GRAVITA’ E LUCE
Università degli Studi di Cagliari Facoltà di Ingegneria e Architettura Corso di Laurea in Scienze dell’Architettura a.a. 2014/2015 Tesi di laurea di Nicholas Canargiu e Sara Montis Relatore: Carlo Atzeni
GRAVITA’ E LUCE
Università degli Studi di Cagliari Facoltà di Ingegneria e Architettura Corso di Laurea in Scienze dell’Architettura a.a. 2014/2015 Tesi di laurea di Nicholas Canargiu e Sara Montis Relatore: Carlo Atzeni
INDICE 9
INTRODUZIONE
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STEREOTOMIA E TETTONICA
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SPAZIO E TEMPO
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MATERIA E LUCE
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I NOSTRI PROGETTI
La Casa dello Studente
La Biblioteca Universitaria
Nuovo Centro Polifunzionale
Un Habitat Urbano
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PORTFOLIO
Laboratorio Integrato di Progetto e Costruzione 1
Laboratorio Integrato di Progetto e Costruzione 2
Laboratorio Integrato di Progetto e Costruzione 3
LabTesti, laboratorio di tessuti e tipi dell’habitat
Tirocinio
Concorso internazionale RCR
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NOTE
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BIBLIOGRAFIA 7
INTRODUZIONE
Gravità e luce, i due temi centrali dell’architettura, impossibili da evitare, senza i quali nessuna architettura esisterebbe. La gravità, sempre presente, grazie agli elementi materiali è capace di costruire spazi magnifici. La luce, sempre in movimento, è capace di far “fluttuare” gli spazi costruiti con materiali pesanti. Il lavoro di tesi inizia attraverso un capitolo introduttivo dedicato ai temi della stereotomia e della tettonica, partendo dal pensiero di Gottfried Semper presente nel suo saggio “I quattro elementi dell’architettura”, per poi arrivare a quello di Alberto Campo Baeza nel suo “Pensar con las manos”, in cui definisce i due temi in rapporto alla gravità e alla luce. Andremo sucessivamente a scoprire che esiste un legame con altri due concetti, lo spazio e il tempo. La gravità, attraverso il controllo degli elementi portanti, della struttura, è la base materiale che ordina l’architettura, costruisce lo spazio. La luce, perforando le strutture più o meno pesanti, rendendo lo spazio dinamico, in continuo movimento, costruisce il tempo. Infine scopriamo come gravità e luce si uniscono, come lo spazio è capace di gestire la luce e di come la luce diventa materia. Questo rende inseparabili i due concetti, non possono essere trattati singolarmente. Come dice Alberto Campo Baeza è un legame che genera quel qualcosa di “misterioso”, che è la bellezza, determinando la differenza sostanziale tra una mera costruzione e un’Architettura. Generando emozioni che solo la giusta misura di materia e luce è capace di provocare. I capitoli sucessivi sono incentrati sulla rilettura dei nostri progetti di laboratorio sviluppati durante gli anni del corso di studi, riletti in chiave critica sulla base di queste tematiche. 11
STEREOTOMIA E TETTONICA
Gottfried Semper, nel suo “I quattro elementi dell’architettura” del 1854, basa il suo pensiero su quattro elementi che definiscono l’abitazione primordiale: il basamento, il focolare, l’intelaiatura/tetto e la membrana di chiusura. Attraverso questo pensiero da origine ai due procedimenti fondamentali del costruire, la stereotomia e la tettonica. La stereotomia del basamento dove la massa e il volume sono definiti da componenti pesanti, e la tettonica dell’intelaiatura definita da componenti leggere e lineari assemblate in modo da creare uno spazio. Kenneth Frampton, nel suo “Tettonica e architettura” del 1999, analizza il rapporto costruzione-architettura semplificando i concetti di stereotomia e tettonica. Stereotomica è la costruzione in pietra, o dei suoi equivalenti come la terra, il mattone e il cemento armato, che lavorano a compressione; tettonica è la costruzione in legno, o dei suoi equivalenti come il vimini, le canne e il bamboo, che sono sottoposti a tensione. Campo Baeza, nel suo “Pensar con las manos” del 2009, definisce in modo chiaro i concetti di stereotomia e tettonica in rapporto alla gravità e alla luce. “Intendiamo per architettura stereotomica quella in cui la gravità si trasmette in maniera continua, in un sistema strutturale continuo, dove la continuità costruttiva è completa. E’ l’architettura massiccia, pietrosa, pesante. Quella che poggia sulla terra come se nascesse da lei. E’ l’architettura che cerca la luce, che perfora i suoi muri per far in modo che la luce entri in lei. E’ l’architettura del podium, del basamento. Quello dello stilobate. E’, riassumendo, l’architettura della caverna. Intendiamo per architettura tettonica quella in cui la gravità si trasmette in maniera discontinua in un sistema strutturale con nodi dove la costruzione è sincopata. E’ l’architettura ossea, legnosa, leggera. Quella che si posa sulla terra come in punta di piedi. E’ l’architettura che si difende dalla luce, quella che deve velare le sue aperture per poter controllare la luce che l’inonda. E’ l’architettura dell’involucro. Quella 15
dell’abaco. E’, riassumendo, l’architettura della capanna.” 1 La gravità costruisce lo spazio. La struttura portante non solo trasmette i carichi a terra, ma sopratutto stabilisce l’ordine dello spazio. La definizione della struttura portante, suppone un momento chiave della creazione architettonica. In una architettura stereotomica, la gravità si trasmette con la massa, in una maniera continua, in un sistema strutturale continuo dove la continuità costruttiva è completa, dove tutto lavora fondamentalmente a compressione. In una architettura tettonica la gravità si trasmette in una maniera ritmata, in un sistema strutturale con nodi, giunti, dove la costruzione è articolata, dove si lavora solo a compressione per punti. La luce costruisce il tempo. E’ il materiale capace di mettere l’uomo in relazione con l’architettura. “Architectura sine luce nulla architectura est” 2. La relazione della luce con i concetti stereotomico e tettonico acquisiscono così una più chiara lettura. L’architettura stereotomica cerca la luce. Perfora i muri in modo che, attraverso i raggi del sole, può intrappolare la luce nel suo interno. Le finestre saranno scavate nei muri per poter portare all’interno la luce. In passato non si potevano aprire lucernari sul piano superiore fino all’apparizione del vetro di grandi dimensioni. Solo nel Pantheon, il luogo riservato agli dei, si osa aprire un occhio superiore verso il cielo. I patii saranno poi spazi intermedi per poter portare la luce all’interno degli edifici, sempre attraverso delle finestre nei muri perimetrali verticali. Al contrario, l’architettura tettonica, necessita di proteggersi dalla luce che la inonda. Se con l’acciaio l’uomo è riuscito a creare una struttura al limite dell’indispensabile, sarà la chiusura verticale che farà da mediatore tra lo spazio interno e la luce del sole. E’ questa, la tettonica, un architettura che si difende dalla luce, che per poterla controllare deve schermare i suoi occhi.
