Pubertà Precoce
NAZZANO MODELLO SANITÀ
Cellulite e Capillari Sport e Estate
Riserva Tevere Farfa 1
Sommario 7
Il Glaucoma: quando la prevenzione è possibile
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La Pubertà Precoce
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Cellulite e capillari: corriamo ai ripari
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Curare la stipsi con i prodotti naturali
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Sport e salute, ma attenzione al caldo
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I Farmaci e il Sole
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Modello Sanità: Sciarretta, Alessandri
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Nazzano
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Intervista al Sindaco di Nazzano
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Nazzano - S. Antimo
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Dio Tevere - Riserva Tevere Farfa
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20 28 SALUTE PIÙ - BENESSERE CULTURA COSTUME Anno III - Num. 15 - Agosto/Settembre 2012
Direttore Responsabile Fabrizio Sciarretta Segreteria di Redazione Filippa Valenti valenti@laboratorionomentano.it T 06 90625576 Art director e impaginazione Alessia Gerli Editore Laboratorio Clinico Nomentano Srl Via dello Stadio 1 00015 Monterotondo (RM) Iscritto al registro della stampa e dei periodici del Tribunale di Tivoli n. 97/2009 Stampa Graffietti Stampati S.n.c. S.S. Umbro Casentinese km.4.500 01027 Montefiascone (VT) Per la pubblicità su questa rivista rivolgersi a: GERLI COMUNICAZIONE a-gerli@libero.it T 338 5666568
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Hanno collaborato
PREVIENI IL GLAUCOMA Dott. ALDO CANZIO
Il Dr. Aldo Canzio si è laureato in Medicina e Chirurgia e si è specializzato in OCULISTICA presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università “LA SAPIENZA” di Roma. E’ Dirigente Medico di I Livello presso l’Ospedale San Giovanni Addolorata di Roma dove svolge la sua attività professionale e dove è il responsabile della sezione di diagnostica retinica con l’O.C.T. CURARE LA STIPSI CON I PRODOTTI NATURALI Dott. PAOLO DI MAURIZIO
Il dottor Paolo Di Maurizio si è laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Roma “La Sapienza” dove si è successivamente specializzato in Chirurgia Generale. Ha poi ottenuto la Specializzazione in Chirurgia della Infanzia presso la 2° Università di Napoli e la Specializzazione in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma . Ha prestato servizio presso l’Osp. Santa Croce di Arpino, l’Osp. Santa Maria Goretti di Latina, l’Ospedale San Giovanni Calibita – Fatebenefratelli di Roma E’ attualmente responsabile del Centro Gastroenterologico Romano. Consulente per la Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva della Presidenza della Repubblica Italiana, del F.A.S. dello Stato del Vaticano e dell’Università di Piura (Perù). Ha insegnato presso diverse istituzioni tra cui la Scuola Medico Ospedaliera di Roma, la Scuola Postuniversitaria di Medicina Interna della Fondazione Fatebenefratelli, la Scuola di Specializzazione in Medicina Interna dell’Università di Roma Tor Vergata. Relatore in numerosi congressi nazionali ed internazionali. E’ membro delle società scientifiche: Società Italiana di Endoscopia Digestiva , Società Italiana di Endoscopia-Area Chirurgica, Società Europea di Endoscopia Digestiva, Società Italiana Laser, American Society for Gastrointestinal Endoscop. E’ Responsabile della Branca di Gastroenterologia presso lo Studio Medico Polispecialistico Cappuccini. 4
SPORT E SALUTE, MA ATTENZIONE AL CALDO
I FARMACI E IL SOLE Dott.ssa ROBERTA GETULLI
LA PUBERTÀ PRECOCE
Roberta Getuli si è laureata in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Roma “La Sapienza” con una tesi di laurea nel campo della medicina d’urgenza frequentando a tal fine la U.O.C di Medicina d’Urgenza ed Emergenza dell’Ospedale Sant’Andrea di Roma. Tra le sua attività professionali, ricopre il ruolo di Medico Coadiutore del Direttore Tecnico del Laboratorio Clinico Nomentano.
La Dr.ssa Antonella Carnevale, si è laureata in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli studi di Roma “La Sapienza”, e successivamente si è specializzata in Ginecologia ed Ostetricia nel medesimo ateneo con il massimo dei voti. Esercita la sua attività presso diverse case di cura ed ambulatori specialistici della Capitale nonché nell’ambito del Servizio di Radiologia del Poliambulatorio Specialistico Nomentano per quanto attiene l’ecografia ginecologia ed ostetrica.
Dott. EMANUELE GRAZIANI Il Dottor Emanuele Graziani è laureato in medicina e chirurgia e specializzato in medicina dello sport, ha conseguito un master in “agopuntura e moxibustione”. Fa parte dell’Equipe Medica della Federazione Italiana Scherma e collabora in progetti che vedono le attività sportive condotte in ambienti climatici particolari. Esercita la sua attività di Medico dello Sport presso il Poliambulatorio Specialistico Nomentano.
Dott.ssa ANTONELLA CARNEVALE
CELLULITE E CAPILLARI: CORRIAMO AI RIPARI Dott. VINCENZO SAINATO
Il Dottor Vincenzo Sainato si è laureato in Medicina e Chirurgia presso l’ l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma ove ha anche conseguito la Specializzazione in Chirurgia Vascolare. Svolge la sua attività di chirurgia e di diagnostica vascolare presso diverse case di cura ed ambulatori della Capitale. Presso il Poliambulatorio Specialistico “Laboratorio Clinico Nomentano” svolge la sua attività professionale nell’ambito del Servizio di Radiologia per quanto attiene la diagnostica ecografica angiologica e vascolare.
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IL GLAUCOMA:
quando la prevenzione è possibile
vose.
La terapia
Dott. ALDO CANZIO Oculista, responsabile della Branca di Oculistica dello Studio Medico Cappuccini
vo ottico) con una perdita progressiva della funzione dei neuroni del nervo ottico stesso. Tale processo genera la riduzione delle fibre nervose del nervo e la progressiva perdita di settori del campo visivo.
Come si diagnostica?
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l glaucoma è una malattia cronica degenerativa (cioè peggiora con il passare del tempo), asintomatica negli stadi iniziali e quindi tanto più pericolosa in quanto diventa evidente a coloro che ne sono affetti solo negli stadi finali quando è ormai troppo tardi per praticare una terapia efficace. Le conseguenza del glaucoma sono una drammatica riduzione del campo visivo (l’insieme dei punti che l’occhio umano percepisce nello spazio in tutte le direzioni) fino alla sua quasi totale perdita. In pratica, si ha un restringimento “tubolare” del campo visivo fino ad arrivare al fenomeno dell’ ”isola centrale” per il quale il pa6
ziente è in grado di vedere solo nella porzione centrale del campo visivo. La gravità di questa patologia fa sì che oggi il glaucoma sia una delle principali cause di cecità dell’adulto.
Qual è la causa del glaucoma?
