Noi in FIDAS 2/2015

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Magazine della Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue Trimestrale / anno XV / n. 2 / luglio 2015 www.fidas.it

l'arrivo e la partenza – Focus accreditamento – 54° Congresso Nazionale FIDAS – Giornata Mondiale del donatore


Sommario

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Editoriale di Aldo Ozino Caligaris

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Focus accreditamento

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Il progetto Notify

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54° Congresso Nazionale FIDAS

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V Premio FIDAS-Isabella Sturvi

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Una grande associazione con un grande cuore

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La Carovana del Giro

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In difesa della donazione volontaria

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14 giugno: Giornata Mondiale del donatore di sangue

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Alle radici dell'albero della vita

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Filatelia e dono del sangue

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One Nation One Donation

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Estate FIDAS 2015

ultima

Le Federate FIDAS

NOI in FIDAS Trimestrale – Periodico di informazione e formazione della FIDAS (Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue) Editore: FIDAS, Piazza Fatebenefratelli 2, 00186 Roma Redazione NOI in FIDAS: Piazza Margana 19, 00186 Roma – tel. 06 68891457 – fax 06 68217350 Email: fidas@fidas.it Anno XV n° 2 luglio 2015 Direttore editoriale: Aldo Ozino Caligaris Direttore responsabile: Cristiano Lena Comitato di redazione: Alessandro Biadene, Roberto Bonasera, Antonio Bronzino, Michele Di Foggia, Giuseppe Munaretto. Hanno collaborato a questo numero: Alessandro De Fazio, Carlo Maccanti, Giuseppe Natale, Carlo Petrini. Foto: Valter Marrasso, Angelo Calabrese. Progettazione grafica: Leandro Di Maria Autorizzazione: Tribunale di Roma n° 442/2003 del 21 ottobre 2003 Periodico iscritto al R.O.C. (Registro Operatori Comunicazione)


editoriale

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Metti in circolo la vita Q di Aldo Ozino Caligaris, Presidente nazionale FIDAS

uest’anno FIDAS ha scelto di promuovere il dono del sangue partecipando alla “Carovana rosa” del Giro d’Italia, una delle manifestazioni ciclistiche più famose e seguite al mondo. Lungo la dorsale del Paese, percorrendo oltre 3000 chilometri al seguito degli atleti allenati, FIDAS, con un pick-up griffato al grido di “metti in circolo il tuo dono”, ha incontrato decine di migliaia di persone appassionate alle due ruote che alle partenze, agli arrivi e lungo tutte le tappe hanno potuto ricevere informazioni e materiali divulgativi relativi alla donazione del sangue. Impegno, preparazione atletica, energia e sudore hanno accomunato i ciclisti che dalla splendida pista ciclabile distesa lungo la costa occidentale ligure tra San Lorenzo a Mare e San Remo hanno terminato il Giro con lo sprint su Corso Sempione alle spalle del castello Sforzesco a Milano, sede di EXPO 2015. Nel frattempo, in tutta Italia, con meno clamore ma con uguale impegno, professionalità e dispendio di energie si svolgeva un’altra competizione per concludere, ai tempi supplementari, il percorso di autorizzazione all’esercizio e di accreditamento istituzionale della rete trasfusionale nazionale, composta da Servizi Trasfusionali e Unità di Raccolta associative e dalle rispettive articolazioni organizzative. Questa gara contro il tempo, fortemente condizionata dallo spiccato regionalismo della sanità del nostro Paese, ha visto qualche velocista che ben preparato e organizzato aspettava al traguardo, consapevole del conseguimento del proprio risultato, la maggior parte delle altre Regioni che in gruppo stavano faticosamente completando il percorso di certificazione sulla base di quanto dettato dalla normativa italiana ed europea. Pochi atleti, alla spicciolata, con scarsa preparazione e consapevolezza tentavano di recuperare la strada da altri già percorsa riuscendo, affannati e con un incredibile sprint finale, a tagliare il traguardo ai limiti dei termini dettati da legge. Al convegno riepilogativo del 7 luglio scorso sul percorso di qualificazione del sistema trasfusionale italiano da titolo “Sistema sangue europeo: l’Italia entra in circolo”, oltre ad essere presentati i risultati conseguiti da tutte le Regioni e Province autonome, tutti gli attori del sistema sangue (istituzioni, professionisti e volontari del dono) hanno condiviso responsabilmente il significato di tale traguardo che di fatto non costituisce un punto di arrivo ma un punto di partenza per garantire, nel rispetto della normativa, dona-

tori e riceventi ai massimi livelli di qualità e di sicurezza. Punto di partenza che ha visto scaldare i muscoli per affrontare fatiche, impegno di risorse e razionalizzazioni, ma che di fatto costituisce l’inizio di un nuovo modo di concepire le attività trasfusionali. Sempre ai massimi livelli di professionalità, che non consentono fantasie o improvvisazioni, ma con il massimo rispetto del concetto che tutto ciò che attiene al sangue, agli emocomponenti e ai medicinali plasmaderivati deve rispondere a specifici criteri regolatori prescrittivi. Percorsi e traguardi definiti da tutti: dai velocisti, dagli atleti di tutte le squadre e dai ciclisti impegnati nella rincorsa del gruppo, come un’opportunità di crescita del sistema trasfusionale. La certezza conseguita è quella di esser entrati nel sistema sangue europeo, in ritardo ma compiendo un buon lavoro, e con altrettanta certezza di non poter smettere di correre e di allenarsi per mantenere i risultati raggiunti e conseguire altri traguardi e altre sfide. Ma come può il sangue, che una volta uscito dal braccio del donatore diventa patrimonio di tutti, non avere una valenza nazionale? Come si giustifica il valore solidaristico ed etico del dono del sangue nella massima razionalizzazione dell’utilizzo appropriato e nella garanzia di disponibilità per tutti i cittadini? Come si possono continuare a certificare le reti trasfusionali regionali senza una terzietà oggettiva di valutazione? Come viene garantito il diritto costituzionale del cittadino di ricevere l’erogazione in modo uniforme e universale su tutto il livello nazionale di un Livello Essenziale di Assistenza, come la terapia con emocomponenti ed emoderivati? Allora la vera sfida della qualificazione del sistema trasfusionale italiano è quella di “mettere in circolo la vita” quella vita che da vene a vena passa dal donatore al ricevente senza limiti e differenze in tutto il Paese nell’ambito del Sistema Sanitario pubblico, universale e solidaristico. Nel circolo della vita che vede rispetto di norme ma anche impegno e crescita culturale e scientifica di tutti gli attori; nel circolo della vita che in un susseguirsi di tappe, di arrivi e di partenze valorizzi il grande patrimonio di donatori volontari, responsabili e associati del Paese e garantisca tutti i cittadini; nel circolo della vita dove il valore della vita stessa affondi le proprie radici nella consapevole partecipazione attiva di ognuno alla vita sociale del Paese. 


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L'Italia entra in circolo di Michele Di Foggia, Consigliere nazionale FIDAS e Cristiano Lena, Direttore responsabile Noi in FIDAS

VIDEO  https://www. youtube.com/ watch?v=qv7aU6dCnE Intervista ad Antonio Breda, rappresentante della Commissione Salute della Conferenza Stato Regioni, Luigi Cardini, presidente nazionale FRATRES e portavoce protempore CIVIS e Giuliano Grazzini, Direttore del Centro Nazionale Sangue.

