Noi in Fidas - 2011/04

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Notiziario della Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue ANNO XI - N. 4 - NOVEMBRE/DICEMBRE 2011 DIFFUSIONE GRATUITA

NOI IN FIDAS - NOTIZIARIO TRIMESTRALE - SPED. ABB. POST. 70% ROMA

Noi in

Social media e cause sociali

FIDAS si apre al web 2.0 Roma, corso di formazione 2011: volontari FIDAS, competenza e passione


SOMMARIO

EDITORIALE

• Clicca, blogga e tagga di Aldo Ozino Caligaris ................................................p.3

cOMUNICAZIONE • Il futuro... non solo del web di Damiano Mencarelli .................................................p.4 • Web 2.0 e Fidas: condividere la donazione di sangue di Roberto Bonasera ......................................................p.6 • Seguici su... di Valentina Massa .......................................................p.7

CRONACA • Dacci una mano ..........................................................p.8

Iniziative • I nuovi manager del volontariato nascono qui di Federica Fusconi .......................................................p.10 • La gestione del donatore dal reclutamento alla fidelizzazione di Massimiliano Bonifacio .... .......................................p.11 • Grande successo dei “Raccorti sociali” di Cosma Ognissanti .....................................................p.14

TESTIMONIANZE • Impressioni di dicembre di Cristiano Lena ..........................................................p.15 ZOOM • La situazione sangue nella regione Puglia di Italo Gatto ................................................................p.16

SALUTE • Attenti agli zuccheri di Massimiliano Bonifacio ............................................p.18

Noi in FIDAS

Trimestrale - Periodico di informazione e formazione della FIDAS (Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue) P.zza Fatebenefratelli, 2 - 00186 Roma tel. 06 / 68891457 - fax 06 / 68217350 ANNO XI - N. 4 - NOVEMBRE/DICEMBRE 2011 DIRETTORE EDITORIALE Aldo Ozino Caligaris DIRETTORE RESPONSABILE Bernadette Golisano COMITATO DI REDAZIONE Antonio Bronzino, Federica Fusconi, Giacomo Grulla, Laura Mariotti, Valentina Massa, Tiziano Zenere. IN REDAZIONE Laura Mariotti DIREZIONE E REDAZIONE FILMAFIR COMUNICAZIONE srl di FRANCO ILARDO Lungotevere de’ Cenci n. 5 - 00186 Roma tel. 06 / 6837301 fax 06 / 68370924 e-mail: red.noinfidas@libero.it HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO R. Bonasera, M. Bonifacio, F. Fusconi, I. Gatto, C. Lena, V. Massa, C. Ognissanti, A. Ozino Caligaris PROGETTAZIONE GRAFICA Cristina Zarli STAMPA Arti Grafiche Agostini - Morena (RM) AUTORIZZAZIONE Tribunale di Roma N. 442/2003 del 21/10/2003 Periodico iscritto al R.O.C. (Registro Operatori Comunicazione) Spedizione Abb. post. 70% - Roma TIRATURA del numero 8.000 copie

La Redazione di Noi in FIDAS augura ai suoi lettori e a tutti i donatori di sangue 2

Buone Feste


EDITORIALE

CLICCA, BLOGGA E TAGGA

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a diversi secoli il vocabolario della lingua italiana continua ad arricchirsi di nuovi termini e, in questi ultimi anni, i neologismi provengono prevalentemente dal lessico specifico informatico; si tratta di termini che nel giro di pochissimo tempo sono divenuti patrimonio linguistico di molti. Negli ultimi decenni, infatti, si sono affermate nuove attività e nuove professioni, nuovi modelli relazionali e nuove filosofie ed inevitabilmente si sono imposti nuovi modi di comunicare, questa volta grazie alle tecnologie digitali, capaci di “rimestare” scritto e parlato, parole e immagini, pubblico e privato, favorendo una modalità conoscitiva impensabile fino a qualche anno fa. Cliccare, taggare, blogosfera, chat, newsletter, provider, spamming sono stati assunti comunemente, in particolar modo nell’universo giovanile abituato a costruire reti e relazioni interpersonali grazie a queste nuove tecnologie. Le innovazioni digitali degli ultimi anni stanno rivoluzionando, in modo talvolta radicale, alcune delle categorie attraverso le quali facciamo esperienza della realtà. I social network, infatti, sono diventati parte integrante del nostro modo di comunicare e della nostra vita. Ma se spesso si parla della pericolosità di questi strumenti, che rischiano di estraniare l’individuo dal mondo in cui vive divenendo possibili divulgatori di notizie incomplete o mendaci, non possiamo non riconoscerne l’utilità sul piano professionale e la grande potenzialità sociale. Basti pensare al ruolo che i social network hanno avuto in situazioni di emergenza da un capo all’altro del pianeta. A partire da quest’ultimo aspetto, infatti, negli ultimi mesi molte associazioni si stanno interrogando sulla possibilità di interagire con i propri soci, ma anche e soprattutto con una quantità smisurata di navigatori del web. Tale riflessione ha spinto la FIDAS alla creazione di una piattaforma 2.0 che permetta un’immediata relazione, oltre ad accrescere un costante interesse in favore della causa della donazione del sangue e più in generale del volontariato del dono. FIDAS ha deciso di aprirsi al web 2.0 investendo nella partecipazione ai social media per raggiungere il maggior numero di donatori, ma soprattutto quanti ancora non conoscono questa realtà di volontariato anomimo, associato e responsabile; nel consolidare, quindi, legami già esistenti, ma soprattutto cercando di crearne di nuovi. Facebook, Twitter, FlickR, YouTube, tanto per citare alcuni di questi universi interattivi, fanno parte di quella cultura partecipativa in grado di favorire la condivisione di opinioni e obiettivi, puntando sulla possibilità di condividere e creare cultura. Il mondo del volontariato ha certamente molto da raccontare e condividere, superando lo stereotipo del “supereroe” che salva il “supersfigato”; tuttavia, è spesso minimo lo spazio dedicato alle narrazioni di tanti uomini e donne che impegnano il proprio tempo e le proprie energie a favore degli altri. Il mondo del volontariato ha molto da comunicare in merito alle proprie finalità; le esperienze presenti nella vasta realtà del terzo settore sono un fenomeno sociale, psicologico ed economico che non può essere relegato in un angolo. Lo dimostrano i continui utilizzi dei social network a favore di cause sociali, condivise non solo con il “mi piace” di Facebook, ma anche con un desiderio di essere parte attiva di un mondo che non si vuole accontentare di volare a bassa quota, ma che attirando l’attenzione su di sé vuole incrementare una sensibilità comune e comunicare informazioni affidabili. E se tanti utenti che navigano in una notevole quantità di informazioni rischiano tuttavia di diventare un riflesso del caos interattivo proprio della comunicazione digitale, una costante azione e attenzione sul web possono offrire contenuti di interesse comune, non dimenticando la convinzione che interazione è anche educazione. Per chi è nato in un periodo in cui gli auguri di Natale si ricevevano per posta con biglietti di ogni forma e colore, un augurio on line può apparire impersonale, ma anche questa è una tradizione che sta cambiando a grande velocità. Allora perché non scambiarsi gli auguri cliccando in rete, condividendo un’idea su qualche blog e taggando amici e parenti, riuniti in occasione delle prossime festività, nelle foto di gruppo?

