Noi in Fidas 4-2014

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Magazine della Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue Trimestrale / anno XIV / n. 4 / dicembre 2014 www.fidas.it

evoluzione della specie – Speciale Corso di Formazione: Conoscere per agire - parte II

Bu on e

fe ste

Il percorso di qualificazione della rete trasfusionale nazionale


Sommario

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Editoriale di Aldo Ozino Caligaris

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Donazione del sangue e omosessualità

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I confini dell’autosufficienza. Terzo incontro nazionale a Bologna

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Conoscere per Agire - parte II

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“Passione ed entusiasmo”: gli ingredienti speciali della formazione

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Riforma del Terzo Settore: una realtà complessa che necessita chiarimenti

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“La comunicazione cerca la condivisione ma non è detto che crei armonia”

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Ogni storia è un dono

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Dal conflitto alla facilitazione. Strumenti per superare le criticità quotidiane

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Premio giornalistico FIDAS "Isabella Sturvi" - V edizione

ultima

Le Federate FIDAS

NOI in FIDAS Trimestrale – Periodico di informazione e formazione della FIDAS (Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue) Editore: FIDAS, Piazza Fatebenefratelli 2, 00186 Roma Redazione NOI in FIDAS: Piazza Margana 19, 00186 Roma – tel. 06 68891457 – fax 06 68217350 Email: fidas@fidas.it Anno XIV n° 4 dicembre 2014 Direttore editoriale: Aldo Ozino Caligaris Direttore responsabile: Cristiano Lena Comitato di redazione: Roberto Bonasera, Michele Di Foggia, Antonella Locane, Giovanni Musso. Hanno collaborato a questo numero: Giulia Angelucci, Chiara Ferrarelli, Ermanno Giuca, Jonathan Mastellari, Giuseppe Natale, Tatiana Paradiso, Iolanda Marta Squillace Foto: Tatiana Paradiso, Luigi Trani Progettazione grafica: Leandro Di Maria/ AlterErgo studio Autorizzazione: Tribunale di Roma n° 442/2003 del 21 ottobre 2003 Periodico iscritto al R.O.C. (Registro Operatori Comunicazione)


editoriale

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Evoluzione della specie ultimi dieci anni risultati di eccellenza che hanno por-

I

creditamento della propria rete trasfusionale e molte stan-

rando il bisogno di sangue e dei suoi componenti per

entro la fine dell’anno per garantire, conseguentemente

l’83% di donazioni da donatori non remunerati, periodici

europee e per conferire il plasma donato, come materia

l sistema trasfusionale italiano ha conseguito negli tato il Paese alla condizione di autosufficienza assicu-

il Sistema Sanitario Nazionale. Il numero dei donatori si è

consolidato, conquistando il miglior risultato europeo con e associati. L’attivazione della rete nazionale di sistema,

costituita dal Centro Nazionale Sangue e dalle Strutture regionali di coordinamento, ha consentito di programmare il bisogno trasfusionale, inteso come obiettivo sovra-

regionale e sovraziendale non frazionabile, di monitorare la sicurezza trasfusionale dal donatore al ricevente e di garantire l’utilizzo appropriato di emocomponenti e di

di Aldo Ozino Caligaris, Presidente nazionale FIDAS

medicinali plasmaderivati.

Abbiamo assistito e partecipato ad un’epocale evoluzione del sistema conseguendo obiettivi di tutto rispetto grazie all’impegno del volontariato del dono, dei professioni-

A oggi, poche Regioni hanno emanato i decreti di ac-

no, affannosamente, cercando di completare i percorsi al percorso di qualificazione, la terapia ai cittadini assistiti con emocomponenti conformi alle norme regolatorie

prima per la produzione di medicinali plasmaderivati, all’industria di frazionamento.

Anni di impegno professionale e di incessante attività

di promozione e di fidelizzazione del dono rischiano di essere vanificati per ritardi ingiustificabili e per scelte che,

sebbene responsabilmente sollecitate da tempo dalle Associazioni e Federazioni del dono, non sono state operate con la volontà di razionalizzare coraggiosamente le risorse disponibili nel doveroso rispetto del valore etico e sociale di un dono volontario e gratuito.

sti di settore e delle istituzioni. L’applicazione di norme e

Il 2015 rischia di essere l’anno in cui il Paese potrebbe perdere l’autosufficienza per emocomponenti ad uso

in termini quantitativi, ma con alcune carenze qualitative

richiesta di approvvigionamento di medicinali plasmade-

di buone prassi ha permesso questa evoluzione soprattutto

e con una notevole differenza in termini di trattamento dei donatori e dei pazienti sul territorio nazionale. Il federalismo sanitario, consentendo alle Regioni e Province

trasfusionale; l’anno in cui rischierebbe di aumentare la rivati dai Paesi ove la donazione organizzata dalle imprese è remunerata.

Da gennaio l’evoluzione della specie conterà i dispersi

autonome di adottare modelli organizzativi disomogenei,

e i feriti sul campo.

re i principi del sistema sanitario pubblico e universale.

Stato e delle Regioni, del Governo e delle forze dei partiti

valore etico del dono di una parte del corpo dei donatori

commissariare gli inadempienti o avvallare ritardi e rinvii

ha di fatto impedito al sistema trasfusionale di rispettaQuesta rete, più di altre reti di assistenza, partendo dal e dovendo garantire un livello essenziale di assistenza per i cittadini con una terapia di origine biologica, avrebbe dovuto rispettare tali valori di gratuità e di universalità.

Le normative europee che hanno fissato i criteri di qualità e di sicurezza dei sistemi trasfusionali dei propri Paesi

La penultima parola è ora alla “politica”, quella dello

che, in uno scenario di divisioni di competenze, potrebbe consentendo, di fatto, un diverso trattamento dei pazienti e incassando una sconfitta per la mancata opportunità di razionalizzare e qualificare la rete assistenziale trasfusionale.

L’ultima parola, questa volta, è ai donatori, ai volontari

membri avrebbero dovuto muovere anche l’Italia verso

del dono del sangue, parte attiva nel fare e nel partecipare

alle attività trasfusionali le buone pratiche di produzione

del Paese. Ai donatori la volontà di continuare a donare

il necessario livello di qualificazione, facendo applicare degli emocomponenti secondo standard definiti e omogenei, consentendo un uniforme trattamento del donatore

con senso civico e con azioni concrete al bene pubblico

responsabilmente ciò che serve quando serve, superando

e continuando a garantire l’autosufficienza quantitativa

le difficoltà di scenari con tinte fosche e nebulose, supportando con il consueto spirito di solidarietà i dispersi e

nenti labili sia per medicinali plasmaderivati. Un’evolu-

Ai donatori il dovere e l’impegno di manifestare la pro-

e qualitativa faticosamente raggiunta sia per emocompo-

i feriti sul campo.

zione nell’evoluzione, un’opportunità di crescita di tutto

pria autonomia intellettuale nell’operare scelte etiche e

Di fatto l’eccessiva parcellizzazione delle strutture

valore pubblico del S.S.N., nel rispetto del diritto costitu-

il sistema.

trasfusionali, le resistenze di parte degli operatori sanitari ma, soprattutto, la scarsa attenzione dei responsabili politici regionali hanno minato il conseguimento di tale traguardo, con il rischio di non consentire a tutte le reti

trasfusionali regionali di rispondere ai requisiti dettati dalle normative vigenti e di non permettere dal 1° gennaio 2015 di autorizzare tutte le strutture operanti e di accreditare le attività trasfusionali svolte presso le stesse.

politiche per rivendicare l’universalità, la solidarietà e il zionale della salute per i cittadini, richiedendo a gran voce

il superamento di frazionamenti territoriali, il trattamen-

to uniforme del donatore su tutto il territorio nazionale e l’erogazione omogenea dei Livelli Essenziali di Assistenza ai cittadini.

Nella consapevolezza che i processi evolutivi sono inarrestabili come il procedere del tempo e il susseguirsi delle stagioni. ●


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donazione e omosessualità

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La normativa parla chiaro Ma i numeri non sono da meno di Cristiano Lena

L

a donazione del sangue è un dovere civico o un diritto indiscriminato? Qual è il confine tra garanzia e discriminazione? La miccia è stata riaccesa recentemente: lo scorso ottobre, nel Servizio trasfusionale dell’ospedale di Galatina, un donatore di sangue omosessuale viene respinto dal centro prelievi. E non è la prima volta che accade. Puntualmente si scatena la polemica mediatica che coinvolge singoli, associazioni, esperti e non. “Tanto rumore per nulla”: così ha detto il direttore sanitario dell’ospedale di Galatina. Una coppia di donatori omosessuali era andata a donare, come aveva già fatto in passato. Ma, diversamente dalle altre volte, il medico selezionatore aveva manifestato delle resistenze. E non perché i due avessero assunto farmaci particolari, né perché recentemente avessero fatto un tatuaggio e nemmeno perché reduci da un intervento chirurgico. Non c’era alcuna di queste situazioni contemplate tra i criteri di sospensione temporanea del questionario del donatore. Semplicemente i due non potevano

donare il sangue perché omosessuali, quindi “a rischio”. La giovane coppia non se lo è fatto dire due volte. Ha chiesto chiarimenti, interpellando lo stesso direttore sanitario e il Centro Regionale Sangue, finché non è stata ammessa alla donazione. Ma al direttore sanitario è bastato citare Shakespeare per tirarsi fuori dall’impasse. Non si tratta di “tanto rumore per nulla”, ma del desiderio di rivendicare quanto esprime la normativa nazionale e contribuire al bene comune. Essere omosessuale non equivale ad avere comportamenti a rischio. E questo in Italia è riconosciuto da più di tredici anni. La donazione di sangue, infatti, non è più offlimits per gli omosessuali dal 2001, in seguito all’approvazione del decreto ministeriale che ha abolito il divieto di donazione di sangue per i gay previsto dalla precedente normativa del 1991. Negli anni ’80 quando il virus dell’HIV non si conosceva bene (nel 1983 veniva chiamata la “misteriosa malattia”) la popolazione omosessuale maschile ne era la più colpita. E più di venti anni fa l’allora ministro della Sa-


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nità, Francesco De Lorenzo, aveva introdotto il criterio di sospensione permanente per i maschi gay. Ma questa storia la conoscono bene gli operatori di ogni Servizio Trasfusionale e di ogni Unità di Raccolta che operano sul territorio nazionale. E la legge sul sangue del 2005 ha espressamente indicato che non ci sono criteri di esclusione sulla base di categorie, ma solo per comportamenti a rischio che interessano omosessuali e non. A infettarsi sono molto spesso gli eterosessuali che non usano il profilattico, forse nella convinzione che l’AIDS sia “una questione da gay”. Tuttavia occorre valutare anche un altro elemento. La normativa parla chiaro, certo, ma i dati non sono da meno. In oltre trenta anni di

donazione e omosessualità

della diagnosi di HIV (39 anni per i maschi e 36 per le femmine), la classe d’età più colpita è quella dei 25-29 anni in cui si registra un tasso di incidenza di 15,6 nuovi casi ogni 100 mila residenti. La maggioranza delle nuove diagnosi di HIV è attribuibile a rapporti sessuali non protetti, che costituiscono l’83,9% di tutte le segnalazioni (maschi eterosessuali 26,00%, femmine eterosessuali 18,5%, MSM maschi che hanno avuto rapporti con altri maschi 39,4%). I dati raccolti in Europa nell’ultimo quadriennio, e l’Italia in questo caso non fa eccezione, sottolineano come si sia abbassata la percezione di comportamenti sessuali a rischio. Ma questo non comporta un’esclusione permanente sulla base di categorie. Non possono

L’indispensabile attività di informazione e sensibilizzazione verso le nuove generazioni Dai questionari che l'ANLAIDS ha raccolto tra oltre 6 mila ragazzi delle superiori, è emerso che l’8% degli intervistati non ha mai sentito parlare dell’AIDS , il 30% pensa che il bacio sia uno strumento di contagio e il 40% indica nella pillola anticoncezionale una funzione di protezione.

