Magazine della Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue Trimestrale / anno XV / n. 1 / marzo-aprile 2015 www.fidas.it
Il tempo dell'attesa
– Meeting Nazionale Giovani FIDAS: Com'è andata a rovigo – Alla scoperta della solidarietà: i cavalieri del dono – Verso il 54° Congresso Nazionale
Sommario
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Editoriale di Aldo Ozino Caligaris
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Meeting Giovani Rovigo
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Volontariato e libertà
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Cavalieri del dono
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Aspettando il Congresso Nazionale di Viareggio
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Alla Carovana del Giro metti in circolo il tuo dono
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Le Federate FIDAS
NOI in FIDAS Trimestrale – Periodico di informazione e formazione della FIDAS (Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue) Editore: FIDAS, Piazza Fatebenefratelli 2, 00186 Roma Redazione NOI in FIDAS: Piazza Margana 19, 00186 Roma – tel. 06 68891457 – fax 06 68217350 Email: fidas@fidas.it Anno XV n° 1 marzo/aprile 2015 Direttore editoriale: Aldo Ozino Caligaris Direttore responsabile: Cristiano Lena Comitato di redazione: Alessandro Biadene, Roberto Bonasera, Antonio Bronzino, Michele Di Foggia, Giuseppe Munaretto. Hanno collaborato a questo numero: Fausto Casini, Andrea Grande, Cinzia Guarnaccia, Giuseppe Natale, Dimitri Pezzini. Foto: Alessandro de Fazio Progettazione grafica: Leandro Di Maria/ AlterErgo studio Autorizzazione: Tribunale di Roma n° 442/2003 del 21 ottobre 2003 Periodico iscritto al R.O.C. (Registro Operatori Comunicazione)
editoriale
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Il tempo dell’attesa
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di Aldo Ozino Caligaris, Presidente nazionale FIDAS
l lungo percorso, disciplinato a livello normativo da anni, verso l’autorizzazione all’esercizio e l’accreditamento istituzionale delle attività trasfusionali del nostro Paese ha avuto una battuta d’arresto. Nella consapevole impossibilità di completare quanto previsto entro i termini stabiliti “de lege” al 31 dicembre 2014, la Conferenza Stato Regioni, su istanza di alcune di esse, ha chiesto al Governo la concessione di una proroga per conseguire l’obiettivo. Nel giorno esatto, in cui tutte le Regioni avrebbero dovuto dimostrare di poter assicurare il trattamento uniforme del donatore di sangue, la standardizzazione della raccolta degli emocomponenti, l’uniforme livello di qualità e di sicurezza della terapia trasfusionale per i cittadini e la certificazione del plasma come materia prima per la produzione dei medicinali plasmaderivati, il decreto così detto “mille proroghe” ha rinviato la scadenza di questo importante appuntamento al 30 giugno 2015. Sgomento, indignazione, incertezza, sollievo, fiducia e ottimismo sono state alcune delle reazioni a tale provvedimento di proroga. Da una parte la frustrazione di chi, avendo operato coerentemente con quanto disposto a livello normativo, aveva completato i percorsi di certificazione della rete trasfusionale regionale e conseguito l’accreditamento del sistema. Dall’altra la tregua per chi, dichiaratamente o celatamente, con ritardo più o meno grave, doveva portare a compimento il processo. L’intera operazione, comunque, suscita alcune legittime riflessioni. La principale è sulla reale percezione della consapevolezza da parte degli attori del sistema trasfusionale, istituzioni, professionisti e volontari del dono, che la qualificazione del sistema stesso non fosse soltanto un debito verso l’Europa ma una opportunità di crescita in qualità e sicurezza. Altra questione è la possibilità che alcune Regioni, che non avevano intrapreso sistematicamente nell’ultimo quinquennio alcun percorso finalizzato all’accreditamento, possano in soli sei mesi conseguire l’obiettivo. Per tutte aleggia lo spettro che l’autorizzazione e l’accreditamento della rete trasfusionale non abbia, di fatto, favorito una reale razionalizzazione delle strutture regionali operanti, concentrando le attività sulla base di criteri oggettivi ed eliminando
lo spreco delle risorse. Indubbiamente in questi anni l’estrema regionalizzazione della sanità ha evidenziato i limiti della stessa: la scarsa equità di erogazione di Livelli Essenziali di Assistenza, il mancato uniforme trattamento dei cittadini, le diverse forniture di servizi nel garantire il diritto costituzionale della salute, l’amplificazione della spesa sanitaria. In forma paradigmatica, il trattamento del donatore e le prestazioni di medicina trasfusionale per i pazienti ne rappresentano un esempio evidente. La qualificazione del sistema avrebbe dovuto avere la principale ambizione nel ridurre tale eterogeneità e l’innalzamento complessivo della qualità delle attività prestate sia per i donatori sia per i riceventi. Nell’attesa di vedere cosa accadrà al termine ultimo del 30 giugno prossimo, tutti, istituzioni, professionisti e donatori volontari, hanno il dovere morale di domandarsi se abbiano responsabilmente operato per conseguire il coronamento di tale risultato. Il dato oggettivo, che in alcune Regioni l’obiettivo sia stato conseguito prima della concessione della proroga, evidenzia che lo stesso fosse legittimamente perseguibile e che, comunque in altre Regioni, gravi carenze di responsabilità soprattutto del livello istituzionale, a volte subite e in altre condivise con i professionisti e il volontariato del dono, ne abbiano impedito il raggiungimento. Certo è che dopo il 30 giugno, quando si conteranno sul campo le vittorie e le sconfitte, non ci saranno più scuse e netto sarà il confine, sia a livello regionale sia a livello locale, tra chi avrà qualificato il sistema trasfusionale e chi no. Nell’attesa e nella speranza che il periodo di proroga possa, in alcuni casi quasi miracolosamente, far completare l’autorizzazione all’esercizio e la certificazione istituzionale delle reti trasfusionali, accresce il desiderio che le istituzioni rispettino il principio fondamentale di tutela del cittadino e il senso di dovere, quantomeno da parte dei volontari del dono, che la sua non adempienza possa essere denunciata apertamente per poter, finalmente, avviare un percorso di uniformità, di equità e di giustizia di tutela del cittadino stesso, sia come utente sia come operatore del Sistema Sanitario Nazionale. ●
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XVI Meeting nazionale Giovani FIDAS
XVI Meeting nazionale Giovani FIDAS ROVIGO
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di Andrea Grande, Coordinatore nazionale Giovani FIDAS
I giovani FIDAS sono portatori sani di innovazione e questa è la molla che fa scattare l'efficacia del nostro messaggio
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e è vero che la FIDAS si caratterizza, da anni, per la centralità strategica che pone sui giovani, il Meeting annuale è il momento culminante di quell’investimento. Nei sedici anni della sua storia, il Meeting, ha portato a conoscersi migliaia di ragazzi da tutta Italia, ha permesso a tante Federate su tutto il territorio nazionale di valorizzarsi grazie alla visibilità garantita da questo evento ed infine, alla FIDAS nazionale, di accrescere il suo potenziale di rinnovamento ed innovazione. Sì, perché i giovani sono portatori naturali (e sani) di innovazione e questa è la molla che fa scattare l’efficacia del nostro messaggio e la competitività della nostra associazione. Ho tirato in ballo il concetto di competizione perché la FIDAS ed il dono del sangue (così come lo conosciamo: gratuito, anonimo, responsabile), sono ogni giorno in una gara per la sopravvivenza. Sono in gara quotidianamente con un modello culturale, prevalente, fatto di individualismo, che non lascia spazio a quei valori fondamentali, animatori del dono del sangue, come la solidarietà. Dal 2008 poi, viviamo una crisi economica spaventosa, dai risvolti sociali drammatici, soprattutto nei confronti delle giovani generazioni. Quando si parla di “cervelli in fuga”, si commette un gravissimo errore: quell’espressione poteva essere usata dieci anni fa, riguardo ad un fenomeno numericamente limitato, di persone ultra-qualificate che, non trovando stimoli professionali nel nostro Paese, andavano all’estero.