Aldo Ozino Caligaris

Anno XI - N. 4 - novembre/dicembre 2011

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COMUNICAZIONE

A

pochi giorni dalla morte del più grande comunicatore del millennio in molti ci stiamo chiedendo che ne sarà del web. I nostri rapporti sociali quale direzione avranno dopo essere riusciti a connettere milioni di persone tra di loro? Quali trasformazioni così radicali vedremo in futuro? La vera evoluzione “sociale” è ancora da capire, da scrivere, ma abbiamo i mezzi e i dati per farla. Grazie alla diffusione dei social network abbiamo oggi la possibilità di analizzare un mondo che prima non conoscevamo; Facebook vanta 800 milioni di account e sembra non fermarsi la sua diffusione. Twitter stessa cosa. Se consideriamo quante altre piattaforme di community esistono oggi nel mondo e quante ne nasceranno possiamo solo immaginare gli effetti all’interno dei nostri rapporti sociali. L’istinto di appartenenza ad una cerchia, ad un gruppo, ad una community ci tiene legati alla rete diverse ore al giorno, mischiando interessi privati a

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interessi collettivi senza però una precisa conformazione ideologica, senza una logica che renda tutto questo un beneficio reale. Questa nuova era, quella dei social network, ci porta ad utilizzare il nostro tempo nell’estremo bisogno di far sapere chi siamo, che facciamo, cosa pensiamo, dove andiamo senza ancora percepire la reale finalità, senza chiederci a cosa serve effettivamente tutto questo. Quello che fanno attualmente milioni di persone è di esporsi, di informarsi, di generare contenuto o semplicemente dati senza percepire l’importanza e i risvolti che potrebbero scaturire da tutte queste azioni. E questi contenuti oggi hanno una durata praticamente infinita, è tutto scritto e protetto su migliaia di server sparsi nel mondo. In questo panorama globale, molte persone, associazioni, governi si stanno rendendo conto dell’effetto e dei benefici che la pubblicazione e l’accessibilità dei nostri dati ha sulle nostre scelte e decisioni.


Notiziario della Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue Pensiamo a Wikileaks e alle conseguenze che hanno portato la pubblicazioni di documenti top secret, oppure al contributo che i social network hanno fornito durante le ultime catastrofi naturali nel mondo (http:// ireport.cnn.com). Questa nostra partecipazione o apertura al dialogo collettivo, alla socialità di massa, espone tutti noi a ragionare nel beneficio della comunità di cui facciamo parte, proprio perché pubblichiamo e rendiamo fruibili le nostre azioni, soggette quindi a discussioni o commenti da parte del nostro network. Ci troviamo oggi nella possibilità di dare un contributo fondamentale alle generazioni future, pubblicando informazioni utili che la comunità può utilizzare, modificare e migliorare. La democrazia del web passa quindi per la trasparenza del web, abbandonando la logica dell’occultamento dell’informazione e lasciando a tutti noi la possibilità di contribuire e di partecipare. Negli ultimi anni si è esteso il concetto di accessibilità, di communtity e di open suorce permettendo la nascita degli “open data”. I dati aperti, comunemente chiamati con il termine inglese Open Data, sono alcune tipologie di dati liberamente accessibili a tutti, senza restrizioni di copyright, brevetti o altre forme di controllo che ne limitino la riproduzione. Una rappresentazione tipica della necessità dell’apertura dei dati viene proposta in una dichiarazione di John Wilbanks, direttore esecutivo dello Science Commons: «Numerosi scienziati hanno sottolineato con ironia che proprio nel momento storico in cui disponiamo delle tecnologie per consentire la disponibilità dei dati scientifici a livello globale e dei sistemi di distribuzione che ci consentirebbero di ampliare la collaborazione e accelerare il ritmo e la profondità della scoperte... siamo occupati e bloccare i dati e a prevenire l’uso di tecnologie avanzate che avrebbero un forte impatto sulla diffusione della conoscenza.» (it.wikipedia.org/wiki/Dati_aperti). Da queste fondamentali idee possiamo quindi immaginarci l’evoluzione nel tessuto sociale che questo può rappresentare e i risvolti effettivi nella nostra vita. La pubblica amministrazione e le grandi multinazionali hanno già cominciato a fare degli sforzi in questa nuova visione. Infatti online troviamo ottimi esempi di libera diffusione dei dati governativi come il sito istituzionale del Governo Kenyano (opendata.go.ke ), dove un ampio corpus di dati

