Magazine della Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue Trimestrale / anno XV / n. 3 / ottombre-novembre 2015 www.fidas.it
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Sommario
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Editoriale di Aldo Ozino Caligaris
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Una legge che fa buon sangue
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Troppo vecchio per donare
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Convegno ADMO
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Comunicazione/ Oggi dono (e non ci sono scuse)
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Comunicazione/ FIDAS on web
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Traversata 2015
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24Ore del donatore 2015
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Corso di formazione 2015 – Calendario e programma
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Le Federate FIDAS
NOI in FIDAS Trimestrale – Periodico di informazione e formazione della FIDAS (Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue) Editore: FIDAS, Piazza Fatebenefratelli 2, 00186 Roma Redazione NOI in FIDAS: Piazza Margana 19, 00186 Roma – tel. 06 68891457 – fax 06 68217350 Email: fidas@fidas.it Anno XV n° 3 ottobre-novembre 2015 Direttore editoriale: Aldo Ozino Caligaris Direttore responsabile: Cristiano Lena Comitato di redazione: Alessandro Biadene, Roberto Bonasera, Antonio Bronzino, Michele Di Foggia, Giuseppe Munaretto. Hanno collaborato a questo numero: Alessia Balzanello, Sergio D’Addato, Alessandro de Fazio, Alessandra Fotia, Cinzia Guarnaccia, Giuseppe Natale. Foto: Iolanda Marta Squillace, Chiara Ferrarelli. Progettazione grafica: Leandro Di Maria Autorizzazione: Tribunale di Roma n° 442/2003 del 21 ottobre 2003 Periodico iscritto al R.O.C. (Registro Operatori Comunicazione)
editoriale
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Grazie Giuliano V
di Aldo Ozino Caligaris, Presidente nazionale FIDAS
enerdì 31 luglio scorso il dottor Giuliano Grazzini ha terminato di svolgere le funzioni di Direttore del Centro Nazionale Sangue anticipando di due anni, con dimissioni per motivi strettamente personali, la fine del suo secondo mandato quinquennale. La notizia, annunciata soltanto pochi mesi prima, ha colto di sorpresa tutti coloro che operano all’interno del sistema trasfusionale nazionale, suscitando reazioni ed echi fino nelle comunità scientifiche europee e mondiali. Tutto ebbe inizio il primo di agosto dell’anno 2007 quando, in attuazione della Legge 219/2005, si insediò il neo istituito Centro Nazionale Sangue e il dottor Grazzini, Giuliano per noi amici, assunse formalmente il compito di Direttore generale dello stesso, intraprendendo un percorso tra i più intensi e fruttuosi della storia della medicina trasfusionale del nostro Paese. Avvalorato della sua ricca esperienza professionale di direttore di struttura complessa, di direzione sanitaria ospedaliera, di membro del direttivo della Società Italiana di Medicina Trasfusionale e Immunoematologia, riconosciuto come uomo dalle grandi doti di comunicatore e di oratore, apprezzato per la sua personale dedizione al volontariato, merita ricordare in quanto iscritto ADMO la sua donazione volontaria e anonima di cellule staminali midollari, da subito ha dovuto dimostrare, qualora ce fosse stata l’esigenza, le sue competenze scientifiche e gestionali. Infatti, nel mese di agosto di quell’anno si riscontrarono in Italia alcuni casi del morbo di Chikungunya facendo tremare il sistema trasfusionale nazionale per il rischio di trasmissione del virus da donatore a ricevente. Il Direttore, sulla base dei pochissimi dati epidemiologici mondiali, attivando una rete di collaborazioni scientifiche e sanitarie ha implementato tempestivamente un sistema epidemiologico di vigilanza e di prevenzione della trasmissione trasfusionale di tale virus, suscitando poi l’interesse delle competenti autorità europee. Difficile descrivere quanto accaduto durante la “direzione Grazzini” del CNS. Parole come programmazione, autosufficienza, qualità, sicurezza, ricerca scientifica, risk assessment, linee guida, sostenibilità, autorizzazione e accreditamento, convalida, plasma master file evocano alcune delle grandi tematiche sviluppate durante la guida della rete assistenziale trasfusionale nazionale in questi otto anni da parte di Giuliano. Costantemente in dialogo con il Comitato Direttivo del CNS, avvalendosi delle linee di indirizzo, di coordinamento e di promozione delle attività trasfusionali nazionali fornite dallo stesso e dalla Consulta tecnica permanente per il sistema trasfusionale (ora Comitato tecnico sanitario sezione trasfusionale), in stretta collaborazione con il Ministero della Salute, con le Regioni e Province autonome e le rispettive Strutture regionali di coordinamento, con l’Istituto Superiore di Sanità, presso il quale il CNS è allocato, con l’Agenzia Italiana del Farmaco, con le Società scientifiche e i professionisti del settore, con le associazioni dei pazienti emopatici e politrasfusi, con le aziende della plasmaderivazione e, ultimi ma non ultimi, con i rappresentati del volontariato del dono, il direttore Grazzini ha declinato e svolto con determinazione e successo gli infiniti compiti e funzioni assegnati dalla normativa al Centro Nazionale Sangue. Nella routine e nell’emergenza non ha mai smesso di dedicarsi instancabilmente al suo impegno, concedendosi a volte qualche momento di convivialità, spesso trasformati in colazioni o cene di lavoro, ma sempre contraddistinte dalla passione, seppur parsimoniosa ma sempre verace, della buona tavola del nostro Paese e ancor di più dal piacere centellinato di un buon bicchiere di vino descritto sapientemente da chi, sommelier diplomato, sapeva scegliere il meglio dalla ricchissima offerta enologica nazionale. Uomo di scienza e di cultura, Giuliano ha saputo farsi voler bene da quanti lo hanno ammirato e rispettare da quanti lo hanno contrastato. Ha saputo esportare la validità e la qualità della rete trasfusionale italiana in Europa, facendosi apprezzare e facendo acquistare autorevolezza e riconoscimento al sistema sangue italiano. Ha terminato il suo incarico all’apice dei traguardi conseguibili, lasciando un’organizzazione nazionale e una strada tracciata per chi gli è succeduto. Per noi donatori ha fatto tanto, molto. L’ultimo atto in qualità di Direttore del CNS è stata la trasmissione, proprio il 31 luglio, al Ministero della Salute della bozza di revisione dell’Accordo Stato Regioni che sancisce lo schema tipo di convenzione tra le Regioni e Province autonome e le Associazioni e Federazioni di donatori di sangue. Orgogliosi di aver collaborato con te, di aver condiviso gioie e dolori, di annoverarti tra gli amici più cari, ti auguriamo, Giuliano, di godere nei prossimi anni delle gioie delle tue passioni: la musica, i viaggi, gli olivi, condivisi con gli affetti familiari e con il calore delle amicizie; ti ringraziamo di cuore per quanto hai fatto in questi otto anni a favore dei donatori, dei cittadini bisognosi di terapia trasfusionale, dei professionisti e delle Istituzioni, alle quali ha fornito un modello di abnegazione e di servizio. Con l’occasione rivolgiamo il più caloroso benvenuto e l’augurio di un altrettanto proficuo e prestigioso lavoro al tuo successore, il neo direttore del CNS dottor Giancarlo Maria Liumbruno. Giuliano grazie! I donatori di sangue italiani ti abbracciano e ti augurano ogni bene. •
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sistema sangue
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Una legge che fa buon sangue
di Alessandro de Fazio
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ieci anni, tra luci e ombre, e adesso il momento del bilancio. Sotto i riflettori la Legge 219/2005 “Nuova disciplina delle attività trasfusionali e della produzione nazionale degli emoderivati”: ventotto articoli, approvati il 21 ottobre del 2005, dopo un lungo percorso parlamentare iniziato negli anni ‘90 del secolo scorso. Norme che hanno segnato un traguardo, rispetto all’iter di revisione della Legge 107 del 1990, ma anche un nuovo punto di partenza introducendo una serie di elementi chiave. Ripercorrere la storia era lo scopo del convegno “Una legge che fa buon sangue: il Sistema Trasfusionale italiano a 10 anni dalla Legge 219/2005”, organizzato alla Camera lo scorso 19 ottobre alla presenza dei rappresentanti istituzionali del Sistema Sangue nazionale e del volontariato del dono.