AIDS la popolazione è stata costretta al rapporto protetto per la paura, facendo registrare un calo considerevole, tra la fine degli anni Novanta fino a tutto il decennio precedente, delle infezioni di HIV. Eppure, quando la paura si è attutita, complice anche la scoperta di una cura per l’AIDS, è tornata l’abitudine al rapporto non protetto. Causando negli ultimi anni un aumento dei casi, sia tra la popolazione omosessuale che tra quella eterosessuale. L’Istituto Superiore di Sanità, in occasione della Giornata Mondiale di lotta contro l’AIDS, ha reso noto l’aumento di diagnosi di HIV nei maschi che fanno sesso con maschi (MSM) per quanto riguarda gli italiani, che costituiscono quasi la metà delle nuove diagnosi. Mentre tra gli stranieri presenti sul territorio nazionale la modalità di trasmissione più frequente è quella eterosessuale. E se risulta in aumento l’età media

essere queste ultime a essere discriminate. Sarebbe come affermare che tutti i giovani sono senza valori, che tutti i politici sono corrotti o che “tutte le mascoline sono cozze”, per citare Dustin Hoffman in Tootsie. Il sillogismo non funziona. La selezione del donatore di sangue viene effettuata da un medico trasfusionista che nel colloquio riservato accerta i requisiti necessari e valuta i comportamenti a rischio, quali il rapporto sessuale occasionale o il rapporto non protetto. E tali comportamenti non sono propri di tutto il mondo omosessuale maschile, pur dovendo riconoscere che un gay che frequenti ambienti gay, corra più rischio rispetto a una coppia omosessuale monogama. La paura della malattia non può certamente essere un deterrente, ma non si può dimenticare che la donazione è un gesto volontario e responsabile. ●

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donazione e omosessualità

UNO SGUARDO AL PASSATO (fonti: -ANSA -Repubblica.it -IlGiornale.it -IlCorriere.it )

Londra, 30 aprile 1983 – GB: campagna contro donazioni sangue da omosessuali In Gran Bretagna prende il via una campagna propagandistica volta a scoraggiare gli omosessuali dal donare il loro sangue perché ciò potrebbe aumentare il rischio di diffondere la misteriosa malattia chiamata “Aids”. […] Da quando il virus ha attraversato l’Atlantico nel 1981, 15 casi sono stati individuati in Inghilterra, ma molte altre persone possono averlo contratto perché il periodo di incubazione dura anche tre anni. La campagna propagandistica contro i donatori omosessuali presente però molte difficoltà, tra cui l’opposizione delle organizzazioni “gay” nel Paese. […] Venezia, 20 maggio 1984 – Nel Veneto rifiutate donazioni di sangue omosessuali Dopo la decisione dei responsabili del centro trasfusionale dell’ospedale di Padova, che hanno deciso di non consentire la donazione di sangue a persone omosessuali, anche nei centri ospedalieri dell’Avis di altre città del Veneto, per evitare la “sindrome da immunodeficienza” (nota oltreoceano come “Aids), c’è la tendenza di rifiutare l’offerta di sangue in questi casi. […] La decisione dei medici padovani era stata contrastata dal movimento di liberazione omosessuale della città veneta che ha definito il divieto di donare sangue “un incitamento all’odio razziale”. […] Pescara, 26 maggio 1984 – Aids: Avis raccomanda a omosessuali di astenersi dal donare sangue Agli omosessuali è stato raccomandato dopo il sospetto sull’Aids, di astenersi per il momento dal donare sangue. In attesa che la questione sia definita rimangono soci benemeriti delle associazioni cui appartengono come i portatori di alcune malattie, soprattutto virali ai quali è fatto divieto della donazione del sangue per la difesa del diritto e della tutela sanitaria di quanti lo ricevono. È questa la decisione a cui è giunto il comitato medico nazionale dell’Avis che si è riunito a Montesilvano di Pescara nell’ambito del congresso nazionale dei donatori di sangue. Fico Fresia, segretario della Fiods (Federazione internazionale delle organizzazioni dei donatori di sangue) presente ai lavori dell’Avis, ha dichiarato che l’omosessualità non è mai stata motivo di discriminazione nelle numerosissime associazioni di donatori esistenti nel mondo. Bisogna conciliare la tolleranza con l’indispensabile tutela di quanti ricevono sangue. […]

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Sydney, 16 novembre 1984 – In Australia carcere per omosessuali donatori di sangue Il governo del Queensland ha approvato ieri notte in Parlamento con procedura d’urgenza una legge che fa un reato della donazione di sangue da parte di omosessuali. Ogni persona che dia informazioni false sulla sua idoneità a donare sangue potrà venire punita con 10mila dollari o due anni di carcere o ambedue le pene. Il Parlamento del Queensland ha adottato questa legislazione d’emergenza in seguito alla morte di tre bambini di pochi mesi che avevano ricevuto trasfusioni di sangue proveniente da un omosessuale di 27 anni. […] Bologna, 9 novembre 1989 – Arci Gay su donazione sangue: legislazione italiana discrimina omosessuali L’Arci Gay nazionale ha giudicato “molto negativamente” il fatto che la Commissione Sanità del Senato abbia respinto, nella seduta di ieri, un emendamento soppressivo presentato dal senatore Verde Franco Corleone, tendente a rimuovere il divieto per gli omosessuali e i loro partner di donare sangue. “Questa misura – si legge in una nota – introduce per la prima volta nella legislazione italiana l’omosessualità per discriminarla, aprendo così la strada per ulteriori provvedimenti discriminatori e razzisti”. […] Bologna, 29 novembre 1997 – Arci Gay, basta con divieto donazione sangue e organi gay Abrogare il divieto “inutile e discriminatorio” per gli omosessuali di donare il sangue e gli organi. Lo ha chiesto l’Arcigay al ministro della sanità Rosy Bindi in vista del 1 dicembre, giornata mondiale dell’Oms sull’Aids. “Si tratta di un’inutile e illegale intromissione nella vita privata – ha scritto in una nota il presidente dell’associazione Franco Grillini – come ha riconosciuto Stefano Rodotà in occasione di un incontro tra il Garante della privacy e una delegazione dell’Arcigay”. […] Roma, 27 luglio 1998 – Avis, no a donazioni per omosessuali Lo dice la legge: le persone che hanno rapporti omosessuali non possono donare il sangue. Lo sottolinea il presidente dell’Avis, Pasquale Colamartino, riferendosi alla disponibilità espressa in tal senso da Vladimir Luxuria del Circolo omosessuale Mario Mieli. Colamartino, ringraziando Luxuria e il Circolo per “l’attenzione e la sensibilità dimostrata”, ricorda che “esiste una precisa disposizione di legge, il decreto del ministro della Sanità del 15 gennaio 1991, che riporta fra i criteri di esclusione dalla donazione


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donazione e omosessualità

Che cosa succede in Europa?

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In rosso: esclusione permanente dalla donazione di sangue per le persone omosessuali: Germania, Austria, Svizzera, Belgio, Croazia, Danimarca, Estonia, Francia, Grecia, Irlanda, Malta, Turchia, Svizzera, Slovenia, Norvegia, Paesi Bassi In giallo: esclusione temporanea per chi ha avuto rapporti omosessuali nell’ultimo anno: Regno Unito, Ungheria, Svezia, Islanda, Finlandia, Repubblica Ceca

del sangue le seguenti situazioni perché giudicate a rischio: l’esistenza nella storia personale del candidato donatore di rapporti omosessuali, assunzione di droghe, rapporti sessuali con persone sconosciute, trasfusioni ricevute, epatite o ittero, malattie veneree, positività per i test dell’epatite B, C, sifilide e Aids”. […] Roma, 2 agosto 2000 – Veronesi: cancellare divieto a gay di donare sangue e organi Il ministro della Sanità, Umberto Veronesi, “si è detto d’accordo” a cancellare il divieto, per gli omosessuali, di donare sangue e organi, contenuto nelle circolari del gennaio ’91 e aprile ’92, “come da tempo richiede il ministro per le Pari Opportunità”. È quanto si legge in un comunicato dello stesso ministero delle Pari Opportunità, al termine di un incontro avvenuto oggi tra il ministro Veronesi ed una delegazione della Commissione “Diritti e libertà”. […] Veronesi “ha ribadito la necessità di rendere la legislazione in materia meno caratterizzata

di pregiudizi e dalla sessuofobia e si è impegnato a garantire, entro breve tempo, la revisione della normativa fortemente discriminatoria verso le persone omosessuali, attualmente in vigore. […] Roma, 10 aprile 2001 – Abolite norme che vietavano donazione a gay Il Coordinamento degli omosessuali dei Ds esprime il suo più vivo compiacimento per la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto che cancella definitivamente le norme discriminatorie che impedivano ai gay di donare sangue e organi. […] Roma, 3 settembre 2005 – Vietano a gay di donare il sangue, Storace apre inchiesta Il ministro della Salute, Francesco Storace, ha disposto l’apertura di un’inchiesta per accertare responsabilità amministrative o comportamenti sanzionabili penalmente dopo il rifiuto del Policlinico di Milano di prelevare sangue ad un omosessuale donatore. […]

In verde: nessuna esclusione in base all’orientamento sessuale, ma valutazione dell’idoneità sulla base del comportamento che potrebbe esporre il donatore a maggiori rischi di infezione: Spagna, Portogallo, Italia, Russia, Polonia.


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donazione e omosessualità

Padova, 7 settembre 2005 – Arcigay Padova lancia campagna donazione “Giovani di ogni orientamento sessuale, donate sangue!”. Con questo slogan è partita da Padova l’iniziativa di sensibilizzazione dei giovani di Arcigay , il coordinamento dei giovani gay e lesbiche fino a 26 anni di età, che questa settimana si presenteranno presso i centri trasfusionali di tutta Italia per effettuare le analisi necessarie a ottenere l’idoneità di donatore. Obiettivo dell’iniziativa avviata a Padova richiamare l’attenzione sul problema della discriminazione dopo l’episodio avvenuto alcuni giorni fa al Policlinico di Milano […] Milano, 22 settembre 2005 – Policlinico Milano conferma il no a donazione gay Il Centro Trasfusionale di Immunologia dei Trapianti del Policlinico di Milano continuerà a mantenere il suo protocollo di sicurezza che prevede, tra l’altro, la non ammissione alla donazione di maschi che abbiano avuto rapporti con uno o più soggetti maschi. E questo per il dovere di “tutelare la salute dei pazienti”. Cambierà protocollo solo in caso di disposizione tassativa del Ministero, valida per tutti i Centri trasfusionali italiani. […] Tel Aviv, 17 giugno 2008 – In Israele gay all’attacco: vogliamo donare il sangue La libera donazione di sangue è il nuovo fronte di battaglia identificato dai gay israeliani nella loro lotta per aggiudicarsi pieni diritti civili. Ieri il Maghen David Adom (equivalente locale della Croce Rossa internazionale) ha fatto squillare sonori campanelli d’allarme quando ha reso noto che resta il forte deficit delle porzioni di sangue a disposizione dei centri medici per via della scarsa inclinazione alle donazioni da parte degli israeliani. […] Gli omosessuali israeliani, che da tempo insistevano per poter donare il proprio sangue, hanno colto la palla la balzo e sono subito tornati alla carica. […] Milano, 15 luglio 2010 - “I gay non possono donare sangue”. E un altro ospedale chiude le porte Il servizio trasfusionale del Gaetano Pini chiude ai gay, e si aggiunge alla lista di ospedali italiani che non accettano sangue da uomini dichiaratamente omosessuali. Un cambio di rotta, quello del nosocomio milanese, sperimentato sulla propria pelle da un ragazzo, donatore “storico” nella struttura, che ha denunciato la vicenda sul suo blog e su Facebook. Milano, 11 aprile 2012 - No alle donazioni di sangue dai gay: solo cautela non discrimine Si è presentato al centro trasfusioni del Policlinico