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accogliamo i frutti del lungo e impegnativo lavoro intrapreso nel 2007 con il recepimento delle direttive europee sul sangue e i suoi componenti” ha scritto il ministro della Salute Beatrice Lorenzin nel messaggio letto in apertura del convegno “Sistema sangue europeo: l’Italia entra in circolo” che si è svolto martedì 7 luglio presso l’Istituto Superiore di Sanità. E il ministro, come molti dopo di lei hanno voluto fare, ha sottolineato come questa tappa non sia un punto di arrivo, ma di partenza. La fatidica data del 30 giugno 2014 è arrivata, portando a termine un percorso che ha coinvolto la rete trasfusionale italiana negli ultimi anni (per i più previdenti e accorti), negli ultimi mesi per molti e addirittura in poche settimane per qualcuno. Un percorso iniziato molti anni prima con i Decreti Legislativi del 2007 che hanno recepito le direttive europee del 2002 e del 2004 e che avevano sancito l’ineluttabilità di questo processo faticoso, ma altamente qualificante per tutto il sistema. Non è nostro compito giudicare i risultati ottenuti durante questa fase, ma nessuno può mettere in dubbio la mancanza di uniformità che i percorsi di accreditamento hanno avuto nelle varie regioni e provincie autonome in Italia, consegnandoci un quadro che vede purtroppo tante sfumature (non le cinematografiche 50, ma almeno 21!) diverse. Già nel corso dell’appuntamento tenutosi a Bologna nello scorso mese di aprile, che aveva l’obiettivo non solo di fare il punto della situazione e di fare un sommario dei risultati e delle criticità emerse, ma anche di cercare di trovare una visione d’insieme del processo di accreditamento su scala nazionale, è emersa fin da subito la disomogeneità; l’Europa ci vede infatti come un aggregato di tanti sistemi trasfusionali diversi e non come un soggetto unico e uniforme. L’Accordo Stato/Regione del 16 dicembre 2010 aveva sancito che, sebbene i requisiti delle strutture trasfusionali fossero determinati nelle diverse legislazioni regionali, le stesse Regioni li avrebbero valutati in modo uniforme in tutto il territorio regionale attraverso il lavoro di appositi valutatori formati a livello nazionale dal Centro Nazionale Sangue. Con

questo obiettivo era anche stato istituito un tavolo di lavoro comune con funzioni di riferimento e supporto, con funzioni di controllo sui sistemi di accreditamento regionali. Non possiamo nascondere le complessità del nostro sistema trasfusionale che coinvolge a vario titolo quattro soggetti principali (le famose quattro gambe, così care al nostro Presidente Onorario Prof. Dario Cravero): le Istituzioni (che dovrebbero promuovere garanzie e qualità), le strutture sanitarie, le Associazioni (la parte attiva) e i cittadini (i destinatari finali). Inoltre il modello italiano prevede una presenza capillare sul territorio: sono stati censiti 283 servizi trasfusionali (a loro volta suddivisi in 1237 articolazioni) e 237 unità di raccolta associative (per le quali le articolazioni arrivano a 1216. I 267 poli di lavorazione (i “blood establishment” della legislazione europea) processano annualmente circa 9000 emocomponenti ciascuna. Questo numero è notevolmente più alto rispetto ad altri paesi europei come la Francia, Spagna e Olanda, che da anni hanno deciso di concentrare i poli di lavorazione degli emocomponenti, con una evidente razionalizzazione delle risorse ed elevata produttività. Alla fine di dicembre 2014, primo termine fissato dal Decreto Legge 29 dicembre 2010 n. 225 convertito dalla legge 26 febbraio 2011 n. 10, il percorso di accreditamento era stato quasi completato al Centro-Nord, mentre rimanevano forti criticità in Lazio, Puglia, Basilicata e Sardegna. Dal punto di vista normativo, gli elementi più problematici hanno riguardato la definizione dei requisiti minimi, ma soprattutto la terzietà di tutto il processo ispettivo messo in campo dalle Regioni che hanno valutato ciascuna le proprie strutture, con propri valutatori sebbene iscritti nell’elenco nazionale. Inoltre, già apparivano delle criticità per come sarebbero state pianificate le successive visite: il processo di autorizzazione e accreditamento, infatti, è un sistema in perenne aggiornamento, con visite alle strutture che si dovrebbero ripetere di norma al massimo ogni 2 anni. Le prossime visite saranno per molti versi più semplici e agevoli e potrebbero essere l’occasione per risolvere quelle problematiche finora emerse, come la semplificazione dei re-


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Ce l’abbiamo fatta. In poco più di vent’anni!

I quisiti minimi e una maggiore uniformità nella valutazione sul territorio nazionale, ottenuta facendo riferimento a normative europee, oppure promuovendo la mobilità dei valutatori che porterebbe anche ad una più semplice dimostrazione di terzietà nelle visite ispettive. Ma come mai tanta complessità per il raggiungimento di questo traguardo? La ragione risiede nel doppio livello in cui è articolato il nostro sistema sanitario: un livello nazionale, a cui spetta il compito di determinare i livelli essenziali di assistenza (LEA) e delle norme generali e il livello regionale con il compito di organizzare i diversi servizi sanitari locali. In alcune regioni si è cercato di operare una notevole semplificazione del panorama trasfusionale causando molte volte tensioni e incomprensioni. Le Associazioni e Federazioni dei donatori hanno partecipato al percorso di accreditamento con entusiasmo e investendo notevoli energie e risorse. Lo hanno ricordato i responsabili associativi presenti di AVIS, CRI, FIDAS e FRATRES che hanno avuto in questi anni il fine ultimo di aumentare il livello qualitativo del sistema trasfusionale e di accrescere nei donatori la consapevolezza di essere portatori di stili di vita sani e positivi e di una cultura solidale. Dall’altra parte, le Associazioni sono pienamente consapevoli della non omogeneità del percorso seguito, come ha più volte ricordato il nostro Presidente nazionale Aldo Ozino Caligaris nei suoi interventi, e hanno sempre operato con l’obiettivo di terminare l’accreditamento entro i termini stabiliti, per cui a molti responsabili associativi la proroga al 30 giugno è apparsa come una sconfitta e una scappatoia. Ma a questo punto, accogliendo gli ultimi ritardatari che proprio in questi giorni con elegante nonchalance stanno emanando gli ultimi decreti di autorizzazione all’esercizio e di accreditamento istituzionale, non resta far altro che mettere il punto e ripartire insieme consapevoli di aver raggiunto l’obiettivo dell’innalzamento del livello qualitativo dei servizi trasfusionali senza abdicare all’autosufficienza del nostro sistema sangue. 