del sistema sangue”, come ha sottolineato in apertura del convegno l’Onorevole Filippo Fossati, componente della XII Commissione Affari sociali della Camera dei Deputati, è divenuto, nel corso dell’ultimo decennio, interlocutore irrinunciabile, un ponte tra istituzioni nazionali e regionali e il cittadino che necessita di terapie trasfusionali. La Legge 219/2005 ha riconosciuto, infatti, la donazione volontaria, responsabile e periodica, quale atto gratuito di solidarietà e di straordinario valore, espressione di un elevato livello di civiltà; ha esaltato la funzione sociale delle Associazioni e Federazioni di donatori, fondata su valori solidaristici. Ma non solo. Il legislatore ha stabilito la presenza dei rappresentanti delle Associazioni e Federazioni dei donatori di sangue all’interno degli organismi dedicati, come la Consulta Tecnica Permanen-
Quali erano le novità di allora? La programmazione annuale, il riordino del sistema in senso federalista con compiti definiti per Stato e Regioni e Province autonome, il recepimento delle normative europee, la definizione dei Livelli essenziali di assistenza di medicina trasfusionale e, non ultimo, la valorizzazione del volontariato con la partecipazione diretta agli organismi previsti dalla legge. E proprio il “volontariato, qualificato e competente attore
te del Sistema Trasfusionale (oggi divenuta Sezione tecnica per il Sistema Trasfusionale del Comitato Tecnico Sanitario del Ministero della Salute) e il Comitato Direttivo del Centro Nazionale Sangue, istituito precisamente dall’articolo 12 della Legge 219. Altro elemento fondante riguarda la sicurezza dell’intero sistema. La Legge 219 ha introdotto livelli elevati di sicurezza e di tracciabilità validi per tutte le fasi del percorso
È necessario definire le competenze specifiche dei diversi attori che fanno parte del Sistema sangue
sistema sangue
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Maria Rita Tamburrini, dirigente dell’Ufficio VIII Sangue e Trapianti del Ministero della Salute
trasfusionale: dal prelievo, compresi i requisiti di idoneità per i donatori, al controllo, alla raccolta, alla lavorazione, alla conservazione distribuzione ed utilizzazione del sangue e dei suoi componenti utilizzati a fini terapeutici, fino all’emovigilanza. Anche questa fase gode dell’ausilio e della responsabilizzazione delle Associazioni e Federazioni dei donatori, chiamate a contribuire al requisito generale della qualità, posta come obiettivo principale e che, in questi anni, è stato tradotto in un concreto miglioramento del sistema trasfusionale italiano. Quest’anno, inoltre, il 30 giugno è stato conseguito l’obiettivo dell’autorizzazione all’esercizio e dell’accreditamento istituzionale delle strutture trasfusionali vissuto spesso come “un’indebita intromissione”, come ha voluto ricordare il presidente nazionale SIMTI, Claudio Velati, ma necessario per adeguarsi alle indicazioni europee recepite proprio a partire dall’inizio del decennio scorso. Certamente non sono stati raggiunti tutti gli obiettivi, la legge è da rivedere per i nuovi scenari che si sono presentati, come ha ricordato Maria Rita Tamburrini, dirigente dell’Ufficio VIII Sangue e Trapianti del Ministero della Salute. La regionalizzazione, frutto dalla Riforma del Titolo V della Costituzione non ha giovato al Sistema Sangue per il quale sono necessari l’uniformità e il superamento delle visioni particolari proprie delle Regioni. Per questo è necessario definire le competenze specifiche dei diversi attori che fanno parte del processo, dotare la rete di una struttura solida in termini di rapporti funzionali tra il Ministero della Salute e le amministrazioni regionali, come pure tra il Centro Nazionale Sangue e le Strutture Regionali di Coordinamento, attivare gli strumenti di controllo che forniscano reali garanzie rispetto alle norme europee atte ad assicurare omogeneità per qualsiasi modello organizzativo e pari requisiti di sicurezza e qualità come previsto in tutti i Paesi membri della Comunità. Infine, c’è ancora da lavorare per il raggiungimento dell’autosufficienza. L’articolo 1 della 219 ricorda come prima finalità, proprio il raggiungimento dell'autosufficienza regionale e nazionale di sangue, emocomponenti e
Claudio Velati, presidente SIMTI
Giancarlo Liumbruno, direttore del CNS
C’è ancora da lavorare per il raggiungimento dell’autosufficienza per la produzione di medicinali plasmaderivati
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sistema sangue
La Legge 219 richiede una necessaria manutenzione che superi i limiti attuali
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farmaci emoderivati; ebbene, se per il sangue possiamo dire che l’obiettivo è stato conseguito, per i medicinali plasmaderivati l’Italia deve ancora ricorrere all’importazione dei prodotti commerciali, mentre occorre intensificare gli sforzi perché anche questo livello di autosufficienza sia garantito attraverso la donazione volontaria, periodica, anonima, non remunerata e associata, rispondendo in pieno e senza compromessi a quanto già nel 1997 richiesto dal Trattato di Oviedo, grazie al frazionamento industriale del plasma nazionale in conto lavoro. In dieci anni il cammino è stato lungo, e se da una parte non si può non apprezzare quanto realizzato, dall’altra appare evidente quanta strada ci sia ancora da fare per una piena attuazione della legge e per la sua inevitabile revisione. «La legge 219 è una buona legge – afferma il presidente nazionale FIDAS Aldo Ozino Caligaris - ma richiede oggi una necessaria manutenzione che, auspicabilmente e tempestivamente attraverso una legge delega del Parlamento, porti alla definizione di un Decreto Legge governativo, condiviso con i principali attori del sistema, che non tradisca i principi fondanti del sistema trasfusionale senza “gettare il bambino con l’acqua sporca” e superi quei limiti che attualmente condizionano uno dei migliori partenariati di sinergia e di collaborazione a favore dei cittadini del nostro Paese». •
approfondimento
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Troppo vecchio per donare?
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lcune volte salutano, ringraziano e si portano a casa il ricordo di qualche decina o addirittura centinaia di donazioni, altre volte sono visibilmente infastiditi e altre volte ancora proprio non ci stanno. Sono i doa cura di natori over 65. Per tutta la vita hanno donato il Cristiano Lena sangue tendendo il braccio per gli altri e qualche volta non vogliono andare in pensione. A volte qualcuno ci contatta, ci chiede informazioni, vuole sapere di più, sottolinea la bontà del proprio stato di salute, facendo presente, con un po’ di amaro in bocca che al Servizio Trasfusionale gli è stato detto: “raggiunti i 65 anni, non può più donare”. Proprio in questi giorni l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato il “Rapporto sull’invecchiamento e la salute” e, oltre a indicare l’Italia come il paese più vecchio d’Europa, ha voluto sottolineare come l’invecchiamento sia un L’Organizzazione Mondiale della “valore da difendere”. Infatti, grazie ai Sanità ha pubblicato il “Rapporto progressi nel campo sull’invecchiamento e la salute” e, della ricerca medica, la popolazione oltre a indicare l’Italia come il paese mondiale over 60 più vecchio d’Europa, ha voluto raddoppierà entro il 2050, passando sottolineare come l’invecchiamento dai 900 milioni di sia un “valore da difendere” individui di oggi a quasi 2 miliardi, superando il numero dei bambini di età inferiore a 5 anni già alla fine del prossimo quinquennio. E se vogliamo considerare questo trend, forse si potrebbe rivedere quel limite, nella consapevolezza che certamente bisogna stimolare le nuove generazioni, ma coloro che hanno i capelli d’argento potrebbero ancora dare un importante contributo. Il Ministero della Salute nel decreto del 3
marzo 2005, “Caratteristiche e modalità per la donazione del sangue e di emocomponenti, indica nell’allegato 5 i requisiti fisici per l'accettazione del candidato donatore di sangue intero. “Il candidato donatore di sangue possiede età compresa tra 18 e 65 anni. La donazione di sangue da parte di soggetti di età superiore può essere autorizzata dal medico responsabile della procedura della selezione, così come il reclutamento di un nuovo donatore di età superiore a 60 anni.” Allora non è così automatico il meccanismo di sospensione permanente per chi ha compiuto 65 anni. Il decreto, infatti, non si esprime in modo tassativo per gli over 65, lasciando la possibilità di valutazione al medico selezionatore, pur non stabilendo un limite massimo (mentre al contrario l’asticella dei 18 anni non può essere abbassata). E questo potrebbe comportare la donazione, ad esempio, di un settantenne giudicato in salute da un addetto alla selezione. Ricordiamo, infatti, che l’Italia è l’unico paese in Europa in cui l’idoneità alla donazione è affidata ad un medico che come tale, oltre a valutare lo stato di salute generale del candidato donatore, deve accertare le capacità di recupero del singolo relativamente ai valori di pressione, integrazione delle cellule del sangue sottratte e conservazione del necessario equilibrio delle condizioni fisiche generali del donatore. Ovvero, se da una parte in fase di selezione occorre valutare tutti i possibili motivi per cui non devono donare sangue coloro ai quali il gesto di solidarietà provocherebbe effetti negativi sulla propria salute, può risultare eccessivamente cautelativo limitare aprioristicamente la donazione agli over 65 anni. Non vogliamo entrare in merito alla normativa (che si sta avviando a imminenti cambiamenti), ma abbiamo interpellato alcuni esperti per avere il loro parere.