video sintesi Meeting https://www. youtube.com/ watch?v=v4CTfER2X4
Oggi è in atto una vera e propria emigrazione di ragazze e ragazzi, non più mossi dall’ambizione, ma dalla necessità. Le cose è giusto chiamarle col loro nome, anche se spaventa. Da questa crisi, come da tutte le crisi, si possono sviluppare due mentalità: “siamo tutti sulla stessa barca”, oppure ”la coperta è corta, mors tua vita mea”… Solo nel contesto di solidarietà espresso nella prima delle due mentalità, la FIDAS, come il dono del sangue, hanno spazio di esistere. Questa è la nostra sfida culturale. Vincerla è quindi essenziale, con ogni arma possibile, tra cui i giovani con la loro straordinaria carica di innovazione ed energia propositiva. Se i giovani sono come una freccia nella faretra della nostra associazione, il Meeting è la falegnameria dove si forgiano. L’obiettivo quindi che ci ponevamo come Coordinamento Nazionale Giovani FIDAS, era proprio quello di accogliere i ragazzi più “nuovi” alla vita associativa e inserirli in un percorso di crescita, che fosse individuale e collettivo allo stesso tempo. Formare la consapevolezza di ciò che siamo, che facciamo, dell’importanza del nostro ruolo nel sistema sanitario. Ma anche formare il collettivo, stimolare la costruzione di un gruppo compatto e fortemente identitario. Ci siamo mossi quindi in due direzioni: da un lato i momenti di conferenza sui vari temi individuati come strategici per la formazione dei ragazzi, dall’altro le attività di gruppo del sabato pomeriggio. Abbiamo dunque parlato di Europa del
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XVI Meeting nazionale Giovani FIDAS
dono con Michele Di Foggia (segretario organizzativo FIDAS), di economia del volontariato e del terzo settore con Fausto Casini (già dirigente del Forum del Terzo Settore) e di etica del dono nella società contemporanea con Cinzia Guarnaccia (Psicologa clinica) ed Enrico Dalla Rosa (docente dell’Università Cattolica di Milano). Europa del dono, ovvero il contesto continentale dei sistemi trasfusionali, i punti di forza del nostro Paese e quelli di debolezza. Il tema europeo è per FIDAS, in questo 2015, cruciale essendo l’anno dell’accreditamento del sistema agli standard di qualità e sicurezza dell’Unione. Ci sembrava giusto che i ragazzi più giovani avessero gli strumenti per guardare al contesto europeo dei sistemi trasfusionali e di raccolta sangue in maniera consapevole ed informata. Ma il 2015 è anche l’anno della riforma del volontariato e terzo settore, riforma cruciale che, si spera, metterà ordine nella costellazione di soggetti che compongono ed operano in questo vasto mondo. Spiegare cos’è il terzo settore ed il mondo delle associazioni di volontariato, che peso economico hanno sul paese e quale peso, in termini di beneficio reale, hanno sulla società, ci sembrava importante. Tematica invece slegata dal calendario, ma non per questo meno attuale, era quella dell’etica del dono nella società contemporanea. Sviluppata da un punto di vista psicologico e sociologico questa tematica voleva
dare ai ragazzi un quadro di come operare i nostri valori fondanti nella società di oggi. Insomma nel complesso i tre temi dovevano fornire ai partecipanti risposte alle domande: dove lo facciamo? Come lo facciamo? Perché lo facciamo? Nella seconda direzione invece si sono svolte le attività di gruppo, che consistevano in una gara a squadre in cui vinceva chi riusciva a far conoscere FIDAS al maggior numero di persone possibili a passeggio per il centro della città, raccogliendone i dati e contatti (elementi preziosissimi che sono rimasti alla FIDAS Polesana). Questa attività di gioco, nella formula win-win (perché seppur era una competizione, alla fine il risultato, se positivo nel suo complesso, era una vittoria per tutta la FIDAS ed i ragazzi), ha stimolato il senso di appartenenza e le capacità di lavoro di squadra, facendoli anche divertire. Il Meeting si è poi concluso con l’assemblea in cui tutti i partecipanti hanno discusso delle questioni interne all’associazione e delle linee guida per l’attività del coordinamento giovani dell’anno in corso. Come Coordinamento Nazionale dei Giovani FIDAS ci riteniamo molto soddisfatti dell’evento che, anche grazie ad un lavoro impeccabile svolto dalla FIDAS Polesana e dai suoi volontari giovani e senior, segna un altro bel momento da ricordare per tutta la FIDAS nazionale. ●
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Abbiamo cercato di fornire a tutti i partecipanti gli strumenti per guardare al contesto europeo dei Sistemi trasfusionali
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Volontariato e Libertà di Fausto Casini
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uesto concetto che può sembrare poco attinente con il tema che mi è stato assegnato, è invece alla base di un tentativo di presentare concetti neutri come, ad esempio, “il dono” declinandone le virtù e quindi individuandone le casistiche rilevanti per il benessere sociale. Infatti il dono è la forma di scambio più vincolante per il ricevente e pertanto, se non interfacciata con il concetto di libertà, non si può collocare tra le prassi sicuramene virtuose (pensate alla prima dose di droga che uno spacciatore dona ad un individuo). In Italia il volontariato è da sempre collegato allo svolgimento di lavoro gratuito in aiuto di persone non facenti parte del proprio nucleo familiare, con approcci diversi: quello laico, che deriva dal mutuo aiuto di comunità diversamente aggregate e chiuse e
Viviamo in una società in cui il concetto di libertà sembra declinarsi nella sola libertà di consumo, assoggettando le altre libertà alla sicurezza.
quello cattolico che, invece, ha come punto di arrivo la redenzione dell'individuo mediante l'esercizio dell'aiuto al prossimo. Il dono del sangue ha rappresentato fin dall'origine, partendo dalla risposta ad una necessità vitale, l'idea che alcuni beni indispensabili alla sopravvivenza dovevano essere sottratti all'economia di mercato e credo si possa rappresentare come precursore di una serie di concetti che solo gli ultimi decenni hanno esplicitato. Partire dalla frase “Volontariato e libertà” può sembrare provocatorio perché viviamo in una società in cui il concetto di libertà sembra declinarsi nella sola libertà di consumo, assoggettando le altre libertà alla sicurezza che è la necessità suprema in una società decadente e invecchiata. Lo sa bene chi si occupa di educazione come genitori, scout, scuole; se si prova a co-
I giovani FIDAS nel corso della prima giornata del Meeting
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XVI Meeting nazionale Giovani FIDAS
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Se provassimo a eliminare dalla nostra mente le gabbie di riferimento che le norme costruiscono, rimarrebbero solo due elementi: l'assenza di lucro e l'utilità sociale.
struire luoghi artificiali a prova di imbecilli si educa all'imbecillità che ricordo essere il vero contrario di libertà. La vera autonomia dipende dalla costruzione di sicurezze che derivano dalle abilità relazionali e dalle competenze di convivenza con i rischi e non dalla costruzione di involucri sicuri in cui vivere che spesso si rivelano trappole e vincoli alle libertà. In questi giorni si stanno discutendo le norme di riforma del III settore. Quali sono le necessità di riforma e soprattutto chi sono i soggetti che necessitano di diverse regole? Una prima necessità sembrerebbe essere rappresentata dal mancato adeguamento delle normative speciali (266/91 Volontariato, 381/91 Cooperazione sociale, 383/2000 Promozione Sociale, impresa sociale) alla normativa europea che regola il rapporto fra la pubblica amministrazione e il mondo del noProfit. Le rappresentanze del III settore farebbero bene a chiedere libertà di evoluzione, ma soprattutto modalità che non impoveriscano il valore contrattuale del lavoro gratuito evitando di chiedere recinti di privilegio. Oggi molte difficoltà derivano dal fatto che
Per scegliere modelli organizzativi virtuosi che solo la fantasia e il cuore possono riempire di contenuti occorre far riferimento ai concetti di utilità, sobrietà, efficienza e democraticità.
