IC «E. ARMAFORTE» ALTOFONTE a.s 2014-2015 Sperimentazione Project work «La scuola ti da…voce» Il Bello e il Brutto
metafora per essere consapevoli degli stereotipi o condizionamenti di cui ogni individuo fa parte, al fine di operare scelte autonome
Nina Raineri
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Correlazione disciplinare: lettere, lingue comunitarie, educazione artistica, educazione tecnica, informatica, ecc..
Metodologia: Cooperative learning, Ricerca Azione e uso integrato delle Tic, Biblioteca, Mediateca, Emeroteca,Pedagogia della scoperta
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Obiettivi Cognitivi •Assumere l’idea che il confronto sia necessario per superare le barriere culturali, i filtri dell’etnocentrismo e relativizzare il proprio punto di vista •Ricordare che l'incontro con l'Altro non è solo da intendere come qualcuno che viene da lontano, ma mediare, conoscere, inter-connettere l’Altro, nel quotidiano •Imparare ad imparare che il senso del conoscere è “imparare” a de-costruire ogni conoscenza per poi rimetterla in gioco
Nina Raineri
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Obiettivi Specifici •Riflettere sulla metafora di bello e brutto (specie tra i giovani), finalizzata a liberarsi dai condizionamenti e fare scelte autonome •Rilevare attraverso esempi concreti, come ognuno sia il frutto di idee e punti di vista, stereotipi, pregiudizi, luoghi comuni, legati alla propria cultura di appartenenza •Affrontare il tema della “società di massa” (“uniformità” in opposizione alla risorsa “diversità”) nella vita quotidiana, calibrando i contenuti al target degli adolescenti e al loro vissuto
Nina Raineri
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"La diseducazione all'estetica equivale alla complicità con la bruttezza, che è violenza inflitta all'anima; o perlomeno, diseducazione culturale (...) violenza e diseducazione possono essere un costo insostenibile nella costruzione di una nuova società "
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"L'etichetta, un tempo destinata alla visione di chi la indossa, oggi è brand, logo destinato agli altri. A rendere speciale un capo non è ciò che ha di unico, ma ciò che ha di standardizzato, di comune rispetto a infiniti altri” Zoja
"Una causa evidente per cui molti non sentono il sentimento giusto della Bellezza è la mancanza di quella delicatezza nell'immaginazione che è necessaria per poter essere sensibili a quelle emozioni più sottili. Questa delicatezza ognuno pretende di averla, ognuno ne parla e vorrebbe regolare su di essa ogni tipo di gusto o sentimeno" David Hume.
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Stereotipo/Pregiudizio
•"opinione precostituita su una classe di individui, di gruppi o di oggetti che riproducono forme schematiche di percezione e di giudizio" (U. Galimberti, 1999) •"credenze condivise relative ad attributi personali di un gruppo umano, generalmente tratti di personalità, ma spesso anche comportamenti" (Leyen, 1994).
•Immagine mentale ipersemplificata di alcune categorie di persone, situazioni o eventi, condivise da un intero gruppo di individui, nelle sue caratteristiche essenziali. (Stallybrass, 1977) Tali impostazioni presuppongono l'esistenza di una realtà data a priori, conoscibile ma sottoposta a continui processi di distorsione percettiva e cognitiva, gli stessi che caratterizzano i meccanismi di categorizzazione, generalizzazione ecc.