aperti è messo a disposizione dei cittadini. Anche noi in Italia cominciamo a considerare fondamentale rendere accessibili questi dati (www.datagov.it). Fortunatamente è sempre più ampio l’interessamento anche di associazioni o cooperative a scopo sociale di rendere pubblici i propri dati (www.socialdata.info). Il motivo per cui questo movimento sta prendendo molto piede è un mix di ragioni che ci devono portare a riflettere su un punto focale. Oggi, più che mai, abbiamo bisogno di capire gli effetti delle nostre azioni e le loro conseguenze. C’è una forte esigenza ad esempio nei donatori di capire come e dove si spendono i soldi degli aiuti umanitari, di poter liberamente intervenire e delineare priorità che raggiungano la collettività in maniera più sicura, più efficiente. Solo grazie a questi riscontri che ogni individuo troverà la forza e la volontà di diventare un’attivista che opera a nome della comunità, che trasformi il passaparola in una trasformazione sociale. Le associazioni, le fede-razioni, le cooperative più delle PA si devono convincere che il futuro è nella trasparenza del proprio operato, nella dimostrazione (con i dati) dei progressi fatti, nella diffusione libera del proprio Know-how come esempio di lealtà e di rispetto nei confronti dei propri volontari, dei donatori, di tutte quelle persone che rappresenta e che vuole aiutare. Oggi più che mai abbiamo bisogno di una presa di posizione che abbatta quel muro di disinformazione che trasforma in profitto la nostra qualità di vita. Oggi più di ieri abbiamo la possibilità di rendere partecipi milioni di persone che sono pronte a rimboccarsi le maniche in nome del benessere collettivo semplicemente rendendo visibili i progressi che facciamo, le scoperte che facciamo. Tutti noi sentiamo la necessita di capire e trasformare la nostra società civile perché stiamo provando sulla nostra pelle che il modello di vita che abbiamo avuto fino ad adesso non ci rappresenta più. Ognuno di noi è motivato a partecipare alla costruzione di una coscienza collettiva, dove ogni azione, anche la più piccola come donare il proprio sangue, quando vedrà “l’effetto farfalla” del proprio impegno. E gli open data ci possono dare questa possibilità.

Damiano Mencarelli

Project Manager & Partner Sup3rStudio Media Agency

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COMUNICAZIONE

Web 2.0 e FIDAS

A

nche la Fidas da qualche settimana ha implementato una piattaforma web 2.0 ovvero un insieme di strumenti che permetteranno di promuovere la donazione del sangue in maniera più ramificata e coinvolgendo diversi target (non solo i “giovani” quindi). In queste pagine metteremo in risalto come si è arrivati a questa scelta. I social network Un social network si può definire un servizio che consente o agevola la gestione via Internet di una mappa di una parte delle proprie relazioni sociali (il focus centrale per cui Fidas sta investendo su tali strumenti risiede proprio su questo elemento: relazioni sociali) attraverso la possibilità di creare e condividere contenuti, conversazioni o attraverso altri strumenti di socialità. La grande rivoluzione nel comunicare i fatti I social network sono uno degli elementi fondanti di una rivoluzione più ampia che va sotto il nome di social media. Con questo termine si intende un insieme di tecniche e pratiche di creazione e condivisione dei contenuti online: è un ribaltamento dei poteri, i lettori diventano anche autori e i fruitori ne sono i produttori. Con i social media il potere editoriale è diffuso e distribuito, ognuno di noi è l’editore di se stesso e si confronta da pari con gli altri: il sito del New York Times è costruito con Wordpress, lo stesso software usato da milioni di blogger. Per una singola notizia potrebbe essere più rilevante un blogger che un sito giornalistico vero e proprio: lo scenario va dunque oltre i social network e tramite forum, blog, microblogging, videosharing, aggregatori e social bookmarking, si può costruire una efficace strategia di social media. Perché e come iniziare Il mondo dell’associazionismo in Italia oggi è di fronte a un grande bivio, legato soprattutto al mancare di un forte e deciso cambio generazionale che la nostra società sta vivendo: puntare a moderne forme di coinvolgimento delle generazioni nuove con i relativi strumenti di comunicazione, oppure mantenere l’asset dirigenziale (nel caso Fidas, le responsabilità associative) attuale, caratterizzato da poca capacità di innovare modalità di gestione associativa e strategia di promozione verso l’esterno. Scegliere la seconda opzione comporta una strategia di implementazione di una piattaforma web 2.0 definita di solo ascolto, ovvero non sfruttare i social

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media, non intervenire su di essi e seguire e vedere solo ciò che accade esternamente in maniera indiretta. Scegliere la prima opzione significa rivoluzionare il modo di comunicare il brand Fidas (insieme quindi a tutti i valori che lo compongono) in maniera innovativa ed aperta a successivi e costanti cambiamenti. Significa anche rivoluzionare la modalità di gestione di alcuni processi interni ed esterni, processi non solo finalizzati alla comunicazione. Come sfruttare la piattaforma web 2.0 della Fidas La piattaforma è composta da spazi personalizzati con la grafica e i caratteri distintivi della Fidas: sulla home page di www.fidas.it è possibile accedervi cliccando sulle icone rappresentative di: - facebook - twitter - flicker - youtube. In particolare, facebook e youtube hanno un ruolo di primo piano nella home page del sito: youtube ha una interfaccia immediata nella headline del sito (in alto) dove è possibile vedere in anteprima i video di Fidas Channel, mentre facebook è messo in risalto tramite un plug- in che permette agli utenti di iscriversi alla pagina facebook della Fidas. In questo modo è possibile ricevere costantemente gli aggiornamenti del mondo Fidas sul proprio profilo personale di facebook grazie all’implementazione di un sistema di sincronizzazione tra sito e facebook istantaneo. Inoltre è possibile interagire con la piattaforma andando a scrivere post, caricare video, lanciare messaggi, direttamente sulla bacheca della pagina facebook di Fidas: in questo modo, tutte le Federate Fidas potranno promuovere le proprie iniziative raggiungendo immediatamente tutti gli iscritti alla pagina (e tra questi ci sono pure non donatori). Il comitato di gestione della piattaforma potrà inoltre, tramite il canale su youtube e su flicker, caricare e rimandare ai video e al materiale visivo delle Federate stesse amplificando così il raggio di azione. Lo stesso ragionamento vale per la pagina su twitter. Cosa fare per partecipare attivamente a questa rivoluzione comunicativa Per prendere parte immediatamente a questo momento di cambiamento sociale che il web 2.0 sta decretando da qualche anno a questa parte e per poter sfruttare al meglio questa innovazione, ogni volontario Fidas sparso per il nostro Paese dovrebbe: iscriversi a facebook; cliccare su “mi piace” nel riquadro facebook sulla home page di fidas.it; scrivere, commentare e partecipare attivamente


proponendo nella bacheca della pagina facebook di Fidas dei contenuti da condividere (messaggi, foto, video, iniziative, locandine, manifesti, eventi, notizie...); creare una pagina facebook per la propria federata di appartenenza; segnalare alla segreteria Fidas eventuali video propri o comunque sulla donazione del sangue su youtube o su facebook in modo da poterli caricare sul Fidas Channel; commentare e condividere su facebook e su twitter le notizie del sito che appaiono costantemente sulla bacheca.