quando si fa una riforma non ci si interroga su cosa è necessario normare e cosa invece deve essere affidato alla capacità delle organizzazioni di autoregolamentarsi. Se per un attimo provassimo a eliminare dalla nostra mente le gabbie di riferimento che queste norme costruiscono, rimarrebbero solo due elementi: l'assenza di lucro e l'utilità sociale. Questi due requisiti non contengono le motivazioni del libero intraprendere degli individui orientati ad essere parte attiva per la costruzione di benessere sociale, ma individuano modelli di riferimento non finalizzati al profitto come unico motore di propulsione. Proviamo, quindi, a individuare concetti guida per scegliere modelli organizzativi virtuosi che solo la fantasia e il cuore possono riempire di contenuti. Concetto di utilità: in caso contrario la ricerca di libertà del donante e del ricevente potrebbero scadere nella pura ricerca del divertimento. Concetto di sobrietà: in caso contrario la parola noprofit sarebbe solamente ipocrisia che ben si accompagna con approcci utilita-
I giovani FIDAS durante l'incontro con i cittadini di Rovigo per promuovere il dono del sangue
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ristici. Concetto di efficienza: integrato con i concetti di resilienza di comunità e di valutazione di impatto sociale in caso contrario le attività di lavoro gratuito potrebbero ricollocarsi nell'ambito del fitness. Aggiungo il concetto di democraticità: la vera democrazia sta nella capacità di rendere partecipi tutti i portatori di interesse degli atti di una organizzazione a partire dai flussi contabili per arrivare alla scelta dei partner e dei finanziatori, e nell'esplicitazione delle motivazioni che orientano le organizzazioni. Questa trasparenza è anche l'unica garanzia che l'organizzazione, almeno per quanto riguarda il presente ha i requisiti per raccogliere donazioni e per attivare lavoro gratuito in un ottica di redistribuzione che è la vera emergenza del momento. Rimangono ancora alcuni temi che non è possibile approfondire, come ad esempio la selezione e la formazione dei dirigenti o la costruzione delle alleanze che servono a fare massa critica per influenzare i decisori politici sia che si parli di città, che di Italia che di Europa. Ho provato a orientare la riflessione ver-
so una definizione Se usciremo da gabbie, gelosie e auto del nostro mondo uscendo dal metoproclamazioni solo allora il terzo do, anche ai fini di settore potrà davvero dire che si definire il quadro economico, “per propone come modello alternativo differenza” che è per cambiare il mondo. contenuto nelle definizioni: “Terzo settore” e “No profit”, perché ritengo che questo sia l'unica strada per uscire dall'approccio competitivo per costruire quello collaborativo fra le differenti organizzazioni. C'è tanto da fare per perdere tempo e frustrare le aspettative dei volontari con stupide dispute su cos'è il “vero volontariato” o sulla esclusività dei fini solidaristici rispetto alla sacrosanta necessità di mixare fra mutualità e promozione sociale per costruire aggregazione e capitale sociale. Se usciremo da gabbie, gelosie e auto proclamazioni solo allora il terzo settore potrà davvero dire che si propone come modello alternativo per cambiare il mondo e l'economia partendo dall'umiltà di proporci come laboratori e non come Modelli. ●
I giovani FIDAS in marcia verso il centro di Rovigo I rappresentanti della FIDAS Polenana guidati dalla presidente Roberta Paesante (a sinistra)
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Motivazioni della donazione ed economia del dono
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Cinzia Guarnaccia
a seconda giornata del meeting ha visto i ragazzi alle prese con un approfondimento riguardante gli aspetti psicologici e sociologici della donazione. Un percorso tematico che, partendo anche dalle sollecitazioni fornite dai partecipanti durante un brainstoriming iniziale, ha portato a toccare i principali temi etici su cui si fonda la scelta di diventare donatori di sangue. La mattinata è stata aperta da Cinzia Guarnaccia (psicologa, PhD nonché volontaria FIDAS) che ha approfondito il tema delle motivazioni alla base della scelta di donare il sangue, a partire dall’altruismo e dal sentire empatico nei confronti del possibile ricevente, fino ad una visione più sociale legata alle rappresentazioni sociali della donazione. La possibilità di diventare donatore e, ancor più, di reiterare il gesto di donazione periodicamente, sembra infatti essere legata a una migliore conoscenza di elementi tecnici legati alla donazione; la corretta informazione, base per la costruzione di una rappresentazione articolata, diviene quindi motore essenziale per chi sceglie di donare e, l’attenzione ai processi cognitivi ed emotivi di costruzione delle rappresentazioni sociali può diventare supporto per campagne di promozione e sensibilizzazione efficaci.
Enrico Dalla Rosa
Nella seconda parte della mattinata il prof. Enrico Dalla Rosa (docente presso la facoltà di Sociologia dell’Università Cattolica di Milano) ha approfondito il tema dal punto di vista sociologico, fornendo interessanti spunti di riflessione sul tema della gratuità del dono e della gratificazione legata al donare. Le principali teorie economiche, gli studi di Titmus e sulle tipologie di donatori e l’approfondimento sugli aspetti valoriali legati al dono sono stati utilizzati per riflettere insieme sull’importanza di conoscere e saper valutare, anche in termini quantitativi, il valore del volontariato in termini umani, sociali ed economici. L’impegno, personale e collettivo, nello sviluppo di adeguate pratiche associative di fidelizzazione del donatore si traduce in un “ritorno dell’investimento” che si concretizza in una migliore capacità di gestione del donatore, nella possibilità di favorire il dono periodico e responsabile e nella costruzione di modalità adeguate di mantenimento delle scorte di emocomponenti. ●
I rappresentanti della FIDAS Polesana con gli esponenti delle realtà locali del volontariato e il presidente nazionale Aldo Ozino Caligaris
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Cavalieri del dono di Cristiano Lena
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on si tratta solo di ricevere una bella medaglia e una preziosa pergamena, né di acquisire un titolo onorifico da premettere al proprio nome. È molto di più per Maria, Giorgio, Silvano, Martino, Desolina, Padre Fausto e tanti altri. Per tutti loro la nomina a Cavaliere della Repubblica è stata una sorpresa inaspettata; una richiesta avanzata dal Comune o dalle Associazioni e Sezioni di appartenenza, che hanno voluto sottolineare l’affetto nei confronti di questi uomini e donne che hanno messo al primo posto la solidarietà. Le loro storie, semplici e affascinanti, raccontano uno straordinario percorso di vita fatto di gesti quotidiani, dai quali si coglie l’attenzione costante nei confronti delle necessità altrui. Li abbiamo incontrati e ci hanno raccontato le loro storie, con la semplicità di chi è consapevole di aver fatto solo il proprio dovere. ●
Maria durante la sua 130ma donazione
130 e non sentirle MARIA STEA
Maria insignita del titolo di Cavaliere della Repubblica con Rosita Orlandi, presidente FPDS-FIDAS
Una serie di coincidenze hanno portato la 18enne Maria ad uscire prima da scuola ed andare dal medico per una prescrizione. Lì l’incontro con un uomo che, nella disperazione di chi sta perdendo una persona cara, chiedeva aiuto al medico per il padre malato di leucemia che necessitava di trasfusioni. E Maria non è rimasta indifferente e all’indomani per la prima volta si è rimboccata le maniche per donare il sangue, iniziando un’avventura fatta di attenzione costante ai bisogni degli altri. Costretta a sospendere le donazioni per motivi di salute, nel 1999 ha ripreso alla grande, fondando una sezione FIDAS a Gioia del Colle (BA) dove ha sempre vissuto e operato attivamente non solo all’interno della FPDS-FIDAS, ma anche con la Croce Rossa Italiana e l’Aido. “L'esperienza più significativa l'ho vissuta da studente di Scienze Infermieristiche, quando svolgevo tirocinio nel reparto di Medicina Interna Oncologica prima e Reparto Trapianti dopo. Spesso ero proprio io che andavo nel Centro Trasfusionale a prendere la sacca che serviva all'ammalato e poi l'attaccavo per trasfonderla. Non so spiegare, ma era una grande gioia vedere quella sacca che piano, goccia a goccia scendeva nelle vene dell'ammalato con valori ematici veramente bassi... quel sangue rappresentava davvero la vita”. Oggi la 45nne Maria, una dei più giovani cavalieri d’Italia, ha raggiunto le 130 donazioni ed affianca con entusiasmo all’attività lavorativa e al mestiere di mamma, l’attenzione al volontariato. “Ai giovani dico di donare sangue perché questa società ha bisogno di gesti di solidarietà e altruismo”.