La causa primaria del glaucoma è costituita da livelli eccessivi di pressione oculare protratti nel tempo. La pressione dell’occhio dipende a sua volta dalla quantità e dalla modalità di circolazione dell’umore acqueo all’interno dell’occhio. L’eccessiva pressione comprime il nervo ottico causando un’ischemia (mancanza di sangue) locale della papilla ottica (cioè la “testa” del ner-
Per curare il glaucoma è necessario individuarlo quanto prima possibile attraverso una diagnosi precoce della malattia. A tal fine, è sufficiente effettuare una visita oculistica di controllo periodica. Gli elementi per fare diagnosi sono infatti tre: il tono (o pressione) oculare, l’esame del fondo dell’occhio con lo studio dettagliato della papilla ottica e la valutazione del campo visivo. Qualora tutti e tre questi fattori risultino contemporaneamente alterati si è in presenza del glaucoma. Negli ultimi anni, anche la metodica dell’OCT (Tomografia Retinica) si è resa molto utile nella diagnosi precoce del glaucoma in quanto consente lo studio del nervo ottico evidenziando l’eventuale perdita delle fibre ner-
La cura del glaucoma si basa anzitutto sul ripristino di livelli di pressione oculare nella norma. Pertanto, in presenza di valori elevati, la pressione va immediatamente abbassata. Come si è detto, la pressione dell’occhio dipende dalla quantità e dalla modalità di circolazione dell’umore acqueo all’interno dell’occhio: quindi la terapia può o ridurre la produzione di questo liquido al livello del corpo ciliare oppure aumentarne il deflusso attraverso il trabecolato. La terapia per l’ipertono oculare consiste dunque nell’abbassare la pressione con colliri ipotonizzanti (beta bloccanti e prostaglandine). Integratori a base di citicolina rappresentano dei coadiuvanti in quanto migliorano la circolazione nella testa del nervo ottico. Nelle fasi più gravi si può ricorrere anche alla chirurgia con un intervento di trabeculectomia che consiste nel creare un “foro” a livello del trabecolato che funga da “valvola di scarico” per far defluire l’umor acqueo dall’occhio abbassandone la pressione. 7
Dott.ssa Antonella Carnevale Specialista in Ginecologia ed Ostetricia
La pubertà precoce La pubertà è il periodo dell’età evolutiva (dai 5/6 ai 10 anni di età) caratterizzato da processi di maturazione biologica complessi quali modificazioni del corpo, accelerazione della crescita e maturazione scheletrica. Essa è anche caratterizzata nelle bambine dalla comparsa dei caratteri sessuali “secondari” (peluria pubica ed ascellare, sviluppo mammario e modificazione delle ghiandole sudorifere e sebacee) che avviene due o tre anni prima della comparsa della prima mestruazione. Quindi, se nella norma, la comparsa dei caratteri sessuali secondari dovrebbe avvenire verso i 10 anni. Se questi segni compaiono prima degli otto anni di età si parla di “pubertà precoce”. 8
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a comparsa dei caratteri sessuali secondari è generata dalla maturazione di quei centri nervosi deputati al controllo della produzione ormonale: nel caso della pubertà precoce, questi centri maturano prima. Vi possono però essere anche altre cause “patologiche” per le quali si ha un incremento degli ormoni: neoplasie, patologie tiroidee o surrenali. Uno sviluppo prematuro può avere come conseguenza il problema di una ridotta crescita dell’altezza per via di una precoce ossificazione. Inoltre, rilevante è il tema delle problematiche psicologiche legate alla comparsa del ciclo mestruale in età molto giovane
Come si diagnostica? Spesso la mamma si rivolge direttamente allo specialista ginecologo riferendo proprio che la figlia mostra in un’età particolarmente giovane lo sviluppo dei caratteri sessuali secondari oppure perché con troppo anticipo si è verificata la prima mestruazione. L’anamnesi avviene dunque in primo luogo attraverso l’osservazione della “curva di crescita” della bambina (cioè il rapporto tra l’evoluzione dell’altezza e l’età) e della comparsa dei caratteri sessuali secondari. Il secondo passo è quello di effettuare un controllo ecografico del seno, dell’utero e delle ovaie al fine di verificare che la modificazione degli organi corrisponda ai parametri standard della “pubertà precoce” non-
ché verificare i “dosaggi ormonali” attraverso le analisi del sangue. Infine, l’andamento dello sviluppo scheletrico, al momento della diagnosi e nel tempo, viene verificato attraverso una valutazione radiologica. Come si cura? La terapia è fondamentalmente ormonale mirata alla “soppressione” dei centri di regolazione ormonale qualora il loro funzionamento si sia avviato prematuramente, oppure alla risoluzione delle patologie che hanno indotto l’incremento ormonale. L’obiettivo è quello di rallentare la maturazione scheletrica al fine di migliorare l’altezza finale della bambina, bloccare i caratteri sessuali secondari ed i cicli mestruali se sono già presenti.
Piccole donne crescono... Infanzia ed adolescenza sono due fasi della vita delicate e caratterizzate da problematiche specifiche. Dal punto di vista dello sviluppo femminile, il supporto di una specialista ginecologa può essere importante sia per prevenire potenziali malattie che stili di vita sbagliati i quali, alla lunga, risultano causa a loro volta di patologie specifiche. In questo ambito, lo specialista ginecologo deve occuparsi sia della diagnosi e della cura, laddove necessario, ma anche dedicare particolare attenzione agli aspetti psicologici ed all’impatto che tali problematiche possono avere sulle giovani pazienti. Il LABORATORIO CLINICO NOMENTANO, dedica a bambine e ragazze ed ai loro genitori, un momento d’incontro pensato per le loro esigenze nell’ottica della prevenzione medica e dell’impostazione di corretti stili di vita.
Bambine e ragazze tra i 10 ed il 16 anni di età, accompagnate dalla propria madre, potranno incontrare le specialiste ginecologhe, eseguire un’ecografia pelvica a fini della prevenzione di possibili patologie specifiche della loro età, e ricevere dalla specialista consiglio sugli stili di vita e le condizioni alla base di uno sviluppo femminile sano e rispettoso della propria fertilità.
Incontro ed ecografia pelvica sono proposti alla tariffa di favore di 60 euro.
