno rincorrendo sul giocatore biancoceleste da quando ha cominciato ad incantare la platea della Serie A. L’ex Santos è stato accostato nell’ordine a Barca e Real, ai due Manchester, al Chelsea, al Bayern e allo stesso Psg. Ma si trattava solo di voci o nella migliore delle ipotesi di idee allo stato embrionale. OPERAZIONE DIFFICILE E’ vero, peraltro, che ormai è diventata una consuetudine vedere osservatori stranieri all’Olimpico in occasione delle partite della Lazio. Anche il Psg ha mandato i suoi e per più di una volta. E pare che le relazioni siano state a dir poco entusiastiche. Di qui la decisione del club parigino di inserire il laziale nella short list dei giocatori da acquistare la prossima estate. Ci riusciranno i francesi? Le intenzioni paiono buone, ma che poi la trattativa possa essere davvero intavolata appare altrettanto difficile. Il pallino è nelle mani di Lotito. Che già per cedere un normale giocatore chiede la luna. Figurarsi per quello che per lui può diventare l’affare del secolo. E infatti il patron laziale lo valuta 80 milioni. Chiaro che se il Psg dovesse offrire una cifra inferiore, però superiore ai 50 milioni, è probabile che accetti. Ma la somma che i parigini avrebbero accantonato per il laziale (30 milioni) non verrà neppure presa in considerazione. La posizione di forza di Lotito nasce da due aspetti fondamentali. Il primo è che la Lazio, a differenza di altri club, non ha l’esigenza di cedere giocatori per fare cassa. Il secondo
NOTIZIE TASCABILI EURO UNDER 17
Cutrone-gol Italia ai quarti sfida la Francia ● Il primo obiettivo è stato raggiunto. L’Italia Under 17 di Bruno Tedino pareggia con l’Olanda e conquista un posto nei quarti dell’Europeo, dove sabato sfiderà la Francia per un posto in semifinale, che vale la qualificazione al Mondiale in Cile del prossimo ottobre. Ci ha pensato ancora una volta bomber Cutrone (Milan), in avvio di gara, a mettere subito in discesa la strada per gli azzurri. Che nella ripresa se la sono un po’ complicata, a causa della sfortunata autorete di Giraudo (autore dell’assist dell’1-0). L’Olanda ha spinto fino alla fine, cercando un gol che le avrebbe permesso di centrare il secondo posto alle spalle
Patrick Cutrone, 17 anni dell’Inghilterra. Ma Donnarumma è stato insuperabile, e per l’Italia è arrivata la meritata qualificazione. In serata i complimenti di Tavecchio: «Bravi ragazzi, avanti così». I risultati di ieri Girone C: Francia-Grecia 1-0, Russia-Scozia 2-0. Classifica: Francia 9; Russia e Grecia 4, Scozia 0. Girone D: Olanda-Italia 1-1, Inghilterra-Irlanda 1-0. Classifica: Inghilterra 7; Italia 4; Olanda 3; Irlanda 1. I quarti Domani: Germania-Spagna e Croazia-Belgio; sabato: FranciaItalia e Inghilterra-Russia.
Super Napoli, Roma k.o. Trapani ok ● Colpo grosso del Napoli, che nel recupero ha battuto in rimonta la Roma 2-1 (vantaggio giallorosso di Calì, poi gol di Bifulco e Gaetano), rilanciando così le ambizioni di playoff. Nell’ultima di campionato, gli azzurri ospiteranno l’Empoli e vincendo, in caso di non vittorie di Catania e Palermo (difficile), potrebbero ritrovarsi al 5° posto. Nell’anticipo dell’ultima giornata, Pro Vercelli-Trapani 1-2.
E RUGANI PUÒ ARRIVARE IN PRESTITO Felipe Anderson, 22 anni, esterno brasiliano della Lazio LIVERANI
A MENO CHE... Per far vacillare Lotito ci vorrebbe una di quelle che lui chiama «proposte indecenti». Sicuramente non lo è quella di 30 milioni, anche con l’inserimento di una contropartita tecnica (da Parigi fanno sapere che alla Lazio potrebbe interessare il giovane Bahebeck). E’ chiaro, però, che il Psg ha i mezzi e la sfrontatezza (lo ha dimostrato negli ultimi anni) per prendersi quello che vuole. E quindi ciò che oggi appare molto difficile, in un futuro vicino potrebbe non esserlo. Più probabile, tuttavia, che questo futuro slitti di dodici mesi. Ad Anderson infatti non dispiacerebbe fare almeno un altro anno di Lazio per crescere ancora e arrivare all’appuntamento dell’Olimpiade di Rio in una
squadra in cui gioca sempre ed è una delle stelle. DILEMMA DE VRIJ Se non la stella assoluta. Quella alla quale Stefano Pioli chiederà i gol e gli assist per agguantare la Champions. Anche perché altri big della sua squadra sono fermi ai box. Biglia è di nuovo infortunato, mentre De Vrij ieri si è allenato per il secondo giorno consecutivo (sia pur a ritmo ridotto) e potrebbe farcela per il match di sabato a Genova con la Samp. Cataldi invece è ancora fermo e non è detto che ce la faccia. Intanto a Roma è già febbre derby. Nel primo giorno di vendita sono stati staccati 11 mila biglietti per i laziali (si aggiungono ai 9 mila abbonati) e 8 mila per i romanisti. Per la finale di Coppa Italia sono invece 25 mila i tagliandi presi dai sostenitori biancocelesti contro i 10 mila degli juventini. © RIPRODUZIONE RISERVATA
CALCIOSCOMMESSE
Ilievski al Gip: «A De Lucia 70 mila euro sotto la neve» Francesco Ceniti
CAMPIONATO PRIMAVERA
è che nei mesi scorsi Anderson ha prolungato il contratto fino al 2020 e quindi il giocatore è sostanzialmente blindato.
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Goran Pandev, 31 anni, durante le visite mediche con il Genoa
Genoa-Pandev, visite ok Preziosi: «La licenza? È dura» ● GENOVA (a.d.r.) «Abbiamo completato il ricorso per la licenza Uefa. Siamo a posto, economicamente e formalmente, ma abbiamo poche chance. I tempi per l’Uefa sono improrogabili e un eventuale ricorso di una società arrivata dietro di noi temo che ci vedrebbe sconfitti». Enrico Preziosi non nasconde l’ansia per l’Euro-intoppo ma il Genoa è attivo per il futuro: già sotto contratto Gakpe, Lazovic e Pandev (quest’ultimo si è sottoposto alle visite mediche la scorsa settimana), ma non pensa solo all’attacco: per la difesa si tratta con la Juve il prestito di Rugani. Intanto è già stato ufficializzata la sede del ritiro, in Austria a Neustift, dal 13 luglio. Ma l’eventuale qualificazione all’Europa League potrebbe far anticipare la partenza.
I
soldi consegnati al portire De Lucia sotto la neve. È il particolare più curioso svelato da Hristyian Ilievski nel suo terzo e ultimo interrogatorio col Gip Guido Salvini. L’ex capo degli «Zingari» stamani potrebbe uscire dal carcere di Cremona, dove è finito lo scorso 27 aprile quando ha posto volontariamente fine a una latitanza durata quasi 4 anni: il Gip dovrebbe concedergli l’obbligo di dimora. I suoi verbali (altre 3 volte è stato sentito dal pm Roberto di Martino, titolare dell’inchiesta sul calcioscommesse) hanno blindato molti passaggi contenuti negli atti e dovrebbero supportare al meglio le richieste di rinvio a giudizio, in arrivo entro un mese, per associazione a delinquere transnazionale (i soldi per le combine arrivavano da Asia e Europa dell’Est) finalizzata alla frode sportiva: coinvolti almeno una sessantina tra calciatori, dirigenti, allenatori e tesserati. Numero destinato a salire dopo le parole di Ilievski. SULLA CISA Lo slavo ha inguaiato il portiere De Lucia (ora al Monza) per il tarocco Bari-Livorno 4-1 (dicembre 2011) di Coppa Italia. Il giocatore avrebbe incassato 70 mila euro un paio di giorni dopo la gara nei pressi di un’area di servizio sul passo della Cisa (tra Emilia e Toscana) sotto una bufera di neve. E ancora: Ilievski ha aggiunto un particolare dell’incontro con Mauri a Formello, ricordando che il giocatore indossava la tuta. Sui rapporti con Dan Tan ha svelato che il boss di Singapore era titolare di tre siti di scommesse cinesi. Intanto, domani il pm di Martino interroga Marilungo (Cesena), ex Atalanta. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Hristyian Ilievski, 38 anni ANSA
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Siamo in onda! R
GIOVEDÌ 14 MAGGIO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
MATTINA 7, 7.30 Gazzetta News 8, 8,30 Gazzetta News 9.05 Campioni a confronto 9.30 Condò Confidential 10.05 The Speedgang - La banda dei motori 11.05 Perfection: momenti di gloria 11.30 Qui Foro Italico - Diretta 12.05 Bomber
13 Gazzetta News 13.30 Gazzetta News POMERIGGIO 14 Gazzetta News 14.15 Gazzetta News Sottorete 14.45 Autogol News 15 The Speedgang - La banda dei motori 15.55 Sfide senza limiti - 1ª TV
16.20 Pazzi per i derby 17.10 Bomber 18.05 Perfection: momenti di gloria 18.30 Gazzetta News Sottorete 19 Calcio Market 19.30 Gazzetta News Giro d’Italia SERA 20 Qui Foro Italico - Diretta
20.30 Gazzetta News - Il Sorpasso 20.45 Gazzetta News 21.05 Perfection: momenti di gloria 21.35 Bomber 22.30 Condò Confidential 23 Gazzetta News 23.15 Gazzetta News Giro d’Italia 23.30 Gazzetta News 24 Calcio Market
Europa League tra tennis e Giro d’Italia
1Aggiornamenti e servizi sulle due sfide di Napoli e Fiorentina, sugli Internazionali e sulla corsa rosa de invece le semifinali di Europa League che seguiremo attraverso gli interventi dei nostri inviati a Kiev e a Firenze.
Davide Longo
I
l tennis con gli Internazionali BNL d’Italia, il ciclismo con il Giro d’Italia e le semifinali di Europa League che vedranno in campo Napoli e Fiorentina sono i grandi eventi sportivi protagonisti nel palinsesto di oggi su GazzettaTv, visibile sul canale 59 del digitale terrestre. Tre grandi eventi che la nostra televisione seguirà con aggiornamenti in diretta, rubriche a cura dei nostri esperti e resoconti completi della giornata. CICLISMO Si inizia alle 13.15 con il punto sulla 6ª tappa di 183 km da Montecatini Terme a Castiglione della Pescaia. Poi, alle 19.30, ci sarà lo «Speciale Giro» con i commenti alla gara dell’ex campione del mondo Paolo Bettini e degli inviati de La Gazzetta Paolo Marabini, Ciro Scognamiglio, Marco Pastonesi, Claudio Ghisalberti, Claudio Gregori e Alessandro Conti, per concludere alle 23.15 con il riassunto della giornata. In studio Andrea Berton e gli interventi di Pier Bergonzi, vicedirettore de La Gazzetta e di Luca
Gialanella, responsabile della redazione ciclismo. TENNIS Proseguono anche i due appuntamenti quotidiani agli Internazionali BNL d’Italia. Dal Foro Italico alle 11.30 e alle 20 Marilena Albergo con il vicedirettore de La Gazzetta Gianni Valenti e gli inviati Vincenzo Martucci e Riccardo Crivelli commenteranno gli incontri, analizzeranno il colpo più bello della giornata e mostreranno gli highlights dei match femmi-
nili e maschili più importanti. In studio si alterneranno i grandi campioni, tecnici, dirigenti e gli ospiti sportivi e non presenti al Foro Italico. Sono inoltre previsti continui aggiornamenti durante le edizioni di Gazzetta News.
Mohamed Salah, 22 anni, è arrivato alla Fiorentina nel mercato di gennaio proveniente dal Chelsea LAPRESSE
CALCIO Alle 19 Calciomarket dedicherà spazio agli ultimi aggiornamenti del calciomercato con Federica Migliavacca e il massimo esperto del tema Carlo Laudisa. Il calcio giocato preve-
VOLLEY, MOTORI E.... AUTOGOL Alle 14.15, all’interno di Gazzetta News, Sarah Castellana condurrà la rubrica dedicata al volley «Sottorete» con i giornalisti de La Gazzetta Gian Luca Pasini, Mario Salvini e con Maurizia Cacciatori. Si parlerà della gara-4 della finale scudetto di volley maschile ModenaTrento giocata ieri al PalaPanini e di gara-5 che sabato 16 assegnerà lo scudetto del volley femminile tra Casalmaggiore e Novara. Alle 14.45 il trio «Gli Autogol» commenterà Real Madrid-Juventus svelandone i retroscena. Alle 16.20 «Pazzi per i Derby» accompagnerà Eric Cantona a Istanbul dove da più di un secolo competono due squadre che rappresentano due concezioni diverse dell’identità della capitale turca: il Galatasaray e il Fenerbahce. Alle 20.30, infine, andrà in onda la rubrica di motori «Il Sorpasso», che parlerà del Gran Premio di Spagna di Formula 1 e del MotoGP di Francia di domenica 17 maggio. © RIPRODUZIONE RISERVATA
clic COME RISINTONIZZARE I VOSTRI TELEVISORI E VEDERE IL CANALE 59 ● Eseguire le seguenti procedure. Se possiedi Tv o Decoder Digitale Terrestre 1. Premere il tasto MENU sul telecomando 2 Selezionare Impostazioni/Avanzate 3. Posizionarsi sulla voce relativa alla Sintonizzazione automatica dei canali e premere il tasto OK, accedi alla configurazione dei canali 4. Impostare Modalità di sintonia dei canali su DTV 5. Posizionarsi sul pulsante Avvia scansione e premere il tasto OK per avviare la ricerca. Soluzione dei problemi Se avete già provveduto alla risintonizzazione senza esito e il vostro televisore è collegato ad un sistema con antenna centralizzata, fate verificare dal vostro antennista che sia presente nella centralina dell’antenna stessa il modulo (o filtro) necessario per la ricezione dei segnali tv del canale/mux 55 (frequenza 746 MHz), quello che supporta anche il canale 59 di Gazzetta Tv. Se il modulo manca, fatelo inserire: è un’operazione molto semplice. Se possiedi una Sky Digital Key 1. Premere il tasto Menu del telecomando SKY e premere OK per accedere al digitale terrestre 2. Premere il tasto rosso (Ricerca) e lasciare invariata la configurazione 3. Premere due volte il tasto rosso (Avvia ricerca) 4. Attendere il completamento dei canali e quindi premere OK
GIOVEDÌ 14 MAGGIO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
OPINIONI
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Bianconeri in finale
ALLEGRA JUVE, IL LIMITE È IL CIELO L’EDITORIALE LE di ANDREA MONTI
L’
immagine simbolo di un trionfo che è fiesta e gioia selvaggia rimane il sobrio segno della croce con cui Alvaro Morata, nella bolgia del Bernabeu, ringrazia chi di dovere lassù per il gol con cui ha trafitto il toro che l’ha cresciuto, proprio quando la corrida s’era messa male. Ma quella squadra che si abbraccia, si prende per mano e, nella rovente notte madrilena, corre a depositare sotto l’esiguo spicchio dei suoi tifosi un’impresa straordinaria, ha la forza iconica di una catena umana. Un ferreo memento di quanto, nello sport come nella vita, contino la volontà, il carattere, l’organizzazione. Di queste gemme è fatto il vero diadema, e valgono assai più di uno scrigno pieno di costosi diamanti solitari. Onore ad Allegri e ai suoi soldati, splendidi interpreti del calcio italiano e di una tradizione afflitta in anni recenti da qualche miseria materiale ma fatta anche di un enorme nobiltà calcistica.
Tutto vero: la Juve azzecca la partita perfetta e va a Berlino a giocarsi dopo dodici anni la finale di Champions, ottava della sua storia, con il sogno del terzo successo. E siccome è una di quelle imprese memorabili in cui si annida la trappola della retorica, nel palpito di tanti cuori bianconeri immagino e scelgo quello del vecchio, roccioso condottiero Giancarlo Boniperti, con la sua frase di leggendario cinismo, mille volte ripetuta: “Nel calcio vincere non è importante, è la sola cosa che conta”. Una livella. L’aforisma è così rude, concreto e realistico da fotografare il carattere più intimo
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della Signora, quella vecchia e quella nuova che sono poi la stessa cosa. Anche in una serata in cui la banda Allegri, più che badare a un risultato ad ogni costo, ha dispensato per lunghi tratti un football bello e coraggioso. Ma se fosse andata storta, ci rammenta Boniperti, non potremmo dire - sfidando i molti tifosi malati in circolazione - che per una notte ogni sportivo italiano di buon senso, magari obtorto collo, è stato juventino. Così come lo sarà il 6 giugno, all’ultimo appuntamento col destino. Chiamatelo effetto tricolore, oppure orgoglio pallonaro, e non preoccupatevi. Domani passerà. Ma per una magica notte è bello e giusto che sia così. Comunque, alla faccia dei gufi, è andata bene. Anzi benissimo. E non per caso, come l’analisi di Paolo Condò e dei nostri inviati, in apertura del giornale, dimostra ampiamente. Le chiavi tattiche di questo trionfo, in fondo, sono semplici e si riducono al talento e al coraggio. La Juve inizia con un piglio da grande, poi il Madrid cresce a dismisura, si dilata in ampiezza sul campo, diventa pericolosissimo, trova un rigore su un’ingenuità chiellinesca ma non riesce a menare il cazzotto del ko. Qui, insieme al sempiterno Buffon, Arturo Vidal si dimostra davvero vitale nel rompere le linee di passaggio madriliste, organizzare la resistenza, far respirare i compagni. Qualcosa accade nello spogliatoio perché nel secondo tempo, con un Pogba in controtendenza che cresce coi minuti, i bianconeri trovano il modo di infilarsi alle spalle di Kroos e compagni. La squadra di Ancelotti compie un errore di irruenza, spreca ogni stilla di energia, si spegne in un martirio senza idee. Alla fine la Juve potrebbe farne altri due. E questo dice una parola definitiva sulla legittimità di un pareggio che vale mille vittorie.
Ma su tutto il sapere calcistico e il combinarsi dei casi attorno a una palla che rotola, mi pare prevalere un elemento psicologico semplice e fondante. Ultimamente, e soprattutto nella semifinale di andata, la Juve ha scoperto di essere ciò che non sapeva e forse non credeva: una grande squadra di livello mondiale in grado di battersela con tutti. La parabola di Morata è esemplare: innescato da Allegri come una freccia nel cuore madrilista, poteva cedere alla paura e invece si prende una vendetta che resterà a lungo sulla pelle dei blancos come una scudisciata. Ora potete pure tentare di riscattarlo a suon di milioni dopo averlo sputato, sempre che lui voglia tornare a prendersi i fischi degli sconfitti. Queste sono soddisfazioni… In realtà, caricata di preziose energie psichiche, la Juve al Bernabeu ha giocato almeno in venti. Forse di più. Perché in campo c’erano anche Andrea Agnelli, Beppe Marotta, Fabio Paratici e tutti quelli che cinque anni fa, impostando un serio piano di sviluppo societario, hanno affermato la bestemmia nel magico mondo del pallone italiano, e cioè che la passione non è nulla senza la managerialità che la rende sostenibile. Con l’accesso in finale, nei forzieri di Corso Galileo Ferraris entrano altri 11 milioni e fanno 100 solo dall’Europa: il fatturato di quest’anno veleggia sereno ben sopra i 300 milioni si euro. Molto lontano ancora da quello degli sconfitti di ieri sera, perché in fondo il denaro non è tutto. Ma sufficiente per iscriversi all’empireo dei grandi club, quelli che possono permettersi di tenere le proprie stelle e magari di prenderne altre. Di insediarsi con un progetto stabile al vertice internazionale. Onestamente alzi la mano chi si era immaginato, dopo l’esordio di Allegri a base di uova e insulti, una stagione così. Ma la strepitosa vittoria in semifinale cambia le cose. Vada come vada in finale contro il Barcellona di Messi e compagnia cantante, la Juve è partita per un viaggio stellare. E il dito di Buffon puntato verso l’infinito nella notte di Madrid indica la direzione. Il tuo limite, giovine Signora, è solo il cielo. © RIPRODUZIONE RISERVATA
La disfida tra due filosofie di calcio
CHI NON HA MESSI S’INVENTI QUALCOSA LA ROVESCIATA TA di ROBERTO BECCANTINI
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l calendario, malizioso, ha collocato l’eruzione di Leo Messi contro il Bayern di Pep Guardiola proprio a ridosso di una ricorrenza molto italiana: i trent’anni dello scudetto dell’Hellas Verona. Appartengo alla tribù che privilegia le emozioni dei solisti alle lavagne degli allenatori. La qual cosa non significa che queste non contino e questi non pesino. «Vince il team o il singolo? Mettete Messi nella Roma...». È la provocazione agitata da Paolo Condò sulla «Gazzetta» del 9 maggio. Di spalla, la replica di Arrigo Sacchi: «Guardate bene Leo: dietro alle prodezze, idee allenate per anni». E così sia. Si dà troppa importanza al tecnico e sempre meno, salvo rare eccezioni, alla tecnica. Guai a trascurare i periodi, gli organici, l’indotto ambientale ed economico. Corrado Viciani si rifugiò nel gioco corto di Ternana e Palermo per scampare alla povertà dei piedi disponibili. Chissà cosa avrebbe combinato con Xavi, Andrés Iniesta e Messi. E chissà come se la sarebbe cavata Guardiola, senza. David Alaba, Franck Ribéry e Arjen Robben, degenti illustri, non vedono l’ora di essere interrogati. Sliding doors. Solcano le montagne dello sport, e spesso ne marchiano i destini. Marco Van Basten aveva già vinto la Coppa delle Coppe con l’Ajax prima di atterrare a Milanello; e si sarebbe aggiudicato l’Europeo, con l’Olanda, subito dopo. Nessun dubbio che con Sacchi vinse esteticamente «meglio». Nessun dubbio che, solo con quegli olandesi e quegli italiani lì - da Ruud Gullit a Frank Rijkaard, da Franco Baresi a Paolo Maldini, da Roberto Donadoni a Carlo Ancelotti Arrigo staccò il nostro calcio dallo zoccolo italianista. La sua Nazionale, seconda ai Mondiali americani, era più sobria, meno feroce.
a mettere in crisi il mio catechismo, a gonfiare le vele della flotta «comunista». Stagione 1984-85: non aveva un Diego Maradona, quel Verona. Anzi: furono proprio HansPeter Briegel e Preben Elkjaer, stritolandolo sotto i loro muscoli, a tenerlo a battesimo: 3-1 per l’Hellas. Altro calcio, d’accordo. Sedici squadre, rose ossute, sorteggio arbitrale (non integrale, però). Il Verona seminò la Juventus di Michel Platini e Zibì Boniek, l’Inter di KarlHeinz Rummenigge, la Roma di Toninho Cerezo e Roberto Pruzzo. Fu una splendida anomalia. E Bagnoli, un mister che fece la storia senza geni che lo aiutassero a scriverla. Portò il Verona al titolo e il Genoa di Tomas Skuhravy e Pato Aguilera alle semifinali di Coppa Uefa. Il suo era un calcio pane e salame, aggressivo a centrocampo, di celere transizione, con la fantasia stipata nei dribbling di Pietro Fanna, un’ala che incise meno di quanto avrebbe dovuto e potuto in rapporto alle risorse. All’estero si procede per somma Messi più Suarez più Neymar - da noi per sottrazione, Mazzola meno Rivera. Nel 2022 la Pulce avrà 35 anni. Peccato. Il Mondiale è in Qatar, e per via del clima, letale, si disputeranno tra novembre e dicembre. Non agli sgoccioli della stagione, dunque, ma nel cuore. È forse anche per questo che Messi non li ha ancora vinti, non solo o non tanto perché l’Argentina gioca peggio del Barcellona. Giungere spremuti alla meta, dopo mazzi di scudetti e Champions raccolti o buttati all’ultima curva, non è il massimo. Maradona resta il più grande ma in Messico, nell’estate del 1986, arrivò in carrozza, con poco più di una trentina di partite «vere» nelle gambe. Il campione ha bisogno di una squadra; il fuoriclasse, di una palla. Sono differenze sottili. Luis Enrique le conosce. Con la Roma citata da Condò si piazzò settimo. Con il Barcellona di Messi, Luis Suarez e Neymar corre per il Triplete. Lo schema è sempre gradito, a patto che non si creda il padrone di casa.
Ecco: è il Verona di Osvaldo Bagnoli
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Il Giro d’Italia
SE AL TEATRO DELL’ABETONE VANNO IN SCENA I TRE TENORI Contador, Aru e Porte sono i Tre Tenori dell’Abetone: dopo i primi 5 giorni sappiamo già che il Giro è affidato ai loro acuti.
L’ANALISI di PIER BERGONZI email: pbergonzi@gazzetta.it twitter: @pierbergonzi
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l vecchio Pistolero, il giovane Muflone sardo e il Topolino australiano sono già ai primi tre posti della generale in quel soffio di secondi destinato a diventare vento.
Sono i tre indizi che valgono una prova: ci aspetta lo spettacolo. Il bucaniere spagnolo ha lanciato la sfida con uno scatto violento e psicologicamente calcolato (il sottotitolo diceva: «Mettetevi in testa che il più forte sono io...»). L’antagonista naturale ha risposto con lo sprint infinito e altrettanto «cattivo» che gli
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ha consentito di guadagnare 4”. E il terzo protagonista annunciato si è appollaiato lì, sulle corde, pronto a salire sul ring e approfittare di ogni distrazione dei duellanti. La Premiata Compagnia di Giro ha recitato sul palco dell’Abetone che richiama il primo volo del pulcino Coppi, quello che Orio Vergani definiva «Segaligno, magro come un osso di prosciutto...». Come Aru.... Coppi, in quel Giro del ‘40 era il gregario di Bartali. Prese bici e cappello e volò a vestire la prima maglia rosa,
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che poi restò sempre nel suo armadio. In quel teatro sotto il cielo di Toscana, Contador ha occupato la scena con la sua recita di istinto e calcolo. Il suo cambio di bici farà pure discutere ma è soltanto la scelta di un fuoriclasse della meticolosità. Aru ha risposto con personalità e può contare su una squadra, al momento, più solida. Porte invece corre in agguato, aspettando la maxicrono di di Valdobbiadene. Sarà una lunga partita a scacchi. Certo che il percorso creativo ha consentito al Giro di decollare già alla quinta tappa. Ora godiamoci il volo. Fino a Milano.
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GIOVEDÌ 14 MAGGIO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
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Serie B R L’intervista
GIOVEDÌ 14 MAGGIO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
Sansone e i playoff, qualcosa che manca 1L’attaccante del
Bologna, tra i migliori rinforzi di gennaio, li ha persi due volte: «Alla A ci credo, serve solo più fortuna»
BOLOGNA
G
ianluca Sansone, attaccante potentino, fresco di compleanno (28 anni l’altro ieri), è arrivato a Bologna a inizio gennaio come primo rinforzo della gestione Corvino che ha attinto dal blocco Sampdoria per garantire ai rossoblù la promozione diretta. Obiettivo cullato per quattro mesi che adesso sembra svanito con la caduta al quarto posto anche se l’aritmetica non esclude la risalita del club emiliano senza passare dai playoff.
Sansone, lei è stato il primo tra tanti colleghi di Serie A sondati da Corvino ad accettare di scendere di categoria per sposare il progetto americano del Bologna. Oggi è ancora convinto di avere fatto la scelta giusta? «Non ho rimpianti, sono tutt’ora contento e convinto di avere fatto bene a venire a Bologna. Sono in prestito e non conosco il mio futuro, qui ho vissuto gioie e delusioni che mi hanno legato alla squadra. Perciò ho la speranza che questa mia avventura possa proseguire comunque vada questa stagione» Al debutto col Perugia, il 19 gennaio scorso, sotto gli occhi del patron Saputo si è presentato con un gol su punizione, la sua specialità. Sembrava l’alba di un grande girone di ritorno per il Bologna che adesso è in difficoltà. Come spiega questo calo? «Purtroppo ci abbiamo messo molto del nostro per scivolare al quarto posto non vincendo tante partite in casa che erano alla nostra portata. Come conseguenza, siamo caduti in un blocco psicologico. L’ansia di recuperare ha fatto il resto. E quando devi vincere a tutti i costi è difficile rimanere lucidi e sereni»
Con i suoi 5 gol realizzati finora ha fatto bene, però anche lei ha faticato ad inserirsi in questo Bologna. Per 4 partite è anche finito in panchina. Era solo un questione di cattiva forma? «Non ero al meglio, perché venivo da un periodo di inattività, ma la scelte di Lopez erano di natura tecnica. Nel calcio nessuno può garantirti il posto, solo il campo è giudice». Il lungo tormentone su Lopez ha influito sulla stagione rossoblù? «Quando viene licenziato un allenatore è una sconfitta per tutti. Ragionare al passato è inutile, adesso c’è un nuovo tecnico e bisogna guardare avanti con fiducia» Il Bologna è comunque nei playoff. Quante probabilità ha di arrivare secondo? «Non faccio calcoli, dico che dobbiamo puntare a vincere le due partite che rimangono e poi tirare le somme. Oggi è più realistico pensare che giocheremo gli spareggi, ma nel calcio non si può sapere come finirà una partita, figurarsi una stagione» Ci credete ancora alla promozione diretta o vi state preparando, anche mentalmente, agli spareggi? «Penseremo ai playoff quando sarà scritto che dovremo giocarli. Io li ho fatti due volte e li ho persi entrambi: in C2 col Pescina e in B col Sassuolo. So per esperienza che non ci sono avversarie facili. Ancora mi brucia il modo in cui il Samp eliminò il mio Sassuolo: arrivammo ai playoff con 16 punti di vantaggio, ma passarono loro». Per salire in A qual è il fattore C che serve al Bologna tra cervello, cuore, corsa e c... (fortuna)? «Scelgo l’ultimo, siamo in credito con la fortuna. Sono ottimista: ce la faremo». © RIPRODUZIONE RISERVATA
I RINFORZI DI GENNAIO
Incidenti a Frosinone Vercelli è vietata a un migliaio di tifosi ● BOLOGNA L’Osservatorio ha disposto il divieto della vendita dei biglietti per la partita di Vercelli ai tifosi del Bologna che hanno preso parte alla trasferta di Frosinone del 2 maggio. In seguito agli scontri del Matusa era stato deciso di vietare a tutti i residenti dell’Emilia Romagna la trasferta in Piemonte, ma grazie al lavoro diplomatico del Bologna il provvedimento è ristretto solo a un migliaio di tifosi.
Andrea Tosi
6,7
6,09
● La media voto sulla Gazzetta di Gianluca Sansone, 28 anni compiuti martedì (foto LAPRESSE), valutato in 16 partite sulle 17 giocate: il voto più alto che ha preso è stato un 7,5, il più basso un 5.
5,9
5,8
5,5
ANGELO DA COSTA portiere 31 anni
DANIELE GASTALDELLO difensore 31 anni
NENAD KRSTICIC centrocampista 24 anni
IBRAHIMA MBAYE difensore 20 anni
PARTITE 7 VALUTATE 7 MINUTI 603 GOL PRESI 5 VOTO MAX 8 VOTO MIN 6
PARTITE 12 VALUTATE 12 MINUTI 1080 GOL 0 VOTO MAX 7 VOTO MIN 5,5
PARTITE VALUTATE MINUTI GOL VOTO MAX VOTO MIN
PARTITE VALUTATE MINUTI GOL VOTO MAX VOTO MIN
11 10 707 0 7 5
5,3 MATTEO MANCOSU attaccante 30 anni
6 6 335 0 6 5
PARTITE 13 VALUTATE 11 MINUTI 698 GOL 0 VOTO MAX 6 VOTO MIN 4,5
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TACCUINO ENTELLA
L’appello ai tifosi: «Più forti dei torti» ● CHIAVARI (Ge) Più forti delle ingiustizie. Questo il senso del messaggio che l’Entella ha mandato ai tifosi attraverso una pagina pubblicitaria uscita su alcuni quotidiani locali. Il club fa un elenco di presunti torti arbitrali che «ci hanno gravemente danneggiato e alimentano in tutti noi una grande frustrazione». Poi aggiunge: «Nonostante questo non permetteremo che il senso di ingiustizia causato da questi innumerevoli episodi prevalga in tutti noi e ci impedisca di perseguire l’obiettivo della salvezza». E conclude: «In Liguria e qui a Chiavari abbiamo superato avversità ben più gravi come l’alluvione, siamo abituati a lottare tutti uniti. Ed è quello che faremo fino alla fine».
LA SITUAZIONE
Partita salvezza Modena-Ternana ● Così la 41a giornata, penultima di Serie B. Domani (ore 20.30): Perugia-Carpi (0-4). Sabato (ore 15): AvellinoTrapani (1-4); Bari-Brescia (ore 18, 1-2), Catania-Cittadella (2-3); Entella-Latina (1-1); Frosinone-Crotone (0-2); Lanciano-Spezia (3-3); LivornoVicenza (0-0); ModenaTernana (0-1); Pro VercelliBologna (0-3); Varese-Pescara (0-2). La classifica: Carpi p. 79; Frosinone 68; Vicenza e Bologna 64; Spezia 61; Perugia 60; Avellino, Pescara e Livorno 58; Bari 51; Lanciano 50; Latina e Trapani 49; Catania e Pro Vercelli 48; Crotone 47; Modena 46; Ternana 45; Entella 43; Cittadella 41; Brescia (-6) 39; Varese (-4) 32.
Lega Pro R Verso i playoff
Formidabili quegli anni La sfida Ascoli-Reggiana è un quarto di nobiltà
Svolta Ancona Tocca ai tifosi gestire il club CONTA MOLTO LA TESTA DELLE DUE SQUADRE: L’ASCOLI È DELUSO DAL FINALE DI CAMPIONATO, LA REGGIANA È CARICA
1Erano in A, si giocano la Serie B. Petrone ha il campo inviolato, Colombo fa bel calcio. Parla il doppio ex Pane
ALESSANDRO PANE HA ALLENATO LE DUE SQUADRE
Davide Longo
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edici campionati di Serie A per l’Ascoli e 3 per la Reggiana. La storia dice che il quarto di nobiltà nel primo turno dei playoff di Lega Pro è quello che domenica metterà di fronte marchigiani ed emiliani, le sole (con il Como) tra le 8 protagoniste ad avere un passato nella massima serie. E si tratta anche dell’unico quarto di finale che vede affrontarsi due formazioni provenienti dallo stesso girone, con i precedenti nella stagione regolare che hanno visto la vittoria dei bianconeri in Emilia all’andata (2-0) e il pareggio per 1-1 nel ritorno al Del Duca. Oltre ai precedenti stagionali i padroni di casa possono mettere sul piatto della bilancia il fattore campo: il Del Duca è infatti l’unico campo imbattuto in campionato di tutta la Lega Pro, un record nel calcio professionistico eguagliato soltanto dai cugini «cromatici» della Juventus.