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Attraverso le seguenti opere possiamo disporre di esempi per comprendere con più chiarezza i concetti di stereotomia e tettonica. L’edificio degli uffici della Junta di Castiglia e Leon a Zamora, progettato da Alberto Campo Baeza. Si presenta come una scatola stereotomica aperta verso il cielo, costruita attraverso un muro rivestito in pietra che ricalca il perimetro dell’area di progetto, dove al suo interno è presente una seconda scatola tettonica, in acciaio e vetro. La Neue Nationalgalerie a Berlino, di Mies Van der Rohe, ha un grande basamento pesante, stereotomico, sopra di esso si posa una struttura leggera, tettonica, in vetro e acciaio. La Casa Farnsworth a Chicago, di Mies Van der Rohe, è una scatola leggera, tettonica, costruita con vetro e acciaio. L’edificio sembra fluttuare senza peso sopra la superficie che occupa, grazie anche al piano che si trova all’altezza dello sguardo e sparisce insieme all’orizzonte. La casa De Blas a Madrid, di Alberto Campo Baeza, è progettata come un grande podio in calcestruzzo posato sul terreno, stereotomico, che contiene l’abitazione. In sommità una scatola in acciaio e vetro, tettonica, crea uno spazio panoramico. E’ un chiaro esempio di ciò che Baeza scrive nel suo libro. Il Centro delle Arti, a Sines, di Mateus Aires, è un grande blocco chiuso, che perfora i suoi muri per far in modo che la luce entri negli spazi, un esempio chiaro di edificio estremamente stereotomico.
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SPAZIO E TEMPO
Alberto Campo Baeza, nel suo “L’idea costruita”, spiega come la gravità e la luce sono i temi centrali dell’architettura e la relazione di fondamentale importanza che esiste tra essi. “La gravità costruisce lo spazio e la luce costruisce il tempo.” 3 Questo legame, che esiste solo in architettura, permette di ottenere un dialogo tra lo spazio, la luce che lo circonda e l’uomo che lo abita, perchè è per gli uomini che si fa l’architettura. “La gravità da cui sfortunatamente non possiamo evadere. Quella G che studiamo da piccoli nelle formule della fisica. Senza la gravità, l’architettura, la cui storia è una lotta per dirigerla, per dominarla, per vincerla, sparirebbe. Si atomizzerebbe. Senza la gravità non c’è architettura possibile, quindi la sua necessaria materialità sparirebbe.” 4 La gravità è fondamentale ed è impossibile da evitare. Se non ci fosse la gravità non avremo tutte le architetture che conosciamo, perchè l’uomo, oggi come in passato, ha sempre cercato di dominare e vincere la forza gravitazionale attraverso metodi e tecniche sempre più avanzate. Per trasmettere i carichi dell’edificio a terra, causati dalla gravità, è necessaria una struttura portante. Nel corso della storia ciò che ha generato gli spazi architettonici è stata la struttura portante e quasi sempre la forma dell’architettura è derivata da essa. Questa struttura, attraverso la gravità, oltre che assicurarsi la stabilità dell’architettura, costruisce lo spazio. Struttura, forma e spazio sono quindi la stessa cosa. Per questo quando si genera l’idea di un architettura, la struttura portante e come si sostiene deve essere chiaro dal primo momento. 23
La gravità, attraverso il controllo degli elementi portanti, della struttura, è la base materiale che ordina l’architettura, che costruisce lo spazio. “La luce è componente essenziale, imprescindibile per la costruzione dell’architettura. Senza luce non c’è architettura. Avremo solo costruzioni morte. La luce è l’unica capace di porre in tensione lo spazio per l’uomo. Di mettere in relazione l’uomo con lo spazio creato per lui. Lo pone in tensione, lo rende visibile.” 5 La luce, come la gravità, è qualcosa di inevitabile perchè sempre presente. Quando parliamo di luce pensiamo subito al sole, può tagliare uno spazio con la sua luce solida, producendo emozioni sempre diverse a seconda dell’intensità della luce o dell’ora del giorno. Ma con la luce esiste anche l’ombra. L’adeguata combinazione di luce e di ombra dona all’architettura la capacità di commuovere, provocando la bellezza e il silenzio. Nel corso della storia, già a partire dall’abitazione primordiale, la caverna, la ricerca della luce è stata una questione di fondamentale importanza per l’uomo. Per questo si può anche affermare che la luce è stato il primo materiale del mondo, il materiale più lussuoso, ma gratuito, con cui ancora oggi si può e si deve lavorare. La luce è quindi in grado di costruire il tempo, intrappolando adeguatamente il sole in uno spazio, perforando adeguatamente le strutture più o meno pesanti, facendole galleggiare, nell’arco della giornata possiamo vedere l’architettura in continuo movimento.
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Attraverso le seguenti opere possiamo disporre di esempi per comprendere con più chiarezza i concetti di spazio e tempo. L’imponente massa del Pantheon, a Roma, con la sua struttura massiccia, sferica ideale, viene alleggerita attraverso la luce verticale passante per il suo oculo. La struttura all’interno appare come se fosse una grande meridiana in grado di scandire il tempo, e l’edificio sembra muoversi come se stesse levitando. La sede centrale della Caja General de Ahorros, a Granada, di Alberto Campo Baeza, contiene al suo interno un grande spazio, cubico e pesante, che attraverso i tagli nel piano orizzontale fa entrare la luce verticale rendendolo uno spazio dinamico. Il Museo de Arte Romana, di Rafael Moneo, è un grande volume quasi cieco, dal carattere monumentale, cosi come lo erano le grandi architetture romane. Presenta un grande spazio espositivo scandito da dei setti, i quali organizzano lo spazio interno e diffondono la luce dall’alto. Il Museo provinciale di Archeologia e Belle Arti a Zamora, di Mansilla e Tuñón, presenta una chiusura orizzontale organizzata per travi che hanno una duplice funzione: quella statica e quella di diffondere la luce all’interno. L’ampliamento del Museo Nazionale della Scultura a Valladolid, di Nieto e Sobejano, presenta uno spazio generato da volumi sovrapposti in calcestruzzo, tagliati in modo da avere una luce verticale diffusa all’interno della sala.