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approfondimento
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Troppo vecchio per donare? Che cosa ne pensa il geriatra?
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ntervista al dottor Sergio D’Addato ricercatore universitario UNI Bologna, specialista in Geriatria e Gerontologia ospedale universitario Sant’Orsola-Malpighi - UO Medicina Interna (Borghi)
Sergio D’Addato Ricercatore universitario UNI Bologna, specialista in Geriatria e Gerontologia
Quali sono i pazienti di cui si occupa un geriatra? Convenzionalmente la geriatria incomincia dopo i 65 anni, ma in questi ultimi decenni l'età si sta spostando in avanti, tanto che non è difficile vedere anche settantacinquenni in piena forma. L'aspettativa di vita si innalza a meno che non ci siano patologie degenerative. Come sono cambiati gli over 65 negli ultimi decenni? Fino al secolo scorso il sessantacinquenne era considerato “molto vecchio”, basti pensare ai nostri nonni o guardare qualche foto di chi ha vissuto quell’età a metà del Novecento. Oggi la situazione è molto diversa. Tali cambiamenti a cosa sono dovuti? Sicuramente nel nostro Paese sono migliorate le condizioni di vita generali. Se fino a qualche decennio fa la prima causa di morte erano le malattie infettive, nel 2015 non si riscontrano grandi problemi di pandemie, anche se sono presenti ancora patologie degenerative, tumori e malattie cardiocircolatori che hanno una maggior incidenza quando aumenta l’età. La prospettiva di vita, inoltre, migliora anche perché sono sempre meno le condizioni irreversibili.
Quali sono le patologie più frequenti in questa fascia d’età? Per gli over 65, come per altri target, le patologie più diffuse sono legate a malattie cardiovascolari e tumori, ma non mancano le malattie infiammatorie, come artrite ed artrosi. Qual è la ricetta per mantenersi giovani? Una corretta alimentazione e una moderata attività fisica. Si tratta di ingredienti che vanno bene per qualsiasi età ma che per gli over 65 permettono di mantenere le adeguate performance cardiovascolari, respiratorie e muscolari. La normativa vigente (datata 2005) limita la possibilità di donazione del sangue a 65 anni. Ma, dal suo osservatorio, un over 65 potrebbe continuare a tendere il braccio o dovrebbe appendere la sacca al chiodo? Il limite dei 65 anni, come spesso capita quando occorre dare dei riferimenti generali, è posto tout court, ma dietro una visita medica accurata, si potrebbero valutare i diversi casi, considerando le condizioni generali del soggetto. Certamente questo discorso non è più applicabile quando si sono già presentate alcune patologie, ma questo vale anche per persone più giovani. Non sono nemmeno da trascurare le ripercussioni psicologiche che aiutano lo stesso soggetto a sentirsi ancora di aiuto e di sostegno per la collettività. Forse si potrebbe arrivare a una normativa in merito più elastica che lasci la discrezionalità al medico. •
approfondimento
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Troppo vecchio per donare? Che cosa ne pensa la psicologa?
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a tutela della salute per gli anziani ha tra i suoi più importanti elementi costitutivi l’adozione di stili di vita salutari, con attività e comportamenti funzionali allo stare bene. La prevenzione sanitaria, fatta di visite e controlli, è solo un tassello delle strategie di autotutela che rimandano ad una visione attiva e autoresponsabilizzante. Non c’è spazio per il fatalismo che considera inevitabile per gli anziani una salute traballante; per stare bene occorre attrezzarsi dotandosi di abitudini di vita che riducano i fattori di rischio e, laddove possibile, potenzino la condizione psicofisica… L’impegno per stare bene ha una motivazione decisiva nella crescente voglia di avere una vita piena di attività, progetti, relazioni, insomma un’esistenza significante che valga la pena di essere vissuta.” (Indagine Censis Salute – La Repubblica, 2005). Da queste poche righe, già datate ormai, si rileva come sia cambiata nel corso degli anni la percezione dell’anziano malato o non in grado di occuparsi della propria salute a favore di una visione degli over 60 come persone attive, responsabili, che mettono in atto azioni concrete di tutela della propria salute e, più in generale, del proprio benessere. Anche l’Europa, tra le priorità del programma Horizon 2020 inserisce la “sfida dell’invecchiamento sano”, scorrendo il documento si può notare come oltre alla garanzia di cure per tutta la popolazione e al potenziamento dei sistemi di intervento sanitario tra le strategie da attivare ci siano anche “ambienti favorevoli alla salute” e tra gli interventi “prevenzione dell’isolamento e dell’esclusione” proponendo nuovamente l’idea che la promozione di un invecchiamento sano vada di pari passo con la promozione di un invecchiamento attivo. Questo preambolo per ribadire l’idea, non così nuova viste le informazioni che giungono da diverse fonti che, a fronte del progressivo invecchiamento della popolazione mondiale e della vasta incidenza di malattie croniche nella popolazione di età più avanzata, consentire all’anziano di mantenere uno stile di vita attivo sia essenziale per prevenire il deterioramento
fisico e cognitivo. E allora, perché non consentirgli anche di donare? Perché non inserire la donazione (ovviamente con dei controlli periodici e una stretta supervisione medica) tra le attività di “promozione e tutela della salute”. Non è strano pensare, anche tra i non addetti ai lavori, che il donatore periodico, una volta raggiunti i limiti di età si senta un po’ inutile e perda uno stimolo forte al mantenimento di quello stato di buona salute che accuratamente preservava per poter continuare a donare. Poter continuare a donare potrebbe essere per l’anziano un buon motivo (o un motivo in più) per continuare a mangiare bene, praticare regolarmente attività fisica, trascorrere del tempo all’aria aperta. Inoltre, per molti donatori, il momento della donazione e la partecipazione alle attività legate alla donazione rappresentano un buon motivo per mantenersi sempre aggiornati sui temi della salute, dall’emergenza di nuove malattie all’uso di farmaci che rendono impossibile la donazione, quindi, ancora, continuare a donare in età avanzata potrebbe rappresentare un buon deterrente all’abuso di farmaci da banco cui spesso gli anziani fanno ricorso per malesseri anche di scarsa entità. Infine, gli aspetti sociali: la donazione degli over 65, non solo garantisce l’approvvigionamento di sangue a fronte dell’invecchiamento della popolazione, ma aiuta a tener alta la motivazione dell’anziano, il suo sentirsi (ed essere) utile all’altro e la sua capacità di percepirsi “cittadino attivo” che contribuisce al benessere della popolazione, tutelando allo stesso tempo il proprio benessere. Quale migliore ambiente di tutela della salute immaginare se non il luogo della donazione (autoemoteca e/o centri di medicina trasfusionale) in cui l’anziano, pur non potendo più vantare il ruolo di “saggio” tipico delle culture tradizionali, continua a “trasmettere salute” attraverso la preziosissima sacca che, come i buoni consigli e le “ricette della nonna” consente a chi attraversa un momento di difficoltà di affrontare la malattia con un alleato in più? •