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•Predisposizione organizzata a percepire in modo ingiustificatamente negativo e a reagire nei confronti di una persona prontamente e in modo sfavorevole sulla base dell'appartenenza della persona stessa ad una classe, categoria o gruppo sociale (Aboud, 1988) che si esprime attraverso atteggiamenti, convinzioni, sentimenti negativi e comportamenti ostili o provocatori (Brown, 1995)
•Pregiudizio che porta al razzismo, perché diventa un accentuare la diversità per non accettare le somiglianze, per trasformare l'Altro in un vuoto di somiglianze da riempire, perché non appartiene a quell'insieme di convenzioni che ci danno sicurezza e che apparentemente sostanziano il nostro essere. L'Altro è infatti sempre il perturbante, quello che determina la fine dell'equilibrio e dell'omeostasi, quello che scompiglia tutta la vita o anche solo una classe di studenti (Franco Di Maria)
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Stereos, in greco, significa "rigido, fermo, stabile", mentre typos significa "modello". Lo stereotipo è un modello fisso di conoscenza e di rappresentazione della realtà. Il processo che porta alla rigidità della semplificazione e della generalizzazione si può riferire a qualsiasi realtà sociale, senza alcun limite apparente e senza alcuna possibilità, a primo avviso, di dare un giudizio di valore sugli stereotipi in quanto tali. Essi, infatti, funzionano come "guide" nella nostra continua ricerca di informazioni. In un certo senso, essi possono essere considerati come delle "etichette" che noi apponiamo per semplificare la realtà. Il cervello ha infatti bisogno di caselle per esprimere attribuzioni di significato. Lo stereotipo è preceduto dalla categorizzazione che introduce ordine e semplicità di fronte alla complessità dell'incontro con le Alterità.
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Il brutto in letteratura I futuristi, per stupire il borghese, proclamavano ÂŤfacciamo coraggiosamente il brutto in letteraturaÂť, e Palazzeschi (ne Il controdolore del 1913) proponeva, per educare sanamente i bambini alla bruttezza, di donare loro, come giocattoli educativi, ÂŤfantocci gobbi, ciechi, cancrenosi, sciancati, etici, sifilitici, che meccanicamente piangano, gridino, si lamentino, vengano assaliti da epilessia, peste, colera, emorragie, emorroidi, scoli, follia, svengano, rantolino, muoianoÂť.
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Consegna n°1 Leggi il brano di seguito riportato. Sottolinea le parole “brutte”. Ipotizza periodo storico e autore
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Da “Controdolore” di Palazzaschi “Fissate bene in viso la morte, ed essa vi fornirà tanto da ridere per tutta la vita. Io affermo essere nell'uomo che piange, nell'uomo che muore, le massime sorgenti della gioia umana. Bisogna educare al riso i nostri figli, al riso più smodato, più insolente, al coraggio di ridere rumorosamente non appena ne sentano la necessità, all'abitudine di approfondire tutti i fantasmi, tutte le apparenze funebri e dolorose della loro infanzia, alla capacità di servirsene per la loro gioia. Per esercitare questo spirito di esplorazione nel dolore umano, fino dai primi anni li sottoporremo a prove facili. Gli forniremo giocattoli educativi, fantocci gobbi, ciechi, cancrenosi, sciancati, etici, sifilitici, che meccanicamente piangano, gridino, si lamentino, vengano assaliti da epilessia, peste, colera, emorragie, emorroidi, scoli, follia, svengano, rantolino, muoiano. Poi la loro maestra sarà idropica, ammalata di elefantiasi, oppure secca secca, lunga, con collo di giraffa. Le due saranno alternate ad insaputa della scolaresca, messe vicino, fatte piangere, fatte tirarsi i capelli, i pizzicotti, dire ahi! ohi! in tutti i toni possibili e immaginabili, nelle maniere più desolanti. “ Nina Raineri
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Consegna n° 2 Ricerca i sinonimi di bello e brutto bello carino, piacevole, attraente, gradevole, avvenente, delizioso, armonico, meraviglioso, delicato, grazioso, leggiadro, incantevole, magnifico, stupendo, affascinante, eccelso, eccezionale, favoloso, fiabesco, fantastico, magico, mirabile, pregevole, spettacolare, splendido, sublime, superbo. brutto repellente, orrendo, schifoso, sgradevole, grottesco, abominevole, ributtante, odioso, indecente, immondo, sporco, osceno, ripugnante, spaventoso, abbietto, orribile, orrido, orripilante, laido, terribile, terrificante, tremendo, da incubo, mostruoso, rivoltante, ripulsivo, disgustoso, nauseabondo, fetido, spaventevole, ignobile, sgraziato, spiacevole, pesante, indecente, deforme, difforme, sfigurato Consegna n° 3 Test della sensibilità: Che emozioni suscitano in te i sinonimi relativi a “bello”? Qual è la tua reazione riguardo ai sinonimi di “brutto”? Infine associa e descrivi al gruppo una esperienza della tua vita legata a ogni sinonimo in elenco. Considerazioni finali: La sensibilità del parlante comune rileva che, mentre per tutti i sinonimi di bello si potrebbe concepire una reazione di apprezzamento disinteressato, per quasi tutti quelli di brutto è sempre implicata una reazione di disgusto, se non di violenta repulsione, orrore o spavento. Nina Raineri 13
I concetti di bello e brutto sono relativi ai vari periodi storici o alle varie culture Ecco alcuni esempi storici di “filtri� che spiegano l’etnocentrismo.