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CELLULITE CAPILLARI corriamo ai ripari Dott. VINCENZO SAINATO Chirurgo Vascolare - Branca di Diagnostica per Immagini, Poliambulatorio Specialistico Lab. Cl. NOMENTANO
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’arrivo dell’estate dovrebbe rappresentare per tutti il momento di addio a calze, stivali ed a tutti i vestiti pesanti, lasciando così alle donne il piacere di scoprire le gambe e mettere in mostra la propria femminilità. Purtroppo non tutte salutano questo momento con lo stesso stato d’animo. Infatti, cellulite e capillari in evidenza sono per molte un problema che si acuisce proprio in questa stagione. Questo problema “estetico” è spesso accompagnato, in particolare nel periodo estivo, dalla sensazione di gambe pesanti, gonfie, doloranti, a volte stanche, e dalla sensazione di formicolio e prurito. Questi sintomi ed inestetismi, spesso, vengono trascurati durante il restante periodo dell’anno per poi “ricordarsene” alle porte dell’estate con la speranza di poterli risolvere prima della “prova costume”. L’origine di questi disturbi nasce dalla non corretta circolazione venosa. I meccanismi principali che concorrono ad un normale ritorno venoso, sono la pompa plantare (nella pianta del piede è presente una rete di vene che durante il movimento viene spremuta come una spugna), la contrazione della muscolatura del polpaccio e la presenza di valvole “unidirezionali” nelle vene. Durante la stagione calda l’innalzamento delle temperature determina la dilatazione delle vene con conseguente ristagno di sangue ed aumento della quantità di liquidi che trasudano e si infiltrano nei tessuti circostanti con conseguente gonfiore di caviglie e polpacci. Tutto ciò viene accentuato da cattive abitudini quali la sedentarietà, la prolungata stazione eretta, sovrappeso e obesità, dieta povera di fibre e stipsi, e tacchi troppo alti. La prevenzione, come sempre, rappresenta la prima difesa. Regolari controlli clinico-strumentali – quali l’ecocolordoppler ed il parere dell’angiologo – sono utili per individuare ed eventualmente prevenire/curare patologie del sistema venoso e vanno associati a piccoli accorgimenti quotidiani. Tra questi i più importanti sono una dieta ricca di frutta e verdura fresca e povera di sale e grassi, una costante attività fisica aerobica (in particolare gli sport in acqua) e l’utilizzo di calze elastiche e calzature comode e non troppo alte, riducono la possibilità di incorrere in tali disturbi. Se si è costretti a 10
stare tante ore in piedi o seduti, è utile sollevarsi ogni tanto sulle punte o prevedere brevi pause per alzarsi e fare i classici quattro passi. Tuttavia, anche per chi non è stato particolarmente attento alla prevenzione, esistono dei rimedi che contribuiscono ad alleviare i sintomi e prevenire disturbi circolatori più importanti. Iniziamo con la dieta. Così come consigliato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) è bene, soprattutto in estate, consumare almeno cinque porzioni di frutta e verdura al giorno. In particolare, tra i frutti, prediligere i mirtilli per la loro azione tonica sulla parete venosa e quelli ricchi di vitamina C, come kiwi, arance, limoni e pompelmi, per la loro azione antinfiammatoria. Ottimo anche l’ananas per eliminare i li-
quidi in eccesso. Le banane, inoltre, rappresentano, insieme ad asparagi, fagioli, piselli, patate e spinaci un’ottima fonte di potassio che viene perso con la sudorazione e spesso non viene efficacemente reintegrato. Inoltre non dobbiamo dimenticare uno dei costituenti principali e fondamentali del nostro organismo: l’acqua. Un’adeguata idratazione è alla base di un corpo sano. Ma la natura ha in serbo per noi tanti altri regali utili alle nostre gambe. Molte piante, infatti, si sono dimostrate utili nel rinforzare e tonificare le vene ed i capillari o facilitando il ritorno venoso e linfatico. Le più utilizzate, principalmente in forma di compresse o pomate per applicazioni locali, sono: la Centella Asiatica, Il Rusco, la Vite Rossa o Vitis Vi-
nifera, il Ginkgo, l’Ippocastano (Aesculus Hippocastanum), ed il Meliloto. L’abbigliamento, a volte sottovalutato, costituisce un altro fattore a cui prestare particolare attenzione. Non serve essere medici per capire che quando fa caldo è meglio utilizzare abiti comodi, in tessuti naturali, freschi e leggeri. Da evitare perciò, anche per le più irriducibili “fashion addicted”, tessuti sintetici e pantaloni o jeans troppo stretti. I tacchi alti inoltre dovrebbero essere una maliziosa eccezione riservata alle serate speciali. Da evitare anche le scarpe senza tacco. Meglio scegliere scarpe comode, fresche e con tacco basso (3-5 cm) facendo attenzione ad eventuali deficit di appoggio plantare. Un ultimo consiglio: accavallare le gambe riduce il ritorno venoso pertanto scegliete una gonna comoda che vi permetta di evitarlo senza esporre troppo “le vostre grazie”. Lo so: estate = tintarella. Non voglio dire che si debba evitare (chiaramente con un’adeguata protezione scelta in base al proprio fototipo) ma bisogna avere delle piccole accortezze. Il caldo (e non il sole), come dicevamo, determina la dilatazione dei capillari e può essere causa di microrotture venose. Una doccia fresca tra un’esposizione e l’altra o, meglio ancora, una nuotata eviterà che la cute si surriscaldi. Lo stile a rana agisce inoltre più di altri sulla muscolatura delle cosce prevenendone il rilassamento cutaneo. Passeggiare con le gambe immerse nell’acqua stimola il ritorno venoso ed è utile per tonificare l’interno coscia. Le onde, inoltre, esercitano un piacevole ed utile massaggio naturale. Un altro esercizio utile per le gambe, da praticare in vacanza, e non solo, è l’acquagym, ormai largamente diffuso sia in piscina che sulle spiagge italiane. È comunque sufficiente camminare un’ora al giorno (evitando le ore più calde), con passo regolare e sostenuto, per aver benefici visibili e duraturi. Se nonostante tutto, senso di
pesantezza e gonfiore delle caviglie persistono non disperate: esistono altri piccoli trucchi alla portata di tutti. Innanzitutto, per ottenere un sollievo immediato, al rientro a casa sdraiarsi sul letto e sollevare le gambe appoggiandole al muro. Mantenere questa posizione per alcuni minuti vi restituirà un senso di leggerezza e migliorerà il gonfiore di piedi e caviglie. Al termine di corsa sotto la doccia: la temperatura ideale non deve superare i 34°/36° alternando getti di acqua fredda sulle gambe con movimenti ascendenti che ridurranno la dilatazione venosa preservando la giusta tonicità delle pareti vasali. E per finire l’applicazione di creme specifiche a base degli estratti vegetali suddetti (meglio se addizionate con mentolo) o della semplice crema idratante dopo sole conservata in frigorifero renderanno l’effetto tonificante ancora più duraturo. E per chi si concede una vacanza presso strutture dotate di un centro per la cura del corpo, concludere la giornata con un massaggio linfodrenante aiuterà ad eliminare i liquidi in eccesso e riequilibrare la circolazione linfatica. A proposito di estetica: ricordate di evitare, soprattutto nel periodo estivo, la ceretta a caldo che favorisce la comparsa e la rottura dei capillari. Alla sera cenetta leggera, limitare gli alcoolici e poi tutti in pista: il ballo infatti, se praticato con calzature adeguate, costituisce un ottimo esercizio per le gambe oltre che un’ottima occasione di “socializzazione”. Un ultimo consiglio: sia che andiate a letto “con le galline” o che facciate le “ore piccole” ricordate di posizionare un piccolo rialzo sotto i piedi del letto per creare un lieve dislivello che aiuti i a drenare i liquidi in eccesso durante la notte. N.B. non esagerate, bastano pochi centimetri, altrimenti rischierete di svegliarvi con le caviglie perfette ma con il viso gonfio ed un cerchio alla testa! Buone vacanze a voi e alle vostre gambe. 11
Curare la stipsi con i prodotti naturali Dott. PAOLO DI MAURIZIO Gastroenterologo, Responsabile Branca di Gastroenterologia Studio Medico Polispecialistico Cappuccini