Cinzia Guarnaccia Clinical Psychologist PhD in Psychology and Public Relations
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convegno admo
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Volontariato e sanità pubblica: un’alleanza vincente per costruire il futuro
di Michele Di Foggia
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a collaborazione tra federate FIDAS e sedi ADMO locali è ormai una realtà molto diffusa in tutta Italia: molte sono i punti in comune tra il donatore di sangue e il donatore di midollo osseo e i buoni risultati in termini numerici di ADMO sono state possibili grazie alla disponibilità di molti donatori di sangue a iscriversi al registro italiano dei donatori di midollo osseo. Per questi motivi, non deve stupire che il recente convegno organizzato da ADMO a Bologna in occasione della propria assemblea nazionale abbia visto tra i relatori i dirigenti nazionali di FIDAS e AVIS, nonché il neo direttore del Centro Nazionale Sangue, il dottor Giancarlo Maria Liumbruno. Inoltre, in Emilia-Romagna la collaborazione tra associazioni del dono è molto forte ed è testimoniata dalla scelta di ADMO Emilia-Romagna di firmare, proprio in occasione del convegno, i protocolli di collaborazione con FIDAS e AVIS regionali. I delegati di ADMO sono stati accolti dal Direttore Sanitario del Policlinico Sant’Orsola di Bologna (il cui Servizio trasfusionale è il punto di riferimento per i donatori FIDAS a Bologna), che ha sottolineato l’importanza delle associazioni nell’arrivare capillarmente a tutta la popolazione per diffondere le buone pratiche in ambito sanitario, in particolare sul tema della donazione gratuita, anonima e consapevole di una parte di sé. Anche gli interventi successivi hanno evidenziato il ruolo estremamente positivo delle associazioni del dono: il Direttore del Centro Nazionale Trapianti Alessandro Nanni Costa ha ringraziato per la grande collaborazione tra associazioni e sanità pubblica che ha portato al risultato di superare i 450.000 iscritti nell’IBMDR (il registro italiano dei donatori di midollo osseo) dopo una lunga fase di difficoltà e scarsa crescita delle iscrizioni. Inoltre, la recente campagna di promozione “Ehi tu, hai midollo?” ha conseguito risultati straordinari (in particolare sui giovani) e ha portato il reclutamento dei donatori di midollo osseo direttamente nelle piazze, fuori dai tradizionali Servizi trasfusionali. Il mondo della donazione del midollo osseo, sta attraversando anch’esso un periodo di grandi cambiamenti: si sta cercando di investire sul ringiovanimento e sull’innalzamento qualitativo delle tipizzazioni, che dovrebbe contribuire a fare aumentare il numero dei donatori effettivi di midollo osseo. Inoltre, è in corso una grande riorganizzazione dei laboratori di tipizzazione (circa 50), con conseguenti diminuzioni dei costi e migliori livelli qualitativi. Tra le nuove tendenze, si è assistiti ad una forte diminuzione delle donazioni da sangue cordonale, dovute in parte alla migliore tipizzazione dei donatori di midollo osseo adulti. Il dottor Liumbruno, che ad agosto ha sostituito il dottor Giuliano Grazzini alla guida del CNS, ha ricordato che il volontariato del sangue non è un volontariato improvvisato, ma sempre più competente e professionale e che riesce a garantire che gli 8300 emocomponenti che ogni giorno vengono trasfusi a 1700 pazienti italiani, siano il frutto di donazioni gratuite, anonime, volontarie e consapevoli.
Il dottor Claudio Velati e la dottoressa Francesca Bonifazi, presidenti delle società scientifiche SIMTI (Medicina trasfusionale) e GITMO (Trapianti di midollo osseo) hanno presentato un progetto di riqualificazione e miglioramento dell’efficienza dei centri di donazione e dell’IBMDR: tra i risultati ottenuti ci sono una grossa riduzione della mortalità da trapianto e la formazione di numerosi operatori sanitari nell’ambito dei trapianti di midollo. Come in FIDAS, anche ADMO ha un diverso “successo” e una diversa diffusione sul territorio nazionale. Una delle realtà più vivaci e interessanti è rappresentata dall’Emilia-Romagna i cui registro di donatori, gestito dal dottor Andrea Bontadini, è arrivato a contenere 45.000 iscritti, di cui 10.000 tipizzati ad elevata risoluzione. Questo ha permesso che già 54 donatori emiliani abbiano donato il loro midollo nel corso di questo 2015. Gran parte del risultato positivo è dovuta alla sinergia tra istituzioni regionali (il piano di programmazione del Registro regionale è stato inserito per la prima volta nel Piano regionale sangue), sanità pubblica (che ha organizzato numerosi corsi di formazione per gli operatori sanitari e i volontari) e ovviamente associazioni del Dono. La collaborazione tra associazioni del dono è stato l’argomento principale trattato dai responsabili nazionali di FIDAS, AVIS e ADMO: una collaborazione che nasce dalle tante caratteristiche in comune che hanno i donatori di sangue e i donatori di midollo osseo e che vede proprio nella realtà associativa italiana (unica in Europa) una marcia in più. Non è infatti un caso che l’Italia abbia il più alto tasso di donatori periodici di sangue (85%), a loro volta sensibili alle tematiche del dono a 360°: molti dei nostri donatori FIDAS non solo sono iscritti all’IBMDR, ma hanno anche donato il loro midollo (come Daniele Guidetti, neo-presidente della FIDAS Renazzo, in provincia di Ferrara). In conclusione, il convegno ha ribadito (se ce ne fosse ancora bisogno), che la famosa triade su cui si regge gran parte della sanità pubblica italiana (istituzioni politiche-istituzioni sanitarievolontariato), rappresenta un valore aggiunto per il benessere del Paese e che, nonostante i tagli, in qualche caso dolorosi, ai servizi sanitari, dovrebbe tendere come obiettivo ultimo a modelli organizzativi e qualità dei servizi al cittadino uniformi su tutto il territorio nazionale. Un impegno e una sfida che FIDAS sta affrontando con grande decisione. •
mondo
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I gruppi sanguigni nella cultura giapponese di Giuseppe Natale
Negli anni 70 la pubblicazione del libro “Capire le affinità in base al gruppo sanguigno” fece diffondere a macchia d’olio le fantasiose teorie sui gruppi sanguigni, fino a creare addirittura un nuovo mercato.