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Senofane di Colofone (secondo Clemente Alessandrino, Stromata, V,110), "se i bovi e i cavalli e i leoni avessero le mani, o potessero disegnare con le mani, e fare opere come quelle degli uomini, simili ai cavalli il cavallo raffigurerebbe gli dèi, e simili ai bovi il bove, e farebbero loro dei corpi come quelli che ha ciascuno di coloro".
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Nel Medioevo Giacomo da Vitry (Libri duo, quorum prior Orientalis, sive Hjyerosolimitanae, alter Occidentalis istoria), nel lodare la Bellezza di tutta l'opera divina, ammetteva che "probabilmente i ciclopi, che hanno un solo occhio, si stupiscono di coloro che ne hanno due, come noi ci meravigliamo e di coloro e di creature con tre occhi... Consideriamo brutti gli etiopi neri, ma tra di essi è il piÚ nero che viene considerato come il piÚ bello. "
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Gli farà eco secoli dopo Voltaire (nel Dizionario filosofico): "Chiedete a un rospo che cosa è la bellezza, il vero bello, il to kalòn. Vi risponderà che consiste nella sua femmina, coi suoi due begli occhioni rotondi che sporgono dalla piccola testa, la gola larga e piatta, il ventre giallo e il dorso bruno. Interrogate un negro della Guinea: il bello consiste per lui nella pelle nera e oleosa, gli occhi infossati, il naso schiacciato. Interrogate il diavolo: vi dirà che il bello è un paio di corna, quattro zampe a grinfia, e una coda".
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Nel suo saggio su L'espressione dei sentimenti nell'uomo e negli animali, Darwin rilevava che ciò che provoca disgusto in una data cultura non lo provoca in un'altra, e viceversa, ma concludeva che tuttavia "sembra che i diversi movimenti descritti come espressivi del disprezzo e del disgusto siano identici in una gran parte del mondo".
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Leggi, osserva e esprimi le tue opinioni
La sentinella di Frederic Brown, per vedere come il rapporto tra normale e mostruoso, accettabile e orripilante, possa essere rovesciato a seconda che lo sguardo vada da noi al mostro spaziale o dal mostro spaziale a noi: "Era bagnato fradicio e coperto di fango e aveva fame, freddo ed era lontano cinquantamila anni-luce da casa. Un sole straniero dava una gelida luce azzurra e la gravità doppia di quella cui era abituato, faceva d'ogni movimento un'agonia di fatica... Era comodo per quelli dell'aviazione, con le loro astronavi tirate a lucido e le loro superarmi; ma quando si arriva al dunque, tocca ancora al soldato di terra, alla fanteria, prendere la posizione e tenerla, col sangue, palmo a palmo. Come questo fottuto pianeta di una stella mai sentita nominare finché non ce lo avevano mandato. E adesso era suolo sacro perché c'era arrivato anche il nemico. Il nemico, l'unica altra razza intelligente della galassia... crudeli schifosi, ripugnanti mostri... Era bagnato fradicio e coperto di fango e aveva fame, freddo e il giorno era livido e spazzato da un vento violento che gli faceva male agli occhi. Ma i nemici tentavano di infiltrarsi e ogni avamposto era vitale. Stava all'erta, il fucile pronto... E allora vide uno di loro strisciare verso di lui. Prese la mira e fece fuoco. Il nemico emise quel verso strano, agghiacciante, che tutti loro facevano, poi non si mosse più. Il verso, la vista del cadavere lo fecero rabbrividire. Molti, col passare del tempo, s'erano abituati, non ci facevano più caso; ma lui no. Erano creature troppo schifose, con solo due braccia e due gambe, quella pelle d'un bianco nauseante e senza Nina Raineri 19 squame…”
Da Umberto Eco “Si elegge il brutto a modello di una nuova bellezza, come accade con la 'filosofia'