PROGETTO INEDITO
L’EX Ascoli e Reggiana, inoltre, hanno in comune un ex allenatore, Alessandro Pane, attuale c.t. dell’Italia under 19, sulla panchina granata dal 2006 al 2009 e su quella bianconera per 5 mesi nella stagione successiva. «Credo che ci sarà grande equilibrio – spiega Pane che con la Reggiana nel 2008 conquistò la promozione in Prima divisione – sarà una partita tattica e pur essendo due squadre votate all’attacco, faranno attenzione a non scoprirsi».
Sopra Mario Petrone, 42 anni, tecnico dell’Ascoli. Sotto Alberto Colombo, 41 anni, tecnico della Reggiana LIVERANI-LAPRESSE
PSICOLOGIA L’Ascoli di Petrone programmato e costruito per raggiungere la promozione diretta – accarezzata per metà campionato e poi svanita nella volata con il Teramo – contro la Reggiana di Colombo, la squadra rivelazione della stagione, il gruppo che ha offerto forse il calcio migliore dell’intero girone. «Quello psicologico è l’aspetto forse più importante della partita – analizza Pane – perché è evidente che l’approdo ai playoff è vissuto dai due club in modo diverso. Ora parte un nuovo campionato e i bianconeri dovranno resettare quanto successo finora, cancellare la delusione e ripartire». Una sfida comunque da pronostico apertissimo: «Nei playoff emergono le individualità. Saranno decisive le prestazioni degli attaccanti ed entrambe le squadre hanno i giocatori adatti a risolvere, anche se la giocata vincente dovrà avvenire in un contesto nel quale il collettivo funzioni bene, sennò non basterà». © RIPRODUZIONE RISERVATA
● ANCONA Tutto in mano ai tifosi: la gestione finanziaria, amministrativa e pure quella sportiva. Il popolo al comando di un club. Il tempo dirà se il modello è sostenibile. Di sicuro è il primo caso di una società di calcio controllata interamente dai supporter. La rivoluzione arriva da Ancona dove Andrea Marinelli, dopo 5 anni di presidenza e un 6° posto in Lega Pro, ha deciso di fare un passo indietro, in aperta polemica con il Comune per una questione legata ai campi. Nei prossimi giorni consegnerà gratuitamente le sue quote a Sosteniamolancona, associazione di tifosi che detiene il 2% del capitale sociale sin dalla rinascita dell’Ancona 1905 in Eccellenza, nel 2010. Marinelli continuerà a finanziare il club dall’esterno, garantendo la fideiussione e una forte sponsorizzazione. Ma della gestione si occuperanno i tifosi, che hanno posto due condizioni: un piano d’investimento triennale da parte di Marinelli e la permanenza del d.g. Sandro Marcaccio che per il mercato potrebbe avvalersi di Fabio Lupo, ultimo incarico alla Juve Stabia. Stefano Rispoli
LA GUIDA Benevento-Como sarà alle 16 Annunciati i primi arbitri: Rapuano dirige Matera-Pavia ● Concluso il campionato, comincia la fase finale con Supercoppa, playoff e playout. Anticipata di un’ora Benevento-Como, la Lega Pro ha comunicato gli arbitri di questo fine settimanaEcco il programma.
SUPERCOPPA PRIMA GIORNATA Sabato: Novara-Salernitana (ore 20.45, arbitro Marini di Roma). SECONDA GIORNATA Mercoledì 20: il Teramo affronta la squadra che ha perso alla prima giornata (il Novara in casa o la Salernitana fuori) oppure, in caso di pareggio, riceve il Novara. TERZA GIORNATA Sabato 23: il Teramo o riceve il Novara oppure va a Salerno. REGOLAMENTO Se dopo la terza giornata ci sono due o tre squadre a pari punti, si guardano nell’ordine: differenza reti, maggior numero di reti segnate, maggior numero di reti segnate nella partita giocata in trasferta; se la parità persiste, si va al sorteggio. PLAYOFF ● Servono per determinare la quarta squadra promossa in B dopo le tre che si sono classificate prime in campionato (Novara, Teramo e Salernitana). PRIMO TURNO Sabato: Benevento-Como (ore 16, Martinelli di Roma). Domenica: Bassano-Juve Stabia (ore 15, su Raisport, Serra di Torino), Ascoli–Reggiana (ore 16, Morreale di Roma) e Matera–Pavia (ore 17, Rapuano di Rimini). SEMIFINALI Andata domenica 24, ritorno il 31: la vincente di Benevento-Como affronta la vincente di Matera-Pavia (andata sul campo della peggio classificata), la vincente di Bassano-Juve Stabia affronta la vincente di Ascoli-Reggiana (andata sul campo della peggio classificata). FINALE Andata domenica 7 giugno, ritorno il 14: di fronte le vincenti (l’andata è dalla peggio classificata). PLAYOUT ● Andata sabato 23 (ritorno il 30): chi perde va in D. GIRONE A Pordenone-Monza e Lumezzane-Pro Patria (ore 16). Anche le sfide di ritorno iniziano alle ore 16. GIRONE B Pro Piacenza-Gubbio e Savona-Forlì (ore 15). Le sfide di ritorno iniziano alle ore 17. GIRONE C Savoia-Messina e Ischia-Aversa Normanna (ore 17). Le sfide di ritorno iniziano alle ore 15. GIA’ RETROCESSE AlbinoLeffe (A), San Marino (B) e Reggina (C).
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98° Giro d’Italia R Quinta tappa, La Spezia-Abetone San Lorenzo al Mare
1 km 17,6
Rapallo
2 km 177 Sanremo
TEAM ORICA GERRANS
1
Albenga
Genova VIVIANI MATTHEWS
3 km 136 Sestri Levante MATTHEWS MATTHEWS
Chiavari
4 km 150
La Spezia
5 km 152 La Spezia
FORMOLO CLARKE
Abetone
Montecatini Terme
6 km 183 Castiglione della Pescaia
Grosseto
Fiuggi
7 km 264 Fiuggi
8 km 186 Campitello Matese
Benevento
Civitanova Marche
9 km 215 10 km 200 San Giorgio del Sannio
Forlì
POLANC CONTADOR
Il Giro decolla, 2
3
L’emozionante finale sull’Abetone. ● 1. A - 5,8 km, la rasoiata di Contador: Aru risponde a fatica BETTINI ● 2. A - 5 km, la risposta del sardo dell’Astana BETTINI. ● 3. La volata con cui Aru mette alle corde Contador e Porte per il 3° posto BETTINI. A destra, Contador indossa l’ottava rosa della carriera ANSA
La salita di Coppi esalta Alberto S Aru risponde Porte non molla
ragazzo di Villacidro, da mettere in cornice aspettando il giorno dell’apoteosi. E se è vero che prendere la maglia così presto può diventare alla lunga più logorante - per pressione, attenzione, obblighi ulla salita del battesimo di Fausto Coppi, il per i media... - è anche vero che diventa un atto di Giro si accende 75 anni dopo e decolla con i forza verso i rivali, una battaglia vinta che dà mosuoi tre tenori più attesi. Quasi 6 chilometri rale, come un montante in pieno volto nel primo di scontro frontale, il primo vero faccia a faccia a round, un gol dopo un minuto, un 6-0 al primo set. colpi di attacchi e contrattacchi, sul terreno da Contador passa all’incasso, ora è lui il padrone a sempre teatro delle sfide più accese. Li aspettava- tutti gli effetti, non solo in virtù del blasone e delle mo, eccome se li aspettavamo, sul intenzioni, consapevole peraltro di primo arrivo in quota di un Giro che avere davanti le stesse insidie, gli promette scintille. E alla fine eccoli LA CHIAVE stessi pericoli, gli stessi trabocchetlì, puntuali, in fila indiana, al tra- Contador record: ti che gli sarebbero toccati se la maguardo della montagna toscana: glia fosse finita su spalle altrui. Uno Fabio Aru, Alberto Contador e Ri- mai aveva vestito che ha vinto sei grandi giri è troppo chie Porte, tesi nello spasimo di una una maglia da leader esperto per non saperlo, anche se volata a bocca aperta, manco ci fos- così presto mai nelle sue cavalcate vittoriose se in palio la vittoria di tappa. Ma le sei andate agli archivi e le due forse, su quella linea bianca, c’era E nella sua grande perse a tavolino - aveva preso il coqualcosa di più. Davanti era già armando così presto. carriera, una volta rivato a braccia alzate l’incredulo Jan Polanc, giovane sloveno di casa conquistata, LA FUGA La temevano in molti la Lampre, ultimo superstite della fu- non l’ha mai ceduta salita di Coppi, invasa da una moltiga del giorno nata 16 chilometri dotudine di tifosi. Pendenze e lunpo il via. Poi Sylvain Chavanel ha anticipato di un ghezza non certo da togliere il sonno, chiaro. Ma nulla i tre tenori. Peccato, ancora una manciata di era pur sempre la prima salita vera. E se ci arrivi pedalate e la maglia rosa - finita sulle spalle di dopo un avvio dispendioso come le prime quattro Contador - sarebbe anche potuta toccare al giova- tappe di questo Giro, dopo due giornate complicane sardo, già assurto a nuovo idolo di un pubblico te e nervose, in cui hai già ben spremuto ben bene che, in attesa di andare di nuovo in estasi con Ni- i compagni, ecco che il quadro cambia. E non di bali al Tour, si sta esaltando per il suo erede desi- poco. La svolta a 5,8 chilometri dalla vetta. La fuga gnato. Due soli secondi in classifica tra il Pistolero dei cinque davanti si sta squagliando: i 10’40” rage StraordinAru: sarebbe stata la prima volta per il giunti ai 47 km dall’arrivo da Polanc, Chavanel,
Paolo Marabini
INVIATO ALL’ABETONE (PISTOIA)
1Abetone, arrivo in quota. Lo spagnolo si scatena,
il sardo lo batte di rabbia in volata, prende 4” di abbuono ed è 2° in classifica a 2”. Vince Polanc
GIOVEDÌ 14 MAGGIO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
Forlì
Imola
11 km 153
12 km 190 Imola
Vicenza (Monte Berico)
Montecchio Maggiore
13 km 147 Jesolo
Treviso
Marostica
Pinzolo
14 km 59,4 15 km 165 16 km 174 Valdobbiadene Madonna di Campiglio
Aprica
Tirano
Melide
17 km 134
18 km 170 Lugano (Svizzera)
Gravellona Toce
19 km 236 Verbania
Saint-Vincent
20 km 199 Cervinia
27
Torino
21 km 178 Sestriere
Milano
Contador rosa
pronto a guidarlo, e pregusta il colpo grosso. La gente non sta nella pelle, spinge a gran voce il sardo, ma Contador è vigile. E Porte pure. Si torna alla partita a scacchi. Landa si spreme, c’è in palio la maglia rosa. Polanc è ormai imprendibile, ma Chavanel no: è lì, lo vedono, lo possono pigliare. E gli abbuoni possono fare la differenza.
Tvetcov, Domont e Dillier si liofilizzano in men che non si dica. Dietro, intanto, la maglia rosa Simon Clarke ha alzato bandiera bianca, sotto la spinta prima della Tinkoff-Saxo di Contador, guidata dal ritmo di un Ivan Basso in formato locomotiva, poi dell’Astana di Aru, con Diego Rosa fedelissimo pilota del sardo, sempre pimpante, mentre davanti c’è Landa, ideale testa di ponte in vista di un attacco. Il gruppo si assottiglia, ma i migliori ci sono. I tre tenori si studiano, si scrutano, si marcano. L’ATTACCO All’improvviso ecco la fiammata che accende i fuochi della battaglia. La maglia giallolimone di Contador schizza via in contropiede come una fucilata, alla sua maniera, quella dei bei tempi, e sorprende tutti. Aru è il primo a rispondere, Porte gli si accoda, ma entrambi impiegano quasi 400 metri per riportarsi sulle ruote del Pistolero, che insiste nella sua azione. Alberto fa sul serio, sa che la prova di forza si può vincere anche per pochi secondi. Ma appena cala un attimo il ritmo, ecco che ci prova Porte: fiammata anche del tasmaniano, che però resta accesa per pochi secondi. Tempo una manciata di metri e scocca anche l’ora di Aru: Fabio vede Landa là davanti,
URAN PERDE 28” ORA È A 1’22”
POLANC, FUGA DI 136 KM PER IL PRIMO SUCCESSO È stato tra i primi attaccanti di giornata, dopo solo 16 km. Poi sull'Abetone, Jan Polanc, 23 anni, sloveno della Lampre-Merida, ha staccato gli altri 4 fuggitivi e ha trionfato tutto solo: è la sua prima vittoria in carriera BETTINI
ARRIVO 1. Jan POLANC (Slo, Lampre-Merida), abb.. 10” 2. Sylvain CHAVANEL (Fra, Iam Cycling) a 1’31”, abb. 6” 3. Fabio ARU (Astana), abb. 4” 4. Contador (Spa); 5. Porte (Aus); 6. Landa (Spa) a 1’44”. I BIG 17. Uran (Col) a 1’59”; 26. Formolo a 2’32”; 29. Van den Broeck (Bel) a 2’54”.
SPRINT La volata fra i tre tenori è uno show degno della salita di Coppi. Aru lancia lo sprint lungo, vuole staccare Contador, ma Alberto e Porte lo mettono nel mirino. I tre passano la linea nell’ordine, divisi da spiccioli di secondo, centesimi. Non bastano, anche perché Chavanel è passato prima e ha già dato di fatto la maglia rosa a Contador. Aru si consola con la maglia bianca, Porte con la conferma che la gamba c’è, mentre il quarto sfidante, Rigoberto Uran, incassa altri 28” di ritardo, che lo fanno scivolare a 1’22” dal Pistolero: tanti, dopo cinque tappe e con due compagni già fuori, per essere ottimista. Siamo solo all’inizio, era la prima salita, il bello deve ancora venire. Ma il Giro ci ha già detto tanto. Aru e la sua Astana ci sono: ieri era questo che volevamo sapere. © RIPRODUZIONE RISERVATA
CLASSIFICA 1. Alberto CONTADOR (Spa, Tinkoff-Saxo); 2. Aru a 2”; 3. Porte (Aus) a 20”; 4. Kreuziger (Rep. Ceca) a 22”; 5. Cataldo a 28”; 6. Chaves (Col) a 37”. I BIG 9. Formolo a 1’15”; 12. Uran a 1’22”; Van den Broeck a 2’27” OGGI sesta tappa, Montecatini Terme-Castiglione della Pescaia, 183 km, per velocisti. La partenza alle 12.55.
SCATTA IL BETTO di PAOLO BETTINI
QUEI CAMBI DI BICI DI ALBERTO
P
rimo arrivo in salita e primo cambio di bicicletta in corsa per Alberto Contador, a 32 km dall’arrivo. Io facevo così tanta fatica in montagna che non avevo tempo di fermarmi. Lo spagnolo avrà la sua strategia, con un mezzo impostato apposta per i finali in alto. Avrà delle inclinazioni differenti del telaio, delle ruote speciali… boh, che ne so. Bici più leggera per la salita? Forse, ma sotto i 6,8 chili non può scendere. E che fa, corre con la bici più pesante prima? Ci sono tante teorie, di sicuro lo sviluppo dei materiali nel ciclismo è molto evoluto. Comunque Contador avrà un motivo
più che valido per il cambio. Però vorrei dire qualcosa anche su Uran. Due sconfitte in due tappe consecutive non sono un bel segnale. Più che un indizio, comincia a essere un dato di fatto. Per Rigo e per la sua squadra, questo Giro è cominciato in salita, non ci si aspettava o come lui pensava. Ora vedremo se sarà capace di riorganizzarsi o se invece sarà qualcosa di più serio nel qual caso le sue ambizioni per il Giro sarebbero limitate. La tappa di oggi dovrebbe essere tranquilla e questo potrebbe venirgli in aiuto. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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98° Giro d’Italia R I protagonisti «LA TATTICA È ALTERNARE GLI UOMINI E TENERE ALBERTO AL COPERTO» IVAN BASSO 37 ANNI, TINKOFF-SAXO
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● Alberto Contador ha riportato in Europa la maglia rosa dopo ben 25 tappe. L’ultimo europeo ad indossarla era stato Vincenzo Nibali: tappa finale del Giro 2013
Fuochi d’artificio Ciro Scognamiglio INVIATO ALL’ABETONE (PISTOIA) twitter @cirogazzetta
32 ANNI, TINKOFF-SAXO
N
on gli era mai capitata una cosa così. E dire che Alberto Contador di esperienze da leader di un grande giro ne ha vissute, e tante. Mai però aveva indossato la rosa (o la gialla del Tour de France, e la rossa della Vuelta) così presto, cioè con appena cinque tappe alle spalle e un romanzo ancora tutto da scrivere e leggere. Ora lui canta una delle hit-parade più gettonate in una situazione così – «Adesso ce l’ho ma domani la potrebbero prendere altri, l’importante è avere la rosa di Milano, c’è tanta strada davanti e può succedere di tutto» – ma la musica va interpretata. Perché da ambienti Tinkoff-Saxo filtra un ragionamento: «La maglia è meglio averla che non averla, con un fuoriclasse come Alberto il modo di correre non cambia». Per inciso: il primato al Giro è un bonus importante per una squadra che ha avuto un inizio di stagione difficile e in cui ancora adesso si racconta che non tutto si sia sistemato alla perfezione. E poi perché la storia racconta di una statistica impressionante: ogni volta che il Pistolero ha preso la maglia di leader in un grande giro non l’ha mai più - mai persa sul campo, escludendo quindi gli allori – Tour 2010 e Giro 2011 - revocati per il controverso caso clenbuterolo al Tour 2010. Ecco il suo verbo.
Contador, questa rosa che cos’è? «Un regalo e un onore. Per l’amore che provo per il Giro e per l’affetto che mi regala la vostra immagine. Già mi gusto le sensazioni della tappa di domani (oggi, ndr) quando mi vedranno vestito di rosa. Ma nell’ottica della corsa è più importante che le gambe rispondano bene».
Non c’è un rivale più pericoloso degli altri? «Mi verrebbe da rispondere: l’Astana! Ma metto in questo momento Aru e Porte sullo stesso piano. Perché Fabio è forte in salita e deve attaccare perché la cronometro di Treviso non è dalla sua parte. E Porte, al contrario, quel giorno può guadagnare».
fLA NUOVA MAGLIA ROSA FOTO BETTINI
A proposito di Porte: siete stati compagni di squadra per una stagione, nel 2011. Che effetto le fa averlo ora come avversario? Come lo trova? «E’ passato un po’ di tempo, adesso Richie è molto più maturo, ha esperienza, in valore assoluto è sicuramente più forte, un rivale di primo piano. Devo dire che l’ho trovato molto più magro di allora!».
CONTADOR IL FREDDO «SOLO UN APERITIVO MOTORI? SÌ, NE HO 5...» L’attacco in salita era pianificato? «No. Stava tirando l’Astana e in quel momento il ritmo era comodo. Così ho provato, ho tastato il polso ai rivali. Anche perché a volte quando la strada sale e gli avversari diventano sempre di meno, scalpito. Aru aveva un Landa fenomenale vicino. E’ sta-
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● Il dorsale di Alberto Contador al Giro d'Italia. Coincidenza: è lo stesso numero che lo spagnolo aveva alla Vuelta 2014, dove arrivò primo davanti a Chris Froome. Che sia il suo portafortuna?
to un giorno buono perché tanti hanno perso secondi. Però il Giro è appena cominciato, abbiamo tanta strada davanti. Quello che avete visto è stato un semplice aperitivo. Uran, per esempio, ha ceduto un pochino ma non penso affatto che sia fuori dai giochi». E’ troppo presto per indossare la maglia rosa? «Potrebbe essere, ma potrebbe anche passare presto a un altro. Vediamo come va la corsa». La prima salita vera è sempre un momento chiave per verificare lo stato di forma, lei come ha visto Aru e Porte? Chi teme di più? «Tutti e due».
Tweet OLEG TINKOV Patron Tinkoff-Saxo ● «Attenzione Porte: Contador ha dormito nella mia villa con Jacuzzi in un letto pieno di modelle. Mica un motorhome»
Il patron della sua squadra, Oleg Tinkov, aveva detto che prima di questa tappa avrebbe potuto dormire nella sua villa di Forte dei Marmi… «No, no, ho dormito in hotel, come i miei compagni. Bisogna fare gruppo». E il sorriso che accompagnava il pensiero è sembrato una sottile frecciata al rivale Porte, che ha scelto la soluzione motorhome qui al Giro. Ci può dire perché ha cambiato la bicicletta a 32 chilometri dalla fine? «In funzione di come si sviluppa la tappa, possiamo utilizzare diversi tipi di tubolari, di cuscinetti, magari usare una ruota più rigida. Soluzioni che magari su 30-40 chilometri possono dare un piccolo vantaggio. Niente a che vedere con il motore». Sa che Mario Cipollini, al Processo alla Tappa, ha detto che dovrebbe evitare questi cambi di bici che lei fa spesso prima delle salite perché la cosa può destare sospetti? «Sì, non ho due motori, ma cinque! Battute a parte, si tratta di uno scherzo forse, di un racconto di fantascienza». Poi ha ripreso volontariamente la parola per concedersi una aggiunta finale: «Per chiarire, non penso proprio che il cambio di materiali, come per le moto o le auto, sia un danno per il ciclismo. Anzi, credo sia qualcosa di buono». © RIPRODUZIONE RISERVATA
L'AMICO DEL GIRO
Paul Smith, lo stilista del ciclismo: «Viviani icona» INVIATO ALL’ABETONE
L
a giornata è stata un po’ di quelle in stilecentrifuga. Ma ne è valsa la pena. «Il Giro è un grande spettacolo». Ieri mattina lo stilista Paul Smith ha preso un aereo da Londra, è atterrato a Pisa e si è fiondato verso la quinta tappa del Giro. E’ entrato sul percorso ad Aulla e se l’è goduto. «Contador è un grande scalatore, ma io sono molto amico di Dave Brailsford e allora tifo Porte!». Sir Paul è un amico di vecchia data del Giro e nel 2013 firmò anche la maglia rosa. E’ anche un simpatico istrione, e quando gli abbiamo fatto notare che per la prima volta dal 1999 al Giro non ci sono corridori britannici si è messo le mani nei capelli: «In effetti è strano!». Ma l’importante è che moda e stile, e non solo nel Regno Unito, siano sempre legati alla bicicletta. «E’ proprio così, ormai anche per pedalare ci sono completi nuovi, sgargianti. E tra gli atleti, penso a Wiggins e a Cavendish ma pure a David Millar. Sono icone. Tra i giovani? Mi piace Viviani». ci. sco. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Paul Smith con la foto di Magni
GIOVEDÌ 14 MAGGIO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
«PERDERE 22” A 1 KM DALL’ARRIVO PER UNA CADUTA È DAVVERO IRRITANTE» GIOVANNI VISCONTI 32 ANNI, MOVISTAR TEAM
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● Le maglie bianche indossate da Fabio Aru, al momento leader della classifica a tempi dei giovani, nei suoi tre Giri d’Italia finora disputati in carriera: 4 nel 2013, nessuna nel 2014, una nel 2015
1Sull’Abetone, nel 1940, nacque la leggenda di Coppi. Primo arrivo in salita,
la montagna pistoiese ha chiamato alla battaglia i grandi: Contador, il più vincente in attività nei giri, ha sentito il profumo della storia. Aru e Porte l’hanno imitato fIL SARDO, 2° IN CLASSIFICA A 2”
IL FILM DELLA SFIDA
24 ANNI, ASTANA
1 FOTO BETTINI
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ARU IL CALDO «SE NON ATTACCO NON MI DIVERTO»
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Marco Pastonesi INVIATO ALL'ABETONE (PISTOIA)
A ● 1. Il cambio della bici di Contador a 32 km dall’arrivo ● 2. Lo spagnolo riparte ● 3. Tanta gente anche ieri ● 4. Uran ha perso altri 28” ● 5. Il segno del Pistolero FOTOSERVIZIO BETTINI
ruuuuu. L’urlo è echeggiato dalla fontana di Cutigliano (-13 all’arrivo), ristoro per Gino Bartali e Franco Bitossi, alla fontana delle Regine (-3), dove si dissetò Alfredo Binda. Aruuuuu. Ed è rimbalzato dai cicloamatori ai cicloturisti, dai ciclostorici ai ciclosofici, dai ciclonauti ai ciclopici. Aruuuuu. Un urlo di battaglia, un inno di lotta, un canto di guerra. Se il ciclismo fosse il rugby, l’Aruuuuu dell’Abetone equivarrebbe all’Haka degli All Blacks. Aruuuuu. Come se la vecchia strada statale 12, quel-
la dell’Abetone e del Brennero, si fosse risvegliata da un lungo letargo. Contador che scatta, Aru che risponde, Porte che contrattacca, Contador che insegue, Aru che allunga, in apnea, fino al traguardo. Terzo all’arrivo, secondo nella generale. Aruuuuu. Poi il lento ritorno all’albergo, su un pullmino, per capire quello che ha fatto e quello che è successo. ATTACCO Fabio spiega: «L’Abetone non lo avevo mai fatto. Però l’ho studiato sulle carte, l’ho "visto" sul computer, l’ho vissuto attraverso racconti e ricordi. Una bella salita. Mi è piaciuta, e molto. Immaginavo che ci sarebbe stato un attacco di Conta-
Tweet ASTANA Squadra di Aru ● «Ecco la maglia bianca...», così il team celebra Aru miglior giovane del Giro. Sperando che presto la maglia cambi colore...
dor, ed è quello che è successo. Quando Alberto è partito, non è stato facile prendergli la ruota: lui ha quello scatto esplosivo, in salita, che può fare la differenza. Sono rientrato prima io, poi anche Richie Porte, quindi Mikel Landa. E Landa si è subito portato in testa per dettare il ritmo. Ha fatto un lavoro straordinario. E con lui anche tutti gli altri compagni. Ho una squadra eccezionale, unita, legata, leale. Tutti speciali». Fabio rivela: «Ho provato ad attaccare per istinto, per carattere, perché sono un attaccante, perché sono fatto così, perché il mio ciclismo è fatto così, perché il bello del ciclismo sta nell’attacco, perché se non attacco non mi diverto, perché bisogna provarci, perché se si vuole vincere bisogna attaccare, perché volevo vedere l’effetto che avrebbe fatto, perché in salita si fa così, perché eravamo sull’Abetone. Ma questo era soltanto il primo degli arrivi in salita, anche se veniva dopo una cronosquadre impegnativa e tre tappe molto intense, veloci, nervose». Fabio osserva: «Guardo dentro di me, per capirmi. Sto bene, sto meglio. Dopo l’infezione gastrointestinale, i 10 giorni in montagna, con Cataldo, Rosa e Tiralongo, mi hanno aiutato a recuperare e a ritrovarmi. Il Giro è appena cominciato, ed è indispensabile mantenere alte attenzione e concentrazione. E guardo gli altri. Non ci sono solo Contador e Porte, c’è ancora Uran, che considero un campione, un avversario sempre pericoloso, e ci possono essere fughe sottovalutate. Il prossimo appuntamento per la classifica potrebbe essere la tappa di Campitello Matese, ma prima è vietato distrarsi». SPETTACOLO Fabio sostiene: «Non corro per dare spettacolo. È il ciclismo un grande spettacolo. E io lo interpreto così, cercando di dare sempre il massimo, ogni giorno di allenamento, ogni giorno di gara, ogni giorno di salita». Fabio dichiara: «La gente è speciale, la gente è la mia vera forza, la gente merita rispetto. Mi dà una carica in più: grinta, voglia, energia. Magliette, striscioni, scritte. Bandiere bianche con i quattro mori. E urli». Aruuuuu. © RIPRODUZIONE RISERVATA
LA TECNICA
Tre pedalate in più al minuto, e vola in salita Claudio Ghisalberti INVIATO ALL'ABETONE
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ue/tre pedalate in più al minuto per fare la differenza in salita. Dettagli che fanno la differenza, dettagli che non possono essere trascurati in questo ciclismo. La crescita di Fabio Aru passa infatti anche da queste piccole ma fondamentali cose. «Analizzando i dati negli arrivi in salita e nelle salite di riferimento, lo scorso anno, da inizio preparazione all’inizio del Giro, la cadenza media di Aru era di 89/90 rpm — spiega il dottor Maurizio Mazzoleni che, con Paolo Slongo, è l’allenatore che segue Fabio all'Astana —. Nello stesso periodo, quest’anno, la cadenza è di 90/92 rpm. I suoi rivali hanno un range che oscilla da 86 a 93 rpm. Per migliorare, abbiamo lavorato molto sulla trasformazione del carico, con esercizi di velocizzazione, sia in palestra sia in strada durante le salite forza resistenza». Perché è importante la cadenza? «Perché la maggiore agilità nella pedalata, quindi la migliore efficienza, consente un maggiore risparmio di glicogeno muscolare», conclude Mazzoleni. © RIPRODUZIONE RISERVATA
TRE APPUNTAMENTI: 13.15, 19.30, 23.15 DIRETTA E HIGHLIGHTS
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98° Giro d’Italia R La squadra kazaka
GIOVEDÌ 14 MAGGIO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
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«POLEMICHE PER LA TATTICA TINKOFF? LE FATE SOLO VOI, NON CI TOCCANO» ROMAN KREUZIGER CECO, 29 ANNI, TINKOFF-SAXO
Claudio Ghisalberti INVIATO ALL’ABETONE (PISTOIA)
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ormale, tutto come previsto». Giuseppe Martinelli non si fa prendere dall’entusiasmo per la prestazione di Fabio Aru. Martinelli sarà tutto previsto, ma magari prima del Trentino qualche dubbio era venuto. No? «No, quanto successo ha influito solo sul Trentino. Fabio ha perso una settimana, non tutto. Doveva ritrovare tranquillità».
● I grandi giri vinti dall’Astana negli ultimi 10 anni: 2 Tour de France, 2 Giri d’Italia e 2 Vuelta di Spagna
Astana, i guerrieri di Fabio «Abbiamo qualcosa in più»
1Sempre in prima fila. Martinelli: «È vero, stiamo spendendo tanto ma siamo preparati bene per farlo. Contador sa come gestire i suoi»
Lo sprint per il 3° posto vale più per la classifica, per i 4”, o a livello psicologico, come prova di forza? «Noi dall’ammiraglia lo abbiamo solo avvertito che c’erano in ballo i 4”, la scelta di fare la volata è sua. Vale per l’arrivo, certo non per la generale. Conta perché dimostri di avere forza per battere i tuoi rivali». Il forcing di Landa era per far perdere terreno a Uran? «Uran non è qua per caso, più si riesce a staccarlo meglio è. Sono sicuro che in classifica rientrerà. Credo abbia qualcosa, al Romandia invece stava molto bene. Non bisogna farlo crescere, bisogna farlo fuori prima». Contador e Porte: chi il più pericoloso? «Contador non l’ho mai visto male in tutta la carriera. Anzi le poche volte in cui è successo, gli altri stavano peggio. Porte, almeno in teoria, dovrebbe essere il più in condizione. Magari ora corre un pochino in difesa perché teme di calare nella
L’Astana di Fabio Aru in testa al gruppo: finora il team kazako si è rivelato il più forte BETTINI
terza settimana. Però quando c’era da dare gas sull’attacco di Contador lo ha dato». Tinkoff, Sky e Astana: chi è la squadra più forte? «Da quanto visto finora noi dell’Astana abbiamo qualcosina in più. Però Contador ha un’esperienza nel gestire la squadra che può fare la differenza».
Vi sentite così bene che Tiralongo si lanciato due volte in volata. «Gli avevamo dato libertà nel finale. Moralmente anche un piazzamento ha il suo valore». Con un corridore che lei conosce molto bene, Pantani, un gregario non avrebbe mai fatto la volata per un piazzamento. «Dare la possibilità di prender-
si qualche soddisfazione è solo un bene. Stiamo spendendo, ma siamo preparati bene per farlo. Se pagheremo non sarà per quanto fatto finora. Martedì abbiamo speso, ma Kreuziger non potevamo lasciarlo andare. Se arriva a 5 minuti, cosa succede poi? E uno nel sacco lo abbiamo messo. Uran dico». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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POZZOVIVO È GIÀ A CASA Due giorni dopo la terribile caduta, Domenico Pozzovivo ha lasciato l'ospedale di Genova. Un paio di settimane e tornerà in sella.