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MATERIA E LUCE
Il legame tra gravità e luce, come scrive Alberto Campo Baeza nel suo libro “L’idea costruita”, genera quel qualcosa di “misterioso”, che è la bellezza, che determina la differenza sostanziale tra una mera costruzione e un’Architettura. Con le giuste misure, le proporzioni, la giusta scala, si possono creare degli spazi di grande qualità e suggestione. La ricerca di questa bellezza viene completata con lo studio della materia, questo concetto costituisce la struttura che dovrà dialogare con la luce. La consistenza di questa materia è in grado di suscitare emozioni. Le dimensioni di una struttura, il colore delle superfici, la forma, il modo in cui riflette la luce, sono tutti aspetti che possono creare uno spazio di qualità. In passato gli architetti usavano materie prime come la pietra, i marmi e il bronzo. Oggi gli architetti moderni, grazie alla scienza e alla tecnologia, utilizzano materiali innovativi come il calcestruzzo, l’acciaio, la plastica e il vetro. Grazie a questi nuovi materiali possiamo progettare spazi nuovi: spessori murari sempre più ridotti, grandi spazi con strutture che consentono di raggiungere luci sempre maggiori, aperture sempre più ampie per garantire una maggiore quantità di luce. Un altro punto fondamentale che lega la gravità e la luce è il dialogo che generano all’interno degli spazi costruiti. Alberto Campo Baeza, ancora una volta, ci aiuta a capire meglio questo concetto. Nel suo libro “L’idea costruita”, scrive: “Si scopre quindi, precisa coincidenza, che la luce è l’unica veramente capace di vincere, di convincere la gravità. E così, quando l’architetto intrappola adeguatamente il sole, la luce, lei, perforando lo spazio formato da strutture che, più o meno pesanti, hanno bisogno di essere aggrappate al suolo per trasmettere la primitiva forza di gravità, rompe l’incantesimo e fa galleggiare, levitare, volare quello spazio.” 6
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La luce attraverso fori, tagli o fessure creati nella struttura, fa fluttuare, sparire la gravità, la pesantezza delle costruzioni svanisce. La gravità quindi viene vinta solo dalla luce, ma è lei stessa che la gestisce, intrappolandola dentro gli spazi che costruisce attraverso la struttura, controllandola e misurandola attraverso i vuoti nella materia. Così con precisa coincidenza, come dice Baeza, nasce un dialogo tra questi due concetti che, insieme, riescono a fare fluttuare gli spazi. Infine la luce, entrando in quegli spazi che la struttura lascia vuoti, diventa essa stessa materia principale dell’architettura. Come gli altri materiali può essere quantificata e misurata, è qualcosa di concreto, preciso e continuo. Però è l’unico materiale ad essere sempre presente, in ogni luogo, gratuitamente, e nello stesso tempo è il più lussuoso. Per poter creare degli spazi di qualità si deve avere la giusta quantità di luce, non troppa e non poca, in questo modo la luce entra a contatto con la struttura, avendo un rapporto diretto con gli altri materiali, facendo risaltare lo spazio. E’ qui che si genera l’ultimo passo dell’architettura, quando l’uomo può vederla completa, costruita davanti a se. Generando emozioni che solo la giusta misura di materia e luce è capace di provocare. Completando questo percorso che ci consente di definire lo stretto legame costruito tra gravità e luce.
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Attraverso le seguenti opere possiamo disporre di esempi per comprendere con più chiarezza i concetti di materia e luce. La cappella di Notre-Dame du Haut, a Ronchamp, di Le Corbusier, è costituita da un unico spazio, di forma irregolare, in calcestruzzo. La copertura è realizzata in calcestruzzo, modellata come se si trattasse di una grande vela rovesciata. Questa non si appoggia direttamente sulle pareti ma su piccoli pilastri. In questo modo, osservando il soffitto dall’interno, si percepisce una lama di luce che penetra tra i muri e la copertura in calcestruzzo, come se essa stesse fluttuando. La luce entra da decine di aperture delle più varie forme che determinano suggestivi effetti valorizzati dal contrasto tra il bianco dell’intonaco ed il grigio del cemento. Il Padiglione di Barcellona, di Mies Van der Rohe, è un oggetto architettonico dove la materia è parte fondamentale. E’ formato da un grande basamento in travertino che si incontra con un muro dello stesso materiale, ed è impreziosito da muri costruiti con tre diversi tipi di marmo. La copertura è sorretta da esili pilastri cruciformi in acciaio. Il Museo Castillo De La Luz, a Las Palmas, di Nieto e Sobejano, si inserisce in un vecchio castello, grazie alla luce viene fatto risaltare il muro storico, mostrandone la materialità antica. La Chiesa della Luce, a Osaka, di Tadao Ando, è uno spazio in cui la luce diventa materia. Penetra nel taglio cruciforme della struttura, in calcestruzzo a vista, creando un atmosfera sacra e suggestiva. Nel Centro di Arte Contemporanea, a Cordoba, di Nieto e Sobejano, la luce viene incanalata attraverso delle grandi aperture sulla copertura, che fanno risaltare l’aspetto materico del calcestruzzo a vista di cui è formata la struttura. 34
LA CASA DELLO STUDENTE
Il progetto si trova all’interno del tessuto storico di Cagliari, nel quartiere di Castello. L’area, che confina a nord di piazza Palazzo, è un vuoto urbano a cui dare una nuova funzione. Si è deciso di costruire una Casa dello Studente per garantire dei servizi nei pressi della facoltà di architettura. Il progetto ha una forte relazione sia con il tessuto storico della città che con la Cattedrale di Santa Maria, situata a sud di piazza Palazzo. L’edificio si allinea ai profili delle preesistenze storiche e rispetta i volumi originari. Il concetto si basa sulla costruzione di un grande blocco parallelepipedo che viene idealmente scavato definendo due blocchi, ben distinti: il primo blocco contiene le camere per gli studenti, il secondo blocco si affaccia sulla piazza e contiene la biblioteca. Tra i due blocchi, al piano terra, si crea un vuoto, che genera la soglia di ingresso. Entrando nel primo blocco, al piano terra troviamo i servizi annessi alla casa dello studente e i sistemi di risalita verticale per accedere alle camere. Nei successivi tre piani troviamo le camere, organizzate per cellule, con la zona notte, un’area studio e un piccolo servizio privato. Nel secondo blocco, al piano terra, è presente un punto di ristoro, nei successivi due piani si trova la biblioteca a doppia altezza, e all’ultimo piano una terrazza dove gli studenti possono rilassarsi e vedere il panorama. I due blocchi, idealmente divisi, sono collegati tra loro su ogni livello, per consentire una buona circolazione. La struttura dell’edificio viene realizzata mediante dei pilastri portanti in calcestruzzo armato, seguendo una maglia che si adatta alla forma del lotto e al tessuto storico. Il blocco delle camere si apre con delle grandi vetrate verso la corte interna, in questo modo la luce può penetrare negli spazi di circolazione dell’intero edificio. Nel lato delle camere la luce passa attraverso delle finestre che aiutano a dare un ritmo al prospetto. 39