dicendo di voler donare il sangue. Ma si è sentito rispondere picche. Da qui la denuncia da parte di una ragazzo gay: «Mi hanno rifiutato solo perché sono omosessuale, questa è discriminazione». Ma di discriminazione non si tratta, spiegano al Policlinico. «L’esclusione di alcuni cittadini dalla donazione non dipende dall’orientamento sessuale». […] «In Italia - spiega Maurizio Marconi, direttore del Centro Trasfusionale e di Immunoematologia - ci siamo adeguati a norme che in altri Paesi sono legge: non si tratta di una discriminazione, perché donare il sangue non è un diritto ma un dovere civile, un’opportunità perseguibile in base a un’idoneità stabilita da criteri fondati sulle evidenze scientifiche». […] Questo vuol dire che non tutti i gay vengono rifiutati, dipende dalla vita che conducono o dalle malattie che hanno contratto in passato, così come accade per gli etero. Episodi del genere non sono nuovi al centro del Policlinico che da solo in un anno raccoglie 22.400 donazioni di plasma. Lecce, 12 ottobre 2014 – Lecce, coppia vuole donare sangue. «Non potete, siete gay». Poi le scuse Una coppia di persone dello stesso sesso si è presentata al reparto immuno-trasfusionale dell’ospedale Santa Caterina Novella di Galatina, nel Leccese, sabato per donare il sangue. Una cosa che i due giovani facevano abitualmente. Questa volta però la risposta ricevuta dagli addetti dell’ospedale è stata diversa. «Siete omosessuali», avrebbero detto nel reparto, secondo quanto riferiscono fonti dell’ospedale. «Non potete donare». Ci sono stati momenti di tensione e i due ragazzi hanno chiamato i carabinieri. Il responsabile del centro si è difeso dicendo che non si trattava di pregiudizio, ma aveva applicato soltanto la legge. Alla fine il prelievo ematico è stato fatto e la coppia ha firmato un’autocertificazione di comportamento non a rischio. «Si è trattato di un errore grossolano - ha detto il direttore generale dell’Asl Valdo Mellone -, un atto di discriminazione che non può essere accettato. Mi scuso a nome dell’Asl». Washington, 2 dicembre 2014 – Gay potranno donare il sangue se “casti” Anche i gay in America potrebbero presto tornare a donare il sangue, ma solo coloro che non abbiano avuto rapporti sessuali da almeno un anno. Dopo 30 anni di divieti, e di polemiche, una commissione della Food and Drug Administration (Fda) si riunisce per considerare l’ipotesi di togliere il controverso bando. Ma in base alla proposta, solo i gay celibi potranno donare il sangue. ●

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donazione e omosessualità

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Consapevole del valore del dono di Jonathan Mastellari

I

l gesto del dono è di per sé meraviglioso e importante, ma lo diventa ancora di più quando si dona una parte di sé, una parte del proprio stesso corpo per aiutare un'altra persona che non si conosce. Per chi come me non nasconde il proprio orientamento sessuale e nella vita si occupa anche di tematiche e problematiche riguardanti le persone LGBTI, sigla che prende le prime 5 lettere di ogni parola a livello internazionale della comunità omo, bi, transgender (le 5 parole sono: lesbian, gay, bisex, transgender e intersexual) anche il momento che dovrebbe essere apparentemente uguale per tutti e tutte, può diventare un piccolo scoglio mentale da dover superare. Sì mentale, perché ormai da un po' di tempo nel questionario d'accesso alla donazione da nessuna parte viene scritto che noi persone LGBTI non possiamo donare, ma anni e anni di pregiudizi della comunità scientifica e della società (l'HIV considerato come virus dei gay e pertanto il dono era vietato per evitare contagi) ancora in qualche modo, fino a quando non ci alziamo dal lettino dopo aver terminato la donazione, ci fanno pensare che in qualche modo qualcuno o qualcuna ci fermerà perché ha scoperto o è al corrente del nostro orientamento sessuale. Lo spettro che la domanda “rapporti a rischio” si riferisca solo a noi in qualche modo c'è ancora, forse sì, anche per la coda di paglia che in qualche caso abbiamo, ma anche perché nessuno ha mai fatto una campagna pubblica d'informazione che dimostri che tutti e tutte possono finalmente donare. Nella mia esperienza non ho mai avuto atti di discriminazione o di omofobia durante la donazione, ma è anche vero che non ho mai fatto coming out (non mi sono mai dichiarato) con il dottore o la dottoressa, sia perché questo non è previsto durante la visita preparatoria al dono sia perché non lo trovo necessario, dal momento che quando le persone eterosessuali vanno a donare non devono dichiarare il genere delle persone con cui hanno

rapporti sessuali e perché dovrei farlo io? Sinceramente però mi sono chiesto più volte cosa sarebbe successo se avessi detto al dottore o alla dottoressa di essere gay, se anche io davanti a me avessi avuto una persona comprensiva e adeguata come tante negli ambulatori o un medico non preparato e con pregiudizi come nei casi di discriminazione avvenuti non troppo tempo fa. La gente forse a volte non lo capisce, ma la paura di essere discriminati spesso ci accompagna, perché per troppo tempo e ancora oggi spesso subiamo discriminazioni, il più delle volte gesti semplici come baci, abbracci e mani che si sfiorano camminando ancora in molte parti dell'Italia non sono “gesti liberati”, ma gesti che se fatti in pubblico in posti sbagliati ci possono portare a essere vittime di omofobia. Essere rassicurati e rassicurate anche dal personale sanitario su questo prima della donazione potrebbe essere un piccolo grande passo per cancellare polemiche e paure e rendere la donazione un momento molto accogliente. Da gay però ho una piccola critica. Ancora oggi spesso le persone etero pensano che gli LGBTI non possano donare per questioni legati al rischio dell'HIV perché non si sono adeguatamente informate. Anche se qualcuno oggi lo pensa ancora, questo non è vero, ma non è vero neanche che questo virus colpisca solo la nostra comunità, anzi, in molte parti del nostro Paese l'HIV ha un'altissima incidenza soprattutto all'interno di rapporti sessuali tra persone di sesso diverso. Quello che andrebbe fatto oggi è però una maggior educazione sessuale, soprattutto per la comunità etero che faccia loro comprendere, a differenza della comunità LGBTI, che i preservativi servono anche come barriera contro le MTS (malattie a trasmissione sessuale) e non come metodo per non concepire, come spesso viene interpretato, pensato e usato il condom. Da qui parte la consapevolezza dei comportamenti e delle responsabilità di tutti e tutte, nell'eventuale contagio ma soprattutto nel dono, gesto che ti gratifica e ti rende veramente utile per le altre persone in stato di necessità. ●


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eventi

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I confini dell’autosufficienza Etica, economia, responsabilità Terzo incontro nazionale del sistema sangue italiano – Bologna, 18 ottobre 2014 di Michele Di Foggia

P L’obiettivo dell’autosufficienza dipende dalle scelte di tipo eticopolitico di un certo sistema e dovrebbe basarsi su tre principi fondamentali: efficienza, efficacia ed equità

arlare di autosufficienza nel sistema sangue è un po’ come parlare dell’obiettivo della riduzione del rapporto deficit/PIL in economia: un obiettivo fondamentale da raggiungere, quasi una grande conquista. Solo nello scorso decennio l’Italia ha potuto raggiungere quest’obiettivo per quanto riguarda la raccolta di globuli rossi, mentre molto cammino resta ancora da fare per raggiungere l’autosufficienza nazionale per i prodotti plasmaderivati. La SIMTI e la Fondazione Campus hanno deciso di riunire gli Stati generali del sangue italiano per parlare appunto dei “Confini dell’autosufficienza” nel corso del III incontro del sistema sangue italiano che si è tenuto a Bologna il 18 ottobre scorso. L’incontro ha avuto come obiettivo quello di affrontare questo tema da un punto di vista interdisciplinare, coinvolgendo esperti del mondo economico e filosofico oltre agli specialisti medici del settore. In questa ottica, il sistema sangue italiano non è stato direttamente al centro del dibattito, ma è stata la pietra di paragone con cui confrontarsi per considerazioni di tipo sociale e antropologico. Il professor Del Bò, docente di filosofia dell’Università di Milano, ha infatti proposto una riflessione di tipo generale sul concetto stesso di autosufficienza, che può essere declinato in almeno tre diversi modi: –autosufficienza come soddisfazione della richiesta: ovvero la produzione di un bene insegue costantemente la domanda e un sistema si considera autosufficiente quando sono stati soddisfatti tutte le richieste di un determinato bene (siano esse appropriate o meno); –autosufficienza come obiettivo di soglia: basandosi su una stima della domanda, si decide che la produzione di un bene deve raggiungere un determinato livello stabilito a priori. Questa scelta potrebbe non soddisfare tutte le effettive necessità, ma permette al sistema

di impegnarsi per una eventuale diminuzione della domanda; –autosufficienza come postulato: si stabilisce a priori che la quantità di beni che possono essere prodotti da un sistema, corrisponda automaticamente all’autosufficienza. In questo caso, al contrario del primo, è l’offerta a definire il concetto di autosufficienza. In definitiva, l’obiettivo dell’autosufficienza dipende dalle scelte di tipo etico-politico di un certo sistema e dovrebbe basarsi su tre principi fondamentali: efficienza, efficacia ed equità; inoltre per quanto riguarda il sangue, è anche fondamentale conoscere la sua origine: saremmo disposti a barattare il concetto di dono gratuito per perseguire l’autosufficienza a tutti i costi? Queste considerazioni possono essere applicate in numerosissimi campi, ma il sangue, come ha ricordato il professor Stefano Zamagni, economista dell’Università di Bologna, ha uno status particolare, ovvero quello di essere un bene comune, né pubblico, né tanto meno privato. Della governance dei beni comuni si era occupato nel XVIII secolo, l’economista Antonio Genovesi che, in contrasto con il

Il principio del dono è concepito come un atto di preferenza individuale, quindi non è né un diritto, né un dovere principio caro alla filosofia inglese dell’ “Homo homini lupus” (l’uomo è un lupo per gli altri uomini) aveva contrapposto l’ “Homo homini naturae amicus” (l’uomo è per natura amico degli altri uomini). Inoltre, il principio del dono è concepito come un atto di preferenza individuale, quindi non è né un diritto, né un dovere e neppure un’obbligazione e verrà riconosciuto nella legislazione sulle associazioni di volontariato che è in preparazione.


eventi

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Per raggiungere l’autosufficienza di emocomponenti è necessaria una corretta comunicazione: il prof. Olivier Garraud, del Centro Nazionale Sangue francese, ha proposto una visione antropologica del tema comunicativo analizzando gli aspetti sociali, culturali, religiosi ed etici legati alla donazione di sangue. La conoscenza di questi aspetti diventa fondamentale se si vuol correttamente veicolare il messaggio legato al dono del sangue. Ritornando alla situazione italiana, tutti gli attori del sistema sangue riconoscono che la priorità sia di raggiungere l’autosufficienza anche nei medicinali plasmaderivati. Il professor Albert Farrugia, membro della Commissione Australiana sui farmaci derivati dal plasma, pone un obiettivo ambizioso: raccogliere 30 litri di plasma per 1000 abitanti. Un obiettivo raggiunto finora solo in quei paesi, come USA, Austria e Germania in cui i donatori di plasma sono retribuiti. L’Australia, che come l’Italia ha un sistema completamente gratuito, raggiunge i 23 litri, mentre l’Italia arranca a circa 12.5 litri con 8 litri derivanti da plasmaferesi. Da alcuni anni, il mercato internazionale dei farmaci derivati dal plasma è basato sulle immunoglobuline: soddisfare le richieste di questo prodotto potrebbe essere considerato il fine ultimo dei programmi di autosufficienza nazionale, poiché anche a livello internazionale il consumo globuli rossi è in costante diminuzione. L’Italia riesce a soddisfare solo il 70% della richiesta di immunoglobuline dal frazionamento del plasma dei donatori non remunerati, mentre mostra importanti eccedenze riguardo ad un altro plasmaderivato: il fattore VIII. Con l’obiettivo di non sprecare il frutto del dono gratuito del plasma, l’Italia si è fatta capofila di un progetto internazionale che prevede la cessione di unità di fattore VIII verso i paesi meno sviluppati nei quali oltre il 75% dei pazienti emofilici non ha accesso alle cure basate