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Abbiamo una ricchezza che nessuno può toglierci SILVANO SALVAGNO
“La mia prima donazione risale al novembre 1964, nell’ambulatorio del paese una domenica mattina – ci racconta Silvano. – Le motivazioni sono state diverse, ma ne ricordo soprattutto due: il figlio di un collega di lavoro doveva subire un intervento cardiaco e per lui fu organizzato un intero pullman di solidarietà. Ma la motivazione più grande viene della mia famiglia: cattolica osservante e, nonostante fosse numerosa, sempre pronta ad aiutare chi si trovava in difficoltà; mia madre ci ricordava sempre che mai nessun povero era uscito dalla nostra casa a mani vuote”. Oltre 100 donazioni per Silvano, nel corso di 50 anni di impegno associativo e testimonianza in famiglia; per lui la grande soddisfazione quando i due figli, alla loro maggiore età, gli hanno chiesto di accompagnarli al Servizio Trasfusionale che frequentano ancora. Nominato Cavaliere nel 1982 e Cavaliere Ufficiale nel 2005, per il presidente onorario della FIDAS Verona a ripagarlo dell’incessante attività svolta è quanto moralmente ricevuto e gli amici che ha conosciuto. “Ognuno di noi ha dentro di sé una ricchezza che nessuno può togliergli, il sangue che scorre benefico nelle nostre vene; offriamo un po’ di questa ricchezza a chi lotta ogni giorno per la salute e una vita migliore, Lui sarà più ricco e noi non saremo meno poveri”.
1964 – Il primo tesserino di Silvano Salvagno Silvano Salvagno con il presidente nazionale Aldo Ozino Caligaris durante il 45° Congresso nazionale FIDAS del 2006 tenutosi a Verona.
Salviamo delle vite, facendo del bene a noi stessi Massimo Denarier
Massimo Denarier ha cominciato a donare sangue nel 2000, scoprendo un modo per essere concretamente utile al prossimo. E negli anni successivi ha contribuito alla fondazione della FIDAS Valle d’Aosta continuando a tendere il braccio e recentemente ha ottenuto il titolo di Cavaliere della Repubblica. “In qualsiasi ottica si voglia osservare una donazione di sangue ci sono solo esclusivamente aspetti positivi: si compie un nobile gesto di grandissima utilità, ma se vogliamo essere egoisti e meno altruisti, ci sottoponiamo gratuitamente a periodici controlli medici che potrebbero anche salvarci la vita”
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Che cos’e’ il cavalierato della repubblica Istituito con la Legge 3 marzo 1951, il Cavalierato della Repubblica è il primo fra gli Ordini nazionali ed è destinato a "ricompensare benemerenze acquisite verso la Nazione nel campo delle lettere, delle arti, dell’economia e nel disimpegno di pubbliche cariche e di attività svolte a fini sociali, filantropici ed umanitari, nonché per lunghi e segnalati servizi nelle carriere civili e militari."
Come si diventa cavalieri della repubblica L’iter da seguire è la segnalazione del cittadino, che deve aver compiuto 35 anni, che si pensa meritevole alla Prefettura del luogo di residenza dello stesso. Le Prefetture fanno una prima valutazione e poi inviano ai vari Ministeri (a seconda del campo di competenza in cui la persona si è distinta) la segnalazione. A loro volta i Ministeri devono inviare entro febbraio di ogni anno al Dipartimento del Cerimoniale di Stato della Presidenza del Consiglio dei Ministri le segnalazioni, corredate dell’istruttoria con le motivazioni. Infine, la Presidenza del Consiglio propone al Capo dello Stato le candidature a cui intende dar corso ed è lo stesso Presidente della Repubblica a conferire l’onorificenza. La cerimonia avviene generalmente presso le Prefetture in occasione della Festa della Repubblica il 2 giugno o il 27 dicembre, data in cui è stata promulgata la Costituzione.
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Quando donare è una vocazione PADRE FAUSTO GUERZONI
A Fontanellato, in provincia di Parma, da cinque secoli i padri domenicani svolgono la loro opera di evangelizzazione dal Santuario Basilica della Beata Vergine del Santo Rosario. Da molto meno tempo tra loro anche padre Fausto, classe 1952 e donatore di sangue dal 1970. Da Modena a Parma passando per Bologna, ha attraversato l’Emilia per seguire la vocazione, non dimenticando mai di prendersi cura dei malati, oltre che delle loro anime. Il suo ricordo più bello risale all’inizio degli anni ’80. “Una sera mi chiamano dall'ospedale per una piastrinoaferesi urgente. La donazione è durata allora oltre tre ore, ma ho trovato allora, come sempre, una grande gentilezza e simpatia... poi per il fatto che sono un frate la gente si sente quasi in dovere di raccontarsi, senza paure”. Nel 2004 un’altra telefonata, questa volta dalla Questura di Bologna: “La cosa in un primo momento mi allarmò, poi l'ufficiale mi spiegò che il mio nome era stato segnalato dall'ADVS per il conferimento del Cavalierato, sorrisi e mi fece piacere potermi presentare in Prefettura in "pompa magna" ovvero vestito da frate!”. In 45 anni padre Fausto ha teso il braccio per ben 222 volte e oggi donatore dell’ADAS di Parma non ha intenzione di smettere.
Padre Fausto Guerzoni durante una donazione e in abiti religiosi a Fontanellato
Durante l’estate con l’autoemoteca in spiaggia MARTINO COLONNA
Martino Colonna insignito del titolo di Cavaliere della Repubblica con Rosita Orlandi, presidente FPDS-FIDAS
Martino, dalla provincia di Bari, è uno dei 4 cavalieri della FPDSFIDAS. Donatore di sangue dal 1969, appena compiuti i 18 anni, e fino ad oggi per ben 207 volte ha teso il braccio per “far del bene al prossimo”. Come è successo per molte persone, anche per Martino la donazione di sangue è cominciata per motivi di salute sorti in famiglia. Ma non si è fermato alla necessità del momento, consapevole che non è possibile, ancora, ricreare il sangue in laboratorio: si può solo donare. Per questo ha cominciato anche ad operare in prima linea all’interno dell’associazione di cui fa parte, rivestendo da sei anni l’incarico di consigliere e tesoriere. “Il ricordo più bello legato alla donazione di sangue – ci racconta è legato all’estate. Diversi anni fa durante il periodo dell’anno in cui si registra la maggiore carenza di sangue, l’attività di informazione e sensibilizzazione si spostava lungo le spiagge”. Il suo messaggio è rivolto in particolare ai giovani, perché il dono gratuito del sangue diventi per loro una sana abitudine.
Giorgio, il cavaliere buono GIORGIO VITTORI
Tra gli eventi della storia d’Italia, alcuni rimangono indelebili non solo nella coscienza collettiva, ma soprattutto nella memoria individuale di chi li ha vissuti. Così succede per il terremoto del Friuli del 1976. Poco più che trentenne, in quella tragica occasione Giorgio Vittori dona per la prima volta e ripete il suo gesto per 75 volte, fino a quando è costretto a smettere per motivi di salute. Ma ha continuato l’impegno associativo prima come segretario e dal 1996 come presidente della sezione di Staranzano del mandamento ADVS di Monfacone. Il Cavalierato è arrivato nel 2011 dopo aver ricevuto dall’U.N.C.I. il premio bontà della città di Gorizia.