Il blocco della biblioteca è formato da due parti. La parte bassa è una scatola tettonica, trasparente, che si poggia leggera sul piano orizzontale. Le grandi vetrate, rientrate rispetto alla struttura portante, permettono alla luce di penetrare all’interno. Questo spazio contiene il punto ristoro, un luogo pubblico in diretta relazione con il contesto e la città. La parte alta è una scatola stereotomica, massiva, che si poggia sulla scatola di vetro del piano terra e sembra fluttuare sopra di essa. Lo spazio interno contiene una biblioteca a doppia altezza. La struttura di questo blocco è composta da uno scheletro in calcestruzzo puramente tettonico. La parte alta dimostra di essere massiva attraverso il rivestimento costituito da una parete ventilata formata da lastre lapidee, disposte con i giunti allineati. Una grande apertura, centrale e simmetrica, consente la vista verso la Cattedrale di Santa Maria. L’ingresso della luce viene distribuito in maniera uniforme nello spazio della biblioteca attraverso i frangisole, costituiti da delle lame orizzontali, in questo modo si crea un atmosfera ideale per lo studio dove il tempo viene idealmente sospeso. Un’altra apertura è rivolta verso la corte interna, questa non è schermata perchè la luce non entra in modo diretto all’interno dello spazio. All’interno la struttura è intonacata di bianco, in modo da catturare e diffondere la luce del sole negli spazi. All’esterno è presente una parete ventilata formata da lastre lapidee disposte in orizzontale. Questa protegge l’edificio e conferisce un aspetto materico, inserendosi perfettamente nel tessuto storico del quartiere di castello a Cagliari.
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Schemi concettuali, modellino di studio
Pianta livello 0
Pianta livello 1, pianta livello 3
Sezione trasversale, sezione longitudinale
Prospetto laterale, prospetto interno, prospetto principale
Prospetto sezione
LA BIBLIOTECA UNIVERSITARIA
Il progetto per la nuova biblioteca universitaria si trova nell’area dell’ex semoleria italiana a Cagliari, in Viale la Playa. Costituisce un polo per l’intero complesso e contiene i servizi per la vita degli studenti universitari. L’intervento prevede la messa in sicurezza e la ri-funzionalizzazione a museo dei silos in cemento di Porcheddu, la costruzione di una casa per lo studente formata da due blocchi simmetrici tra loro con al piano terra una mensa e spazi sportivi, e la biblioteca. Il progetto prevede la costruzione di quest’ultima attraverso una grande piastra rettangolare che si posa a nord dell’area, come traguardo di un lungo asse rettilineo. L’interno, fortemente simmetrico, è stato progettato sulla base di una figura essenziale come il quadrato, e contiene una biblioteca universitaria con tutti i servizi ad essa annessi suddivisi su due livelli. Una volta percorso l’asse simmetrico ci si trova davanti all’edificio, si è costretti a cambiare direzione per varcare uno dei due ingressi posti simmetricamente. All’interno troviamo uno spazio aperto che collega tutti i servizi: il bookshop, gli uffici amministrativi, la sala conferenze e la caffetteria. Al centro si trova il cuore del progetto, la biblioteca, un grande spazio a doppia altezza organizzato attorno alla libreria. Da qui è possibile scendere al livello inferiore, attraverso una doppia rampa che termina nella sala studio principale. In questo livello interrato è presente l’archivio, le sale lettura, audio-video e uno spazio dedicato alle riviste. L’edificio quindi è una grande scatola stereotomica, lunga 80 metri, che penetra nel piano orizzontale, sopra di essa si posa il lucernario, una leggera scatola tettonica in vetro che garantisce la diffusione della luce all’interno degli spazi. La grande scatola è massiva e pesante, la sua struttura è rivestita in lastre lapidee disposte con i giunti allineati, per mostrare la sua vera natura, per far capire che non sono blocchi di pietra ma è solo un rivestimento, una seconda pelle creata con una 51
parete ventilata. La struttura, che organizza gli spazi della biblioteca, è costituita da setti portanti in calcestruzzo che trasmettono la gravità attraverso un sistema strutturale continuo. Questi setti generano l’orizzontalità dei prospetti conferendo una forte pesantezza. I setti murari si aprono, dove è necessario vengono creati dei fori nel piano orizzontale, generando dei pozzi di luce che illuminano anche il livello inferiore. Il cuore della biblioteca è illuminato tramite il grande lucernario che, con vetri opachi, diffonde una luce verticale. Questo genera un’atmosfera dove il tempo viene idealmente immobilizzato, ideale per uno spazio di studio. All’esterno, l’edificio, è protetto da una parete ventilata costituita da lastre lapidee, disposte in orizzontale, per proteggere e conferire un aspetto materico. Il grande lucernario è costruito con una telaio metallico leggero che sostiene i vetri, opachi per far entrare la luce diffusa in sommità. Nel grande spazio interno la luce viene intrappolata grazie alla struttura intonacata di bianco. L’importanza del cuore dell’edificio viene sottolineata anche attraverso il legno, usato come materiale per la grande libreria e i ballatoi, che facilitano l’accesso ai libri. Questo materiale è in contrasto con il resto dello spazio e rende caldo e domestico l’ambiente.