LA DELUSIONE
Uran ancora giù Ora è a 1’22” «Ma non mollo» ● Il supplizio della goccia, amato da Salgari e dagli scrittori d’avventura, è entrato al Giro. Ha per vittima Rigoberto Uran Uran, grande protagonista degli ultimi due Giri, secondo dietro Nibali nel 2013 e dietro Quintana nel 2014, prima magli a rosa colombiana. L’emorragia di secondi continua. Ieri ne ha persi altri 28. Il suo distacco in classifica è salito a 1’22” nei confronti di Contador e 1’20” da Aru. Uran non si arrende. «Ho perso ieri. Ho perso oggi. È stata una settimana difficile. Il distacco che accumulato in cinque giorni è importante», ammette. «Più del distacco mi preoccupa la perdita di due uomini come Pieter Serry, molto forte in salita, che stava molto bene, e Gianni Meersman, che mi sarebbe servito sugli altri terreni». Uran, però, non è immobile come il condannato al supplizio della goccia. «Non mi arrendo. Anzi conto di riprendermi nelle prossime tappe e nella seconda settimana. In ogni caso sarà l’ultima settimana a decidere il Giro. Qui non avevo il ritmo per rispondere sull’attacco di Contador. Ho preferito salire col mio passo. A me piace stare davanti, ma questa è la mia condizione attuale. Presto migliorerò». greg
98° Giro d’Italia R L’australiano
GIOVEDÌ 14 MAGGIO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
«HO TROVATO UNO PIÙ FORTE DI ME, MA SONO TORNATO A STARE DAVANTI» SYLVAIN CHAVANEL FRANCESE, 35 ANNI, IAM CYCLING
Porte, ruggisce la tigre «Ogni giorno miglioro»
1Il leader di Sky sorride: «Che battaglia all’Abetone, ma non era decisiva. Il Giro? Non sarà solo sfida a tre con Aru e Contador»
Claudio Gregori ABETONE (PISTOIA)
C’
vo sempre dall’altro versante. Ritornarci ha risvegliato in me ricordi belli», diceva Porte, che da dilettante era stato a Pontedera, a Lamporecchio con la Mastromarco (la squadra di Nibali) e a Monsummano.
erano le orchidee selvatiche sull’Abetone. Belle, mute, discrete. Colorate di rosa e viola. OrnaL’ANNO DI GAUL mento gentile I tempi sono nella battaglia. Le ruote di RiLA CHIAVE cambiati. Il 18 chie Porte le sfiomaggio 1959, ravano distratte. nella terza tappa Le orchidee ci sodel Giro, Salsono anche in Tamaggiore-Abetosmania, l’isola a ne, Gaul aveva sud dell’Austra- I giorni-gara nel lanciato il suo atlia, che è stata la 2015 (pari a 4895 tacco ai piedi sua culla. Come della salita, metkm) con cui Porte la «Flying Duck tendo a ferro e Orchid», che — si è presentato al via fuoco la corsa. Si lo dice il nome — del Giro: Contador era lasciato tutti assomiglia ad 19 giorni (3096 km) alle spalle, inun’anatra che e Aru 15 (2374 km) fliggendo 21” a vola. Hoevenaers, 43” Era bello vedere Porte salire a Van Looy e distacchi abissali composto come un «gentle- ai favoriti : 2’57” ad Anquetil, man» sul monte che 75 anni fa 6’05” a Baldini, 8’10” a Nencifu illuminato dal volo di Coppi, ni. che 59 anni fa fu incendiato da Oggi la corsa non è battaglia di Gaul. «Sono salito bene, senza campioni, ma sottile gioco di difficoltà. La mia condizione è squadra. «Il Giro ora non si vinmolto buona. Conoscevo l’Abe- ce in un giorno. Oggi c’è stata tone, ma, da dilettante, la sali- battaglia, ma non la battaglia
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Il tasmaniano Richie Porte, 30 anni, 4 giorni in rosa nel 2010 BETTINI
decisiva. Mi sono trovato a mio agio. Mi spiace solo per lo sprint, affrontato partendo da una cattiva posizione», racconta Porte, tranquillo, gentile. Richie Porte sembra un elegante viaggiatore del Grand Tour, non un faticatore del pedale. E mostra abilità diplomatica nel
rispondere alle domande. TEMPI LUNGHI Si aspettava gli attacchi di Contador e Aru? «Me li aspettavo. Il fatto nuovo è la presenza di Landa davanti. L’ho visto pedalare molto bene. Aru era l’unico del trio, che è in testa alla classifica, ad avere un
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● Le vittorie nel 2015 di Richie Porte, tra cui Giro di Catalogna, Parigi-Nizza e Giro del Trentino
compagno davanti». Quando ci sarà la battaglia vera? «Ogni giorno». Ma lo scontro che decide? «Gli ultimi giorni saranno i più importanti». La fiducia di Porte poggia sui numeri. Nel corso della stagione ha già vinto nove corse, contro una di Contador e zero di Aru. Astana e Tinkoff Saxo, inoltre, hanno fatto la selezione e compiuto manovre che la Sky non ha fatto. Porte, però, guarda avanti con sicurezza: «Conosco la forza dell’Astana e della Tinkoff, ma non sono preoccupato. Il mio team ha risposto bene. Per buona parte della salita ho avuto Konig accanto». Il Giro d’Italia si ridurrà ad una battaglia a tre? «È presto per ridurre il Giro ad una sfida tra Contador, Aru e Porte. Ci sono altri corridori che possono inserirsi. Certo è che, se voglio vincere il Giro, dovrò vedermela con Contador e Aru. Quello che è importante è il fatto che mi sento molto bene. Dopo due tappe combattute c’erano molti corridori stanchi ieri. Io non ero stanco. Anzi, ogni giorno che passa mi sento meglio». LA TIGRE La Tasmania, grande come tre volte la Sicilia, è un paradiso della zoologia. Ci ha regalato molte specie endemiche, come «la tigre della Tasmania» un marsupiale considerato estinto, oppure «il diavolo della Tasmania», il più grande carnivoro dell’isola. Richie Porte è l’ultimo elegante esemplare della biodiversità della Tasmania che arricchisce il mondo del ciclismo. L’unico tasmaniano che può vincere il Giro. © RIPRODUZIONE RISERVATA
IN GIRO CON... ELIA di ELIA VIVIANI
«PRIMA RICHIE POI LO SPRINT»
«O
ggi un’altra tappa per velocisti. Si parte da Montecatini Terme e c’è subito un traguardo volante dopo 14 km che potrebbe interessarmi per la maglia rossa. L’obiettivo principale resta però la vittoria di tappa e quindi riprovare a fare una volata perfetta come quella di Genova. Sono sicuro di poter contare anche sull’ottimo lavoro dei compagni. Speriamo di saper gestire al meglio il finale di tappa, visto che il nostro scopo è quello di stare davanti per tenere fuori dai pericoli Porte. Ha dimostrato di essere pronto, era da giorni che aspettava la bagarre e nella prima vera tappa in salita è arrivato in fondo col giusto passo».
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98° Giro d’Italia R La guida
GIOVEDÌ 14 MAGGIO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
2
«AMO ANDARE IN FUGA, E L’ANDRONI È COMBATTIVA PROPRIO COME ME» SERGEI TVETCOV RUMENO, 26 ANNI, ANDRONI-SIDERMEC
L'ARRIVO Dall’Antonia a 27’46” fuori tempo massimo
Davide Formolo, 22 anni, è già diventato un idolo dei tifosi BETTINI
POS.CORRIDORE TEMPO 1 POLANC (SLO) km 152 in 4h09’18”, media 36,582 km/h 2 CHAVANEL (FRA) a 1'31" 3 ARU (ITA) 4 CONTADOR (SPA) 5 PORTE (AUS) 6 LANDA (SPA) a 1'44" 7 CATALDO (ITA) a 1'53" 8 TROFIMOV (RUS) 9 CARUSO (ITA) 10 ATAPUMA (COL) 11 CUNEGO (ITA) 12 AMADOR (C.RICA) 13 KONIG (R.CEC) 14 DILLIER (SVI) 15 HESJEDAL (CAN) 16 KREUZIGER (R.CEC) 17 URAN (COL) a 1'59" 18 NIEMIEC (POL) a 2'06" 19 IZAGUIRRE (SPA) 20 REICHENBACH (SVI) a 2'15" 21 VISCONTI (ITA) 22 CHAVES (COL) 23 ROGERS (AUS) 24 PIRAZZI (ITA) a 2'28" 25 CLEMENT (OLA) a 2'32" 26 FORMOLO (ITA)
27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54
ROSA (ITA) KRUIJSWIJK (OLA) VAN DEN BROECK (BEL) ANTON (SPA) HERRADA (SPA) MONFORT (BEL) GENIEZ (FRA) MOINARD (FRA) BETANCUR (COL) MONSALVE (VEN) SIUTSOU (BIE) BROWN (USA) ELISSONDE (FRA) CARDOSO (POR) BONGIORNO (ITA) CLARKE (AUS) TIRALONGO (ITA) ZEITS (KAZ) ULISSI (ITA) FELLINE (ITA) DOMONT (FRA) NIEVE (SPA) QUINTANA (COL) KANGERT (EST) PELLIZOTTI (ITA) BASSO (ITA) ZILIOLI (ITA) HENAO (COL)
CLASSIFICA GENERALE
a 2'51" a 2'54" a 2'57" a 3'03"
a 3'53"
a 4'09"
a 4'12" a 4'17" a 5'07" a 5'10"
55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82
SZMYD (POL) LAGUTIN (RUS) DE LA CRUZ (SPA) DUPONT (FRA) CHEVRIER (FRA) ARMEE (BEL) BOUET (FRA) TVETCOV (ROM) GAVAZZI (ITA) KEIZER (OLA) DANIELSON (USA) ZAKARIN (RUS) MOUREY (FRA) SANCHEZ (SPA) VANDEWALLE (BEL) ACEVEDO (COL) GRMAY (ETI) VILLELLA (ITA) SAMOILAU (BIE) INTXAUSTI (SPA) BEPPU (GIAP) ROUX (FRA) MONTAGUTI (ITA) GILBERT (BEL) VERVAEKE (BEL) HANSEN (AUS) VAN DER LIJKE (OLA) BISOLTI (ITA)
TEMPO
63 MOUREY (FRA)
1 CONTADOR (SPA) km 632,6 in 16h05’54”, media 39,295 km/h 2 ARU (ITA) a 2"
64 GERRANS (AUS)
3
PORTE (AUS)
a 20"
4
KREUZIGER (R.CEC)
a 22"
5
CATALDO (ITA)
a 28"
6
CHAVES (COL)
a 37"
7
VISCONTI (ITA)
a 56"
8
LANDA (SPA)
9
FORMOLO (ITA)
10 AMADOR (C.RICA) 11
CARUSO (ITA)
13 KONIG (R.CEC)
a 28'02"
127 HOULE (CAN)
a 55'29"
a 28'23"
128 ROUX (FRA)
65 DE LA CRUZ (SPA)
a 28'37"
129 OWSIAN (POL)
a 55'47"
66 SAMOILAU (BIE)
a 29'44"
130 DURBRIDGE (AUS)
a 55'56"
67 FERNANDEZ (SPA)
a 31'01"
131 MIHAYLOV (BUL)
a 56'01"
68 HENAO (COL)
a 31'03"
132 MARANGONI (ITA)
a 56'06"
69 BOOKWALTER (USA)
a 31'27"
133 GREIPEL (GER)
a 56'32"
70 KEIZER (OLA)
a 31'30"
134 VAN DER LIJKE (OLA)
a 57'01"
71 BATTAGLIN (ITA)
a 31'39"
135 TJALLINGII (OLA)
a 57'02"
a 1'01"
72 DUPONT (FRA)
a 32'35"
136 BEWLEY (N.ZEL)
a 57'07"
a 1'15"
73 HANSEN (AUS)
a 32'58"
137 PINEAU (FRA)
a 57'09"
a 1'18"
74 SLAGTER (OLA)
a 33'10"
138 LANCASTER (AUS)
a 57'38"
a 1'22"
75 BOARO (ITA)
a 33'19"
139 ALAFACI (ITA)
76 BROWN (USA)
a 33'32"
140 BELKOV (RUS)
a 57'55"
77 CHEVRIER (FRA)
a 33'41"
141 LOBATO (SPA)
a 58'00"
12 URAN (COL) a 1'24"
14 TROFIMOV (RUS)
a 55'44"
a 57'44"
78 VILLELLA (ITA)
a 34'41"
142 RICHEZE (ARG)
15 MOINARD (FRA)
a 1'46"
79 ARMEE (BEL)
a 34'59"
143 VERVAEKE (BEL)
a 58'16"
16 ATAPUMA (COL)
a 1'49"
80 PUCCIO (ITA)
a 35'43"
144 FAIRLY (USA)
a 58'33"
17 CUNEGO (ITA)
a 2'12"
81 DANIELSON (USA)
a 36'01"
145 RUTKIEWICZ (POL)
a 58'48"
18 CLARKE (AUS)
a 2'21"
82 ZILIOLI (ITA)
a 36'04"
146 FRAPPORTI (ITA)
a 59'04"
19 VAN DEN BROECK (BEL)
a 2'27"
83 PATERSKI (POL)
a 36'36"
147 BUSATO (ITA)
a 59'30"
20 GENIEZ (FRA)
a 2'33"
84 PAOLINI (ITA)
a 37'01"
148 VAKOC (R.CEC)
a 59'37"
21 MONFORT (BEL)
a 58'01"
a 2'36"
85 CHAVANEL (FRA)
a 37'11"
149 EISEL (AUT)
22 SIUTSOU (BIE)
a 2'42"
86 MATTHEWS (AUS)
a 37'24"
150 BAK (DAN)
23 MONSALVE (VEN)
a 3'02"
87 BOLE (SLO)
a 38'19"
151 PORSEV (RUS)
a 1h00'13" a 1h00'23"
24 ROSA (ITA)
a 59'51" a 59'52"
a 3'31"
88 ROVNY (RUS)
a 38'37"
152 WATSON (AUS)
25 ROGERS (AUS)
a 4'44"
89 PAULINHO (POR)
a 38'43"
153 LINDEMAN (OLA)
a 1h00'32"
26 TIRALONGO (ITA)
a 4'46"
90 MORI (ITA)
a 40'38"
154 MARYCZ (POL)
a 1h00'46"
27 IZAGUIRRE (SPA)
a 4'49"
91 COLBRELLI (ITA)
a 40'50"
155 BERARD (FRA)
a 1h01'01"
28 NIEMIEC (POL)
a 5'10"
92 FAVILLI (ITA)
a 42'11"
156 MALACARNE (ITA)
29 NIEVE (SPA)
a 6'01"
93 SABATINI (ITA)
a 42'17"
157 HENDERSON (N.ZEL) a 1h01'36"
30 HESJEDAL (CAN)
a 6'11"
94 DOMONT (FRA)
a 43'35"
158 RUFFONI (ITA)
a 1h01'38"
31 KRUIJSWIJK (OLA)
a 9'54"
95 BURGHARDT (GER)
a 43'57"
159 MATYSIAK (POL)
a 1h01'46"
32 KANGERT (EST)
a 9'57"
96 HAGA (USA)
a 44'06"
160 MEZGEC (SLO)
a 1h01'50"
33 ZEITS (KAZ)
a 12'30"
97 VANDEWALLE (BEL)
a 44'48"
161 BROECKX (BEL)
a 14'52"
98 WEENING (OLA)
a 45'35"
162 SILVESTRE (POR)
a 1h01'57"
35 REICHENBACH (SVI)
a 15'04"
99 GRETSCH (GER)
a 45'57"
163 FERRARI (ITA)
a 1h02'09"
36 BETANCUR (COL)
a 15'06"
100 BEPPU (GIAP)
a 46'00"
164 VAN POPPEL (OLA)
a 1h02'16"
37 PIRAZZI (ITA)
a 15'29"
101 BARBIN (ITA)
a 46'12"
165 PINEAU (FRA)
a 1h02'28"
38 BONGIORNO (ITA)
a 15'45"
102 KÜNG (SVI)
a 46'18"
166 ARNDT (GER)
a 1h02'29"
a 47'11"
a 16'01"
103 BISOLTI (ITA)
167 XU (CINA)
a 1h02'33"
a 17'18"
104 KIRYIENKA (BIE)
a 48'06"
168 ZABEL (GER)
a 1h02'35"
41 INTXAUSTI (SPA)
a 18'10"
105 BELLETTI (ITA)
a 48'16"
169 REZA (FRA)
a 1h03'13"
a 18'18"
106 TOSATTO (ITA)
a 48'35"
170 BANDIERA (ITA)
43 GRMAY (ETI)
a 18'24"
107 CHIRICO (ITA)
a 49'01"
171 MODOLO (ITA)
a 1h04'47"
44 MONTAGUTI (ITA)
a 19'00"
108 LUDVIGSSON (SVE)
a 49'41"
172 FLENS (OLA)
a 1h05'05"
45 ELISSONDE (FRA)
a 19'40"
109 QUINTANA (COL)
a 50'43"
173 JI (CINA)
a 1h05'09"
46 FELLINE (ITA)
a 20'03"
110 PETACCHI (ITA)
a 50'50"
174 MALAGUTI (ITA)
a 1h05'13"
47 SANCHEZ (SPA)
a 21'04"
111 DE NEGRI (ITA)
a 50'55"
175 STACCHIOTTI (ITA)
48 DILLIER (SVI)
a 21'37"
112 NOCENTINI (ITA)
49 ULISSI (ITA)
a 21'43"
113 HAUSSLER (AUS)
50 FINETTO (ITA)
a 22'26"
114 VIVIANI (ITA)
51 HERRADA (SPA)
a 22'33"
115 GESCHKE (GER)
a 52'05"
179 DE BACKER (BEL)
52 PELLIZOTTI (ITA)
a 10'28" a 10'33"
a 12'00" a 12'01" a 12'58"
a 13'02"
a 13'41" a 14'29" a 16'18"
a 16'35"
a 17'51"
110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120 121 122 123 124 125 126 127 128 129 130 131 132 133 134 135 136 137
GPM 4 Pomarance R 364 m Larderello 419 m
Ribolla 62 m
Altopascio 21 m
km 0
10
14
90
100
148
183
Ora i velocisti: 186 km nel ricordo di Martini Tv: diretta RaiSport1 dalle 14, Rai3 dalle 15.10 Oggi sesta tappa, 186 km da Montecatini Terme a Castiglione della Pescaia, dedicata allo storico c.t. della Nazionale Alfredo Martini, scomparso lo scorso anno. Frazione prevalentemente pianeggiante, salvo il breve tratto centrale dove è posto l'unico gpm di giornata (4a categoria, a Pomarance). Ritrovo alle 11.25 in piazzale Giusti. Incolonnamento alle 12.40 e partenza da via Camporcioni alle 12.55 dopo 4,3 km di trasferimento. Il traguardo di Castiglione della Pescaia — all'esordio come sede di arrivo — si trova in viale Marconi: arrivo previsto tra le 17 e 17.30. La tappa attraversa le provincie di Pistoia, Lucca, Pisa e Grosseto. ABBUONI Due traguardi volanti ad abbuoni (3'', 2'' e 1''): Altopascio e Ribolla. All'arrivo, abbuoni di 10'' per il primo, 6'' per il secondo e 4'' per il terzo. METEO Alla partenza: poco nuvoloso e 22°. All'arrivo: velato e 24°. TV Programmazione Rai: dalle 12.25 su Rai3, Giro Mattina; la diretta della tappa su RaiSport1 dalle 14 e su Rai3 dalle 15.10. Al termine, il Processo con Alessandra De Stefano, Stefano Garzelli e Beppe Conti. Su RaiSport1, TGiro alle 20 e Giro Notte alle 0.30. Su Eurosport: diretta dalle 14.45; dalle 17.30, Giro Extra.
176 KEISSE (BEL)
a 1h06'29"
a 51'43"
177 GATTO (ITA)
a 1h06'37"
a 51'58"
178 STAMSNIJDER (OLA) a 1h06'46"
a 22'45"
116 COURTEILLE (FRA)
a 52'56"
180 CHERNETSKI (RUS)
a 22'54"
117 NIZZOLO (ITA)
a 53'25"
181 ZHUPA (ALB)
a 1h08'10"
54 ZARDINI (ITA)
a 23'02"
118 COLLI (ITA)
a 53'53"
182 GROSU (ROM)
a 1h08'39"
55 GILBERT (BEL)
a 23'30"
119 APPOLLONIO (ITA)
a 53'59"
183 VEIKKANEN (FIN)
a 1h12'47"
56 KOCHETKOV (RUS)
a 24'09"
120 BERLATO (ITA)
a 54'00"
184 BOEM (ITA)
a 1h12'58"
57 GAVAZZI (ITA)
a 24'18"
121 ACEVEDO (COL)
a 54'02"
185 HEPBURN (AUS)
a 1h13'40"
58 BASSO (ITA)
a 24'22"
122 TVETCOV (ROM)
a 54'19"
186 KLUGE (GER)
a 1h15'38"
59 STORTONI (ITA)
a 25'11"
123 FISCHER (BRA)
a 54'31"
187 COLEDAN (ITA)
a 1h24'02"
a 1h07'47"
60 LAGUTIN (RUS)
a 25'23"
124 JUUL JENSEN (DAN)
a 54'48"
188 ISHIBASHI (GIAP)
61 ZAKARIN (RUS)
a 25'26"
125 BOONEN (BEL)
a 55'11"
189 SARAMOTINS (LET)
a 1h25'03"
62 SZMYD (POL)
a 27'30"
126 HOFLAND (OLA)
a 55'22"
190 PELUCCHI (ITA)
a 1h27'23"
AG2R LA MONDIALE D.S. Biondi 1 POZZOVIVO 2 BERARD 3 BETANCUR 4 DOMONT 5 DUPONT 6 GRETSCH 7 HOULE 8 MONTAGUTI 9 NOCENTINI
ITA FRA COL FRA FRA GER CAN ITA ITA
ANDRONI-SIDERMEC D.S. Savio 11 PELLIZOTTI 12 APPOLLONIO 13 BANDIERA 14 DALL'ANTONIA 15 FRAPPORTI 16 GATTO 17 STORTONI 18 TVETCOV 19 ZILIOLI
ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ROM ITA
ASTANA PRO TEAM D.S. Shefer 21 ARU 22 CATALDO 23 KANGERT 24 LANDA 25 MALACARNE 26 ROSA 27 SANCHEZ 28 TIRALONGO 29 ZEITS
ITA ITA EST SPA ITA ITA SPA ITA KAZ
BARDIANI CSF D.S. Reverberi 31 BONGIORNO 32 BARBIN 33 BATTAGLIN 34 BOEM 35 CHIRICO 36 COLBRELLI 37 PIRAZZI 38 RUFFONI 39 ZARDINI
ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA
BMC RACING TEAM D.S. Baldato 41 GILBERT 42 ATAPUMA 43 BOOKWALTER 44 BURGHARDT 45 CARUSO 46 DILLIER 47 KÜNG 48 MOINARD 49 ZABEL
BEL COL USA GER ITA SVI SVI FRA GER
ETIXX - QUICK-STEP D.S. Bramati 61 URAN 62 BOONEN 63 BOUET 64 DE LA CRUZ 65 KEISSE 66 MEERSMAN 67 SABATINI 68 SERRY 69 VAKOC
a 1h06'54"
53 BOUET (FRA)
a 18'11" a 19'34"
138 139 140 141 142 143 144 145 146 147 148 149 150 151 152 153 154 155 156 157 158 159 160 161 162 163 164
CCC SPRANDI POLKOWICE D.S. Wadecki 51 PATERSKI POL 52 BOLE SLO 53 MARYCZ POL 54 MATYSIAK POL 55 MIHAYLOV BUL 56 OWSIAN POL 57 RUTKIEWICZ POL 58 SAMOILAU BIE 59 SZMYD POL
a 1h04'23"
a 51'19"
BARBIN (ITA) RUTKIEWICZ (POL) FINETTO (ITA) OWSIAN (POL) FRAPPORTI (ITA) DE NEGRI (ITA) XU (CINA) PATERSKI (POL) BUSATO (ITA) KOCHETKOV (RUS) MALACARNE (ITA) LINDEMAN (OLA) VEIKKANEN (FIN) HOULE (CAN) BELKOV (RUS) JUUL JENSEN (DAN) JI (CINA) COLBRELLI (ITA) GESCHKE (GER) MARANGONI (ITA) BELLETTI (ITA) DE BACKER (BEL) BOONEN (BEL) ZHUPA (ALB) HOFLAND (OLA) FLENS (OLA) GROSU (ROM) HAGA (USA)
165 166 167 168 169 170 171 172 173 174 175 176 177 178 179 180 181 182 183 184 185 186 187 188 189 190 191
SILVESTRE (POR) ALAFACI (ITA) LOBATO (SPA) MALAGUTI (ITA) BOLE (SLO) MEZGEC (SLO) ZABEL (GER) HEPBURN (AUS) KEISSE (BEL) LANCASTER (AUS) ARNDT (GER) RUFFONI (ITA) BEWLEY (N.ZEL) KLUGE (GER) DURBRIDGE (AUS) VIVIANI (ITA) STAMSNIJDER (OLA) VAN POPPEL (OLA) HENDERSON (N.ZEL) GREIPEL (GER) WEENING (OLA) BAK (DAN) FISCHER (BRA) COLLI (ITA) BROECKX (BEL) MATYSIAK (POL) PUCCIO (ITA)
MARYCZ (POL) MIHAYLOV (BUL) MODOLO (ITA) STORTONI (ITA) STACCHIOTTI (ITA) PELUCCHI (ITA) SARAMOTINS (LET) ISHIBASHI (GIAP) KIRYIENKA (BIE) REZA (FRA) COURTEILLE (FRA) APPOLLONIO (ITA) FAVILLI (ITA) EISEL (AUT) CHERNETSKI (RUS) BOEM (ITA) PORSEV (RUS) BURGHARDT (GER) FERRARI (ITA) COLEDAN (ITA) NIZZOLO (ITA) BANDIERA (ITA) GATTO (ITA) MATTHEWS (AUS) RICHEZE (ARG) a 20'11" PAOLINI (ITA) a 21'11" DALL'ANTONIA (ITA) a 27'46" fuori tempo massimo
22 SQUADRE, RESTANO IN 190 CASTIGLIONE DELLA PESCAIA 3m S
a 1h01'51"
40 POLANC (SLO) 42 CLEMENT (OLA)
a 9'42" a 9'50"
SABATINI (ITA) MORI (ITA) KÜNG (SVI) GRETSCH (GER) BERLATO (ITA) CHIRICO (ITA) GERRANS (AUS) HAUSSLER (AUS) BATTAGLIN (ITA) TOSATTO (ITA) ROVNY (RUS) FAIRLY (USA) BOOKWALTER (USA) PAULINHO (POR) SLAGTER (OLA) FERNANDEZ (SPA) NOCENTINI (ITA) BOARO (ITA) WATSON (AUS) LUDVIGSSON (SVE) VAKOC (R.CEC) PINEAU (FRA) PINEAU (FRA) TJALLINGII (OLA) BERARD (FRA) ZARDINI (ITA) PETACCHI (ITA)
a 1h01'17"
34 ANTON (SPA)
39 CARDOSO (POR)
a 7'12" a 8'05" a 9'36"
83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109
LA TAPPA DI OGGI MONTECATINI TERME 18 m S
POS.CORRIDORE
a 5'46" a 5'47" a 5'55" a 6'23"
● Prima volta della Romania al Giro d’Italia. Due i romeni in gara: Serghei Tvetcov (in fuga ieri) ed Eduard Grosu
FDJ D.S. Guesdon 71 GENIEZ 72 COURTEILLE
a 1h24'47"
COL BEL FRA SPA BEL BEL ITA BEL R.CEC
FRA FRA
73 74 75 76 77 78 79
ELISSONDE FISCHER MOUREY PINEAU RÉZA ROUX VEIKKANEN
FRA BRA FRA FRA FRA FRA FIN
IAM CYCLING D.S. Carlstrom 81 CHAVANEL 82 CHEVRIER 83 CLEMENT 84 HAUSSLER 85 KLUGE 86 PELUCCHI 87 PINEAU 88 REICHENBACH 89 SARAMOTINS
FRA FRA OLA AUS GER ITA FRA SVI LET
LAMPRE - MERIDA D.S. Maini 91 ULISSI 92 FERRARI 93 GRMAY 94 MODOLO 95 MORI 96 NIEMIEC 97 POLANC 98 RICHEZE 99 XU
ITA ITA ETI ITA ITA POL SLO ARG CINA
LOTTO SOUDAL D.S. Leysen 100 VAN DEN BROECK 101 ARMEE 102 BAK 103 BROECKX 104 GREIPEL 105 HANSEN 106 HENDERSON 107 MONFORT 109 VERVAEKE
BEL BEL DAN BEL GER AUS N.ZEL BEL BEL
MOVISTAR TEAM D.S. Garcia 111 INTXAUSTI 112 AMADOR 113 ANTON 114 FERNANDEZ 115 HERRADA 116 IZAGUIRRE 117 LOBATO 118 D. QUINTANA 119 VISCONTI
SPA C.RICA SPA SPA SPA SPA SPA COL ITA
NIPPO - VINI FANTINI D.S. Giuliani 121 CUNEGO 122 BERLATO 123 BISOLTI 124 COLLI 125 DE NEGRI 126 GROSU 127 ISHIBASHI 128 MALAGUTI 129 STACCHIOTTI
ITA ITA ITA ITA ITA ROM GIAP ITA ITA
ORICA GREENEDGE D.S. White 131 MATTHEWS 132 BEWLEY 133 CHAVES 134 CLARKE 135 DURBRIDGE 136 GERRANS 137 HEPBURN 138 LANCASTER 139 WEENING
AUS N.ZEL COL AUS AUS AUS AUS AUS OLA
SOUTHEAST D.S. Parsani 141 BELLETTI 142 BUSATO 143 CARRETERO 144 FAVILLI 145 FINETTO 146 GAVAZZI
ITA ITA PAN ITA ITA ITA
147 MONSALVE 148 PETACCHI 149 ZHUPA
VEN ITA ALB
TEAM CANNONDALE - GARMIN D.S. Wegelius 151 HESJEDAL CAN 152 ACEVEDO COL 153 BROWN USA 154 CARDOSO POR 155 DANIELSON USA 156 FORMOLO ITA 157 MARANGONI ITA 158 SLAGTER OLA 159 VILLELLA ITA TEAM GIANT - ALPECIN D.S. Engels 161 MEZGEC 162 ARNDT 163 DE BACKER 164 FAIRLY 165 GESCHKE 166 HAGA 167 JI 168 LUDVIGSSON 169 STAMSNIJDER TEAM KATUSHA D.S. Konyshev 171 PAOLINI 172 BELKOV 173 CHERNETSKI 174 KOCHETKOV 175 LAGUTIN 176 PORSEV 177 TROFIMOV 178 VOROBYEV 179 ZAKARIN
SLO GER BEL USA GER USA CINA SVE OLA
ITA RUS RUS RUS RUS RUS RUS RUS RUS
TEAM LOTTO NL - JUMBO D.S. Boven 181 KRUIJSWIJK OLA 182 BENNETT N.ZEL 183 FLENS OLA 184 HOFLAND OLA 185 KEIZER OLA 186 LINDEMAN OLA 187 TJALLINGII OLA 188 VAN DER LIJKE OLA 189 WAGNER GER TEAM SKY D.S. Cioni 191 PORTE 192 EISEL 193 HENAO 194 KIRYIENKA 195 KONIG 196 NIEVE 197 PUCCIO 198 SIUTSOU 199 VIVIANI
AUS AUT COL BIE R.CEC SPA ITA BIE ITA
TINKOFF SAXO D.S. De Jongh 201 CONTADOR 202 BASSO 203 BOARO 204 JUUL JENSEN 205 KREUZIGER 206 PAULINHO 207 ROGERS 208 ROVNY 209 TOSATTO
SPA ITA ITA DAN R.CEC POR AUS RUS ITA
TREK FACTORY RACING D.S. Baffi 211 NIZZOLO ITA 212 ALAFACI ITA 213 BEPPU GIAP 214 COLEDAN ITA 215 FELLINE ITA 216 SILVESTRE POR 217 VAN POPPEL OLA 218 VANDEWALLE BEL 219 WATSON AUS
A PUNTI
MONTAGNA
GIOVANI
TEAM A TEMPI
TEAM A PUNTI
ULTIMO KM
La maglia rossa «Algida» va al leader della classifica a punti, assegnati a seconda della categoria della tappa e su ognuno dei traguardi volanti. Class. 1. Elia VIVIANI 53 punti; 2. Frapporti 40; 3. Hofland (Ola) 35; 4. Polanc (Slo) 34; 5. Formolo 26; 5. Gilbert (Bel) 26; 5. Clarke (Aus) 26; 8. Matthews (Aus) 25; 8. Greipel (Ger) 25.
La maglia azzurra «Mediolanum» va al leader della classifica dei gran premi della montagna, con punteggi diversi a seconda della categoria delle salite: il massimo è previsto per la Cima Coppi, poi 9 gpm di 1a categoria, 8 di 2a, 13 di 3a e 8 di 4a. Classifica: 1. Jan POLANC (Slo) 15 punti; 1. Kochetkov 15 ; 3. Formolo 14; 3. Zardini 14; 5. Ulissi 12.
La maglia bianca «Eurospin» va al leader della classifica (a tempi) dei giovani, nati cioè dopo il 1° gennaio 1990. Classifica: 1. Fabio ARU; 2. Chaves (Col) a 35”; 3. Formolo a 1’13”; 4. Bongiorno a 15’43”; 5. Polanc (Slo) a 17’16”; 6. Grmay (Eti) a 18’22”; 7. Elissonde (Fra) a 19’38”; 8. Felline a 20’01”; 9. Dillier (Svi) a 21’35”.
La classifica per squadre a tempi prende in considerazione i primi tre corridori di ciascuna squadra. La somma dei loro tempi determina il tempo di squadra. Class.: 1. ASTANA PRO TEAM 47h39’59”; 2. Bmc Racing Team a 43”; 3. Team Sky a 2’23”; 4. Tinkoff Saxo a 3’43”; 5. Movistar Team a 5’14”; 6. Cannondale-Garmin a 15’54”.
La classifica a squadre a punti si basa sui punti presi dalle squadre in più classifiche coi piazzamenti dei ciclisti. Classifica: 1. ORICA-GREENEDGE 169; 2. Astana 127; 3. Bmc Racing 100; 4. Team Sky 85; 5. SouthEast 68; 6. Tinkoff-Saxo 66; 7. Lampre-Merida 63; 8. Cannondale-Garmin 52; 9. Iam Cycling 52; 10. Trek Factory Racing 52.
La classifica Energia «Gdf Suez» premia il corridore che, lungo l’intero Giro, avrà percorso più rapidamente gli ultimi 3 km di ogni tappa in linea. A ogni tappa si assegnano punti ai tre corridori più veloci. Classifica: 1. Giovanni VISCONTI 4 punti; 1. Trofimov (Rus) 4; 1. Lagutin (Rus) 4; 1. Hofland (Ola) 4; 5. Cataldo 2; 5. Chaves (Col) 2.