Roberto Bonasera

Segretario Organizzativo Nazionale FIDAS

Seguici su...

YOUTUBE: un sito web che consente la condivisione di video. E’ il terzo sito più visitato al mondo, la maggior parte dei contenuti è caricata dai singoli utenti.

FACEBOOK: un sito web di reti sociali, ad accesso gratuito, è il secondo sito più visitato al mondo, il cui numero di utenti attivi ha raggiunto quota 750 milioni http://www.facebook.com/pages/FIDAS

TWITTER: un servizio gratuito di rete sociale e microblogging che fornisce agli utenti una pagina personale aggiornabile tramite il sito stesso, via SMS, con programmi di messaggistica istantanea, posta elettronica. FLICKR: un sito web multilingue che permette agli iscritti di condividere fotografie con chiunque abbia accesso a Internet, in un ambiente web 2.0 http://www.flickr.com/groups/fidas

Valentina Massa

Coordinatore Nazionale FIDAS Giovani

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CRONACA 1

Ecco una breve sintesi fotografica di alcune fra le innumerevoli iniziative e manifestazioni organizzate in tutta Italia dalle Associazioni dei donatori aderenti alla FIDAS, in occasione della seconda Giornata nazionale lo scorso 2 ottobre. Una storia di entusiasmo e grande partecipazione dei volontari FIDAS, narrata stavolta per immagini.

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1. Verona, Dacci una mano 2011 celebrato a Piazza Bra 2. Vicenza. Giovani volontari FIDAS a Piazza dei Signori 3. Verona - Piazza Bra 4. Vicenza - Piazza dei Signori 5. Giornata nazionale FIDAS organizzata ad Aosta 6. Il presidente nazionale Aldo Ozino Caligaris dà una mano a Torino 7. Bari - La giornalista Carmen Lasorella riceve il Premio FIDAS Puglia “Un Amico per la comunicazione”.

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INIZIATIVE

CORSO di FORMAZIONE FIDAS

Roma 2-3-4 dicembre 2011

I

n autunno si rinnovano gli appuntamenti di incontro Fidas e nei giorni 2/3/4 dicembre si è svolto a Roma, nella cornice di Villa Eur, il corso di formazione per responsabili associativi. Quest’anno il corso è stato nuovamente organizzato su tre giornate, e ciò al fine di dare maggiore spazio all’approfondimento degli argomenti ed ai momenti di conoscenza e condivisione tra i partecipanti. Da alcuni anni il corso è rivolto a tutti i volontari Fidas che ricoprono, o intendono ricoprire, ruoli di

responsabilità all’interno delle Federate e il Consiglio Direttivo Fidas, da sempre convinto dell’ importanza della formazione, ha ritenuto di investire le proprie risorse economiche in questo evento mantenendo gli “incentivi” alla partecipazione congiunta di giovani under 28 anni e over 28. Il corso 2011 ha sviluppato tre tematiche (di cui trovate maggiori dettagli in queste pagine): l’analisi dello stato del sistema trasfusionale italiano, con particolare riferimento agli obiettivi di legge ed ai percorsi necessari

per raggiungere la qualificazione; l’esplorazione di nuove strategie di comunicazione, dal Web 2.0, all’utilizzo dei “corti” come nuova forma di comunicazione sociale. Particolare spazio è stato lasciato al tema del management del donatore, materia che trattando di reclutamento, selezione e fidelizzazione dei donatori ha direttamente coinvolto i partecipanti anche con stimolanti lavori di gruppo, dai quali sono emerse buone idee, utili per l’attività delle nostre associazioni. Goethe affermava che “non basta sapere, si deve anche applicare; non è abbastanza volere si deve anche fare” e così i corsi Fidas oltre all’obiettivo di trasferire conoscenze e competenze su argomenti tecnici (medico-scientifici e normativi) hanno altresì la grande ambizione di trasferire la passione per il volontariato e quindi di incoraggiare i partecipanti a riproporre nelle loro realtà associative eventi capaci di coniugare il “sapere” con lo stare insieme, lo scambio di esperienze e di idee; certi che questi momenti possano far crescere le associazioni e la Federazione in termini di donatori di sangue e di responsabili associativi, ma soprattutto possano costituire le basi per creare un sistema trasfusio-nale competitivo in grado di rispondere alle esigenze dei pazienti e dei malati ai quali è sempre rivolto il nostro sguardo e il nostro braccio.

Federica Fusconi 10


INIZIATIVE

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a gestione del donatore è un processo a catena (vedi figura a fianco). Ogni anello della catena rappresenta un insieme di azioni finalizzate ad ottenere, partendo da singoli individui indipendenti tra loro, un obiettivo comune: la disponibilità di emocomponenti nella quantità necessaria e con qualità uniforme a livello nazionale. Non esiste una regola assoluta per definire la “miglior gestione possibile” dei donatori. Tuttavia, esistono alcuni elementi che possono garantire una buona gestione. Come gli ingredienti di una ricetta, mettendoli insieme nel giusto ordine e nella corretta quantità, ne risulterà un piatto gradevole. Ognuno sarà poi libero di aggiungere un aroma locale, un sapore particolare per adattare meglio il piatto alle proprie esigenze.