l 24 dicembre 2014 il Consiglio dei Ministri delibera il testo del Decreto Legge emanato il 31 dicembre 2014 con n. 192, chiamato milleproroghe, ormai una consuetudine della legislazione italiana. Sicuramente lodevole l’aver passato la vigilia di Natale e di capodanno al lavoro, un po’ meno aver reiterato un modus operandi che, come si legge nella Costituzione, dovrebbe essere riservato a casi straordinari. Così recita infatti l’articolo 77: “Quando, in casi straordinari di necessità e di urgenza, il Governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge, deve il giorno stesso presentarli per la conversione alle Camere [….] I decreti perdono efficacia sin dall'inizio, se non sono convertiti in legge entro sessanta giorni dalla loro pubblicazione. […]” Così a febbraio il decreto è passato per Montecitorio e dopo il passaggio a Palazzo Madama nel mese di marzo è stato infine convertito reiterando la consuetudine normativa del Belpaese. Certamente il Milleproroghe contiene diverse rinvii, un calderone dove trovano spazio IVA, sfratti, Equitalia e tanti altri temi. Tra questi slittano anche i termini di quanto previsto dalla Legge 26 febbraio 2011 n. 10 di conversione del Decreto Legge 29 dicembre 2010 n. 225 relativamente alle modalità attraverso le quali l'AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) assicura l'immissione in commercio dei medicinali emoderivati prodotti da plasma raccolto sul territorio nazionale nonché l'esportazione del medesimo per la lavorazione in Paesi comunitari e l'Istituto superiore di sanità assicura il relativo controllo di stato. Infatti, ogni medicinale realizzato in un impianto di produzione deve essere conforme all’AIC (Autorizzazione Immissione al Commercio), quindi anche quelli prodotti da materia prima di origine biologica umana come il plasma umano. Ma cos’era questo Decreto Legge n. 225? Un altro milleproroghe di quattro anni fa, che stabiliva appunto, entro il 31 dicembre 2014, l’applicazione delle modalità sopraindicate. Comunque negli ultimi anni abbiamo assistito al passaggio da un rinvio all’altro per il raggiungimento di un obiettivo che era stato già individuato, a livello europeo più di venti anni fa, quando furono introdotti i criteri di “qualità e sicurezza” relativamente al sangue e agli emocomponenti. Dall’Europa… Il 21 dicembre 1994 la Commissione Europea aveva emanato una comunicazione relativa alla sicurezza e all'autosufficienza del sangue nella Comunità europea, individuando l'esigenza di elaborare una strategia in materia di sangue per aumentare la fiducia nella sicurezza del percorso trasfusionale e promuovere l'autosufficienza nella Comunità europea. Storicamente si usciva dal periodo turbolento della diffusione di epatiti e HIV e si cercava di creare gli opportuni argini per evitare che il fenomeno di ripetesse di nuovo. Così il Consiglio d’Europa, nella sua risoluzione del 2 giugno 1995, sulla sicurezza delle trasfusioni e l'autosufficienza di sangue nella Comunità europea, aveva invitato la Commissione a presentare proposte adeguate al fine di elaborare una strategia in questa materia e questo è stato ribadito nella risoluzione del 12 novembre 1996, al fine di favorire lo sviluppo di un'impostazione coordinata riguardo alla sicurezza del sangue e dei prodotti del sangue nella Comunità Europea.

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focus accreditamento

Il Parlamento europeo, inoltre, nelle risoluzioni del triennio 19931996 ha più volte sottolineato l'importanza di assicurare il più alto livello possibile di sicurezza del sangue ed ribadendo il proprio costante appoggio all'obiettivo dell'autosufficienza nella Comunità europea. Così dopo qualche anno si arriva alla Direttiva 2002/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, la direttiva madre in materia, che stabilisce norme di qualità e di sicurezza per la raccolta, il controllo, la lavorazione, la conservazione e la distribuzione del sangue umano e dei suoi componenti e che modifica a sua volta la direttiva dell’anno precedente (2001/83/CE) nella quale non era prevista l’istituzione di requisiti tecnici per la raccolta e il controllo del sangue e dei componenti del sangue, comprese le materie prime per la produzione di medicinali. E per l’applicazione della direttiva madre, nel 2004 la Commissione europea ha emanato la Direttiva 2004/33/CE e nel 2005 le Direttive 2005/61/ CE e 2005/62/CE. …all’Italia Ritorniamo nuovamente nello stivale: a ottobre del 2005 risale il Decreto legislativo n. 191 di attuazione della direttiva 2002/98/CE che stabilisce norme di qualità e di sicurezza per la raccolta, il controllo, la lavorazione, la conservazione e la distribuzione del sangue umano e dei suoi componenti. E qui già sorge una domanda: ma la scadenza indicata dall’Europa non era l’8 febbraio 2005? A chi l’abbiamo chiesto ci ha risposto: eravamo in ritardo…. Comunque il Decreto 191 individuava i compiti delle Regioni e delle provincie autonome relative all’autorizzazione e accreditamento dei servizi trasfusionali: “Le attività relative alla raccolta e al controllo del sangue umano e degli emocomponenti, a qualunque uso siano destinati, nonché alla loro lavorazione, conservazione, distribuzione e assegnazione, ove siano destinati alla trasfusione, sono effettuate unicamente dai servizi trasfusionali […] che abbiano ottenuto, ai sensi della normativa vigente e del presente decreto, l'autorizzazione e l'accreditamento come previsto da parte della regione o provincia autonoma. […] La regione o la provincia autonoma, previo accertamento della conformità del servizio trasfusionale ai requisiti previsti, ai sensi della normativa vigente e del presente decreto, ne autorizza l'esercizio delle attività consentite prescrivendone le condizioni. […] La regione o la provincia autonoma può sospendere o revocare l'autorizzazione e l'accreditamento del servizio trasfusionale qualora l'ispezione o le misure di controllo attuate dimostrino che lo stesso non soddisfa i requisiti previsti”. Quindi già dal 2005 le espressioni “autorizzazione e accreditamento” cominciano a diventare familiari e sempre nello stesso anno la Legge 219 del 21 ottobre specifica all’articolo 19 che “con accordo tra Governo, regioni e province autonome sancito dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono definiti i requisiti minimi organizzativi, strutturali e tecnologici delle strutture trasfusionali. Tali requisiti sono periodicamente aggiornati in relazione all'evoluzione delle esigenze organizzative ed al progresso scientifico e tecnologico del settore”. Occorre, inoltre, precisare che il Decreto Legislativo 191 del 2005 ha avuto la necessità di subire una revisione, per coordinarne i contenuti con la sopraggiunta Legge 219, con l’emanazione del Decreto Legislativo 20 dicembre 2007 n. 261. Allora si rese necessario individuare quali fossero i requisiti minimi, questo comun denominatore per un numero elevatissimo di Servizi Trasfusionali e Unità di Raccolta presenti sul territorio nazionale, arrivando quindi alla Conferenza Stato Regioni con l’Accordo del 16 dicembre 2010 che fissò i requisiti minimi strutturali, tecnologici e organizzativi dei servizi trasfusionali e delle unità di raccolta, della cui applicazione la Legge 26 febbraio 2011 n. 10 stabilì la scadenza del percorso al già famoso 31 dicembre 2014. 

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sistema sangue

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Il progetto Notify Lo stato dell’arte di Notify è stato presentato nel corso del convegno “La

sorveglianza delle sostanze di origine umana: il sistema di emovigilanza italiana e il progetto Notify” svoltosi il 23 giugno presso l’Istituto Superiore di Sanità.