98° Giro d’Italia R Il vincitore
GIOVEDÌ 14 MAGGIO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
«SONO PARTITO COL MAL DI GAMBE MA MI SONO DIFESO PIUTTOSTO BENE» DAVIDE FORMOLO 22 ANNI, CANNONDALE-GARMIN
L’onda verde continua Dopo Formolo, Polanc S «Premiato il coraggio»
2
Marco Pastonesi INVIATO ALL’ ABETONE (PISTOIA)
1Fuga vincente dello sloveno della Lampre-Merida, 23 anni «Da junior ho corso contro Davide e vi garantisco: è forte»
IL GIRO AI RAGGI X DATA TAPPA
KM ARRIVO
9/5
1a SAN LORENZO AL MARE-SANREMO (cronosquadre) 17,6 ORICA
10/5
2 ALBENGA-GENOVA a
177 VIVIANI
MAGLIA ROSA
ROSSA
AZZURRA
GERRANS
-
-
MATTHEWS
MATTHEWS
VIVIANI
LINDEMAN
MATTHEWS
BIANCA
11/5
3 RAPALLO-SESTRI LEVANTE
136 MATTHEWS
MATTHEWS
VIVIANI
KOCHETKOV
MATTHEWS
12/5
4a CHIAVARI-LA SPEZIA
150 FORMOLO
CLARKE
VIVIANI
KOCHETKOV
CHAVES
Ieri
5 LA SPEZIA-ABETONE
152 POLANC
CONTADOR
VIVIANI
POLANC
ARU
a
a
DATA TAPPA Oggi
KM DIFFICOLTÀ e GIUDIZIO GAZZETTA
6 MONTECATINI T.-CASTIGLIONE DELLA PESCAIA 183 a
Domani 7a GROSSETO-FIUGGI
264
16/5
8a FIUGGI-CAMPITELLO MATESE
186
17/5
9a BENEVENTO-SAN GIORGIO DEL SANNIO
215
18/5
RIPOSO a CIVITANOVA MARCHE
19/5
10a CIVITANOVA MARCHE-FORLÌ
200
20/5
11a FORLÌ-IMOLA (Autodromo Ferrari)
153
21/5
12a IMOLA-VICENZA (Monte Berico)
190
22/5
13 MONTECCHIO MAGGIORE-JESOLO
147
23/5
14 TREVISO-VALDOBBIADENE (crono individuale)
24/5
15 MAROSTICA-MADONNA DI CAMPIGLIO
25/5
RIPOSO a MADONNA DI CAMPIGLIO
26/5
a
a
a
59,4 165
16 PINZOLO-APRICA
174
27/5
17a TIRANO-LUGANO
134
28/5
18a MELIDE-VERBANIA
170
29/5
19a GRAVELLONA TOCE-CERVINIA
236
30/5
20a SAINT-VINCENT-SESTRIERE
199
31/5
21a TORINO-MILANO
178
a
* ** **** ****
Si tira il fiato dopo la partenza scoppiettante, occasione per le ruote veloci
* *** *** * ***** ****
Si inizia la risalita dopo il primo riposo, spazio agli uomini da volata
***** * ** ***** ***** *
Tonale, Aprica, Mortirolo, Aprica: bastano i nomi. Saranno emozioni forti
Tappa-maratona, la più lunga. Ultimi 350 metri al 4%, adatti a Gilbert & C. Primo vero esame per i big, con l’infinita Forca d’Acero e i 13 km finali al 7% Più dura del previsto, si sale e scende di continuo: 4000 metri di dislivello
Tappa non facile: nel finale 3 volte il circuito Tre Monti e arrivo nell’autodromo Ultimi 60 km da fuoco e fiamme, i 1200 metri finali con punte all’11% Un biliardo: la quiete prima della tempesta, finale velocissimo, e le rotatorie... L’unica crono: 30 km piatti, poi 29,4 su e giù tra i vigneti. Molti qui perdono il Giro Ecco le Dolomiti: il Daone - salita e discesa - è da temere più di Campiglio
Giornata di recupero, via libera ai velocisti usciti sani e salvi dalle Dolomiti Il Monte Ologno (10 km al 9%; Gpm a 36 km dall’arrivo) è un trampolino Quasi 4800 metri di dislivello, per lo più negli ultimi 90 km con 3 salite da 20 km Si decide il Giro, il Colle delle Finestre con gli ultimi 9 km di sterrato fa paura Passerella finale a Milano dopo 2 anni: si passa dall’Expo, poi circuito in corso Sempione
ettantacinque anni fa, «sotto la pioggia che veniva giù mescolata alla grandine», venne al mondo Fausto Coppi - scriveva Orio Vergani sul Corriere della sera -, «un ragazzo segaligno, magro come un osso di prosciutto», e «come ignorando la fatica volava, letteralmente volava su per le dure scale del monte, fra il silenzio della folla che non sapeva chi fosse e come chiamarlo». Ieri, su questo stesso velodromo in salita, ma fra raggi di sole filtrati dal bosco di faggi, è venuto al mondo Jan Polanc, piegato dallo sforzo, stremato dalla fatica, commosso dal sogno che da sempre cullava e inseguiva, quasi imbarazzato per la grandezza della fantasia e il peso dell’immaginazione, fra le urla della gente che aspettava Contador, che invocava Aru e che sosteneva Porte.
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● Le vittorie di tappa slovene al Giro: prima di Jan Polanc, Luka Mezgec a Trieste nell’ultima tappa 2014
squadra, Sava, in Slovenia, e quando ero un ragazzino andavo con lui a vedere le gare. Mi piacevano quell’aria di festa, ma anche quell’atmosfera di tensione, che accompagnano le corse. Così ho cominciato ad apprezzare il ciclismo, a 12 anni non ho resistito alla tentazione e ho iniziato a correre. Da giovanissimo non ero forte perché, rispetto ai coetanei, crescevo di meno, ero piccolo di statura, ma non mi sono demoralizzato, anzi, e sono migliorato di anno in anno. Finché ho vinto la mia prima gara e lì è come se mi fossi sbloccato. Poi, a livello Under 23 ho ottenuto buoni risultati e sono diventato professionista con la Lampre. Il primo passo è stata la convocazione per il Giro d’Italia. Il secondo, la possibilità di entrare nelle fughe. La terza, centrare questa fuga».
LA FUGA BUONA C’è fuga e fuga, e quella era una fuga buona: cinque uomini da fuga, 10 minuti di vantaggio, un percorso selettivo. «Ai piedi della salita dall’ammiraglia mi è stato detto di non andare al LA PRIMA VITTORIA Jan Po100%, così ho cominciato «DALL’AMMIRAGLIA lanc è nato nel 1992, quando il l’Abetone al 90%. Negli ultimi MI RIPETEVANO DI Giro d’Italia fu dominato da chilometri sono andato a tutto NON ANDARE A TUTTA. Indurain su Chiappucci e gas. Dall’ammiraglia mi ripeINVECE SONO ANDATO Chioccioli, con Cipollini che tevano continuamente di non A TUTTO GAS» conquistava quattro tappe e la andare a tutta, perché la salita classifica a punti. Ha debuttaera lunga. Ma gli ultimi 4-5 km to nel professionismo nel JAN POLANC non erano così ripidi come i 2004, quando il Giro fu vinto 23 ANNI (FOTO BETTINI) primi e la cosa mi ha facilitato. da Cunego su Gonchar e SimoSe fosse stata più dura, sarebni, con Petacchi che s’impadroniva di nove tap- be stato difficile mantenere Contador e gli altri pe e della classifica a punti. Sloveno di Kranj dietro di me». (come Luka Mezgec, il primo sloveno a vincere Questo Giro d’Italia, così come quello di 75 anuna tappa al Giro, a Trieste nel 2014), profes- ni fa, sembra aiutare i corridori giovani e cosionista dall’agosto 2013 nella Lampre-Meri- raggiosi. «Ho corso contro Davide Formolo già da, ieri Polanc ha guadagnato – al 25° giorno di fra gli juniores. Lo conosco bene. E’ forte. Lui corsa e al km 4033 del 2015 - la prima vittoria. ha vinto a La Spezia, io sull’Abetone. Ed è bel«Mio padre Marko – racconta Jan, 23 anni lissimo vedere vincere corridori giovani e cocompiuti tre giorni prima della partenza del raggiosi». © RIPRODUZIONE RISERVATA Giro d’Italia - è allenatore nella mia vecchia
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GIOVEDÌ 14 MAGGIO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
Ciclismo R Speciale
GIOVEDÌ 14 MAGGIO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
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OGGI SESTA TAPPA, 186 KM LUCCA A11
MONTECATINI TERME PARTENZA A11 Altopascio
Uscita Lucca Est
FIRENZE A1
A12
SIENA
Pomarance MAR TIRRENO
Larderello
Ribolla Isola d’Elba
CASTIGLIONE DELLA PESCAIA ARRIVO
GROSSETO GDS
Non solo fatica, sudore e distacchi: il Giro d’Italia regala anche istantanee eccezionali, come questo scorcio della Riviera ligure BETTINI
Italia, sei un Paese meraviglioso
1Autostrade insieme al Giro per valorizzare il nostro patrimonio culturale: il via dalla casa di Puccini Davide Marostica
N
on solo corridori, volate, salite o maglia rosa. Il Giro d’Italia, da quasi un secolo, è anche una finestra itinerante sul nostro meraviglioso Paese. Sui mari e le montagne, i laghi e i fiumi, i porti e le città, ma pure sulla cultura, l’arte, la storia e la gastronomia che un territorio come il nostro sa mostrare e offrire al mondo intero. Ecco perché Autostrade per l’Italia ha scelto di scendere in campo per lanciare, ormai da due anni, l’iniziativa «Sei in un Paese meraviglioso. Scoprilo con noi», l’innovativo progetto di «turismo on the road», realizzato dalla società in collaborazione
col Touring Club e Slow Food, per riscoprire le bellezze della nostra penisola valorizzandone le molte aree ancora poco conosciute. Il tutto accanto alla carovana di un 98° Giro d’Italia le cui tappe sono e saranno punto di partenza per entrare ancor meglio nel cuore del nostro patrimonio paesaggistico. L’INIZIATIVA Un progetto di marketing territoriale, quello promosso da Autostrade per l’Italia, che può vantare 66 aree di servizio autostradale già attive e destinate a salire fino a cento complessive. «Siamo orgogliosi del successo di questa iniziativa, che sta riscontrando grande favore da parte di molti sindaci e comunità locali, perché parte dal-
l’idea di un nuovo ruolo sociale che può essere svolto dalla rete autostradale — spiega Francesco Delzio, direttore Relazioni Esterne, Affari Istituzionali e Marketing di Autostrade per l’Italia —. Con «Sei in un Paese meraviglioso» diventiamo vetrina e strumento di promozione di quelle bellezze meno conosciute che fanno dell’Italia un museo diffuso unico al mondo. Intorno alle nostre autostrade, c’è un mondo di tesori da scoprire: bellezze troppo spesso dimenticate, poco conosciute o comunque trascurate dai flussi turistici di massa, ma capaci di donare al visitatore arricchimento culturale, emozioni e svago». IDEE PER TUTTI Esperienze da
non perdere come quella che si intreccia oggi alle strade del Giro, nella sesta tappa da Montecatini a Castiglione della Pescaia. Itinerari pensati e studiati direttamente da Autostrade per l’Italia a disposizione e su misura di qualunque turista: «Con questo nuovo servizio proponiamo a chi viaggia sulla nostra rete experience di tipo culturale, artistico, naturalistico e gastronomico, che possono essere vissute facilmente nel raggio di 50 km dall’uscita autostradale più vicina — spiega Delzio —. Percorsi originali e appassionanti che abbiamo voluto definire sulla base del tempo a disposizione del turista, da sole 3 ore fino a delle vere e proprie vacanze di due giorni».
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ALLA SCOPERTA DEI LUOGHI DEL MAESTRO
«ABBIAMO GIÀ ATTIVE ATTUALMENTE 66 AREE DI SERVIZIO, MA SONO DESTINATE A SALIRE FINO A 100» FRANCESCO DELZIO DIRETTORE MARKETING E RELAZIONI ESTERNE AUTOSTRADE PER L’ITALIA
A CASA DEL MAESTRO Uno di questi si articola proprio vicino a Montecatini, la sede di partenza della tappa di oggi. Neanche 30 chilometri e dall’uscita di Lucca Est sarà possibile puntare dritto verso la casa di Giacomo Puccini, che oggi ospita il museo dedicato al celebre compositore di «Tosca», «Madama Butterfly» e «Turandot», per citare alcuni capolavori della lirica pucciniana. Un itinerario all’insegna dell’arte e della cultura sulle strade e sui luoghi chiave della vita del maestro: la casa certo, che conserva ancora il suo pianoforte, ma pure Torre del Lago e il lago di Massaciuccoli, tra una sosta al sepolcro della sua villa e una passeggiata sul lungolago. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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● 1 Il pianoforte Steinway & Sons acquistato da Puccini nel 1901, il più importante tra i tanti posseduti dal compositore ● 2 Il gruppo compatto dei corridori del Giro transitano sotto l’arco Telepass ANSA ● 3 L’installazione per scoprire gli itinerari all’interno delle aree di sosta di Autostrade
IL RICONOSCIMENTO lizia Stradale lavorava per evitare che altri automobilisti venissero coinvolti nell’incidente. Un lieto fine possibile soltanto grazie a tanta audacia e risolutezza.
Operatori e Polizia Stradale Ecco il «Premio Sicurezza» 1L’onorificenza
di Autostrade per chi ha compiuto gesti eroici evitando tragedie e incidenti
S
i sono distinti per il loro coraggio e il loro senso del dovere, hanno compiuto gesti eroici capaci di salvare vite ed hanno evitato incidenti e tragiche conseguenze. Chiamarli eroi non è dunque
un’esagerazione, e per questo Autostrade per l’Italia ha deciso di premiare durante 6 tappe della corsa rosa tutti quegli agenti della Polizia stradale che si sono distinti per atti di coraggio in favore degli automobilisti. E insieme a loro, pure quegli operatori di Autostrade che hanno dimostrato stessa prontezza e stesso valore. Obiettivo dell’iniziativa è quello di promuovere la cultura della sicurezza stradale che la stessa Autostrade per l’Italia, grazie ad innovazioni tecnologiche come il tutor e l’asfalto drenante, ga-
rantisce quotidianamente ad automobilisti e autotrasportatori, sempre in stretta collaborazione con la Polizia Stradale. CONTRO LE FIAMME /1 Non è difficile trovare, in giro per l’Italia e lungo le tappe della corsa rosa, esempi di gesta eroiche e grandi virtù. Come accaduto lo scorso 17 dicembre sull’A1, nei pressi di Barberino del Mugello. Allora due operatori del Centro Esercizio di Pian del Voglio di Autostrade per l’Italia, Landi e Massimino, sono intervenuti a bordo del mezzo speciale Uni-
Alcuni degli agenti insigniti del «Premio Sicurezza» di Autostrade
RLo scorso
dicembre sull’A1 l’intervento di due agenti ha sventato un brutto incendio
mog spegnendo con coraggio e tempestività le fiamme che avvolgevano un mezzo pesante che trainava un rimorchio carico di carta. L’operazione compiuta dai due ausiliari ha così scongiurato una vera e propria tragedia, mentre intanto la Po-
CONTRO LE FIAMME /2 Quella che non è mancata nemmeno un mese dopo, il 18 gennaio 2015, all’agente Alessandro Cariola e all’assistente Gabriele Duca, che hanno aiutato un automobilista quarantenne a salvarsi insieme alla madre dalle fiamme della loro auto. Impegnati in un posto di controllo al casello di Prato Ovest in A11, Cariola e Duca sono intervenuti immediatamente mettendo in sicurezza una situazione delicatissima. E un premio, tanto coraggio, lo merita sicuramente. dav. mar. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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ITAL A
pubblico record
Internazionali Bnl
d’
L'ANALISI di GIANNI VALENTI
IL GLADIATORE GENIALE
I
l cuore oltre l’ostacolo. Bravo Fabio, hai fatto emozionare l’Italia del tennis che una volta di più ha capito di avere un potenziale campione pronto ad esplodere da un momento all’altro. Quella con Dimitrov poteva essere la partita della svolta. Dentro lo splendido catino dello stadio Pietrangeli con il fiato e la passione dei tifosi sul collo non potevi ne dovevi sbagliare. E così è stato, domando nel miglior modo possibile la pressione del torneo di casa che così tante vittime ha fatto tra i nostri colori negli ultimi due giorni. Vincere l’effetto Roma è come passare un esame di maturità. Le gambe non tremano più, comandano il cuore e la testa. Come un gladiatore nel suo Foro, hai condotto il match dall’inizio alla fine. Forse potevi anche chiuderlo prima, ma poco importa di fronte a questo risultato. Quando in campo usi la racchetta per ricamare e non come una clava i risultati si vedono, eccome. Davanti avevi un signor avversario, uno tosto che ha fame di risultati e gloria. L’hai demolito tirando fuori dal cilindro anche una dote che poche volte avevamo ammirato, la pazienza. Quella di costruire la vittoria punto dopo punto, non demoralizzandosi per un colpo giocato male. Confessiamo che abbiamo tremato al primo gesto di rabbia: «Adesso ci ricasca, ed è finita». Invece ci hai smentito e ne siamo felici. La gente ti ha trascinato e tu hai cavalcato l’onda caricandoti e caricandola. In un copione meraviglioso che solo lo sport può scrivere. Una giornata da incorniciare, già nei libri di storia del nostro tennis. Ma, caro Fabio, è un capitolo chiuso. Oggi è un nuovo giorno. Nel Foro ci sarà Berdych per un’altra battaglia. Cavalca l’onda e provaci ancora.
● Giornata record al Foro Italico. Nella giornata di ieri è stato infatti superato il tetto dei 30 mila spettatori paganti: 31.099 il totale fatto registrare, di cui 21.320 per la sessione pomeridiana e 9.779 per ammirare Roger Federer e Karin Knapp in serata. Il record precedente era del 2014, quando ci si era fermati a 30.026 spettatori paganti.
Colpo Fognini batte Dimitrov e incanta il Foro
1Con calma e classe doma il bulgaro. Oggi lo aspetta Berdych agli ottavi
spostare sul fondo Dimitrov e fargli tirare il rovescio a una mano in movimento, se ci riesce, il match è alla pari». Perché poi, se gioca solo a tennis, «se Fabio accetta di continuare a battersi fino alla fine, è competitivo a livello più alto, e può anche togliere la speranza all’avversario», suggerisce Corrado Barazzutti, il capitano azzurro. Soprattutto contro i più forti, contro i talenti più puri, come ieri Grisha il bulgaro, «sosia» di Federer, e speriamo, oggi Tomas Berdych, il bello e impossibile. Sempre sul campo Pietrangeli, com’è stato rinominato il cuore del torneo, affollato dai 3720 tifosi con posto a sedere, più altri 2000 almeno accalcati, in piedi, uno addosso all’altro, sotto il sole di Roma.
quindi a rischio squalifica, ha imparato a partire meglio e a prendersi più tempo al servizio. Ha imparato anche ad essere più offensivo. Perciò scappa avanti di un break, lo subisce, ma tiene bene fino al 6-6, sorretto dalla battuta e dal ritrovato dritto. Scappa avanti ancora, fino al 6-4, manca due set point, ne salva tre, e poi sigla l’11-9 con la volée alta di rovescio aiutata dal net. Così guadagna un po’ di credito da parte della gente. Ne incassa molto di più quando recupera il break del 2-3, sparando i vincenti di dritto, piazzando la volée e poi il passante di rovescio. Insomma, sciorinando il suo repertorio tennistico da «top ten». Quello che non lo salva dal break del 4-5, forse il peggiore del suo match con tre errori, e dalla perdita del secondo set, affondato da cinque prime consecutive di Dimitrov. «Su quello 0-40, con tre break-point, non ho più visto palla». Per molto meno, in situazioni più agevoli, contro avversari di minor blasone, Fognini era andato troppe volte per aria. Ma stavolta, forte dell’esperienza di due sconfitte sulla terra, negli ultimi mesi, fra Montecarlo e Madrid, e soprattutto del 3-6 6-2 7-5 in Spagna, motivato dalla sfida contro il numero 11 del mondo, sollecitato da quel muro umano multicolore che l’osanna, si regala un’indimenticabile vittoria Atp, la numero 200 in carriera.
DRITTO Il nuovo Fabio, quello ritemprato mentalmente («ma non vi dico come») dopo troppi corto-circuiti e troppe multe, e
TESTA La svolta è all’alba del terzo set, quando Fabio si salva da 15-30, con freddezza e classe, e poi, sull’1-0, non si arren-
Il Pietrangeli stracolmo per seguire Fabio Fognini con Dimitrov TEDESCHI
Vincenzo Martucci ROMA
E
le statue sorridono. Come allora, come quando il centrale coincideva col campo dei marmi, difeso da altissime tribune tubolari, e il suo cuore sanguigno e passionale batteva frenetico. Perché Roma è un torneo con un’anima. Come Parigi, come Wimbledon. Roma ha un pubblico che si schiera e può fare pollice verso come al Colosseo. Ma se lo conquisti, se gli dimostri chi sei veramente, ti purifica, azzerando il passato e le brutte etichette. Il miracolo del Foro italico si ripete, finalmente, anche per Fabio Fognini, lavandogli d’incanto i cattivi pensieri. Proprio come aveva suggerito la vecchia volpe Nick Bollettieri a Gazzetta tv: «Vietato dare spettacolo, occorre grande concentrazione, deve
Fabio Fognini, compirà 28 anni il 24 maggio, è numero 31 al mondo AP
1
● Fabio Fognini è il solo tennista italiano agli ottavi degli Internazionali d’Italia. All’inizio del torneo gli italiani erano 15: 8 uomini, 7 donne
de sul 40-0 del bulgaro. Il premio è la fuga dallo scambio del fidanzato della Sharapova e il break, assolutamente di testa, siglata con una volée di dritto del fidanzato della Pennetta che bacia l’incrocio delle righe e tutto il pubblico. Allora, solo allora, Fognini si libera davvero della tensione, e chiama con le braccia allargate quella che, sul 2-0, diventa la sua gente. Allora, solo allora, scopre la liberazione di un pubblico non amico, ma fratello, non prossimo, ma fisicamente ed emotivamente al fianco. E, insieme a lui, vive l’incomparabile eb-
brezza del tappeto volante dell’euforia, e si ritrova in un attimo 6-0, dopo 2 ore 17 minuti da ricordare. Come il + 35 e 33 della tabella vincenti-errori, e il 16/21 a rete. Come quella festa mobile sugli spalti, quegli applausi, quell’inebriante trionfo che, nell’antica Roma, spettava al generale dopo una grande vittoria. Se lo merita, perché, dopo tanti bocconi amari buttati giù, tanta frustrazione e tanti dubbi, è lui a costringere l’avversario a gettare la spugna. Oggi, ai primi ottavi in otto puntate al Foro, Fabio può sfidare un altro bello e dannato del tennis, Tomas Berdych, numero 5 del mondo, che sulla terra ha già battuto due volte su due. Se non farà follie, se giocherà solo a tennis e non farà a pugni con se stesso, le statue non staranno a guardare. Ma lo aiuteranno ancora. Non aspettano altro, dal 1935. © RIPRODUZIONE RISERVATA
GIOVEDÌ 14 MAGGIO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
i big
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Oggi in campo i numeri 1: Novak Djokovic e Serena Williams 1
DOPO IL BULGARO TROVA IL N.5 K.O. IN DOPPIO
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● Le volte che Fabio Fognini ha raggiunto le semifinali di un Masters 1000; è accaduto nel 2013 a Montecarlo (vittorie su Seppi, Ramos-Vinolas, Berdych, Gasquet e sconfitta con Djokovic).
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1. La delusione di Grigor Dimitrov dopo il k.o con Fognini. 2. Thomas Berdych, numero 5 al mondo è il prossimo avversario di fabio Fognini, numero 31 del ranking 3. L’unica nota stonata della giornata dell’azzurro è stato il k.o. in doppio contro la coppia formata dall’australiano Kyrgios e l’americano Sock AFP/ANSA
«Roma, finalmente mi hai capito» 1Fabio: «Una vittoria che vale doppio, grazie alla gente». E fa festa anche Flavia Marco Calabresi ROMA
F
ulvio Fognini ha le mani consumate. Le unghie sono praticamente finite, ma quel poco che è rimasto lo mostra con orgoglio. Fabio, in campo, l’emozione non l’ha mica sentita, ma papà sì. «Ho fumato anche qualche sigaretta, di nascosto. Ma ero tranquillo: ci ho messo pochi scambi per capire che Fabio era in giornata, sul pezzo». Arriva l’abbraccio del presidente della Federtennis, Angelo Binaghi, come i complimenti di Nicola Pietrangeli e Corrado Barazzutti. Non c’era Fulvia, la sorella di Fabio: arriverà oggi a Roma, subito dopo la resa di Dimitrov ha iniziato a tempestare di telefonate il padre per conoscere l’ordine di gioco degli ottavi. «Strepitoso Fabioloooo», twitta Fulvia. C’era invece Flavia Pennetta: «Sono solo tanto contenta per Fabio. È stata forse la prima volta che ha scoperto il pubblico di Roma, a cui sarà sicuramente molto grato». RICHIESTA Da quel pubblico, Fabio ha saputo prendere tutta l’energia e riversarla su «mr. Sharapova», spazzato via nel terzo set. «Una vittoria a Roma per me vale doppio – spiega Fabio –. Non ero mai riuscito a esprimermi come volevo, ma stavolta il pubblico ha visto Fognini e io ho visto lui. Mi mancava avere questo feeling con l’ambiente e i tifosi: la vittoria è
LA CHIAVE
DONNE K.O.
«Avevo bisogno di trovare il feeling con l’ambiente, hanno visto chi sono davvero»
Errani fuori con la McHale Knapp spreca
Pennetta: «Sono molto contenta per lui e per come ha avuto il sostegno dei tifosi» per me e per loro che sono riusciti a vedere un Fabio diverso». Per il match con Dimitrov, Fabio aveva chiesto di giocare sul Pietrangeli; per quello con Berdych, ha deciso l’organizzazione. Troppo bello vivere un’atmosfera così per non ripeterla: tribune piene e cinque file di gente in piedi arrampicata per vedere anche solo uno spicchio di campo. PERFETTO Fulvio, ovviamente, il campo l’ha visto tutto: «Fabio ha giocato un match esemplare, con tutta la pressione che aveva addosso. Ha commesso un solo errore stupido, ma per il resto ha fatto vedere tutto il repertorio del tennis. Sono contento di come ha giocato: avrebbe potuto perdere, ma lo avrebbe fatto a testa alta. Il pubblico? Non ti perdona niente, ma quando ti dà l’appoggio è decisivo». Oggi Berdych, già battuto due volte sulla terra: «Speriamo che non ci sia due senza tre».Sul Pietrangeli c’era Pietrangeli, e ha esultato con Fabio: «Ci ho fatto l’abitudine a vederlo pieno, ma
L’esultanza di Fabio Fognini dopo l’ultimo punto contro Dimitrov, che ha perso l’ultimo set 6-0 AFP
la sensazione è che la gente venga più volentieri qua (mima l’ex Pallacorda, ndr) che qua (il Centrale). Lasciamo perdere che c’è il mio nome, ma questo è il campo più bello del mondo, un monumento nazionale. Fabio dovrebbe giocare sempre con uno più in alto in classifica
di lui. Il suo nemico sono i giocatori più deboli: questo è Fognini, nel bene o nel male, ma è uno che se gioca così vale i primi 10». Poi Corrado Barazzutti: «Una partita bella e divertente. Uno dei match più belli che ho visto qui al Foro Italico finora». Peccato che, a rovinare in parte
RISULTATI E PROGRAMMA jUOMINI Singolare, 2° turno Murray (Gbr) b. Chardy (Fra) 6-4 6-3; Nadal (Spa) b. Ilhan (Tur) 6-2 6-0; Nishikori (Gia) b. Vesely (Cec) 7-6 (3) 7-5; Thiem (Aut) b. Simon (Fra) 7-6 (5) 2-0 rit.; FOGNINI b. Dimitrov (Bul) 7-6 (9) 4-6 6-0; Garcia-Lopez (Spa) b. Dolgopolov (Ucr) 6-4 6-3; Isner (Usa) b. Mayer (Arg) 7-6 (6) 6-4; Bellucci (Bra) b. Bautista Agut (Spa) 1-6 6-1 64; Federer (Svi) b. Cuevas (Uru) 7-6 (3) 6-4; Troicki (Ser) b. Lopez (Spa) 6-7 (2) 6-4 6-3; Goffin (Bel) b. Tsonga (Fra) 62 4-6 7-5. Doppio, 2° turno Dodig/Melo (Cro-Bra) b. DONATI/NAPOLITANO 6-4 6-3; Kyrgios/Sock (Aus-Usa) b. BOLELLI/FOGNINI 2-6 6-1 10-4. DONNE Singolare, 2° turno Azarenka (Bie) b. Wozniacki (Dan) 6-2 7-6 (2); Halep (Rom) b. Riske (Usa) 6-3 6-0; V. Williams (Usa) b. Svitolina (Ucr) 6-4 6-3; Gavrilova (Rus) b. Ivanovic (Ser) 5-7 7-6 (2) 7-6 (7); McHale (Usa) b. ERRANI 6-4 6-4; Makarova (Rus) b. Mladenovic (Fra) 46 6-3 6-1; Bouchard (Can) b. Diyas
(Kaz) 6-3 6-4; Suarez Navarro (Spa) b. Watson (Gbr) 6-1 6-1; Jovanovski (Ser) b. Keys (Usa) 6-4 1-6 6-3; Begu (Rom) b. Kerber (Ger) 6-3 6-3; Dulgheru (Rom) b. Safarova (Cec) 1-6 6-4 7-6 (6). Kvitova (Cec) b. KNAPP 6-3 4-6 76 (2) Doppio, 1° turno Kudryavtseva/Pavlyuchenkova (RusRus) b. BURNETT-PAOLINI 6-1 6-0. OGGI Campo centrale, ore 12: Isner (Usa) c. Nadal (Spa), a seguire Sharapova (Rus) c. Jovanovski (Ser). Non prima delle 16: Anderson (S.Af) c. Federer (Svi). Non prima delle 19.30: Djokovic (Ser) c. Bellucci (Bra). Non prima delle 21: Begu (Rom) c. Azarenka (Bie). Grandstand, ore 11: Bouchard (Can) c. Suarez Navarro (Spa). Non prima delle 12: Garcia-Lopez (Spa) c. Ferrer (Spa). Non prima delle 14: Murray (Gbr) c. Goffin (Bel), a seguire S. Williams (Usa) c. McHale (Usa). Non prima delle 19: Troicki (Ser) c. Nishikori (Gia). Pietrangeli, ore 11: Makarova (Rus) c.
la giornata di Fabio (e Simone Bolelli) ci sia stata la sconfitta – inattesa – in doppio contro Kyrgios e Sock. José Perlas, coach di Fognini, alle 21 passate corre via negli spogliatoi: «Parliamo domani». E che oggi siano altre parole di gioia. © RIPRODUZIONE RISERVATA
● ROMA - Un’analisi lucida e forse troppo ingenerosa con se stessa: «Può darsi che ormai sia fuori dal tempo». Le parole di Sara Errani fotografano impietosamente la sconfitta contro la McHale, numero 65 proveniente dalle qualificazioni, un duro colpo alla classifica (la Cichi difendeva la finale) e probabilmente al morale: «Lei è stata più brava, nulla da dire, mi ha battuto di tennis, mi ha fatto male con il dritto. Sono dispiaciuta, e pensare che mi sentivo meglio rispetto al primo turno, ma non ho trovato il modo di contrastarla, mi è subito salita sopra. Il servizio? Certo che lo so che è il mio punto debole, il problema è che pur lavorandoci molto non riesco a migliorare». Sfiora la clamorosa impresa Karin Knapp, anzi arriva a un battito di ciglia dall’eliminare Petra Kvitova, numero 4 del mondo e fresca vincitrice a Madrid. L’altoatesina sale 5-2 con due break nel terzo set, ma lì perde la bussola e al tiebreak viene annichilita dal talento della ceca. Un’occasione persa che non dimenticherà facilmente.
TACCUINO Dulgheru (Rom), a seguire V. Williams (Usa) c. Halep (Rom), Wawrinka (Svi) c. Thiem (Aut), Berdych (Cec) c. FOGNINI. Campo 1, ore 11: Rojer/Tecau (OlaRom) c. Bopanna/Mergea (Ind-Rom), a seguire Aoyama/Voracova (Gia-Cec) c. Hsieh/PENNETTA (Tai-Ita), Bacsinszky (Svi) c. Gavrilova (Rus). Non prima delle 15.30: JANKOVIC (Ser) o RYBARIKOVA (Svk) c. Kvitova Campo 2, ore 11: Dushevina/Martinez Sanchez (Rus-Spa) c. Babos/Mladenovic (Ung-Fra), a seguire Garcia/Srebotnik (Fra-Slo) c. Dellacqua/Shvedova (Aus-Kaz), Hingis/Mirza (Svi-Ind) c. Goerges/Soler-Espinosa (Ger-Spa), Kudryavtseva/Pavlyuchenkova (RusRus) c. Halep/SCHIAVONE (Rom-Ita). Campo 4, ore 12: Dabrowski/Rosolska (Can-Pol) c. Hlavackova/Hradecka (Cec-Cec), a seguire MattekSands/Safarova (Usa-Cec) c. Hantuchova/Stosur (Svk-Aus), Granollers/Lopez (Spa-Spa) c. Murray/Peers (Gbr-Aus), Cuevas/Marrero (Uru-Spa) c. Nestor/Paes (Can-Ind).
TUTTO SUL TORNEO DUE APPUNTAMENTI IN DIRETTA DAI CAMPI ● Da quest’anno, oltre a giornale e gazzetta.it, arriva anche la televisione. Ogni giorno alle 11.30 e alle 20 si parla del torneo a «Qui Foro Italico», la trasmissione di Gazzetta Tv che va in onda sul canale 59 del digitale terrestre. In studio, oltre alle firme della Gazzetta, giocatori, allenatori e personaggi del mondo dello sport. Grandi ospiti che commentano i risultati anche con l’ausilio delle immagini dei match più significativi. Roma ha poi uno spazio in tutte le edizioni del Tg Gazzetta news.
SU SUPERTENNIS ANCHE GLI UOMINI
TROFEO KINDER+SPORT PER GIOVANI TENNISTI
SuperTennis non è solo la tv del torneo femminile degli Internazionali Bnl d’Italia, ma trasmetterà in chiaro e gratis sul canale 64 del digitale terrestre anche le fasi finali del torneo Atp Masters 1000 che si sta giocando al Foro Italico. Oltre alle gare del tabellone femminile che sono state trasmesse fin dal primo turno, SuperTennis manderà in onda anche un quarto di finale, una semifinale e la finale del torneo uomini. Questa la programmazione: domani alle 21 i quarti (un match); sabato diretta alle ore 20 di un match delle semifinali e domenica la finale in diretta dalle ore 16.
Oltre 100 tornei, 103 per l’esattezza, in 17 regioni d’Italia: è il circuito nazionale giovanile denominato “Trofeo tennis Fit Kinder+sport”, manifestazione organizzata dalla federazione e dall’ex azzurra Rita Grande. A chiudere l’evento sarà il Master nazionale, che si terrà dal 25 al 31 luglio, alla quale parteciperanno i vincitori e i finalisti di tutte le tappe. Un anno fa furono 14 mila i partecipanti. A incoraggiare i ragazzi, ad aprile, anche Fabio Fognini che ha incontrato i giovani tennisti a Bra. E nei giorni scorsi il francese Tsonga si è intrattenuto con alcuni partecipanti proprio al Foro Italico. La manifestazione può essere seguita su Supertennis.
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Tennis R Internazionali d’Italia
GIOVEDÌ 14 MAGGIO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
Murray, Nadal e re Federer Buona la prima 1Il britannico prosegue la serie sul rosso, Rafa
passeggia e Roger fa il turista, ma non in campo soddisfatto di essere qui, dovevo valutare la condizione dopo due settimane intense. All’inizio ero un po’ legnoso, poi credo di aver fatto un buon match». E sul sogno Roland Garros, idee chiare: «Gli altri anni mi capitava di giocare bene a Parigi, ma sempre con l’idea di non essere così in forma per arrivare in fondo. Stavolta sarà diverso».