IL RECLUTAMENTO Il primo anello della catena di gestione del donatore è il reclutamento, ovvero l’insieme di azioni necessarie per individuare nella popolazione generale di riferimento i potenziali donatori. Non tutti coloro che ne avrebbero i requisiti (popolazione generale, indicata con la lettera a nella figura) manifestano infatti interesse alla donazione, ma solo una parte di essi, i “disponibili alla donazione” (prospective donors, b). Il metodo principale del reclutamento è quello di diffondere il più possibile l’informazione relativa alla necessità di sangue, alle modalità di donazione e ai requisiti necessari per diventare donatore, così da creare interesse nella popolazione generale e allargare il bacino dei prospective donors. Occorre sottolineare la positività del gesto, la sensazione di benessere che ne deriva, la spinta a far parte di un gruppo

Donor management

socialmente virtuoso. Questa fase prevede delle azioni rivolte al pubblico generale e non ai singoli individui (ad esempio utilizzando campagne di comunicazione sociale, volantinaggio, utilizzo dei social network…). Spesso si teme che materiali informativi troppo dettagliati scoraggino i lettori e quindi non attirino nuovi donatori: al contrario, un volantino dovrebbe presentare una copertina accattivante ma contenere all’interno molte informazioni specifiche. Chi lo prende in mano e vede il logo dell’associazione donatori di sangue sa già se la cosa gli interessa o meno: se decide di tenere il pieghevole è perché desidera risposte dettagliate, in particolare riguardo i criteri di ammissione e di esclusione dalla donazione. Se nel volantino trova una prima risposta ai propri dubbi (per lo meno ai quesiti più frequenti) è possibile che decida di approfondire e di presentarsi magari al centro

trasfusionale, altrimenti sarà un’occasione persa.

LA CREAZIONE DI UN DATABASE Il secondo anello della catena di gestione del donatore è il più importante. In un database dovrebbero essere raccolte non solo le informazioni riguardanti i donatori effettivi, ma quelle di tutti i “disponibili alla donazione”. Ogni iniziativa di promozione (sia diretta, “face-to-face”, oppure indiretta, ad esempio via web) deve mirare in primo luogo a raccogliere nomi, numeri di cellulare e indirizzi (postali ed e-mail) del maggior numero di persone possibile. Ancora una volta, solo una parte della popolazione generale è “disponibile alla donazione” e solo una parte dei “disponibili alla donazione” donerà effettivamente: tuttavia, tutti i disponibili alla donazione dovreb-

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Segue INIZIATIVE bero per definizione consentire all’associazione di gestire il loro contatto (rispettando le vigenti norme in tema di privacy). Il database di un’associazione (donor base, c) comprende pertanto vari individui: coloro che non hanno mai donato, quelli che hanno donato per la prima volta, i donatori periodici, quelli inattivi, quelli che riprendono a donare dopo un lungo periodo… E’ utile disporre di un sistema informatico per l’invio di messaggi mirati a questi differenti gruppi.

L’INVITO ALLA DONAZIONE Il terzo anello della catena può svolgersi in forma personale o generale. Gli inviti personali (mediante lettera, telefonata, SMS, e-mail…) consentono di modulare la chiamata alla donazione in base alle richieste della struttura sanitaria di riferimento (ad esempio in base al gruppo sanguigno). Gli inviti generali, tramite il sito internet dell’associazione, il giornale o la radio locale etc… sono utili nei periodi di ridotta disponibilità o in previsione di un aumento dei consumi. Inoltre, una parte dei “disponibili alla donazione” si presenterà spontaneamente al centro trasfusionale o all’unità di raccolta. L’insieme di questi 3 gruppi costituisce la popolazione degli aspiranti donatori (attending donors, d1). Una parte di coloro che sono invitati sceglierà invece di non presentarsi (no show donors, d2): il rapporto tra gli no show donors e i donatori invitati è un indice di efficacia che va monitorato nel tempo per verificare l’adeguatezza del proprio sistema di invito.

LA SELEZIONE DEL DONATORE Il quarto anello della catena riguarda la selezione degli aspiranti donatori in base ai criteri di idoneità stabiliti dalle norme vigenti. Una parte di coloro che aspirano alla donazione sarà am-

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messo effettivamente a donare (donating donors, e1) mentre una parte sarà sospesa (deferred donors, e2) e rientrerà nel database se la sospensione è temporanea o ne uscirà se definitiva (stopped donors, g). Questo processo non è un atto di pura pertinenza medica: conoscere il rapporto medio, relativo al proprio contesto epidemiologico, tra donatori sospesi e coloro che si sono presentati a donare è infatti utile a calibrare il numero degli inviti. Inoltre i volontari possono svolgere un ruolo fondamentale nel motivare i donatori sospesi, richiamandoli attivamente al termine del periodo di sospensione o coinvolgendoli associativamente in caso di sospensione definitiva (ad esempio invitandoli a trovare uno o più nuovi donatori per compensare la loro mancata idoneità). Dopo la comunicazione di inidoneità definitiva ogni ex-donatore vive un passaggio delicato: in questa fase la presenza attiva del personale associativo può fare la differenza in termini motivazionali. In ogni caso è opportuno formulare all’ex-donatore il necessario ringraziamento per quanto fatto.

LA DONAZIONE L’atto della donazione è un ulteriore anello della catena di gestione del donatore. La maggior parte delle donazioni si concluderà positivamente (successfull donations, f1) mentre una

parte non lo sarà (unsuccessful donations, f2) ad esempio per impossibilità di eseguire la venipuntura, ridotta velocità di flusso o svenimento del donatore. Anche in questo caso è necessaria la presenza attiva e sensibile dell’associazione.

LA FIDELIZZAZIONE La fidelizzazione è un processo spesso sottovalutato nella catena di gestione del donatore. La gratificazione è fondamentale per mantenere alta la motivazione alla donazione. A tale scopo sono utili sia messaggi pubblici di ringraziamento, da parte di responsabili associativi o di persone influenti (figure religiose, rappresentanti delle istituzioni, personaggi dello spettacolo…), sia messaggi diretti ai singoli individui. Inviare un SMS subito dopo la donazione o nei giorni immediatamente successivi per ringraziare del gesto compiuto rinforza enormemente il senso di appartenenza del donatore alla propria associazione e lo rende più disponibile agli inviti successivi. La gestione di questo processo richiede strumenti informatici e, soprattutto, il costante aggiornamento del database che torna ad essere l’elemento centrale per la migliore gestione del donatore.