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Esploso assonometrico
Pianta livello 0, pianta livello -1
Prospetti laterali, prospetto frontale, sezione longitudinale
Prospetto sezione
NUOVO CENTRO POLIFUNZIONALE
Il progetto per il Nuovo Centro Polifunzionale si trova a Cagliari, nell’area dell’ex Convento di San Francesco in via G. Mameli, oggi in stato di rudere. Questo nuovo edificio costituisce un nuovo polo per gli studenti universitari, trovandosi in una posizione centrale rispetto ai servizi per gli studenti dell’ateneo di Cagliari. Il criterio dell’intervento è quello di far convivere due architetture differenti, una di carattere storico e l’altra contemporanea. L’architettura storica viene resa parte integrante del nuovo edificio, costituendone la base e ospitandone funzioni, con l’obiettivo di ricostruire il tipo originario in un ottica moderna, sviluppando il progetto attorno alla corte, in modo da ricreare l’antico spazio introverso. Il convento è arrivato a noi con i quattro bracci del porticato ancora in buone condizioni, per questo si è scelto di posare la nuova struttura, costituita da un solo livello, sopra di esso. Sul lato prospiciente la via G. Mameli, non essendoci nessuna struttura antica, nascerà un nuovo blocco che si eleverà per cinque livelli. L’ingresso avviene attraverso uno spazio baricentrico rispetto alla struttura e, con i sistemi di risalita verticale, si può accedere a tutto l’edificio. Al piano terra troviamo: foyer dell’auditorium, il porticato storico che contiene spazi ricreativi, spazi espositivi e una zona lettura, e la zona ristoro. Il chiostro assume un importanza fondamentale, diventando spazio di attraversamento e luogo di relazione, recuperando quindi il suo ruolo tradizionale. Nel livello superiore il grande spazio aperto è stato organizzato in zone studio individuali e collettive che si affacciano verso la corte interna. Nei tre livelli successivi avremo le aule polifunzionali, i laboratori e gli uffici. Il livello aggiunto alla parte storica dell’edificio ricalca il profilo dell’esistente attraverso dei setti in calcestruzzo, in cui la gravità si trasmette in maniera continua. Questa parte è un grande blocco quadrato massivo e pesante, stereotomico, svuotato al 61
centro dalla corte, aperto solo verso di essa in modo che la luce entri in lui. Nel nuovo blocco verticale, che si affaccia sulla via G. Mameli, la struttura si differenzia dalla precedente perchè non poggia sull’edificio storico. Attraverso una struttura in acciaio la gravità si trasmette al suolo in maniera discontinua. Questa struttura tettonica viene protetta, chiusa in se stessa, tramite una grande lama che genera il prospetto. Il prospetto principale dell’edificio, nella parte bassa, è composto da blocchi prefabbricati tenuti insieme da cavi di acciaio appesi alla struttura principale, si configura come una “tenda” in calcestruzzo, permeabile, visivamente leggera. Questi setti permeabili generano la soglia di ingresso, insieme alla rampa che risolve il cambio di quota, creando uno spazio di compressione. Quando il sole penetra dentro questo spazio genera proiezioni di luce e ombra, creando uno spazio dinamico. Nella parte alta, allineandosi agli edifici esistenti, il prospetto si configura come un blocco monolite, impermeabile. E’ composto da pannelli prefabbricati ancorati alla struttura in acciaio, visivamente pesante. Sull’altro lato invece l’edificio si apre per fare entrare all’interno la luce, e per schermarla i solai vengono fatti sporgere. Il prospetto che si affaccia sulla corte è completamente vetrato, per limitare l’ingresso della luce sono presenti dei pannelli in legno, generando uno spazio interno con una luce diffusa costante. Nel resto dell’edificio sono presenti dei lucernari, che portano la luce dall’alto, in modo da illuminare l’interno degli spazi attraverso una luce diffusa. All’interno dell’edificio sono visibili prevalentemente tre materiali. La pietra originaria dell’ex convento di San Francesco, visibile sopratutto al livello inferiore, quando la luce penetra all’interno del porticato e sfiora la superficie di pietra, risveglia l’architettura antica in tutto il suo splendore. Il calcestruzzo, intonacato di bianco, fa prevalere l’architettura antica in pietra. Il legno, molto presente tra le finiture, utilizzato per il rivestimento dei sistemi di risalita verticali e per pareti e controsoffitti dell’auditorium, per ragioni anche dovute al buon funzionamento acustico. 62
Schemi concettuali: preesistenza, struttura pesante, struttura leggera, involucri
Pianta livello 0
Pianta livello 1, pianta livello 2
Sezione G-G, sezione B-B
Sezione C-C, prospetto su via G. Mameli
Sezioni di dettaglio
UN HABITAT URBANO
Il progetto si trova a Decimoputzu, un abitato che si sviluppa lungo gli assi per Villaspeciosa, Villasor e Vallermosa. Dalle ricerche effettuate le antiche abitazioni sono state inglobate o completamente sostituite da nuovi edifici, per questo motivo nel paese non è stato possibile identificare un vero e proprio centro storico. Abbiamo scelto due aree di progetto distinte. La prima si trova in un grande vuoto urbano individuato nel centro del paese, che secondo il piano vigente dovrebbe essere destinato a spazio pubblico ma attualmente si trova in uno stato di abbandono. La seconda area si trova in periferia, al limite del tessuto urbano, definendo un confine ideale tra il paese e l’aperta campagna. Per quanto riguarda il progetto nel centro, l’idea consiste nel realizzare un habitat che crea una serie di spazi pubblici, semi-pubblici e privati, fortemente gerarchizzati. Il progetto nasce da una grande piastra ideale quadrata, scavata e ruotata secondo un nuovo asse carrabile che divide in due il lotto, si distacca in maniera netta dal tessuto esistente, creando nuovi spazi pubblici di grande rilevanza utili per il paese. Il nuovo asse è stato inserito nell’isolato per consentire l’ingresso ai veicoli, perchè il percorso carrabile esistente, dove in passato scorreva un corso d’acqua, si è scelto di lasciarlo pedonale. L’habitat è creato grazie all’unione di due tipi abitativi: uno impostato su un unico livello, dal quale derivano tre variazioni tipologiche, e uno basato sul duplex, che si ripete in due varianti. Un terzo tipo è destinato a edificio pubblico. Combinandosi e sovrapponendosi tra loro generano percorsi semi-pubblici, coperti e aperti, che a loro volta generano spazi di relazione e incontro. Questi sono connessi tra loro secondo una gerarchia gestita dai due grandi vuoti quadrati. Il complesso è una grande piastra stereotomica, svuotata e alleggerita, posata sul piano orizzontale mediante un sistema strutturale continuo, cercando la luce attraver73
so i vuoti che si creano tra le abitazioni. Le abitazioni non hanno aperture all’esterno. Gli affacci si rivolgono sempre sui loro patii interni, generando una spazialità intima, introversa, caratteristica tipica della casa mediterranea impostata sulla corte. I patii sono individuati da un involucro in legno, tettonico, in contrasto con la forte materialità strutturale del calcestruzzo a vista, stereotomica. La struttura del complesso, realizzata tramite dei setti in calcestruzzo armato, impostata su una maglia modulare di 5x5 metri, genera e organizza gli spazi privati delle abitazioni e di conseguenza i persorsi semi-pubblici coperti e aperti. Questi percorsi, generati dalla struttura portante, durante il corso della giornata hanno un aspetto sempre diverso. La luce, quando penetra all’interno dei vuoti del complesso, fa apparire i percorsi in continuo movimento, e alleggerisce la materia facendola levitare. L’habitat è progettato prevalentemente attraverso due materiali. La struttura portante in calcestruzzo armato, lasciato a vista in modo da avere un aspetto materico sulle superfici. L’ingresso all’abitazione è individuato da un involucro in listelli di legno, disposti secondo un’angolatura che garantisce la privacy all’interno degli spazi privati.