In Italia tutti gli attori del sistema sangue riconoscono come priorità poter raggiungere l’autosufficienza anche nei medicinali plasmaderivati

 Locandina dell’evento

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Giuliano Grazzini, Direttore del Centro Nazionale Sangue, ha presentato lo stato dell’arte e gli obiettivi del Sistema sangue italiano

appunto sul fattore VIII. Il progetto che coinvolge il CNS, la SIMTI, alcune regioni e le associazioni di donatori e di pazienti emofilici prevede la promozione di progetti di cooperazione internazionale nei paesi extra europei. Finora sono stati attivati progetti in India, Egitto e Afghanistan che prevedono, oltre alla cessione del farmaco, anche interventi di supporto e consulenza medica ed organizzativa. Il programma prevede un progressivo recupero dei costi da parte delle regioni (che per legge sono proprietarie del plasma) che dovrebbe rendere sostenibile, anche dal punto di vista economico, questo interessante progetto che ha già destato molto interesse in alcuni paesi dell’America Latina e dell’Est europeo. Il convegno si è chiuso con la testimonianza del dott. Giuseppe Nubile, medico di Emergency che ha presentato la sua esperienza come medico nei paesi più poveri (Sudan, Sierra Leone) o in guerra (Afghanistan) con la ONG di Gino Strada. In questi contesti, molto diversi da quelli del nostro Paese, sia il reclutamento dei donatori, sia la formazione del personale tecnico può essere un fattore critico per soddisfare i bisogni trasfusionali dei pazienti. La giornata di studio si è conclusa con una massima di Epicuro che ben simboleggia tutti i significati nascosti sotto il concetto di autosufficienza e che facciamo da augurio per il nostro sistema sangue: “Il supremo frutto dell’autosufficienza è la libertà”. ●


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corso di formazione conoscere per agire

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Conoscere per agire

parte II

corso di formazione per responsabili associativi 28-30 novembre

Streaming  La I giornata / 28 novembre (link)  La II giornata / 29 novembre –Sessione mattutina (link) –Sessione pomeridiana (link)  La III giornata / 30 novembre (link)


corso di formazione

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“Passione ed entusiasmo”: gli ingredienti speciali della formazione di Tatiana Paradiso

“P

assione ed entusiasmo”. È con queste parole che Aldo Ozino Caligaris, presidente nazionale FIDAS, ha salutato i partecipanti al corso di formazione “Conoscere per agire - Parte II” lo scorso 28 novembre a Roma. Tre giornate dense di contenuti, di riflessioni e di spunti nuovi, che hanno visto ottanta responsabili associativi provenienti dalle Federate FIDAS di tutta Italia convergere a Roma, a due passi dalla sede operativa di Piazza Margana. Dal pomeriggio di venerdì 28 novembre fino alla domenica successiva, si sono susseguiti otto relatori che hanno toccato diversi temi: dalla riforma del terzo settore alla comunicazione per il volontariato, dalla relazione sul panorama europeo della donazione, alla gestione del conflitto come risorsa. Inoltre tutti partecipanti, nella giornata di sabato, hanno avuto la possibilità di confrontarsi tra loro e raccontare le proprie storie sulla donazione. L’entusiasmo di cui parlava il presidente Ozino Caligaris è lo stesso che brillava negli occhi di tutti coloro che non hanno avuto paura di emozionarsi raccontando la propria esperienza legata al mondo del dono. Le loro storie si sono intrecciate con gli sguardi, per crescere ed imparare insieme. Da questi momenti i partecipanti hanno preziosamente attinto per poi tornare nelle proprie realtà con nuove motivazioni, nuove idee e voglia di costruire. In questi tre giorni, attraverso la lente spessa dell’obiettivo della macchina fotografica, tutto questo è esploso con forza: da una parte la determinazione e l’impegno di chi crede che sia la formazione l’ingrediente speciale per mettersi a servizio dell’altro al meglio. Dall’altra la passione di fare e di esserci, di tutti quei giovani e adulti che non sono stanchi di ascoltare e di imparare. A volte increduli, perplessi, spaesati; ma anche fiduciosi, attenti, con la voglia di conoscere ancora. Perché dall’insegnare il dono, passa prima l’imparare a donarsi e il desiderio di mettersi in gioco. E in questa avventura la famiglia FIDAS ha ricordato, ancora una volta, che tutto questo può essere realizzabile. ●

video  VIDEO CORSO DI FORMAZIONE FINALE (link)  Il corso di formazione FIDAS di Ines e Guglielmo (link)

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Riforma del Terzo Settore: una realtà complessa che richiede chiarimenti di Chiara Ferrarelli

L

a Riforma del Terzo settore: un tema di grande attualità e rilevanza che tocca da vicino anche la realtà FIDAS. Cronologicamente il dibattito sulla Riforma prende vita il 12 Aprile quando al Festival del Volontariato il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, su richiesta del presidente del Centro Nazionale per il Volontariato Edoardo Patriarca, promette una svolta per il Settore tramite la presentazione di una bozza di riforma da lì ad un mese. Per comprendere l’intera questione è necessario però approfondire il tema: a far chiarezza in merito ci ha aiutato Massimo Novarino, Responsabile Ufficio Studi del Forum Terzo Settore relatore alla prima sessione del Corso di Formazione “Conoscere per Agire - Parte II”. Di fatto – afferma Novarino – Renzi non ha poi presentato un disegno di legge, però si è messo in pista un percorso che ha visto l’elaborazione di alcune linee guida pubblicate sul sito del

Nel disegno di legge di riforma del Terzo settore si sottolinea la necessità di sostenere la libera iniziativa dei cittadini associati per perseguire il bene comune, favorendo la partecipazione, l'inclusione e il pieno sviluppo della persona e valorizzando al contempo il potenziale di crescita e occupazione del settore Governo a metà maggio, è stata da lì avviata una consultazione pubblica con richiesta di inviare note e appunti entro la metà di Giugno. Sono arrivati 1.032 contributi, (ma non ancora tutti resi pubblici). Successivamente la stesura di un disegno di legge che attualmente deve ancora entrare in vigore. Ma cos’è il Terzo Settore? Secondo Novarino è necessario declinare questo termine sia in senso negativo che positivo. In senso negativo esso non è un’impresa, il cui obiettivo è fare

profitto. Cos’è dunque questo universo? Cosa lo distingue dal resto? Tentare di trovare una risposta a questi interrogativi è l’obiettivo che socialmente stiamo vivendo in questo periodo storico: è possibile rispondere allora, in senso positivo, che il Terzo Settore è il luogo della libera iniziativa dei cittadini associati, per perseguire il bene comune. Dunque un Terzo Settore promozionale. Nel delineare questo perimetro è necessario tener conto che rientrare fra le realtà no-profit non è uno strumento risolutore: esso rappresenta un indicatore necessario ma insufficiente, infatti il Terzo Settore necessita di altri criteri come l’interesse sociale, la partecipazione e la democrazia. Un esempio riportato dal relatore prende in considerazione la Caritas: essa opera nel no-profit, ma non si muove secondo democrazia, poiché i dirigenti non sono scelti dal basso ma dal Vescovo. Passiamo dunque ai contenuti del disegno di legge, composto da sette articoli. Il primo articolo pone come scadenza 12 mesi dall’entrata in vigore della legge, per la possibilità di emanazione di uno o più decreti legislativi; ed indica quale finalità generale “quella di sostenere la libera iniziativa dei cittadini associati per perseguire il bene comune, favorendo la partecipazione, l’inclusione e il pieno sviluppo della persona e valorizzando al contempo il potenziale di crescita e occupazione del settore.” Tra le principali aree toccate dai restanti 6 articoli dalla riforma (ne riportiamo solo alcune): 1. Il 5 per mille per il quale è prevista una riforma strutturale dell’istituto di destinazione ed una razionalizzazione dei soggetti beneficiari 2. Rinnovamento della programmazione del Servizio Civile Universale 3. Ristrutturazione dei confini tra attività commerciali e utilità sociale 4. Riorganizzazione e semplificazione dell’at-


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tuale sistema di registrazione degli enti, attraverso la costituzione di un Registro unico del Terzo Settore 5. Razionalizzazione delle categorie di lavoratori svantaggiati Possiamo dunque dedurre l’importanza di una tale riforma già a partire da questi punti.

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Un’importanza che sembra però esser sottovalutata poiché per il suo finanziamento sono stati stanziati dal Governo appena 50 milioni. Per restare aggiornati sugli sviluppi e approfondire ulteriormente: Forum Terzo Settore. ●

Potenzialità e criticità evidenziate da Massimo Novarino, del Forum Terzo Settore, in merito alla riforma

 Massimo Novarino

(+)

(–)

Aspetti positivi

Aspetti negativi

ÍÍ Riconoscimento politico del tema: entra in agenda l’intero Terzo Settore (e non più i soli suoi singoli aspetti)

ÍÍ Sbilanciato: è centrato sull’impresa sociale e sul suo potenziamento, mentre le associazioni sono residuali

ÍÍ Opportunità di un riordino del Terzo Settore: l’attuale quadro normativo è confuso

ÍÍ Invece che liberare le energie dei cittadini organizzati, rischia di frenare la libertà associativa

ÍÍ Semplificazione e tutela dei terzi = personalità giuridica per le associazioni

ÍÍ Pone l’accento sulla necessità del controllo alle associazioni, piuttosto che della trasparenza

ÍÍ Rilancio del Servizio Civile ÍÍ Riordino degli strumenti di sostegno fiscale e stabilizzazione del 5x1000

Link Forum Terzo Settore forumterzosettore.it

ÍÍ Si offre poca chiarezza sulla definizione del terzo settore: è intesa come attività nel sociale, quale unico criterio distintivo? ÍÍ Ambiguo: l’impresa sociale pare diventi cosa altra dal terzo settore ÍÍ Manca un ridisegno del rapporto con la Pubblica Amministrazione ÍÍ Privo di risorse ÍÍ Pensiero di fondo: il testo guarda agli effetti del terzo settore (i servizi) ma trascura le cause (l’agire pro sociale, la partecipazione)


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“La comunicazione cerca la condivisione ma non è detto che crei armonia” di Giulia Angelucci

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Nell’etimologia della parola ‹comunicazione› troviamo racchiusa l’idea che comunicare significa “portare qualcuno a pensarla come me, con l’obiettivo di creare un clima di condivisione”