Massimiliano Bonifacio

Consigliere nazionale FIDAS


TESTIMONIANZE

IMPRESSIONI DI DICEMBRE

O

ltre 130 partecipanti provenienti da Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Lazio, Abruzzo, Campania, Calabria, Basilicata, Puglia, Sicilia e Sardegna per l’appuntamento annuale con il corso di formazione nazionale FIDAS. Non è un errore ortografico, ma una scelta metodologica in quanto quest’appuntamento ha voluto stimolare i partecipanti fornendo non solo conoscenze teoriche, ma anche opportune competenze pratiche. Diverse provenienze, come diversi sono i ruoli all’interno delle diverse realtà associative. Abbiamo condiviso le impressioni su questa full immersion con Rosita, da oltre trent’anni in Fidas, con Cristiano, 18enne alla prima esperienza con la formazione nazionale e con Antonella, ingegnere 30enne, a capo della sezione locale del suo paese. Quali aspetti ti hanno maggiormente interessato? Rosita: Sicuramente è stato importante confrontarsi sulla gestione del donatore, evidenziando in particolare come le regole economiche possono essere applicate al mondo del sociale e del volontariato. Cristiano: Per me è stato utile conoscere la possibilità di gestire i donatori attraverso un database comune e apprendere gli strumenti più opportuni per coinvolgere un numero sempre maggiore di donatori che ancora non hanno avuto modo e tempo di conoscere questa realtà di volontariato. Antonella: Credo sia fondamentale conoscere le tecniche per gestire la chiamata del donatore; ritengo che un approccio manageriale già all’interno dei Centri Regionale Sangue potrebbe dare un notevole contributo anche alle nostre realtà associative.

Pensi che i contenuti del corso siano applicabili nel contesto in cui operi? Rosita: Non è la prima volta che mi trovo ad affrontare determinati argomenti, ma sicuramente il corso mi può aiutare a maturare nuovi atteggiamenti consolidando posizioni già acquisite. Cristiano: Per me è un’esperienza nuova e trovo diversi stimoli per portare avanti il lavoro associativo e il mio ruolo all’interno di una realtà associativa che vanta una lunga storia, per poter unire tradizione e innovazione. Antonella: Assolutamente sì, per cercare di incrementare quel rapporto di comunicazione tra il centro trasfusionale e l’associazione, dando maggiore consapevolezza al donatore e al gesto responsabile, anonimo e gratuito che compie periodicamente. Certamente i donatori di sangue, per quanto mettono a servizio degli altri, vanno gratificati, non tanto con un gadget che può risultare anche superfluo, ma con una corretta informazione sul peso che il loro gesto ha nel sistema sanitario nazionale.

Cristiano Lena

Roma, Villa Eur: corso di formazione FIDAS 2011. Nella seconda foto in alto, tre relatori del corso: da destra, il presidente nazionale FIDAS Aldo Ozino Caligaris, il direttore del Centro Nazionale Sangue dott. Giuliano Grazzini, il direttore del Centro Regionale Sangue della Regione Toscana dott.ssa Simona Carli

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INIZIATIVE

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“RacCORTI” nascono nel 2003, con l’obiettivo di raccontare, in un video di massimo cinque minuti con colonna sonora originale, il vissuto del territorio sotto tutti gli aspetti. In sei edizioni hanno raccolto attorno a sé un gran numero di soggetti pubblici e privati. L’apertura al sociale e alla solidarietà, in particolare, ha registrato un crescente consenso fra i soggetti interessati. Anche nel 2011, CESVOT – Centro Servizi Volontariato della Toscana e A.I.A.R.T. – Associazione Spettatori Onlus - Delegazione di Pisa, in collaborazione con Mediateca Toscana, hanno rinnovato al mondo del volontariato e del terzo settore, a chi si interessa di cinema sociale, la proposta di sperimentare e approfondire la propria esperienza di comunicazione attraverso i “RacCORTI Sociali. Piccoli film per grandi idee”, festival/ concorso di cortometraggi dedicato specificatamente alla produzione audiovisiva legata alla socialità, alla solidarietà, al volontariato, alla difesa dei diritti e del bene comune. Riteniamo che le narrazioni brevi audiovisive, i corti, siano la nuova scommessa della comunicazione sociale: format originali che coniugano creatività e capacità di documentazione, un linguaggio giovane, adatto ad appassionare e coinvolgere le nuove generazioni nei problemi della società e nella vita del volontariato. Queste energie creative trovano un’occasione per trasmettere nuove idee. L’iniziativa si propone di: - raccontare in modo attuale e creativo l’impegno nel sociale: storie, idee, emozioni, progetti, esperienze; - narrare, con il linguaggio delle immagini, le relazioni d’aiuto e di servizio, il disagio, la diversità, la difesa dei diritti, la cultura del dono, la tutela dell’ambiente; - rendere visibili le reti solidali, le attività delle associazioni di volontariato e del Terzo Settore; - promuovere nel sociale l’utilizzo di nuovi linguaggi e strumenti di comunicazione, per una cittadinanza consapevole, attiva e responsabile; - mantenere viva la memoria e l’identità con un archivio di testimonianze originali.

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Quest’anno RacCORTI Sociali ha raddoppiato: arrivati più di 150 cortometraggi da tutta Italia e anche dall’estero (da Londra e da Madrid), più del doppio degli anni passati, di buona qualità, alcuni veramente notevoli. Dall’Italia da 16 regioni: Toscana (41%), Lombardia (11%), Lazio (8%) Sicilia e Emilia Romagna (6%), Puglia e Campania (4%), e poi, Abruzzo, Marche, Calabria, Veneto, Liguria, Sardegna, Puglia, Piemonte, Umbria. Hanno partecipato associazioni di volontariato, cooperative sociali, gruppi, scuole e scuole di cinema, privati e professionisti. Alcuni si sono rivolti ai nominativi di videomaker e musicisti disponibili a collaborare indicati sul sito ufficiale di RacCORTI. La stragrande maggioranza delle opere è stata ideata da giovani. I corti, sperimentali, di animazione, documentari, videoclip, spot, fiction, trattano un ampio ventaglio di temi “sociali”, mostrando realtà spesso sconosciute o ignorate: attraverso suoni e immagini di interviste, ricordi, sogni, storie, raccontano di aiuti umanitari, violenza sulle donne, adozioni, differenze di genere, precariato, disabilità, tutela dell’ambiente e degli animali, cittadinanza attiva, immigrazione, bioetica e corretti stili di vita. RacCORTI Sociali, ideato per promuovere “la narrazione audiovisiva al servizio del bene comune” si è concluso a Firenze dalle ore 15 di domenica 20 novembre, alla Casa del Cinema Odeon (Piazza Strozzi) per la premiazione e la proiezione delle opere selezionate. Un “evento speciale” all’interno della “50 Giorni di Cinema Internazionale a Firenze”, iniziativa organizzata da Fondazione Sistema Toscana Mediateca, in collaborazione con Regione Toscana, Provincia e Comune di Firenze. Il festival/concorso è stato sostenuto e patrocinato fin dal 2003 dai Registi toscani Paolo e Vittorio Taviani, soprattutto per la condivisione dei temi trattati: il sociale, il territorio, il paesaggio, la solidarietà. Grazie anche a loro, in questi anni è cresciuto e si è affermato come un’iniziativa di rilievo nazionale e quest’anno anche internazionale. È un’iniziativa molto interessante, coraggiosa e anche