P
er stipsi acuta si intende sia una acutizzazione di una condizione cronica, che si manifesta nella persona stitica (meno di 3 evacuazioni a settimana) con un numero di evacuazioni ulteriormente ridotte rispetto alla già bassa frequenza, sia una stipsi occasionale, che si verifica solitamente nella persona abitualmente non stitica, ovvero nell’ambito di una attività intestinale generalmente regolare. Responsabile di questa sindrome sono molteplici fattori contingenti tra i quali i bruschi cambiamenti climatici ed am12
bientali, la ridotta assunzione di acqua (normalmente se ne dovrebbe bere 1,5 – 2 litri al dì lontano dai pasti) o la brusca perdita di acqua (dovuta a sudorazioni acute o protratte) uniti alla ridotta assunzione di fibre vegetali sono i più importanti. Nel corso delle 24 ore, circa 9 litri di liquidi raggiungono ogni giorno l’intestino tenue; di questi, 2 litri sono assunti con la dieta, mentre i rimanenti provengono dalle secrezioni salivari e gastrointestinali. Il tratto di intestino tenue riassorbe circa l’80% di questo carico liquido, la restante parte è riassorbita dal colon e solo 100 – 150 ml. di acqua sono eliminati giornalmente con le feci e se queste permangono per un tempo più prolungato nel colon il riassor-
bimento di acqua è maggiore rendendole più secche e più difficili da evacuare. Molti sono i disturbi coinvolti a vari livelli nel corretto svolgimento del processo digestivo e spesso concomitanti ad una condizione di stipsi. Infatti un approccio terapeutico razionale deve considerare i disturbi della motilità intestinale e della secrezione gastrica , della funzionalità epato-biliare e gli stati dispeptici, tali disturbi vengono complessivamente definiti “ disturbi della digestione“. Il trattamento della stipsi acuta si basa sull’utilizzo di lassativi “forti “ o “stimolanti” da utilizzare solo sporadicamente e sino alla risoluzione dell’episodio acuto in modo associato ad una dieta ricca di fibre vegetali e supportata da un adeguato apporto idrico. Le droghe ad antrachinoni (i principi attivi contenuti nei prodotti fitoterapici in questione) classificabili tra i “lassativi stimolanti”e caratterizzati da un’azione efficace ed immediata sono tra i più utilizzati dei lassativi naturali. Appartengono a questo importante gruppo la Senna, l’Aloe, la Cascara, la Frangola e il Rabarbaro fitoterapici tutti caratterizzati da un’azione lassativa forte il cui effetto si manifesta dopo 8 – 12 ore dalla somministrazione. La loro forma “glicosidica” permette a questi composti di transitare immodificati attraverso lo stomaco e l’intestino tenue fino ad arrivare al colon dove liberano i rispettivi agliconi (principi attivi) che svolgono localmente l’attività lassativa e vengono poi eliminati con le feci. La Senna comprende circa 700 specie spontanee che vivono nelle aree più calde dei due emisferi ma solo 2 specie vengono utilizzate a scopo officinale la Cassia augustifolia originaria della Somalia e la Cassia Senna spontanea nell’Africa tropicale e coltivata in Sudan. I principi attivi delle foglie e dei frutti della Senna sono
prevalentemente i sennosidi A e B che vengono attivati dalla flora batterica intestinale che sono responsabili della azione sulla motilità intestinale. L’azione della Senna è quella di stimolare la defecazione aumentando il contenuto di acqua nelle feci e aumentando la velocità di transito intestinale . L’Aloe vera e l’Aloe ferox, anch’esse originarie di regioni calde delle Indie, costituiscono le due varietà officinali il cui succo condensato, ottenuto per incisione degli strati superficiali della foglia, viene utilizzato come lassativo. La barbaloina, è il metabolita che esercita l’attività lassativa con un meccanismo analogo a quello dei sennosidi. Senna ed Aloe sono tra le droghe antrochinoniche più utilizzate per i lassativi naturali. L’uso continuativo da questi forti lassativi può portare ad una eccessiva perdita di acqua e sali minerali provocando ipopotassiemia (mancanza di potassio nelle cellule) responsabile di stanchezza, debolezza muscolare e possibili effetti cardiaci. Tutti i lassativi stimolanti sono controindicati in gravidanza ed allattamento e nei bambini al di sotto dei 12 anni. Utile il consiglio medico sull’opportunità dell’utilizzo di questi fitocomplessi che debbono essere assolutamente utilizzati con la posologia consigliata. Le forme di somministrazione più idonee per una azione lassativa efficace sono le compresse per uso orale e le miscele per infusioni da assumersi sotto forma di tisana . La tisana, forse il modo più tradizionale di assumere droghe vegetali, rappresenta a tutt’oggi una somministrazione estremamente valida ed efficace, specie per una preparazione mirata alla correzione della stipsi, sia essa acuta o cronica per la quale un’abbondante assunzione di liquidi è senz’altro una delle prime misure da adottare.
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Sport è salute, ma… attenzione al caldo! Dott. Emanuele Graziani Medico dello Sport Poliambulatorio Specialistico L.C. Nomentano
Giornate lunghe, assolate ed esigenze estetiche per la famosissima “prova costume”, fanno della stagione estiva il must per intensificare o iniziare un’attività sportiva. grire: non è vero! diminuiscono solo la capacità naturale di termoregolazione, aumentando il rischio di colpo di calore!
LABORATORIO CLINICO
NOMENTANO
Lo sport è sinonimo di salute, e questo concetto è ormai un caposaldo che tutti condividono, ma non sempre è vero. Infatti, lo sport è salute, se fatto in modo corretto e seguendo delle semplici regole, soprattutto durante la stagione più calda: Prima di iniziare qualsiasi attività fisica, soprattutto se si viene da un “letargo motorio” invernale, è necessario assicurarsi che il nostro cuore, i nostri muscoli e le nostre ossa siano pronte e pienamente efficienti a sopportare lo stress dell’inizio dell’attività sportiva; in questo il nostro medico dello sport di fiducia può esservi utile, nel valutare lo stato di forma fisica e nel dispensare
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consigli in merito alle attività sportive in cui ci si vuole cimentare, sui possibili rischi, e su come evitarli; Posto che cuore, muscoli e ossa siano ok, il must è idratarsi: bere molto, prima, durante e dopo le attività sportive, utilizzando anche integratori di sali minerali, ma senza abusarne… quasi tutti gli integratori hanno una percentuale variabile di zuccheri, e quindi calorie! Evitare le attività fisiche con temperature proibitive: all’aperto prediligere le ore più fresche della giornata. Al chiuso assicurarsi che vi sia un ottimo ricambio di aria anche condizionata; sfatiamo il mito delle sudate che fanno dima-
Le serate estive inducono al consumo di alcolici… SI alla socialità, NO all’abuso, sempre, soprattutto in un periodo di relativamente intensa attività fisica; Mai svolgere attività fisica da soli ed in luoghi isolati: con il caldo vi è sempre un rischio aumentato di malesseri legati a colpo di calore o ipotensione; Mangiamo bene: NO cibi invernali come insaccati, fritture, ecc. SI frutta e verdura, che ci aiutano ad integrare naturalmente sali e vitamine ed a reidratarci. ri-
cordiamo sempre che l’attività fisica deve essere svolta lontano dai pasti principali; Abbigliamento e calzature adatto alla disciplina sportiva: NO a scarpe da passeggio, a k-way e abbigliamento sintetico, SI a scarpe ginniche, cotone e abbigliamento tecnico; Approccio alla disciplina sportiva e ad ogni sessione di allenamento molto graduale; si a intensità e tempi lentamente progressivi, NO alla terapia d’urto: il nostro fisico e la nostra mente hanno bisogno di un certo periodo di adeguamento affinché vi sia una corretta risposta agli stimoli dell’allenamento, ricordiamo sempre che in un mese non avremo mai dei fisici da copertina, occorre costanza, anche per apprezzare la sensazione di benessere che lo sport ci regala; Cerchiamo quindi di fare di questi semplici consigli, un tesoro e nell’augurare buona estate a tutti i lettori di “salute più” vi esorto a “convertirvi” allo Sport.