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Schemi concettuali: divisione area, blocco iniziale, piastra quadrata ruotata, habitat
Pianta livello 0
Abaco tipologico, prospetto, sezione longitudinale
Per quanto riguarda il progetto in periferia, l’idea consiste nel realizzare un nuovo limite urbano non presente nel paese, ponendoci come mediazione tra l’abitato e la campagna. L’intervento prevede la realizzazione di stecche orientate secondo l’inclinazione dei campi coltivati in modo da allinearci ad essi. Questo orientamento è ottimale per quanto riguarda il soleggiamento. Il progetto prevede diversi tipi edilizi: la casa dell’agricoltore, la casa del vino, l’agriturismo, il mercato e il maneggio. Ogni tipo ha la propria quantità di terreno dove coltivare i loro prodotti e sucessivamente venderli nel mercato comune. Gli edifici pubblici sono posizionati nei pressi dell’asse stradale principale di Decimoputzu. Questi verranno ulteriormente collegati attraverso una strada pedonale e ciclabile. Idealmente sono dei lunghi blocchi stereotomici pesanti, dove la gravità è distribuita in maniera uniforme, aprendosi solo verso il proprio terreno per fare entrare la luce. Posandosi nel piano di campagna definiscono il confine del proprio lotto. I tipi edilizi si organizzano secondo lo stesso schema distributivo. Ad esempio, la casa dell’agricoltore, è concepita attraverso una struttura portante in cemento armato che ne genera gli spazi interni. Questi spazi si susseguono, organizzati e divisi in due parti: casa e lavoro. Queste due parti sono divise con un patio e uno specchio d’acqua che fanno da transizione. Un lungo corridoio fa da collegamento e genera gli spazi distributivi. Anche queste architetture, come l’habitat costruito nel centro, sono state progettate utilizzando due materiali: i setti portanti sono costruiti in calcestruzzo a vista in modo da avere un aspetto materico, e il legno è stato utilizzato per individuare gli ingressi agli edifici e per schermare la luce attraverso dei pannelli mobili.
79
Casa dell’agricoltore: pianta, sezioni, prospetto, render
Maneggio: pianta, sezioni, prospetto, render
PORTFOLIO
LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 1 Luogo: Studenti: Docenti: Tutor: Tema: Data: Descrizione:
84
Cagliari, piazza palazzo Nicholas Canargiu, Alice Floris, Sara Montis Antonello Sanna, Simone Solinas, Gabriel Verd Gallego Dino Dessì, Giaime Meloni, Elisabetta Pani Casa per gli studenti 2010/2011 Il progetto è stato pensato per relazionarsi con il contesto, abbiamo voluto creare degli spazi con due grandi blocchi ben distinti: il primo è il blocco delle camere per gli studenti, mentre il secondo è il blocco della biblioteca. Al piano terra abbiamo due volumi separati: il primo è un punto ristoro con delle grandi aperture finestrate, nell’altro invece c’è l’ingresso alla residenza con la zona della reception. Questa divisione dei volumi tra pieni e vuoti genera la soglia tra pubblico e privato. Nei piani superiori le camere si ripetono sempre uguali, con un ritmo che fa riconoscere subito le camere dal corridoio. La biblioteca è suddivisa su due livelli: nel primo livello si trovano le librerie, mentre nel ballatoio ci sono i tavoli per studiare. All’ultimo piano abbiamo voluto creare una terrazza dove gli studenti possano rilassarsi e vedere il panorama. I prospetti sono diversi in tutti e tre i lati, abbiamo comunque tenuto conto che sulla piazza avevamo il prospetto più importante, ed è l’unico prospetto ad avere una simmetria perfetta.
LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 Luogo: Studenti: Docenti: Tutor: Tema: Data: Descrizione:
88
Cagliari, area ex-semoleria italiana Nicholas Canargiu, Alice Floris, Sara Montis Francesco Colamatteo, Marco Lecis Mauro Soddu Nuova biblioteca universitaria 2011/2012 Il progetto per la nuova biblioteca universitaria si trova nell’area dell’ex semoleria italiana a Cagliari, costituendo un polo per l’intero complesso che contiene i servizi per la vita degli studenti universitari. L’intervento prevede la costruzione di una grande piastra rettangolare che si posa a nord dell’intera area di progetto, come traguardo di un lungo asse rettilineo affiancato da nuovi edifici che contengono la casa dello studente. All’interno troviamo uno spazio aperto che collega tutti i servizi, il bookshop, gli uffici amministrativi, la sala conferenze e la caffetteria. Al centro si trova il cuore dell’intero edificio, la biblioteca, un grande spazio a doppia altezza organizzato attorno alla libreria, dove sono presenti dei ballatoi che facilitano l’accesso ai libri. Da qui è possibile scendere al livello inferiore, attraverso una doppia rampa che termina nella sala studio principale. In questo livello è presente l’archivio, le sale lettura, audio-video e uno spazio dedicato alle riviste. Il cuore dell’edificio viene sottolineato anche attraverso il legno, che ha un forte contrasto con il resto dello spazio e rende caldo l’ambiente.
LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 3 Luogo: Studenti: Docenti: Tutor: Tema: Data: Descrizione:
96
Cagliari, via G. Mameli, ex convento di San Francesco Nicholas Canargiu, Sara Montis, Giorgia Onnis Carlo Atzeni, Carlo Aymerich Claudio Sirigu Nuovo centro polifunzionale per studenti 2012/2013 Il progetto per il Nuovo Centro Polifunzionale si trova a Cagliari, nell’area dell’ex Convento di San Francesco in via G. Mameli, e costituisce un nuovo polo per gli studenti universitari. Il criterio entro cui si muove l’intervento è quello di far convivere due architetture differenti, una di carattere storico e l’altra contemporanea. L’antico convento è arrivato a noi con i quattro bracci ancora in buone condizioni. Il progetto prevede la realizzazione di diversi spazi: l’atrio di ingresso, l’auditorium, una zona lettura, una sala espositiva e un punto ristoro. Nel primo livello, la volumetria dell’edificio contemporaneo, segue la preesistenza, e ospita la zona lettura e le zone studio individuali e collettive. Il secondo, terzo e quarto livello dialogano con gli edifici circostanti ponendosi alla stessa quota, ospitando le aule polifunzionali e gli uffici amministrativi. Il prospetto sulla via G. Mameli è un blocco monolitico permeabile solo al livello stradale, che fa intravedere l’edificio antico e stimola il visitatore all’ingresso. Il progetto è introverso, tutte le aperture si affacciano verso la corte interna per conservare la centralità del convento. Nell’edificio sono presenti prevalentemente tre materiali: la pietra antica, il calcestruzzo per la struttura portante e il legno per le finiture.
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI - FACOLTA’ DI ARCHITETTURA CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELL’ARCHITETTURA - A.A. 2012 2013
LABORATORIO DI PROGETTO 3
NUOVO CENTRO POLIFUNZIONALE NELL’AREA DELL’EX CONVENTO DI SAN FRANCESCO CARLO ATZENI, CARLO AYMERICH, CLAUDIO SIRIGU - NICHOLAS CANARGIU, SARA MONTIS, GIORGIA ONNIS
3
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI - FACOLTA’ DI ARCHITETTURA CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELL’ARCHITETTURA - A.A. 2012 2013
LABORATORIO DI PROGETTO 3
NUOVO CENTRO POLIFUNZIONALE NELL’AREA DELL’EX CONVENTO DI SAN FRANCESCO CARLO ATZENI, CARLO AYMERICH, CLAUDIO SIRIGU - NICHOLAS CANARGIU, SARA MONTIS, GIORGIA ONNIS
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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI - FACOLTA’ DI ARCHITETTURA CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELL’ARCHITETTURA - A.A. 2012 2013
LABORATORIO DI PROGETTO 3
NUOVO CENTRO POLIFUNZIONALE NELL’AREA DELL’EX CONVENTO DI SAN FRANCESCO CARLO ATZENI, CARLO AYMERICH, CLAUDIO SIRIGU - NICHOLAS CANARGIU, SARA MONTIS, GIORGIA ONNIS
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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI - FACOLTA’ DI ARCHITETTURA CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELL’ARCHITETTURA - A.A. 2012 2013
LABORATORIO DI PROGETTO 3
NUOVO CENTRO POLIFUNZIONALE NELL’AREA DELL’EX CONVENTO DI SAN FRANCESCO CARLO ATZENI, CARLO AYMERICH, CLAUDIO SIRIGU - NICHOLAS CANARGIU, SARA MONTIS, GIORGIA ONNIS
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LABTESTI, LABORATORIO DI TESSUTI E TIPI DELL’HABITAT Luogo: Studenti: Docenti: Tutor: Tema: Data: Descrizione:
104
Decimoputzu Nicholas Canargiu, Nicola Melis, Sara Montis, Nicola Usai Silvia Mocci Federico Aru Progetto per un habitat 2013/2014 Il progetto si trova a Decimoputzu, un paese della provincia di Cagliari. Abbiamo scelto due aree di progetto distinte, una si trova in un grande vuoto urbano individuato nel centro del paese, che secondo il piano vigente dovrebbe essere destinato a spazio pubblico ma attualmente si trova in uno stato di abbandono. La seconda area si trova in periferia, al limite del tessuto urbano, definendo un confine ideale tra il paese e l’aperta campagna. Al centro abbiamo realizzato un habitat che crea una serie di spazi pubblici, semi-pubblici e privati, fortemente gerarchizzati. Il progetto nasce da una grande piastra ideale quadrata, razionale, scavata e ruotata secondo un nuovo asse carrabile che divide in due il lotto, staccandoci in maniera netta dal tessuto esistente, creando nuovi spazi pubblici di grande rilevanza utili per il paese. In periferia l’idea concettuale consiste nel realizzare un nuovo limite urbano non presente nel paese. Abbiamo deciso di realizzare delle stecche orientate secondo l’inclinazione dei campi coltivati. Questo orientamento è risultato ottimo anche per quanto riguarda il soleggiamento.
TIROCINIO Luogo: Tema: Data: Descrizione:
112
Comune di San Gavino Monreale Aggiornamento del piano del centro storico 2013 Nel periodo di attività svolto all’interno del Comune di San Gavino Monreale abbiamo partecipato ai lavori di studio e analisi dello stato dei luoghi del Centro Storico e di verifica e di aggiornamento dello strumento attuativo vigente, lavorando in maniera specifica alla redazione dei profili stradali dello stato attuale del Centro di Antica e Prima Formazione. I profili sono stati redatti avendo cura di verificare il reale sviluppo dei fronti stradali e le giuste altezze di gronda e di colmo delle coperture. Sono stati inoltre ricostruiti i fronti strada delle unità edilizie mutate. Si è avuta particolare cura nell’arricchimento dei dettagli architettonici e materici che costituiscono il patrimonio di caratteri e soluzioni tecniche premoderne del Centro Storico. Una attenzione particolare è stata riposta nella corretta rappresentazione grafica dei portali, elemento architettonico di rilievo della casa a corte, in modo da evincere sistemi costruttivi e caratteri materici. E’ stato supportato il lavoro della fase di aggiornamento del Piano Particolareggiato del Centro Storico di San Gavino Monreale mediante la redazione di elaborati grafici che andranno a far parte delle tavole di piano.