Riccardo Crivelli ROMA
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on tutto ciò che può essere contato conta. E quindi le 10 vittorie consecutive di Murray sulla terra, che in due sole settimane ha ottenuto il 15% dei successi in carriera sul rosso, op- SENSAZIONI Nadal, invece, insegue la normalità pure l’inseguimento alla decima finale romana di dell’ultimo decennio da signore indiscusso del reNadal, che non arrivava a questo punto della sta- gno terricolo: «Da almeno un anno non riesco a rimanere allo stesso livello per gione con 4 sconfitte sulla sudue settimane di fila». Non poperficie prediletta dal 2003, alla teva essere il turco Ilhan, uscito fine rimangono ciò che sono. Lo svizzero ha dalla qualificazioni e poi vinciNumeri. palleggiato con tore al primo turno di Mannarino, l’avversario capace di instilBUONA SCELTA Cominciare beVolandri che nel largli nuovi dubbi, ma il succesne, però, serve a confortare le 2007 a Roma so facile facile in un’ora e 14 miambizioni e a diradare i tormenti. Andy, fresco sposo con la fede riuscì ad eliminarlo nuti con il 92% di punti con la prima ha il sapore forte del connuziale attorcigliata alle strinforto: «E’ stata una buona parghe delle scarpe, aveva sicuramente ponderato a lungo la possibilità di saltare tenza, ho giocato bene e senza troppi errori. Sono Roma e presentarsi a Parigi in striscia positiva e felice così». Se non dovesse difendere la finale del in grande fiducia. Poi ha deciso di sfruttare il mo- 2014, Rafa si ritroverebbe pericolosamente a mento, e allora eccolo in campo sotto il solleone a pencolare attorno al 10° posto in classifica: «Essefare a sportellate con il francese Chardy, che l’an- re 4, 7 o 9 non cambia nulla, almeno nella mia no scorso qui si prese lo scalpo di Federer, un gio- testa: continuerei ad allenarmi e a giocare come catore tignoso che picchia tutto e non dà ritmo. ho sempre fatto». Lo scozzese soffre solo a metà primo set, quando concede le uniche due palle break, poi va in di- IL TURISTA L’ucraino Stakhovsky, grande e punscesa con il nuovo abito da terraiolo, cucito con gente frequentatore dei social network, domenitanta pazienza (appena 5 errori gratuiti) e l’uso ca ha twittato un po’ di veleno contro lo spagnomagistrale della palla corta. Test superato: «Sono lo: «Quando Federer perdeva due partite, diceva-
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RMurray: «Nelle
altre stagioni non mi sentivo in grado di vincere a Parigi. Ora è diverso»
RNadal: «Da almeno
un anno non riesco a rimanere allo stesso livello per due settimane»
no che era finito, quando le perde Nadal, dicono che si sta riprendendo». E allora sarà stato felice di ammirare Roger dare lezione di plastico talento al rognoso uruguagio Cuevas, numero 24 del mondo, appena battuto dal Divino nella finale di Istanbul. Lo svizzero ha trascorso tre giorni da turista vero, sintomo della serenità dei forti. E’ a Roma, il Masters 1000 che non ha mai vinto insieme a Montecarlo, senza la moglie e i 4 gemelli e martedì ha postato una foto al Pantheon chiedendo dove si potesse trovare un buon gelato. Lo hanno avvistato anche al Quirinale, mentre in allenamento si è affidato per un pomeriggio a Volandri, con il quale è andato con la memoria ai clamorosi ottavi del 2007, quando il livornese lo eliminò da numero uno incontrastato in una delle più incredibili sorprese della storia del torneo. Insomma, se il Più Grande ha in testa Wimbledon, per una sera non è sembrato affatto.
Da sin. Roger Federer, 33 anni, e Rafa Nadal 28 anni. Per loro un esordio tranquillo al Foro Italico. Lo spagnolo, se non riuscirà a difendere la finale del 2014, rischia di precipitare nella classifica mondiale attorno al decimo posto AFP/ANSA
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LE ALTRE SFIDE
Halep, basta un’ora per battere Riske «Ma devo crescere» 1La Azarenka
supera la Wozniacki, intanto la Bouchard rialza la testa Ivanovic eliminata
A
lla fine, si parla sempre di loro. Williams e Sharapova, Serena e Masha. Eppure, le gambe di caucciù di Simona Halep e la straordinaria capacità di coprire il campo l’hanno issata fino al numero due del mondo e a una finale Slam nel 2014 a Parigi, lei che due anni fa qui a Roma, partendo dalla qualificazioni, approdò in semifinale. SOTTOSTIMATA Da allora, ha vinto 11 tornei, diventando la prima giocatrice della storia a conquistare i primi sei trofei in carriera in appena sei mesi, eppure si continua a faticare a considerarla la vera rivale delle regine. Così, nonostante il 6-3 6-0 in 61 minuti con cui annienta la Riske, il piccolo cabotaggio resta una filosofia di vita: «E’ giusto che l’attenzione sia su di loro, anch’io le ammiro e fino a due anni fa ero una giocatrice come tante. Quindi devo pensare a me stessa,a migliorare sempre di più, a provare a colmare il gap che a livello di esperienza ho ancora nei loro confronti». Peraltro, la Halep è arrivata in Italia dopo un periodo di travagli, dal suicidio di un cugino ai dolori alla schiena, fino a uno
stalker che la obbligava a girare sotto scorta. RISORTE Nell’intrigante sfida tra ex numero 1, Vika Azarenka, finalista due anni fa, piega Caroline Wozniacki con 42 vincenti e malgrado quattro match point falliti prima di chiudere la contesa al tiebreak. La bielorussa, oggi numero 29 in classifica, ha perso quasi tutto il 2014 per un infortunio a un piede. Segnali di vita, finalmente, da Eugenie Bouchard, reduce da sei sconfitte consecutive al primo turno che avevano cominciato a a cucirle addosso la fama di novella Kournikova, forte, bella ma troppo interessata al glamour. Il successo contro la kazaka Diyas la rimette in carreggiata: «Conosco il livello del mio tennis, si tratta solo di riuscire a recuperarlo». Fuori invece l’altra miss, Ana Ivanovic, piegata dopo quasi tre ore dalla russa Gavrilova, pronta a diventare australiana. ri. cr. © RIPRODUZIONE RISERVATA
La romena Simona Halep, 23 anni AFP
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GIOVEDÌ 14 MAGGIO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
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«La grande bellezza è vincere» 1Maria: «Fantastica la sensazione della vittoria, soprattutto quando realizzi cos’hai fatto» Serena: «Saper arrivare molto in alto, dentro di te, è la cosa che fa la differenza»
Vincenzo Martucci ROMA
L
a grande bellezza delle due stelle del tennis, la bellezza classica, Maria Sharapova, e quella unica, Serena Williams. Due bellezze così diverse che in comune hanno, curiosamente, la passione per lo stesso gusto di gelato, al pistacchio, e hanno diviso anche lo stesso fidanzato, il collega Grigor Dimitrov, uno dei belli del tennis.
Qual è il bello di Roma? Maria Sharapova: «Adoro i monumenti, le strade, l’architettura in generale, le sensazioni, la gente, la ligua. Io amo esplorare, e quando vengo a giocare il torneo non ho mai abbastanza tempo per farlo bene ma ho molti anni in futuro per visitare ed esplorare». Serena Williams: «Da dove cominciamo? Dai monumenti così belli, dalle strade, dalla vista dalla stanza del mio hotel. E’ una delle città più interessanti sotto il profilo storico e delle bellezze, dell’arte, da visitare. E poi ci sono gli italiani: siete simpatici, carini, qui
ho tanti amici». Il bello del tennis? MS: «Ho sempre trovato che il tennis è molto bello, perché è così fisico, passionale ed emotivo, anche per il tifosi che sono così vicini allo spettacolo e vedono davvero quello che c’è. E capiscono le situazioni». SW: «E’ sempre bello, il tennis. E diverso. Roma, ad esempio, è l’unico posto dove giochi immerso nella tradizione, nella storia, con le statue attorno, senti davvero di giocare in un’atmosfera importante». Il bello dell’allenamento? MS: «Non c’è tanto».
L'IDENTIKIT
L'IDENTIKIT
MARIA SHARAPOVA
SERENA WILLIAMS
NATA A NYAGAN (RUSSIA) IL 19 APRILE 1987 PROFESSIONISTA DAL 2001 5 TITOLI SLAM
È NATA A SAGINAW (USA) IL 26 SETTEMBRE 1981 È PROFESSIONISTA 1995. 19 TITOLI SLAM
Nel 2004 ha vinto Wimbledon battendo in finale Serena Williams; poi ha completato la collezione degli Slam vincendo l’Us Open 2006, l’Australian Open 2008 e il Roland Garros 2012 e 2014. In carriera ha vinto 34 tornei Wta ed è stata per la prima volta numero 1 del mondo il 22 agosto 2005.
In carriera la Williams ha conquistato 6 Australian Open, 2 Roland Garros, 5 Wimbledon e 6 US Open. In classifica mondiale è stata numero 1 al mondo per 240 settimane chiudendo da numero 1 nel 2002, 2009, 2013 e 2014. Nella sua bacheca ci sono 66 titoli Wta.
SW: «Non c’è tanto, ma il risultato che ti fa raggiungere ti fa capire quanto valore ha. Io so che è indispensabile per essere la migliore. E, quindi, per tener viva la passione per il tennis».
«I MIEI OBIETTIVI SONO SEMPRE TANTI, MA NON SONO MAI RISULTATI DEL TENNIS O DELLA MIA CARRIERA»
Il bello della sua grande rivale? MS: «Serena è estremamente competitiva».
MARIA SHARAPOVA NUMERO 3 ALMONDO
Francesca Piccinini, capitana della Nazionale femminile di pallavolo, è stata la protagonista dell’iniziativa «Donne in campo» organizzata ieri al Foro Italico da Bnl Bnp Paribas e La Gazzetta dello Sport, presente l’amministratore delegato della banca Fabio Gallia (nella foto con la giocatrice). La campionessa della Liu Jo Modena ha parlato di come fare squadra ed essere leader di uno spogliatoio davanti a un gruppo di manager dell’istituto che l’hanno applaudita
SW: «E’ anche il bello del tennis: domani c’è un altro torneo, un altro obiettivo». Il bello di se stessa? MS: «E’ una risposta difficile. Penso che sono abbastanza onesta, penso che chi mi conosce possa apprezzarlo, sono leale con chi mi stanno attorno, amici e famiglia. Lealtà e onestà sono due cose che ho sempre cercato di tenere dentro». SW: «Non ho tanta vita privata. Serena è molto calma, molto tranquilla, magari troppo sincera. E’Serena». Il bello della bellezza? MS: «La bellezza è molto importante quando hai la sensazione che è importante. Quando hai fiducia in te stesso e la passione dentro di te, e credi in quello che fai, allora la trasmetti anche fuori». SW: «La bellezza è vita. Come l’amore, di cui abbiamo bisogno proprio per esistere, noi uomini, e come la risata. Io rido sempre». © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il bello della vittoria? MS: «Fortunatamente ho vissuto tanti incredibili momenti, la bellezza sono i primissimi momenti quando capisci quello che hai fatto». SW: «Vincere è una gran bella sensazione, saper arrivare molto in alto, dentro di te, è quello che ti fa vincere la partita».
Il bello del prossimo sogno? MS: «Il prossimo sogno è mio e voglio tenermelo per me».
PICCININI E «DONNE IN CAMPO»
un equilibrio».
SW: «Mi piace quando riesco a dare il meglio di me stessa».
SW: «C’è tanto amore, ma intanto mi godo il bello di essere numero 1, la miglior sensazione personale possibile».
Il bello dell’Olimpiade a Rio? MS: «Non mi piace guardare avanti, voglio godermi l’oggi,
Qual è il più bel posto dove vivere? MS: «Ho girato così tanto il mondo, ho sentito che ci sono tanti posti dove mi piacerebbe vivere. Direi la Florida perché si avvicina di più al mio stile di vita, ma anche l’Australia ha questi requisiti. In generale amo i posti più tranquilli dove puoi andare in giro con la tua auto, fare quello che vuoi ed essere libero».
Il bello del vostro tennis? MS: «Non mi piace tanto parlare della mia persona. Quando gioco bene è veramente bello, perché la sensazione di avere fiducia è fantastica: è tanto difficile da raggiungere e, insieme, da perdere».
SW: «Maria è una lottatrice così forte... Vedere un’atleta che continua a lottare e a crescere e a dare il massimo dopo tanti anni è davvero un esempio per tutti».
SW: «Io sogno tanto, e tanto tennis. Ho tanti diversi obiettivi: alcuni sono meravigliosi, quando li raggiungo, insogno. Come faccio a confessarli? Tanto li conoscete anche voi».
SW: «Rio sarà bello, se giocherò anche dopo sarà anche più bello e sarà una sorpresa per tanti».
SW: «Dico Florida, è casa mia, è un bel posto, ci sono cresciuta, ci sono miei amici, ed è il posto dove preferisco stare».
Il bello del futuro? MS: «C’è tanta bellezza nel mio futuro».
«HO SERMPRE TROVATO CHE IL TENNIS È MOLTO BELLO, PERCHÉ È COSÌ FISICO, PASSIONALE ED EMOTIVO E C’E’ IL TIFO»
il presente, Rio sarà bello se ci giocherò e sarà bello anche dopo, se continuerò. E’ un bell’obiettivo, ma ora siamo a metà stagione e ce ne sarà un’altra subito dopo».
Maria Sharapova, 28 anni e Serena Williams, 33 anni REUTERS
Il bello del prossimo obiettivo? MS: «I miei obiettivi sono sempre tanti, ma non sono mai risultati del tennis o della mia carriera, ovviamente voglio avere successo, ma ho sempre creduto che ci sono cose più grandi, nella vita. E’ più questione di avere
«E’ SEMPRE BELLO, IL TENNIS, A ROMA, AD ESEMPIO GIOCHI IMMERSO NELLA STORIA: E’ SPECIALE» «NEL MIO FUTURO C’È TANTO AMORE, MA INTANTO MI GODO IL BELLO DI ESSERE NUMERO 1» SERENA WILLIAMS N.1 AL MONDO
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Tennis R Storie che emozionano
GIOVEDÌ 14 MAGGIO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
«Sì, Rafa è il più forte di sempre sulla superficie, non c’è alcun dubbio. Altrimenti non vinci tutte quelle volte il Roland Garros, e lui c’è riuscito anche negli ultimi anni, con tutti gli infortuni che ha avuto. A parte il numero di successi anche a Roma, Montecarlo e Barcellona, è davvero il migliore di ogni epoca sul rosso».
«Dalle stampelle al titolo di Roma La mia vittoria più grande»
Muster si è preso forse le soddisfazioni più grosse sfatando i tabù sul veloce. «Sono particolarmente orgoglioso del successo su Sampras ad Essen nel ‘95, l’unico torneo sul veloce indoor che ho vinto, e poi a Indian Wells nel’ 98. Ho vinto Miami. Ho fatto finali, semifinali sul duro, ho raggiunto i quarti agli Us Open e le semifinali in Australia. A parte l’erba, ho fatto risultati anche lontano dalla terra, non sono stato un tennista uni-dimensione. Dei 44 titoli Atp 40 li ho vinti sul rosso, ma 4 li ho vinti sul veloce». Oggi, magari, con le superfici così omologhe, potrebbe vincere anche di più sul duro, soprattutto all’aperto. «Penso anch’io. Si è passati da superfici velocissime a superfici tutte parecchio più lente, e simili. Lo stacco è stato troppo violento. Io credo che dovrebbero almeno tornare a giocare con palle più veloci per non avere questo livellamento di velocità, e quindi scambi troppo lunghi e gioco troppo monocorde».
1Muster e l’incidente del 1989,
L'IDENTIKIT
la sera prima della finale di Key Biscayne. «Mi davano per zoppo, invece quante soddisfazioni...»
Vincenzo Martucci @VinceMartucci
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homas Muster è stato il re della terra rossa, prima di Gustavo Kuerten e Rafa Nadal. Oggi s’è allontanato dal tennis e, in attesa di varare una sua Academy a Vienna, vive gran parte dell’anno in Australia. Muster, che ricordo ha del torneo di Roma? «Ricordo come fosse ieri il primo dei 3 successi, nel 1990, avevo perso due settimane prima con Chesnokov a Montecarlo, e sempre in finale, e invece a Roma vinsi. Ricordo lo sforzo, la soddisfazione di quella vittoria, al di là del punteggio, che sembra facile (6-1 6-3 6-1) ma non lo fu». Non fu un titolo qualsiasi, un anno prima la sua carriera sembrava stroncata. «Sì, nel parcheggio del torneo di Key Biscayne un automobilista mi venne contro con l’auto facendo marcia indietro il giorno prima della finale e mi maciullò un ginocchio». Come dimenticare la sua apparizione sul centrale del Foro alla premiazione dell’89? «Camminavo ancora con le stampelle, la gente si commosse, e quando dissi al microfono: “Tornerò l’anno prossimo, per vincere il torneo”, vidi che tutt’attorno erano risolini e facce piene di dubbi. È vero, era una scommessa un po’ azzardata, in realtà avrei potuto addirittura rimanere zoppo. Invece non solo ce l’ho fatta a riprendere, ma ho potuto anche rilanciare la mia carriera. È successo un autentico miracolo». Quell’incidente l’ha motivata più di una sconfitta. «Quello scherzo del destino mi ha dato una super-motivazione, che mi ha accompagnato fino a fine carriera». Che rapporto ha con Roma e con l’Italia? «Ho avuto da subito un rapporto particolare col vostro paese e il vostro pubblico, che ha sempre capito i miei sforzi e li ha apprezzati. Anche anni
CINQUE MESI DI PASSIONE, 14 ANNI DI GIOIE ● 1. Thomas Muster si allena dopo l’incidente a Miami: tornerà in campo dopo soli 5 mesi e mezzo ANSA ● 2. Agli Internazionali Open d’Italia a Roma, nel 1990 AP ● 3. Agli Open di Montecarlo nel 1995, dopo la finale con Becker ● 4. Agli Indian Wells del 1998 nell’incontro con Medvedev
Muster è uscito dal tennis. «Sono ancora l’ambasciatore del torneo di Vienna, che è salito di livello a 500mila dollari di premi, ho giocato un po’ sull’Atp Champions Tour, ma mi costa sempre più staccarmi dai miei ragazzi: mia figlia ha 14 anni e giochicchia a tennis, il ragazzo 6 e fa calcio. Vivo un po’ in Austria e un po’ in Australia, sopra Brisbane. Se la burocrazia lo permetterà, farò la scuola tennis per juniores a Vienna».
dopo, quando sono tornato al torneo, la gente mi fermava: “Ciao, Tommaso”. Mi riconoscevano più che in Austria». Il pubblico di Roma impazziva per il gladiatore Muster. «Ho davvero adorato quell’atmosfera del campo centrale, sulla superficie dove ho avuto più soddisfazioni, ma anche fuori dal campo, mi piace molto l’Italia. Adoro la vostra cucina e la vostra mentalità: non vi prendete tanto sul serio, sapete vivere con leggerezza».
Ha ancora amici fra i colleghi della sua epoca? «Sì, sento Medvedev, Kafelnikov, Gaudenzi, Leconte».
NADAL RE SUL ROSSO DI SEMPRE, OGGI ANCH’IO AVREI FATTO DI PIÙ
Tirando le somme, quali sono state le soddisfazioni più grandi? «Quei French Open, certi match di Davis, contro Agassi a Vienna, e contro Stich e a Key Biscayne, dopo l’infortunio. Nemmeno i dottori ci credevano, altro che sedie a rotelle! Alla fine rimane quella la mia vittoria decisiva: non solo ho ripreso a camminare, ho ripreso anche a correre e a giocare normalmente a tennis fra i professionisti».
THOMAS MUSTER EX TENNISTA AUSTRIACO
Forse nel tennis non funziona tanto essere italiani. «Nella mia squadra c’era Andrea Gaudenzi, che si è sempre impegnato tanto. E, a ben guardare i risultati, non potete lamentarvi, fra donne e uomini i risultati ci sono, e anche gli esempi di chi dimostra che, per ottenere risultati, bisogna lavorare, e tanto».
NATO IL: 2 OTTOBRE 1967 A: LEIBNITZ (AUSTRIA) RUOLO: EX N.1 RANKING MONDIALE ALTEZZA: 1,80 METRI
Il tennista austriaco detto The King of Clay, il re della terra, ha vinto uno Slam, il Roland Garros 1995, 44 tornei ATP di singolare, di cui 8 Masters 1000. In totale ha vinto 621 partite su 894 disputate. Mancino, ha debuttato tra i professionisti nel 1985. L’INCIDENTE NEL MARZO 1989 Era arrivato in finale a Miami contro Ivan Lendl ma la sera prima fu investito. In 5 mesi e mezzo tornò a giocare. FILOTTO NEL 1995 VITTORIE E MALORE Ha conquistato 12 tornei su 27 disputati e ha vinto 40 match consecutivi sulla terra battuta. A Montecarlo è stato costretto al ricovero in ospedale dopo il successo in semifinale su Andrea Gaudenzi ma è riuscito il giorno successivo a vincere, in rimonta, la finale contro Boris Becker.
Il super-atleta che aveva vinto 40 match di fila sul rosso, a 43 anni ha perso 25 chili di peso che aveva messo, e ha impiantato un’azienda vinicola in Austria, s’è innamorato dell’Australia. E poi, e poi? «Dopo il divorzio, sono tornato a casa, a Vienna, pesavo 99 chili e fumavo due pacchetti di sigarette al giorno, e ho ricominciato a giocare a tennis. In realtà non m’ero mai ritirato davvero, ero andato in vacanza. Ho ricominciato ad allenarmi 7 ore al giorno, ho giocato il Champions Tour, ma poi sono tornato sul circuito Challenger. Lo so, è stata una decisione totalmente folle, ma è stata grande, lo rifarei, anche se non era come nei tornei Atp: migliaia di chilometri in auto, poche centinaia di spettatori in tribuna, pochissime vittorie, ma tanto divertimento. Poi basta, perché non volevo passare per stupido, volevo mantenermi il rispetto per quello che avevo fatto prima e non togliere le wild card a qualche giovane».
Come le piacerebbe essere ricordato dal tennis? «Mi piacerebbe davvero essere ricordato come un vero atleta che si dà al 100%, che lotta per il successo in modo onesto, che ama lo sport nella sua essenza, che non molla mai, fino alla fine». Pensa di essere stato sfortunato a dover convivere con tanti campioni? «No, sinceramente, ho vinto più di quanto pensassi. Ho conquistato il Roland Garros e sono stato numero 1 del mondo, sono molto contento di quanto ho raggiunto. Avrei potuto vincere più Parigi, è vero, ma non mi ritengo sfortunato, in realtà ho vinto i French Open già a 28 anni, e se non sono riuscito a fare di più è stato per tante circostanze. Ma non per sfortuna». Ai suoi tempi c’era più concorrenza al Roland Garros. «È vero: quelli che potevano davvero vincere Parigi erano 10-15, e certi incroci mi hanno penalizzato».
Fino all’addio nella sua Vienna nell’ottobre 2011, a 44 anni,contro il connazionale austriaco Dominic Thiem. Anche se tre settimane dopo era di nuovo in campo, al Challenger di Salisburgo, quando giocò l’ultimo match con Dennis Bloemke, dopo aver salvato 7 match point. Alla “Monster” Muster.
Muster è stato un re della terra, Nadal è il più forte di sempre sul rosso? 1
THOMAS MUSTER
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Pallavolo R Finale: gara-4
VOLEVO QUESTO SCUDETTO DA PROTAGONISTA E CE L’HO FATTA
BRAVI RAGAZZI, MA AVEVAMO DI FRONTE UNA GRANDE SQUADRA
FILIPPO LANZA SCHIACCIATORE TRENTO
LO DEDICO A NEMEC: MI HA AIUTATO FIN DA QUANDO SONO ARRIVATO
ANGELO LORENZETTI ALLENATORE MODENA
MITAR DJURIC OPPOSTO TRENTO
Fantastica Trento E’ poker di scudetti Dominata Modena Un inno ai giovani 1Decisivo Giannelli, il palleggiatore teenager
Stoytchev: «Visto? Il nostro ciclo non è chiuso»
Gian Luca Pasini INVIATO A MODENA
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ado Stoytchev comincia dalla fine. Sale sul palco che di li a poco incoronerà la squadra campione d’Italia con la sua “classica” bandiera bulgara in mano. E uno a uno abbraccia tutti i suoi giocatori, un gesto apparentemente strano per uno che è definito da sempre un allenatore di ferro. Un abbraccio che è un po’ un complimento per una stagione incredibile e che si chiude nella maniera più meritata: con lo scudetto conquistato sul campo dell’avversario più forte. Quello che si è arreso per ultimo, ma che si è arreso alla razza-Trento, quella che non molla mai, quella che può perdere, ma che poi si rialza e che non riesci a schiacciare. CORI IN CASA D’ALTRI I campioni dell’Italia siamo noi siamo noi. E prima anche un irrispettoso Chi non salta modenese è che precede la cerimonia della premiazione. Ma nel volley può succedere anche questo che il “nemico più odiato” venga a vincere lo scudetto in casa tua e che quasi ti prenda un po’ per il naso, ma il massimo che ti capita sono qualche bordata di fischi. Molti di più sono quelli (anche i
modenesi, a iniziare dalla presidentessa Pedrini) che fanno i complimenti a Simone Giannelli, neppure 19 anni, che ha trascinato Trento al quarto scudetto della serie, quello più italiano, quello più giovane, quello con più ragazzi prodotti dal vivaio trentino a iniziare proprio dal palleggiatore di Bolzano. «Beh per fortuna domani (oggi, ndr) non si va a scuola, ho due ore di lezioni di scuola guida, ormai l’esame è vicino». Bravo ragazzo, matu-
MODENA
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TRENTO
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(24-26, 20-25, 19-25) PARMAREGGIO MODENA: Vettori 13, Petric 6, Verhees 7, Bruno, Ngapeth 10, Piano 10; Rossini (L), Boninfante 1, Sala, Kovacevic. N.e. Casadei e Donadio. All. Lorenzetti. ENERGY T.I. DIATEC TRENTINO: Lanza 8, Solè 7, Djuric 13, Kaziyski 13, Birarelli 5, Giannelli 7; Colaci (L), Burgsthaler. N.e. Zygadlo, Nemec, Mazzone, Fedrizzi, Thei (L). All. Stoytchev. ARBITRI: Santi e Saltalippi. NOTE Spettatori 5080, incasso 75.680. Durata set: 31’, 28’, 28’ ; totale 87’. Parmareggio; battute sbagliate 16, vincenti 5, muri 8, 2a linea 11, errori 23; Energy T.I. battute sbagliate 10, vincenti 6, muri 6, 2a linea 10, errori 16.
rando, studioso, campione, un’emozione. «Certo che ce le ho. Ma cosa pensate che io sia un robot? Sono eccitatissimo perché questa vittoria è grandissima, ma vi dico anche che ce la siamo davvero meritata. Abbiamo lavorato sodo. Mvp? Lo ripeto un’altra volta questa è la vittoria di una squadra. Ho sbagliato diversi palloni e sono convinto di dover lavorare ancora molto». Lo hanno già eletto futuro di Trento e anche dell’Italia. «Questa mi sembra davvero un’esagerazione, ci sono tanti registi bravi in Italia...». Un campione “normale” che fa cose eccezionali, come tre pallonetti di seconda e anche 7 punti in una finale scudetto in trasferta. MONTARSI LA TESTA «Dicono sempre che la vittoria più bella è l’ultima, ma quella che ti manca è la prossima», Rado Stoytchev dopo “l’intimità” del palco con l’abbraccio personalizzato a ogni giocatore racconta in breve l’annata. Un episodio premonitore, qualche mese fa, in una intervista aveva disegnato una C, quando gli avevano chiesto spiegazioni: «non è una C, sta a significare che il ciclo di Trento non è ancora chiuso». Non si era sbagliato, aveva visto lontano in questa finale, nel suo “credo”, quello del lavoro e della
sofferenza. Si dice che alcuni giocatori non lo sopportino perché pretende tanto in palestra. Ma i risultati si vedono. SCOMMESSA Come nel caso di Giannelli lasciato in campo in gara-3, da titolare, nel momento forse più difficile di tutta la stagione, con la serie sull’1-1. Ultima scommessa di un allenatore di cui si diceva sapesse vincere solo con i campioni. Rado, come Trento (legati dallo stesso filo di vittorie) ha risposto sul campo con una vittoria nettissima, in una finale iniziata in salita, in sofferenza. Ma nella sofferenza Trento ha saputo dare il meglio di set e otto anni dopo la prima finale è ancora lì più in alto di tutti. Solo applausi. Meritati. © RIPRODUZIONE RISERVATA
IL MIGLIORE
IL PEGGIORE
8,5 ● SIMONE GIANNELLI 19 anni da compiere, a Modena, nel tempio del volley conquista il suo 2° scudetto: il primo da titolare con una prova maiuscola colorata con 7 punti personali, un bottino enorme per un palleggiatore. Anche speciale come Simone TARANTINI
5 ● NEMANJA PETRIC Soffre tanto in ricezione (solo 20%), fatica anche in attacco e alla fine sul suo score ci sono solamente 6 punti. Gara-1 in cui passava sopra il muro e mise giù 32 punti sembrava lontana un secolo TARANTINI
I TRENTINI
Quindici anni al top Storia di una società che cambia e vince 1Dai diritti di A-1 comprati da Ravenna nel 2000 alle 7 finali in otto anni: 3 Champions League, 4 Mondiali per club e ora un gruppo di giovani che fa sognare
INVIATI A MODENA
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orse nessuno se lo sarebbe immaginato quando nel 2000 il presidente Diego Mosna comprò i diritti di A-1 da Ravenna. Anche i tempi furono più di assestamento, con soddisfazioni alternate ad amarezze. Il 2004 sembrava l’anno del decollo col 1°posto in stagione regolare (Prandi in panchina),
ma i playoff furono terribili: eliminazione nei quarti dall’arrembante Perugia in 4 partite. La consacrazione arriverà solo nel 2007-2008: quando dalla Russia (Dinamo Mosca) arrivano Rado Stoytchev e Matey Kaziyski. Il terreno è fertile e la squadra allestita con gente come Grbic e Nikolov è perfetta. C’è una particolarità che accomuna quel gruppo: nessuno ha vinto lo scudetto in Italia. Quel-
Da sinistra: Grbic alza il primo scudetto nel 2008; il bis nella stagione 2010-11; il tris due anni fa, nel 2013 TARANTINI
la sarà la prima volta per tutti. E poi in pochi avrebbero pensato che quella finale scudetto contro Piacenza sarebbe stata la prima di una lunga serie: 7 in 8 anni (solo nel 2014 i trentini non ci sono arrivati). 4 MONDIALI La bacheca da quel giorno si è arricchita di trofei prestigiosi, 4 scudetti a parte, 4 Mondiali per club, 3 Champions League consecutive
(le ultime che ha conquistato l’Italia), tanto per fermarsi ai titoli più significativi. Quella di Trento è diventata una scuola capace di dettare legge in Italia, in Europa, nel mondo. Non è un caso che Trento anche in questa stagione sia stata la squadra più avanti in Coppa: arrivando a cedere la Cev (la seconda in Europa) solo al golden set, dopo una luccicante vittoria 3-1 a Mosca.
DAL CSI Giuseppe Borgogno c’è da prima di tutti. Dal 1971, la società non era nemmeno iscritta alla Fipav. Che ci crediate o no, il primo anno, quello che sarebbe diventato il club campione del Mondo ha fatto il torneo Csi. Aveva casa a Mezzolombardo, e siccome per iscriversi al Centro Sportivo Italiano bisognava avere almeno 3 sezioni affiliate, aveva anche quelle di tennistavolo e pattinaggio arti-
stico. Poi il passaggio in Fipav, l’inizio della salita ad una vetta che non era nemmeno immaginabile, dalla 2a Divisione. «Ho fatto di tutto» racconta Borgogno l’allenatore, il presidente, il segnapunti. Oggi è addetto alla logistica. «Il portaborse» ride lui. La memoria storica, dicono tutti gli altri: il cuore della società. «Guardate che anche nel 2007/08 era come quest’anno. Avevamo preso Kaziyski, ma eravamo un’incognita. Ora come allora tutto l’anno è stato una sorpresa, quindi un’emozione. Ma più bello ancora di vincere è vedere ogni volta sbocciare un ragazzo, l’anno scorso Lanza, ora Giannelli, il prossimo Nelli. Maturano bene perché hanno davanti, Kaziyski, Birarell: uomini veri, non prime donne. Gli esempi giusti. E hanno Rado Stoytchev, che è duro, non perdona nulla: ma questo è il risultato». g.l.p.-m.sal. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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fIL PERSONAGGIO
NON SO SE SIA LA VITTORIA PIÙ BELLA, DI CERTO È INASPETTATA
CAPITAN BIRARELLI
DIEGO MOSNA PRESIDENTE DI TRENTO
LA GUIDA L’ultimo Tricolore l’aveva vinto nel 2013 LA SERIE GARA-1: Trento - Modena 3-2; GARA-2: Modena -Trento 3-1; GARA-3: Trento - Modena 3-0; GARA-4: Modena -Trento 0-3. ALBO D’ORO 1946-49 Robour Ravenna; 50-51 Ferrovieri Parma; 52 Robour Ravenna; 1953-55 Minelli Modena; 1956 Crocetta Modena; 1957 Avia Pervia Modena; 1958 Ciam Villa D’Oro Modena; 1959-60 Avia Pervia Modena; 1961 Ciam Villa D’Oro Modena; 1962-63 Interauto Avia Pervia Modena; 1964-65 Firenze; 1966-67 Bologna; 1968 Firenze; 1969 Parma; 1970 Panini Modena; 1971 Firenze; 1972 Panini Modena; 1973 Firenze; 1974 Panini Modena; 1975 Ariccia Roma; 1976 Panini Modena; 1977 Federlazio Roma; 1978 Catania; 1979-80 Klippan Torino; 1981 Robe di Kappa Torino; 1982-83 Santal Parma; 1984 Kappa Torino; 1985 Mapier Bologna; 1986-89 Panini Modena; 1990 Maxicono Parma; 1991 Il Messaggero Ravenna; 1992-93 Maxicono Parma; 1994 Sisley Treviso; 1995 Daytona Las Modena; 1996 Sisley Treviso; 1997 Las Daytona Modena; 199899 Sisley Treviso; 2000 Piaggio Roma; 2001 Sisley Treviso; 2002 Casa Modena Salumi; 2003-05 Sisley Treviso; 2006 Lube Banca Marche Macerata; 2007 Sisley Treviso; 2008 Itas Diatec Trentino; 2009 Copra Nordmeccanica Piacenza; 2010 Bre Banca Lannutti Cuneo; 2011 Itas Diatec Trentino; 2012 Lube Banca Marche Macerata; 2013 Itas Diatec Trentino; 2014 Cucine Lube Banca Marche Macerata; 2015 Itas Diatec Trentino.