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Con l’arrivo dell’estate torna giustamente di moda il tema dei rischi che comporta l’esposizione solare prolungata a causa dei raggi ultravioletti e degli effetti dannosi che questi provocano sulla pelle. In realtà esistono diverse tipologie di raggi ultravioletti (detti UV): i due tipi principali sono gli UVB, responsabili di numerose patologie della pelle, e gli UVA responsabili delle reazioni di fotosensibilizzazione, soprattutto quelle legate all’utilizzo di farmaci. Partiamo dal significato di “fotosensibilità”: questa è la proprietà di particolari materiali (chimici o biochimici) di reagire alla luce. Le persone con un particolare tipo di cute (fototipo) sono più sensibili alle scottature solari, ma anche l’assunzione di particolari farmaci o medicamenti naturali rendono la pelle più sensibile alla luce solare, con la comparsa di manifestazioni cutanee impreviste.
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i caratteri dell’orticaria e potrà interessare una superficie cutanea maggiore di quella esposta alla luce. La reazione può comparire anche dopo pochi minuti dall’esposizione, per raggiungere il massimo nel giro di alcune ore. Compare però solo dopo la prima esposizione al sole. Questo tipo di reazione non dipende dalla quantità di farmaco assunta. I fenomeni sono tipicamente reversibili e si risolvono spontaneamente in seguito alla sospensione dell’assunzione del farmaco. Dott. ssa ROBERTA GETULLI Medico Chirurgo, Laboratorio. Clinico NOMENTANO
Quali reazioni possono scatenarsi se si assumono farmaci prima dell’esposizione al sole? Le reazioni di fotosensibilità si suddividono essenzialmente in due tipologie: fototossiche e fotoallergiche. Le prime si sviluppano sulle zone della pelle esposte al sole: il farmaco viene trasformato per effetto della radiazione solare in un composto intermedio con capacità irritativa diretta sulla cute generando macchie rosse o iperpigmentate, più raramente vere e proprie
vescicole. La loro intensità dipende fortemente dalla dose del farmaco: maggiore la quantità, più grave la reazione. Questa compare dopo 5-18 ore dall’esposizione al sole ed in genere è massima dopo 36-72 ore. Le reazioni fotoallergiche coinvolgono il sistema immunitario di una persona, cioè il principale sistema di difesa contro sostanze che l’organismo riconosce come estranee a sé stesso. Il farmaco induce una reazione mediata dal sistema immunitario e la manifestazione cutanea presenterà
Quali sono i farmaci maggiormente implicati? Ce ne sono tantissimi, sia farmaci sistemici che per uso topico. Tra quelli di uso più frequente e e quindi più a rischio, vorrei ricordare: • antibiotici (ad esempio quelli del gruppo delle ‘’tetracicline’’) e certi farmaci usati per curare infezioni
delle vie urinarie (chinolonici); • diuretici e certi farmaci antidiabetici da assumere per bocca (non l’insulina); • farmaci per malattie del sistema nervoso o antiallergici, chiamati in generale “fenotiazine’’; • farmaci antiaritmici (in particolare contenenti amiodarone); • “antireumatici’’ e fans (soprattutto ketoprofene per uso topico) • la pillola anticoncezionale; • lozioni contenenti olio di bergamotto, limone o lavanda. Quali sono i rischi? Il rischio è quello di una grave ustione solare. Quando rivolgersi al medico? Il ricorso al medico sarà necessario ogni qual volta si sviluppi una reazione da
esposizione ai raggi del sole (arrossamento, gonfiore della pelle, macchie, vesciche ecc.) e si stanno assumendo farmaci, soprattutto se del tipo di quelli indicati in precedenza anche perché, qualora si debba interrompere l’assunzione del farmaco, è possibile un aggravamento della malattia. In genere è preferibile continuare ad assumere il farmaco e proteggersi dai raggi solari. Come ci si deve organizzare per evitare una reazione da fotosensibilità? Se si prevede una esposizione solare frequente e prolungata concomitante utilizzo di farmaci è bene chiedere al medico se questi possono provocare reazioni di fotosensibilità. Non sempre l’uso di creme protettive solari è in grado di impedire queste reazioni, a meno che non si usino prodotti a protezione totale. La cosa più razionale è quella di evitare l’esposizione alla
luce diretta del sole, ricordando però di indossare comunque abiti coprenti in tessuto leggero (cotone, lino): le radiazioni solari infatti possono raggiungere il nostro corpo anche quando ci troviamo all’ombra, grazie alla luce riflessa. Esistono inoltre dei test appositi, i photopatch test, per scoprire l’origine del problema. Come comportarsi nel caso si sia verificata una reazione da fotosensibilità? Nei casi in cui si siano manifestate delle reazioni tossiche o allergiche dovute all’assunzione di un farmaco è necessario intervenire con creme a base di cortisone e nei casi più gravi con una terapia orale, naturalmente dietro prescrizione medica. Per qualche giorno meglio, infine, evitare di prendere il sole. Fatte tutte le raccomandazioni del caso e dopo aver dato qualche consiglio non mi resta che augurare buone vacanze a tutti voi!
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Se c’è una regione dove la sanità è una faccenda ingarbugliata, quella è il Lazio. I problemi sono numerosi: una grande metropoli da gestire, pazienti di altre regioni in trasferta a Roma, la presenza di (costosi) policlinici universitari, ampie aree con scarsa densità abitativa. Il punto, però, è diverso: negli ultimi venti anni questi problemi sono stati analizzati più volte individuando soluzioni convincenti a cui, però, non è mai stata data adeguata attuazione. 18
Il sindaco di Monterotondo: “Prioritario difendere la sanità pubblica e ascoltare i territori” GALILEO FABRIZIO SCIARRETTA
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on parliamo di sprechi ed inefficienze, che pure esistono. Parliamo di “impostazioni strutturali” molto più difficili da modificare: la sanità pubblica è fortemente “ospedale-centrica”, il “territorio” è sguarnito, il coordinamento “pubblico-privato” uno sconosciuto. Un ospedale dovrebbe occuparsi di persone che necessitano di cure in regime di ricovero. Invece, i nostri ospedali fanno da ambulatori, da guardia medica e da residenza estiva per gli anziani. Questo è il significato del termine criptico “sanità ospedale-centrica”. Esistono alternative? Forse si. Il Paziente dovrebbe recarsi dal suo medico di famiglia ed in un ambulatorio per gli accertamenti specialistici. Se non necessita di ricovero, dovrebbe curarsi a casa sua, assistito a domicilio. Tra l’altro, costa meno curare un paziente così che in ospedale. Invece, leggiamo di ospedali al collasso e di Sindaci che lottano per conservare il loro pur piccolo ospedale, perché sanno di non avere altra risorsa. Mi vengono in mente (almeno) tre motivi per questo stato di cose, e che nessuno se ne abbia a male: 1. perché nel Lazio la “programmazione” è, in sanità, più teoria che pratica. Noi dovremmo individuare risposte specifiche alle diverse
articolazioni della “domanda di salute” del cittadino, posizionando poi sul territorio le risorse necessarie. Stando attenti ad individuare per ciascuna esigenza la soluzione con il miglior rapporto costo/benefici: i medici di famiglia per l’assistenza quotidiana, gli ambulatori per la specialistica, le cure domiciliari per quanto trattabile a casa, le residenze assistite per gli anziani e, solo per le “acuzie”, i benedetti ospedali! 2. perché non siamo capaci (o non vogliamo) usare al meglio tutte le forze in campo. La Regione Lazio ha una visione assolutamente “pubblicocentrica”, ovvero considera di Serie A le strutture pubbliche ed un male necessario tutte le altre. Così i 610 ambulatori “privati accreditati” (cioè laboratori, radiologie, ecc. privati ma a cui è possibile accedere con “l’impegnativa”), sparsi capillarmente sul territorio, non vengono coordinati con le strutture pubbliche per le quali sarebbero invece preziosi punti di presenza periferici in grado – con i medici di famiglia – di assistere i cittadini in loco senza renderli pellegrini verso l’ospedale. Ovviamente, abbiamo poi diverse decine di case di cura e centinaia di “RSA” (case di riposo) distribuite per le 5 provincie, ed anche lì potremmo pensare a soluzioni atte a presidiare il territorio. Tra l’altro, una prestazione “prodotta” da una