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Link www.notifylibrary.org/

La condivisione di conoscenze e informazioni può risultare uno strumento indispensabile affinché possano esserci continui miglioramenti nella sicurezza e nell'efficacia nel trapianto di organi, nelle trasfusioni di sangue e nell’utilizzo di organi, tessuti e cellule di origine umana

enza il fondamentale apporto dei donatori non si potrebbe far nulla; ma una volta che il cittadino ha fatto la propria scelta e compiuto il gesto volontario, anonimo e gratuito, cosa succede? Qualche volta, e si tratta di una piccola percentuale, può verificarsi una “reazione avversa”, ossia una situazione che richiede l’intervento del personale medico. Non è superfluo ricordare come la Rete Trasfusionale nazionale, come la Rete Trapianti, abbia raggiunto un elevatissimo livello di sicurezza, ma l’errore, seppur evitabile, è pur sempre possibile. Nella maggioranza dei casi si tratta di reazioni classificabili come lievi (basti pensare al semplice svenimento post donazione) in altri casi ci si trova ad affrontare situazioni più complesse. E questo non solo per la donazione di sangue ed emocomponenti, ma anche per organi, cellule e tessuti umani. Sono situazioni estremamente rare, ma sono anche quelle che comportano un’altissima eco mediatica: un esempio per tutti lo scambio di embrioni avvenuto all’ospedale Sandro Pertini di Roma nel 2014 o al trapianto di organi del febbraio 2007 quando un fegato e due reni vennero prelevati da donatrice sieropositiva deceduta per emorragia cerebrale e, per un errore da parte del personale dell’Ospedale "Careggi" di Firenze, il referto delle analisi per HIV viene erroneamente trascritto dando il via ai tre trapianti. Allora la condivisione di conoscenze e informazioni può risultare uno strumento indispensabile affinché possano esserci continui miglioramenti nella sicurezza e nell'efficacia nel trapianto di organi, nelle trasfusioni di sangue e nell’utilizzo di organi, tessuti e cellule di origine umana In Italia già da alcuni anni l’area emovigilanza del Centro Nazionale Sangue si occupa di monitorare quanto concerne il donatore di sangue e il ricevente; la rete trasfusionale è già in grado di tracciare e monitorare completamente tutte le attività trasfusionali, rilevando criticità ma anche dimostrando con i numeri


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l’alto livello di qualità e sicurezza raggiunto. Ma il progetto Notify che coinvolge l’area sangue, organi, cellule e tessuti, offre ai professionisti del settore, e non solo, uno strumento per approfondire informazioni, al fine di prevenire e affrontare le situazioni più disparate che si possano verificare. www.notifylibrary.org è un sito in cui gli esperti di tutto il mondo collaborano per condividere le informazioni didattiche sui risultati negativi associati all'utilizzo di tutti gli organi umani. Il progetto, applicando la direttiva 2004/23/ CE (riguardante la definizione di norme di qualità e di sicurezza per la donazione, l'approvvigionamento, il controllo, la lavorazione, la conservazione, lo stoccaggio e la distribuzione di tessuti e cellule)1 e la risoluzione 63.22 del 2010 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità2, ha preso vita grazie alla collaborazione tra lo stessa OMS e il Centro Nazionale Trapianti ed oggi può contare sui principali esperti mondiali. Attraverso una ricerca che permette di reperire informazioni su eventi e reazioni avverse gravi a testo libero o per classificazione ed ottenere informazioni corredate dall’analisi degli esperti con la relativa bibliografia. Alla dottoressa Giuseppina Facco, dell’area emovigilanza del Centro Nazionale Sangue, abbiamo chiesto come interagiscono il progetto Notify e il sistema di emovigilanza. “Il sistema di emovigilanza, attivo a partire dal 2009, ha portato ad un notevole aumento delle segnalazioni degli incidenti. Paradossalmente si tratta di un evento positivo, in quanto non significa che il sistema trasfusionale sta diventando meno sicuro, ma che aumenta la sorveglianza per il miglioramento del prodotto e di conseguenza aumenta la sicurezza sia del donatore di sangue ed emocomponenti sia del paziente ricevente. Il progetto Notify non è nato per sorvegliare, ma per condividere conoscenze e informazioni. Si tratta di due progetti distinti che si completano a vicenda attraverso la costante sorveglianza e la completa conoscenza dei casi”. 

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L’aumento delle segnalazioni degli incidenti trasfusionali è un evento positivo, perché aumenta la sorveglianza per il miglioramento del prodotto e di conseguenza la sicurezza sia del donatore di sangue ed emocomponenti sia del paziente ricevente”

Video  https://www.youtube.com/watch?v=6aG33CF26I L’intervista a Giuseppina Facco realizzata dall’Ufficio Comunicazione del Centro Nazionale Sangue

1. Direttiva 2004/23/CE del 31 marzo 2004 Art. 11 “Gli Stati membri assicurano l'esistenza di un sistema atto a notificare, controllare, registrare e trasmettere le informazioni riguardanti eventi e reazioni avversi gravi che possono influire sulla qualità e la sicurezza di tessuti e cellule e che possono essere connessi all'approvvigionamento, al controllo, alla lavorazione, allo stoccaggio e alla distribuzione dei tessuti e delle cellule, nonché qualsiasi altra reazione avversa grave osservata nel corso o a seguito dell'applicazione clinica, che possa essere in rapporto con la qualità e la sicurezza dei tessuti e delle cellule”. 2. WHO Resolution 63.22 – La 63° Assemblea Mondiale della Sanità “facilitare l'accesso 'agli Stati membri di informazioni adeguate sulla donazione, il trattamento e il trapianto di cellule umane, tessuti e organi, compresi i dati su reazioni e gravi eventi avversi”


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54° congresso nazionale Viareggio

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a FIDAS Viareggio, una delle ultime associazioni entrate nella famiglia FIDAS, 550 donatori periodici all’appello, ha ospitato il 54° Congresso Nazionale. Una due giorni di verifica di quanto svolto nel corso del 2014, ma anche un momento per un confronto sereno tra le Associazioni presenti al fine di migliorare l’attività a servizio dei cittadini all’interno di un contesto globale che richiede una sempre maggiore specializzazione del volontariato. “Per fare del bene, fatto bene” come ha sottolineato il presidente nazionale Aldo Ozino Caligaris, all’apertura del Congresso svoltosi al Gran Teatro Puccini di Torre del Lago.

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L’avvio del Congresso Nazionale con la presentazione da parte del presidente FIDAS Viareggio Dimitri Pezzini

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La direttrice del Centro Regionale Sangue Toscana Valentina Molese presenta il bilancio 2014 della regione La medaglia che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha inviato alla FIDAS in occasione del Congresso nazionale

Margherite o orchidee? Qualunque sia la risposta, le associazioni dei donatori continuano a produrre i loro fiori.

Al Gran Teatro Puccini di Torre del Lago serata lirica per congressisti e accompagnatori

Il presidente nazionale Aldo Ozino Caligaris con Dimitri Pezzini, presidente FIDAS Viareggio e Feliciano Medeot, presidente ADVS Gorizia che ospiterĂ il Congresso nazionale nel 2016


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V Premio Giornalistico FIDAS-Isabella Sturvi

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el corso della prima giornata è stato assegnato il V Premio Giornalistico FIDAS-Isabella Sturvi che anche quest’anno prevedeva due sezioni: stampa/web e radio/tv. La giuria composta da Andrea Volterrani (Università Roma-Tor Vergata), Anna Monterubbianesi (Forum Terzo Settore) e dai rappresentanti FIDAS Dario Cravero, Feliciano Medeot e Andrea Grande ha selezionato i lavori pervenuti premiando per la sezione stampa/web Donatella Barbetta e Alessandro Graziadei e per la sezione radio/tv Giuseppe Guglielmo.  Donatella Barbetta, del Quotidiano Nazionale (Il Resto del Carlino, La Nazione, Il Giorno) riceve il premio dal prof. Dario Cravero, presidente onorario FIDAS, per gli articoli “Sangue, appello ai giovani” e “Donazioni di sangue, solidarietà con la FIDAS”.  Giuseppe Guglielmo, della redazione TG3 Calabria, premiato dal presidente regionale FIDAS Friuli Venezia Giulia Feliciano Medeot, per il servizio realizzato in occasione dell’ottava Traversata della Solidarietà.