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Una sana tradizione di famiglia LUIGI DELLA GIUSTINA
Luigi Della Giustina (secondo da destra) durante una manifestazione a Cordignano
Luigi, classe 1953, è nato a Vittorio Veneto, una terra che nel secolo scorso, per via delle vicende legate alla Grande Guerra e al secondo conflitto mondiale ha conosciuto bene il senso dell’espressione “sangue versato”, ma anche del “sangue donato”. E da una mamma donatrice, per lui è stato naturale tendere il braccio una volta compiuti 18 anni, così come hanno fatto il fratello e le sorelle per rispondere ad un dovere morale nei confronti di persone meno fortunate. Un albero che ha continuato a dare frutti: sua figlia, raggiunta la maggiore età, si è presentata al Centro Trasfusionale per gli esami d’idoneità alla donazione. “Nel 2004 prima di una donazione – racconta Luigi – il medico ha riscontrato qualcosa che non andava e gli accertamenti successivi hanno evidenziato un problema di salute che mi impedisce di donare. Ci sono rimasto davvero male, ma senza quei controlli che si fanno ad ogni donazione non avrei mai saputo del mio problema e forse me ne sarei accorto troppo tardi”. Anche per lui un impegno in prima linea nell’associazione: prima la GADAS di Cordignano di cui è stato Presidente per sette anni, oggi la FIDAS Treviso con cui continua a collaborare. “La generosità e l’entusiasmo che caratterizzano i giovani possono e devono essere il marchio di fabbrica che li contraddistingue: se sei disposto a fare qualunque cosa per un amico, farlo per uno sconosciuto, uno che non ti potrà mai dire grazie, non vale anche di più?”
In aiuto alle vittime del sisma GIOVANNI DE MICHELE
Giovanni nasce a Potenza nel luglio del 1962 e ha compiuto da poco diciotto anni quando la terrà trema in Irpinia. Anche il capoluogo lucano fu colpito dal sisma e Giovanni, come altri suoi coetanei, ha cominciato a donare il sangue per aiutare i feriti. Oggi Giovanni vive a Bari, fa parte del Gruppo Intesa Sanpaolo della FPDS e da trentacinque anni spera che il suo gesto anonimo, gratuito e volontario, possa salvare la vita del prossimo. Alle nuove generazioni l’invito a “cercare dentro se stessi il valore del prossimo e l’importanza che riveste per la nostra stessa esistenza: quante delle gravissime crisi internazionali che si stanno sovrapponendo l’un l’altra, si verificherebbero, se si diffondesse la cultura della donazione, libera, responsabile e volontaria per il prossimo, soprattutto se non si sa nemmeno chi sia?”
Giovanni De Michele durante la cerimonia di assegnazione del Cavalierato della Repubblica
Giovani, non aspettate ELIGIO ROSSI
A 39 anni è stato nominato Cavaliere delle Repubblica e qualche anno più tardi Cavaliere Ufficiale. All’attivo 93 donazioni e un solo rammarico: non aver iniziato prima. Eligio è uno dei Cavalieri della FIDAS Polesana di Adria, associazione con la quale ha iniziato a donare per il bisogno di sentirsi utile, nella consapevolezza che donare il sangue è un grande atto di amore. E anche per lui il volontariato del dono si è ampliato portandolo ad assumere l’incarico di vice presidente dell’associazione. Ai giovani un messaggio chiaro e semplice: “Non aspettate a tendere il braccio”.
Eligio Rossi
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Ogni donazione è un gesto unico e irripetibile DESOLINA GIOLITTO CERESER
Desolina Giolitto Cereser durante la cerimonia di assegnazione del Cavalierato della Repubblica
Dal 1977 donatrice di sangue del gruppo FIDAS ASDP di Pont Canavese in provincia di Torino e dal gennaio scorso anche Cavaliere della Repubblica per le oltre 130 donazioni. Ma Desolina è anche mamma, nonna, componente del Consiglio Direttivo nonché supporto nelle giornate di donazione: a lei il compito di far trovare sempre una sede accogliente. “Il naturale ricambio viene dai giovani. A loro l’invito a donare almeno una volta per sperimentare la gioia che si sente nell’aiutare il prossimo in modo del tutto anonimo. La donazione dura pochi minuti, ma in quel breve lasso di tempo, a tu per tu con la sacca che va riempiendosi, penso spesso a chi sta aspettando proprio il mio dono. Sarà un bambino? Penso ai suoi genitori in trepidante attesa della sua guarigione. Sarà una mamma? Penso ai suoi figli che aspettano il suo ritorno a casa. Sarà un papà? C’è l’intera famiglia che lo attende per avere un sostegno forte e sicuro”.
Uniti nel nome del dono del sangue BENITO TOFFUL
Non solo donatore e responsabile associativo dell’Associazione Donatori Volontari Sangue di Gorizia. Una delle caratteristiche di Benito è la capacità di creare reti. A lui infatti il merito di aver dato vita al gemellaggio tra la sezione dei donatori di Sangue di Capriva e quella della Croce Rossa Tedesca di Lauterbach nel 1985. Un rapporto di amicizia va avanti da 30 anni, con frequenti visite tra le due comunità, un’amicizia che precede addirittura il concetto stesso di Unione Europea: nel nome del dono del sangue sono caduti i confini tra Italia e Germania, prima dei trattati dell'Unione Europea, prima di Schengen. Anche per questo motivo Benito ha ricevuto la medaglia d'argento della città di Lauterbach, primo insignito non tedesco e per noi motivo di orgoglio.
Benito Tofful
Donare per essere utili agli altri LANFRANCO VIANI
Lanfranco ha cominciato a donare il sangue nell’aprile del 1970 per l’ADAS Simonazzi, l’azienda in cui lavorava. “Ho pensato che donare il sangue fosse un modo per essere utile agli altri , un gesto semplice ma importante e tutti potremmo avere bisogno di sangue”. Per lui essere donatore significa mantenere uno stile di vita sano, aiuta a rimanere in forma e la donazione fatta in modo costante e controllato permette di scoprire eventuali problemi o malattie. Per questo motivo è importante far parte di un’organizzazione che segue il donatore nel suo percorso. I bei ricordi sono tanti, ma quello che ricorda con più soddisfazione è del 1984 quando il Comune di Parma ha premiato il Gruppo Aziendale Donatori Simonazzi, di cui allora era presidente, con la medaglia d’oro per aver raggiunto ben 314 donazioni. “Quando ho ricevuto il Cavalierato a Parma – ci confessa emozionato – ho avuto prima una bella sorpresa, seguita da una grande soddisfazione, per me rappresentava un importante riconoscimento per l’impegno di tutti quegli anni “.
Il primo tesserino da donatore di Lanfranco Viani
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Non solo importanti, ma indispensabili PIETRO SPONTON
Pietro Sponton si avvicina agli 88 anni, ma nei suoi ricordi è ancora vivo quel giorno del 1949. “Avevo 22 anni ed incontrai casualmente un medico all’uscita della chiesa di Adria che invitava i giovani all' altruismo e all’importanza della donazione sottolineando questo come gesto di amore verso il prossimo”. Così per oltre quarant’anni ha continuato a donare sangue per ben 140 volte. “Il più bel ricordo? Sono rimasto colpito dall’incontro con un giovane in un locale pubblico che avendomi riconosciuto quale donatore mi ha ringraziato per avergli ridato la vita. Anni fa non era come adesso: quando si donava il sangue, il momento del prelievo coincideva con il momento della trasfusione permettendo quindi di vedere la persona a cui donavi il sangue e il ragazzo ne era rimasto colpito e riconoscente mi ringraziò in maniera sincera dicendo che gli avevo ridato la vita. Io gli spiegai che non ero un medico, ma solo un donatore di sangue e lui mi disse che non eravamo solo importanti, ma indispensabili”. Da presidente della FIDAS Polesana a presidente onorario, profondamente commosso nel ricevere il Cavalierato della Repubblica ha ancora voce per invitare coloro che possono donare in un gesto di altruismo verso il prossimo.
Voglio dare un esempio ai miei figli MAURO PINARDI
Mauro Pinardi a sinistra durante la presentazione della campagna di sensibilizzazione dell’Adas Intercral con Hernan Crespo
Mauro, classe 1961, è stato nominato Cavaliere dopo aver svolto oltre 30 anni di volontariato presso la Pubblica Assistenza di Parma e aver ricoperto la carica di presidente dell’Adas Intercral Parma. Per lui una vocazione “tardiva”, ha cominciato a donare superati i trent’anni, ma da allora non ha più smesso ed anche lui ha avuto la gioia di accompagnare il proprio figlio diciottenne per la sua prima donazione. “Per me donare il sangue è un grande onore e un esempio di vita per i miei figli. È come amare una persona… fin tanto che non lo provi non capisci quanto è bello”.