struttura “privata accreditata” costa spesso meno al Servizio Sanitario Regionale che la stessa prodotta in una struttura pubblica. 3. perché non guardiamo in faccia la realtà. Il Piano dei Fabbisogni Sanitari regionale (del 2010) sancisce che la “domanda di salute” è totalmente soddisfatta attraverso il sistema delle strutture pubbliche e private accreditate esistenti. Lascio a ciascun lettore, nella sua autonomia di giudizio, stabilire se si ritiene totalmente soddisfatto. Io guardo i fatti e, già che ci sono, do anche un paio di consigli non richiesti: 1. i Sindaci che si battono per i loro ospedali, convinti di tutelare al meglio il diritto alla salute dei loro cittadini fanno, secondo me, una lotta giusta nei principi ma non in grado di risolvere veramente i problemi. Al loro posto, ingiungerei alla Regione di tenere aperto il mio ospedale fintantoché non sia stata in grado, insieme con me, di programmare una sanità per il mio territorio articolata ed efficace ed attivare le soluzioni individuate. A quel punto, spostarsi per un’operazione chirurgica programmata, non sarà la fine del mondo se viceversa saranno presenti a portata di mano soluzioni tempestive e di qualità alla esigenze “non ospedaliere”. 2. è ora di piantarla con la pantomina del “pubblico di Serie A”
MAURO ALESSANDRI Sindaco di Monterotondo e del “privato di Serie B”. Dal 2008 la Regione Lazio – sulla base del fatto che, secondo il Piano dei Fabbisogni, il “fabbisogno è soddisfatto”, nega qualsiasi autorizzazione per l’apertura di nuove strutture anche totalmente private impedendo così di fatto che si possa creare una qualsivoglia rete territoriale di prossimità per i cittadini. Altre possibilità sono per legge precluse ai privati: si pensi all’apertura di “punti prelievo” (dotati magari anche di una attività specialistica “di base”) che potrebbero venir incontro alle esigenze di piccoli centri dove oggi la sola presenza è quella del medico di famiglia. Qui ci vogliono programmazione e coordinamento, non preconcetti ideologici. Non voglio ripercorrere il cammino che ci ha condotti dove siamo, né dare la caccia ai colpevoli. Credo solo che sia ora di finirla. Adesso che i soldi per pagare soluzioni sbagliate non ci sono più, restano solo due possibilità: i tagli trasversali alla spesa dei quali, alla fine, fanno sempre le spese i più deboli o iniziare a fare, da domattina, le scelte giuste. Vedete voi cosa preferire.
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oncordo: la sanità del Lazio è faccenda ingarbugliata assai. Lo è a causa di sprechi ed inefficienze e lo è, concordo anche su questo, per una ormai cronica incapacità di programmare, pianificare ed ottimizzare secondo logiche che non siano quelle dell’emergenza continua.
programma regionale finalizzato ad assicurare, almeno nelle intenzioni dichiarate, tanto il diritto alle cure da parte dei cittadini quanto il controllo della spesa pubblica.
Dissento invece dalla considerazione secondo la quale la Regione avrebbe, per così dire, una visione “assolutamente pubblico-centrica”, tesa a favorire le strutture pubbliche a discapito del “male necessario” rappresentato da quelle private. A sostegno del mio punto di vista mi limito qui a ricordare l’abnorme estensione del sistema di accreditamento a suo tempo disposta dalla Giunta Storace, paradigmatica di una certa visione mortificante, o quantomeno sfavorevole, della sanità pubblica.
In questa desolante situazione, l’unica via d’uscita sembrerebbe essere quella dei tagli: orizzontali, verticali, strutturali ma comunque drastici e dagli effetti disastrosi. Che siano la misura giusta per mettere a posto i conti è tutto da dimostrare, che producano nei fatti una negazione del diritto alla salute è invece drammaticamente evidente, certo non nelle fredde statistiche regionali (peraltro di dubbia regolarità, come la nostra esperienza ha ampiamente dimostrato) ma nelle corsie delle strutture sanitarie e nelle esperienze personali di troppi cittadini.
Non sostengo certo che la crisi strutturale del sistema sanitario regionale abbia nel proliferare degli accrediti privati la sua causa principale ma è tuttavia evidente, a mio modesto avviso, la specifica rilevanza che le politiche orientate alle logiche della “delega” di servizi essenziali abbiano avuto nei ritardi e poi nei fallimenti di qualsiasi
Altrettanto certo è che il default del sistema, se non già raggiunto, è ormai prossimo ad esserlo.
Difendere la sanità pubblica e quei presidi rappresentati dagli ospedali diventa allora un obbligo, etico e morale prima ancora che istituzionale com’è per il sottoscritto. Senza il mantenimento di un servizio essenziale qual è quello sanitario pubblico di prossimità ogni altra conside-
razione, intenzione o strategia è, a mio parere, del tutto marginale nel vasto campo dell’interesse generale. Quanto detto non sia però interpretato come una mia idiosincrasia, magari di stampo ideologico, verso il ruolo, l’utilità e le potenzialità di una efficiente rete di servizi sanitari privati nel territorio. Dico di più: magari ci fossero le condizioni affinché la sanità nel Lazio venisse “programmata” in senso pratico e non solo teorico/retorico, usando al meglio tutte le energie in campo, facendo in modo che il punto d’incontro tra domanda e offerta di servizi sanitari venga trovato nel grado di soddisfacimento dei cittadini e non in qualche astratta alchimia di bilancio. Gli enti locali, Monterotondo tra questi, sarebbero ben lieti di sedersi al tavolo del confronto e di portare il proprio contributo, d’analisi e di prospettiva. Oggi purtroppo, per quanto forte e determinata possa essere, la voce delle comunità locali e dei loro rappresentanti istituzionali è pressoché inascoltata, rumore di fondo oltre le pareti delle stanze in cui, tra grafici e tabelle, dichiarazioni e ritrattazioni, rassicurazioni e fandonie, si decide della nostra salute e di quella delle generazioni che verranno. 19
Alto sulla riva destra del Tevere, il borgo di Nazzano offre da oltre mille anni una vista che ha pochi paragoni dominando le anse che il “biondo” fiume disegna tra i campi gialli per il grano ed il verde dei boschi nella sua corsa verso Roma. La stessa vista di cui nei millenni hanno goduto prima gli etruschi e poi i romani e dopo ancora tutti quei viandanti che, chi per commercio chi per recarsi pellegrino alla città eterna, hanno usato Nazzano per imbarcarsi e percorrere così l’ultima tratto di fiume verso la loro metà. Il pendio scosceso su cui è sorto il nucleo originario dell’abitato lo ha salvato dall’urbanizzazione incontrollata che ha invece operato danni irrimediabili altrove e consente ancora oggi al suo incredibile castello – che sembra uscir fuori direttamente dal centro della terra - di stagliarsi nel cielo. Dunque per la sua storia, per il suo splendido affaccio sul Tevere, per l’integrità delle sue strade che, a spirale, si inerpicano verso il castello, Nazzano non può mancare tra le tappe di chi voglia visitare la Valle del Tevere. Quando vi ci troverete, però, scoprirete una vivacità culturale importante, che va oltre quello che si potrebbe a prima vista pensare: quindi provate a far coincidere almeno una delle vostre visite a Nazzano con una delle manifestazioni delle quali trovate il programma in queste pagine.