 Alessandro Graziadei, di Unimondo.org, premiato dal Coordinatore nazionale Giovani FIDAS Andrea Grande, per l’articolo “Il donatore di sangue volontario, responsabile e non remunerato”.

 I vincitori del premio con Giuliano Grazzini, direttore del Centro Nazionale Sangue, Maria Rita Tamburrini dirigente dell’ufficio VIII Sangue e Trapianti del Ministero della Salute e Claudio Velati, presidente nazionale SIMTI.


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Una piccola associazione con un grande cuore

il presidente FIDAS Aldo Ozino Caligaris, Mons. Italo Castellani e Andrea Grande.

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ltre diecimila donatori di sangue hanno invaso il lungomare di Viareggio per la 34° Giornata del donatore domenica 3 maggio. Un lungo corteo partito dalla pineta ha percorso tutto il lungomare per ritrovarsi nel Piazzale Belvedere delle maschere dove Mons. Italo Castellani, arcivescovo di Lucca, ha celebrato la messa, al termine della quale c’è stata la benedizione del mare.

Nel corso della celebrazione le offerte raccolte, per un totale di 1248,00 euro, sono state devolute all’Unicef per l’emergenza umanitaria in Nepal. Su invito della FIDAS Viareggio molti donatori hanno sfilato mascherati. Ad accoglierli Burlamacco e Ondina, le maschere simbolo della città del Carnevale e il re e la regina del Carnevale. 


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Giusy e Giuseppe sul pickup

La carovana del Giro di Giuseppe Natale

I Fabio Aru all'arrivo a Cervinia

A Torino con gli amici della ADSP FIDAS

Carovana del giro  https://www.youtube.com/watch?v=cV-WK6NteMg

l 31 maggio scorso si è conclusa l’avventura della FIDAS alla Carovana del Giro d’Italia, la cui 98° edizione ha visto vincitore assoluto della maglia rosa lo spagnolo Alberto Contador, seguito in seconda posizione dal sardo Fabio Aru, vincitore della maglia bianca come miglior giovane. Le restanti due maglie, rossa e azzurra, sono andate rispettivamente a Giacomo Nizzolo e Giovanni Visconti. Nello scorso mese di maggio il pick-up FIDAS ha percorso ben 6201 km in lungo e in largo, annunciando il messaggio di “mettere in circolo il proprio dono” in più di 180 località di sosta, attraversando oltre 550 centri abitati, distribuendo ben 50.000 tra gadget e brochure informative. La giornata tipo prevedeva un ritrovo mattutino, dove in una riunione si ricevevano informazioni sulle attività della giornata e si preparava il mezzo, attività di intrattenimento e distribuzione alla partenza, trasferimenti nelle varie località con le relative soste, attività all’arrivo e all’open village. Infine, in alcune tappe, era previsto un Carovana Party serale nelle piazze, con intrattenimento musicale e attività promozionali. Partecipare alla Carovana del Giro è stata sicuramente un’esperienza unica che ha permesso di ritrovare una parte dell’Italia che troppo spesso viene oscurata dalle nefandezze nostrane: un’Italia fatta di persone che hanno il piacere di gioire delle piccole cose e di condividerle insieme alla comu-


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eventi

nità, un’Italia che fa dell’accoglienza il suo cavallo di battaglia. Nella maggioranza delle soste effettuate siamo sempre stati accolti con gioia ed entusiasmo da bambini, giovani, adulti ed anziani, dai quali era impossibile non notare la contentezza trasparire dai loro occhi. Ogni sosta è stata una festa, sia per noi, i ragazzi della Carovana, ma soprattutto per tutti coloro che incontravamo sul nostro percorso e a cui portavamo i nostri “doni”. Per la FIDAS è stata sicuramente un’ottima occasione di grande visibilità che le ha permesso di presentarsi in una veste decisamente attraente e giovanile, considerato che la Carovana del Giro è definita come “lo staff più pazzo del mondo nel paese più bello del mondo”. Diverse persone si sono avvicinate per chiedere ulteriori informazioni sulle nostre attività e sul mondo della donazione (non solo nelle località attraversate, ma anche tra gli stessi colleghi in Carovana) e la speranza maggiore è che questo interesse si trasformi in azione, cioè nel nobile gesto di tendere il braccio al prossimo. Di contro c’è da dire che le nostre soste, per questioni tecnico – organizzative, sono state sempre molto serrate e brevi, limitando la possibilità di fornire informazioni più dettagliate e specifiche agli interessati. In questo senso, prezioso è stato l’aiuto di alcune Federate che sono riuscite a raggiungerci nel nostro girovagare, contribuendo a prolungare le attività promozionali anche dopo le nostre ripartenze. In conclusione, la partecipazione al Giro d’Italia è stata un’avventura decisamente piena di soddisfazioni, occasioni e soprattutto di Amici che ci hanno accompagnato durante questo lungo viaggio, sostenendoci e aiutandoci nei momenti del bisogno e condividendo quelli migliori. Si coglie l’occasione per ringraziare tutti coloro che sono intervenuti partecipando e attivandosi per la buona riuscita dell’evento. 

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 a Imola con gli amici dell'ADVS Ravenna

Lo staff al completo: Alessandro Biadene, Giuseppe Munaretto, Giusy Arcella e Giuseppe Natale


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editoriale

In difesa della donazione non retribuita di Carlo Petrini Responsabile dell’Unità di Bioetica, Istituto Superiore di Sanità

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utorevoli istituzioni nazionali, internazionali e sovranazionali stabiliscono che la donazione del sangue sia volontaria, anonima e non retribuita. Tra gli innumerevoli esempi che si possono citare vi sono la “Dichiarazione di Melbourne”, adottata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (nella quale si afferma che “i donatori volontari, regolari, non remunerati sono la pietra miliare per un’autosufficienza nazionale di sangue e di prodotti del sangue sicura e sostenibile”), e la “Dichiarazione di Roma”, sottoscritta dalla stessa Organizzazione Mondiale della Sanità insieme a 153 esperti rappresentanti dei ministeri della salute, dei programmi nazionali, delle agenzie regolatorie e di altre istituzioni coinvolte nel complesso sistema che dalla donazione del sangue va al suo utilizzo. Il principio della donazione del sangue volontaria, anonima e non retribuita è correlato al principio più generale in base al quale il corpo umano e le sue parti non possono essere oggetto di profitto. Il principio è sancito in autorevoli documenti sottoscritti dai governi di molte nazioni. Tra tali documenti vi sono, per esempio, la Convenzione sui Diritti dell’Uomo

il corpo umano e le sue parti non possono essere oggetto di profitto

e la Biomedicina del Consiglio d’Europa (nella quale, all’art. 21, si afferma: “Il corpo umano e le sue parti non debbono essere, in quanto tali, fonte di profitto”) e la Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea (nella quale, all’art. 3, si stabilisce “il divieto di fare del corpo umano e delle sue parti in quanto tali una fonte di lucro”). Sebbene il principio della non-commerciabilità del corpo umano e delle sue parti sia largamente riconosciuto nell’ambito del corpus dei diritti umani, in alcuni Stati, come è noto,