I buoni frutti di Cervarese FLORIANO GHIRARDI E VITTORIO TRENTIN
Floriano Ghirardi e Vittorio Trentin
Floriano, 96 donazioni all’attivo, e Vittorio, circa 70, sono quasi coetanei. Nati attorno al 1940, entrambi hanno cominciato a donare all’inizio degli anni Settanta per solidarietà verso coloro che ne hanno bisogno e nei loro ricordi tanti episodi emozionanti, come quel giorno di ferragosto in cui Vittorio ha donato il sangue per un ragazzo di 19 anni ricoverato d’urgenza all’ospedale. Appartenenti alla sezione di Cervarese Santa Croce della FIDAS Padova, ricoprendo diversi incarichi associativi, ci trasmettono con chiarezza adamantina il significato della donazione di sangue. “Penso di aver adempiuto, in minima parte, al mio dovere di cittadino verso la mia patria come ha fatto mio padre morto soldato nel 1944 – ci ricorda Floriano. Ai giovani l’invito di Vittorio “perché inizino a donare il prima possibile per dare la possibilità agli altri di riacquistare la salute”.
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Un atto d’amore verso il prossimo MICHELE TENACE
Una richiesta di aiuto, come capita a molti, ha spinto Michele ad avvicinarsi alla donazione nel 1979, vincendo la paura del lettino, consapevole che quello che stava facendo era un atto nobile e dovuto verso i bisognosi, soprattutto per chi crede di essere “cristiano”. “Donare il sangue è dare se stesso a chi ha bisogno e non conosci”. La richiesta del Cavalierato, iniziativa di una sezione comunale per gli impegni assunti a favore del loro centro di raccolta lo ha sorpreso regalandogli un’altra meritata soddisfazione. “Il dono del sangue è un gesto che ti forma nello spirito – ricorda il presidente della FIDAS Dauna - per essere sempre pronto ad amare, come te stesso, il tuo prossimo”.
Michele Tenace
ALDO PINELLI
I Aldo Pinelli
l 7 marzo scorso, la città di Caltanissetta ha voluto ricordare Aldo Pinelli, presidente dell’ADVS di Palermo dal 1978 al 1986 nonché Presidente Regionale della FIDAS e Vice Presidente nazionale, con l’intitolazione di una via cittadina. Un ulteriore riconoscimento per chi ha dedicato gran parte della sua vita al volontariato del dono. Consapevole che la situazione del sangue in Sicilia sarebbe stata drammatica senza il volontariato, Pinelli ha incentivato la nascita di associazioni a Termini Imerese, Alcamo, Valledolmo, Partinico e Gela; ha acquistato (con il contributo della Regione Sicilia) un’autoemoteca per la raccolta “mobile” presso quartieri, paesi, Scuole, Università; ha coinvolto aziende e Pubbliche Amministrazioni introducendo loro rappresentanti all’interno del Consiglio Direttivo dell’ADVS, ma soprattutto ha contribuito a sviluppare un movimento d’opinione, la coscienza trasfusionale, attraverso tavole rotonde, incontri, dibattiti, che si è concretizzata, utilizzando le parole dell’allora Presidente nazionale FIDAS Dario Cravero, “in una crescita esponenziale della raccolta di sacche di sangue in Sicilia e nella nascita di sezioni distaccate in Sicilia”. La Commissione Toponomastica del Comune di Palermo gli aveva già intitolato una Via, inserendolo anche nell’Archivio Biografico Comunale di Palermo, all’interno del quale sono stati inseriti i profili di Uomini e Donne, attivi in tutti i campi, in tutte le arti e professioni che hanno contribuito al progresso della Città di Palermo dal V secolo d.C. ai nostri giorni.
Aldo Pinelli. Il bassorilievo realizzato dallo scultore Domenico Zora
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La città di Viareggio: una storia lunga 900 anni a cura della
FIDAS Viareggio
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ltre 61mila abitanti per il secondo comune della provincia di Lucca. Nel cuore della Versilia, nella Toscana nord occidentale, si trova Viareggio. Non solo carnevale e stabilimenti balneari, ma una storia che parte dal XII secolo d.C. Il “Castrum de Via Regia” era infatti il castello che Lucchesi e Genovesi, alleati contro Pisa, edificarono nel 1172 sulla riva del mare, a difesa della costa e del territorio circostante. Il forte di Viareggio e la modesta foce del Canale Burlamacca che gli scorreva accanto assunsero importanza nel XV secolo, quan-
do Lucca perse il suo potere sul castello e sull’approdo marittimo di Motrone; Viareggio divenne così l’unico sbocco al mare dello Stato lucchese. Provvedimenti e misure per bonificare la palude che orlava la costa favorirono la crescita urbana e demografica di quello che stava divenendo un piccolo borgo. Già nel 1480 il movimento marittimo aveva assunto una discreta importanza e Lucca decise di offrire gratuitamente terreno a chi decideva di costruire una casa a Viareggio. L’inospitalità dei luoghi e l’alto tasso di mortalità dovuto alla malaria, però, ne ostacolarono lo sviluppo e il continuo regredire del mare rese scarsamente valido il castello di Viareggio come difesa dello scalo marittimo e delle attività commerciali che vi si svolgevano. Per questo, nel 1534, fu eretta un’altra fortificazione, la Torre Matilde, che garantiva una miglior protezione e che fece da nucleo attorno al quale si formò un piccolo centro abitato. Nel 1559 fu costruita la prima chiesa, dedicata a San Pietro prima e poi alla SS. Annunziata. Lo sviluppo di Viareggio, tuttavia, procedeva con difficoltà, perché nella zona retrostante continuava ad estendersi una vasta palude. Allora Lucca decise di intraprendere una radicale bonifica del territorio, incaricando l’ingegnere veneto Bernardo Zendrini di risolvere il grave problema. Furono così ideate speciali cateratte sul Canale Burla-
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Torre Matilde
macca per regolare il flusso e il deflusso delle acque e fu intrapreso il totale abbattimento della macchia palustre. Dal 1741, quando terminarono i lavori di bonifica, la malaria cominciò a diminuire progressivamente, fino a scomparire del tutto. Inoltre per proteggere le colture dell’entroterra, violentemente spazzate e danneggiate dal vento di mare, venne innalzata lungo la spiaggia una barriera artificiale, una striscia di bosco a pini: le future pinete di Viareggio. La località richiamò gente dalle zone vicine e anche molte famiglie nobili lucchesi vi si stabilirono. Il paese si ampliò, le attività di pesca, cantieristica e marineria velica assunsero notevole importanza, tanto che nel 1819 la duchessa di Lucca Maria Luisa di Borbone decretò la costruzione della prima darsena e nel 1820 elevò Viareggio al rango di "città". Nel 1822 la principessa Paolina Bonaparte Borghese, sorella di Napoleone, fece costruire vicino alla riva del mare una graziosa villa, in cui soggiornò nei suoi ultimi anni di vita. Era l’inizio di una nuova stagione per Viareggio, quella caratterizzata dall’usanza dei bagni di mare: per la bellezza della spiaggia, per la felice posizione geografica, per il senso di ospitalità degli abitanti, la città si avviava ad essere un centro balneare rinomato. Nel 1828 furono costruiti i primi stabilimenti ed intorno al 1860 sorsero grandiose strutture balneari su palafitte: il bagno Nettuno, il Balena, il Felice, l’Oceano e via via tutti gli altri, dal Canale alla Piazza Mazzini. Accanto alle modeste case del popolo si elevarono quelle signorili e l’espansione urbanistica si spostò dall’antico nucleo stretto attorno alla Torre Matilde verso il mare e lungo la spiaggia. All’inizio del Novecento la città era già la "Perla del Tirreno", un centro mondano, culturale e turistico apprezzato in tutta Europa e caratterizzato da una particolarissima architettura sospesa tra eclettismo e liberty. Nel corso della seconda guerra mondiale violenti bombardamenti distrussero interi quartieri, provocando centinaia di vittime tra i civili, ma – nonostante le immani ferite – Viareggio seppe subito risorgere, ricostruendo case, alberghi, cantieri e attrezzature balneari.