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Calendario Eventi Anno 2012 – 2013
Programma a cura dell’Ufficio Cultura e della Direzione del Museo del Fiume 2012 SETTEMBRE 8 Serata romana a cura della Pro-Loco Nazzano 16 Festa della Madonna Addolorata a cura dell’Associazione Addolorate di Maria OTTOBRE 6-20 II Edizione Concorso e mostra fotografica “In ricordo di Valerio Lucentini” 6-21 Mostra Fotografica “Vivere il Presente” a cura dell’Archivio Laboratorio Audiovisivo “Peppe Catelli” 21 Festa di Sant’Antimo a cura della Confraternita e Sagra della Polenta a cura della Pro-Loco 27 BiodiversaMente 2012 – Laboratori sulla vita microscopica nell’acqua NOVEMBRE 17-18 “Antartico”: immagini, ricordi, ricerche e reperti tra i ghiacci. DICEMBRE 15-16 IV Edizione Mercatino di Natale a cura dell’Associazione “Il Sapere delle mani” 2013 GENNAIO 19-20 Festa di Sant’Antonio a cura della Confraternita
Il centro storico
MARZO 24 o 31 Sagra degli gnocchi a cura della Pro-Loco 23-24 o 30-31 “AltraMusica - Incontri di Etnomusicologia: “I suoni della tradizione popolare”. APRILE 25 III Edizione Festival della Biodiversità tra Convegni, Caffè e Thè Scientifici, spettacoli; Sagra delle pappardelle al cinghiale a cura della Pro-Loco MAGGIO 7-15 Mostra fotografica “Vivere il passato” 10-11-12 Festa di Sant’Antimo patrono di Nazzano a cura della Confraternita 18-19 IV Edizione Mostra dell’artigianato a cura de “Il Sapere delle mani” 25-26 IV Edizione del concorso “L’arte del Mosaico”
Museo - passaggio su greto
Le foto sono state gentilmente concesse da:
ARCHIVIO LABORATORIO AUDIOVISIVO “PEPPE CATELLI” Museo del Fiume di Nazzano (Roma)
GIUGNO 1-2 II Edizione Festival delle Letterature e delle Scienze “Un Fiume di Storie” LUGLIO 20-21 Festa dei Cacciatori 28 Antica Fiera delle merci e del bestiame Per informazioni: www.museodelfiume.com – e-mail: museodelfiume@libero.it - www.proloconazzano.com
Festa di Sant’Antonio
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La banda musicale anno 1884
Il Carnevale morto
Confraternita Sant’Antimo 23
Con Carlo Cola, Sindaco di Nazzano, SalutePiù ha approfondito le dinamiche, particolari ed importanti, che legano i nazzanesi al loro territorio ed alle loro tradizioni caratterizzate da una vitalità rara. Sindaco Cola, ciò che in prima battuta colpisce di Nazzano è che una comunità di 1.300 abitanti possegga la vivacità per proporre una varietà di iniziative come fate voi, tra l’altro con spesso una notevole ricerca culturale alle spalle. E’ vero, effettivamente l’offerta culturale di Nazzano è superiore a quella che ci si aspetterebbe da una comunità delle nostre dimensioni. Credo che il segreto stia nella scelta di valorizzare il “saper fare” dei nostri concittadini realizzando una situazione in cui ognuno possa contribuire secondo le sue personali capacità ed inclinazioni. Del resto, con i chiari di luna dei bilanci comunali, è evidente come sia necessario ricorrere a risorse diverse. Noi abbiamo scelto di mettere a fattor comune interessi e capacità personali ed utilizzare il nostro centro storico, le sue piazze, i suoi palazzi, addirittura organizzando incontri culturali all’interno delle nostre abitazioni. E ne viene fuori ogni anno un calendario di iniziative veramente affascinante. Questo non dovrei essere io a dirlo, sarebbe come chiedere all’oste com’è il suo vino. Comunque, oggettivamente, il calendario è molto articolato. Mi faccia iniziare però con il riconoscere i meriti: in questi anni, facendo perno sul Museo del Fiume e sull’Ufficio Cultura, abbiamo costruito un’offerta culturale in grado di valorizzare il tessuto sociale cittadino e le risorse storiche, artistiche e naturalistiche di cui di-
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sponiamo. Poi, siccome, anche di pane vive l’uomo, abbiamo agganciato ogni evento culturale con una sagra, perché anche il cibo fa parte delle nostre tradizioni e poi è molto gradito. Sono nati così il Festival della Biodiversità, il concorso L’Arte del Mosaico, le mostre fotografiche ed il Festival della Letteratura “Un Fiume di Storie”. Se queste sono idee degli ultimi anni, da sempre ci sono le nostre tradizioni quali le feste di Sant’Antimo e Sant’Antonio, il Carnevale Morto, la nostra banda musicale. Me ne racconta una di queste idee? Volentieri. Le racconto una delle ultime perché è un bel esempio di come nascono le cose. Allora, deve sapere che in questi ultimi anni l’Archivio Audiovisivo “Peppe Catelli” del nostro Museo del Fiume ha raccolto oltre 20.000 foto, donate dai cittadini della nostra comunità, che documentano la vita di Nazzano da più di cent’anni a questa parte. Ovviamente, queste foto riguardano gli aspetti più vari della nostra vita e così nascono le mostre fotografiche “Vivere il Passato” dove ogni anno ha il suo tema. L’ultima è stata dedicata ai matrimoni ed abbiamo unito alla mostra una sfilata particolarissima: venticinque ragazze hanno sfilato con i vestiti da sposa delle loro mamme e nonne. Abbiamo avuto centinaia di spettatori anche perché Vivere il Passato coincide con la festa di Sant’Antimo, nostro Patrono, un momento in cui tutti tornano a Nazzano. Spero di essere riuscito a spiegare lo spirito con cui ci muoviamo. Ci è riuscito benissimo. Possiamo dire che la forza di Nazzano sono i suoi cittadini? Si, possiamo proprio dire così. Anzi, mi faccia dire che la nostra forza sono anche le nostre asso-
ciazioni: infatti a Nazzano operano un numero rilevante di associazioni. La Pro Loco che svolge con enorme successo un’attività durante l’intero anno, la Polisportiva che vanta una squadra di calcio promossa quest’anno in seconda categoria ed anima una scuola calcio per i nostri figli e nipoti, la Banda Musicale che, istituita alla fine del ‘700, garantisce l’educazione musicale a tanti allievi ed arricchisce con i propri servizi musicali tutte le ricorrenze più importanti del paese. L’Associazione Euterpe che organizza concerti di musica classica e che ha, al suo interno, una sezione di musica popolare con il gruppo “Organetti del Soratte”. Poi abbiamo “Il Sapere delle Mani”, un’associazione di artigiani dedita anche alla didattica che organizza da tre anni un importante concorso di artigianato artistico, il Coro Emmanuel che collabora spesso con la banda, l’Isola che c’è - onlus che svolge attività umanitaria in Guinea Bissau, i Volontari di protezione civile e l’Associazione dei cacciatori che da due anni organizza una delle più belle feste. Ci sono poi le Confraternite e gruppi religiosi, la Confraternita di Sant’Antimo, nostro Patrono, quella di Sant’Antonio Abate e le Sorelle della Madonna Addolorata. Tutti protagonisti di feste e processioni che fanno parte della storia del paese. Infine il numeroso gruppo scout. Parlando di storia, mi viene in mente che avete un archivio 2 storico particolarmente ricco. Si, diciamo che in questo caso la fortuna ci ha favorito. Al momento dell’Unità d’Italia, per qualche motivo, i fondi notarili di Civitella S. Paolo, di Capena e di Nazzano sono stati concentrati qui da noi. Si tratta di documenti che partono dal ‘500, consultabili ed in parte restaurati. L’Archivio è ospitato nella Biblioteca Comunale ed è stato inventariato con il supporto del Centro di Ricerche per la Storia dell’Alto Lazio e viene spesso consultato da ricercatori universitari e studiosi. Dal punto di vista urbanistico ed ambientale, Nazzano si situa in un contesto molto particolare. Come vivete questa situazione? Il territorio del Comune di Nazza-