VIDEO  Intervista a Gaia Peruzzi (link)

parlare del tema “Dal diritto alla solidarietà: la comunicazione sociale” è intervenuta Gaia Peruzzi. Docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’Università di Roma La Sapienza, la giovane professoressa lavora sola insieme a pochi altri studiosi in Italia nel campo della comunicazione sociale. Per la prima volta in FIDAS, ma in passato, per il mondo della donazione, ha collaborato con AVIS e ADMO, la Peruzzi si è trovata negli ultimi anni ad approfondire la comunicazione sociale nel Terzo settore, sia da un punto di vista teorico che pratico-tecnico. Si è interessata al mondo del no profit per la peculiare presenza in questo ramo della comunicazione di valori diversi dagli altri campi. Prima però di addentrarsi nel suo campo di indagine e di ricerca, la Peruzzi scandaglia quelle che sono le difficoltà legate alla comunicazione. Come primo punto la comunicazione, afferma la studiosa, è un termine usato da tutti, inflazionato e del quale è difficile capire il senso. Poi sottolinea come su questa materia manchi del tutto una tradizione di studi, una teoria e conseguentemente pochissime occasioni di riflessioni. Esistono troppi canali mediatici di comunicazione e il peggior errore che un comunicatore possa fare è pensare di potersi rivolgere nella stessa maniera a tutti i destinatari. I media sono uno strumento potente, una grandissima risorsa e quello che accade ai giorni d’oggi è che spesso ne rimaniamo vittime. Altra anomalia in questo settore è che esistono tantissime specializzazioni ma nessun manuale di comunicazione. Ma qual è l’errore più frequente della gente comune? Sovrapporre il termine informazione con quello di comunicazione e proprio da qui parte il vero e proprio intervento della docente. Comunicazione e informazione Se pensiamo a tempi relativamente recenti, infatti, il termine comunicazione fino a vent’anni fa non esisteva. Se poi, dice la Peruzzi citando Pearce, non considerassimo la radice della parola e se si dovesse compilare una breve lista delle parole chiave dell’ultimo quarto di secolo, la comunicazione vi trovereb-

be un posto preminente. Facendo attenzione all’etimologia della parola comunicazione essa ha due radici: la prima, quella latina, indica “svolgere un compito per qualcuno” mentre la greca koinè indica “condividere la stessa lingua e cultura, creare una comunità ovvero un insieme di persone che la pensano allo stesso modo”. Continuando questo excursus, nell’Ottocento poi comunicare significava “entrare in comunione/contatto con la divinità”. Dunque già nell’etimologia della parola troviamo racchiusa l’idea che comunicare significa “portare qualcuno a pensarla come me, con l’obiettivo di creare un clima di condivisione”. Con la seconda accezione invece si intende una condivisione, quella “questione identitaria”, continua la ricercatrice, “che parte dal creare significati condivisi per dare senso alla realtà”. Perciò la comunicazione è ciò per cui stiamo e viviamo insieme ed è quello strumento, quel processo attraverso cui possiamo convivere; è un collante fra soggetti che interagiscono, una creazione di condivisione. In sintesi conviviamo perché comunichiamo e secondo la definizione di Barnett Pearce, direttore del Dipartimento di Comunicazione della Loyola University di Chicago “Noi siamo immersi nella comunicazione”. “Tutti possono fare comunicazione”, sostiene la Peruzzi, “ma per fare della buona comunicazione bisogna apprendere delle tecniche e riconoscere il valore dei professionisti della comunicazione”. Per capire appieno il significato di un termine, oltre all’importante ricerca sull’etimologia, è utile conoscere ed analizzare il contrario. Per quel che riguarda la comunicazione il termine contrario è “scomunicare, cioè buttare fuori”. Ai giorni d’oggi, sottolinea la ricercatrice de La Sapienza, il contrario del termine è “entrare in conflitto, escludere” venendo quindi meno all’essenza comunicativa, a quello scambio di significati, quel processo e quel progetto che allarga la condivisione dei significati. In questo senso la comunicazione è “costruttrice di una società”: attraverso di essa si uniscono i tanti elementi che permettono una più approfondita conoscenza tra individui, processo che è ga-


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rantito dall’informazione e che risulta a livello teorico essere più neutrale; essa amplia solo la conoscenza ma il valore aggiunto della comunicazione è la condivisione di un progetto, quel progetto che arricchisce ogni persona. Parlando ancora delle varie definizioni che la Peruzzi dà sul termine, la comunicazione è “un’attività complessa, coerente ed orientata che non ha come destinatari chi la pensa come me, ma chi non la pensa come me, altrimenti non è comunicazione” . può esistere solo nei paesi democratici dove la gente ha libertà di pensiero e di scelta e può credere nel proprio progetto in un contesto plurale; altra cosa invece è la propaganda. In un contesto comunicativo quindi ci può essere competizione, si cerca la condivisione ma non è detto che si crei armonia. Un contesto chiamato scientificamente sfera pubblica in cui individui diversi competono ciascuno con le proprie risorse. Il ritratto del buon comunicatore Per essere un buon comunicatore è necessario un esercizio di umiltà, di consapevolezza e di cautela, egli non può e non deve essere perfettamente allineato con il pubblico e deve rinunciare al raccontarsi in un determinato modo, implicando quindi un processo di negoziazione. Una comunicazione efficace è quella che ti rende riconoscibile ma al contempo è nuova: questo può verificarsi se c’è dialogo. Inoltre bisogna ricordare che “ldelle idee. (...) La comunicazione non ha come destinatari chi la pensa come me, ma chi non la pensa come me, altrimenti non è comunicazione” a comunicazione non mira solo alla testa , non è solo razionale” e che l’ascolto, alla base di ogni buona comunicazione, vuol dire avere il punto di vista dell’altro. Inoltre, e non ultimo, bisogna mettere in conto che una buona comunicazione è frutto di un gioco di relazioni, quindi si possono creare identità diverse e anche fratture. Ed alcuni temi, immigrazione, genere, bambini, religioni, creano più fratture rispetto ad altri . La comunicazione sociale La comunicazione sociale è qualcosa in fieri all’interno del mondo del no profit. Oltre all’immaginario comune sulla donazione che

Per essere un buon comunicatore è necessario un esercizio di umiltà, di consapevolezza e di cautela; il buon comunicatore non può e non deve essere perfettamente allineato con il pubblico e deve rinunciare a raccontarsi in un determinato modo, implicando quindi un processo di negoziazione.

 Gaia Peruzzi

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è rimasto fermo e ai problemi comunicativi i maggiori difetti del no profit sono quelli sul web. La situazione italiana mostra poi come spesso sia più semplice la comunicazione sociale al sud, per una conformazione meno strutturata della maggior parte delle organizzazioni in queste zone d’Italia. Molti nel mondo del no profit sono disponibili e si reputano sufficientemente bravi nel campo della comunicazione; da questo scaturisce che nel Terzo settore un problema ricorrente è l’autoreferenzialità e il non investire in una formazione di alto livello; una formazione che attraverso la rete faciliterebbe l’interazione tra le varie realtà locali. La ricercatrice definisce la comunicazione sociale come rivoluzionaria e destabilizzante, che mira a cambiare uno status quo. Essa quindi presenta una particolare valenza sociale ed educativa che consente di allargare la condivisione sotto questo specifico aspetto. La comunicazione sociale dal XVIII secolo ad oggi La comunicazione sociale non nasce con il no profit. Tre le date fondamentali: 1776 Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti, 1789 Dichiarazione francese dei diritti dell’uomo e del cittadino e 1786, la Toscana è il primo Stato al mondo ad abolire la pena di morte. Quel movimento di condivisione, una prima forma di comunicazione sociale, riesce a far sì che le idee da pochi individui diventino patrimonio condiviso dalla società. Così è successo in queste date storiche e così anche in futuro questa disciplina farà sì che i diritti vengano salvaguardati e che si propongano idee per una società ristrutturata e più solidale di quella che esiste; una società in cui circolino diverse idee con annessi nuovi stili di vita, comportamenti, abitudini e che abbia dati per acquisiti valori come la solidarietà, la giustizia, il rispetto delle categorie sociali e il rispetto per l’ambiente. La comunicazione sociale prima di tutto è una rivoluzione culturale che spesso implica dei processi di conflittualità. Si richiede in questo senso anche un cambiamento di comportamenti e un investimento necessario dove le risorse sono scarse. Le associazioni meglio di tutti conoscono la loro realtà; così attraverso le agenzie di comunicazione, lo studio e il buon uso delle tecniche per una buona comunicazione sociale, è possibile rimettere in discussione lo status quo, quello del buon comunicatore ma prima di tutto di ogni essere umano. ●


segnato Il dono mi ha in cevere costa meno che ri re Da – o rl ve NOIINFIDAS 4/2014 ce ri formazione 18 farlo che e d i fronte ch an e il C he è più belloconoscere um re se agire re – A es ceve e a riper tri – A fare del bene posizione degli al is d a i rs te et m o C he è bell A re che ricevere – alla prepotenza – da o li eg m È – si sa ’ d i se stes he donare qualco e a regalare un po C – i tr al i gl n ie esperienze co re, non cond ividere le m ar ricchisce – Dona ci po m te o ri op pr l nsare d i o anche un po’ de he si do vrebbe pe C – i tt tu a e il ib poss anche per so lo il sangue, è così si finirebbe e ne be e ar st a ne che aiutare più a fare del be vere – C he si può ce ri ca ifi gn si re he dona anza stare meg lio – C sorriso – L’import e ic pl m se un o bi o in cam na la gente, ricevend gioia d i chi lo do de an gr la o tr al ma più che non d i chi lo riceve, tto è possibile e tu he C – lo so o mai davver pre una mano – C he nessuno è a sem ov tr si he C di Iolanda Marta Squillace – ze ere le speran e e piacevole nt ga pa bisogna mai perd ap ù pi to ol m è gli altri – C he o miracolo tesa per sé e per i un vero e propri d ta at tr si he C oto,Cagende, un maglie associatire – he è orologi, donare che riceve o – L’ospitalità – an m i d a ve e scarpe rosse. at rt po i ha a he non Sono questi alcuni – Coggetti rego ledegli no che ognuno d i no to is es che hanno dato vita al n no e d i libertà – C he or to m at l’a le he ta C en – workshop “Raccontare il dono. Le stoam da fond a stupen nz ie er sp ’e un è o, en , m re a na rie di donazione come partecipazione”, tenue potrei più farn te possibilità d i do ni fi in no so ci tosi durante la sessione pomeridiana della seco li – C he poco si può n giornata non conosce os ta C he co – o an m conda del corso di formazione FIDAS: la e ar he una e allung –– C ve ce ri lo i ch i Conoscere per Agire II Parte. basta sceg lierne d fa ù chi lo C he ar ricchisce pi rivain a partecipanti quattro gruppi sono n si ardivisi tiva, Ino ia ricevere tanto – iz in i d en pr n no e te en stati guidati dalla pedagogista a Flavia Adami, rr co essa – C he bisogn st se non vai contro te i d sa io gl dal sociologo Andrea Ciantar, nno rendere orgo quali dalla pedagogie alleSilvia rseon pe e ll risultati che ti fa de sta logopedista Costa, e dall’educatrice i gn so bi r recepire i veri ore nel processo di tt pe se e l ar lt de co ti professionale Claudia Liberato, is as r on pe si sa and i profes he pur essendo gr narrazione C stesso le storie. – e attraverso o msé m ia uto di lg vo ri ci tri – C he ai al i gl re hi cc ri Un’attività promossa dai quattro membri ar umili e C he si può – si es st si può rimanere i no e ch dell’associazione di biografi Storie di Mondi an altri rende felici è iatocredono vo lont Possibili, inar quanto fortemente nell’eil – C he aiutare gli he C – o st ge o ol cc n un pi co he C ta – vi e a norme potenziale delle storie, in grado di coinon un rs e pe ar e salv co invo lgere altr A – ta vi a volgere, sensibilizzare, informare e indicare la ll , de do re no è un no energia – Il valo he ilviado C – ve ce ri di possibili cambiamenti. lo i lo fa più d i ch C he ti la – come regoperché, a Questo un è fa star bene chi sostiene lo psicologo lo ga re il he e – C er av i d sa si co ar al up qu cc ò dare Jerome Seymour, la nostra mente senza preo no pustatunitense i altri – C he ognu gl do è predisposta per istinto an ut rietaàtradurre l’esperienai da ro so li rende libe ti positiviza–inLa en am rt po termini narrativi, che – continua Flavia m co a imol ag ioso – C he nt co – C he l’esempio st è no do il dà qualcosa – C he tu – – C he donare mi anzi…fallo anche e, al m fa n no ra nare vi C he la donare sangue, do biare una vita – m ca ò pu za ez il sto d i gent tutto C he un piccolo ge degli altri – C he e a tu tà ci li fe pensa è la ’ d i tempo più grande rico m C he donare un po – o rs pe è n no ltro – La pazienza quello che si dona l’a al ne io nz te at L’ cond ivisione – pongono ar ricchisce – La se realtà che co m er iv d e e nt ta Le – A mo – pros con ilmente La nostra è si predispostaza perdel know-how nel mondo moderno e d iverse a – L’importan l’Itali nte testimonianz ta Le – istinto a tradurre l’esperienza in ù pi i d e asco ltar r creare cond ividere – Ad miei co mpagni pe i co e ar er op co termini narrativi, che ci permettono iano – A persone nel territorio ital zionar mi con le la re A – po up gr re A fa di comprendere la realtà forma o –e dar tale qualcosa d i buon responsabilità d i te vu do le i rm ende lla à – A prla alladnostra identità le etattraverso i tutte mpo – L’utilità de te il e ar zz ri lo va a A render mi utile e creazione sto – diAstorie ltando gli altri – ge co as po up gr un l lavorare in e alla cultura de cond ivisione – A on zi si po is ed pr mio tempo – La razionalizzare il le persone dono – Asco ltare