FIDAS Viareggio: oltre 60 anni a servizio del territorio e non solo
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ei tristi anni del primo dopoguerra, la Misericordia cercava con ogni mezzo di dare ai cittadini di Viareggio tutto l’aiuto possibile, sia dal punto di vista sanitario che come stimolo morale a tornare a vivere nel migliore dei modi. I confratelli e le consorelle erano impegnati al massimo nelle attività che tradizionalmente avevano fatto dell’Arciconfraternita un Ente vivo nella città. Sempre in prima linea in caso di necessità, portando l’aiuto a tutti senza “stare attenti”, “pensare”, “vedere”, ma con slancio sincero e pronto. In questi anni di volontariato vissuto con un fervore quasi religioso mentre con tutti i mezzi si cercava di ricostruire quanto era andato perduto, si alzavano da più parti richieste di un ulteriore servizio, nuovo per l’Arciconfraternita, ma fondamentale per la salvezza di tante vite: la donazione di sangue che cominciava a diventare terapia diffusa anche nel nostro Ospedale. I medici spesso cercavano tra i confratelli della Misericordia chi potesse “donare”. Nacque così, con atto ufficiale del Consiglio, il Gruppo “Fratelli Donatori di Sangue” dell’Arciconfraternita di Misericordia di Viareggio. Era l’11 gennaio 1953 ed in occasione della Domenica dedicata alla Sacra Famiglia i confratelli si riunirono e durante la celebrazione della Santa Messa, misero le basi
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La FIDAS in Toscana Oltre alla FIDAS Viareggio, fanno parte della FIDAS Toscana anche l'Associazione Donatori Sangue FIDAS Fornaci di Barga in provincia di Lucca e l'Associazione Donatori Sangue FIDAS Misericordia di Capalle in provincia di Firenze, entrate ufficialmente nella famiglia FIDAS il 28 febbraio scorso
del Gruppo “FRATELLI” Donatori di Sangue della Misericordia. I primi anni furono ricchi di slanci generosi. I donatori venivano chiamati dalla Misericordia che aveva ricevuto una richiesta di sangue. Un’autoambulanza li andava a prelevare sul luogo di lavoro e li portava all’ospedale. Quasi sempre la richiesta era per il reparto maternità. Da un tubicino collegato alla siringa il sangue andava in un vaso di vetro ed il donatore con una bacchetta di cristallo mescolava il liquido fuori uscito. La donazione di sangue era minima (150-200 gr.). Mentre veniva donato il sangue, la suora sbatteva un ricco zabaione con 2 uova, molto zucchero e cognac, mentre il Gruppo Fratelli dava loro in aggiunta un buono per un fiasco di vino e per una bistecca. Queste donazioni, dato il minimo quantitativo prelevato, venivano richieste anche una volta al mese ed, eccezionalmente, anche prima. Nel 1954 nella miniera di Ribolla (GR) avvenne una sciagura e 30 donatori si misero a disposizione dei medici per soccorrere le vittime. In un documento del 12 giugno 1955 si legge che il responsabile del Centro per la trasfusione dell’Ospedale di Careggi (FI) si dice disponibile a raccogliere i flaconi di sangue non utilizzati per trasformarli in plasma e restituire così “in misura di metà di quello ricavato” per l’uso locale. L’ambulatorio per i prelievi richiede attrezzature sempre più perfezionate e purtroppo le risorse sono minime perciò si sollecita l’aiuto dei tanti turisti estivi per una serata spettacolo i cui fondi possano finanziare il Gruppo. Nasce così la “Parata di orchestre” che con il lavoro di tanti confratelli permise in più anni, dal 1955 al 1964, di realizzare progetti ambiziosi. Molteplici furono gli artisti che gentilmente si prestarono; alcuni allora gio-
vanissimi: Fred Buongusto, Adriano Celentano, Peppino Di Capri, per citarne solo alcuni, aderirono con entusiasmo alla richiesta dei donatori. La quantità di sangue donato cresce, ma purtroppo non è mai sufficiente perché gli ospedali più grandi e specializzati (Pisa e Massa) ne assorbono quantità sempre più grandi. I Donatori, insieme agli altri confratelli, sono sempre pronti ad intervenire quando c’è bisogno, come durante la grave alluvione che sconvolse la Toscana nel 1966 o in occasione del terremoto che sconvolse il Belice nel 1968. Il gruppo continua il proprio impegno silenzioso ed insostituibile insieme alle altre associazioni presenti in città e finalmente il 13 ottobre 1973 l’amministrazione dell’Ospedale Tabarracci inaugura il Centro Trasfusionale. Nel maggio 1976 ci sono ancora dei Donatori fra quanti portano il loro aiuto ai terremotati del Friuli e fra quanti in sede operano per preparare i materiali. Nel novembre 1980 il tremendo terremoto sconvolge l’Irpinia. lì Gruppo Donatori rinuncia alla sua giornata di festa e devolve
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54° Congresso Nazionale FIDAS 34° Giornata del Donatore VIAREGGIO 01-03 maggio 2015 Programma quanto doveva essere speso per mandare i primi soccorsi alle popolazioni colpite. La legislazione sulla donazione del sangue cambia (7/5/1990 legge 107) ed il Gruppo “FRATELLI” Donatori di Sangue della Misericordia deve adeguarsi alle nuove regole poste dalla normativa. Ogni Gruppo deve avere personalità giuridica propria e deve avere come attività prevalente la donazione del sangue. Si rende perciò necessario staccare l’attività di donazione dalle attività di Misericordia e far diventare il Gruppo Associazione autonoma pur mantenendo tutte le prerogative che vengono dalla storia appena raccontata. Dopo un periodo di profonda analisi e trasformazione si arriva alla definizione, d’accordo con la Confraternita, di uno Statuto e di un Contratto di comodato per l’uso della sede che definisce i rapporti comuni e la comune matrice pur nell’autonomia delle due associazioni. Il Consiglio della Misericordia approva in data 10/12/1990 lo statuto dei donatori che, di fatto, segna la nascita del “Gruppo Donatori di Sangue” quale entità autonoma, associazione autonoma di donazione del sangue all’interno della Misericordia. E’ un momento importante ma anche un carico di nuova responsabilità per l’associazione che da questo momento cammina su un suo percorso parallelo e comune con la Confraternita ma sicuramente indipendente per fini e scopi. Nel mese di Gennaio del 2012, l’assemblea dei soci, ad unanimità, decide liberamente di aderire alla Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue FIDAS che in data 3 marzo 2012 ammette come federata l’Associazione Donatori di Sangue FIDAS Viareggio, prima realtà FIDAS della Regione Toscana. ●
Giovedì 30 aprile SALA CONFERENZE VILLA ARGENTINA, Viareggio 11:30 Conferenza stampa di presentazione del 54° Congresso nazionale FIDAS Venerdì 1 maggio CENTRO CONGRESSI GRAN TEATRO GIACOMO PUCCINI Torre del Lago 08:00 Registrazione delegati e verifica dei poteri 09:00 Inaugurazione Congresso - Saluto delle Autorità 10:15 Assegnazione Premio giornalistico FIDAS “ISABELLA STURVI” 10:45 Inizio lavori assembleari 13:00 Sospensione lavori assembleari e pausa pranzo 14:30 Ripresa lavori Assembleari 16:45 Coffee break 17:00 Ripresa lavori Assembleari 19:00 Sospensione lavori assembleari 20:00 Cena Sabato 2 maggio CENTRO CONGRESSI GRAN TEATRO GIACOMO PUCCINI Torre del Lago 09:00 Ripresa lavori assembleari 13:00 Pranzo 14:30 Ripresa lavori assembleari 16:45 Coffee break 19:00 Termine dei lavori e chiusura del 54° Congresso Nazionale FIDAS 21:00 Cena “Agape dei donatori” e consegna del premio “Dona una goccia per la vita” Domenica 3 maggio Viareggio 08:30 Raduno dei Donatori in Piazza della Repubblica 09:35 Sfilata lungo V.le G. Marconi – P.za G. Mazzini e P.le Belvedere delle Maschere 10:30 Saluto del Presidente Nazionale FIDAS e delle Autorità 11:00 S. Messa del Donatore in P.le Belvedere delle Maschere. Celebrazione presieduta dall’Arcivescovo di Lucca Mons. Italo Castellani 12:00 Solenne Benedizione del mare