sono previsti rimborsi per i “donatori” (per le ore lavorative perse, per gli spostamenti, per i disagi). Spesso i rimborsi si configurano come veri e propri pagamenti. La Food and Drug Administration statunitense utilizza l’espressione “paid donation”, nella quale è evidente un ossimoro. In alcune parti del mondo, industrie che lavorano il plasma e che ne ricavano (a fini di lucro) prodotti plasmaderivati utilizzano “donatori” pagati. È evidente che incentivi economici per la “donazione” possono facilmente degenerare nello sfruttamento di gruppi sociali disagiati e meno abbienti. Inoltre, i dati scientifici dimostrano che vi è un rischio sanitario nell’utilizzo di sangue proveniente da “donazioni”: infatti, è maggiore la possibilità di trasmissione di malattie. Un esempio significativo in tal senso riguarda i tossicodipendenti in alcune località messicane, che varcano il confine e “donano” il sangue in alcuni Stati degli USA dove è previsto il pagamento, nascondendo di essere portatori di rischio. In alcune parti del mondo si constata quindi, purtroppo, uno scarto tra le dichiarazioni di principi e la situazione reale. A fronte di ciò è doveroso ribadire la necessità che la donazione sia volontaria, gratuita e non remunerata. Ciò risponde a principi di etica ed a esigenze sanitarie. 

Carlo Petrini

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giornata mondiale del donatore

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14 giugno: Thank you for saving my life di Alessandro de Fazio

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l 14 giugno, per celebrare la Giornata Mondiale del Donatore di Sangue, i donatori d’Italia, si sono dati appuntamento a Expo 2015 per condividere un momento all’insegna del valore della donazione. In programma un convegno, cui hanno preso parte rappresentanti istituzionali e associativi, e un flash mob che, nonostante la pioggia, ha testimoniato la volontà dei cittadini di contribuire alle necessità trasfusionali del Paese. Oltre un milione e settecentomila cittadini nel corso del 2014 hanno raccolto 3.083.654 unità di sangue ed emocomponenti e innanzitutto a loro è andato il grazie delle istituzioni, delle associazioni e di quanti hanno beneficiato di questa importante risorsa. Nella Cascina Triulza, lo spazio riservato all’interno di Expo alle realtà del volontariato, nel corso della mattinata si è svolto il convegno “Stili di vita e qualità della donazione di emocomponenti” cui hanno preso parte i presidenti nazionali di Avis, Croce Rossa, FIDAS e Fratres, la dirigente dell’ufficio VIII Sangue e trapianti del Ministero della Salute Maria Rita Tamburrini, il presidente SIMTI Claudio Velati, il direttore del Centro Nazionale Sangue


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Il sangue donato è la linfa dell’albero della vita che ognuno, secondo le proprie capacità, deve preoccuparsi di irrorare e alimentare con cura

Giuliano Grazzini, il presidente FIODS (Federazione Internazionale Organizzazioni Donatori di Sangue) Gianfranco Massaro e la Presidente della 12 Commissione (Igiene e Sanità) del Senato della Repubblica Sen. Emilia Grazia De Biasi. “Apprezzamento e ammirazione per i donatori e per il loro senso civico, nonché per l’attività dei professionisti del settore” è stato espresso dal Ministro della Salute Beatrice Lorenzin che ha voluto inviare il suo personale messaggio. Nel corso del pomeriggio, tra i profumi e i sapori dei padiglioni di Expo, centinaia di donatori, provvisti di magliette e cappellini rossi, hanno continuato a proporre il proprio messaggio con lo slogan “Sorridi e dona il tuo sangue” attraversando cardo e decumano e facendo sicuramente breccia nel cuore di chi non si è ancora avvicinato a questo gesto gratuito, volontario e responsabile. Perché il sangue donato è davvero linfa per l’albero della vita che ognuno, secondo le proprie capacità, deve preoccuparsi di irrorare e alimentare con cura. 

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Alle radici dell’albero di Expo 2015

di Carlo Maccanti, docente di Arte e iconografia cristiana

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opo mesi di annunci e di attesa, nonostante gli scandali accertati e le tappe d’arresto subite, grazie al frenetico lavoro delle squadre di tecnici e maestranze, attive fino alle ultime messe a punto della vigilia, l’evento EXPO 2015 è stato inaugurato il 1° maggio come previsto. Milano ha aperto i battenti a decine di migliaia di visitatori, imprenditori e curiosi, addetti ai lavori e semplici turisti che, entro il 1° novembre, data di chiusura, diventeranno milioni, secondo le previsioni. L’Italia accoglie tutta questa moltitudine all’ombra (si fa per dire!) del grande “Albero della vita”, simbolo del proprio Padiglione nazionale, che si staglia per un’altezza di 37 metri all’estremità settentrionale del cardo, al centro del maggiore spazio open air dell’area. Come fu per la tour Eiffel nel 1889, edificata in occasione dell’Expo parigina, in memoria del centenario della rivoluzione Francese, anche la struttura reticolare di casa nostra è destinata a restare eretta anche dopo lo smantellamento dei padiglioni, non solo a ricordo della manifestazione realizzatasi, ma anche per mantenere vivo il messaggio potente e suggestivo che essa rappresenta. Realizzato dal Consorzio “Orgoglio Brescia”, su ideazione e disegno di Marco Balich, direttore artistico di Padiglione Italia, l’albero è più che una scultura o un’architettura. È opera d’arte complessa e dinamica che raccoglie in sé le tipologie dell’installazione e del monumento, dell’edificio e della performance,

grazie agli effetti speciali e ai giochi di luce che percorrono l’acciaio e il legno della struttura rendendola viva, pulsante, mai simile a se stessa, facendone un elemento scenografico al passo con le più avanzate tecnologie dello spettacolo, perfettamente coordinato col ritmo dei getti d’acqua delle fontane che zampillano tutto attorno. L’albero della vita ha radici profonde, e proprio da queste il suo messaggio trae il suo vigore e la sua dignità, imponendo all’osservatore, oltre ad un comprensibile stupore emotivo, l’attenzione e il rispetto. Una delle radici è quella antropologicoculturale. In linea con il titolo dell’intera manifestazione: “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, l’Albero della Vita è il simbolo della Madre Terra, appartenente ad ogni cultura: la forza Primigenia da cui tutto è scaturito. Nelle tradizioni popolari l’albero rappresenta una delle fonti da cui attingere nutrimento. Le piante costituiscono ancora oggi il 70% delle risorse alimentari del nostro pianeta e più dell’80% della dieta umana; una trentina di colture coprono il 95% del fabbisogno energetico alimentare umano e solo cinque di esse - riso, grano, mais, miglio e sorgo - ne forniscono il 60%; la coltivazione quindi è tuttora l’attività primaria dell’umanità per il nutrimento di uomini e animali. Tuttavia, gli effetti dei cambiamenti climatici stanno riducendo la produttività agricola e, con essa, la stabilità e il reddito in molte zone che già soffrono di alti livelli d'insicurezza alimentare.