cyborg. Secondo alcuni questo significa che nel mondo post-moderno si è dissolta qualsiasi opposizione tra bello e brutto. Non si tratterebbe neppure di ripetere con le streghe di Macbeth, "il bello è brutto e il brutto è bello". I due valori si sarebbero semplicemente amalgamati perdendo i loro caratteri distintivi. In televisione vediamo bambini che muoiono di fame ridotti a scheletri dalla pancia gonfia, apprendiamo di donne stuprate dagli invasori, sappiamo di corpi umani torturati, e d'altra parte ci tornano continuamente davanti agli occhi le immagini non molto remote di altri scheletri viventi destinati a una camera a gas. Vediamo membra dilaniate appena ieri dall'esplosione di un grattacielo o di un aereo in volo, e viviamo nel terrore che ciò possa accadere domani anche a noi. Ciascuno sente benissimo che queste cose sono brutte, e nessuna coscienza della relatività dei valori estetici ci può convincere a viverle come oggetto di piacere. Forse allora cyborg, splatter, La Cosa che viene da un altro mondo, e i 'disaster movies' sono manifestazioni di superficie, enfatizzate dai mass media, attraverso le quali esorcizziamo una bruttezza ben più profonda che ci assedia, ci atterrisce e vorremmo disperatamente ignorare, facendo finta che tutto sia per finta. Semplicemente oggi si gode in certi casi del bello (classico), e si sa riconoscere un bel Nina Rainerigreca, e in altri casi si trae piacere 20 da bambino, un bel paesaggio o una bella statua quello che ieri era visto come insopportabilmente brutto. ”
Consegna n° 4 - Leggi “La sentinella” e il brano di Umberto Eco “La Filosofia Cyborg” 1. Quali tipi di videogames usi o conosci? Confronta con gli altri 2. Che tipologia di “mostri” virtuali conosci? Confronta con testi epici e letterari e descrivi il “tipo” di mostruosità che solitamente ritrovi nei games. 3. Come mai secondo te i giovani ne sono attratti?E’ un problema attuale?
4. Umberto Eco dà una spiegazione a tutto ciò. Sei d’accordo oppure fornisci la tua opinione e il tuo “gusto” in merito. 5. Pensi che la “mostruosità” sia insita soltanto nel virtuale? 6. Trova analogie con testi letterari, epici, poesie o altre fonti. Ricerca Azione
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Leggi e comprendi il Brano Da “Diario di Scuola” D. Pennac: “I giovani, le marche, le mode”
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Da “Diario di Scuola” D. Pennac: “I giovani, le marche, le mode” pag.182-183-184-185 “I prof ci fanno uscire di testa!” “Ti sbagli. Dalla testa ci sei già uscito. I professori cercano di fartici tornare”. Questa conversazione l’ho avuta in un Istituo Tecnico dei dintorni di Lione. Per raggiungere la scuola avevo dovuto attraversare una terra di nessuno piena di capannoni di ogni genere dove non avevo incontrato anima viva. Dieci minuti a piedi in mezzo ad alti muri ciechi, silos di cemento con il tetto di eternit, ecco la bella passeggiata mattutina che la vita offriva agli studenti che abitavano nei casermoni circostanti. Di cosa abbiamo parlato quel giorno? Della lettura, ovviamente, poi della scrittura, del modo in cui le storie nascono nella mente dei romanzieri, di cosa significa la parola “stile” quando non se ne fa un sinonimo di “come”, della nozione di personaggio e della nozione di persona, quindi di bovarismo, del pericolo di indulgervi troppo a lungo una volta chiuso il libro (o visto il film), del reale e dell’immaginario, dell’uno che viene fatto passare per l’altro nei reality show, tutte cose che appassionano gli studenti di ogni estrazione sociale non appena le affrontano seriamente…E più in generale, abbiamo parlato del loro rapporto con la cultura…..Come molti giovani di quella