Lele: «E’ il titolo più bello perché il meno atteso Non eravamo i più forti» 1«Uno scudetto costruito con il lavoro Me ne andrò? Non so, certo non ho ancora un contratto». Il pensiero alla figlia con la polmonite
Mario Salvini INVIATO A MODENA
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no spicchio giallo è rimasto in piedi. Solo uno, lungo il lato corto alla sinistra dell’arbitro capo: la piccola enclave di giallo trentino. Dove sono tutti impazziti, tarantolati saltellanti, dopo che nei lunghi ed elettrici minuti di prepartita si erano sentiti traballare la tribuna sotto i piedi dal tanto che gli altri gialli, i 5000 altri gialli modenesi, cantavano «Chi non salta un trentino è». Ma salta bene chi salta ultimo. E qui, al PalaPanini, solo il grande Treviso (nel ’99 e 2003) e il grande Maxicono Parma (1990) avevano saltato per ultimi in una finale scudetto. Anche questo attesta quanto, il Trento partito senza proclami, in una stagione che avrebbe dovuto esser di transizione, ha in realtà sublimato la propria grandezza passata e fondato quella del futuro. POKER Caduta l’ultima palla
Emanuele Birarelli, 34 anni, 4° scudetto vinto con Trento TARANTINI
sono i trentini in tribuna a cantare «Chi non salta è modenese». Un paio di giocatori nel mezzo della festa accennano ad unirsi al coro. Ma Lele Birarelli, anche se è davanti ai microfoni, se ne accorge e urla: «No dai, fermi». Non è per caso che si diventa capitani, della nazionale e della squadra campione d’Italia. Lele mostra quattro dita, abbracciato a Matey Kaziyski: è
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● Le finali che Trento ha giocato in questa stagione: Coppa Italia (persa con Modena), Coppa Cev (persa con Mosca) e scudetto (vinta a Modena)
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con lui, e con Rado Stoytchev ovviamente, che ha condiviso questo inatteso poker. «No, lo ammetto, se me lo avessero detto a inizio stagione non ci avrei creduto. Perché avevamo qualcosa in meno di altre, non nego. Per questo è anche lo scudetto più bello. Le altre volte succedeva che se non vincevamo era un dramma, e quando poi vincevamo sembrava il minimo sindacale. Stavolta no. Stavolta questo scudetto ce lo siamo costruito con il lavoro, giorno per giorno». Fino a due 3-0 consecutivi in faccia a Modena. PENSIERI Un capitano lo giudichi da quel che pensa un minuto dopo che ha ottenuto una delle più belle vittorie della sua carriera, per molti aspetti la più bella. E cioè, anche «A Lukasz e a Martin». Cioè a Zygadlo e Nemec, i due che a playoff in corsa hanno perso il posto da titolari, sostituiti da Giannelli e Djuric: «Perché hanno fatto tanto per tutto l’anno e ci hanno portato fino a un passo da qui». E poi ci sono i giovani, che crescono: «Ne abbiamo diversi. E quando sento parlare della famosa qualità dell’allenamento dico che noi ce la siamo creata. Abbiamo fatto crescere loro e con loro siamo cresciuti noi». C’è anche la dedica, per la piccola Sofia, sua figlia: «Che è a casa con la polmonite, poverina. Niente di grave, ma non è potuta venire». Prima del momento della verità. Perché questa che è stata una delle serate più belle dei suoi 8 anni a Trento potrebbe anche essere stata l’ultima. Si dice che andrà a Macerata. «No, non è detto. Dico solo che non ho ancora il contratto e che si vedrà». Si vedrà chi a Trento potrà scrivere una storia fantastica come quella che ha scritto Lele Birarelli. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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INCONTRO A LONDRA
LA GUIDA
Si parla del futuro con il capo Cvc Ecclestone: «Sarà inutile»
Palmer 1° con la Lotus Wehrlein: 137 giri Gutierrez chiude 7° Così ieri nella seconda e ultima giornata di test collettivi sul circuito spagnolo di Montmelò (4.655 m): 1. Palmer (GB-Lotus) 1’26”080 (87 giri, miglior tempo fatto con le gomme supersoft); 2. Wehrlein (Ger-Mercedes) 1’26”497 (137, medie); 3. Gasly (Fra-Red Bull) 1’26”683 (75, soft); 4. Button (GBMcLaren) 1’26”927 (100, soft); 5. Lynn (GB-Williams) 1’26”967 (52, soft); 6. Ocon (Fra-Force India) 1’27”520 (94, medie); 7. Gutierrez (Mes-Ferrari) 1’27”930 (119, medie); 8. Sainz (SpaToro Rosso) 1’27”997 (126, medie); 9. Marciello (Ita-Sauber) 1’28”829 (75, medie). C’È MONTECARLO Domenica 24 maggio si corre a Montecarlo il GP Monaco, sesto round del Mondiale. La prima e la seconda sessione di prove libere, come tradizione, sono in programma il giovedì. Venerdì riposo. Sabato le qualifiche e domenica la gara. Tutto in diretta su Sky e Rai. CLASSIFICA PILOTI 1. Hamilton 111 punti; 2. Rosberg 91; 3. Vettel 80; 4. Raikkonen 52; 5. Bottas 42. COSTRUTTORI 1. Mercedes 202; 2. Ferrari 132; 3. Williams 81.
1 I circuiti scrivono alla Fia:
«Dica sì ai motori da 1000 Cv» Ioverno il sostituto di Rivola? INVIATO A MONTMELÒ
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hi sostituirà Massimo Rivola se (come pare probabile) alla fine lascerà la Ferrari? Il favorito è Diego Ioverno, che potrebbe coprire sia il ruolo attuale di capo dei meccanici sia quello di direttore sportivo, assieme al coordinatore degli ingegneri Toni Cuquerella. Mansioni «ad interim» che ha già svolto in Spagna e dovrebbe replicare a Monaco. La candidatura di Antonello Coletta, responsabile attività Gt, è in calo: nel 2014 era «vice» dell’ex team principal Mattiacci.
Esteban Gutierrez, 23 anni, ieri ai test. È alla 1a stagione Ferrari COLOMBO
Marciello fuori dalla rete per riportare l’Italia in F.1
1Martedì ha impressionato i ferraristi e ha lasciato Twitter e Facebook
così da non essere frainteso. Ma deve evitare errori come ieri con la Sauber
Luigi Perna INVIATO A MONTMELÒ (SPAGNA)
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ue cose hanno in comune Raffaele Marciello e il francese Esteban Ocon: l’altezza da giganti (1.88) e delle qualità indiscutibili. Con tutti quei centimetri, entrare in una monoposto di F.1 è ogni volta una piacevole tortura e gli ematomi alla schiena e sulle spalle che ieri mostrava l’italiano dopo i test con Ferrari e Sauber erano eloquenti: «Mia mamma penserà che mi hanno picchiato». Per non parlare del peso, visto che entrambi sono obbligati a restare così magri che le ossa sembrano spuntare in trasparenza dal sottotuta. Ma, una volta al volante, si dimenticano delle difficoltà. Il test di Marciello con la Ferrari martedì è stato importante. Da quello che trapela, il pilota del vivaio di Maranello non avrebbe fatto solo un bel compitino da collaudatore, ma molto di più. Impressionando gli ingegneri. PRONTO Lo testimonia il suo miglior tempo, non lontano a parità di gomme (le medie)
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Raffaele Marciello, 20 anni, pilota della Ferrari Driver Academy COLOMBO
da quello di Kimi Raikkonen nelle qualifiche del GP di Spagna. Marciello ha fatto segnare 1’26”939, contro 1’26”414 del finlandese e 1’25”458 di Sebastian Vettel. D’accordo, la pista era molto migliorata rispetto a sabato, ma Lello ha girato senza le mappature più spinte usate sul motore «da gara» e con parecchia benzina. Del resto, il ventenne cresciuto nell’Academy sotto l’ala di Luca Baldisserri era stato più veloce di Raikkonen già nei test di novembre ad Abu Dhabi con la vecchia F14 T. Inoltre Marciello sembra sia stato a livello dei titolari anche sul passo, nei «long run» di 15 giri. Ma Lello, come è suo carattere, non si esalta troppo: «È stata una bella riconferma. Però non montiamoci la testa». NIENTE TWITTER Il prossimo
passo, per il pilota che fa la spola fra Lugano (dove abita la famiglia) e Maranello, sarà evitare errori come quello con la Sauber che ieri ha fatto perdere al team parte della mattinata, a causa di un’uscita di strada a gomme fredde nella curva 3 (quella dell’incidente di Fernando Alonso) in cui si è danneggiato il muso della vettura. Purtroppo si somma all’altro errore nella gara di GP2, quando Marciello è finito in testacoda in regime di Safety Car. «Non è stato facile riadattarsi a una macchina con meno aderenza della Ferrari. Ma un giovane che fa i test ha l’obbligo di non lamentarsi», sorride l’italiano. Marciello, che punta a un posto da titolare in F.1 nel 2016, vive una stagione particolare e piena di pressioni. Non a caso di recente ha perfino chiuso il suo account di Facebook e cancellato il suo profilo Twitter, forse per evitare che le sue
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1.88
● Marciello ha vinto una gara in GP2: l’anno scorso a Spa. Nelle prime 4 gare del 2015, ha colto quale miglior risultato un sesto posto proprio a Montemelò
● L’altezza di Raffaele Marciello: un gigante per la Formula 1, al pari del francese Esteban Ocon. Marciello pesa 71 chili.
parole venissero fraintese: l’effetto di essere un pilota Ferrari. RICCHI E POVERI Nel ballo dei debuttanti, ieri al Montmelò il miglior tempo è stato di Jolyon Palmer sulla Lotus (1’26”080), grazie a gomme supersoft. Ma Pascal Wehrlein ha staccato tutti sulla Mercedes con le medie (1’26”497), dimostrando di essere fior di talento. Anche Gasly, Lynn e Ocon hanno brillato. Bel segnale per la F.1, che compiva 65 anni dal primo GP vinto dall’Alfa Romeo di Nino Farina. Mentre non c’è niente in comune fra l’esordio del messicano Esteban Gutierrez sulla Ferrari e la favola dei fratelli Rodriguez, trattandosi solo di un’operazione per gli sponsor. A parità di condizioni, Gutierrez si è beccato 1” da Marciello (1’27”989). La Ferrari è stato l’unico top team a non far girare uno fra i titolari. E dire che, secondo Autosport, la rossa avrebbe incassato più di tutti nel 2014 fra dividendi e premi, nonostante il 4o posto fra i Costruttori: 144 milioni di euro contro i 137 della Red Bull e i 110 della Mercedes. Insomma, Maranello non ha certo bisogno di far cassa. © RIPRODUZIONE RISERVATA
RIUNIONE Oggi si parla del futuro. E ancor prima di sedersi al tavolo, Bernie Ecclestone prevede che il meeting di Londra coi team sarà un flop. «Passeremo quattro o cinque ore a decidere la data del prossimo incontro – ha detto a Motorsport.com –. Il problema è che siamo in regime di democrazia e non va bene per la F.1. Chi vince, non vuole cambiare le regole. Vale pure per il quinto motore. I fornitori non lo vogliono se non hanno sicurezza di essere pagati, e i team clienti non possono». Il riferimento a Mercedes e Ferrari pare chiaro. Gli interessi dei due Costruttori ora convergono e c’è intenzione di continuare sulla strada dei motori ibridi voluti da Todt. Ecclestone pare invece sempre più isolato nella crociata per tornare nel 2017 a motorizzazioni più semplici, V8 col Kers o V6 biturbo, cancellando la svolta «ecologica» Fia. Più probabile il tentativo di portare a 1000 Cv la potenza dei V6 turbo ibridi attuali, per avere auto impegnative e più spettacolo. Lo auspica anche Ron Walker, capo dell’associazione organizzatori della F.1: «Ho scritto a Todt affinché consideri la proposta». E oggi a Londra ci sarà anche Donald Mackenzie, chairman del fondo Cvc che gestisce la F.1: presenza importante. lu.pe. © RIPRODUZIONE RISERVATA
LA PRECISAZIONE
Montezemolo: «Basta, io tifo comunque rossa» ● Luca di Montezemolo non ci sta a passare per l’ex che critica il nuovo corso della Ferrari o peggio gode se le cose non vanno bene. Così si scaglia contro la strumentalizzazione delle sue parole: martedì le agenzie avevano riportato una sua dichiarazione secondo le quali sosteneva che la Ferrari avesse «un po’ di fortuna. Quest’anno, tolta la Mercedes, non ci sono rivali. La Williams non è migliorata, la Red Bull è implosa e la McLaren è in crisi. Di fatto la Ferrari comincia ogni gara col podio garantito (tutto vero: n.d.r). Ma la fortuna è inutile se non se ne trae vantaggio». Ieri la precisazione: «Sono stanco di strumentalizzazioni. Dico sempre e solo Forza Ferrari! Sono vicino con tifo sfrenato all’impegno di tutta la scuderia, a ogni livello».
Motomondiale R Verso il GP Francia
Iannone: «La spalla mi fa tanto male, però ci provo» 1Andrea già ieri era in Clinica Mobile
a farsi curare. Rossi: «Una pista amica, ma devo preparare meglio la moto» Paolo Ianieri
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arà la volta buona della Ducati? Valentino Rossi riscatterà la prova opaca di Jerez? Jorge Lorenzo resterà
Martillo? E Marc Marquez, recuperato l’infortunio al mignolo sinistro, ripeterà la fuga di un anno fa? Sono tante le domande che affiorano in vista del GP di Francia, 5a tappa del Mondiale che si corre domenica.
Andrea Iannone, 25 anni IPP
QUI YAMAHA E se Lorenzo, continua a mantenere il profilo basso («Sono fiducioso di poter fare un buon lavoro, ma non penso al campionato, la prendo giorno per giorno, curva dopo curva, provando a guidare il meglio possibile»), Rossi promette che farà meglio i compiti a casa. «Mi piace guidare qui e la nostra moto sembra andare molto bene, soprattutto il pomeriggio di domenica. Questa è una buona cosa, perché dob-
biamo lottare per il campionato. A Le Mans dobbiamo lavorare bene e preparare meglio la moto. Sono fiducioso». DOLORE L’altra faccia dell’Italia è poi quella colorata di rosso della Ducati: Andrea Iannone, dopo la sublussazione della spalla sinistra per la caduta di martedì nei test al Mugello già ieri pomeriggio era alla Clinica Mobile per trattare l’infortunio. «La spalla mi fa parecchio male
— racconta Andrea — e so che dovrò stringere i denti. Venerdì vediamo come andrà, ma intanto vorrei ringraziare sia il dottor Porcellini, sia la Clinica per l’aiuto e l’assistenza che mi stanno dando». In ogni caso, gli ottimi tempi fatti registrare nella due giorni al Mugello sia con Iannone (record), sia con Dovizioso, autorizzano la rossa a pensare in grande. A Le Mans si farà festa? © RIPRODUZIONE RISERVATA
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GIOVEDÌ 14 MAGGIO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
Potenza e carisma: è la Mustang 1Stupisce la versione 2.3 EcoBoost a 36 mila euro. C’è anche il 5 litri. In Italia da luglio Alessandro Bolzoni
GRINTA DA VENDERE IL CAVALLO GALOPPA SUL RADIATORE 1
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ord ha realizzato, nello stabilimento di Flat Rock, nel Michigan, una versione europea della leggendaria Mustang. Sì, proprio la mitica Mustang che guidava Steve McQueen nell’indimenticabile «Bullitt», film del 1968 che, nel famoso inseguimento automobilistico lungo i saliscendi delle strade di San Francisco, ha fatto sognare un’intera generazione. Già, perché la Mustang è passione, cultura, storia, libertà ed emozioni.
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PROVA Oggi, 51 anni dopo la prima versione, ci troviamo sulle strade della Baviera, in Germania, al volante della Mustang 2015. Nessun inseguimento, ma comunque tanta emozione. A cominciare dalla versione Fastback (chiusa), spinta da un poderoso V8 da 5 litri e 421 cavalli. Per proseguire con la Convertible, che sotto il cofano ha un 4 cilindri moderno e prestante da 2.3 litri EcoBoost, capace di sprigionare 317 cavalli: potente, lineare, sempre pronto a spingere con vigore, scatta da 0 a 100 km/h in 5”8. EUROPEA Il sound del V8 da 5 litri è qualcosa di unico e impagabile, come l’emozione di raggiungere i 100 all’ora in 4”8. Ma anche il 2.3 litri ha il suo perché. Più dinamica e divertente, la 2.3 è una vettura americana che si inserisce perfettamente nella realtà urbana del vecchio continente. Le due motorizzazioni sono presenti sia sulla Fastback che sulla cabriolet. POSTI La Mustang è molto piacevole da guidare e spicca per la comodità dei due sedili anteriori. Dietro invece si sta molto stretti, a meno che si siedano due bambini o si sistemino le valige che non hanno trovato posto nel minuscolo bagagliaio. Le strumentazioni e gli allestimenti sono molto americani. Ottimo il selettore delle modalità di guida, con due levette: una è dedicata alle quattro opzioni del motore (Standard, Sport+. Pista e Pioggia), l’altra invece permette di scegliere la configurazione dello sterzo fra le tre proposte (Normal, Comfort e Sport). APPEAL Come dice Dave Pericak, ingegnere a capo del pro-
1. Il «lato B» della Mustang: i progettisti hanno tenuto ben presente il Dna di famiglia, dunque hanno cambiato l’auto senza stravolgerne il disegno di fondo; 2. La ricca plancia e il volante: l’abitacolo è spazioso, ma solo per chi si siede davanti; 3. Il frontale importante con il cavallo (Mustang è una razza di origine spagnola inselvatichita) sulla griglia del radiatore
LA SCHEDA FORD MUSTANG
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MOTORE V8 BENZINA CILINDRATA 4.951 CMC POTENZA MASSIMA 421 CV CAMBI MANUALE A 6 RAPPORTI O AUTOMATICO A 6 RAPPORTI, CON COMANDI AL VOLANTE VELOCITÀ MASSIMA 250 KM/H ACCELERAZIONE 0-100 KM/H 4”8 LUNGHEZZA 4.784 MM LARGHEZZA 2.080 MM CON RETROVISORI PREZZI DA 41.000 EURO DATA DI LANCIO LUGLIO 2015
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gramma Mustang, «la nuova versione è stata ripensata da cima a fondo, ma è rimasta fedele al suo Dna. Fin dal primo giorno avevamo ben chiaro in testa che sarebbe dovuta essere una Mustang con tutte le carte in regola. Così è nato un nuovo modello affascinante, veloce ed efficiente, che tiene fede a quell’appeal fiero e trasgressivo che la gente ha imparato ad associare, generazione dopo generazione, alla Mustang». DA LUGLIO I prezzi (chiavi in mano) sono decisamente interessanti: 36 mila euro per la 2.3 litri, 41 mila euro per la 5.0 V8. Per le versioni cabriolet il costo aumenta di 4 mila euro. Gli amanti del cambio automatico, infine, potranno averlo a 2 mila euro. La Mustang 2015 sarà nelle concessionarie italiane dal mese di luglio. © RIPRODUZIONE RISERVATA
IL NOSTRO GIUDIZIO
Sì Comfort Comodi i posti del guidatore e del passeggero davanti Prestazioni I motori sfornano prestazioni altamente performanti Prezzi Più che interessanti
No Posti dietro Particolarmente stretti, se ospitano due adulti
PNEUMATICI PER LE VACANZE ESTIVE
Dunlop TrailSmart, soluzione per maxi enduro e crossover ● Dunlop promette grip, versatilità e resa chilometrica grazie ai nuovi pneumatici dedicati alle due ruote di maggior successo in Italia, quello di maxi enduro e crossover. I TrailSmart sono stati studiati per un impiego 90% stradale e 10% fuoristrada e sono quindi adatti a chi utilizza la moto principalmente su strade asfaltate ma non vuole precludersi la possibilità di qualche divagazione in fuoristrada. Caratteristica principale del nuovo TrailSmart è la scanalatura denominata XGT, con gli intagli cioè che si incrociano per migliorare il drenaggio
dell’acqua e per avere maggior trazione. Grazie a una nuova carcassa e a un nuovo disegno del battistrada inoltre, l’impronta a terra è particolarmente omogenea e ciò significa un minor consumo e una miglior resa chilometrica rispetto ai precedenti TrailMax TR91. Nel comportamento su asfalto è difficile trovare un difetto ai nuovi pneumatici della Casa britannica. E in off road? Non sono certo adatti alle mulattiere, ma sulle strade sterrate non particolarmente tecniche i TrailSmart trasmettono una sensazione di sicurezza e di grip adeguato. Marco Sormani © RIPRODUZIONE RISERVATA
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MOTO
Una fuga sulle strade tortuose della campagna toscana: la maniera ideale per apprezzare la personalità della nuova Mini John Cooper Works
Il nuovo motore 1.100 ha più coppia nell’erogazione ai medi e bassi regimi
John Cooper Works Quel Mini... bolide profuma di storia
Aprilia Tuono 1100 La super sportiva ora è anche comoda
1Cattiva nel look ma pure nelle prestazioni, altro
LA SCHEDA MINI JOHN COOPER WORKS 2015
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MOTORE 4 CILINDRI TWINPOWER TURBO CILINDRATA 1.998 CMC CAMBIO MANUALE 6 RAPPORTI CAMBIO AUTOMATICO STEPTRONIC POTENZA MASSIMA 231 CV (170 KW) VELOCITÀ MASSIMA 246 KM/H ACCELERAZIONE 0-100 KM/H 6”1 CONSUMO COMBINATO 6,7 L/100 KM EMISSIONI CO2 155 G/KM PREZZI 31.200 EURO CON IL CAMBIO MANUALE; 33.100 CON L’AUTOMATICO
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che vetturetta: 231 Cv e 246 km/h! Da 31.200 euro Paolo Matteo Cozzi @paolocozzi
È
la Mini più «cattiva» di sempre, con quei suoi 231 cavalli di un motore che ne ha sempre, e quel badge John Cooper Works che da sempre contraddistingue le Mini ufficiali più potenti. «Works Team» era infatti la squadra ufficiale dei piloti Cooper negli anni Cinquanta e Sessanta, l’epoca d’oro nelle corse per la vetturetta inglese. COM’È, COME VA Partiamo dalla fine: un rapido getaway, una fuga veloce lungo le contorte strade toscane del Chiantishire, come direbbero gli inglesi, fa apprezzare le qualità dinamiche di quest’auto. Un mini-bolide sospeso fra prestazioni da automobile adulta, rumore ostentato da adolescente scapigliato, look hipster così alla moda. L’ultima Mini John Cooper Works è divertente da guidare, e può appagare anche il cliente più esigente. Certo, un acquirente disposto a sborsare 31.200 euro, tanto serve per entrare nel club delle JCW.
FUORI E DENTRO Il nuovo modello supercharged si riconosce per il kit aerodinamico e per i badge con scritte rosso(fuoco): dal paraurti modificato spariscono i fendinebbia ma entrano un paio di prese d’aria addizionali. I fanali Led integrano frecce bianche, ci sono cerchioni esclusivi da 17 pollici e la marmitta ha due scarichi accoppiati al centro di quel posteriore dominato dallo spoiler. Estetico, ma soprattutto funzionale. Aperte le portiere con la chiave esclusiva, è diversa da quella delle mini normali, incontriamo il battitacco specifico, i sedili sportivi, volante e cambio John Cooper Works. Anche il quadro strumenti al centro del
Il quadro strumenti cambia colore
cruscotto, il CenterSpeedo, accende un Led con colorazioni variabili a seconda del tipo di guida adottato. Con il comando Mini Mode si passa infatti dal verde dello stile più ecologico al rosso di quello sportivo, passando per l’uso quotidiano e modificando ogni volta le tarature. MINIMALISM Si chiama così il pacchetto di soluzioni atte a contenere l’esuberanza dell’auto: dall’indicatore del punto ideale di cambiata al servosterzo elettromeccanico. E ancora, dal recupero dell’energia dei freni (Brake Energy Regeneration) allo start-stop automatico. Un’azione utile, quella dell’elettronica embedded, per contenere i consumi nella guida quotidiana — 5,7 litri ogni 100 chilometri — specie avendo a che fare con questo potente 4 cilindri TwinPower Turbo di 2 litri. Il cambio è sequenziale Steptronic o manuale a sei rapporti, un lungo elenco di ulteriori diavolerie elettroniche concorrono a far schizzare Mini JCW nei tradizionali 0-100 in 6,1 secondi, per poi salire progressivamente fino a 246 orari.
IL NOSTRO GIUDIZIO
Sì Lo stato dell’arte Mini Con il kit JCW Mini diventa davvero completa e tutta da godere: meccanicamente, esteticamente, tecnologicamente.
No Costo d’acquisto Il prezzo resta ancora il tallone d’achille nella proposta Mini, il listino da 31.200 euro (a salire fin oltre 40mila) pare davvero caro per una utilitaria.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
NOVITÀ SKODA
Superb sfida le grandi ammiraglie Corrado Canali
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arà perché ha 120 anni di storia alle spalle, gli ultimi venti dei quali passati nell’ambito del Gruppo Vw, ma Skoda è uno dei pochi costruttori a potersi permettere un’ammiraglia, la Superb, in grado di reggere il confronto con analoghi modelli dei brand da sempre riferimento nel settore. Ora però la nuova Superb alza di più l’asticella. Punto di partenza uno stile più elegante che la fa sembrare più compatta nonostante le dimensioni importanti: 4 metri e 86. Ma è soprattutto a bordo che offre il meglio: lo spazio a disposizio-
La nuova Skoda Superb in tutta la sua imponenza: è lunga 486 cm
ne è abbondante non solo per i cinque occupanti, ma anche per i bagagli: la capacità di base è di 625 litri, ma si può arrivare fino ai 1.760 litri, senza contare il pratico portellone a comando elettrico. Al lancio la nuova Su-
perb sarà in vendita con due motori benzina, il 1400 cmc TSI da 150 Cv, «risparmioso», ma sufficientemente brillante e il più potente e 2000 cmc da 280 Cv con cambio automatico DSG e la trazione integrale. In
alternativa saranno disponibili due turbodiesel 2000 cmc da 150 o 190 Cv mentre in seguito arriverà anche un 1600 cmc diesel da 120 Cv. L’offerta di allestimenti prevede, invece, cinque varianti: Active, Ambition, Executive, Style e L&K, con una dotazione di serie che comprende, fra l’altro, le luci posteriori a Led, il dispositivo di monitoraggio della pressione dei pneumatici, il freno di stazionamento elettronico, il sistema Start & Stop, l’aiuto per le partenza in salita, il clima automatico bizona, il cruise control. Si partirà da una base di circa 26.000 euro, ma si potrà arrivare fino ad oltre 42.000 euro. © RIPRODUZIONE RISERVATA
strada. Più coppia, ma anche più potenza, ora a quota 175 Cv.
Stefano Cordara
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prilia ha in gamma una moto che universalmente è giudicata una delle migliori naked sul mercato, la Tuono. Più che una naked, in verità, la Tuono è una streetfighter, ovvero una supersportiva spogliata delle sovrastrutture e dotata di un manubrio largo. Il distinguo è d’obbligo, visto che normalmente le streetfighter sono più efficaci nella guida rispetto alle nude stradali, soprattutto in pista. Di contro possono essere meno confortevoli nella guida su strada. Proprio quello che accadeva con la Tuono, derivata direttamente dalla RSV4 la streetfighter italiana era in grado di spuntare in pista tempi sul giro degni di una superbike. Su strada, però, si soffriva. Rigida di sospensioni, dura di sella la Tuono è sempre stata una moto eccitante in tutto e per tutto. Ma mai comoda. Non fino a quest’anno, almeno, perché le evoluzioni ricevute sono andate praticamente tutte nella direzione di una maggiore fruibilità su strada. Per il 2015, la Tuono riceve parecchi upgrade di motore a partire da nuovi pistoni da 81 mm di alesaggio che portano la cilindrata fino a 1.077 cmc. Lo scopo dei tecnici Aprilia è chiaro, aumentare la grinta ai regimi bassi e medi per migliorare ulteriormente la guida su
UGUALE Tutto il resto è stato riconfermato, a partire dalla ciclistica derivata da quella della nuova RSV4. Più potenza da un lato, più comfort dall’altro: in Aprilia hanno lavorato per rendere la Tuono 1100 più fruibile che in passato, cambiando completamente l’assetto delle sospensioni, ora più morbido, abbassando la sella di 15 mm, montando un manubrio più stretto e migliorando la protezione dall’aria. Si evolve per adeguarsi al nuovo motore anche il sistema APRC, una delle piattaforme elettroniche più evolute sul mercato. Due le Tuono disponibili: la RR, oggetto della nostra prova e in listino a 15.350 euro, e la Factory (17.450 euro), dotata di sospensioni Öhlins e cerchi colorati.
LA SCHEDA
IL NOSTRO GIUDIZIO
APRILIA TUONO 1100
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MOTORE 4 CILINDRI A V DI 65° CILINDRATA 1.077 CMC ALIMENTAZIONE INIEZIONE ELETTRONICA CON RIDE BY WIRE E 3 MAPPATURE POTENZA MAX 175 CV (148 KW) A 11.000 GIRI COPPIA MAX 121 NM A 9.000 GIRI TELAIO PERIMETRALE IN ALLUMINIO PESO 180 KG A SECCO SOSPENSIONE ANTERIORE FORCELLA ROVESCIATA SOSPENSIONE POSTERIORE FORCELLONE IN ALLUMINIO CON MONO AMMORTIZZATORE PREZZI 15.350 EURO (17.450 PER LA VERSIONE FACTORY)
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PERFORMANCE La Tuono svela dopo pochi metri la sua nuova indole. È ancora una streetfighter estrema, anzi lo è ancora di più perché il nuovo motore 1.100 è a dir poco brutale nell’erogazione ai medi e bassi regimi. Tuttavia la sella migliorata nell’imbottitura e le sospensioni più scorrevoli la rendono sicuramente più piacevole di prima sui percorsi stradali. Motore rinforzato, rapporti accorciati, quickshifter e un pacchetto elettronico tra i migliori sul mercato la rendono una moto a dir poco entusiasmante grazie anche a un sound unico. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Sì Prestazioni Sono esuberanti senza mezzi termini, il nuovo motore è ancora più potente e corposo. Elettronica In questo è al top della categoria, nessuna naked è così ricca da questo punto di vista.
No Angolo di sterzo Troppo limitato. Posto per il passeggero Più comodo che in passato ma… sempre piuttosto costretto.
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Pallanuoto R I campioni vanno sul 2-0
BRESCIA
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PRO RECCO
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rig. (5-3, 1-3, 1-2, 3-2) BRESCIA: Del Lungo, C.Presciutti, Molina 4, Rizzo 3, Bodegas, D.Fiorentini, Napolitano; Giorgi, Nora 3, N.Presciutti, Pagani, Bruni. N.e. Dian. All. Bovo. PRO RECCO: Tempesti, Prlainovic 1, Figlioli 1, Giorgetti 1, Felugo 2, Giacoppo 1, D.Pijetlovic 1; F.Lapenna, F.Di Fulvio 1, A.Fondelli 2, Aicardi, N.Gitto. N.e. Pastorino. All. Milanovic. ARBITRI: Caputi ed Ercoli. NOTE: sup.num. Brescia 12 (6 gol), Pro Recco 13 (8). Usc. 3 f. C.Presciutti 18’01”, N.Gitto 29’28”, Rizzo 30’48”. Spett. 800. Tempi regolamentari 10-10. Sequenza rigori: Prlainovic gol; Bodegas gol; Figlioli gol; Pagani gol; F.Di Fulvio parato; Molina parato; D.Pijetlovic gol; Giorgi traversa; Giorgetti parato; Nora parato.
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DONNE: OGGI GARA-1 CONTRO IMPERIA
Il Padova dei gemelli e la famiglia Barzon Finale con compleanno 1Laura e Anna
in acqua, Filippo e il papà in società Franco Carrella
V Andrea Fondelli, 21 anni, guida l’attacco recchese nel match di Brescia: l’azzurro è stato tra i migliori FOTOLIVE
Recco fa festa ai rigori Ma Brescia è da applausi
1Quante emozioni in gara-2: sui tiri decisivi si esalta Tempesti
Sabato a Sori il match point per il decimo scudetto consecutivo
Davide Romani INVIATO A BRESCIA
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l rigore mancino di Nora stampato sul volto di Stefano Tempesti. Il portiere della Pro Recco non avrà bisogno di portarsi a casa il pallone che vale due terzi del decimo scudetto consecutivo per i liguri. C’è l’ha tatuato sulla guancia. Gara-2 della finale scudetto con Brescia si decide ai rigori e lui, il numero 1 della Nazionale, chiude la saracinesca dal 3° al 5° penalty: parata su Molina, traversa di Giorgi e parata su Nora. Anche se dalla sponda bresciana urlano all’ingiustizia: «Non sta mai sulla linea di porta – sottolinea Christian Presciutti – al momento del rigore. Così è impossibile». Recco ha così messo le mani sul 29° scudetto e sul secondo titolo della stagione in attesa di attaccare il triplete (28-30 maggio le Final Six di Champions League).
ASTUZIA Se Tempesti ha usato tutti gli strumenti del mestiere per girare l’inerzia di gara-2, lo stesso ha provato a fare il patron lombardo Marco Bonometti – lo stesso che dopo la finale di Coppa Italia aveva minacciato di ritirare la squadra dalla Champions League e dal campionato non sentendosi tutelato nei confronti della Pro Recco, minaccia poi rientrata –. Sotto 10-8, a 2’55” si avvicina agli arbitri per protestare dopo il gol di Giacoppo. Cacciato da bordo vasca, il dirigente bresciano ottiene il suo scopo. In poco più di 1’ Brescia ha due superiorità numeriche da giocarsi che sfrutta alla perfezione: Nora e Rizzo acciuffano il pari che prolunga il verdetto ai rigori. «Abbiamo dimostrato di essere una squadra unita – sottolinea Maurizio Felugo con un sorriso beffardo –. Il mio gol (palombella a mettere fuori tempo Del Lungo per il 6-6, ndr) è stato uno dei più importanti». Rete
importante perché arrivata in chiusura di 2° parziale, il pareggio che ha riportato in linea di galleggiamento la truppa di Milanovic sorpresa dalla partenza aggressiva dei bresciani. «Questa squadra ha dimostrato di avere un grande carattere – afferma l’amareggiato Alessandro Bovo – e tanto cuore. Abbiamo giocato molto bene, soprattutto nel primo parziale». Dove Brescia è riuscita a fare quello che non le era riuscito in gara-1. Tre espulsioni in casa Pro Recco e tre gol per Brescia guidata da Molina e Rizzo. ASSENTI Ma se in due gare di una finale scudetto il capitano, il leader di una delle due squadre non riesce a incidere è difficile togliere alla Pro Recco lo scudetto che per due terzi è cucito sulle calottine liguri.«È un grande rammarico – chiude o Bovo – non poter commentare almeno l’esito di gara-2 con Christian Presciutti in grado di
giocare (uscito per 3 falli dopo 18’01”, ndr)». Ma il numero 3 del Brescia rimanda alla terza sfida: «Faremo di tutto per riaprire l’esito della finale a costo di uscire tutti per raggiunto limite di falli. Ci proviamo». Grinta e convinzione che sulla sponda Pro Recco si aspettano: «Ora dobbiamo ricaricare le pile in vista del prossimo match – mette le mani avanti Felugo – perché la serie non è chiusa. Nel primo quarto ci hanno fatto vedere quanto possono metterci in difficoltà. È vietato ripetere una partenza del genere ma questa volta saremo davanti al nostro pubblico». Con il muro Tempesti, sarà dura per Brescia. La Juventus della pallanuoto è pronta a festeggiare il secondo titolo stagionale.
i sembra un compleanno qualsiasi? No, non lo è. Perché è un compleanno moltiplicato tre, e perché cade nel giorno della finale scudetto donne. Laura fa gol, Anna è tra i portieri di riserva, Filippo il team manager e tecnico delle giovanili: gemelli eterozigoti, 23 anni oggi. Non finisce qui: papà Andrea è il d.s. e mamma Edda la prima tifosa. L’anima del Plebiscito Padova, che oggi si tuffa nella sfida con l’Imperia, è la famiglia Barzon. «Papà ci ha trasmesso la passione per lo sport: è stato giocatore e allenatore dei Saints di football americano, ora va in bici. Il primo a praticare la pallanuoto è stato Filippo, mentre Anna faceva sincro e io preferivo pallavolo, karate ed equitazione. Odiavo l’acqua» racconta Laura, 14 presenze nel Setterosa, compresa quella dell’ultima sfida con la Russia che è valsa la Final Eight di World League.