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Da questa radice se ne dirama quindi una più specificamente etica. Guardare all’albero è recuperare l’essenza del nostro essere creature, custodi e non usurpatori dei doni presenti nella natura. È invito a un’economia sostenibile, a uno sviluppo responsabile, a una riconsiderazione dei fabbisogni alimentari di ciascuno e a politiche orientate verso una giustizia redistributiva (a tal proposito, come ci ricorda la Leggenda Perugina, lo stesso Francesco d’Assisi soleva ripetere: “ho preso sempre meno di quanto mi bisognasse, allo scopo di non intaccare la parte dovuta agli altri poveri. Fare diversamente sarebbe rubare”.) L’altra radice, più squisitamente artistica, affonda invece saldamente nella più nobile tradizione del patrimonio figurativo italiano. Il design che ne caratterizza la struttura, sobrio nell’apparente complessità geometrica, ha già incontrato l’apprezzamento praticamente unanime della critica che lo ha indicato come un raffinato esemplare della creatività dell’italian style. Balich, opportunamente, non ha però creato ex nihilo, mutuando il disegno e lo slancio vitale dell’enorme chioma floreale dallo schema della piazza del Campidoglio a Roma. Il rigoroso e complesso intreccio di linee curve e losanghe fu realizzato nel 1537 da Michelangelo per Papa Paolo III Farnese quando questi gli chiese di progettare, oltre agli edifici, anche tutta la sistemazione urbanistica del Colle. Per armonizzare in uno spazio urbano l’area trapezoidale del piazzale antistante, il genio di Caprese concepì così un prodigio di geometria, inscrivendo la trama a corolla dentro un’ellisse, a differenza della traduzione dell’attuale struttura milanese che, più semplicemente ripercorre un andamento circolare. L’impianto ovale, forma ancora ricca di risonanze arcane in quegli anni, prima che il barocco di lì a poco se ne impossessasse, facendone un vezzo decorativo e inflazionato, alludeva all’ombelico del mondo, l’antico omphalos pagano, in cui i due assi (in rapporto di 3 a 4), rimandavano alla contrapposizione tra terra e cielo, traducendosi poi, secondo l’umanesimo cristiano, nel rapporto tra corpo e spirito. Il complesso schema a dodici punte (prodotto di tre per quattro) che

Michelangelo vi inscrisse, risulta quindi tutt’altro che casuale, consentendo la fusione delle simbologie astronomiche legate al numero dodici (i mesi dell’anno e le ore del giorno e della notte) con quelle cristiane (le tribù d’Israele ed il numero degli Apostoli). Il numero dodici diviene così rappresentazione della Chiesa universale. È forse per questo che, ancora oggi, l’enorme stella a dodici punte dell’albero dell’Expo riesce a suscitare nelle generazioni odierne, di tradizione cristiana e non, un richiamo antico e nobile, evocando un messaggio

di portata universale, più eloquente di quanto non riesca (ahimé!) alla splendida “Ultima cena” del Tintoretto, addossata ad una parete del Padiglione della Santa Sede situato lungo il decumano del villaggio. La tela del tardo rinascimento veneziano finisce infatti per apparirci una scelta avulsa in mezzo a tanto minimalismo d’allestimento, come una vecchia signora che sfoggia un gioiello prezioso in una capanna. 


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Filatelia e donazione di sangue di Giuseppe Natale

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l 14 giugno è una data cara per tutti i donatori di sangue: dal 2004 è infatti stata istituita la Giornata mondiale del donatore di sangue proclamata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. La scelta è ricaduta su questo determinato giorno in quanto data di nascita di Karl Landsteiner (fig. 1), biologo austriaco che per primo scoprì i gruppi sanguigni dell’uomo agli inizi del Novecento e che gli valsero il premio Nobel per la medicina nel 1930. La grandezza di tale scoperta è da ricercarsi nella successiva diffusione delle trasfusioni di sangue, che fino ad allora erano molto pericolose proprio a causa dell’impossibilità di determinare la compatibilità di sangue tra donatore e ricevente. Quest’anno, in occasione della Giornata mondiale del donatore di sangue, l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato in collaborazione con il CIVIS, ha emesso un francobollo commemorativo dedicato alla Giornata (fig. 2). Il foglietto è da 0,80 € con una tiratura di 800.000 copie e il francobollo raffigura un albero le cui fronde si ramificano come arterie e vene (in blu e rosso), dalle quali si sviluppa come frutto una goccia di sangue. In alto è situata la scritta “Giornata mondiale del donatore di sangue”, su uno sfondo che sfuma dall’azzurro al rosso. Nella parte destra e in basso del foglietto sono posti i loghi di Avis, FIDAS, Fratres e Croce Rossa su sfondo bianco e con un richiamo all’albero già citato. In Italia non è la prima volta che la donazione di sangue viene celebrata in filatelia: risale al 26 ottobre 1977 il primo ed unico altro richiamo al nobile gesto, con una serie di due francobolli rispettivamente da 70 e 120 delle vecchie lire (fig. 3 e 4). A livello internazionale invece, il primo paese a dedicare un’emissione al tema della donazione di sangue è stata l’Ungheria nel 1942 (fig. 5), composta da una serie di quattro francobolli, i cui proventi di vendita furono devoluti alla Croce Rossa Ungherese. Il termine “Véradás” si

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traduce con “donazione di sangue”. Si dovrà attendere fino al 1951 per un seconda dedica alla donazione: precisamente in Finlandia ne venne emessa una serie di tre (fig. 6), e in maniera similare all’Ungheria, il ricavato fu destinato alla Croce Rossa. Nei tre francobolli sono rappresentati una medaglia del donatore, una persona nel momento della donazione assistito da un’infermiera e l’ingresso di un ospedale di Helsinki. I termini “Veripalvelu” e “Blodtjänst” significano letteralmente “servizio di sangue”, in finlandese e svedese, le due lingue ufficiali del paese. Altri paesi hanno invece anticipato la strada intrapresa quest’anno dall’Italia, celebrando la Giornata mondiale del donatore di sangue nello stesso anno dell’istituzione di questa ricorrenza: tra i primi in assoluto l’Algeria e lo Sri Lanka che nel 2004 hanno ricordato questa data importante (fig. 7 e 8). 

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12 giugno: One nation One donation

Bari

di Cristiano Lena

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Gela

Bologna

ncora una volta il Trio Medusa ha voluto sostenere il dono del sangue insieme a FIDAS. Il 12 giugno dagli studi di Radio Dee Jay l’appello a promuovere la donazione di sangue e emocomponenti. A Torino, Milano, Udine, Parma, Genova, Bologna, Vicenza, Roma, Bari, e Gela i donatori non si sono fatti attendere. Molti di loro già abituati a rimboccarsi le maniche, molti altri alla prima volta in un Servizio Trasfusionale, in un’Unità di Raccolta o in autoemoteca. E mentre giovani e meno giovani, in tutto oltre 350, si sono alternati in questa staffetta di solidarietà, dagli studi di Roma Furio, Giorgio e Gabriele hanno ospitato Marsha De Salvatore, un’attrice americana che gira l’Italia con il suo spettacolo per raccontare in modo ironico la realtà della sua malattia: la talassemia. Statunitense, nata e cresciuta a Cincinnati (Ohio) da genitori calabresi, da più di 10 anni Marsha vive a Roma, dove fa l’attrice comica, l’insegnate di inglese e la giuda turistica. E a volte le tre cose insieme. Ma siamo riusciti ad incontrarla e ci ha raccontato la sua storia con generosità ed entusiasmo.