generazione, maschi e femmine, quasi tutti erano così alti che sembravano cresciuti tra i muri dei capannoni in cerca di sole. Alcuni erano alla moda, la loro moda, credevano, in realtà uniformemente planetaria, e tutti enfatizzavano quell’accento diffuso dal rap e ostentato anche dai giovani buffoni più trendy del centro dove loro non hanno il coraggio di spingersi. Finimmo a parlare dei loro studi. Fu a questo punto della conversazione che intervenne il Maximilien di turno. (Si, ho deciso di dare a tutti i somari di questo libro, somari di periferia o somari dei quartieri alti, questo bel nome superlativo.) “I prof ci fanno uscire di testa!” Era visibilmente il somaro della classe. (Ci sarebbe molto da dire, sull’avverbio “visibilmente”, ma è un fatto che i somari si notano subito in una classe. In tutte quelle in cui sono stato invitato, licei prestigiosi, istituti tecnici o scuole medie di periferia, i Maximilien sono riconoscibili dall’attenzione tesa e dallo sguardo eccessivamente benevolo che rivolge loro l’insegnante quando prendono la parola, dal sorriso anticipato dei compagni, e da un non so che di sfasato nella voce, un tono di scusa o una veemenza appena titubante. E quando tacciono, spesso Maximilien tace, li riconosco dal loro silenzio ostile, così diverso dallo studente attento che assimila. Il somaro oscilla perennemente tra lo scusarsi di essere e il desiderio di Nina Raineri 23 esistere nonostante tutto, di trovare il proprio posto, o addirittura di imporlo, fosse anche con la violenza, che è il suo antidepressivo).
“Come sarebbe, i prof vi fanno uscire di testa?” “Ci fanno uscire di testa, punto e basta! Con tutta quella roba che non serve a niente!
“Quale sarebbe, questa roba che non serve a niente?” “Tutto , no! Le…le materie! Non è la vita! “Come ti chiami?” “Maximilien” “Bè ti sbagli, Maximilien, i prof non ti fanno uscire di testa, cercano di fartici tornare, nella tua testa. Visto che adesso è usurpata da altro”. “Usurpata la mia testa?” “Che cosa porti ai piedi?” “Ai piedi? Ho le mie N, prof!” (Qui il nome della marca)
“Le tue cosa?” “Le mie N, ho le mie N!” “E che cosa sono, le tue N?” “In che senso, cosa sono? Sono le mie N!” “Come oggetto, voglio dire, che cosa sono come oggetto?” “Sono le mie N!” E poiché non avevo intenzione di umiliare Maximilien, la domanda l’ho rifatta agli altri: “Che cosa porta ai piedi, Maximilien?” Ci furono scambi di occhiate, un silenzio imbarazzato; avevamo passato una bella ora insieme, avevamo discusso, riflettuto, scherzato, riso molto, avrebbero voluto aiutarmi, ma eraNina proprio così, Maximilien aveva ragione: Raineri 24 “Le sue N, signore N, signore”.
“Va bene, sì, ho capito, sono delle N, ma come oggetto, che cosa sono come oggetto?” Silenzio.
Poi, tutt’a un tratto, una ragazza: “Ah! Sì, come oggetto! Be’,sono delle sneakers!”. “Sì. Ma un nome ancora più generale per indicare quel genere di oggetto?” “Delle….scarpe?” “Ecco, esatto, sono delle scarpe, da ginnastica, da tennis, da ballo, scarpette, scarpini o scarponi, tutto quello che volete, ma non delle N! N è la marca e la marca non è l’oggetto!” Domanda della loro insegnante: “L’oggetto serve a camminare, la marca a cosa serve?” Un razzo illuminante in fondo alla classe:
“A tirarsela, prof!” Risata generale. L’insegnante: “Sì, a darsi delle arie”. Nuova domanda da parte della loro prof, che indica il golf di un altro ragazzo. “E tu Samir, che cosa hai addosso?” Stessa risposta immediata: “E’ il mio L, prof!”. A questo punto ho mimato un’agonia atroce, come se Samir mi avesse avvelenato e io morissi in diretta davanti a lui, quando un’altra voce ha esclamato ridendo: Nina Raineri 25 “No, no, è un golf!Su, rimanga con noi, è un golf, il suo L, è un golf!”