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e mai vi capiterà di visitare il paese del Sol Levante e conoscere qualche giapponese, una delle prime domande che potreste sentirvi fare è: “Anata no ketsuekigata wa nandesuka?“ e cioè “di che gruppo sanguigno sei?”. Una richiesta che, solitamente, non è tra le prime ad essere rivolte per conoscere una persona, almeno nel mondo occidentale. Il perché è da ricercarsi nella credenza tipicamente giapponese, ma diffusa anche in altri paesi orientali limitrofi, che l’appartenenza ad un determinato gruppo sanguigno influisca sulla personalità di una persona, con implicazioni nella vita quotidiana, nel lavoro e nei rapporti sentimentali, in maniera similare a quanto avviene da noi con i segni zodiacali e l’oroscopo. Un piccola premessa: si tratta ovviamente di superstizione senza alcuna base scientifica, nonostante siano state svolte alcune ricerche sull’argomento. Dopo la scoperta e l’identificazione dei gruppi sanguigni da parte del biologo austriaco Karl Landsteiner agli inizi del Novecento, il primo a ricercare una connessione tra sangue e personalità fu il dottore giapponese Hara Kimata nel 1916, ma studi più approfonditi vennero effettuati nel 1927 dallo psicologo nipponico Takeji Furukawa. Lo psicologo nel suo Studio del temperamento attraverso i gruppi sanguigni ha per primo formulato la teoria effettuando una ricerca tramite l’osservazione delle stu-
dentesse del suo corso di studi e attribuendo ad ogni gruppo sanguigno degli specifici aspetti caratteriali e comportamentali. Nonostante fosse evidente che il numero esiguo delle studentesse su cui vennero effettuate le ricerche non avesse né una rilevanza statistica adeguata né una solida base scientifica, questa teoria seguì una breve parabola venendo inizialmente accolta per poi essere dimenticata. Negli anni ’70 il giornalista Masahiko Nomi, rifacendosi alle teorie precedenti, seppur privo di qualunque background medico o scientifico, pubblicò il libro “Capire le affinità in base al gruppo sanguigno” che divenne in poco tempo un best seller e in seguito al quale la teoria si diffuse a macchia d’olio penetrando definitivamente in molti ambiti e creando addirittura un nuovo mercato: ad oggi in terra nipponica, ci si può imbattere dalle più classiche agenzie matrimoniali che abbinano le coppie in base al gruppo, alle diete personalizzate fino ad arrivare ai vari prodotti di largo consumo (asciu-
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gamani, bagnoschiuma, perfino condom), tutti ovviamente distinti e adatti ad un particolare gruppo. Quali sono quindi le diverse caratteristiche che identificano ogni tipologia? Gruppo A: gli appartenenti a questo gruppo sono considerate persone serie, oneste, sensibili, riservate, pazienti e responsabili. Di contro sono visti come testardi, ansiosi e schizzinosi. Vengono rappresentati con la figura del contadino. In generale sono persone molto attente, empatiche, sanno mantenere la calma anche in condizioni più stressanti, oltre ad essere molto responsabili e grandi lavoratori. In Giappone sono circa il 40% della popolazione. Gruppo B: si ritiene che le persone con questo gruppo siano creative, passionali, attive e intraprendenti con molta fiducia in loro stessi, anche se poco affidabili ed egocentrici. Presentano tratti esattamente opposti al gruppo A e la figura a loro riferita è quella del cacciatore. In generale sono curiosi per natura, sono spesso preda dell’entusiasmo che scemerà di lì a poco. Circa il 20% dei giapponesi appartengono a questo gruppo.
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Cacciatori, contadini, guerrieri o commercianti: ad ogni gruppo sanguigno viene attribuita una figura di riferimento.
Gruppo AB: le persone AB presentano tratti contrastanti derivati da una combinazione dei tratti di A e B. Chi rientra in questo gruppo è empatico, organizzato e razionale. Di contro è molto sensibile, imprevedibile smemorato e irresponsabile. In Giappone i soggetti di questo gruppo sono da non preferire, sono rappresentati dalla figura del commerciante e rappresentano il 10%. Gruppo 0: gli individui di questo gruppo tendono ad essere pacifici, ambiziosi, generosi e di indole indipendente, sempre con gli obiettivi ben chiari. Al contempo possono essere egocentrici, freddi e insensibili. Vengono ritenuti adatti a ricoprire ruoli di leadership (non a caso spesso i primi ministri appartengono a questo gruppo) e la figura ad essi legata è quella del guerriero. Rappresentano circa il 30% della popolazione. Secondo le credenze popolari, il gruppo A va d’accordo con altri A e AB, B è compatibile con B e AB, 0 con AB e 0 ed infine AB con tutti. Lo psicologo Masao Ohmura, docente presso la Nihon University, ritiene che l’origine di questa credenza popolare debba ricercarsi nella generale omogeneità della popolazione giapponese, a livello etnico-culturale: la differenziazione tramite l’assegnazione di etichette dei gruppi sanguigni permette di creare un’illusoria diversità. •
In una società fortemente omogenea come quella giapponese, la differenziazione tramite l’assegnazione di etichette dei gruppi sanguigni permette di creare un’illusoria diversità.
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“OGGI DONO” e non ci sono scuse
La nuova campagna di comunicazione della FIDAS
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Nella nostra vita usiamo tante scuse, a volte dette al volo per schivare un impegno, o per evitare una persona, altre volte sono veri e propri capolavori di astuzia che ci sottraggono a situazioni fastidiose
e la ricordate la campagna di comunicazione “Basta scuse”? Nel 2012, in collaborazione con IED (Istituto Europeo di Design), FIDAS aveva lanciato una campagna multisoggetto. Protagonisti i rappresentanti di quelle che i risultati di una ricerca commissionata alla Fondazione Censis evidenziava come categorie assenti dal mondo della donazione di sangue: i giovani, le donne e i nuovi italiani, ossia i cittadini provenienti dalle altre culture. La campagna presentava le scuse accampate da tre rappresentanti di questi gruppi di fronte all’invito a donare sangue: “Sono troppo impegnato, non ho tempo”, “Tanto lo dona un altro”, “È troppo doloroso”. A tre anni di distanza abbiamo voluto riprendere l’archetipo della “scusa” ribaltandolo completamente. Perché di scuse nella nostra vita ne usiamo tante. A volte si tratta di scuse dette al volo per schivare un impegno, o per evitare una persona, altre volte sono veri e propri capolavori di astuzia che ci sottraggono a situazioni fastidiose. Insomma, alzi la mano chi non ha mai usato una scusa. E da queste scuse siamo partiti per pensare una nuova campagna rivolta soprattutto alle giovani generazioni. L’idea è partita dalla considerazione che il donatore di sangue è visto in generale dagli altri come una bella persona, perché fa un’azione volontaria e gratuita. Ma proviamo a mettere da parte l’idea del donatore volontario buono. Non c’è scritto da nessuna parte: anche il donatore può permettersi di essere “pallonaro” e allora in un contesto culturale in cui il cinismo regna sovrano, abbiamo scelto di adottarlo per la nostra campagna che ha utilizzato principalmente i social network (Facebook, Google+, Twitter e Instagram) prevedendo due diverse fasi secondo il format “before and after”, cercando di solleticare la curiosità in una prima fase per poi soddisfarla nella seconda. A partire dal 14 settembre sono state pubblicate sui social immagini di persone intente in diverse attività dal ragazzo impegnato alla playstation, alla ragazza alle prese con lo shopping, fino al giovane nuotatore immortalato nel suo migliore tuffo a bomba. Insomma, tutti ritratti in situazioni assolutamente inequivocabili. L'immagine è stata corredata dalla grafica dei messaggini che abitualmente utilizziamo tutti (quelli di Whatsapp per intenderci). Il testo breve, ma molto chiaro: di fronte ad una richiesta, il soggetto protagonista dell’immagine risponde in modo evidente con una scusa.