Ogni storia è un dono a #ConoscereXAgire

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19 Donare è importan te … – Perché mi fa st are meg lio con m e stessa – Perché non aiut i so lo il tuo pros simo, ma anche te stesso, mig liorandoti – Perché donand o sangue aiutiam Lo strumento d'espressione o pe rsone che non co – Per salvaguardar nosc o e il benessere prop privilegiato narrazione di ia sé,m è la rio e denella Perché posso salv ll a co ll et tività – are una vita – No n scrittura: ile rallentamento bisognaconsente faccio io lo fa qu pe ns ar “s e non lo alcun altro” ma “p erch épensiero non iopermettendo tutti i giorni aver del ?” . No n èlacosa da e la possibilità d i salvare una vita la possibilità d i riflessione oggettiva–dell'esperienza, Perché hai mig liorare la vita de gl i al tr i il prossimo – Per – Pe r la secomprensione stessi e per facilitandone così far crescere l’um iltà e l’ascolto – e per la co munit Per se stessi à – Perché ti rend e importante – Pe cittad ino parte de rché ti rende lla società – Perc hé so li darietà e sono i valori che partecipazione mi hanno trasmes so – Pe rc so lo ma parte im hé non ti fa sent portante della so ire ci Adami- ci permettono la realtà et à – Pe tutte ledi comprendere r la vita sociale persone che hann di o bisogno – Perc e dar forma alla nostra identità attraverso la hé è cittad inanza partecipazione e so liriattiva, creazione di storie, che vanno a costruire, darietà – Il dono è importante perc costituire e ristrutturare il nostro sé narrativo hé è gratis, gratifica chi dona e chi riceve alimentato–dai Arnostri riccvissuti. hisce le esperienze d i vita d i chi ti La narrazione inoltre, prosegue Andrea sta intorno, ma an tue –di sé Ra ppresenta un mod che le o, o il modo, per Ciantar, ci permette di far emergere le nostre darsi ag li altri – fa percepire la pr Perché oprie a umanità – credenze e prospettive implicite, su noi stessi Perché dà un valo noche stra esisadteampliare re  Andrea sul mondo, si vanno in nza –medianpiùCiantar Perché è gioia pu alla ra – Pe relazicon rc te l’interscambio i vissuti altrui. Tutto ciò hé siamo, in quanto one con gli altri in e non c’è modo assume unailparticolare nel nostro mig liore d i relazi prossiimportanza mo se non donand on arsi con tempo, in cui i rapidissimi mutamenti culturali o – Perché non so no le co se m ateriali e ar ricchiscono – e sociali fanno sì che le premessech e i fondamenPerché rende feli – sociali Percahé ci ti delle strutture tuttinu i livelli, siano in lla è per caso, nu lla è do vuto, null continuo mutamento. l’individuo, PerchéCiò a è scontato – tivale caper mbi a il modo d i vive re per la famiglia, le organizzazioni produttie d i pe ns puòper are – Perché null sostituirlo1 – Perc a hé è cond ivisione . ve e sociali, e per le società intere – Perché aiuta a – Perché è altrui crescere smonelLo strumento d’espressione privilegiato – Perché ti avvici na ag li altri – Pe sodi tto la narrazione sé, ta è lant scrittura: il i aspeconsente rc hé aiuta tti – Perché se la rego la è tenere le rallentamento del no pensiero permettendo la riil do è l’e cose per sé, ccezione alla rego la – Per aiutare flessione oggettiva dell’esperienza, facilitandoconsen gli altri – Perché te ad ognuno d i sognare – Per crea Intervista a Andrea ne così la comprensione. re felicità – Perc fa innamorare de Ciantar,hé Flavia Proprio per questo ai partecipanti ll delacorso tiAdami, vita – Perché si ri ceve qualcosa d i Claudia Liberato, cambi o ed di formazione, è stato chiesto su un in dipiscrivere gr ande in ù si fa qualcosa d i utile – Perché Silvia Costa (link) mi rende utile e ol tr e al bisogno, felice – Perché do nare rende liberi mette in co munio – Pe rché mi ne con chi ho d i fronte – Perché si – Perché mi fa st am o tu tti legati are bene, mi rend e più umile e mi – Perché si poss av vi ci na ono aiutare person a Dio e che ne hanno bi c’è sempre qualcu so gn o – Perché no che ha bisogn o d i me – Perché sotto qualsiasi as un is ce sem petto – Perché at pre 1 - Cfr. Andrea traverso il dono conoscere me stes ho im pa rato- Dora CIANTAR so attraverso gli a Lisa altri – Perché rice più d i quanto do MERCURIO, Storie vo da gli altr ni io – Perché m i i fa d iventare mig in circolo, in Daniele è co me gettare un li or e – Perché a pietra in uno st Anzalone (Eds) et.al., agno, non sai mai spos terà – Perché qu an ta ac dono a chi ho bi qua Storie di mondi sogno e ci sarà qu aiuterà quando av al cu no possibili. cheNarrazione rò bisogno io – Pe mi rché mi fa sentir al bene co mune di sé come e pa rtecipeforma di – Perché allevia la sofferenza – Pe cittadinanza Perché aiuta a gu rché è vita – attiva, arire – Perché in Roma, Università una società è fond aiutare chi ha biso amPopolare entaleEditrice, 102. gno – Perché dona re è meg lio che ri ce vere – Perché viene da l cuore NOIINFIDAS 4/2014


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Idee e proge

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ri oia d i essere libe Comunicare la gi ria se de – natori della prop do ai ne io az rr sempio i – Propor re la na invo lgere con l’e co r pe ze en ri pe in circolo Cond ividere le es ividere le storie d on C – ne io az m menti giovani in associ isione d i foto e co iv nd co e it am tr vo lontari su web e facebo ok tori – C hiedere ai na do i e ch an e er opo d i così da co invo lg are quale sia lo sc rd co ri r pe no do rienze d i riflettere sul ve raccontare espe do i on si ca oc ù pi za tra i FIDAS – Creare re ques ta esperien or op pr Ri – i nt na e facciamo d i dono emozio o per il lavoro ch ol im st e m co e in maniera d irigenti d i sezion re – Cond ividere na do l su i nt zo iz fe derate – Allargare gli or delle Associazioni ve ti ia iz in le a ic reare degli sintetica e analit ia d i azione – C rg ne si a un a si n e no tivibianco foglio il ricordo legato a quell’ oggetin modo che ci dei donatori at te et ir d e nz ia on im O st M te to portato appositamente per l’occasione. AD n e co DO slogan e tra FIDAS, AI un m co to et La condivisione degli scritti ha permesso og pr a del dono – – Cond ividere un lturad cu la al i an ov ognuno di svelare il ricordo celato dietro gi ucando i r toLape ia ar nt lo vo avvicinando ed ed i d ni a quell’oggetto. foto è divenuta così la ten altre associazio co ti or – e pp ss ra re re te ra in stimonianza dell’inaspettata solidarietà, l’oroi Instau spettro d con un più ampio ti a en detempo ev logio il simbolo donato agli altri, l’idel e e ar ar zz rg ni orga – Alla za en ri pe es ta es qu i tr l’agenda lo scandire della vita e dell’impegno al i gl ozioni che ho emnel Cond ividere con le re te et m as volontariato, la maglia associativa il ricorTr – DO e ADMO dea l’iesperienza e ar ss pa r del dono con AI Fa – do della prima FIDAS, e le scarpe le varie esperienze do e an lt ar st co i as d a to oi gi il mantenimento della parola data. ricevu ione e rosse e quind i co operaz a li ig m Successivamente fa è S DA sui giovanialle– condivisioni, tre postche FI sempre d i piùit di e ar nt Pu – colori differenti e er id ssionisono stati utilizzati per oprieadpa prandare assieme e cond iv le so er av tr at individuare ciò che si è imparato ne cond ivisio re il deraccontata, on ff Di – Creare gruppi d i no dall’esperienza completando quedo nuove persone al e er lg – vo i in an co ov gi da stepi tre frasi: il dono mi ha insegnato; il dono così re i grup uo le – Incrementa sc e i e progetti per la FIll è importante ne più idee io gg sa zare d iperché; mes civile – Sensibiliz à et ci DAS. so a ll ne i – Centri d i Essere un faro ovan gi i su e ir st ve Tante le parole utilizzate per sottolineare in Lavorare ed i – altrdel i oggi gl n co i vip nello sport – rs ta l’importanza volontariato, che attraon fr on C – i or superi le uo to sc ol e sc ll l’a ne al verso la narrazione può trovare una nuova via lto e asco ra pred isposizion st no la e ar or li ù dii sensibilizzazione, perché, come sostiene la – Attirare pi Incontri per mig ne tra i giovanpedagogista io az ip ec Flavia Adami, la narrazione oltre rt pa e – Trasmettere – Informazione uoadleessere sc e ll ne ri stimolo alla crescita personale ed alla nt co in entare gli ie d i er at m e ll ne giovani – Increm e ch an no nelle scuo le, il pensiero del do rcoli in cui aprire ci e ar re C – ca vi azione ci i – Essere stud io co me educ re d i più i giovan ge ol nv oi C – ni ll’esclusione, delle d iscussio sione sociale, de lu sc ’e ll de hi og i, presente nei lu gne per i giovan pa am C – za en er lla soff ro d i tutti – della po vertà e de o in mano il futu nn ha ro lo e ch e per far capire iversitari – Portar un i an ov gi i te gior men un libro le Coinvolgere mag – Raccog liere in le uo sc e ll ne e o testimonianz i in un film – Un po re ur ad tr da al dono i esperienze legate – Sensibilizzare d na do i ch i d e iare le firm i spazio do ve lasc ere i d irigenti ne lg vo in co e ni io e associaz a più i med ici dell ativi per la cultur rm fo e i iv at uc ed Progetti d irli progetti FIDAS – luzione per esau so la i, tr al i gl si deri de – Ripetere del dono – Dai de n possono donare no e ch ro lo co zioni – Coinvolgere ri delle d iverse se to na do i n co p worksho