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Alla Carovana del Giro metti in circolo il tuo dono di
Giuseppe Natale
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al 9 al 31 maggio 2015 la 98° edizione del Giro d’Italia. Ventuno tappe attraverso il Belpaese per un totale di 3.481,8 km, una media di 165,8 km al giorno. La FIDAS prenderà parte a questo grande evento di rilevanza internazionale, schierando il proprio pickup sponsor “Metti in circolo il tuo dono”, nella Carovana del Giro. La partenza sarà a San Lorenzo al Mare in direzione Sanremo e si concluderà, come di consueto, a Milano: previste 1 tappa a cronometro individuale, 1 a cronometro a squadre, 7 per velocisti, 5 di media montagna, 3 di media montagna con arrivo in salita e 4 di alta montagna con arrivo in salita. Il Giro è la seconda corsa a tappe di ciclismo su strada più importante a livello internazionale dopo il Tour de France e prima della Vuelta a España, organizzato per la prima volta dal quotidiano La Gazzetta dello Sport nel 1909. Simbolo della gara la nota “maglia rosa” (colore scelto in omaggio al quotidiano sportivo da sempre organizzatore della competizione), divisa che può indossare solo il ciclista con il minor tempo totale sulla corsa. Al termine della corsa a tappe, il corridore con il minor tempo è il vincitore assoluto del Giro, al quale dal 2000, viene consegnato il “trofeo senza fine”, realizzato in rame placcato in oro 18 carati, composto
da una spirale che si alza dalla base e si allarga in cerchi sempre più ampi che aumentano di numero di anno in anno per riportare i nomi dei vincitori, incisi a mano. Oltre alla maglia rosa, la competizione prevede l’assegnazione di altre tre maglie: la maglia rossa, assegnata al leader della classifica a punti; la maglia blu per il leader della classifica della montagna; infine la maglia bianca che viene assegnata al giovane, under 25 anni, che ottiene il miglior tempo cumulativo in classifica. La Carovana del Giro, apparsa per la prima volta nel lontano 1933, è una delle attrazioni più importanti della corsa ciclistica rosa: 1 km di veicoli in fila indiana, apre la
Seguiteci Hashtag #FIDASaround
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strada agli atleti, precedendoli di circa 90 minuti nei diversi centri abitati. Quaranta le località di partenza e di arrivo del Giro e, nel corso delle 3 settimane di svolgimento della corsa, 600 i comuni attraversati per un totale di 7500 km totali. Il programma giornaliero della Carovana prevede in media 5 soste dedicate alla promozione, all’intrattenimento e alla distribuzione dei gadget al pubblico presente, ma durante lo svolgimento della manifestazione, saranno organizzati 4 eventi speciali serali i “Giro Party by Night”. Negli anni passati, con l’aiuto e il supporto delle Federate, sono stati organizzati grandi eventi estivi FIDAS come il “Coast to Coast” e l’ “On the Road” per promuovere la donazione di sangue in un periodo in cui ne aumenta il fabbisogno. La portata di un grande evento come il Giro d’Italia permetterà di far conoscere l’universo FIDAS, di sensibilizzare alla cultura del dono del sangue e favorire la conoscenza di diverse forme di donazione, in altre parole, si inviterà a “mettere in circolo il proprio dono”, raggiungendo un pubblico molto vasto e giovane, utile a garantire un ricambio generazionale nei donatori. Il Giro riesce ad attrarre un target molto numeroso e appassionato, per via dei grandi atleti che vi hanno partecipato rendendolo grande ed unico: le leggendarie battaglie tra Fausto Coppi e Gino Bartali, la particolare amicizia tra il fuorilegge Sante Pollastri e il ciclista Costante Girardengo, resa famosa dalla celebre canzone Il bandito e il campione di Francesco De Gregori, fino ad arrivare alla
ERRATA CORRIGE
storia recente con l’indimenticabile “Pirata” Marco Pantani e l’ultimo vincitore italiano, lo “Squalo dello Stretto” Vincenzo Nibali, hanno attirato più di 10 milioni di spettatori dal vivo di cui più di 2 sotto i 14 anni. Save the date! Dal 9 al 31 maggio vi aspettiamo col nostro pick-up FIDAS lungo il percorso delle tappe del Giro. Seguiteci sui social #FIDASaround. ●
Nello scorso numero di Noi in FIDAS (4-2014), nell’articolo: “I confini dell’autosufficienza: etica, economia, responsabilità” a pagina 11 sono stati riportati alcuni dati errati riguardo alla produzione di farmaci plasmaderivati da donatori volontari non remunerati in Italia. Il dato relativo alla produzione di immunoglobuline da donatori italiani corrisponde al 70% del fabbisogno nazionale e non al 20% come erroneamente riportato nell’articolo. L’errore è stato dovuto ad una non corretta lettura dei dati riportati durante il convegno oggetto dell’articolo, e mette in evidenza che, anche nella produzione di immunoglobuline (uno dei plasmaderivati di riferimento nel programma di autosufficienza nazionale), l’Italia è molto più vicina a raggiungere l’autosufficienza rispetto al dato molto inferiore riportato nell’articolo. L’autore si scusa dell’errore con i lettori di NOI IN FIDAS.
Valle d’Aosta FIDAS VALLE D’AOSTA fidasvda@gmail.com - 0165 552196
Piemonte / www.fidasadsp.it ADS Michelin - Cuneo www.adsm.fidaspiemonte.it - 0171 315374 ADAS - Saluzzo www.adas-saluzzo.it - 0171 943497 AVAS - Mondovì www.avas.fidaspiemonte.it
Liguria
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Abruzzo FIDAS - Pescara www.fidaspescara.it - 085 28221 FIDAS - Teramo www.fidasteramo.it - 0861 415460 VAS - L’Aquila www.donatorisanguevasaq.org - 328 9214338 FIDAS CUORE - Giulianova www.fidascuoregiulianova.it - 085 8020478
FIDAS BASILICATA - Matera www.fidas.basilicata.it - 0835 331502
Calabria FIDAS - Paola www.fidaspaola.it - 0982 582654 ADSPEM PIANA - Cinquefrondi drspano@libero.it - 0966 939627 ADSPEM - Reggio Calabria www.adspem.it - 0965 393822 LADoS ASS.DON.SANGUE LOCRIDE - Marina di Gioisa Jonica www.ladosgioiosa.it - 0964 416895 ADVST - Locri advst@libero.it - 0964/21826
Lazio EMATOS FIDAS - Roma www.ematos.it - 06 6837817 ADVS OPBG - Roma www.advsopbg.com - 06 6833793 GDS “Carla Sandri” - Roma www.gdscarlasandri.it - 06 77056788 ASS. VOLONTARI POLICLINCO TOR VERGATA medtrasf@libero.it - fax 06 20900597 DONATORI DI SANGUE ROMA EST ONLUS - Roma donasangueromaest@tiscali.it - 06 23188708 ASS. EMA GLI AMICI DI NINO MANFREDI - Frosinone www.emaninomanfredi.it - 0775 407223 DOSAVO - San Cesareo info@dosavo.it - 06 9570427
Molise FIDAS MOLISE franco.vitulli@yahoo.it
FIDAS - Verona www.fidasverona.it - 045 8202990
Sardegna
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FIDAS OZIERI fidas.ozieri@libero.it - 079 787498
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Sicilia ADAS - Agrigento www.adas-agrigento.it - 0922 596588 FIDAS - Alcamo www.fidas-alcamo.it - 0924 26996 FIDAS - Caltanissetta www.fidascaltanissetta.it - 0934 592830 ADVS FIDAS - Catania www.advsfidascatania.it - 095 7411223 ADSF - Favara e-mail: fbelluzzo@virgilio.it ADAS - Gela adas.gela@iol.it - 0933 934460 ADVS FIDAS - Palermo www.advspalermo.it - 091 587574 GDVS FIDAS - Paternò www.gdvs-fidas.it - tel 095 842966 AMDAS - San Filippo del Mela amdas.milazzo@gmail.com ADVS - Termini Imerese advs_termini_imerese@libero.it - 091 8115533