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In un contesto culturale in cui il cinismo regna sovrano, abbiamo scelto di adottarlo per la nostra campagna di comunicazione L’immagine è stata corredata con la scritta "inventatene un'altra", sovrapposta all’immagine come una sorta di timbro. Le sei immagini realizzate hanno cominciato ad essere diffuse su profili privati, grazie alla collaborazione di “social virus” ovvero account che hanno aiutato la campagna a diventare virale. E, nel giro di tre settimane la rete è stata invasa da queste foto, con colori saturati e contorni sfocati, molto simili alle immagini diffuse su Instagram, uno dei social più utilizzato da ragazzi e giovani. Lo stile scelto, diretto, informale e giovanile ed il linguaggio, umoristico e ironico hanno fatto il resto destando una generale curiosità, tanto più che non si è fatto mai riferimento alla donazione del sangue. Ogni post è stato inoltre corredato dall’hashtag #inventateneunaltra cui spesso si sono aggiunti altri hashtag più legati al territorio (#madeche #ogniscusaèbuona #pallonaro o #assealà). Dal 4 ottobre, VI Giornata nazionale FIDAS, è partita la seconda fase, anche grazie ad una fortuita coincidenza. Quest’anno, infatti, la Giornata nazionale FIDAS, che si celebra la prima domenica di ottobre, è coincisa con il primo Giorno del dono, istituito dalla legge 110 del 14 luglio 2015, una giornata nata per ricordare l’importanza del dono declinato in ogni sua forma. Le immagini precedenti sono quindi state affiancate da una nuova con lo stesso soggetto che questa volta guarda dritto l’obiettivo. Ed il messaggio è cambiato. Di fronte alla richiesta avanzata, la risposta è: “Non posso. Oggi dono il sangue.” Una nuova scusa, una scusa che si può usare, anzi che deve essere usata da tutti. Una scusa che nasce scusa, ma che può trasformarsi in realtà. E l’hashtag utilizzato è #oggidono. Sui social hanno cominciato a diffondersi viralmente i sei soggetti protagonisti L’ideazione della campagna ha preso il via nel mese di giugno e ha richiesto un importante lavoro di progettazione, elaborazione e revisione. Dal rough (ossia il primo bozzetto) si è arrivati nel mese di agosto al layout (la
disposizione dei vari elementi visuali e del testo) e infine all’esecutivo, ossia l’immagine definitiva che è stata diffusa in rete. Il tutto grazie alla preziosa collaborazione di Iolanda Marta Squillace e Chiara Ferrarelli della Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università Pontificia Salesiana, di Giuseppe Natale della segreteria nazionale FIDAS e di Leandro Di Maria che con pazienza ha curato la realizzazione grafica, e tutte le sue innumerevoli revisioni. E ovviamente grazie a Marta, Marco, Caterina, Andrea, Beatrice, Enrico e Federica che ci hanno permesso di raccontare le storie quotidiane di tanti giovani che magari a volte usano delle scuse, ma che non si tirano indietro quando si tratta di donare il sangue. •
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FIDAS on web a cura dell’Ufficio Comunicazione FIDAS Nazionale
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idasnazionale è il canale Youtube di FIDAS che quest’anno spegne quattro candeline. L’esperienza, iniziata nel 2011, ci ha permesso di realizzare un contenitore multimediale nel quale trovano spazio numerose playlist. Da una parte tutti gli eventi nazionali come le varie edizioni della Traversata della Solidarietà (Playlist ) e della 24 Ore (Playlist ), le avventure estive Coast to Coast (Playlist ) e On the Road (Playlist ), i Congressi nazionali e i Meeting Giovani . Dall’altra la videoteca “Parlano di sangue” (Playlist ) in cui sono raccolti i servizi giornalistici o radiofonici che affrontano temi di particolare interesse per il Sistema sangue. E ancora le nostre campagne di comunicazione a partire da quella realizzata con i campioni di nuoto Martina Grimaldi e Simone Ercoli, per passare a Campionessa di Vita con l’olimpionica Rosalba Forciniti, e poi alla Forza di un gesto protagonista Stefano Scarpa fino ad arrivare all’ultima realizzata “Ogni storia è un dono”. Il numero di video caricati sul canale FIDAS nazionale, molti di quali realizzati dall’Ufficio Comunicazione FIDAS, ha superato quota 200 raggiungendo oltre 40mila visualizzazioni totali, un numero significativo ma che sicuramente può crescere considerando che il numero di iscritti al canale è ancora piuttosto esiguo. Oltre al canale YouTube, strumento di fruizione passiva, FIDAS in questi anni ha intensificato notevolmente la propria presenza sui social con la pagina Facebook , un account Twitter , la pagina Google+ (il social dalle infinite potenzialità creato da Google), un profilo Flickr dove sono raccolte tutte le immagini della recente storia FIDAS e naturalmente Instagram . Per capire meglio quali sono le possibilità che offrono questi strumenti proviamo a partire dai meri numeri: l’attuale social network per eccellenza, Facebook, conta più di 1,4 miliardi di utenti iscritti (23 volte la popolazione italiana); Twitter può invece vantare 316 milioni di utenti attivi con più di 500 milioni di tweet inviati ogni giorno. L’importanza del loro uso è data non solo dalla mole di persone che li utilizzano, ma
Il video più visto nella playlist “Parlano di sangue” è il servizio realizzato da Simone Turchetti per la rubrica del TG2 Medicina33 risalente a ottobre 2013, mentre tra quelli realizzati da FIDAS per ora la medaglia d’oro va all’intervista a Miriam Candurro (la bella Serena di “Un posto al sole”) in occasione della tappa napoletana del FIDAS Coast to Coast.
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Non basta mettere “Mi piace” alla pagina Facebook, è bene spuntare nel menù a discesa la voce “ricevi le notifiche” per poter essere sempre aggiornato sulle novità in casa FIDAS
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soprattutto per la loro utilità. E di questo se ne sono accorte, con un po’ di ritardo, anche le realtà del Terzo settore per le quali i social servono a dare visibilità alla propria associazione e alle attività svolte, permettono di creare un rapporto diretto con il proprio pubblico, il quale può aiutare a migliorare e a crescere come realtà, offrono un altro modo di farsi conoscere al proprio pubblico potenziale e, non ultimo, aiutano ad abbattere i costi per le propria promozione sociale. Ogni social network ha le proprie peculiarità e declinazioni di utilizzo: su Facebook, ad esempio, le persone passano molto tempo tenendosi informate su quanto accade o è accaduto ai loro amici; twitter è invece la piattaforma dell’immediatezza, dove si può essere informati su quanto sta accadendo nello stesso preciso momento intorno all’utente, non solo legato alla propria cerchia di amici. Bisogna sempre tenere a mente la natura stessa di questi canali: se Facebook si fonda su relazioni fra due o più utenti, Twitter è incentrato invece su un modello di comunicazione uno a molti. Il primo ha gli “amici” o i “fan” e si basa sul vincolo di reciprocità, affinché possa esistere una comunicazione è necessario richiedere l’amicizia o cliccare “mi piace” su la pagina che si intende seguire. Twitter d’altro canto, non presenta questo vincolo, esistono infatti i “followers”, cioè si possono seguire gli aggiornamenti di un utente senza la necessità di approvazione da parte sua. Il linguaggio usato, gli argomenti trattati, il tempo della pubblicazione di una attività, sono anch’essi alla base dei social: per come è stato pensato, su Twitter, è sconsigliato parlare di argomenti avvenuti “ieri”, ma è quanto mai importante essere attivi durante lo svolgimento di una determinata attività. Il linguaggio prevede una grande utilizzo degli hashtag (parole chiave per indicare il tema trattato, preceduti dal #). Ogni social va quindi utilizzato a proprio vantaggio, tenendo conto delle caratteristi-
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che specifiche di ognuno, quello che si chiama il codice di condotta, cercando di differenziare il più possibile i propri contenuti, tenendo sempre conto che ogni social ha il suo pubblico di riferimento e lavorando in sinergia è possibile raggiungere un pubblico sempre più vasto. È pertanto sconsigliata la pubblicazione dei contenuti sui vari canali tramite l’utilizzo degli strumenti automatici. L’ultimo nato in casa FIDAS è il BLOG (fidasblooddonors.wordpress.com ) Qualcuno ha detto che è il vero “cuore dell’associazione, il mezzo migliore per far conoscere il valore umano e di esperienza, andando al di là della cosiddetta comunicazione istituzionale”. Si tratta del blog, l’uno-nessunocentomila del web. Perché il blog può essere davvero tante cose insieme… Il nome deriva da Weblog ossia un log, un file di testo che riporta fatti o eventi, ordinati in base alla successione temporale. All’origine era una sorta di diario di bordo scritto su web e pubblicato in ordine cronologico: in altre parole, una specie di diario pubblico. E in un diario si può raccontare la propria vita, un viaggio, scrivere ricette di cucina o mostrare a tutti le proprie competenze di moda e tanto alto ancora. I primi blog risalgono all’inizio del Terzo millennio e hanno avuto il loro boom tra il 2002 e il 2003, poi con l’arrivo di Facebook sono passati in secondo piano. Anche le organizzazioni di volontariato hanno scoperto il blog e ne hanno colto ben presto le peculiarità, in quanto, diversamente da quello che accade per il sito web, la comunicazione diventa priva di intermediazione. Perché, in effetti, quando cerchiamo un’informazione in rete spesso ci imbattiamo nei siti delle Associazioni, che per quanto siano attendibili, aggiornati, accattivanti, risultano eccessivamente formali. Insomma è come incontrare una persona in giacca e cravatta quando noi ci siamo già infilati pigiama e pantofole. E quell’intimità che cerchiamo possiamo trovarla sui blog che prediligono una comunicazione personale. Il blog è il luogo per raccontare storie di vita, storie dei volontari che operano quotidianamente all’interno dell’organizzazione per dimostrare che dietro l’Associazione, o l’Organizzazione di Volontariato c’è un gruppo di persone con una storia, un punto di vista, un modo di vivere le proprie attività e di comunicarle. Ci sarebbe davvero molto da dire, ma ne avremo il tempo. Intanto ti sei ricordato di seguire FIDAS sul web? •
Nel blog FIDAS tante notizie, ma soprattutto tante opinioni su quello che ruota attorno al mondo della donazione del sangue. In questi pochi mesi di vita, un piccolo record: il post più letto e più cliccato con oltre 2300 visite è stato la discussa “Lettera aperta a Eleonora Brigliadori”. Per non perdere gli aggiornamenti iscriviti alla newsletter.