Avevo già dentro me, latente, il bi sogno d i donarm ag li altri, ma m i ai prima, del tr NOIINFIDAS 4/2014 ag 21 ic o ev en segnato la mia vi to che ha ta, avevo assecond at o qu es Ho co minciato do to bisogno. nando la mia vita al la cu ra famig lia e per qu della mia es to lo rappresent o co n un fo ulard che loro hanno do nato a me Ma ques to non m i appagava del tu tto, allora ho deci d i ar ruolar mi in so Croce Rossa, ma da l qu ale mondo sono stata delu sa, e quasi cont em po ra ne iniziato a donare amente ho sangue, perché m i dava l'i dea d i fa praticamente qual re cosa d i utile. Ho donato per Fi das perché è l'ass ociazione del gr aziendale do ve uppo lavora mio padr e e mi trovo ne consig lio d irettivo l da un anno, per ca so, perché notavo che qualcosa non andava nel verso gius to; l'associazi riservava poco in one teresse per i suoi do na to ri no , o meg lio, n azioni, riusciva nonostan consapevolezza di sé e delle proprie te gli sforzi a so d d is fa re d i co la voglia può divenire anche una modalità per lasciare invo lg imento che ha, chi fa parte traccia della propria esperienza, si sensibilizzand i un mile. Così dopo a realtà una mia lamente do al valore della donazione e alla cultura della, il Presidente ha invitata a po mi rtare qualcosa d la solidarietà. i nu ov o, ad a co lm aiutarlo are quelle lacune Il Centro Nazionale per il Volontariato (Cnv), che avevo notato . en Pensai d i trare in un mondo infatti, in occasione della Giornata Internaziosimile a quello de ll nale del Volontariato, ha lanciato lo scorso 5 a C ro avev ce Rossa, o paura d i essere ancora una vo lta dicembre l’hashtag #storieX365 per condidelusa, ma con mio grande stupor e mi sono resa co videre tramite i social la realtà di quest’ultinto d i trovar mi in un a re al tà m mo, che come afferma il Cnv “si racconta ogni olto d iversa, una re altà che aveva ta vogl giorno, e lo fa in modo silenzioso, con iaazioni d i fare, ma che no nta n ri us ci va be ne concrete e lontane dai riflettori. Una narrazio. Al lo ziod idi mia loso o, ci Linde cheho rora lia d’o donare il mio te a me dag lto un sce spesso sottotraccia, coperta dal rumore di Ho ne mpo oltre che il nei di m tor io ti tan sa dei ng uno ue in ! to va vin , ave notizie di cronaca e dalla Renatadalle glie generato mofondo Nel pio nci frat teno. mpo ho perso il ce nella quale era un cam bocpolitica.” fa, la mia attuale lavoro, ma so no riuscita i ann ci tr die o ov la om corretta modalità diar narraziopagnat e un pi a aveva acc ccolo spazio in un Lino Individuate ’a ss onio. oc trim ia ma o zi ne del vostro sé, perché come ben sappiamo str on no e del ai d rno i anziani, quali insegno co m moglie, nel gio e usun are i co mputer; la data l’ultima campagna FIDAS, “Ogni storia è o è morto per i, Lin ann i ase ant ott a vo fa, i lo ra ro mi so ndo con Tre ann un dono”, che può far risuonare il vostro mes-no resa co nto d i quanti so ff ra no cro. la can e so d i● quan litu d ine alato ti do regil saggio anche ai più duri d’orecchie. ha o sepo, ntan timana e set bisogno d i essere Sua moglie Rosina, qualch as ancoun co ltati. E . a ho de a vo atalt a Ren a un e ra ciso d i donare l’u una me dag lia d’oro a me a, ni sin ca Ro ho ché , pit cosa che per ilom ioltotedel mo mpo . Li asco lto! La cosa mi ha sorpreso e stu ia abb a, Luc e a Sar e nip duno raoti e Fi ho parlato so lo d che ha un fig lio Daniele l’ultimo arrivato in i quello che do no io, ma o son vo che glio prec isare che da ques voluto “beneficiare” me ti doni io ricevo pi il DONO ù grande d i tutti. famiglia. al olo M i and sento utile e prov Gilbran e colleg di sia poe la do o gen gi leg oia nel ve dere un emozio Prima rimast o ne suo l vo lto delle pers ciano gli ere di” son donare “prima che lo fac on as e che co lto idi la ata strgi mo ra tà co oiadal la luc e an sapendo che co l ulteriormente stupito dal m io sangue sato, te senza ancorarsi al pas do la vita. Rosina nel vivere il presen Il caeppael rito maco suo lino ben n. le spille rappre pur avendo voluto mo lto senta la mia prim to, ges stoza in anche se la es dapeque rien a un ra Ho ulteriormente appreso d un to nazionale FIDA geso un è e nar do che re, S. em tto efa M i ha mia indole è di tipo ben ozio nato tantissimo ve dere tutte le regioni un un o scambio- dono ite in primario. ette e d ialm spent ille i o tempo; person d ett i ogg ga di, dg sol e et nar , do e ancora Si può una vo ltaeho do creri ceche vuto in dono gioi più bisognosi continuo a occuparmi dei a. il sta mia indole contag i morirò sperando che que la e ind ipendentemente dal maggior numero di person colore della pelle. religione professata e dal tempi ere, anche se questi sono Faccio fatica a comprend ere cia certa gente a riman grami per mo lti, come fac ci liciti o impliciti che spesso insensibile ai bisogni esp


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Dal conflitto alla facilitazione. Strumenti per superare le criticità quotidiane di Ermanno Giuca

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ome gestire il conflitto all’interno di un’associazione? Quali strumenti comunicativi adottare per risolvere (o quantomeno alleviare) problematiche ostiche? Cos’è la facilitazione e perché in certi casi ci può essere utile? Sono alcuni dei quesiti affrontati durante l’ultima sessione del corso di formazione FIDAS 2014, sessione che ha particolarmente coinvolto i partecipanti associativi grazie alla lezione interattiva del dott. Pino De Sario, docente di facilitazione e coaching di gruppo presso l’Università di Pisa. De Sario ha offerto ai presenti strumenti pratici per risolvere le annose questioni che ogni singola associazione si trova ad affrontare quotidianamente, generate soprattutto da scontri personali. Di seguito riassumiamo alcuni punti chiave della sua lezione. Il conflitto. Cos’è il conflitto e da cosa viene generato? Un conflitto in atto - spiega De Sario - è il frutto delle relazioni tra attori (sia individui che gruppi) che contrastano sulle loro azioni intenzionali, in vista di obiettivi e scopi. Il sistema agente di un conflitto è così composto da: attori, azioni e scopi. Si presentano quindi quattro tipi di azione conflittuale:

“Il conflitto è una risorsa ma fa sempre male, ci scuote, ci provoca scosse e fremiti mentali e fisici, che deformano la realtà, la ingigantiscono”

TIPO I – DIVERGENZA (scopo contro scopo) - Due attori tendono con azioni differenti a obiettivi differenti; - Due attori tendono con azioni similari a obiettivi differenti; - (Dilemma) Quando l’attore con se stesso è preso da due impulsi divergenti. TIPO II – CONCORRENZA (scopo sopra scopo) - Due attori troppo simili con desideri che si assomigliano; - Conflitto per coincidenza e simmetria; - Più attori concorrono per lo sfruttamento di una risorsa limitata. TIPO III – OSTACOLAMENTO (azione contro azione) - Modificazione dell’azione di un altro attore; - Impedire all’altro il raggiungimento del suo obiettivo;

- (Strategico) Quando l’ostacolamento è reciproco, ci si ostacola a vicenda. TIPO IV – AGGRESSIONE (azione contro attore) - Modificazione diretta dello stato o delle caratteristiche dell’attore colpito; - Può mirare alla restrizione delle sue libertà d’azione, a ferirne l’integrità, minacciarne l’esistenza (cattura, fagocitazione, annientamento). Entrati all’interno della situazione di conflitto il soggetto solitamente reagisce in tre modi diversi: 1. STILE PASSIVO (dimissivo) - Si presenta come un movimento di fuga e di rinuncia; - Spesso sfocia nell’arrendevolezza, nella debolezza e nella sconfitta; - Tendenza a rinunciare alla relazione e alle sue fatiche. 2. STILE AGGRESSIVO (autoritario) - Sotto il segno della vittoria ad ogni costo (o con le buone o con le cattive); - Si tratta di un modello antico fondato sulla violenza, i ricatti e le minacce di abbandono affettivo; - Anche qui si può scorgere una rinuncia al rapporto e al confronto vero e proprio. 3. STILE ASSERTIVO (negoziale) - E’ uno stile che si manifesta in tanti modi diversi, tutti accomunati dalla opzione relazionale; - Flessibilità e capacità di adeguamento pur mantenendo la fermezza necessaria per curare la propria dignità e i propri bisogni (senza ledere quelli dell’altro); - Stile centrato sul benessere reciproco, sulla comunicazione e sulla soddisfazione dei bisogni di entrambi. Alla luce di questi comportamenti e reazioni, come ne usciamo? Il conflitto è una risorsa ma fa sempre male, ci scuote, ci provoca scosse e fremiti mentali e fisici, che deformano la realtà, la ingigantiscono. Il conflitto con l’altro


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è un tremore, una fissità, una nebbia su tutto il resto, un sentimento di rivalsa orgogliosa e tanto altro ancora. Nel conflitto di solito si nega tutto di sé e si cerca di colpire l’altro aumentandone le attribuzioni, secondo uno schema polarizzato di ragione-torto, chiamato “attacco-fuga”. Il pensiero cosciente e ragionevole prodotto dal cervello corticale è inondato dagli impulsi automatici limbici, per cui il pensiero riflessivo è annegato, disattivato. La scommessa è, come salvare il pensiero, come farlo riemergere dalle acque? La facilitazione. La cosa più importante è provare a ridurre le risposte automatiche che ci portano solitamente al peggioramento del conflitto, primo, evitando di rispondere in modo simmetrico, (l’altro è distruttivo e anch’io divento distruttivo) e secondo, rinunciando a dare ricette facili e soluzioni immediate, sostituendole con domande e impegno a capire. Proviamo a non scattare per la tangente aggressiva e proviamo a non slittare verso ricette passive, bensì sviluppiamo la capacità di esplorare e sostare, quella che chiamiamo capacità negativa, una nuova competenza sociale distintiva di questa nostra epoca, indispensabile. I passi del facilitatore sono: 1. Creare un’atmosfera fruttuosa occuparsi dei bisogni e degli scopi concreti delle parti; accordarsi su metodi quali ascolto, concretezza, turni, focalizzazione. 2. Evidenziare i motivi del conflitto bisogni, interessi, emozioni, localizzando e mirando il problema nella distinzione delle parti; sollecitare bisogni e necessità; raccogliere lerispettive richieste e attese. 3. Scorgere i punti di contatto valutare le opzioni, mettere precedenze, procedere con cautela. 4. Costruire l’accordo precisando i punti concreti, con il consenso delle parti. Il punto cruciale è aiutare i soggetti ad esprimere, tenendo aperto lo scambio, evitando che la ricerca di accordo diventi un assillo eccessivo. Lo sappiamo, può creare smarrimento tenere aperto e non ancorarsi all’accordo, ma

Video  Intervista a Pino De Sario (link)