NON SOLO PISCINA Oro all’Europeo Under 17 nel 2008, bronzo alle Universiadi 2013, è diventata una delle palla-
La serie: Gara-1 Pro Recco-Brescia 8-4. Gara-3 sabato a Sori. Eventuale gara-4 il 19, gara-5 (in Liguria) il 22.
Laura, Filippo e Anna, 23 anni oggi. Le gemelle Savioli sono del ‘90
Pallamano R
Viareggio-Forte dagli sfottò alla violenza Ma dov’è lo sport? 1Una rivalità antica tra le città divise da 12 Giovanni Lorenzini VIAREGGIO (LUCCA)
L
a rivalità è antica. Anche al di fuori dell’hockey. Ma quella bottiglia piena di olio esausto lanciata nello spogliatoio del Forte dei Marmi dopo gara-1 della finale scudetto vinta 7-4 dagli ospiti e con 3 feriti, ha provocato una deflagrazione che ha fatto riemergere antichi dissapori. Dodici chilometri di distanza fra Viareggio e Forte dei Marmi ma due mondi diversi. Il prefetto di Lucca, Giovanna Cagliostro,
aveva vietato i tifosi un trasferta: non è bastato ad evitare incidenti. In mezzo, c’è anche la politica: troppo a sinistra la tifoseria più accesa di Viareggio, di destra quella del Forte. TERRITORIO Due mondi così vicini, così lontani: si discute anche sul fatto se Viareggio sia o no in Versilia. Antiche dispute territoriali che ogni volta ritornano. Più pungenti che mai. La Versilia è il territorio che comprende Forte, Pietrasanta, Stazzema e Seravezza, quella dominata dai Medici. Viareggio è... «la Marina di Lucca» di-
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La serie: Oggi Lantech PadovaMediterranea Imperia (ore 19, dir. RaiSport 2). Gara-2 domenica e gara-3 lunedì in Liguria, eventuale gara-4 e gara-5 il 23 e il 24 a Padova.
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Hockey pista R Il caso
chilometri. Esplosa martedì dopo gara-1
nuotiste più promettenti: tra un paio di settimane completerà un Master in design industriale e potrà rispondere con maggiore libertà alle eventuali chiamate del c.t. Fabio Conti. Anna (modella nel tempo libero), che quattro anni fa ha giocato nel Palma di Maiorca in Spagna, studia Economia e Commercio e lavora in una grande catena di articoli sportivi. «La chiamo donna manager», sorride Laura. Pippo è iscritto a Giurisprudenza. «Dei tre, è il più esuberante. Ma un po’ bacchettone e severo, in qualche occasione». Accomunati dalla pallanuoto, ma non solo. «Abbiamo l’hobby della cucina, la specialità sono i dolci: garantisco sul nostro tiramisù». Legatissimi, ma avranno pur litigato... «Certo che sì. Però in squadra abbiamo altre due gemelle dal carattere più forte, Martina e Ilaria Savioli. A volte fanno dei siparietti strepitosi». E stasera, dunque, c’è gara-1 della sfida tricolore. «L’Imperia è una signora squadra, ma la sconfitta nella finale dell’anno scorso e quella in Coppa Len ci danno altri stimoli». L’appuntamento con la storia è doppio: il Veneto non ha mai vinto il tricolore. Intanto Padova ha fatto sua la Coppa Italia.
Il massaggiatore Luigi Carducci ferito alla mano sinistra, entra nell’ambulanza
RTre feriti dopo
gara-1 di finale. Pista chiusa 4 turni. Il presidente ora chiede i danni
cono a Forte dei Marmi. Le due cittadine – pur vivendo soprattutto al turismo – si guardano in cagnesco. Da sempre. Forse c’è invidia. L’hockey pista è diventato terreno di scontro, visto che nelle ultime stagioni le due squadre lottano per lo scu-
detto. «Che derby è senza i pescatori?» era scritto su uno striscione dei tifosi del Forte in un derby casalingo già vietato ai viareggini. «Figli di Putin» era stata la risposta-striscione dei bianconeri, ironizzando sulla colonizzazione russa del Forte. Stavolta, però, al posto dell’ironia è piombata la violenza. I 3 tesserati finiti all’ospedale ma già dimessi – i portieri Federico Stagi e Mattia Verona, il massaggiatore Luigi Carducci – al termine della gara-1 hanno fatto rumore. E non poco. «E’ la sconfitta dello sport — dice il presidente del Cgc Viareggio,
Alessandro Palagi —: spero che quel deficiente che ha lanciato la bottiglia venga identificato dalla Polizia. Noi gli chiederemo i danni per la rottura del vetro e per la pessima immagine che ci ha fatto fare. Ha rovinato una stagione superba di uno splendido gruppo di ragazzi: abbiamo 9 giocatori su 10 cresciuti nel vivaio». «Anche il Centro ci ha rimesso per il gesto di uno sconsiderato — ha detto il presidente dell’Alimac Forte dei Marmi, Piero Tosi—: siamo contro la violenza. I ragazzi rimasti contusi stanno meglio. Anche noi presenteremo una denuncia contro ignoti. Certi gesti vanno perseguiti e non devono essere in nessun modo giustificati. Non era successo niente in campo». La polizia ha qualche traccia: le immagini a circuito chiuso all’interno del palasport hanno ripreso «qualcosa», come sottolinea il dirigente del commissariato Enrico Parrini. C’è la pista giusta per arrivare al colpevole? SQUALIFICA Intanto il campo del Viareggio è stato squalificato per 4 turn (con 2500 euro di multa): in caso di gara-4 della finale, giovedì 21, ViareggioForte spostata a Follonica. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Tricolore Fasano vince la prima
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Fasano con una grande prova di Maione e Fovio vince la finale di andata a Noci (Ba). Ma per lo scudetto i giochi sono apertissimi. La partenza a razzo di Bolzano (1-4 al 5’) sorprende i pugliesi, che reagiscono con una difesa 6-0 che mura tutto invertendo l’inerzia del match. La Junior raggiunge il +6 (17-11 al 28’), il Bolzano fatica in attacco (42% contro il 58% Junior) e in difesa soffre l’uscita per infortunio al 12’ di Innerebner. Ma il parziale di 4-0 nel finale riapre i giochi. Si replica mercoledì 20 a Bolzano. an.gal. Fasano Bolzano 26-24 (17-13) JUNIOR FASANO: Taurian, Marino, Maione 10, L. De Santis 3, Raupenas 2, Giannoccaro, Costanzo 1, Riccobelli 2, Messina 2, Brzic 4, Fovio, P. De Santis, Cedro, Rubino 2. All.: Ancona. LOACKER BOLZANO: Dallago 5, Waldner, Starcevic 3, Kammerer 3, Radovcic 2, Sporcic 1, Jurina, Tsilimparis, Gaeta 1, Pircher, Innerebner, Turkovic 9, Willeit, Pirpamer. All.: Fusina ARBITRI: Chiarello e Pagaria.
Basket R L’intervista
Datome in maglia Celtics AP
GIOVEDÌ 14 MAGGIO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
I playoff di Gigi «Occhio a Cantù Reggio mi piace e Milano suderà»
Massimo Oriani
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uoi togliere Gigi Datome dall’Italia, ma non l’Italia da Gigi Datome. Chiusa, per ora, l’esperienza Nba col gran finale bostoniano che gli ha finalmente dato le soddisfazione che una stagione e mezzo nella prigione di Detroit gli aveva negato, il sardo è venuto a trovarci e ha fatto le carte ai quarti di finale, parlandoci di un campionato che ha seguito da lontano. «Guardando le statistiche, partite non ne ho mai viste sinceramente – spiega – ma tenevo d’occhio i risultati, parlavo con gli ex compagni, raccogliendo i loro umori e facendomi raccontare cosa stava accadendo in serie A». Partono i playoff senza la sua Roma. «Ha vissuto una stagione particolare, in Europa è andata molto al di là delle aspettative, in campionato ha pagato, con un americano (Triche, ndr.) che se ne è andato senza far ritorno. L’ennesima annata partita con un nucleo completamente nuovo. Non fare i playoff non è mai bello per una piazza del genere. Spero che in futuro qualcuno possa dare un mano al presidente Toti per continuare ad avere una squadra credibile e che non debba sopravvivere solo perché è Roma». Il via vai di giocatori è uno dei grossi problemi del nostro campionato. «Ormai non ci sono più squadre in cui uno arriva e vuole rimanerci come obiettivo della carriera, come accadeva in passato con Siena, la Virtus o Treviso. Specialmente gli stranieri: se vanno bene cercano più soldi in Europa, se vanno male vengono tagliati. E’ difficile trovare un progetto. A me dispiace, perché so che da fuori è più facile parlare, non è nemmeno il mio lavoro. Ma in un momento di crisi bisogna progettare, avere idee e coraggio, qualcuno come Reggio Emilia con un budget solido lo sta facendo con gli italiani, la Cantù di Trinchieri aveva un’identità, con la quale sopperiva al gap economico. Questo negli ultimi anni non c’è più. Ora
fCASO ARBITRI
L’EUROPEO? SODDISFATTO SOLO SE PORTEREMO A CASA QUALCOSA DA QUANDO METTA È DA NOI NEGLI USA C’È PIÙ ATTENZIONE PER LA SERIE A
scudetto: «Difficile battere l’EA7 ma non passeggerà. Purtroppo manca qualcuno: la mia Roma»
vediamo Trento, ma Mitchell se ne andrà. Sentivo anche i giocatori Nba che magari hanno un’idea di venire in Europa dall’America: si parla di Turchia, Spagna, non di Italia». Diamo uno sguardo ai quarti, partendo da Milano-Bologna. «A Milano è andata bene non aver pescato Cantù perché sarebbe stata una serie insidiosa. Vedo difficile che qualcuno batta l’Olimpia su 5 o 7 partite. Bologna ha fatto più del dovuto, ha
LeBron mostruoso E Cleveland va sul 3-2
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Datome in maglia azzurra AFP
Brindisi. «Reggio ha un nucleo cresciuto insieme, ha aggiunto giocatori importantissimi. Kaukenas è pazzesco, ha dentro una forza incredibile, dopo infortuni anche gravi. Adoro Cinciarini, uno degli italiani che hanno fatto un ottimo campionato. Drake Diener, mvp della scorsa stagione, non è andato benissimo ma d’altronde non era nel contesto di Sacchetti. Vedo Reggio favorita». Trento-Sassari. «Sarà molto bella, se riuscirò andrò a vedere qualche partita perché penso saranno molto interessanti. Conosco società come Trento, quando vivi una stagione magica, di entusiasmo. Non mi sembra che si accontentino, sono molto forti e col fattore campo».
avuto un’annata più che soddisfacente». Venezia-Cantù. «Parlavo con Goss, è il 4° anno in fila che affronta Cantù nei quarti, due volte con Roma, una con Varese e ora con Venezia. L’Umana ha disputato una stagione regolare molto solida, ha giocatori che sono stati in squadre vincenti come lo stesso Goss, Ress, Viggiano, e coach Recalcati che sicuramente sa come si fa a vincere. Ma Cantù ora sembra molto
più competitiva con l’aggiunta di un campione come Metta World Peace. La Reyer ha tutto da perdere». A proposito di Metta, cosa ne pensa del suo arrivo in Italia? «E’ bello vedere uno come lui che viene con questo spirito. È un campione, ha vinto un titolo Nba, è un personaggio. Uno che va in Cina, s’inventa il brand del Panda, è curioso di venire a Cantù, interagisce con la gente, è il primo ad arrivare agli allenamenti, dà un messaggio che non si nasce campioni ma lo si diventa con l’etica. Sono contento che stia parlando lui agli americani di quanta passione c’è in Italia. Negli Usa mi dicevano che ora che c’è lui un po’ più d’attenzione verso la serie A c’è». Torniamo ai quarti: Reggio Emilia-
Consiglierebbe a Gentile di andare in Nba? «È un ragazzo estremamente intelligente, che sa dov’è e dove vuole arrivare. Deve capire se andare nella Nba adesso è la scelta migliore per la sua carriera, io ho sempre agito in quel senso. Ha una famiglia alle spalle che lo supporta, qualunque scelta farà sono certo che sarà quella giusta. Non mi sento di dargli consigli». Soddisfatto a fine settembre se... «Se all’Europeo porteremo a casa qualcosa. Che può essere una qualificazione al Preolimpico, ovviamente il pass diretto per Rio vorrebbe dire medaglia quindi un successo. Sono sicuro che ce la giocheremo, voglio prendermi una soddisfazione con questo gruppo e penso sia il momento giusto per farlo anche se il girone è tosto».
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«MI MANCANO LA FORTITUDO IN A E I DERBY CON LA VIRTUS» PIERLUIGI COLLINA DESIGNATORE UEFA
UTOPIA Collina, uno dei più grandi arbitri di calcio di ogni epoca (diresse la finale del Mondiale 2002), oggi designatore Uefa, ha seguito con attenzione la querelle degli ultimi giorni sulla scelta della Fip di tornare al designatore contro la volontà della Lega che rappresenta i club di A. «Mi scuso se mi faccio un po’ i fatti degli altri ma condivido al 100% la decisione di Petrucci — dice — perché il sorteggio è la negazione della ragione. Ogni scelta deve essere motivata, non affidata alla sorte. Non mi risulta che i club si affidino al sorteggio per scegliere gli allenatori o quando ci sono da mettere le formazioni in campo. Il designatore è
imprescindibile, è l’unico che conosce la forma degli arbitri, che cerca di far crescere le nuove leve senza traumi. Sono d’accordo con Facchini quando sostiene che un esordiente non può arbitrare subito una partitissima. Tutto deve essere graduale, nel calcio succede così da tempo. Ci potrebbe essere un’unica condizione affinché si possa effettuare il sorteggio: la totale uguaglianza tra persone riguardo esperienza, forma e quant’altro. Ma si tratta di utopia. Quando arbitravo, ho vissuto anch’io il sorteggio: non mi dava soddisfazione». PRO SIENA I club avevano proposto le fasce di merito. «Non
avid Blatt sarà anche il generale del nuovo corso dei Cavs come dice LeBron, ma senza il Prescelto Cleveland non va da nessuna parte. E la riprova arriva da gara-5, che spinge i Cavaliers al matchpoint in casa dei Bulls, segnata dall’onnipotenza del giocatore più forte del pianeta. LeBron chiude con 38 punti, 12 rimbalzi e 6 assist, più 3 recuperi e 3 stoppate, e zero palle perse, dopo le 15 combinate delle ultime due gare. «LeBron è stato straordinario – ha detto Blatt – in ogni aspetto del gioco. Non c’è niente in cui non abbia eccelso». Metteteci anche due giocate difensive chiave: una stoppata sul lay-up del possibile pareggio di Rose a 48” e la difesa che ha forzato Butler a perdere palla sulla linea di fondo a 11”, dopo che Chicago era riuscita a ricucire 17 punti di scarto. Irving poi infiocchetta il 106-101 con i 4 liberi della staffa, riuscendo, almeno in attacco, a giocare sopra il dolore a piede e ginocchio. E così i Cavs sono davvero a un passo dalla finale di conference. A OVEST Ma nella notte di LeBron James, c’è un’altra stella che brilla. E’ quella di James Harden, la cui tripla doppia (26 punti, 11 rimbalzi, 10 assist) accompagnata da un Howard da 20 punti e 15 rimbalzi, concedono a Houston un’altra possibilità, portando la serie sul 2-3, anche se questa notte, in California, i Clippers possono chiudere i conti e volare in finale all’Ovest. RISULTATI Est: Cleveland-Chicago 106-101 (serie 3-2); AtlantaWashington 2-2 (ieri notte gara-5). Ovest: Houston-L.A. Clippers 124-103 (2-3); Golden State-Memphis 2-2 (ieri notte gara-5) .
Percentuali per l’anno prossimo per vederla in Europa o nella Nba? «Non ha senso farle ora. Dipende da cosa mi dicono di là e di qua, oggi proprio non lo so». © RIPRODUZIONE RISERVATA
Collina: «Come si fa a dire no al designatore? Il sorteggio è solo la negazione della ragione...»
Mario Canfora ierluigi Collina è un innamorato del basket. Quando Basket City era un vanto per Bologna e gli impegni glielo permettevano, lo si incontrava facilmente al Paladozza. «Come mi manca la Fortitudo in Serie A: permette se faccio l’in bocca al lupo alla squadra di Boniciolli che nei playoff sta cercando di arrivare in A-2? Vedere 4.500 spettatori per una gara di Dnb è incredibile: il basket ha bisogno del ritorno ai massimi livelli di una piazza storica come la Effe, del ritorno alle grandi sfide e ai grandi derby con la Virtus».
NBA
Scontato lo scudetto a Milano? «Non lo è mai. E’ favorita ma dietro ogni successo c’è tanto lavoro, non le vincerà tutte di venti, se lo dovrà sudare come l’anno scorso».
1Datome fa le carte alla volata
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andrebbe ugualmente bene — continua Collina —: cambierebbe poco, sempre un sorteggio si dovrà fare. Invece, il designatore deve avere le mani libere per formare terne equilibrate in base a stato di forma ed esperienza». Il sorteggio fu voluto tre anni fa da Milano e Cantù per evitare che si sospettasse di presunti favori ricevuti da Siena in occasione della scelta dei tre fischietti. «Chiariamo, bisogna avere la fiducia totale nel designatore, senza ogni volta farsi strani pensieri in testa — conclude l’ex arbitro —: se manca questo presupposto, si cambia la persona. Basta che non si parli più di sorteggio...». © RIPRODUZIONE RISERVATA
LeBron James, 30 anni
PLAYOFF A-2
Brescia è ok Batte Trieste ed è semifinale ● Ieri la decisiva gara-5 dei quarti playoff Brescia-Trieste 69-55. Brescia: Brownlee 18, Fernandez 13, Loschi e Alibegovic 9. Trieste: Carra 24, Tonut e Holloway 12. Definiti quindi gli incroci delle semifinali (la meglio delle 5 partite) che cominceranno sabato con gara-1 Casale Monferrato-Agrigento. Domenica: Brescia-Torino. EUROLEGA Fox Sports 2 garantirà la copertura televisiva della Final Four in programma a Madrid da domani a domenica. Domani, ore 18: Cska-Olympiacos; ore 21: Real Madrid-Fenerbahce.
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GIOVEDÌ 14 MAGGIO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
GIOVEDÌ 14 MAGGIO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
TUTTENOTIZIE
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1ROMA 2024 «La mozione per candidare tecnicamente la città all’Olimpiade 2024 ci sarà in aula entro
fine giugno». Così Marino Luca Giansanti e Massimo Caprari dopo il vertice politico col sindaco di Roma Marino. «Sono una decina le zone per il Villaggio, compresa quella di Tor di Quinto» dice l’assessore Cattoi.
GOLF E SCI
SCACCHI : LA SCELTA
«Tiger ha tradito la Vonn» Caruana torna americano: La verità secondo un amico dall’Italia al miliardario 1La dipendenza
1Fabiano via
Massimo Lopes Pegna
NEW YORK (USA)
di Woods per il sesso: altra scappatella fatale. E la confessione
Twitter: «Notizia importante» La campagna acquisti degli Usa
CORRISPONDENTE DA NEW YORK
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l giorno della separazione, Lindsey Vonn aveva postato un comunicato molto misurato: «Ci lasciamo perché la nostra relazione è strangolata dai troppi impegni, quelli che ci tengono lontani l’una dall’altro per lunghi periodi». Insomma, ci vogliamo ancora bene, ma è meglio lasciarci. Lui la settimana dopo era riapparso a un torneo in Florida con le occhiaie e aveva interpretato la parte del mollato: «Con tutto quello che è successo, non dormo da 3 notti». Conoscendo la sua fedina matrimoniale in molti si erano sorpresi. FONTE Da ieri c’è lo scoop millantato dal pettegolo
BOXE
S L’olimpionica di sci alpino Lindsay Vonn ed il campione del green Tiger Woods
quotidiano inglese Daily Mail che cita un amico (o presunto tale) di Woods: «Tiger ci è ricascato, ha tradito Lindsey. Solo una notte di sesso e basta. E siccome qualcuno lo ha visto, ha preferito confessare. Almeno in questo è stato onesto». Già, Tiger ci è ricascato dopo che una sorta di dipendenza al sesso (nel 2009 emersero decine di ragazze che raccontarono di notti selvagge) gli era costato il matrimonio (e qualche decina di milioni) con l’ex modella e babysitter svedese Elin Nordegren. Pare che la scappatella sia avvenuta a febbraio, dopo che Tiger si era ritirato da un torneo
a San Diego, piegato in due dal mal di schiena. Ancora l’anonimo amico: «Non è bello ciò che ha fatto, ma non è un uomo sposato. Molti affogherebbero le delusioni professionali nell’alcol, per lui lo sfogo è il sesso». E poi:«Non era una ragazza speciale, davvero pensava che Lindsey fosse la nuova donna della sua vita. Ma ha mandato tutto in malora. Proprio non ce la fa a guarire da questa dipendenza». Con la Vonn sono anche andati assieme da uno psicologo ed è davanti a lui che Tiger le avrebbe confessato il tradimento. Il resto è storia conosciuta. © RIPRODUZIONE RISERVATA
e nel calcio fanno rumore i trasferimenti milionari dei big fra squadre di club, negli scacchi i soldi (neanche troppi) possono far cambiare bandiera senza grossi problemi di regolamenti, passaporti e cittadinanze. Oggi gareggi per l’Italia con uno stipendio da 80 mila euro, domani puo i accettare le offerte di altri Paesi come Stati Uniti o Azerbaigian. Proprio come è appena successo a Fabiano Caruana, appena 22 anni e numero tre del mondo, destinato, secondo chi se ne intende, a diventare il nuovo n.1 degli scacchi. Un tweet ha ufficializzato il cambio di maglia: «Notizia importante, ho deciso di giocare ancora una volta per gli Usa», ha cinguettato. Il pas-
EQUITAZIONE: DAL 20 AL 24 MAGGIO ATLETICA
Pacquiao torna a Manila: accolto da eroe
Manny Pacquiao saluta i fans AFP ● Ritorno trionfale per Manny Pacquiao nelle Filippine dopo la sconfitta nel «match del secolo» contro lo statunitense Floyd Mayweather disputato a Las Vegas e valido per i titoli Wbc, Wba e Wbo dei welter. Migliaia di tifosi hanno aspettato a Manila lungo la strada il corteo del pugile di casa che a bordo di un pullman scoperto ha gettato ai suoi fan magliette e poster. «Voglio ringraziare tutti per l’appoggio che mi avete dato contro Mayweather, ho dato tutto me stesso ma non so cosa sia accaduto, ho rivisto la sfida diverse volte, ho segnato i punti, meritavo di vincere per 1-2 punti di scarto ma accetto la decisione unanime dei giudici perché so che nel cuore della gente ho vinto io». Pacquiao, operato a Los Angeles per recuperare dall’infortunio alla spalla, spiega che adesso dovrà star fermo 6 mesi: «Il chirurgo dice che tornerò al 100%». In questi mesi il filippino dovrà affrontare le cause contro di lui per aver tenuto nascosto l’infortunio alla spalla nei giorni pre match del 2 maggio: gli sono stati chiesti 5 milioni.
Il meglio dei salti a Piazza di Siena Orlandi: «Ora proviamo a vincere» Ingresso gratis due giorni su cinque ● (n.me.) La carica di un presidente vincente da cavaliere, che vuole tornare a veder vincere l’Italia, la scommessa di un evento che vuole riappropriarsi della sua magia oltre che dell’altissimo tasso tecnico, la vetrina da mettere in mostra in vista della candidatura di Roma ai Giochi del 2024. Tutto questo a Piazza di Siena, che dal 20 al 24 accende i riflettori sul concorso di salto ostacoli da sempre fiore all’occhiello dell’Italia. Ieri all’Ara Pacis il presidente Fise, Vittorio Orlandi, quello del Coni Malagò, il sindaco della capitale Marino, hanno lanciato un’edizione che si preannuncia vibrante: 13 nazioni al via, 10 nella Coppa delle Nazioni valida per la Nations Cup che vede l’Italia, appena rientrata nell'elite mondiale, in testa dopo il successo di Lummen. Un'Italia che il c.t. Hans Horn ha definito «carica al punto giusto per vincere. Abbiamo binomi pronti e vogliamo chiudere la lunga parentesi di digiuno». Orlandi: «L’ultima Coppa s'è vinta nel 1985, quando ero direttore tecnico, ora da presidente…». Al via il Gotha del pianeta: due campioni olimpici del calibro di Jeroen Dubbeldam ed Eric Lamaze, e poi i campioni in carica d’Europa e della World Cup, Steve Guerdat e RogerYves Bost. Horn ha scelto la squadra per la Coppa del 22: Piergiorgio Bucci, Daniele Da Rios, Lorenzo De Luca e Natale Chiaudani, con la neocampionessa italiana, Giulia
Csio romano dal 20 al 24 ANSA Martinengo, riserva. Giulia: «Siamo carichi come non era da anni: vogliamo vincere a Roma e conquistare agli Europei di Aquisgrana il pass per Rio». Orlandi: «Vogliamo ridare dignità allo Csio romano e cambieremo il più possibile entro il 2016. Intanto via la gara di potenza: sabato 23 toccherà alla Sei Barriere. Vogliamo avvicinarci alla gente: ingresso libero mercoledì, giovedì e le mattine di sabato e domenica». Si cambia, in fretta, tanto. Per vincere, sul campo e fuori. Malagò: «A Roma in tre settimane abbiamo Internazionali di tennis, Piazza di Siena e Golden Gala: quale città può vantare ogni anno una simile sequenza di eventi sportivi? Pronti per l’Olimpiade». E una proposta al sindaco: «Intitolate questa piazza di Villa Borghese ai fratelli D’Inzeo». Il sindaco incassa, farà sapere. ● BRAVO RISPOLI Bel colpo di Umberto Rispoli, che ieri a Saint-Cloud ha vinto il Prix Cleopatre (gr. 3, m 2100) in sella a Little Nightingale, 3 anni allenata da Mikel Delzangles per i colori della famiglia Wildenstein.
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IL CIO TOGLIE AGLI USA L’ARGENTO 2012 DELLA 4x100 Non è ancora ufficiale, ma il Cio avrebbe chiesto al comitato olimpico statunitense di restituire le medaglie d’argento conquistate con la 4x100 all’Olimpiade di Londra 2012 in conseguenza della squalifica per doping diTyson Gay. Se il Cio deciderà di riassegnarle, alle spalle della Giamaica (oro) l’argento andrebbe a Trinidad &Tobago, bronzo a Londra, bronzo alla Francia. ● KILTY A GAVARDO (w.b.) Nell 10º meeting di Gavardo (Bs), domenica, al via nei 100 il campione mondiale e europeo dei 60 il britannico indoor Richard Kilty contro Mark Lewis Francis (Gb), Cerutti e Galbieri. Nei 400 il vice campione europeo Hudson-Smith. ● SEMENYA OK (si.g.) Nei campionati sudafricani open di Potchefstroom, gli 800 a Caster Semenya (2’04”58). Uomini. 400: Koekemoer 45”42; Magakwe 45”51. Donne. 400 hs: Nel 54”90 (mpm ‘15). Alto. Labiche (Sey) 1.92 (r.n.).
BASEBALL ●
CHE ZUNINO (m.c.) Nell’11-4 di Seattle su San Diego, 15° fuoricampo di Cruz, Mike Zunino 3/4, con 2 fuoricampo e 3pbc). Colabello (538 mb) aiuta Toronto a battere Baltimore (10-2) con un 2/5 e 1pbc.
BEACH VOLLEY ●
SABBIA SVIZZERA (c.f.) A Lucerna (Svi), 2a World Tour, Momoli-Giombini 2-1 su Bonnerova-Hermannova (R. Cec) e poi sconfotte 2-0 da Meppelink-Van Iersel (Ola). Oggi chiusura contro Carol Maximo-Lili (Bra). Nel torneo maschile RanghieriCaminati, con il 2-1 a ChevallierKrattiger (Svi) e 2-0 a Bryl-Kujawiak (Pol), raggiungono i gemelli Ingrosso nel tabellone principale. Fuori Cecchini-Martino, k.o. 2-0 con Dziadkou-Kavalenka (Bie).
BOXE ●
IL RISCATTO DI CROLLA (r.g.) Il leggero inglese Anthony Crolla (29-4-2), che la dicembre dovette rinunciare a battersi per il Mondiale
Fabiano Caruana, 22 anni nato a Miami da papà italo-Usa e mamma italiana
saggio è solo questione di quattrini: cinquantamila euro alla federazione italiana, 5 mila a quella internazionale e il gioco è fatto. Oltre a un sontuoso stipendio per Fabiano. MAZZATA Una vera mazzata per la nostra federazione. Ma c’era da aspettarselo. Perché Caruana, nato a Miami da genitori italiani e doppio passaporto, è corteggiato da tempo dalla sua prima Patria. Soprattutto dal filantropo e miliardario Usa, Rex Sinquefield, che dà il nome al prestigioso torneo di St.Louis dove lo scorso settembre l’ex azzurro aveva sbaragliato una lista contro il cubano Richard Abril (19-3-1), per il trauma cranico riportato a causa dell’assalto dei ladri, entrati in casa del vicino per derubarlo (lui era intervenuto a difenderlo), 7 mesi dopo, il 18 luglio nella sua Manchester, affronterà Darleys Perez (Col. 32-1) per la cintura Wba.
GOLF ●
OPEN DI SPAGNA CON 7 AZZURRI Francesco Molinari, vincitore nel 2012, Edoardo Molinari, Matteo Manassero, Marco Crespi, Renato Paratore, Andrea Pavan e Alessandro Tadini, da oggi all’Open di Spagna al Real Club de Golf El Prat, a Terrassa (Spa).
HOCKEY GHIACCIO ●
MONDIALI: OGGI I QUARTI Oggi, ai Mondiali in R.Ceca, si disputano i quarti: tutta l’attesa è per i padroni di casa che sfidano la Finlandia, il match più equilibrato è Russia-Svezia. A Praga Canada-Bielorussia (ore 16.15); R.CecaFinlandia (ore 20.15). A Ostrava: UsaSvizzera (ore 15.15); Russia-Svezia (ore 19.15). ● PLAYOFF NHL Tampa Bay alla finale della Eastern Conference dei playoff Nhl: martedì, in gara-6 di semifinale, in casa, ha battuto Montreal 4-1 (serie 4-2). Sfiderà la vincente di NY Rangers-Washington (la decisiva gara-7 s’è disputata nella notte italiana).
IPPICA ● IERI 2-5-6-8-12 A Roma (m 1600): 1 Tahir Tadd (A. D’Ettoris) 1.17.7; 2 Taxus de Buty; 3 Tomahawk Lg; 4 Temerat Holza; 5 Tamara Falco; Tot.: 3,55; 1,44, 1,93, 1,50 (26,97). Quinté: n.v. Quarté: 1.262,59. Tris: 60,29. ● OGGI QUINTÉ A MONTECATINI Al Sesana (inizio convegno alle 16) scegliamo Poseidon Bar (12), Pleasant Jolly (10), Maier (9), Rubens Grad (11), Ottey Kyu (6) e Olaf Rivarco (14). ● SI CORRE ANCHE Trotto: Bologna (15) e Napoli (15.20). Galoppo: Firenze (15.35).
zeppa di supercampioni con 7 vittorie consecutive e 8.5 punti sui 10 disponibili. A mettere i bastoni fra le ruote agli americani aveva provato l’Azerbaigian offrendo al nostro Gran Maestro 400 mila dollari all’anno. Poi gli Usa devono aver fatto di meglio. Ora hanno in squadra anche l’ex giapponese e n.4 del mondo, Hikaru Nakamura, e l’ex filippino n.7, Wesley So, pronti a dare battaglia al Chess Olympiad che si disputerà il prossimo anno in Azerbaigian e che non vincono dal 1976. m.lp. © RIPRODUZIONE RISERVATA
RUGBY ●
GORI SQUALIFICATO (e.sp.) Stagione finita per Edoardo Gori. Il mediano azzurro di Treviso sospeso 5 settimane (ridotte a 3) per il placcaggio violento su D’Arcy di venerdì contro Leinster. Gori salterà l’ultima sabato contro Scarlets, ma per rendere efficace la squalifica la commissione della Celtic ha decretato come limite il 30 agosto 2015, togliendo al 9 azzurro 2 test match. I Mondiali, fortunatamente, sono salvi. ● CAVINATO (i.m.) Andrea Cavinato guiderà il Petrarca.
SCI ALPINO ● FENNINGER LASCIA (c.r.) Nonostante le parole dolci su Facebook e Twitter dove auspica di trovare un accordo con la federazione, si inasprisce il duello fra Anna Fenninger e la federsci austriaca circa il logo da mettere sul casco la prossima stagione. Ieri la bicampionessa del mondo ha lasciato il raduno della squadra a Cipro insieme al suo preparatore atletico Peter Meliessnig per tornare a casa.