CONCORSO INTERNAZIONALE RCR Luogo: Tema: Data: Descrizione:
114
Roma Recupero e ri-funzionalizzazione del Forte Portuense 2015 Il progetto di recupero del Forte Portuense, a Roma, è stato realizzato per il concorso internazionale “RCR - Rome Community Ring”. Il primo approccio consiste nel ridistribuire gli edifici esterni al forte: la nuova scuola materna, il centro anziani e l’art hotel. Verranno sistemate anche le zone verdi, offrendo un piccolo parco privato ad ogni edificio e uno pubblico più grande a nord, questo sarà l’ingesso principale al Forte con un infopoint e degli impianti sportivi. L’idea per intervenire all’interno del Forte è quella di creare una nuova copertura in legno che riprende il percorso ad anello interno. Questo nuovo tetto non intacca la preesistenza, si poggia leggero e mantiene le colline verdi così da mantenere il forte invisibile dall’esterno. La nuova struttura sarà accessibile dall’interno attraverso le scale preesistenti, e dall’esterno attraverso scale, rampa e il teatro all’aperto. Si dispone su diverse altezze, le parti basse sono di passaggio e collegano le parti alte che invece sono zone studio o relax con acqua, panche e alberi. All’interno gli spazi sono stati distribuiti tenendo il massimo rispetto per la struttura antica e la loro posizione rispetto all’ingresso principale. Superato il fossato si avranno infopoint, gli uffici e il ristorante all’ingresso della grande piazza centrale. A sud, intorno alla piazza, le sale polifunzionali, adatte a qualsiasi attività, dai laboratori ai workshop, e potranno essere collegate tra loro o usate singolarmente. Al centro quattro stanze saranno dedicate all’esposizione, studiate in modo da avere un percorso continuo di visita.
INITIAL SITUATION 0
5 10
20
50
community centre
2.11
2.10 2.8
senior centre kindergarten
2.9
2.12
archives
2.9
NEW BUILDINGS
2.10
2.13
2.8
info point
2.9
service for sports 2.9
2.9
art hotel
2.9
kindergarten
PROGRAM
senior centre
AREA 1
1.1 info point 1.2 park 1.3 sports facilities 1.4 art hotel 1.5 kindergarten 1.6 senior centre
GREEN SPACES public park
AREA 2 2.1 2.2 2.3 2.4 2.5 2.6 2.7 2.8 2.9 2.10 2.11 2.12 2.13
panoramic space wooden roof green hills trees
entrance info point office restaurant cafè district association multipurpose room exhibition room temporary atelier for artists relaxing space space to study panoramic space outdoor theater central square
ROOF FLOOR PLAN
1.1
1.2
CONCEPT IDEA 1.3
new wooden roof whit a new ring walkable 2.2
2.12
2.1 2.3
2.5
2.4
ring inside the fort 2.4 2.6
2.7
1.5
CAFE’
INFO OFFICES
2.6
2.7
T
S
OTEL
SE ROOM
2.5
2.6
2.6
2.6
1.4 2.6
2.6
ARTH
EN
ROOM ASSOC S FOR IATION
ART
2.6
RESTA URAN
PURPO
ERG
2.13 2.6
ICE
MULTI
KIND
S+SERV SPORT
Currently the Fort Portuense looks lifeless, with the facilities covered by natural vegetation and a non-existent maintenance. Outside of the Fort are the community centre, senior centre, kindergarten, and archives. These are not well distributed, and the first approach of this project consists in redistribute them according to logic sustainable and functional. We will have the new kindergarten entrance to the west, the senior centre with the new entrance to the south, and art hotel to the east. The orientation of these buildings allows you to receive the maximum heat in winter and, with a system of protection, cool in the summer. With the redistribution of the buildings will be placed green areas, offering a small private park in every building, and a larger public park to the north with a infopoint and sports facilities.
ROOMS ASSOCIATI FOR ON
2.6
The idea to act inside the Fort is to create a new wooden roof that takes up the walkway ring inside, this SEN wayIOR CENTRE there will be a ring below and above. This new roof does not affect the pre-existence, rests light above and leave the green hills so as to maintain the Fort invisible on the outside. The new structure will be accessible from the inside through the stairs in the existing ring, and from the outside, on the north, by the new stairs, the ramp and the outdoor theater. The roof is arranged on different heights, the lower parts are passing and link the upper parts which are instead study or relaxation areas with water, benches and trees. Inside the Fort spaces were distributed taking the maximum respect for the original structure and their position relative to the main entrance. After crossing the ditch will infopoint, offices and restaurant cafè at the entrance of large central square. The fort is organized following the central square, in this area we have included an outdoor theater, a place where you can do many activities in contact with the entire local community. To the south, around the central square, the multipurpose rooms will be suitable for any activity, from the laboratory to the workshop, and will be linked together or used individually. Four rooms in the center will be dedicated to the exhibition, studied in order to have a continuous path of visit. In the north and the south will have rooms dedicated to the district association.
ter
er summ
win
1.6
GROUND FLOOR PLAN
SECTION
NOTE 1
Alberto Campo Baeza, “Pensar con las manos”, Nobuko, 2009. (pag. 31)
2
Alberto Campo Baeza, “L’idea costruita”, Letteraventidue edizioni, 2012. (pag. 22)
3
Alberto Campo Baeza, “Pensar con las manos”, Nobuko, 2009. (pag. 63)
4
Alberto Campo Baeza, “L’idea costruita”, Letteraventidue edizioni, 2012. (pag. 41)
5
Alberto Campo Baeza, “L’idea costruita”, Letteraventidue edizioni, 2012. (pag. 41)
6
Alberto Campo Baeza, “L’idea costruita”, Letteraventidue edizioni, 2012. (pag. 28)
118
BIBLIOGRAFIA Christian Norberg Schulz, “Genius loci. Paesaggio ambiente architettura”, Electa, 1997 Kenneth Frampton, “Tettonica e architettura, poetica della forma architettonica nel XIX e XX secolo”, Skira editore, Milano, 2005 Alberto Campo Baeza, “Pensar con las manos”, Nobuko, 2009 Alberto Campo Baeza, “L’idea costruita”, Letteraventidue edizioni, 2012 Ana Pascual Posada, “Nieto Sobejano, memory and invention”, Hatje Cantz, Germany, 2013 Oscar Riera Ojeda, “Campo Baeza complete works”, Thames & Hudson, 2015
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