Pino De Sario Docente e formatore di facilitazione e coaching di gruppo presso l’Università di Pisa studio.desario@ gmail.com www.pinodesario.it Alcune tra le ultime pubblicazione di Pino De Sario: De Sario Pino, 2005, Professione facilitatore, Angeli, Milano De Sario Pino, 2006, Il facilitatore dei gruppi, Angeli, Milano De Sario Pino, 2013, Metodi e tecniche della Facilitazione esperta, Pisa University Press, Pisa

le parti implicitamente chiedono anche di liberarsi e confidarsi, non solo di negoziare. Dopo un congruo tempo di indagine aperta si cerca di convogliare la mediazione verso passi concreti e possibili. Punto cruciale per il mediatore è di provare a stare nella divisione, non surrogandola prematuramente, sapendone invece indagare gli effetti; così facendo si creano passi di sostanza verso una riconciliazione. Cassetta degli attrezzi FIDAS. Infine il dott. De Sario ha voluto regalare a tutti i responsabili associativi FIDAS presenti al corso, una “cassetta degli attrezzi” da utilizzare ogni qualvolta chiunque di loro si trovi in una situazione di conflitto. Sette punti per una “nuova cultura del gruppo di lavoro”. 1. La razionalità dei comportamenti è un’illusione. Il comportamento irrazionale è più frequente di quanto pensiamo, anche se ha esso stesso una sua logica e un suo significato. 2. Dietro ad ogni evento lavorativo c’è una lente distorsiva personale. Siamo naturalmente inclini a vedere ogni mansione o azione lavorativa attraverso la lente delle esperienze passate, che si manifestano più assiduamente (ahimè) in forma di influenza, proiezione, resistenza. 3. Per lavorare in gruppo niente è più importante del nostro modo di esprimere e regolare le emozioni. L’intuizione intellettuale non è la stessa cosa dell’intuizione emotiva, quest’ultima ci tocca a un livello molto più profondo, giocando un ruolo fondamentale nel plasmare compiti e relazioni. 4. Tutti abbiamo zone cieche. Tutti abbiamo il nostro lato oscuro, vulnerabile, incompetente. Spesso usiamo processi difensivi e resistenze per evitare i nostri aspetti problematici. 5. I gruppi hanno una vita nascosta (detto campo di forze). La vita nascosta è il cosiddetto piano secondario, in qualche modo indipendente dalle volontà e dalle dichiarazioni dei loro membri. 6. I sistemi motivazionali non possono che essere multicomposti. I sistemi motivazionali che rappresentano la via di sintesi delle forze innatenaturali e di quelle apprese-culturali si possono declinare secondo i tre vertici: relazioni, emozione, azione. 7. L’azione modera l’emozione e l’emozione dona smalto all’azione. Sopravvivenza e convivenza sono i due bisogni chiave dell’uomo, così produzione e partecipazione sono due fonti tanto indivisibili e quanto irrinunciabili. ●


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giornalismo sociale

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PREMIO GIORNALISTICO NAZIONALE “FIDAS-Isabella Sturvi” V EDIZIONE 2015

con il patrocinio di:

La FIDAS (Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue) indice la quinta edizione del Premio Giornalistico nazionale “FIDAS-Isabella Sturvi” riservato ai giornalisti professionisti, praticanti e pubblicisti. Il Premio è finalizzato alla promozione dell’impegno del giornalismo sociale, alla valorizzazione del grande patrimonio costituito dalle numerose associazioni del territorio impegnate nel volontariato, all’educazione e sensibilizzazione dei giovani verso l’impegno sociale e civile, nonché al ricordo della dottoressa Isabella Sturvi, già responsabile dell’ufficio VIII, “Sangue e trapianti”, presso la Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute. Il Premio si pregia del patrocinio dell’Ordine dei Giornalisti, della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, del Centro Nazionale Sangue e della Società Italiana di Medicina Trasfusionale e Immunoematologia. Il Premio “FIDAS-Isabella Sturvi” si propone di: divulgare, sensibilizzare e promuovere la cultura della donazione del sangue; di segnalare all’attenzione della pubblica opinione quei giornalisti e quelle trasmissioni televisive, radiofoniche o su web che si siano distinti per completezza e correttezza di informazione; di mantenere alta l’attenzione dei cittadini sul tema della donazione del sangue, attraverso un’azione capillare e permanente di sensibilizzazione e di informazione. Il Premio è diviso in due sezioni: Sezione stampa e web: articoli o inchieste scritte pubblicati su quotidiani, periodici, agenzie di stampa o su internet (su siti o web tv regolarmente registrati come testate giornalistiche). Sezione video e radio: servizi o inchieste audio o video trasmessi da radio, tv o pubblicati su internet (su siti o web tv regolarmente registrati come testate giornalistiche). All’Autore dell’articolo/inchiesta primo classificato in ogni sezione sarà assegnato il Premio “FIDAS-Isabella Sturvi” del valore di euro 1.000,00 (mille/00). Si potranno attribuire altre menzioni. Gli articoli, i servizi e le inchieste dovranno riguardare aspetti relativi la donazione del sangue o l’informazione su sangue ed emocomponenti e dovranno risultare pubblicati, radiotrasmessi o teletrasmessi, messi on line nel periodo compreso tra il 16 marzo 2014 e il 15 marzo 2015.


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PREMIO GIORNALISTICO NAZIONALE “FIDAS-Isabella Sturvi” V EDIZIONE 2015

I giornalisti che intendono partecipare al Premio dovranno far pervenire i lavori, in numero massimo di 2 per ciascun partecipante, entro il 31 marzo 2015. Le candidature possono essere redatte su carta semplice ed indirizzate con raccomandata A/R a FIDAS Nazionale, Piazza Margana 19, 00186 Roma, inviate via fax al numero 06/68217350 o via mail alla casella di posta elettronica fidas@fidas.it con oggetto “Premio FIDAS-Isabella Sturvi - IV edizione” e devono contenere: il curriculum vitae del candidato, corredato di nome, cognome, data di nascita, nazionalità, indirizzo, recapito telefonico ed email; il numero della tessera professionale e Albo di appartenenza (se applicabile); il servizio e l’indicazione della pubblicazione o della messa in onda; copia del servizio candidato (per servizi video e audio si richiede di inviare copia digitale su CD o DVD o il file del servizio); la sezione del Premio cui si intende partecipare. I candidati sollevano i promotori del Premio e la Giuria da qualsiasi responsabilità derivante dalle opere giornalistiche presentate, dalla loro originalità, dalla violazione dei diritti d’autore e delle riproduzioni. La valutazione dei lavori presentati è demandata alla giuria del Premio che verrà comunicata da FIDAS dopo il 31 marzo 2015. Il giudizio della giuria è inappellabile. Entro il 15 aprile 2015, la Giuria, con giudizio insindacabile, selezionerà i servizi giornalistici più rispondenti ai motivi ed agli obiettivi del Premio. Ne sarà data comunicazione sul sito www.fidas.it. La premiazione avverrà in concomitanza con il 54° Congresso nazionale FIDAS che si svolgerà a Viareggio venerdì 1° maggio 2014. I vincitori del Premio “FIDAS-Isabella Sturvi” dovranno essere personalmente presenti alla cerimonia di premiazione. L’assegnazione del Premio verrà resa pubblica mediante comunicato stampa, invio newsletter informativa FIDAS e sul sito Internet www.fidas.it Tutto il materiale pervenuto resterà di esclusiva proprietà di FIDAS la quale potrà utilizzarlo per i propri scopi promozionali e divulgativi. La partecipazione al Premio implica automaticamente l’accettazione del presente bando. Ai sensi del D.Lgs.196/2003 e successive modifiche i dati forniti dai candidati verranno utilizzati esclusivamente ai fini della partecipazione al premio ed alle iniziative collegate. Per informazioni ci si può rivolgere alla Segreteria organizzativa del Premio “FIDAS-Isabella Sturvi” presso la Sede operativa FIDAS (email: fidas@fidas.it – tel. 06/68891457).


Valle d’Aosta FIDAS VALLE D’AOSTA fidasvda@gmail.com - 0165 552196

Piemonte / www.fidasadsp.it ADS Michelin - Cuneo www.adsm.fidaspiemonte.it - 0171 315374 ADAS - Saluzzo www.adas-saluzzo.it - 0171 943497 AVAS - Mondovì www.avas.fidaspiemonte.it

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Emilia Romagna / www.fidas-emiliaromagna.it ADVS FIDAS - Bologna www.fidas-advs-bologna.org - 051 6350330 ADVS FIDAS - Ravenna www.advsravenna.it - 0544 404817 ADSA FIDAS - Parma www.adas-parma.it - 0521 775044 ADVS FIDAS Ferrara - Renazzo www.advsfe.altervista.org - 051 900767

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Puglia FPDS - Bari www.federazionepugliesedonatorisangue.it - 080 5219118 ADVS MESSAPICA - Casarano adovosmessapica@hotmail.it - 3351814822 FIDAS - Taranto dosnifidas.ta@libero.it - 099 4713334

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Lombardia

FIDAS - Pescara www.fidaspescara.it - 085 28221

FIDAS BASILICATA - Matera www.fidas.basilicata.it - 0835 331502

ADS Fatebenefratelli - Milano www.donatoridisangue.it - 02 63632563

FIDAS - Teramo www.fidasteramo.it - 0861 415460

FIDAS - Milano www.fidas-milano.it - 02 86460424

VAS - L’Aquila www.donatorisanguevasaq.org - 328 9214338

FIDAS - Bergamo www.fidas.bergamo.it - 035 244555

FIDAS CUORE - Giulianova www.fidascuoregiulianova.it - 085 8020478

ADSP FIDAS - Torino www.fidasadsp.it - 011 531166

ASDS - Cesano Boscone e-mail: asdscesanoboscone@gmail.com - 348 7645489

Calabria FIDAS - Paola www.fidaspaola.it - 0982 582654 ADSPEM PIANA - Cinquefrondi drspano@libero.it - 0966 939627

Lazio

ADSPEM - Reggio Calabria www.adspem.it - 0965 393822

Friuli Venezia Giulia

EMATOS FIDAS - Roma www.ematos.it - 06 6837817

LADoS ASS.DON.SANGUE LOCRIDE - Marina di Gioisa Jonica www.ladosgioiosa.it - 0964 416895

ADVS - Monfalcone advs@libero.it - 0481 487657

ADVS OPBG - Roma www.advsopbg.com - 06 6833793

ADVST - Locri advst@libero.it - 0964/21826

GADAS - Torviscosa gadastorviscosa@libero.it - 0431 928635

GDS “Carla Sandri” - Roma www.gdscarlasandri.it - 06 77056788

ADS - Trieste www.adstrieste.it - 040 764920

ASS. VOLONTARI POLICLINCO TOR VERGATA medtrasf@libero.it - fax 06 20900597

AFDS - Udine www.afds.it - 0432 481818

DONATORI DI SANGUE ROMA EST ONLUS - Roma donasangueromaest@tiscali.it - 06 23188708

ADVS - Gorizia info@advsg.org - 0481 630848

ASS. EMA GLI AMICI DI NINO MANFREDI - Frosinone www.emaninomanfredi.it - 0775 407223

AFDS - Pordenone www.afdspn.it - 0427 51472

DOSAVO - San Cesareo info@dosavo.it - 06 9570427

Veneto / www.fidasveneto.it

Molise

ADSF - Favara e-mail: fbelluzzo@virgilio.it

FIDAS POLESANA - Adria fidaspolesana@gmail.com - 0426 23267

FIDAS MOLISE franco.vitulli@yahoo.it

ADAS - Gela adas.gela@iol.it - 0933 934460

FIDAS - Treviso www.fidastreviso.it - 0438 998360 FIDAS - Padova www.fidaspadova.it - 049 8760266 FIDAS - Venezia www.fidasvenezia.it - 333 1390880 FIDAS - Verona www.fidasverona.it - 045 8202990 FIDAS - Vicenza www.fidasvicenza.com - 800979000 AFDVS - Feltre afdvs@ulssfeltre.veneto.it - 0439 883359

Sardegna FIDAS OZIERI fidas.ozieri@libero.it - 079 787498

Sicilia ADAS - Agrigento www.adas-agrigento.it - 0922 596588 FIDAS - Alcamo www.fidas-alcamo.it - 0924 26996 FIDAS - Caltanissetta www.fidascaltanissetta.it - 0934 592830 ADVS FIDAS - Catania www.advsfidascatania.it - 095 7411223

ADVS FIDAS - Palermo www.advspalermo.it - 091 587574 GDVS FIDAS - Paternò www.gdvs-fidas.it - tel 095 842966 AMDAS - San Filippo del Mela amdas.milazzo@gmail.com ADVS - Termini Imerese advs_termini_imerese@libero.it - 091 8115533


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