duratura. (...)- ha affermato qualche tempo fa con lungimiranza Vittorio Taviani. - In Italia ci sono molti Festival, ma credo che “RacCORTI” abbia un valore aggiunto nello stretto rapporto che lo lega alla città e al territorio. In generale queste ribalte sono fondamentali per dare ai giovani la possibilità di farsi conoscere. Anche noi abbiamo cominciato così.” I due fratelli, fra gli ultimi rappresentanti del “cinema dell’impegno”, in questi giorni stanno completando il montaggio e le rifiniture della loro ultima fatica, la docu-fiction sul carcere di Rebibbia, (prossimamente nelle sale) con cui si ricollegheranno idealmente alle origini della loro densa filmografia, cioè a quei lavori documentaristici (come San Miniato luglio ‘44) realizzati negli anni Cinquanta. Vittorio, che presiede il Comitato Scientifico, accompagnato dalla signora, è stato presente nella giornata conclusiva e intervistato dall’attrice Daniela Morozzi, conduttrice della manifestazione. Questa testimonianza è stata anche un omaggio alla Città di Firenze e alle Istituzioni Toscane, (rappresentate per l’occasione dall’Assessora Regionale alla Cultura Cristina Scaletti) che in questi anni stanno conducendo una forte battaglia per la rinascita delle antiche sale cinematografiche e per il sostegno, anche finanziario, ai film girati nella Regione. Come Patrizio Petrucci, Presidente del Cesvot, ha affermato, questa edizione costituisce “un significativo passo avanti per i RacCORTI e per gli Organizzatori (...), un riconoscimento al lavoro fin qui svolto per promuovere l’incontro fra cinema e volontariato, quale punto di riferimento per la comunicazione dei nostri valori, per focalizzare l’attenzione al sociale e muovere le coscienze anche attraverso lo strumento audiovisivo”. Quest’anno in Giuria Pier Marco De Santi, direttore artistico di Viareggio Europa Cinema, Salvatore De Mola sceneggiatore, Armando Barberi direttore della fotografia, Mirco Mencacci sound designer, Stefano Cantini jazzista. La preselezione è stata effettuata da Lorenzo Garzella regista, Andrea Chiantelli montatore, Stefano Alpini docente universitario di Scienze Sociali e dai musicisti Roberta Anzil, Paolo Ognissanti, Alberto Pala. Info: www.raccorti.it - www.cesvot.it www.mediatecatoscana.it www.odeon.intoscana.it 3397145671 - 3397623692

Cosma Ognissanti

Firenze: premiazione del concorso per cortometraggi “Piccoli film per grandi idee”.

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ZOOM

C Italo Gatto

Presidente FIDAS Puglia (Dati fonte CRAT Puglia)

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ome molti di voi sapranno, nella Regione Puglia, vi è una raccolta di sangue interamente pubblica. Il 50 per cento della raccolta, infatti, si effettua al di fuori delle strutture trasfusionali prevalentemente in giornate festive: sono i servizi trasfusionali con le loro équipe che escono ed effettuano i prelievi. La Puglia nel complesso è una regione autosufficiente, anche se nei mesi estivi il sistema è ancora in bilico.Le 173.215 (37,9 unità per 1.000 abitanti) procedure di sangue e suoi componenti effettuate nel 2010, di cui 161.939 donate da donatori associati, dimostrano la capacità delle associazioni di intercettare i bisogni della gente e tramutarli in donazioni. La FIDAS con le sue federate ha contribuito all’autosufficienza con 33.000 unità donate. Anche per quanto riguarda il plasma vi è una crescita continua; infatti si è passati dai 29.786 Kg del 2008 ai 34.091 Kg del 2010 e nel periodo Gennaio – Agosto 2011 vi è stato un + 9,3 % rispetto allo stesso periodo del 2010. L’organizzazione del sistema trasfusionale pugliese prevede strutture di programmazione e coordinamento. Infatti, il CRAT (Coordinamento Regionale Attività Tra-sfusionali) e i DIMT (Dipartimenti Interaziendali di Medicina Trasfusionali) sono quelle strutture deputate ad una programmazione il più capillare possibile affrontando e dando risposte, soprattutto i DIMT, alle richieste che vengono dal territorio. I SIMT (Servizi di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale), le ST (Sezioni Trasfusionali) e le articolazioni organizzative dei Sistemi trasfusionali sono preposte

alla operatività vera e propria secondo quanto la legge loro delega. Abbiamo insomma una normativa che gestisce il sistema in modo capillare e aggiornato. Ma nonostante questo, non è tutto oro quello che luccica. Infatti, il sistema mette in evidenza una serie di criticità. Partiamo dai donatori: sia per i quelli periodici (84.141) che rappresentano il 71% del totale (dato sottostimato, di cui 1/3 sono donatrici e per oltre il 95% sono iscritti ad Associazioni), che per i quelli alla prima donazione (33.383) che rappresentano il 29% del totale (dato sovrastimato di cui le donatrici sono circa il 50% e per oltre l’85% iscritti ad Associazioni) manca una Codifica Univoca dei donatori in quanto non è stato ancora realizzato il sistema informatico regionale della medicina trasfusionale. Per quanto riguarda il sangue, invece, nonostante per la prima volta nella storia della sanità regionale sia stata ufficialmente vietata la donazione dedicata da parte di parenti e nonostante si è concretamente aperta la possibilità di una collaborazione continuativa con regioni carenti (convenzioni), vi sono delle possibili ricadute negative: 1.Produzione eccessiva rispetto alle attuali necessità regionali. 2.Programmazione dell’autosufficienza solo su base di obiettivi stagionali. 3.Pensare di aver raggiunto livelli qualitativi eccellenti nelle attività di medicina trasfusionali ed in particolare nella raccolta del sangue e degli emocomponenti. 4.Mancanza di una vera cabina di regia per la gestione degli esuberi in tempo reale. Per quanto concerne il plasma