Resurrezione: “Sì, è il suo golf, e anche se golf è una aprola di origine inglese è sempre meglio di una marca! Mia madre avrebbe detto il mio pullover e mia nonna la sua casacchina, vecchia parola “casacchina”, ma sempre meglio di una marca, perché sono le marche, Maximilien, che vi fanno uscire di testa, non i professori! Vi fanno uscire di testa le vostre marche: le mie N, il mio L, la mia T, il mio X, le mie Y!Vi fanno uscire di testa e intanto vi rubano i soldi, vi rubano le parole, vi rubano anche il corpo, come un’uniforme, fanno di voi delle pubblicità viventi, come i manichini di plastica dei negozi!” A questo punto racconto loro che quando ero bambino c’erano gli uomini-sandwich e che mi ricordavo ancora di uno di loro, sul marciapiede di fronte a casa mia, un vecchio signore stretto tra due cartelloni che reclamizzavano una marca di senape: “Le marche fanno la stesa cosa con voi”. Maximilien, mica scamo: “Solo che a noi non ci pagano!”. Intervento di una ragazza:
“Mica vero, fuori dalle scuole, in centro, prendono i bulli, i fighetti e gli danno un sacco di vestiti gratis così quelli se la tirano in classe. La marca piace un casino ai compagni e così quelli vendono”. Maximilien: “Che figata!”. Il loro professore: “Trovi? A me pare che le vostre marche costino molto ma valgano molto meno di voi”. Seguì una discussione approfondita sui concetti di costo e di valore, non i valori venali, ma gli altri, i famosi valori, quelli che si dice loro abbiano perso… E ci siamo lasciati con una piccola manifestazione verbale: “Li-be-ra-te le parole! - Li-be-ra-te - le parole!” finchè tutti i loro oggetti familiari, scarpe, zaini, penne, maglioni, giacche a vento, lettori cd, auricolari, telefonini, occhiali, non 26 ebbero perso la marca per ritrovare il proprio nome Nina Raineri
Consegna n°5 Ricerca e rispondi dopo aver letto e compreso il testo 1. Fornisci esempi, relativi al tuo vissuto, di “reality show”che vedi in TV o conosci, e parlane in gruppo 2. Fai la distinzione dei termini riportati nel brano:“reale” e “immaginario” in un “reality show”, tra “persona” e “personaggio” 3. I ragazzi del brano sono alla “moda”, cosa si intende? E per moda “uniformemente planetaria?” 4. Pennac si avvale di uno stereotipo per descrivere il somaro “Maximilien”. Indicane i punti e esprimi la tua idea sul “tipo” di stereotipo utilizzato, sulla sua positività o negatività. Riutilizza le definizioni ricercate nelle slides precedenti 5. Fornisci esempi generali e del tuo vissuto sull’uso di stereotipi positivi e negativi
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6. Perché secondo l’alunno Maximilien “I prof fanno uscire di testa?” Spiega il termine “roba”, “usurpata” 7. Trovi che i mass media “usurpano” le nostre “teste”? Spiega 8. Indica le frasi in cui si evidenzia la differenza tra “marca” e “oggetto”. 9. L’autore mostra che siamo condizionati dall’attribuire un valore all’oggetto. Da cosa dipende?
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Consegna n° 6
LAVORO INDIVIDUALE E DI GRUPPO •Osserva in gruppo le immagini e le opere d’arte “brutte” e “belle”, proposte nelle slides successive.
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IL BRUTTO
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IL BRUTTO
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Johann Heinrich Fussli "L'incubo" 1781. Nina Raineri
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IL BELLO
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Diego VELASQUEZ, Venus e son miroir, 1650, Nina Raineri
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IL BRUTTO O IL BELLO????????????
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Consegna n° 7 LAVORO INDIVIDUALE E DI GRUPPO Uso delle Tic
•Dopo aver osservato le immagini “belle” e “brutte”, ognuno del gruppo esprime la propria opinione e indica se concorda o meno con la proposta e spiega perché, nell’uno e nell’altro caso. •Crea individualmente due slides: una con immagini “belle” e una con immagini “brutte”, anche opere d’arte, secondo il tuo punto di vista. Ogni componente del gruppo le illustra all’altro e viceversa: “per me questa immagine è brutta/bella, perché….” •Alla luce di quanto emerso, ogni gruppo crea una propria definizione di “bello” e di “brutto”, negoziata da tutti i componenti, che illustrerà in plenaria.