no è compreso per una notevole estensione nella Riserva Naturale del Tevere Farfa e nel contempo il nostro borgo storico ha sempre vissuto in un rapporto stretto con il Tevere se pensa che Nazzano aveva un porto fluviale utilizzato sia dai contadini di Nazzano per attraversare il fiume e raggiungere i terreni e il Molino dei Monaci di S. Paolo, sia dai pellegrini che si imbarcavano proprio qui da noi per raggiungere la Città Eterna. La presenza della riserva ci ha certamente facilitato nell’attuare politiche di tutela ambientale: la metà del territorio comunale è sottoposto a vincolo per nostra scelta e di conseguenza anche i piani urbanistici sono costruiti nel rispetto di questa filosofia. Così Nazzano si è potuto conservare al meglio ed i nostri concittadini, nel corso degli anni, hanno avviato un’attività di recupero delle loro abitazioni nel centro storico. Purtroppo vanno invece a rilento i lavori di recupero del Castello il quale, insieme ad alcune abitazioni circostanti, è stato acquistato da una società immobiliare con l’obiettivo di realizzare un albergo diffuso. Il procedere a rilento dei lavori mi preoccupa: dopo cinque anni dall’approvazione della convenzione tra Comune e proprietà i frutti di questo accordo non si vedono ancora. Mi auguro che il progetto venga completato al più presto poiché ritengo che questa iniziativa rappresenti per Nazzano un ulteriore punto importante per lo sviluppo turistico del territorio. Parlare di Tevere a Nazzano significa necessariamente parlare del ruolo del vostro Museo del Fiume. Certamente. Il Museo del Fiume è una realtà che va ben oltre quello che il suo nome sembrerebbe indicare: non solo è un centro didattico frequentatissimo da scuole e gruppi di appassionati per approfondire l’ecosistema del fiume e la storia diciamo così “naturalistica” dell’area ma è anche un centro culturale polivalente che, operando in stretta connessione con l’Ufficio Cultura del Comune e con le Associazioni cittadine funge da motore per l’intera offerta turistico – culturale di Nazzano.1 GFS
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l culto di Sant’Antimo è antico quanto la Sabina cristiana: visse e fu martirizzato a Cures Sabinorum nel IV secolo d.C. dove venne sepolto nell’oratorio al XXII della Salaria dove era solito pregare. La chiesa di Nazzano è l’unica ancora esistente delle molte a lui dedicate in Sabina dove il suo culto era molto diffuso. Si tratta di un luogo antichissimo, edificato su preesistenti edifici romani e, comunque, già documentato alla metà del X secolo. La chiesa fu oggetto di un primo complessivo intervento tra il XII ed il XIII secolo mentre a partire al XIV secolo vennero inserite cappelle ad opera delle maggiori famiglie locali. L’impianto di Sant’Antimo si presenta a tre navate separate da due file di cinque arcate ciascuna poggianti, simmetricamente, su tre colonne ed un pilastro. Le colonne – tutte in granito tranne una in marmo greco – i capitelli ionici e le basi sono di recupero da edifici romani, così come l’elegante pavimento policromo a tasselli, in stile cosmatesco, è formato da frammenti di marmi antichi tra cui quelli di un’epigrafe romana. Anche le grandi lastre di marmo che formano il recinto della schola cantorum e quelle dell’ambone sono materiali di recupero.
anteriori al XIV secolo, sono osservabili sul fondo della navata sinistra, sebbene abbiano perso la loro colorazione. Essi sono quel che resta dell’antica decorazione, probabilmente molto ampia, e raffigurano un santo con vesti orientali, forse Sant’Antimo, e gli avvenimenti legati al suo martirio.
Ciò che subito colpisce visitando la Chiesa sono i suoi affreschi: l’abside conserva opere del ‘300 attribuite a scuola umbra o ad Antoniazzo Romano. In alto è raffigurata l’Annunciazione, al centro l’Incoronazione di Maria ed in basso la Madonna con il Bambino, gli apostoli Pietro e Paolo, Sant’Andrea e Sant’Antimo. Altri affreschi,
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DIO TEVERE Riserva Naturale Regionale Nazzano Tevere Farfa
Alle volte, come si dice, non tutto il male vien per nuocere. CosÏ, quando negli anni ’50, per ricavare un bacino in grado di alimentare la centrale idroelettrica, venne costruita la diga di Meana, probabilmente pochi o forse nessuno previdero come sarebbe andata a finire...
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a diga, infatti, posizionata a valle della confluenza del fiume Farfa nel Tevere, generò l’innalzamento del livello delle acque e la formazione di un lago di circa 300 ettari. Il rallentamento della naturale corrente del Tevere, portò poi all’accumulo di sedimenti con la formazione di isolotti al centro del lago e nel corso degli anni alla formazione di una vegetazione tipica delle zone umide: canneti, boscaglia alveare ed il bosco ripariale di ontani, salici e pioppi. A quel punto arrivarono anche gli uccelli migratori ed il più era fatto: il nuovo ecosistema che si era venuto a creare si andava mano a mano arricchendo e rappresentava sempre più un patrimonio da proteggere. Nel 1979 veniva così istituita la Riserva Naturale Regionale Nazzano Tevere Farfa: oggi essa rappresenta il più importante tratto protetto nel Lazio lungo il Tevere e le sue caratteristiche l’hanno fatta assurgere a Sito di Importanza Comunitaria. In tutto circa 700 ettari protetti nei territori dei comuni di Nazzano, Torrita Tiberina e Montopoli.
Foto Christian Angelici
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olo provare a descrivere la varietà di uccelli, dei mammiferi (dal tasso al cinghiale all’istrice), le varietà vegetali infinite sarebbe un’opera impossibile per queste poche pagine e, quindi, lasciamo la parola alle bellissime e suggestive opere del fotografo naturalista Christian Angelici che impreziosiscono queste pagine. A tutti non possiamo che augurare di visitare al più presto la Riserva e di vivervi le stesse emozioni che regala a noi ogni volta che ci torniamo. Se volete intanto prepararvi all’avventura, vi suggeriamo il sito ufficiale della Riserva Naturale Nazzano Tevere Farfa www.teverefarfa.it
Buona visit a a t ut t i!!
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