TAEKWONDO ●
MONDIALI Ai Mondiali di Chelyabinsk (Rus) Erica Nicoli nei 49 kg out nei sedicesimi: dopo aver battuto la cubana Aguirre 8-6, l’azzurra cede alla serba Bogdanovic 10-12. Oggi Treviso (68) subito con l’iracheno Bahadil. Uomini. 58: 1. Zadeh Fallah (Ira), Ketbi (Wtf); 3. Shuai Zhao (Cina), Poiseev (Rus). Donne. 49 kg: 1. Wongpattanakit Tha); 2. Romoldanova (Ucr); Tang Sing (Bra), Wan Ting Lin (Taiwan).
VARIE ●
NUOTO ●
PHELPS E AZZURRI A CHARLOTTE (al.f.) Comincia con le prove di mezzofondo la Pro Series di Charlotte (Usa). Subito sui blocchi Mitchell D’Arrigo negli 800 sl (poi 100-200-400-1500 sl); da domani Orsi, Dotto, Belotti e Santucci. In gara Phelps (100-200 sl, 100do, 100-200 fa, 200 mx), Lochte, Adrian, Ervin, Fratus (Bra), Cielo (Bra), Schmitt, Coughlin e Hosszu (Ung).
PESI, BOXE E BADMINTON PER #NOI SIAMO ENERGIA (g.l.g.) #noi siamo energia: è la campagna presentata a Roma, prima tappa verso Rio 2016. Tre federazioni coinvolte: boxe, pesi e badminton sotto l’ala protettiva di “Energetic Source”. Alla presentazione c’erano Roberto Cammarelle, Genny Pagliaro, Mirko Scarantino e Giulia Fiorito. Tra gli eventi il Wellness di Rimini dal 28 al 31 maggio ed un convegno alla Cattolica di Milano.
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GIOVEDÌ 14 MAGGIO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
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GIOVEDÌ 14 MAGGIO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
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IL VIDEO DEL PREMIER
ERANO SEGNI MENO DA FINE 2011 Sullo stesso periodo dell’anno precedente (tendenziale) 1,4 0,4 2,0 0,0 -1,0 -1,4 -1,0 -0,3 -2,0 -0,5 -0,5 -0,8 -2,6 -3,1 -3,1 -2,7 -2,3 2011 2012 2013 2014 2015 Sul trimestre precedente (congiunturale) 0,3 0,4 0,2 0,1 0,0 0,0
IL FATTO DEL GIORNO QUEL DATO SCACCIA CRISI
-0,1 -0,6 -0,6 -0,6
-0,6 -0,9
-1,1 Variazione % annuale 0,6 -2,3
-0,1 -0,2 -0,1
-0,8 -1,9
-0,4
+0,2
FONTE: STIME ISTAT /GDS
È vero che siamo fuori dalla recessione oppure è soltanto euforia pre elezioni? 1L’Istat certifica un +0,3% del Pil dopo 13 trimestri negativi
Il governo esulta, ma si tratta di una variazione molto piccola
di GIORGIO DELL’ARTI gda@gazzetta.it
Si tratta di capire se di fronte ai numerini messi in circolazione ieri, c’è da rizzare il pelo per la diffidenza, oppure crederci e fidarsi, oppure mettersi a ridere e fare spallucce…
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Che numerini? La solita valanga di numeri, ma quello che conta è un numero solo: +0,3% nel primo trimestre di quest’anno, cioè il nostro Prodotto Interno Lordo (Pil) sarebbe cresciuto dello 0,3% nel periodo gennaio-febbraio-marzo rispetto all’ultimo trimestre del 2014, vale a dire ottobre-novembre-dicembre. Siccome veniamo da tredici trimestri col segno negativo, questo piccolo +0,3% risulta molto consolante, saremmo usciti dalla
recessione, ci sono dichiarazioni entusiastiche del ministro dell’Economia Padoan, eccetera .
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Perché, di fronte a questi numeri, dovrebbe rizzarsi sulle nostre schiene il pelo della diffidenza? Perché mancano pochi giorni alle elezioni regionali, e il governo ha bisogno di numeri come questi. Mi immagino abbastanza facilmente che addirittura li pretenda. L’altro giorno l’Istat diffuse un numero in base al quale la disoccupazione era aumentata. Sappiamo che da Palazzo Chigi venne scagliata, nei confronti del nostro istituto di statistica, una bella messe di fulmini e saette. Altri dati, invece positivi, usciti immediatamente dopo costrinsero il ministro Padoan ad ammettere che ciascuna istituzione adopera cri-
NOTIZIE TASCABILI GIUSTIZIATO IL CAPO DELLE FORZE ARMATE
In un programma tv il dittatore Kim Jong-un e il ministro Hyon Yong-chol
Si addormentò a una parata: ministro ucciso in Nordcorea ● La sua colpa è stata quella di addormentarsi durante una parata militare. Per questo il ministro della Difesa nordcoreano Hyon Yongchol è sato giustiziato. Lo riferisce l’agenzia Yonhap, citando le informazioni date dal National intelligence service (Nis). Secondo l’agenzia di servizi segreti, Hyon è stato ucciso il 30 aprile da un plotone d’esecuzione munito di armi pesanti, tra cui anche un cannone antiaereo. L’accusa mossagli è stata di «slealtà e mancanza di rispetto verso il leader Kim Jong-un». Dall’inizio dell’anno altri 15 alti funzionari sono stati giustiziati. Nel 2013 il dittatore nordcoreano aveva fatto uccidere Jang Song-taek, suo zio, tutore e numero due del regime, con l’accusa di «alto tradimento».
ter i diversi per queste valutazioni, e promise un incontro per unificare i criteri (l’incontro avverrà effettivamente prima della fine di maggio, tra Inps, Istat e ministero del Lavoro). Intanto però abbiamo una tastiera che offre a ciascun interprete del nostro teatrino la musica che vuole: numeri negativi per l’opposizione, numeri positivi per la maggioranza. I professori dell’Istat hanno messo le mani avanti parlando di «stima preliminare». Grillo ieri ha detto: «Sono tutte balle. Non ne hanno mai azzeccata una». C’è anche il fatto che, quando dati di questo tipo dopo qualche mese si stabilizzano, risultano sempre meno buoni delle prime anticipazioni.
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Vabbeh, non possiamo crederci. È esagerato anche que-
sto. Senta che cosa dice il ministro Padoan: «Il dato sul Pil è superiore alle nostre aspettative. È’ presto per cantare vittoria, ma questo dato è il segnale della svolta impressa all’economia dalle politiche del governo. Il raggiungimento del +0,7% per l’intero 2015 a questo punto è a portata di mano». Ed ecco invece l’opinione di quelli della banca Intesa, per bocca del loro economista Paolo Mameli: «Il dato certifica il tanto atteso ritorno alla crescita per l’economia italiana, su ritmi che non si vedevano da quattro anni. Restano da evitare facili trionfalismi, visto che il livello del Pil resta del 9,3% inferiore ai picchi pre-crisi. Però il dato non appare come sporadico, ma segna l’inizio di un trend. È possibile un’accelerazione della crescita già dal trimestre in corso. Ciò apre la strada a un processo di ulteriore revisione al rialzo delle stime sul Pil italiano nel 2015».
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Lei poi ha detto che potremmo semplicemente fare spallucce e metterci a ridere. Lo 0,3% è una variazione così piccola da risultare, nella realtà, pressoché impercettibile. È anche inferiore ai miglioramenti che si registrano nel resto d’Europa. La maggior parte degli analisti scuote la testa: il momento è molto favorevole per via del basso prezzo del petrolio, per la quantità di carta moneta immessa sul mercato dalla Bce, per i tassi d’interesse addirittura negativi. Lo 0,3, se esiste davvero, potreb-
be essere dovuto a questi soli fenomeni. E, guardando questi fenomeni, è forse persino troppo basso. Che succederà se il prezzo del petrolio tornerà a crescere? Stava a 50 dollari e adesso è a 60.
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Sa qual è il dato che potrebbe chiarirci come stanno davvero le cose? Quello sull’occupazione. Non ci creda troppo. Il ministero del Lavoro ieri ha annunciato che a marzo sono stati attivati 833.574 nuovi contratti di lavoro con un saldo positivo su febbraio di 90.638 unità. Ma lo stesso ministero avverte che non si tratta di un aumento effettivo dei posti di lavoro: semplicemente le imprese, incoraggiate da quel punto del Jobs Act che permette di non pagare i contributi per i neo assunti a tempo indeterminato, hanno trasformato vecchi rapporti di lavoro precario in contratti stabili. Il garbuglio di cifre in questo settore ha fatto ammettere persino all’economista Luca Ricolfi che, su questo comparto, nessuno capisce niente. È giusto quindi chiedere all’Istat da dove arriva, a suo parere questo +0,3%. E per l’istituto di statistica più dalla domanda interna arriva da quella estera. Più da industria e agricoltura che dai servizi. Secondo Fedele De Novellis di Ref Ricerche «l’aumento è quasi tutto dovuto al boom dell’auto e del suo indotto», cioè in sostanza alla produzione Fiat di Melfi. Tra gennaio e aprile si sono vendute 155.556 macchine.
Scuola, Renzi alla lavagna: «Sì al dialogo, no boicottaggi»
«D
iscutiamo». Dopo l’incontro a tinte forti andato in scena due giorni fa a Palazzo Chigi tra governo e sindacati, il premier Matteo Renzi torna a parlare della riforma della scuola. E lo fa attraverso un video, pubblicato sulla pagina YouTube del governo, in cui, lavagna alle spalle e gessetto colorato alla mano, spiega la riforma passo dopo passo in quasi 18 minuti. Sono cinque, per la precisione, i punti essenziali della tanto discussa «Buona Scuola», riforma contenuta nel ddl che si appresta a iniziare il suo iter alla Camera. «Il primo punto è la cosa più urgente, l’alternanza scuola-lavoro», esordisce il premier. Che continua: «L’obiettivo è di ridurre il 44% di disoccupazione giovanile». «Il secondo punto è la cultura umanista – prosegue Renzi –, nella Buona Scuola chiediamo di studiare di più alcune materie, di fare un investimento più forte non solo sugli skills professionali». Il punto tre il presidente del Consiglio lo sintetizza con «più soldi agli insegnanti. Un dato oggettivo: oggi gli insegnanti hanno perso parte dell’autorevolezza sociale che avevano negli altri anni». E ancora: «l’autonomia, come principio fondamentale» (punto 4); la continuità dell’azione educativa, che non può essere «spezzettata tra supplenti e controsupplenti» (5). Renzi chiude il video con un appello: «Che questa non sia la riforma del prendere o lasciare. Non mi accontento del Pil che fa più 0,3 ma che l’Italia torni a dare alla scuola il ruolo che merita. Discutiamo e parliamone, ma su cose concrete non su slogan ideologici».
Il premier Renzi nel video sulla scuola
LA SVOLTA DI FRANCESCO
IL LEADER DEL M5S INTERVIENE DA AZIONISTA
Vaticano, pronto accordo di stato con la Palestina
Show di Grillo all’assemblea dell’Eni «Spolpata e ora vogliono svenderla»
● Il Vaticano ha stipulato il primo trattato che riconosce lo Stato della Palestina. Il testo del trattato è stato concordato e sarà ufficialmente siglato dalle rispettive autorità a breve. Israele si è detto «deluso» per la decisione, che non «contribuisce a riportare i palestinesi al tavolo delle trattative» per la pace.
Beppe Grillo all’assemblea Eni ANSA
MORTO A MILANO
NAPOLI, QUATTRO I FERITI
● Il “piccolo azionista” Beppe Grillo ha movimentato l’assemblea dell’Eni, usando parole dure per gli amministratori passati e attuali, definendo l’ex a.d. Scaroni «un pregiudicato» e affermando di pensare «tutto il male possibile» di quello attuale, Descalzi. Il leader del M5S ha preso la parola per sostenere che è in atto la svendita del patrimonio della società e denunciando che l’Eni è stata «spolpata» e ridotta «cadavere» dopo aver lasciato in eredità un «sistema corruttivo di portata internazionale» che «depreda» i paesi africani e che ormai è «sotto gli occhi di tutti, anche dei magistrati». La replica di Descalzi non si fa attendere e all’assemblea dice: «Non siamo predatori. Al contrario. Investiamo decine di milioni di dollari all’anno anche in progetti di educazione, trasferimento del know how e sanità».
DONNA IN DIFFICOLTÀ
Il 19enne caduto Esplode fabbrica in gita all’Expo: di fuochi d’artificio «Ipotesi scherzo» Tre le vittime ● «Impossibile» che la caduta sia stata accidentale. È questa la conclusione dell'autopsia effettuata sul corpo di Domenico Maurantonio, 19 anni, lo studente morto a Milano domenica dopo un volo dalla finestra di un hotel in cui era ospite con la classe in gita. Gli inquirenti si starebbero concentrando sull’ipotesi dello scherzo ordito dai compagni.
● Tre persone sono morte e altre quattro sono rimaste ferite nell’esplosione di una fabbrica di fuochi di artificio avvenuta ieri a Ponte Riccio, a nord di Napoli. Tre dei feriti hanno riportato lesioni gravi, mentre il quarto è stato dimesso dopo l’intervento dei sanitari. Il primo a perdere la vita è stato Luigi Capasso, 45 anni. Un altro ferito grave,
Ravenna, ruba al supermercato Pagano gli agenti La fabbrica andata a fuoco a Napoli Raffaele Vallefuoco, 65 anni, è deceduto durante il trasporto nell’ospedale di Pozzuoli (Napoli). Il bilancio si è poi aggravato nel pomeriggio con la morte di Raffaele Schiattarella, 55 anni, anch’egli ferito gravemente.
● Sorpresa a rubare cibo per una trentina di euro, è stata «salvata» dalla denuncia, proprio dai carabinieri, che hanno pagato per lei. È accaduto a Savio, nel Ravennate. I militari erano stati chiamati in un supermarket dove una donna, 43 anni, era stata trovata con la refurtiva. Con lei pure i figli, 4 e 11 anni. «Non so come farli mangiare» si era giustificata.
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GIOVEDÌ 14 MAGGIO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
L’Ue dà il via libera al piano migranti «No a blitz in Libia» 1Più risorse. In Italia resterà un rifugiato su dieci Si defila il Regno Unito. «Sì alle operazioni navali» Daniele Vaira @danvaira
L
a Commissione Ue ha approvato l’agenda per una nuova politica dell’immigrazione. Il piano prevede la redistribuzione di migranti tra gli Stati membri in base a quote prestabilite: in Italia arriveranno il 9,94% di 20 mila profughi (meno di duemila) che attualmente risiedono in campi profughi all’estero e che hanno i requisiti per ottenere lo status di rifugiati (reinsediamenti), e l’11,84% dei richiedenti asilo già presenti in Europa o che entreranno direttamente in territorio europeo (ricollocamenti). Per determinare le quote sono stati utilizzati diversi parametri: popolazione, Pil totale del 2013, numero di richieste di asilo e rifugiati reinsediati per milione di abitanti dal 2010 al 2014, disoccupazione nel 2014. La prima è risultata la Germania (18,42%) seguita dalla Francia (14,17%). I Paesi europei del Mediterraneo avranno a disposizione 60 milioni di euro per gestire le emergenze dei flussi migratori. Si defilano, invece, Regno Unito, Danimarca e Irlanda, che hanno la possibilità di non partecipare al piano di accoglienza. «Si tratta di una giornata storica. Un peso e una responsabilità che finora è stata quasi unicamente italiana diventa veramente europea», ha commentato Federica Mogherini, Alto rappresentante per gli Affari esteri. Ma c’è stata anche una precisazione. «I respingimenti per chi non ha i requisiti per entrare in Europa sono una parte integrante del nostro piano sull’immigrazione», ha aggiunto il vicepresidente della
Federica Mogherini, l’Alto rappresentante per gli Affari esteri Ue
RLe quote decise
in base a Pil e richieste di asilo. Pronti nuovi fondi per 60 milioni
Commissione Ue, Frans Timmermans. IL COORDINAMENTO Per affrontare l’emergenza alla radice, l’Ue pensa di distruggere i barconi degli scafisti sulle coste libiche prima che partano. Ma «cerchiamo una partnership con la Libia», ha precisato la Mogherini. L’opzione sarebbe contenuta nel piano strategico sull’immigrazione che dovrebbe essere approvato dai ministri degli Esteri dell’Unione europea lunedì prossimo. L’Alto rap-
presentante Ue ha assolutamente escluso un blitz di terra. «Pianifichiamo un’operazione navale, speriamo in collaborazione con le autorità libiche, per smantellare il modello di business dei trafficanti». Il dialogo sembra però essere difficile. Il governo e l’esercito libici a Tobruk hanno ribadito il monito «a non toccare la sovranità dello Stato» e hanno invitato tutte le imbarcazioni a non entrare nelle acque territoriali libiche «se non dopo un coordinamento con gli organi competenti». In caso di violazione il governo provvisorio «reagirà con bombardamenti come quelli contro il cargo turco». «La decisione Ue rappresenta un cambiamento positivo, anche se assolutamente insufficiente» è il commento della fondazione Migrantes, promossa dalla Cei. © RIPRODUZIONE RISERVATA
17ENNE A COSENZA
Ammazza la madre e si fa un tatuaggio «Ti amo per sempre»
La vittima Patrizia Schettini, 53 anni. Insegnante di musica uccisa a Cosenza
I
n un primo momento sembrava un incidente, una tragica caduta dalle scale. Ma Patrizia Schettini, 53 anni, insegnane di musica, il primo aprile, è stata uccisa dal figlio di 17 anni. A confessarlo è stato lo stesso ragazzo al padre: «Si, papà, l’ho uccisa io la mamma». Il dialogo è stato intercettato dalla polizia che aveva piazzato delle mi-
crospie dentro la casa. La procura di Cosenza ha così ordinato l’arresto del ragazzo con l’accusa di omicidio volontario con l’aggravante dei futili motivi. Il giovane è stato portato nel carcere minorile di Catanzaro. Domani si svolgerà l’interrogatorio di garanzia. Il 17enne ha riferito che stava suonando al pianoforte e che la madre l’avrebbe sgridato. A
quel punto si sarebbe scagliato contro di lei, in un momento di raptus e l’avrebbe spinta per le scale. IL DEPISTAGGIO Gli investigatori non gli credono e anche l’autopsia sul cadavere lo smentisce. La donna sarebbe stata prima soffocata. Secondo la ricostruzione degli investigatori, il figlio avrebbe agito a mani nude, causando la morte della madre e inscenando poi una caduta accidentale dalle scale. La donna era stata trovata dai soccorritori riversa ai piedi dei gradini che conducono alla villetta dove abitava con il marito e i due figli. Visto che sulla porta d’ingresso dell’abitazione e sulle finestre non c’erano segni di effrazione e che il ragazzo era l’unica persona in casa al momento della morte, i sospetti si sono indirizzati su di lui. Una settimana dopo la morte della donna si era fatto tatuare sul braccio la frase «Nemmeno la morte ci potrà separare, ti amo mamma». Gli investigatori stanno cercando di capire se si sia trattato di un tentativo di depistare le indagini. Il ragazzo era stato adottato insieme al fratello di poco più grande.
PRIMO BILANCIO
In 11,3 milioni a Expo. L’a.d.: «Obiettivo 24»
COLPITO IN IRAQ
Raid aereo sull’Isis Ucciso al-Afri, il vice del califfo 1L'attacco, guidato
Giuseppe Sala, 57 anni LAPRESSE ● «Abbiamo venduto 11,3 milioni di biglietti». Così il commissario unico di Expo, Giuseppe Sala, ha aperto la conferenza stampa per presentare i risultati dei primi giorni di apertura dell'Esposizione Universale. Otto milioni di biglietti sono stati venduti a grandi distributori nazionali e internazionali oltre che ad alcuni partner dell'evento. «Giudico la situazione positiva — ha aggiunto Sala — cresciamo a un ritmo costante e quindi confermo la previsione di 20 milioni di visitatori e 24 milioni di biglietti venduti (nei sei mesi dell'Esposizione, ndr)». Buono il dato anche per i biglietti notturni per ingressi dalle 19 all'orario di chiusura -, che hanno superato quota 100 mila unità. Presente alla conferenza anche il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, che ha parlato di bilancio positivo: «Abbiamo vinto la prima tappa e gli entusiasti sono aumentati. Il servizio pubblico funziona, significa che abbiamo fatto valutazioni giuste e tanto i milanesi che quelli che vengono a Expo sono soddisfatti». Colmo di soddisfazione è parso anche il presidente della Regione, Roberto Maroni, unitosi all'apprezzamento per i risultati di questi primi giorni. Maroni ha infine posto l'accento sulla mobilità, facendo notare che «il servizio ferroviario potenziato ha retto l'impatto dimostrando la bontà delle scelte fatte, con un indice di puntualità che è salito all'85%».
dagli Usa, a nord di Mosul. Bagdad: «Morti lui e diversi altri criminali» Filippo Gambarini @filgambarini
A
bu Ala al-Afri, al secolo Abd al-Rahman Mustafa al-Qaduli, numero due dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, cioè l’Isis, sarebbe stato ucciso da un raid aereo. A guidare l’attacco, nel nord dell’Iraq, pare ci fosse una coalizione con a capo gli Stati Uniti. Lo ha reso noto lo stesso portavoce del ministero della Difesa iracheno, Tahsin Ibrahim, secondo cui il raid avrebbe colpito la moschea dei martiri nella zona di Tal Afar, situata nell’area desertica di Akram Qrbah, al confine tra Iraq e Siria: «Sulla base di accurate notizie di intelligence — si legge in una nota diffusa dal ministero — la coalizione guidata dagli Stati Uniti ha condotto un raid aereo contro il numero due di Daesh (acronimo arabo per Stato islamico), Abu Alaa al-Afri, e un nutrito gruppo di componenti di gang criminali, mentre erano riuniti nella moschea al-Shuhadaa nella città di Tal Afar». Notizie mai confermate e risalenti a marzo avevano riportato che il leader dello Stato islamico, Abu Bakr al-Baghdadi, sarebbe rimasto anch’egli gravemente ferito o addirittura ucciso in un altro attacco aereo e che Abu Alaa al-Afri gli sarebbe succeduto o in via temporanea (in attesa della sua guarigione) o definitiva. IL PROFILO Al netto dell’immediato destino del leader
Abu al-Afri, numero 2 dell'Isis ANSA
dell’Isis, pare comunque sia stata proprio la possibile transizione da al-Baghdadi ad alAfri ad aver spinto gli Stati Uniti a inserire quest’ultimo nell’elenco delle persone ricercate con taglie milionarie. Ma chi è questo al-Afri? Iracheno, nato tra il 1957 e il ‘59 in una località a sud di Mosul, Abderrahman Mustafa, sarebbe un qaedista della generazione di Baghdadi che si è fatto le ossa in Afghanistan sin dalla metà degli Anni 90. Di ritorno in Iraq nei primi anni 2000 per contrastare l’occupazione angloamericana, Afri avrebbe aderito all’ala qaedista irachena nel 2004, diventandone sei anni più tardi uno dei leader locali più in vista. Secondo gli analisti, Afri negli ultimi mesi sembrava aver assunto un ruolo di primo piano anche grazie al suo forte carisma, all’esperienza comunicativa e, soprattutto, alla doppia legittimità che gli viene dal fatto di essere iracheno e aver combattuto a fianco proprio di Baghdadi. Hisham al-Hashimi, consulente senior sull’Isis per il governo iracheno, ha scritto in merito di alAfri: «È intelligente, un buon leader e un grande amministratore. Se Baghdadi dovesse morire, egli gli succederà al potere». © RIPRODUZIONE RISERVATA
Roma, violenze in casa famiglia Un arrestato ● Maltrattamenti, violenza sessuale e lesioni dentro una casa famiglia. Con queste accuse la squadra mobile di Roma ha eseguito cinque misure cautelari di cui una agli arresti domiciliari e quattro divieti di dimora. I reati sarebbero stati commessi nella struttura «Il monello mare» di Santa Marinella, alle porte di Roma, a danno di otto minori, tra i 14 e i 17 anni. La casa famiglia è stata chiusa e sequestrata. Ai domiciliari è finito uno psicologo responsabile della struttura. A registrare le violenza ci sarebbe anche il video di una ragazza ospite.
USA TRENO SBANDA: MUORE ITALIANO Almeno sette persone sono morte e 140 sono rimaste ferite, ieri, sul treno dell’Amtrak diretto da Washington a New York e deragliato alle porte di Filadelfia. E c’è anche una vittima italiana: Giuseppe Piras, negli Usa per lavoro. Sul convoglio viaggiavano 243 persone. L’Fbi ha escluso l’ipotesi di un attentato terroristico. Pochi minuti prima a 7 chilometri, un convoglio regionale, però, era stato colpito da un proiettile. Il treno avrebbe proceduto a 160 chilometri orari, invece degli 80 consentiti. Il presidente Usa Barack Obama, ha parlato con il sindaco di Filadelfia Michael Nutter e si è detto «preoccupato».
La polizia nella casa famiglia
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GIOVEDĂŒ 14 MAGGIO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
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SHOWBIZ LA SERIE CHE HA RIVOLUZIONATO IL POLIZIESCO
Alcuni protagonisti della storica serie ÂŤCsiÂť, in onda dal 2000
Csi chiude dopo quindici anni Un film tv per salutare i fan Quattro giurati di Cannes: Sophie Marceau, Rossy de Palma, Sienna Miller a e Jake Gyllenhaal. A destra, Catherine Deneuve EPA/GETTY
Le bellissime di Cannes Glamour ma poco social
1La Croisette è da sempre una passerella di “divineâ€?, star e starlette
Apre la Deneuve, in giuria la Miller e la Marceau. E oggi c’è già la Theron Elisabetta Esposito INVIATA A CANNES (Francia)
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ngrid Bergman sorride. Il suo volto magnetico è il faro di questo Festival, impossibile non fermarsi ad ammirarla sul gigantesco manifesto che dal Palais domina Cannes. E ieri sera di certo l’avranno osservata anche le tante bellezze del cinema di oggi che hanno sfilato per la cerimonia di apertura, pensando magari a quanto hanno fatto rispetto a lei o a quanto ancora potranno fare. Certo, per Isabella Rossellini, splendida presidente di giuria della sezione Un Certain Regard, l’effetto sarà stato diverso, perchÊ quella donna magnifica che tutto il mondo ancora ama è la sua mamma. Catherine Deneuve, protagonista del toccante La tete houte di Emmanuelle Bercot che ha aperto il Festival, l’avrà guardata con un certo rimpianto. Se-
condo lei, considerata l’ultima diva di Francia, non esistono piÚ le star di un tempo. Con i social network tutto è condiviso con tutti in tutto il mondo. Gli attori stessi postano le loro foto private e credo sia un peccato, non permettono alla gente di sognare. GIURATE GLAM Ha ragione, ma c’è anche chi non si sovraespone. Nella giuria del Concorso, presieduta dai fratelli Coen, ci sono due bellezze che non hanno nemmeno un profilo Twitter. Una è l’inglesina Sienna Miller, solare e splendida, l’altra è Sophie Marceau, che la Francia e il mondo amano dai tempi del Tempo delle Mele e che a 48 anni non perde un briciolo del suo fascino. Ma nella giuria di quest’anno non vanno sottovalutate la statuaria cantante e compositrice malese Rokia Traorè e la particolarissima Rossy de Palma, spagnola amata da Almodovar di una bellezza non classica
E Sean Penn arriva col volo di Hollande per stare con Charlize � Altro che tappeto rosso. Sean Penn voleva ad ogni costo essere a Cannes per stare vicino alla sua Charlize Theron (protagonista con Tom Hardy di Mad Max - Road Fury che verrà proiettato oggi), cosÏ ha approfittato della gentilezza del presidente della Repubblica francese François Hollande e si è fatto dare uno strappo da Haiti con l’aereo presidenziale. I due si trovavano nel paese devastato dal terremoto del 2010 per ispezionare il cantiere di un futuro ospedale. A proposito di cuore, Charlize è a Cannes con il figlio adottivo Jackson e si dice che adesso desideri averne uno con Sean Penn. L’attore, che è nei cinema con il film The Gunman, ha già due figli piÚ che ventenni avuti dalla collega Robin Wright.
OROSCOPO LE PAGELLE di ANTONIO CAPITANI 21/4 - 20/5 TORO
21/5 - 21/6 GEMELLI
22/6 - 22/7 CANCRO
23/7 - 23/8 LEONE
24/8 - 22/9 VERGINE
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C’è un crescendo di creatività e di risultati vincenti. Che rassicurano lavoro e finanze. Il caos amoroso s’affaccia, ma il tripudio suino lo scaccia.
Un Toro di fronte agli imprevisti è sempre spiazzato, demotivato, noioso piÚ d’una colica. Come oggi. Reagite e producete. Fornicazione sostanziosa.
Progetti d’ogni foggia possono realizzarsi, gli aiuti e la considerazione altrui vi incentivano e portano premi. Insomma tutto OK. Giubilo sudombelicale.
Potreste avvertire sfigoabbattimento. E scarsa voglia (anzi, zero), di lavorare. Però le buone occasioni arrivano. Anche suine. Non sprecatele.
Potete ottenere affermazioni solide nel lavoro. E stringere contatti, seminare, guidati da un istinto quasi magico. Sudombelico in volata, applaudito.
Luna pienamente a favore del lavoro e ottima ispiratrice in merito all’impiego del vostro denaro. La voracità suina, però appare in calo. Che stranezza.
23/9 - 22/10 BILANCIA
23/10 - 22/11 SCORPIONE
23/11 - 21/12 SAGITTARIO
22/12 - 20/1 CAPRICORNO
21/1 - 19/2 ACQUARIO
20/2 - 20/3 PESCI
6
6-
8
5,5
7+
7
Potreste ricevere meno consensi d’un test Invalsi. Mediate, non azzannate l’ulna di chi rompe: eviterete guai e spasmi. Il lavoro pesa, sex è goloso.
Qualsiasi cosa dobbiate fare, pure nel lavoro, vi volumizza gli zebedei. Be quiet e occhio a come spendete i soldi. Sfighe amoro-suine non durano.
Lavoro, viaggi, studi trionfano. E sport e movimento fisico (pure fornicatorio) riducono panza e spaventi allo specchio in vista della prova costume.
Non fate gli sfigopedanti nĂŠ sul lavoro, nĂŠ in famiglia, nĂŠ nei rapporti. E siate concentrati. Un cicinĂŹn di indolenza fornicatoria vi pervade.
I vostri exploit sono eccellenti, specialmente in fatto di colloqui, trasferte e lavoro. Gli zebedei risalgono, il sudombelico si ripiglia, che fighi.
Soldi e lavoro procurano brividi. Di goduria. E tutta la vostra tabella di marcia viene rispettata. Sudombelico timidino, forse, ma efficiente.
IL LANCIO DI UN’APP
IL NUOVO CASO
Su Facebook ecco le news dei giornali
Servizi taroccati Mediaset licenzia il giornalista
â—? Facebook lancia Instant Articoles, una app per gli iPhone, che consentirĂ di caricare sulla sua piattaforma articoli, foto e altri contenuti interattivi. Il social network ha raggiunto per ora un accordo con nove realtĂ editoriali: New York Times, National Geographic, BuzzFed, Nbc, The Atlantic, The Guardian, Bbc News, Spiegel e Bild.
� Dopo Fabio e Mingo, un altro giornalista, Fulvio Benelli, è stato licenziato da Mediaset per due servizi taroccati andati in onda su Rete 4. La colpa di Benelli, aver ingaggiato un uomo per impersonare un truffatore rom e un estremista musulmano Con questi servizi - scrivono i direttori Brachino e Giordano Benelli ha ingannato la buona fede delle nostre testate.
A PERUGIA DAL 10 AL 19 LUGLIO
Lady Gaga insieme a Tony Bennett Ma quanti ospiti a Umbria Jazz â—? Ăˆ stata presentata ieri a Perugia la nuova edizione di Umbria Jazz, il piĂš importante festival musicale jazzistico italiano. A spiccare tra le tantissime proposte attese nel capoluogo umbro tra il 10 e il 19 luglio 2015, la ÂŤstrana coppiaÂť Tony Bennett-Lady Gaga. Oltre al duo statunitense, anche i Subsonica con tre jazzmen come ospiti, Paolo Conte in un concerto-omaggio e i brasiliani Gilberto Gil e Caetano Veloso.
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CONSIGLI
21/3 - 20/4 ARIETE
ma intrigante. Ma la lista di sexy star a Cannes è lunga. Oggi tocca a Salma Hayek e Charlize Theron. La prima è la protagonista del primo film italiano in concorso, Il Racconto dei Racconti di Matteo Garrone, che già ieri sera ha raccolto gli applausi della stampa internazionale. La seconda è attesissima in versione guerriera muscolosa e rasata in Mad Max – Fury Road di George Miller. Ma tra attrici in gara e volti immagine di sponsor vari, vedremo pure Natalie Portman, Cate Blanchett, Marion Cotillard, Isabelle Huppert, Rooney Mara, Adèle Exarchopoulos e LÊa Seydoux (ricordate il premiatissimo La vita di Adele?), Rachel Weisz e Jane Fonda (per La Giovinezza di Sorrentino), la nostra Margherita Buy (per Mia Madre di Moretti), Emma Stone, Eva Longoria, Julianne Moore, Laetitia Casta, Naomi Watts, Gong Li, Andie McDowell e Miranda Kerr. E Ingrid sorride.
� Un duro colpo per gli appassionati: dopo 15 stagioni chiude Csi Scena del crimine. Un film-tv conclusivo di due ore andrà in onda il 27 settembre sul network americano Cbs. Lo riferisce il sito Deadline. Per il finale ritornerà anche il criminologo Grissom, primo storico protagonista della serie, interpretato da William Petersen, e Marg Helgenberger nella parte di Catherine Willows. Csi è considerato un telefilm all’avanguardia per le tecniche cinematografiche usate e per la scelta di applicare tecnologia e scienza al genere.
LA SERIE ÂŤWAYWARD PINESÂť
L’AGENTE DILLON TRA OMICIDI E RAPIMENTI La serie si chiama Wayward Pines, e si svolge nella tipica cittadina americana. Ma l’agente dei servizi segreti Ethan Burke (Matt Dillon), arrivato alla ricerca di due federali spariti, capisce presto che qualcosa non va. Finito in ospedale si rende conto che i dottori vogliono peggiorare le sue condizioni. Mistero e adrenalina con la firma del regista Shyamalan (Il sesto senso, The village). DA VEDERE STASERA ALLE 21 SU FOX (CANALE 112 DI SKY)
LO SPORT IN TV
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GIOVEDÌ 14 MAGGIO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
Sono passati ottant’anni dal sogno del nostro fondatore Gaetano Marzotto: una viticoltura moderna, efficiente, fatta di uomini, natura e tecnologia insieme. Dopo ottant’anni siamo orgogliosi di tutto quello che abbiamo fatto da allora, ma siamo convinti che la strada che abbiamo davanti sia più lunga di quella che abbiamo alle spalle.
Dopo ottant’anni siamo solo all’inizio. www.santamargherita.com