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Verifica e Valutazione Riutilizza e reimpiega il lavoro svolto cambiando il “punto di vista”: Tu sei la TV. Immagina e crea un semplice programma televisivo per adolescenti: “un reality show”, “un talk show” •
Registra con telecamera e realizza un mini film
•
Oppure crea un testo scritto, una sceneggiatura, ecc..
Obiettivo sotteso: 1. Convincere i consumatori adolescenti alla logica del programma (che inventerai appositamente)
2. Mettere in risalto concetti in opposizione come “reale”, immaginario”, “uniformità”, “diversità”, ecc.. 3. Mettere in risalto le differenze tra “persona” e “personaggio” 4. Utilizzare la logica di mercato che spinge i giovani all’acquisto dei prodotti di “marca” e all’uniformità Criteri di valutazione del Prodotto finale
•Coerenza,coesione •Originalità, capacità critica •Fantasia •Premio rischio
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Prima di affrontare la fase successiva leggi e amplia le seguenti informazioni Informazioni utili XIX secolo F A S E
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Alcuni scrittori, vedono l'arte e la bellezza discendere dal loro piedistallo e mescolarsi tra le cose del mondo. In un periodo in cui la società va a scoprire le sue fondamenta, le sue fogne, i suoi aspetti più terribili e impresentabili, l'arte si presenta come un abbandono della dimensione dell'eterno e come una caduta nel quotidiano, o come dirà appunto Baudelaire, una "caduta di aureola". Bello e brutto ormai non si distinguono più. Nascono così quei personaggi inquietanti, ma in fondo positivi, come il Gobbo di Notre-Dame, Quasimodo, oppure Tribulé, che è più noto da noi per l'opera di Verdi col nome di Rigoletto.
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Shakespeare, nel "Canto delle streghe" del Macbeth fa dire loro esplicitamente "il bello è brutto, il brutto è bello". Il mondo, guardato in se stesso, non obbedisce più a quei canoni, rigidi, classici, che gli si attribuivano prima. Vi è una sensibilizzazione per il brutto, cioè per il non-classico, che bolle, per così dire, a fuoco lento per circa due secoli.
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Consegna n° 8 Lavoro di gruppo cooperativo e uso di Tic Fai una breve ricerca sulle opere (autore, periodo storico e pensiero) in cui sono presenti i seguenti personaggi, illustrandone per ognuno le caratteristiche fisiche e morali e la loro funzionalità nell’opera stessa: •Il gobbo di Notre Dame e la Cour des Miracles •Shylock •Rigoletto
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Consegna n° 9
Leggi, nel riadattamento teatrale di “Notre-Dame de Paris”, le sequenze in cui viene descritta la Cour des Miracles e in cui si esprime il “Bossu de Notre-Dame” •Sottolinea le parole e le frasi che descrivono la Cour des Miracles •Leggi e crea un elenco delle affermazioni/metafore del Gobbo sulla bellezza/bruttezza e spiegane il pensiero
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Da Palkettostage
Teatro Francese – Notre-Dame de Paris . Scène 7 pag 18 -François -Clopin -Esméralda François:-Malédiction!La gitane est arrêtée, accusée de meurtre sur la personne du capitaine Phoebus, un garde du roi! La comèdie est finie! Clopin:-La comèdie n’est pas finie, idiot! La comèdie devient drame, la comèdie devient tragédie. Regarde donc! Elle prend tout son envol, toute son ampleur! Et le petit peuple, le rien du tout de misère, le laid, le difforme, oui, lui, va y jouer son plus beau role! Oui! Nous, les bouffons, les voleurs, les truands, nous, les étrangers, venus de l’Orient, de l’Andolusie, des montagnes lointaines de l’Europe et de l’Afrique, nous qui vivons aux pieds des tours de Notre-Dame depuis des années, depuis des siècles, nous les reclus aux portes de la Cité, les insectes sans identité, sans famille, sans racines, sans toits, nous, les rats de leur société de privilèges, nous, les exclus de ce monde, nous demandons que justice soit faite! Justice! Les petits ne paieront plus pour les grands. Le rat va mordre dans le flanc du Nina Raineri 42 crocodile. Justice!