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Vicenza

Bari

Bologna

Torino

Intervista a Marsha De Salvatore

Tra le tante attività che porti avanti, quale ami di più? La cosa che amo di più è fare l’attrice. Porto avanti due progetti: uno è Romes Comedy Club, uno spettacolo di ‘stand up comedy’ in inglese una volta al mese, l’altro progetto è “DM55: non si può cavare il sangue da una rapa”, in cui parlo della mia vita con la talassemia tra comicità e dramma. È uno spettacolo con cui sto viaggiando per l’Italia sia nelle scuole sia nei teatri.

DA GUARDARE

Ce lo puoi raccontare nell’attesa che ti veniamo a vedere dal vivo? Comincerei così “Marsha De Salvatore, una ragazza italo-americana anzi calabro-americana, racconta la sua storia, quella di una ragazza come tante, figlia di genitori emigrati che però conservano le tradizioni meridionali nonostante la lontananza dalla terra d' origine. Marsha come tante ha la testa piena di sogni, ma anche l’anemia mediterranea, una malattia che la obbliga a sottoporsi a trasfusioni di sangue frequenti. Volutamente ha tenuto nascosta la sua malattia, fin quando ha compreso che grazie a tante persone che oggi hanno donato il sangue Marsha può condurre una vita normale.” Proprio da questa consapevolezza è nata l'idea di mettere in scena la mia vita, sperando di sensibilizzare le persone a donare il san-

 http://www.youtube. com/watch? v=sSETtPrXg50 Trailer dello spettacolo Dm55, Non si può cavare sangue da una rapa

gue, ma puntando soprattutto a dare dignità a quanti, come me, sono affetti dalla talassemia. Dm55, Non si può cavare sangue da una rapa, è un modo simpatico per affrontare il tema della malattia. Come hai vissuto il rapporto con la talassemia da quando eri piccola ad oggi? In che modo è cambiato il tuo modo di affrontarla? Per 30 anni l’ho tenuta nascosta. Mia madre è calabrese, e nella cultura calabra, non si parla dei problemi, si tenta sempre di nascondere cose del genere, per paura di essere giudicati. Quando mi sono trasferita a Roma mi sono trovata con la mia prima situazione di mancanza di sangue. Mi ha fatto riflettere sulla dipendenza della mia vita dagli altri, ma se nessuno avesse saputo della mia malattia come avrei fatto a vivere? A quel punto ho cominciato a parlarne con gli altri ed ora finalmente mi sento libera. Molti giorni sono difficili, ma cerco di impegnare ogni singolo giorno, con il lavoro, con lo sport, con gli amici. Anche perché “stare giù” comunque non mi aiuta, e poi comunque perderei minuti, ore, giorni per godermi la bellezza della vita. Il tuo spettacolo racconta in modo ironico la tua situazione di salute. Qual è la reazione del pubblico che ti trovi davanti? La reazione del pubblico è un’ora di alterne emozioni un po’ come le montagne russe: momenti alti e poi bassi. Lo spettacolo è a sorpresa…sul palco sono subito l’attrice che interpreta un ruolo comico, ma poi subito dopo divento madre di una figlia malata con poche prospettive di vita e poi ancora torno all’università. Lo spettacolo è studiato per far ridere il pubblico, ma anche per dare i giusti spunti di riflessione. E con un finale che lascia portare fuori dal teatro il messaggio dell’importanza di


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estate fidas 2015

Gela

TRAVERSATA DELLA SOLIDARIETA

9A EDIZIONE

TROFEI GIOVANI FIDAS BEACH VOLLEY/CALCIO BALILLA/PING PONG

1 AGOSTO

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CITTÀ DI REGGIO CALABRIA

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CITTÀ DI VILLA SAN GIOVANNI

PROVINCIA DI REGGIO CALABRIA

Associazione Nazionale Comuni Italiani

SIMTI

CENTRO NUOTO SUB VILLA

GUARDIA COSTIERA

Comune di Caldiero

SIMTI

donare il sangue. Vuoi lanciare un messaggio ai donatori di sangue? Nella mia vita ho fatto tante cose. Da bambina mi piaceva giocare con la Barbie, mangiare al fast-food e dare fastidio ai miei fratellini; da adolescente ero ribelle, mi vestivo dark e uscivo ogni weekend con i miei amici; poi mi sono laureata in moda e ho lavorato per un grande negozio; ho viaggiato in tutti gli States, in Canada, in Europa e ballato a un full moon party; ho studiato italiano a Perugia e poi mi sono trasferita a Roma dove faccio l’attrice. Tutto questo è stato possibile, grazie ai donatori di sangue. 

24 ORE DEL DONATORE

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Lombardia ADS Fatebenefratelli - Milano www.donatoridisangue.it - 02 63632563 FIDAS - Milano www.fidas-milano.it - 02 86460424 FIDAS - Bergamo www.fidas.bergamo.it - 035 244555 ASDS - Cesano Boscone e-mail: asdscesanoboscone@gmail.com - 348 7645489

Friuli Venezia Giulia ADVS - Monfalcone advs@libero.it - 0481 487657 GADAS - Torviscosa gadastorviscosa@libero.it - 0431 928635 ADS - Trieste www.adstrieste.it - 040 764920 AFDS - Udine www.afds.it - 0432 481818 ADVS - Gorizia info@advsg.org - 0481 630848 AFDS - Pordenone www.afdspn.it - 0427 51472

Veneto / www.fidasveneto.it FIDAS POLESANA - Adria fidaspolesana@gmail.com - 0426 23267 FIDAS - Treviso www.fidastreviso.it - 0438 998360 FIDAS - Padova www.fidaspadova.it - 049 8760266

Abruzzo FIDAS - Pescara www.fidaspescara.it - 085 28221 FIDAS - Teramo www.fidasteramo.it - 0861 415460 VAS - L’Aquila www.donatorisanguevasaq.org - 328 9214338 FIDAS CUORE - Giulianova www.fidascuoregiulianova.it - 085 8020478

Basilicata FIDAS BASILICATA - Matera www.fidas.basilicata.it - 0835 331502

Calabria FIDAS - Paola www.fidaspaola.it - 0982 582654 ADSPEM PIANA - Cinquefrondi drspano@libero.it - 0966 939627 ADSPEM - Reggio Calabria www.adspem.it - 0965 393822 LADoS ASS.DON.SANGUE LOCRIDE - Marina di Gioisa Jonica www.ladosgioiosa.it - 0964 416895 ADVST - Locri advst@libero.it - 0964/21826

Lazio EMATOS FIDAS - Roma www.ematos.it - 06 6837817 ADVS OPBG - Roma www.advsopbg.com - 06 6833793 GDS “Carla Sandri” - Roma www.gdscarlasandri.it - 06 77056788 ASS. VOLONTARI POLICLINCO TOR VERGATA medtrasf@libero.it - fax 06 20900597 DONATORI DI SANGUE ROMA EST ONLUS - Roma donasangueromaest@tiscali.it - 06 23188708 ASS. EMA GLI AMICI DI NINO MANFREDI - Frosinone www.emaninomanfredi.it - 0775 407223

Molise FIDAS MOLISE franco.vitulli@yahoo.it

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Sardegna

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FIDAS - Verona www.fidasverona.it - 045 8202990

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