DI ISABELLA SAMÀ FOTO DI GIORIO CUSMA, DISEGNO DI NORMAN ROCKWELL
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uando B.-P. scrisse “Scoutismo per ragazzi”, non immaginò che potesse essere preso come riferimento da migliaia di ragazzi, da ogni parte del mondo. Il movimento cresceva e B.-P. doveva andargli dietro. Una delle modifiche che fu spinto a fare è stata quella all’articolo 4 della Legge, che prima recitava “Un Esploratore è amico di tutti e fratello di ogni Esploratore a qualsiasi classe sociale appartenga” e poi divenne “uno Scout è amico di tutti e fratello di ogni altro Scout, quale che sia il paese, la classe sociale o il credo religioso al quale l’altro appartenga”. Era l’attestazione della fraternità internazionale dello Scoutismo, che spiegare a parole non sarebbe sufficiente.Tuttavia ci possiamo provare con un racconto, che in Italia ha preso il nome di “La fibbia scout”. Molti elementi fanno credere che si basi su un fatto realmente accaduto; tra questi, l’esistenza di una versione inglese che vi riportiamo.
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“1943: campo di prigionia. Eravamo sotto la tenda ai margini del deserto africano. Ci stavamo coricando, quando un capitano, vedendo la cinghia di cuoio con la fibbia degli Scout che mi toglievo spogliandomi, mi chiese: “Anche tu sei stato Esploratore? Io conoscevo poco quel movimento e ne diffidavo... Ora ti dirò perchè mi sono ricreduto. Avevo il comando di una compagnia a Mareth; fra gli ufficiali c’era un tenente, sempre calmo e sereno. Usava una cinghia di cuoio con la fibbia scout. Un giorno, quasi per stuzzicarlo, gli chiesi il significato di quel fiordaliso e di quel motto latino: egli mi parlò di Promessa, di cavalieri, di un programma meraviglioso per un giovanetto; io poco capii. Una volta fummo attaccati da un battaglione inglese dei Granatieri della Regina. Contrattaccammo; tornammo sulla nostra posizione, il contrattacco non era riuscito. Mancava il tenente. I suoi uscirono a cercarlo verso il luogo dove doveva essere caduto. Lo trovarono... Accanto a lui un soldato inglese, in silenzio, gli teneva il capo sollevato. I soldati ristettero timorosi di turbare il morente. Egli fece cenno di volersi alzare, si tolse la cin-
Avventura 4/2004
ghia e la donò all’inglese, poi in silenzio gli strinse la mano... e trapassò sorridendo. I due soldati rientrarono col corpo del tenente e raccontarono che il soldato inglese aveva salutato, l’ufficiale italiano caduto, con tre dita della mano destra riunite e ripeterono il saluto che io avevo visto fare agli Esploratori”. “Capitano”, gli dissi, “gli Scout di tutto il mondo hanno una Legge che fra l’altro dice: «Lo Scout è amico di tutti e fratello di ogni altro Scout». Perciò il fratello inglese ha assistito il fratello italiano nell’ora estrema... Fra gli Scout si realizza quella fraternità che gli uomini tutti cercano”. Dopo un lungo silenzio, il capitano esclamò: “Se è così, è bello”.