links ai canali social fidas
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9a TRAVESATA DELLA SOLIDARIETà di Alessandra Fotia, Adspem FIDAS Reggio Calabria
Link Playlist della Traversata della solidarietà 2015
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uest’anno la Traversata della Solidarietà FIDAS, causa correnti propizie, ha visto slittare la sua data alla prima domenica di agosto. E qui, come ormai da tradizione, per il nono anno di seguito, il mare di Reggio Calabria e il suo chilometro più bello d’Italia, sono diventati la suggestiva cornice pronta ad accogliere tutti gli atleti che, dal Friuli alla Sicilia, dalla Lombardia alla Puglia, si sono messi in viaggio, perché è finalmente arrivato il tempo di rincontrarsi. 160 partecipanti, grande coinvolgimento di Federate FIDAS provenienti da tutta Italia, ma anche di associazioni presenti sul territorio di Reggio Calabria a sottolineare l’importanza che l’evento ha assunto all’interno della nostra città. Il cambio di location verso il centro cittadino, già collaudato l’anno passato, è servito anche per far iniziare l’evento con un giorno di anticipo, grazie alla grande rimpatriata dei Giovani FIDAS che animano un locale reggino mostrando che oltre l’associazione di volontariato c’è una grande famiglia, un po’ rumorosa, dagli svariati accenti. E, nonostante le ore piccole alle 8 le sveglie cominciano a suonare, non c’è tempo da perdere e le volontarie della Federata di casa sono
già pronte circondate da moduli e gadget da distribuire. La giornata è molto intensa e, tra le tante proposte, una nuova specialità catalizza l’attenzione dei partecipanti a questa nuova edizione, nonostante le scarse informazioni, boom di adesioni per il Match Race! Tra nodi marinareschi e “regata a combattimento”, i 21 ragazzi partecipanti, divisi in squadre da tre, si sono dati battaglia nelle acqua dello stretto fino a che il punteggio non ha dato la vittoria agli atleti dell’associazione cittadina “Attendiamoci Onlus”. Nel pomeriggio si torna ai più classici tornei di calcio balilla, ping-pong e beach-volley. Ai tornei fa seguito la serata, con una doppia proposta di animazione, il concerto di Caparezza programmato proprio per quella sera, o una tranquilla cenetta di gruppo per godere della città e dei sapori unici del sud Italia. Domenica mattina sani, salvi e abbastanza puntuali, nonostante il cambio di location per la partenza delle barche e l’arrivo della traversata, tutti sono arrivati a Cannitello (RC), pronti a salire sulle imbarcazioni, alla volta della costa siciliana o, nel caso dei “non nuotatori” ad animare la spiaggia condividendo con bagnanti e cittadini l’esperienza in FIDAS. Momento cardine della giornata, l’arrivo e l’accoglienza
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dei nuotatori che giungevano a riva dopo aver affrontato le acque dello Stretto. Lunghissimo l’applauso a conclusione della nona “Traversata della Solidarietà”, cui seguono i ringraziamenti ai partecipanti, agli organizzatori e i saluti di rito delle varie istituzioni (cittadine e interne all’associazione) presenti. Nel pomeriggio, ancora sport e divertimento con le finalissime di tutti i tornei per poi correre a prepararsi per la serata, al programma cena in spiaggia e premiazioni all’insegna dello slogan di quest’anno “Metti in circolo il tuo dono”, un promemoria inciso su un braccialetto indossato con fierezza da tutti i ragazzi presenti, ma ancor più saldamente presente nel loro spirito di volontari. Le premiazioni e le consegne dei riconoscimenti, per mano del presidente nazionale Aldo Ozino Caligaris hanno rinnovato la riconoscenza ai nuotatori delle Fiamme Oro che anche quest’anno hanno prestato la loro energia e i loro volti alla FIDAS, alle varie Istituzioni presenti e ai vincitori dei tornei. Tra le varie specialità numerose vittorie sotto la bandiera calabra, con il trionfo al beach volley della squadra dei donatori dell’Adspem FIDAS di Reggio Calabria guidata dal coordinatore giovani FIDAS Paola Luca Molinaro. Anche al calcio balilla vittoria
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reggina con il primato della squadra “Cooperativa Sant Arsenio”, (e il match race, come già detto, dai ragazzi di “Attendiamoci”). Ai tornei di ping pong, invece, vittoria tutta sicula, di Enzo e Luca Emanuello (FIDAS Gela) nel doppio, e del campione in carica Nello Ambra (FIDAS Caltanissetta) nel torneo singolo. Tante le attività e tanto il divertimento ma, soprattutto, un messaggio da lanciare, ricordato ogni anno con la Traversata, e ogni giorno con le attività svolte dai volontari in tutta Italia: le malattie non vanno mai in vacanza e anche in piena estate, stenderci su un lettino e donare 15 minuti del nostro tempo e 450ml del nostro sangue è fondamentale per salvare delle vite. Per ricordarlo attiriamo l’attenzione su di noi e sulla nostra associazione per poi far crescere degli interrogativi e farci chiedere “perché?” e spiegare in poche semplici parole quanto un gesto così semplice sia fondamentale per qualcuno! Per chi c’era e soprattutto per chi non c’era, l’appuntamento è per il prossimo anno “stessa spiaggia, stesso mare” e stessa FIDAS per il 10° anniversario della Traversata della Solidarietà.•
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24 ORE DA RECORD
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ono già passate sette edizioni, ma quella che mi accingo a raccontare, è l’ottava 24 Ore del Donatore, che verrà ricordata come l’edizione dei Record. Organizzata, come ogni anno, presso le Antiche Terme di Giunone a Caldiero (Vr), rispetto all’anno precedente, l’evento è tornato alla sua data originale, l’ultimo weekend di agosto, ma probabilmente è la prima volta che si è svolta interamente sotto il sole di “Augusto” - l’anticiclone, così chiamato dai meteorologi, e sotto un fantastica luna piena, che ha accompagnato i sostenitori e i nuotatori per tutta la notte! Come di consueto, la 24 Ore ha chiuso le attività estive della FIDAS a livello nazionale, quest’anno però, ha raggiunto e superato alla grande qualsiasi aspettativa, concludendosi con un vero e proprio record: 311 partecipanti che hanno nuotato per un totale di 3124 vasche, equivalenti a 156,2 Km. I numerosi nuotatori, donatori e non, provenienti da tutta Italia si sono alternati ogni 15 minuti. La partenza è stata scandita dal suono della campana alle ore 16 del 29 agosto. I primi a scendere in vasca, sono stati alcuni Sindaci della Provincia di Verona, questo ha significato che nel territorio dove sono collocate le sezioni locali, le amministrazioni comunali
di Alessia Balzanello, FIDAS Verona
Link Playlist della 24ore del donatore 2015