Notiziario della Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue nella Regione Puglia abbiamo una serie di criticità: 1.Il conto lavoro Puglia copre il 60% dei prodotti plasma derivati utilizzati. 2.Il consumo di albumina è tra i più alti d’Italia (2 - 3 volte rispetto ad altre regioni). 3.I prodotti contenenti fattore VIII non sono utilizzati ( se non in parte). Tra le soluzioni occorre mettere in atto: - Una severa politica di appropriatezza prescrittiva dei farmaci plasma derivati. - Un utilizzo umanitario dei fattori eccedenti con ristoro di costi di produzione. - L’adesione a “governance” già esistenti in Italia. Nonostante la Puglia stia mettendo in atto tutte le procedure che le leggi vigenti in materia prevedono, nonostante il recepimento dei requisiti minimi, nonostante si facciano convegni sulla gestione dell’emovigilanza con Sistra,

quando questo in Puglia non esiste, nonostante si sia incentivata la raccolta esterna festiva alle equipe, nonostante infine si sia adottata la delibera 1882 del 06/09/2011, con la quale viene predisposto un atto propedeutico alla raccolta associativa, fino a quando non si metterà mani ad una vera riorganizzazione della rete trasfusionale regionale, la nostra regione difficilmente potrà trovare quegli equilibri e quelli standard richiesti dalla normativa europea. Qualcuno finalmente incomincia a parlare di “pensare un nuovo modello organizzativo” mettendo in evidenza la criticità della mancanza di personale e la forte richiesta di gestione della raccolta da parte delle Associazioni, però ancora non ha pensato che questa empasse si risolverebbe cercando di non far fare tutto a tutti, ma razionalizzando sia le risorse umane che economiche. Sono convinto che non

c’è bisogno di svolte epocali; a volte la soluzione l’abbiamo a portata di mano, basta avere il coraggio di osare.

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SALUTE

Buon cibo fa buon sangue

LAZIO

Gli zuccheri (detti anche carboidrati) sono sostanze diffusamente presenti negli alimenti, in forma semplice (glucosio, galattosio, fruttosio…) o complessa (oligopoli-saccaridi) e fungono da fonte e riserva di energia per l’organismo. La quantità di zuccheri presenti nel sangue, o glicemia, è regolata attraverso fini meccanismi il cui scopo principale è garantire il funzionamento del cervello, l’unico organo che necessita di un continuo apporto di zuccheri (altri organi, come i muscoli o il fegato, possono ricavare energia anche dai grassi o dalle proteine). Per questo motivo il calo di zuccheri nel sangue, o ipoglicemia, si manifesta con stanchezza, difficoltà alla concentrazione, sudorazioni fino allo svenimento e al coma. All’estremo opposto, l’eccesso di zucchero nel sangue, o iperglicemia, non determina sintomi immediati ma nel medio e lungo termine rappresenta il più importante fattore di rischio (insieme con il fumo) per lo sviluppo di malattie cardiache.

Il principale regolatore naturale della glicemia è l’insulina, un ormone secreto dal pancreas: in condizioni di digiuno i livelli di insulina sono bassi e l’organismo è spinto a utilizzare le riserve presenti nel fegato e nel tessuto adiposo, mentre dopo un pasto i livelli di insulina aumentano per convertire lo zucchero presente nel cibo in forme di deposito. La resistenza delle cellule all’azione dell’insulina provoca un aumento della glicemia ed è alla base del diabete di tipo 2, la forma più comune che interessa le persone in età adulta e anziana. L’indice glicemico di un alimento è una misura della rapidità con cui alla sua assunzione segue l’innalzamento dei livelli di zucchero nel sangue. Per convenzione l’indice glicemico dello zucchero puro (glucosio) è 100: cibi con indice glicemico inferiore a 100 generano sazietà, riducono la produzione di insulina e l’accumulo di riserve adipose; al contrario, cibi con indice glicemico elevato producono picchi di insulina che causano ulteriore senso di fame e portano all’accumulo di grasso.

I 5 “comandamenti” per un’alimentazione corretta per chi soffre di iperglicemia •

frazionare piccoli pasti ad orari fissi nel corso della giornata • preferire gli alimenti con basso indice glicemico, in particolare associati a fibre • scegliere bevande non zuccherate o sostituire lo zucchero con dolcificanti ipocalorici • ridurre il consumo di grassi • dimagrire se si è in sovrappeso


In generale, fermo restando che ogni dieta va valutata con il proprio medico, gli alimenti a minore indice glicemico (da preferire) sono: pasta e riso integrali, fiocchi d’avena, orzo, tutte le verdure (tranne le patate), frutta (ad eccezione della frutta secca), pesce. Gli alimenti da evitare comprendono tutti i cibi elaborati o con condimenti grassi, i prodotti dolciari industriali, i sostitutivi del pane (crackers, grissini), le bevande zuccherate (compresi i succhi di frutta) e alcuni tipi di frutta (fichi, banane). Moderazione nel consumo di carne, cioccolato e alcolici.

Massimiliano Bonifacio

Consigliere nazionale FIDAS La valutazione una volta l’anno della glicemia rientra tra gli esami obbligatori previsti dalla legge per i donatori periodici. La semplice iperglicemia in trattamento dietetico o il diabete trattato con ipoglicemizzanti orali non rappresentano una controindicazione alla donazione; al contrario, soggetti con diabete insulino-dipendente sono esclusi in via permanente a protezione della loro stessa salute. Queste forme di diabete si associano infatti a complicanze cardiovascolari che potrebbero ridurre i meccanismi fisiologici di compenso dopo un salasso. Insieme alla valutazione della glicemia, il donatore viene sottoposto a controllo del peso, della pressione arteriosa, del colesterolo e delle abitudini di vita (fumo, sedentarietà ): nei soggetti sovrappeso la riduzione del 10% del peso corporeo migliora di per sÊ sia il controllo glicemico che quello pressorio, contribuendo in maniera significativa a ridurre il rischio cardiovascolare.

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