Scène 10 pag. 23 Dialogue entre Quasimodo et Esmeralda A l’intérieur de Notre-Dame Esmeralda est endormie, Quasimodo la contemple. Elle se réveille, prend peur. Quasimodo:-Ne me regardez point. Je ne vous fais pas de mal. Non.Je suis votre ami. Non, ne me regardez pas, fermez les yeux, tournez-vous. Je vous prie. Mangez. Maintenant je vais m’en aller. Tenez, je me suis mis derrière le mur. Vous pouvez rouvrir les yeux Esmeralda:- Venez près de moi, Quasimodo. Quasimodo:-Oh je vous fais peur, je suis bien laid, n’est-ce pas?
Esmeralda:-Pauvre homme! Et je vous dois ma vie… Quasimodo:-Ecoutez-moi seulement. C’est ma maison. C’est votre maison. Le jour, vous restez ici. La nuit, vous pouvez vous promener par toute l’église. Mais ne sortez pas. Ni de jour. Ni de nuit. Vous êtes perdue. On vous tue et je meurs
Esmeralda:-Pourquoi m’avez vous sauvée, Quasimodo?Venez! Venez donc!Venez! Quasimodo:-Non, non, le hibou n’entre pas dans le nid de l’alouette. Nina Raineri
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Esmeralda:-Je vous en prie, restez avec moi! Quasimodo:-Vous me disiez donc de revenir? Esmeralda:-Oui!
Quasimodo:-Hélas, c’est que je suis sourd…et… Esmeralda:-Pauvre homme! Quasimodo:-Il ne manquait que cela, n’est-ce pas? Oui, je suis sourd.C’est comme cela que je suis fait. C’est horrible, n’est-il pas vrai?Vous êtes si belle, vous!Oh, j’ai bien pitié de moi, pauvre malheureux monstre que je suis! Je dois vous faire l’effet d’une bête, dites. Vous, vous etes un rayon de soleil, une goutte de rosée, un chant d’oiseau…Moi je suis quelque chose d’affreux, ni homme, ni animal….. Esmeralda:-Eh bien! Dites-moi pourquoi vous m’avez sauvée
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Quasimodo:-J’ai compris!Vous me demandez pourquoi je vous ai sauvée. Esmeralda:- Oui Quasimodo:-Je suis un misérable. Je suis une bête.
Esmeralda:-Quasimodo! Non! Pourquoi dites-vous cela? Quasimodo:-Ne ragarde pas la figure, jeune fille, regarde le coeur. Esmeralda:-A quoi bon me dire cela, Quasimodo? Mon coeur est à Phoebus, mon âme est à Phoebus… Quasimodo:-Le coeur d’un beau jeune homme est souvent difforme. Il y a des coeurs où l’amour ne se conserve pas.
Esmeralda:-Mon pauvre Qausimodo! Tu as bien du chagrin. Viens près de moi. Quasimodo:-Non, je ne suis pas à mon aise quand vous me regardez. Je vais quelque part d’où je vous verrai sans que vous me voyiez. C’est mieux. Nina Raineri
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Esmeralda:-Mon soleil, mon soldat, je sens que tu es tout près de moi. Oui, l’amour sent ces choses-là. Quasimodo:-La beauté est la seule chose qui n’existe pas à demi. Le corbeau ne vole que le jour, le hibou ne vole que la nuit; le cygne, lui, vole la nuit et le jour.
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Verifica e Valutazione Sulla base delle letture e del percorso svolto:
realizza un breve brano personale in cui metti in risalto il processo che ti ha portato verso la consapevolezza che i condizionamenti sociali fanno parte del nostro vissuto e che l’uniformità a cui siamo sottoposti distrugge la complessità e la risorsa della diversità. Evidenzia le varie possibilità che ogni individuo ha di operare scelte autonome.
Criteri di valutazione: coerenza, coesione, pertinenza, capacità critica, rielaborazione personale e autonoma
Nina Raineri
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