hanno a cuore l’attività svolta e l’impegno della FIDAS. Come tutti i partecipanti anche il presidente nazionale Aldo Ozino Caligaris e il presidente di FIDAS Verona Massimiliano Bonifacio hanno dato lustro alla manifestazione, tra una bracciata e l’altra, portando a termine i loro 15 minuti in vasca a mezzanotte, dopo aver carburato lo stomaco con la sangria e l’ottima paella preparata da Laura e Alessandro, a cui vanno i nostri migliori complimenti, perché quest’anno hanno decisamente aumentato le dosi, preparando ben due enormi tegami, il tutto accompagnato dalla musica dei Two spans above. Anche questa volta l’organizzazione è riuscita a coprire tutta la notte, soprattutto grazie al gruppo dei giovani di Perzacco, capitanati dalla presidente-mamma Lia Valente. Le difficoltà non sono mancate, perché il sonno in alcune persone ha preso il sopravvento, ma per tenere alto il morale e le palpebre dei segretari e dei conta-vasche c’era Lui: il Megafono, che ha fatto coppia fissa con il “meno-giovane” dei giovani, ma comunque “giovane dentro” Giorgio Gozzellino, Fidas ADSP. Insieme hanno animato la notte e sostenuto soprattutto i ragazzi che per rendere più interessante la sfida
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hanno messo in palio un aperitivo pagato da chi avesse fatto meno vasche tra loro. È superfluo dire quindi che i ragazzi che fino a poco prima galleggiavano svogliatamente in preda al sonno si sono trasformati in piccoli atleti che macinavano vasche. Il risveglio è stato segnato dal profumo del caffè e dalle risate mattutine dei ragazzi di Pordenone. La domenica è stata molto intensa perché dalle 8 in poi, tutte e quattro le corsie sono tornate a pieno regime. L’entusiasmo ha contagiato intere famiglie, al punto che alcuni genitori hanno spinto i loro figli in tenerissima età su ciambelle e paperelle. Questo ha costretto i conta-vasche a un super lavoro e la segreteria a comunicare alle persone che si volevano iscrivere, che i posti erano tutti esauriti. In un baleno gli stomaci hanno ricominciato a rumoreggiare e i nostri cuochi a mettersi al lavoro per sfamare nuovi atleti ed i poveri conta-vasche che tra un quarto d’ora e l’altro, per tenere alta l’attenzione hanno cominciato ad affidarsi ai tuffi a bomba dei nuotatori o a docce lampo a bordo piscina. Quasi al termine della manifestazione, nell’ultima ora si sono alternati in vasca alcuni atleti della Federazione Nuoto di Verona, gli atleti delle Fiamme Oro Gagliotti, Natullo e
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Valenti e Alessandro Calvi della Sezione Nuoto dei Carabinieri. Questi ultimi hanno decisamente messo in “crisi” i conta-vasche, per la loro elevata prestazione. Invece per l’ultimo quarto d’ora sono scesi in vasca vecchie ma giovani conoscenze delle precedenti edizioni, Nicolò Maschi e Enrico Bresadola, che hanno condiviso la piscina con le new entry di questa edizione della 24Ore, l’atleta paraolimpico plurimedagliato Guido Grandis e Lisa Fissneider delle Fiamme Gialle. Alla conclusione della staffetta, sotto il sole cocente, il presidente di FIDAS Verona, Massimiliano Bonifacio ha ringraziato tutti i presenti, nuotatori e sostenitori, per il traguardo raggiunto e gli organizzatori per la buona riuscita dell’evento. I ringraziamenti sono arrivati anche dal presidente nazionale Aldo Ozino Caligaris, che ha ribadito l’importanza della manifestazione, la quale porta contributo alla promozione del dono del sangue, in un modo originale e coinvolgente. Ha ringraziato inoltre i sindaci, che hanno presenziato alla conferenza stampa d’apertura, con il grande ospite d’onore, il campione mondiale di ciclismo Maurizio Fondriest.
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La 24 Ore del Donatore si è conclusa con il conferimento dei premi ai vari nuotatori, che si sono distinti durante la staffetta. A quel punto i partecipanti hanno preso i loro mezzi e sono tornati a casa, portando con sé non una valigia piena di vestiti e costumi, ma un bagaglio carico di grandi ricordi ed emozioni. Si dice che il vino fa buon sangue, ma anche l’acqua delle Terme di Giunone non è da meno! L’Organizzazione vi saluta e vi invita tutti alla nona edizione. •
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CORSO DI FORMAZIONE 2015 Conoscere per agire – Parte III Roma, Centro Congressi Gli Archi
VENERDÌ 20 novembre
14.30 15.00
15.20 17.00 17.30 19.30
SABATO 21 novembre
09.00 10.30 10.45 13.00 15.00 15.45 17.30 18.00 19.30
DOMENICA 22
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9.30 11.00 11.30 13.30
Registrazione dei partecipanti Presentazione corso per Responsabili associativi FIDAS “Conoscere per agire – Parte III” Aldo Ozino Caligaris, presidente nazionale FIDAS: Pierfrancesco Cogliandro, consigliere nazionale FIDAS News dal sistema trasfusionale italiano Giancarlo Maria Liumbruno, Direttore Centro Nazionale Sangue Pausa - Coffee break People raising: l’arte di attrarre, selezionare e motivare Roberto Salvan, consulente strategico per il noprofit Fine lavori
Fundraising per il volontariato: tecniche, strumenti per la raccolta fondi Elisabetta Gazzola, consulente fundraising Pausa Fundraising per il volontariato: tecniche, strumenti per la raccolta fondi Elisabetta Gazzola, consulente fundraising Pranzo a buffet Social media per il terzo settore Veronica Barsotti, content manager e social media strategist Lavoro di gruppo Pausa - Coffee break Social media per il terzo settore Veronica Barsotti, content manager e social media strategist Fine lavori
Il blog, questo sconosciuto Veronica Barsotti, content manager e social media strategist Pausa Linee guida per l’ufficio stampa Cristiano Lena, responsabile comunicazione FIDAS Nazionale Pranzo a buffet
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Abruzzo FIDAS - Pescara www.fidaspescara.it - 085 28221 FIDAS - Teramo www.fidasteramo.it - 0861 415460 VAS - L’Aquila www.donatorisanguevasaq.org - 328 9214338 FIDAS CUORE - Giulianova www.fidascuoregiulianova.it - 085 8020478
Basilicata FIDAS BASILICATA - Matera www.fidas.basilicata.it - 0835 331502
Calabria FIDAS - Paola www.fidaspaola.it - 0982 582654 ADSPEM PIANA - Cinquefrondi drspano@libero.it - 0966 939627 ADSPEM - Reggio Calabria www.adspem.it - 0965 393822 LADoS ASS.DON.SANGUE LOCRIDE - Marina di Gioisa Jonica www.ladosgioiosa.it - 0964 416895 ADVST - Locri advst@libero.it - 0964/21826
Lazio EMATOS FIDAS - Roma www.ematos.it - 06 6837817 ADVS OPBG - Roma www.advsopbg.com - 06 6833793 GDS “Carla Sandri” - Roma www.gdscarlasandri.it - 06 77056788 ASS. VOLONTARI POLICLINCO TOR VERGATA medtrasf@libero.it - fax 06 20900597 DONATORI DI SANGUE ROMA EST ONLUS - Roma donasangueromaest@tiscali.it - 06 23188708 ASS. EMA GLI AMICI DI NINO MANFREDI - Frosinone www.emaninomanfredi.it - 0775 407223
Molise FIDAS MOLISE franco.vitulli@yahoo.it
Sicilia ADAS - Agrigento www.adas-agrigento.it - 0922 596588 FIDAS - Alcamo www.fidas-alcamo.it - 0924 26996 FIDAS - Caltanissetta www.fidascaltanissetta.it - 0934 592830 ADVS FIDAS - Catania www.advsfidascatania.it - 095 7411223 ADSF - Favara e-mail: fbelluzzo@virgilio.it ADAS - Gela segreteria.adasgela@gmail.com - 0933 825551 ADVS FIDAS - Palermo www.advspalermo.it - 091 587574 GDVS FIDAS - Paternò www.gdvs-fidas.it - tel 095 842966
FIDAS - Venezia www.fidasvenezia.it - 333 1390880
Sardegna
AMDAS - San Filippo del Mela amdas.milazzo@gmail.com
FIDAS - Verona www.fidasverona.it - 045 8202990
FIDAS OZIERI fidas.ozieri@libero.it - 079 787498
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FIDAS - Vicenza www.fidasvicenza.com - 800979000
ASSOCIAZIONE SARDA DONATORI DI SANGUE SULCIS IGLESIENTE - Carbonia-Iglesias asdssulcisiglesiente@hotmail.it
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